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INDICE
1. LE UNITÀ DI MISURA
1 1a Il sistema di misura internazionale
1 1a.1 Generalità
1 1a.2 Le unità di base
2 1a.3 Le grandezze supplementari e derivate
2 1a.4 Multipli delle unità «SI»
3 1a.5 Uso delle unità «SI» e dei loro sottomultipli
3 1a.6 Regole per la scrittura dei simboli delle unità
4 1b Conversione tra diversi sistemi di misura
4 1c Fattori di conversione
5 Unità di: lunghezza
5 superficie
5 velocità
6 volume
6 massa
6 massa volumica
7 portata massica
7 portata volumica
7 potenza
8 forza
8 momento
8 pressione
9 conduttività termica
9 conduttanza termica
9 energia
10 viscosità cinematica
10 viscosità dinamica
N2
C O2
2. L’ARIA COME MATERIA PRIMA
Ne
O2 Ar 11 2a Generalità
11 2a.1 Proprietà fisiche dell’aria
11 2a.2 Campi d’impiego dell’aria compressa
12 2a.3 Liquefazione dell’aria
12 2a.4 Frazionamento dell’aria in gas tecnici
13 2b Caratteristiche e applicazioni dei gas tecnici di base
3. CENNI DI FISICA E DI TERMODINAMICA
17 Temperatura
17 Pressione
17 Pressione barometrica
18 Massa volumica
18 Volume specifico
Sommario
18 Volume normale
18 Velocità
18 Accelerazione
18 Forza
19 Lavoro - energia - coppia
19 Calore
19 Capacità termica massica dell’aria
20 Potenza
20 Viscosità dinamica ( µ )
21 Viscosità cinematica (ν)
22 Curva di saturazione dell’aria nell’acqua
22 Punto di rugiada
22 Entalpia
22 Entropia
4. COMPRESSIONE - TERMINOLOGIA E DEFINIZIONI
23 4a La compressione
23 4b Metodi usati per la compressione
24 4c Tipi di compressori
26 4d Terminologia
26 4d.1 Generalità
26 4d.2 Temperatura
27 4d.3 Pressione
28 4d.4 Portata e rapporti di compressione
29 4d.5 Processo
29 4d.6 Potenza
30 4d.7 Energia specifica
30 4d.8 Rendimento
30 4d.9 Umidità
31 4d.10 Condizioni di riferimento
31 4d.11 Capacità termica massica
5. I COMPRESSORI
33 5a Compressori alternativi
33 5a.1 Definizioni
34 5a.2 Generalità e caratteristiche
36 5a.3 Classificazione
36 5a.4 Principi operativi
38 5a.5 Tipologia
39 5a.6 Regolazione della portata
39 5a.7 Metodi di regolazione della portata
43 5b Compressori a vite
43 5b.1 Generalità
44 5b.2 Compressori ad iniezione d’olio
47 5b.3 Compressori a secco
49 5c Compressori a palette
49 5c.1 Generalità
50 5c.2 Dettagli costruttivi
53 5d Compressori a lobi ( tipo Roots)
54 5e Compressori ad anello liquido
55 5f Compressori dinamici
55 5f.1 Generalità
55 5f.2 Definizioni meccaniche
56 5f.3 Definizioni relative alle condizioni e prestazioni
57 5f.4 Compressori centrifughi
61 5f.5 Caratteristiche del compressore centrifugo
Sommario
228 19q Misura del rumore delle macchine ( compressori e pompe del vuoto)
228 19q.1 Generalità
229 19q.2 Scopo
229 19q.3 Definizioni
229 19q.4 Funzionamento della macchina
229 19q.5 Superficie di misura o prescritta
230 19q.6 Ubicazione dei punti di misura
230 19q.7 Numero minimo dei punti
230 19r Qualifica del sito di prova
230 19r.1 Generalità
231 19r.2 Confronto con la sorgente campione
231 19r.3 Determinazione della correzione
per mezzo dell’assorbimento della stanza
231 19r.4 Calcolo della superficie equivalente di assorbimento «A»
232 19s Esecuzione delle misure
232 19s.1 Qualità acustica del luogo di misura
233 19s.2 Rumori estranei
235 19s.3 Ambiente di prova
235 19s.4 Misurazioni del livello di presssione sonora
235 19t Uso delle misure
236 19u Dati da registrare
236 19v Esempi di calcoli
236 19v.1 Calcolo manuale
237 19v.2 Rilievo ed elaborazione dati mediante fonometro B & H 2236
238 19v.3 Calcolo mediante elaborazione
238 19w Rumore degli impianti
239 19y Silenziamento
240 19z Allegati
240 19z.1 Esempio di rilievo fonometrico
241 19z.2 Prova di rilievo del livello sonoro
242 19z.3 Modello di Rapporto di rilievo del livello sonoro
243 19z.4 Esempio compilato di un Rapporto di rilievo del livello sonoro
20. IL DIAGRAMMA PSICROMETRICO
245 20a Generalità
245 20b Determinazione dei parametri
246 20b.1 Determinazione dell’umidità specifica
246 20b.2 Determinazione dell’entalpia dell’aria compressa
(entrata refrigerante)
246 20b.3 Determinazione del punto di rugiada e
dell’entalpia dell’aria compressa (uscita refrigerante )
246 20b.4 Contenuto di vapor d’acqua all’uscita del refrigerante
246 20b.5 Determinazione del calore sottratto nel refrigerante
e quantità di condensato
247 20b.6 Refrigeranti a valle di compressori multistadio
247 20b.7 Essiccatori a valle del compressore multistadio
247 20b.8 Esempio
21. PITTOGRAMMI A NORME EN-1012-1
249 Simboli PNEUROP e significati in cinque lingue
257 BIBLIOGRAFIA
Sommario
1
LE UNITÀ DI MISURA
GENERALITÀ 1a.1
Ogni grandezza fisica è indicata da un numero e da una unità di misura che la
definisce. Nonostante che nella pratica comune tali unità siano state scelte in
modo arbitrario e assolutamente vario da luogo a luogo e da situazione a situa-
zione, è necessario che esse derivino da poche UNITÀ FONDAMENTALI,
mediante relazioni.
Un simile sistema si definisce COERENTE e tale è ad esempio il SISTEMA INTER-
NAZIONALE DELLE UNITÀ DI MISURA (abbreviato in SI), adottato nel 1960
dalla 11ª Conferenza Generale dei Pesi e Misure.
Esso include sia le unità di base che quelle derivate e supplementari.
(1) - Informazioni complete sul Sistema Internazionale di Misura sono date in una pubblicazione
edita dal Bureau International des Poids et Measures (BIPM)
1
Sommario
Non essendo a volte pratico l’uso delle unità SI è consuetudine servirsi di loro
multipli e sottomultipli decimali per mezzo di prefissi, elencati nella tab. 1.4.
Il simbolo di un prefisso si combina con il simbolo di base, o derivato se ha un
nome speciale, in modo da formare un nuovo simbolo che può essere elevato a
potenze negative o positive e che può essere combinato con altri simboli di unità
per formare un unità composta (2).
Ad esempio, facendo uso dei nomi e dei simboli, si ha:
etto + grammo = ettogrammo h + g = hg
deci + metro = decimetro d + m = dm
Tab. 1.2
Grandezza derivata Nome Simb. Equivalenza
Grandezze derivate
e relativi simboli Angolo piano radiante rad 1rad = 1 m/m = 1
Angolo solido steradiante sr 1 sr = 1 m 2/m 2 =1
Capacità elettrica farad F 1 F = 1 C/V
Carica elettrica, quantità di elettricità coulomb C 1 C = 1 A·s
Conduttanza elettrica siemens S 1 S = 1/ Ω = A / v
Densità di flusso magnetico tesla T 1 T = 1 Wb/m 2
Flusso luminoso lumen lm 1 lm = 1 cd · sr
Flusso magnetico weber Wb 1 Wb = 1 V · s
Forza newton N 1 N = 1 kg ·m/s 2
Frequenza hertz Hz 1 Hz = 1/s
Illuminazione lux lx 1 lx = 1 lm /m 2
Induttanza henry H 1 H = 1 Wb/A
Lavoro, energia, quantità di calore joule J 1J=1N·m
Potenza, flusso radiante watt W 1 W = 1 J/s
Pressione, sforzo, sollecitazione pascal Pa 1 Pa = 1 N/m 2
Resistenza elettrica ohm Ω 1 Ω = 1 V/A
(3)
Temperatura in Celsius grado Celsius °C 1 °C = 1 K
Tensione, differenza di potenziale volt V 1 V = 1 W/A
(2) - Per ciò che concerne la massa vi è un’eccezione, dato che i multipli e i sottomultipli si com-
pongono aggiungendo al prefisso la parola «grammo»; ad esempio milligrammo (mg) e non
microchilogrammo (mkg)
2
Sommario
tab. 1.3
Grandezza derivata Nome Simb. Equivalenza Grandezze derivate ammesse,
Attività (di un radionucleide) bequerel Bq 1 Bq = 1/ s dal nome speciale,
riguardanti la salvaguardia
Dose assorbita, kerma, della vita umana.
energia specifica impartita, gray Gy 1 Gy = 1 J/ kg
indice di dose assorbita
Dose equivalente, indice di dose eq. sievert Sv 1 Sv = 1 J/ kg
I simboli delle unità di misura non devono essere usati al plurale e non sono
seguiti dal punto, a meno che si trovino alla fine della frase; di regola sono posi-
zionati dopo il valore numerico lasciando uno spazio fra il predetto valore ed il
simbolo.
Sono quasi sempre in lettera minuscola, ad eccezione della prima lettera quan-
do il simbolo deriva da un nome proprio.
(3) - In ambito scientifico la temperatura viene indicata con T (temperatura assoluta) ed espressa in
gradi Kelvin (K). Nell’uso corrente la temperatura viene indicata con t ed espressa in gradi
Celsius (°C). Vale la relazione T= t+273,15
Un intervallo (o differenza) di temperatura, anche se si può esprimere in gradi Celsius, è da pre-
ferirsi espresso in gradi Kelvin.
3
Sommario
Esempi: m metro
s secondo
A ampere
Wb weber
Quando vi è una grandezza composta, ottenuta per moltiplicazione di due o più
grandezze, essa viene indicata in questa forma:
N·m, N m (ovvero col punto a mezza altezza o con lo spazio interposto fra le unità).
Vi sono poi alcune grandezze di uso corrente che sono ammesse dal SI, pur non
rientrando nello schema precedente.
Sono elencate nella tab. 1.5 seguente:
Tab. 1.5
Grandezza Nome Simbolo Equivalenza
Grandezze non SI
normalmente usate grado ° 1° = (p/180) rad
Angolo piano minuto ‘ 1´ = (1/60)°
secondo ‘’ 1´´ = (1/60)´
Massa tonnellata t 1 t = 10 3 kg
bar bar 1 bar = 10 5 Pa
(4)
Pressione = 100 kPa
millibar mbar 1 mbar = 1 hPa = 10-3 bar
minuto min 1 min = 60 s
Tempo ora h 1 h = 60 min
giorno d 1 d = 24 h
(5)
Volume litro l, L 1 l = 1 dm 3
LUNGHEZZA metro m
TEMPO secondo s
FORZA kg forza kgf o kp
4
Sommario
Elenchiamo di seguito i fattori di conversione delle principali unità di misura indicati con simbologia scien-
tifica (esempio: 2,54 E -2 = 2,54·10 -2
1.6 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
LUNGHEZZA Simbolo m in. ft yd mile
1 metro m 1 39,3701 3,28084 1,09361 6,21371 E -4
1 inch in. 2,540 E -2 1 0,083333 0,277778 1,57828
-1
1 foot ft 3,048 E 12 1 0,333333 1,89394 E -4
1 yard yd 9,144 E -1 36 3 1 5,68182 E -4
1 mile mile 1.609,344 63.360 5.280 1.760 1
NOTA: 1 miglio nautico internazionale = 1.852 m
1.7 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
SUPERFICIE Simbolo m2 in. 2 ft 2 yd 2
sq. mile
2
1 metro q. m 1 1.550 10,7639 1,19599 3,86102 E -7
1 sq. inch in.2 6,45160 E -4 1 6,94444 E -3 7,71605 E -4 2,49098 E -10
1 sq. foot ft 2 9,29030 E -2 144 1 0,111111 3,58701 E -8
1 sq. yard yd 2 8,36127 E -1 1.296 9 1 3,22831 E -7
1 sq. mile sq. mile 25.899,9 E 2 4.014.489.600 27.878.400 3.097.600 1
1.8 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
VELOCITÀ Simbolo m/s km/h ft/s mile/h knot
1 metro/secondo m/ s 1 3,600 3,28084 2,23694 1,94384
1 kilometro/ora km/ h 0,277778 1 0,911344 0,621371 0,539957
1 foot/second ft/ s 0,3048 1,09728 1 0,681818 0,592105
1 mile / hour mile/ h 0,44704 1,609344 1,46667 1 0,868976
1 internat’l knot kn 0,514444 1,852 1,68781 1,15078 1
NOTA: 1 UK ton = 1.016,05 kg
(6) - I fattori di conversione delle tabelle sono stati desunti da: «HANDBOOK OF THERMODYNAMIC TABLES AND CHARTS» di
Kuzman Ra Njevi - McGRAW - HILL BOOK COMPANY
5
Sommario
1.9 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
VOLUME Simbolo m3 in. 3 ft 3 yd 3 UK gal
3
1 metro cubo m 1 61.023,7 35,3147 1,30795 219,969
3 -6 -4 -5
1 cu. inch in. 16,3871 E 1 5,78704 E 2,14335 E 3,60465 E -3
1 cu. foot ft 3 28,3168 E -3 1.728 1 0,0370370 6,22884
3 -3
1 cu. yard yd 764,5550 E 46.656 27 1 168,178
-3 -3
1 UK gallon UK gal 4,5409 E 277,419 0,016544 5,94607 E 1
-3 -3
1 US gallon US gal 3,78541 E 231 0,133681 4,95114 E 0,832675
-6 -4
1 UK pint UK pt 568,2610 E 34,6774 0,0200679 7,43257 E 0,125
-6 -4
1 US dry pint US dry pt 550,6100 E 33,6003 0,0194446 7,20171 E 0,121117
-3 -3 -5
1 UK fl. ounce UK fl. oz 28,4130 E 1,73387 1,00340 E 3,71629 E 0,00625
-6 -3 -5
1 US fl. ounce US fl. oz 29,5735 E 1,80469 1,04438 E 3,86808 E 6,50527 E -3
1.9 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
VOLUME Simbolo US gal UK fl oz US fl oz UK pt US dry pt
3 3 3
1 metro cubo m 264,172 35,1951 E 35,3147 33,8140 E 1.816,17
3 -3
1 cu. inch in. 4,32900 E 0,576744 0,554113 0,0288372 0,0297616
3
1 cu. foot ft 7,48052 996,614 957,507 49,8307 51,4281
3
1 cu. yard yd 201,974 26.908,6 25.852,7 1.345,43 1.388,56
1 UK gallon UK gal 1,20059 160 153,721 8 8,25643
1 US gallon US gal 1 133,228 128 6,66140 6,87493
-3
1 UK fl. ounce UK fl oz 7,50592 E 1 0,960759 0,05 0,051602
-3
1 US fl. ounce US fl oz 7,81250 E 1,04084 1 0,0520422 0,0537105
1 UK pint UK pt 0,150119 20 19,2152 1 1,03205
1 US dry pint US dry pt 0,145456 19,3788 18,6184 0,968939 1
1.10 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
MASSA Simbolo kg gr oz lb US ton
-3
1 kilogrammo kg 1 15,4324 E 35,2740 2,204 62 1,10231 E -3
1 grain gr 6,47989 E -5 1 0,960759 1,42857 E -4 7,14285 E -8
1 ounce oz 28,3495 E -3 437,5 1 0,0625 3,12500 E -5
1 pound lb 0,45359237 7.000 16 1 0,0005
1 US ton ton 907,185 19,3788 18,6184 14.000.000 1
NOTA: 1 UK ton = 1.016,05 kg
1.11 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
MASSA VOLUMICA Simbolo kg/ dm 3 lb / in.3 lb/ UK gal lb/ US gal
3 -2
1 kilogrammo / dm c. kg/ dm 1 3,61273 E 10,0224 8,34540
3
1 pound / cubic inch lb/ in. 27,6799 1 277,419 231
3 -3
1 pound / UK gallon lb/ UK gal 99,7764 E 3,60465 E 1 0,832675
-3 -3
1 pound / US gallon lb/ US gal 119,8260 E 4,32900 E 1,20095 1
6
Sommario
1.12 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
PORTATA MASSICA Simbolo kg/ s kg / min kg/ h lb/ s lb/ h
1 kg / secondo kg / s 1 60 3.600 2,20462 7.936,64
1 kg / minuto kg / min 0,0166667 1 60 0,0367438 132,277
-4 -4
1 kg/ora kg / h 2,77778 E 0,0166667 1 6,12395 E 2,20462
1 pound / second lb/s 0,453592 27,2155 1.632,93 1 3.600
-4 -3 -4
1 pound / hour lb / h 1,25998 E 7,55988 E 0,453592 2,77778 E 1
1.13 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
PORTATA VOLUMICA Simbolo m 3/ s m 3/ min m 3/ h ft 3/ s ft 3/ min
1 metro c. / sec. m3/ s 1 60 3.600 35,3145 2.118,87
3
1 metro c./ min m / min 0,0166667 1 60 0,588576 35,3145
3 -4 -3
1 metro c./ ora m /h 2,77778 E 0,0166667 1 9,80963 E 0,588576
3
1 cu. foot / second ft / s 0,0283169 1,69902 101,941 1 60
3 -3
1 cu. foot / minute ft / h 0,47195 E 0,0283169 1,69902 0,0166667 1
1.14 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
POTENZA Simbolo W kW cal / s kcal / h
1 watt W 1 10 -3 0,238846 0,859845
1 kilowatt kW 1.000 1 238,846 859,845
-3
1 caloria al secondo cal / s 4,1868 4,1868 E 1 3,6
-3
1 kilocaloria all’ora kcal / h 1,163 1,1630 E 0,277778 1
-2 -5 -3
1 foot pound f. / min ft lbf / min 2,25970 E 2,25970 E 5,39720 E 0,0194299
1 horsepower (metric ) cv 735,499 0,735499 175,671 632,415
1 horsepower hp 745,700 0,745700 178,107 641,186
-4
1 British th. unit / hour Btu/ h 0,293071 2,93071 E 0,0699988 0,251996
1.14 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
POTENZA Simbolo ft lbf / min cv hp Btu / h
-3 -3
1 watt W 44,2537 1,35962 E 1,34102 E 3,41214
4
1 kilowatt kW 4,425 E 1,35962 1,34102 3.412,14
-3 -3
1 caloria al secondo cal 185,281 5,69246 E 5,61460 E 14,2860
-3 -3
1 kilocaloria all’ora kcal 51,467 1,58124 E 1,55961 E 3,96832
-5 -5
1 foot pound f. / min ft lbf / min 1 3,07233 E 3,03030 E 7,71042 E -2
1 horsepower (metric ) cv 32.548,6 1 0,986320 2.509,63
1 horsepower hp 33.000 1,01387 1 2.544,43
1 British th. unit / hour Btu/h 12,9695 3,98466 E -4 3,93015 E -4 1
7
Sommario
1.15 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
FORZA Simbolo N kN kp lbf
1 newton N 1 0,001 0,101972 0,224809
1 kilonewton kN 1.000 1 101,972 224,809
-3
1 kilopond kp 9,80665 9,80665 E 1 2,20462
-4 -2
1 pound-force lbf 4,53592 E 4,53592 E 0,453592 1
1.16 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
MOMENTO Simbolo Nm kN m kp m lbf in. lbf ft
1 newton metro Nm 1 0,001 0,101972 8,85075 0,224809
1 kilonewton metro kN m 1.000 1 101,972 885,075 224,809
-3
1kilopond meter kp m 9,80665 9,80665 E 1 86,7962 2,20462
-3
1 pound-force inch lb f in. 0,11285 0,11285 E 0,0115212 1 0,833333
1 pound-force feet lb f ft 4,53592 E -4 4,53592 E -2 0,453592 1
1.17 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
PRESSIONE Simbolo Pa bar kp/cm 2 mm H2O
-5 -5
1 newton / metro q. Pa 1 10 0,101972 E 0,101972
5
1 bar bar 10 1 1,01972 1,01972 E -4
1 kilopond / sq. cm kp / cm 2 9,80665 E -4 0,980665 1 104
-5 -4
1 millimetro d’acqua mm H2O 9,80665 9,80665 E 10 1
-5 -4
1 mm di mercurio (torr) mm Hg 133,322 133,322 E 13,5951 E 13,5951
2 -3 -4
1 inch of water in. H2O 2,49089 E 2,49089 E 25,4 E 25,4
1 inch of mercury in. Hg 33,8639 E 2 33,8639 E -3 345,316 E -4 345,316
3 -2 -2
1 pound f. / sq. foot psi 6,89476 E 6,89476 E 7,03070 E 7,03070 E 2
1.17 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
PRESSIONE Simbolo mm Hg in. H2O in. Hg psi
-3 -3 -4
1 newton / metro q. Pa 7,50062 E 4,01463 E 2,95300 E 1,45038 E -4
1 bar bar 7,50062 E 3 4,01463 E 2 29,5300 14,5038
2
1 kilopond / sq. cm kp/cm 735,559 393,701 28,9590 14,2233
-4 -2 -4
1 millimetro d’acqua mm H2O 735,559 E 3,93701 E 28,9590 E 14,2333 E -4
1 mm di mercurio (torr) mm Hg 1 0,535240 0,0393701 0,0193368
1 inch of water in. H2O 1,86832 1 0,0735559 0,0361273
1 inch of mercury in. Hg 25,4 13,5951 1 0,491154
1 pound f./ sq. foot psi 51,7149 27,6799 2,03602 1
8
Sommario
1.18 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
CONDUTTIVITÀ TERMICA Simbolo W/ (m K) kcal/ (m h K) Btu / (ft h °F) Btu / (in. h °F)
-2 -2
1 watt / metro, K W/ (m K) 1 85,9845 E 57,7789 E 4,81491 E -2
1 kcal / metro, ora, K kcal/ (m h K) 1,163 1 0,671969 0,0559974
1 Btu / foot, hour, °F Btu / (ft h °F) 1,73073 1,48816 1 0,083333
1 Btu / inch, hour, °F Btu / (in. h °F) 20,7688 17,8580 12 1
1.19 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
CONDUTTANZA TERMICA Simbolo W/ (m 2 K) kW/ (m 2 K) kcal/ (m 2 h K) Btu / (ft 2 h °F)
1 watt / metro q., K W / (m 2 K) 1 10 -3 0,859845 0,176110
2 3
1 kilowatt/metro q., K kW/ (m K) 10 1 859,845 176,110
2
1 kcal/ metro q., ora, K kcal / (m h K) 1,163 0,00163 1 0,204816
2 -2
1 Btu /sq.foot, hour, °F Btu/ (ft h °F) 5,67826 0,567826 E 4,88243 1
1.20 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
ENERGIA Simbolo J kJ Wh kWh
-3 -4
1 joule J 1 10 2,77778 E 2,77778 E -7
1 kilojoule kJ 10 3 1 2,77778 E -1 2,77778 E -4
1 watt ora Wh 3.600 3,6 1 10 -3
1 kilowatt ora kWh 3.600 E 3 3.600 10 3 1
-3 -3
1 caloria cal 4,1868 4,1868 E 1,163 E 1,163 E -6
1 kilocaloria kcal 4.186,8 4,1868 1,163 1,163 E -3
1 horsepower hour hp h 2,68452 E 6 2.684,52 745,700 0,745700
1 British thermal unit Btu 1.055,06 1,05506 0,293071 2,93071 E -4
1.20 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
ENERGIA Simbolo cal kcal hp h Btu
1 joule J 0,238846 0,238846 E -3 3,72506 E -7 9,47817 E-4
1 kilojoule kJ 238,846 0,238846 3,72506 E -4 0,947817
-3
1 watt ora Wh 859,845 0,859845 1,34102 E 3,41214
1 kilowatt ora kWh 859.845 859,845 1,34102 3.412,14
-3 -6
1 caloria cal 1 10 1,55961 E 3,96832 E-3
3
1 kilocaloria kcal 10 1 1,55961 E -3 3,96832
1 horsepower hour hp h 641.186 641,186 1 2.544,43
1 British thermal unit Btu 251,996 0,251996 3,93015 E -4 1
Nota: 1J = 1 W· s = 1 N · m
9
Sommario
1.21 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
VISCOSITÀ CINEMATICA Simbolo m 2/ s cSt in.2/ s ft2/ s
1 metro q. al secondo m 2/ s 1 106 1.550 10,7639
-6 -3
1 centistokes cSt 10 1 1,550 E 10,7639 E -6
1 inch sq. per second in 2/ s 6,45160 E -4 645,16 1 6.944,44
2 -4 4
1 foot sq. per second ft / s 9,29030 E 9,29030 E 144 1
1.22 unità di Moltiplicare le unità nella colonna di sinistra per il fattore sottoindicato
VISCOSITÀ DINAMICA Simbolo Pa s cP kp s/ m 2 lbf s / ft 2
1 pascal per secondo Pa s 1 1.000 0,101972 2,08854 E -2
1 centipoise cP 10 -3 1 1,01972 E -4 2,08854 E -5
1 kilopond second / m2 kp s / m 2 9,80665 9.806,65 1 0,204816
2 2 -4
1 pound force sec / ft lbf s / ft 47,8803 47.880,38 E 4,88243 1
NOTA: 1 Pa s = 1 N s / m 2
NOTE …………………………………………………………………………………………………………………………………………
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10
Sommario
2
L’ARIA COME C O2
N2
MATERIA PRIMA
Ne
O2 Ar
GENERALITÀ 2a
11
Sommario
12
Sommario
Caratteristiche tecniche:
ARGON
Prodotto: argon
Formula chimica: Ar
Titolo: ≥ 99,996%
Densità relativa (aria = 1): 1,38
Aspetto: gas incolore
Odore: gas inodore
Limiti di infiammabilità in aria: non infiammabile
Applicazioni:
• saldatura e taglio dei metalli all’arco elettrico
• degassaggio dei metalli ferrosi e non ferrosi
• agitazione in siviera dell’acciaio
• atmosfere inerti nella metallurgia
• produzione di semiconduttori
L’argon può essere fornito anche:
• con purezza grado 5,0 - 5,5 - 5,8
• a richiesta nelle miscele speciali
e nelle miscele di taratura di composizione
Caratteristiche tecniche:
ARIA TECNICA
Prodotto: miscela di N2 e O2 principalmente
Densità relativa (aria = 1): 1
Aspetto: gas incolore
Odore: gas inodore
Limiti di infiammabilità in aria: non applicabile
Applicazioni:
• respirazione
• gas cromatografia
• assorbimento atomico
• gas di zero nella taratura di strumenti
L’aria tecnica può essere fornita anche:
• a richiesta, nelle miscele speciali e nelle miscele di taratura di composizione
13
Sommario
14
Sommario
15
Sommario
Note: ……………………………………………………………………………………………………………….
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16
Sommario
3
CENNI DI FISICA
E DI TERMODINAMICA
La TEMPERATURA è una delle sette grandezze del Sistema Internazionale. TEMPERATURA
Per misurarla ci si affida sostanzialmente a quattro “scale” convenzionali:
scala Celsius, scala Kelvin, scala Fahrenheit, scala Rankine. °C : gradi Celsius
K : gradi Kelvin
La scala più comunemente usata per la misura della temperatura è quella
°F : gradi Fahrenheit
Celsius, per la quale la temperatura di congelamento dell’acqua è 0 °C e la tem-
°R : gradi Rankine
peratura di ebollizione è 100 °C (a livello del mare).
La scala Kelvin, detta anche scala assoluta, è prevalentemente usata in ambito
scientifico: l’unità di misura di questa scala è uguale a quella della scala Celsius;
l’unica differenza è che a 0 K corrispondono -273,15 °C (lo zero assoluto).
Le altre scale, Fahrenheit e Rankine, sono usate per lo più nei paesi anglo sas-
soni: nella prima, la temperatura di congelamento dell’acqua è 32 °F e la tem-
peratura di ebollizione è 212 °F; nella seconda la temperatura di congelamento
è 0 °R (corrispondente a - 459,7 °F) e la temperatura di ebollizione è 671,7 °R.
Le proprietà di molti corpi cambiano con il mutare dell’ambiente termico in cui
si trovano. Ad esempio se la temperatura aumenta, il volume di un fluido
aumenta, un’asta metallica diventa più lunga, la resistenza metallica di un filo
aumenta.
La PRESSIONE p è definita come l’azione di una forza F su una superficie di area A: PRESSIONE
p=F/A
Pa : pascal
Nel sistema SI la pressione si esprime in N / m 2 oppure in N ·m -2, unità che pren-
de il nome di pascal (simbolo Pa), in onore dello scienziato francese. Il pascal,
introdotto nel 1971, è l’ultimo nome di una lunga lista di unità di pressione, tra
cui ricordiamo l’atmosfera (atm), il bar, il torr (o mm di mercurio) ed il mm di
colonna d’acqua.
Il pascal rappresenta una pressione relativamente bassa. Il micropascal (1µPa =
10 -6 Pa ) ed il millipascal (1 mPa =10 -3 Pa = 0,001 Pa ) sono utilizzati prevalen-
temente in acustica e nelle tecniche del vuoto, mentre il gigapascal (1GPa =10 9
Pa ) viene utilizzato nel valutare la resistenza dei materiali.
Nelle macchine a fluido si fa ricorso al kPa (1kPa = 10 3 Pa = 1.000 Pa) oppure al
MPa (1 MPa = 10 6 Pa = 1.000.000 Pa).
È tuttavia utilizzato molto spesso il bar (1 bar = 10 5 Pa = 100.000 Pa), unità con-
sentita in temporaneo uso dal CIPM (Comitato Internazionale dei Pesi e Misure).
La terra è circondata da un involucro d’aria, che ha una massa e quindi esercita PRESSIONE
una pressione. La PRESSIONE BAROMETRICA è quindi la pressione assoluta BAROMETRICA
atmosferica sulla superficie terrestre, dovuta alla colonna d’aria che insiste sulla
superficie unitaria.
pressione barometrica
Maggiore sarà la pressione, più densa (quindi più pesante) sarà l’aria; minore
standard = 101,325 kPa
sarà la pressione, più rarefatta (quindi più leggera) sarà l’aria.
17
Sommario
La pressione barometrica standard (al livello del mare) è: 101,325 kPa ovvero
1.013 hPa, ma anche 1,01325 bar ovvero 1.013 mbar.
Nel passato era usata l’atmosfera standard (atm), definita come la pressione
esercitata da una colonna di 760 mm di mercurio liquido.
Vale la relazione:
1 atm = 101,325 kPa = 1,01325 bar = 760 mm Hg o torr
1 bar = 0,986923 atm = 750,062 mm Hg o torr
MASSA VOLUMICA La MASSA VOLUMICA è la massa m della sostanza contenuta nell’unità di volume V.
ρ=m/V
L’unità di misura è il kilogrammo per metro cubo (kg/ m3). Alcuni valori tipici
della massa volumica di alcuni fluidi, alla temperatura di 20 °C ed alla pressione
atmosferica sono riportati nella tab. 3.1.
