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Il modello tedesco divide l' Europa. http://chiarodiluna-karl.blogspot.it/2013/03/il-modello-tedesco-divide-l-europa.

html di Carlo Rossi Adriana Cerretelli su Il Sole 24 Ore dell' 8 marzo 2013: "La Merkel invece si concentra sul futuro pi immediato, sulla messa a punto entro giugno, di un patto europeo per la competitivit". "Ora il copione si ripete a Varsavia ed anche molto pi facile da recitare. Il cancelliere venuto dall'Est in fondo gioca in casa, ne conosce bene la vecchia cultura e ne condivide quella nuova nata sulle macerie del comunismo. Perch tutta imperniata sul recupero di competitivit (in larga parte riuscito) di un modello di sviluppo aperto, fatto di costi e salari bassi, welfare leggero e regimi fiscali mirati a calamitare gli investimenti esteri. Che infatti piovono abbondanti, cinesi in testa. La ricetta piace alla Germania dell'economia sociale di mercato riformata. Tanto che medita di farne una sorta di laboratorio delle future riforme europee. I dati parlano chiaro: tra il 1999 e il 2012, grazie alla profonda revisione del suo modello nello scorso decennio, la competitivit globale della Germania salita del 22,5% contro un aumento dell'1,2% in Francia, dell'1,4 in Italia, del 3,3 in Spagna". "Per colmare queste divergenze abissali, dopo aver imposto il fiscal compact, ora la Merkel sogna il patto per la competitivit. Che naturalmente non passa per un euro pi debole e neanche per una politica monetaria pi accomodante, all'americana o alla giapponese, ma sempre e soltanto per rigore e riforme strutturali a tappeto". Emerge con chiarezza un rinnovato modello tedesco, nato dalla riforma della tradizionale economia sociale di mercato. Al conseguimento di una maggiore competitivit sono diretti la riduzione della pressione fiscale, la ristrutturazione del welfare, l' impostazione produttivistica di scuola e pubblica amministrazione tutta, il riassetto delle relazioni industriali, l' impulso all' innovazione produttiva, la disciplina della finanza pubblica. Per tentare di riprodurre questo modello i paesi periferici dell' Eurozona devono realizzare riforme strutturali profonde ed adottare una incisiva austerit fiscale e di bilancio. Hans-Werner Sinn, professore di economia e finanza pubblica all'universit di Monaco di Baviera, su Il Sole 24 Ore del 9 marzo2013 ha scritto: "Temo che tra la quantit di austerit necessaria per riportare in equilibrio i conti e quella che la popolazione pu tollerare senza disordini in strada, c' un grande dislivello". Assistiamo infatti a un diffuso ed aspro rifiuto del cosiddetto rigore fiscale, monetario e di bilancio. Anche il risultato delle recenti elezioni italiane in larga misura interpretabile in questo senso. Ma rappresenta un' alternativa efficace quella suggerita da Cerretelli con l' accenno alla prospettiva di "euro pi debole" e di "una politica monetaria pi accomodante, all'americana o alla giapponese"? Bisogna dire chiaramente che questa alternativa non d i risultati sperati. A lungo esplorata dall' Amministrazione Obama, non ha consentito di fronteggiare efficacemente la crisi occupazionale e i problemi posti dalla globalizzazione della competizione economica, mentre si rivelata insostenibile per gli effetti sulla finanza pubblica. Il perdurante squilibrio della bilancia commerciale USA e i dati sull' occupazione/disoccupazione non consentono un giudizio meno severo. Anche le pi recenti statistiche ufficiali devono essere lette in questo senso: "Employment increased in professional and business services, construction, and health care". Nessun incremento nella manifattura. "In February, the number of long-term unemployed (those jobless for 27 weeks

or more) was about unchanged at 4.8 million. These individuals accounted for 40.2 percent of the unemployed. The employment-population ratio held at 58.6 percent in February. The civilian labor force participation rate, at 63.5 percent, changed little. The number of persons employed part time for economic reasons, at 8.0 million, was essentially unchanged in February. These individuals were working part time because their hours had been cut back or because they were unable to find a full-time job. In February, 2.6 million persons were marginally attached to the labor force, the same as a year earlier. (The data are not seasonally adjusted.) These individuals were not in the labor force, wanted and were available for work, and had looked for a job sometime in the prior 12 months. They were not counted as unemployed because they had not searched for work in the 4 weeks preceding the survey". Il numero dei disoccupati di lunga durata, dei non occupati e degli occupati a tempo parziale per motivi economici resta molto lontano dai livelli auspicati. Ma come fare accettare alla ricalcitrante opinione pubblica dei paesi pi colpiti dalla crisi le necessarie riforme? Iniettando robuste dosi di equit nell' attivit riformatrice e di verit nel dibattito pubblico. Il peso del cambiamento pi deve essere sopportato da chi in passato ha tratto maggior vantaggio dalle relazioni clientelari, dalle rendite di posizione, dalle chiusure corporative, dai privilegi pi odiosi. Mentre devono essere posti a disposizione dei cittadini elementi che consentano di formare opinioni pi costruttive perch meglio corrispondenti alla struttura dei problemi.

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