Sei sulla pagina 1di 23

1

IL RESTAURO DEI GIARDINI STORICI IN ITALIA DAL 1980


di Luigi Zangheri
I GIARDINI STORICI PRIMA DELLA CARTA DI FIRENZE
Il 1981 stato un anno memorabile per il giardino storico e per la cultura italiana. Il fatto che si
fosse riunito a Firenze il Comitato internazionale giardini storici ICOMOS-IFLA, e che sia stata
redatta la Carta del restauro dei giardini storici detta di Firenze, occup gli esperti italiani del
settore su un argomento ritenuto, fino allora, del tutto marginale. Un argomento che veniva risolto
dalla prassi comune con empirismo, consuetudine, intuizione, estro1, quando i principi e metodi
gi annunciati e perseguiti per i monumenti restavano ben lontani dal giardino storico 2. Non a caso
i giardini si documentavano quasi esclusivamente con fotografie, e rari, rarissimi, erano i rilievi
quasi mai condotti con le metodiche ben collaudate sullarchitettura3. Eppure non erano mancate,
nel secondo dopoguerra, le occasioni per affrontare i vari aspetti del restauro del giardino storico.
Nel 1972, il Ministero della Pubblica Istruzione aveva elaborato la Carta italiana del restauro,
quale interpretazione della Carta di Venezia, per i monumenti architettonici, le pitture, le sculture,
gli scavi archeologici, e i centri storici, ma senza affrontare la tutela dei beni paesaggistici. Nel
secondo articolo di questo documento venivano ricordati i giardini e i parchi, senza articolare
specifici criteri di una loro corretta conservazione 4.
La carta del 1972 dimenticava quanto gi definito dalla legge 1089 del 1.6.1939, relativa a le
cose, immobili e mobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnografico,
compresi [...] le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico e storico 5. Nella stessa
legge si era vietato che le testimonianze monumentali fossero demolite, rimosse, modificate o
restaurate senza autorizzazione, cos come si era negato che venissero adibite ad usi non
compatibili con il loro carattere6. Prevista la notifica ai privati proprietari, possessori o detentori a
qualsiasi titolo degli immobili di interesse particolarmente importante7, e furono incaricati i
rappresentanti delle provincie, dei comuni, degli enti e degli istituti legalmente riconosciuti di
predisporre gli elenchi degli immobili di interesse storico artistico di loro spettanza, immobili che
rimangono sottoposti alle disposizioni di legge8.
A tutela dell'ambiente su cui sorgevano gli oggetti architettonici si prescrisse che non ne fosse
danneggiata la prospettiva o la luce, o ne fossero alterate le condizioni di ambiente e di
decoro9, e ci nell'ottica della valorizzazione estetica dell'elemento singolo e di un limitato
contorno. Anche la coeva legge 1497 del 29.6.1939 sulle bellezze naturali mantenne il medesimo
atteggiamento. A quest'ultima legge furono soggette 1. le cose immobili che hanno cospicui
caratteri di bellezza naturale o di singolarit geologica. 2. le ville, i giardini, i parchi che, non
contemplati dalla legge per la tutela delle cose d'interesse artistico o storico, si distinguono per la
loro non comune bellezza. 3. i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto
avente valore estetico e tradizionale. 4. le bellezze panoramiche considerati come quadri naturali e
1

F. GURRIERI, Il giardino storico dallempirismo al metodo: un itinerario difficile, in Ministero per i Beni Culturali e
Ambientali Ufficio Studi, Tutela dei giardini storici. Bilanci e prospettive, (a cura di V. Cazzato), Roma, Arti
Grafiche NEMI, 1989, p. 152.
2
Ibidem
3
Ibidem.
4
L. SCAZZOSI, Le carte del restauro, in Ministero per i Beni Culturali e Ambientali Ufficio Studi, Tutela dei giardini
storici. Bilanci e prospettive, (a cura di V. Cazzato), Roma, Arti Grafiche NEMI, 1989, p. 128.
5
Articolo 1 della legge 1089 del 1939.
6
Articolo 11 della legge 1089 del 1939.
7
Articolo 3 della legge 1089 del 1939.
8
Articolo 4 della legge 1089 del 1939.
9
Articolo 21 della legge 1089 del 1939.

2
cos pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali si goda lo spettacolo di
quelle bellezze10.
Ad ulteriore chiarimento degli intendimenti del legislatore, il R.D. 1357 del 3.6.1940 per
lapplicazione della legge specific che: nota essenziale di un complesso di cose immobili
costituenti un caratteristico aspetto di valore estetico e tradizionale la spontanea concordanza e
fusione fra l'espressione della natura e quella del lavoro umano. Anche per la legge 1497/1939
venne prescritta la redazione di appositi elenchi delle localit da tutelare, e vennero previsti piani
territoriali paesistici [...] al fine di impedire che le aree di quelle localit siano utilizzate in modo
pregiudizievole alla bellezza panoramica11. Nei piani si sarebbero dovute stabilire: 1. le zone di
rispetto. 2. il rapporto fra aree libere e aree fabbricabili in ciascuna delle diverse zone delle localit.
3. le norme per i diversi tipi di costruzione. 4. la distribuzione e il vario allineamento dei fabbricati.
5. le istruzioni per la scelta e la varia distribuzione della flora 12. Per i lavori sugli immobili
contemplati negli elenchi delle localit era fatto obbligo ai proprietari di chiedere l'autorizzazione ai
soprintendenti (ora ai Comuni per delega della Regione).
Sulla base di quanto sancito dall'articolo nove della Costituzione della Repubblica Italiana del
27.12.1947, che tra i principi fondamentali enunciava la tutela del paesaggio e del patrimonio
storico e artistico della Nazione, anche la successiva normativa in materia urbanistica, sia nazionale
che regionale, avrebbe dovuto tener conto dell'esigenza di tutelare i beni architettonici, il loro
ambiente, e le bellezze naturali. Purtroppo per a questi intendimenti si sono frapposti ostacoli
dovuti all'inadeguatezza degli strumenti operativi, e all'incapacit dei piani comunali di dare una
soluzione ai problemi della tutela e della valorizzazione del patrimonio esistente, ivi compresi i
giardini e i parchi storici. Nello stesso tempo, sono mancati o sono stati eseguiti in maniera
sommaria gli elenchi previsti dalle legge 1089 e 1497 del 1939.
La Carta italiana del restauro del 1972, nel trascurare i giardini storici, non tenne conto delle
sollecitazioni internazionali dellIFLA che, nel 1967, aveva creato una sezione sui giardini storici
con lo scopo di redigere una lista dei giardini storici del mondo, e di individuare i mezzi della
protezione, conservazione, restauro, e manutenzione dei giardini riconosciuti degni dattenzione 13.
Una iniziativa che invece port lICOMOS ad organizzare il primo Colloque international sur la
conservation et la restauration des jardins historiques a Fontainebleau nel 1971. A questo
convegno intervennero Pietro Gazzola e Raymond Lemaire come presidente e segretario generale
dellICOMOS, assieme a Ren Pechre, presidente della sezione storica dellIFLA, e numerosi
esperti tra cui per lItalia gli architetti Pierfausto Bagatti Valsecchi e Piero Porcinai lispettore dei
giardini del Comune di Roma, Paola Hoffmann, e il direttore generale dei musei vaticani Regid De
Campo.
Ren Pechre intervenne ripetutamente al colloquio dellICOMOS per affermare che les jardins
historiques sont des monuments vivants, e che il giardino est le rsultat dune composition
architectural et dune composition vgtale runies 14. Al termine di quellincontro vennero
espresse raccomandazioni per la costituzione di un comitato internazionale per i giardini storici che
riunisse gli esperti dellICOMOS e dellIFLA, e per lorganizzazione di successivi incontri utili ad
approfondire i problemi della conservazione dei giardini storici. Inoltre si osserv come per la
manutenzione e la conservazione dei giardini storici fosse necessaria lintegrit de leur
composition architecturale et vgtale, per cui si rendeva necessario il renouvellement en temps
voulu des plantations (una attention spciale devra tre apporte la reconstitution de larchitecture
vgtale dans son esprit dorigine), et lentretien minutieux du dcor architectural et sculptural 15.
10

Articolo 1 della legge 1497 del 1939.


Articolo 5 della legge 1497 del 1939.
12
Articolo 26 del regolamento della legge 1497 del 1939.
13
ICOMOS, Colloque international sur la conservation et la restauration des jardins historiques, Paris, ICOMOS,
1973, p. 17.
14
Ivi, p. 19.
15
Ivi, p. 231.
11

3
Ren Pechre avrebbe voluto un maggiore consenso per le operazioni di ripristino negli interventi
nei giardini storici, ed espresse in un suo intervento che: lors des restaurations, il ne faut pas
sattacer refaire la lettre ce qui a disparu. Il faut plutt refaire dans lesprit dune poque. Il se
peut que des imperfections de dtails se trouvent dans les jardins historiques. Ce nest pas parce
quun jardin est ancien quil est pourvu de toutes les perfections. Si une de ces imperfections a
disparu, il ne faut videmment pas la recrer au moment dune restauration. Il faut simplement
veiller remplacer le dfaut en recrant leprit de lpoque. Tesi che Pechre riprese anche nei
successivi colloqui, e che a Fointembleau vennero mitigate dalla commissione formata per la
formulazione delle raccomandazioni16 e che, poi, furono vivacemente contestate in occasione della
formulazione della Carta di Firenze.
Quanto venne dibattuto a Fontainebleau e non considerato nella Carta italiana del restauro del
1972, fu invece oggetto di attenzione nellassemblea di Europa Nostra tenuta a Parigi nel 1974, che
emise la seguente risoluzione: la conferenza raccomanda che i poteri statutari e gli aiuti finanziari
per la protezione e il mantenimento degli edifici storici siano ugualmente applicati ai giardini di
interesse storico e di accellerare la pianificazione del territorio e la sua distinzione in zone
destinate allagricoltura, alle foreste, alledilizia, allo svago e alla protezione naturale 17.
Raccomandazioni che in Italia portarono Desideria Pasolini dallOnda ad esprimersi sulle
conclusioni del colloquio di Fontainebleau, e a considerare come: partendo dalla realt doggi per
cui spesso il giardino nel corso dei secoli ha subto varie sovrapposizioni vegetali, ne possiamo
dedurre che occorre guardarlo e studiarlo quasi come un palinsesto vegetale. Il restauro, perci,
piuttosto che consistere in un ripristino impossibile, deve essere affrontato con altro occhio: si tratta
infatti di un equilibrio tra colori, linee, volumi e proporzioni che rispettino o interpretino o magari
ricreino lantica armonia originaria o salvino lattuale nuova fusione di elementi; non bisogna
dunque rifugiarsi soltanto in un freddo e pedissequo ripristino vegetale, che a volte, ragioni di
mutamento di clima o per altre cause come laumento enorme dei costi, rischia di diventare
artificiale e finire spesso nellinsuccesso18.
LA CARTA DI FIRENZE
Nel 1981, al convegno indetto a Firenze dal Comitato internazionale dei giardini storici
ICOMOS-IFLA, il delegato italiano dell'ICOMOS Bagatti Valsecchi lament la complessit del
degrado in Italia in materia di giardini storici dovuta a varie cause, tra le quali precis quelle di
origine culturale, turistica, e tecnica. Culturale perch i giardini storici non erano considerati
monumenti ma come aree verdi aperte indiscriminatamente al pubblico. Turistica in quanto il flusso
sempre pi consistente del turismo non era regolato. Tecnica dovuta all'inadeguatezza
dell'amministrazione pubblica perch nelle soprintendenze non erano previsti ruoli specifici n di
botanico n di architetto paesaggista, e il personale operativo specializzato si andava
pericolosamente rarefacendo. Bagatti Valsecchi enucle anche cause di natura economica dovute
agli scarsi sostegni previsti dall'amministrazione per i restauri e le manutenzioni, e di natura
urbanistica dovute alla speculazione immobiliare in vari casi tacitata anche dagli organismi statali e
parastatali nel caso della realizzazione di grandi infrastrutture pubbliche. Ne conseguivano necessit
tra le quali intravide la diffusione della nozione di giardino storico come monumento; il rifiuto della
considerazione secondo la quale il settore dei beni culturali fosse da considerare secondario rispetto
alle altre componenti che concorrono alla formazione di piani per lo sviluppo culturale, economico,
urbanistico del territorio; l'avviamento della catalogazione e schedatura dei giardini storici e dei
16

La commissione era composta da Gerda Gollwitzer, Olga Basova, Jacques Dupont, Jean Feray, Alfred Marie, Ren
Pechre, Piero Porcinai, Jean Trouvelot.
17
Cfr. D. PASOLINI DALLONDA, Restauro del verde storico nella pianificazione del territorio, in Ministero per i Beni
Culturali e Ambientali Ufficio Studi, Tutela dei giardini storici. Bilanci e prospettive, (a cura di V. Cazzato), Roma,
Arti Grafiche NEMI, 1989, pp. 64-65, ripreso dal bollettino di Italia Nostra, 128, 1975, pp. 33-40..
18
Ivi, p. 68.