In particolare abbiamo: l’aria ρ = 1,20 kg / m 3
l’acqua ρ = 999 kg / m 3
In pratica per l’acqua si considera il valore della massa volumica ρ =1000 kg/m 3,
corrispondente alla temperatura di 4 °C ed alla pressione atmosferica; è in que-
ste condizioni che l’acqua raggiunge il valore massimo della massa volumica.
La densità è invece il rapporto tra la massa volumica della sostanza e la massa
volumica di una sostanza di riferimento. Nel caso dei solidi e dei liquidi, la massa
volumica di riferimento è rappresentata dalla massa volumica dell’acqua a 4 °C.
densità = ρ sostanza / ρ acqua a 4 °C
Per i gas, la massa volumica di riferimento viene considerata talvolta quella del-
l’aria, talvolta quella dell’idrogeno; tuttavia, nel caso dei gas, la densità è poco usata.
Trattandosi di un rapporto tra grandezze della stessa specie, la densità è un
puro numero, cioè adimensionale.
Valori tipici della densità sono, ad esempio, per l’acqua 1,0 e per l’olio 0,9.
VOLUME SPECIFICO Un’altra grandezza è il VOLUME SPECIFICO che si definisce come il volume
occupato da 1 kg di una sostanza.
Il volume occupato da 1 kg di aria, ossia il suo volume specifico, è funzione della
m3/ kg
sua temperatura e pressione.
VOLUME NORMALE L’unità di misura volumica di riferimento è il NORMAL METRO CUBO (Nm 3)
corrispondente ad 1 m 3 di aria alla pressione atmosferica, al livello del mare
(101,325 kPa), alla temperatura di 0 °C e senza contenuto di vapore d’acqua,
Nm3
ossia secca.
VELOCITÀ La VELOCITÀ è un’unità derivata; nel caso di moto lineare (movimento cioè di
un punto lungo una linea) essa è determinata dal rapporto tra la distanza per-
m/s corsa ed il tempo.
L’unità di misura è il metro / secondo: (m / s) o anche m s -1.
FORZA La seconda legge di Newton dice che il prodotto della massa m per l’accelera-
zione a è uguale alla forza F:
N = kg· m / s 2 F=ma
L’unità della forza, il newton, il cui simbolo è N, rappresenta la forza neces-
18
Sommario
Il LAVORO è il prodotto di una forza per uno spostamento ed in unità SI si espri- LAVORO - ENERGIA
me in N·m. In onore dello scienziato inglese, si è dato a quest’unità il nome di COPPIA
joule (si pronuncia “giul”) ed il simbolo è J.
Il joule è anche l’unità di energia. Il lavoro è anche il risultato del prodotto di
una coppia per una rotazione rappresentata da un angolo, numero puro espres- J = N·m
so in radianti.
Si preferisce esprimere la coppia in N · m ed il lavoro o l’energia in J in modo
da evitare la differenza fisica tra queste grandezze.
L’uso del joule permette di eliminare numerose unità e, in primo luogo, quelle
del sistema tecnico che potevano far pensare ad una diversità sostanzialmente
erronea tra calore e lavoro.
La capacità di un fluido di scambiare calore, sotto una variazione di temperatura, CAPACITÀ TERMICA
prende il nome di capacità termica del fluido; quando la capacità termica viene MASSICA DELL’ARIA
riferita all’unità di massa, viene indicata come CAPACITÀ TERMICA MASSICA e
sostituisce la vecchia denominazione di calore specifico.
J / (kg · K)
Essa in unità SI è espressa in J / (kg · K) oppure in kJ / (kg· K).
Per l’aria dobbiamo considerare due tipi di capacità termica massica:
(1) - BTU = British Thermal Unit: unità di misura usata nel sistema anglosassone
19
Sommario
POTENZA La POTENZA è definita come il lavoro nell’unità di tempo e nelle unità SI si espri-
me in J / s. A questa unità è stato dato il nome di watt (W).
Il watt (spesso viene utilizzato il suo multiplo, il kW) sostituisce non solo le unità
W = J/ s
di misura tradizionali della potenza, come ad esempio il cavallo vapore (2) , ma
anche le unità solitamente usate per esprimere la potenza termica come, ad
esempio, la kilocaloria al secondo (kcal / s).
A volte l’energia viene ricavata dal valore della potenza moltiplicata per il tempo,
poiché, come già detto, la potenza è il lavoro fatto nell’unità di tempo. Quindi
si ha il kilowattora (kW · h) che equivale a 3,6 MJ oppure 3,6 ·10 3 kJ.
VISCOSITÀ DINAMICA Se si ha un fluido fra due superfici A uguali e parallele ed applichiamo una forza
tangenziale al piano superiore, in modo che esso rimanga sempre parallelo ed
assuma la velocità v, l’esperienza insegna che la forza tangenziale F è propor-
µ = τ · ∆ v / ∆y zionale all’area del piano, proporzionale alla sua velocità v ed inversamente pro-
porzionale alla distanza h fra le due superfici.
Vale pertanto la relazione F = costante · A · v / h
La costante di proporzionalità prende il nome di coefficiente di viscosità o
VISCOSITÀ DINAMICA (µ) del fluido.
Il rapporto F/A, forza tangenziale per unità di superficie (N / m 2 o Pa), prende il
nome di sforzo di taglio e si indica con τ.
τ = µ · v / h da cui ricaviamo il valore:
Si può quindi scrivere:
VISCOSITÀ DINAMICA µ = τ · ∆ v / ∆y (legge di Newton della viscosità)
L’unità di misura della viscosità dinamica è: N · s / m 2, oppure, essendo N /m2 = Pa,
si può utilizzare l’unità Pa · s; ricordando anche che la forza è uguale alla massa
per l’accelerazione si ottiene anche una ulteriore unità di misura: kg/ (m · s).
In molti casi il coefficiente di viscosità viene espresso in centipoise (centesimo di
poise) e vale la relazione:
1 centipoise = 1 m Pa · s (millipascal · secondo).
I valori tipici della viscosità dinamica per l’aria e l’acqua sono i seguenti:
• aria µ = 1,8 · 10 -5 kg·m -1· s -1
= 1,8 · 10 -5 Pa·s = 1,8 · 10 -2 m Pa · s
= 1,8 · 10 -2 centipoise
• acqua µ = 1,0 · 10 -3 kg·m -1 · s -1
= 1,0 · 10 -3 Pa · s = 1,0 · m Pa · s = 1 centipoise
(2) - Ricordiamo che il cavallo metrico ( CV = 735,499 W ) è diverso dal cavallo-vapore in unità ame-
ricane ( HP = 745,700 W )
20
Sommario
Detta anche curva ad umidità relativa 100%, è il luogo dei punti che rappre- CURVA DI
sentano, per ogni temperatura, il massimo contenuto di vapore d’acqua in SATURAZIONE
grammi, che un Nm 3 può contenere. DELL’ACQUA
NELL’ARIA
Ad ogni pressione corrisponde una curva diversa.
La quantità di vapore d’acqua che può essere contenuta nell’aria, a parità di
pressione, aumenta con l’aumentare della temperatura, mentre a parità di tem-
peratura, diminuisce con l’aumentare della pressione.
21
Sommario
PUNTO DI RUGIADA Quando una miscela di aria e di vapore viene raffreddata, a pressione costante,
la temperatura alla quale il vapore diventa saturo (cioè quando il vapore si
trova in equilibrio con il suo stato liquido), viene detta TEMPERATURA o PUNTO
DI RUGIADA dell’aria in pressione.
Nei sistemi di trattamento dell’aria compressa il punto di rugiada dell’apparec-
chio rappresenta la temperatura, riferita ad una specifica pressione, alla quale il
vapore comincia a condensare.
(3) - Il teorema di Nernst (terzo principio della termodinamica) fissa il valore zero dell’entropia in cor-
rispondenza dello zero della temperatura assoluta.
22
Sommario
4
LA COMPRESSIONE
terminologia e definizioni
LA COMPRESSIONE 4a
Scopo principale della compressione è quello di fornire del gas ad una pressione
superiore a quella disponibile.
L’incremento di pressione può variare da pochi pascal (Pa) a molti bar (1 bar =
105 Pa) ed i volumi trattati dal compressore da pochi litri al minuto a diverse
migliaia di metri cubi al minuto.
La compressione viene intrapresa per diversi scopi:
• per trasmettere potenza, come per esempio in un sistema d’aria compres-
sa per azionare utensili industriali;
• per fornire aria per la combustione;
• per distribuire il gas, come nelle linee di gas naturale e nelle reti di distri-
buzione del gas di città;
• per inviare il gas in un processo o in un sistema;
• per produrre condizioni più favorevoli alle reazioni chimiche.
23
Sommario
4c TIPI DI COMPRESSORI
Una semplice suddivisione dei tipi di compressori è rappresentata dalla fig. 4.1
ed è di seguito definita, in linea con la norma ISO 5390 - 1977.
COMPRESSORI I compressori a flusso continuo, detti anche DINAMICI, nei quali la pressione
DINAMICI non viene creata dalla variazione del volume che racchiude il gas, comprendono
i turbocompressori e gli eiettori.
Nei primi l’elemento rotante a velocità elevata accelera il gas che passa attraver-
so l’elemento stesso, convertendo la velocità in pressione in parte nell’elemento
rotante ed in parte attraverso pale o diffusori fissi.
Gli EIETTORI sono compressori dinamici, senza alcuna parte in movimento, nei
quali la compressione si ottiene trasformando l’energia cinetica di un flusso ausi-
liario.
24
Sommario
TIPI DI COMPRESSORI
DINAMICI
A FLUSSO CONTINUO TURBOCOMPRESSORI
VOLUMETRICI
A FLUSSO DISCONTINUO
O INTERMITTENTE
CON UN
ROTORE
ROTATIVI
CON DUE
ROTORI
A VITE A LOBI
ALTERNATIVI
25
Sommario
4d TERMINOLOGIA
4d.1 GENERALITÀ
Cilindrata: il volume netto spostato dal pistone, nel primo stadio, in una sem-
plice corsa.
Spostamento volumetrico: in un compressore alternativo è il volume netto spo-
stato dal pistone nella sua corsa, per unità di tempo (espresso ad esempio in
m 3/ min, oppure m 3/ h, L / min, cfm, secondo la grandezza della macchina e la
convenienza di usare numeri facili da gestire ).
Spazio nocivo: è il volume facente parte della camera di compressione, nella
quale rimane il gas compresso, ma non espulso nella fase di mandata.
Spazio nocivo relativo: è il rapporto fra lo spazio nocivo dello stadio conside-
rato e la cilindrata dello stesso stadio.
Coefficiente di volume: è il numero adimensionale ottenuto dal rapporto fra la
portata volumica di uno stadio e la velocità periferica della girante e dalla sezio-
ne di riferimento.
Punto normale d’aspirazione: punto d’aspirazione considerato come rappre-
sentativo delle condizioni d’aspirazione di un compressore.
Tale punto varia a seconda del tipo di compressore e d’installazione.
Punto normale di mandata: punto della mandata considerato come rappre-
sentativo delle condizioni di mandata di un compressore.
Tale punto varia a seconda del tipo di compressore e d’installazione.
Condizioni normali d’aspirazione: condizioni del gas aspirato al punto norma-
le d’aspirazione.
Condizioni normali di mandata: condizioni del gas in mandata al punto nor-
male di mandata.
Numero di Mach di rotazione: rapporto fra la velocità periferica di una giran-
te di un turbocompressore e la velocità del suono in un fluido alla temperatura
e pressione di aspirazione considerati.
4d.2 TEMPERATURA
Temperatura statica: la temperatura misurata in un fluido, in condizioni tali che
la velocità del fluido non influenzi la misura.
Temperatura dinamica: aumento della temperatura che risulterebbe se l’ener-
gia cinetica del fluido ad una velocità uniforme fosse convertita completamente
in energia calorifica con una trasformazione senza perdite, ovvero isentropica.
Temperatura totale: la somma della temperatura statica e della temperatura
dinamica. Indica la condizione del fluido alla quale l’energia del fluido è conver-
tita in energia calorifica senza perdite.
In un elemento stazionario del fluido, la temperatura statica e la temperatura
totale sono numericamente uguali.
Temperatura critica: temperatura limite al di sopra della quale non si osserva
alcuna discontinuità fra la fase gassosa e la fase liquida, a qualunque pressione.
Temperatura ridotta: il rapporto fra la temperatura termodinamica del fluido e
la sua temperatura critica termodinamica.
Temperatura d’aspirazione: temperatura totale al punto normale d’aspirazio-
ne del compressore.
26
Sommario
PRESSIONE 4d.3
Pressione statica: è la pressione misurata in un fluido, senza tener conto della
velocità del fluido.
Pressione dinamica: è l’aumento di pressione che risulterebbe dalla trasforma-
zione integrale, ovvero isentropica, dell’energia cinetica di un fluido che scorre a
velocità uniforme in energia di pressione.
Pressione totale: somma delle pressioni statica e dinamica.
Pressione d’aspirazione: pressione totale assoluta media al punto normale d’a-
spirazione del compressore.
Pressione di mandata: pressione totale assoluta media al punto normale di
mandata del compressore.
Pressione relativa: è la pressione che si misura, quella letta sul manometro e
quindi è la pressione che non tiene conto di quella atmosferica.
Nel sistema SI essa si misura in kPa o usualmente in bar.
Esempio: Pressione relativa di mandata: 700 kPa = 7,00 bar
Nel sistema americano si misura in psig (pound per square inch gauge)
Esempio: Pressione relativa di mandata: 100 psig
Pressione assoluta: è la pressione con riferimento allo zero assoluto. È data dalla
somma aritmetica della pressione letta sul manometro (pressione relativa) e la
pressione atmosferica. Tale pressione assoluta deve sempre essere usata quan-
do si fanno calcoli che fanno uso delle leggi dei gas.
Nel sistema SI essa si misura in kPa o usualmente in bar
Esempio: Pressione relativa: 700 kPa = 7,000 bar
Pressione atmosferica: 101,3 kPa = 1,013 bar
Pressione assoluta: 801,3 kPa = 8,013 bar
Nel sistema americano si misura in psia (pound per square inch absolute).
Esempio: Pressione relativa: 100,0 psig
Pressione atmosferica: 14,7 psia
Pressione assoluta: 114,7 psia
Pressione atmosferica: è la pressione assoluta esistente sulla superficie terreste,
ovvero la pressione esercitata da una colonna d’aria sulla superficie unitaria.
Essa varia con l’altitudine e, in ogni posto, con le condizioni atmosferiche (tem-
peratura ed umidità).
Nel sistema SI essa si misura in kPa, in hPa o più comunemente in millibar o bar.
Esempio: 101,3 kPA = 1.013 hPa = 1.013 mbar = 1,013 bar.
Nel sistema americano si misura in psia.
Esempio: 14,7 psia
27
Sommario
Pressione critica: pressione limite sopra la quale non si osserva alcuna disconti-
nuità fra la fase gassosa e la fase liquida, qualunque sia la temperatura.
Pressione ridotta: il rapporto fra la pressione assoluta e la pressione critica asso-
luta.
Fattore di comprimibilità Z: fattore adimensionale che designa lo stato reale
del gas in rapporto al suo stato perfetto. Esso è espresso dalla formula:
Z = p · Vm / (R · T) dove: p è la pressione;
Vm è il volume molare;
R è la costante molare del gas;
T è la temperatura termodinamica.
Pressione del vapore saturo: è la pressione che esiste, ad una certa tempera-
tura, in un recipiente chiuso e contenente liquido e vapore, formatosi a causa
del liquido stesso dopo che si sono raggiunte le condizioni d’equilibrio.
Dipende solo dalla temperatura.
Rapporto di compressione totale: è il rapporto fra la pressione assoluta di
mandata e la pressione assoluta di aspirazione.
Quindi se una macchina comprime il gas alla pressione relativa di 7 bar e la pres-
sione atmosferica è di 1,01 bar e la pressione di aspirazione è 0,98 bar, il rap-
porto di compressione è:
rc = (7 + 1,01) / 0,98 = 8,173
Rapporto di compressione di uno stadio: in un compressore multistadio, è il
rapporto, in quello stadio, fra la pressione assoluta di mandata dello stadio
(presa prima del refrigerante inter-stadio) e la pressione assoluta a monte dello
stadio stesso.
Rapporto di compressione globale di uno stadio: in un compressore multi-
stadio, è il rapporto, in quello stadio, fra la pressione assoluta di mandata dello
stadio (presa dopo il refrigerante inter-stadio) e la pressione assoluta a monte
dello stadio stesso.
Coefficiente di pressione di uno stadio di turbocompressore: è il numero
caratteristico adimensionale che si ottiene dal rapporto fra l’energia massica teo-
rica di compressione dello stadio ed il quadrato della velocità periferica della
girante del turbocompressore.
Coefficiente totale di pressione di un turbocompressore: è il numero carat-
teristico adimensionale che si ottiene dal rapporto fra l’energia teorica di com-
pressione totale ed la media dei quadrati delle velocità periferiche delle giranti
del turbocompressore.
Compressione ideale multistadio: compressione ottenuta quando si comprime
un gas perfetto isentropicamente e la temperatura d’aspirazione del gas così
come pure il lavoro speso sono uguali in ogni stadio.
28
Sommario
PROCESSO 4d.5
Processo: è ciò che avviene allorché un sistema è sottoposto ad un cambiamen-
to di stato o a trasferimento di energia, allorché lo stato è costante.
Processo reversibile: è un processo ideale che può essere interrotto e può, rifa-
cendo la procedura inversa, ridare al sistema o al suo contorno il lavoro ed il
calore precedentemente rimosso.
Processo irreversibile: è un processo nel quale una porzione di energia origi-
nale del sistema è dissipata e non può ritornare al sistema. Il sistema ed il suo
contorno non può più tornare allo stato originale.
Processo adiabatico: è un processo durante il quale non vi è somministrazione
o sottrazione di calore dal sistema.
Processo isentropico: è un processo nel quale l’entropia rimane costante.
Processo isotermico: è un processo nel quale non è vi è alcuna variazione di
temperatura.
Processo politropico: è un processo nel quale si prendono in considerazione,
durante la compressione, anche le variazioni nelle caratteristiche del gas.
POTENZA 4d.6
Potenza assorbita teorica: nel caso di un compressore privo di perdite, è la
potenza teorica spesa per comprimere il gas, secondo il processo di riferimento
scelto, da una certa pressione di aspirazione ad una pressione di mandata.
Potenza indicata: potenza corrispondente al diagramma pressione-volume rile-
vata tramite un indicatore.
Potenza interna: potenza indicata alla quale sono state aggiunte le perdite
dovute alla trasmissione di calore e le perdite dovute alle fughe.
Potenza all’albero: potenza richiesta all’albero motore del compressore.
Si ottiene sommando le perdite meccaniche alla potenza interna. Le perdite
dovute alle trasmissioni esterne, quali ingranaggi o cinghie, non si tengono in
considerazione.
29
Sommario
4d.8 RENDIMENTO
Rendimento teorico: rapporto fra la potenza teorica richiesta e la potenza indi-
cata. A seconda del processo reversibile scelto, l’efficienza può essere politropi-
co, isentropico o isoterma.
Rendimento interno: rapporto fra la potenza teorica richiesta e la potenza
interna.
Rendimento meccanico: rapporto fra la potenza interna e la potenza all’albero.
Rendimento globale: rapporto fra la potenza teorica richiesta e la potenza
all’albero.
Rendimento volumetrico: rapporto fra la portata volumica effettiva e la cilin-
drata di un compressore volumetrico. Il condensato può essere preso in consi-
derazione.
Rendimento isotermico: rapporto, espresso in percento, fra la potenza teorica,
nel caso di compressione con processo isotermico, e quella effettiva assorbita
all’albero dal compressore.
Rendimento adiabatico: rapporto, espresso in percento, fra la potenza teorica,
nel caso di compressione con processo adiabatico, e quella effettiva assorbita
all’albero dal compressore.
Rendimento politropico: rapporto, espresso in percento, fra la potenza teori-
ca, nel caso di compressione con processo politropico, e quella effettiva assorbi-
ta all’albero dal compressore.
4d.9 UMIDITÀ
Indica la quantità d’acqua, sotto forma di vapore, contenuta nell'atmosfera.
Ci sono tre definizioni:
Umidità relativa: è il rapporto fra la pressione parziale del vapore, in un miscu-
glio di aria-vapore e la pressione del vapore saturo alla temperatura del bulbo
asciutto del miscuglio, usualmente espressa in %.
Umidità specifica: è il rapporto fra la massa del vapore d’acqua di un miscuglio
aria - vapore d’acqua e la massa dell’aria secca.
Normalmente è espressa in kg vapor d’acqua / kg d’aria secca.
Umidità assoluta: il rapporto fra la massa del vapore d’acqua di un miscuglio
aria-vapore d’acqua e la massa dell’aria umida.
Normalmente è espressa in kg vapor d’acqua / kg d’aria umida.
30
Sommario
Condizioni normali:
Temperatura: 0 °C
Pressione assoluta: 1,01325 bar
Umidità relativa: 0% (aria secca)
A tali condizioni la massa volumica dell’aria è: ρn = 1,292 kg/ m 3
Condizioni normali: (secondo ASME, nel sistema americano)
Temperatura: 68 °F = 20 °C
Pressione assoluta: 14,696 psia = 1,01325 bar
Umidità: 36 %
A tali condizioni la massa volumica dell’aria è: ρn = 0,07515 lb/ ft3
ρn = 1,20380 kg/ m3
Condizioni Standard: (secondo la letteratura americana)
Temperatura: 60 °F = 15,5 °C
Pressione assoluta: 14,696 psia = 1,01325 bar
Umidità: 0% (aria secca)
A tali condizioni la massa volumica dell’aria è: ρn = 0,07628 lb/ ft3
ρn = 1,2219 kg/ m3
31
Sommario
Note: ……………………………………………………………………………………………………………….
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32
Sommario
5
COMPRESSORI
I COMPRESSORI ALTERNATIVI 5a
DEFINIZIONI 5a.1
Compressori alternativi: sono macchine a flusso intermittente, volumetriche,
nelle quali l’elemento che effettua le fasi della compressione è un pistone aven-
te un moto alternato all’interno di un cilindro.
Cilindri a semplice effetto: sono quelli nei quali la compressione ha luogo sola-
mente in una delle due corse che effettua in un giro.
Cilindri a doppio effetto: sono quelli nei quali la compressione ha luogo in
entrambe le corse che effettua in un giro.
Spostamento volumetrico: in un compressore alternativo è il volume netto spo-
stato dal pistone nella sua corsa, per unità di tempo (espresso ad esempio in
m3/ min, oppure m3/ h, L / min, cfm, secondo la grandezza della macchina e alla
convenienza di utilizzare numeri facili da gestire).
Pressione massima ammissibile o di progetto: è la pressione massima alla
quale la macchina può lavorare continuamente, per la quale la macchina è stata
progettata dal costruttore (quindi ogni suo componente soggetto a pressione)
quando lavora con un determinato gas e a determinate condizioni di esercizio.
Pressione nominale di mandata: è la pressione di esercizio più alta richiesta
per soddisfare le richieste specificate dall’utilizzatore. È sempre inferiore alla
pressione massima ammissibile di esercizio, di solito del 10% o di circa 1 bar, in
modo da lasciare un certo margine per le valvole di sicurezza o di sfiato.
Valore di intervento della valvola di sfiato: dato che spesso le macchine ope-
rano a pressioni superiori alla pressione di mandata nominale per evitare di supe-
rare la pressione massima ammissibile di esercizio (o di progetto) o limiti inferio-
ri per un certo cilindro, si ricorre ad un’apposita valvola che si apre allorché si
raggiunge il valore limite di pressione e poi si richiude se la pressione dovesse
diminuire.
Velocità massima ammissibile o di progetto: è la velocità massima, secondo il
progetto, alla quale la macchina può operare in modo continuo.
Velocità nominale: è la velocità più elevata idonea a soddisfare le richieste spe-
cificate dall’utilizzatore; può essere uguale , ma mai superiore alla velocità mas-
sima di progetto.
Velocità di blocco: è la velocità alla quale intervengono i sistemi di sovraveloci-
tà per fermare la macchina. Normalmente tale valore è fissato al 110% della
velocità nominale.
33
Sommario
34
Sommario
verticale verticale
aV aL
aW aV
motore
termico
intergrale a L aW
compressore
motore termico
motore
termico
compressore
intergrale a V intergrale a L
compressore
orizzontale
a cilindri
contrapposti
orizzontale
a cilindri contrapposti
verticale
con stantuffo a gradino
(due stadi) orizzontale con stantuffo a gradini (quattro stadi)
35
Sommario
5a.3 CLASSIFICAZIONE
Una prima classificazione, che riguarda il tipo di lavoro che i compressori devo-
no compiere, è quella di macchine per servizio moderato e per servizio pesante.
I compressori per servizio moderato sono progettati per fornire un servizio affi-
dabile in un ragionevole arco di tempo, ma non dovrebbero essere installati dove
si richiede un servizio pesante e continuo. Ciò non significa che essi non siano
idonei ad operare a lungo e continuamente, ma è molto probabile che essi
abbiano bisogno più spesso di interventi di manutenzione o che essi siano più
costosi. In questa categoria ricadono due tipi di compressori:
Compressori verticali o a V con pistone cavo con la lubrificazione dei cilindri
che viene effettuata dal basamento. Sono normalmente raffreddati ad aria e
lavorano a velocità piuttosto elevate (sempre in funzione della loro grandezza ed
a confronto delle macchine per servizio pesante). Ciò comporta più alte tempe-
rature di esercizio e maggior formazione di depositi sulle valvole ed altre parti.
All’altro tipo appartengono, invece, macchine più grosse, dotate di testa a
croce, ma che lavorano a velocità più elevate del normale.
Tali macchine, se offerte per velocità inferiori, possono passare per macchine per
servizio pesante. Questa classe si può dire che fu creata per soddisfare le esi-
genze del campo petrolifero e gassoso, dato che si richiedevano macchine com-
patte, semiportatili, ben equilibrate e montate su slitte, che potessero essere
facilmente realizzate come gruppo completo e direttamente connesse ad un
motore a gas. Il gruppo era costituito dal solito radiatore per la refrigerazione e
date le sue alte velocità e conseguente alte temperature, richiedeva molta manu-
tenzione.
Le macchine per servizio pesante sono dotate di testa a croce, con lubrifica-
zione interamente separata e ben controllata, cilindri raffreddati ad acqua e
velocità operativa piuttosto bassa. Sono montate in modo fisso su buone fon-
dazioni ed operano a pieno carico per anni con un minimo di manutenzione.
36
Sommario
37
Sommario
fig. 5.4 p
Compressore alternativo 7 6
a due stadi 8
Diagramma teorico
6
PRESSIONE ASSOLUTA - bar
5
3 8 2
3
2
PRIMO STADIO
1
4 1
0
VOLUME v
5a.5 TIPOLOGIA
Molti sono i tipi di compressori alternativi e a seconda di certe caratteristiche, del
tipo di pistone, della posizione dei cilindri, del tipo di raffreddamento, ecc., assu-
mono denominazioni diverse, molto facili da comprendere, quali:
• a semplice o a doppio effetto;
• con o senza testa a croce;
• monostadio o multistadio;
• raffreddati ad aria o ad acqua;
• orizzontali o verticali;
• lubrificati o non lubrificati
38
Sommario
Esso dipende più dalla grandezza, dal tipo di macchina, dal tipo di motrice e dal
campo di regolazione richiesto.
Talvolta è necessario combinare due tipi di regolazione.
Quasi tutti i tipi di regolazione sono realizzati in modo che possa essere effet- Regolazioni manuali
tuata in manuale.
Nei processi industriali, dove le variazioni della domanda sono infrequenti e
molto lente, vi sono diversi esempi di regolazione manuale.
Alcuni di questi dispositivi sono illustrati in seguito.
Ogni tipo di regolazione include quattro elementi: Elementi essenziali
per una regolazione
a) Un sensore che misura qualunque variazione delle condizioni nel punto di
automatica
controllo.
b) Un amplificatore atto a moltiplicare il segnale determinato dalla variazio-
ne di stato e fornire potenza o movimento per una successiva azione.
c) Un attuatore che su input dell’amplificatore, invia un segnale e potenza al
ricevitore.
d) Un ricevitore che in pratica muove il meccanismo di regolazione. I metodi
e le combinazioni usati sono molto vari e spesso molto complessi.
Praticamente tutti i compressori alternativi devono essere messi a vuoto, Messa a vuoto
almeno in parte, prima dell’avviamento, in modo che durante tale fase non all’avviamento
venga superata la coppia motrice Spesso questa operazione viene fatta
manualmente, anche se su tutti i sistemi di regolazione automatici, e molti
altri, la messa a vuoto automatica all’avviamento deve essere fornita. Vi sono
molti metodi, fra i quali quello più usato è lo sfiato in atmosfera, lasciando
le valvole di aspirazione aperte, o aggiungendo al cilindro un grande spazio
nocivo.
Quando per regolare la portata si usa tale metodo, la rete dell’aria compressa Regolazione con
deve essere sufficientemente voluminosa da evitare cicli troppo frequenti tra avviamento
avviamento ed arresto. I motori elettrici, per lo più le motrici più usate, permet- ed arresto automatici
tono un limitato numero di avviamenti all’ora, se si vuole evitare il rischio di dan-
neggiare il motore per surriscaldamento.
39
Sommario
Regolazione duplice La regolazione con avviamento ed arresto automatici è spesso combinata con
altri tipi di regolazione a velocità costante ed un selettore manuale in modo che
il compressore possa lavorare in automatico durante i periodi in cui il carico è
mediamente basso e a velocità costante quando il carico è più pesante e la
domanda più regolare, come, ad esempio, avviene spesso nel funzionamento
continuo di 24 ore su 24.
Regolazione Tale tipo di regolazione può ottenersi con almeno cinque metodi, che interes-
a velocità costante sano la regolazione della portata, mentre i dispositivi rilevatori non necessaria-
mente sono diversi.
La regolazione può essere a due gradini: a carico e a vuoto; a tre gradini: a
pieno carico, a mezzo carico ed a vuoto; a cinque gradini: a pieno carico, a 3/4,
1/2, 1/4 del carico, ed a vuoto.
La regolazione a due gradini è normalmente disponibile sulle piccole macchi-
ne monocilindriche.
La regolazione a tre o cinque gradini è normale sulle macchine multistadio e
con diversi cilindri.
• Chiusura della bocca di aspirazione: molti compressori operano con questo
sistema, lavorando a due gradini, ovvero con regolazione “tutto o niente”.
Essa consiste nella chiusura della valvola di aspirazione quando la portata
deve essere ridotta e riaprendola quando serve la piena portata.
Un problema può essere dovuto alle fughe, che talvolta si hanno attraverso la
valvola: quando essa perde, c’è del gas che viene aspirato, compresso ed in-
viato in mandata ma dato che, in questo caso, la pressione all’aspirazione è
molto minore di quella normale, il compressore effettua un rapporto di com-
pressione molto maggiore con conseguente innalzamento della temperatura
in mandata.
Per ovviare a tale inconveniente e diminuire la potenza assorbita nel funzio-
namento a vuoto, vi è un dispositivo che mette a vuoto il cilindro o lo fa sca-
ricare in atmosfera.
• Strozzamento all’aspirazione: tale metodo permette un infinito numero
di gradini fra pieno carico (valvola tutta aperta) e a vuoto (valvola chiusa).
