Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
RIASSUNTO
Vengono esaminati i modelli principali di distribuzione dell'aria negli ambienti: per
miscelazione (a flusso turbolento), a dislocazione, a flusso unidirezionale (laminare). Per
ogni modello vengono presi in considerazione i principali parametri funzionali, con
qualche cenno ad alcuni elementi innovativi recentemente introdotti da ASHRAE
(temperatura efficace di corrente; indice prestazionale della diffusione dell'aria ADPI);
successivamente vengono illustrate le tipologie di terminali pi adatti per ciascuna delle
modalit distributive, fornendo anche alcune indicazioni utili per il loro impiego, in
relazione alla geometria degli ambienti serviti ed alla loro destinazione d'uso.
1. INTRODUZIONE
Scopo della distribuzione di aria in ambiente quello di omogeneizzare ai valori
prefissati i parametri di temperatura, umidit relativa, velocit e purezza dellaria
nellambiente medesimo.
Questo pu essere ottenuto sostanzialmente con tre metodologie, ciascuna delle
quali pu trovare ottimizzazione a seconda delle condizioni di carico termico, di
geometria dellambiente e della sua destinazione duso.
Tali metodologie sono riconducibili ai seguenti modelli:
a) distribuzione a flusso turbolento, con elevato grado di mescolamento (induzione)
fra laria immessa dagli appositi terminali (aria primaria) ed aria presente in
ambiente e richiamata in movimento per effetto di trascinamento da parte del flusso
di aria primaria. La posizione dei terminali pu essere varia in funzione delle
applicazioni.
Questa tipologia normalmente caratterizzata da una portata di aria primaria relativamente modesta rispetto al totale movimento di aria provocato e da una differenza
di temperatura relativamente elevata fra aria immessa e condizioni ambientali medie.
Per contro le velocit di introduzione dellaria sono abbastanza elevate (normalmente
superiori a 2 m/s) con limite superiore che pu arrivare oltre i 20 m/s.
b) distribuzione a dislocazione, che consiste nellimmissione localizzata di aria a
velocit particolarmente modesta (da 0.2 a 0.4 m/s), effettuata nella parte bassa
dellambiente e con temperatura di poco inferiore a quella media del locale.
Laria fresca cos introdotta tende a diffondersi senza turbolenza, rimanendo aderente
al pavimento, spostando lentamente verso lalto laria circostante pi calda,
favorendo e utilizzando i moti convettivi dovuti alla presenza di sorgenti termiche
localizzate. Questa tipologia caratterizzata da portate di aria immessa pi elevate
rispetto al caso precedente, ma, come gi esposto, con velocit e differenze di
temperatura ridotte.
c) distribuzione a flusso laminare orizzontale o verticale, che consiste nellimmissione
di aria da ampie porzioni di parete o di soffitto, con velocit uniforme dellordine di
0.4 0.5 m/s, che attraversa lambiente con movimento simile a quello di un pistone
fino ad essere ripresa dal lato opposto a quello di introduzione. In questo caso
lobiettivo principale lottenimento di un elevatissimo grado di purezza dellaria
ambiente con bassissimo grado di turbolenza, purezza dipendente essenzialmente
dalla qualit e quantit dellaria immessa. Ne conseguono rilevanti portate daria con
temperatura molto prossima a quella media dellambiente.
Nei sistemi impiantistici operanti con parziale o totale aria esterna, i diversi tipi di
distribuzione e quindi di terminali di immissione e di ripresa, influenzano in modo
determinante i noti parametri caratteristici di:
- efficienza locale e media di ventilazione;
- efficienza di ricambio dellaria;
- et locale o media dellaria in ambiente [1].
Vengono nel seguito presi in esame i terminali di distribuzione dellaria adatti a
ciascuna delle tre modalit di distribuzione descritte.
2. TERMINALI PER DISTRIBUZIONE A FLUSSO TURBOLENTO
2.1 Principi e tipologie
Ai fini della buona comprensione dellargomento si ritiene opportuno un breve
richiamo ai termini ed alle definizioni pi comunemente impiegati in questo campo con
riferimento anche alla schematizzazione di fig. 1 che rappresenta il flusso daria generato
da una ideale bocchetta a parete.
