Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
org
Luca Beltrami Gadola IL TERREMOTO A SINISTRA: FARE COME IN FRIULI O COME ALLAQUILA PaoloMottana GIUDICARE I GIOVANI: IL BRAND EDIPICO UN SEMPREVERDE Giuseppe Ucciero NAPOLITANO 2 IL PRIMO PASSO VERSO IL CESARISMO Giorgio Origlia DA UFFICI A CASE: L'UOVO DI COLOMBO STAR IN PIEDI? Fiorello Cortiana I PARTITI. COSA DOPO BARCA, RENZI E M5S? Giuseppe Longhi MILANO SMART: ASPETTANDO IL SINDACO Giacomo Marossi IL 25 APRILE PER CHI OGGI HA TRENT'ANNI Giovanna Franco Repellini BREVE ITINERARIO FRANCESCANO A MILANO Riccardo Lo Schiavo FACCIAMO DI LINATE UN GIGANTESCO CAMPO DA GOLF? Alessandro Rosina
M5S IL VENTO IN POPPA A UN MOVIMENTO ANCORA IMMATURO
rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero SIPARIO E. Aldrovandi e D.G. Muscianisi CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani www.arcipelagomilano.org
www.arcipelagomilano.org
IL TERREMOTO A SINISTRA: FARE COME IN FRIULI O COME ALLAQUILA Luca Beltrami Gadola
Che si fa dopo il terremoto? Che cosa fanno i terremotati? I Friulani nel 1976 accolsero i ricostruttori con un orgoglioso fasim be soi, facciamo da soli dipinto sui muri ancora in piedi e in gran parte fu cos. Gli Aquilani si fidarono delle promesse (Berlusconiane) e si trovarono gli ilari ricostruttori amici di Bertolaso, la beffa del G8 e oggi sappiamo come se la passano. Che cosa far la sinistra milanese dopo il terremoto che ha distrutto il Pd ma soprattutto ha azzerato la direzione del partito? Penser di fare da s o aspetter il commissario romano? Avr un sussulto di orgoglio e generosamente tutti si metteranno in gioco senza lasciarsi andare alla tentazione di cercare ognuno laffiliazione romana che riterr salvifica per il suo piccolo o grande potere? Da quel che si vede sembra proprio di s, speriamo non sia un fuoco di paglia. Una delle peggiori caratteristiche della sinistra e in particolare di quella che discende pi direttamente dal PCI la pavidit politica che si rifugia nelle sottili strategie delle alleanze, dei compromessi, della strumentalizzazione della cosiddetta base, lo zoccolo duro. Questa volta per la base, gli elettori, sono cambiati: loro s. Bisogna tenerne conto. tardivo evocare Grillo, e colpevolizzare la forza e il ruolo del Web perch il cambiamento era nellaria da tempo: prima di lui in Svezia nel 2006 era gi nato il Piratpartie, un partito politico nato per iniziativa di Rickard Falkvinge, tutto costruito su Internet e che nel 2012 in diversi Land della Germania raggiunse ragguardevoli percentuali attorno all8%. E pensare che era una specie di partito di scopo con lorizzonte limitato alla libert nel Web. Si sapeva gi tutto, bastava non girare la testa dallaltra parte e non rifugiarsi nel vecchio modo di fare politica. Dunque i partiti della sinistra milanese (ammesso che vogliano essere un laboratorio e non una provincia dellimpero) non si trovano a giocare con i circoli, le assemblee, i delegati ai congressi per la nomina delle segreterie ma devono confrontarsi con unopinione pubblica mobile, imbufalita e, per nostra fortuna, non ancora rassegnata. Dunque una base che vuole affrontare seriamente le questioni: lo statuto del partito e la democrazia interna e i criteri di eleggibilit anche negli incarichi di partito, i meccanismi di partecipazione, la comunicazione verso lesterno e il rapporto tra eletti ed elettori. Non resta fuori il problema del finanziamento della politica e dei partiti, problema che per essere affrontato seriamente non pu che partire da una operazione, magari dolorosa, di trasparenza sul passato, sulle fondazioni e sulle eredit, chi le gestisce e come. (Cirino Pomicino qualche tempo fa pare abbia detto: se vuoi capire davvero quel che agita i partiti follow the money). Ci sono problemi non solo per i partiti della sinistra, Pd in testa, ma anche per i movimenti della societ civile. Vogliono strutturarsi in modo da diventare attori non occasionali del dibattito politico? Possono volerlo e per loro la progettualit organizzativa potrebbe essere pi facile: partono da zero. Ma i problemi della reale partecipazione degli elettori e del rapporto tra questi e gli eletti non sono eludibili n annacquabili in forme di para assemblearismo web. Le scadenze: le elezioni europee del giugno 2014, il primo banco di prova, e pi lontane ma gi allorizzonte le prossime comunali. Nel frattempo, a Milano, per Giuliano Pisapia da un lato c una maggioranza di consiglieri del tutto sciolti da eventuali vincoli di mandato da parte di segreterie per il momento inesistenti, dallaltro la gestione in condominio con il centro destra dellevento Expo senza poter contare su unopposizione in Regione coesa nella sua componente Pd e dove ciascuno tentato di fare il suo gioco. Mai come ora dovr navigare tra gli scogli. Se avessimo voluto del materiale da laboratorio politico siamo stati accontentati: non sono per certo tempi da renitenti al rischio.