Le variazioni della portata sono causate dalla riduzione della massa volumica
del gas allorché la valvola di aspirazione si chiude (diminuisce la pressione di
aspirazione), ed inoltre dalla riduzione dell’efficienza volumetrica all’aumen-
tare del rapporto di compressione.
Il controllo per strozzamento è usato in alcune applicazioni speciali, dato che
in generale non è molto economico, perchè l’energia specifica sale abbastan-
za rapidamente e la temperatura in mandata può essere eccessiva.
• By-pass esterno: anche questo metodo dà la possibilità di avere un infinito
numero di gradini, ma richiede il funzionamento continuo del compres-
sore a pieno carico e piena portata.
È poco economico a carichi ridotti ed il gas che ritorna all’aspirazione deve
essere raffreddato quasi alla temperatura normale di aspirazione per non cau-
sare un innalzamento eccessivo della temperatura di mandata. Tale regola-
zione è utilizzata in alcuni processi speciali, in particolare per avere delle rego-
lazioni fini, non ottenibili con altri metodi accettabili.
• Messa a vuoto tramite la valvola di aspirazione: è il metodo più usato nella
regolazione a velocità costante.
Esso consiste semplicemente nel tenere aperta la valvola di aspirazione
40
Sommario
durante sia la corsa di aspirazione che quella di mandata, in modo che l’aria
aspirata nel cilindro nella corsa di aspirazione sia espulsa nuovamente attra-
verso la stessa valvola nella corsa di mandata. Il metodo è economico e la
potenza a vuoto, nelle macchine per servizio pesante, è circa il 15% di quel-
la a pieno carico. (Si veda la fig. 5.5 ).
fig. 5.5
Diagramma che illustra
la messa a vuoto tramite
la valvola di aspirazione
(controllo a 3 gradini)
41
Sommario
PIENO CARICO
1
η vol
0
CILINDRATA (%)
135 100 80 60 40 20 0
4
MEZZO CARICO
1
η vol
0
CILINDRATA (%)
160 100 80 60 40 20 0
4
PRESSIONE ASS. ( bar)
Spazio nocivo normale
A VUOTO
+ 2 camere aperte
1
η vol = zero
0
42
Sommario
I COMPRESSORI A VITE 5b
GENERALITÀ 5b.1
I compressori a vite sono macchine di tipo volumetrico rotativo, con due rotori
che comprimono il gas intrappolato fra le dentature elicoidali in presa, e la cassa
nella quale sono le sedi dei rotori. I due rotori non hanno profili uguali: il
maschio o rotore primario ( quello condotto) ha una forma che sposa le gole del
rotore femmina o secondario. I due rotori possono o meno avere lo stesso nume-
ro di lobi. Normalmente il rotore primario ha meno lobi di quello secondario e
fa, quindi un numero maggiore di giri. Circa 85 ÷ 90% della potenza è assorbi-
ta dal rotore primario e solo il rimanente 10 ÷15% dal rotore secondario (vede-
re la fig. 5.8).
Le figure sotto mostrano le fasi che portano alla compressione del gas.
1- La gola del rotore femmina è aperta e si riempie di gas. La gola del rotore
maschio è aperta, ma non completamente piena d’aria, nella sua lunghezza.
2- La gola del rotore femmina si è chiusa e la gola del rotore maschio si è riem-
pita, ma è sempre aperta.
3 - I lobi si sono ingaggiati e le gole cominciano ad accorciarsi.
4- Le gole diventano sempre più corte. Il gas è compresso e si muove assialmente
verso lo scarico. Nelle fasi da 1 a 4 la fine della gola è rimasta chiusa dal coper- fig. 5.9
chio lato mandata. Fasi della compressione
5- Lo scarico è stato scoperto e l’aria compressa viene evacuata. in un compressore a vite
1 2 3 4 5
43
Sommario
Naturalmente quanto avviene in una gola, avviene per tutte le altre gole. Il dia-
framma p -v di questa macchina è simile a quello degli alternativi, se si lavora alla
pressione di progetto.
I compressori a vite sono macchine a volume costante e pressione variabile,
anche se la miglior efficienza si ottiene per il rapporto di compressione di pro-
getto. Se il compressore dovesse lavorare ad una pressione più elevata o più
fig. 5.10 bassa di quella di progetto, si avrebbe una variazione del ciclo, con aumento
Funzionamento
della potenza consumata, rappresentata dal rettangolo compreso fra la pressio-
a pressioni diverse ne nominale e quella di mandata o dal triangolino fra la pressione nominale e
dal rapporto di quella di mandata della fig. 5.10, rispettivamente. Tale effetto, tuttavia, è molto
pressione nominale piccolo considerando l’ampio campo di rapporti di compressione disponibili.
Funz. alla pressione nominale Funz. sopra la pressione nominale Funz. sotto la pressione nominale
PRESSIONE
PRESSIONE
P pressione
di mandata
Dettagli costruttivi Come detto la macchina monostadio consiste di due rotori che ruotano in una
cassa con due cilindri che si intersecano. Il rotore principale ha dei lobi che ingra-
nano con le gole del rotore secondario. Molte macchine hanno 4 lobi sul rotore
principale e 6 lobi sul rotore secondario. Un albero sul rotore primario serve al-
l’accoppiamento di un motore elettrico o un motore diesel. Il rotore secondario
viene condotto dal rotore principale, senza che vi sia contatto fra le due parti
metalliche grazie al film d’olio fornito dall’iniezione d’olio (fig. 5.11).
In alcuni casi, il rotore secondario è trascinato da una coppia di ingranaggi eli-
coidali che tengono i due rotori sincronizzati senza contatto.
La cassa nella quale ruotano i due rotori ha un’apertura per il passaggio dell’a-
ria aspirata ed un passaggio per lo scarico e punti per l’iniezione d’olio. I rotori
sono sostenuti da cuscinetti a strisciamento alle due estremità. Un’estremità,
oltre a sopportare i carichi radiali, impedisce il movimento assiale. Il cuscinetto
all’altra estremità è libero in modo da permettere un’espansione termica.
Nella macchina a due stadi (fig. 5.12 ), l’aria scaricata dalla prima coppia di roto-
ri, viene immessa in una seconda coppia. Di solito la seconda coppia è montata
sullo stesso albero e le due coppie sono separate da una parete. L’olio è inietta-
to sia nella coppia di rotori di alta pressione che in quella di bassa. Una tenuta
fra i due stadi riduce al minimo le perdite.
44
Sommario
In quasi tutte le macchine la bocca d’aspirazione è situata sulla parte superiore Ciclo di compressione
del cilindro dal lato accoppiamento. La bocca di mandata è situata sulla parte
inferiore e sul lato opposto. All’estremità della bocca di aspirazione, l’aria è aspi-
rata fra il lobo del rotore principale e la gola del rotore secondario. Come viene
superata la bocca di aspirazione, l’aria è intrappolata fra i due rotori e le pareti
del cilindro. Proseguendo la rotazione si riduce il volume e pertanto cresce la
pressione e l’aria viene spinta verso la bocca di scarico. Come i rotori passano
davanti alla bocca di scarico sia l’aria compressa che l’olio vengono espulsi.
Questo ciclo, naturalmente, avviene anche per tutti gli altri lobi e gole.
Nelle macchine a due stadi, come detto, l’aria dal primo stadio passa nel secon-
do e segue lo stesso ciclo. Solitamente le macchine a due stadi risultano più effi-
cienti di quelle monostadio.
I compressori portatili trainati da motore diesel, a bassi carichi, riducono la loro Regolazione
potenza ed il consumo di carburante, strozzando la valvola di aspirazione e ridu-
cendo la velocità del motore. Questo tipo di controllo permette una riduzione
della portata, senza alcun gradino, fino a girare a vuoto.
Un compressore stazionario, se messo a vuoto solo con la chiusura della valvola
di aspirazione, richiederebbe circa 70 ÷ 80% della potenza a pieno carico.
Pertanto molti costruttori hanno sviluppato dei sistemi per ridurre la potenza
assorbita che comprendono la chiusura della valvola di aspirazione, la depressu-
rizzazione del serbatoio dell’olio e la riduzione della quantità d’olio immessa nel
compressore. La potenza a vuoto, in tali sistemi, è di circa 15 ÷ 20% della poten-
za a pieno carico.
Si sono inoltre sviluppati sistemi che, a seconda della richiesta d’aria, possono
variare la velocità del motore (ci vuole un inverter) ed adeguare così la portata,
avere l’avviamento e l’arresto automatici o una regolazione doppia.
fig. 5.11
CUSCINETTI A RULLI CONICI
ROTORE PRIMARIO (ASSORBONO ANCHE LE SPINTE ASSIALI)
Sezione trasversale di un
compressore monostadio
ad iniezione d’olio.
TENUTA
CUSCINETTI A RULLI
PER I CARICHI
RADIALI
ROTORE SECONDARIO
45
Sommario
fig. 5.12
Sezione trasversale di un
compressore bistadio
ad iniezione d’olio.
Componenti principali • Valvola d’aspirazione: è generalmente utilizzata per la regolazione della por-
tata. È fatta in modo da aprirsi, chiudersi completamente o parzialmente in
funzione della pressione di controllo del sistema di regolazione.
• Valvola di scarico: è installata per evitare il ritorno dell’aria nel compressore
quando il compressore opera a vuoto o è fermo.
• Filtro di aspirazione: è un componente molto importante dato che il com-
pressore ha dei giochi molto stretti e l’aria è bene che sia pulita se si vuole che
esso duri a lungo. Normalmente i filtri d’aspirazione dovrebbero essere tali da
assicurare la separazione di particelle di 10 ÷ 15 micrometri.
• Iniezione d’olio: si realizza tramite l’aria compressa generata dal compresso-
re e, in macchine grosse, tramite una pompa.
L’olio di lubrificazione viene inviato ai cuscinetti, alle tenute d’aria e diretta-
mente nel cilindro; quest’ultimo provvede a realizzare una buona tenuta, ad
assorbire il calore generato dalla compressione ed impedire il contatto diret-
to fra il metallo dei due rotori.
• Separatore d’olio: subito dopo la compressione bisogna provvedere a sepa-
rare l’olio dall’aria. Il miscuglio d’aria e d’olio passa attraverso la valvola di sca-
rico e raggiunge il serbatoio dell’olio. Il cambio di velocità e degli appositi dia-
frammi fanno sì che la maggior parte dell’olio si separi. Prima che l’aria flui-
sca nella linea di mandata, passa attraverso un elemento separatore che
rimuove quasi tutto l’olio rimanente. Di solito il contenuto d’olio in mandata
è di 2 ÷ 5 ppm (ovvero circa 2 ÷ 5 g d’olio su ogni 1.000 m3 d’aria).
• Filtro dell’olio: serve a rimuovere eventuali particelle che dovessero essere
passate attraverso il filtro di aspirazione e che poi si sono ritrovate nel miscu-
glio di aria e olio. Sia il filtro d’aria che il filtro dell’olio devono essere tenuti
sempre in efficienza se si vuole conservare a lungo il compressore.
Normalmente il filtro dell’olio è idoneo a separare particelle superiori ai 5 ÷
10 micrometri. Si dovrebbe inoltre drenare eventuale condensa dal serbatoio
dell’olio, prima di ogni avviamento.
• Controllo alta temperatura olio: serve ad evitare che l’olio raggiunga tem-
perature troppo elevate. Il normale campo di temperatura dell’olio è fra 65 ed
75 °C. Ciò assicura una temperatura dell’aria abbastanza bassa in mandata,
evita una copiosa condensazione nel serbatoio dell’olio.
Per controllare la temperatura dell’olio si usa una valvola termostatica che
mischia olio raffreddato ad olio non raffreddato per mantenere la tempera-
tura desiderata. In alcune macchine, dove il raffreddamento dell’olio avviene
tramite uno scambiatore di calore, si fa uso di una valvola di regolazione della
portata d’acqua per regolare la temperatura dell’olio.
• Accessori di sicurezza: sono spesso incorporati in queste unità, come in
molte altre. Nei compressori portatili vi è una valvola di sicurezza nella tuba-
zione di mandata ed una valvola automatica di sfiato per evacuare l’aria com-
pressa, contenuta nel serbatoio dell’olio, ad ogni fermata. Infine vi è un ter-
mostato che blocca la macchina per alta temperatura d’aria.
46
Sommario
I motori termici sono a loro volta protetti per bassa pressione olio, elevata
temperatura dell’acqua di raffreddamento e bassa pressione del carburante.
Nelle macchine stazionarie, i dispositivi di sicurezza comprendono:
la valvola di sicurezza sulla mandata, lo sfiato automatico sul serbatoio del-
l’olio ad ogni arresto e il blocco per alta temperatura d’aria.
Altri dispositivi spesso presenti sono: blocco per sovraccarico all’avviamento,
allarmi per alta temperatura dell’olio e bassa pressione dell’acqua di refrige-
razione; valvola di intercettazione dell’acqua e blocco per bassa pressione dell’olio.
I compressori a secco per basse pressioni possono avere una portata di circa 350 Portata e pressione
m3/ min con rapporto di compressione di 2 (pressione relativa di mandata circa 1
bar).
Vi sono macchine ad alta pressione (rapporti di compressione di 4,5) ed aspira-
zione a pressione atmosferica che danno una portata di circa 600 m3/ min ed una
pressione relativa di mandata pari a 3,5 bar (monostadio) oppure di 12 ÷13 bar
(bistadio). La potenza massima è di circa 4.500 kW.
Vari sono i compressori boosters disponibili ed in genere si limitano a pressioni
di mandata di 18 bar, a meno che non vengano realizzati con materiali speciali.
Le macchine a secco sono idonee per servizio pesante e possono operare per Caratteristiche generali
periodi molto lunghi a pieno carico.
Sono usate in modo particolare per processo e per il vuoto perché:
• danno aria (o altro gas) priva d’olio;
• possono trattare anche piccole quantità di liquidi;
• possono essere trainate da turbine nel caso vi sia disponibile del vapore.
47
Sommario
Dettagli costruttivi Una macchina tipica a bassa pressione ha un’incastellatura di ghisa, raffredda-
ta ad aria. I rotori sono sopportati da cuscinetti a sfere o a rulli. I cuscinetti all’e-
stremità di ogni rotore sono progettati per sostenere sia le spinte radiali che
assiali. La lubrificazione degli ingranaggi e dei cuscinetti è ottenuta tramite una
pompa dell’olio ad ingranaggi. Le tenute sugli alberi sono a labirinto.
Una tipica macchina ad alta pressione ha una camicia d’acqua, facente parte
dell’incastellatura di ghisa. Normalmente i cuscinetti sono del tipo a strisciamen-
to, Ogni albero ha dei cuscinetti reggispinta a settori oscillanti. Per funziona-
mento a temperature elevate i rotori possono essere raffreddati internamente.
Il sistema di lubrificazione degli ingranaggi ed i cuscinetti è solitamente un grup-
po costituito da una pompa trainata da un motore elettrico, filtro dell’olio, refri-
gerante dell’olio, un serbatoio dell’olio e degli interruttori di blocco per bassa
pressione e per alta temperatura. Tale sistema fornisce anche l’olio di raffredda-
mento nel caso sia necessario.
Regolazione I compressori a vite a secco sono delle macchine impiegate per il carico di base.
Si può utilizzare una regolazione con avviamento ed arresto automatici se
naturalmente si fa uso di un sistema di messa a vuoto all’avviamento.
È anche possibile usare la regolazione a velocità variabile o con turbina a
vapore come motrice oppure con motori elettrici dotati di inverter.
Tutte le macchine hanno una velocità minima al di sotto della quale non posso-
no operare a meno di andare incontro a problemi di surriscaldamento.
Normalmente tale limite è il 50% della velocità a pieno carico.
La regolazione a velocità costante si ottiene comunemente mediante scarico
in atmosfera o riciclando in aspirazione la quantità di gas compresso non neces-
sario. Non c’è nessun risparmio energetico col sistema di scarico in atmosfera.
Si può usare la regolazione della portata tramite lo strozzamento della valvola di
aspirazione, se il sistema è stato così progettato dal costruttore. Troppa riduzio-
ne della portata all’aspirazione può causare un’eccessiva temperatura di man-
data.
I compressori a secco non devono mai essere azionati con l’aspirazione chiu-
sa, dato che la temperatura crescerebbe al punto da danneggiare la macchina.
48
Sommario
COMPRESSORI A PALETTE 5c
GENERALITÀ 5c.1
Il compressore rotativo a palette è un compressore molto semplice, dotato di
una incastellatura cilindrica, un rotore e due testate.
Il ciclo è come quello di un compressore alternativo; c’è un’importante differen-
za, tuttavia. Mentre nel compressore alternativo le valvole, caricate da molle, si
aprono per differenza di pressione, nelle macchine a palette, le fasi del ciclo sono
determinate dalla posizione delle bocche di aspirazione e mandata, davanti alle
quali passano le palette.
La bocca di aspirazione è normalmente piuttosto grande e lascia entrare il gas
fino a che il vano fra due palette raggiunge il massimo. Si chiude quando la
seconda pala, che delimita il vano, passa il bordo della bocca.
Il volume del vano decresce con la rotazione del rotore, montato eccentrica-
mente, e l’aria in esso racchiusa viene compressa. La compressione continua fino
a che il vano raggiunge, con la prima pala, la bocca di mandata (fig. 5.14).
Tale punto è progettato in modo da dare il rapporto di compressione voluto.
Pertanto il compressore rotativo a palette è un compressore con rapporto
di compressione fisso.
fig. 5.14
fig. 5.15 Ciclo di lavoro di un
compressore rotativo
Sezione longitudinale
di un compressore ELEMENTI SEPARATORI a palette.
a palette. ARIA - OLIO
TESTATA
LATO
GIUNTO
FILTRO ARIA DI ACCOP-
PIAMENTO
PALETTE
CAMERA OLIO
GRUPPO VALVOLE TESTATA LATO
ASPIRAZIONE
49
Sommario
Nel caso si lavorasse al di sopra o al di sotto di tale limite, vale quanto detto pre-
cedentemente per i compressori a vite (fig. 5.10).
Questo tipo di compressore ha un campo di portata e di pressione molto
più limitato del compressore alternativo, da inerenti limiti di progetto impo-
sti dalla lunghezza dei vani, dalla velocità di strisciamento delle palette sulla
parete dello statore ed infine dalle forze di flessione che agiscono sulla paletta
quando è fuori dalla cava.
La macchina viene costruita in due versioni:
a) una esclusivamente usata come macchina per servizio stazionario, con lubrifi-
cazione forzata tramite un lubrificatore, con camicia ad acqua e refrigerante
intermedio ad acqua nelle unità a più stadi.
b) L’altra invece ha la lubrificazione e la refrigerazione combinata ottenuta iniet-
tando in continuazione l’olio in macchina.
Iniettando dell’olio nella camera di compressione si ottengono gli effetti di
tenuta fra pala e statore e il raffreddamento dell’aria compressa, in modo da
avvicinare la compressione ad una isoterma. L’olio iniettato viene recuperato
quasi tutto. Una prima separazione avviene in un labirinto, la seconda invece
mediante appositi filtri.
La circolazione dell’olio è ottenuta sfruttando la pressione di mandata dell’a-
ria. Una valvola di minima pressione assicura l’iniezione d’olio, anche se la
pressione di mandata è nulla o diminuisce.
Infine per quanto riguarda la refrigerazione dell’olio, ed eventualmente del-
l’aria compressa, esistono macchine con scambiatori di calore ad acqua o ad
aria, cioè provviste di radiatori.
Queste macchine hanno largo impiego sia come macchine stazionarie che
portatili.
La maggior parte delle macchine a palette sono accoppiate direttamente al
motore, sebbene si possano avere anche macchine il cui moto avviene tramite
cinghia di trasmissione.
Unità pompante Lo statore normalmente è di ghisa, sebbene esistano statori di differenti mate-
riali, nel caso si usino gas diversi dall’aria e vi siano possibilità di condizioni cor-
rosive.
Le due testate contengono i cuscinetti che possono essere a strisciamento o a
rotolamento. Possono anche essere dotate di tenute sull’albero.
Il rotore è normalmente o di ghisa o d’acciaio con l’albero di pezzo.
Le palette possono essere di materiali vari: ghisa, alluminio, bronzo o di altri
materiali sintetici. Ciascuna paletta è situata dentro cave precise che si estendo-
no per tutta la lunghezza del rotore e scorre dentro e fuori questa cava una volta
al giro. Normalmente vi sono da 7 a 20 cave per rotore, in funzione del suo dia-
metro. Ovviamente maggiore è il numero delle cave, maggiore è la suddivisione
del volume racchiuso fra due palette e minore è la differenza di pressione fra
fronte e retro della paletta (fig. 5.15 ).
Lubrificazione Vi sono macchine lubrificate, raffreddate ad acqua, nelle quali l’olio, tramite
una lubrificazione forzata, raggiunge i cuscinetti e l’interno dello statore. L’olio
in questo caso è molto maggiore (sino a 10 volte) di quello utilizzato in una mac-
china alternativa. Con una buon refrigerante ed un separatore d’olio si può recu-
perare fino al 90% dell’olio iniettato.
Nelle macchine ad iniezione d’olio, raffreddate quindi tramite l’olio, il quanti-
tativo d’olio è molto maggiore, ma con una buona separazione si riesce a recu-
perare quasi tutto l’olio e lasciare nell’aria in mandata solo un contenuto pari a
2 ÷ 3 ppm.
50
Sommario
Nei due casi appositi filtri disoleatori, posti in mandata, permettono di raggiun-
gere quantità di olio nell’aria compressa assolutamente trascurabili.
Qualsiasi tipo di regolazione della portata, già visto per i compressori alternativi, Regolazione
può essere utilizzato anche per questi compressori. Non è richiesto in generale della portata
l’avviamento a vuoto.
• A velocità costante: tale tipo di regolazione include la chiusura della valvola
di aspirazione, lo strozzamento all’aspirazione, ed il by-pass esterno.
Nei compressori stazionari è normale la chiusura della valvola di aspirazione,
combinata con una valvola di sfiato, per ridurre la pressione all’interno del
compressore quando è a vuoto.
È necessaria una valvola di non ritorno per impedire che l’aria ritorni nel com-
pressore dalla linea.
Questo è il sistema di regolazione a due gradini (a carico ed a vuoto) ed è
usato sia nei compressori monostadio che in quelli bistadio.
• Con strozzamento all’aspirazione: è utilizzato questo tipo di regolazione da
alcuni costruttori. Il metodo non è molto economico, ma se la variazione della
portata non è eccessiva, il compressore segue bene la domanda.
• Con by-pass esterno: tale metodo, che mette in comunicazione la mandata
con l’aspirazione, è spesso usato su gas differenti dall’aria e su macchine boo-
ster. In tal caso il gas preso dalla mandata, prima di essere portato in aspira-
zione, deve venire raffreddato. Non c’è alcun risparmio energetico dato che il
compressore opera sempre a pieno carico. In qualche applicazione si riesce a
recuperare energia tramite il gas che ritorna all’aspirazione.
• A velocità variabile: con certi tipi di motrici si può far uso di questo tipo di
regolazione. Spesso si può operare fino a circa il 50÷60% della velocità nomi-
nale: bisogna sempre considerare che ci vuole una sufficiente velocità di rota-
zione, e quindi una sufficiente forza centrifuga, per permettere alle palette di
uscire dalle loro cave, evitare instabilità ed esercitare una sufficiente pressio-
ne sullo statore per evitare le fughe del gas. La velocità minima dipende quin-
di da diversi elementi, fra cui i più importanti sono il diametro del rotore ed il
materiale della paletta.
• Con motori elettrici a due velocità: questi motori permettono di utilizzare
una seconda velocità, grazie ai due avvolgimenti del rotore, in modo che
quando il sistema non richiede molta aria, si possa utilizzare la velocità infe-
riore.
Un esempio di doppio avvolgimento è dato dalle macchine che operano nor-
malmente a 1.500 min-1 (avvolgimento a quattro poli) e che quando la por-
tata scende al di sotto del 70% operano a 900 min-1 (avvolgimento a 6 poli).
Alcuni compressori e boosters possono essere avviati senza utilizzare speciali Avviamento a vuoto
mezzi di messa a vuoto all’avviamento, dato che la velocità deve raggiungere
almeno il 40÷50% della velocità nominale prima che le palette possano fuoriu-
scire completamente ed iniziare la compressione.
I boosters normalmente dovrebbero essere avviati a vuoto.
Per determinare se necessario o meno far uso della messa a vuoto nella fase di
avviamento si devono considerare alcuni fattori importanti, come la grandezza
della macchina, il tipo di impiego, il tipo di regolazione della portata ed il tipo di
motrice.
51
Sommario
Acqua di Nel caso di macchine raffreddate ad acqua, la temperatura non dovrebbe esse-
raffreddamento re inferiore a 20 °C e superiore a 43 °C. Per stimare la camicia della unità pom-
pante si può pensare di avere uno scambio termico di circa 1.000 ÷1.100 k J per
k W h di energia del compressore.
Nel caso di una macchina monostadio il valore sopra citato diventa di circa 4.000
kJ/kWh se vi è un refrigerante finale per la refrigerazione dell’aria compressa.
Nel caso del bistadio, per il compressore e il refrigerante interstadio, si possono
scambiare circa 2.250 k J / kWh e se vi è anche il refrigerante finale sempre circa
4.000 k J / kWh.
Temperatura massima Nelle macchine raffreddate ad acqua, per una lubrificazione soddisfacente, non-
dell’aria compressa ché per una buona durata delle palette e per una manutenzione normale, si
in mandata consiglia di tenere la temperatura dell’aria in mandata al di sotto di 175 ÷190 °C.
Valvola di non ritorno I compressori rotativi possono ruotare in senso inverso se il motore è fermo e si
in mandata permette all’aria della rete di ritornare in macchina, come potrebbe capitare in
caso di mancanza improvvisa di alimentazione elettrica.
Viene pertanto installata in mandata una valvola di non ritorno.
Gruppi completi I gruppi completi sono costruiti generalmente per un campo di utilizzo di circa
stazionari 0,15 ÷32 m 3/ min (più o meno da 1 a 200 kW) e sono disponibili ad uno stadio
o due stadi. Sono trainati da motore elettrico a quattro poli (velocità nominale
1.500 min-1 ) e quasi tutti sono accoppiati direttamente, anche se vi sono appli-
cazioni con motori a due poli (velocità nominale 3.000 min-1 ) o accoppiamenti
tramite ingranaggi o cinghie.
Diversi sono i metodi per il controllo della portata e fra i più comuni sono sia la
regolazione modulata in aspirazione che la chiusura della valvola di aspirazione.
Naturalmente vengono offerte numerose opzioni, fra le più comuni l’arresto e
l’avviamento automatici tramite temporizzatori nel caso vi sia una richiesta d’a-
ria piuttosto variabile.
Tali macchine sono molto compatte, semplici da installare, non richiedono spe-
ciali fondazioni, ma semplicemente un pavimento solido e piano. Sono pratica-
mente prive di vibrazioni.
52
Sommario
A B C D
53
Sommario
CASSA
IN GHISA
ROTORE
BOCCA DI
MANDATA
LIQUIDO CHE
COMPRIME
54
Sommario
COMPRESSORI DINAMICI 5f
GENERALITÀ 5f.1
I compressori dinamici sono quelli che negli ultimi anni si sono più sviluppati e
hanno preso sempre più piede, dato che sono disponibili sia per medie che gran-
di potenze, per un esteso campo di pressioni con costi di esercizio decisamente
buoni.
Hanno invaso un po’ il campo che una volta apparteneva ad altri tipi di com-
pressori. Fra di essi quello che più ha contribuito alla crescita del numero di mac-
chine in campo è stato il compressore centrifugo, anche se il compressore assia-
le, per grandi portate e medie pressioni non è stato da meno.
Come già detto precedentemente, tali compressori sono caratterizzati dal fatto
che la compressione avviene mediante il trasferimento dell’energia da una
serie di giranti al gas.
L’energia del gas viene poi tramutata in pressione rallentando il gas in un diffu-
sore o in un’altra serie di palette (multistadio).
55
Sommario
(1) - Spesso, a seconda delle circostanze, la velocità normale, la velocità al 100% e la velocità mas-
sima possono essere uguali.
56
Sommario
57
Sommario
RADDRIZZATORI
COLLETTORE
ASPIRAZIONE
DIFFUSORE RADIALE
COLLETTORE
GIRANTE
fig. 5.21
Sezione longgitudinale di un
compressore centrifugo
a 5 stadi, non refrigerato.
58
Sommario
fig. 5.23
Vista interna di un
compressore a 5 stadi,
a divisione orizzontale
e raffreddato ad aria.
59
Sommario
3° STADIO
60
Sommario
fig. 5.25
Vista di un gruppo completo
centrifugo, bistadio,
caratterizzato dal fatto di avere
le due giranti contrapposte su
uno stesso pignone.
È dotato di refrigerante
intermedio e finale.
61
Sommario
fig. 5.27
Tipichegiranti semichiuse
di compressori ad
ingranaggi integrati.
Tenute interstadio Nelle zone dove potrebbe esserci un passaggio del gas da uno stadio all’altro e
precisamente nelle zone dove l’albero passa attraverso i diaframmi e alla bocca
della girante, si usano delle tenute a labirinto, normalmente di alluminio speciale.
Questo materiale non danneggia, in caso di sfregamento, le parti rotanti e serve
allo scopo.
62
Sommario
L’assieme del rotore è abbastanza semplice per i compressori con girante a sbal- Assieme rotore
zo (nelle figg. 5.28 e 5.29 si possono vedere i componenti di uno stadio), men-
tre è abbastanza complesso nelle macchine multistadio in linea. In questo caso
si ha un albero d’acciaio con una serie di giranti divise da appositi manicotti o
distanziali, pistone o tamburo di bilanciamento della spinta, un collare reggi-
spinta ed un giunto (fig. 5.29 ).
L’assieme rotore viene bilanciato dinamicamente e sovente, in esercizio, si usa
controllare le sue vibrazioni in modo da poter fermare la macchina in caso di
vibrazioni non accettabili.
fig. 5.28
3 3 Tenuta in carbone,
10 flottante, non a contatto
8 4 Cuscinetto radiale
2
5 Cuscinetto radiale e assiale
5 6 Sonda, non a contatto,
4 per rilievo delle vibrazioni
7 Viti di posizionamento
del cuscinetto,
6
1 per regolare il gioco
tra girante e diffusore
8 Pignone
10 2 11 9 Ruota motrice
8
10 Collare regggispinta
11 Naso
fig. 5.29
Assieme rotore
di un compressore con
ingranaggi integrati.
fig. 5.30
Rotore tipico di compressore
a sette stadi, con tamburo di
spinta (a sinistra, dopo
l’ultimo stadio)
63
Sommario
Cuscinetti portanti I cuscinetti possono essere di tipo a strisciamento, a sfera oppure a rulli.
e reggispinta Nella maggior parte dei compressori i cuscinetti sono posizionati all’esterno per
permettere un più facile accesso e per evitare che l’olio di lubrificazione possa
entrare a contatto con il gas oppure che l’olio venga contaminato dal gas.
Nei compressori con girante a sbalzo, il rotore è montato sull’albero del motore
o della turbina e si fa uso solo dei cuscinetti della motrice, così che si deve tener
conto delle spinte che potranno essere generate.
