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1 Nei paesi del sud Europa i tassi di attività e di occupazione femminile, tra i più
bassi in Europa (Eurostat 2000), aumentano lentamente. Questo fenomeno si accom-
pagna a una forte divisione sessuale del lavoro e ad un’incidenza della doppia presenza
femminile persistente e superiore alla media europea (Bimbi 1995; Trifiletti 1997; Zanatta
2002; ISTAT 2005). Si osserva così il paradosso di una limitata partecipazione femminile
al mercato del lavoro in presenza di bassissimi tassi di natalità (Del Boca 2002). In
realtà, le medie nazionali offrono una visione distorta del paese, caratterizzato da
considerevoli disparità territoriali: i tassi di attività delle giovani donne nel centro-nord
sono simili a quelli del centro e nord Europa, mentre restano molto bassi al sud (ISTAT
2004). L’ISTAT stima che 724.000 donne (il 3,8% delle donne tra i 15 e i 64 anni)
sarebbero disponibili a passare dall’inattività alla ricerca di un’occupazione o, tra le
occupate, da un’occupazione part-time ad una full time, in presenza di adeguati servizi
alla famiglia (ISTAT 2005).
2 Ci riferiamo qui alla cura di bambini con meno di tre anni, la fascia d’età più
problematica. Tra i tre e i cinque anni, infatti, la grande maggioranza dei bambini italiani
(98,5%) frequenta la scuola materna, in genere per otto ore al giorno (ISTAT 2001),
che è generalmente gratuita.
3 Ad esempio per quanto riguarda i servizi residenziali per gli anziani: Bonarini
(2002), ISTAT (2002), ISTAT (2003). Per quanto riguarda i servizi per la prima infanzia:
ISTAT (1995), Innocenti 2002.
4 Per quanto riguarda gli anziani: ISTAT (1994), ISTAT (2001), Sabbadini (2002).
Per quanto riguarda i bambini: ISTAT, Indagine campionaria sulle nascite, secondo
i dati pubblicati in Lo Conte et al. (2003). Inoltre, sia per gli anziani che per i bambini:
Sabbadini (1999, 2002).
5 In particolare, sulla base dell’Indagine multiscopo ISTAT «Condizioni di salute
e ricorso ai servizi sanitari» 1994 e 1999-2000.
6 Per quanto riguarda gli anziani sono stati intervistati 35 caregiver di persone non
autosufficienti, di cui 25 al domicilio e 10 in struttura residenziale. Inoltre si sono
condotte interviste con 15 assistenti familiari retribuite e con numerosi interlocutori
privilegiati. La ricerca ha avuto luogo a Milano nell’anno 2003. Riguardo i bambini,
sono state intervistate 20 mamme con almeno un bambino di tre anni che nei tre anni
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I dati relativi agli anni ’90 mostrano una crescita del bisogno
di sostegno e/o della domanda sociale sia nel caso degli anziani
sia nel caso dei bambini7.
Nonostante la grande maggioranza degli anziani goda di
buona salute e rappresenti una fonte di sostegno per le famiglie
più giovani, una minoranza consistente ha una limitata autono-
mia nello svolgimento delle attività quotidiane. Circa la metà
delle persone anziane residenti al proprio domicilio presenta
qualche limitazione, ma in meno di un quarto dei casi si tratta
di limitazioni gravi8. Inoltre, malgrado il miglioramento delle
condizioni di salute degli anziani, l’invecchiamento della popo-
lazione fa sì che il rapporto tra popolazione anziana con bisogni
assistenziali e popolazione adulta continui a crescere.
Analogamente, nonostante il calo della natalità, le esigenze di
cura per i bambini in età pre-scolare aumentano, in quanto
cresce la partecipazione delle donne con figli al mercato del
lavoro. Aumenta, inoltre, la domanda di servizi non legata a uno
specifico bisogno di cura ma alla scelta di un modello educativo:
in una quota maggioritaria e crescente dei casi, la motivazione
precedenti hanno adottato diverse modalità di cura (genitori, nonni, nido o baby sitter).