4
paesaggi culturali; la creazione nelle soprintendenze di ruoli per architetti paesaggisti ed esperti in
materia di giardini storici; l'istituzione di corsi e relativi diplomi per specializzazione in architettura
del giardino e del paesaggio; la formazione di corsi professionali per giardinieri; l'adozione di
misure di esenzione fiscale a favore dei proprietari privati per la manutenzione e la conservazione
dei loro giardini19.
Sempre al convegno di Firenze del 1981 intervenne Pechre, che illustr la sua posizione con i
suoi Prolegomeni a una Carta dei giardini storici, e col confermare lintenzione di arrivare ad un
insieme di principi per la conservazione, il restauro e il ripristino dei giardini storici 20. Un
documento che, in previsione della redazione della Carta, irrit profondamente gli italiani presenti.
Tra gli altri Marco Dezzi Bardeschi, il quale riconobbe in quella proposta e nel termine ripristino
uno sconcertante ulteriore grimaldello per incoraggiare nuovi interventi di manomissione del
delicato patrimonio del verde storico. Mentre infatti la nuova cultura italiana della conservazione si
impegnava, sia pur faticosamente e non senza persistenti dilacerazioni di scuole, a chiudere i conti
con la non brillante storia del restauro, esprimendosi ormai con chiarezza contro tutte quelle prese
di posizione teoretiche storiche e non che avevano preteso di eludere lobiettivo fondamentale e
prioritario della permanenza del monumento-documento, considerato nella sua singolarit e
irripetibilit di testimonianza artistica e storica; mentre di conseguenza si attuava una storica
revisione dellambiguo ambito disciplinare del restauro espungendo di conseguenza da esso, nel
nome della permanenza (restaurare conservare) sia ogni soggettivo desiderio di
remozione/selezione di parti (magari per ricostruire il presunto testo critico originario), sia ogni
ulteriore apporto progettuale o comunque di diversa riscrittura del testo (e con ci dunque di fatto
ogni disinvolta tendenza alla ri-creazione) contrapponendo invece il dovere elementare della
concreta salvaguardia della materia segnata ricevuta in eredit dalla Storia, ecco con quella
inopportuna Carta franco-belga improvvisamente riprendevano consistenza antichi e ben noti
pregiudizi [] e in effetti, con un paradossale salto allindietro di quasi un secolo e mezzo, proprio
per tardivo omaggio alla grande persistente tradizione francese del restauro/ripristino stilistico, il
documento mostrava di attestarsi con fin troppa esplicita affinit ideologica su posizioni
culturalmente non pi proponibili, riducendo dapprima la materia dei giardini ad astratta immagine,
con totale indifferenza ai fattori fisici, e perseguendo poi di questi ultimi una tranquilla
manipolazione-riproduzione sotto il ben noto falso obiettivo della riproduzione analogica 21.
Si giunse quindi alla redazione della Carta che, comunque, dopo molte vivaci discussioni, previde
allarticolo nove una scala di interventi differenziati, che andavano dalla manutenzione, alla
conservazione, al restauro, e infine al ripristino che si pu eventualmente raccomandare. Il testo
della Carta formulata dal Comitato ICOMOS-IFLA non soddisfece il gruppo italiano che, qualche
mese pi tardi, si riun nuovamente a Firenze presso lAccademia delle Arti del Disegno, dove fu
elaborata una Carta italiana per il restauro dei giardini storici volta al restauro conservativo e
preventivo. Entrambe le Carte si riferirono alla Carta internazionale del restauro di Venezia del
1964, ma con asserzioni distanti tra loro. Al primo articolo della Carta del Comitato ICOMOSIFLA si poteva leggere che il giardino storico una composizione architettonica e vegetale, dove
gli elementi rilevanti sono definiti dai suoi caratteri formali: la sua pianta e i differenti profili del
terreno, le sue masse vegetali: le loro specie, i loro volumi, il loro gioco di colori, le loro spaziature,
le loro altezze rispettive; i suoi elementi costruttivi e decorativi; le acque in movimento o stagnanti,

19

P.F. BAGATTI VALSECCHI, Situation actuelle des jardins historiques en Italie, in Il giardino storico. Protezione e
restauro, (a cura di P.F. Bagatti Valsecchi), Firenze, Ufficio Editoriale Regione Toscana, 1987, pp. 21-28.
20
R. PECHRE, Prolegomini a una Carta dei giardini storici, in Ministero per i Beni Culturali e Ambientali Ufficio
Studi, Tutela dei giardini storici. Bilanci e prospettive, (a cura di V. Cazzato), Roma, Arti Grafiche NEMI, 1989, p.
100.
21
M. DEZZI BARDESCHI, La Carta dei giardini storici otto anni dopo, in Ministero per i Beni Culturali e Ambientali
Ufficio Studi, Tutela dei giardini storici. Bilanci e prospettive, (a cura di V. Cazzato), Roma, Arti Grafiche NEMI,
1989, p. 196.

5
che riflettono il cielo 22. Il giardino storico come espressione dello stretto rapporto tra civilt e
natura, e immagine idealizzata del mondo23, veniva trascurato per la sua concretezza materica.
Invece, per la coeva Carta italiana risultava fondamentale proprio linsieme polimaterico del
giardino, il quale come artefatto materiale, costituisce un unicum, limitato, peribile, irripetebile,
che ha un proprio processo di sviluppo, una propria storia, (nascita, crescita, mutazione,
degrado)24. Una notevole differenza rispetto allinteresse storico o artistico, al luogo tranquillo
che favorisce il contatto, il silenzio e lascolto della natura, espresso dalla Carta ICOMOS-IFLA25.
Per quanto riguarda gli interventi ammissibili, il suo restauro dovr rispettare il complessivo
processo storico, perch tale processo materializza levoluzione della struttura e delle
configurazioni assunte nel tempo. Pertanto ogni operazione che tendesse a privilegiare una singola
fase assunta in un certo periodo storico e a ricrearla ex novo, a spese delle fasi successive,
comporterebbe una sottrazione di risorse e risulterebbe riduttiva e decisamente antistorica.
Lintervento di restauro perci dovr identificarsi con un intervento di conservazione, e tale
obiettivo dovr essere conseguito e garantito nel tempo attraverso un processo di continua,
programmata, tempestiva manutenzione 26. Posizione che si differenziava sostanzialmente
dallenunciato nella Carta ICOMOS-IFLA, per la quale era ammissibile, sia pure
eccezionalmente il ripristino, ovvero la riproposta di un assetto formale del passato quando il
degrado o il deperimento di alcune parti lo giustifichino 27.
Sulluso, la tutela e la valorizzazione del giardino storico le due carte conversero, ed entrambe
sollecitarono la conoscenza, linventariazione, luso non distruttivo del manufatto, definito in base
a un esame dei suoi caratteri, lacquisizione del suo valore alla coscienza collettiva attraverso
attivit di valorizzazione e di didattica, la salvaguardia dellunitariet del complesso, formato da
giardino, edifici e arredi e del suo rapporto con il contesto paesistico, il collegamento con gli
strumenti della pianificazione territoriale 28.
I GIARDINI STORICI DOPO LA CARTA DI FIRENZE
In occasione del convegno Il giardino come labirinto della storia tenuto a Palermo nel 1984,
intervenne Lionello Puppi per ribadire che per affrontare il progetto di un restauro di un giardino
non si possono tollerare limprovvisazione e larbitrio, e che il rigore culturale, la cura
filologica, e la competenza storica erano indispensabili, altrimenti rischiamo danni ancora pi
gravi di quelli prodotti dalla speculazione urbana e territoriale 29. Lesercizio della disciplina storica
era determinante per procedere ad un intervento in un giardino storico perch fragile, effimero,
deperibile, il giardino dal punto di vista storico e filologico in quanto testo leggibile e
decifrabile in quel somigliare solo a s stesso, chiede di essere, innanzi tutto, e quasi sempre,
idealmente restituito e ricomposto30. Contemporaneamente, assieme a storici dellarte come
Lionello Puppi, si fecero avanti altri operatori di campi diversi, e senza una specifica competenza
nel campo della conservazione dei beni culturali, Da quegli anni, botanici, agronomi, naturalisti e
geologi iniziarono a fornire importanti contributi metodologici, e utili riflessioni proprie al loro
campo specifico. Tra questi Patrizio Giulini nel convegno da lui curato Uso pubblico del giardino
storico. Problemi di conservazione, restauro e gestione del parco storico acquisito tenuto a

22

Articolo 4 Carta ICOMOS-IFLA.


Articolo 5 Carta ICOMOS-IFLA.
24
Articolo 1 Carta Italiana.
25
Articolo 19 Carta ICOMOS-IFLA.
26
Articolo 2 Carta italiana.
27
Articolo 16 Carta ICOMOS-IFLA.
28
L. SCAZZOSI, Il giardino opera aperta. La conservazione delle architetture vegetali, Firenze, Alinea, 1993, p. 40.
29
L. PUPPI, Il giardino come labirinto della storia, in Il giardino come labirinto della storia, (atti convegno), Palermo,
Zangarastampa, 1987, p. 19.
30
Ibidem.
23

6
Castelfranco Veneto nel luglio del 1986 31, ed ancora Carlo Maria Marinoni con lintervento su Le
alberature nel parco storico al convegno Flormart della Fiera di Padova del 198732.
Intanto nel 1983, a seguito della ratifica della "Carta di Firenze" da parte dell'assemblea generale
dell'ICOMOS, il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali aveva ritenuto opportuno di costituire
un Comitato nazionale per lo studio e la conservazione dei giardini storici ad imitazione di quello
allora operante in Spagna 33. Dal 1983 al 1986 il Comitato stato presieduto da Isa Belli Barsali, nel
1986 le successe Rosario Assunto, al quale subentr dal 1993 Pierfausto Bagatti Valsecchi. Nel
2004 il Comitato stato rinnovato con la presidenza di Marcello Fagiolo. Il Comitato aveva il
compito di compilare una mappa dei giardini storici italiani, promuovere ricerche e studi sulla storia
e sulla conservazione dei giardini, contribuire alla formazione di tecnici e di maestranze nel settore,
e attivare iniziative culturali. Fra i lavori del Comitato si possono ricordare la scheda per il
censimento dei giardini demaniali in consegna alle soprintendenze, e varie pubblicazioni prodotte
tramite l'Ufficio Studi del Ministero tra le quali:
- Tutela dei giardini storici. Bilanci e prospettive, (a cura di V. Cazzato), Roma 1989.
- Ricerca sul lessico di parchi e giardini, (a cura di P. Roccasecca), Roma 1990.
- Ville, parchi e giardini. Per un atlante del patrimonio vincolato, (a cura di V. Cazzato), Roma
1992.
- La memoria, il tempo, la storia nel giardino italiano fra 800 e 900, (a cura di V. Cazzato), Roma
1999.
- Capitolato Speciale d'Appalto per il Restauro e la Manutenzione dei Parchi e Giardini Storici.
Bozza per la sperimentazione ad uso degli istituti periferici del Ministero per i beni e le attivit
culturali, (a cura di C. Guarino), Napoli, 2002.
- Ville e giardini italiani. I disegni di architetti e paesaggisti dell'American Academy in Rome, (a
cura di V. Cazzato), Roma, 2004.
Il volume del 1989, Tutela dei giardini storici. Bilanci e prospettive, fu particolarmente stimolante
nel capitolo sulle attuali linee di tendenza e orientamenti metodologici. Vi furono inseriti i
contributi dei pi apprezzati docenti di restauro delle universit italiane. Tra questi Amedeo Bellini,
Renato Bonelli, Giovanni Carbonara, Marco Dezzi Bardeschi, Francesco Gurrieri, Mari Manieri
Elia, Pietro Petraroia, Giovanni Pirrone, e Maurizio Boriani con Lionella Scazzosi. Docenti di
chiara fama ma impegnati, a parte alcuni, per la prima volta sul tema del restauro dei giardini, e in
particolare quello del restauro della loro materia vegetale. Renato Bonelli, fedele al dettato della
Teoria del restauro di Cesare Brandi, ponder la difficolt di una corretta definizione del giardino
storico considerato quale materia vivente e forma mutevole che sviluppa nel tempo, come unit di
natura e cultura, e rilev la sostanziale differenza fra la materia costitutiva dellopera artistica
rispettivamente usata nei monumenti architettonici e nel giardino storico. Nel giardino si trattava di
materia viva, sostituibile, tanto da rendere persino possibile il ripristino o la ricostruzione generale
e totale, se condotta sulla guida di una sicura, precisa e completa documentazione. Ma se il primo
assioma della Teoria del restauro di Brandi stabilisce lincontestabile principio che si restaura solo
la materia dellopera darte, diversamente, nel campo dei giardini storici, il restauro e la
manutenzione non consistono solamente nel mantenere e rinvigorire la materia che concretizza
limmagine, e cio le essenze materiche originarie (o le altre posteriormente inserite), ma
richiedono la loro completa o parziale sostituzione. Per questo il giardino restaurato o
semplicemente mantenuto secondo tali metodi, perde inevitabilmente il proprio carattere di
autenticit ed originalit, e di conseguenza diventa gradatamente una copia, una riproduzione della
forma assunta allinizio. La materia dinamica del giardino, la sua appartenenza alla vita vegetale
31

Cfr. Uso pubblico del giardino storico. Problemi di conservazione, restauro e gestione del parco storico acquisito,
(atti convegno a cura di P. Giulini), Padova, Provincia di Padova, 1990.
32
C.M. MARINONI, Metodiche operative nel restauro conservativo di parchi e giardini storici, (atti convegno a cura di
F. Maniero), in Linformatore agrario, Verona, XLIV, 1988.
33
Liniziativa fu presa dallallora giovane funzionario dellUfficio Studi Vincenzo Cazzato che col direttore generale
Italo Carlo Angle ne ebbe autorizzazione dal ministro Nicola Vernacola.