Per i cuscinetti reggispinta si fa largo uso del tipo Kingsbury (a pattini oscillanti)
nelle macchine di una certa dimensione; mentre nelle macchine piccole si fa uso
di cuscinetti con settori a superficie inclinata.
fig. 5.31 Nei casi di velocità di rotazione eleva-
Sezione di un cuscinetto ta, per evitare il fenomeno del trasci-
a 3 lobi per alte velocità namento in rotazione dell’olio, si
del rotore. usano cuscinetti portanti la cui sezione
trasversale ha la forma di un limone,
ALBERO oppure cuscinetti la cui sezione è costi-
tuta da tre settori di circa 120 gradi, in
ciascuno dei quali il diametro è decre-
scente, nel senso della rotazione, fra
due punti di alimentazione dell’olio (fig.
5.31).
fig. 5.32
Comparazione delle curve 120
caratteristiche di compressori
ad uno e più stadi 110
100
90
80
CARICO (%)
70
60
50
40
30
20
10
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120
VOLUME ASPIRATO (%)
64
Sommario
Per regolare la portata, nei compressori centrifughi, vi sono diversi metodi che di Metodi di regolazione
seguito prendiamo in esame. della portata
• Variazione della velocità: questo metodo è molto semplice e fra i più eco-
nomici ed è possibile solo con motrici a velocità variabile (turbine a gas, tur-
bine a vapore).
Le turbine a vapore hanno un eccellente campo di variazione della velocità.
Le turbine monoalbero a gas hanno poca variazione mentre le turbina a gas
a doppio albero sono molto più flessibili.
Vi sono anche motori a velocità variabile, ma sono costosi.
Si può dire che la maggior parte dei compressori centrifughi, che usano la
velocità variabile per regolare la portata, sono trainati da turbine a vapore.
• Sfiato in atmosfera e ricircolo: questo metodo consiste nello scaricare all’at-
mosfera la portata di gas non necessaria. È un metodo poco usato perché
costoso.
Il ricircolo consiste nel ridurre la pressione del gas in eccesso alla pressione di
aspirazione e rimetterlo in circolazione. Il gas rimesso in circolazione deve
essere raffreddato per evitare eccessivo innalzamento della temperatura in
aspirazione e conseguentemente in mandata.
Ovviamente non vi è nessun risparmio con questo metodo. È però usato dai
compressori a velocità costante, con largo campo di stabilità, perché se il siste-
ma richiedesse una portata inferiore a quella prossima al pompaggio, il com-
pressore sfiaterebbe in atmosfera solo la differenza fra la minima portata e
quella richiesta in quel momento (esempio: portata minima 60% di quella
nominale; portata richiesta 45 %; portata scaricata in atmosfera 15%).
• Strozzamento all’aspirazione: serve o a ridurre la pressione ad una portata
costante o a ridurre la portata ad una pressione costante.
Questo metodo è largamente usato sulle macchine a velocità costante.
Nelle macchine piccole o medie si utilizza una valvola a farfalla sulla bocca di
aspirazione.
Nelle macchine di una certa portata si fa uso di palette direttrici a geometria
variabile (dette anche lamelle direttrici orientabili), installate davanti al primo
stadio. Esse non solo causano una riduzione della portata, ma danno una pre-
rotazione al gas in entrata, migliorando l’efficienza ed abbassando il limite di
pompaggio.
Nella fig. 5.33 si può vedere come varia la caratteristica di un compressore
facendo uso di tale metodo. Il risparmio energetico è un po’ minore di quel-
lo che si avrebbe cambiando la velocità, ma è comunque significativo.
L’effetto evidentemente è funzione del numero di stadi e decresce col cre-
scere del numero di stadi.
Sia la valvola a farfalla che il distributore rotante possono essere controllati a
mano, ma sempre più diffuso è il controllo automatico.
• Controllo anti-pompaggio: quando la macchina riduce la portata, raggiun-
ge ad un certo punto l’instabilità. Ci sono diversi sistemi per prevenire che la
macchina operi in questa condizione poco desiderabile e pertanto un po’
prima che venga raggiunto il punto d’instabilità si apre la valvola di sfiato e
65
Sommario
120
fig. 5.33
Effetto delle palette direttrici
a geometria variabile 110
sulla caratteristica
di un compressore 100
a velocità costante.
90
80
CARICO (%)
70
60
50
40
30
20
10
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110
VOLUME ASPIRATO (%)
66
Sommario
7,5 bar
6,5 bar
➂ ➂
➀ ➁ A VUOTO A VUOTO ➁
70% 100% 88% 100% 70% 100% 110%
A B C
67
Sommario
Regolazione Questo tipo di regolazione combina i vantaggi dei metodi visti in preceden-
combinata za. ( fig. 5.35 - C)
automatica Durante la prima fase la regolazione in modulazione terrà la pressione costante
(ad esempio a 8,5 bar) riducendo la portata, al decrescere della domanda, fino
a raggiungere la portata minima di sicurezza.
A questo punto la macchina si metterà a vuoto, dopo aver aperto la valvola di
sfiato e chiuso la valvola di aspirazione.
La macchina opera a vuoto per un certo periodo, mentre la pressione nel siste-
ma decresce ad un valore di circa 0,5÷0,7 bar inferiore al valore prefissato dal
controllore di pressione e quindi riprende a pompare e seguire la curva caratte-
ristica fino a raggiungere la pressione operativa normale (8,5 bar).
Quando c’è in funzione questo sistema non funziona la normale regolazio-
ne a due gradini. (fig. 5.35 - B ).
5g I COMPRESSORI ASSIALI
I compressori assiali nel campo industriale, trovano applicazione nel campo delle
basse e medie pressioni e portate molto grandi.
I rapporti di compressione, con l’aria, variano da 2 a 5 con un massimo di 7
per macchine molto grosse.
Ci sono anche macchine speciali con rapporti di compressione più alti, ma non
sono generalmente usate nell’industria.
Le portate dei compressori assiali utilizzati nell’industria vanno da circa 500
m3/ min a circa 30.000 m3/ min.
Esistono anche macchine più piccole appositamente progettate per particolari
applicazioni. Le pressioni in generale sono al di sotto di 7 bar, ma vi sono mac-
chine anche da oltre 30 bar.
La potenza può superare i 75.000 kW.
68
Sommario
CARATTERISTICHE 5g.1
I compressori assiali hanno il percorso del gas parallelo all’albero del compres-
sore. Il trasferimento di energia si ha per mezzo di una serie di palette fisse allo
statore (fig. 5.36).
fig. 5.36
PALETTE DEL ROTORE Sezione longitudinale di un
tipico compressore assiale
ALETTA GUIDA
IN ASPIRAZIONE
60
40
20
0
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120
VOLUME ASPIRATO (% del nominale)
69
Sommario
CARICO (%)
60
40
20
0
0 20 40 60 80 100 120
VOLUME ASPIRATO (% del nominale)
Palette statoriche Le palette statoriche sono montate nella sezione centrale dell’incastellatura,
come mostrato in fig. 5.36.
Le palette sono forgiate o di fusione o fresate da leghe d’acciaio in forme aero-
dinamiche e sono posizionate in file fra le quali ruotano le palette del rotore. Le
palette statoriche servono a convertire una parte dell’altezza cinetica generata
dalle palette del rotore in altezza piezometrica e per consegnare il gas alla suc-
cessiva serie di palette rotoriche con l’angolo più opportuno.
Ci sono varie applicazioni nelle quali la composizione del gas può cambiare.
Dato che il campo della migliore efficienza nel compressore assiale è piccolo,
può essere necessario intervenire sulla posizione delle palette per avere la miglio-
re efficienza.
A tale scopo si possono avere palette regolabili e la regolazione permette di lavo-
rare al meglio nel caso in cui il gas cambi la sua composizione.
Le palette regolabili hanno un apprezzabile effetto sul campo operativo stabi-
le e sono spesso utilizzate per ampliare questo campo.
L’effetto si può vedere in fig. 5.37.
70
Sommario
a) b) c)
L’assieme del rotore consiste in un tamburo sul quale sono montate le palet- Assieme rotore
te, due estremità, un pistone equilibratore, il collare del cuscinetto reggi-
spinta e le zone supportate.
Il tamburo può essere realizzato in tanti modi: qualcuno usa anelli forgiati o
dischi imbullonati, saldati o calettati a caldo su un albero.
Altri utilizzano cilindri cavi con le estremità d’albero pressate o imbullonate.
Le palette possono essere imbullonate dall’interno o possono essere calettate a
coda di rondine sulla parte esterna del tamburo.
L’intero assieme rotore è bilanciato dinamicamente.
Molti rotori operano a velocità inferiore alla prima velocità critica e pertanto non
c’è alcun problema di risonanza durante l’avviamento.
71
Sommario
Note: ……………………………………………………………………………………………………………….
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Sommario
6
IL TRATTAMENTO
DELL’ARIA
I CONTAMINANTI DELL’ARIA 6a
Come già affermato precedentemente, l’aria compressa è uno dei servizi indi-
spensabili per ogni industria produttiva.
L’aria è flessibile, facilmente trasportabile.
L’aria compressa però contiene una grande quantità di contaminanti che
possono arrecare danni alle macchine operatrici e non ultimo al prodotto
finale.
La contaminazione ha tre fonti principali:
• l’ambiente (da cui viene prelevata);
• il compressore (materiali, lubrificazione, ecc.);
• le tubazioni (tubi, serbatoi di stoccaggio, ecc.).
I filtri posti in aspirazione ai compressori non sempre riescono a trattenere i con-
taminanti che, quindi, entrano nella rete di aria compressa.
Il vapore d’acqua che è contenuto nell’aria compressa, risulta il più importante
contaminante dell’aria ed è un catalizzatore formidabile: sotto forma di con-
densa si combina con sostanze in sospensione e forma fanghi abrasivi e corrosi-
vi. Il vapore d’acqua inoltre, a temperature inferiori a 0 °C, condensa e ghiaccia
causando rotture di tubazioni, cilindri, valvole, scambiatori, ecc.
Altri inquinanti, comuni nelle zone industriali, possono essere i vapori di idro-
carburi, l’anidride solforosa, l’ossido di carbonio, l’ossido di azoto, ecc.
73
Sommario
74
Sommario
UMIDITÀ DELL’ARIA 6c
L’aria è un miscuglio di circa 78%, in volume, di azoto e 21% di ossigeno; il
restante 1% è composto da altri 14 gas.
La composizione rimane costante, sostanzialmente, dal livello del mare fino
all’altezza di circa 20 km, ma la densità decresce con l’altezza e varia con la tem-
peratura e la pressione.
A livello del mare, alla pressione di 1 bar ed alla temperatura di 0 °C, la massa
volumica dell’aria è pari a 1,275 kg/m 3 (alla pressione standard di 1,01325 bar
essa è 1,292 kg/m 3). Pertanto 1 kg di aria, a livello del mare e ad 1 bar, ha un
volume di 0,784 m 3.
La pressione, la temperatura ed il volume sono legate e la relazione, assumendo
l’aria un gas perfetto, è:
Equazione del
p·V = w·R·T gas perfetto
essendo: p la pressione, in Pa
V il volume, in m 3
w la massa, in kg
R la costante del gas, J / (kg K)
T la temperatura, in K
ϕ = pv / pvs
essendo: ϕ l’umidità relativa
pv la pressione parziale del vapore d’acqua
pvs la pressione del vapore saturo.
Si può anche dire, con buona approssimazione, che l’umidità relativa è il rap-
porto fra il contenuto d’acqua effettivo ed il contenuto d’acqua in condizioni di
saturazione:
ϕ = ~ x / xs
L’umidità assoluta è la quantità effettiva di vapore d’acqua espressa in
grammi, contenuta in un metro cubo di aria umida.
Il punto di rugiada è il punto nel quale la pressione parziale del vapore è ugua-
le a quella di saturazione.
Allorché si effettua un raffreddamento dell’aria e si scende sotto il punto di
rugiada si avrà separazione di acqua dall’aria (condensa).
75
Sommario
76
Sommario
Come abbiamo già visto tutto questo vapore entra ed esce dal compressore
sempre sotto forma di vapore, perché l’aumento della temperatura durante la
fase di compressione impedisce la condensazione.
L’aria compressa calda e umida entra poi nel refrigerante finale dove condensa
una parte del vapore.
Per calcolare quanta acqua rimane nel refrigerante finale dobbiamo ricordare
che l’aria compressa esce alla presenza della sua condensa, di conseguenza è
satura.
Il punto di rugiada corrisponde alla pressione e temperatura dell’aria in mandata.
Si immagini che l’aria compressa esca dal refrigerante finale ad una temperatu-
ra superiore di 7 K, rispetto quella d’ingresso dell’acqua di raffreddamento,
ovvero a 25 °C (=18 + 7).
(1) - I valori della tabella 6.1 sono stati desunti da «Handbook of Thermodynamic Tables and Charts»
di Kuzman Ra Njevi - McGraw - Hill Book Company.
77
Sommario
Dalla tab. 6.2 si ricava che l’aria compressa in condizioni sature a 25 °C, a 8 bar
(pressione assoluta) contiene 2,984 g/m3 d’acqua sotto forma di vapore.
Se si toglie dall’aria aspirata la quantità d’acqua che rimane sotto forma di vapo-
re nell’aria compressa all’uscita del refrigerante finale, si avrà:
10,374 - 2,984 = 7,390 g / m3 di condensato (teorico) nel refrigerante finale.
78
Sommario
Prima di essere inviata nella rete di distribuzione, l’aria deve essere sempre raf-
freddata da un refrigerante finale, installato dopo il compressore, per ridurre il
contenuto di vapori di acqua ed olio.
Un esempio tipico di inquinamento, a valle del compressore, può essere così
costituito:
3
• particelle solide fino a 20 mg / Nm3
• vapore d’acqua fino a 80 g / Nm
• aerosol d’olio fino a 100 mg / Nm3
• vapore d’olio fino a 20 mg / Nm3
• altri gas (CO2, CO, NO x, SOx, H2S, idrocarburi, NaCl, ecc., le cui concentra-
zioni (ppm o ppb) sono legate al microclima locale;
• microrganismi (da considerare quando si vuole ottenere aria trattata e pura
batteriologicamente).
Dal 1970 con l’iniziativa della BCAS (British Compressed Air Society) ed il contri-
buto PNEUROP, la ISO ha pubblicato delle normative che definiscono la purezza
dell’aria compressa per le specifiche applicazioni.
Nel capitolo potrete analizzare le tabelle con i tipi di aria per le varie applicazioni.
Il primo trattamento, escludendo il filtro di aspirazione che ha una trattazione
a parte, avviene nel refrigerante finale detto anche post-refrigerante.
Il refrigerante finale può essere a fascio tubiero aria-acqua, oppure mediante
batteria alettata aria-aria.
Qui avviene il raffreddamento dell’aria, la condensazione del vapore acqueo
contenuto in essa e la separazione mediante un separatore centrifugo.
Nei compressori bistadio il primo raffreddamento e relativa condensazione avvie-
ne nel refrigerante intermedio.
Per calcolare tutte le trasformazioni subite dall’aria compressa nelle varie fasi di
raffreddamento e di essiccamento si può utilizzare il diagramma psicrometrico
riportato nel cap. 20.
Per trattare l’aria compressa in modo efficace, è necessario conoscere, nei diver-
si punti dell’impianto, quali sono i parametri di:
• pressione;
• temperatura;
• umidità specifica;
• umidità relativa;
• entalpia;
• punto di rugiada.
79
Sommario
6d.1 I REFRIGERANTI
I refrigeranti possono essere di 2 tipi:
• intermedi (tra uno stadio e l’altro di compressione);
• finali (all’uscita dell’ultimo stadio di compressione).
Il raffreddamento può essere ad aria forzata, oppure ad acqua; in circuito
chiuso, con acqua di torre, con acqua raffreddata da radiatori, oppure con
acqua raffreddata da un chiller (sempre in circuito chiuso).
Nel refrigerante, l’aria calda arriva con un elevato contenuto di umidità e scam-
bia il calore con il fluido di raffreddamento per abbattere la sua temperatura.
In un compressore monostadio a pistoni si può avere una temperatura alla man-
data tra i 40 e 230 °C.
In un compressore a vite o palette, ad iniezione d’olio, l’aria compressa può
avere una temperatura tra 80 e 100 °C.
La temperatura di mandata di un compressore dipende molto dal sistema di raf-
freddamento e dalla temperatura ambiente.
Con il raffreddamento ad acqua si avranno sempre dei risultati finali migliori
rispetto al raffreddamento ad aria:
• con acqua di torre si può avere la temperatura dell’aria in mandata ridotta
a 30 ÷ 32 °C;
• con acqua prodotta da chiller si può avere una temperatura dell’aria di
20 °C e anche minore.
I sistemi raffreddati ad aria sono considerati più semplici.
L’utente però deve tenere conto che nella sua sala compressori, si deve poter
estrarre l’aria calda e immettere aria fresca esterna nuova in misura sufficiente
sia per l’aspirazione dei compressori che per i vari sistemi di raffreddamento.
Infatti un impianto composto da compressore ed essiccatore deve avere aria dis-
ponibile per il raffreddamento del:
• compressore,
• radiatore dell’olio (compressore ad iniezione d’olio),
• refrigerante finale ed intermedio,
• motore elettrico,
• condensatore dell’eventuale essiccatore a ciclo frigorifero.
Tutti i refrigeranti finali ed intermedi debbono essere tenuti in buona efficienza,
puliti e generosamente dimensionati.
Un buon raffreddamento permette, infatti, di far condensare una buona parte
del vapore d’acqua e dell’olio, contenuti nell’aria compressa.
Un refrigerante finale ben progettato può far condensare il 60% del vapore con-
tenuto inizialmente nell’aria aspirata.
80
Sommario
SUPERCOMPRESSIONE 6d.3a
È il processo che comprime un gas fino a quando la pressione parziale del vapo-
re d’acqua supera la sua pressione di saturazione a quella temperatura. Il gas è
quindi supercompresso rispetto a quanto richiesto dalle utenze.
Il gas espandendosi risulta più secco.
Questo metodo è molto semplice, ma il costo dell’esercizio è elevato e per que-
sto viene usato solamente per piccole portate.
81
Sommario
ARIA UMIDA
CONDENSATORE
COMPRESSORE
DEL FREON
6d.3c L’ASSORBIMENTO
L’assorbimento del vapore d’acqua si può ottenere:
a) mediante assorbenti solidi insolubili, esempio: calce viva, perclorato di
magnesio, i quali reagiscono chimicamente con l’acqua senza disciogliersi;
b) mediante assorbenti deliquescenti, quali ad esempio il litio, il cloruro di
calcio; essi reagiscono chimicamente con l’acqua, si liquefanno man mano
che avviene l’assorbimento.
Questi assorbenti devono essere continuamente rinnovati.
Questi essiccatori presentano diversi svantaggi, in quanto la maggioranza degli
agenti essiccanti è chimicamente molto aggressiva e sussiste il pericolo che ven-
gano trascinati dal flusso d’aria.
Gli assorbenti liquidi sono frequentemente utilizzati nel condizionamento.
Il punto di rugiada raggiungibile con questi essiccatori è modesto e dipende dalla
temperatura dell’aria compressa all’ingresso:
è di 0 °C per aria compressa a 30°C e 7 bar,
è di 8 °C per aria compressa a 40 °C e 7 bar.
Normalmente vengono utilizzati per grandi masse d’aria (fig. 6.4).
82
Sommario
V fig. 6.4
IMMISSIONE ESSICCANTE Essiccatore ad assorbimento
PASTIGLIE DI
ESSICCANTE
ARIA
SECCA
ARIA
UMIDA
R fig. 6.5
CONDENSA Principio di funzionamento di
un essiccatore ad adsorbimento
L’ADSORBIMENTO 6d.3d
È questo il sistema più utilizzato nell’industria moderna in quanto dà il punto
di rugiada più basso. Il principio di funzionamento consiste nel lasciare passare
l’aria satura attraverso un letto di materiale che agisce mediante adsorbimento
superficiale e condensazione capillare.
Come materiali essiccanti si utilizzano normalmente: allumina attivata, gel di
silice e setacci molecolari.
Questi materiali sono chimicamente inerti nei confronti dei gas da essiccare,
non sono tossici ed hanno una buona consistenza meccanica.
Sono in grado di adsorbire umidità senza alterarsi chimicamente, sopportando
numerosi cicli di rigenerazione prima che perdano le loro caratteristiche.
La rigenerazione si ottiene facendo attraversare l’adsorbente da un gas caldo
e da un gas molto secco, in modo da togliere l’umidità.
Con l’allumina attiva e il gel di silice si raggiunge un punto di rugiada da -20
a -50 °C; con i setacci molecolari si raggiunge un punto di rugiada da -70 a
- 90 °C in funzione del tempo di contatto dell’aria con il letto.
L’allumina attiva ed il gel di silice permettono di raggiungere lo stesso punto di
rugiada, ma hanno un diverso potere adsorbente: l’allumina attiva adsorbe una
quantità d’acqua pari al 25% della sua massa, mentre il gel di silice ne adsorbe
il 40%. Per contro l’allumina attiva ha delle caratteristiche meccaniche netta-
mente superiori al gel di silice. L’allumina attiva non si può utilizzare nei casi in
cui l’aria da trattare contenga degli acidi.
I setacci molecolari vengono utilizzati per applicazioni speciali.
Se l’aria contiene olio proveniente dal sistema di compressione, occorre installa-
re a monte di questi essiccatori un filtro separatore di nebbie d’olio ad alta effi-
cienza, per non “avvelenare” il letto adsorbente.
Il materiale essiccante può durare fino a 5 anni in servizio continuativo (fig. 6.5)
83
Sommario
fig. 6.6 V
ARIA UMIDA ARIA SECCA
Essiccatore ad assorbimento
con rigenerazione
ad aria calda
ARIA
SECCA
fig. 6.7 R
Essiccatore ad adsorbimento
con rigenerazione ARIA UMIDA
ARIA SECCA
ad aria secca
Rigenerazione a freddo Con questi apparecchi l’essiccante non viene riscaldato; la rigenerazione avvie-
ne spillando una piccola quantità d’aria secca e facendola espandere nella colon-
na da rigenerare.
Quest’aria occupando un maggior volume ha un’umidità relativa inferiore che le
permette di riprendere l’umidità contenuta nel letto adsorbente.
Dai costi scompare l’energia elettrica, ma aumenta notevolmente la quantità
d’aria secca di purga necessaria per la rigenerazione (circa il 12÷15% dell’aria
totale essiccata).
Questi essiccatori sono particolarmente adatti per essere installati in zone peri-
colose, frequenti nell’industria petrolchimica (fig. 6.7).
Manuali Lo scarico della condensa tramite una valvola azionata manualmente, dal punto
di vista tecnico, non è un sistema in linea con le attuali tecnologie.
Lo scarico effettuato manualmente si rivela inoltre inaffidabile, dato che viene
attivato ad intervalli sporadici, senza tenere conto dell’effettiva quantità di con-
densa che si è accumulata.
A galleggiante Ciò che più qualifica questo dispositivo, risiede nel fatto che la condensa raccol-
ta nel contenitore, una volta raggiunto un certo livello, viene scaricata.
La spinta idrostatica del galleggiante è utilizzata per aprire una valvola o per
azionare un contatto elettromagnetico.
Negli scaricatori a galleggiante completamente meccanici, la spinta idrostatica
del galleggiante è utilizzata solo per aprire un orifizio.
Va tenuto presente che la spinta idrostatica del galleggiante è limitata dalla
84
Sommario
Gli scaricatori temporizzati sono spesso usati in piccole e medie sale compres- Temporizzati
sori. Sono sistemi molto compatti e hanno una valvola di scarico con orifizio di
circa 2÷ 5 mm di diametro.
Un temporizzatore apre la valvola per tempi variabili da 1 a 10 secondi, permet-
tendo alla condensa di fuoriuscire.
Come abbiamo già detto, un impianto d’aria compressa non produce sempre la
stessa quantità di condensa, ma bensì una quantità variabile in funzione della
temperatura e dell’umidità relativa.
Generalmente gli intervalli di regolazione dello scarico vengono basati sulle
quantità di condensa prodotte in una giornata estiva molto calda e con elevata
umidità.
Alfine di essere sicuri che tutta la condensa venga scaricata, si aggiunge un mar-
gine di sicurezza, regolando così la valvola in modo tale che, terminato lo scari-
co del liquido, si senta alla fine, un soffio di aria compressa.
I valori di seguito indicati possono essere utilizzati quale esempio per calcolare la
perdita di aria compressa annuale.
• Prestazioni del compressore: 900 m3 / h = 15 m3 / min
• Picco di produzione condensa: 24.330 g / h
• Media annuale di produzione condensa: 3.350 g/ h
• Attraverso un orifizio Ø 5 mm, (con efficienza 0,5) alla pressione di 8 bar:
passa un quantitativo di: acqua: 352 g / s
aria: 0,032 m3 / s
La taratura del tempo di apertura (tap) della valvola sarà:
tap = 24.330/352 = 69 s / h
Comunque, la media di produzione di condensa annuale è solamente il 13,8%
del picco massimo annuale. Ciò significa che, su una media annuale, la valvola
scaricherà per l’86,2% del suo tempo di taratura di 69 s/h solamente aria com-
pressa. Il tempo di intervento a vuoto sarà quindi di circa 60 s/h.
La perdita di aria compressa Vperd sarà:
Vperd = 60 X 0,032 = 1,92 m 3/ h
Se il compressore funzionasse continuamente (circa 8.000 ore / anno), la perdita
annuale sarebbe:
Vperd = 1,92 X 8.000 = 15.360 m 3/ anno.
Tradotta in moneta, in tal caso, la perdita sarebbe una cifra degna di considera-
zione.
85
Sommario
Controllo elettronico Nello scaricatore con controllo di livello elettronico a sensore capacitivo, il livello
della condensa viene controllato da un sistema di sonde elettroniche, senza
parti meccaniche in movimento.
Il circuito di controllo dà un segnale di allarme se lo scarico non avviene corret-
tamente.
86
Sommario
Corrisponde al diametro delle particelle al di sopra del quale il setto fil- Grado di filtrazione
trante trattiene un’alta percentuale di particelle (valore arbitrario che i nominale
costruttori più qualificati attestano intorno al 98%).
Rappresenta il diametro della più grande particella “sferica” che passa attra- Grado di filtrazione
verso il setto filtrante, in determinate condizioni di prova.
È il rapporto semplificato tra il numero di particelle maggiori di una certa Rapporto beta (β)
dimensione presenti in un dato volume che “sfida” l’elemento filtrante ed il
numero di particelle maggiori della stessa dimensione presenti nello stesso volu-
me lasciate passare dal setto filtrante.
La dimensione delle particelle è usata come un indice del rapporto β; ad esem-
pio: β5 = 50 significa che il numero delle particelle di 5 µm dopo il filtro è 50
volte in meno di quelle presenti prima del filtro.
È il logaritmo in base 10 del rapporto fra il numero dei microrganismi inci- Ritenzione batterica
denti e quelli presenti nel filtrato. «LRV»
Questo potere di ritenzione viene utilizzato per definire le prestazioni dei filtri
nelle applicazioni biologiche.
Gli elementi filtranti sono spesso realizzati con setti filtranti compositi al fine di
esaltare i fenomeni di trattenimento dei contaminanti.
Inoltre l’ampia scelta dei materiali permette di ottimizzare e di valutare tutti gli
aspetti critici di ogni singola applicazione.
Gli elementi filtranti più diffusi sono caratterizzati dai seguenti materiali:
• fibre di cellulosa impregnate con resine;
• microfibre di borosilicato con o senza legante;
• materiali polimerici;
• membrane idrofobe;
• sinterizzati di bronzo ed acciaio inossidabile;
• ceramica e quarzite.
I setti disponibili sul mercato permettono di realizzare elementi che filtrano per
superficie o per profondità con gradi di filtrazione talmente precisi da garantire
aria definita sterile o ultrapura impiegata in applicazioni critiche quali quelle nel
campo farmaceutico, elettronico, alimentare, respirabile, ecc.
I filtri utilizzati per rimuovere i contaminanti presenti in forma di fumi, nebbie ed
aerosol basano il loro funzionamento sul fenomeno della coalescenza. I proble-
mi maggiori vengono non nell’eliminazione dell’acqua, bensì dell’olio e di even-
tuali sue emulsioni con l’acqua.
87
Sommario
Efficienza La validità di un elemento filtrante è determinata non solo dal tipo di setto fil-
trante, ma soprattutto dall’integrità dei giunti di unione dei diversi componenti.
Ciò evidenzia l’importanza dei controlli di produzione.
L’efficacia delle cartucce coalescenti viene determinata dai costruttori per mezzo
di prove distruttive sperimentali che possono essere correlate a prove non
distruttive previste da alcune norme internazionali, quali ad esempio:
• PROVA del D.O.P. - ASTM D.2986, condotta con aerosol monodispersi da 0,3 µm.
• PROVA alla fiamma di sodio B.S. 3929, condotta con particelle da 0,65 µm.
Le case costruttrici che vogliono garantire il loro prodotto, conducono queste
prove non distruttive in modo sistematico sulla produzione e conservano le rela-
tive documentazioni per ogni lotto.
I filtri a coalescenza più efficienti permettono di ridurre il contenuto di olio a
0,01 ppm (parti per milione, generalmente espresse in massa), esclusi i vapori
che possono essere eliminati solo per adsorbimento (vedi 6d.3 “essiccatori”).
88
Sommario
V tab. 6.9
Massimo punto Concentraz. max. (*)
Classe Classe
di rugiada (°C ) (mg / m3 ) ISO 8573-1: 1991
Classi relative all’acqua.
1 - 70 1 0,01 Massimo punto di rugiada
2 - 40 2 0,1
3 - 20 3 1
4 + 3 4 5
5 + 7 5 25
R tab. 6.10
6 + 10 (*) Alla pressione assoluta di 1 bar, alla tempe-
ratura di +20 °C e ad una pressione relativa ISO 8573-1: 1991
7 non specificato
del vapore di 0,6 bar. Da notare che a pres- Contenuto massimo di olio
sioni superiori di quella atmosferica, la con-
centrazione del contaminante è più alta.
Per comprendere appieno l’importanza della corretta selezione del filtro, si GRADO DI
immagini di accompagnare l’aria in un percorso ipotetico dalla sua aspirazione FILTRAZIONE
al suo utilizzo, ripetendo taluni concetti precedentemente esposti.
L’aria aspirata dal compressore contiene contaminanti tipici presenti nell’am-
biente in cui è installata la centrale di produzione aria compressa. Un buon filtro
posto in aspirazione ha il compito di fermare la maggior parte delle particelle
presenti nell’ambiente, per evitare una anomala usura delle parti in movimento
del compressore.
Risulta evidente come il potere di ritenzione di questo filtro deve essere
messo in relazione al:
• tipo di macchina installata;
• tipo di contaminante presente nell’aria ambiente.
Sia il grado di filtrazione sia la superficie filtrante installata devono essere tali da
garantire comunque una bassa caduta di pressione (dell’ordine di pochi millibar)
ed un’autonomia di funzionamento compatibile con le esigenze dell’utilizzatore.
L’aria, quando viene compressa, subisce un forte innalzamento di temperatura
che di fatto innalza anche la sua capacità di mantenere l’umidità aspirata sotto
forma di vapore acqueo. Se il compressore è di tipo lubrificato, l’aria viene con-
taminata anche da nebbie e vapori di olio.
