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INTRODUZIONE
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COMMISSIONE PER LA COSTITUZIONE
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE RUINI
PRESIDENTE comunica che la Sottocommissione giuridica del Ministero della
Costituente ha compiuto i suoi lavori, ed in distribuzione, in bozze, un primo
volume contenente relazioni interessanti. Entro il mese sar comunicato
interamente il materiale di questa Commissione. Invece la Commissione per il
lavoro e quella economica sono un po' in ritardo. La Commissione economica
crede di non poter finire di stampare il suo materiale se non fra due mesi; ma nel
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I congedi possono essere concessi dal Presidente della Commissione solo per
ragioni di pubblico ufficio, per malattia, o per altri motivi analogamente gravi.
obbligatoria la presenza alle sedute.
In caso di due assenze consecutive non giustificate, o di assenze, ugualmente non
giustificate, superiori ad un terzo delle sedute mensili, il commissario, su richiesta
del Presidente della Commissione, sar dichiarato dimissionario d'ufficio dal
Presidente dell'Assemblea e da questi sostituito con altro deputato dello stesso
gruppo politico.
I nomi degli assenti saranno a cura del presidente, comunicati, dopo ogni
adunanza, al Presidente dell'Assemblea, il quale ne dar notizia a questa.
Art. 5.
Copia dei processi verbali delle sedute delle Sottocommissioni e delle sezioni sar
senza indugio distribuita a tutti i membri della Commissione.
Art. 6.
L'Ufficio di Presidenza, formato dal presidente, dai vice presidenti e dai segretari
cura il buon andamento dei lavori.
Esso potr in ogni momento indire riunioni plenarie allo scopo di procedere alla
determinazione dei criteri di massima da seguire nei lavori di redazione del testo
del progetto, alla trattazione in comune di singoli punti, alla risoluzione di dubbi
sulla competenza di singole Sottocommissioni, o di effettuare una diversa
ripartizione della medesima.
Adunanze plenarie dovranno essere disposte anche su richiesta delle singole
Sottocommissioni.
Art. 7.
Le votazioni avvengono normalmente per alzata di mano. Per, su richiesta di un
sesto dei componenti della Commissione, o di ogni Sottocommissione o Sezione, si
deve procedere ad appello nominale o a votazione segreta.
Art. 8.
Gli schemi predisposti dalle singole Sottocommissioni, accompagnati dalle
rispettive relazioni, vengono trasmessi al presidente della Commissione, il quale,
dopo avere fatto pervenire a tutti i membri le copie degli uni e delle altre, convoca
una adunanza plenaria, cui compete l'esame e l'approvazione definitiva delle
proposte.
Art. 9.
A cura della presidenza della Commissione sar pubblicato quindicinalmente un
bollettino, in cui sar data notizia delle sedute tenute dalla Commissione e dagli
organi minori, dei membri presenti e degli assenti, delle sedute che non si siano
potute tenere per mancanza del numero legale, delle votazioni avvenute e della
distribuzione dei votanti, nonch di ogni altro elemento che la presidenza riterr
opportuno rendere noto.
1 DISCUSSIONE .ASSEMBLEA COSTITUENTE.COMMISSIONE PER
LA COSTITUZIONE. SOTTOCOMMISSIONI.
PRIMA SOTTOCOMMISSIONE
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costituzionale.
LUCIFERO, Relatore, fa una dichiarazione di voto comprensiva della votazione in
atto e di quella successiva. Riconosce che, indubbiamente, la formula
dell'onorevole Mastrojanni rappresenta un miglioramento della formula originaria e
quindi la voter favorevolmente per il solito criterio di attenersi al meno peggio. Se
tale emendamento sar respinto, dichiara altres che voter contro l'articolo, perch
ha la preoccupazione, ogni giorno pi grave, che si stiano concretando e
deliberando una quantit di formule che invece di essere costituzionali, sono solo
affermazioni dottrinarie espresse molto spesso in forma confusa e involuta. Tale
fatto gli fa sorgere notevoli dubbi - senza offesa per nessuno - circa le singole
formule, nel senso cio che ognuno spera di dare, a suo tempo, a ciascuna di esse
una interpretazione adeguata alle proprie ideologie e convinzioni politiche. La
Costituzione invece deve avere delle formule che consentano una sola
interpretazione; prima di tutto perch soltanto cos il futuro legislatore potr
legiferare su di una sicura base, e in secondo luogo perch una Costituzione
democratica deve dare alle minoranze la garanzia e la sicurezza di poter
liberamente vivere e svilupparsi, proprio in quanto minoranze di uno Stato
democratico.
La formula originariamente proposta tipica di questo genere di formule che ha
sempre respinto, e pertanto voter contro, perch la ritiene anticostituzionale, poco
chiara, involuta e lesiva di quelli che possono essere domani gli interessi della
democrazia italiana.
Voter invece a favore della formula Mastrojanni.
(La proposta Mastrojanni respinta con 2 voti favorevoli, 12 contrari e 1 astenuto).
MANCINI chiede che sia ora messa in votazione la formula Togliatti col termine
prevalente , al posto di concreta .
TOGLIATTI, Relatore, in relazione alla sua precedente dichiarazione, voter
contro la proposta dell'onorevole Mancini.
PRESIDENTE pone in votazione la proposta Mancini.
( respinta, con 2 voti favorevoli e 13 contrari).
Pone in votazione l'articolo proposto dall'onorevole Togliatti con gli emendamenti
suggeriti da lui e dall'onorevole La Pira: Il lavoro e la sua partecipazione concreta
negli organismi economici sociali e politici il fondamento della democrazia
italiana .
( approvato con 19 voti favorevoli, 1 astenuto e 9 contrari),
PRIMA SOTTOCOMMISSIONE
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TUPINI
PRESIDENTE apre la discussione sui primi quattro articoli formulati dal Relatore
onorevole Cevolotto, che si riferiscono alla definizione dello Stato italiano.
CEVOLOTTO, Relatore, dichiara di aver formulato quattro succinti articoli,
poich si riserva di rinviare al preambolo alcune enunciazioni di carattere generale
sulla materia.
In particolare, nel primo articolo ha espresso il concetto che lo Stato italiano una
repubblica democratica; mentre nel secondo ha posto l'altro concetto che tutti i
poteri spettano al popolo, che li esercita o delega secondo la Costituzione e le leggi.
Fa presente che la prima formulazione si trova in moltissime Costituzioni, e
pertanto ritiene che debba essere inclusa anche nella Costituzione italiana; della
seconda, invece, si potrebbe anche fare a meno, in quanto non viene specificato in
che modo i poteri vengano esercitati dal popolo. Chiarisce ad ogni modo di avere
messa la forma dell'esercizio diretto della democrazia, che pu manifestarsi ad
esempio mediante referendum, e la forma della delega che quella normale della
nomina dei rappresentanti.
PRESIDENTE pone in discussione il primo articolo proposto dall'onorevole
Cevolotto, cos formulato: Lo Stato italiano una repubblica democratica .
TOGLIATTI propone che, in coerenza con gli articoli approvati in tema di lavoro,
alle parole: repubblica democratica si aggiunga di lavoratori . Fa presente che,
per evitare equivoci, l'aggiunta potr anche essere ampliata in: lavoratori del
braccio e della mente .
Avverte inoltre di aver presentato altri due emendamenti aggiuntivi all'articolo in
esame. Il primo il seguente: La forma repubblicana dello Stato non pu essere
messa in discussione n davanti al popolo n davanti alle Assemblee Legislative . Il
secondo cos formulato: I beni della Casa Savoia sono confiscati a favore dello
Stato .
PRESIDENTE pone in discussione il primo emendamento aggiuntivo proposto
dall'onorevole Togliatti, in base al quale il primo articolo risulterebbe cos
formulato: Lo Stato italiano una repubblica democratica di lavoratori .
CEVOLOTTO, Relatore, dichiara di non opporsi alla proposta di emendamento
dell'onorevole Togliatti.
PRESIDENTE, pur riconoscendo il primato che spetta al lavoro nello Stato
italiano, primato riconosciuto negli articoli cui ha fatto riferimento l'onorevole
Togliatti, osserva che l'aggiunta proposta dice troppo e dice troppo
poco, prestandosi ad interpretazioni equivoche. Per dare alle parole: di lavoratori
un significato preciso, bisognerebbe farla seguire da altre parole riproducenti alla
lettera gli articoli nei quali si gi affermato che la Repubblica deve essere fondata
sul lavoro, con le relative opportune specificazioni. Quanto all'altra aggiunta del
braccio e della mente , questa avrebbe per effetto una formulazione estremamente
difettosa dell'articolo in discussione. Ritiene perci preferibile la formula
dell'onorevole Cevolotto.
MORO ritiene che tutti possano essere d'accordo sulla sostanza della proposta
dell'onorevole Togliatti. Ad eliminare le preoccupazioni suscitate dall'espressione
repubblica democratica di lavoratori , propone che alla formula dell'onorevole
Cevolotto si aggiunga l'articolo gi approvato riguardante i rapporti economici: Il
lavoro e la sua partecipazione concreta nelle organizzazioni economiche, sociali e
politiche il fondamento della democrazia italiana .
LA PIRA si associa alla proposta dell'onorevole Moro.
BASSO ritiene che le due proposte dell'onorevole Togliatti e dell'onorevole Moro
si integrino a vicenda, e che pertanto l'articolo citato dall'onorevole Moro debba
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giuridico stabilito dalla Costituzione e dalle altre leggi da essa derivanti, mentre i
poteri, che sono in concreto il modo con cui si attua la sovranit dello Stato,
emanano dal popolo che li esercita o direttamente, o mediante i suoi
rappresentanti.
CARISTIA non crede che sia necessario dichiarare nella Costituzione che la
sovranit dello Stato si esplica nei limiti dell'ordinamento giuridico, essendo questa
una cosa naturale e da tutti pacificamente ammessa. necessario, invece, stabilire
chi esercita la sovranit ed i relativi poteri. Tale esigenza gi, a suo avviso, in
modo concreto e corretto, affermata nell'articolo dell'onorevole Cevolotto a cui si
dichiara favorevole.
DE VITA si dichiara anch'egli favorevole alla formula dell'onorevole Cevolotto.
Osserva che, secondo la dottrina mazziniana, la sovranit risiede nel popolo e non
nello Stato.
GRASSI prega l'onorevole Dossetti di non insistere nella sua proposta, in quanto
con essa si entrerebbe in un campo dottrinale che non quello delle norme
costituzionali. Oltre il fatto che addentrandosi in una discussione teorica, sarebbe
molto difficile giungere ad una conclusione, la formula dell'onorevole Dossetti non
molto felice, perch la sovranit dello Stato non consiste nei limiti in cui si
esplica, ma il potere di comando, che in tanto si chiama sovranit, in quanto nega
che vi sia un'altra autorit al di sopra di essa. A suo giudizio, quello che la
Costituzione deve fissare che la sovranit viene dal popolo. Lo Stato, che
depositario del potere di comando, lo esercita attraverso gli organi del suo
ordinamento, ma questi organi sono azionati e ricevono autorit e forma dal
popolo che, direttamente o indirettamente, d ad essi tutta la capacit della sua
sovranit. Ritiene, pertanto, preferibile la formula dell'onorevole Cevolotto, che
senza avere pretese giuridiche, esplica un concetto fondamentale giuridico e
politico di una Costituzione democratica.
MORO non entra nella disputa sottile e interessante se la sovranit spetti al popolo
o allo Stato, ma non pu essere d'accordo con l'onorevole Grassi quando ritiene
non necessaria la specificazione dei limiti giuridici e politici in cui si esplica la
sovranit dello Stato. Dopo venti anni di arbitrio del potere esecutivo che avevano
portato alla creazione di una dottrina per la quale la sovranit dello Stato consisteva
nell'assoluta potenza, o prepotenza, si deve affermare nella Costituzione che il
potere dello Stato un potere giuridico, e che lo Stato comanda nei limiti della
Costituzione e delle leggi ad essa conformi. Questa precisazione tanto pi
necessaria in relazione all'articolo 3 formulato dall'onorevole Dossetti, nel quale si
precisa come al singolo, o alla collettivit, spetti la resistenza contro lo Stato, se esso
avvalendosi della sua veste di sovranit, tenta di menomare i diritti sanciti dalla
Costituzione e dalle leggi. Solo dopo aver dichiarato che la sovranit dello Stato
nell'ambito dell'ordinamento giuridico, si ha la possibilit di sancire nella
Costituzione il diritto di resistenza contro gli atti di arbitrio dello Stato.
Dopo una esperienza storica come quella vissuta, non crede si possa fare a meno di
fissare con la massima chiarezza i seguenti concetti: sovranit dello Stato nell'ambito
della legge; organi del popolo o delegati dal popolo all'esercizio della sovranit;
diritto e dovere di resistenza del singolo e della collettivit agli atti arbitrari dello
Stato.
LA PIRA ricorda che tutta la pi recente letteratura di diritto pubblico si
preoccupata di riaffermare il concetto di stato di diritto, e d'altra parte, tutta la
Costituzione stata imperniata sul fatto che lo Stato ha dei limiti di diritto naturale
e di diritto positivo.
Ritiene, pertanto, che l'articolo cos come stato proposto dall'onorevole Dossetti
sia fondamentale e che debba far parte della Costituzione.
CORSANEGO fa presente che l'onorevole Cevolotto ha aderito alla formula
proposta dall'onorevole Dossetti, sicch l'articolo si presenta come concordato fra i
due Relatori.
LUCIFERO dichiara di non essere stato convinto dalle argomentazioni svolte dagli
onorevoli La Pira, Moro e Dossetti, che, anzi, lo hanno confermato nella decisione
di votare a favore del testo proposto dall'onorevole Cevolotto. Richiede, perci, che
se si dovesse mettere, ai voti l'articolo concordato dai due Relatori, esso sia messo
ai voti per divisione.
TOGLIATTI dichiara di concordare sostanzialmente con le considerazioni svolte
dall'onorevole Moro. In netta opposizione a quella profonda deviazione verificatasi
nella dottrina giuridica, in senso assolutistico e reazionario, per opera del diritto
tedesco attraverso una deformazione dell'hegelismo, ritiene che in una Costituzione
fatta dopo il fascismo, un'affermazione, quale quella proposta dall'onorevole
Dossetti, non sia da respingere, a condizione che si affermi anche che il depositario
della sovranit il popolo.
DOSSETTI, Relatore, precisa che era sua intenzione far seguire all'articolo 2, da
lui proposto, un ulteriore articolo, o un secondo comma, nel quale si dicesse che
tutti i poteri emanano dal popolo, che li esercita direttamente o mediante
rappresentanti da esso eletti.
CARISTIA nota che qualunque paese retto liberamente da una Costituzione ha
una sovranit che si esercita entro i limiti imposti dalla legge e dalla Costituzione.
Perci affermare il principio che la sovranit ha dei limiti una cosa, a suo avviso,
perfettamente inutile, perch lo Stato, in quanto democratico, ha di per s una
sovranit limitata, derivante anche dal fatto che la sovranit proviene dal popolo. Il
fascismo aveva sorpassato questo concetto, perch forma di Governo che non era
n liberale n democratica.
Concludendo, ritiene assolutamente inopportuno l'articolo proposto dall'onorevole
Dossetti. Non crede parimenti giusto inserire il diritto alla resistenza in una
Costituzione, nella quale vi sono molti mezzi per resistere legalmente agli arbitri.
GRASSI riconosce che l'onorevole Dossetti si preoccupato che lo Stato, nella
esplicazione della sua autorit sovrana, non possa andare oltre i limiti
dell'ordinamento giuridico; ma affermare che la sovranit dello Stato si esplica nei
limiti dell'ordinamento
giuridico , a suo avviso, una espressione priva di significato pratico perch lo Stato,
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ART. 1.
L'Italia una Repubblica democratica.
La Repubblica italiana ha per fondamento il lavoro e la partecipazione effettiva di
tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
La sovranit emana dal popolo ed esercitata nelle forme e nei limiti della
Costituzione e delle leggi.
4 RELAZIONE AL PROGETTO
ASSEMBLEA COSTITUENTE
COMMISSIONE PER LA COSTITUZIONE
RELAZIONE AL PROGETTO DI COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA
ITALIANA
ONOREVOLI COLLEGHI ! Liberata da un regime funesto di servit,
ritemprata dalle forze vive della resistenza e del nuovo ordine democratico, l'Italia
ha ripreso il suo cammino di civilt e si costituita a Repubblica, sulle basi
inscindibili della democrazia e del lavoro.
La prima esigenza della Repubblica italiana di darsi una costituzione. La
Commissione che la Costituente ha incaricato di preparare un progetto ha lavorato
intensamente. Ha tenuto trecentosessantadue sedute plenarie, o di
sottocommissioni, sezioni o comitati. Un osservatore straniero ha constatato che
nessun'altra costituzione ebbe pi largo materiale di preparazione: per gli studi
predi-sposti dal Ministero della costituente, e per quelli che la nostra Commissione
ha condotti con raccolte e comparazioni sistematiche, tema per tema, delle norme
costituzionali vigenti negli altri paesi. Se la nostra deve essere una costituzione
propriamente italiana, bisogna pur conoscere ci che vi altrove.
Vi sono state nella Commissione molte relazioni e moltissime discussioni.
Qualcuno trova che sono state troppe; ma dopo una eclissi durata per tutta una
generazione la coscienza democratica deve riaprirsi la strada e fare la propria
esperienza con l'appassionamento ai problemi politici e costituzionali. Il tempo
impiegato dalla nostra Commissione non stato comunque maggiore di quello
richiesto per tante altre costituzioni. Si sono affrontati temi - come l'istituzione della
Regione - che in altri tempi avrebbero occupato intere legislature. La composizione
numerosa della Commissione ha dato modo di manifestarsi a tutte le correnti. Si
dapprima lavorato in vastit ed in estensione; e si sono poi avute la concentrazione
e la sintesi. Non pochi leementi ed articoli preparati hanno servito come di
fondamento invisibile all'edifcio della costituzione, per l'esame di problemi che
dovevano essere considerati, anche senza dar luogo ad espressa formulazione; o
po-tranno far parte di leggi-base, ad integrazione della carta costituzionale.
Formulare oggi una Costituzione com-pito assai grave. Dopo le meteore di quelle
improvvisate nella scia della rivoluzione francese e delle altre del Risorgimento,
concesse dai sovrani - tranne una sola luminosa eccezione, la costituzione romana
DISPOSIZIONI GENERALI
Le due parti del progetto di costituzione: Diritti e Doveri dei cittadini e
Ordinamento della Repubblica, sono precedute da alcune disposizioni generali.
Era necessario che la Carta della nuova Italia si aprisse con l'affermazione della sua,
ormai definitiva, forma repubblicana. Il primo articolo determina alcuni punti
essenziali. Non si comprende una costituzione democratica, se non si richiama alla
fonte della sovranit, che risiede nel popolo: tutti i poteri emanano dal popolose
sono esercitati nelle forme e nei limiti della costituzione e delle leggi; nel che sta
l'altra esigenza dello Stato di diritto. Bisogna poi essere ciechi per non vedere che
oggi in corso un processo storico secondo il quale, per lo stesso sviluppo della
sovranit popolare, il lavoro si pone quale forza propulsiva e dirigente m una
societ che tende ad essere di liberi ed eguali. Molti della Commissione avrebbero
consentito a chiamare l'Italia repubblica di lavoratori se queste parole non
servissero in altre costituzioni a designare forme di economia che non
corrispondono alla realt italiana. Si quindi affermato, che l'organizzazione
politica, economica e sociale della Repubblica ha per fondamento essenziale - con
la partecipazione effettiva di tutti i lavoratori - il lavoro: il lavoro di tutti, non solo
manuale ma in
Col giusto risalto dato alla personalit dell'uomo non vengono meno i compiti dello
Stato. Se le prime enunciazioni dei diritti dell'uomo erano avvolte da un'aureola
d'individualismo, si poi sviluppato, attraverso le stesse lotte sociali, il senso della
solidariet umana. Le dichiarazioni dei doveri si accompagnano mazzinianamente a
quelle dei diritti. Contro la concezione tedesca che riduceva a semplici riflessi i
diritti individuali, diritti e doveri avvincono reciprocamente la Repubblica ed i
cittadini. Caduta la deformazione totalitaria del tutto dallo Stato, tutto allo Stato,
tutto per lo Stato , rimane pur sempre allo Stato, nel rispetto delle libert
individuali, la suprema potest regolatrice della vita in comune. Lo Stato - diceva
Mazzini - non arbitrio di tutti, ma libert operante per tutti, in un mondo il quale,
checch da altri si dica, ha sete di autorit . Spetta ai cittadini di partecipare
attivamente alla gestione della cosa pubblica, rendendo effettiva e piena la sovranit
popolare. Spetta alla Repubblica di stabilire e difendere, con l'autorit e con la
forza che costituzionalmente le sono riconosciute, le condizioni di ordine e di
sicurezza necessarie perch gli uomini siano liberati dal timore e le libert di tutti
coesistano nel comune progresso.
Onorevoli colleghi, ho cercato di riferire obbiettivamente, come era mio dovere,
sulle grandi linee dei dibattiti avvenuti e delle soluzioni prevalse nel testo
costituzionale. Sulle sue parti riferiranno pi ampiamente, e meglio di me, i
presidenti delle sottocommissioni e sezioni, che ne hanno con tanta competenza
diretto i lavori: Tupini, Ghidini, Conti; mentre Terracini continuer, dalla
Presidenza della Costituente, l'opera feconda che ha dato alla preparazione di
questa carta costituzionale. Interverranno sui singoli temi, a chiarirne le posizioni, i
segretari delle Sottocommissioni ed i componenti di essi che ne furono relatori non
sempre in senso concorde. inevitabile che nell'Assemblea si riaprano le
divergenze e le discussioni; e vi parteciperanno gli altri deputati. Un'identit di
pensiero, su ogni questione, non concepibile n desiderabile. Occorre bens che
alla fine, sul complesso della costituzione, si realizzi non un'esile maggioranza ma
un consenso largo e sicuro. Ho l'impressione che noi italiani, pel nostro
temperamento vivace, siamo portati ad esagerare nei nostri contrasti, e diamo
talvolta ad essi troppa importanza; ma nei momenti decisivi - nella resistenza e nella
liberazione, ed oggi nell'accorata protesta per l'ingiusta pace - ritroviamo un senso
sostanziale di concordia. Lo ritroveremo anche per la costituzione, nella comune
devozione alla Patria ed agli ideali di libert e di giustizia che ci devono ispirare.
RUINI, Presidente della Commissione.
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alla fine.
PRESIDENTE. Onorevole Tupini, l'onorevole Nobili Oro ha gi fatto sapere che
egli pensa che possa essere esaminato il suo emendamento dopo che sia stata
esaurita la votazione sui 7 articoli, perch soltanto in relazione a quello che sar il
contenuto reale dei 7 articoli che si potr decidere sul titolo che ad essi si potr
premettere.
Ha facolt di parlare l'onorevole Coppa per svolgere il suo emendamento.
COPPA. Terr presente la raccomandazione dell'onorevole Presidente di essere il
pi breve possibile. Del resto la mia proposta chiara:
Lo Stato italiano ha ordinamento repubblicano, democratico, parlamentare,
antitotalitario .
Questo comma sostituisce il primo Comma dell'articolo 1: L'Italia Repubblica
democratica . La ragione per cui propongo di dire democratico, parlamentare,
antitotalitario la seguente: qui non siamo tutti d'accordo sul significato da dare
alla parola democrazia , perch se fossimo tuttti d'accordo, sarebbe superfluo
non solo aggiungere parlamentare , ma anche antitotalitario ; e io direi che
sarebbe anche superfluo il terzo comma dell'articolo presentato nel progetto di
Costituzione, perch, se democrazia governo di popolo, logico che la sovranit
risieda nel popolo.
Abbiamo voluto precisare che questa democrazia si estrinseca attraverso il
reggimento parlamentare, ed anche con una precisazione nella precisazione, che
questo ordinamento antitotalitario, volendo cos andare incontro alle giuste
preoccupazioni, non di una sola parte di questa Assemblea, ma di tutta l'Assemblea
di veder tornare in Italia un regime a tipo dittatoriale o totalitario.
Ai successivi comma, cio: La Repubblica italiana ha per fondamento il lavoro e
la partecipazione effettiva di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica
e sociale del Paese , noi abbiamo sostituito - l'onorevole Mario Rodin ed io questa formulazione: Suo fondamento l'unit nazionale. Sua meta la giustizia
sociale , non perch ci sia un partito preso contro il lavoro. Io, che ho l'onore di
parlarvi, posso dirmi un autentico lavoratore, perch penso che l'unica mia
ricchezza non voglia essere condivisa da nessuno dei presenti: posseggo due metri
quadrati di terra in un certo luogo dove, credo, nessuno dei presenti vorr farmi
compagnia e dove spero di andare il pi tardi possibile! Dunque, non c' partito
preso contro il lavoro; per, siccome ritengo che il lavoro sia un mezzo e non un
fine, non so spiegarmi come qualche cosa che sia un mezzo e uno strumento possa
essere la base dell'ordinamento giuridico di uno Stato; mentre oggi che si parla
tanto di autonomie - e naturalmente da qualche banco partita anche una voce non
bene accolta, e non poteva essere bene accolta - logico affermare, in un momento
in cui alcune parti vive della nostra Patria, della nostra Nazione, sono state o stanno
per essere distaccate dallo Stato italiano, che il fondamento di questo Stato non
possa essere che la unit nazionale.
Un'altra considerazione ancora mi ha fatto escludere il concetto del lavoro. Qui si
parla di lavoro e di lavoratori, e si detto che tutti siamo lavoratori; ma come si pu
modo da doversi sostituire ora con quella dei lavoratori, e poich del pari da
escludersi che l'onorevole Togliatti abbia ripudiato gli elementi fondamentali della
dottrina marxista, io sono preso dal grave timore che con la espressione classe
dirigente precedente si debba intendere una determinata classe sociale e
parimenti la espressione nuova classe dirigente dei lavoratori si debba intendere
nel senso rigorosamente classista, e cio con esclusione dalla direzione della cosa
pubblica di tutte le altre classi destinate a scomparire, secondo una formula che
tipica del marxismo. E mi sovviene a questo punto il ricordo di uno di quegli slogan
fatali e squillanti che l'onorevole Nenni predilige: delenda est borghesia! Traduco:
da distruggere la borghesia! Lo slogan, che ricordo in questo momento; mi induce a
pensare che in questo punto s'incontrino l'onorevole Nenni e l'onorevole Togliatti e
che quella classe, fallita
e responsabile, da estromettere dalla direzione pubblica del Paese, sia proprio la
borghesia.
Io, qui, inseguito dalle lancette dell'orologio nel limite di 10 minuti, non intendo
fare il processo del passato e dimostrare come la sentenza dell'onorevole Togliatti
sia, per lo meno, unilaterale, perch non tiene conto della responsabilit di quei
partiti che, agitando per primi miti insurrezionali, disavvezzarono dal rispetto alle
istituzioni liberali e dalla legalit, e facendo ricorso alla violenza (Rumori)
determinarono le condizioni per quali sorse ed avanz l'infausto fascismo.
Io mi preoccupo soltanto che l'articolo 1 della nostra Costituzione possa assumere
una colorazione classista attraverso la formula contenuta nel primo comma e
sancisca il diritto esclusivo d'una classe a dirigere la vita del Paese. E mi piace
ricordare qui quanto perspicuamente ha scritto il collega comunista onorevole
Marchesi in una sua relazione: Lo Stato non costituito dalla maggioranza dei
cittadini, ma da tutti i cittadini e non deve essere rappresentante dei pi e tollerante
dei meno . La classe dirigente politica del Paese non pu essere espressa con
esclusivit da una classe sociale, sia pure essa nobile e numerosa, ma la classe
dirigente quella che si forma attraverso la libera scelta del corpo elettorale.
Ma, onorevoli colleghi, - e vengo al mio ultimo emendamento - io ritengo che un
Paese che esce da una dittatura e non vuole cadere in un'altra, mentre ancora tutto
grida contro la dittatura subita, senta il bisogno e
avverta il dovere di esprimere chiaramente e con fermezza nel primo articolo della
Costituzione che democraticamente si d, di non volere pi dittature di destra o di
sinistra, di uomini, di gruppi, di classi, di partiti. E non mi si dica che
l'emendamento da me proposto sia pleonastico. Forse pu essere anche ritenuto
tale, ma certo in questa Costituzione vi saranno delle enunciazioni pleonastiche ed
enfatiche, e non sar il caso di respingere proprio quella enunciazione con la quale
il popolo italiano esprime solennemente e fermamente la sua volont avversa ad
ogni forma di totalitarismo e di dittatura. Del resto io non propongo nulla di
originale: propongo quanto scritto nel testo approvato della Costituzione della
Repubblica francese. Nulla forse pi utile dell'esame comparativo fra i due testi
costituzionali francesi: quello respinto dal popolo francese con il referendum e
quello approvato dal popolo francese col referendum. Nel testo approvato, a
immettere la sostanza del secondo comma gi nel primo comma del primo articolo
del progetto.
Queste considerazioni hanno spinto il collega Tosato e me ad una duplice
operazione: contrarre i primi due comma in un unico comma e avvicinare,
rendendo omogeneo tutto l'articolo, la materia del primo a quella dell'attuale terzo
comma.
Cos nato il nostro testo, accettato anche da altri colleghi di gruppi differenti dal
nostro, testo, che dice: L'Italia una Repubblica democratica fondata sul lavoro .
In questa formulazione l'espressione democratica vuole indicare i caratteri
tradizionali, i fondamenti di libert e di eguaglianza, senza dei quali non v'
democrazia. Ma in questa stessa espressione la dizione fondata sul lavoro vuol
indicare il nuovo carattere che lo Stato italiano, quale noi lo abbiamo immaginato,
dovrebbe assumere.
Dicendo che la Repubblica fondata sul lavoro, si esclude che essa possa fondarsi
sul. privilegio, sulla nobilt ereditaria, sulla fatica altrui e si afferma invece che essa
si fonda sul dovere, che anche diritto ad un tempo per ogni uomo, di trovare nel
suo sforzo libero la sua capacit di essere e di contribuire al bene della comunit
nazionale. Quindi, niente pura esaltazione della fatica muscolare, come
superficialmente si potrebbe immaginare, del puro sforzo fisico; ma affermazione
del dovere d'ogni uomo di essere quello che ciascuno pu, in proporzione dei
talenti naturali, sicch la massima espansione di questa comunit popolare potr
essere raggiunta solo quando ogni uomo avr realizzato, nella pienezza del suo
essere, il massimo contributo alla prosperit comune. L'espressione fondata sul
lavoro segna quindi l'impegno, il tema di tutta la nostra Costituzione, come si pu
facilmente provare rifacendosi anche all'attuale formulazione della materia degli
articoli 6 e 7 e pi ancora degli articoli 30-44, cio di quegli articoli che
costituiscono il Titolo terzo della parte prima del nostro progetto.
Ottenuta quindi una sintetica definizione della Repubblica fondata sulla libert e
sulla giustizia, si apre la strada al concetto della sovranit, concetto svolto nel
secondo comma: La sovranit appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e
nei limiti della Costituzione . La sostanza del progetto salva, si sostituito alla
forma emana la forma appartiene , forma sufficiente ad indicare ad un tempo
la fonte, il fondamento e il delegante della sovranit, cio il popolo.
Nella seconda parte dell'emendamento al comma, si afferma che il popolo esercita
la sovranit nella forma e nei limiti della Costituzione, sembrando superfluo
aggiungere, come nel progetto, e delle leggi , dal momento che il riferimento alla
Costituzione lascia bene intendere in qual modo l'ulteriore manifestazione di
sovranit potrebbe prodursi nel nostro ordinamento costituzionale.
Non sarebbe completa l'espressione dell'emendamento sostitutivo, ove non si
avvertisse che la contrazione da noi operata del secondo comma dell'articolo primo
del progetto nella semplice espressione fondata sul lavoro , poteva lasciare
scontenti quanti avevano votato - ed io sono tra quelli - nella Commissione dei
Settantacinque anche la dizione del progetto circa la partecipazione dei lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale dello Stato.
Uno Stato si definisce nei suoi caratteri costitutivi e nella sua missione storica. La
definizione della nostra Repubblica avviene nel primo comma dell'articolo primo, e
se nello stesso articolo fosse compiuto un tentativo di definizione della missione
storica della Repubblica, questa definizione in due o tre parole riuscirebbe monca e
per ragioni di spazio e di collocazione forse si troverebbe fuori posto e perderebbe
forza. Occorre quindi che la definizione della missione storica della nostra
Repubblica abbia uno sviluppo adeguato e non si concluda sommariamente in
poche parole dell'articolo primo. per questo motivo che abbiamo pensato di far
seguire a quell'articolo primo, cos come da noi suggerito, la materia contenuta
negli articoli 6 e 7 del progetto, trasportandola, con opportuni emendamenti
rafforzativi e sveltitori, negli articoli due e tre.
In questa maniera riteniamo di poter rafforzare l'indicazione della novit e della
missione storica della nostra Repubblica, quale risulta evidentissimamente dal
dettato attuale, e ci sembra, ancora pi, da quello da noi proposto, degli articoli 6 e
7.
Non leggo questi testi, perch a suo tempo saranno letti e commentati. Basti per il
momento averli ricordati, a chiarimento della mia asserzione che, nel complesso, il
nuovo testo non indebolir, ma rafforzer, l'affermazione sociale e solidaristica
dell'attuale articolo 1.
Coll'articolo da noi proposto conserviamo la novit della Repubblica fondata sul
lavoro, evitando una dizione, come quella proposta dall'onorevole Basso, la quale,
per precedenti storici, per formulazioni teoriche, che non si possono sopprimere,
pu apparire, a parte della popolazione italiana, classistica e, perci, pu
allontanare qualche consenso, che certamente non superfluo, alla nostra
Repubblica, in mezzo alle popolazioni italiane.
E per questo, pur sapendo quale sacrificio possa costare ai nostri colleghi dei
partiti, che si ispirano alle definizioni e precisazioni marxiste, possiamo ad essi
domandare se, in questa alternativa o di ottenere una immediata precisazione
dottrinaria del loro pensiero o rinunziare ad essa ed acquisire nuovi consensi alla
forma di questa Repubblica democratica fondata sul lavoro, che noi vogliamo
realizzare, non ritengano di rimandare, come essi dicono, ad altra epoca
un'ulteriore precisazione in questa materia.
Per questo raccomandiamo l'approvazione del nostro emendamento, rinviando
ulteriori precisazioni in sede di dichiarazioni di voto, allorch saranno presentati
emendamenti concorrenti a questo. (Applausi al centro).
PRESIDENTE. Segue l'emendamento dell'onorevole Fabbri, cos formulato:
Al secondo comma sostituire alle parole: il lavoro, le parole: la giustizia sociale, e
alla parola, lavoratori, la parola: cittadini .
L'onorevole Fabbri ha facolt di svolgerlo.
FABBRI. Il mio emendamento si propone semplicemente di eliminare quelli che a
me appaiono errori di fatto.
In sostanza, l'affermazione che lo Stato si fonda sul lavoro non ha niente di nuovo e
di peregrino; ed in quelle dimensioni in cui questa verit deve essere riconosciuta,
essa sempre stata vera anche in periodi storici completamente diversi da quello
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attuale.
Anche nel periodo del lavoro schiavista e dello sfruttamento pi completo del
lavoro, gli Stati, in gran parte, ma non totalmente, si sono sempre basati sul lavoro,
il quale una delle forze pi decisive, concorrenti alla organizzazione sociale.
Non si tratta, quindi, di dire una parola nuova n di fare una scoperta. Se noi
dobbiamo caratterizzare in qualche modo la nostra Carta costituzionale con una
enunciazione, la quale ne richiami le aspirazioni veramente nuove e sulle quali ci si
pu trovare tutti d'accordo, essa pu essere quella della giustizia sociale, che
effettivamente, come fondamento dell'organizzazione politica, non si verificata in
tutti i tempi; e noi desideriamo, credo unanimamente, che si realizzi e si introduca
con la nuova Costituzione. La mia dicitura quindi, che si riferisce alla sostituzione
di una parola, semplicemente per dire una cosa vera e per sostituire
un'aspirazione reale ad una affermazione del tutto banale e per se stessa
inconcludente, ove la si privi di questa aspirazione e di questo desiderio di ordine
politico, sul quale mi soffermo anche a proposito dell'altro emendamento con cui
chiedo che all'espressione i lavoratori venga sostituita l'espressione i cittadini .
Qui non si tratta pi, secondo me, di introdurre un'aspirazione, ma si tratta di
eliminare una restrizione, perch indiscutibilmente il concetto di lavoratori preso
in considerazione rispetto a quelli che sono i veri soggetti dell'organizzazione
politica dello Stato.
Non giusto, non corrisponde alla verit, implica un errore giuridico e politico, il
pretendere di designare la generalit delle persone con l'epiteto di lavoratori, invece
che con quello veramente universale ed assoluto e di tutti comprensivo di cittadini
.
Qualunque sia l'organizzazione dello Stato, anche la pi socialista, la pi comunista
che si possa immaginare, gli appartenenti al complesso sociale saranno sempre
contemporaneamente e dei lavoratori e delle persone che non lavorano; saranno
delle persone che hanno gi lavorato e che quindi hanno tutto il diritto di riposarsi,
di andare in pensione (Ilarit a sinistra), senza con ci decadere dai diritti politici;
saranno dei fanciulli, i quali
hanno pieno diritto di cittadinanza fino dalla nascita; e, se non sembrasse una
espressione troppo cerebrale, direi ancora prima della nascita, perch
anche i nascituri, quando sono nell'utero materno, sono virtualmente gi dei
cittadini, a condizione di nascere.
Quindi questa esclusione di vaste categorie di cittadini che non sono lavoratori in
atto, la quale non pu essere rettificata che dalla dichiarazione dell'onorevole
Togliatti il quale ci diceva: Con l'espressione di lavoratori, noi non intendiamo di
escludere nessuno , non giusta ed io dico che non ci deve essere la necessit di
avere un articolo sbagliato nella sua dicitura, il quale poi debba correggersi con la
dichiarazione integrativa dell'onorevole Togliatti. Dal momento che una parola ha
un contenuto giuridico e politico preciso, qual' quella di cittadini, essa che
veramente corretta, mentre la parola lavoratori una parola che implica un
concetto di categoria, un concetto di classe, un concetto che si riconnette ad
un'interpretazione materialistica della storia alla quale buona parte di questa
fronte al suo simile, ma collabora e concentra i suoi sforzi in quel nucleo familiare,
che l'elemento vivo e vitale della nostra Nazione.
PRESIDENTE. Onorevole Caroleo, lei ha presentato anche un secondo
emendamento.
CAROLEO. S, ma assorbito dai successivi emendamenti che accolgono il
concetto di appartenenza. Io alla parola appartiene , ho sostituito l'altra .
PRESIDENTE. Apprezzo la sua remissione di fronte alla facolt di parola.
L'onorevole Lucifero ha proposto il seguente emendamento:
Al terzo comma, alle parole: La sovranit emana dal popolo, sostituire: La
sovranit risiede nel popolo .
L'onorevole Lucifero ha facolt di svolgerlo.
LUCIFERO. Avrei potuto anche rinunciare alla parola e risparmiarmi l'incubo
della clessidra del Presidente, che per me non si vuoter certamente. Ormai non
siamo pi abituati a vederla che su certe immagini infernali; tanto pi volevo
rinunciare alla parola in quanto io gi accennai a questo emendamento, e trovai un
riscontro nelle affermazioni dell'onorevole Togliatti, che in un primo momento a
questo mio emendamento non si era dimostrato favorevole, e tanto pi poi che
nelle successive formule che sono state gi presentate, vi stato un passo verso il
concetto che io sostengo trasformando quell' emana (che secondo l'onorevole
Conti sapeva di profumo) nel termine appartiene , che pi esatto.
Pu sembrare la questione sottile, ma una questione concettuale; e diventa una
questione sostanziale quando si pensa alla esperienza dalla quale siamo usciti, cio
quando si pensa che ad un certo punto ci siamo trovati di fronte a gente che si
sentita delegare dei poteri popolari, li ha assunti e non li ha restituiti pi se non
attraverso quella tragedia che abbiamo tutti vissuto. Quindi credo che la
Costituzione democratica debba chiaramente sancire il concetto che la sovranit,
cio il potere, non solo appartiene al popolo, ma nel popolo costantemente risiede.
Ed allora bisogna impedire qualunque interpretazione che un giorno possa far
pensare a sovranit trasferite o comunque delegate. Ecco perch al termine
appartiene , come pure al termine emana , preferisco il termine risiede .
Gli organi attraverso i quali la sovranit o i poteri si esercitano nella vita di un
popolo, sono organi i quali agiscono in nome del popolo, ma che non hanno la
sovranit, perch questa deve restare al popolo. Ecco perch preferibile il termine
risiede in confronto a quello di appartiene .
Quell' emana , originario, d il senso di una sovranit che si pu trasferire agli
organi i quali la esercitano; quell' appartiene d un senso di propriet; mentre il
termine risiede consolida il possesso, non la propriet. Il popolo, cio, rimane
possessore di questa che la suprema potest democratica.
Pu sembrare una sottigliezza, ma sottigliezza non . La verit un altra. Esistono
fra gli uomini due categorie di persone di fronte ai problemi costituzionali: quelli
che credono nelle Costituzioni e quelli che non credono nelle Costituzioni. Per
quelli che non credono nelle Costituzioni, cio che pensano Che il giorno che
avessero la maggioranza farebbero quello che vogliono, un'affermazione di
la prima tesi - il carattere classista; come del resto risulta dalla definizione del lavoro
che d l'articolo 3, parlando del dovere del lavoro; e dalle modifiche che la
Commissione proporr agli articoli 36 e 43, in modo che la stessa parola non sia
adoperata in un senso pi ristretto. Si detto: lasciate che il significato di
lavoratore si slarghi ed acquisti un valore aclassista che potr raccogliere molte
correnti. Anche l'onorevole Russo Perez propone che si dica lavoratori del
braccio e della mente . Non si comprende come gli imprenditori ed i lavoratori
della mente abbiamo interesse a ricusare il nome di lavoratori.
Questa prima formula, di cui vi ho riassunto le origini e la portata. La seconda
formula - dell'emendamento Fanfani - si preoccupa che, malgrado ogni diversa
intenzione, la dizione lavoratori possa far sorgere qualche equivoco, qualche
impressione ristretta ed essere interpretata anche fuori d'Italia come un
accostamento del nostro regime economico a forme che sorsero, come gestione di
operai e di contadini, a base classista e collettivista. Il fondamento del lavoro, nel
pensiero dell'onorevole Fanfani e degli altri firmatari della proposta, sufficiente a
caratterizzare il nuovo aspetto della democrazia, non soltanto politico, ma anche
economico e sociale a cui, anche in questa seconda formula, si vuol rendere
l'omaggio pi sincero.
Ultima proposta, presentata ora, quella dell'onorevole La Malfa. Egli ha detto: noi
accogliamo in pieno il significato che si deve dare nella nuova Costituzione ad una
democrazia basata sul lavoro; desideriamo aggiungere l'elemento libert , non
perch contradica, ma perch completi ed equilibri; riunisca il passato e l'avvenire;
e stabilisca i due piloni, sui quali si deve edificare la nuova civilt.
Ho finito il mio compito di notaio. Avete davanti a voi queste tre espressioni;
potete scegliere.
Dir da ultimo che, nella proposta di trasposizione degli articoli 6 e 7 ad articoli 2 e
3, implicita anche una trasposizione d'una parte dell'articolo 1, che riguarda la
partecipazione effettiva di tutti i lavoratori alla organizzazione politica, economica e
sociale del Paese . L'onorevole Fanfani ed i suoi colleghi ritengono che mettendo
questo tratto alla fine del quadro che traccia la fisionomia della Repubblica, si
acquista maggior efficacia; l'espressione di rimuovere gli ostacoli che si
frappongono alla partecipazione integrale dei lavoratori pi forte, essi dicono, che
un'espressione generica, usata in principio. Nel quale rilievo altri non consentono:
gli onorevoli Basso e Targetti temono che, togliendola dal frontone del primo
articolo, che
resterebbe mutilato, la proposizione non acquisti, ma perda di vigore. Sono due
punti di vista, fra cui dato scegliere.
Concludo: la Commissione, mentre non crede opportuno accettare gli altri
emendamenti, non si oppone a che si dica: La sovranit appartiene al popolo, che
la esercita... ; ma si rimette all'Assemblea, perch si tratta di varie tendenze, per le
tre proposte: Repubblica di lavoratori , Repubblica fondata sul lavoro ;
Repubblica fondata sui diritti della libert e del lavoro .
PRESIDENTE. Vari emendamenti riguardano il primo comma dell'articolo 1:
L'Italia una Repubblica democratica .
Penso che siano da porre in votazione quegli emendamenti che considerano questo
comma a s stante e lo modificano.
Pongo, pertanto, in votazione il primo comma dell'emendamento Condorelli, del
seguente tenore:
L'Italia si regge a Repubblica democratica .
(Non approvato).
Pongo in votazione il primo comma dell'emendamento presentato dagli onorevoli
Amendola, Laconi, Iotti Leonilde, Grieco:
L'Italia una repubblica democratica di lavoratori .