Sono state, poi, intervistate 10 educatrici di nido (pubblico e privato) e di servizi
integrativi (pubblici e no profit), oltre a 15 testimoni privilegiati. La ricerca si è svolta
a Monza (Milano) nel 2003.
7 Distinguere aumento dei bisogni ed aumento della domanda di sostegno è tutt’altro
che semplice ed esula dagli obiettivi di questo articolo.
8 I dati, elaborazioni autonomamente a partire da dati ISTAT, Indagine multiscopo
«Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari» 1994 e 1999-2000, considerano una
persona anziana «disabile» quando, avendo 65 anni, presenta qualche difficoltà nello
svolgimento di almeno una delle attività della vita quotidiana (come alzarsi, coricarsi,
vestirsi, mangiare, provvedere all’igiene personale, camminare, fare le scale); e «disabile
grave» quando è impossibilitata a svolgere nemmeno una delle suddette attività.
Il modello mediterraneo di welfare tra famiglia e mercato 271
TAB. 1. Famiglie che hanno ricevuto aiuti gratuiti dall’esterno del nucleo familiare, per
caratteristiche del nucleo familiare (%). Anni 1983, 1992, 1998, 2003
Fonte: ISTAT (1994, pp. 285, 290); ISTAT (2001, p. 49); ISTAT (2005, p. 287).
sanitarie (dal 17,9% al 7,4%) e nella cura della persona (dal 29,4% all’8,4%) (ISTAT
1994, p. 290; ISTAT 2001, p. 63; Sabbadini 2001, p. 344). Purtroppo, i dati a
disposizione non consentono una stima dell’intensità dei sostegni ricevuti.
Il modello mediterraneo di welfare tra famiglia e mercato 273
TAB. 2. Numero di nidi pubblici e privati. Anno 2000 e variazione 1992-2000. Italia e
macroaree
Per quanto riguarda la cura sia dei bambini che degli anziani,
si è riscontrata, soprattutto a partire dalla seconda metà degli
anni ’90, una crescita considerevole di un fenomeno limitato fino
a tempi recenti, ovvero l’acquisto di servizi privati direttamente
dalle famiglie. Alla fine degli anni ’90, gli aiuti retribuiti ricevuti
dalle famiglie con bambini e con anziani rappresentano la
seconda più importante fonte di sostegno dopo quello informale
(cfr. tab. 3).
Per quanto riguarda gli anziani, in Italia, alla fine degli anni
’90, una quota considerevole di famiglie fa uso di servizi privati
a pagamento per la cura della persona: il 3,9% di tutti i nuclei
con almeno un anziano; il 7% dei nuclei con un anziano con
qualche disabilità ed il 12,1% dei nuclei con un anziano
gravemente disabile. Nonostante alcune variazioni territoriali,
l’importanza dei servizi privati a pagamento per dare risposta
ai bisogni di cura degli anziani è osservabile in tutte le aree
territoriali. Ancora più diffuso è il ricorso a personale di
servizio, che cresce considerevolmente in presenza di disabilità
grave: fanno ricorso a servizi privati per la cura della casa l’11%
di tutti i nuclei familiari con almeno un anziano; il 10,1% dei
nuclei con almeno un anziano con disabilità lieve ed il 16,3%
dei nuclei con un anziano con disabilità grave. Anche in questo
caso le differenze territoriali sono piuttosto contenute. Com-
plessivamente i servizi privati rappresentano una fonte di
primaria importanza per la risposta ai bisogni di cura delle
persone anziane: il 13,5% delle famiglie con almeno un anziano
utilizza servizi privati a pagamento; la percentuale sale al 22,6%
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TAB. 3. Famiglie che hanno ricevuto diverse forme di sostegno dall’esterno del nucleo
familiare nelle 4 settimane precedenti l’intervista, per caratteristiche della famiglia
e per tipo di aiuto ricevuto (%). Italia 1998 (e 2003)
* Anno 2003.
Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT 2001 e ISTAT 2005.