Nei compressori rotativi, uno speciale filtro chiamato “separatore”, inserito nella
macchina, svolge l’importante compito di recuperare le nebbie dell’olio ad una
temperatura di 70 ÷ 90 °C (a tale temperatura l’acqua è presente solo sotto
forma di vapore e quindi non inquina le nebbie di olio).
L’aria, dopo la sua compressione, viene raffreddata ad almeno una temperatura
di circa 35 °C per mezzo di uno scambiatore aria-aria oppure aria-acqua ed
avviata al recipiente accumulatore dove si trova in condizioni sature.
La quantità dei contaminanti liquidi sotto forma di vapore è:
• direttamente proporzionale alla temperatura dell’aria compressa;
• inversamente proporzionale alla pressione dell’aria compressa.
L’aria compressa, in uscita dal refrigerante, non può essere utilizzata nello
stato in cui si trova, senza provocare inconvenienti, in quanto:
• l’escursione termica tra notte e giorno è spesso sufficiente a provocarne la
condensazione della fase vapore in fase liquida;
89
Sommario
90
Sommario
PUNTO DI UTILIZZO
L’aria in uscita dal filtro, posto a valle degli essiccatori, può essere utilizzata; tut-
tavia, se tra il luogo del trattamento dell’aria compressa ed il punto d’utilizzo vi
fossero delle fonti o cause di contaminazione (distacco di particelle solide dalla
tubazione), è buona cosa prevedere un filtro particellare immediatamente
prima del punto d’utilizzo.
La scelta di un filtro è un compito per specialisti, poiché occorre considerare mol-
teplici fattori in relazione ai risultati che si vogliono ottenere; l’utilizzatore deve
valutare con attenzione:
• garanzia documentata di qualità ed efficienza del prodotto offerto dal
costruttore;
• ergonomicità e sicurezza;
• prezzi dei materiali di consumo in rapporto alle prestazioni offerte;
• reperibilità dei materiali di consumo.
La corretta manutenzione dei filtri è basilare per avere sempre a disposizione
energia pulita e pronta all’uso.
Indispensabile è quindi l’utilizzo dei seguenti accessori:
• manometro differenziale per controllare la caduta di pressione;
• scaricatori automatici di condensa.
Lo stato degli elementi filtranti deve essere verificato almeno una volta ogni sei
mesi e la loro sostituzione non deve mai superare un anno di esercizio (ad ecce-
zione dei filtri rigenerabili che devono essere comunque smontati e puliti alme-
no con la stessa frequenza).
L’utente deve sempre tenere presente che una caduta di pressione eccessi-
va o non riscontrata si traduce in un costo occulto.
ARIA STERILE 6f
91
Sommario
Il trattamento dell’aria dal suo prelievo fino al filtro sterilizzante assume grande
importanza, perché deve garantire la presenza della minore quantità possibile di
contaminanti sia di natura biologica che di natura particellare. Il filtro steriliz-
zante deve infatti essere considerato come un filtro di sicurezza.
Gli elementi che creano le condizioni ottimali al filtro sterilizzante sono:
• punti di prelievo dell’aria in ambienti protetti;
• aria proveniente da compressori oil - free;
• punto di rugiada almeno 10 K sotto la temperatura di esercizio;
• prefiltrazione particellare spinta.
Anche le tubazioni ed i serbatoi installati nella linea, e quindi anche i contenito-
ri dei filtri, devono essere realizzati con criteri particolari atti a garantire il man-
tenimento delle condizioni di sterilità (evitare zone che favoriscono il ristagno di
condense, favorire soluzioni geometriche senza sottosquadre, tubazioni e con-
tenitori in versione sanitaria, ecc.).
Da quanto sopra emerge chiaramente come la materia sia complessa e richieda
l’intervento di aziende specializzate nel settore.
6g ARIA RESPIRABILE
92
Sommario
Il vapore acqueo condensa allo stato liquido a causa dell’abbassamento di tem- Acqua
peratura, conseguente alla fase di espansione, depositando umidità in masche-
re, e altre attrezzature.
A temperature molto basse si formano cristalli di ghiaccio che possono bloccare
il flusso dell’aria.
L'acqua, sotto forma liquida, è un contaminante indesiderato in talune attrez-
zature ospedaliere quali valvole di carico, ventilatori, dispositivi per la miscela-
zione di ossigeno ed i sistemi di controllo.
L’olio è un elemento irritante che può causare scompensi respiratori, nausea, Olio
enfisema e in casi estremi gravi infezioni all’apparato respiratorio.
I solidi possono causare difficoltà respiratorie, agire come irritanti, causare un Solidi
incremento dell’usura per attrito nelle attrezzature, ostruire valvole.
Il monossido di carbonio è un gas tossico privo di odore e colore. Esso si com- Monossido di
bina velocemente con i globuli rossi del sangue, rendendoli incapaci di portare carbonio (CO)
ossigeno ai tessuti.
A seconda della concentrazione e della durata di esposizione, il monossido di
carbonio causa emicranie, vertigini, perdita di equilibrio, incoscienza e morte.
93
Sommario
Rimozione del Il biossido di carbonio (CO2) viene rimosso per mezzo di essiccatori ad adsor-
biossido di carbonio bimento.
I tre adsorbenti maggiormente utilizzati sono il baralyme (una miscela di calcio
e idrossido di bario), la calce sodata (una miscela di idrossido di calcio e idrossi-
do di sodio) e l’idrossido di litio.
Possono essere utilizzati anche setacci molecolari.
Questi adsorbenti possono rimuovere il biossido di carbonio in un flusso di gas
fino a livelli inferiori a 10 ppm.
Rimozione dell’odore L’uso di carbone attivo come materiale adsorbente per l’eliminazione di odori
è il mezzo più usato.
Se l’aria compressa contiene tracce di contaminanti gassosi, come ossidi di car-
bonio e azoto, metano, etilene, ammoniaca, composti di zolfo, ecc., deve esse-
re purificata con l’adsorbimento chimico, catalitico.
94
Sommario
95
NORME INTERNAZIONALI RELATIVE ALL’ARIA RESPIRABILE
AUSTRALIA
PAESI - NORME CANADA GERMANIA GRAN BRETAGNA OLANDA U.S.A. EUROPA
Sommario
NUOVA ZEL
AS / NZS 1715 Z180-I M85 DIN 3188 BCAS GS90103 BS 4275 P I12-I ANSI / GCA PrEN 12021
G.7.1. 1989
Componenti 1994 1985 1984 1990 1997 1985 OSHA Gr. 1997
96
ossigeno 19,5 ÷ 22% 19,5 ÷ 22,5% 20 ÷ 21% 18 ÷ 24% 20 ÷ 23% 20 ÷ 21% ~ 21,5% 21 ± 1%
biossido di carbonio (CO2) < 800 mg / m 3 500 ppm 500 ppm 1.000 ppm < 500 ppm 500 ppm 1.000 ppm 500 ppm
monossido di carbonio (CO) 10 ppm 5 ppm 30 ppm < 5 ppm 5 ppm 5 ppm 10 ppm < 15 ppm
idrocarburi alogenati N. S. 5 ppm N. S. < 10% LTEL < 10% OEL N. S. N. S. < 10% LTEL
< LTEL
particelle solide N. S. 1 mg / m 3 N. S. < 10% OEL N. S. N. S. < LTEL
polvere respir.
protossido di azoto N. S. < 10% TLV N. S. < 10% LTEL < 10% OEL N. S. N. S. < 10% LTEL
tab. 6.12
Sommario
7
IL TRATTAMENTO
DELLA CONDENSA
FATTORI CHE INFLUENZANO 7a
LE PROPRIETÀ DEMULSIFICANTI DELL’OLIO
Sfavorevoli condizioni ambientali o elevato inquinamento dell’aria aspirata dal
compressore, possono avere effetti dannosi sulle proprietà di base dell’olio. Un
esempio può essere quello in cui l’aria aspirata contenga cloruri e solventi in
genere, che reagiscono con l’olio all’interno del compressore. Il carico termico è
un altro importante fattore.
L’innalzamento del valore massimo d’impiego dell’olio di 10 K (oltre i 100 °C )
ne ridurrà la vita del 50%.
Quando si verificano queste condizioni, confermate da analisi appropriate, biso-
gnerà sostituire l’olio impiegato con uno di caratteristiche diverse. La condensa
è un buon indicatore di tali condizioni; l’apparizione di condense emulsionate
stabilmente in un separatore acqua - olio, che ha lavorato perfettamente per un
lungo periodo di tempo con oli facilmente separabili, può significare che le con-
dizioni di aspirazione sono mutate. Le conseguenze dell’inquinamento dell’aria,
come già detto, possono causare alterazioni alle caratteristiche dell’olio e di con-
seguenza sarà opportuno consultarsi con il produttore dell’olio stesso per chie-
dere consigli in merito.
97
Sommario
la superficie può essere calcolata con la legge di Stokes. Al fine di far salire la
goccia verso la superficie il più rapidamente possibile per una veloce separazio-
ne, bisognerà prendere tutti gli accorgimenti, affinché il moto all’interno del
contenitore di separazione sia di tipo laminare.
Questo risultato è ottenibile solo se la velocità di salita verticale è maggiore della
velocità trasversale. La velocità teorica di risalita della goccia è calcolabile con la
seguente formula semplificata:
vs = (g / (18 · µ ) · ( ρa - ρo) · d 2
dove: vs = velocità di salita della goccia (cm / s)
g = accelerazione di gravità (981 cm / s)
µ = viscosità dinamica dell’acqua (poise)
ρa = massa volumica dell’acqua (g/ cm3)
ρo = massa volumica dell’olio (g / cm3)
d = diametro della goccia (cm )
Una breve analisi dei parametri utilizzati in questa formula, aiuterà a capire l’in-
fluenza degli stessi nella separazione.
I fattori che influenzano la separazione per gravità sono i seguenti:
Viscosità dell’acqua La viscosità dinamica (µ) e cinematica (ν) dell’acqua variano con il variare
della temperatura.
Assumendo la massa volumica dell’acqua ρ uguale a 1 kg/dm 3, la viscosità dina-
mica (µ = ν · ρ) e cinematica saranno uguali in valore, (anche se espresse in kg/ (m·s)
= Pa s = 1 centipoise = 0,01 poise la prima e in m 2/ s la seconda).
Utilizzando per il calcolo un valore ideale di temperatura (20 °C), l’acqua avrà
una viscosità dinamica di circa 0,01 poise.
Osservando la fig. 7.1, appare evidente che la temperatura della condensa inci-
de parecchio sulla separazione dell’acqua dall’olio; di conseguenza, più la tem-
peratura sarà elevata, tanto più rapida sarà la separazione.
fig. 7.1
0,018
Viscosità dinamica dell’acqua
in funzione della temperatura
0,017
0,016
VISCOSITÀ DELL’ACUQA (poise)
0,015
0,014
0,013
0,012
0,011
0,01
0,009
0,008
0 5 10 15 20 25 30 35
TEMPERATURA °C
98
Sommario
Maggiore è la differenza tra la viscosità dinamica dell’olio e quella dell’ac- Differenza di viscosità
qua, maggiore sarà la velocità di risalita in superficie dell’olio.
Di conseguenza, oli che abbiano una viscosità molto prossima a 1, come l’olio
sintetico, si separeranno dall’acqua molto lentamente.
Il diametro della goccia è l’unico valore esponenziale nella formula di Stokes. Diametro della goccia
Ciò mette in evidenza che è il fattore con maggiore influenza (fig. 7.2).
0,85
300
250
0,90
200
150
100
0,95
50
0
0 50 100 150 200 250 300
DIAMETRO DELLA GOCCIA D’OLIO ( µm)
La tab. 7.3 mostra la relazione fra la velocità di salita della goccia, in funzione
del diametro, e la massa volumica dell’olio ad una temperatura di 20 °C.
Secondo studi effettuati, la separazione per gravità avviene in maniera efficace
solo con diametro delle gocce > 50 µm.
3 tab. 7.3
Gocce d’olio Massa volumica dell’olio g / cm
Velocità di risalita (mm / min)
Ø cm Ø µm 0,80 0,85 0,90 0,95 della goccia d’olio in funzione
del suo diametro e della
0,0010 10 0,68 0,51 0,34 0,17 massa volumica a 20 °C
99
Sommario
100
Sommario
SISTEMI DI FLOCCULAZIONE b)
Questo processo consente, in un’unica fase e senza l’aggiunta di acidi, di
separare le emulsioni stabili.
Gli agenti flocculanti utilizzati sono materiali non inquinanti, quali allumina atti-
vata e bentonite.
L’emulsione viene separata a temperatura ambiente nel tempo di pochi minuti
utilizzando la proprietà adsorbente dei citati materiali.
Effettuata la separazione preliminare, il processo si avvale dell’apporto di un
materiale “splittante” allo stato polverulento: trattasi di un catalizzatore - floccu-
latore, immesso e mescolato in modo omogeneo nell’emulsione residua, man-
tenuta costantemente in circolo.
Si ottiene in tal modo la disgregazione e la scissione dei componenti base del-
l’emulsione. In particolare, le particelle di olio separato sono catturate dal pro-
dotto “splittante”, determinando un fenomeno di flocculazione; i macrofloccu-
li sono filtrati attraverso sacchi - filtro di trama adeguata.
Il sistema può essere governato da un microprocessore e da sensori capacitivi per
il controllo operativo.
L’acqua fuoriuscente dal separatore di emulsioni, compatibile con i parametri di
ammissibilità previsti dalle normative in vigore, può essere scaricata nella rete
fognaria.
Il flocculato residuo deve essere invece smaltito secondo norma.
101
Sommario
c) SISTEMI DI ULTRAFILTRAZIONE
L’ultrafiltrazione è un processo normalmente discontinuo. La condensa, aspirata
da un serbatoio, viene fatta circolare alla pressione di 4÷10 bar attraverso una
membrana. In queste condizioni la membrana lascia passare solamente le pic-
cole molecole, quali quelle dell’acqua (permeato) che viene rimossa come filtra-
to.
Le molecole più grosse, quali ad esempio quelle dell’olio, non sono in grado di
passare. La portata di liquido deve essere tale da creare un flusso turbolento sulla
superficie della membrana per mantenere liberi i pori.
La costante separazione dell’acqua aumenta la concentrazione dell’olio.
Quando questa raggiunge il 30÷50%, l’efficienza di separazione della membra-
na decade rapidamente e il concentrato di olio deve essere rimosso.
La membrana deve essere rigenerata e ciò avviene in modo automatico utiliz-
zando due procedure:
• controlavaggio con acqua;
• pulizia con detergenti chimici.
Per il controlavaggio, una quantità stabilita d’acqua pulita, prelevata dalla rete
di distribuzione, viene immagazzinata in un serbatoio intermedio e fatta forza-
tamente passare attraverso la membrana in direzione opposta alla precedente.
Per favorire quest’operazione viene aggiunto nell’acqua di lavaggio, ad interval-
li regolari con una pompa di dosaggio, un detergente chimico; questa operazio-
ne ripristina la capacità filtrante della membrana per un determinato numero di
volte. Il detergente con la sporcizia viene poi scaricato nell’olio precedentemen-
te concentrato.
L’elevata sensibilità della membrana allo sporcamento richiede spesso delle
prove sperimentali preliminari.
Nel caso in cui lo sporco dovesse ristagnare per un lungo periodo, la membrana
risulterà irrimediabilmente rovinata.
Dato il notevole costo della membrana, l’utente dovrà valutare caso per caso la
convenienza globale rispetto ad altri processi.
d) SISTEMI COMBINATI
I principi di decantazione, coalescenza ed adsorbimento possono essere
combinati in un unico sistema.
La condensa viene fatta decantare in vasche che comunicano tra di loro per
mezzo di stramazzi.
Ogni vasca è dotata di uno sfioratore per fare defluire l’olio già separato e stra-
tificato sulla superficie. A volte vengono utilizzati setti porosi per far coalescere
le gocce più piccole in gocce più grandi, in modo da esaltare il fenomeno della
risalita dell’olio in superficie.
L’acqua raccolta nell’ultima vasca viene prelevata dalla zona inferiore e fatta per-
colare nel filtro a carbone attivo per adsorbire i residui di oli dispersi e non emul-
sionati.
102
Sommario
8
LA DISTRIBUZIONE
DELL’ARIA COMPRESSA
LA LINEA PRINCIPALE 8a
GENERALITÀ 8a.1
Le possibilità che si hanno nel progettare la linea principale sono due: una linea
semplice e cieca oppure un anello.
La linea cieca ha il vantaggio di essere corta, riducendo così la caduta di pres-
sione ed il costo della tubazione. Lo svantaggio principale è la mancanza di fles-
sibilità.
L’anello ha il vantaggio che essendo un circuito chiuso, la velocità dell’aria nel-
l'anello è minima e la caduta di pressione è generalmente molto bassa. L’anello
stesso può essere di un certo volume e capace quindi di agire come un polmo-
ne, aiutando così a mantenere costante la pressione, soprattutto quando vi è
una richiesta improvvisa di aria. Pertanto in generale si preferisce fare la scelta di
un anello, che risulta anche più flessibile alle modifiche. Bisognerà, tuttavia, a
causa della sua maggior lunghezza, ridurre al minimo la caduta di pressione.
In ogni caso è molto importante che la tubazione sia progettata per far fronte
alle richieste d’aria del sistema, senza provocare grosse cadute di pressione.
Infatti le cadute di pressione rappresentano una perdita di potenza, non tanto
relativamente ai punti di prelievo, bensì in generale in quanto si è spesa della
potenza per la compressione e conseguentemente rappresentano un maggior
costo di esercizio.
Un ulteriore vantaggio, ottenuto limitando le cadute di pressione al minimo, è che
si può far uso di compressori che lavorano con rapporti di compressione più bassi.
Nella valutazione economica di una nuova rete di distribuzione è pertanto necessa-
rio considerare non solo il costo di investimento, ma anche il costo di gestione.
Nel progettare la rete, quindi, bisogna considerare diversi fattori, fra i quali vi sono:
• La portata d’aria: tale dato deve essere stimato sulla base dei consumi
presunti dalle diverse utenze, nonché la frequenza con cui si verificano
questi eventi; bisogna inoltre pensare ai bisogni futuri e a eventuali fughe.
• Il tipo di funzionamento: il valore derivante dall’energia persa con la
caduta di pressione dovuta alla tubazione è tanto importante quanto più si
estende la richiesta d’aria compressa nell’arco della giornata. Gli utenti che
fanno dei cicli produttivi su più turni lavorativi devono prestare particolare
attenzione a tutti i parametri geometrici della rete d’aria compressa.
• La distanza tra la centrale di compressione ed il luogo d’utilizzo: nel
progettare la rete è necessario anche considerare il percorso previsto per la
tubazione, dato che ogni curva, valvola, derivazione, raccordo, ecc. contri-
buisce in modo significativo all’incremento della caduta di pressione.
103
Sommario
104
Sommario
DIMENSIONAMENTO 8a.4
In linea teorica la caduta di pressione, in una rete di distribuzione, potrebbe esse-
re ridotta a valori trascurabili: basterebbe avere diametri molto grandi. A parte
che tale soluzione comporterebbe costi della tubazione stessa non giustificati, il
volume che il compressore si troverebbe a riempire sarebbe grande (tempi lun-
ghi per raggiungere la pressione di esercizio) e rappresenterebbe uno spreco
quando il sistema d’aria compressa non è in uso.
Pertanto bisogna, come sempre, trovare un giusto compromesso accettando
una certa caduta di pressione nel punto di utilizzo.
Si possono indicare, qui di seguito, due criteri che normalmente si usano per
determinare le dimensioni di una linea: il primo basato sulla limitazione della
velocità dell’aria ed il secondo stabilendo il valore massimo ammissibile della
caduta di pressione (1) .
(1) - Si tenga presente che per ”carico della pressione”o “carico piezometrico” in un certo punto si
intende l’altezza di colonna di un liquido di massa volumica ρ, necessaria per ottenere la pres-
sione p, da cui h = p / (g ·ρ) ovvero p = h · g · ρ. Esprimendo h in metri di colonna d’acqua, g
in m/s 2, ρ in kg / m 3, la pressione p è espressa in pascal (Pa).
105
Sommario
tab. 8.1
Portata massima consigliata
Øint nom. Portata a 7 bar Portata a 10 bar
per le linee principali. mm l/s l / min l/s l / min
6 1,3 78 2,0 120
8 2,5 150 3,0 180
10 4,0 240 5,0 300
15 8,5 510 12,0 720
20 15,0 900 20,0 1.200
25 25,0 1.500 32,0 1.920
32 40,0 2.400 53,0 3.180
40 60,0 3.600 85,0 5.100
50 95,0 5.700 130,0 7.800
65 160,0 9.600 220,0 13.200
80 240,0 14.400 330,0 19.800
100 375,0 22.500 520,0 31.200
125 600,0 36.000 800,0 48.000
150 850,0 41.100 1.150,0 69.000
106
Sommario
Il calcolo del fattore di attrito, nel caso di regime laminare, ovvero quando il
numero di Reynolds è inferiore a 2.000 è dato da:
λ = 64 / R
In assenza del diagramma di Moody o se si volesse fare un calcolo più preciso,
per determinare il fattore di attrito, in regime turbolento (numero di Reynolds
maggiore di 4.000), si deve usare la seguente formula:
Con l’ausilio della tab. 8.2, o con l’ausilio della fig. 8.6, si determini il valore della
rugosità relativa κ = ε / D.
Facendo uso del diagramma di Moody, (fig. 8.3), si determini il valore del coef-
ficiente di attrito λ e si calcoli la caduta di pressione con la formula di Darcy.
Se il valore di ∆p trovato è soddisfacente, il valore scelto per D è corretto, altri-
menti se ne seleziona uno maggiore e si ripete il calcolo.
107
Sommario
Naturalmente si può far uso dei due metodi sopra descritti, cioè limitando la
velocità (es.a 6 m / s) nella tubazione principale e poi verificando che la caduta di
pressione sia entro i limiti voluti (es. 0,2 bar), in modo da permettere un buon
funzionamento ai vari utensili o apparecchi lungo la linea.
Esempio 1 Con una portata d’aria aspirata di 150 m3/min si intende usare una tuba-
zione di acciaio commerciale da 140 mm di diametro, della lunghezza tota-
le di 125 m.
La pressione relativa dell’aria è 7,5 bar e la temperatura è 25 °C.
Verificare la caduta di pressione.
108
Sommario
Nel secondo caso, per portata V = 0,6 dm 3 /s, procedendo in modo analogo si trova:
v = 0,3 m / s R = 15.000
Essendo R > 4000, il moto è turbolento. Il valore della rugosità relativa ε/D
del tubo d’acciaio è:
κ = ε/D = (46 x 10-6 m) / 0,05 m = 0,00092 = 0,001
Il coefficiente di resistenza d’attrito K, è dato da:
K= λ · L / D = 0,03 · 1500 m / 0,05 m = 900
e quindi la perdita di carico continua yc diventa:
yc = K · v 2 / 2g = 900 · (0,3 m / s ) 2 / (2 · 9,81 m / s ) 2
= 4,13 m di colonna d’acqua.
La potenza necessaria per vincere la perdita di carico yc provocata dall’attri-
to si ottiene per mezzo dell’equazione:
P = V · ∆P = V· ρ ·g ·yc = 0,6 ·10-3 m3/s · 1000 kg/m3· 9,81 m/s2· 4,13 m
P = 24,3 W.
La portata maggiore, quindi, fa aumentare la velocità ed il numero di
Reynolds.
Il moto passa da laminare a turbolento e nonostante la diminuzione del fat-
tore di attrito, la potenza necessaria per fare scorrere l’acqua aumenta note-
volmente, passando da 0,034 W a 24,3 W, soprattutto a causa dell’aumento
della perdita di carico yc, funzione del quadrato della velocità del fluido.
109
Sommario
Esempio 3 In un condotto liscio, lungo 500 m, scorre una portata d’aria di 1 m3/s.
Determinare la caduta di pressione complessiva ∆p, la corrispondente per-
dita di carico ed il diametro del condotto D, quando la velocità dell’aria
viene fissata in v1 = 5 m / s e v2 = 10 m / s.
Supponiamo che la massa volumica dell’aria sia ρ =1,2 kg/m3.
Utilizzando il diagramma di figura di fig. 8.4, si alzi una verticale che parte
dalla portata V= 1 m3/s fino ad incontrare la retta inclinata, relativa alla
velocità v1= 5 m / s.
Da qui procedere orizzontalmente verso sinistra, fino all’asse delle ordinate,
sulla quale si legge la caduta di pressione ∆p/l = 0,5 Pa/m,
per cui la caduta complessiva per la lunghezza totale del tubo è :
∆p = 0,5 Pa /m · 500 m = 250 Pa
Per ottenere la perdita di carico, utilizziamo la formula: ∆p = ρ·g·yc,
da cui yc = ∆p / (g · ρ)
yc = 250 Pa / (1,2 kg /m 3 · 9,81 m / s 2 ) = 21,2 m di colonna d’aria.
Sul diagramma precedentemente usato in funzione della velocità e della
portata si trova il diametro di 500 mm.
Analogamente per la portata V di 1 m3/s e la velocità di v2 =10 m/s si trova
che la caduta di pressione è di 2,5 Pa / m e la caduta di pressione totale è:
∆p = 2,5 Pa / m · 500 m = 1.250 Pa = 1,25 kPa
La perdita di carico è:
yc = 1.250 Pa / (1,2 kg /m 3 · 9,81 m / s 2 ) = 106,2 m di colonna d’aria.
Sul diagramma precedentemente usato si trova il diametro di 350 mm.
2° Esempio
Determinazione del diametro della tubazione (linea tratteggiata).
Dati: Portata: 85 l/s
Pressione assoluta : 8 bar
Lunghezza tubazione: 100 m
Caduta di pressione max: 0,03 bar
Risultato: Diametro tubazione: circa 37 mm
110
Sommario
fig. 8.4 Caduta di pressione ∆P riferita alla lunghezza del condotto Pa / m, in funzione della portata volumica (dm 3 / s)
e del diametro D (mm) per tubi lisci percorsi da aria.
fig. 8.5 Caduta di pressione ∆P riferita alla lunghezza del condotto Pa / m, in funzione della portata volumica (dm 3 / s)
e del diametro D (mm) per tubi lisci percorsi da acqua.
111
Sommario
κ=ε/D
0,02
0,01
0,008
0,006
0,005
0,004
0,003
0,002
0,001
0,0008
0,0006
0,0005
0,0004
0,0003
0,0002
0,0001
0,00008
0,00006
0,00005
0,00004
0,00003
0,00002
0,00001
0,000008
0,000006
0,000005
10 20 30 40 60 100 200 300 600 1000 2000 4000 8000
50 80 400 800 3000 6000
Diametro del tubo (mm)
60 100
70 150
80 200
250
300
100 400
500
125
1.000
150
1.500
0,001
0,002
0,005
0,01
0,02
0,05
0,10
0,20
0,50
1,0
2,0
3
6
8
11
16
112
Sommario
tab. 8.9 - Valori della viscosità dinamica dell’aria (µ) moltiplicata per 105, in Pa s,
alla pressione atmosferica standard (1.013,25 mbar)
t °C 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9
0 1,7094 1,7145 1,7196 1,7246 1,7297 1,7347 1,7398 1,7448 1,7498 1,7548
10 1,7598 1,7648 1,7698 1,7748 1,7798 1,7847 1,7897 1,7946 1,7996 1,8045
20 1,8094 1,8143 1,8193 1,8242 1,8290 1,8339 1,8388 1,8437 1,8485 1,8534
30 1,8582 1,8631 1,8679 1,7827 1,8776 1,8824 1,8872 1,8920 1,8967 1,9015
40 1,9063 1,9111 1,9158 1,9206 1,9253 1,9301 1,9348 1,9395 1,9442 1,9489
50 1,9536 1,9583 1,9630 1,9677 1,9724 1,9770 1,9817 1,9864 1,9910 1,9956
60 2,0003 2,0049 2,0095 2,0141 2,0187 2,0233 2,0279 2,0325 2,0371 2,0417
70 2,0462 2,0508 2,0553 2,0599 2,0644 2,0690 2,0735 2,0780 2,0825 2,0870
80 2,0915 2,0960 2,1005 2,1050 2,1095 2,1140 2,1184 2,1229 2,1273 2,1318
90 2,1362 2,1407 2,1451 2,1495 2,1539 2,1583 2,1627 2,1671 2,1715 2,1759
100 2,1803 2,1890 2,1890 2,1934 2,1978 2,2021 2,2065 2,2108 2,2151 2,2195
tab. 8.10 - Valori della viscosità cinematica dell’aria (ν) moltiplicata per 105, in m2/s,
alla pressione atmosferica standard (1.013,25 mbar)
t °C 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9
0 1,3227 1,3315 1,3403 1,3491 1,3580 1,3669 1,3758 1,3847 1,3936 1,4026
10 1,4116 1,4206 1,4296 1,4387 1,4478 1,4569 1,4660 1,4751 1,4843 1,4935
20 1,5027 1,5119 1,5211 1,5304 1,5397 1,5490 1,5583 1,5677 1,5771 1,5864
30 1,5959 1,6053 1,6148 1,6242 1,6337 1,6433 1,6528 1,6624 1,6719 1,6815
40 1,6912 1,7008 1,7105 1,7202 1,7299 1,7396 1,7493 1,7591 1,7689 1,7787
50 1,7885 1,7984 1,8083 1,8181 1,8280 1,8380 1,8479 1,8579 1,8679 1,8779
60 1,8879 1,8980 1,9080 1,9181 1,9282 1,9384 1,9485 1,9887 1,9689 1,9791
70 1,9893 1,9995 2,0098 2,0201 2,0304 2,0407 2,0511 2,0614 2,0718 2,0822
80 2,0926 2,1031 2,1135 2,1240 2,1345 2,1450 2,1556 2,1661 2,1767 2,1873
90 2,1979 2,2085 2,2192 2,2298 2,2405 2,2512 2,2619 2,2727 2,2834 2,2942
100 2,3050 2,3158 2,3267 2,3375 2,3593 2,3593 2,3702 2,3811 2,3921 2,4030
GENERALITÀ 8b.1
Le perdite in una tubazione sono causate da numerosi fattori:
Ci sono tre modi di calcolare i coefficienti relativi ai punti b), c), d).
113
Sommario
LUNGHEZZE Il primo metodo è basato sulle lunghezze equivalenti, usando delle tabelle che
EQUIVALENTI danno tale valore secondo il tipo di valvola o raccordo/curva e il diametro inter-
no del tubo (tab. 8.11).
114
Sommario
tab. 8.13 - Valore del coefficiente di resistenza K per accessori per tubazione
Quali perdite di pressione si hanno attraverso una valvola a saracinesca, una Esempio
valvola a seggio ed un gomito a 90° in una tubazione avente diametro 80
mm, velocità 10 m / s e massa volumica dell’aria di 8 kg/m 3?
Il terzo metodo usa i valori di K forniti dal costruttore, indipendentemente dal VALORI DEL
tipo di tubazione. COEFFICIENTE DI
RESITENZA FORNITI
DAL COSTRUTTORE
115
Sommario
8c FUGHE
Bisogna fare molta attenzione alle fughe, che rappresentano una riduzione del-
l’efficienza ed una perdita di potenza.