Identico emendamento stato presentato dagli onorevoli Basso, Targetti, Nenni,
De Mchelis, Gullo Fausto, Togliatti.
stata chiesta la votazione per appello nominale dagli onorevoli Grieco, Corbi,
Longo, Ricci, Scoccimarro, Ravagnan, Musolino, Bardini, Li Causi, Pajetta Gian
Carlo, Mattei Teresa, Assennato, Negro, Pratolongo, Pellegrini.
PACCIARDI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facolt.
PACCIARDI. Onorevoli colleghi, la proposta di emendamento dell'amico e
collega La Malfa...
PRESIDENTE. Onorevole Pacciardi, noi stiamo trattando dell'emendamento
posto in votazione.
PACCIARDI. Appunto, onorevole Presidente. Dicevo dunque che, nel caso in cui
l'Assemblea non accettasse l'emendamento proposto dagli onorevoli Amendola ed
altri e dall'onorevole Basso e altri, emendamento consistente nell'espressione
Repubblica democratica di lavoratori , noi proporremmo all'Assemblea di votare
l'emendamento dell'onorevole La Malfa.
Ma il gruppo repubblicano concorde aderisce a votare la formula proposta dagli
onorevoli colleghi che ho test nominati: L'Italia una Repubblica democratica di
lavoratori . (Applausi a sinistra).
Debbo dire che sono stato pregato dai segretari dei Gruppi del Partito socialista dei
lavoratori italiani, del Partito democratico del lavoro e del Partito d'azione, di
parlare anche a loro nome, perch anch'essi intendono associarsi a questa formula
proposta dagli onorevoli colleghi dell'estrema sinistra.
mia opinione, e non da oggi, che se qualcuno di noi potesse sempre
rappresentare l'opinione comune di quesli settori, la situazione politica italiana si
evolverebbe notevolmente. (Vivi applausi a sinistra).
Io spero di riuscirvi e vi dir subito, con il collega La Malfa, che se i colleghi
presentatori di questo emendamento avessero voluto dare alla loro formula un
significato classista, nel senso stretto di questa parola, nel senso che si d
dottrinalmente a quesla parola, noi non l'avremmo approvata. I colleghi
presentatori dell'emendamento ne hanno sottolineato il significato. Il fatto che
l'espressione Repubblica democratica precede l'attributo di lavoratori toglie
ogni dubbio al significato di questa dizione: non si tratta di una Repubblica classista,
si tratta di una Repubblica democratica.
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Per noi, onorevoli colleghi, la Repubblica non , e nella nostra concezione non
mai stata, un mero cambiamento di forma, un mero cambiamento di insegne o di
francobolli; per noi la Repubblica una profonda trasformazione della vita
collettiva, della vita associata della Nazione, nel senso politico, nel senso economico
e sociale, nel senso morale. Come noi vogliamo la Repubblica libera nei suoi
ordinamenti politici, libera, cio snodata, cio decentrata, cio autonomistica;
libera, cio che tenda ad avvicinare lo Stato al popolo, anzi che metta lo Stato al
servizio del popolo, anzich il popolo al servizio dello Stato, cos noi vogliamo una
Repubblica giusta nei suoi ordinamenti economici e sociali. Repubblica di
lavoratori nella nostra concezione vuol dire che la legislazione futura della
Repubblica non sar una legislazione per gli oziosi e per i parassiti: sar una
legislazione per i lavoratori, per tutti i lavoratori; i lavoratori del braccio, i lavoratori
del pensiero, i lavoratori di ogni categoria: i contadini come gli operai, gli artigiani
come i piccoli proprietari, gli impiegati, gli artisti, i professionisti, tutti coloro
insomma che vivono del proprio lavoro e che non sfruttano il lavoro altrui. La
Repubblica, cio, deve essere fondata sul lavoro, deve onorare il lavoro, deve
essere presidiata e difesa dalle classi pi numerose e pi benemerite della
popolazione, che sono le classi lavoratrici, e deve portare i lavoratori alla ribalta
della nostra storia.
Votando cos, onorevoli colleghi, noi siamo certi di interpretare il pensiero della
Scuola repubblicana italiana e del suo pi degno e conosciuto alfiere: Giuseppe
Mazzini. Certo che non il Mazzini di maniera, deformato dalle classi reazionarie,
e qualche volta non compreso e financo deriso dai partiti operai: il Mazzini
autentico, il quale, non in frammenti ricercati faticosamente nei suoi scritti, ma
nell'opera sua classica: I doveri dell'uomo, da tutti conosciuta cos si esprime: La
rivoluzione che si avvicina dovr fare per il proletario, cio per le classi popolari,
per gli uomini del lavoro, ci che le rivoluzioni passate fecero per i borghesi, per le
classi medie, per gli uomini del capitale: lavoro per tutti, ricompensa proporzionata
per tutti; ozio e fame per nessuno. Il grande pensiero sociale che fermenta oggi in
Europa, allora, pu cos definirsi: abolizione del proletariato; emancipazione dei
lavoratori dalla tirannide del capitale concentrato in un piccolo numero di
individui; all'emancipazione dello schiavo tenne dietro quella del servo, e quella del
proletario deve seguirle .
Forse insegno qualche cosa anche ai miei colleghi di sinistra, che sono cos abituati
a spregiare talvolta la Scuola sociologica dei repubblicani. (Commenti - Rumori a
sinistra).
Il progresso della mente umana rovesciava per mezzo del patriziato il privilegio
dispotico della monarchia; per mezzo della borghesia, il privilegio della nobilt del
sangue; e rovescer, per mezzo del popolo, della gente del lavoro, i privilegi della
borghesia proprietaria e capitalista, nel giorno in cui la societ, fondata sul lavoro,
non riconoscer privilegi se non quelli dell'intelletto virtuoso, intelligente, ecc. .
(Commenti).
Noi siamo certi, votando gli emendamenti dei colleghi dell'estrema sinistra, di
interpretare il pensiero della nostra Scuola. L'annunziatore e profeta dell'Italia
Prima di passare, per, alla votazione degli altri emendamenti, pongo in votazione
il seguente emendamento sostitutivo degli onorevoli Coppa e Rodin Mario, che
tende a dare all'articolo tutta una nuova struttura:
Sostituirlo col seguente:
Lo Stato italiano ha ordinamento repubblicano, democratico, parlamentare,
antitotalitario.
Suo fondamento l'unit nazionale.
Sua mta la giustizia sociale.
Sua norma la libert nella solidariet umana.
(Non approvato).
Sono stati proposti due emendamenti, uno presentato e svolto dall'onorevole La
Malfa: L'Italia una Repubblica democratica fondata sui diritti di libert e sui
diritti del lavoro .
Vi poi l'emendamento presentato dagli onorevoli Fanfani, Grassi, Moro, Tosato,
Bulloni, Ponti, Clerici: L'Italia una Repubblica democratica fondata sul lavoro .
Ritengo che si debba votare per primo l'emendamento La Malfa, il quale si
allontana maggiormente dal testo proposto dalla Commissione, e suona cos: La
Repubblica italiana ha per fondamento il lavoro .
L'emendamento Fanfani conserva la dizione fondata sul lavoro .
Pongo dunque in votazione l'emendamento La Malfa.
Gli onorevoli Persico, Cevolotto ed altri, hanno presentato richiesta di votazione
per appello nominale, e poich contiene le 15 firme regolamentari, io sono tenuto
a darvi corso. Tuttavia devo far presente agli onorevoli colleghi che forse un nuovo
appello nominale - di cui del resto non voglio anticipare i risultati immediatamente successivo a quello gi fatto - e gli appelli nominali ha.nno sempre
un determinato scopo per l'indicazione di certe posizioni - mi sembra che non
possa non seguire le tracce del primo.
TOGLIATTI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facolt.
TOGLIATTI. Qui si tratta di scegliere tra due formule: Repubblica democratica
fondata sul lavoro oppure: Repubblica democratica fondata sui diritti di libert e
sui diritti del lavoro .
Queste due formule vengono presentate dopo che stata respinta la formula da noi
presentata, alla quale avevano aderito alcuni Gruppi e che diceva: Repubblica
democratica di lavoratori .
Di fronte all'alternativa che adesso si presenta, devo dichiarare, a nome del Gruppo
al quale appartengo, che noi preferiamo la formula proposta dall'onorevole
Fanfani: Repubblica democratica fondata sul lavoro.
Il motivo mi sembra evidente: prima di tutto la formula del collega Fanfani quella
che pi si avvicina a quella che noi avevamo presentato. Per questo semplice
motivo, noi avremmo il dovere di votarla.
Per la sostanza, la formula Repubblica fondata sul lavoro , si riferisce a un fatto
di ordine sociale, e quindi la pi profonda; mentre la formula che viene
questa composizione fra le due supreme esigenze della vita sociale, democrazia
economica e democrazia politica. Per questi motivi noi voteremo l'emendamento
La Malfa.
LA MALFA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, ella ha gi svolto l'emendamento e quindi ha
gi fatto la sua dichiarazione di voto.
ORLANDO VITTORIO EMANUELE. Chiedo di parlare per una brevissima
dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facolt.
ORLANDO VITTORIO EMANUELE. Nel mio recente discorso manifestai il
mio pensiero direttivo, cio a dire che le definizioni non trovano posto nei
documenti legislativi, il che significa che io sono indifferente. Sar una mia
deficienza, ma non le sento. Quindi, in generale, mi asterr sempre.