7
lo portava ad ammettere che il giardino possa mutare aspetto, e quindi alterare, convertire e
trasformare la propria immagine figurata, senza per questo cambiare qualificazione formale,
carattere linguistico e valore artistico; e ci inammissibile. In armonia con la cultura storicocritica, il giardino storico pu essere definito opera darte, che perci, in quanto tale, non pu
assumere il carattere di un oggetto mutevole, figuralmente polivalente secondo apparenze
provvisorie e precarie, poich esso non vive nel tempo, dato che la sua immagine un eterno
presente; per questi motivi la sua forma una soltanto e la sua materia non pu essere rinnovata 34.
La cultura italiana pi accademica, che aveva fatto propri gli indirizzi metodologici di Brandi, era
sconcertata nel vedere applicato il termine restauro ai giardini storici, e pi specificatamente alla
loro componente vegetale. Dopo Bonelli, anche Pietro Petraroia ritenne che il giardino non
assimilabile ad unopera darte, con la conseguenza che il giardino sembra potersi restaurare solo
nella sua immagine, non nella sua materia, almeno per quanto attiene alle sue parti viventi:
conclusione che si pone agli antipodi di quella raggiunta da Brandi in relazione alle opere darte 35.
Ugualmente intervenne Giovanni Carbonara che, nel riprendere i punti di vista di Bonelli e
Petraroia, concord che non si pu parlare di restauro nel caso dei giardini n in quanto vivente,
n in quanto arte lopera pu quindi essere restituita operando in termini di restauro, e, tantomeno,
in termini di conservazione 36. Infatti nella maggior parte dei casi si tratter di intervenire su copie
o reinterpretazioni, con nuove produzioni e riproduzioni; operazione lecita stante il fatto che non si
tratter pi, in effetti, di restauro, ma di qualche altra cosa, pur socialmente, didatticamente od
artisticamente meritoria. N risulta corretto caricare la parola copia di significati negativi, come d i
falso mancando in essa lintenzionalit dingannare37. Comunque consapevole delle conseguenze
operative che derivavano da queste prese di posizione, Carbonara propose un nuovo indirizzo
metodologico per riconoscere un valore documentario ad una materia, quella vegetale, che non
poteva essere riconosciuta opera darte originale: potremmo quindi concludere in favore duna
concezione critica del restauro dei giardini storici, vista sotto la prevalente, anche se non assoluta
istanza della storicit: vuoi per lo stato di rudere che molti giardini oggi hanno assunto, vuoi per la
loro condizione di copie o di espressioni di letteratura paesaggistica o architettonica del verde,
non pi certo opere darte originali 38.
Considerazioni utili quanto autorevoli quelle offerte da Bonelli, Petraroia, Carbonara e degli altri
docenti universitari che, se non vennero apertamente contestate, si smorzarono con lesercizio del
restauro vero e proprio del giardino storico e delle sue componenti materiche. Ne fanno fede i
contributi presentati ai convegni tenuti in Italia a partire dal 1985, e a cui parteciparono tecnici ed
esperti di ogni settore del restauro. La prima grande occasione di un dibattito sul restauro del
giardino storico fu offerta a Roma, appunto nel 1985, dallcole Franaise e dalla Soprintendenza
Archeologica su Gli Orti Farnesiani sul Palatino. Suddiviso nelle sezioni dellarcheologia e della
cultura antiquaria; delle fabbriche e della sistemazione del giardino; della tutela, della
conservazione e del restauro, ebbe 42 relazioni documentate dagli atti39. Sul tema della
conservazione si distinsero quelle di Franco Bruno attento ai termini con cui, allora, si dibatteva sul

34

R. BONELLI, Giardini storici: necessit di una teoria, in Ministero per i Beni Culturali e Ambientali Ufficio Studi,
Tutela dei giardini storici. Bilanci e prospettive, (a cura di V. Cazzato), Roma, Arti Grafiche NEMI, 1989, pp. 178-183.
35
P. PETRAROIA, Riflessioni sul restauro dei giardini storici, in Ministero per i Beni Culturali e Ambientali Ufficio
Studi, Tutela dei giardini storici. Bilanci e prospettive, (a cura di V. Cazzato), Roma, Arti Grafiche NEMI, 1989, p.
176.
36
G. CARBONARA, Problemi di restauro dei giardini storico-artistici, in Ministero per i Beni Culturali e Ambientali
Ufficio Studi, Tutela dei giardini storici. Bilanci e prospettive, (a cura di V. Cazzato), Roma, Arti Grafiche NEMI,
1989, p. 185.
37
Ivi, p. 192.
38
Ivi, p. 187.
39
cole Franoise de Roma Soprintendenza archeologica di Roma, Gli Orti Farnesiani sul Palatino, (atti convegno a
cura di G. Morganti), Roma, Scuola Tipografica San Pio X, 1990, pp. 1-947.

8
restauro della componente vegetale 40; di Marco Quattrocchi sulla morfologia degli impianti e
sullorganizzazione spaziale dei giardini romani del Cinquecento in cui venivano suggeriti
interventi di ripristino per alcuni casi specifici 41; di Giulia Caneva sulla crescita delle radici della
vegetazione e sui danni provocata da queste nelle strutture della Domus Tiberiana 42; di Giuseppe
Morganti con la messa a punto di un programma articolato teso al recupero delle virtualit
espressive latenti nellattuale stratificato palinsesto degli Orti farnesiani 43.
Nel 1989 fu la volta del convegno Boboli 90 organizzato a Firenze presso lAccademia delle Arti
del Disegno, e finalizzato alla salvaguardia e alla valorizzazione dei giardini. Anche questa volta i
lavori furono suddivisi in sessioni dedicate alla storia dellarte, biologia, vita e uso del giardino,
architettura e idraulica, archeologia, e conservazione. Venne confermata linterdisciplinariet degli
studi sul giardino, e tra le 62 relazioni che appaiono negli atti fanno testo per la conservazione
quelle di Francesco Pantani sulle deposizioni acide in Toscana44; di Pietro Tiano sulla vegetazione
infestante e la sua influenza sulla conservazione del patrimonio monumentale 45; di Franco Piacenti
sui problemi della conservazione delle opere in pietra allaperto 46; e di Annamaria Giusti sui
restauri delle statue di Boboli47.
A questi due memorabili convegni fecero seguito quelli organizzati dal Comitato nazionale per
la conservazione e lo studio dei giardini storici, che hanno costituito una sorta di bilancio periodico
e nazionale di come si intendeva e si provvedeva al restauro dei giardini in Italia. Di volta in volta,
furono invitate le soprintendenze a presentare i loro progetti in questo settore. Il primo convegno
ministeriale fu tenuto a Maratea sul tema dei "Parchi e giardini storici. Conoscenza, tutela e
valorizzazione" con una mostra aperta nella Certosa di Padula nel 1991 48. A queste manifestazioni
segu nell'anno seguente un analogo convegno con mostra nella Villa Reale di Monza 49. Nel 1993, il
terzo convegno divenne internazionale per avere accolto il confronto con numerosi operatori
stranieri. Questo si tenne a Pompei con oggetto i "Paesaggi e giardini del Mediterraneo" 50 mentre,
nel 1994, stata la volta del castello di Racconigi ad ospitare il convegno dedicato a "I giardini del

40

F. BRUNO, Restauro e manutenzione del verde antico, in cole Franoise de Roma Soprintendenza archeologica di
Roma, Gli Orti Farnesiani sul Palatino, (atti convegno a cura di G. Morganti), Roma, Scuola Tipografica San Pio X,
1990, p. 653.
41
M. QUATTROCCHI, Morfologia degli impianti e organizzazione spaziale nei giardini romani del Cinquecento, in
cole Franoise de Roma Soprintendenza archeologica di Roma, Gli Orti Farnesiani sul Palatino, (atti convegno a
cura di G. Morganti), Roma, Scuola Tipografica San Pio X, 1990, p. 684-685.
42
G. CANEVA, Gli Orti farnesiani e la loro vegetazione, in cole Franoise de Roma Soprintendenza archeologica di
Roma, Gli Orti Farnesiani sul Palatino, (atti convegno a cura di G. Morganti), Roma, Scuola Tipografica San Pio X,
1990, pp. 687-719.
43
G. MORGANTI, Orti farnesiani: progetto o destino?, in cole Franoise de Roma Soprintendenza archeologica di
Roma, Gli Orti Farnesiani sul Palatino, (atti convegno a cura di G. Morganti), Roma, Scuola Tipografica San Pio X,
1990, p. 905.
44
F. PANTANI, Deposizioni acide in Toscana: recenti acquisizioni, in Boboli 90, (atti convegno a cura di C. Acidini
Luchinat e E. Garbero Zorzi), Firenze, Edifir, 1991, II, pp. 695-690.
45
P. TIANO, La vegetazione infestante del Giardino di Boboli e la sua influenza sulla conservazione del patrimonio
monumentale, in Boboli 90, (atti convegno a cura di C. Acidini Luchinat e E. Garbero Zorzi), Firenze, Edifir, 1991, II,
pp. 691-698.
46
F. PIACENTI, La conservazione delle opere in pietra allaperto: le pietre di Boboli, in Boboli 90, (atti convegno a cura
di C. Acidini Luchinat e E. Garbero Zorzi), Firenze, Edifir, 1991, II, pp. 699-706.
47
A. GIUSTI, Le statue di Boboli tra restauri passati e conservazione, in Boboli 90, (atti convegno a cura di C. Acidini
Luchinat e E. Garbero Zorzi), Firenze, Edifir, 1991, II, pp. 707-715.
48
Di questo primo convegno non sono stati pubblicati gli atti, ma rimane il catalogo della mostra: Ministero per i Beni
Culturali e Ambientali, Parchi giardini storici, conoscenza, tutela e valorizzazione, (cat. mostra), Roma, De Luca
Editori, 1991.
49
Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Parchi e Giardini Storici, Parchi letterari. Conoscenza, tutela e
valorizzazione, (atti convegno), Monza, E.Bi Arti Grafiche, 1992 (con 73 relazioni registrate).
50
Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Parchi e Giardini Storici, parchi Letterari. Conoscenza, tutela e
valorizzazione. Paesaggi e Giardini del Mediterraneo, (atti convegno), Salerno, GRG. Tipolitografia, 1993 (con 100
relazioni registrate in tre volumi).