www.arcipelagomilano.org
(che di solito si appoggiano su rilievi statistici cos riduttivi e capziosi da sfiorare la comicit: il 50% degli intervistati non conosce il significato della parola usbergo o cose del genere) a letture pi colte e ampollose, sature di metafore e espressioni tecniche, che tuttavia confermano le medesime diagnosi, solo appoggiandosi su schemi sicuri. Sotto questo profilo, per esempio, mai come in questo periodo, adoprato con indicibile sicumera lo schema del complesso dEdipo come grimaldello per sentenziare pi o meno a morte sulla nuova giovent. Dopo che per molti anni la psicoanalisi stata piuttosto malvista nel mondo dellopinione diffusa, oggi che diventata una teoria normativa come unaltra, ecco che improvvisamente lEdipo troneggia sui giornali anche pi classicamente conservatori. E, si badi bene, non un caso. Perch quando lEdipo, ormai un vero e proprio brand - che notoriamente ribadisce la necessit di figure genitoriali riconoscibili, di codici normativi cui sottostare, di castrazioni salvifiche e purtroppo non pi somministrate con sufficiente tempismo, viene evocato, tutta unideologia sociale molto precisa che viene implicitamente confermata. Unideologia sociale che rassicura molto che non gradisce lo sfaldarsi dellautorit, della famiglia, dei confini tra ruoli e generazioni, il nomadismo sessuale e cos via. Allo stesso modo le diagnosi che, sempre sullo stesso terreno, enfatizzano, sempre in ragione delle frane edipiche, laffermarsi di soggetti narcisisti, fragili, incapaci di elabora-
re i fallimenti e che dunque implicitamente reclamano il ritorno a una normativit pi decisa, a una maggiore sorveglianza verso la nefasta deriva che conduce a scegliere il godimento anzich la fatica, chiaro che tutto ci non pu che riempire di gioia chi si augura di poter amministrare soggetti pi consapevoli del limite, del dovere, del sacrificio necessario a quella conformazione sociale cui non si sfugge senza pagare gravissimi prezzi. Come dire: vecchi schemi e vecchie intramontabili politiche. Eppure sono decenni che si sono affermate, nei pi diversi contesti disciplinari, dalla psicologia alla filosofia, alla sociologia allantropologia, letture molto meno prescrittive intorno alla famiglia, sia sul fronte della contestazione dellalone appunto ideologico e deterministico dellimpostazione edipica, sia sul fronte di forme di vita del tutto irriducibili a tali formule e schemi. Letture che non assumono le nuove libert dei soggetti e dei loro processi di soggettivazione sotto i paradigmi che hanno consentito di riconoscere i processi di antropogenesi europei dei secoli passati, ma che sono aperti al riconoscimento positivo di ipotesi di costruzione sociale che provengono da quella che, sotto gli occhi di tutti, diventata una societ plurale, in via di ampia contaminazione etnica, culturale, sessuale. Curiosamente sui quotidiani e nelle grandi arene televisive capita molto di rado di ascoltare letture di marca antiedipica, o decostruzionista, o etnopsichiatrica, o queer sui destini della famiglia, della castrazione, del
desiderio. A parlare, in un sol epico e marziale coro, dagli scrittoriinsegnanti incollati alle mitologie di una scuola e di unadolescenza (peraltro solo nella loro privata autobiografia), tutta libri e belle lettere, politicamente attrezzata e serafica nellolocausto dei propri godimenti a pro di carriere folgoranti, agli psicoanalisti convertiti definitivamente alla norma, che pilotano lEdipo come una macchina da guerra allincontrario, siamo costretti, sono costretto, a continuamente veder esecrata una giovent che, personalmente, trovo molto meglio della mia, molto pi informata, libera, meno dipendente, meno inibita, meno ideologica, una generazione che, anche grazie a cellulari e social network, scrive, scrive moltissimo e non solo poesie o diari lacrimosi e disperati, e che forse ci regaler un mondo, me lo auguro, che ridimensioni definitivamente la famiglia come la conosciamo, e con essa una scuola che ha ancora gli stessi muri dei manicomi e delle carceri e che arranca da sempre a costruire interesse intorno alla cultura. Per rimpiazzarle, mi auguro, con altre forme societarie e con luoghi dellimparare finalmente scelti, consapevolmente, in cui ci che si fa sia desiderabile, immediatamente godibile e, alla lunga in grado di suscitare non odio ma amore, amore per il sapere e per lemancipazione che da un autentico sapere diffuso pu derivare. Oltre gli schemi vetusti e il moralismo e il normativismo che cola dai nostri media asserviti, con i suoi testimoni - pochi, cattivi e privilegiati -, come pece bollente.
