Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
COMUNISTA A PARTE
LA STORIA DI LUCIANA CASTELLINA, DAL MANIFESTO A STRASBURGO IN UN FILM DEL CINEASTA ITALIANO DANIELE SEGRE IN PROGRAMMA AL BIOGRAFILM FESTIVAL DI BOLOGNA
di SILVANA SILVESTRI
Sar stato pi difficile che scendere nelle viscere della terra e filmare i minatori del Sulcis, pi ancora che strappare agli operai della Fiat il significato del loro s. Fare un film su un soggetto politico come Luciana Castellina non deve essere certo stato facile. Personaggio troppo abile nel confronto dialettico, seduttivo, problematico, testimone di una parte decisiva della storia e anche della storia travagliata del nostro giornale, possiamo immaginare quanti ostacoli da superare pur nellaffettuoso raccontarsi ci siano da superare per un cineasta. Ma anche Daniele Segre un magistrale incantatore e il risultato Luciana Castellina, comunista, film che si presenta venerd 15 in concorso al Biografilm Festival di Bologna, International Celebration of Lives alla presenza della protagonista. Dal dopoguerra e dalle annotazioni del suo diario politico
iniziato a scrivere nel 43, dalle sue attivit nel partito, nelle brigate internazionali, fin da quel primo comizio tenuto a Brindisi nella piazza gremita di soli maschi (che ci piace sempre sentire raccontare), di tutto quel percorso parallelo che si doveva eludere finch non fu evidente che anche il femminismo aveva una sua identit e un suo decoro, della prigione per volantinaggio o per manifestazione e dei viaggi, della porta numero 2 della Fiat. E per quanto ci riguarda, soprattutto del manifesto di cui non mette in evidenza il lato debole, ma quello pi avanzato, pi eroico, quello che ci port a fare le prime innovazioni rispetto a tutta la stampa, tanto che vennero perfino dalla Francia e dalla Germania a vedere come si lavorava. La sua voce decisa proiettata verso il pubblico, della sua vita privata Daniele Segre riesce a far intuire le tante sfumature del carattere, i tanti ostacoli superati di slancio nei risvolti di un racconto, di un gesto. Insomma una trama
intessuta di coraggio, una storia rivoluzionaria. Il titolo del libro che raccoglie lesperienza didattica di Segre nello straordinario laboratorio tenuto nelle Marche, Lamorosa visione, si adatta perfettamente al suo stile di ripresa. Cos ricordiamo i film dedicati a personaggi mai sotto i riflettori, una visione che come una magia di progressivo e impensabile avvicinamento: semplicemente la definizione di un rapporto, di una intensit, dice, e questo nasce e genera il pensiero di fare qualcosa con la macchina da presa. un approdo naturale e reciprocamente voluto, con grande affetto ma anche con intenzionalit di vivere unesperienza. E questo produce intensit sicuramente, per me indelebile rispetto ai rapporti che vivo e che si mantengono poi nel tempo. Non cos facile avvicinare un personaggio pubblico. Molti dei personaggi ripresi nei suoi film sono personaggi poco visibili, invece con Luciana
Castellina, gli diciamo sar sicuramente stato pi difficile entrare in profondit, cos come scrive anche nelle sue note di regia dove sottolinea: Raccontare Luciana Castellina non stato facile. Innanzi tutto dovevo scalfire una corazza per almeno intuire unintimit che mi potesse restituire lumanit di una persona. Tutto partito da una reciprocit di studio per convincersi che si poteva fare. Pi che tempo, che sempre poco, c voluta molta concentrazione, almeno da parte mia per capire e farmi indicare da lei un cammino di ricerca comune che potesse aiutarci a capire quello che stavamo cercando, perch talmente ricca la storia di Luciana. Lei straordinaria, qualcosa di unico come intelligenza, come lucidit che come un fiume in piena. Ovviamente ho dovuto trovare SEGUE A PAGINA 2
(2)
IL FESTIVAL
BIOGRAFILM FE
Foto di scena di Luciana Castellina (di Daniele Segre) ritratto di Daniele Segre. La tessera del Pci
delle soluzioni di sintesi. Alcune questioni che ho approfondito non le ho utilizzate. Dopo che il film sar presentato al festival metteremo in cantiere il dvd e nel dvd ci saranno gli extra con tutte le cose che ha detto e che non ho messo nel film, ma che sono straordinarie, per io ho dovuto prendere la linea di raccontare Luciana Castellina e lei talmente ricca di esperienza che risultato difficilissimo al montaggio intuire, costruire, raccontare e mantenere unidentit al film e non perdermi in tutta una serie di avventure che lei mi ha proposto e sono tante. stato molto difficile trovare una quadra che potesse dare il senso di come era lei, di come volevo raccontare la storia di come stata e di come ancora. Come la volevi raccontare? Come una protagonista della politica? No, il mio tentativo era quello di raccontarla come donna. Come donna nel suo progetto di vita con tutto quello che ha significato, di percorso complesso e anche per certi versi con delle combinazioni che sono arrivate al momento giusto e che le hanno permesso di capire e di andare avanti nel suo cammino. una donna molto forte, che si controllata molto, almeno dal mio punto di vista e questo stato un elemento di difficolt nellapproccio. Per credo che lei mi riconosca e ami molto il lavoro che faccio. Solo recentemente ha scritto su Sic Fiat un pezzo dal mio punto di vista memorabile rispetto al mio lavoro di regista per quanto riguarda tutte le cose che ho fatto sul mondo del lavoro. Quindi da questo punto di vista avevo fiducia che lei comprendesse la volont, il desiderio reale, vero di mettermi in condizione di poterla raccontare. E poi ognuno ha fatto la sua parte. Un testa a testa sportivo e amoroso Per tutte le persone che ho avuto lonore di raccontare, Luciano Lischi, Morando Morandini, Lisetta Carmi, ma anche Adriana Prolo, la fondatrice del Museo del cinema, che stata la primogenita di questi ritratti anche se lho fatta nell87, c sempre un rapporto affettivo, nel senso che ribadisco che come prima cosa il
Luciana Castellina si racconta nel viaggio della sua vita, una storia bella e importante del nostro paese: e Daniele Segre che come lei ha dedicato la vita a farsi portavoce delle lotte dei lavoratori, ne svela le inquietudini pi profonde
rapporto che determina la relazione. La qualit del rapporto il motivo dellattrazione reciproca perch questo deve essere un meccanismo che scatta ed chiaro che in questo caso dipende dal regista che desidera fare un film su questa persona, non mai la persona che mi chiede di fare un film su di lei. Quindi in me deve scattare un desiderio. Questo film potrebbe essere uno specchio, unaltra prospettiva dei tuoi film sul lavoro operaio. Qualcosa di speculare rispetto al suo lavoro nel sindacale Questo anche negli altri film, non solo nei ritratti, ci sono elementi che mi riguardano molto da vicino perch sono anchio cos. Con Lisetta Carmi c stata una combinazione straordinaria, perch ho deciso di fare un film su di lei dopo essere stato a Ravenna a vedere una sua mostra e l lho incontrata per la prima volta. Io conoscevo il suo lavoro di fotografa, stata la prima donna che ha fotografato i travestiti a Genova alla met degli anni 60, e anchio ho fatto un film sui travestiti, lei ebrea di origine e anchio sono ebreo, faceva la fotografa e anchio facevo il fotografo. Con Morando c un rapporto di amicizia pi profonda, lo conoscevo quando ho iniziato a fare il codirettore a Bellaria con Antonio Costa e Morandini. Quindi c un rapporto con queste persone costruito nel tempo e che determina unazione emotiva che in me produce fare i film. Un altro elemento di difficolt era che Luciana avesse appena pubblicato il libro, qualcosa di assai strutturato che in qualche modo poteva costituire un altro scudo protettivo tra lei e te S. Diciamo che lho fatto in corso dopera, perch le riprese le ho fatte in due tempi: prima allArgentario, poi ho pianificato unaltra discesa a Roma a casa sua, nella sua quotidianit. Almeno quando a Roma. Perch una vagabonda incredibile, sempre in viaggio, sempre da un aeroporto a un altro, oppure a cena in Sardegna, sempre in continuo movimento. Lei legge frammenti del libro, ho scelto io i brani che doveva leggere, perch mi interessavano degli elementi della sua storia personale, come la madre, fossero letti da lei. Le ho dato la parte di attrice, sono i pochi momenti dove interpreta. Trovo che la foto che hai scelto per la locandina non le somiglia Lo sguardo, la postura, la dicono lunga sul personaggio. Lho scelta io, quella foto lho fatta io come tutte le altre. lo sguardo di una persona che ha fatto tutto quello che doveva fare, che soddisfatta del suo impegno.