9
Principe"51. Nel 1998, segu il quinto convegno sugli "Artifici d'acque e giardini. La cultura delle
grotte e dei ninfei in Italia e in Europa" organizzato a Firenze e a Lucca, che ha portato alla
pubblicazione di un censimento delle grotte e dei ninfei italiani 52.
L'ultimo convegno, di particolare rilievo, si tenuto a Napoli e a Caserta nell'anno 2000 sul tema
"Il governo dei giardini e dei parchi storici. Restauro, manutenzione, gestione" 53. Un tema tecnico e
pratico affrontato con grande impegno, dove ad una arretratezza della situazione reale e ai pericoli
insiti in una scarsa capacit o possibilit di intervento puntuale, tempestivo, professionalmente
adeguato, si rispondeva spesso con una elaborazione teorica di notevole vastit e una ampiezza di
discussione certamente positiva, ma talvolta non scevra di sconfinamenti vagamente accademici 54.
Tra gli interventi di maggiore interesse registrati al Convegno di Napoli si ebbero quelli di Guido
Gullo sul restauro del Real Bosco di Capodimonte55; di Francesco Canestrini56, Maria Rosaria
Iacono57 e Anna Capuano58 sui restauri condotti nel parco di Caserta gravemente danneggiato da un
violento nubifragio che, nel 1997, aveva provocato la caduta di alberi secolari in prossimit del
Bagno di Venere. Ed ancora gli interventi di Giuseppe Rallo sulla complessit nella conservazione
del giardino59; di Cristina Masetti e Federico Fontana sul restauro del parco di Villa della Regina a
Torino60; di Massimo Iori sul recupero e sullintegrazione del patrimonio vegetale del Parco Ducale
di Parma61; di Ermenegildo Spagnolli sul progetto di ricostruzione del giardino di Colorno
avvenuto con modalit che sarebbe piaciute molto a Pechre 62; di Isabella Pasquini Barisi e

51

Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, I Giardini del Principe. IV Convegno Internazionale. Parchi e giardini
storici, parchi letterari, (atti convegno), Racconigi, Lartistica Savigliano, 1994 (con 91 relazioni registrate in tre
volumi).
52
Atlante delle grotte e dei ninfei in Italia. Toscana, Lazio, Italia Meridionale e Isole, (a cura di V. Cazzato, M.
Fagiolo, M.A. Giusti), Milano, Electa, 2001; Atlante delle grotte e dei ninfei in Italia. Italia Settentrionale, Umbria e
Marche, (a cura di V. Cazzato, M. Fagiolo, M.A. Giusti), Milano, Electa, 2002;
53
Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, Il governo dei giardini e dei parchi storici, restauro manutenzione
gestione, (atti convegno a cura di F. Canestrini, F. Furia, M.R. Iacono), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2001,
(con 36 relazioni registrate).
54
P.F. BAGATTI VALSECCHI, Introduzione, in Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, Il governo dei giardini e dei
parchi storici, restauro manutenzione gestione, (atti convegno a cura di F. Canestrini, F. Furia, M.R. Iacono), Napoli,
Edizioni Scientifiche Italiane, 2001, p. 17.
55
G. GULLO, Il Real Bosco di Capodimonte, in Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, Il governo dei giardini e dei
parchi storici, restauro manutenzione gestione, (atti convegno a cura di F. Canestrini, F. Furia, M.R. Iacono), Napoli,
Edizioni Scientifiche Italiane, 2001, pp. 29-35.
56
F. CANESTRINI, Il parco ed il Giardino Inglese della Reggia di Caserta, in Ministero per i Beni e le Attivit Culturali,
Il governo dei giardini e dei parchi storici, restauro manutenzione gestione, (atti convegno a cura di F. Canestrini, F.
Furia, M.R. Iacono), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2001, pp. 44-52.
57
M.R. IACONO, Analisi storica, in Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, Il governo dei giardini e dei parchi
storici, restauro manutenzione gestione, (atti convegno a cura di F. Canestrini, F. Furia, M.R. Iacono), Napoli, Edizioni
Scientifiche Italiane, 2001, pp. 53-64.
58
A. CAPUANO, Il restauro dei giardini della Castelluccia nel Parco Reale di Caserta, in Ministero per i Beni e le
Attivit Culturali, Il governo dei giardini e dei parchi storici, restauro manutenzione gestione, (atti convegno a cura di
F. Canestrini, F. Furia, M.R. Iacono), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2001, pp. 73-81.
59
G. RALLO, Conservare per restituire complessit al giardino: alcuni esempi italiani, in Ministero per i Beni e le
Attivit Culturali, Il governo dei giardini e dei parchi storici, restauro manutenzione gestione, (atti convegno a cura di
F. Canestrini, F. Furia, M.R. Iacono), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2001, pp. 127-144.
60
C. MASETTI, F. FONTANA, Villa della Regina a Torino. Il restauro del giardino e del parco, in Ministero per i Beni e
le Attivit Culturali, Il governo dei giardini e dei parchi storici, restauro manutenzione gestione, (atti convegno a cura
di F. Canestrini, F. Furia, M.R. Iacono), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2001, pp. 149-159.
61
M. IORI, Il parco ducale di Parma, in Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, Il governo dei giardini e dei parchi
storici, restauro manutenzione gestione, (atti convegno a cura di F. Canestrini, F. Furia, M.R. Iacono), Napoli, Edizioni
Scientifiche Italiane, 2001, pp. 160-169.
62
E. SPAGNOLLI, Il restauro del parco ducale di Colorno, in Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, Il governo dei
giardini e dei parchi storici, restauro manutenzione gestione, (atti convegno a cura di F. Canestrini, F. Furia, M.R.
Iacono), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2001, pp.170-177.

10
Leonardo Lombardi sul restauro delle fontane sonore di Villa dEste a Tivoli63; di Stefano Gizzi e
Sonia Bruno sui problemi di restauro del verde nel parco archeologico di Villa Adriana a Tivoli 64;
di Mirella Di Giovane sui restauri al parco della Caffarella e ai Giardini Segreti di Villa Borghese a
Roma65; di Mirella Macera sulla gestione e valorizzazione dei giardini del castello di Racconigi e
della Venaria Reale in Piemonte66.
Altri convegni di cui rimangono utili testimonianze scritte sono stati quelli de Il restauro del
giardino paesaggistico curato da Mariapia Cunico e Giuseppe Rallo a Villa Pisani a Stra nel 1995
per conto della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Veneto Orientale e dal
Dipartimento di Progettazione Architettonica dellIstituto Universitario di Venezia 67; sulle
Metodologie di studio per i giardini storici voluto a San Quirico dOrcia dalla Societ Botanica
Italiana nel 1999 e curato da Paolo Grossoni68; de Il restauro del giardino storico. Metodologie per
la conoscenza e strumenti operativi per gli interventi di conservazione disposto dal CNR,
Consiglio Nazionale delle Ricerche, nel 2000 a Roma e curato da Marco Devecchi e Francesca
Mazzino 69.
Negli stessi anni, contemporaneamente ai progetti e agli interventi di restauro documentati negli
atti dei convegni, veniva pubblicata una consistente serie di altri testi sul restauro dei giardini. Alla
conservazione delle architetture vegetali, nel 1993, Lionella Scazzosi dedicava il volume Il giardino
opera aperta, dove individuava come nodo centrale di un progetto di conservazione lincontro fra
caratteri del manufatto, funzioni attribuibili, allestimento del palinsesto che dovevano costituire la
finalit con cui il progetto dovrebbe di volta in volta fornire soluzione 70. Anche Giovanni
Carbonara destin un capitolo al restauro del giardino storico nel suo fondamentale Restauro
Architettonico del 1996, in cui riconobbe validi i criteri conservativi del restauro criticamente
inteso71. Infatti il rispetto dellautenticit storica del giardino deve comportare il mantenimento
delle modifiche eventualmente introdotte nel tempo, ritenute criticamente valide, ed evitare quanto
pi possibile il ripristino. Le indispensabili modifiche possono essere datate o distrutte con opere
moderne72.
Da non dimenticare inoltre come lUniversit abbia recepito lesigenza di un insegnamento
specifico nel campo del restauro dei parchi e dei giardini. Dopo i primi corsi di formazione
professionale in questo settore organizzati dallAccademia delle Arti del Disegno di Firenze per
63

I. PASQUINI BARISI, L. LOMBARDI, Il restauro delle fontane sonore di Villa dEste, in Ministero per i Beni e le
Attivit Culturali, Il governo dei giardini e dei parchi storici, restauro manutenzione gestione, (atti convegno a cura di
F. Canestrini, F. Furia, M.R. Iacono), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2001, pp. 189-199.
64
S. GIZZI, S. BRUNO, Problemi di restauro del verde nel parco archeologico di villa Adriana a Tivoli, in Ministero
per i Beni e le Attivit Culturali, Il governo dei giardini e dei parchi storici, restauro manutenzione gestione, (atti
convegno a cura di F. Canestrini, F. Furia, M.R. Iacono), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2001, pp. 247-264.
65
M. DI GIOVINE, Manutenzione ai fini della conservazione, alcune esperienze del Comune di Roma; il Parco della
Caffarella, i Giardini Segreti di Villa Borghese, in Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, Il governo dei giardini e
dei parchi storici, restauro manutenzione gestione, (atti convegno a cura di F. Canestrini, F. Furia, M.R. Iacono),
Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2001, pp. 274-279.
66
M. MACERA, Il piano operativo per lamministrazione del parco del Castello di Racconigi e le prime proposte per la
valorizzazione e la gestione dei Giardini della Venaria Reale, in Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, Il governo
dei giardini e dei parchi storici, restauro manutenzione gestione, (atti convegno a cura di F. Canestrini, F. Furia, M.R.
Iacono), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2001, pp. 301-314.
67
Il restauro del giardino paesaggistico. Teoria e tecniche di intervento, (atti convegno a cura di M. Cunico e G.
Rallo), Venezia, il Cardo Editore, 1997.
68
Archivio Italiano dellArte dei Giardini Comune di San Quirico dOrcia, Metodologie di studio per i giardini
storici, (atti convegno a cura di P. Grossoni), in Quaderni dellArchivio, 8, 2002, con interventi, tra gli altri, di Elena
Accati, Marco Devecchi, Patrizio Giulini, Paolo Grossoni, Paola Lanzara, Guido Moggi, Ettore Pacini, Andrea Ubrizsy
Savoia, Sofia Varoli Piazza, Luigi Zangheri, e Mariella Zoppi.
69
Consiglio Nazionale delle Ricerche. Progetto finalizzato Beni Culturali Giardino Storico, Il restauro del giardino
storico. Metodologie per la conoscenza e strumenti operativi per gli interventi di conservazione, (atti convegno a cura
di M. Devecchi e F. Mazzino), Roma, Flortecnica, 2002.
70
L. SCAZZOSI, op. cit., 1993, p. 263.
71
G. CARBONARA, Restauro Architettonico, Torino, UTET, 1996, III, p. 549.
72
Ivi, p. 554.

11
conto della Regione Toscana nel 1994 e 1996 73, nelle Universit sono stati attivati corsi regolari di
Storia del giardino e del paesaggio dal 1997, e dal 2002 di Restauro di parchi e giardini storici,
non pi soltanto nelle Scuole di specializzazione in architettura del paesaggio e nei Master in
paesaggistica. Per questo nuovo ambito disciplinare sono stati editi i volumi di Maria Chiara
Pozzana Materia e cultura dei giardini storici. Conservazione, restauro e manutenzione nel 199974;
Francesco Gurrieri e Filippo Nobili, Prime nozioni istituzionali per il restauro dei parchi e dei
giardini storici nel 200375, e di Maria Adriana Giusti Restauro dei giardini teoria e storia nel
200476.
Inoltre sono stati oggetto di pubblicazione i progetti di restauro di importanti giardini a partire da
quello di Pratolino, che si sono offerti, dopo le molte enunciazioni teoriche, come una traccia
pratica e metodologica da seguire e su cui meditare. Risale al 1985 il volume Il ritorno di Pan.
Ricerche e progetti per il futuro di Pratolino77 illustrante gli studi condotti da Giuliana Campioni,
Claudio Cantella, Marco Dezzi Bardeschi, Guido Ferrara, Romano Gellini, Paolo Grossoni,
Salvatore Lentini, Luigi Zangheri, che si impose allattenzione internazionale per il metodo con cui
erano stati eseguiti. Studi che riguardavano il degrado riscontrato in quel parco, la conservazione
delle fabbriche e dei manufatti, del muro perimetrale, e per la conservazione del suo ambiente
naturale. Utile complemento alle relazioni di questi studi fu ritenuto utile pubblicare la descrizione
analitica degli interventi e il preventivo della spesa relativa. Sempre concernente Pratolino fu edito
nel 1988 il volume Risveglio di un colosso. Il restauro dellAppennino del Giambologna78, dove
vennero partecipati i dati emersi nelle indagini archeologiche, sulle decorazioni ritrovate, sulle
canalizzazioni ipogee, di carattere mineralogico-petrografico, i rilievi e la fotogrammetria, le analisi
chimico-fisiche sulle malte del complesso, con infine il progetto di conservazione di quel
monumento. Ancora, nel 1999, Giuseppe Rallo riferiva con unapposita monografia del suo
progetto di restauro per il castelletto neogotico del Belvedere a Mirano 79.
Contestualmente sono apparsi numerosi articoli su riviste specializzate, che testimoniavano
anchessi dellavanzamento degli studi in questo settore. In particolare nella rivista ANAKH
diretta da Marco Dezzi Bardeschi, dove nel n. 3 del settembre 1993 intervennero Amedeo Bellini
con il saggio Visitare i monumenti prima che arrivi il FAI?80, Maurizio Boriani con Sedici
regole per la conservazione di un parco81, e Giulio Pane con Come si restaura unopera di
Gaud82. Saggi molto polemici sugli esiti di alcuni restauri di quegli anni. Cos il n. 7 del 1996 di