www.arcipelagomilano.org i livelli, massime nei partiti, il protagonismo grillino, come sintomo se non come esito. La dissoluzione dei luoghi e delle forme del Discorso Democratico su base rappresentativa, la liquefazione dei soggetti collettivi, ha da molto tempo aperto la strada a forme di leadership fortemente personalistica: la moltitudine, specie quando diventa folla, ha bisogno di un leader carismatico, non importa che sia Berlusconi o Grillo, o al limite anche Di Pietro, Emiliano o, perch no, Renzi. Questo pu piacere o dispiacere, ma un fatto. La crisi del sistema politico partitico italiano, del resto, ha gi introdotto nell'ultimo biennio alcune importanti forme di cesarismo, imponendole anche a chi per condivisione e per storia ne sarebbe pur ben lontano. Cos' stata la figura del Monti decretomane se non un'inedita figura di Cesare tecnocratico? E quanto sono state potenti le spinte del sistema se hanno portato perfino un lealissimo servitore della Repubblica parlamentare come Giorgio Napolitano ad assumere via via ruolo, compiti e modalit di esercizio delle sue prerogative istituzionali, sempre pi vicine a un profilo di attore pi che di garante? (*) Ma vi di pi, sempre per chi voglia vedere. Mentre a Roma il sistema politico istituzionale paralizzato da una forma della rappresentanza incapace di dare spazio alla decisione, sul territorio, nei Comuni e nelle Regioni, si imposto da molti anni un modello istituzionale che assegna alla figura centrale del sistema (il Sindaco e il Presidente della Regione) una sua potente forza, autonoma dalle dinamiche partitiche. Da dove viene questa forza? Principalmente dal mandato diretto conferito con il voto dai cittadini. Qui si tocca con mano come la forma cesaristica si possa declinare al giorno d'oggi anche con i principi dell'estensione della partecipazione della democrazia, piuttosto che con quelli della compressione dei diritti e dell'agibilit democratica. A noi tocca di scegliere se inquadrare il suo potente dinamismo in un contesto istituzionale che ne fondi democraticamente legittimazione e vincoli, o restare fermi in una ridotta sempre pi martoriata, piena zeppa di idealit desiderabili in s ma sempre meno efficaci nel proteggere effettivamente diritti e persone. Dunque Cesare gi tra noi. Il problema vero che abbiamo di fronte non decidere se accoglierlo o meno, ma dove e come orientare il suo profilo istituzionale e quindi il suo profondo segno politico, se, a dirla con Gramsci, con il segno progressivo o regressivo. Di fronte alla crisi irrimediabile della Seconda Repubblica, in un quadro che vede la delegittimazione della forma partito giungere ai livelli del parossismo a cui purtroppo ci ha consegnato il tragico epilogo del Partito Democratico, la questione sul tavolo e chiede decisioni ora. In Italia, il presidenzialismo sempre stato bandiera della destra e del resto in un Paese uscito dalla catastrofe fascista il solo accennare a modifiche del dettato costituzionale faceva rizzare, e giustamente, il pelo all'opinione democratica. Oggi, la questione va seriamente riconsiderata, e la figura di un Presidente della Repubblica direttamente scelto dai cittadini appare la chiave di volta su cui rifondare, in un nuovo quadro di pesi e contrappesi, l'architettura istituzionale della societ italiana. Lo spettro di Berlusconi al Quirinale non deve fare velo: per quanto sia ancora potente rappresenta il passato e del resto, come gi avvenne per la DC, non vorremmo passare i prossimi decenni a rimpiangerlo. Cesare verr indipendentemente da noi, quale Cesare dipende anche da noi. (*) La sua rielezione comprova e certifica l'evoluzione cesaristica del ruolo del Presidente della Repubblica.
www.arcipelagomilano.org
demolire e ricostruire, per l'ubicazione o la conformazione di un certo edificio per uffici pu non essere idonea alla trasformazione in uso residenziale. Ma se anche solo un decimo degli edifici per uffici sottoutilizzati o vuoti fosse disponibile e convertibile si potrebbero ricavare centinaia di appartamenti. Certo, occorrer lavorare prima su alcuni casi pilota, e farlo con fantasia: ad esempio le facciate in vetro sembrano poco adatte alla residenza, ma perch non trasformarle in una facciata-serra, arretrando la parete perimetrale e creando cos un sistema a recupero di calore? Il vero problema per sar un altro. Sta nell'opacit degli interessi che
legano le imprese immobiliari al capitalismo finanziario, visto che nel mondo dell'alta finanza il confine tra il lecito e l'illecito molto poroso, soprattutto quando per decenni si pescato nel Pozzo di San Patrizio delle rendite di posizione. Svendere un palazzo per uffici poco commerciabile, o prendersi carico della sua conversione in residenza, consentirebbe al proprietario di fare comunque cassa, ma dovrebbe chiedere ancora soldi accettando nel contempo di ridurre al rustico il valore dell'asset sul quale ha continuato a essere finanziato, mettendo in crisi se stesso, ma anche chi lha finanziato sopravvalutando i beni messi a garanzia, come spesso accade.