(3)
RON MANN
EST
Trasmette una nota positiva. la forza della sua storia che mi ha colpito, anche la consapevolezza dei diritti e delle conquiste delle donne, di essere donna. Si considerava e voleva considerarsi uomo, assomigliare alluomo. Lo racconta in modo straordinario: lei una grande raccontatrice, ricca di spunti per comprendere anche la complessit dei momenti che ha vissuto e delle scelte che ha fatto. Mi piace quando dice che non parla delle sue vicende personali Tastavo il terreno e cercavo di avanzare e lei molto furba, intelligente, intuiva e rintuzzava. E questo gioco ha permesso di costruire il racconto. Quello che mi ha concesso me lo ha concesso veramente e questa la forza della storia. C una verit importante, la sua verit per testimoniare quella che stato e quella che , una storia bella e importante della nostra Italia. Non unintervista, un racconto. Io detesto il termine documentario, non a caso il corso che tenevo fino al 2010, perch poi Alberoni mi ha licenziato dal Centro Sperimentale dopo 17 anni, lavevo intitolato cinema della realt. Il termine documentario non mi appartiene. Per me il cinema una sola cosa, poi il linguaggio che si utilizza relativo. Rispetto al fatto di essere comunista: tu aderisci al suo modo di dichiararsi comunista o lo vedevi in maniera critica? Io normalmente nei miei film studio e cerco di comprendere la complessit della storia che sto raccontando ed chiaro che se sono l c un interesse da parte mia nel raccontare quella storia. Non un caso che il film lho fatto su Luciana Castellina, come lho fatto sulla chiusura delUnit, come lho fatto sulla conquista dei diritti sul Novecento. un percorso teorico un percorso di riflessione, di studio, di memoria. Io auspico e determino unazione che non deve essere vincolante nella mente dello spettatore che vede i miei film, per avere degli elementi di conoscenza in pi per prendere poi lui le decisioni. Non sono un regista di propaganda. Poi ho le mie idee e decido io le storie che voglio raccontare. Quello sono, nel bene e nel male. Certe volte nel male, perch molti film mi hanno chiuso molte porte. Per adesso sono contento, vado avanti nella mia storia e mi onora che Feltrinelli pubblichi questo cofanetto dal titolo Vivere e morire di lavoro. Ci sono delle coincidenze straordinarie e sono grato alla sorte. Continuo a pensare e lavorare al mio meglio per raccontare lItalia e cerco di dare un contributo di utilit pubblica raccontando delle storie altre e non solo delle realt. Non dimentichiamo il manifesto Lei ha fondato il manifesto, stato un quotidiano ma anche un movimento importante per raccontare lItalia e per quello che successo tra lei e il partito comunista. E per il rapporto che il manifesto aveva e che ha tuttora con il movimento operaio: tutti quei suoi reportage da Torino sui metalmeccanici della Fiat Mirafiori. E questo uno degli elementi importanti per cui credo che c stata questa riconoscibilit tra di noi, questo amore nei confronti dei lavoratori. Dallalto Love Always Carolyn di Ken Kesey e accanto Grass di Ron Mann, Emma Dante in Sud Costa Occidentale, Judith Malina in Love and Politics, The Education of Auma Obama e in piccolo 11 metri, dedicato al capitano romanista Agostino Di Bartolomei. Sotto, Je-Je e Woo-yeong nel documentario che racconta la loro storia damore Sea of Butterfly
8 BIOGRAFILM FESTIVAL
Vitalit del positivo. Grass, free jazz, funghi, twist, i vega, Crumb, beat
Don't Say No: the films of Ron Mann il titolo della prima retrospettiva dedicata in Italia al documentarista, produttore e distributore di Toronto, esponente tra i pi radicali, della controcultura internazionalista. Ron (in giuria a Torino anni fa) ha fatto molti film seri, divertenti e infuocati, per esempio sui ragazzi del twist, sulle canne, sul movimento vega - anzi meglio dalla parte della marjiuana, dalla parte della della purificazione alimentare e spirituale dei nord americani e dalla parte dei ventenni (lui che ventenne stato molte volte nella vita e dunque sa bene di cosa parla) che in qualunque epoca storica e contesto geografico dalla swinging London alla primavera araba, da Berkeley al movimento anti nucleare, si inventano dal nulla un mondo che produce sogni, divertimento, ricchezza sociale e planetari sommovimenti tellurici (benigni). Ha dunque fatto benissimo il Biografilm Festival a omaggiare questo sessantottino che si dedica ultimamente alle biografie (della scrittrice canadese Margaret Atwood, 2010 e Robert Altman, in lavorazione). Poi perch Ron ha esplorato - non da entomologo, ma da militante - i fenomeni sociali e culturali pi dirompenti e le principali modificazioni (in meglio) della cultura pop: dal design (lomaggio al creatore di automobili pazze, Ed Big Daddy Roth) alla musica - anche il free-jazz, Imagine the sound con Bill Dixon, Paul Bley, Cecil Taylor e Archie Shepp - dalla poesia contemporanea, con Poetry in Motion del 1982 in cui compaiono, tra gli oltre 70 poeti, anche Allen Ginsberg e un giovanissimo Tom Waits, al cinema underground (ha prodotto un ritratto di Stan Brakhage). Nel 1988, Mann firma Comic Book Confidential, un documentario che anticipa il crescente interesse verso il fumetto e le graphic-novel a cui Hollywood presto attinger (The Spirit, Sin City, Watchmen, The Avengers o il doc su Crumb). Il mitico Grass (Erba) esce nel 99 e rappresenta uno dei migliori documentari sulla droga pi amata e vituperata al mondo, la marijuana. Anche se sfortunatamente nessuno lo regal a Bossi (quando capiva) n a Fini. Attraverso la voce di Woody Harrelson - che torner a lavorare con Mann in un magnifico viaggio californiano ecologico per diffondere le virt del cibo biodinamico (Go Further, 2003, uscito in Italia grazie a Rarovideo) - e immagini di repertorio dinizio 900, Ron Mann realizza un film anticonformista e divertente (che sar anche premiato al Toronto Film Festival) e spiegher che la lotta contro le droghe leggere sono state una fissazione del Congresso americano dal XIX secolo non tanto per motivi sanitari o etici quanto per controllare semplicemente leconomia, pericolosamente competitiva, dei sottostanti paesi produttori, in particolare del Messico. E, a proposito di droghe e allucinogeni, ispirato da John Cage - che oltre ad essere stato un grande musicista stato anche un grande giocatore di quiz, un rivoluzionario totale e un conoscitore e collezionista di funghi - Ron Mann scrive e dirige Know Your Mushrooms, 73 minuti di puro divertimento con le musiche originali dei Flaming Lips su tutto quello che c da sapere (o da non sapere) sul mondo dei funghi. E a John Cage Biografilm Festival dedicher un interessantissimo e ben congegnato omaggio...Come produttore, Ron Mann ha contribuito alla creazione del filosofico mai accademico o noioso Examined life di Astra Taylor, con Judith Butler e Cornel West, mentre come distributore, ha portato in Canada Marina Abramovic: The Artist is Present, Gomorra, Pranzo di Ferragosto. L'ultima fatica di Mann contenuta in un cofanetto che contiene, come bonus track, un documento inedito che vede Jarmusch e Joe Strummer intenti a registrare la colonna sonora del film When Pigs Fly. Ed proprio con lanteprima italiana di When Pigs Fly della grande cineasta newyorkese no wave (e grande esperta di porno) Sara Driver che Biografilm inaugura la retrospettiva su Ron Mann stanotte alle 22.30 al Cinema Odeon e, a seguire, lanteprima mondiale attesissima di Joe Strummer di Jim Jarmusch.
GERENZA
Il Manifesto direttore responsabile: Norma Rangeri vicedirettore: Angelo Mastrandrea Alias a cura di Roberto Silvestri Francesco Adinolfi (Ultrasuoni), Matteo Patrono (Ultrasport) con Massimo De Feo, Roberto Peciola, Silvana Silvestri redazione: via A. Bargoni, 8 00153 - Roma Info: ULTRAVISTA e ULTRASUONI fax 0668719573 tel. 0668719549 e 0668719545 email: redazione@ilmanifesto.it web: http://www.ilmanifesto.it impaginazione: ab&c - Roma tel. 0668308613 ricerca iconografica: il manifesto concessionaria di pubblicit: Poster Pubblicit s.r.l. sede legale: via A. Bargoni, 8 tel. 0668896911 fax 0658179764 e-mail: poster@poster-pr.it sede Milano viale Gran Sasso 2 20131 Milano tel. 02 4953339.2.3.4 fax 02 49533395 tariffe in euro delle inserzioni pubblicitarie: Pagina 30.450,00 (320 x 455) Mezza pagina 16.800,00 (319 x 198) Colonna 11.085,00 (104 x 452) Piede di pagina 7.058,00 (320 x 85) Quadrotto 2.578,00 (104 x 85) posizioni speciali: Finestra prima pagina 4.100,00 (65 x 88) IV copertina 46.437,00 (320 x 455) stampa: LITOSUD Srl via Carlo Pesenti 130, Roma LITOSUD Srl via Aldo Moro 4 20060 Pessano con Bornago (Mi) diffusione e contabilit, rivendite e abbonamenti: REDS Rete Europea distribuzione e servizi: viale Bastioni Michelangelo 5/a 00192 Roma tel. 0639745482 Fax. 0639762130 abbonamento ad Alias: euro 70,00 annuale versamenti sul c/cn.708016 intestato a Il Manifesto via A. Bargoni, 8 00153 Roma specificando la causale
(4)
CINEMA E LETTERATURA
Lev Tolstoy (in basso nella prima foto a colori della storia russa). A destra Chistopher Plummer in The last station di Michael Hoffman (2010)
Cosa diceva il grande scrittore della nuova arte? Tre film sugli ultimi anni della sua vita, diretti da Protazanov, Gherassimov e Hoffman
di CATHERINA PRESSMAN
In Russia il cinematografo deve scolpire solamente la vita russa in tutte le sue forme fenomeniche, ma proprio cos com. Non deve per niente andare a caccia di storie di fantasia. Queste alcune parole di Lev Nikolaevich Tolstoj sul ruolo che avrebbe dovuto avere il cinema unarte che (secondo un celebre articolo uscito sul New York Times del 31 gennaio 1937, basato sui ricordi di un collaboratore dello scrittore, I. Teneromo, vero nome Isaak Fajnerman) avrebbe cambiato il modo di scrivere e lo incuriosiva tanto da spingerlo a scrivere un soggetto (oltrettutto pieno di violenza e di sangue). Nonostante il fatto che tanti cineasti hanno voluto scolpire sulla pellicola frammenti della sua vita, Tolstoj allinizio fu restio a comparire davanti alla cinepresa. Curiosamente proprio un ritratto del grande scrittore Lev la prima fotografia a colori scattata in Russia. Nello stesso anno, 1908, loperatore Aleksandr Drankov gir una sequenza di Lev Tolstoj a Jasnaja Poljana. Quei fotogrammi ebbero tale successo che si inizi a prestare particolare attenzione al cinema come nuova forma artistica. Aleksandr Drankov aveva chiesto a lungo a Tolstoj di riprenderlo, ma il maestro rifiutava sempre per il semplice motivo che non voleva partecipare a una cosa che non sapeva cosa fosse. Come dice la
(5)
regista Sergey Gerasimov era un attore, regista e professore alla facolt di regia e recitazione dellUniversit statale pan-russa di cinematografia, pi famosa come Vgik (intitolata a S.A.Gerasimov stesso). Era diventato famoso per i suoi affreschi epici, come Placido Don (Tichij Don) dallomonimo romanzo di olochov o La giovane guardia (Molodaja Gvardija) dal romanzo di Aleksandr Fadeev. Il film Lev Tolstoj composto da due parti: Insomnia e Abbandono. Vediamo il maestro della letterattura russa negli ultimi anni della sua vita (1908-1910). Nella prima parte del film, Insomnia, i ricordi di Lev Tolstoj lo riportano ai tempi della sua giuvent, al periodo di svolta del suo pensiero. La seconda parte del film inizia con labbandono di Jasnaja Poljana e la sua morte. Lo stesso Gerasimov ha sostenuto il ruolo di Lev Tolstoj, la moglie interpretata da Tamara Makarova, moglie di Gerasimov. Il film ha vinto il premio Globo cristallo al festival di Karlovy Vary. In qualche modo, lo hanno sostenuto in tanti, lo sguardo sulle relazioni tra Lev Nikolaevich e Sofja Andreevna stato visto attraverso il prisma delle relazioni tra il regista e Tamara Makarova. Il film in ogni caso stato girato in maniera classica, con toni profondi e raffinati. Lultimo film su Lev Tolstoj, The Last Station del regista statunitense Michael Hoffman, con Helen Mirren e Christopher Plummer, uscito in 2010, lanno delanniversario della morte di Lev Tolstoj (1910). Come diceva il co-produttore Andrej Michalkov-Konchalovskij, la Russia ha rifiutato il finanziamento e impedito di girare il film a Jasnaja Poljana, costringendo la troupe a trasferirsi in Germania. Michael Hoffman ha dovuto cambiare sceneggiatura originaria diverse volte. Il protagomista del film Valentin Bulgakov, il segretario personale dello scrittore. Vediamo lultimo periodo della vita di Lev Tolstoj a Jasnaja Poljana attraverso lo sguardo del suo giovane seguace. Lultimo film su Lev Tolstoj in qualche modo un ripensamente critico della biografia di Lev Tolstoj. Se il film di Protazanov mostrava Lev Tolstoj come una persona schiacciata dallautorit di una moglie molto forte, il film di Hoffman, invece, cerca di trovare una giustificazione. In alto a destra Doroga na della russa Taisia Igumentseva e in basso Head over Heels del britannico Timothy Reckart
di ROBERTO SILVESTRI
Non al Bolscio, ma nella notte periferica di una lugubre Mosca innevata, quieta e addomesticata, vestiti di tutto punto, lui cravatta e lei in lungo da gal, ritrovano finalmente se stessi e il filo che li collega. Corpo, spirito, sesso, appartenenza... Come avviene il contatto? Trasformandosi improvvisamente in punk scalmanati e inaspettati. A teatro no si va, si fa. Urlano cos a squarciagola, nel silenzio assoluto, ai lavoratori schiavi che riposano a comando nei palazzi grigi e anonimi che li imprigionano in una perfetta sequenza cliniana da Grand Guignol - le peggiori parolacce che gli abitanti anonimi di quelle case pi detestano sentire: Vaffanculo... stronzi...froci...! Lurlo, prima in solitario stile Munch, poi in duetto Vicious/Lydon, il terreno che accomuna Sergio alla sua fiamma, una bella collega coetanea. Il giovane affitta la camera da un simpatico signore allantica (di saggezza Zeman) nostalgico non del comunismo ma di un certo stile perduto. I suoi dischi sono pericolosi: cantautori polacchi di incallita dissidenza... Sergio, per campare, vende oggetti insoliti e inutili (come fossimo su Main Street, a Santa Monica). Ma la sua ribellione, fino a quel momento solitaria, ispirata (altri miracoli della globalizzazione e del formalismo russo che sa dove ripescare le antiche cose belle dimenticate) ai vecchi film di James Caan. Anche Sergio ama farsi picchiare di brutto. Farsi insultare. Se no gli sembrerebbe di non esistere. E con il rituale tipico del masochista. Ricordate 40 mila dollari per non
scuole di cinema, Cinefondation 2012, che un po il cuore segreto di Cannes (Venezia vuole imitarlo). Si scoprono i talenti, si allevano... cresceranno. E, buona notizia, nei 16 prescelti dellanno c anche un film italiano, Terra di Piero Messina. Non un caso. La pi prestigiosa esposizione di saggi studenteschi al mondo evidenzia che la voragine tra le nostre scuole (protette per anni, autarchicamente, dalle radiazioni immaginarie pericolose) e il design internazionale aggiornato e spregiudicato, certo secondo il ferreo ma vitale canone francese, sembrerebbe colmato. Terra diretto da un assistente di Paolo Sorrentino ed stato apprezzato dal pubblico e dalla giuria, diretta da un Dardenne Jean-Pierre (Rosetta e Il ragazzo con la bicicletta). Film on the road interiore, datmosfera, nanotecnologico nei raccordi emozionali, cucito su Giorgio Colangeli, un poema della disperazione ambientato sul traghetto Genova-Olbia. Una cameriera, una pistola, un vecchio che non sa elaborare un lutto catastrofico, un cliente vestito piuttosto bizzarramente... E, come materiale visuale utilizzato, anche underground e stile spot. Ma senza menarsela troppo. I 15 mila euro del primo premio vanno per a Taisia Igumentseva, che ha gi un posto assicurato nelle sezioni cannoise a venire. Ad Abigail di Matthew James Reilly (New York University), sincopato ritratto di una precaria che odia fare la parcheggiatrice, e al cubano (un poema campesino sui porci sqartati) Anfitriones di Miguel Angel Moulet vanno 11 mila e 7,50 mila euro. In giuria Arsine Khanjian,
Karim Anouz, Emmanuel Carrre e Yu Lik-Wai. Nei primi 14 anni di vita di questa sezione, mai film italiano era stato invitato da Gilles Jacob, che ancora presiede le varie attivit di Cinefondation (ecco perch abbiamo pochi lunghi alla Quinzane e alla Semaine). Oltre alla competizione due sono infatti i segmenti della sezione, Atelier e Residence. Il primo seleziona 15 progetti di lunghi allanno. Si invitano i registi sulla Croisette e si organizzano incontri con produttori per migliorare i progetti e accedere a finanziamenti internazionali. Rsidence du Festival accoglie nel centro di Parigi, ogni anno, 12 registi segnalatisi a Cinefondation e che lavorano al primo o al secondo lungo. La borsa di studio comprende: 800 euro al mese; un soggiorno a Parigi centro di 4 mesi e mezzo (ottobre/met febbraio); incontri di lavoro professionali, revisioni della sceneggiatura... Questa Villa Medici del cinema mondiale ha gi accolto dal 2000 filmaker di oltre 40 paesi e adesso ha invitato Piero Messina, un ex allievo del Csc di Roma, proprio come Pasquale Marino (qui nel 2011 con L'estate che non viene) entrambi prodotti da una societ che si costituita da anni dentro la scuola. Miglior cartoon Head over Heels del britannico Timothy Reckart (Nfts): la casa svolazza come in Up e i due protagonisti hanno un cuore Lasseter, ma i loro corpi digitali sono meno plasticosi e lidea dello spazio dal doppio e opposto polo gravitazionale piuttosto squilibrante. Buoni anche il feroce israeliano Resen di Eti Tsicko (Tau) e il lisergico, alla Gondry, The ballad of Finn+Yeti di Meryl OConnor (Ucla).
moderati arabi
Il corpo di Said Dambar, giovane militante sahrawi, stato seppellito in segreto dalla polizia marocchina il 4 giugno scorso ad Al Aayon. Ammazzato il 22 dicembre 2010 con un colpo alla testa, Said era rimasto insepolto perch le autorit di Rabat proibivano sia lo svolgimento delle indagini che lautopsia richiesta dalla famiglia. La sua sepoltura senza testimoni rivela la volont degli occupanti di lasciare impunito ogni crimine, denunciano i familiari delle vittime. Intanto stato trovato in un fiume il cadavere di Hamdi Etarfaoui, scomparso il 18 maggio.
(6)
SUD OVEST
Pocas Pascoal, Viktor Kossakowski...Nonostante la crisi economica molti i filmaker emergenti invitati e rilanciati dal festival indipendente di Lisbona
dall'emigrazione. I documentari sono stati proiettati nella sezione speciale Pulsar do Mundo. Tra questi, !Vivan las Antipodas! di Victor Kossakovsky un viaggio-film alla scoperta di quattro punti antipodali della Terra: un paesino argentino e Shangai, lago Baikal e Cile, Hawaii e Botswana, Spagna e Nuova Zelanda. La pellicola un omaggio alla bellezza del paesaggio senza confini con una fotografia magistrale che insegue un estetica quasi maniacale e un utilizzo della macchina da presa da capogiro (forse anche un po' troppo e alla fine del film gira la testa!). Ma resta la sensazione dell'universalit dei personaggi che popolano il lungometraggio. Personaggi che appaiono e scompaiono, uomini e donne che sembrano sussurrare: le frontiere e le nazioni sono fragilissime. La spagnola Mercedes Alvarez ha presentato il suo Mercado do futuros. Una riflessione sulla memoria e una atto di sfiducia al sogno del mercato. La giovane regista ha filmato diversi agenti immobiliari nell'atto di proporre sogni di speculazione agli investitori. In una fiera di Barcellona si vendono case a Budapest, grattacieli che ancora non esistono a Dubai, si cerca di convincere del valore dell'investimento virtuale. E poi il film si sposta in un mercato delle pulci della citt catalana. C' un venditore di strada, fuori dal tempo, che si inventa di non avere della merce perch troppo nascosta nel magazzino. E il film finisce con le parole di Simonide, il poeta greco che ha inventato l'arte della memoria. L'arte dimenticata dal mercato del futuro. Molti i film di autori emergenti in questa ricca edizione dell'IndieLisboa. Uno in particolare colpisce per la sua forza narrativa. Por aqui tudo ben della regista angolana Pocas Pascoal la storia di due sorelle che lasciano nel 1980 Luanda per rifugiarsi a Lisbona. La fuga dalla guerra civile si trasforma in uno scontro con le difficili periferie della capitale, dove la diffidenza per gli stranieri si sente forte. Per girare il film (che anche autobiografico), Pascoal ha fatto molti provini con attori non professionisti. prima di formare il cast e riuscire a raccontare l'intima relazione fra le sorelle che si ritrovano sperdute nel paesaggio industriale dei cantieri navali portoghesi. Pascoal fortunata perch si salvata nella sua difficile partenza ma molti altri non ce l'hanno fatta. Volevo anche raccontare un'altra storia - dice la regista - quella dei bambini e ragazzi angolani scomparsi. I desaparecidos di Luanda. Sono migliaia e nessuno ne parla. La guerra civile stata terribile ma il cinema angolano marginale. I registi sono pochissimi e il lavoro di memoria praticamente inesistente. importante cominciare.
(Vittorio Taviani) e mio zio (Paolo Taviani). Anche se avevo con loro due il timore di non essere all'altezza. Ma con la mia famiglia mi trovo in una situazione ideale. Nel nostro lavoro interagire con il regista fondamentale. E con loro, ci conosciamo da sempre. Il compositore deve filtrare e interpretare quello che vuole il regista. Ma deve riuscire anche a fare valere la propria personalit. In questa situazione pi semplice. Quando hai iniziato a lavorare, con Carmelo Travia, alle musiche di Cesare deve morire? Abbiamo iniziato a scrivere delle musiche quando abbiamo letto la sceneggiatura. Poi non abbiamo mai fatto sentire questi brani a Paolo e Vittorio Taviani. Spesso le musiche che si scrivono in quella fase, non c'entrano nulla con quello che viene realizzato poi. Io e Carmelo abbiamo scritto delle cose. Poi siamo andati sul set di Rebibbia. Lavorare a questo film mi ha portato a scoprire un mondo a me sconosciuto: quello delle carceri, dove il dolore e la sofferenza sono tangibili. Siamo capitati mentre stavano girando la scena appena prima dell'uccisione di Cesare. Si svolge in una cella all'aperto. Sopra di loro c' un reticolato, una specie di gabbia. Mi ha subito dato un senso di oppressione e angoscia, eppure i prigionieri dicono che il posto pi bello della giornata. Io e Carmelo ci siamo resi conto della situazione reale. C'erano emozioni cos forti, cos vere che le musiche che avevamo scritto non andavano bene. Abbiamo cancellato tutto quello che avevamo scritto. La musica doveva essere diversa, pi semplice e potente. Abbiamo scelto, come elemento centrale della colonna sonora, un tema composto da 4 note che si ripetono e che viene suonato da un sassofono. Lo si sente anche nei titoli di testa. Senza nulla altro. un tema dolce ma anche malinconico, contaminato in altri punti con suoni marcatamente elettronici, una armonia fatta di elementi sonori sporchi, duri, quasi grezzi, dissonanti a volte addirittura sgradevoli. Quasi a voler raccontare la purezza dell'animo umano corrotto dal mondo che ci circonda, con l'ausilio di strumenti acustici e dei loro alter ego elettronici.. Chi l'editore della colonna sonora? Toni Verona, con la sua etichetta Ala Bianca. Il budget stato circa un quarto di quello che serve di solito per scrivere e registare le colonne sonore. Non stato facile trovare un distributore per il film, perch stato girato in bianco e nero, con dei carcerati e non con il divo di turno. Per fortuna il film piaciuto a Nanni Moretti, che lo ha voluto per il suo cinema Sacher. Di conseguenza nessun editore musicale voleva produrne la musica. I soldi investiti nella colonna sonora di un film che non uscir in sala possono non essere mai recuperati. Toni Verona mi ha dato fiducia. Tra i musicisti che ho chiamato per la registrazione, c' il sassofonista Andrea Viviani. Non mi piacciono le orchestre finte, quindi non le utilizzo. Un pezzo della colonna sonora stato realizzato con un'orchestra di archi di 40 elementi. Ma ci sono anche suoni dichiaratamente elettronici. Che differenza nel realizzare le colonne sonore di La masseria delle allodole e di Cesare deve morire? La masseria delle allodole un grande romanzo, epico. La musica stata scritta per una grande orchestra. Ha un respiro sinfonico. Mi sono sentito libero di fare qualsiasi cosa, ho avuto la massima libert di fronte a tutti gli orizzonti possibili. In Cesare deve morire il lavoro stato anche pi casalingo. Ho registrato il sax a casa mia.
CINEMA INDIELISBOA
Si concluso da qualche settimana a Lisbona il 9 festival di cinema indipendente IndieLisboa. Quest'anno, in un momento di crisi fortissima in Portogallo, gli organizzatori si dicono contenti di essere riusciti a proseguire la rischiosa e un po' folle attivit di fare festival di cinema, perch questo 2012 l'anno de todos o perigros - secondo loro - l'anno in cui il cinema indipendente europeo naviga a vista. Fondi tagliati, paralisi nella distribuzione delle piccole produzioni da un lato e estrema vitalit creativa dall'altra hanno creato un terreno paradossalmente fertile perch nella difficolt del momento, l'IndieLisboa di quest'anno diventasse anche uno specchio delle contraddizione del nostro tempo, un balcone con vista sulla crisi. E che questo balcone si trovi nella citt degli azulejos e del salario minimo a 430 euro al mese, non per niente un caso. Il miglior lungometraggio portoghese secondo la giuria lisboneta Jesus por um dia di Helena Inverno e Vernica Castro. Nella regione sperduta del Trs-os-Montes, si racconta la storia di un gruppo di carcerati che organizzano la rappresentazione teatrale della crocefissione di Ges. Il film, a met tra fiction e documentario, restituisce con tanta ironia e delicatezza i paesaggi umani, davvero poco conosciuti, delle valli montane portoghesi, spopolate
stimolante ed pratico lavorare in due. Incontro con Giuliano Taviani, autore con Carmelo Travia della colonna sonora di Cesare deve morire
in pagina: manifesto del festival di Lisbona, locandina del documentario Jesus por um dia di Helena Inverno e Vernica Castro e foto da Vivan los antipodas! di Victor Kossakovsky. A destra Giuliano Taviani
di GABRIELLE LUCANTONIO
La colonna sonora dura e straziante del bel film potente di Paolo e Vittorio Taviani, orso d'oro a Berlino, Cesare deve morire, stata realizzata da Giuliano Taviani e Carmelo Travia, una coppia artistica quasi consolidata. Mentre sta diventando uno dei compositori italiani di musica applicata al cinema pi importanti e ricercati, Giuliano Taviani aveva dichiarato anni fa ai due registi: Poich sono vostro figlio e nipote non lavorer mai con voi. Dopo La masseria delle allodole nel 2007 il suo secondo lavoro per loro. Ne parliamo con lui. L'anno scorso hai realizzato le musiche di alcune commedie... S, ho scritto nel 2011 le colonne sonore di 4 commedie. Ho iniziato con Nessuno mi pu giudicare di Massimiliano Bruno. In quel film, collaboravo gi con Carmelo Travia per la colonna sonora. In realt ci siamo conosciuto con la serie tv Boris nel 2007. Ho imparato con quella serie un modo di lavorare che non conoscevo e a condividere il mio lavoro con un altro compositore. Non sarebbe stato possibile scrivere quella colonna sonora da solo. Con lui, ho lavorato poi ad Oggi sposi (2009) e La donna della mia vita (2010) di Luca Lucini, ad Ex-Amici come prima (2011) di Carlo Vanzina e a Boris-Il Film (2011) di Ciarrapico, Torre e Vendruscolo. Anche per Il giorno in pi (2011) di Massimo Venier, ho condiviso la colonna sonora con il bravo Paolo Buonvino. Non avrei mai potuto lavorare a tutti questi film se avessi dovuto realizzare le colonne sonore da solo. Il compositore Pasquale Catalano (Le conseguenze dell'amore per Sorrentino, La kryptonite nella borsa per Cotroneo) rifiuta anche lavori, perch dice che ci vuole tempo per fare bene una colonna sonora. Sono d'accordo. Spesso il nostro problema che dobbiamo fare una corsa contro il tempo. C' raramente quello necessario per lavorare a una colonna sonora come si deve. La collaborazione con un'altra persona pu essere una soluzione pratica. Hai lavorato alle musiche di Fughe e approdi (2010), il film di tua sorella gemella, Giovanna Taviani... Sono l'unico compositore su quel film. Lavorare con mia sorella, lo accomuno a lavorare con mio padre
(7)
NORD EST
La Venere dormiente di Giorgione e in basso il paesaggio com oggi sulle rive del fiume Musonello
IL MIRACOLO
Veneto sono state rilasciate concessioni edilizie per 40 milioni di mquadri di capannoni, quelli per le case sono cresciuti da 10 a 17 milioni di mcubi in pochi anni. Una dissennata politica urbanistica crea veri e propri ghetti, prevede colate di cemento e un maggiore consumo di suolo e parcheggi provocando cos inquinamento, degrado idraulico, degrado agricolo e del paesaggio, pi strade. Basti solo, a titolo di esempio, qualche dato relativo alla citt di Padova dove, dagli anni 70 al 2000, la perdita di territorio agricolo stata di circa 17 milioni di mq. Sembra paradossale ma il maggior consumo di suolo si verificato negli anni 90, periodo in cui la popolazione diminuita di circa 10.000 abitanti. Nellintera regione, nei trentanni che vanno dagli anni 70 al 2000, sono stati persi la bellezza di 203.279 ettari di terreno agricolo, in media 6.775 allanno. Insomma pi che bravi gli imprenditori veneti sono stati fortunati per la posizione geografica della regione, imprescindibile crocevia tra est ed ovest, ricca di storia ed arte, detentrice com del 5% del patrimonio artistico nazionale. Un territorio unico che coniuga architettura veneziana e paesaggio. Lo stesso paesaggio immortalato da Vittore Carpaccio, Giovanni Bellini, Giorgione o Tiziano, artisti del 400 e del 500 tutti ammaliati da un paesaggio che rischia di sparire per sempre.
di BEATRICE ANDREOSE
Se andiamo a visitare larea dei Prai di Castello di Codego, a nord di Castelfranco Veneto, possiamo ammirare lo stesso paesaggio immortalato dal Giorgione nel quadro Venere dormiente (1505-1510). Un paesaggio che conserva le sue peculiarit nei secoli ma che oggi rischia lestinzione. Sepolto da colate di cemento, sfregiato da zone industriali disseminate in tutto il territorio regionale o nascosto da outlet giganteschi, non-luoghi sorti a nord est come funghi. Il tutto in nome del boom economico che avrebbe caratterizzato la regione Veneto facendone uno dei territori pi ricchi del mondo. Benetton, De Longhi, Marzotto, Riello, accompagnati da una fitta rete di imprese familiari, per decenni sono stati celebrati e studiati come motore dello sviluppo economico italiano. Spesso dediti allo sfruttamento della forza lavoro e allevasione fiscale piuttosto che alla trattativa sindacale, gli imprenditori del nord est in realt di miracoloso, e questa la notizia, non hanno mai avuto nulla, se non nei lontani anni 70 quando il Valore Aggiunto del Veneto ammontava al 6%. Tra gli anni 90 ed il 2000 sceso infatti al 2,6% sino a cadere vertiginosamente, tra il 2000 ed il 2010, ad un misero 0,16%. Ad affermarlo il prof. Tiziano Tempesta, docente universitario di diritto e politiche del territorio e dellambiente al campus di Agripolis, universit di Padova, che in premessa spiega: Per analizzare le performance economiche di una nazione o di una regione generalmente si fa riferimento al prodotto interno lordo (Pil) o al valore aggiunto (Va), anche se noto che questi indicatori non fanno riferimento al benessere della popolazione ma possono, al pi, essere considerati una misura della capacit di produrre merci vendute sul mercato - spiega - Quindi, specie nei periodi in cui vi un forte trasferimento di fattori produttivi (in particolare lavoro) da attivit che non comportano la vendita sul mercato (ad esempio tutti i lavori fatti in casa, lassistenza agli anziani e ai bambini garantita dalla famiglia, ecc.) ad attivit che danno luogo a scambi monetari, si avr un aumento fittizio del Pil. Anche trasformazioni dellassetto territoriale e insediativo possono dar luogo ad aumenti fittizi del Pil. Se a causa dellaumento della dispersione insediativa e della motorizzazione privata le persone passano sempre pi tempo in automobile (spesso in inutili code), il Pil aumenter perch aumenta il consumo di carburante e di mezzi privati di trasporto. Detto questo leconomista illustra landamento delle capacit produttive del Veneto considerando landamento del Va della regione (misurato a prezzi costanti 2007) dal 1970 al 2007. Se si confronta i dati del Va con la dinamica demografica risulta che, in media, dal 1970 la capacit di aumento della produzione veneta si ridotta ogni anno dello 0,17%. Negli anni 70 la dinamica demografica, sostenuta essenzialmente dallelevata natalit, era in linea con quella del valore aggiunto. Negli anni 80 al contrario la popolazione cresce meno delle capacit produttive. Negli anni 90 nuovamente la popolazione aumenta ad un tasso analogo a quello del Va, mentre a partire dal 2000 la popolazione inizia a crescere ad un tasso mai riscontrato nel passato (0,87% allanno) principalmente per effetto delle migrazioni dai paesi dellEst, specie quelli entrati nellUnione Europea. Si tratta di
(8)
LAND ART
BALANCING
LAURA ROSSO E LORCHESTRA MLIS
Il 5 giugno allAuditorium di via della Conciliazione di Roma secondo concerto della nuova orchestra Mlis, 60 giovani strumentisti italiani riuniti da Franco Piersanti e diretti con lemozione e la partecipazione di un padre che assiste alla nascita di un figlio. In sala Ennio Morricone, padrino, e Marie Helene Mlis, madrina, pronipote del pioniere del cinema magico e fondamentale inventore del montaggio. E poi i registi di Piersanti, Amelio, Moretti, Risi, Luchetti (la colonna sonora del nuovo Bertolucci sua). Il mio stato un gesto politico preciso - ha detto Piersanti - in risposta alla denigrazione di tutta larte e di chi la fa da parte di chi ci ha governato in questi anni. vero, formare unorchestra di giovani provenienti da tutti i conservatori del paese, mentre le orchestre chiudono, la cultura soffoca priva di fondi e produzioni, gli artisti e gli esecutori sono alla fame e lunica spinta che sembra esserci per i ragazzi appassionati quella allespatrio, atto politico, un modo, economicamente rischioso, di combattere un sistema che spinge alla rassegnazione e alla morte civile. Le ragazze (tantissime agli archi) e i ragazzi, allegri e serissimi, attenti e eleganti nei loro abiti neri hanno, tra laltro, accompagnato L homme orchestre, in cui Mlis stesso si moltiplica e forma un orchestra di musicisti che hanno tutti la sua faccia, fa giochi di magia staccandosi la testa o parti del corpo, sdoppiandosi e sostituendosi col suo volto alle note sul pentagramma . Avrebbe certamente amata questorchestra un artista della vita che purtroppo ci ha lasciato due mesi fa, Laura Rosso poeta, performer, scrittrice, che verr ricordata dal 13 (il giorno dellinaugurazione legger un suo testo) al 23 giugno alla galleria Giulia, via della Barchetta 13 Roma, nella mostra di Giancarlo Benedetti Corcos, il pittore che con lei ha condiviso tutto amore, arte, dolore e che fino allultimo lha sostenuta curata, nutrita, con rarissima dedizione. Era una bella donna dagli occhi blu attraversata da una febbricitante passione per la verit, provocatoria e violenta si scontrata con tutto e tutti anche con quel mondo dellarte ch sempre pronto a inneggiare alla diversit, alloriginalit, al nuovo ma ch poi la prima vittima di se stesso, di un sistema di valori, anche in senso monetario, superficiale e comodo, in cui quegli artisti che vivono e esprimono la durezza e la crudelt del reale verranno riconosciuti e magari mitizzati solo dopo morti perch da vivi troppo scomodi, ingombranti e non disposti a mercanteggiare di se stessi. Era Laura una vera ribelle dadaista, una donna nella folla inseguita dalla propria psicosi accusava un certo porco strizzacervelli di averla provocata - e dai ricordi, girava sempre con un carrellino della spesa che Giancarlo le faceva ogni giorno e lei in cambio gli portava il panino con mozzarella e pomodoro ovunque egli si trovasse prendendo pure tre autobus per raggiungerlo. Un grande amore. Per lui lei scriveva commediole, atti unici, misto di gergo romanesco e interpretazioni filosofiche, laureata si era appassionata di Wittgenstein, Cassirer, Humboldt, pesante e leggera, incontenibile. Voleva costruire la gabbia dellarte una vera grande gabbia e rinchiuderci, per il necessario tempo performativo, artisti e critici, voleva agire dentro i commissariati o gli ospedali, perch parto dallassunto che il male della societ contemporanea un male del linguaggio.
Qui accanto Carlo Pietrarossi. Sotto, Rabindra Sankar e in grande una sua opera
di SILVIA VEROLI
Le rocce della baia di La Jolla, San Diego, California sono grandi e acuminate, spuntano tra prati e cale di sabbia grossa, fanno da corona alla siesta di leoni di mare puzzolenti e mitologici spaparanzati sulla riva; il vento che spinge onde e surfisti porta, con il lezzo primordiale dei seals, anche zaffate di ibiscus e agapanto e odori minerali e freschi di salsedini e conchiglie, qualcosa di amniotico. Tra queste rocce non raro incontrare Rabindra Sarkar, the rock star of San Diego, impegnato a mettere in equilibrio pietre che non rotolano mai. Rabi un maestro Reiki, e compone pile di rocce miracolosamente in piedi con molta pi destrezza e facilit di chi costruisce castelli di sabbia. La pratica spirituale, dice, e la pace che ne consegue, la convinzione di sentirsi una cosa sola con gli altri e con tutto ci che lo circonda, gli dona la telepatia col mondo necessaria a trovare l'allineamento apparentemente magico delle pietre. Se sgombri la mente puoi fare qualsiasi cosa. L'energia, spiega, gli viene dalla preghiera a Dio, comunque lo si chiami, perch tanto uno ce n', seppure con troppi nomi. Tutto qui. Con un'aria perennemente tra il disarmante e il divertito, Rabi, da qualche anno costella la baia della sunny San Diego, appena oltre il confine con un Messico molto raggiante e pochissimo in pace, dei suoi incredibili totem che fa e disfa per la gioia e lo stupore di indigeni e turisti che fanno a gara per caricarlo su youtube; altra location sandieghese delle creazioni di Rabindra, sempre lambita da pacifissimo oceano, il Seaport Village, quasi la versione pop di un villaggio di pescatori (e in effetti a progettarlo fu anche una societ del gruppo Disney che architett per gli edifici del waterfront molte ambientazioni diverse: vittoriano, nuovo messico, vecchio west e cape cod). Tra gabbiani che passeggiano sfrontati come ballerini di musical e carousel di cavalli che neanche Mary Poppins ha mai visto cos vividi, proprio a pochi metri dal sito dellenorme statua di un marinaio che bacia un'infermiera eretta per il
(9)
I FILM
LA CARICA DEI 101 (1)
DI CLYDE GERONIMI, HAMILTON LUSKE, WOLFGANG REITHERMAN. ANIMAZIONE. USA 1961
SINTONIE
dal proprio tempo. (m.c.) EDWARD E WALLIS: IL MIO REGNO PER UNA DONNA
DI MADONNA; CON ABBIE CORNISH, JAMES D'ARCY. USA 2012
A CURA DI SILVANA SILVESTRI CRISTINA PICCINO, MARCO GIUSTI, ROBERTO SILVESTRI, GIULIA DAGNOLO VALLAN, ARIANNA DI GENOVA, MARIUCCIA CIOTTA
IL FILM
7 GIORNI ALLHAVANA
DI AUTORI VARI. CON EMIR KUSTURICA, JORGE PERUGORRA. SPAGNA FRANCIA 2012
cinegiornali, amori impossibili, invenzioni straordinarie. Da tre racconti di Osvaldo Soriano. (a.ca.) NON VOGLIO MORIRE DA SOLO
DI TSAI MING-LIANG, CON SHIANG-CHYI CHEN, LEE KANG-SHENG. TAIWAN FRANCIA 2006
0 0 1
99 cuccioli di dalmata vengono rapiti da Crudelia De Mon che vuole farne pellicce. La loro liberazione avvine con laiuto di un gatto, un cane e un cavallo. Celebre animazione Disney in versione rimasterizzata. I doppiatori italiani per Pongo e Peggy erano Giuseppe Rinaldi e Flaminia Jandolo, Rosetta Calavetta Crudelia De Mon, Mario Pisu il Cavallo, Oreste Lionello il gatto. LA MIA VITA UNO ZOO
Dopo la scomparsa della moglie, un giornalista decide di dare una svolta alla propria vita trasferendosi in campagna con i figli a dirigere uno zoo semi-abbandonato. Limpresa ardua, ma ce la far con laiuto dei figli e dei collaboratori. Girato nel sud della California, dal regista di Jerry Maguire, Elisabethtown. ATTACK THE BLOCK
Madonna, riesce ad annodare coscienza classica, l'Europa, e coscienza moderna, il Vermont, con le storie parallele di due donne, Wally Winthrop e Wallis Simpson, in questa sua opera seconda di produzione britannica, dalle strane dissonanze ritmiche. Inossidabile quello dell'amore assoluto tra la duchessa e il duca di Winsdor che pass per lei la corona al fratello balbuziente e pusillanime, e solo per Amore. Il film non una commedia romantica, e non un film storico. Linguaggio non sperimentale, ma nell'arrangiamento sa come far procedere il mero intreccio tra adagio e allegro, tra crescendo e ariette. (r.s.) LA GUERRA DICHIARATA
Siamo nella Kuala Lumpur del nuovo millennio popolata da immigrati, non parlano il malese e spesso si guardano anche tra loro con diffidenza, se non aggressivit, per difendere quel poco che hanno. C' un senso di malattia profonda nel film, forse pi acuto che negli altri suoi lavori a cominciare dallo straniamento esasperato di un'immagine quasi documentaria. Un ragazzo (Lee Kang-Sheng, icona di Tsai Ming-Liang) picchiato quasi a morte, accolto da un altro emigrato dal Bangladesh che divide con lui il materasso. Una ragazza cinese cura un giovane ricco in coma. (c.pi.) PROJECT X - UNA FESTA CHE SPACCA
Sette cortometraggi di 15 minuti l'uno, firmati da Benicio Del Toro, Pablo Trapero, Julio Medem, Elia Suleiman, Gaspar No, Juan Carlos Tabo e Laurent Cantet che cercano di decostruire gli stereotipi dell'isola. Qualcuno ci riesce. Certo l'occhio unidimensionale, maschio al 100%, e ne vedremo di bonite di ogni colore con le lunghe gambe. Kusturica interpreta se stesso, parabola della celebrit, suggerisce Trapero, Il cineasta in crisi creativa si risveglier e diventer amico dellautista jazzista. Nel divertente episodio di Benicio Del Toro un giovane yankee visita la citt per la prima volta e fa cilecca con ogni ragazza che incontra. Una ragazzina nera sedotta da una (turista?) bianca, la mercificazione della carne cubana non conosce frontiere: Ritual di Gaspar No. Il palestinese Elia Suleiman firma il corto pi autocritico e pi bello che svela il fascino e lincomprensibile viaggio allHavana : in attesa di un appuntamento ad alto livello, il suo l'inchino pi discreto e poetico all'isola. Juan Carlos Tabio fugge non solo dagli stereotipi ma anche da Cuba, a bordo di un zattera piccola e fragile che trasporta verso la libert una ragazza e il suo fidanzato, divo cubano del baseball che ha rinunciato per lei a un ingaggio a Puerto Rico. La ragazza Cecilia dellepisodio di Julio Medem, Dulce Amargo come le torte di Mirta, psicologa, pasticcera per necessit, artista di dolci sontuosi, moglie di un colonnello depresso in pensione che vorrebbe dividere la zattera illegale con la figlia adottiva. E Laurent Cantet che si avventura in storie di Santeria. (m.c.)
Gli alieni atterrano nel sud di Londra e non conoscendo le asperit del cockney se la passano malissimo quando incrociano sulla loro strada un gruppo di ragazzetti agguerriti delle periferie, armati di tutto. Cos in due ore di inseguimenti e scontri degni di un videogame dark il regista inglese quarantenne, ex comico in tv e alla radio, alla sua opera prima cerca di realizzare unopera di horror spaziale per adolescenti platealmente umoristica, mentre la polizia non si accorge di nulla, se non che sono le gang le uniche vere responsabili della violenza. (r.s.) COSMOPOLIS
Una storia damore che ha entusiasmato lo scorso anno il festival di Cannes, Siamo nel marzo 2003, appena stata dichiarata dagli Usa la guerra allIraq, Romeo e Juliette si sono incontrati in discoteca e niente pu separarli. Un giorno arriva Adam e dovr essere operato durgenza per un tumore al cervello. Ed eccola la loro guerra, contro la paura, la disperazione, la paranoia che fa dubitare di tutto e di tutti, la geurra contro i sensi di colpa. Al contrario di ci che potrebbe sembrare una commedia in cui i corpi degli attori e i sentimenti danzano e si rincorrono cambiando continuamente il loro registro, dal dramma alla gioia. Con coraggio e con eleganza il film parla di vita. (c.pi.) ISOLE
Tre liceali sfigati di Pasadena. Costa un vulcano di idee per far convergere a casa di Thomas con i genitori assenti, quanta pi gente sia possibile per una festa memorabile. Alla fine arriveranno in migliaia, mettendola a ferro e a fuoco, mentre i vicini impazziscono, i poliziotti fuggono e la tv riprende dallelicottero. Lidea chiave quella di spostare il teenmovie verso territori pi trasgressivi. Alla fine il problema vero di questa festa che non ci si diverte, non si ride. (a.ca.) SILENT SOULS
Curiosa lambientazione di Tomorrow, che segna il ritorno della formazione irlandese dopo ben 10 anni. Dolores ORiordan, dal volto piuttosto emaciato, si sdoppia in due: in una sorta di loculo di cemento, distesa e coperta di rose come se fosse morta; in superifice, avvolta da unenorme catena davanti al microfono, accompagnata dai membri della band, mentre ogni tanto slides sono proiettate sulla parete. Cupo, surreale ma non troppo. McIvor doveva osare di pi ma, allo spirito visionario, preferisce puntare tutto sul playback. WE TAKE CARE OF OUR OWN
IL CIRCO
MIRABILIA
FOSSANO (CUNEO) 13-17 GIUGNO
Usa, 2012, 355; musica: Bruce Springsteen; regia: Thorn Zimny; fonte: Mtv
REGIA: STEFANO CHIANTINI, CON ASIA ARGENTO, IVAN FRANEK. ITALIA 2012
Teorema sul cybercapitale, il manifesto di Occupy-Wall Street nellinterpretazione del pi morale dei registi che compie detour politici su ogni riga di Don De Lillo. La limousine bianca al ralenti nel traffico di Manhattan una metafora vivente lunga dieci metri che conduce da Park Avenue allinferno di Hells Kitchen il miliardario Eric Packer con la faccia pietrificata dellex-vampiro di Twilight, tanto per rinviare ai succhia-sangue dellalta finanza. E se lo scrittore americano della post-modernit data i suoi appunti aprile 2000, Cronenberg li proietta in uno spazio atemporale, lambiente claustrofobico dellauto lievita e si dissocia dal presente. il regno del potere invisibile, una zona morta dove il regista canadese comprime sotto la superficie asettica i mostri pi feroci del suo cinema. (m.c.)
Tre personaggi vivono nel loro isolamento e nel silenzio perch dolore o difficili situazioni hanno segnato il loro destino. Isole nellisola (siamo alle Tremiti), ma tra loro si crea una profonda comprensione: una ragazza muta (Asia Argento), lanziato prete appena uscito dallospedale, limmigrato senza documenti. Alta tensione emotiva, interpretazioni notevoli. Il film esce in sala e si potr vedere dal 16 maggio online sul sito www.larepubblica.it (s.s.)
MARILYN
DI SIMON CURTIS, CON MICHELLE WILLIAMS, KENNETH BRANAGH. GB 2011
DARK SHADOWS
DI TIM BURTON, CON JOHNNY DEPP. USA 2012
Burton gioca con l'immortalit in un bazar di memorabilia, tra lupi mannari e Crocodile rock, alla ricerca impossibile di un presente dove fermarsi. Fruga nei bauli della paura, dietro alle sue creaturine mostruose, tutte fil di ferro, canapa scucita, occhi sbilenchi, autoritratti. Il vampiro Barnabas dei mille episodi Abc (66-71) salta fuori dalla memoria degli esseri anormali, reietti e cadaverici. Depp riprende la sua faccia di cera ed Barnabas, signorino nella tenuta di Collinswood, padrone della citt che dal 1750 porta il suo nome. Burton orchestra una commedia nera dai toni camp sull'essere sempre fuori
Colin Clark,figlio dello storico darte Kenneth Clark fu assistente sul set del film Il principe e la ballerina, del 56 con Marilyn Monroe da poco sposata con Arthur Miller in trasferta in Inghilterra. A quel backstage leggendario per lantipatia che Olivier svilupp nei confronti della sua co-star americana si ispira il film con una Marilyn molto riuscita. A cavallo tra love story, sogno e gossip hollywoodiano. (g.d.v.) IL MUNDIAL DIMENTICATO
Il titolo originale Ovsyanki zigoli, una specie di passeri dal piacevole cinguettio, un soprannome dato anche alla bella Tanya defunta in attesa di funerale. E non una semplice cerimonia, ma un complesso rito fatto in solitudine che coinvolge il marito Miron e un suo dipendente che far la cronaca del viaggio a cui aggiungere personali ricordi, appartenente al suo stesso popolo quasi estinto, i Merja, una trib ugro finnica del lago Nero nella Russia centro occidentale. Il linguaggio essenziale e disteso, un affascinante viaggio nelle profondit del tempo a partire da una ambientazione moderna, una cartiera in piena funzione. Il film, come altri celebri, scorre lungo il fiume ed un fiume della storia, delle tradizioni, dei ricordi di famiglia, degli usi e costumi che si perdono per sempre. Resta il fuoco dove bruciare il cadavere e le ceneri da spargere nellacqua e, legame sottile tra vivi e morti, il racconto della intima vita coniugale.La scheggia impazzita sono i due passeri che svolazzano nella gabbia collocati in macchina a ricordarci qualcosa che ci sfugge. (s.s.) LA VITA NEGLI OCEANI
La grande poesia ed energia di The Boss visualizzata in un videoclip che nellultima parte dal bianconero slitta nel colore. Armato di chitarra, Springsteen interrotto dalle immagini (a volte fisse) di unanonima cittadina americana che potrebbe trovarsi tra Chicago a New Orleans come recita la canzone, ma soprattutto dai volti di uomini, donne e ragazzi che, alla fine del clip, diventano una massa in lento cammino. Il testo di We Take Care of Our Own canzone di denuncia verso lo stato che non si fa carico dei cittadini di fronte alle catastrofi sociali e naturali appare in sovrimpressione, a testimonianza che, mai come stavolta, la parole sono pietre. IL COMICO (SAI CHE RISATE)
Dal 13 al 17 giugno si tiene a Fossano la sesta edizione del Mirabilia International Circus & Performing Arts ideato e organizzato da IdeAgor, Nel corso del festival si esibiranno 35 compagnie provenienti da tutto il mondo e saranno presentati 40 spettacoli, 6 dei quali inseriti nell'ambito di progetti europei. Tra gli spettacoli, Il Circo di Lorca (Cirko Vertigo, Italia), Siege (Les Baigneurs, Francia) spettacolo di danza con accompagnamento lirico, espressivit dellartista con loggetto sedia, On My Way (Stefano Di Renzo, Inghilterra/Italia) Il Sidecar (I Mattacchioni Volanti Italia), strani personaggi in lievitazione, #File Tone (Subliminati Corporation - Multi) dal progetto Jeunes Talents Cirque Europe, lo spettacolo pi contemporaneo del Festival e anche uno dei pi interessanti e discussi del circo/teatro francese, Concerteau en Do Nageur (Aquacoustique Francia), tre musicisti immersi nellacqua, una dimensione sonora inedita, +75 (Fadunito, Spagna) spettacolo che mette in evidenza i problemi di accessibilit degli anziani. Scarpette Rosso Borotalco (Cafelul - Italia) una innovativa produzione di danza verticale. E poi convegni, seminari, workshop e una sezione dedicata ai bambini. (s.s.)
I MAKERS
MENCRAFT
ROMA, ARANCIERA DI SAN SISTO VIA VALLE DELLE CAMENE 11 (TERME DI CARACALLA) 12-16 GIUGNO
Italia, 2012, 450; musica: Cesare Cremonini; regia: autore ignoto; fonte: Youtube.com
Cremonini ruba la bici di una ragazza che apre la saracinesca del suo negozio, per giungere in una villa dove c una grande festa in maschera e in cui si consuma la storia damore e di gelosia tra lui e la medesima ragazza che a fine video ritorna con la bici nel luogo iniziale e viene di nuovo derubata. Singolari alcune trovate performative del gruppo di mimi, ma Il comico (sai che risate) primo singolo dellalbum La teoria dei colori non ha una narrazione forte, ma solo una struttura vagamente surreale che si morde la coda. Pi divertente il video non ufficiale realizzato dallo stesso Cremonini con i suoi amici che animano una schiera di peluche intorno a un pianoforte. GOOD INTENT
Mencraft proposto da Radio, agenzia dei media emergenti il primo festival dedicato ai Makers, esposizione di progetti, creazioni e oggetti nel mondo delle due ruote, dello street food, della pornografia, del social design e molti altri territori in cui si esprime lingegno manuale. Artigiani singoli o piccole imprese espongono moto assemblate e chitarre di alluminio artigianali, tavole da surf e prototipi abitativi per i senzatetto, il manifesto dello street food. Persone e cose provenienti dal Libano, da New York, dalla penisola arabica, da Los Angeles, Bergamo e Ravenna: Davide Caforio, Felix Thorn, il laboratorio N.O.A.H. guitars, il collettivo Tour De Fork, Sergio Messina e molti altri. Un programma di concerti e performance dal vivo accompagner lesposizione: la classica orchestra afro-beat, ensemble barocco di 11 elementi che suona le musiche di Fela Kuti accompagnati dal figlio Seaun Kuti, il live di Machinedrum, Gilles Peterson DJ e label manager, ispiratore del movimento acid-jazz con la sua Talkin' Loud, Mombu, afro-noise con un gruppo di percussionisti africani e, sempre assai apprezzato, il reading di Valerio Aprea accompagnato da due musicisti. Ingresso gratuito. (s.s.)