73

Regione Toscana Giunta Regionale, Percorsi Formativi. Sperimentazioni. Restauro di Giardini e Parchi Storici per
Architetti, Firenze, Centro Stampa Giunta Regionale, 1996; Provincia di Firenze, Assessorato alla Cultura e Villa
Demidoff, Nuovi progetti per Pratolino, Firenze, 1997.
74
M.C. POZZANA, Materia e cultura dei giardini storici. Conservazione restauro manutenzione, Firenze, Alinea, 1989,
a cui ha fatto seguito il volume Giardini storici: principi e tecniche della conservazione, Firenze, Alinea, 1996.
75
F. GURRIERI, F, NOBILI, Prime nozioni istituzionali per il restauro dei parchi e dei giardini storici, Firenze, Alinea,
2003.
76
M.A. GIUSTI, Restauro dei giardini, teorie e storia, Firenze, Alinea, 2004.
77
Provincia di Firenze, Il ritorno di Pan. Ricerche e progetti per il futuro di Pratolino, (cat. mostra a cura di M. Dezzi
Bardeschi), Firenze, Alinea, 1985.
78
Risveglio di un colosso. Il restauro dellAppennino del Giambologna, Firenze, Alinari, 1988.
79
M. LEVORATO, G. RALLO, Torre e grotta: dal mito al giardino. Il Belvedere di Mirano, Venezia, Marsilio, 1999.
80
A. BELLINI, Visitare i monumenti prima che arrivi il FAI?, in ANAKH Cultura, storia e tecniche della
conservazione, 3, 1993, pp. 42-54 con allegate schede critiche sui lavori allAbbazia di San Fruttuoso a Capodimonte
(La Spezia), e Villa e giardino Dalla Porta-Bozzolo a Casalzuigno (Varese).
81
M. BORIANI, Sedici regole per la conservazione di un parco, in ANAKH Cultura, storia e tecniche della
conservazione, 3, 1993, pp. 54-65 con allegate schede critiche su il Sacro Bosco di Vicino Orsini a Bomarzo (Viterbo);
il giardino prospettico del palazzo Bettoni Cazzago a Gargnano (Brescia); il parco Borromeo Arese a Cesano Maderno
(Milano); le Dsert de Rtz a Marly (Parigi).
82
G. PANE, Come restaurare unopera di Gaud: il parco Gell a Barcellona, in ANAKH Cultura, storia e tecniche
della conservazione, 3, 1993, pp. 66-71.

12
A-LETHEIA veniva tutto dedicato al Giardino e paesaggio. Conoscenza, conservazione, progetto
con un numero unico curato da Maurizio Boriani e interventi di studiosi del Politecnico di Milano 83.
Unultima pubblicazione in tema di restauro di giardini storici che merita ricordare quella del
Capitolato speciale dappalto per il restauro e la manutenzione dei parchi e giardini storici 84,
voluta dal Ministero per i Beni e le Attivit Culturali. Un volume che ha costituito una bozza per la
sperimentazione ad uso degli istituti periferici dello stesso Ministero. Curato da Carmine Guarino,
ha restituito i lavori di una commissione che ha messo a punto la normativa generale per il restauro
dei parchi e giardini, e quella tecnica riferita al rilevamento, alle ricerche e alle analisi, ai saggi
archeologici e stratigrafici, alla qualit e provenienza dei materiali, alle categorie di lavoro e alla
manutenzione dei giardini.
DAI GIARDINI STORICI AI

PAESAGGI CULTURALI

Contemporaneamente al dibattito tutto italiano sul giardino storico, in campo


internazionale venivano precisate le procedure di selezione dei beni culturali e naturali, quelli dal
valore universale eccezionale, che avrebbero potuto figurare nella World Heritage List in base alla
Convenzione del patrimonio mondiale formulata dallUNESCO nel 1972. Una selezione fondata su
dieci criteri, di cui sei culturali e quattro naturali, che erano precisati nel testo della Convenzione e
negli Orientamenti che devono guidare ladozione della Convenzione del patrimonio mondiale. In
base a questi documenti linserimento di un bene nella World Heritage List veniva subordinata,
oltre alla dimostrazione della sua corrispondenza ad almeno uno dei criteri, alla presentazione delle
garanzie necessarie alla loro tutela a alla loro gestione, ma ancora si doveva dimostrare il valore
della loro autenticit e della loro integrit. A Nara in Giappone, nel 1994, vennero riuniti 45
specialisti della conservazione dei beni culturali rappresentanti 26 organizzazioni internazionali per
chiarire in cosa consistesse lautenticit e lintegrit nei beni da iscrivere nellelenco del patrimonio
mondiale. I convenuti, tra i quali figuravano Herb Stovel, Bernd von Droste, Ulf Bertilisson, Jukka
Jokilethto, Nobou Ito, Henry Celere, Michael Petzet, Franoise Choay, David Lowenthal e Roberto
di Stefano, stilarono il testo noto come Documento di Nara sullautenticit.
In Italia. qualche mese prima dellincontro giapponese, Roberto Di Stefano, dopo avere letto
larticolo di Raymond Lemaire Authenticit et patrimoine monumental, ritenne opportuno
sollecitare la riflessione degli studiosi sullargornento a trenta anni dalla formazione della Carta di
Venezia. A tale fine interpell Roland Silva, Michel Parent, Jean Barhlemy, Teodor Krestev,
Franco Borsi, Giovanni Carbonara, Renato De Fusco, Paolo Marconi e Mario Federico Roggero. Le
loro considerazioni, pubblicate in Restauro. Quaderni di restauro dei monumenti e di urbanistica
dei centri antichi del luglio-settembre 199485, per quanto caratterizzate da opinioni anche
contrastanti, costituirono la base di un dibattito che ebbe i suoi esiti nella giornata di studio
Autenticit e patrimonio monumentale tenuta a Napoli il 29 settembre 1994. Intervennero Franco
Borsi, Raymond Lemaire, Michel Parent, Jean Barhlemy, Giovanni Carbonara, Roberto Di
Stefano, Paolo Marconi, mentre parteciparono alla discussione Jorge O. Gazaneo, Aldo Trione,
Giuseppe Proietti, Urbano Cardarelli, Marco Dezzi Bardeschi, Michele DElia, Giuseppe Cruciani
Fabozzi, Ruggero Martines, Krzystos Pawlowski, Almerico Realfonzo, Raffaele Mormone,
Giancarlo Nuti, Andrai Roman, Amerigo Restucci, Jukka Jokilehto e Mounir Bouchenaki. I loro
interventi furono raccolti nella rivista di Di Stefano dellottobre-dicembre 1994 assieme al testo del
83

Giardino e paesaggio. Conoscenza, conservazione, progetto, (a cura di M. Boriani), numero unico di A-LETHEIA,
7, 1996, pp. 1-159 con saggi, tra gli altri, di Lionella Scazzosi, Marco Dezzi Bardeschi, Sergio Vannucci, Massimo
Venturi Ferriolo, e Alberta Cazzani.
84
Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, Capitolato Speciale dAppalto per il Restauro e la Manutenzione dei
Parchi e Giardini Storici. Bozza per la sperimentazione ad uso degli istituti periferici, (a cura di S. Barletta, A.
Capuano, C. Guarino, G. Gullo, P. Nicoletti), Napoli, Paparo Edizioni, 2002.
85
Restauro. Quaderni di restauro dei monumenti e di urbanistica dei centri antichi, XXIII, 1994, n. 129.

13
Documento di Nara86. Interventi che videro delinearsi due diverse interpretazioni del tema
dellautenticit. La prima tesa a separare lautenticit formale o estetica da quella materiale o
storica, la seconda che sosteneva lunitariet del concetto di autenticit nelle opere sempre
determinate da materia e forma.
Degli esiti del dibattito, spesso appesantito da distinguo lessicali bizantineggianti proposti da
alcuni partecipanti, si era fatto interprete Roberto Di Stefano nellincontro di Nara con affermazioni
apparentemente sorprendenti, come quando afferm che lautenticit della materia non
fondamentale87, col considerare che sarebbe sbagliato applicare uniformemente gli stessi principi
di conservazione del patrimonio culturale, perch i valori elementari che distinguono tutti gli
uomini (come la bellezza, la memoria, la tradizione, ecc.) si ordinano secondo una scala (sempre
rapportata alle necessit) differente da una civilizzazione allaltra, in funzione del grado di sviluppo.
Cosa che comporta altre difficolt per stabilire il valore del documento, o principi di conservazione
ugualmente validi per ciascun paese. Questo mostra il pericolo - nel quadro della cooperazione per
la protezione del patrimonio mondiale - di applicare i criteri propri alle nazioni pi avanzate a tutti
gli altri paesi (ivi compresi i meno sviluppati), anche per proteggere e conservare dei beni che sono
considerati da alcune culture dominanti, di un valore eccezionale e universale. Se si vuole evitare di
cadere in una sorta di colonialismo intellettuale e di prevaricare sui pi deboli e i pi poveri e se si
tiene a rispettare i tanto declamati diritti delluomo, bisogner conservare, innanzi tutto, la capacit
che hanno questi beni di fornire un giovamento spirituale alle popolazioni locali, ricche di una loro
propria civilizzazione. Sar molto pi opportuno di seguire lipotesi consistente nel formulare una
carta universale con lidentificare le posizioni comuni, accompagnate da testi complementari
corrispondenti alla realt delle diverse zone geografiche e culturali 88.
Ad ogni modo cinque furono gli articoli del Documento di Nara che chiarirono cosa si dovesse
intendere per autenticit:
Art. 9 - La conservazione del patrimonio storico in tutte le sue forme e di tutte le epoche trova la sua giustificazione
nei valori che si attribuiscono a questo patrimonio. La percezione pi esatta di questo valore dipende, tra laltro, dalla
credibilit delle fonti dinformazione relative. La loro conoscenza, comprensione, e interpretazione in rapporto alle
caratteristiche originali e successive del patrimonio costituisce il giudizio di autenticit del bene da valutare, e concerne
tanto la sua forma che la sua materia.
Art. 10 Lautenticit, cos come considerata nella Carta di Venezia, appare come il fattore qualitativo essenziale
quanto alla credibilit delle fonti di informazione disponibili. Il suo ruolo capitale in tutti gli studi scientifici,
interventi di conservazione o restauro, che nelle procedure discrizione nella lista del patrimonio mondiale o in tutti gli
altri inventari del patrimonio culturale.
Art. 11 Tanto i giudizi sul valore riconosciuto al patrimonio, che i fattori di credibilit delle fonti di informazione
possono differire da cultura a cultura, e allo stesso tempo anche in seno ad una stessa cultura. Perci escluso che i
giudizi di valore dellautenticit si basino su criteri unici. Al contrario il rispetto dovuto ad ogni singola cultura esige
che ciascuna opera sia considerata e giudicata in rapporto a criteri che caratterizzano il contesto culturale al quale essa
appartiene.
Art. 12 In conseguenza della pi grande importanza e urgenza che siano riconosciuti, in ciascuna cultura, i caratteri
specifici che si riferiscono ai valori del suo patriminio cos come alla credibilit e alla affidabilit delle fonti di
informazione che le concernano.
Art. 13 Dipendendo dalla natura del monumento o del sito e del suo contesto culturale, il giudizio sullautenticit
legato a una variet delle fonti di informazione. Queste ultime concernono la concezione e la forma, i materiali, luso e
la funzione, la tradizione e le tecniche, lubicazione e lambiente, lo spirito e il sentimento, lo stato originale e il suo
divenire storico, oltre ad altri aspetti interni o esterni. Lutilizzazione di queste fonti offre la possibilit di descrivere il
patrimonio culturale nelle sue dimensioni specifiche sul piano artistico, tecnico, storico e sociale.