Si dice spesso che bisogna prevedere un 5÷10% della portata del compressore,
per sopperire alle fughe, ma vi sono sistemi che superano di gran lunga tale per-
centuale, raggiungendo valori di 25÷30%. Tale situazione è decisamente inac-
cettabile e, con una buona manutenzione, è possibile contenere le fughe d’aria
entro valori molto bassi. Indubbiamente l’obiettivo di ogni responsabile della
rete di distribuzione dovrebbe essere quello di non avere affatto fughe.
I punti più comuni di perdita sono le giunzioni, le valvole, i collegamenti, i
raccordi dei tubi flessibili e le fughe dovute a forature causate dalla corrosione.
Spesso non si immagina a quanto possa ammontare la fuga d’aria anche da ori-
fizi molto piccoli.
Un’idea delle fughe e la relativa potenza spesa nella compressione è data dalla
seguente tab. 8.19:
116
Sommario
tab. 8.19
Diametro foro Perdita Perdita Energia persa
Potenza persa
(mm) (l/s) (l/min) (kWh) a causa delle fughe
117
Sommario
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Sommario
9
FABBISOGNO D’ARIA
E SERBATOI
FABBISOGNO D’ARIA 9a
119
Sommario
Nel caso si vogliano trascurare la temperatura iniziale e finale nel serbatoio, o nel
caso che esse siano molto prossime alla temperatura di aspirazione, si può far
uso della formula semplificata:
[2]
Tempo di riempimento
[3]
di un serbatoio
Nel caso si vogliano trascurare la temperatura iniziale e finale nel serbatoio, o nel
caso che esse siano molto prossime alla temperatura di aspirazione, si può far
uso della formula semplificata:
[4]
120
Sommario
Sia nota la portata del compressore q, uguale a 11.000 litri / minuto e siano Esempio
7 bar e 6,2 bar rispettivamente la pressione desiderata p3 e la pressione
effettiva (p2). Quale portata bisogna avere per raggiungere la pressione di 7
bar? E se si volesse un margine del 15%?
Portata richiesta: q’ = q · p3 / p2
da cui: q’ = 11.000 · (7/ 6,2) = 12.420 l / min
ovvero un incremento di: ∆q = q’- q = 12.420 – 11.000 = 1.420 l / min
Se si volesse un margine del 15%, calcoliamo quale dovrebbe essere la por-
tata q’’ con questo fattore maggiorativo:
Portata maggiorata: q’’ = q’ · 1,15 = 12.420 · 1,15 = 14.283 l/ min
il cui incremento è: ∆q = q’’ – q = 14.283 – 11.000 = 3.283 l/min ~ 3.300 l/ min
Pertanto è consigliabile avere una portata maggiore di 3.300 l/ min pari al
30% della portata disponibile.
I SERBATOI 9d
121
Sommario
122
Sommario
∆t = 60 minuti / 6 = 10 minuti
p = 2 bar
Il volume del serbatoio sarebbe:
Vs = 8 · 10 / (4 · 2) = 8 · 1,25 = 10 m 3
123
Sommario
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Sommario
10
I LUBRIFICANTI
NECESSITÀ DI LUBRIFICARE 10a
Come è ben noto l’aria compressa è essenziale per molteplici processi produtti-
vi in diversi settori dell’industria. L’aria compressa è prodotta da macchine deno-
minate “compressori”, dei quali esistono in commercio diversi tipi, sia per gran-
dezza sia per il modo di realizzare la compressione del fluido.
Un elemento molto importante, al fine di evitare fermi macchina e gravi danni
di mancata produzione, è l’affidabilità del compressore che, oltre ad essere
garantita da un buon progetto e dalla giusta scelta in funzione dell’applicazio-
ne, è altresì garantita da ottimale manutenzione; ed in particolare assume
sempre più importanza la corretta lubrificazione.
Essa tiene conto essenzialmente del tipo di compressore e delle sue condizioni
di esercizio. In generale si raccomanda di scegliere un lubrificante di qualità,
secondo le indicazioni fornite dal costruttore del compressore o le indicazioni
fornite da primarie aziende produttrici di lubrificanti.
La lubrificazione è necessaria per creare un film lubrificante, interposto fra
gli organi in contatto, che riduca l’attrito fra di essi, limitando inoltre i
fenomeni di usura.
Ciò consente notevoli vantaggi, come ad esempio risparmio energetico, mag-
giore affidabilità, ridotti fermi macchina per le manutenzioni programmate.
Inoltre il lubrificante può fungere anche da veicolo per l’asportazione del calore
che si sviluppa nella macchina a seguito del processo di compressione dell’aria.
125
Sommario
LUBRIFICANTE MINERALE
Formulato su base di origine petrolifera, ottenuta per distillazione in topping
atmosferici e sottovuoto del petrolio grezzo e successiva estrazione con solven-
te, onde ottenere basi altamente raffinate con buone proprietà lubrificanti.
LUBRIFICANTE SEMISINTETICO
• formulato con due basi, minerale e sintetica (totalmente compatibili);
• idrogenato, ovvero ottenuto con un processo di raffinazione per idrogena-
zione di una base minerale.
LUBRIFICANTE SINTETICO
Base ottenuta per sintesi; si ricordano le più note:
• polialfaolefine;
• diesteri;
• poliglicoli;
• siliconi;
• perfluoropolietere;
• ecc.
Come si può ben vedere si trovano differenti lubrificanti, formulati con differen-
ti basi, e, di conseguenza, con caratteristiche chimico -fisiche diverse.
Segue ora un’analisi più approfondita relativa alle basi di maggior interesse per
questa presentazione finalizzata ad evidenziare i lubrificanti più impiegati nei
compressori d’aria.
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Sommario
Note: ………………………………………………………………………………………………………
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Sommario
10c.1 VISCOSITÀ
La viscosità è la grandezza che misura l’attrito interno di un fluido.
Più essa è elevata, maggiore è la resistenza che il fluido oppone allo scorrimen-
to; peraltro più essa è elevata, maggiore risulta la resistenza del film alle pres-
sioni che si esercitano fra i corpi in attrito e che tendono a “scalzare” il film lubri-
ficante interposto fra i medesimi.
Un olio deve avere quindi una viscosità sufficiente a tenere distaccate le superfi-
ci, ma al tempo stesso l’olio deve essere fluido a sufficienza per rendere minime
le perdite di energia al suo interno, facilitando tra l’altro gli avviamenti a freddo.
La viscosità si può misurare con cura ed è proporzionale al tempo che impie-
ga uno specifico volume d’olio per passare attraverso un capillare di vetro
calibrato, ad una temperatura stabilita, unicamente in base alla forza di
gravità.
128
Sommario
Vedere tab.10.4 per informazioni sulle conversioni fra i valori di viscosità espres-
si nelle differenti unità di misura cSt ( = mm2/ s), °E, SSU, SRI.
tab. 10.2
Gradazione ISO Viscosità cinematica a 40 °C (cSt)
Gradazioni ISO di viscosità
di viscosità Valore medio Limite minimo Limite massimo
ISO VG 2 2,2 1,98 2,42
ISO VG 3 3,2 2,88 3,52
ISO VG 5 4,6 4,14 5,06
ISO VG 7 6,8 6,12 7,48
ISO VG 10 10 9,0 11,0
ISO VG 15 15 13,5 16,5
ISO VG 22 22 19,8 24,2
ISO VG 32 32 28,8 35,2
ISO VG 46 46 41,4 50,6
ISO VG 68 68 61,2 74,8
ISO VG 100 100 90,0 110
ISO VG 150 150 135,0 165
ISO VG 220 220 198,0 242
ISO VG 320 320 288,0 352
ISO VG 460 460 414,0 506
ISO VG 680 680 612,0 748
ISO VG 1.000 1.000 900,0 1.100
ISO VG 1.500 1.500 1.350,0 1.650
2 -6 2
Nota: 1 cSt = 1 mm / s = 1 x 10 m /s
tab. 10.3
Classificazione oli motore Oli per ingranaggi motore
ISO VG Equivalenza approssimata
SAE SAE (orientativa) tra gradazioni di viscosità
5 - 7 - 10
15 5W
22 10 W 70 W
32 75 W
46 15 W
68 20 W - 20 80 W
100 30 85 W
150 40 90
220 50
320 - 460 - 680 140
1.000 - 1.500 250
129
Sommario
10c.8 DEMULSIVITÀ
L’acqua e l’olio non possono miscelarsi, ma in certi casi è possibile che si formi
un’emulsione nella quale l’uno o l’altro è presente sotto forma di piccoli globuli.
130
Sommario
131
Sommario
10d.3 SCHIUMEGGIAMENTO
I liquidi sottoposti a forte agitazione in presenza d’aria producono schiu-
ma, che si accumula in superficie.
In particolare nei lubrificanti, i fattori che intervengono alla formazione di
schiuma sono:
• presenza d’impurità;
• errato dimensionamento del sistema di lubrificazione;
• alta viscosità dell’olio.
Gli inconvenienti che la schiuma può arrecare, se arriva agli organi da lubrifi-
care, sono notevoli:
• discontinuità di lubrificazione;
• rottura dello strato lubrificante;
• difficoltà di aspirazione della pompa di circolazione del lubrificante;
• false indicazioni del livello d’olio;
• difficoltà o intermittenza di funzionamento nei comandi oleodinamici.
132
Sommario
Vari studi sul fenomeno hanno condotto alla formulazione di particolari additi-
vi antischiuma, la cui funzione non è tanto diretta a prevenire la schiuma, ma
ad eliminarla rapidamente, dopo che si è formata.
La prova della tendenza alla formazione di schiuma si effettua:
• insufflando, per 5 minuti, aria in pressione, a portata costante, in un cilin-
dro graduato contenente olio a 24 °C attraverso un setto poroso;
• si lascia riposare poi per 10 minuti;
• si misura l’altezza (mm) assunta dal volume della schiuma al termine di
entrambi i periodi.
Lo stesso procedimento si effettua con olio alla temperatura di 94 °C, e quindi,
dopo che la schiuma si è ritirata completamente, si ripete la prova alla tempera-
tura di 24 °C.
Dopo 5 minuti, misurando di nuovo l’altezza del volume della schiuma, si ha l’in-
dicazione alla tendenza allo schiumeggiamento, mentre dopo il riposo di 10
minuti si ricava la stabilità.
COLORE 10d.6
133
Sommario
Il metodo ASTM D 1500 va bene per tutti gli oli ad eccezione dei bianchi ( per i
quali è stato messo a punto il metodo Saybolt) e per quelli scuri.
In generale si può definire (solo per informazione) che con il metodo ASTM D
1500:
• un olio incolore può assumere valore 0;
• il giallo chiaro 0,5;
• il giallo intenso 1,5;
• il marrone chiaro può assumere valore 4;
• il marrone scuro può assumere valore 8.
I colori nel caso del metodo ASTM D 1500 partono da 0 e con variazioni 0,5 rag-
giungono il valore 8 per un totale di 17 colori.
134
Sommario
135
Sommario
136
Sommario
Ricordiamo che gli impieghi più comuni degli additivi hanno lo scopo di:
• inibire l'ossidazione;
• impedire la formazione di ruggine e la corrosione;
• diminuire l’usura;
• esercitare azione disperdente-detergente sui depositi e morchie;
• favorire l’eliminazione della schiuma;
• aumentare l’adesività del film lubrificante;
• migliorare l’indice di viscosità;
• abbassare il punto di scorrimento;
• ostacolare o favorire, a seconda dei casi, le emulsioni con acqua;
• aumentare le caratteristiche di untuosità;
• conferire caratteristiche EP.
Generalità •
In un compressore alternativo, il lubrificante deve garantire le sue prestazioni, in
due diverse zone:
• nella zona dei cilindri, dei pistoni e delle valvole;
• nella zona del carter.
Nella prima zona la temperatura dell’aria in uscita è estremamente alta (supe-
riore a 180 °C), per cui il lubrificante non deve formare residui carboniosi, evita-
re cattivi funzionamenti alle valvole o causare eventuale innesco di autoaccen-
sione della miscela aria/olio.
La quantità di lubrificante che bisogna mandare ai cilindri deve essere dosata con
molta cura, poiché una lubrificazione insufficiente darebbe luogo ad una usura
eccessiva, mentre un eccesso d’olio darebbe luogo a formazione di depositi.
Nel carter, al contrario, le temperature sono molto basse (60÷70 °C), ma il lubri-
ficante opera in un ambiente ossidante e pertanto deve essere in grado di resi-
stere a tale azione in modo da permettere un buon periodo di utilizzo.
Nei piccoli compressori normalmente la lubrificazione è a sbattimento, mentre
nelle macchine di una certa potenza si utilizza, per i cuscinetti, la lubrificazione
forzata.
I principali requisiti ai quali deve rispondere un buon lubrificante per compres-
sore alternativo sono i seguenti:
• garantire un’adeguata lubrificazione fra pistone e cilindro;
• garantire un’adeguata lubrificazione alle bielle, all’albero a gomiti, ai cusci-
netti ed al perno del giunto del piede di biella;
• impedire perdite di gas compresso attraverso le fasce elastiche;
• avere bassa tendenza a volatilizzare, quando viene in contatto con le parti
ad elevata temperatura;
• raffreddare il gas, disperdendo il calore sulle pareti del carter o del basa-
mento;
• proteggere le parti metalliche dalla ruggine e corrosione.
Mentre nel carter o nel basamento l’azione ossidante a bassa temperatura non
dà luogo a seri problemi, nelle zone calde (cilindri, pistoni, valvole) il lubrifican-
te è soggetto a fenomeni ossidativi più spinti che saranno più seri quanto meno
qualificato sarà l’olio utilizzato.
L’olio da impiegarsi deve essere in grado di limitare la formazione di depositi,
avere buone proprietà antiossidanti ed antiusura ed avere una adeguata viscosi-
tà, normalmente ISO 100 o 150 a seconda del tipo di compressore.
137
Sommario
La classe VD-L risponde ai requisiti più severi e comprende quei lubrificanti, che
con particolari additivi, sono in grado di sopportare temperature sino a 220 °C.
Tali lubrificanti, inoltre, debbono superare anche la prova ROCOT, ovvero una
prova particolare e severa di ossidazione secondo la norma DIN 51532, parte 2
- Pneurop Oxidation Test (POT).
138
Sommario
Generalità •
Nei compressori rotativi ad iniezione d’olio, sia a vite che a palette, il lubrifican-
te, oltre che a servire i cuscinetti ed eventuali ingranaggi, viene iniettato in gran-
de quantità e sotto forma di microgocce, nella camera di compressione, per
assolvere essenzialmente a tre compiti:
• lubrificazione delle parti striscianti;
• tenuta fra rotore e statore, in modo da non far trafilare l’aria compressa;
• refrigerazione, portando via il calore che l’aria possiede per via della com-
pressione.
In particolare la compressione dell’aria sottopone l’olio ad una elevata azione
ossidante, dato che la carica d’olio viene riciclata ogni minuto (talvolta anche
meno) e la temperatura dell’olio è fra 80 e 100 °C, in funzione del carico e delle
condizioni ambientali.
Il lubrificante dovrà pertanto avere le seguenti proprietà:
• ottime caratteristiche antiossidanti;
• non ostruire gli elementi separatori, la cui funzione è di separare la mag-
gior quantità d’olio dall’aria, in modo che il contenuto d’olio nell’aria di
mandata sia inferiore a 5 ppm;
• non dare luogo a fanghi, morchie, sostanze acide, vernici a temperature
superiori a 120 °C;
• buone caratteristiche di demulsività;
• elevato potere antiusura;
• ottimo potere antiruggine ed anticorrosivo;
• un buon indice di viscosità ( > 90).
• elevate proprietà antischiuma.
Per quanto riguarda la viscosità è consuetudine usare:
viscosità ISO VG 32-48 per i tipi a vite ed a lobi,
viscosità ISO VG 100 o 150 (talvolta 68) per i tipi a palette.
139
Sommario
• Umidità
La condensa è un fenomeno che interessa tutti i compressori.
I suoi effetti si manifestano in quelle zone dove avviene un raffreddamento e
cioè nei refrigeranti intermedi e nei serbatoi e nelle tubazioni d’aria.
Anche durante i periodi d’inoperosità, l’umidità si condensa sulle pareti dei cilin-
dri, del carter, della camera olio, tendendo ad asportare il velo lubrificante dalle
superfici e creando pertanto le condizioni per l’innesco di fenomeni di ruggine e
conseguente corrosione.
Le particelle di ruggine, che al successivo avviamento vengono messe in circola-
zione, aumentano sempre di più, dando luogo ad abrasioni e ristagno d’olio, che
determinano in seguito formazione di depositi sulle valvole e nelle camere.
Pertanto gli oli, per compressori d’aria, devono contenere degli additivi anti-
ruggine, in modo da proteggere dall’acqua di condensa le superfici metalliche.
L’olio inoltre dovrà avere inoltre delle buone proprietà demulsive in modo da
non miscelarsi all’acqua, creando una emulsione che potrebbe arrecare gravi
danni.
Se nell’applicazione in questione si nota la tendenza alla formazione di conden-
sa, è necessario con una certa frequenza, drenare l’acqua che si deposita nella
parte inferiore del carter, del basamento, della camera e verificare il livello del-
l’olio, dopo tale drenaggio.
Tali operazioni vanno effettuate quando il compressore è fermo e l’olio è
in condizione di quiete.
• Ossidazione
Nei compressori d’aria vi sono due elementi che favoriscono l’instaurarsi di feno-
meni ossidativi e l’inizio della carbonizzazione degli oli minerali: le temperature
di esercizio elevate ed il flusso d’aria.
In particolare sia nei compressori alternativi che in quelli rotativi, al fine di aspor-
tare meglio il calore, l’olio viene iniettato in forma più o meno finemente (spruz-
zi, microgocce).
Al contempo, tuttavia, si creano le migliori condizioni per un’ossidazione.
Tutti gli oli subiscono questo processo, ma negli oli a base paraffinica, che con-
tengono additivi antiossidanti, esso è contenuto e ritardato nel tempo.
L’ossidazione generando delle sostanze solubili che permangono nell’olio; tali
sostanze col tempo diventano insolubili, depositandosi in seguito su valvole,
condotti, in mandata ed in genere sulle parti più calde del compressore.
A causa dell’ossidazione si ha un progressivo aumento della viscosità, con
maggior deposito di residui carboniosi, sostanze gommose e resinose che si fer-
mano nelle sedi delle fasce elastiche dei pistoni e nelle scanalature delle palette,
ostacolando il movimento dei componenti ed impedendo la chiusura perfetta
delle valvole; in tal caso si ha il fenomeno della “ricompressione”, che oltre a
essere poco efficiente, provoca un surriscaldamento del compressore ed un
innalzamento della temperatura di scarico, ossidazione e formazione accentua-
ta di depositi.
140
Sommario
Pulviscolo atmosferico •
Ogni costruttore dota la sua macchina di filtri d’aria idonei a condizioni normali
di esercizio.
Purtroppo molte applicazioni sono tali che richiederebbero un esame più appro-
fondito e l’applicazione di filtri speciali.
Un intasamento del filtro di aspirazione porta a limitare le prestazioni del com-
pressore, ad un innalzamento della temperatura e quindi ad una riduzione della
vita della carica d’olio.
Tuttavia quello che è maggiormente dannoso è ciò che passa attraverso il filtro:
queste particelle oltre a provocare abrasioni ed usura sulle parti mobili del com-
pressore, possono infatti reagire con il lubrificante generando depositi gommo-
si ed agevolando l’ossidazione, comportandosi come catalizzatore.
Generalità •
In commercio vi sono numerosi oli per compressori d’aria e la scelta dipende
dalle prove compiute in parallelo fra i costruttori dei compressori ed i produtto-
ri di lubrificanti. Possiamo, tuttavia, dire che il primo aspetto da considerare è il
tipo di processo di compressione e quindi il tipo di macchina che si utilizza.
Nei compressori alternativi, si consiglia:
• oli minerali che rispondono ai requisiti della norma DIN 51506 o la norma
ISO 6743-3A
• oli sintetici, per condizioni di esercizio più severe o per allungare la dura-
ta della carica.
Nei compressori rotativi sono impiegati largamente:
• alcuni tipi di olio per motori, che rispettino i requisiti delle norme API CC
o MIL-L-2104 B oppure MIL-L-46152 B;
• oli idraulici;
• oli per turbina;
• oli minerali che soddisfino la norma ISO 6743-3A, oppure oli sintetici.
Per gli oli sintetici vale quanto sopra detto, in quanto essi assicurano dura-
te più lunghe della carica e migliorano l’efficienza del compressore.
Criteri di scelta •
Al fine di effettuare la scelta più appropriata del lubrificante per il compressore
d’aria, bisogna tener presente quanto segue:
• il tipo di compressore;
• le condizioni di esercizio ed in particolare il sito in cui è installata la
macchina;
• il tipo di lubrificante raccomandato dal costruttore o le sue specifiche.
Molto importanti sono le raccomandazioni del costruttore del compressore o
sotto forma di tipo d’olio consigliato o sotto forma di specifiche sulla base delle
quali i produttori di lubrificanti indicano il prodotto più adatto.
Tali raccomandazioni sono sempre presenti sul manuale di uso e manutenzione.
141
Sommario
10h VARIE
142
Sommario
143
Sommario
10h.7 SMALTIMENTO
Lubrificante
Per lo smaltimento degli oli usati bisognerà rivolgersi a ditte specializzate ed
autorizzate, secondo le vigenti norme.
Lo smaltimento di un lubrificante sintetico, che sul mercato è più costoso di un
olio minerale di circa 2÷3 volte, permette un notevole risparmio grazie ad inter-
valli di cambio molto più lunghi.
Condense
Le condense scaricate dal sistema di aria compressa (compressore, polmoni di
accumulo, essiccatori, ecc.) devono essere disoleate prima di essere immesse
nella rete fognaria. A tal proposito sono facilmente reperibili sul mercato degli
economici ed ottimi disoleatori.
144
Sommario
11
RUMORE E VIBRAZIONI
impatto sull’operatore
RUMORE 11a
GENERALITÀ 11a.1
Si definisce suono un’oscillazione di pressione che si propaga in un mezzo
elastico con caratteristiche di frequenza e di livello tali da renderlo percet-
tibile all’orecchio umano.
Il RUMORE, invece, è un suono le cui caratteristiche di frequenza, livello e varia-
bilità nel tempo lo rendono disturbante o addirittura causa di rischio di ipoa-
cusia, di effetti fisiologici e psicologici negativi sull’uomo.
PROPAGAZIONE 11a.2
Il suono si propaga solo in un mezzo elastico (nel vuoto non esiste suono!).
Il mezzo può essere: • gassoso (ad esempio l’aria);
• liquido (ad esempio l’acqua);
• solido (il terreno, le pareti, ecc.).
Le caratteristiche del suono, come ad esempio la sua velocità, dipendono
dal mezzo.
Al fenomeno acustico è associata una propagazione di energia, ma non di materia.
145
Sommario
C = ( γ · R · T / M)1/ 2
essendo: • γ il rapporto fra la capacità termica massica a pressione costante e
quella a volume costante (chiamata una volta rapporto fra i calori
specifici);
• R la costante del gas = 8.314 J / (kg · K );
• T la temperatura assoluta, in K;
• M la massa molecolare del gas, che per l’aria vale 28,97 kg/kmole,
per l’aria essa vale: C = ( 1,41 · 8.314 / 28,97 )1/ 2 · ( T )1/ 2= 20,1 · ( T )1/ 2.
146
Sommario
147
Sommario
essendo Td = 8 ore
Esempio Nel caso che un lavoratore sia rimasto per un’ora in officina: Leq (A) = 100
dB(A) ed abbia poi trascorso 6 ore in ufficio: Leq(A) = 70 dB(A), quale sareb-
be il suo livello di esposizione personale giornaliero?
dB(A)
dB(A)
148
Sommario
Obblighi generali •
Il Decreto legge 626 del 19 settembre 1994 ha come scopo il miglioramento
della sicurezza e salute delle persone nei luoghi di lavoro.
I passi principali che le aziende devono compiere (in riferimento alle attrezzatu-
re di lavoro) per soddisfare le norme di Legge sono secondo l’Art. 4 (Obblighi del
datore di lavoro, del dirigente e del preposto):
A) valutazione del rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori sul luogo
di lavoro;
B) definizione del piano di risanamento (obbligo di attuazione delle misure
di miglioramento della salute e sicurezza).
Analizzeremo ora brevemente come e a quali Leggi e norme devono fare riferi-
mento le aziende per eseguire correttamente la valutazione del rischio e per rea-
lizzare il successivo piano di risanamento, limitatamente ai rischi derivanti dal-
l’impiego di utensili pneumatici.
Obblighi specifici •
Per quanto riguarda i rischi per gli operatori si possono suddividere in due cate-
gorie principali:
A) rischi di prodotto
B) rischi di processo.
A) RISCHI DI PRODOTTO
Sono i rischi che devono essere eliminati possibilmente già alla fonte, in fase di
progettazione e costruzione da parte del produttore. I rischi non eliminabili,
denominati rischi residui, devono essere evidenziati nel manuale di utilizzo.
La direttiva a cui si fa riferimento è la Direttiva Macchine in vigore da 1° gennaio
1995.
L’azienda che acquista utensili pneumatici marchiati CE, ovvero conformi alla
Direttiva di cui sopra, ha il vantaggio di non dover eseguire la valutazione del
rischio insito nel prodotto, in quanto questa è già stata eseguita dal produttore.
B) RISCHI DI PROCESSO
Sono i rischi derivanti dall’uso delle apparecchiature, macchine, utensili nelle
reali condizioni di utilizzo.
Tali rischi devono essere presi in considerazione nella valutazione del rischio sul
luogo di lavoro, per stilare e attuare successivamente il relativo piano di miglio-
ramento.
La maggior parte delle macchine e degli utensili pneumatici, sono fonte di rumo-
re. Questo fenomeno è in generale importante, perché la sorgente del rumore è
spesso molto vicina all’orecchio dell’operatore e può dare luogo a livelli di espo-
sizione non trascurabili.
La valutazione del rischio di rumore nelle reali condizioni di utilizzo è il secondo
passo che deve essere fatto per poter attuare il successivo piano di risanamento
previsto dal D.L. 626.
I rilevamenti effettuati presso gli stabilimenti dovranno poi servire come verifica
della valutazione del rischio rumore anche in rapporto a quanto prescritto a suo
tempo dal D.L. n. 277.
In questo Decreto Legge 277 vengono fissati i vari livelli di soglia, in termini
di esposizione quotidiana del lavoratore al rumore e i corrispondenti provvedi-
menti che devono essere attuati per ridurre il rischio nel luogo di lavoro.
149
Sommario
11b.1 GENERALITÀ
Le vibrazioni sono un fenomeno comune nella nostra vita.
Il nostro corpo è sottoposto in vari momenti della giornata a sollecitazioni di
questo tipo.
Le situazioni sono le più diverse; per esempio gli spostamenti con i mezzi di tra-
sporto, l’utilizzo di elettrodomestici per la pulizia della casa o per la cucina, l’im-
piego di utensili per lo svolgimento del proprio lavoro.
Durante il funzionamento di una macchina a motore si generano delle vibrazio-
ni, fenomeno il più delle volte indesiderato.
Il contatto con parti della macchina in funzione permette alle vibrazioni di tra-
smettersi al nostro corpo.
Il posto di lavoro è sicuramente l’ambiente dove si verifica il maggior numero di
esposizioni alle vibrazioni, infatti i processi e gli utensili a motore sono assai dif-
fusi in diverse attività industriali.
150
Sommario
151
Sommario
tab. 11.2
PERCENTUALE DI POPOLAZIONE, C
Tempo di esposizione, Accelerazione
in anni, per differenti pesata 10 20 30 40 50
percentuali di popolazione
e varie accelerazioni pesate (ahw)eq(4) m / s 2 TEMPO DI ESPOSIZIONE, anni
2 15 23 > 25 > 25 > 25
5 6 9 11 12 14
10 3 4 5 6 7
20 1 2 2 2 3
30 <1 <1 <1 <1 <1
152
Sommario
Le vibrazioni mano - braccio rappresentano uno dei rischi a cui il lavoratore può
essere sottoposto.
Abbiamo già visto quali sono i possibili disturbi, risulta chiara l’importanza di
un’azione di tutela dei lavoratori.
È necessario ripensare i processi produttivi, cercando di eliminare le operazioni
pericolose sostituendole con altre prive di rischi. Molto spesso questa soluzione,
pur restando la migliore, non è praticabile.
In alternativa vanno forniti ai lavoratori i macchinari e gli utensili con le minori
emissioni di vibrazioni, come espressamente previsto dalla legge.
Come aiuto all’acquirente di macchine utensili, il D.P.R. 459 / 96, nato per rece-
pire la ormai nota Direttiva Macchine, stabilisce l’obbligo del produttore di ripor-
tare, nel libretto di istruzioni dei propri utensili portatili, il livello delle vibrazioni
mano -braccio, se superiore a 2,5 m / s 2 e, in caso contrario, di segnalare il rispet-
to di tale limite.
Il valore di 2,5 m / s 2 sembra così essere il confine tra assenza e presenza di
rischio di malattia per gli operatori esposti a vibrazioni mano -braccio.
Questo livello di vibrazioni, in realtà, non garantisce la salute dei lavoratori, che
dipende anche dal tempo di esposizione.
Da alcuni anni è stata avanzata in sede di Comunità Europea una proposta di
direttiva sui rischi fisici tra cui figurano le vibrazioni mano - braccio.
Obiettivo della proposta è limitare l’esposizione degli operatori ai di sotto di un
certo limite, detto livello di soglia.
La proposta suggerisce di utilizzare come indice dell’esposizione, l’accelerazione
equivalente pesata totale, riferita ad un periodo di 8 ore, indicata con “ah,w,8h”.
Oltre al livello di soglia, posto pari a 1 m / s 2 sono previsti altri due livelli, uno
di attenzione e l’altro massimo, rispettivamente uguali a 2,5 m / s 2 e 5 m / s 2.
In assenza di dispositivi di protezione non sono ammesse esposizioni a livelli
superiori a quello massimo, mentre per esposizioni superiori al livello di atten-
zione sono richieste precise azioni di intervento.
153
Sommario
Nella proposta di direttiva sui rischi fisici di cui si è fatto cenno sopra, come para-
metro per la valutazione del rischio è stata introdotta l’accelerazione equiva-
lente pesata totale riferita al periodo di 8 ore.
Questa grandezza risulta diversa da quella utilizzata finora, infatti il tempo di
riferimento è passato da 4 a 8 ore e l’accelerazione impiegata nel calcolo è la
somma vettoriale delle accelerazioni pesate rilevate sui tre assi e non la maggio-
re di queste.
È in atto inoltre un’azione di revisione della norma ISO 5349.
Esiste allo stato di bozza la norma ISO 5349.1, la quale considera come para-
metro di valutazione dell’esposizione, anche l’accelerazione equivalente pesata
totale riferita a 8 ore.
Va notato come questa, tuttavia, sia il frutto di misure non più compiute sulle
bande di terzi d’ottava finora utilizzate, ma solo su quelle con frequenze centrali
da 8 Hz a 1.000 Hz.
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Sommario
12
MOTORI ELETTRICI
TIPI DI MOTORE 12a
Sebbene le motrici dei compressori siano molte e si ricordano fra queste: i moto-
ri elettrici, le turbine a vapore, le turbine a gas, o i motori diesel, ci limiteremo in
questa breve trattazione a parlare dei motori elettrici, che oggi rappresentano la
maggioranza degli accoppiamenti.
Per i compressori stazionari si usano 3 tipi di motore:
• motori ad induzione a gabbia di scoiattolo
• motori ad induzione ad anelli
• motori sincroni
I motori ad induzione hanno velocità leggermente inferiore alla velocità sincro- Motori a induzione
na. Questa differenza aumenta quanto più piccolo è il motore. Infatti per un
motore da 2.000 kW la velocità è il 99 % di quella sincrona, mentre su un moto-
re da 200 kW è circa il 98 %; su un motore da 5 kW è di circa il 97 %.
Questi motori hanno una efficienza che varia da 80% al 94% nel campo dei
5÷150 kW con un fattore di potenza (cos ϕ) che varia da 0,83 a 0,91.
I motori grossi hanno efficienze che raggiungono il 96 % con fattori di potenza
di 0,93.
Il motore A GABBIA DI SCOIATTOLO è il più semplice ed il più economico ed è
quello più usato, sempre che la linea possa sopportare la corrente di spunto rela-
tivamente alta, che si ha all'avviamento.
Tale corrente è circa 5÷7 volte quella nominale del motore, a pieno carico.
L’avvolgimento del rotore di tale tipo di motore consiste di barre di fusione di-
sposte assialmente alla periferia del rotore.
Alla fine queste barre sono unite mediante un anello; da questa forma deriva il
nome di "motore a gabbia di scoiattolo".
Essi sono utilizzati con tutti i tipi di compressori e l’accoppiamento può essere
fatto a cinghie, con ingranaggi, con giunto o a flangia.
155
Sommario
Motori sincroni I motori sincroni sono molto usati nelle grosse potenze per avere un elevato ren-
dimento; inoltre avendo il fattore di potenza (cos ϕ ) uguale all’unità sono spes-
so usati come rifasatori o correttori del fattore di potenza.
Per magnetizzare i poli del rotore è necessaria la corrente continua, che viene
fornita o da generatori o da raddrizzatori.
La corrente continua fornita al rotore è solo dell'ordine dell’1% di quella alter-
nata, fornita allo statore. Poiché la loro coppia è piuttosto bassa, si deve fare
attenzione a ciò quando si studia l’applicazione.
La corrente di spunto varia fra 3 e 5 volte quella nominale.
Essi operano ad una velocità fissa che è funzione dei cicli e del numero dei poli
dello statore.
I motori elettrici oltre che dalla potenza, dal voltaggio e dal numero dei poli (che
determina la velocità) sono caratterizzati anche da altri fattori quali la protezio-
ne, la forma, l’isolamento, la coppia di avviamento, ecc.
156
Sommario
tab. 12.2
Codice I Codice II Codice I Codice II Codice I Codice II
Codici delle forme costruttive
IM 1001 IM B3 IM 2031 IM V36 IM 3631 IM V19
IM 1011 IM V5 IM 2101 IM B34 IM 4001 IM B10
IM 1031 IM V6 IM 3001 IM B5 IM 4011 IM V10
IM 1051 IM B6 IM 3011 IM V1 IM 4031 IM V14
IM 1061 IM B7 IM 3051 IM V21 IM 4131 IM V16
IM 1071 IM B8 IM 3031 IM V3 IM 9101 IM B9
IM 1101 IM B20 IM 3211 IM V4 IM 9111 IM V8
IM 1201 IM B15 IM 3231 IM V2 IM 9131 IM V9
IM 2001 IM B35 IM 3601 IM B14 IM 9201 IM B30
IM 2011 IM V15 IM 3611 IM V18 IM 9211 IM V30
L’elenco dei codici non è completo e per altri casi meno comuni, bisogna fare
riferimento alla citata IEC 34-7.
A fianco al codice I abbiamo mostrato anche il codice II, che era usato nel pas-
sato, ma che può essere ancora utilizzato in alternativa.
157
Sommario
12b.3 ISOLAMENTO
La durata di una macchina elettrica, dipende in gran parte dalle caratteristiche
chimiche, fisiche del materiale isolante che ne fa parte e pertanto si ritiene
necessario stabilire un limite di temperatura di esercizio della macchina stessa
che sia adeguato al materiale isolante impiegato, o viceversa, il materiale isolan-
te dovrà rispondere entro determinati limiti di accettazione, alla temperatura di
esercizio dei motori.
Le qualità dei materiali isolanti sono suddivise in classi (IEC 85 e IEC 34-1) per
ognuna delle quali vi è un limite di temperatura degli avvolgimenti (dei punti
caldi), e precisamente:
• classe A: 105 °C
• classe E: 120 °C
• classe B: 125 °C
• classe F: 155 °C
• classe H: 180 °C
158
Sommario
Non essendo facile la lettura diretta delle temperature degli isolanti, è stato
anche deciso di sostituirla con la misura della temperatura degli avvolgimenti
immediatamente adiacenti.
Le norme CEI e le norme IEC 34-1 accettano i seguenti valori di sovratempera-
tura per le varie classi di isolamento:
Classe di isolamento A E B F H
Sovratemperatura (K) 60 75 80 105 125
La norma IEC 34-1 prescrive che i motori standard possano funzionare nelle
seguenti condizioni ambientali:
• temperatura ambiente: compresa fra –16 e +40 °C;
• altitudine s.l.m.: inferiore a 1000 m;
• pressione atmosferica: 1050 hPa o millibar.
Quando i motori sono destinati a funzionare in ambienti con temperatura com-
presa fra i 40 ed 60 °C, i valori limite di sovratemperatura, prescritti per le varie
classi di isolamento, devono essere ridotti di un valore pari alla differenza fra la
temperatura dell’ambiente preso in considerazione ed i 40 °C convenzionali.
Per temperature costantemente sotto i 30 °C le norme permettono, previo accor-
do con l’utente, di aumentare i valori limite di sovratemperatura, fino a 50 °C.
Altra cosa da tener presente è l’altitudine s.l.m. dell'installazione.
Infatti fino a 1.000 m l’influenza è trascurabile in quanto bilanciata dall’abbas-
samento della temperatura ambiente, ma oltre tale altitudine la massa volumica
dell’aria è sensibilmente inferiore, e quindi le capacità di raffreddamento dimi-
nuiscono.
Il diagramma della fig. 12.3 esprime la potenza ottenibile, in funzione della tem-
peratura ambiente sopra e sotto i 40 °C e in funzione dell’altezza sul livello del
mare. (A 2.000 m il declassamento della potenza è di circa 6 %).
fig. 12.3
Potenza erogata dal motore
elettrico (conservando la
riserva termica), in funzione
della temperatura
e del livello sul mare.
159
Sommario
160
Sommario
MARCATURA CE 12b.9
La garanzia della conformità dei motori alle esigenze fondamentali di tutte le
direttive applicabili, è la presenza della marcatura CE o sulle targhe e sulla docu-
mentazione.
161
Sommario
fig. 12.4
Coppie resistenti di
Coppia
diverse macchine operatrici
b
a
c
162
Sommario
fig. 12.6
Diagramma coppia - corrente
in funzione della velocità con
avviamento stella - triangolo
163
Sommario
164
Sommario
fig. 12.7
Diagramma coppia - corrente
in funzione della velocità
con avviamento statorico
con autotrasformatore
fig. 12.8
Diagramma coppia - corrente
in funzione della velocità
con avviamento statorico
con resistenze
165
Sommario
fig. 12.9
Diagramma coppia - corrente
in funzione della velocità
con avviamento tramite
controllo elettronico
166
Sommario
167
Sommario
Potenza ai morsetti La potenza assorbita dai motori elettrici trifase (o potenza ai morsetti) è data
dalla relazione:
Pm = √3 · V · I · cos ϕ
Potenza all’albero Detto della potenza ai morsetti (quella che effettivamente il cliente paga), par-
liamo ora della potenza all’albero o potenza di targa.
Tale potenza è quella che il motore può erogare, la potenza che un utilizzatore può
sfruttare per far funzionare una macchina operatrice (pompa, compressore, ecc.).
La potenza all’albero è la potenza ai morsetti moltiplicata per il rendimen-
to del motore (η).
Pm = √3 · V · I · cos ϕ · η
ovvero: P a = Pm · η
Dala tab. 12.10 si può ricavare che la differenza fra la potenza ai morsetti e quel-
la all’albero è funzione del rendimento ed è in percentuale molto più piccola nei
motori grandi
Motore A da 11 kW
Potenza ai morsetti: Pm = √3 · 400 · 21,23 · 0,85 /1000 = 12,50 kW
Potenza all’albero: Pa = Pm · 0,88 = 11,00 kW
Motore B da 160 kW
Potenza ai morsetti: Pm = √3 · 400 · 276,5 · 0,87 /1000 = 166,66 kW
Potenza all’albero: Pa = Pm · 0,96 = 160,00 kW
168
Sommario
Nel caso poi si avessero dei carichi molto ridotti, come avviene quando i com- Carichi ridotti
pressori girano a vuoto (potenza circa 25% di quella a pieno carico) oppure si
impiegassero per le prove motori di taglia superiore a quella assorbita dal com-
pressore (esempio un motore da 30 kW per provare una macchina da 11 kW)
bisogna anche considerare che:
• la potenza all’albero è influenzata da un rendimento basso;
• la corrente assume valori sì più bassi, ma non proporzionali alla potenza.
Questa seconda affermazione è importante dato che alcuni tecnici misurano la
corrente per avere un’idea del carico, cosa che ha un significato solo in prossi-
mità del pieno carico.
Si veda meglio, in tab. 12.11, quanto sopra espresso facendo uso dei dati di un
motore da 30 kW, alimentato a 400 V.
cos ϕ
tab. 12.11
Carico Palbero Pmorsetti A η (%) Valori tipici
1/4 7,45 9,30 26,85 0,50 80,1 di un motore da 30 kW
Ad 1/4 del carico la potenza ai morsetti è di 9,30 kW, mentre quella all'albero è
7,45 kW (ciò deriva da 9,30 x 0,801), vale a dire circa il 24,8 % della potenza
a pieno carico.
L’amperaggio al motore, a pieno carico, è di 55 A e ad 1/4 del carico è di 26,85
A, cioè ridotto solo al 48,8 %.
Il valore della corrente assorbita da un motore è inversamente proporzio-
nale alla tensione ed al cos ϕ e pertanto non è corretto farne uso per valu-
tare la potenza, perché normalmente al 25% del carico la corrente è circa il
50% di quella nominale a pieno carico, dato il valore molto basso del fat-
tore di potenza (cos ϕ).
Corrente A
Potenza kW
Potenza
all’albero kW
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Sommario
13
INFLUENZA DELL’ALTITUDINE
SULLE PRESTAZIONI
GENERALITÀ 13a
Man mano che l’altitudine sul livello del mare aumenta, la densità dell’aria dimi-
nuisce, dato che la pressione diminuisce. Questo fatto fa sì che alcune delle mac-
chine o degli utensili più comuni riducano le prestazioni.
È pertanto molto importante, quando l’altezza sul livello del mare supera i 1.000
m, che venga fornito questo parametro per avere la conferma dal costruttore o
dal suo rappresentante di quale sia l’influenza sulle prestazioni per la differenza
di quota.
Come si vede dalla tab. 13.1, il rapporto di compressione passa da 8,0 a 9,80, il
che fa sì che la macchina dia minor quantità d’aria, tenendo presente le curve
caratteristiche dei compressori (vedere la fig. 13.2).
A causa del suo maggior rapporto di compressione, se la massa volumica dell’a-
ria non diminuisse, il compressore assorbirebbe circa 11% in più; ma la densità
dell’aria diminuisce più del 20% (essa è direttamente proporzionale alla pressio-
ne) e pertanto la macchina assorbirà circa 10% in meno.
171
Sommario
fig. 13.2
Curva caratteristica
dei compressori
Vale la regola generale che per ogni 1.000 metri di quota vi è una riduzione di
1,5 - 2,0% in portata e circa 5 - 6% in potenza, a seconda del tipo di macchina.
Come detto per i motori elettrici, con la variazione di quota si ha una variazione
di massa volumica dell’aria, che a sua volta comporta una riduzione della massa
di ossigeno disponibile alla combustione nel cilindro.
Tale riduzione è funzione del tipo di motore e tipo di aspirazione. Di solito un
motore sovralimentato soffre meno di un motore aspirato.
Il fattore di riduzione per un motore normale è dato, con buona approssimazio-
ne, dalla formula:
Fattore di riduzione
fr = (Trif / Ta) - x ( pa- pv ) / ( prif – pv )
della potenza all’albero
essendo: fr il fattore di riduzione
prif la pressione di riferimento, in bar
pa la pressione assoluta, in quota, in bar
pv la pressione del vapore, in bar, dell’aria umida
Trif la temperatura assoluta di riferimento, in K
Ta la temperatura assoluta in quota, in K
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Sommario
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Sommario
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Sommario
14
L’ANALISI ECONOMICA
GENERALITÀ 14a
Per fare una semplice analisi economica di un nuovo impianto d’aria compressa,
si fa riferimento al modello AC, qui in allegato.
Vengono richiesti alcuni dati generici che contribuiscono alla definizione del dia-
gramma di carico, necessario per effettuare tale analisi.
Punto 1: dati fondamentali del compressore.
Punto 2: dati del motore; in particolare si ponga attenzione al rendimento ed
al fattore di potenza cosϕ nelle due condizioni di funzionamento a
carico e a vuoto.
Punto 3: infine, sotto la voce “impianto”, vi sono le capacità del serbatoio
interposto tra il compressore e la linea ed il tempo totale annuale di
funzionamento espresso in ore.
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Sommario
Modello AC Di seguito è riportato il modello AC sopra citato ed un esempio dello stesso com-
pilato con dati ipotetici.
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Sommario
A ELEMENTI DELL’IMPIANTO
1) COMPRESSORE Tipo ………………………………………………………………………
Portata (m 3 / min) …………… Pressione (bar r.) ……………
Potenza a carico (kW) …………… Potenza a vuoto (kW) ……………
INTERVALLO
C COSTO DI GESTIONE Q.TÀ
SOSTITUZIONE (h)
COSTO UNITARIO COSTO ANNUO
1. MATERIALE DI CONSUMO
Olio (kg)
Filtro olio
Filtro aspirazione
Elementi separatori
2. MANUTENZIONE
% ore di funzionamento
3. RICAMBI
% costo del compressore
4. ENERGIA
Carico = 100 % (kWh)
= 75 %
= 50 %
CARICO
D COSTO ANNUO e COSTO/m 3 100 % 75 % 50 %
1. COSTO DI GESTIONE ANNUO
2. COSTO DI INVESTIMENTO ANNUO
TOTALE
3. PORTATA ANNUALE ( m3 )
4. COSTO DELL’ARIA COMPRESSA ( Lit / m 3 )
177
Sommario
A ELEMENTI DELL’IMPIANTO
1) COMPRESSORE Tipo Tipo Impianto di esempio
Portata (m 3 / min) 7,00 Pressione relativa (bar ) 7
Potenza a carico (kW) 44 Potenza a vuoto (kW) 10
INTERVALLO
C COSTO DI GESTIONE Q.TÀ
SOSTITUZIONE (h)
COSTO UNITARIO COSTO ANNUO
1. MATERIALE DI CONSUMO
Olio (kg) 20 5.000 18.000 360.000
Filtro olio --- --- --- ---
Filtro aspirazione 1 2.000 30.000 60.000
Elementi separatori 10 8.000 90.000 450.000
2. MANUTENZIONE
% ore di funzionamento 1 60.000 2.400.000
3. RICAMBI
% costo del compressore 2 --- 370.000
4. ENERGIA
Carico = 100 % (kWh) 191.300 200 38.240.000
= 75 % 143.475 200 28.695.000
= 50 % 97.775 200 19.555.000
CARICO
D COSTO ANNUO e COSTO/m 3 100 % 75 % 50 %
1. COSTO DI GESTIONE ANNUO (B2+C) 44.180.000 34.635.000 25.495.000
2. COSTO DI INVESTIMENTO ANNUO 1.870.000 1.870.000 1.870.000
TOTALE 46.050.000 36.505.000 27.365.000
3
3. PORTATA ANNUALE (m ) 1.680.000 1.260.000 840.000
3
4. COSTO DELL’ARIA COMPRESSA ( Lit / m ) 27,4 29,0 32,6
178
Sommario
15
TRASFORMAZIONI
TERMODINAMICHE
GENERALITÀ 15a
ISOBARA 15b
ISOCORA 15c
179
Sommario
15d ISOTERMICA
p2 2
Isotermica Questo processo ha luogo a tempera-
tura costante. Per comprimere il gas
Adiabatica dalla condizione 1 alla condizione 2,
si deve rimuovere il calore per tenere
costante la temperatura. La variazio-
fig. 15.3 ne di pressione è inversamente pro-
Trasformaziona adiabatica p1 1 porzionale al rapporto dei volumi.
e isotermica nel piano p-v
v2 v1 v
p 2 - p 1 = p 1 · ( V 1 / V 2 - 1)
La quantità di calore da asportare è uguale al lavoro di compressione:
q 12 = p 1 · V 1 · ln ( V 1 / V 2 ) · 105 in joule, oppure:
5
q12 = m · R · T1 · ln ( p 2 / p 1 ) ·10 in joule.
essendo: p la pressione assoluta, in bar
V il volume, in m 3
m la massa, in kg
R la costante del gas, in J / ( kg K )
Ricordare che ln A = 2,303 log A
Questo processo avviene senza alcun scambio di calore con l’esterno. Esso segue
la legge di Poisson.
p 2 / p1 = ( V 1 / V 2 ) k ovvero:
( k -1 ) / k
p 2 / p 1 = ( T2 / T 1 )
15f POLITROPICA
180
Sommario
p ·V n = costante
Dando ad n i valori adatti, l’equazione assume un valore generale per tutte le
altre quattro trasformazioni viste in precedenza.
n=0 trasformazione isobara
n=1 trasformazione isoterma
n=k trasformazione adiabatica
n=∞ trasformazione isocora
Questo lavoro è uguale all’area 1-2-3-4 e può essere espresso con l’integrale di dp:
181
Sommario
2
Lavoro di compressione W=
1
∫ V X dp
W = - 2,303 · m · p1 ·V · log ( p 2 – p 1 )
Lavoro di compressione
politropica
La temperatura di scarico è:
Temperatura di mandata,
con rapporto di
compressione p2 /p1
Se sostituiamo n nelle sopra citate equazioni con l’esponente adiabatico, otte-
niamo il lavoro speso per la compressione adiabatica e allo stesso modo la tem-
peratura di scarico.
15h ESEMPI
p 1 · v 1 = R · T 1 = 287,1 · ( 273,15 + 27 )
p 1 · v1 = R · T 1 = 86.130 J / kg = 86,13 k J / kg
essendo: T1 la temperatura assoluta ( 273,15 + t 1)
R la costante del gas = 287,1 J / ( kg K ) ( 2 )
Il rapporto di compressione è:
p 2 / p 1 = 1,013 / ( 6 + 1,013) = 1/ 6,923
(2) - La costante R si ottiene dividendo la costante R= 8314 J / (kmol K) per la massa molecolare del
gas che per l’aria vale 28,96 kg/kmol
182
Sommario
a) compressione isotermica
Il rapporto di compressione è: ( 7+ 1,013 ) / 1,013 = 7,91
Il lavoro è dato dalla relazione:
W = R · T 1 · ln ( p 2 / p 1 ) = 2,302 · R · T1 · log ( p 2 / p 1 )
W = 2,302 · 287,1 · 293 · log 7,91
W = 173.927 J / kg = 173,9 k J / kg
b) compressione adiabatica
Il lavoro è dato dalla relazione:
W = k / ( k -1) ·R · T 1 · [ ( p 2 / p 1 ) ( k - 1 ) / k -1]
essendo: ( p 2 / p 1 ) = 7,91
k = 1,4
k / ( k -1) = 3,5
( k - 1) / k = 0,286
si ha:
W = 3,5 · 287,1 · 293 · [ 7,910,286 - 1] = 237.500 J / kg = 237,5 k J / kg
La temperatura finale è
T2 = T1 · ( p 2 / p 1 ) ·( k - 1 ) / k
T2 = 293 · 7,910,286 = 529,3 K
c) compressione politropica
Il lavoro è dato dalla relazione:
W = [n / ( n -1)] · R · T1 · [ ( p 2 / p 1 ) ( n -1) / n -1]
essendo: ( p 2 / p 1 ) = 7,91
n = 1,3
n / ( n -1) = 4,33
( n -1) / n = 0,231
si ha:
W = 4,33 · 287,1 · 293 · [ 7,910,231 - 1] = 192.225 J / kg
W = 192,2 k J / kg
La temperatura finale è:
T2 = T1 · ( p 2 / p 1 ) ( n -1) / n = 293 · 7,91 0,231 = 472,4 K
183
Sommario
( 3) - La formula di unità SI è:
P = p· v ·In (p2 / p1 ) = 2,30259 · p · v · log (p 2 / p1 )
P = 2,30259 ·101.325 ·q v · log ( p 2 / p1 )
essendo q v la portata volumica in m3/s e p la pressione barometrica espressa in Pa o N /m 2, da
cui si ottiene:
P=233.309,93 · q v · log (p2 /p1 ) N /m 2·m 3/s =Nm / s = watt oppure
P = 233,31 · q v · log ( p 2 / p1 ) kW
( 4) - P= k / ( k -1 ) · p ·q v · [ ( p2 /p1 ) ( k -1 ) / k -1 ]
ovvero con una pressione atmosferica p = 1,01325 bar = 101.325 Pa, k=1,4 e P in J /s o W:
P= 3,5·101.325 · q v· [ ( p2 / p 1 ) 0,286 -1 ]
P= 35 4.637 · q v · [(p 2 /p 1 ) 0,286 -1 ] per qv in m 3 / s
P= 5.910,6 · q v · [(p 2 / p1 ) 0,286 -1 ] per qv in m 3 / min
Per avere P espresso k W o k J / s, basterà dividere le costanti per 1.000, ovvero:
P = 354,64 · q v · [(p 2 / p1 ) 0,286 -1 ] per q v in m 3 / s
P = 5,9106 · q v · [(p 2 / p1 ) 0,286 -1 ] per q v in m 3 / min
184
Sommario
Nel caso fosse nota la temperatura di mandata, oltre che la temperatura di aspi-
razione, nonché il rapporto di compressione, si può determinare il valore di n e
quindi determinare la potenza politropica. (Per il calcolo vedere es. al § 15i.4).
ESEMPIO 15i.4
a) Trasformazione isotermica
Ricordando che:
P = W · q m = 2,30259 · R · T · log ( p 2 / p 1 ) · q m
P = 2,30259 · 287,1 · 297 · log 8 · 0,2933 = 52.005 J / s
P = 52,00 kJ/s = 52,00 kW
b) Trasformazione adiabatica
Ricordando che: P = k / ( k -1 ) · R · T1 · [ ( p 2 / p 1 ) ( k - 1) / k -1] · q m
ovvero: P = 1004,85 · T 1 · q m · [ ( p 2 / p 1 ) 0, 286 -1] ( in W o J / s)
Riprendendo i dati enunciati nel problema da risolvere, si ottiene:
P = 1.004,85 · 297 · 0,2933 · 0,8125 = 71.122,3 J / s
P = 71,1 k W
Usando invece la formula in funzione di q v e correggendo per la pressione:
P = 354,64 · q v · [ ( p 2 / p 1 ) 0, 286 -1] ( watt ) ( 5)
185
Sommario
c) Trasformazione politropica
Sempre facendo uso dei dati del problema trattato in questo capitolo, se la
temperatura di mandata T2 fosse di 220 °C, si può procedere, per il calcolo
di n, come segue:
T2 = T1 · ( p 2 / p 1 ) ( n - 1 ) / n ovvero T 2 / T1 = ( p 2 / p 1 ) ( n - 1 ) /n
186
Sommario
RENDIMENTO 15l
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187
Sommario
Note: ……………………………………………………………………………………………………………….
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188
Sommario
16
LA TRASMISSIONE
DEL CALORE
GENERALITÀ 16a
189
Sommario
tab. 16.1
MEZZO cp
Capacità termica massica
Aria (a pressione atmosferica) 1.005
Alluminio 920
Rame 390
Olio 1.670 ÷ 2.140
Acciaio 460
Acqua 4.185
Zinco 385
16c CONDUZIONE
La conduzione avviene all’interno dei corpi solidi o di strati sottili di gas e liqui-
di. La quantità di calore trasmessa è data dalla seguente formula:
scambio termico
q = - λ · A · t · ∆T / ∆x
per conduzione
essendo: q = la quantità di calore trasmesso, in J
λ = la conduttività termica, in W/ (m K)
A = l’area perpendicolare al flusso termico, in m 2
t = il tempo, in secondi
∆T = la differenza di temperatura, in K
∆x = la distanza tra i due punti, in m
Di seguito riportiamo (tab.16.2 ), i coefficienti di conduttività termica più comuni.
tab. 16.2
Coefficiente di MEZZO λ
conduttività termica
Aria (a pressione atmosferica) 0,025
Alluminio 140 ÷ 220
Rame 145 ÷ 395
Olio 0,170
Acciaio 29 ÷ 58
Acqua 0,580
Zinco 113
16d CONVEZIONE
190
Sommario
La convezione libera si ottiene per differenza nella massa volumica, dovuta alla
differente temperatura.
La convezione forzata si ottiene a mezzo pompa o a mezzo di un agitatore.
Per convezione libera di aria α vale 5 ÷ 30
Per convezione forzata di aria α vale 30 ÷ 300
Per convezione forzata di acqua α vale 300 ÷ 11.000
IRRAGGIAMENTO 16e
Quando lo scambio termico avviene tra due mezzi separati da una parete, si può
scrivere che:
q = U · A · ∆T · t scambio termico
attraverso pareti
essendo: q = la quantità di calore trasmesso, in J
U = il coefficiente di trasmissione globale, in W/ (m2 K )
A = l’area, in m 2
∆T = la differenza di temperatura, in K
t = il tempo, in secondi
Il coefficiente globale di trasmissione dipende dai coefficienti di trasmissione ai
lati della parete, nonché dalla conduttività termica nella parete, secondo tale
equazione: inverso del
1 / U = 1/ α i + d / λ + 1/ α e coefficiente globale
di trasmissione
essendo: α i = il coefficiente di trasmissione relativi allo strato limite interno al
tubo, in W/ (m2 · K),
191
Sommario
192
Sommario
Esso è costituito da una serie di tubi ai quali sono uniti trasversalmente o una
serie di lamierini che costituiscono un pacco, oppure da un a serie di alette.
tab. 16.5
t t ci
Distribuzione di temperatura
per uno scambiatore di calore
in equicorrente
t cu
∆T1 ∆T ∆T2
t fu
t fi
1 lunghezza di scambio 2
193
Sommario
(1) - Trattandosi di differenza di temperature, per il calcolo ∆tm si può indifferentemente esprimere
in gradi Celsius o gradi kelvin
194
Sommario
Vedere la fig. 16.6 per le differenze di temperatura media logaritmica ∆Tm per
uno scambiatore in equicorrente ed in controcorrente
Secondo l’esempio visto prima si ha, facendo uso dei nomogrammi, con i valori:
GTTD (o ∆T1 ) = 69,7 e LTTD (o ∆T 2 ) = 40
risulta che il valore letto è fra 53 e 54.
( 2) - GTTD = greatest terminal temperature Difference = differenza delle temperature finali più alte
LTTD = Least Terminal Temperature Differenze = differenza delle temperature finali più basse
195
Sommario
Esempio 2
Uno scambiatore di calore deve portare 500 l / s di aria da 140 °C a 25 °C.
La portata dell’acqua di raffreddamento è 0,9 kg / s e la sua temperatura
è di 10 °C.
Se il coefficiente globale di scambio termico è U = 118 W/ (m 2·K ), qual è
la superficie A di scambio necessaria, trascurando la condensazione ?
Pertanto: q = U · A · ∆ Tm
da cui : A = q / ( U · ∆T m )
A = 67.496 / ( 118 · 48,3 )
Tcu Tci
T
∆T1 Tcu
Tfu ∆T2
Tfi
fig. 16.6 B Tci 1 2
Scambiatore in controcorrente lunghezza di scambio
196
Sommario
fig. 16.7
NOMOGRAMMA PER LA DETERMINAZIONE
DELLA DIFFERENZA DI TEMPERATURA MEDIA LOGARITMICA
197
Sommario
fig. 16.8
NOMOGRAMMA PER LA DETERMINAZIONE
DELLA DIFFERENZA DI TEMPERATURA MEDIA LOGARITMICA
Note: ……………………………………………………………………………………………………………….
……………………………………………………………………………………………………………….
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……………………………………………………………………………………………………………….
……………………………………………………………………………………………………………….
198
Sommario
17
UMIDITÀ - CONDENSA
MASSA VOLUMICA
GENERALITÀ 17a
UMIDITÀ 17b
Si è visto altresì che l’umidità relativa è il rapporto fra la pressione parziale del
vapore d’acqua e la pressione di saturazione, a quella temperatura.
ϕ = pv / pv s
essendo: ϕ la umidità relativa,
pv la pressione parziale del vapore d’acqua,
pv s la pressione del vapore saturo.
Con buona approssimazione, si può anche dire che l’umidità relativa è il rap-
porto fra il contenuto d’acqua effettivo ed il contenuto d’acqua in condizioni di
saturazione:
ϕ = ~ x / xs
Il contenuto d’acqua (umidità assoluta) e la pressione del vapore d’acqua, in con-
dizioni di saturazione, dipende dalla temperatura dell’aria e può ricavarsi dalla
tab. 17.1 seguente.
199
Sommario
200
Sommario
Essendo la pressione del vapore saturo pari a 0,04241 bar, la massa vo-
lumica dell'aria secca è:
ρ a s = (1,25 - 0,7 · 0,04241) · 10 5 / (287,1 · 303,15 )
ρ a s = 1,4021 kg / m 3
(1) - I valori della tab. 17.1 sono stati desunti da «Handbook of Thermodynamic Tables and Charts»
di Kuzman Ra Njevi - McGraw - Hill Book Company.
201
Sommario
La massa volumica del miscuglio è data dalla somma della massa volumi-
ca dell’aria secca e quella dell’acqua; ricavando dalla formula o dalla tabella
la massa volumica del vapore d’acqua saturo ( ρas = 0,03037 kg / m 3 ):
ρ v = 0,7 · 0,03037 = 0,02126
ρ m = ρ as + ρ v = 1,4021 + 0,0213 = 1,4234 kg / m 3
ρas = Tn · ρ n · ( p1 - ϕ · p vs ) / T
202
Sommario
CONDENSA 17e
203
Sommario
e = 2,71828182846
NOTA: t^2 è la forma usata nei computers per indicare t 2 ; così A1*t = A1 · t
204
Sommario
c ) sommare al valore ρas il valore della massa del vapore ρv presente nel miscuglio
ρ0 = 1,1302 kg / m 3
pvs = 0,05622 bar
C = 1,020 - 0,75*0,056216 = 0,9778
ρas = C * ρ0 = 1,1051 kg / m 3
ρvs = 0,03955 kg / m 3
ρv = 0,75 * 0,03955 = 0,0297 kg / m 3
Nota: nel caso non si disponesse di tabelle del vapore saturo, per trovare la
pressione del vapore saturo, si può utilizzare la formula indicata nel
paragrafo 17f.1 , ovvero:
pvs = 221,2 * e ^(F1/F2-F3)
205
Sommario
206
Sommario
207
Sommario
208
Sommario
18
TRASFORMAZIONE DEI
VOLUMI ALLE
CONDIZIONI NORMALI
GENERALITÀ 18a
Vediamo ora come trasformare le portate volumiche d’aria, espresse alle condi-
zioni di aspirazione, in portate alle condizioni NORMALI o, come si usa negli
Stati Uniti, alle condizioni STANDARD.