152
PRESIDENTE. L'onorevole Persico ha. ritirato la richiesta di votazione per
appello nominale. Pongo, quindi, in votazione, per alzata e seduta, l'emendamento
presentato dall'onorevole La Malfa: L'Italia una Repubblica democratica
fondata sui diritti di libert e sui diritti del lavoro .
(Non approvato).
La prima parte del secondo comma di un emendamento presentato dall'onorevole
Condorelli cos formulata: La Repubblica italiana ha per fondamento la
sovranit popolare .
Credo che occorra procedere alla sua votazione, perch se fosse accettata la
formulazione dell'onorevole Fanfani non si potrebbe pi procedere alla votazione
dell'emendamento Condorelli. Pongo pertanto in votazione il secondo comma prima parte - dell'emendamento dell'onorevole Condorelli.
(Non approvato).
Pongo in votazione il primo comma dell'emendamento Fanfani, Grassi, Moro e
altri:
L'Italia una Repubblica democratica fondata sul lavoro .
( approvato).
Con la votazione test avvenuta s'intendono decaduti il primo comma
dell'emendamento Cortese, l'emendamento Basso, Targetti, Nenni ed altri e
l'emendamento Caroleo.
Segue l'emendamento a firma degli onorevoli Basso, Bernini, Targetti, Tonetti,
Malagugini, Morandi, Sansone, Amadei, Dugoni, Romita, Fogagnolo, Merlin
Angelina, Cacciatore, Lupis, il quale, mentre nella sua prima parte fa propria
sostanzialmente la formula che abbiamo test approvata, e pu quindi considerarsi
limitatamente da questa assorbito, nella seconda parte pu essere considerato come
emendamento aggiuntivo alla formula stessa.
L'emendamento dice: L'Italia una Repubblica democratica che ha per
fondamento il lavoro e la partecipazione effettiva di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Condorelli. Ne ha facolt.
della Repubblica .
Avevo presentato questo emendamento appunto per correggere una dizione
imprecisa, dal punto di vista logico, ossia che la Repubblica, che di per se stessa
un ordinamento giuridico, potesse trovare il suo fondamento su altra
organizzazione giuridica o politica del Paese.
Ora si riproduce da parte dell'onorevole Basso la stessa dizione, alla quale io dovr
votare contro, anche perch, in seguito ad una riunione di diversi componenti della
Commissione di coordinamento, si trov giusto di unificare il testo nella proposta
Fanfani-Grassi, che fu accettata anche dagli onorevoli Laconi, Grieco ed altri.
Quindi, sia perch non sarebbe giuridicamente esatto dire che la Repubblica ha
fondamento su altra organizzazione giuridica e politica del Paese, sia perch, il
concetto della partecipazione dei lavoratori si spostato all'articolo 3, non
possiamo votare per l'emendamento Basso. La maggioranza della Commissione di
coordinamento ritenne opportuno fare detto spostamento, in quanto preferibile
affermare che compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, perch la
partecipazione effettiva dei lavoratori nel campo economico e sociale potesse
trovare la sua attuazione. Per queste considerazioni voteremo contro la proposta
Basso.
BASSO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facolt.
BASSO. Credo che la trasposizione dall'articolo 1 all'articolo 7, anche se questo
dovesse diventare successivamente 3, sia una diminuzione del significato di questo
concetto di partecipazione effettiva dei lavoratori, in cui noi ravvisiamo veramente il
solo concetto nuovo che sia affermato come il fondamento della Repubblica
democratica italiana.
Ci che contradistingue una nuova democrazia, che non sia semplicemente
formale,
ma che intenda realmente fare appello a tutte le forze del lavoro, pensiamo che sia
appunto questa affermazione d'una partecipazione effettiva e non soltanto
nominale, di fatto e non soltanto di diritto, alla organizzazione politica, sociale ed
economica del Paese.
Pensiamo che inserire questa dichiarazione nell'articolo 1 abbia veramente un
significato fondamentale, nel senso che si afferma che, se questa partecipazione non
si realizza e nella misura in cui non si realizza, non si realizza neppure la
democrazia; ossia l'articolo 1 resta un puro flatus vocis.
Questo il significato del nostro emendamento all'articolo 1.
Trasferito all'articolo 3, riteniamo che questo concetto perda la sua efficacia;
epperci insistiamo nel votarlo in sede di articolo 1.
PRESIDENTE. Pongo ai voti la seconda parte dell'emendamento Basso ed altri:
... e la partecipazione effettiva di tutti i lavoratori alla organizzazione politica,
economica e sociale .
(Non approvata).
Si deve, ora, passare alla votazione degli emendamenti presentati al terzo comma
del testo della Commissione, che diventer il secondo comma del testo definitivo.
mandato conferitoci dalla nostra legge istitutiva, s. Noi consegniamo oggi, a chi ci
elesse il 2 giugno, la Costituzione; noi abbiamo assolto il compito amarissimo di
dare avallo ai patti di pace che hanno chiuso ufficialmente l'ultimo tragico e
rovinoso capitolo del ventennio di umiliazioni e di colpe (Applausi); e, con le leggi
elettorali, stiamo apprestando il ponte di passaggio, da questo periodo ancora
anormale, ad una normalit di reggimento politico del Paese nel quale competa ad
ogni organo costituzionale il compito che gli proprio ed esclusivo: di fare le leggi,
al Parlamento; al Governo di applicarle; ed alla Magistratura di controllarne la retta
osservanza.
Ma, con la Costituzione, questa Assemblea ha inserito nella struttura dello Stato
repubblicano altri organi, ignoti al passato sistema, suggeriti a noi dall'esperienza
dolorosa o dettati dalla evoluzione della vita sociale ed economica del Paese. Tale
la Corte delle garanzie costituzionali, sancita a difesa dei diritti e delle libert
fondamentali, ma non a preclusione di progressi ulteriori del popolo italiano verso
una sempre maggiore dignit dell'uomo, del cittadino, del lavoratore. Tale il
Consiglio nazionale della economia e del lavoro, che - rimuovendo gli ostacoli
dovuti a incomprensione o ad ignoranza delle altrui esigenze - eviter le battaglie
non giustificate, diisperditrici di preziose energie, dando alle altre necessarie invece
ed irreprimibili in ogni corpo sociale che abbia vita fervida e sana, consapevolezza
di intenti e idoneit di mezzi.
364
Ma forse, s, non taciamolo, onorevoli colleghi, molta parte del popolo italiano
avrebbe voluto dall'Assemblea Costituente qualcos'altro ancora. I pi miseri, coloro
che conoscono la vana attesa estenuante di un lavoro in cui prodigare le proprie
forze creatrici e da cui trarre i mezzi di vita; coloro che, avendo lavorato per
un'intera vita, fatti inabili dall'et, dalla fatica, dalle privazioni ancora inutilmente
aspettano dalla solidariet nazionale una modesta garanzia contro il bisogno; coloro
che frustano i loro giorni in una fatica senza prospettiva, chiudendo ad ogni sera un
bilancio senza residui, utensili pensanti e dotati d'anima di un qualche gelido
mostruoso apparato meccanico, o forze brute di lavoro su terre estranee e perci
stesso ostili: essi si attendevano tutti, che l'Assemblea esaudisse le loro ardenti
aspirazioni, memori come erano di parole proclamate e riecheggiate.
(Approvazioni).
Noi lo sappiamo, oggi, che ci avrebbe superato le nostre possibilit. Ma noi
sappiamo di avere posto, nella Costituzione, altre parole che impegnano
inderogabilmente la Repubblica a non ignorare pi quelle attese, ad applicarsi
risolutamente all'apprestamento degli strumenti giuridici atti a sodisfarle. La
Costituzione postula, senza equivoci, le riforme che il popolo italiano, in composta
fiducia, rivendica. Mancare all'impegno sarebbe nello stesso tempo violare la
Costituzione e compromettere, forse definitivamente, l'avvenire della Nazione
italiana. (Vivissimi, generali applausi).
Onorevoli colleghi, ieri sera, quasi a suggello simbolico apposto alla Carta
costituzionale, voi avete votato un ordine del giorno col quale raccomandate e
sollecitate dal Presidente della Repubblica un atto generoso di clemenza e di
perdono.
Gi al suo primo sorgere, la Repubblica volle stendere le sue mani indulgenti e
volgere il suo sguardo benigno e sereno verso tanti, che pure non avevano esitato a
straziare la Patria italiana, ad allearsi con i suoi nemici, a colpirne i figli pi eroici. Il
rinnovate gesto di amist, del quale vi siete fatti promotori, vuole oggi esprimere lo
spirito che ha informato i nostri lavori, in ognuno di noi, su qualunque banco si
sedesse, a qualunque ideologia ci si richiami. L'Assemblea ha pensato e redatto la
Costituzione come un solenne patto di amicizia e fraternit di tutto il popolo
italiano, cui essa lo affida perch se ne faccia custode severo e disciplinato
realizzatore. (Approvazioni). E noi stessi, onorevoli deputati, colleghi cari e fedeli di
lunghe e degne fatiche, conclusa la nostra maggiore opera, dopo avere fatta la legge,
diveniamone i pi fedeli e rigidi servitori. (Approvazioni). Cittadini fra i cittadini, sia
pure per breve tempo, traduciamo nelle nostre azioni, le maggiori e le pi modeste,
quegli ideali che, interpretando il voto delle larghe masse popolari e lavoratrici,
abbiamo voluto incidere nella legge fondamentale della Repubblica.