Sempre nel 1994, il Comitato per il patrimonio mondiale incaric lICOMOS di verificare le
ragioni di uno squilibrio riscontrato nel suo elenco dei beni culturali e naturali. Occorreva
86

Restauro. Quaderni di restauro dei monumenti e di urbanistica dei centri antichi, XXIII, 1994, n. 130.
R. DI STEFANO, L authenticit des valeurs, in Conference de Nara sur l authenticit dans le cadre de la Convention
Du Patrimoine Mondial. Nara Japon, 1-6 novembre 1994 (a cura di Knut Einar Larsen), Paris, UNESCO-ICCROMICOMOS, 1995, p. l42.
88
Ivi, p. 145.
87

14
comprendere perch vi fossero nazioni che vantabano molti beni culturali e naturali inseriti nella
World Heritage List, mentre altre erano presenti solo marginalmente, e 50 non figuravano con alcun
bene. Allo stesso tempo, alcune categorie di beni erano ben rappresentate mentre altre erano quasi
assenti o del tutto assenti. A questo proposito lICOMOS intervenuto attraverso lanalisi di tre
quadri complementari:
- un quadro tipologico fondato sulle categorie utilizzate per la classificazione del patrimonio
culturale nelle precedenti valutazioni.
- un quadro cronologico-regionale che individuava il patrimonio culturale in funzione del tempo e
dello spazio.
- un quadro tematico che identificava le risposte dei singoli popoli al proprio ambiente culturale.
Tutto ci per perseguire un nuovo elenco del patrimonio mondiale pi rappresentativo, equilibrato
e credibile, corrispondente allidea del patrimonio culturale recepita dalle singole societ. Non per
caso venivano riconosciute le nuove categorie dei paesaggi culturali e degli itinerario culturali, e si
vista la necessit di comprendere anche gli abitati rurali, larchitettura vernacolare, quella
industriale e quella moderna col sottolineare limportanza degli aspetti materici dei beni culturali. I
paesaggi culturali appartengono alla categoria delle opere interrelate tra uomo e natura, e in questo
contesto il termine monumento si deve intendere nel senso pi largo dato dalla Carta di Venezia
non solamente delle grandi creazioni, ma anche delle opere pi modeste che hanno acquisito con il
tempo un significato culturale 89. Inoltre si considerato come tutti i beni della memoria possano
essere considerati monumento (omnia monumenta sunt quae faciunt alicuius rei recordationem).
Infatti monumenti e siti possono abbracciare lo spirito autentico di uno spazio anche se di questo
non rimangono che poche tracce materiali.
Faceva seguito, nellanno 2000, la formulazione della Convenzione europea del paesaggio che
riconosceva come il paesaggio [fosse] in ogni luogo un elemento importante della qualit della vita
delle popolazioni: nellaree urbane e nelle campagne, nei territori degradati, come in quelli di
grande qualit, nelle zone considerate eccezionali, come in quelle della vita quotidiana 90. Il termine
paesaggio veniva perci designato come una determinata parte di territorio, cos come percepita
dalle popolazioni, il cui carattere deriva dallazione di fattori naturali e/o umani e dalle loro
interrelazioni91. Nel testo della Convenzione europea del paesaggio venivano quindi affrontati i
temi della politica del paesaggio, lobiettivo di qualit paesaggistica, la salvaguardia, la gestione, e
la pianificazione dei paesaggi.
La Convenzione europea del paesaggio si dimostrava un documento di notevole rilievo perch
impegnava gli Stati membri del Consiglio dEuropa a riconoscere giuridicamente il paesaggio, ad
attuare politiche paesaggistiche volte alla protezione, alla gestione e alla pianificazione, ad avviare
procedure di partecipazione del pubblico, delle autorit competenti nella realizzazione delle
politiche paesaggistiche e ad integrare il paesaggio nelle politiche di pianificazione del territorio,
urbanistiche, e in quelle di carattere culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico.
I termini di questa politica del territorio non erano nuovi e in Italia, incredibilmente, datavano un
secolo. Dalla conferenza Dellarte dei giardini tenuta allEsposizione di Architettura di Torino nel
1890 da Antonio Caregaro Negrin92, alla fondazione del Museo del Paesaggio dovuta a d Antonio
Massara nel 190993, e al fascicolo Il giardino italiano pubblicato da Maria Pasolini Ponti nel
191594, le maggiori preoccupazioni degli operatori italiani nel campo del giardino e del paesaggio
erano state quelle di far comprendere come il giardino dovesse essere correlato con labitazione, e
89

Articolo 1 della Carta di Venezia del 1964.


Cfr. il preambolo della Convenzione europea del paesaggio.
91
Articolo 1 della Convenzione europea del paesaggio.
92
Il testo della conferenza stato pubblicato in L Esposizione Italiana di Architettura in Torino. Conferenze, Torino,
1891, pp. 257-291, e ripreso in M. AZZI VISENTINI, Larte dei giardini. Scritti teorici e pratici dal XIV al XIX secolo,
Milano, Edizioni il Polifilo, 1999, II, pp. 413-433.
93
Cfr. Giardini e ville del lago Maggiore. Un paesaggio culturale tra Ottocento e Novecento, (a cura di R. Lodari),
Torino, Museo del Paesaggio, 2002, p. 11.
94
M. PASOLINI PONTI, Il giardino italiano, Roma, Loescher & C, 1915.
90

15
labitazione e il giardino assieme dovessero essere studiati in relazione allambiente. Tesi che
furono fatte proprie anche dalla giovane Maria Teresa Parpagliolo che, nel saggio I princip i
ordinatori del giardino italiano apparso in Domus del 1931, sottoline ancora una volta come
giardino e paesaggio facessero parte del medesimo quadro95. NellItalia di quel periodo le attivit
del Touring Club Italiano, del Club Alpino Italiano, del Comitato nazionale per la difesa del
paesaggio e dei monumenti italici avevano mobilitato intellettuali e scienziati, avevano sviluppato
una coscienza naturalistica e artistica nella societ civile 96, e portato alle Leggi del 12 giugno 1902
n. 185 per la conservazione dei monumenti e degli oggetti di antichit e di arte, e del 13 giugno
1912 n. 362 dove era contemplata la protezione dei monumenti, delle ville e dei parchi. La
questione della protezione del paesaggio era stata discussa anche al convegno di Parigi del 1909, e
fu raccolta dallonorevole Giovanni Rosadi in una sua proposta di legge al parlamento nel 1909.
Venne poi ripresa nella conferenza di Berna del 1913 attraverso un documento sottoscritto
dallItalia, Austria, Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Svezia, Svizzera, Belgio, U.S.A., e
Giappone97.
Si ebbero, poi, la legge 11 giugno 1922 n. 778 per la tutela delle bellezze naturali e immobili di
particolare interesse storico, e le due leggi del 1939, ma gli eventi bellici e il periodo della
ricostruzione accantonarono di fatto le pur vigenti disposizioni legislative sulla tutela e sulla
salvaguardia del paesaggio. Segu il D.P.R. n. 616 del 24 luglio 1977, con cui venne conferita alle
Regioni la delega in materia urbanistica al fine di esercitare anche la tutela delle parti riconosciute
di interesse culturale e ambientale. Nel 1985 si ebbe ancora la legge n. 431, dove allarticolo 1 bis si
prescrisse che le regioni avrebbero dovuto sottoporre a specifica normativa duso e di
valorizzazione ambientale il relativo territorio mediante la redazione di piani paesistici e
ambientali98. Un notevole passo in avanti rispetto alle finalit dei piani paesistici della legge 1497
del 1939 perch la pianificazione paesistica, diventata obbligatoria proprio per effetto della legge
431 del 1985, aveva previsto una normativa duso e di valorizzazione ambientale per le aree
ricomprese negli strumenti pianificatori.
Nel 2004, veniva emanato il Codice dei beni culturali e del paesaggio senza tener conto di quanto
era maturato nel dibattito internazionale in tema di paesaggio, mentre erano recuperate le
disposizioni delle Leggi 1089 e 1497 del 1939. Allarticolo 133 prevedeva comunque che: le
attivit di tutela e di valorizzazione del paesaggio si confermano agli obblighi e ai principi di
cooperazione tra gli Stati derivanti dalle convenzioni internazionali. Purtroppo per non faceva
cenno con chiarezza a quanto presente nella Convention concernant la protection du patrimoine
mondial, culturel et naturel adottata dallUNESCO nel 1972, o delle specifiche nelle Orientations
devant guider la mise en oeuvre de la Convention du patrimoine mondial. Soltanto col successivo
Decreto legislativo 24 marzo 2006 n. 157 larticolo 135 dello stesso Codice veniva integrato, e si
proponeva: particolare attenzione alla salvaguardia dei siti inseriti nella lista del patrimonio
mondiale dellUNESCO e delle aree agricole.
In assenza di validi modelli disponibili a cui fare riferimento per i piani paesaggistici, ripreso il
dibattito tra gli addetti ai lavori che, in assenza di concrete iniziative ministeriali, hanno avuto la
possibilit di incontrarsi in occasione di alcuni convegni come quelli indetti dallAtelier del
paesaggio mediterraneo 99, dallARSPAT100 o dal Comune di Cinisello Balsamo. Nel convegno del
95

M.T. PARPAGLIOLO, I principi ordinatori del giardino italiano, in Domus, IV, 1931, gennaio, p. 69.
Le prime sollecitazioni sulla protezione del patrimonio paesaggista si ebbero con la pubblicazione del volume di A.
STOPANI, Il Bel Paese, Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica dItalia, Firenze, Salani,
1873.
97
Del dibattito internazionale e nozionale rimase traccia nelle riflessioni giuridico-estetiche di N.A. FALCONE, Il
paesaggio italico e la sua difesa, Firenze, 1914.
98
G.F. CARTEI, La disciplina del paesaggio tra conservazione e fruizione programmata, Torino, Giappichelli Editore,
1995, p. 94.
99
LAtelier unassociazione costituita nel 1999, e formata dai comuni di Baggiano, Scansano, Suvereto, Piombino,
Pescia, Fivizzano, Greve in Chianti, e dalla Comunit del Casentino. Collabora a Strasburgo presso il Consiglio
dEuropa come esperto della Convenzione Europea del Paesaggio, e ha presentato a Firenze e a Pescia lo studio
96

16
2004 Giardini, contesto, paesaggio. Sistemi di giardini e architettura vegetali nel paesaggio.
Metodi di studio, valutazione, tutela101 stato illuminante lintervento di Lionella Scazzosi che ha
sottolineato le carenze della tutela, e la nuova attenzione al contesto dovuta proprio ai documenti
internazionali. Si avverte quindi lesigenza di nuove modalit di comprensione e di
rappresentazione del paesaggio perch giardino/architetture vegetali e relativo contesto/sistema,
sono in continua, inevitabile, inarrestabile, irreversibile trasformazione: la vita dei luoghi non pu
che essere accompagnata, indirizzata, sapendo individuare continuamente i valori nuovi che sia la
natura, che lazione consapevole o inconsapevole degli uomini possono aver aggiunto; senza rifacimenti, senza nostalgie per epoche passate, ma, invece, con il pi grande rispetto per gli uomini
che ci hanno preceduto, anche le pi minute e, nello stesso tempo, per le esigenze, la responsabilit
e la capacit innovativa della contemporaneit 102.
APPENDICE

CARMEN AN FELI, Autenticit. Giardino e paesaggio103.


Il dibattito che inizia oggi sullautenticit complesso e delicato nello stesso tempo perch
trae origine da un insieme di percezioni, di culture e di concetti delletica, applicati a numerose
materie o soggetti. Lopera architettonica ci sembra loggetto pi importante, ma la riflessione
filosofica ci porta ben oltre perch lautenticit si riferisce a qualsiasi opera d arte.
Nel campo specifico del paesaggio culturale, secondo i criteri approvati dalla Convenzione
del Patrimonio Mondiale nel primo articolo, i paesaggi culturali rappresentano le opere combinate
della natura e delluomo. Essi illustrano levoluzione della societ e degli insediamenti umani nel
corso del tempo, prodotti da avversit e/o circostanze favorevoli insite nellambiente naturale e
nelle forze sociali, economiche e culturali successive, interne e esterne. Essi dovrebbero essere
individuati sulla base del loro valore universale eccezionale, della loro rappresentativit in termini
di regione geo-culturale chiaramente definita e del loro poter illustrare gli elementi culturali
essenziali e distintivi di tali regioni.
Il termine paesaggio culturale riguarda una grande variet di manifestazioni interattive tra
luomo e il suo ambiente naturale.
I paesaggi culturali spesso riflettono tecniche specifiche di utilizzazione vitale dei territori,
prendendo in considerazione le caratteristiche e i limiti dellambiente naturale nel quale si sono
impiegate, cos come una relazione spirituale specifica con la natura. La protezione dei paesaggi
culturali pu dare un contributo alle tecniche moderne di utilizzazione vitale e di sviluppo dei
Percezione sociale dellambiente di vita nel 2004, e organizzato a Scansano il convegno Paesaggi governati e
paesaggi partecipati sempre nel 2004.
100
LARSPAT ovvero lAssociazione per il Restauro del Paesaggio, dellAmbiente e del Territorio con sede a Rimini,
nel 2004, ha tenuto un convegno sul Degrado del paesaggio e complessit territoriale. Nel 2005, hanno fatto seguito i
convegni La tutela del paesaggio tra economia e storia: dal restauro dei monumenti al governo del territorio e
Restauro del paesaggio e sostenibilit. Unitariet dazione per la governance territoriale-paesaggistica. Di questi
convegni sono stati pubblicati gli atti presso Alinea Editrice di Firenze a cura di Silvio Van Riel e Mario Paolo
Semprini.
101
Giardini, contesto, paesaggio. Sistemi di giardini e architettura vegetali nel paesaggio. Metodi di studio,
valutazione, tutela, (atti convegno a cura di L.S. Pelissetti e L. Scazzosi), Firenze, Olschki, 2005.
102
L. SCAZZOSI, Giardini, contesto, paesaggio, in Giardini, contesto, paesaggio. Sistemi di giardini e architettura
vegetali nel paesaggio. Metodi di studio, valutazione, tutela, (atti convegno a cura di L.S. Pelissetti e L. Scazzosi),
Firenze, Olschki, 2005, pp. 13-14.
103
Allincontro di Nara intervenne Carmen An Feli, allora presidente del Comitato internazionale giardini e siti
storici ICOMOS-IFLA. Affront il tema con un contributo tanto apprezzabile quanto ignorato in Italia, il quale merita
di essere conosciuto e che viene qui presentato tradotto in italiano per la prima volta. Cfr. il testo Authenticit. Jardin et
paysage in Conference de Nara sur sur l authenticit dans le cadre de la Convention du Patrimoine Mondial. Nara
Japon, 1-6 novembre 1994 (a cura di Knut Einar Larsen), Paris, UNESCO-ICCROM-ICOMOS, 1995, pp. 217-231.