18 Secondo i dati della Multiscopo, nel ’98 il 4,8% dei bambini sotto i tre anni
di età era affidato quotidianamente a una baby sitter (Sabbadini 1999). L’indagine ISTAT
sulle nascite stima che nel 2003 l’11% delle neo-mamme che lavorano affida il proprio
bambino a una baby sitter (Lo Conte, Prati e Talucci 2003).
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19 Negli altri paesi europei l’offerta privata collettiva esiste, ma è piuttosto l’esito
di iniziative associative delle famiglie (Francia, Svezia), o si configura in piccolissime
dimensioni, più riconducibili ai nostri Nidi Famiglia (Spagna).
20 La rilevazione effettuata dall’Istituto degli Innocenti sottostima con tutta proba-
bilità il numero dei nidi privati e dei servizi integrativi (Innocenti 2002).
21 Gli standard strutturali richiesti sono elevati, i controlli per ottenere le autoriz-
zazioni severi (mentre tendono ad allentarsi in seguito), e i tempi di attesa lunghi. Inoltre,
gli investimenti iniziali sono notevoli, mentre raggiungere la clientela non è un risultato
immediato.
22 Soprattutto le leggi finanziarie 2002 e 2003 hanno destinato fondi ai nidi privati
e aziendali.
23 In particolare gli orari di lavoro dei genitori, meno standardizzati, si scontrano
spesso con quelli dei servizi collettivi.
24 Una sola persona, che non soddisfa particolari requisiti, può accudire fino a sette
bambini tra zero e due anni, in uno spazio non pensato specificamente per questo.
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TAB. 4. Tassi di occupazione nei servizi socio-sanitari e domestici in alcuni paesi europei
(1993-2002)
1993 2002
Servizi sanitari Servizi Servizi sanitari Servizi
e sociali domestici e sociali domestici
TAB. 5. Numero di enti e numero di addetti in enti pubblici, non profit e for profit nel settore della sanità e dell’assistenza sociale, 1991-2001
TAB. 6. Unità di lavoro equivalente regolari ed irregolari nei servizi alla persona; 1992-
2001
1992 2001
TAB. 7. Costo delle prestazioni per la cura di anziani a domicilio e retribuzione netta
dei lavoratori; Milano 2003
* Nel caso delle prestazioni continuative 24/7 il costo del lavoro e la retribuzione
netta sono da ripartire su più lavoratori.
Fonte: Interviste con testimoni privilegiati; contratti collettivi nazionali di lavoro.
TAB. 8. Costo mensile della cura per un bambino <3 anni e compensi1 delle educatrici
nei nidi pubblici e privati, Monza, 2004 (Euro)
32 Aumentano in molti comuni italiani i casi di lista d’attesa anche per le scuole
materne comunali.
33 Nel servizio pubblico la differenza tra costo di produzione e retta è coperta dai
comuni.
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34 Gli strumenti utilizzati, che nel dibattito vengono spesso assimilati, divergono
considerevolmente in relazione all’ammontare dei benefici, alle modalità di accesso, ai
vincoli posti all’utilizzo delle risorse erogate, alla possibilità o meno di utilizzare i fondi
per compensare il coniuge o altri parenti che prestano cure informali. Mentre nei Paesi
scandinavi, parallelamente all’introduzione di misure di monetizzazione, si sono ulte-
riormente sviluppati i servizi pubblici e si sono previste ampie tutele per i caregiver
informali, nella maggior parte dei paesi dell’Europa continentale ed in Gran Bretagna
le politiche si sono orientate verso la promozione della cura informale a basso costo.
Il caso italiano è uno dei più deregolati.
35 Questa misura – introdotta prima della generalizzazione di tali misure in
Europa – era originariamente pensata per i portatori di handicap adulti, finalizzata
a compensare economicamente il sostegno informale ricevuto e a sostenere le spese
straordinarie connesse alla disabilità. Ciononostante, essa è nel tempo divenuta la
principale forma di sostegno alle persone anziane non autosufficienti: circa il 6,5%
della popolazione ultra 65enne beneficia di un ammontare fisso pari a circa 440
euro mensili nel 2005 (INPS).
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4. Conclusioni
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI