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CARLO VIGGIANI

STORIE DI
GEOTECNICA

HEVELIUS
EDIZIONI
ARGOMENTI
DI INGEGNERIA
GEOTECNICA

Collana diretta
da Carlo Viggiani
Quando si diventa anziani spesso ci si rivolge al passato, quello
personale dei propri ricordi o quello della storia, forse perché non
ci si attende più molto dal futuro o forse per trarne insegnamenti
per il futuro.
La prima e la seconda delle vicende di Ingegneria Geotecni-
ca che sono raccontate in questo libretto si rifanno certamente alla

Archimede e Euclide a Galileo e Newton, con la lunga parentesi del


Medio Evo, e si esplorano i rapporti fra la Scienza e l’Ingegneria.
-
lizzazioni spettacolari come le grandi Piramidi egizie o le gallerie
stradali dei Romani, si tramuta anch’essa in una branca della mo-
-

consenta l’applicazione della Meccanica del Continuo ai problemi


di Geotecnica.
Nella seconda storia si descrivono appunto tre monumentali

Flegrei realizzate nel I secolo a.C. da Lucio Cocceio Aucto. Queste

scorso, e poi gradualmente abbandonate al degrado e dimenticate.

propone di restituirle all’ammirazione di tutti noi.


Qualcuno ha scritto che esiste una zona come compresa fra
-
ne spassionata e il passato come parte o sfondo dei propri ricordi

o ancora più anziani, si colloca la straordinaria vicenda di Terzaghi,


il fondatore della nostra disciplina, e della sua disputa con Fillunger
sulla teoria della consolidazione, nella Vienna degli anni ’30 del
900. Alla stessa zona appartiene il racconto degli assidui sforzi che,
-
prendere il fenomeno dell’inclinazione della Torre di Pisa e dei suc-
cessivi interventi che, dopo molti tentativi e qualche errore, hanno
portato alla stabilizzazione della Torre. A me è toccato in sorte di

-
da costituisce parte (e che parte!) dei miei ricordi personali.
Anche l’ultima storia appartiene certamente al regno della
memoria, ai ricordi personali. La vicenda del sottosuolo di Napoli,

tentato di mitigare questi rischi è forse meno appassionante delle


altre, ma è anch’essa ricca di insegnamenti e probabilmente in gran

interesse anche per un lettore non Napoletano.


Secondo la tradizione dei nostri “libretti blu”, dovrebbe ora
-

che ha passato sessant’anni della propria vita nella sgangherata, ma


-
poli Federico II.

Napoli, ottobre 2011 Carlo Viggiani


CARLO VIGGIANI

STORIE DI GEOTECNICA
.................................................................................................................... 9

1. L’INGEGNERIA GEOTECNICA FRA ARTE


E SCIENZA

1.1. Ingegneria e Scienza

L’Ingegneria Civile viene considerata generalmente la branca più

egiziano dirigeva grandi costruzioni e lavori idraulici. Era un con-


sulente del faraone e un nobile della corte, portatore di una cono-
scenza empirica accumulata nei precedenti secoli e limitata a uno

dissimile da una religione o da un mito. E l’ingegnere non era dis-


simile da un sacerdote, nel senso che si occupava di cose oscure

come fare certe cose, ma non perché.

mito, religione, sacerdoti sono il contrario della scienza. Anche oggi,


del resto, vi sono aspetti dell’Ingegneria, e in particolare dell’Inge-

-
so un faticoso processo di tentativi successivi e di correzione degli
-

Euclidea, la meccanica dei continui, ha le seguenti caratteristiche


essenziali (Russo, 1997):
- non si occupa di oggetti concreti, ma di enti astratti, enti teorici
-
10 ................................................................................ Storie di Geotecnica

- ha una struttura rigorosamente deduttiva, è costituita cioè da


pochi enunciati fondamentali (assiomi, postulati o principi) sui
propri enti caratteristici e da un metodo unitario e universal-
mente accettato per dedurne un numero illimitato di conseguen-
ze. Tutti i problemi, che possono essere enunciati nell’ambito
della teoria, possono allora essere risolti con metodi, quali la
dimostrazione e il calcolo, sui quali vi è accordo generale fra gli
scienziati e che possono essere usati per controllare la correttez-

questo senso, è quindi garantita.


Le applicazioni della teoria al mondo reale sono basate su regole di
corrispondenza fra gli enti astratti della teoria e gli oggetti concreti.

-
-

delle regole di corrispondenza è comunque limitato.


Chiameremo “scienza esatta” l’insieme delle teorie scienti-

esatta sono quindi quelle basate non sui fenomeni studiati, ma sulle
teorie, ciascuna delle quali è in genere applicabile ad un insieme di
fenomeni che, in assenza della teoria, apparirebbero privi di rela-
zioni reciproche.
-
1. L’Ingegneria Geotecnica fra Arte e Scienza .......................................... 11

Le scienze empiriche sono accomunabili, in qualche misura,

-
todo sperimentale ed è opera di specialisti il cui lavoro, ben distinto

uno scopo puramente conoscitivo. Tuttavia esse non posseggono la


struttura rigorosamente deduttiva che caratterizza la scienza esat-

e producono risultati non esportabili in ambiti diversi. Per questo

a differenza delle teorie della scienza esatta, in base al loro concreto


-

in punti cui le regole di corrispondenza non associano niente di esi-


-

In effetti, l’Ingegneria quale noi la concepiamo è caratterizzata

e appare così intimamente legata alla stessa struttura metodologica


della scienza esatta da non poter che nascere con questa. A riprova

non certo sospettabile di eccesso di scientismo come la American


Peoples Enciclopedia, si trova che “l’Ingegneria è la disciplina che

costruire e mantenere strutture, macchinari e servizi”.


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Fig. 1.1. Rapporti fra Ingegneria e Scienza

1.2. Greci e Romani

La scienza ellenistica fornì contributi sostanziali in matematica, ot-


tica, geometria, astronomia, meccanica, idrostatica. Gli Elementi
di Geometria di Euclide di Alessandria sono ancora la base della

per ventidue secoli. Aristarco di Samo introdusse l’eliocentrismo in


astronomia diciotto secoli prima di Copernico e Galileo. Eratostene

“Eureka!”, Archimede di Siracusa contribuì in modo sostanziale

il volume della sfera è quella che ancora usiamo. E si potrebbero


citare molti altri esempi.
Contemporaneamente, la tecnologia ellenistica raggiunse in
1. L’Ingegneria Geotecnica fra Arte e Scienza .......................................... 13

un tempo assai breve risultati senza precedenti. Gli antichi Impe-


ri, come l’Egitto e la Mesopotamia, erano detentori di conoscenze
molto più approfondite di quelle dei Greci, avendole accumulate per

la guida di Alessandro il Grande, l’esercito non era seguito da gio-


colieri e prostitute ma da ingegneri (fra loro: Gorgo, specialista di
-
nista Deinocrate). Nei nuovi regni, i Greci si trovarono a gestire una

La coclea e l’ingranaggio vennero inventati applicando la

1974), trovato sul fondo del mare fra il Peloponneso e Creta, era
una specie di calendario perpetuo che forniva le fasi lunari. La diot-
tra descritta da Erone di Alessandria è il precursore del moderno
teodolite.

Fig. 1.2. Il meccanismo di Anticitera


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Il faro di Alessandria, una delle sette meraviglie del mondo anti-

da guerra costruite da Gerone, tiranno di Siracusa, con la supervi-


sione di Archimede, erano corazzate con lastre di piombo ed erano
quindici volte più grandi delle precedenti triremi. Per apprezzare
quale progresso esse abbiano rappresentato nell’ingegneria navale,
-
vo solo nell’Ottocento.

guerre fra Roma e i regni ellenistici cominciarono simbolicamente


con la distruzione di Siracusa e l’uccisione di Archimede nel 212
a.C. Poco dopo l’arrivo di Cesare in Egitto, la grande Biblioteca
di Alessandria, che secondo la leggenda conteneva tutti i libri del

I Romani non avevano interesse per la scienza, alla quale pre-

Elementi di Euclide vennero tradotti per la prima volta in latino nel

dall’arabo. Naturalmente i Romani si impadronirono della tecnolo-


-
co. In pochi secoli la comprensione della scienza, sulla quale tale
tecnologia era basata, venne completamente a mancare.
Gli Autori Romani di epoca imperiale, come Plinio il Vec-

conclusioni, che apparivano loro inattese e prodigiose.


Pappo, un compilatore tardo ellenistico, aveva notato che le
api, nel costruire le celle esagonali di un alveare, risolvono un pro-
blema di ottimizzazione. Fra i poligoni regolari che possono copri-
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di miele immagazzinato. Plinio il Vecchio, il massimo scienziato


Romano, nella sua Naturalis Historia afferma che le celle dell’al-
veare sono esagonali perché le api hanno sei zampe, e costruiscono
una parete con ciascuna zampa.
Plinio riporta la determinazione della circonferenza terrestre
di Eratostene, e ne loda la precisione. Poco oltre, narra la storia di

della Terra, contando i passi necessari. Ritornato nella tomba, vi


avrebbe lasciato una lettera con l’indicazione della distanza percor-
sa, dalla quale era stata dedotta una misura indipendente della cir-
conferenza della Terra, in buon accordo con quella di Eratostene!

Vitruvio, il più grande ingegnere Romano, con il suo tratta-


to De Architectura si propone l’ambizioso obiettivo di fornire un
quadro completo non solo dell’Architettura e dell’Ingegneria Ci-
vile, ma di tutti i generi di tecnologia della sua epoca. Dopo aver
descritto la livella a bolla, Vitruvio ironizza sull’affermazione di

centro nel centro della Terra. Vitruvio ammette che un buon tecnico

la musica e la legge, e anche (ma solo in ultimo) la geometria, la

essere usata per calcolare il costo di una costruzione, l’astronomia


per distinguere i punti cardinali e la geometria per capire il livello

-
sione. Ad esempio a Pergamo le condutture prelevavano l’acqua
da una sorgente a quota più alta e la convogliavano in vasche di
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decantazione e di carico situate ad una quota di poco superiore a

verso Pergamo in condotte forzate. A fondo valle si raggiungeva


una pressione di circa venti atmosfere.
Vitruvio tratta ancora alcuni problemi delle condotte forzate,

i Romani sostituirono le condotte forzate con un acquedotto a pelo


libero e l’acqua non poté più raggiungere la cittadella.
Così come era iniziata simbolicamente con l’uccisione di
Archimede, l’interazione fra Greci e Romani si chiude, altrettanto

I tempi sono ormai maturi per un completo oblio della scien-


za e della tecnologia, che si ebbe con la caduta dell’Impero Roma-
no a seguito delle invasioni barbariche. Le tenebre del Medioevo

ellenistici ci verranno tramandati, essenzialmente ad opera degli


Arabi.

In materia di gallerie, Vitruvio (De Architectura, VIII, 6, 3) pre-


scrive: “et si tufus erit aut saxum, in suo sibi canalis excidatur; sin
autem terrenum aut harenosum erit solum, et parietes cum camera
in specu struantur et ita perducantur”

-
zare pareti e volta per poter eseguire lo scavo). Siamo tornati, come

indicazioni derivate esclusivamente dall’esperienza.


-
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grandi architetture romane, alla cupola del Pantheon, corrispondo-


no nel campo dell’Ingegneria Geotecnica opere come le fondazioni
del Colosseo, in una situazione di sottosuolo certamente non facile,
o le straordinarie gallerie stradali scavate da Lucio Cocceio Aucto

secoli dopo, infatti, lo stile è ancora lo stesso.

-
dazioni, Leon Battista Alberti, nel suo celebre De Architectura
-

un terreno saldo e stabile mediante l’apprestamento di una fossa”.


E ancora: “È utile chiedere consiglio a tutti gli abitanti del luogo
provvisti di cognizioni in materia e agli architetti delle vicinan-

quotidiana esperienza di costruirne di nuovi, avranno facilmente

cui vogliamo costruire”.


E Andrea Palladio, nei suoi Quattro libri dell’Architettura

il quale è una sorta di terreno che tiene in parte della pietra, percioc-
ché questi, senza bisogno di cavamento o di altro aiuto dell’arte,
sono da se stessi buonissimo fondamento et attissimo a sostenere

quindi all’applicazione di “regole dell’arte”, alla ricerca del terreno


“solido”.
Non è certo il caso di sorridere di queste regole, che hanno
consentito realizzazioni di grande prestigio. Ma, che fare se il ter-
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reno solido non si trova? Se l’opera da costruire esce dal canone

l’ordinale ci indica che, prima di questo capolavoro dell’architet-


tura Normanna, c’erano stati altri due tentativi. La grande navata,
alta trenta metri e con una luce di oltre dodici metri, fu costruita a
-
sabile, morì in prigione a Roma nel 1126.

conoscono di nuovo un grande sviluppo.


Galileo si trova, come promotore e primo attore, al centro
-

-
te, signori o monarchi, vuole circondarsi di una cultura e di una
scienza immediatamente produttive, legate alle condizioni nelle
quali il nuovo potere sociale era venuto gradualmente afferman-
dosi, pronta a fornire a questo potere strumenti di espansione ben
più validi e concreti che non le pedanti citazioni di testi aristotelici.

contenuta ne Il Saggiatore,
in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto dinan-
-
ma non s’impara ad intendere la lingua, e conoscer i caratteri, nei
quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e caratteri sono

aggirarsi vanamente in un oscuro laberinto”.


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Fig. 1.3. Il frontespizio de Il Saggiatore

dalla vicenda dello studio della relazione fra tensioni e deformazio-

sperimentali raccolti da Bernoulli con prove di trazione su corde


di violino lunghe tre piedi, ed inviategli per lettera nel dicembre
del 1687, sembravano seguire una relazione iperbolica, in contrasto
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con le esperienze di altri come Hooke (1678) e Mariotte (1700),


che suggerivano una legge lineare.
-
mostrare che la cosiddetta legge di Hooke era solo un’approssima-
zione del reale comportamento di tutti i materiali. Benché ancora

funzione più appropriata per descrivere il legame non lineare fra


tensioni e deformazioni per i vari corpi, inclusi i metalli, vi era co-
munque un’ampia, consolidata e ripetibile evidenza sperimentale

applicata.

di acciaio (corde di pianoforte), scoprendo che i dati sperimentali


erano ben descritti da una relazione parabolica. In seguito Hodgkin-
-

nel tempo e di deformazioni irreversibili.


Vicat (1833) scoprì e descrisse dettagliatamente i vari aspetti
di quel fenomeno ormai largamente noto con il nome di creep.
-
diare le applicazioni dell’acciaio nelle costruzioni delle Ferrovie

lineare di Hooke e di sostituirla con un legame parabolico fra ten-


sioni e deformazioni (Iron Commission, 1849). Poco dopo Cox

Commission fossero meglio interpolati da una legge iperbolica, la


stessa suggerita da Leibniz oltre un secolo e mezzo prima.
-
glesi seguissero questo suggerimento, cosa che essi certamente non
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raccomandazione di questo tipo, segno evidente che il dato speri-

-
ste “imperfezioni sperimentali” e condussero esperienze per “ve-

approccio è il contributo presentato all’Accademia di Francia da

ut
tensio sic vis -
zioni, cancellando l’ampia e accurata sperimentazione precedente
di Hodgkinson e altri. Secondo Bell (1973) le esperienze di Morin
sono un esempio non solo di dati scadenti e di conclusioni super-
-
-
revolezza la pubblicazione sui Comptes Rendues dell’Accademia

successivi trent’anni.
Ma non fu per caso che le generazioni seguenti ignorarono le
raccomandazioni della Commissione Inglese, che erano sostanziate
da un’ottima e ampia evidenza sperimentale, e adottarono il punto
di vista di Morin, gli esperimenti del quale non valevano nulla. La
-

considerazione dell’evidenza sperimentale, per quanto completa e

I risultati ottenuti dall’Ingegneria ottocentesca e novecente-

-
la nostra Ingegneria. Si potrebbe concludere, con Immanuel Kant,
che non c’è niente di più pratico di una buona teoria!
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1.5. Lo sviluppo della Meccanica dei Terreni

- il periodo pre-classico, nel 1700, caratterizzato da regole empi-


riche per la valutazione della spinta delle terre sui muri di so-

- il primo periodo classico, dal 1776 (data del saggio di Coulomb


sulla spinta delle terre) al 1882 (pubblicazione del trattato di
Rankine). Questo periodo è dominato dall’assunzione di mate-
riale incoerente, con angolo di attrito pari all’angolo di natural
declivio per i terreni incoerenti e all’angolo della scarpata stabi-
-
stula l’esistenza di una resistenza di tipo coesivo nei suoi studi

- il secondo periodo classico, che comprende importanti studi sul-

1902), la dilatanza (Reynolds, 1887).


Nel primo periodo spicca il famoso trattato di Forest de Bélidor
(1729), adottato come testo nelle scuole degli ingegneri civili e mi-
litari. In esso sono contenuti esempi di calcolo della spinta sui muri
-

ponti e primo Direttore della Ecole des Ponts et Chaussées alla sua

rilevato (Perronet, 1769).


Il secondo periodo si apre con il famoso saggio di Coulomb
(1776), che pone le fondamenta della Meccanica dei Terreni clas-
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-
te commentato da Heyman (1999). È interessante ricordare che
Charles Augustin Coulomb aveva studiato in un collegio militare
e scrisse il saggio quando serviva nell’esercito, come risultato dei

Fig. 1.4. Una tavola del saggio di Coulomb (1767)


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Le idee e i risultati di Coulomb circa la spinta delle terre trovano


ampia diffusione con la pubblicazione del trattato di Prony (1790)
Ecole
des Ponts et Chaussées. Poncelet (1840) estende i risultati di Cou-
lomb a terrapieni di forma qualsiasi e con attrito terra-muro.

delle misure di stabilizzazione, con particolare riferimento ai dre-


naggi a contrafforte.

trattato di Rankine (1862), che è stato un libro di testo molto diffu-


so anche agli inizi del 1900.
1. L’Ingegneria Geotecnica fra Arte e Scienza ..........................................

porta il suo nome. Darwin (1883) e Boussinesq (1883) discutono


la spinta di tali materiali sui muri di sostegno. Reynolds (1887)
individua e descrive il fenomeno dell’accoppiamento fra tensioni
tangenziali e variazioni di volume, che denomina dilatanza. Clib-
born (1901) e Beresford (1902) descrivono le esperienze sul sifona-

sullo stato di tensione e deformazione in un semispazio elastico,


omogeneo e isotropo, caricato da una forza concentrata normale al
piano limite.
A partire dal 1800 anche l’ingegneria conosce nuovamente
-
-
cenda di Luigi Giura e del ponte sul Garigliano.

cittadina della Basilicata alle falde del Vulture, terra di straordina-

Scuola di Applicazioni di Ponti e Strade, fondata a Napoli da Gio-


acchino Murat sull’esempio dell’Ecole francese, e vi percorse tutta
-
mento della geometria, della meccanica e dell’idraulica.
Erano tempi nei quali l’Europa vedeva un ampio dibattito
sulla natura dei lavori pubblici e sui metodi migliori per realizzarli
-
tazione, sia per quanto riguardava i problemi di organizzazione,

prendevano parte attiva. Tre ingegneri Napoletani, fra i quali Giura,


vennero inviati dal re Francesco I di Borbone in giro per l’Europa,

I tre ingegneri girano in lungo e in largo la Francia, Paese di


-
cesi, fra i quali lo stesso Navier, che accompagna personalmente i
tre ospiti a visitare il ponte sospeso appena costruito sulla Senna.
26 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Non è per caso che l’insegnamento della meccanica nella scuola di


Napoli è, da allora, basato essenzialmente sulle opere di Navier.
Quando Giura torna a Napoli progetta e realizza opere me-

essere ammirato ancora oggi (Di Biasio, 1984).

Fig. 1.6. Il ponte sospeso di Luigi Giura sul Garigliano


1. L’Ingegneria Geotecnica fra Arte e Scienza .......................................... 27

Sono degli inizi del 1900 i contributi di Atterberg (1911),

porto di Göteborg, appena costruito, segna l’inizio dello sviluppo

corso di tali studi, fra l’altro, vengono prelevati i primi campioni


-
ti non si traducono in un corrispondente sviluppo delle tecnologie
perché mancano ancora le regole di corrispondenza fra la teoria e
i terreni reali.
Bisogna attendere gli anni ’20 del Novecento perché Terza-

che apre la strada alla meccanica del mezzo multifase, alla teoria
della consolidazione, alla moderna Ingegneria Geotecnica.
Nel 1936 (per me un segno del destino: l’anno in cui sono
nato!) si svolge il primo Congresso Internazionale di Geotecnica

dove Terzaghi si è ormai trasferito. Negli stessi anni si laurea


a Napoli Arrigo Croce che poi, dopo la guerra e la prigionia in
-

la luce la Rivista “Geotecnica”, con una bella presentazione di

Ordinario di Geotecnica in Italia. Finalmente l’Ingegneria Geo-


tecnica decolla anche in Italia, e lo fa partendo da Napoli e dalla
sua Scuola d’Ingegneria.
28 ................................................................................ Storie di Geotecnica

1.6. Il Medioevo prossimo venturo

Scrutare il proprio passato è utile solo se porta ad interrogarsi sul

millennio, che vedono in Italia rapide e profonde trasformazioni


della scuola in genere, e delle scuole di Ingegneria in particolare.
-
ve. In alcuni casi, i problemi del passato si pongono in maniera di-
-
gono i pali metallici delle strutture off-shore, con diametri di alcuni

autostradali, vengono scavate da macchine gigantesche che lascia-

In altri casi è proprio la natura del problema ad essere cam-


biata. Mentre l’Ingegneria Ambientale è ancora alla ricerca di una
sistemazione organica, la difesa e la conservazione dell’ambiente
-

-
gli ingegneri del futuro. “Questa benigna struttura, la Terra” dice
Amleto quando entra in scena nel secondo atto tenendo in mano il
suo libro, “mi sembra diventata una sterile escrescenza, e l’eccelsa
-

esplosiva di vapori perniciosi”. E contemporaneamente (Calvino,


-

-
1. L’Ingegneria Geotecnica fra Arte e Scienza .......................................... 29

sa sempre crescente. Ma sarebbe sbagliato credere che, quasi auto-

Il progetto di un moderno calcolatore elettronico richiede cer-


tamente un complesso di conoscenze molto più vasto e avanzato di
quello necessario per progettare, ad esempio, un vecchio apparec-
chio radio a valvole termoioniche. I principi di funzionamento di
-
dustria produttrice e a un gran numero di radioriparatori, ma anche

apparecchi radio, da dilettanti.


-
rie per il progetto di un calcolatore sono racchiuse in poche compa-

ditte costruttrici di calcolatori si limita a un mero assemblaggio.


hardware
2) a livello delle tecniche di programmazione, e 3) a livello dell’uti-
lizzazione di programmi sviluppati da altri. La cosiddetta diffusio-
ne della cultura del computer, della quale tanto ci riempiamo la
bocca, consiste essenzialmente in un enorme aumento di persone

parallelo con l’industria aeronautica: il primo livello corrisponde

Al giorno d’oggi sembra non esserci più bisogno di un gran


-
de di preparare consumatori evoluti, non scienziati. La cultura che
si diffonde è quella dei manuali d’uso: la cultura del come, non del
perché. Per diventare un consumatore evoluto, lo studente riceve
-

promuovono il commercio o il turismo più che la scienza.


30 ................................................................................ Storie di Geotecnica

è troppo complicata per essere compresa dalla mente umana. An-


cora una volta, oggi la scienza è sentita come un oggetto misterioso
-
ziati sono di nuovo considerati simili a sacerdoti, e la scienza a un
mito o a una religione.
-

Maghi e astrologi hanno conquistato non solo il grande pubblico

Sorbonne, nella patria dell’Illuminismo, è stata istituita una catte-


dra di Astrologia!
Qualcuno ha parlato di un nuovo Mediterraneo, culla della

la California e il Giappone. Caratteristica di questo nuovo Mediter-


raneo sarebbe appunto un approccio più pragmatico, poco incline
-
la, non è necessario capire perché.
Nella scuola secondaria Europea l’antico metodo deduttivo
e dimostrativo sta scomparendo, insieme alla geometria Euclidea
e alla sintassi latina che ne erano il supporto. Nelle scuole degli
Stati Uniti questa trasformazione è ormai avvenuta da molti anni
(Hirsch, 1997).
Come avvenne a Roma in epoca imperiale i concetti teori-
ci, avulsi dalle teorie nell’ambito delle quali essi hanno un senso,
sono trattati come oggetti misteriosi, chiari solo agli iniziati e usati
per sbalordire la gente comune. Gli studenti non conoscono le basi

il big bang, i quark, i buchi neri. L’evoluzionismo, teoria sempli-


1. L’Ingegneria Geotecnica fra Arte e Scienza .......................................... 31

numero sempre crescente di scuole negli Stati Uniti. Leggo su un


quotidiano che, ad esempio, nel Kansas la teoria evoluzionista di
Darwin è addirittura vietata (Rushdie, 1999).

un’orda di fanatici (incidentalmente, cristiani aizzati dal vescovo


-
sandria). Oggi i giornali ci informano che, negli Stati Uniti, stanno

-
ti in fabbricazione.

lo ha generato, possa sopravvivere nel terzo millennio. La tecno-

L’idea ingenua e pericolosa che il progresso sia inarrestabile

ma tutto il genere umano abbia bisogno della scienza, e che l’uso


della scienza nell’ingegneria sia possibile solo nel contesto di una

duro, e che il Cielo ti assista”.


32 ..................................................................................................................
.................................................................................................................... 33

2. LUCIO COCCEIO AUCTO: UN INGEGNERE


ROMANO DI EPOCA TARDO REPUBBLICANA

2.1. Cocceio architetto

territorio a Ovest di Napoli, noto con il nome di Campi Flegrei.


Quest’area, descritta e celebrata dalle fonti, universalmente cono-
sciuta e ammirata, ha sempre avuto in epoca moderna un ruolo di

sia per la forte suggestione dei racconti popolari, nei quali il luogo
diveniva teatro di eventi leggendari (l’ingresso agli inferi dal Lago
d’Averno) e sede di personaggi mitici (la sibilla Cumana, l’eroe

Romano di Pozzuoli, le Terme di Baia, la Piscina Mirabilis, Cuma),


ha offerto un deciso impulso alla tradizione degli studi antiquari.

Fig. 2.1. Il Rione Terra, acropoli dell’antica Puteolis. Al centro, sotto la tettoia indicata
dalla freccia, si trovano i resti del Tempio di Augusto.
34 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Al centro del Rione Terra, l’acropoli dell’antica Pozzuoli, si trova-

secolo in una chiesa barocca a sua volta distrutta da un incendio


nel secolo scorso. Un’immagine del tempio, come si presentava

restauro che si propone di restituire al culto la chiesa, senza cancel-


lare le vestigia del tempio Romano.

Fig. 2.2. I resti del Tempio di Augusti inglobati dalla chiesa seicentesca

Cocceio Aucto: un architetto, quindi. Anzi, uno dei pochissimi ar-


-
mana di epoca ellenistica.
In effetti, il ruolo professionale e sociale di un architetto nel-

(Gros, 1983).
2. Lucio Cocceio Aucto ..............................................................................

Fig. 2.3. L’iscrizione di Cocceio sul Tempio di Augusto

L’architetto non era (e non era ritenuto) il principale responsa-

Il suo ruolo veniva dopo quello del promotor

che Perronet, o Navier, o Brunel, o Morandi, o Calatrava hanno


costruito un ponte.
Dopo di lui veniva il redemptor, o imprenditore, e l’archi-
tetto, semmai, seguiva a notevole distanza, alla stregua di un capo
operaio o poco più. La stessa Architettura trovava posto in trattati
-
milata a una scienza speculativa. Nei testi teorici qualche nome di
architetto è ricordato, più che per le sue opere, come autore di rego-
le del costruire (ad esempio, Vitruvio a proposito di Ermogene) o

a proposito di Valerio di Ostia).


Cocceio rappresenta quindi una notevole eccezione. Proba-
bilmente di origine greca, era un liberto del patrizio romano Lu-
36 ................................................................................ Storie di Geotecnica

cio Cocceio Nerva, profondamente legato ad Ottaviano Augusto.


Fu certamente Nerva che ottenne le prime commesse per il suo
liberto e che lo introdusse nella cerchia ristretta dei responsabili
-
ne, come la chiameremmo oggi, è stata certamente all’origine della
carriera e dei successi di Cocceio.
-

un’associazione di professionisti ma anche di concessionari - nella

redemptor
Cuma.
-
gi politici iniziali, e anche a un’accorta gestione di un’importante
capitale, ma soprattutto a una pratica di grande livello dell’architet-

alle diverse esigenze dei committenti.

2.2. Cocceio ingegnere

Fin dal Medio Evo, le cosiddette “Grotte” dei Campi Flegrei hanno
goduto di una notevole fama.
-

ai nostri giorni per indicare le grandi gallerie stradali scavate dai


Romani nel Napoletano. Ci occuperemo qui delle tre più importan-
ti: la Cripta Neapolitana o Grotta di Pozzuoli, la Grotta di Seiano
e la Grotta di Cocceio.

le loro principali caratteristiche sono elencate nella Tabella 1.


2. Lucio Cocceio Aucto .............................................................................. 37

Fig. 2.4. Carta dei Campi Flegrei (ca. 1800) con la posizione delle tre grandi gallerie di Cocceio
38 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Nome Lunghezza (m) Larghezza (m) Altezza (m)

Cripta Neapolitana

Tabella 1

Almeno due di queste tre gallerie sono attribuite con certezza a


Cocceio: la Cripta Neapolitana da Seneca e Petronio e la grotta

l’attribuzione al nostro architetto (ma forse ora possiamo chiamarlo


ingegnere!) della Grotta di Seiano.
Le tre gallerie furono scavate in pochi anni, a partire dal 39
a.C. In quei tempi Ottaviano e il suo genero e plenipotenziario,
Marco Vipsanio Agrippa promossero un profondo rinnovamento in
ogni campo della cultura e della tecnica. Le gallerie stradali furono,
per così dire, inventate da Ottaviano e Agrippa, ma fu Cocceio a dar

sono di gran lunga le più lunghe e le più importanti dell’intera civil-

la successiva opera, in ordine di importanza, è la galleria di Pietra


Pertusa Maggiore, nell’alto Lazio, lunga 300 m e larga solo 2 m. Si
tratta dunque di autentici capolavori di Ingegneria, che non hanno
precedenti e sono rimasti ineguagliati.
Le tre gallerie attraversano i materiali vulcanici del Napole-

punta o di taglio, e agli scalpelli, anche asce a doppia lama, cunei

nelle pareti della Cripta Romana


testimoniare che, due millenni dopo, questi stressi attezzi erano an-
cora usati per il taglio del tufo dagli ultimi “cavamonti” napoletani
negli anni ’40 del 1900.
2. Lucio Cocceio Aucto .............................................................................. 39

Romana a Cuma

Come abbiamo visto, Vitruvio (De Architectura, VIII, 6.3) a propo-


sito delle gallerie scrive che se si incontra tufo o roccia, allora ba-

poter eseguire lo scavo.


In effetti un rivestimento murario è presente in alcuni tratti
delle nostre tre gallerie: per la volta un rivestimento in calcestruz-
zo realizzato con centine lignee (opus cementicium) mentre per le
pareti è stato adoperato sia l’opus reticulatum, sia l’opus incertum,
opus vittatum.
Interessanti informazioni circa le antiche tecniche di traccia-
mento, di scavo e di rivestimento sono riportate da Castellani e
Dragoni (1991), Azimonti (1932), Levi (1949), G. Stabilini (1886)
e L. Stabilini (1949). Le ultime opere citate sono classici trattati di
40 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Ingegneria Civile, e mostrano come le tecniche per le gallerie siano

Un aspetto di carattere generale è quello del riutilizzo, o meglio


del recupero funzionale delle antiche gallerie in epoca moderna.
La Crypta Neapolitana, adibita a sede di culto pagano e suc-
cessivamente cristiano, è stata sempre interamente percorribile e

d’Aragona fece apportare alcune migliorie, consistenti nella crea-


zione di bocche d’aerazione e nell’abbassamento del livello strada-

Alvarez de Toledo aggiunse una pavimentazione a lastricato. Due

furono compiuti ulteriori restauri. Giuseppe Bonaparte fece instal-


-

Galleria delle Quattro Giornate, la Crypta


abbandonata.
A differenza della Crypta -
-

secolo, durante il regno di Ferdinando II di Borbone, vi fu un ri-


sveglio d’interesse per l’antico manufatto che fu sgombrato e reso
nuovamente percorribile.
La Grotta di Cocceio fu oggetto di un’avventurosa esplo-
razione nel 1844 da parte dell’erudito canonico Giuseppe Scheril-

1844) indusse il governo borbonico ad attuare lavori di sterro e di


ristrutturazione.
Questi lavori richiesero tempi lunghi, anche per le complesse

-
tamente percorribile. La solenne cerimonia di inaugurazione, nel
1861, fu presenziata da Vittorio Emanuele II.
2. Lucio Cocceio Aucto .............................................................................. 41

2.3. La Crypta Neapolitana

Nel primo secolo a.C. Puteolis aveva raggiunto l’apice della sua
potenza economica e militare ed era il maggior porto commercia-
le del Mediterraneo occidentale.

collinare (via per colles o Via Antiniana), risalente al primo inse-


diamento Romano (194 a.C.).
La Grotta di Pozzuoli fu concepita per migliorare la co-
municazione fra Puteolis e Napoli, e fu scavata al di sotto della
collina di Posillipo, un rilievo tufaceo con ripide pendici la cui

della galleria è riportato in Fig. 2.6.

Crypta Neapolitana

Riferimenti alla Crypta sono contenuti nelle opere di Seneca (Epist:

Nel Medio Evo, si riteneva che essa fosse stata scavata in una
sola notte da Virgilio, poeta e mago. Numerose ne sono le rappre-
42 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Fig. 2.7. L’ingresso della Crypta Neapolitana in un dipinto di Abraham Louis Ducros

-
sultato di una serie di interventi succedutisi nel corso dei secoli. In
particolare, nella zona orientale della galleria il piano di calpestio
fu ripetutamente abbassato per facilitare l’accesso.
Il continuo peggiorare della situazione statica impose la chiu-

Nel 1930 l’area circostante l’ingresso orientale della galleria


fu sistemata a parco pubblico, contenente un colombario Romano
-
la stessa zona fu sistemata una tomba con le probabili spoglie di
Giacomo Leopardi. In quell’occasione il fondo della galleria nella
parte orientale venne nuovamente rialzato, a mezzo di un riporto di

con funzione di controvento (Fig. 2.8, Chierici 1929).


2. Lucio Cocceio Aucto .............................................................................. 43

Fig. 2.8. Uno degli speroni in muratura realizzati da Chierici nel 1930 e sepolti nel
rinterro al di sotto dell’attuale calpestio della galleria, lato orientale

Usando le traccie lasciate dai mozzi dei carri sulle pareti di tufo, è
stato possibile ricostruire la storia dei successivi abbassamenti del

per una sezione posta a circa 20 m dall’imbocco orientale.


La quota di fondo nel periodo di massimo abbassamento era

quello Romano a 40,9 m s.m. La quota della volta Romana era di


-
dinale, il fondo della galleria Romana aveva una pendenza costante
-

a pochi metri di distanza da essa, si rinviene un cunicolo di sezione


inferiore ai due metri quadri, appartenente all’antico acquedotto
Romano che alimentava gli insediamenti Flegrei.
44 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Fig. 2. 9. Ricostruzione delle varie quote dell’ingresso orientale della galleria


a seguito dei diversi interventi di adattamento

orientale, e per circa 200 m da quello occidentale. Il tratto centrale,


della lunghezza di circa 370 m, è interessato da dissesti e distacchi
di blocchi dalla calotta. A seguito dei vari interventi e dei crolli,
2. Lucio Cocceio Aucto ..............................................................................

Di recente è stata condotta un’indagine comprendente son-


daggi, prelievo di campioni e prove di laboratorio, misure dello
stato di sforzo in sito con martinetto piatto, rilievo dei giunti e delle

Finiti.
Le analisi comportano tre fasi successive: 1) lo stato di sforzo
iniziale (ko -

raggiunge le condizioni di plasticizzazione. Se si assume che il vo-


lume plasticizzato dia luogo a distacchi progressivi, la sezione della

attuale, quale risulta dai dissesti e crolli di blocchi, è in buon accor-

Fig. 2.10. Sezione trasversale della galleria con indicazione delle zone elasticizzate
risultanti dall’analisi numerica
46 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Dopo la fase 3, tutte le sezioni risultano ancora globalmente stabili,


anche se sono ancora presenti piccoli volumi plasticizzati. È quindi
probabile che si abbiano ulteriori distacchi, ma il processo dovrebbe
-
ologica ha allo studio la riapertura della Crypta al pubblico, dopo
lavori di consolidamento che sono ora in una fase iniziale.

2.4. La Grotta di Cocceio

Appartiene ad un imponente complesso di opere realizzate nel 39


a.C. da Agrippa a scopo militare, nell’ambito della guerra sul mare

-
no rispettivamente l’arsenale ed il porto (Portus Iulius
imperiale, mentre Cuma era la cittadella di Ottaviano, che sarebbe
presto diventato Augusto imperatore.
Il collegamento fra queste due installazioni aveva richiesto
lo scavo di due grandi canali navigabili, uno fra l’Averno ed il Lu-

grandi gallerie stradali, fra le quali appunto la Grotta di Cocceio.


Essa attraversa il Monte Grillo con una lunghezza di quasi un chi-

tutta la sua lunghezza nel tufo, e non è rivestita.


Solo dal lato Cuma, per una lunghezza di qualche decina di
metri, la galleria attraversava pozzolane debolmente cementate, ed

longitudinale della galleria è riportato in Fig. 2.12.


Durante la Seconda Guerra Mondiale la galleria fu usata
come deposito degli esplosivi che venivano prodotti sul vicino iso-
lotto di S. Martino.
2. Lucio Cocceio Aucto .............................................................................. 47

Fig. 2.11. Capo Miseno, Baia e i laghi Averno e Lucrino, in epoca Romana e al giorno
48 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Nel 1944 l’esercito tedesco, in ritirata, fece brillare gli esplosivi


-

-
presenterebbe un’attrazione aggiuntiva, che aumenta le suggestio-
ni per i visitatori. Sfortunatamente la sua fruizione non è sicura, a
causa del rischio di distacco di blocchi dalla volta e per la possibile
presenza di proiettili inesplosi sepolti.
Recentemente, per incarico della Soprintendenza Archeolo-
gica, è stata condotta una dettagliata indagine sulle condizioni di
-
zione di sondaggi con prelievo di campioni indisturbati e analisi e
prove di laboratorio.
2. Lucio Cocceio Aucto .............................................................................. 49

Per ragioni di sicurezza, non è stato possibile procedere ad un


-

-
circa normali all’asse della galleria e preesistenti all’esplosione.
-

mediante osservazioni con una telecamera si è accertato che essa


è aperta e riempita di materiale frantumato. Si ritiene che la di-

un piano preesistente ricco di inclusioni pumicee.

L’analisi è stata eseguita in tre fasi: 1) valutazione dello stato


tensionale iniziale, con ko

I problemi statici della Grotta di Cocceio sono resi più com-

parte abusive, e dei relativi scarichi non sempre perfettamente con-


trollati. Recentemente uno degli occhi di luce (e precisamente il se-
condo partendo dal lago Averno) è crollato completamente, ostruen-

anche per l’occhio di luce successivo si sono evidenziati alcuni dis-


last but not least, -
sediate alcune colonie di pipistrelli che appartengono ad una specie
relativamente rara (il chirottero dei Campi Flegrei dalle ali arcuate),
protetta dall’Ente Parco Naturale dei Campi Flegrei, e questo pone

La Grotta di Cocceio, se resa percorribile in sicurezza, con-


sentirebbe una straordinaria passeggiata dal lago d’Averno a Cuma.
La Soprintendenza Archeologica ha in progetto una serie di inter-
................................................................................ Storie di Geotecnica

venti che consentiranno la riapertura della galleria, e li sta gradual-

la cronica penuria di risorse.

2.5. La Grotta di Seiano

Il suo nome si riferisce a Seiano, ministro dell’imperatore Tiberio,

d’accesso al famoso Pausilypon, una villa appartenente a Vedio


Pollione e da questi donata all’imperatore Augusto. Il nome deriva
-
ne dell’attuale nome (Posillipo) della zona.
2. Lucio Cocceio Aucto ..............................................................................

-
rali, che si aprono sull’incantevole insenatura di Trentaremi. Proba-

la terza di esse non è rettilinea e quindi non illumina l’interno della

quindi la ventilazione è particolarmente importante.


La parte orientale della Grotta di Seiano è scavata in un tufo

144 m. La parte rimanente attraversa invece una pozzolana debol-

le pareti sono rivestite da muratura in opus incertum e opus retico-


latum, dello spessore di circa mezzo metro, e la volta è rivestita di
calcestruzzo (opus cementicium
e 0,8 m.
La Grotta di Seiano è stata riscoperta solo nel 1840. A
quell’epoca ambedue gli ingressi erano coperti da detriti di frana, e
-
tilazione. All’interno vi erano stati numerosi crolli della volta, ed

-
................................................................................ Storie di Geotecnica

brogio Mendia, matematico e ingegnere, che più tardi sarebbe di-

collassi all’interno della galleria, che furono rimossi e sistemati

m, ed in altri tratti il rivestimento originale venne rinforzato con ar-


chi in muratura, in numero di 61. Nei tratti rinforzati, la luce libera
della galleria si riduce a soli 2,6 m.
Dopo i lavori ottocenteschi, la Grotta di Seiano è perfetta-
mente agibile, ed attualmente fa parte del grande parco archeologi-
co di Posillipo insieme ai resti del Pausilypon.
....................................................................................................................

3. LA TEORIA DELLA CONSOLIDAZIONE FRA


TERZAGHI E FILLUNGER; UNA DISPUTA
ACCADEMICA NELL’AUSTRIA DEGLI ANNI ’30

3.1. Prologo

Nel 1930, quando viene chiamato a Vienna per ricoprire la cattedra


restata vacante per il pensionamento del prof. Halter (Ingegneria

dietro le spalle una vita assai movimentata, piena di eventi e di


successi. Dal punto di vista accademico è un professore di grande

Paul Fillunger, nello stesso periodo, è un autorevole profes-


sore di meccanica applicata, entrato nel Politecnico di Vienna anni
prima a conclusione di un curriculum tranquillo e in qualche modo
convenzionale. Tende ad essere un po’ saccente e critico, e a dire la

Con queste premesse, forse era inevitabile che i due doves-


sero scontrarsi. Ripercorrere oggi questi fatti lontani ci consente
di approfondire alcune questioni di poromeccanica, come oggi si
-
ferenze nel costume accademico dell’epoca rispetto al nostro.

3.2. Karl Terzaghi

Karl Anton von Terzaghi nasce a Praga nel 1883. Devo confessare
che da studente, quando mi imbattei in Terzaghi, nella sua teoria
della consolidazione, nella sua aura di padre fondatore della Geo-
................................................................................ Storie di Geotecnica

tecnica, credevo che fosse italiano e ne ero ingenuamente orgoglio-

Il nonno di Terzaghi, Pietro Antonio, aveva servito con onore


nell’esercito imperiale e l’imperatore Francesco Giuseppe lo aveva
edler di Pontenuovo. Anche il padre era un
-
glione di fanteria a Praga.
Con queste ascendenze, era inevitabile che al giovane Karl

assieme alla madre e alla sorella


3. La teoria dello consolidazione tra Terzaghi e Fillunger .......................

Studia in varie scuole militari, in Ungheria e in Cecoslovacchia,


prima di iscriversi alla scuola militare di Graz, in Austria, dove la
sua famiglia si è stabilita nel 1887. Dopo la morte del padre (1890)
-
merciante di Graz, in compagnia del quale compie importanti viag-
gi di formazione in Svizzera, Germania e Italia. Nell’agosto del

affascinato dalle rovine di Pompei.

Fig. 3.2. Karl Andreas Eberle, nonno materno di Terzaghi

In quegli anni è membro attivo di confraternite studentesche, con


................................................................................ Storie di Geotecnica

Fig. 3.3. La confraternita dei Vandalia, Graz 1902. Terzaghi è il secondo da sinistra in

Nel 1904, comunque, ottiene con onore il Diploma in Ingegneria


Meccanica. Prosegue i suoi studi, orientandoli verso la Geologia
3. La teoria dello consolidazione tra Terzaghi e Fillunger .......................

abbandona l’Impresa e lavora come consulente alla progettazione


di impianti idroelettrici in Croazia. Nel 1910 conosce a Graz Olga
Byloff, della quale si invaghisce. Nel 1911 è per alcuni mesi a S.
-

suoi più fedeli collaboratori.


Nel 1912 torna a Graz per discutere la sua tesi di Dottorato
(Un contributo allo studio della statica dei serbatoi cilindrici). Su-

con alterne fortune. Visita i cantieri delle molte dighe in corso di


costruzione all’epoca da parte del Bureau of Reclamation e tiene

professionali.
Sul suo diario di quell’epoca si trova questa annotazione:
“Nei campi petroliferi della California un operaio guadagna 70 dol-
lari al mese, un caposquadra 200 dollari, un supervisore 400 dolla-
-

nel
novembre del 1912 Terzaghi lavora addirittura come sondatore in

Guerra. Terzaghi viene arruolato come tenente, organizza un bat-


taglione del Genio Militare con 1000 uomini della riserva, costru-

dell’Aeronautica militare nei pressi di Vienna, con il compito di


................................................................................ Storie di Geotecnica
3. La teoria dello consolidazione tra Terzaghi e Fillunger .......................

Il 1916 è un anno cruciale. In maggio sposa Olga Byloff, poco dopo

Philipp Forchheimer, assume un posto di professore presso la Scuo-


la Imperiale di Ingegneria (Kaiserlische Ottomanischen Ingenieur
Hochschule
durante la guerra, la Scuola era egemonizzata da professori tedeschi.

a Istanbul. La Scuola di Ingegneria organizzata dai tedeschi vie-


ne chiusa e i professori licenziati. Terzaghi trova posto, sempre a
Istanbul, al Robert College, un’istituzione americana nata come
scuola missionaria ma che si andava aprendo all’insegnamento

Sono forse gli anni più fertili di Terzaghi dal punto di vista

il divorzio da Olga). Lavora sulla meccanica dei mezzi porosi, sulle


60 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Fig. 3.8. Le esperienze di Terzaghi sulla spinta delle terre al Robert College di Istanbul

Fig. 3.9. L’edometro e alcuni appunti sulla teoria della consolidazione


3. La teoria dello consolidazione tra Terzaghi e Fillunger ....................... 61

Nel 1924 scrive il libro Erdbaumechanik ). Nello


stesso anno partecipa al 1° Congresso Internazionale di Meccanica
Applicata, a Delft, dove incontra Von Karman, Prandtl, Reissner,

1924).

incarico di insegnamento al Massachusetts Institute of Technology.

moglie.
Nel 1928 Schaffernak gli offre di tornare in Austria come

è in trattative con Stratton, presidente del MIT, per una posizio-

discussioni. Vienna gli offre sei assistenti per la ricerca e l’insegna-

decide di tornare a Vienna, dove viene accolto con tutti gli onori.
Quello stesso anno aveva sposato Ruth Doggett.

3.3. Paul Fillunger

Figlio di un ingegnere ferroviario, aveva perso la madre ancora


bambino. Il padre si era risposato e i rapporti fra il ragazzo e la
-
rattere duro e austero di Fillunger. Dopo aver studiato ingegneria
meccanica al Politecnico di Vienna ed aver ottenuto la laurea nel
1904, lavora alcuni anni in una compagnia ferroviaria austriaca.

familiare scorre tranquilla. Dal 1910 insegna meccanica e materia-


62 ................................................................................ Storie di Geotecnica

coincidenza durante la Grande Guerra presta servizio in aeronau-


tica insieme a Terzaghi. Nel 1923 gli viene offerta la cattedra di
Meccanica Applicata al Politecnico di Vienna. È uno specialista di

Ha una solida reputazione come ricercatore, come docente e come

nelle sue convinzioni. È portato a criticare i lavori e le affermazioni


dei colleghi nel campo della meccanica, mentre è molto suscettibile
a ogni minima critica al suo lavoro.

Fig. 3.10. Tre ritratti di Paul Fillunger


3. La teoria dello consolidazione tra Terzaghi e Fillunger ....................... 63

-
ramento scontroso di Fillunger che, a differenza di Terzaghi, non
-
seguenza della profonda differenza fra i due per quanto riguarda le
vicende della vita, le esperienze pregresse, la collocazione sociale

Fig. 3.11. La famiglia Fillunger nel 1922

3.4. Terzaghi e Fillunger

-
ghi e Fillunger, a proposito della sottospinta idraulica nelle dighe
in calcestruzzo. Tradizionalmente, la sottospinta veniva calcolata
assumendo che la diga avesse una fessura orizzontale alla base,
entro la quale si instaurava la pressione idrostatica dell’acqua nel
serbatoio. Fillunger aveva argomentato che il calcestruzzo non è

aveva proposto una nuova formula, che conduceva a sottospinte


molto più ridotte e quindi meno gravose. Terzaghi non condivideva
64 ................................................................................ Storie di Geotecnica

questa formulazione, e condusse una serie di esperimenti che mo-


strarono come il calcestruzzo obbedisse al principio delle pressioni

lavoro venne pubblicato (Terzaghi, Rendulic, 1934) con una inter-


minabile coda di aspre discussioni scritte.
Questo precedente aveva segnato Fillunger, che probabil-
mente era geloso del successo del collega. Era inoltre preoccupato
del fatto che la sua teoria, ormai largamente accettata nella pratica

parte sua lo avrebbe messo in cattiva luce. Per di più, Terzaghi ave-
va infranto una delle regole fondamentali del mondo accademico,
invadendo un campo disciplinare che non era il suo. Come si dice,
con metafora un po’cruda, ognuno è gallo sul suo letamaio!

Il principale contributo di Terzaghi allo sviluppo dell’Ingegneria


Geotecnica, a giudizio di chi scrive, sta nella singolare intima unio-
ne di osservazione delle formazioni naturali, di studio del compor-
tamento delle opere, di modellazione teorica e di intuizione che è
-
co, tuttavia, il principale contributo che viene generalmente ricono-
sciuto a Terzaghi è l’enunciazione del cosiddetto “Principio delle

praticabile per valori di k < 10-7


Alternativamente, Terzaghi aveva deciso di osservare il decorso nel
tempo del cedimento di un provino di argilla satura in un apparec-
3. La teoria dello consolidazione tra Terzaghi e Fillunger .......................

e di ricavare il valore di k tramite un’interpretazione di tale decorso


attraverso la teoria della consolidazione, anch’essa appositamente
sviluppata.
-

1936. In quell’anno Rendulic, uno degli allievi di Terzaghi, scrive


che: “il comportamento meccanico dell’argilla (deformazione, re-

Una formulazione praticamente identica è contenuta in un


articolo di Terzaghi al 1° Congresso Internazionale di Geotecnica
organizzato da Casagrande a Harvard: “tutti gli effetti misurabili
di una variazione di tensione, come una compressione, una distor-
sione o una variazione della resistenza a taglio, sono dovuti esclu-

-
zione sono alla base del trattato pubblicato con Fröhlich (Terzaghi,
Fröhlich, 1936).
È veramente singolare scoprire che, in un lavoro precedente
di molti anni quello del 1923 di Terzaghi, e relativo al calcestruz-
-

in seguito. Alla pubblicazione nel 1936 del trattato di Terzaghi e


-
to nel quale, fra l’altro, espone una sua formulazione della teoria
della consolidazione basata sui concetti della teoria delle miscele
(Fillunger, 1936).
Quest’ultima era stata concepita da Stefan, ma non ancora
-
lisi del comportamento dei mezzi porosi saturi.
Il lavoro di Fillunger, all’epoca incompreso e comunque non
66 ................................................................................ Storie di Geotecnica

3.6. La tragedia

Come si è detto, Fillunger rende pubblico il proprio dissenso da


Terzaghi con un pamphlet, intitolato provocatoriamente Erdbau-
mechanik? con il punto interrogativo, che stampa e distribuisce a
proprie spese e nel quale critica la teoria di Terzaghi ed espone

Appare tuttavia chiaro che Fillunger non ha ben compreso il senso

del matematico per le soluzioni approssimate, che commenta con


sarcasmo, e dimentica che il dibattito si sta svolgendo in una scuola
di Ingegneria.

Terzaghi, che viene trattato da impostore, dedito solo a promuovere

Terzaghi reagisce e si appella al corpo di governo del Poli-


Kollegium
-
na. Il Kollegium decide di avvalersi di una Commissione scienti-

(meccanica), R. Saliger (costruzioni in calcestruzzo), F. Schaffer-


-

Rechtenstamm (matematica).
La Commissione si riunisce ben 18 volte, fra il dicembre del
1936 e il febbraio del 1937, giungendo alla conclusione che le cri-
tiche di Fillunger sono infondate e in alcuni punti chiaramente sba-
gliate, anche dal punto di vista matematico.
A seguito di questo verdetto, il 6 marzo del 1937 Fillunger e
la moglie Margarete si suicidano ingerendo dei sonniferi e aprendo
3. La teoria dello consolidazione tra Terzaghi e Fillunger ....................... 67

Fig. 3.12. Un giornale di Vienna dell’8 marzo1937

Lasciano le seguenti lettere:

e mi accorgo che non era così. I pesanti attacchi contro altre perso-
ne richiedono una pena, che solo io posso darmi. La mia coraggiosa

“L’amore e la devozione per la scienza che mio marito ha


sempre considerato il suo bene più prezioso ci porta alla morte,

è originato solo dalle idee più nobili e dalla più onesta e forte con-
68 ................................................................................ Storie di Geotecnica

3.7. Epilogo

Terzaghi si lascia rapidamente alle spalle questo tragico episodio, e


riprende la sua folgorante carriera. Diventa membro dell’Accade-
mia Austriaca delle Scienze e, nel 1938, è incaricato di conferire la
laurea honoris causa al presidente degli Stati Uniti Hoover.
-

3.13), e dell’architetto Albert Speer, ministro dei lavori pubblici di


Hitler. Nell’ambito di una consulenza per il faraonico progetto del-
la sede del partito nazista (Reichsparteitag) a Norimberga, sembra
abbia incontrato lo stesso Hitler.

della Reichsautrobahn da Francoforte a Darmstadt


3. La teoria dello consolidazione tra Terzaghi e Fillunger ....................... 69

Con l’annessione dell’Austria alla Germania nazista, Terzaghi co-


-
ghi appare del tutto indifferente ai problemi politici del suo tempo.
Per quanto conti amici ebrei (Timoshenko, Mindlin, Newmark),
non appare turbato dalle leggi razziste e dalle persecuzioni antie-
-

Stati Uniti. Contratta le sue dimissioni dal Politecnico di Vienna,


al quale chiede un riconoscimento del suo lavoro da parte delle

concludono con il prescritto Heil Hitler. Con suo disappunto (ma


con effetto certamente positivo sulla sua immagine) viene licenzia-
to senza alcun riconoscimento.
-

all’apice di una carriera straordinaria.


70 ................................................................................ Storie di Geotecnica

sua tomba la seguente semplice epigrafe:


Karl Terzaghi
ingegnere civile
nato il 2 ottobre 1883 a Praga, Austria, e morto il …
Paul Fillunger, invece, viene condannato ad una specie di damnatio
memoriae. Poco dopo il tragico evento, Heinrich (1938) pubblica
un lavoro che contiene un giudizio assai positivo della teoria di
Fillunger, e mostra come la teoria di Terzaghi ne sia una versione
di prima approssimazione. Flamm, uno dei più autorevoli compo-
nenti della Commissione del Kollegium, replica con una nota che
ribadisce con forza il giudizio della Commissione. Dopo di allora,
sulla questione scende il silenzio.
Quando Skempton prepara un capitolo ( -
zaghi’s concept of effective stress) del libro in onore di Terzaghi
et al., 1960), sottopone a Casagrande una prima bozza
nella quale è contenuto un tenue riconoscimento del contributo

Solo molti anni dopo de Boer, Schiffman e Gibson (1996),


avendo attentamente analizzato le equazioni di Fillunger, conclu-
dono che esse rappresentano una formulazione corretta di quella
che oggi viene chiamata poromeccanica, in anticipo di trent’anni.
A giudizio di chi scrive, questa vicenda è esemplare dell’in-
terazione fra scienza e ingegneria. L’ingegneria moderna è basata
-
za, che senza di essa non potrebbe nemmeno essere concepita.

solo nella misura in cui vengano istituite appropriate relazioni di


corrispondenza fra i concetti astratti di una teoria ed il mondo
reale dell’ingegneria. È in questo che l’opera di Terzaghi rivela la

dell’ingegneria, l’ingegneria geotecnica.


3. La teoria dello consolidazione tra Terzaghi e Fillunger ....................... 71

Per quanto riguarda poi il costume accademico, che dire?


-
ci e comunque non si suicidano più.
72 ..................................................................................................................
.................................................................................................................... 73

4. L’INGEGNERIA GEOTECNICA E IL SOTTOSUOLO


DI NAPOLI

4.1. Premessa

Un’antica immagine, diffusa in tutta Europa dai resoconti dei viag-


giatori settecenteschi che percorrevano il grand tour, dipinge l’Ita-
lia Meridionale come un paradiso abitato da diavoli, nel senso che

un’indole pigra e neghittosa degli abitanti, i quali quindi si trove-

L’immagine del paradiso abitato da diavoli appare appropria-


ta anche per il sottosuolo di Napoli. Questo è costituito da terreni di
origine vulcanica, in generale di caratteristiche favorevoli o addi-

millenni e, in tutto questo periodo, il sottosuolo è stato variamente


-

dimenticate, che mettono talvolta in essere notevoli rischi. Inoltre

naturale, come le frane nelle coltri piroclastiche che ammantano i


versanti o i distacchi di blocchi dai costoni tufacei. I rischi che si
manifestano ai nostri giorni sono quindi dovuti all’operato vera-
mente diabolico dell’uomo nel corso delle generazioni che si sono
succedute sul territorio.
È interessante scoprire come, nelle diverse epoche, il sotto-

modo minacciosa e con una dimensione onirica e magica.


74 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Scrive Petrarca nel 1341, a proposito della Crypta Neapolita-


na, la grande galleria Romana che attraversa la collina di Posillipo,
scavata nel primo secolo a.C. dal grande architetto Lucio Cocceio
Aucto (v. par. 2.3): “Tra il Falerno e il mare vi è un monte roccio-
so, scavato dalle mani degli uomini, opera che lo stupido volgo
ritiene compiuta da Virgilio mediante incantesimi. Così spesso la
fama degli uomini illustri non si accontenta delle vere lodi, ma dà
adito anche a leggende. E quando il re Roberto, famoso per il suo
regno ma ancora più illustre per il suo intelletto e la sua cultura,
in presenza di molte altre persone mi chiese che cosa pensassi di

egli supera non solo i re ma anche gli uomini, risposi scherzando


di non aver mai letto che Virgilio fosse stato uno scalpellino, ed
egli, approvando serenamente la cosa con un cenno della fronte,
affermò che là vi erano tracce di ferro, non di magia”. È un antico
esempio del mito e della ragione che si confrontano.
Saltiamo in avanti di molti secoli. Guglielmo Melisurgo
-

dedica all’esplorazione sistematica della rete di gallerie, canali e

saggio (Melisurgo, 1889) intitolato “Napoli sotterranea”, nel qua-


le si legge: “È indubbio che il misterioso, l’ignoto, hanno sempre
trovato numerosi seguaci, e nulla vi è di più ignoto e misterioso del
sottosuolo di Napoli - quindi non è da meravigliarsi delle attuali
discussioni sul sottosuolo e della confusione di nomi e cose – ma
deve preoccupare il fatto che possano le leggende, le ipotesi e le
induzioni prendere consistenza nella pubblica opinione”.
E, poco oltre: “Gli ingegneri, i tecnici, coloro che sanno
qualcosa di questo sottosuolo, debbono, sembra, portare il loro
contributo allo studio della questione e quando, mercé il loro con-
-
lora si indicherà il modo come provvedere a quello che si presume
4. L’ingegneria geotecnica e il sottosuolo di Napoli .................................

in pericolo”.
razionale si contrappone all’ignoto, al misterioso, alle leggende.
E veniamo ai nostri giorni. Qualche anno fa il giornalista
Carratelli ha pubblicato sul quotidiano on-line Napoli.com un’in-
dagine sul sottosuolo di Napoli. Interrogando alcuni esperti (o
supposti tali) ha raccolto varie opinioni, in alcune delle quali la
dimensione onirica è molto forte. Così, ad esempio, un “… consu-
lente prestigioso, docente, componente di numerose commissioni
ambientali e autore di numerose pubblicazioni”, afferma fra l’altro:
“La cosiddetta pozzolana … se si trova immersa in acqua galleg-
gia producendo una spinta verso l’alto”, e ancora: “Per gli sca-
vi, la pozzolana e le pomici non consentono l’utilizzo di tecniche
in uso per esempio in Germania, Francia o negli Stati Uniti che
presentano situazioni geologiche diverse Nel suo
sistema di avanzamento la talpa (macchina per lo scavo meccaniz-
zato di una galleria, n.d.a.) inietta cemento nel fronte da scavare
per consolidare il terreno. … Ma, poiché il terreno in questione è
rappresentato da terreni leggeri che galleggiano, i getti di cemento
iniettati non sono miscelati con le particelle che compongono il
-
riali, invece di miscelarsi tra loro si sono separati per effetto della
gravità e quindi il cemento iniettato ha cementato la talpa stessa”.
Si potrebbero qui riportare tanti altri esempi di come le leggen-
de e le fantasie trovino ancora credito presso la pubblica opinione.

stata imboccata con decisione attraverso alcune iniziative dell’ammi-


nistrazione comunale di Napoli e del governo nazionale.

con orgogliosa sicurezza: “può dirsi che al momento attuale Napoli


è la città d’Italia che possiede la documentazione più completa ed
organica intorno al sottosuolo sul quale è costruita e ai problemi
76 ................................................................................ Storie di Geotecnica

tecnici che ne scaturiscono” (Comune di Napoli, 1972). Questi pro-


blemi, che sono numerosi e gravi, possono quindi essere affrontati

come è (dovrebbe essere) costume degli Ingegneri. Ma la ragione e


-

La presente nota ripercorre brevemente alcune delle iniziative in


merito negli ultimi decenni, e i relativi successi e insuccessi, nella
speranza che da essi possa trarsi qualche utile insegnamento.

4.2. Il sottosuolo di Napoli

si susseguono aree pianeggianti o dolcemente acclivi che costitui-

più ampia di queste zone è quella orientale, delimitata ad est dalle


propaggini del Vesuvio. Una seconda zona pianeggiante è racchiusa
fra il mare e le colline di Capodimonte, del Vomero e di Pizzofal-
cone. Subito dopo, la sottile fascia di Chiaia si stende fra il Monte

e risale senza interruzioni lungo le pendici delle colline per disten-

acclivi, ma non mancano aree in forte pendenza lungo le pendici ed


in corrispondenza dei numerosi valloni che solcano il territorio.
Questa morfologia, assai movimentata, è da porre in relazio-
ne con la storia geologica della regione e, in particolare, con la
presenza di due potenti complessi vulcanici: il Somma Vesuvio ad
est e, soprattutto, i Campi Flegrei ad ovest.
4. L’ingegneria geotecnica e il sottosuolo di Napoli ................................. 77

8. Fuorigrotta - 9. Posillipo - 10. Mergellina - 11. Vomero - 12. S.Elmo

17. S.Giovanni a Teduccio - 18. Pendici del Vesuvio

Fig. 4.1. Morfologia del territorio Napoletano.

-
canica, noto come Terra di Lavoro, formatosi come substrato circa

durante il quale i prodotti di erosione formarono una coltre di ma-


teriali rimaneggiati poggianti sul tufo grigio, ai margini meridionali
dell’altopiano. Fra 13.000 e 11.000 anni fa, numerose eruzioni da

grigio, dettero luogo alla deposizione di ingenti volumi di materiali


-
lo Napoletano.

eventi vulcanici (i crateri di Agnano e Astroni) e vulcano-tettonici


(i versanti interni delle colline di Camaldoli e Posillipo, eredita-
78 ................................................................................ Storie di Geotecnica

ti dai due collassi calderici connessi alle eruzioni dell’Ignimbrite


Campana e del Tufo Giallo Napoletano).
L’ossatura di tutti i rilievi Napoletani è formata da prodotti

sopra dei prodotti antichi si ritrovano i materiali piroclastici del se-

e la pozzolana grigia. In effetti, il materiale eruttato è la pozzolana:


ceneri vetrose con scarsi frammenti litici, ricche di pomici disposte
caoticamente nella massa, di colore variabile dal giallognolo al gri-
gio. In seguito, una parte più o meno cospicua della pozzolana si è
trasformata in tufo, roccia lapidea tenera con la stessa struttura del-

del gruppo delle zeoliti, che esercitano un’azione cementante. Il


tufo giallo è la più tipica roccia del territorio, ed anche un diffuso
materiale da costruzione. Parrino (1700) scrive che: “Le abitazioni
dei cittadini sono assai comode e alte a tal segno che si veggono
molte case a sei e sette piani. Ciocché avviene per la leggerezza
della pietra e per l’ottima qualità dell’arena, detta pozzolana, la
quale mischiata con la calce fa una perfettissima congiunzione”.
Lo spessore del deposito è generalmente di qualche decina di me-
tri, ma talvolta appare molto maggiore perché il materiale si è de-
positato sui rilievi preesistenti e li ricopre dalla cima alla base. Ad

scendendo lungo la direttrice di Monte Echia, lo si ritrova a Corso


Vittorio Emanuele (100 m s.m.), a Pizzofalcone (60 m s.m.) ed in-

Lo spessore di pozzolana che si trasforma in tufo diminuisce


man mano che ci si allontana dal centro eruttivo, per il raffredda-

Capodimonte e a nord del vallone di S. Rocco.


-
teriali piroclastici più recenti, costituiti in prevalenza da pozzola-
4. L’ingegneria geotecnica e il sottosuolo di Napoli ................................. 79

-
pilli. Questi materiali costituiscono la cosiddetta pila piroclastica

essendosi depositati con meccanismi da caduta, ammantano rego-

lo spessore della pila piroclastica napoletana, quando non erosa in

Nelle zone basse costiere i materiali piroclastici sono invece


rimaneggiati, asportati dalle acque e ridepositati come prodotti al-
luvionali o di spiaggia.
Mancano in tutto il territorio colate laviche, brecce vulca-

compresi negli attuali spazi cittadini.

4.3. I problemi geotecnici

modo spesso caotico e senza una valida programmazione urbani-


stica. Il tessuto urbano, che prima dell’ultima guerra era essenzial-
mente concentrato nella fascia costiera, si è propagato a macchia
d’olio verso le colline retrostanti. Ai margini del centro antico sono
presenti aree nelle quali il sottosuolo era stato sfruttato per l’estra-
zione di materiale da costruzione, con imponenti cave a cielo aper-

gran parte obliterate, dando origine a zone con ingenti spessori di

ha portato a occupare queste aree in modo indiscriminato (Pellegri-


no, 2004).
In corrispondenza di eventi piovosi intensi e prolungati, nelle
sottili coltri piroclastiche che ammantano le ripide pendici collinari
80 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Fig. 4. 2. Frana per colata rapida in una coltre piroclastica

Il volume di tali frane è generalmente ridotto (da qualche decina

-
ro che li abitano sono esposti a un rischio molto elevato (De Riso
et al., 2002).

ripidi costoni o fronti di scavo verticali, che possono raggiunge-


4. L’ingegneria geotecnica e il sottosuolo di Napoli ................................. 81

un’estensione dell’ordine di 4 km2 (Evangelista et al., 2002a).


-

il tessuto edilizio sottostante con il rischio di distacco e crollo di

Fig. 4.3. Distacco e crollo di blocchi da un costone tufaceo. Via F.S. Correra, 1982
82 ................................................................................ Storie di Geotecnica

La morfologia articolata ha imposto nelle aree collinari l’uso fre-


quente di muri di sostegno, (Evangelista et al., 2002a).

di ritenuta superiore a tre metri. Si tratta quasi sempre di opere in

-
quenti crolli.

Fig. 4.4. Un muro di sostegno a Napoli, via Caravaggio

-
nee di origine antropica, perlopiù scavate nella formazione del tufo.
Si tratta di acquedotti e cisterne, antiche cave in sotterraneo, gallerie
4. L’ingegneria geotecnica e il sottosuolo di Napoli ................................. 83
84 ................................................................................ Storie di Geotecnica
4. L’ingegneria geotecnica e il sottosuolo di Napoli .................................

si scopre con gran fragore), di altre sono noti solo gli accessi, altre

-
volta con perdita di vite umane.
Le reti di fognatura e di drenaggio dei nuovi quartieri col-
linari sono state immesse nei vecchi collettori del centro storico,
realizzati all’inizio del 1900, con notevole incremento delle por-
tate (Rasulo, 2000). Negli oltre 600 km di collettori principali, in
corrispondenza di eventi piovosi anche non eccezionali molti tratti

Fig. 4.8. Il tratto terminale del collettore Arena S. Antonio nella piana di Coroglio,
86 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Per tutti questi motivi, è progressivamente aumentata la frequen-

nuovo evento aggrava le preoccupazioni e i disagi ed è all’origine

adottare provvedimenti di prevenzione e mitigazione del rischio.

4.4. La Commissione del 1966

-
sione per lo studio del sottosuolo cittadino allo scopo di rilevarne

i suoi lavori con una ponderosa relazione (Comune di Napoli,


1967). Gran parte del materiale contenuto nella relazione, assie-
me ad altri contributi e a una serie di carte tematiche, venne poi
pubblicata negli Atti dell’VIII Convegno dell’Associazione Geo-
tecnica Italiana, tenutosi nel 1967 a Cagliari (AGI, 1967).
La Commissione giunse alla conclusione che i dissesti pic-

parte alla costituzione e struttura del sottosuolo ma, più spesso,


all’opera dell’uomo.

preesistente allo sviluppo edilizio dell’ultimo dopoguerra e in


quella di più recente urbanizzazione.
-
li dissesti, che derivano innanzitutto dal tipo strutturale dei fab-
bricati della Napoli antica, incapaci di resistere senza lesionarsi
-
zioni, sia pur modeste, di acqua nel sottosuolo. Con il passar degli
-
4. L’ingegneria geotecnica e il sottosuolo di Napoli ................................. 87

-
tate, spesso senza alcun criterio tecnico. I grandi dissesti, invece,

costruzione del moderno Acquedotto del Serino e della fognatura


cittadina, e sono da porre in relazione con le più cospicue e con-

per la rottura di fogne o tubi dell’acquedotto.


Diversa era la situazione nelle zone di più recente espansio-
ne, e in particolare sulle colline del Vomero e di Posillipo. Qui i

quali apertura di voragini nelle strade, crollo di muri, sprofonda-


menti. Le ragioni erano da ricercare nelle infrastrutture divenute

e nella non corretta progettazione ed esecuzione degli scavi, dei


rilevati e dei muri di sostegno.

nulla di singolare nella sua struttura originaria e nella natura e

inoltre esplicitamente l’attenzione sul fatto che molte delle sue


conclusioni non differiscono da quelle cui erano pervenute altre

avessero questa volta una concreta e sollecita attuazione.


Tali raccomandazioni erano raggruppate in tre categorie:
- di carattere generale (piani e programmi urbanistici, piani par-
ticolareggiati riferentisi anche al sottosuolo, opere fognarie e
sottoservizi)
- di carattere normativo (norme per fondazioni, scavi e muri di

-
88 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Il Sindaco dette un qualche seguito a tali raccomandazioni con

forma embrionale. Venne dato incarico ad alcuni professionisti


di studiare le opere di sostegno nella zona collinare di Posillipo

4.5. La Commissione del 1971

-
te pressione di Enti e privati interessati a ottenere il rilascio di li-
cenze di costruzione, prima dei termini di scadenza (31.08.1968)

all’avvenuta esecuzione delle opere di sistemazione idraulica, fo-

comunale che ministeriale.


La Commissione di inchiesta ministeriale giunse alla con-
clusione che l’amministrazione comunale non avesse recepito in
maniera completa le raccomandazioni della Commissione Sotto-

amministrativo, in quanto il parere della Commissione Sottosuolo


non poteva essere considerato né obbligatorio, né tantomeno vin-

Tecnico Comunale, istituita nel 1967, si era mostrata del tutto in-
-
canza di mezzi, personale, attrezzature e risorse.
4. L’ingegneria geotecnica e il sottosuolo di Napoli ................................. 89

Cimarosa, via A. Vitale, dove nel marzo 1971 si ebbe un morto, il


blocco dei lavori per la Tangenziale a causa dell’incontro di una
-
nimenti l’amministrazione, reiterando l’abituale provvedimento,

Nell’introduzione a tale relazione viene confutato ancora


una volta il luogo comune secondo il quale i dissesti che si veri-
-
ristiche scadenti del sottosuolo. Questa credenza, respinta a più
riprese da tutti i tecnici e gli studiosi, ha svolto un ruolo negati-

-
gomenta la Commissione, di fatti che possono e debbono esse-
re affrontati dall’uomo, che tanta parte ha avuto nel determinarli
quando, come singolo operatore miope ed egoista, non ha esitato

parte pur di perseguire il suo vantaggio particolare.


Elemento determinante e insostituibile di qualsiasi iniziati-

responsabile e cosciente dei cittadini, ai quali è da imputare la

contribuire alla soluzione dei problemi. La mancanza di parteci-


-

alla denunzia, all’addolorata ma supina rassegnazione, per impe-

-
rale e civile. Per un lettore di questo inizio del terzo millennio, la
potenza profetica di queste affermazioni è impressionante.
90 ................................................................................ Storie di Geotecnica

di un potenziamento dei servizi tecnici comunali, con la creazio-

poi che le risorse per attuare i necessari interventi su fognature,

reperite solo dallo Stato.


A seguito di queste raccomandazioni furono assegnati dallo

che furono progettati dalla Cassa per il Mezzogiorno e in parte at-


-
te gli interventi sulla rete fognaria, sono stati proseguiti per alcuni
anni da due Commissariati per la Ricostruzione, uno Comunale e
uno Regionale.

4.6. Il Commissariato Emergenza Sottosuolo

Tutti gli sforzi, le iniziative, gli interventi di cui si è detto sembra-

prima dalla Cassa per il Mezzogiorno e poi dai Commissariati per


la Ricostruzione, sono rimaste sostanzialmente avulse dal resto
della rete fognaria e in parte non sono state neanche messe in
funzione.

gennaio con la morte di 9 persone, e si chiuse nel dicembre con la

Fra le misure assunte immediatamente, il Ministro dell’In-

gli interventi di emergenza connessi al consolidamento del sot-

lo scrivente è stato componente del Comitato Tecnico, che ha af-

Pellegrino.
4. L’ingegneria geotecnica e il sottosuolo di Napoli ................................. 91

Fig. 4.9. Il collasso della galleria di Secondigliano, gennaio 1996

Fig. 4.10. La voragine di Miano, dicembre 1996


92 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Sulla base di un attento esame della documentazione esistente e


-
nali, sono state individuate cinque grandi classi di problemi geo-
et al., 2002b), e cioè:

- le crisi della rete fognaria


Tutti questi problemi si presentano con alcune caratteristiche comuni.
In primo luogo, ciascuno di essi ha una grande diffusione sul terri-
torio cittadino con caratteri alquanto, anche se non completamente,
ripetitivi. Per tutti la conoscenza della situazione di fatto era incom-

disponibili, sia per motivi gestionali ed organizzativi.


Il Comitato ha operato su tre direttrici: (i) la gestione dell’e-
mergenza, con alcuni interventi mirati principalmente a rimuovere
interruzioni delle reti stradali e fognarie e a garantire la sicurezza
-

Per ciascuna delle classi di problemi, il lavoro si è articolato nelle


seguenti fasi:
- inventario della documentazione esistente e suo completamento:

- studio approfondito di un numero relativamente ridotto di casi


4. L’ingegneria geotecnica e il sottosuolo di Napoli ................................. 93

svolta a tale data (Sindaco di Napoli Commissario Delegato, 2000),


nel quale si fornisce un quadro organico degli studi e degli interventi
effettuati o avviati. Nel rimandare a tale rapporto per un esame di
dettaglio, sembra interessante riportare alcune cifre. Al Commissa-

il Sindaco Commissario Delegato potesse utilizzare altre eventuali


risorse comunitarie, statali, regionali o del proprio bilancio comuna-
le. Nel febbraio 1999 la scadenza del Commissariato venne proro-

Al 2000, risultavano eseguiti o in corso interventi per cir-

un importo presunto di circa 236 miliardi di lire. Oltre alle risorse


assegnate al Commissariato, erano stati utilizzati fondi provenienti

dell’Ambiente e dei LL.PP.


Una rassegna delle indagini condotte a termine e dei primi
interventi è stata pubblicata da Pellegrino (2002). Alcuni esempi di
interventi sono riportati da Evangelista et al. (2004).
Le risorse messe in gioco, di qualche centinaio di miliardi di

sottacersi che il Comitato Tecnico, sempre nel 2000, aveva valutato


la somma necessaria per la messa in sicurezza del territorio nell’or-

4.7. La storia si ripete?

È, purtroppo,

specialmente grandi, né può ragionevolmente ritenersi che la ese-


cuzione dei provvedimenti che questa Commissione raccomanda
94 ................................................................................ Storie di Geotecnica

all’Amministrazione, per rapida che sia, possa evitarli. Chiaro è,


d’altra parte, che il ritardare l’inizio dei richiesti interventi e il
trascurare, nel futuro sviluppo urbano, quanto emerge dagli studi
effettuati non potrà non aggravare le condizioni di pericolosità in
cui versa la città; vale a dire che tutta la programmazione urbani-
stica e l’edilizia di Napoli dovrà essere subordinata alle linee e alle
direttive di un organico piano di sicurezza urbano “.
Come meravigliarsi se, malgrado l’impegno profuso e gli in-
terventi eseguiti, continuino a ripetersi piccoli e grandi dissesti, in

-
ragonabili a una guerra di lunga durata. Le forze in campo sono
l’Amministrazione Comunale, la Protezione Civile, il Governo
-
chevoli per cronica inadeguatezza o per colpevole disattenzione.
Alcune battaglie sono state ignominiosamente perdute, altre vinte.
La guerra, comunque, è ben lungi dall’essere conclusa e l’esito ri-
mane incerto.
Guglielmo Melisurgo (1889) (ancora lui!) scriveva, da inge-
gnere del Comune di Napoli: “Gli ordinari lavori di manutenzio-
ne alle fogne, l’attiva sorveglianza nell’esercizio delle condutture
d’acqua, la continua ispezione alla rete dei canali profondi è quan-
to pratica l’Amministrazione per prevenire possibili accidenti edi-
lizi e stradali, e deve rassicurare; ed è forse solo a considerarsi, da
parte dei proprietari, minore incuria nelle manutenzioni e maggio-
re e migliore impiego dell’opera degli ingegneri, per ristabilire la
tranquillità turbata da qualche caso di crollamento improvviso”.
Dopo 120 anni, non sembra che si possano indicare criteri
-
-
tenzione, potenziando o approntando le relative strutture tecniche
-
4. L’ingegneria geotecnica e il sottosuolo di Napoli .................................

rie risorse. E magari anche curare un po’ l’informazione. È almeno


scoraggiante trovare sul quotidiano cittadino del febbraio 2011 un
titolone che recita “Flop sottosuolo, progetti al palo. Rischio dis-

Commissariato straordinario per l’Emergenza Sottosuolo consiste-


rebbe nel fatto che, su oltre 200 realizzazioni per un valore che

Queste sono le condizioni per giungere a una pace onorevole,


-
prino del paradiso.
Ma chi sono i diavoli, gli angeli e i santi? Come possono
essere diavoli i miei straordinari concittadini? Cerco di trovare in
letteratura qualche indicazione, mosso (lo ammetto) dal mio amore

Row, Steinbeck scrive: Vicolo Cannery a Monterey, California, è


un poema, un fetore, un rumore irritante, un colore della luce (per-
ché, Napoli non è .. n’addore e mare, non è .. a voce de’ creature,
non è .. na carta sporca, e nisciuno se ne ‘mporta?) ed è abitato,

costui avesse guardato attraverso un altro spiraglio avrebbe potuto


dire: santi, martiri e uomini di Dio.

Genova (ma, secondo voi, non si applica anche a Napoli?):


Se t’inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli

lì tu troverai i ladri e gli assassini e il tipo strano,


quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano.
Se tu penserai, se giudicherai da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni più le spese.

-
96 ................................................................................ Storie di Geotecnica

anni ’70 e ’80, quando Napoli è stata soffocata dall’abusivismo e


-
rono come metastasi dopo il terremoto, ingrassando i costruttori e i
-
rono colore alle mappe del piano regolatore di Luigi Piccinato, del

-
no regolatore di Vezio De Lucia, approvato dopo un iter faticoso e
lungo, che non farebbe altro che immobilizzare le forze produtti-
ve e non lascia spazio alla connessione politica-amministrazione-
affari che, secondo loro, assicurerebbe lo sviluppo. I diavoli sono
ormai insediati nei prodotti di quell’incolta, becera, rozza, volgare

-
mero vecchio.

Fig. 4.11. Il Casermone di Piazza Mercato


4. L’ingegneria geotecnica e il sottosuolo di Napoli ................................. 97

Fig. 4.12. La “Muraglia Cinese” di via Kagoshima

Come ricacciarli all’inferno? Per restare al tema di questo lavoro,


non ci resta che sperare che la vecchia talpa scavi ancora!
98 ..................................................................................................................
.................................................................................................................... 99

5. GLI INGEGNERI E LA TORRE PENDENTE DI PISA

5.1. Premessa

Negli anni fra il 1990 e il 2002, il Comitato Internazionale per la


Salvaguardia della Torre di Pisa ha condotto a termine un intervento
sul monumento che ne ha grandemente migliorato le condizioni di

nel tempo che sarebbe ineluttabilmente sfociato in un collasso. Nel


presentare i tre volumi di Atti, nei quali il Comitato ha documentato

problematiche della Torre di Pisa, accumulatesi anche grazie all’im-


ponente complesso di indagini e studi svolti dalle Commissioni pre-
cedenti, insieme all’evolvere dei criteri di conservazione e restau-
ro dei monumenti, hanno reso la situazione matura perché questo
Comitato, con ulteriori studi e indagini, potesse concepire e attuare
-
mento. L’opera del Comitato deve quindi essere vista come l’atto

stata documentata in modo esauriente, oltre che nei richiamati Atti e


in un archivio accessibile anche sulla rete, in conferenze, convegni,

-
te lavoro si propone appunto di raccontare questo sforzo, culminato
nell’intervento di stabilizzazione al quale si fa solo un rapido cenno.

5.2. La storia antica


100 ................................................................................ Storie di Geotecnica

base delle correzioni che gli antichi magistri lapidum apportavano


per compensarla, è stato possibile ricostruirne il decorso nel perio-
do della costruzione, durata due secoli dal 1173 al 1370. Nei secoli
successivi la Torre ha continuato a inclinarsi, e valori della penden-
za in varie epoche sono stati ricavati da immagini e documenti di

inglesi Cresy e Taylor eseguirono un primo accurato rilievo. Seguì,

a b

pendenza
5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ............................................... 101

Il Comitato Internazionale per la Salvaguardia della Torre di Pisa,


che ha operato dal 1990 al 2002, ha ricostruito la storia dell’inclina-

-
-
zio del 1800. Il diagramma mostra che, a quell’epoca, il gradiente di
accrescimento della pendenza doveva essere molto ridotto, e forse
la Torre aveva addirittura raggiunto una condizione di quiete.

Storia della costruzione e sviluppo della pendenza della Torre di Pisa

A questa progressiva inclinazione si era accompagnato uno sposta-


mento verticale (cedimento) dovuto alla compressione dei terreni
di fondazione, il cui valore medio è stato stimato in almeno tre me-
tri. A causa di tale cedimento, la base del monumento, con i gradini,

colonne stesse erano immerse nel terreno.


102 ................................................................................ Storie di Geotecnica

5.3. I lavori ottocenteschi dell’architetto Gherardesca

Nel 1800, in un clima di riassetto generale della Piazza dei Miracoli


volto a “porre in più pittorica e seducente composizione il gruppo
delle quattro insigni fabbriche” (Nuti, 1986), viene concepito e af-
-
mento della Torre, con demolizione di una serie di fabbriche che le
erano state accostate.
A proposito del cedimento della Torre, il Gherardesca (1838)
così si esprime: “Sembra che questo sinistro sgomentasse i nostri
Avi, o che non sapessero opporvi altro provvedimento di quello del
riempimento di terra, venendo così a nascondersi, dal lato inclina-
zione, non solo la gradinata ma gli scamilli, le basi e parte ancora
del fusto delle grandi colonne del primo ordine. Ma, la Dio mercé,
viviamo in giorni che l’amore alla conservazione delle cose che
rammentano l’avita patria grandezza energicamente si risveglia”
E, poco oltre: “Fui incaricato da questa inclita Magistratura
Civica ... di procedere al totale scuoprimento del nobile imbasa-
mento, ingrandendo il bacino da cui sorge, rivestendolo di marmo
... e così ridurre al suo intiero lustro un’opera sì leggiadra e inte-
ressante”.
Ahimè! Il riempimento di terra, deprecato dal Gherardesca,

Torre, mentre lo scoprimento, con la creazione di quello scavo alla

invece un intervento assai pericoloso. Per di più, il fondo di tale


scavo era posto ben al di sotto del livello della falda idrica e pertan-
to, scrive ancora Gherardesca (loc.cit.), ...”accintomi ad eseguire
un sì nobile divisamento, fui istantaneamente compreso da timore
per l’esuberante abbondanza delle acque sotterranee, e vidi tutte le
5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ............................................... 103

-
te maggiore di prima e crescente nel tempo. È questo il primo, ma
non il solo esempio di intervento sulla Torre che ha prodotto effetti
fortemente negativi, sebbene mosso dalle migliori intenzioni (delle
quali, come tutti sappiamo, è lastricata la via dell’inferno). Qualche
anno dopo l’Operaio Presidente dell’Opera Primaziale, che gesti-
sce per conto del Vescovato i monumenti della Piazza dei Mira-
coli, scrive che la Torre, “fatta fondo di padule fetente, è divenuta

risolvere il problema.
Ed ecco gli Ingegneri: l’ingegnere ispettore Antonio Lapi, il
soottoispettore Rodolfo Castinelli, e il professore di trigonometria
Guglielmo Martolini. Castinelli, Lapi e Martolini (non sembra di
essere in una novella del Decamerone?) non riuscirono nell’intento
-
za installare una pompa che manteneva il catino all’asciutto, emun-
gendo acqua che veniva utilizzata per irrigare i vicini orti. Questo

Il 14 luglio 1902 crolla improvvisamente il Campanile di S. Marco

secoli. A seguito dell’impatto di questo evento sull’opinione pub-

l’arch. Agenore Socini, Direttore della Soprintendenza ai Monu-


104 ................................................................................ Storie di Geotecnica

tempore dell’Opera Primaziale. Nel 1912 la Commissione produce


una ponderosa relazione, che viene presentata nel 1913 al Ministro
della Pubblica Istruzione , S.E. l’on.le Luigi Credaro, con una let-

Belle Arti presso lo stesso Ministero.


“L’Eccellenza Vostra ricorderà” scrive Ricci “con quanta
rapidità si diffuse e con quanta trepidanza dovunque si accolse la
notizia che il famoso Campanile pericolava. Naturalmente, come
tutte le notizie che sembrano preludere a una sventura, anche quel-
la, prima di toccar la ragione, toccò la fantasia, e per poco non
si cantarono i funeri al gloriosissimo monumento. Successe allo-
ra che da diverse parti del mondo, anche dalle lontane Americhe,
giunsero al Ministero dell’Istruzione consigli e progetti, molti dei
-
dimenti statici, che per poco il Campanile non si mutava in uno di
quegli spaventosi grattacieli che si specchiano nell’Hudson o nel
Delaware”. Un atteggiamento corretto, come si vede, a parte l’in-

La Relazione contiene i primi studi sul Campanile condotti


-
levamento geometrico, inclusa la fondazione che venne indagata

Fu così accertato che le fondazioni hanno la forma di una corona


circolare, e che il piano di fondazione ha una inclinazione corri-
spondente a quella della Torre.
Venne determinato il valore della pendenza, mettendolo in
relazione con le precedenti misure di Cresy e Taylor (1829) e di

metodo geodetico per la misura della pendenza, e auspicata per il fu-


5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ...............................................

turo l’attuazione di rilievi sistematici, da eseguire ogni quattro anni

-
denza con metodo geodetico viene eseguita ogni anno).
Fu condotto un accurato rilievo dello stato di conservazione
del Campanile, mettendo fra l’altro in evidenza i numerosi prece-
denti interventi di consolidamento e restauro. Pur sottolineando la

-
vazione del Campanile venne considerato buono. Vennero eseguite

saggi furono eseguiti anche attraverso il foro centrale della fonda-


zione della Torre. Fu così messa in evidenza la depressione esistente
106 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Fu studiata la circolazione idrica sotterranea, con particolare atten-


zione al trasporto di sostanza solida in sospensione da parte delle
-
tro, anche se in modo dubitativo, si esprimeva la convinzione che
tale trasporto solido fosse all’origine del progressivo e continuo
aumento dell’inclinazione della Torre.