17
territori, il proteggere o valorizzare gli aspetti naturali del paesaggio. Lesistenza permanente di
forme tradizionali di utilizzazione dei terreni sostiene la diversit biologica in numerose regioni del
mondo. La protezione dei paesaggi culturali per conseguenza utile a mantenerli con una loro
diversit biologica.
I paesaggi culturali si dividono in tre categorie:
Pi facilmente identificabile il paesaggio chiaramente definito, concepito e formato
intenzionalmente dalluomo. Equello che comprende i paesaggi dei giardini e dei parchi creati per
ragioni estetiche che spesso, (ma non sempre,) sono associati a costruzioni o insediamenti religiosi.
La seconda categoria il paesaggio essenzialmente evolutivo. Risulta da unesigenza di
origine sociale, economica. amministrativa e/o religiosa, ed ha raggiunto la sua forma attuale per
associazione e in rapporto al suo ambiente naturale. Questi paesaggi riflettono il processo evolutivo
nella loro forma e nella loro composizione. Si suddividono in due categorie:
-Un paesaggio fossile un paesaggio che ha conosciuto un processo evolutivo che si
arrestato sia in maniera repentina che nel corso del tempo. Le sue caratteristiche essenziali restano
tuttavia visibili materialmente.
-Un paesaggio vivente ovvero un paesaggio che conserva un ruolo sociale attivo nella
societ contemporanea. strettamente associato al modo di vita tradizionale, e nel quale continua il
processo evolutivo di pari passo col corso del tempo.
Lultima categoria comprende il paesaggio culturale associativo. Linclusione di questo tipo
di paesaggio nella Lista del Patrimonio Mondiale definito dai suoi aspetti funzionali e
intelleggibili. In tutti i casi, lesempio proposto deve essere abbastanza sostanziale per rappresentare
la totalit del paesaggio culturale che vuole illustrare. Non deve essere scartata la possibilit di
designare delle lunghe aree lineari rappresentanti delle reti significative di trasporti o di
comunicazioni.
Pi avanti vedremo come i criteri generali di conservazione e di gestione definiti nel
paragrafo 24 (b) (ii) possono ugualmente applicarsi ai paesaggi culturali.
E ugualmente importante avere unattenzione particolare per i valori culturali e naturali dei
paesaggi interessati e di preparare le proposte discrizione in collaborazione e in completo accordo
con le comunit locali104, insistendo su questa dualit effettiva tra azione umana e quella della
natura, altrimenti si rende difficile la ricerca dellautenticit nel paesaggio culturale.

Il giardino storico
Riferendoci al primo paragrafo cercheremo di approfondire la natura e la tipologia ricca e variata
del giardino. In effetti difficile stabilire una teoria che possa servire da base ad una prassi adeguata
se non si parte da una conoscenza profonda dellessenza stessa del monumento da trattare, e nel
caso specifico del giardino. Definizioni e concetti tanto pi difficili da stabilire quanto noi
pretendiamo, sin dallinizio, voler presentare unopera darte sottile e intangibile in una definizione
troppo concreta. Ma si tratta di un concetto che noi dobbiamo innegabilmente affrontare, perch
sar la chiave della nostra opinione sullautenticit del giardino.
Il giardino, considerato dallICOMOS come unopera darte e riconosciuto come monumento nella
sua Assemblea Generale di Roma (1982), presenta per la propria specificit, una interpretazione
difficile del senso o del concetto di autenticit in fatto di procedimento e di metodologie degli
interventi, nel pensiero e nellattitudine del professionista incaricato di recuperare i valori estetici,
storici e sociali. La Carta di Firenze (1982) definisce gi qualche punto di partenza.

104

Cfr. Menagement Guidelines for World Cultural Heritages Sites, Paris, UNESCO, 1994.

18
Art. l Un giardino storico una composizione architettonica e vegetale che, dal punto di vista della
storia o dellarte, presenta un interesse pubblico. Come tale, considerato un monumento.
Art. 2 I1 giardino storico una composizione architettonica il cui materiale essenzialmente
vegetale, e quindi vivente, e come tale deperibile e rinnovabile. I1 suo aspetto quindi il risultato di
un continuo equilibrio fra il movimento ciclico delle stagioni, dello sviluppo e del deperimento
della natura, e la volont darte e dartificio che tende a eternizzarne lo stato.
Art. 3 In quanto monumento, il giardino storico deve essere salvaguardato secondo lo spirito della
Carta di Venezia. Tuttavia. in quanto monumento vivente, la sua salvaguardia governata da regole
specifiche che sono la materia della presente Carta.
In questultimo paragrafo compare il concetto di monumento vivente, cio che si modifica
secondo il ritmo delle stagioni, concetto che introduce il tempo come un elemento compositore del
giardino. Lautore, l architetto, il paesaggista hanno, in tutta coscienza e con intenzione creatrice,
fornito la materia permettendo al tempo di agire sul giardino. I1 tempo dunque una forza
creatrice105. presente al momento della sua creazione, la quale deve essere rispettata poich tale era
intenzione originale prima di dare corpo al giardino, a questa opera darte.
La vita e il suo ciclo evolutivo: nascita, crescita, maturit, morte, sono elementi intrinseci
del giardino. Di conseguenza il giardino una evoluzione permanente, differente in ciascun
momento, paragonabile a una sinfonia temporale e spaziale, che non si pu dissociare e che
determina una espressione armonica globale. Spazio del tempo, spazio del luogo. Chiavi che ci
aiutano, forse, a comprendere lanima nascosta del giardino. Nel giardino il tempo vivo ed eterno.
I1 presente unevoluzione costante, un passato effimero. I1 tempo, attraverso un processo di
creazione permanente, mette in valore limmagine del presente. Da qui il pericolo dei ripristini
fondati sulla sola documentazione storica o archeologica, prive di sentimento e di emozione.
Insomma una struttura di base la cui analisi ci dar la chiave e il punto di partenza necessari al
recupero del giardino. Se certo che lantichit e il tempo rappresentano un elemento aggiunto, noi
non dobbiamo cadere nelleccesso raskiniano che tende a considerare le rovine, il passato e il
degrado come generatori di bellezza. Questo danneggerebbe il monumento, la bellezza iniziale del
quale potrebbe essere avvilita dalla patina e dalla vernice che, spesso, non sono che sinonimi
dincultura, di ignoranza e di abbandono.

La materia del giardino


E la materia che fornisce al giardino una delle sue pi grandi particolarit. Abbiamo visto
corne lartista creatore del giardino abbia fornito, al momento giusto, la materia che si poi
modificata e trasformata. Unazione che converte il tempo in elemento creatore. Un elemento di cui
necessario tener conto, ma che, nello stesso tempo, sfugge al nostro controllo. Dinamismo di
unopera darte che non rimane statica, che si trasforma. Mantenere queste modifiche nei limiti
dellintenzione voluta dal creatore dellopera darte, questa la vera scoperta del giardino. Questa
materia pu modificarsi, trasformarsi, variarsi, presentarsi con sfaccettature le pi diverse, ma
attraverso le proposte e le intenzioni del suo ideatore, esisteva gi una certa capacit di controllo e
dazione che gli ha permesso di intervenire sugli effetti del tempo e degli elementi.
il degrado dei materiali e degli elementi strutturali riduce lautenticit della materia di
un monumento; questo pu essere accettabile nei limiti dellunit potenziale se in gioco la
sopravvivenza dei resti della struttura originale. Fino a quando una tale azione realizzata in modo
pertinente, con dei materiali e con delle tecniche similari, il risultato pu essere compatibile con il
carattere originale della struttura. La sostituzione degli elementi originali dovr essere strettamente
limitata ed effettuata in un contesto che non neghi il valore della sostanza originale106.
105

Cfr. L. SERREDI, Primer Congresso del Patrimonio Histrico, Madrid, Adelpha, l979.
Cfr. FILDEN, J. JOKILEHTO, Treatment related to Authenticity, in Material. Confrence sur lAuthenticit. Norvege.
Conseil pour le Patrimoine Culturel, l994.
106

19
In questo caso chiaro che un elemento vegetale debba essere considerato tale e quale era
allo stato originario, ovvero potenzialmente rinnovabile e caduco. Ci rende ammissibile, da un
punto di vista filosofico, lesistenza di un rinnovo costante del giardino, non solamente degli
elementi vegetali, ma ancora delle architetture effimere, deperibili, come possono essere le pergole,
i treillage o anche i vasi da fiori e le piante.
Alla stessa maniera per cui in numerosi giardini, le statue e i vasi erano dipinti
deliberatamente con un colore che imitava il bronzo patinato, anche quando la materia originale era
di piombo o di stagno, si era coscienti che certe tecniche di manutenzione permettevano di
conservare le siepi o certe prospettive in condizioni ben determinate. Questo ci porta allora ad un
altro aspetto fondamentale del restauro di un giardino: la spazialit.

La spazialit del giardino


Se occorre dare una definizione molto pi rigorosa al giardino, forse la pi significativa sar
quella di dire che il giardino soprattutto una elaborazione spaziale. La spazialit e la materia di un
giardino sono fondamentalmente diverse da quelle di unopera architettonica. Brandi mostra la
differenza tra larchitettura e lopera darte in una spazialit differente; la spazialit che si afferma
attraverso un carattere figurativo dato non viene dall esterno, se non dalla struttura stessa
dellopera darte in architettura, la spazialit adatta a un monumento coesiste con lo spazio
circostante in cui il monumento stato costruito.
Ma la spazialit fa parte integrante del giardino; allora necessario riflettere, provare a
cercare quale pu essere la vera ragione dessere, la vocazione di questo spazio.
Spazio chiuso e claustrale di un monastero, o giardino privato di una villa, prospettiva che
prolunga il giardino fino allinfinito, orizzontalit di un parterre, giardino che rompe i suoi limiti in
un fossato inatteso e che si integra nel paesaggio circostante, giardino giapponese apparentemente
chiuso ma con laltezza della siepe che lo recinge calcolata per ammirare qualche albero vicino, o
per scoprire, attraverso unapertura realizzata sapientemente, un nuovo panorama. Autentica
ragione essere di questo spazio, il cui recupero anche simbolico giustificher i numerosi restauri
mal compresi che sono rimasti al livello di aneddoto storico o della superficialit degli elementi
botanici. Essendo la spazialit praticamente una materializzazione di questa struttura spirituale e
fondamentale del giardino, ci pu sembrare opportuno - e qualche volta pi raccomandabile che
ricostruire un giardino completamente scomparso in una sorta di rinnovamento totalmente falso ricordare questa struttura spaziale del giardino, eseguita con materiali attuali e ridotta alla sua pi
semplice espressione simbolica.
Un esempio che ci sembra significativo la situazione attuale di Marly, che non ha
conosciuto solo interventi di pulizia e di manutenzione. Un museo piccolo situato in uno dei
padiglioni dellingresso, ci racconta, attraverso dei plastici, dei video, delle incisioni e dei libri, la
storia e la concezione originale del giardino. Dopo la visita al museo, con lo spirito ancora
impregnato dellimmagine di un passato glorioso, usciamo per passeggiare nel giardino dove non si
trovano che grandi allineamenti e prospettive aperte nel bosco, con le vasche e gli stagni come punti
di riferimento per permetterci di lasciare spazio alla nostra immaginazione.