Mentre quasi tutto il mondo usa il sistema di misura SI, vi sono ancora nazioni
che sono legate alle loro tradizioni e che continuano pertanto a far uso di siste-
mi di misura diversi.
In particolare vediamo quali sono le unità di misura che entrano in gioco nella
trasformazione delle portate a condizioni di aspirazione a normali o standard.
Ricordiamo le principali unità di misura della pressione. La tabella mostra i fat- PRESSIONE
tori di conversione per passare da una all’altra.
SI Anglosassone Tecnico
Unità
bar psi ( = lbf / in 2 ) kg / cm 2
1 bar 1 14,5038 1,01972
1 psi 0,0689476 1 0,070307
2
1 kg / cm 0,980665 14,2233 1
La portata d’aria, secondo le unità SI, dovrebbe essere espressa in m3/s, ma per PORTATA
questioni di praticità e dato che vi sono macchine di differenti grandezze, spes-
so si usano unità alternative.
Quando ci si riferisce alle condizioni NORMALI, la portata si esprime in Nm 3/ s o
unità alternative (es. Nm 3/ min, Nm 3/ h).
Nel sistema anglosassone si usano comunemente queste unità:
• CFM = cubic feet per minute = ft 3 / min,
• ICFM = inlet cubit feet per minute, ovvero portata alle condizioni di
aspirazione,
• ACFM = actual cubit feet per minute, ovvero portata effettiva alle condizioni
di aspirazione,
• SCFM = standard cubit feet per minute, ovvero portata alle condizioni STANDARD
209
Sommario
[1]
[2]
[3]
Infine se si volesse trasformare gli SCFM in Nm3 si farà uso della seguente formula:
210
Sommario
tab. 18.1
Temp. Pr. Satur. Temp. Pr. Satur. Temp. Pr. Satur.
Valori della pressione
°C bar °C bar °C bar di saturazione
- 10 0,00260 30 0,04241 70 0,3116 in funzione della temperatura
211
Sommario
18c.1 ESEMPI
Nm3 / h = 1776
Nm3 / h = 1072,44
SCFM = 1231,42
Nm3 / h = 1979,46
Nm3 / h =
Nm3 / h = 865,21
212
Sommario
19
IL RUMORE
DELLE MACCHINE:
definizioni, misurazione, norme
GENERALITÀ 19a
SUONO 19b
213
Sommario
Con riferimento alle varie norme ISO, si elencano di seguito le definizioni più
comunemente usate.
214
Sommario
• Rumore stazionario
Rumore che presenta fluttuazioni trascurabili di livello, inferiori od uguali a
± 2,5 dB(A) relativamente al valore medio, durante il periodo di
osservazione.
• Rumore non stazionario
Rumore che presenta sensibili fluttuazioni, cioè maggiori di ± 2,5 dB(A)
relativamente al valore medio, durante il periodo di osservazione.
• Rumore fluttuante
Rumore il cui livello varia in modo continuo durante il periodo di osserva-
zione e non presenta carattere impulsivo.
• Rumore intermittente
Rumore il cui livello diminuisce bruscamente fino a raggiungere il livello del
rumore di fondo e questo più volte durante il periodo di osservazione. Il
tempo durante il quale il livello sonoro ha un valore costante diverso dal
rumore di fondo è dell'ordine di grandezza di uno o più secondi.
• Rumore impulsivo
Rumore consistente in uno o più impulsi di energia sonora, ogni impulso
avendo una durata minore di circa 1 secondo.
• Rumore a vuoto
Rumore emesso dalla macchina, durante il funzionamento a vuoto, in
determinate condizioni.
• Rumore a carico
Rumore emesso dalla macchina, durante il funzionamento a carico, in
determinate condizioni di prova.
215
Sommario
19d DECIBEL
Il suono più debole che l’orecchio umano è in grado di rilevare è pari a 20 milio-
nesimi di pascal, ovvero 20 µPa, che è un fattore inferiore di 5 miliardi di volte
alla normale pressione atmosferica (ricordiamo che 1 bar corrisponde a 100.000
Pa).
Questa variazione di pressione è così piccola che la membrana del timpano sub-
isce uno spostamento inferiore al diametro di un atomo.
Sorprendentemente l’orecchio umano riesce a tollerare pressioni sonore un
milione di volte più elevate, perciò se dovessimo misurare il suono in pascal, ci
troveremmo a dover lavorare con numeri enormi e difficilmente utilizzabili. Per
evitare ciò si è fatto ricorso alla scala dei decibel (dB).
La scala dei decibel usa la soglia dell'udito di 20 µPa come punto di partenza
o pressione di riferimento, che viene pertanto considerata 0 dB.
Pertanto ogni qualvolta moltiplichiamo la pressione sonora in Pa per dieci, non
facciamo altro che aggiungere 20 dB al libello in dB: ne deriva che 200 µPa cor-
risponde a 40 dB, e così via. Così si ottiene una scala abbastanza contenuta da
0 a 120 dB che copre un campo da 1 ad un milione.
Nella tab.19.1 è possibile leggere i livelli tipici di pressione sonora, espressi in
dB(A), di alcune macchine industriali.
Il vantaggio di questa scala è che essa dà un’approssimazione molto migliore,
per la percezione umana, delle rumorosità relative che non la scala in Pa, dato
che l’orecchio umano reagisce alle variazioni percentuali di livello che corrispon-
dono alla scala in decibel, in cui un dB rappresenta la stessa variazione relativa
in qualsiasi punto della scala.
Vediamo ora il significato fisico di quanto detto sopra.
In elettrotecnica si definisce come “decibel” 10 volte il logaritmo in base 10 del
rapporto di due potenze:
dB = 10 log (W / W0 )
da cui si deduce che se la potenza in ingresso è 2 W e quella in uscita è 20 W si
ha un guadagno in dB di 10; lo stesso guadagno si ha se si passa da 1 mW
a 10 mW; i dB quindi non indicano la vera potenza sviluppata, ma solo un
rapporto fra entrata ed uscita.
Anche in acustica vale quanto detto e pertanto i dB rappresenterebbero sola-
mente un rapporto e non una grandezza precisa, a meno che non venga stabi-
lito un livello di riferimento.
Tale livello, se non altrimenti definito, è W0 = 10 -12 W ovvero 1 picoW.
216
Sommario
tab. 19.1
Macchina Valore medio
I rumori medi tipici di alcune
Sbavatrice (su fusioni o lastre) 125 macchine in dB(A) ad 1 m
FREQUENZA 19f
63 = (44,2 · 88,4)1:/2
217
Sommario
tab. 19.2
Limiti della banda (f1 ed f2) - Hz Frequenza centrale (fc) - Hz
Frequenze
dell’ottava di banda 22,1 - 44,2 31,5
44,2 - 88,4 63
88,4 - 177 125
177 - 354 250
354 - 707 500
707 - 1.414 1.000
1.414 - 2.828 2.000
2.828 - 5.657 4.000
5.657 - 11.314 8.000
Tali scale sono state selezionate per poter "pesare" il rumore in funzione della
risposta dell’orecchio umano, cioè si è cercato di costruire un circuito elettroni-
co la cui sensibilità variasse con la frequenza analogamente a quanto succede
per l’orecchio umano.
Ciò ha dato luogo a quattro caratteristiche normalizzate in sede internazionale,
denominate circuiti di ponderazione A, B, C, D (fig. 19.3).
Il circuito A rappresenta una buona approssimazione per le curve di uguale
intensità sonora ai bassi livelli di pressione sonora.
Il circuito B si comporta analogamente per le curve di uguale intensità sonora ai
livelli medi, mentre il circuito C si comporta analogamente agli elevati livelli di
pressione sonora.
Oggi è di massima solo usato il circuito A e le letture fatte con questa scala si
fig. 19.3 definiscono dB(A).
Scale di ponderazione La scala D è da qualche tempo stata introdotta per le misure del rumore degli aerei.
(3) - La misura del livello di potenza sonora si può ottenere facendo uso dell’analizzatore di intensi-
tà sonora. Il metodo intensimetrico è usato, generalmente, per la misura dell’emissione sonora
di grosse macchine in-situ, dato che le misure non vengono influenzate dal tipo di campo.
(4) - Per la misurazione del rumore dei compressori e delle pompe del vuoto, il PNEUROP ha prepa-
rato il codice PN8NTC2.3, che richiama le varie norme ISO 3744; EN ISO 9614-1 e 9614-2;
EN ISO 11201 e 11203.
218
Sommario
219
Sommario
Per trovare il risultato bisogna trovare l’antilogaritmo di ogni singolo valore divi-
so per 10, farne la somma ed infine farne il logaritmo in base 10 e moltiplicarlo
per 10.
fig. 19.4
Grafico per determinare
la somma di due o più
livelli di rumore.
220
Sommario
L p A m = LpA = 10 log
∑10
0,1L
pAn
n
essendo: L pAm il valore medio spaziale del livello di pressione sonora;
L pA n il valore medio temporale del livello di pressione sonora, in uno
dei punti di misura;
n numero di punti di misura (n= 5, oppure 9, oppure 14, ecc.).
Le letture che si eseguono sulla sorgente di rumore in esame, non devono esse-
re influenzate da alcuna altra fonte di rumore ed in particolare dal rumore di
fondo (detto anche rumore residuo).
Per correggere eventualmente la lettura eseguita, va misurato (a macchina
ferma) il rumore di fondo e se esso è inferiore di almeno 10 dB non vi è influen-
za sulla lettura e conseguentemente non è necessario eseguire alcuna correzione.
Se invece la differenza fra le letture non differisce di almeno 10 dB, bisogna cor-
reggere la lettura con il grafico riportato nella fig. 19.5, dove in ascissa vi è la
differenza di rumore fra le due sorgenti ed in ordinata vi è la correzione da
apportare per ottenere il rumore della sorgente in esame.
fig. 19.5
Curva di correzione per
il rumore di fondo.
Nel caso si faccia riferimento alla norma ISO 3744 (Engineering method –
Grade 2) affinché la prova sia valida la differenza ∆L deve essere ≥ 6 e la cor-
rezione K1 ≤ 1,3 dB.
Nel caso si faccia riferimento alla norma ISO 3746 (Survey method - Grade 3)
affinché la prova sia valida la differenza ∆L deve essere ≥ 3 e la correzione
K1 ≤ 3 dB.
221
Sommario
222
Sommario
Si usa considerare spesso che il campo vicino termini ad una distanza pari al
doppio della dimensione maggiore della sorgente.
Se la sorgente è posata sul pavimento, il campo vicino si estende fino a quattro
volte la dimensione maggiore.
223
Sommario
Nella tab.19.6 sono elencati i coefficienti di alcuni dei più tipici materiali da
costruzione.
tab. 19.6
Tipico Materiale Frequenza (Hz)
Coefficiente di
assorbimento (α) da costruzione 125 250 500 1000 2000 4000
di alcuni materiali
da costruzione Mattoni normali 0,03 0,03 0,03 0,04 0,05 0,07
Mattoni verniciati 0,01 0,01 0,02 0,02 0,02 0,03
Cemento 0,01 0,01 0,015 0,02 0,02 0,02
Blocchi in cemento 0,36 0,44 0,31 0,29 0,39 0,25
Blocchi in cemento, verniciati 0,10 0,05 0,06 0,07 0,09 0,08
Vetro (di finestre normali) 0,35 0,25 0,18 0,12 0,07 0,04
Gesso, intonaco 0,013 0,015 0,02 0,03 0,04 0,05
Legno 0,15 0,11 0,10 0,07 0,06 0,07
Legno compensato 0,28 0,22 0,17 0,09 0,10 0,11
Piastrelle 0,02 0,03 0,03 0,03 0,03 0,02
Fibra di vetro (0,1 kg/dm3)* 0,48 0,82 0,97 0,99 0,90 0,86
* materiale fonoassorbente, per confronto
224
Sommario
Così la caratteristica acustica di una stanza può essere definita dal valore di R.
Se R = ∞ si è in un campo libero, ovvero non vi è alcuna riflessione.
Se R = 0 non vi è alcun assorbimento.
In realtà nessuna di queste due condizioni estreme esiste.
Se prendiamo l’esempio precedente, la costante R vale:
caso A) α m = 0,08 S = 700 m 2 R = 700 · 0,08 / (1- 0,08) = 60,9 m2
caso B) α m = 0,43 S = 700 m 2 R = 700 · 0,43 / (1- 0,43) = 528 m2
225
Sommario
226
Sommario
fig. 19.9
Correzioni da effettuarsi
alle letture in campo
semiriverberante
per riportarle al
campo libero approssimato
fig. 19.10
Correzioni K2 per riportare
le letture ad un
campo libero approssimato
227
Sommario
Essendo: a = l1 / 2 + d
b = l2 / 2 + d
c = l3 + d
la superficie è: S = 4(ab + bc +ac)
Le dimensioni delle superfici di misura sono :
a = 6/ 2 + 1 = 4 m a’ = 6/2 + 4 = 7 m
b = 3 / 2 + 1 = 2,5 m b’ = 3/2 + 4 = 5,5 m
c = 2,3 + 1 = 3,3 m c’ = 2,3 + 4 = 6,3 m
da cui le superfici di misura S1 ed S 2 sono:
S1 = 4 · (10 + 8,25 + 13,2) = 125,8 m 2
S 2 = 4 · (38,5 + 34,65 + 44,1) = 469 m2
Facendo uso del grafico della fig. 19.10, dove in ordinata vi è la differenza fra i
due livelli sonori ∆L p ed in ascissa il rapporto fra le due superfici di misura S1/ S2,
si trova il valore di K 2.
19q.1 GENERALITÀ
Si fa riferimento per queste note al codice PN8NTC2.3(1) emesso dal PNEUROP
(the European Committee of Manufacturers of Compressors, Vacuum Pumps
and Pneumatic Tools), ovvero ad una procedura normalizzata che soddisfa i
requisiti della Direttiva 98/37/CE ed i requisiti di un metodo di ingegneria.
(1) - PN8NTC2.3:1998- Measurement of noise level from compressors and vacuum pumps-
Engineering method
( 2) - EN ISO 3744:1995-Acoustics-Determinator of sound power levels of noise sources using sound
pressure-Engineering method in an essentially free over a reflecting plane.
( 3) - EN ISO 9614-1:1995-Acoustics-Determination of sound power levels of noise sources using
sound intensity measurements-Method of measurement at discrete points
(4) - EN ISO 9614-2:1996-Acoustics-Determination of sound power levels of noise sources using
sound intensity measurements by scanning.
228
Sommario
SCOPO 19q.2
Lo scopo è quello di misurare, determinare ed essere in grado di dichiarare il
rumore emesso dalla macchina ovvero:
• il livello di pressione sonora LpA, espresso in dB(A), nella posizione dell’opera-
tore che, nel caso delle macchine di cui si parla, rappresenta il valore medio
delle letture effettuate nei vari punti di misura, alle condizioni di carico previ-
ste, come detto al punto 6.1 del codice PN8NTC2.3;
• il livello di potenza sonora L WA, espresso in dB (A).
DEFINIZIONI 19q.3
Per le definizioni si rimanda a quanto già detto, in precedenza; si aggiunge sola-
mente che il valore dichiarato si suole indicare come L d e che i livelli di pressio-
ne e potenza sonora, in ponderazione A, sono indicati con Lp A d e L WA d.
Il valore di Ld deve essere arrotondato al numero intero più vicino.
Il livello di pressione sonora finale L pf, sulla superficie di misura, è il valore medio
delle letture effettuate nei vari punti, corretto dei valori K1, dovuto ad un even-
tuale rumore residuo (o di fondo) e K 2, dovuto all’ambiente, più o meno river-
berante.
229
Sommario
19r.1 GENERALITÀ
Come detto precedentemente, la qualifica del sito serve a stabilire la sua ido-
neità ed a determinare la eventuale correzione K2 da apportare, che non potrà
superare il valore di 2 dB.
Per eseguire la prova si può far uso di spazi liberi all’aperto, assimilabili a campi
liberi su superfici riflettenti, di camere anecoiche o di stanze, sale prova, purché
esse soddisfino certi requisiti.
Nel caso di una sala prova, vi sarà un pavimento piano, duro e liscio (piano rifletten-
te), normalmente in cemento o asfalto, con pareti e cielo di materiale vario, più o
meno assorbente e con al massimo due ulteriori pareti verticali riflettenti il rumore.
230
Sommario
231
Sommario
tab. 19.13
Valori medi di α Coefficiente (α)
di assorbimento Descrizione della stanza
medio acustico
0,05 • Stanza quasi vuota, con pareti lisce, dure, in cemento, mattoni,
mattonelle o intonacate.
0,10 • Stanza parzialmente vuota con pareti lisce.
0,15 • Stanza con macchinario, stanza rettangolare di tipo industriale.
0,20 • Stanza di forma irregolare, con mobili, oppure di tipo industriale.
0,25 • Stanza industriale o con macchinario con poco trattamento
acustico (ad esempio sulle pareti o sul soffitto).
0,35 • Stanza con trattamento acustico sia sulle pareti che sul soffitto.
0,50 • Stanza con un buon trattamento acustico sia sul cielo che sulle pareti
Metodo con uso del Il valore di A si può determinare anche tramite l’equazione che fa uso del tempo
tempo di di riverberazione, ovvero dell’intervallo di tempo affinché un rumore emesso da
riverberazione una sorgente decada di 60 dB dopo che essa sia stata esclusa (esempio: sparo
con una pistola).
Superficie di assorbimento Il valore di A è dato dall’equazione: A = 0,16 · V/ T
essendo: V il volume della sala, in metri cubi;
T il tempo di riverberazione ( ISO 354), in secondi.
Metodo delle Qualora la sala prova fosse molto piccola (larghezza e lunghezza minori di
due superfici almeno 2 volte l’altezza della sala ), si può far uso di due misure effettuate su
due superfici, S 1 ed S 2, di misura poste a distanza d1 e d 2.
Il rapporto S 1 /S 2 dovrà essere ≥ 2, meglio se maggiore di 4.
Determinati i due livelli medi di pressione sonora relativi alle due superfici, even-
tualmente corretti per il rumore di fondo, ovvero L pm1 ed L pm2, si calcola la quan-
tità M con l’equazione:
M = 10 0,1( Lp m1 - Lp m2)
c ) non vi siano ostacoli sul luogo delle misurazioni tali da inficiare i risulta-
ti delle misure;
d) vi siano i prerequisiti per effettuare la prova (§ 19r).
232
Sommario
233
Sommario
fig. 19.16
Due spettri di rumore diversi,
aventi valori di LpA
di circa 88 dB(A)
234
Sommario
Una volta determinati i livelli di pressione sonora LpAn nei vari punti di misura , si
procederà:
• nel caso vi sia un rumore di fondo (∆L p ≥ 6) a correggere il livello di pressio-
ne sonora per il valore K1;
• al calcolo del livello medio spaziale di pressione sonora L pA m, come indicato
al § 19k, con la formula:
L p A m = LpA = 10 log
∑10
0,1LpAn
• al calcolo del livello di potenza sonora LWA ricordando che esso è dato dalla
relazione:
LWA = LpAm + 10 log S / S0
235
Sommario
236
Sommario
Letture corrette per il rumore di fondo dB(A) e calcolo del valore medio:
∆ 6 7 8 9 10 11 12
Ki -1,26 -0,97 -0,75 -0,58 -0,46 -0,36 -0,28
237
Sommario
19y SILENZIAMENTO
238
Sommario
L'isolamento acustico si ottiene invece con schermi o barriere posti fra la sor-
gente di rumore ed il luogo o punto interessato alla riduzione del rumore.
In genere l’attenuazione è proporzionale allo spessore del materiale e, nel caso
di materiale non poroso, essa è funzione della massa per unità di superficie.
L’attenuazione che esso comporta è dovuta alla diffrazione delle onde sonore
attorno alla barriera e quindi l'effetto è molto efficace alle alte frequenze.
ALLEGATI 19z
239
Sommario
RILIEVO FONOMETRICO
Superficie di misura parallelepipedica
Impostazioni :
File dati sorgente : C:\UTIL2236\DATI\XXX.DTA
Tipo di acquisizione : Dalla memoria del 2236
Numero di misure rilevate : 18
Ora di avvio misura : 15:44:42
Data di avvio misura : 17 Set 1999
Ponderazione in frequenza :A
Ponderazione del segnale PICCO :C
Tempo di integrazione :S
Gamma di misura : 20-100 dB
Dati provenienti da mem.LOG : Assenti
Dati globali da memoria : Presenti
Percentile Ln1 : 10 %
Percentile Ln2 : 50 %
Percentile Ln3 : 90 %
Tempo di esposizione : 08:00
Dati Globali
MaxP (dB) : 92.4
MaxL (dB) : 72.3
MinL (dB) : 71.8
240
PROVA DI RILIEVO DELLIVELLO SONORO
Esempio di calcolo con ”Excel”)
Sommario
1 2 3 4 5 6 7 8 9
Livello di pressione sonora, LpAeq (*) 72,00 68,10 69,30 73,20 68,10 69,50 69,90 70,10 71,30
Rumore di fondo 60,00 61,00 61,00 60,00 60,00 60,00 61,00 60,00 61,00
Correzione, K1 -0,28 -0,94 -0,70 -0,21 -0,73 -0,52 -0,60 -0,45 -0,43
Valore corretto del punto di misura LpAn 71,72 67,16 68,60 72,99 67,37 68,98 69,30 69,65 70,87
(*) Livello di pressione sonora intergrato nell’intervallo di tempo T
68,83 dB(A)
241
Livello di pressione sonora corretto, LpA
1. Descrizione della macchina: ❑ compressore ❑ pompa del vuoto PROVA Posizioni Letture - dB(A)
Sommario
Costruttore: microfoniche A B C
Modello: Matricola: 1
Velocità nominale: Portata nominale: 2
Dimensioni: l1, l2, l3 3
Tipo di motrice: (A) Letture effettuate nelle 4
Ausiliari: postazioni microfoniche 5
2. Condizioni operative della macchina durante la prova:
6
242
Velocità: Condizioni di carico: (B) Letture del rumore di fondo
7
Pressione operativa: Portata:
8
3. Condizioni di prova: (C) Letture corrette per K2 (fondo)
9
Pressione barometrica: Temperatura ambiente:
Per compressori e pompe del vuoto 10
Velocità del vento: Condizioni del tempo:
Composizione e dimensioni della superficie riflettente: il valore di LpA è il valore medio 11
rilevato sulla superficie di misura 12
4. Strumenti di misura:
(§ 6.1 PN&NTC2.3), come stabilito
Microfono: tipo matr.: 13
da EN ISO 11203
Fonometro: tipo matr.: 14
Calibratore: tipo matr.: 15
Altro: 16
Data ultima taratura: 17
5. Configurazione di prova: 18
Area superficie di misura: Altezza dal suolo: 19
Numero dei punti di misura: Distanza d:
Schizzo della posizione dei microfoni, di ostacoli, della direzione della aspirazione e mandata: Media delle letture
Correzione ambiente, K2
1. Descrizione della macchina: ❑ compressore ❑ pompa del vuoto PROVA Posizioni Letture - dB(A)
Sommario
243
Liv. pressione sonora, (LpA) 68,83
Allegato 19z.4: Esempio di Rapporto di rilievo del livello sonoro compilato con dati ipotetici sul modello di rapporto 19z.3
Sommario
Note: ……………………………………………………………………………………………………………….
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244
Sommario
20
IL DIAGRAMMA
PSICROMETRICO
GENERALITÀ 20a
245
Sommario
246
Sommario
Esempio
In un refrigerante aria compressa - acqua vengono raffreddati 1.800 Nm3/h
d’aria compressa alla pressione relativa di 7 bar. La temperatura di ingresso
dell’aria compressa al refrigerante è di 160 °C e l’altitudine s.l.m. è prossi-
ma a 0 m. Le condizioni di aspirazione del compressore sono le seguenti:
• temperatura dell’aria: 30 °C;
• umidità relativa: 60%;
• temperatura dell’aria compressa all’uscita dal refrigerante: 35 °C.
Calcolare: il calore scambiato, la quantità di condensa all’uscita del refrigerante.
247
DIAGRAMMA PSICROMETRICO DELL’ARIA COMPRESSA
Sommario
248
A A’ B
X1
E D
X2
TEMPERATURA
H2 H1
fig. 20.1 - Il diagramma, completo di esempi, è disponibile, a richiesta, presso Domnick Hunter - Hiross
Sommario
21
PITTOGRAMMI
A NORME EN-1012-1
Con l’introduzione della Direttiva Macchine 98/37/CE (che ha sostituito le direttive
89/392/CEE, 91/368/CEE e 93/44/CEE) i costruttori di compressori e pompe del vuoto
(ed in generale tutti i costruttori di macchine) hanno avuto la necessità di utilizzare una
serie di simboli (pittogrammi) in luogo di messaggi di avvertimento, di obbligo e di
divieto al fine di rendere le macchine più sicure ed evitare che il personale, che su di
esse opera, subisca lesioni da un uso poco corretto delle stesse.
A questo proposito la norma EN 1012-1 (Compressors Safety Requirements) che ha
trovato il consenso dei costruttori europei, elenca una serie di pittogrammi, che pos-
sono essere usati in modo semplice e comprensivo al posto di lunghe scritte, spesso
poco comprensibili, se non sono nella lingua dell’operatore, ed anche molto ingom-
branti, soprattutto su macchine di piccole dimensioni.
1 • Attenzione
• Warning
• Attention
• Achtung
• Atención
249
Sommario
4 • Arresto d’emergenza
• Emergency stop
• Arrêt d’urgence
• Not Aus
• Parada de emergencia
250
Sommario
251
Sommario
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Sommario
253
Sommario
254
Sommario
21 • Punto di fissaggio
• Tie down point
• Point ancrage
• Stützlastpunkt
• Punto de amarre
22 • Punto di sollevamento
• Lifting point
• Point de levage
• Hebepunkt
• Punto de elevación
255
Sommario
BIBLIOGRAFIA
ISO 1000:1992 (E) SI units and recommendations for the use of their multiples
and of certain other units
International Organization for Standardization - Switzerland
ISO 1217:1996 Displacement compressors - Acceptance tests
International Organization for Standardization - Switzerland
ISO 3857/I:1977 (E) Compressors, pneumatic tools and machines - Vocabulary -
Part I: General
International Organization for Standardization - Switzerland
ISO 3857/II:1977 (E) Compressors, pneumatic tools and machines - Vocabulary -
Part II: Compressors
International Organization for Standardization - Switzerland
ISO 5390:1977 (E) Compressors - Classification
International Organization for Standardization - Switzerland
ISO 8573-1:1991 Compressed air for general use - Part 1: Contaminants and
quality classes
International Organization for Standardization - Switzerland
PN8NTC2.3: 1998 Measurement of noise level from compressors and vacuum
pumps – Engineering method
PNEUROP - October 1998
EN ISO 3744:1995 Acoustics - Determination of sound power levels of noise
sources using sound pressure - Engineering method in an
essentially free field over a reflecting plane.
International Organization for Standardization - Switzerland
EN ISO 3746:1979 Acoustics - Determination of sound power levels of noise
sources - Survey method
International Organization for Standardization - Switzerland
Antony Barber Pneumatic Handbook
The Trade & Technical Press Limited - England
G. Cornetti Macchine a fluido
Edizioni “Il Capitello”- Torino
Ingersoll-Rand Compressed Air and Gas Data
A.W. Loomis, Editor - Published by Ingersoll-Rand Co.
T. B. Ferguson The centrifugal compressor stage
Butterworths - London
Atlas Copco Manuale Atlas Copco
Arti Grafiche Occhipinti, Milano
O. Acton Turbomacchine
UTET, Torino
Incropera - De Witt Fundamentals of Heat Transfer
John Wiley & Sons, New York
Leo L. Beranek Noise reduction
McGraw-Hill Book Co., New York
George M. Diehl Machinery acoustics
John Wiley & Sons, New York
Domnick Hunter - Hiross - Diagramma psicrometrico
Sommario
BENVENUTO BIGINO !
Credo non ci sia nulla di più qualificante e stimolante di essere chiamato a par-
lare e illustrare un’opera o, qualcosa di nuovo, che, per il suo genere, rappre-
senta un avvenimento particolare. Di nuovo c’è una iniziativa editoriale che, per
la sua struttura, i suoi contenuti, il suo linguaggio, nonché la sua presentazione
grafica, ha tutti gli attributi per essere posta al centro dell’attenzione delle pub-
blicazioni in campo tecnico.
È stato battezzato “Bigino dell’Aria Compressa” con lo spirito proprio di evitare
l’espressione: “Manuale”, usata e usurata il più delle volte a sproposito.
Perché bigino? Il vocabolario della lingua italiana a questa voce recita: “manua-
letto riassuntivo di una materia di studio”: questo è quello che abbiamo voluto
specificare e trasmettere ai lettori interessati ad approfondire la materia con pro-
fitto, sinteticamente, ma molto professionalmente.
Si tratta di un compendio di linee guida mirate all’interpretazione e applicazio-
ne pratica della tecnologia dell’aria compressa; vengono trattate varie proble-
matiche, illustrate le regole basilari e forniti i consigli utili per un corretto sfrut-
tamento, tecnico ed economico, dell’energia pneumatica. Il tutto in modo abba-
stanza inusuale ma gradevole: accompagnati in questo “viaggio” dall’ineffabile
“Barbac” la mascotte che allo scopo abbiamo creato per guidarci più agevol-
mente nei meandri dell’insostituibile mondo dell’aria compressa.
Come editori del “Bigino” pensiamo di aver interpretato e realizzato al meglio
le aspettative dei promotori dell’iniziativa: le associazioni di categoria A.I.T.A.C.-
Associazione Italiana Trattamento Aria Compressa - e A.F.I.S.A.C.- Associazione
Fabbricanti Italiani e Stranieri di Macchinari e Attrezzature ad Aria Compressa -
che seppur con modi ed interventi diversi si sono prodigate nel fornire il mate-
riale necessario alla formazione della pubblicazione. Clausola principale è stata
quella di non cadere in un linguaggio troppo per “iniziati” e quindi comprensi-
bile solo ai tecnici, ma di promuovere ed aprire un discorso anche con chi di for-
mule e logaritmi non ne ha molta dimistichezza. Il lavoro di ricerca, raccolta e di
“taglio e cuci” del materiale è stato ponderoso per tutti coloro che ci hanno
lavorato: dapprima la commissione associativa preposta, quindi la redazione e
soprattutto l’opera del coordinatore generale, l’Ingegner Giancarlo Secco, al
quale va dato merito di aver saputo conferire alla pubblicazione quell’impronta,
da noi tanto caldeggiata, che potesse rendere il testo piacevolmente leggibile e
non doverosamente studiato. Complimenti, Ingegnere, e grazie della sua pazien-
te collaborazione, senza con ciò dimenticarci di accomunare al palese esito del-
l’iniziativa il contributo di tutto lo staff che ne ha reso possibile la sua realizza-
zione. Se questa prima edizione presenta qualche imperfezione, scusatecene, la
seconda sarà certamente migliore, più corretta e completa.
III
Sommario
IV
Sommario
V
Sommario