In questa situazione, con risorse finanziarie pubbliche e private sempre pi ridotte, se si riuscir a mettere in atto questa politica di riequilibrio del patrimonio immobiliare sar, appunto, un miracolo. Se il miracolo non avverr, troveremo una nuova conferma del fatto che ci che si potrebbe benissimo fare nell'economia reale semplicemente rispettando le regole del mercato, non si pu fare perch il capitalismo finanziario il mercato l'ha manipolato e distorto. Per far stare in piedi l'uovo di Colombo bisogna rompergli il guscio, ma in questo caso il guscio sembra essere maledettamente duro.
www.arcipelagomilano.org
Questioni di governance. evidente la dicotomia tra un sistema di governo, gestito secondo lo storico modello dei club, basato sulla rappresentanza passiva degli eletti, che operano in discreto con tempi lunghi, e il comportamento sempre pi smart dei cittadini, paragonabili secondo Toyo Ito a tanti Tarzan in the media forest che, grazie alla pelle ricoperta da bit, operano scelte in tempo reale, con logiche di flusso, organizzati secondo il modello instabile dello sciame. Entrambe queste entit, il governo e i cittadini, sono sovrastate dalla nuvola, ossia da un nucleo di grandi imprese (ne ricordo alcune: General Electric per la fornitura di hardware e per internet industriale, IBM per Smarter city, Siemens ABB Eriksson per le nuove infrastrutture, Microsoft Google CORSERA MIT per i nuovi modelli di istruzione,.....) che organizzano la memoria cibernetica. Esse propongono unofferta integrata (dagli apparati industriali fino ai sistemi organizzativi-gestionali) per la gestione smart della citt e di alcune sue funzioni chiave (fra cui: istruzione, sanit, energia, sicurezza) grazie allutilizzo di strumenti di intelligenza aumentata. Semplificando, queste imprese sostengono che con i loro strumenti e servizi le citt hanno: a) modelli di governo pi affidabili rispetto a quelli tradizionali, perch i moderni modelli complessi di governo, che operano per feedback, possono funzionare solo grazie alla cibernetica; b) pi democrazia, grazie alla possibilit di iperscelte e alla reale interattivit dei processi; c) una pi alta qualit, grazie al livello dei contributi che circolano sulla rete; d) minori costi, per il basso costo unitario di servizi le cui economie di scala sono misurabili a livello globale. Le argomentazioni delle imprese cibernetiche sono robuste, dal punto di vista tecnologico e della valutazione economica di breve momento, ma la gestione sociale dellinnovazione non n semplice n lineare, e non pu essere ridotta a un problema di costi marginali. Dalla sinergia fra i due momenti, tecnico economico e sociale, dipende infatti la capacit di innovare il nostro modello di democrazia. In questa dimensione Milano la metropoli italiana deputata, per la dimensione della massa critica del suo capitale umano, a essere di guida alla rigenerazione nazionale, nei suoi aspetti sociali, economici e di rigenerazione della citt.
La questione centrale, quindi, la visione politica: oggi il cittadino della megalopoli lombarda confuso, avverte linsufficienza del modello gestionale dellamministrazione, lofferta delle imprese cibernetiche qui poco organica, non gli rimane che giocare coi social net, povero Tarzan con una casa comune sempre pi obsoleta. un disagio che viene da lontano, con il deficit interpretativo del paradigma della sostenibilit e la prima esperienza di governance basata sulla gestione di flussi costituita dallelaborazione delle Agende 21 locali. Qualcuno ricorda la faticosa esperienza milanese in questo campo (governava Formentini) e limpreparazione culturale degli stakeholder a gestire propositivamente un tavolo comune (con la meritevole eccezione della Caritas). Ancora l siamo, con la delega smart data a un assessorato, in una visione funzionale dello sviluppo della citt, in continuit con il mito ottocentesco della citt elettrica. Ma il cittadino vuole essere rassicurato sulla strategia e partecipare attivamente al rinnovo dellidea di democrazia, aspetta la leadership del sindaco, una sua convincente spiegazione sui vantaggi che lintelligenza accresciuta apporta allidea di cittadinanza, sulla crescita di capacit e opportunit grazie ai nuovi strumenti, su come la storica idea di accoglienza lombarda uscir rafforzata grazie alla nuova dimensione smart. Il cittadino lombardo, una volta coinvolto nel disegno strategico, chiede che finalmente anche il Comune di Milano si doti di software open source, quindi gratuiti, che gli permettano di interagire creativamente con la pubblica amministrazione. La Pubblica Amministrazione si dia una botta di contemporaneit, si doti di un flusso programmatorio adeguato (piano per la resilienza, per contrastare il cambiamento climatico, per la green economy,...), permetta ai cittadini di interagire: questa la smart city alla nostra portata ed auspicabile che il Sindaco aggiorni in questa direzione la sua agenda. Questioni di produzione e gestione della ricchezza. Legata alla dimensione smart la questione centrale del nuovo produrre. Su questo argomento si pu sostenere che, malgrado la tradizione industriale e industriosa della nostra metropoli, malgrado il suo sistema articolato della ricerca e dellerogazione del sapere, mai messaggio sia stato tanto ignorato quanto quello di inno-
vare il modo di pensare la produzione, materializzatosi attraverso linvito (un po perentorio) dellUE ad allinearsi alla regola del decoupling. E questo penso sia uno dei fattori che pi hanno contribuito e contribuiscono al declino della nazione e della metropoli. Ma il decoupling (aumentare la produttivit dei fattori diminuendo il consumo delle risorse naturali) un obiettivo fondamentale della citt smart, capace di proporre: a) nuovi ruoli economicamente attivi per la fruizione delle risorse naturali, in quanto produttrici di beni e di servizi essenziali, in una visione che ci allineerebbe alla convenzione Millennium; b) una citt tendenzialmente autosufficiente, o comunque meno dipendente, per quanto riguarda la produzione alimentare ed energetica, aumentando nel contempo la biodiversit; c) nuove frontiere occupazionali legate alla green economy e alla creativit come fattore generatore dello sviluppo. Una conferenza sul tema dellinnovazione nel produrre sembra essenziale per una sferzata di ripensamento creativo sul tema strategico del nuovo modo di produrre metropolitano. Questioni di reti. La dimensione smart della citt implica alcune innovazioni infrastrutturali. La prima, ovvia, richiede che le sue attivit e i suoi centri di interesse siano dotati di memoria accresciuta e sappiano distribuire socialmente questa memoria. Su questa infrastruttura si basa la rivoluzione cibernetica urbana, ossia dellorganizzazione della citt in data base, o piattaforme, che permettono la distribuzione gratuita o a basso prezzo di servizi. Uninnovazione che parte dalla scuola, coinvolge la fabbrica e rivoluziona lerogazione dei servizi, anche di quelli civici. Il risultato ad esempio la rivoluzione in corso nellerogazione del sapere, per ora limitata al long life learning, ma ormai aperta a tutti i gradi di insegnamento. Infatti, con lavvento della cibernetica nel campo dellistruzione si affacciano nuovi interlocutori (quelli gi citati allinizio: IBM, Microsoft, Google,....); quelli storici, come le universit, si riorganizzano in piattaforme ampie (alcune intercontinentali) e tutti offrono gratuitamente corsi interattivi a livello di master. Urge un inventario delle nostre memorie metropolitane, del loro grado di interconnessione e di pervasivit; senza un bilancio dellorganizzazione dellintelligenza cyber
www.arcipelagomilano.org
della metropoli non si pu parlare di smart city. La seconda implica che i data base, o piattaforme, siano connessi in rete, ossia siano strumenti per un dialogo interattivo con il mondo. questa una sfida per permettere alla metropoli lombarda di uscire dal torpore del suo declino postindustriale e chiedersi in quale direzione investire il suo rilevante ruolo
di metropoli guida. un invito a non vedere la smart city come strumento di rafforzamento locale, nella direzione tradizionale dellinvestimento urbano a servizio delle posizioni di rendita (oggi insostenibili a causa della recessione) ma di reinventare lo storico ruolo di Milano esportatrice di fondaci. Un approfondito documento della municipalit sulle tappe o fondaci
con cui la nostra metropoli agevoler la costruzione di nuove relazioni euro-asiatiche sar la miglior ricetta per uscire dalla recessione e un omaggio allintelligenza smart dei cittadini lombardi. In fondo il mondo sta aspettando una nuova smart lombard street.
www.arcipelagomilano.org pensare che s, lavrei fatto anchio e che s, lavrebbe fatto anche i miei amici. Io vivo il 25 aprile cos, come uno dei rari momenti in cui un ponte tra cittadini di ogni et ci unisce, nella consapevolezza di aver conquistato un bene prezioso qual la libert, in un sacrificio collettivo profondo e durissimo che andr sempre ricordato nei secoli e nelle generazioni a venire. La libert un sistema basato sullequilibrio precario delle diversit reciprocamente tollerate. Tutto il resto male e violenza, in gradi diversi e in diverse forme. Ma la libert no, esiste ed in un solo modo, in un solo labile equilibrio costantemente a rischio, che va difeso e custodito come un fuoco sacro, o qualcosa di molto simile. La difesa di questo focolare comune compito di tutti e dei giovani prima e pi di tutti. Siamo e saremo pronti a farlo? Non lo so, ma io ci credo.
www.arcipelagomilano.org Santa Maria degli Angeli e San Francesco in piazza Velasquez fu costruito su disegno dellingegner Cesare Nava in stile definito lombardo moderno con accanto un grande convento che accoglie lo Studentato Teologico della Provincia Cappuccina. Tra le molteplici attivit e iniziative fiorite in questa sede francescana va segnalato il Centro Culturale Rosetum, qui iniziato nel 1956. Il convento disegnato nel piano regolatore redatto da Angelo Pavia e Giovanni Masera tra il 1909 e il 1910 dove si legge chiaramente il tracciato della strada Vercellese e il futuro assetto di questa parte di citt. Sempre dei fratelli Nava la chiesa dellImmacolata e SantAntonio di Padova che tra laltro, come nota sempre il professor Marco Romano, ha un importante ruolo urbano perch funziona come fondo prospettico a chiusura del grande viale Corsica. Il Santissimo Sacramento, nel piazzale del Cimitero Maggiore stupisce per la variet delle pietre con cui stata costruita (architetto Varcher). In realt si tratta di tutte le lapidi provenienti dal cimitero accanto, bombardato durante la guerra (oggi le getterebbero tutte in discarica). Leffetto sorprendente e, soprattutto allinterno, piuttosto originale. Per concludere in ordine di data di costruzione, segnaliamo la scenografica San Francesco al Fopponino con i grandi finestroni esagonali progettata dal parrocchiano Gio Ponti negli anni Sessanta. Infine un ultimo accenno ai monumenti a San Francesco che a Milano sono ben tre: due fontane, una in piazza degli Angeli e laltra in via Farini e la grande statua con il Santo a braccia aperte dello scultore Domenico Trentacoste in piazza Risorgimento, realizzata con il bronzo raccolto con la partecipazione di migliaia di cittadini.
www.arcipelagomilano.org
www.arcipelagomilano.org lini, Simone Gramaglia viola e Giovanni Scaglione violoncello che grazie anche agli straordinari strumenti di cui dispongono - sono tuttuno con quella citt, con le sue celebri liuterie e con lAccademia Stauffer che ne tiene viva la memoria e le tradizioni. Quella di marted scorso era la seconda serata - delle sei in cui si suole organizzare lintegrale dei quartetti beethoveniani - e, come da tradizione, metteva insieme alcune opere giovanili con altre dellet matura; in questo caso si trattava del terzo e del quarto quartetto dei sei di cui si compone lopera 18 - scritti negli anni fra 1798 e il 1800 e primo cimento in questo genere dellAutore non ancora trentenne - e del quartetto n. 12 opera 127, del 1824-25, primo degli ultimi (che seguiranno con i numeri dopera 130, 131, 132, 133 o Grande Fuga, e 135, praticamente il lavoro estremo, terminato cinque mesi prima della morte). Poter mettere a confronto due epoche tanto lontane della vita di Beethoven gi in s unesperienza straordinaria; fra le due et vi il passaggio del secolo, la meteora e la delusione napoleonica, il trattato di Vienna, soprattutto quel testamento di Heiligenstadt (ottobre 1802) con cui Beethoven prende atto della sua definitiva e irrimediabile condanna alla sordit. Fra i primi e gli ultimi quartetti il mondo intero cambiato intorno a lui ma soprattutto cambiato il suo mondo interiore; lo si sente prima concludere lepoca classica e poi entrare con determinazione nella modernit. Anche la struttura del Quartetto cambia radicalmente fra le due stagioni: nellopera 18 i movimenti sono quelli canonici delle Sonate e delle Sinfonie (Allegro, Lento, Scherzo o Minuetto e un veloce Finale, come quasi tutti i quartetti di Mozart e di Haydn), mentre nellopera 127 lincipit un Maestoso, subito dopo c un Allegro seguito da un Adagio ma non troppo e molto cantabile, poi un Andante con moto e ancora un Adagio ma questa volta molto espressivo; il terzo movimento uno Scherzando vivace ma poi diventa Presto mentre il finale un inusuale Allegro comodo. Il tutto a signif icare quanti, diversi e complessi, fossero i sentimenti che il Grande Vecchio (ma aveva solo cinquantaquattro anni!) intendeva esprimere. Dicono Poggi e Vallora che il Quartetto darchi sia la pi elevata e difficile delle forme musicali il genere aristocratico per fini intenditori il momento della verit di ogni compositore e il fatto stesso per cui Beethoven gli abbia riservato lestrema attenzione, quando gi si sentiva mancare la vita, la dice lunga sul significato che doveva attribuire a questo genere musicale; al di l dellinteresse squisitamente musicale immaginiamo, che abbia avuto il senso dellintima e profonda ricerca di un momento di raccoglimento o di confessione, una sorta di autoanalisi, forse addirittura di preghiera. Ma la maga del quartetto racchiusa anche nella purezza del suono, omogeneo ma articolato, che sembra scaturire da un unico strumento con quattro voci in mirabile equilibrio fra loro; quattro diverse voci concordi, o ununica voce che si dilata e rappresenta le sfaccettature e la complessit dei sentimenti pi nascosti. Questa complessit e questa compattezza proprio la cifra che caratterizza le esecuzioni dei quartettisti di Cremona; ascoltarli come immergersi nella profondit del pensiero musicale senza sentire i dubbi che assillano limpegno interpretativo n le difficolt che accompagnano la fatica dellesecuzione. Una grande lezione di professionalit e di seriet che lascia pregustare la serata del 14 maggio, quando il Quartetto di Cremona torner per la terza tornata dellintegrale con lesecuzione di uno dei massimi capolavori beethoveniani, quei tre quartetti dellopera 59 universalmente noti come i Razumovskij dal nome dellambasciatore russo a Vienna cui furono dedicati. Una serata che non si potr perdere.
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org La pop art di Warhol e le stampe a diamanti
Settimana scorsa, come gi anticipato, al Museo del 900 c stata lapertura a ingresso gratuito della mostra Andy Warhols Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch, a cura di Laura Calvi. Protagoniste le brillanti, e preziosissime, stampe di Andy Warhol, artista sopra le righe e padre della Pop Art americana. Lo stardust indicato nel titolo richiama davvero la polvere di diamante usata per rendere brillanti e uniche queste stampe, ma anche tutta quellallure che da sempre circonda il nome e il lavoro di Warhol stesso. Dagli anni 60 agli anni 80, la mostra ripropone i soggetti pi noti creati dallartista di Pittsburgh. Imperdibili i Flowers in tonalit fluo, le indimenticabili Campbells Soup, i divertenti Fruits e i meno noti, ma altrettanto vivaci, Sunset. Un procedimento di lavoro, quello di Warhol, molto simile a quello dellartista contemporaneo Damien Hirst. Entrambi hanno affidato, e affidano, la produzione dei loro lavori ad assistenti specializzati, nel caso di Warhol cera addirittura la famosa Factory a servirlo, e solo alla fine i due m aestri ritoccano e aggiustano dei dettagli con il loro tocco personale. Tocco che fa lievitare le loro opere a diversi milioni di dollari. Ma daltra parte quelle di Warhol erano opere Pop, nate e pensate per essere vendute e riprodotte in gran quantit, in linea con la produzione di massa, anche artistica. Oltre ai fiori e ai frutti, da ammirare anche i celebri volti ritratti da Warhol: Mohammed Al, Marylin, e le copertine di Interview create appositamente dallartista, che sponsorizza, tra laltro, i suoi Velvet Underground e la loro famosa banana-simbolo. Personaggi reali ma non solo. Nella serie dei Myths Warhol rappresenta Topolino e gli eroi dei fumetti, dando loro la stessa effimera concretezza dei personaggi di Hollywood e dello spettacolo, mettendo insieme la collezionista Gertrude Stein, Babbo Natale, Einstein, Superman e i fratelli Marx. Nuove nel taglio anche le didascalie, non pi banali cartellini descrittivi ma etichette a muro in colori fluo, con interessanti citazioni dellartista e dei suoi contemporanei che ne spiegano e approfondiscono il lavoro, dando anche un quadro generale su quegli anni e sulle difficolt economiche, razziali o semplice-
11
www.arcipelagomilano.org mente raccontando aneddoti legati alle opere. Lallestimento intero, a cura di Fabio Fornasari, ricorda la corsia di un supermercato, in cui le opere darte sono esposte con la stessa freddezza e precisione dei prodotti di consumo quotidiani, in cui possibile, virtualmente, comprare le lattine Campbell e i frutti di stagione, insieme alle riviste di musica rock, con una spolverata di polvere di diamanti. Andy Warhols Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch, Museo del 900, Fino all8 settembre Orari luned 14.30 19.30 marted, mercoled, venerd e domenica 9.30 19.30 gioved e sabato 9.30 22.30 Ingresso intero 5 euro ridotto 3 euro
12
www.arcipelagomilano.org prendono sfacciatamente le novit padovane di Donatello, costruiti con un gioco di chiaroscuri decisamente in anticipo sui tempi. E in effetti la cultura figurativa di Foppa sembra essere davvero di ascendenza veneta: c memoria non solo dello Squarcione, maestro di Andrea Mantegna, ma anche e soprattutto di Jacopo Bellini e dei suoi disegni, nel monumentale arco che inquadra la scena e nelle teste di antichi imperatori romani. Altra interessante notazione sulluso della prospettiva. Una prospettiva che fa emergere i corpi, in particolare quello del Cristo, che sembra quasi arrivare a toccare la cima dellarco, e che si impone subito agli occhi dello spettatore. Una prospettiva per ritenuta per alcuni anni anche sbagliata, come pu sembrare se si osserva il paesaggio sullo sfondo, ancora bidimensionale e favolistico, di gusto ancora tardogotico, e per il quale si proposto un confronto con il nome di Gentile da Fabriano. In realt la tavola si avvale di una doppia prospettiva, che oltre a creare le diagonali delle croci, ha anche un punto di fuga rialzato, pensato per una visione dal basso da parte del fedele, che avrebbe dovuto meditare, inginocchiato, davanti ai Sacri Misteri. Ecco perch la datazione diventa fondamentale. Anticipando al 1450 lopera, si pu rendere meglio lidea della precocit delle invenzioni foppesche, facendolo rientrare nel clima artistico padovano e non ancora in quello mantegnesco. Foppa fu un grande maestro del Rinascimento lombardo, cosa che si pu vedere anche grazie agli affreschi della Cappella Portinari (1464 - 1468), presso la chiesa di SantEustorgio, attigua al complesso del Museo Diocesano. Vincenzo Foppa. I tre crocifissi, Museo Diocesano, corso di Porta Ticinese 95, fino al 2 giugno, orari: mar-dom: 10.00-18.00. La biglietteria chiude alle ore 17.30 Biglietti: marted: 4.00, intero: 8.00 ; r idotto: 5.00
13
www.arcipelagomilano.org i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 31 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10 gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.
LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Alberto Salza Elena Bissaca Eliminazioni di massa.