5.5. Governo centrale e autonomie locali

La Relazione del 1912 premette che:…”le conclusioni cui si giun-


ge non riguardano che le condizioni di fatto attuali, senza minima-
mente entrare nella questione dei provvedimenti da adottarsi per
assicurare la conservazione del prezioso monumento”. A questa
-
ta appunto nel 1912 e nella quale ai componenti della precedente
-
-

Monumenti del Veneto, fresco della ricostruzione del Campanile

la Soprintendenza dei Monumenti delle province di Pisa, Livorno,


Lucca e Massa, appena costituita. Come si vede, gli Ingegneri par-
tecipano in forze.
Mentre proseguono indagini e studi, sopravviene la Grande
Guerra e tutto si arresta (ma non la torre, che continua ad aumentare
la sua pendenza, come risulta inequivocabilmente dalle misure di
Cicconetti).
Nel 1924 il Ministro dell’Istruzione nomina una nuova
Commissione presieduta dall’ing. Anselmo Ciappi, direttore del-
la Scuola d’Ingegneria di Roma. Oltre a Bernieri, Canavari e Su-
sinno, essa include l’ing. Giovanni Battista Canevari, l’ing. Giulio
5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ............................................... 107

-
scetti. Non c’è più il soprintendente di Pisa perché nel frattempo la

centralista.
Nell’ambito di questa Commissione, per la prima volta, ven-
gono esaminati veri e propri progetti di intervento, sia di componenti
della Commissione, sia di esterni. Tutti, comunque, sono alquanto in-
vasivi: allargamento delle fondazioni, riempimento totale o parziale

prevalere le idee dell’ing. Canevari, che propone iniezioni nella fon-


dazione, l’allargamento del catino per raccordarlo con il piano della
Piazza ed un parziale riempimento con calcestruzzo. Quando il pro-

questo riempimento copre, per un tratto, anche la base delle colonne.

essa il Comune, l’Opera Primaziale, il cardinale arcivescovo, tutti

frattempo si forma una Commissione Tecnica pisana, presieduta


da Fascetti e composta dal Sindaco Riccardo Ugolini, da assessori
comunali e deputati dell’Opera Primaziale, un delegato del cardi-
nale, un architetto funzionario della Soprintendenza Toscana, oltre
ai tecnici (Bernieri, Giulio Fascetti, l’ing. Alberto Petri, i professori
Canavari, Gino Cassinis, Giulio De Marchi, Ottorino Sesini, l’ex
soprintendente Pèleo Bacci). Esaminate le misure di Cicconetti, nel
luglio 1927 la Commissione pisana non trova elementi di allarme
immediato, e chiede quindi studi più approfonditi.
Nell’ottobre 1927 il Ministro tenta una ricomposizione nomi-
nando una nuova Commissione, presieduta dal conte Pellati. Oltre
a Canevari, Ciappi, Cicconetti, Giulio Fascetti, Giovannoni, Guidi,
Susinno, Cassinis, Sesini, De Marchi la nuova Commissione com-
108 ................................................................................ Storie di Geotecnica

ed il Sindaco di Pisa, dr. Ugolini.


La Commissione decide di lavorare con 4 sottocommissioni:
geologica (Crema, Ugolini), idraulica (Fantoli, Canevari, De Mar-

nutrita, è costituita da Guidi, Ciappi, Fascetti, Giovannoni, Poggi,


Sesini e Susinno. Nella relazione conclusiva, del 1930, l’elimina-
-
ria. Si decide pertanto di impermeabilizzare il masso fondale con
iniezioni cementizie, ed il fondo e le pareti del catino con rivesti-

5.6. L’impermeabilizzazione del catino

Il progetto di massima redatto dall’ing. Giulio Fascetti viene esa-


minato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nel luglio del
1932. In seguito esso viene reso esecutivo dal Genio Civile di Pisa,

sotto la direzione dell’ingegnere capo Girometti.


Questi lavori rappresentano il primo intervento di rilievo dopo
lo scavo del catino ottocentesco da parte dell’arch. Gherardesca.
Sfortunatamente, non si dispone su di essi di una documentazione

inizio ai lavori veri e propri, viene predisposta la strumentazione


per un monitoraggio del comportamento della Torre più esauriente
ed agevole di quello geodetico. Viene così installato un inclino-
metro a pendolo, progettato dallo stesso Girometti e dal geometra

la parte ottica, e la Fonderia del Pignone per la parte meccanica.


5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ............................................... 109

falda idrica
110 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Il pendolo GB, così chiamato per ricordarne i progettisti, consente


di determinare le variazioni della pendenza della Torre in tutte le
direzioni, e con una precisione di meno di un secondo d’arco. A
partire dalla sua installazione, nel settembre del 1934, esso viene
letto almeno una volta al giorno ed ha quindi dato origine ad una
serie storica di misure molto completa e di grande importanza per
la comprensione del comportamento del monumento. Viene anche
installata una livella a bolla, detta livella GC (come Genio Civile),
che viene posizionata su supporti murati nelle pareti a livello della
sala strumenti nella Torre e disposti sia nel piano di massima pen-
denza, sia in quello ad esso ortogonale. Le misure con la livella GC
sono molto meno agevoli e rapide di quelle con il pendolo GB, e
pertanto vengono eseguite irregolarmente ed a lunghi intervalli di

deformazioni della struttura.


Per l’impermeabilizzazione della base del Campanile vengono ese-

complessiva di 1402 m. In esse viene iniettata una miscela di acqua


e cemento, per un totale di 92,8 t di cemento. Per l’impermeabiliz-
zazione del catino, si eseguono dapprima iniezioni di gel di silice a
bassa pressione, per un totale di oltre 21 m3
fondo una soletta di cemento armato, collegata alla base del Campa-

la parete perimetrale esterna. I lavori hanno successo, nel senso che

aumenta bruscamente, mantenendosi essenzialmente in direzione


Nord-Sud (un altro piccolo passo sulla via dell’inferno!). Dopo l’in-
terruzione delle misure dovuta alla Seconda Guerra Mondiale, risul-
ta evidente che il movimento della Torre ha ripreso il suo precedente
andamento senza apparente memoria dell’evento, salvo ovviamente
5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ............................................... 111

5.7. La stagione dei progetti

Nel 1949, insistentemente sollecitata dall’Opera Primaziale, viene


nominata una nuova Commissione di studio con carattere perma-
nente. Presieduta dapprima da Girometti, poi dall’ing. Eduardo Na-
toni e dopo ancora dall’arch. Gian Ernesto Leschiutta, Provveditore
alle OOPP per la Toscana, la Commissione ha come compito “..l’i-

di inclinazione … e l’adozione di nuovi provvedimenti che possano


”.
-
112 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Vengono presi in esame vari progetti. In primo luogo una


versione del vecchio progetto Fascetti, rielaborato con la previsio-
ne di una sottofondazione con pali. Vi è poi un progetto del prof.
Penta, che prevede di “armare” il terreno di fondazione della Torre
con un reticolo di pali trivellati di piccolo diametro (pali “Radi-

quell’epoca praticamente esclusivista di questa tecnologia. Un ter-


zo progetto viene presentato dal prof. Letterio Donato, ordinario di
. Donato prevedeva
un’opera provvisionale, costituita da stralli di acciaio vincolati a
due incastellature metalliche alte 40 m, poste a nord della torre, ed
una sottofondazione costituita da 8 grandi cassoni a base quadrata

torre mediante martinetti.


La Commissione lascia cadere queste proposte, e prosegue

sviluppo di sempre nuovi progetti.


Nel 1963 è addirittura il Soprintendente di Pisa, arch. Nello
Benporad, a presentare un progetto di consolidamento da lui re-
datto in collaborazione con l’arch. Enzo Vannucci. Sorprendente-
mente il progetto, avallato dall’autorevolezza del Soprintendente,
-
ciaio collegata al tronco di base della Torre e fondata su di una pla-

essere tagliata all’altezza dell’attacco con le fondazioni, sollevata


-

platea di fondazione e rimuovendo la struttura reticolare.


Un progetto di analogo tenore viene presentato da Gustavo
Colonnetti, illustre professore di Scienza delle Costruzioni del Po-
litecnico di Torino. Il prof. Colonnetti aveva sviluppato e preve-
deva di utilizzare un martinetto idraulico della portata di 1.000 t,
5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ............................................... 113

nel quale l’avanzamento poteva essere controllato meccanicamente

vento, avvalendosi del Centro Ricerche della FIAT e della galleria


del vento del Politecnico di Torino.
Giudicati con il senno di poi, tutti questi progetti appaiono
assimilabili alle più o meno fantasiose proposte che continuano ad
arrivare a Pisa da ogni parte del mondo, salvo che per l’autorevo-
lezza dei proponenti. Fortunatamente, in quel momento manca un
organo delegato a esaminarli e pertanto essi vengono lasciati cade-
re, benché Colonnetti eserciti una forte pressione.

5.8. La Commissione Polvani e l’appalto concorso internazionale

Nel 1964 il ministro dei Lavori Pubblici dell’epoca, Giovanni Pie-


raccini, costituisce una Commissione … “con l’incarico di pro-

di concorso internazionale, o limitato alla scelta della soluzione


tecnica da adottare o esteso altresì all’aggiudicazione dei lavori
per la realizzazione del progetto prescelto”. La Commissione, fra
l’altro, deve… “ -
mini del bando di concorso internazionale ovvero prestabilire le
norme di massima in base alle quali dovranno essere presentati i
progetti tecnici e le offerte delle imprese concorrenti”.
Si ritiene che le conoscenze, di cui allora si disponeva, non
-
ve che consentissero di acquisire elementi conoscitivi certi per ogni
ulteriore programma di salvaguardia del Monumento. I compiti di

-
nale delle Ricerche, e costituita da una trentina di componenti, fra
114 ................................................................................ Storie di Geotecnica

funzionari ministeriali ed esperti. Degna di nota la presenza di un


gruppo di Ingegneri geotecnici (Carlo Cestelli Guidi, Professore

Viene prescelta la soluzione di appalto concorso internazionale per


la progettazione e l’esecuzione, in modo inscindibile, degli inter-

viene redatto lo schema di bando e il relativo capitolato d’oneri.


Gli studi e le ricerche condotti dalla Commissione Polvani su
ogni aspetto del problema della Torre sono troppo ampi ed appro-
fonditi per poter anche tentare di riassumerli in questa sede. Essi
sono dettagliatamente esposti in tre bei volumi di Atti, pubblicati
5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ...............................................

-
tore interessato (Ministero Lavori Pubblici, 1971).
Nella presentazione di questi volumi la Commissione, “nella

in ogni parte del mondo hanno manifestato interesse … esprime la


speranza che la sua opera giovi a dare agli studiosi e ai tecnici un
valido contributo per la soluzione dell’antico tormentoso proble-
ma della salvezza di così insigne monumento”. Fiducia e speranza

blu”, come vengono chiamati nella cerchia degli addetti ai lavori,


sono un’autentica miniera di dati ed informazioni, in gran parte
ancora perfettamente validi.
Viene bandito l’ appalto concorso fra Imprese italiane e stra-

un’eventuale riduzione della pendenza a non oltre un grado sessa-


gesimale. Ai concorrenti vengono forniti gli elementi tecnico scien-

Dopo la morte del prof. Polvani, nel 1972 il Ministro dei


Lavori Pubblici nomina una nuova Commissione, con il ruolo di

Giovanni Travaglini, allora Presidente del Consiglio Superiore dei


Lavori Pubblici.
In questo periodo si manifesta un cospicuo fenomeno di
subsidenza della Piazza dei Miracoli, collegato a emungimenti di

della Torre nel piano di massima pendenza si incrementa sensibil-

La Commissione dispone un attento monitoraggio delle quo-


-

-
ne o almeno una sensibile riduzione dei pompaggi. Nel 1974 il
Comune di Pisa emette provvedimenti che impongono la chiusura
116 ................................................................................ Storie di Geotecnica

-
mente ai precedenti valori.
Nel frattempo viene espletato l’appalto concorso. Hanno ri-
sposto al Bando ventidue gruppi, undici dei quali vengono ammes-

Commissione per circa un anno.


A conclusione dell’esame, sono ritenuti meritevoli di parti-
colare considerazione i progetti presentati dalle Ditte: FONDEDILE
FONDISA GEOSONDA KONOIKE -
sorzio IMPRESIT GAMBOGI RODIO.
Il progetto della FONDEDILE prevedeva una struttura di salva-
guardia temporanea costituita da un “girello” reticolare di carpen-
5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ............................................... 117

La Torre sarebbe stata poi sottofondata con circa 1900 micropali


del diametro di 200 mm e della lunghezza di 23 m, variamente in-

funzione di sottofondazione e in parte una funzione di rinforzo del

della struttura muraria in elevato, con perforazioni armate da barre


metalliche cementate.

Il progetto della FONDISA


prevedeva di realizzare nella parte sopra pendenza del monumento 30
118 ................................................................................ Storie di Geotecnica

I tiranti sarebbero stati perforati a partire dalla prima cornice, anco-


rati nelle sabbie inferiori e messi gradualmente in tiro. Sotto la loro
azione, si prevedeva un cedimento massimo di 42 cm al bordo nord
della fondazione, e di 3 cm al bordo sud, con una rotazione verso

ciascun lato, per correggere eventuali sbandamenti del monumento.


Il progetto GEOSONDA conteneva anch’esso un’opera di presi-
dio in carpenteria metallica, costituita da un traliccio spaziale con
5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ............................................... 119

quattro punti di appoggio distanti circa quaranta metri dalla Torre.


Una volta installata l’opera di presidio, si sarebbe consolidata la
struttura muraria in elevato mediante cucitura dei due paramenti
con barre di acciaio cementate entro perforazioni -

sarebbe stata cinturata con un anello in cemento armato precom-


presso, sia per migliorarne le condizioni statiche, sia per contenere
alcuni dei pali.

proposto di Geosonda
120 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Il progetto KONOIKE consisteva nel migliorare le caratteristiche del


terreno di fondazione con un procedimento allora appena sviluppa-
to, e quindi poco conosciuto: il jet grouting. Si prevedeva di trattare
un cilindro di terreno al di sotto della Torre del diametro di circa
-
mento delle murature, né alcuna opera di presidio. In effetti, sem-
pre giudicato col senno di poi, questo della Konoike appare l’unico

l’esecuzione del trattamento previsto avrebbe provocato il crollo


della Torre.
IMPRESIT-GAMBOGI-RODIO si proponeva
una sorta di approccio osservazionale, come si direbbe oggi. Ve-
niva realizzato in primo luogo un elaborato sistema di regolazione
della falda idrica contenuta nelle sabbie intermedie e nelle sabbie

applicare alla Torre sistemi di forze stabilizzanti controllate e note.

Appalto concorso del 1973. L’opera provvisionale di Impresit Cambogi Rodio


5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ............................................... 121

Una volta applicate tali forze, l’osservazione della risposta della


-
zante necessario per riportare il monumento in condizioni di sicu-
rezza. Quest’ultimo sarebbe stato fornito da micropali presolleci-

Tutti questi interventi sarebbero stati preceduti da un massiccio


consolidamento della struttura muraria in elevato, con cuciture me-
talliche cementate e cavi di precompressione sia longitudinali, sia
circonferenziali.

dell’appalto-concorso, del quale pertanto viene deliberata la non


aggiudicazione.

Appalto concorso del 1973. La soluzione di Impresit Cambogi Rodio


122 ................................................................................ Storie di Geotecnica

5.9. Ancora progetti

Nel 1982 il nuovo Ministro dei Lavori Pubblici, Giuseppe Nico-


-
solidamento della torre, dei quali 1,7 miliardi destinati allo studio
del progetto. La legge prescrive che le opere di salvaguardia siano
eseguite dagli organi tecnici dello Stato, mentre per il progetto di
-

dei Lavori Pubblici, in sostituzione di ogni altro parere previsto


dalla normativa.
-
-

unico non ingegnere del gruppo.


Il gruppo elabora un progetto di massima che viene esami-
nato per la prima volta dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici
-

loro ipotesi, ritiene necessario che vengano sviluppate anche ipote-


si di tipo diverso, nelle quali si agisca essenzialmente o unicamente
sul terreno di fondazione del monumento. Il gruppo interagisce an-

Intanto il nuovo Ministro dei Lavori Pubblici, Enrico Ferri,


lo studio del
problema della sicurezza della Torre Pendente di Pisa nelle more

è costituito dai professori: Remo Calzona, Elio Giangreco, Piero

-
5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ............................................... 123

vede, ancora ingegneri in grande prevalenza. Il Comitato è incari-

di sicurezza della Torre e individuare eventuali altri provvedimenti


di salvaguardia.