Con voi m'inchino reverente alla memoria di quelli che, cadendo nella lotta contro
il fascismo e contro i tedeschi, pagarono per tutto il popolo italiano il tragico e
generoso prezzo di sangue per la nostra libert e per la nostra indipendenza
(Vivissimi, generali applausi); con voi inneggio ai tempi nuovi cui, col nostro voto,
abbiamo aperto la strada per un loro legittimo affermarsi.
Viva la Repubblica democratica italiana, libera, pacifica ed indipendente !
(Vivissimi, generali, prolungati applausi - Si grida: Viva la Repubblica ! - Viva il
Presidente Terracini ! - Nuovi vivissimi, generali applausi).
In quest'ora cos solenne della nostra storia non poteva mancare a noi ed al popolo
italiano la parola alta, serena, saggia del Presidente della Repubblica, Enrico De
Nicola, il quale ha seguito ed illuminato la nostra fatica, vigile ad ogni passo lungo la
strada che condurr la Repubblica dall'abisso in cui sorse fino alla posizione che le
compete di Stato libero, e rispettato nel mondo.
Do lettura del messaggio di Enrico De Nicola:
Roma, 22 dicembre 1947 - ore 18,30.
La ringrazio vivamente, illustre Presidente, di avermi comunicato con cortese
sollecitudine l'approvazione della Costituzione della Repubblica italiana.
Il mio pensiero, reverente e devoto, si rivolge, in questo momento di sincera
commozione, all'Assemblea Costituente, che - sotto la Sua incomparabile e
indimenticabile Presidenza - ha compiuto un lavoro di cui gli storici daranno
certamente un giudizio sereno, che onorer il nostro Paese, per la profondit delle
indagini compiute, per l'altezza dei dibattiti svoltisi, per lo zelo coscienzioso
costantemente osservato nella ricerca delle
soluzioni pi democratiche e nella formulazione rigorosamente tecnica dei principi
fondamentali e delle specifiche norme costituzionali - e all'Italia nostra, amata e
martoriata, che dalle sventure sofferte e dai sacrifizii affrontati, sapr trarre ancora
una volta, nella concordia degli intenti e delle opere dei suoi figli, le energie
necessarie per il suo sicuro avvenire", offrendo al mondo un nuovo esempio di
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trova l'arguzia per comporre un dissenso, un contrasto, che ad altri sarebbe, forse,
apparso addirittura insormontabile ! Egli stato veramente
un gran Presidente e - direi - un Presidente nato perfetto ! ( Vivissimi, generali
applausi).
E cos dunque, sotto questi auspici, si compiuta quest'opera.
Che cosa vale ?
Io, tutte le volte che ho parlato, ho dichiarato cos frequentemente e cos
manifestamente una m ia diversit di pensare e di sentire a proposito di una legge
costituzionale che sarebbe ipocrisia, se ora ad un tratto volessi usare della spugna di
Leibnitz e cancellare quelle che erano e sono le mie idee. La verit che qui sono
venute di fronte due diverse maniere di concepire l'intervento del legislatore nel
fissare l'ordinamento giuridico di un popolo. Io potrei, per deferenza a voi, dire che
il mio punto di vista era quello antico e che il vostro era quello moderno. No, la
verit che cos l'uno come l'altro sono antichi quanto l'uomo, antichi quanto il
legislatore. Da un lato, si ha l'imposizione di una regola attraverso una volont
consapevole: io comando - dice il legislatore, soprattutto se dell'ordine
costituzionale -, questa mia volont io la esamino, la concreto diligentemente, me
ne rendo conto, metto dalla mia parte tutte le ragioni per cui si possa presumere
che si legifera bene; ma, dopo tutto, questa la mia volont. Una tale tendenza
antica quanto l'uomo, ed i primi legislatori l loro volont la fecero passare
addirittura per quella di Dio. Dall'altro lato, invece, il diritto viene concepito non
come una imposizione dall'esterno, ma come una qualche cosa di organico, che si
sviluppa da s: pianta, che mette nella terra le sue profonde radici, che alimenta il
suo tronco, i suoi rami, le sue foglie, anche le pi alte, raccogliendo dall'aria, dalla
luce, dalla profondit dell'humus le ragioni della sua esistenza.
Ecco i due punti di vista in contrasto: concezioni, che non restano nell'astrattezza
della teoria, ma si scontrano, si urtano, si contendono nella viva e ardente realt. Io
ho sempre seguito la seconda di queste concezioni, donde il dissenso abbastanza
profondo con l'altra parte. Ma, badate, in questo momento, io ben posso di tutto
cuore accompagnare quest'atto, che deve reggere la vita collettiva del popolo
italiano, con un augurio fiducioso, con un augurio pieno: e ci, appunto perch
quella scuola giuridica, cui appartengo, riconosce che alle leggi si applica
larghissimamente il motto che dice che la soma si accomoda per via. E, difatti,
quella stessa forza spontanea, quella forza organica, direi, in certo senso naturale,
da cui dipende lo sviluppo delle istituzioni, che opera, se occorre, anche
indipendentemente da un testo scritto e lo viene adattando a quelli che sono i veri
bisogni storici. Quindi, non mi metto in contraddizione con me stesso, se esprimo
questo augurio, pur restando fermo al mio punto di vista. Dopo di che ? Ebbene,
dopo di che, se gi l'ho lodato, torno a lodare il dissenso, il contrasto come il
mezzo pi idoneo per scoprire la verit o per avvicinarci ad essa il pi che sia
possibile: verit, come ho detto poc'anzi, naturalmente di un valore del tutto
relativo.
Ma da questo momento tutto ci finito. Ora, la Costituzione ha avuto la sua
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consacrazione laica. Essa al di sopra delle sue discussioni. Noi dobbiamo ad essa
obbedienza assoluta, perch io non so concepire nessuna democrazia e nessuna
libert se non sotto forma di obbedienza alle leggi, che un popolo libero si date.
(Applausi).
E un auspicio si pu trarre, oggi, dalla coincidenza, per cui la Costituzione entra in
vigore il primo dell'anno, che compie il centenario del 1848. Vedete se era retorica
la mia quando vi dicevo, or ora di sentirmi di tanto inferiore al compito, perch in
questo momento occorrerebbe - come si dice che avvenga agli asfittici, i quali,
nell'attimo che passa fra la preagonia e la morte, vedrebbero sfilare rapidamente
tutta la loro vita - occorrerebbe vedere sfilare qui, in una visione complessiva, totale,
sintetica, un secolo intero. Il sorgere di questo secolo vide l'Italia divisa ed il
tramonto di esso sembrato che dovesse ancora vederla divisa; ma il popolo
italiano ha resistito alla immane bufera, ed abbiamo superato questo punto. Vedete,
questo nuovo centenario comincia con un'affermazione superba. L'Italia ha ormai
passato la sua prova. L'Italia, a cui si poteva rimproverare, e non per colpa sua, la
brevit della sua vita nazionale, ora ha attraversato le pi tremende vicende; e se le
ha superate, stato perch da s sola, con le proprie intime forze, ha rimediato a
tutti i guai ed a tutte le ingiustizie sofferte. (Applausi).
Un nuovo centenario comincia. Voi comprendete il fervore dell'augurio di questo
vecchio. Che cosa ci riserba l'avvenire ? Che cosa ci riserba il mondo ? Io sono
convinto - nel campo scientifico, non politico - (e non lo dico ora; l'ho gi detto in
scritti precedenti) che questa rivoluzione non - mi si permetta la espressione - una
rivoluzione di ordinaria amministrazione; non una semplice rivoluzione, per cui
una Repubblica succeda ad una monarchia od una monarchia succeda ad una
Repubblica; non la formazione di uno Stato o la separazione di uno Stato da un
altro o il dissolvimento di uno Stato in una pluralit di Stati: insomma, non una
delle tante rivoluzioni, attraverso cui l'umanit progredita. No, qui un'era che
succede ad un'altra; un tipo di Stato che si sovrappone ad un altro. Fino ad oggi
abbiamo innanzi agli occhi lo Stato nazionale, originato nel secolo XVI, subito
dopo il medio evo, sulla base della sovranit esclusiva, dei rapporti interni, dei
rapporti internazionali: abbiamo, dunque, una comunit di Stati senza che fra essi
esista un vero e proprio coordinamento giuridico. Ora, per effetto di questa
tremenda rivoluzione che stiamo attraversando, questo tipo di Stato va a
tramontare; e vi si sostituir una forma di superstrato. Quale ? Non si fa l'indovino
nella storia. Tante incognite pendono: a crearlo sar la forza o sar l'accordo o sar
qualche cosa tra l'uno e l'altra ? E sar esso in un senso continentale o sar in un
senso razziale ? Chi potrebbe dirlo ? Misteri della storia futura !
Di fronte a questo nuovo tipo di Stato che sorge l'Italia preparata a tutti i sacrifici,
anche a quello della orgogliosa affermazione della sovranit assoluta; ma - sia detto
ben alto ! - ad una sola condizione: alla condizione, cio, che questi limiti debbano
valere pure per gli altri, per tutti gli altri. Ed allora, che sar di questo nostro
attaccamento a questo Paese nostro ? A me ha potuto bastare di amare l'Italia; forse
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