Design
I1 design la colonna vertebrale che articola il giardino e che permette di avere una visione
dellinsieme recuperando la sua unit potenziale. In questo caso solamente, il recupero delle lacune
documentate che nocciono allintegrit dellopera potr essere giustificato a condizione che tale
azione sia evidente.
In caso contrario, il giudizio portato sulla presenza di aggiunte e di sovrapposizioni deve
essere capace di distinguere quelli che permettono un arricchimento estetico da quelli che alterano
limmagine del giardino e non si integrano per valorizzarlo. Noi crediamo che di fronte a un

20
carattere conservatore ad oltranza o storicamente difendibile, la bellezza e larmonia devono
predominare, anche a prezzo di una scelta soggettiva e discutibile, sulla quale sar chiamato ad
intervenire il restauratore.
I1 risultato di un tale restauro, anche se sar corretto, sar in definitiva una ricreazione in
senso stretto del termine. In questo modo, possono esistere diverse maniere di restaurare, tutte
valide, attraverso le quali il restauratore ci lascia intravedere la sua personalit. Non c intervento
di restauro neutro perch, come in tutti i lavori ben eseguiti, un compito cos appassionante come il
restauro di un giardino rappresenta una sorta di rapporto amoroso.
Che cosa pi importante per noi: la forma, il tracciato o il messaggio storico? Dobbiamo
forse ricostruire il giardino come era il 18 luglio l788, quando il giorno dopo, era differente?
Noi non dobbiamo dimenticare il fatto che stiamo restaurando un giardino con qualit eccezionali,
una vera opera darte. Questo giardino ha avuto i suoi momenti di gloria, desiderati dal suo creatore,
e questa prima intenzione creatrice deve essere il principale obiettivo del restauratore. Essere, nella
misura possibile, fedele al giardino originario, per potere rafforzare pienamente la sua personalit,
come lo spirito e lo stile del suo ideatore.

Tecniche
La tradizione artigianale fortemente legata ai materiali impiegati: il rispetto delle
intenzioni e dei dettagli dellidea progettuale importante quanto la conservazione dei materiali
originari. Limpiego di tecniche tradizionali garantisce e fornisce il carattere allopera darte, al
giardino. Per questa ragione, per quanto possibile, queste tecniche devono essere sempre
reimpiegate, senza dimenticare che i materiali originari erano al servizio di unidea e che questa la
loro sola ragione dessere. Questo giustificherebbe in una certa misura la sostituzione di talune
tecniche o di materiali con altri pi attuali, a condizione che il loro impiego non si traduca in un
impatto visivo o in una dissonanza nellarmonia dellinsieme.
In questo senso, se si considerano le piante come materiale di base, uno studio tecnico
approfondito dovr permettere limpiego di piante depoca, non in nome di un rigore storico, ma
piuttosto per riscoprire la portata, il colore, il profumo dellintenzione creatrice. A questo occorre
aggiungere una componente sensibile del giardino: la sua fragilit; il recupero del suo ambiente
delicato e sensuale pu essere interamente rovinato per il semplice fatto dimpiegare una nuova
variet di rose o di rompere il silenzio meraviglioso di un chiostro medievale col rumore della
messa in moto di un irrigatore inopportuno.
Questo in accordo completo con larticolo 10 della Carta di Venezia:
Quando le tecniche tradizionali si rivelino inadeguate, il restauro di un monumento deve essere
realizzato, mediante lausilio di tutti i pi moderni mezzi di struttura e di conservazione, la cui
efficienza sia stata dimostrata da dati scientifici e sia garantita dallesperienza.
Potremmo essere ugualmente sorpresi, come ci ha stupito larchitetto Kiyoshi e il maestro
carpentiere Tsunekazu impegnati nella ricostruzione degli edifici di Hryu-ji, la cui osservazione
delle tecniche antiche ha permesso di recuperare degli utensili molto pi appropriati per certi tipi di
lavori. Questi utensili, adattati alle possibilit attuali, possono dare risultati sorprendenti.

Aggiunte e trasformazioni
Per quel che concerne le aggiunte o le trasformazioni che possono essere state apportate a un
giardino, noi possiamo riferirci alla teoria brandiana del recupero, tendente a ridare all opera darte
la sua unit potenziale, unit estetica e non organica n funzionale, riflessa delimmagine
dellopera. Le sue connotazioni storiche e artistiche devono essere rispettate, cercando di stabilire

21
una dialettica tra le due. La temporizzazione, convinta e sentita, della doppia essenza storica e
artistica di un giardino rappresenta in definitiva il rigore stesso, la sola via che permette di
comprendere tutta la profondit del linguaggio e dellimmagine che si riceve, ugualmente la sola
base concreta a partire dalla quale il restauratore si pu permettere, in casi estremi ma necessari di
restaurare o di correggere questa immagine 107.
Questo problema appare in tutta la sua complessit nel caso di una riabilitazione di un
giardino, per la difficile risoluzione di numerosi conflitti nel voler conservare larmonia tra questi
due aspetti. Ma da un punto di vista storico, se si procede nel nostro ragionamento, la conservazione
di unaggiunta accettabile nella misura in cui ha lo stesso valore di tutto quello che stato
prodotto inizialmente. Di conseguenza, il criterio storico dovr essere completato, al momento del
restauro, attraverso un approccio estetico, in maniera che nessuno di questi due aspetti predomini
sull altro. Da un punto di vista storico, questo si giustifica se quello che stato aggiunto non si
differenzia dal nocciolo originale e ha dunque lo stesso diritto di essere conservato come lopera
originale.
Leliminazione di unaggiunta in definitiva distrugge un documento e non crea niente altro
perch questa non produce alcun oggetto, cosa che porta a un innegabile falsificazione del fatto
storico. Per questa ragione, dal punto di vista storico, non si pu che legittimare la conservazione
dell aggiunta, in quanto la sua eliminazione deve essere sempre giustificata, e soprattutto essere
documentata nel contesto della propria opera; in maniera che leliminazione dovr essere
eccezionale e la conservazione normale c da dire che se la volont umana non intervenisse su
questo invecchiamento, le testimonianze storiche non sarebbero private dellimmagine della loro
vetust. Di conseguenza, non si pu far apparire della materia con un profilo netto e una freschezza
che porterebbero a contraddire lantichit della quale essa testimone.
Da un punto di vista estetico, il problema differente, perch si tratta di elementi o aggiunte
eseguite su unopera darte che potrebbe recuperare eventualmente la sua unit potenziale se la si
elimina. La contraddizione con laspetto storico precedente evidente, poich in nome
dellesigenza artistica laggiunta deve essere eliminata.
Il dubbio quindi sapere quale dei due criteri debba prevalere sullaltro. E una questione
che non si pu porre su sole basi teoriche, perch il criterio adottato per ciascuna opera di maniera
specifica dipender dallimportanza reale e documentata di ciascuno di questi aspetti, storici o
estetici. Lopera darte assume tutto un suo valore da parte dellatto umano che lha formata e non
attraverso la semplice materia intrinseca, pietra, legno, o tela che la costituisce. Daltra parte,
conviene sempre considerare il fatto che lessenza stessa dellopera non appare se non quando
questa prima contemplata come opera darte - fatto naturalmente estetico poi come documento.
Dunque chiaro che se laggiunta si sovrappone o snatura lopera darte o il monumento, dovr
essere eliminata pur cercando, nella misura possibile ci che non sempre il caso - di conservarla in
parte. In definitiva, quello che determina lapplicazione di uno o dellaltro criterio e la sua
preponderanza costituisce sempre un giudizio di valore sullopera darte che si restaura108.

Il paesaggio culturale
La seconda categoria corrisponde a un paesaggio significativo, prodotto dallintervento
umano, ma in seguito a una funzione o unazione determinata. Questo ci porta alla considerazione
filosofica della bellezza creata per se o ricercata con un intento creativo, che inoltre fa parte di un
processo evolutivo vitale. Si tratta senza dubbio di un criterio pi difficile da stabilire. Le risaie
107

Cfr. L. SERREDI, cit.


M. MANZANO MONIS, Sobre estructura y arquitectura en la restauracin de monumentos, in Actes de Seminare de
Restauration. Ministre dAffaires Culturels du Royaume du Maroc, 1994.
108

22
terrazzate delle Filippine ci offrono un esempio attuale molto interessante. Nessuno mette in dubbio
la bellezza di questo paesaggio realizzato dalluomo nel corso dei secoli spesi in maniera armonica
con la terra, che era la sua ragione di vivere, ma sarebbe giusto ed etico, in nome di una certa
estetica, fermare questo processo e questa tecnica di lavoro che destinato inevitabilmente ad
evolversi? I1 contadino che lavora duramente con i piedi nellacqua per tutta la giornata desidera
vedere suo figlio abbandonare questa fatica. Tra dieci o venti anni, dovremo assistere a una sorta di
rappresentazione teatrale, a una mummificazione di questa scena, una Disneyland del pdesaggio?
Disneyland che, daltronde, fa parte integrante della cultura americana del XX secolo.
Edifficile rispondere a questa questione attuale, in un mondo dove la distruzione della
natura, la progressione drammatica e smisurata dellindustria, della tecnologia e delle citt
disumanizzate va a promuovere la protezione della natura, della terra e del paesaggio. I politici,
coscienti del valore di questa esigenza, elaborano le leggi e le norme protezionistiche che, mal
eseguite o mal comprese, possono produrre degli effetti contrari a quelli realmente desiderati.
Un paesaggio culturale, rurale o urbano distinto da valori, percettibili a partire da diversi
punti di vista, culture e tradizioni. Tradizione ecologica, tradizione letteraria, tradizione popolare,
tradizione pittorica. Un paesaggio coltivato il risultato di numerose circostanze e di forzature che
non hanno niente a che fare con lecologia. Oggi non sarebbe possibile immaginare la Toscana
senza cipressi, Berlino senza i tigli dellUnter den Linden, le rive del Potomac senza ciliegi, Londra
senza platani, Madrid senza acacie, Parigi senza i castagni, nessuno di questi alberi nel suo
ambiente naturale. Ci nonostante, la loro immagine percettibilmente ancorata in una memoria
collettiva, sovente a una scala internazionale. Essi favoriscono fortemente la base dellidentit e
della personalit di ciascuna citt, con la stessa forza - e in alcuni casi pi ancora - come i loro
monumenti.
Lultimo paragrafo si riferisce ai paesaggi associativi. Paesaggi ancorati nella memoria
delluomo in ragione di credenze religiose, artistiche o culturali. Un esempio magnifico sarebbe
dato dalle montagne sacre della Cina, la cui immagine impregna la letteratura, la poesia, la filosofia,
la mitologia, la pittura e tutte le belle arti di quel paese, a tal punto che sarebbe difficile
comprendere il senso del paesaggio e della bellezza in Cina senza ricordare la loro esistenza.
Un paesaggio che, in una certa maniera, coagulato su immagini scritte o dipinte, ma di cui non si
nega il carattere che cambia e si evolve con il tempo, la pioggia, il vento o la bruma.
Si tratta al contrario di una condizione intrinseca e circostanziata, atemporale, che
rappresenta unevoluzione costante e un valore aggiunto poich fonte di ispirazione inesauribile.
Questo rappresenta un aspetto pi evidente dellautenticit, nel senso di un rispetto e di una
conservazione che evita ogni modifica, la deteriorazione o lazione fisica umana, col lasciare gli
elementi naturali a conformare il paesaggio al ritmo della loro dinamica.
Uno spirito e unessenza del paesaggio che ci parlano attraverso linguaggi culturali variati.
Dei linguaggi che necessario comprendere se si vuole accettare diversi punti di riferimento, tutti
validi, che ci porteranno a stabilire unetica rigorosa ma flessibile, nella quale lestetica e la bellezza
saranno la risposta pi pertinente; e dove il simbolo, il sacro e il mito si integreranno nel paesaggio.
Questo bisogno di approfondire lessenza stessa del paesaggio, necessita di averne una
conoscenza profonda. Conoscenza che non potr acquistarsi che attraverso lesperienza vitale di
ciascuna cultura e delle sue particolarit. Bisogna pensare che in generale - a parte rare eccezioni questa decisione apparterr agli esperti di ciascun paese, ovvero a quelli che, sulla base della loro
rettitudine e della loro etica professionale, saranno i pi adatti a stabilire i criteri di antenticit
fondamentali corrispondenti a ciascun caso. A loro volta, questi criteri dovranno essere confrontati
con una visione esterna, che sia capace di valutare la proiezione di questo messaggio allesterno,
nella cultura internazionale.
Ci piace continuare la nostra riflessione col riprendere qualche parola del filosofo Rosario
Assunto: Ma la restaurazione della natura, di cui il restauro dei giardini il momento pi
significativo, non soltanto la restaurazione estetica: lestetica espressione della logica, delletica.
I1 restauro estetico dei giardini in quanto restauro dellarte come natura, della natura come arte,

23
vuol essere dunque espressione di un restauro teoretico: recupero del primato del Logos e contro
lutilitarismo. Recupero anche, in filosofia, della metafisica contro lo scientismo e contro
lutilitarismo. Restauro etico infine: riconquista, vale a dire, di quel primato della contemplazione
come fondante e ultimativa rispetto alla prassi, che gli uomini professano, vivendola, fino a quando
costruirono cattedrali e giardini 109.

109

R. ASSUNTO, Il restauro dellidea e larmonia delluomo e della natura. In atti del Sminaire International sur la
Restaurations des Jardins Historiques, Barcelone, 1989.

Potrebbero piacerti anche