Frattanto la storia si ripete. Dopo il Campanile di S. Marco, il 17


marzo del 1989 crolla improvvisamente la Torre Civica di Pavia,
facendo cinque vittime. Il Ministro Ferri si affretta a potenziare il

Nel novembre del 1989 il Comitato trasmette al Consiglio


Superiore un primo Rapporto e fa presente, in una lettera inviata al
Ministro, che:… -
124 ................................................................................ Storie di Geotecnica

mità sia da valutare con estrema attenzione, da parte degli Organi


proposti al controllo e alla conservazione della Torre, l’opportuni-
tà di escludere tempestivamente l’accesso del pubblico alla Torre
stessa ed alle zone limitrofe”.
Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, nell’Assemblea
del 28 novembre 1989, dopo aver preso in esame il Rapporto del
Comitato -
mità e della correlata necessità di salvaguardare l’integrità della
Torre dando conseguente corso all’esecuzione dei primi interventi
di manutenzione straordinaria sui loggiati, sussistano valide moti-
vazioni per interdire l’accesso del pubblico limitatamente alla Tor-
re, effettuando la perimetrazione nelle immediate soggiacenze”.
A seguito di questo parere, il 6 dicembre 1989 viene pub-

dell’accesso del pubblico alla Torre di Pisa”. La chiusura viene de-


mandata al Sindaco di Pisa, che la dispone per il 7 gennaio 1990.
L’operazione si trasforma in un happening televisivo, con Raffaella

Prandini, che promette la riapertura del monumento nel giro di po-


chi mesi.
La chiusura della Torre produce una profonda impressione
nell’opinione pubblica, e genera spinte contrastanti. Da un lato
molti, e soprattutto i Pisani, premono per una rapida soluzione del
-

cultori del restauro si diffonde la preoccupazione che tali pressioni


si traducano in una soluzione poco meditata e quindi poco rispettosa
-

tradizionalmente si è sempre occupato dei problemi della Torre, ed


il nuovo Ministero dei Beni Culturali.
Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, peraltro, non si
5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ...............................................

era limitato ad auspicare la temporanea chiusura al pubblico della


Torre. Sempre nell’Assemblea del 28 novembre 1989, nel quadro
delle possibili misure temporanee di presidio, il Consiglio ave-
va richiamato il proprio parere del 1987, nel quale si auspicava
lo sviluppo di soluzioni progettuali che operassero essenzialmente
sul terreno, piuttosto che sulla Torre. Sulla base di queste conside-
razioni aveva concluso esprimendo il parere: che siano da prose-
guire e concludere gli studi relativi alle ipotesi di cui ai precedenti
«considerato» (e cioè, appunto, quelle relative ad un intervento sul
terreno); e che … sia da valutare la necessità di porre in essere

indicate.

5.10. Il Comitato Internazionale

Raccogliendo in qualche modo queste indicazioni, nel gennaio del

ad un Comitato di 11 esperti il compito di provvedere all’indivi-


-
cutivo degli interventi necessari per il consolidamento e restauro

esecuzione, e di scegliere il direttore dei lavori, operando anche in


deroga alla normativa vigente.
Il Comitato è costituito da esperti nominati dal Presidente del
Consiglio Andreotti, su proposta congiunta dei Ministri per i Beni
Culturali e Ambientali Facchiano e dei Lavori Pubblici Prandini.
La sua competenza sostituisce ogni altra competenza collegiale in
materia.
-
126 ................................................................................ Storie di Geotecnica

-
-
terdisciplinare nel quale i componenti ingegneri si confrontano alla
pari con esperti di Restauro e Storia. Per l’attuazione della Legge
viene stanziata una somma di 40 miliardi di lire per l’anno 1990.
Al Comitato vengono subito aggiunti G. Macchi (Ingegneria

Settis e A.M. Romanini (Storia dell’Arte).


-

Comitato.

5.11. L’intervento di sottoescavazione

Il Comitato Internazionale ha approfonditamente esaminato tutti i


dati disponibili sul comportamento della Torre, sia quelli prove-
nienti dall’elaborazione di informazioni di carattere storico, sia
quelli derivanti da un sempre più completo ed approfondito moni-
toraggio. È così giunto alla conclusione che la Torre fosse affetta
leaning in-
stability, legata -
stenza, del sottosuolo.
Un semplice modello concettuale della leaning instability è
5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ............................................... 127

leaning instability
128 ................................................................................ Storie di Geotecnica

-
periore è vincolata alla base a una cerniera elastica che reagisce ad

massa concentrata per il fuori piombo indotto dalla rotazione. Se,


imponendo una certa rotazione, il momento stabilizzante della cer-
niera elastica è maggiore di quello ribaltante, l’equilibrio è stabile

Se le due coppie sono uguali, l’equilibrio è indifferente e il sistema

graduale incremento della pendenza è reso possibile dallo stato di


equilibrio indifferente ed è dovuto a piccole azioni cicliche come le

dei terreni.

differenti equazioni costitutive per i terreni di fondazione. Queste


indagini hanno condotto alla conclusione che, per la sua non line-

un’altra importante conclusione è stata che una diminuzione della


pendenza, anche relativamente ridotta, avrebbe prodotto un sostan-

Consapevole che la concezione, il progetto e la realizzazio-


ne di un intervento di stabilizzazione avrebbe richiesto tempi lun-
ghi, il Comitato decise di adottare, nel frattempo, provvedimen-
ti di stabilizzazione provvisori e completamente reversibili. Fra
maggio 1993 e febbraio 1994 furono quindi disposti, sulla base
della Torre a Nord, lingotti di piombo per un totale di circa 6,9
5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ............................................... 129

Nel frattempo, dopo una approfondita discussione, il Comitato


aveva deciso di stabilizzare permanentemente la Torre facendone
diminuire l’inclinazione di mezzo grado, ovvero di 1800 secondi
d’arco. Ci si proponeva di ottenere tale diminuzione inducendo un
cedimento differenziale di segno opposto a quello esistente, agendo
solo sui terreni di fondazione. Fra gli altri vantaggi di una tale solu-

formale, materiale e storica del monumento.


Furono presi in esame vari possibili modi di ottenere una
diminuzione di pendenza, studiandoli con analisi numeriche, pro-
130 ................................................................................ Storie di Geotecnica

ve su modello, e anche con campi sperimentali in vera grandezza.


Questo processo, durato alcuni anni, condusse a scegliere l’aspor-

-
vazione”.
Per prevenire ogni possibile incidente, fu concepita e realiz-
zata un’opera di salvaguardia consistente in due stralli di acciaio,

giugno 1999 fu condotto un cauto e limitato esperimento di sotto-


escavazione, asportando il terreno con trivelle a elica operanti in
3
di
terreno, per il 29% al di sotto della fondazione della Torre e per il
5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ............................................... 131

Dopo il risultato molto positivo della sottoescavazione preliminare,


fra il febbraio 2000 e il giugno 2001 venne condotta la sottoesca-

m3 di terreno (per il 30% al di sotto della fondazione e per il 70%


a Nord di essa) e rimuovendo tutti i lingotti di piombo. Nel giugno
2001 venne anche smontata la struttura di presidio.
132 ................................................................................ Storie di Geotecnica

L’obbiettivo di ridurre di mezzo grado l’inclinazione della Torre fu


-

ponesse mano allo scavo del catino.


5. Gli ingegneri e la torre pendente di Pisa ............................................... 133

sorta di giustizia poetica nel porre rimedio agli effetti negativi di


uno scavo malaccorto con un altro scavo, stavolta ben concepito
ed eseguito.

5.12. Considerazioni conclusive

La concezione e l’attuazione dell’intervento di stabilizzazione del-

chi scrive è stata anche una lunga (si provi a paragonare fra loro le

-
za dei Miracoli, all’ombra di quei monumenti dall’aspetto fantasti-
co di cose distanti pochi metri e molti secoli, e la scultura bronzea
134 ................................................................................ Storie di Geotecnica

Quella altera e misteriosa straniera giunse un giorno lontano dall’O-


riente su quel mare che ora tremola in lontananza alle sue spalle. E,

su quella piazza dove brilla ancora vicinissimo il suo sguardo enig-


matico e lontano.
Molte sono le conclusioni che potrebbero trarsi da questa
-
ne alcune. In primo luogo, scorrendo queste righe appare evidente
quale sia stata, in un arco di tempo di pochi anni, la profonda evo-

nell’appalto concorso del 1973, o quelle elaborate nel secolo scor-


so, pur esaurienti sul piano meramente tecnico, vengono conside-

del monumento che, in ultima analisi, è il valore che ci si propone


di salvaguardare con ogni intervento.
L’elaborazione di una soluzione completamente soddisfacen-
te implica la considerazione di esigenze molto diverse, e talvolta

multidisciplinare. Un lavoro comune fra specialisti di diverse disci-

vario tipo, anche interpersonali, ma alla lunga si è rivelato estrema-


mente fruttuoso.

costruzione della Torre, con uno sforzo durato due secoli e malgrado
l’evidente manifestarsi della pendenza, mi sembra trovare un bel ri-
scontro 800 anni dopo nella testardaggine con la quale gli ingegneri
-
ti a conservarla per l’ammirazione delle future generazioni.
....................................................................................................................

AGI (1967)
Il sottosuolo dei grandi centri urbani e industriali nei riguardi dei
problemi geotecnici. VIII Convegno di Geotecnica, Cagliari. 3
voll.
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Relazione Geologico-Tecnica in merito agli studi ed alle indagini
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politana. TecnoIn s.r.l., Napoli
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Lerornas förhallande till vatten, deras plasticitetgränser och pla-
sticitetgrader. Landtbruks Akademiens Handlingar och Tidskrift,

AZIMONTI C.I. (1932)


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Un paradiso abitato da diavoli? I problemi geotecnici della città
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(2004)
Interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico nella città
di Napoli.
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Handbuch der Mechanik, vol. 1. Herbig, Leipzig


Indice

1. L’INGEGNERIA GEOTECNICA
FRA ARTE E SCIENZA p. 9
1.1. Ingegneria e Scienza p. 9
1.2. Greci e Romani p. 12

1.6. Il Medioevo prossimo venturo p. 28

2. LUCIO COCCEIO AUCTO: UN INGEGNERE


ROMANO IN EPOCA TARDO REPUBBLICANA p. 33
2.1. Cocceio architetto p. 33
2.2. Cocceio ingegnere p. 36
2.3. La Crypta Neapoletana p. 40

3. LA TEORIA DELLA CONSOLIDAZIONE FRA


TERZAGHI E FILLUNGER: UNA DISPUTA
ACCADEMICA NELL’AUSTRIA DEGLI ANNI ’30

3.3. Paul Fillunger p. 61


3.4. Terzaghi e Fillungher p. 61

3.6. La tragedia p. 66
3.7. Epilogo p. 68
4. L’INGEGNERIA GEOTECNICA
E IL SOTTOSUOLO DI NAP OLI p. 73
4.1. Premessa p. 73
4.2. Il sottosuolo di Napoli p. 76
4.3. I problemi geotecnici p. 79
4.4. La Commissione del 1966 p. 86

4.6. Il Commissariato Emergenza Sottosuolo p. 90


4.7. La storia si ripete? p. 93

5. GLI INGEGNERI E LA TORRE PENDENTE


DI PISA p. 99

internazionale p. 113
ARGOMENTI DI INGEGNERIA GEOTECNICA

1. Prove di carico su pali di fondazione


ALESSANDRO MANDOLINI
2. Interazione fondazione terreno
Modelli matematici e metodi numerici
VINCENZO CAPUTO
3. Introduzione alle indagini geotecniche
Dalle norme alle esperienze
ALESSANDRO FLORA
4. Misure dinamiche in sito
Applicazioni geotecniche
CLAUDIO MANCUSO
5. Caduta di massi
Analisi del moto ed opere di protezione
GIAN PAOLO GIANI

WILLIAM F. VAN IMPE, NUNZIANTE SQUEGLIA


7. Stabilità dei pendii in roccia
Rilievi strutturali e spostamenti ammissibili
NICOLA NOCILLA, GIANFRANCO URCIUOLI
8. Drenaggi a gravità per la stabilizzazione dei pendii
AUGUSTO DESIDERI, SALVATORE MILIZIANO, SEBASTIANO RAMPELLO
9. La resistenza non drenata delle argille poco consistenti
LUIGI CALLISTO
10. Risposta sismica locale
Teoria ed esperienze
GIUSEPPE LANZO, FRANCESCO SILVESTRI
11. Piastre circolari di fondazione

GIOVANNI BATTISTA FENELLI, GIANPIERO RUSSO


12. Principi di progettazione geotecnica
RUGGIERO JAPPELLI
13. La risposta sismica dei pali di fondazione
GIOVANNI DENTE
14. Meccanismi di deformazione e rottura dei pendii
LUCIANO PICARELLI
15. Analisi di stabilità dei pendii
I METODI DELL’EQUILIBRIO LIMITE CAMILLO AIRÒ FARULLA
16. Cedimenti di fondazioni su sabbia
UN METODO DI CALCOLO LORELLA MONTRASIO
17. Le colate rapide
ANNA SCOTTO DI SANTOLO
18. Analisi dei diaframmi multiancorati
VINCENZO PANE, CLAUDIO TAMAGNINI
19. Jet grouting
Tecnica, progetto e controllo
PAOLO CROCE, ALESSANDRO FLORA, GIUSEPPE MODONI
20 Modellazione geotecnica in centrifuga
EMILIO BILOTTA, NEIL TAYLOR
21. Analisi limite in Ingegneria Geotecnica
CLAUDIO TAMAGNINI

SALVATORE MILIZIANO
23. Tecnologie senza scavo
PAOLO BOZZA
24. Prove penetrometriche dinamiche
DIEGO LO PRESTI, NUNZIANTE SQUEGLIA
25. Storie di Geotecnica
CARLO VIGGIANI
copyright © 2011

HEVELIUS EDIZIONI S.r.l.


Via A. Zazo, 6 - Benevento
www.hevelius.it

Finito di stampare da
Aesse Stampa - Benevento
nel mese di ottobre del 2011

ISBN 978-88-86977-69-2
La prima e la seconda delle vicende di Ingegneria Geotecnica che
sono raccontate in questo libro si rifanno alla storia.
Nella prima, si segue lo sviluppo del pensiero scientifico da
Archimede e Euclide a Galileo e Newton, con la lunga parentesi
del Medio Evo, e si esplorano i rapporti fra la Scienza e l’Inge-
gneria. Nella seconda si descrivono tre monumentali opere di
ingegneria pre-scientifica: le gallerie romane nei Campi Flegrei
realizzate nel I secolo a.C. da Lucio Cocceio Aucto. Queste
gallerie sono state a lungo utilizzate, talvolta fin quasi al secolo
scorso, e poi gradualmente abbandonate al degrado e dimenticate.
La terza ricorda la straordinaria vicenda di Terzaghi e della sua
disputa con Fillunger sulla teoria della consolidazione, nella
Vienna degli anni ’30 del 900.
Poi la vicenda del sottosuolo di Napoli, dei rischi che esso pone in
essere per la città e dei modi in cui si è tentato di mitigare questi
rischi, storia anch’essa ricca di insegnamenti e probabilmente in
gran parte sconosciuta.
Infine, il racconto degli assidui sforzi che, a partire dalla metà del
XIX secolo, sono stati condotti per comprendere il fenomeno
dell’inclinazione della Torre di Pisa e dei successivi interventi che,
dopo molti tentativi e qualche errore, hanno portato alla
stabilizzazione della Torre.

e 18,00 ISBN 978- 88-86977-69-2

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