- Velocit di uscita:
- Lancio:
- Rapporto d'induzione:
- Caduta:
getto detta dardo, di forma (nel caso di bocchetta rettangolare tradizionale) pressoch piramidale, la cui lunghezza
dipende dalla velocit di uscita stessa.
si intende la distanza alla quale la velocit massima dell'aria
lungo lasse del getto, per effetto dell'allargamento del getto
stesso e del mescolamento con aria ambiente, si ridotta ad
un valore predefinito, Vm, in condizioni d'isotermia con
l'ambiente. Nelle applicazioni di benessere ogni dispositivo
di immissione deve "coprire" una certa porzione dell'ambiente raggiungendo con il suo lancio le zone pi lontane
con una velocit finale massima Vom tale da non creare
disagi agli occupanti: questa velocit fissata usualmente in
0.15 m/s (valore medio, dipendente anche dalle condizioni
termoigrometriche) e quindi quello che interessa il lancio
Lo, valutato nel punto ove si raggiunge la Vom. In realt
questo criterio di valutazione di Lo assai prudenziale:
infatti sarebbe sufficiente far riferimento alla velocit limite
di 0,15 m/s considerata nella zona occupata dalle persone e
non lungo lasse del getto, che generalmente ben pi in
alto: ed invero alcuni costruttori forniscono il lancio Lo
valutato sulla base di questultima considerazione.
l'aria immessa con una certa velocit trascina nel suo
movimento ("induce") anche parte dell'aria ambiente
circostante, talch in ogni punto del getto si avr una portata
totale in movimento Wt superiore a quella Wi della sola aria
immessa; in ogni punto del getto si definisce quindi il
rapporto d'induzione:
I = Wt/Wi
Fisicamente l'induzione pertanto legata alla velocit del
getto ed al suo sviluppo perimetrale, derivando da questo
che i dispositivi ad elevato rapporto di induzione potranno
tipicamente essere del tipo ad ugelli (alta velocit) o a
sviluppo lineare (alto perimetro) o comunque conformati in
modo tale da generare ampie zone di "richiamo" dell'aria
circostante, come ad esempio certi tipi di diffusori a soffitto.
La situazione d'isotermia nella realt ben difficilmente si
verifica, essendo quasi sempre l'aria immessa pi calda o
pi fredda di quella ambientale; tale diversit di temperatura
(e quindi di densit) determina nel primo caso una tendenza
naturale del getto ad innalzarsi, nel secondo ad abbassarsi
("cadere"). Sempre con riferimento alla fig. 1, ad ogni
distanza dal punto dimmissione, ovvero ad ogni valore del
lancio, si pu quindi definire la caduta come la distanza
(positiva o negativa) fra la quota dellasse del getto nel
Fig. 1
Fig. 2
Fig. 7 - Diffusore a soffitto a flusso elicoidale con alette direzionali mobili interne
10
Fig. 13 - Diffusore lineare a feritoia con cilindretti orientabili per installazione a soffitto
11
Tabella 1
Tipologia di
terminale
Bocchette ad alette
Diffusori a coni
Diffusori spiroidali
Velocit di
Rapporto
uscita (m/s)
da-a
induzione
da-a
28
24
1,2 4
38
26
4 12
Diffusori lineari
26
4 12
Ugelli
4 20
5 50
Lancio
L
Posizionamento
M B
Parete Soff.
Pav.
12
dove:
tx = temperatura locale a bulbo secco dellaria (nel punto di misura), C
tc = temperatura a bulbo secco media di set point (benessere) dellaria in ambiente, C
vx = velocit locale dellaria (nel punto di misura), m/s
0.15 = velocit di riferimento considerata ottimale, m/s.
La situazione ottimale si verifica quando il parametro si azzera. Durante lestate
risulta normalmente tx < tc e quindi entrambi i termini di temperatura e velocit sono
negativi quando vx maggiore di 0.15 m/s: in tale situazione i due termini si sommano
contribuendo entrambi alla sensazione di freddo.
Durante linverno generalmente tx > tc e qualsiasi velocit superiore a 0.15 m/s
contribuisce a ridurre leffetto di riscaldamento dovuto a tx.