Tattiche di controgenocidio illustrazioni di Victoria Musci, Sperling & Kupfer, 2012,
14
www.arcipelagomilano.org
SIPARIO questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.G. Muscianisi rubriche@arcipelagomilano.org Aspettando Giselle... Ancora Giselle, sempre Giselle
Dopo centosettanta anni, gioved 26 aprile torna al Teatro alla Scala Giselle, il balletto di Jean Coralli e Jules Perrot sulle musiche di Adolphe Adam che ha segnato la storia, non solo del balletto, ma della danza nella sua totalit. Il balletto andato in scena per la prima volta il 28 giugno 1841 al Thtre de l'Acadmie Royale de Musique di Parigi con il ruolo della
15
www.arcipelagomilano.org
protagonista interpretato da Carlotta Grisi, la grande ballerina milanese (d'adozione) per la quale il balletto stato creato e che in questo ruolo ha calcato i palchi dei teatri europei pi importanti e prestigiosi, tra i quali il palco del Teatro di Sua Maest di Londra e del Teatro Bol'oj di Mosca nel 1842, per approdare il 17 gennaio dell'anno successivo a Milano sul palco scaligero, nella citt e nel teatro che la hanno cresciuta, formata ed educata. Il successo stato clamoroso, allora come oggi, sempre. Il motivo? Perch "Giselle is a classic", scrive il famoso coreografo George Balanchine, perci ciascuno si aspetta di veder danzare i ballerini come sempre si fatto dalla prima rappresentazione, per riuscire a scoprire nella 'ripetizione' qualcosa che non si era notata prima, per imparare. I classici si (ri)leggono e si (ri)guardano per imparare. Giselle si divide in due atti. Il primo introduce la vicenda in una festa paesana nel quale il principe Albrecht si intrufola sotto le spoglie di
un popolano, attirato dalla nomea di bellezza di Giselle, della quale si innamora ricambiato; la rivelazione dell'identit di Albrecht sopraggiunge con l'arrivo nel villaggio di Bathilde e il suo corteo, cio della promessa sposa del principe: sconvolta dal dolore, Giselle impazzisce e si uccide con la spada del principe di fronte a tutti tra le braccia delle madre. Il secondo atto l'atto 'bianco', dove il magico e l'etereo prendono il posto del reale e del concreto. l'atto delle Villi, ninfe della mitologia centroeuropea e slava che derivano dalle anime delle vergini che hanno danzato prima delle nozze, costrette ora a danzare per l'eternit di notte nei boschi come vendicatrici d'amore, dette anche "danzatrici della notte" o "dei boschi"; la figura della Vila viene scoperta da Thophile Gauthier (librettista e ideatore di Giselle) dopo la lettura del poemetto di Heinrich Heine ber Deutschland. Elementrgeister und Dmonen (La Germania. Spiriti primitivi e demoni). Le Villi guidate dalla loro regina Myrtha accolgono Giselle nella loro
schiera danzante; nel frattempo Albrecht arriva sulla tomba di Giselle chiedendo perdono, ma le implacabili ninfe non vogliono sentire ragioni: Albrecht deve morire. Giselle, allora, disobbedisce alla propria regina e memore del suo amore per il principe, danza con lui difendendolo dagli attacchi delle compagne in pas de deux che esprimono tutta la tenerezza del rapporto d'amore. Giselle resta con lui fino all'alba, quando ormai le Villi spariscono e sparisce anche lei dando l'ultimo addio al suo amore, che salvo. Il balletto, che commuove ogni cuore da quasi due secoli in ogni parte del globo, ritorna in una nuova classica versione sul palco scaligero con le sue toiles Roberto Bolle e Svetlana Zacharova per le prime serate e con le nuove 'stelline' debuttanti Lusymay Di Stefano e Claudio Coviello per le parti dei protagonisti nelle serate successive. In scena presso il Teatro alla Scala di Milano dal 26 aprile al 4 maggio. Domenico G. Muscianisi.
CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Come pietra paziente di Atiq Rahimi [Syngu Sabour, Francia, Germania, Afghanistan, 2012, 103'] con Golshifteh Farahani, Hamid Djavadan, Massi Mrowat, Hassina Burgan
A Kabul, in una casa ai piedi delle colline, un eroe di guerra (Hamid Djavadan) giace in coma dopo essere stato colpito alla testa da una pallottola. La sua giovane moglie (Golshifteh Farahani) prega ininterrottamente che lui resti in vita mentre la guerra fratricida domina e sconvolge la citt. La donna, temendo per l'incolumit delle due figlie, costretta a rifugiarsi nella casa di tolleranza gestita dalla zia (Hassina Burgan) ma la volont di prendersi cura del marito e di confidargli le sue paure e la sua solitudine la spingono ad attraversare quotidianamente la citt. Il suo fingersi prostituta riesce a salvarla dagli anziani miliziani in cerca di vergini ma non dal pi giovane tra loro (Massi Mrowat), al quale costretta a concedersi per sopravvivere. Contro ogni previsione, questa inattesa e feroce consapevolezza del proprio corpo libera il desiderio di raccontare al marito i ricordi, i desideri pi intimi e i segreti inconfessabili. La sua voce, inizialmente timida e flebile, acquista tono e profondit. L'uomo sdraiato di fronte a lei diventa, suo malgrado, la sua Syngu Sabour, la pietra paziente; una pietra magica che raccoglie tutti i segreti e le sofferenze per poi frantumarsi a causa del peso insostenibile. Atiq Rahimi, grazie all'aiuto dell'amico Jean-Claude Carrire come cosceneggiatore, ha messo in scena il suo romanzo vincitore del premio Goncourt nel 2008. In questo piccolo appartamento di Kabul, la giovane donna senza nome distrugge l'oscurantismo e il maschilismo tirannico che l'hanno costretta a una vita di privazioni. La telecamera non si separa mai dal suo viso, asseconda con gentilezza i suoi movimenti generando un faccia a faccia con lo spettatore che viene pervaso dalla gioia, dal piacere, dalla vergogna e dall'orgoglio che l'attrice esprime magnificamente durante questa liberazione intima e coinvolgente. Marco Santarpia In sala a Milano: Eliseo.
16
www.arcipelagomilano.org
GALLERY
VIDEO
17