I diagrammi di fig. 16 illustrano la percentuale di occupanti che lamentano insoddisfazione per presenza di corrente daria, in funzione dei parametri locali di velocit e
temperatura; i diagrammi individuano altres il luogo dei punti con = 0 che separa le
zone caratterizzate da sensazione di caldo e di freddo. Da essi si evince che la zona pi
critica ai fini della sensazione di corrente daria quella compresa approssimativamente
fra 0.75 m e 1.5 m dal pavimento (corrispondente alla regione del collo degli occupanti).
13
percentuale di punti nei quali risultano soddisfatte le due condizioni sopra indicate.
Quanto pi alto il valore di ADPI, tanto pi si approssimano le condizioni ideali.
Le guide ASHRAE [4] forniscono utili indicazioni su questo parametro in
relazione ai tipi di terminale di distribuzione dellaria e ai carichi termici specifici in
ambiente (W/m2).
3. TERMINALI PER DISTRIBUZIONE A DISLOCAMENTO
A differenza di quanto accade per i sistemi a flusso turbolento, nei quali si sfrutta
leffetto di mescolamento per omogenizzare in ambiente temperatura, umidit relativa e
purezza dellaria, i sistemi a dislocamento si basano sulla naturale tendenza dellaria pi
fresca introdotta nel locale dal terminale, a stratificare diffondendosi nella parte bassa
del locale medesimo. Conseguentemente laria pi calda, spostata verso lalto dal flusso
entrante e ulteriormente accelerata dalle correnti convettive create dalle sorgenti
termiche localizzate (persone, computer, lampade, ecc.), tende a raccogliersi nella parte
prossima al soffitto, dalla quale pu essere aspirata dai terminali di ripresa dellimpianto.
Appare subito evidente che questa tipologia distributiva trova la sua naturale
applicazione solo in regime di raffrescamento, a meno che non si impieghino sistemi di
riscaldamento radiante a soffitto.
Caratterizzano la distribuzione a dislocamento una bassa velocit di introduzione
dellaria (0.2 0.4 m/s) ed un differenziale di temperatura piuttosto modesto
(max. 6 7C) rispetto alle condizioni richieste nella zona occupata. Normalmente la
zona di influenza di un terminale pu avere un raggio variabile da 2 3 m fino a 7 8 m.
La fig. 17 illustra schematicamente il campo di flusso generato da un ipotetico
terminale a dislocamento; appare evidente come leffetto di spostamento combinato con
le correnti convettive favorisca il trasporto degli inquinanti leggeri verso la parte alta
dellambiente e quindi verso laspirazione con conseguente miglioramento della qualit
dellaria nella zona occupata.
14
Fig. 17
15
16
d'aria, nei sistemi a flusso unidirezionale, sia determinata esclusivamente dall'area della
superficie di immissione dell'aria: da ci deriva l'importanza della oculata scelta della
parete da adibire all'introduzione dell'aria.
Fig. 19 Camera bianca con flusso non laminare (riduzione degli inquinanti per diluizione)
17
Fig. 20 Camera bianca con flusso laminare (riduzione degli inquinanti per spostamento)
18
Fig. 21
19
a) statica aperta
b) attiva aperta
Fig. 22 - Travi fredde aperte
20
Applicazioni normali
21
Applicazioni
industriali
bocchette a parete
diffusori lineari
travi fredde
canali forellati
Teatri e auditorium
- diffusori ad effetto spiroidale da pavimento
Carichi distribuiti
pavimento
- canali permeabili
Carichi concentrati
Impianti sportivi
- dislocatori
pavimento
- canali perforati
Sale operatorie
- diffusori a soffitto (spiroidali o a
pannello forato)
- terminali a flusso laminare o misto
RIFERIMENTI
[1] ASHRAE FUNDAM., 2001, pag. 26.2 e success.
[2] ASHRAE FUNDAM., 2001, pag. 32.12 e success.
[3] F. Fucci, G. La Fianza, Diffusione dellaria Studio fluidodinamico di alcune
tipologie di getti, Condizionamento dellaria, Marzo 2000.
[4] ASHRAE FUNDAM., 2001, pag. 32.14 .