LA RIVISTA
RROSE
EDIZIONI RROSE SELAVY, TOLENTINO, NUMERO 2
Nuova Zelanda, 2011, 430; musica: Kimbra; regia: Guy Franklin; fonte: Youtube.com
Mockumentary che racconta, come se fosse vero, lincredibile storia dei moniali di Patagonia del 1942. A contribuire a dare credibilit al gioco si sono prestati in molti, tra cui Baggio, Havelange, Lineker, Valdano. E il risultato spassoso con italiani e tedeschi che mettono in campo trucchi e abilit, fotografie, giornali e
Non un semplice documentario, ma un viaggio in una dimensione sottoposta a regole diverse e sconosciute, popolato da esseri che contengono in s la memoria dei secoli passati, glossario vivente per il poco che ne conosciamo, di una storia sommersa. Le meraviglie degli oceani, con poco antropomorfismo, non fosse per i mammiferi. Il resto sono luci, colori guizzanti, bocche e ventri, spilli e rocce, con una musica simile al canto delle sirene, al rombo delle profondit. (s.s.)
Il camerino di un teatro. Un silenzio assoluto. Kimbra (conosciuta in Italia per aver duettato con Gotye in una fortunata hit del momento) canta davanti allo specchio, mentre tre uomini in strada accennano passi di danza. Ora la vocalist kiwi sul palco, dove si sdoppia in tre e il ballo diventa collettivo. Non c unidea particolare se non quella di creare unatmosfera sospesa trasformando il video in un musical anni 50-60. Il risultato grazie alla lucida fotografia di Edward Goldner e alle coreografie di Lucy Richards e Ashley McKenzie piuttosto singolare e di grande eleganza.
MAGICO
La rivista bimestrale - il cui nome prelevato dallalter ego femminile di Marcel Duchamp (almeno un pezzo, quel Rrose sempre impigliato fra i denti di chi lo pronuncia) - che scommette sulla creativit ad ampio raggio, si va dal design alla grafica passando per la poesia e la paesaggistica, arrivata alla sua seconda uscita e per festeggiare cambia un po i suoi connotati. Nata come free press con le sole forze dellassociazione culturale Rrose Slavy di Tolentino, distribuita a mano e per posta nelle librerie, gallerie, alberghi, caff, musei, passa a 4 euro e consacra met delle sue pagine a una tematica precisa e laltra met a felici vagabondaggi intellettuali. Questa volta al centro il paesaggio, declinato nei modi pi inusuali. Dalla grafica che compone i testi creando cos una geografia della lettura (lintervista allart director Riccardo Falcinelli) al corpo a corpo con i luoghi di Franco Arminio, fino alle architetture fotografiche di Gabriele Basilico rivisitate da Achille Bonito Oliva come fossero segni perturbanti e oscillazioni sentimentali. C anche un incontro con la poesia di Maria Luisa Spaziani (intervista di Riccardo Giacconi) che svela lesistenza di un suo romanzo costruito per frammenti e pezzetti di carta raccolti qua e l in sacchi di juta. Le incursioni artistiche del numero sono affidate a Mimmo Paladino. (a.d.g.)
(10)
FENOMENI PUNTI DI VISTA, VALUTAZIONI, CONTRADDIZIONI DEL MONDO HIP HOP NOSTRANO
L'impegno della scena romana, la denuncia di quella napoletana, l'edonismo alla milanese e il purismo dei bolognesi. Sono alcuni dei tratti generali del rap italiano che emergono dallopinabile gioco di circoscriverlo in una singola citt. Negli anni 90 il rap in Italia si prima caratterizzato per la sua militanza politica o comunque per la denuncia sociale. Successivamente c stato il flash di quel mix ispirato tra impegno e il tanto ambito, quanto controverso, stile: due nomi su tutti, Sangue Misto e Lou X. Infine toccato a un'agonia impersonale, un periodo buio sia per la qualit, sia per il mercato - complice solo in parte lavvento dellera digitale. Spazzato via lentusiasmo di quel primo boom collettivo delle rime in italiano, accantonata del tutto lutopia dellunit della scena, nel decennio successivo si ripartiti lentamente e senza chiari punti di riferimento. Facendo perno proprio sullazzeramento prodotto dalla crisi di fine anni 90, il mercato ha trovato un varco dentrata, cos sono stati firmati anche dai rapper i primi contratti seri con le major, i rapporti con i colossi della discografia sono diventati continuativi e le dinamiche sono decisamene cambiate rispetto agli anni in cui il rap veniva discusso nelle assemblee dei collettivi. Passate queste fasi, oggi la scena rap italiana da un certo punto di vista si pu definire diversificata, da un altro priva di unidentit comune. E arrivare senza identit a trattare con i piani alti pu diventare un problema, pu significare consegnarsi nelle mani del mercato e dunque sottostare, pi o meno consapevolmente, alle sue tendenze. Dimenticata lesperienza dellautoproduzione iniziale, il problema reale pare proprio la difficolt di trovare strutture di mercato che, con lungimiranza, portino il rap italiano alla maturit. Le piccole case discografiche non sembrano avere modelli da seguire e, oggi pi che mai, non fruttano, dunque non hanno risorse professionali e mezzi, passione a parte. Una buona parte di queste, vista dallesterno, fa anche sorgere il dubbio che produrre musica alternativa, e dunque restare nella nicchia sotterranea, non sia una scelta editoriale ma una condizione subita. Nel grande contenitore rock questo avviene in misura minore perch si parla di una realt ben pi radicata, in cui da tempo, anche in Italia, esiste un modello mainstream - o quantomeno funzionante - e uno alternativo. Cos la divisione italiana delle grandi case discografiche pu permettersi di vendere con insistenza il rap esclusivamente come musica giovanilistica, anche quando prodotta da ultratrentenni. Limpressione esterna che le major sappiano fin troppo bene (insieme a vari rapper) di doversi rivolgere irrimediabilmente a un pubblico adolescente o post-adolescente. Da un nostro incontro con un diciassettenne romano che segue il rap da circa quattro anni, venuto fuori che tra i riferimenti del suo giro di amici non ci sono solo i popolari Fabri Fibra, Club Dogo, Marracash o Fedez ma anche veterani dellimpegno come Colle der Fomento e Assalti Frontali (sono
Una scena in precario equilibrio tra voglia di diversificazione e assenza di identit. Con piccole etichette a corto di risorse e major a caccia dellultima sensazione pop. Ma c chi reagisce
ancora molto stimati e acclamati), artisti underground come Gemitaiz, Canesecco, Diluvio e MadMan e il rapcore del giro Truceklan. Il rap da sempre vuole denunciare ma non dimentica il successo: qualche volta chi si afferma proviene da condizioni sociali al limite e fare una virata cominciando a produrre rap pi commerciale non cos inconcepibile, cos ci ha raccontato. Per la controprova basta fare un giro ai concerti di Colle der Fomento e Assalti Frontali, due casi emblematici: i trentenni non mancano ma i ragazzini sono in maggioranza e ripetono a memoria anche i versi storici degli anni 90. I pi giovani e assidui seguaci del rap sembrano dunque ascoltare le rime a tempo a prescindere dal filone e dal messaggio, seguendo prima di tutto una passione forte. Ma il mercato sa che si tratta di una nicchia non decisiva per il decollo di un artista, magari capace di costituire la presenza minima garantita a un evento ma nientaltro. Insomma, a conti fatti, lintero pubblico che sostiene il rap pare avere il suo stesso limite, non ha pi unidentit netta: oggi in Italia tra gli ascoltatori di rap solo una minima parte frequenta la cultura hip hop. Dinamiche che fanno parte dellentrata del rap nel mondo pop, guidata dalle major. Un passaggio che da noi avviene con fatica, anche a causa di quellimpronta iniziale militante e di denuncia con cui era esploso il fenomeno e che solo in parte si persa - per lo pi a causa di spaccature e polemiche interne alla scena. Ancora oggi insomma alcuni artisti resistono e fanno in modo che quel bagaglio non vada perso, anche dando vita a etichette che promuovono rap di qualit, consapevole, non urlato. Cos, la variet dellambiente rap odierno ha generato un cortocircuito allitaliana per cui si esce dalla porta dei centri sociali per entrare in quella degli uffici delle grandi case discografiche e viceversa. Se non di continuo, quasi. Tra le realt che potrebbero avere una funzione mediatrice ci sono i club pi o meno alternativi che stanno aprendo le porte ai rapper pi o meno in voga, ma la fatica che fanno per instaurare un rapporto continuo e privilegiato con lhip hop - come lo hanno con il rock - ancora evidente. La risposta pi concreta viene dallinterno ed costituita dagli artisti che hanno frequentato i piani alti del mercato discografico e successivamente messo a disposizione degli altri la loro esperienza e passione, come Piotta, e da altri ancora, come Macro Marco, che restando attaccati ai sotterranei hanno fatto crescere alcuni artisti fino a farli corteggiare da major e tv. Entrambi dirigono unetichetta e ci hanno raccontato le loro impressioni sulla fase che sta attraversando il rap in Italia. Una fase cruciale, in cui dal basso si ha loccasione di ridare unimpronta trasversalmente credibile alle rime a tempo, anche visto lo stato economico in cui versa la grande industria musicale. ancora possibile inventare il rap italiano?
INTERVISTA
Tra gli artisti rap pi popolari c chi si smarcato sia da un pubblico solo hip hop, sia da quello adolescente e spensierato. Cos, vuoi per coerenza con certe idee, vuoi per voglia di non seguire per attitudine o per contratto le tendenze, c' ancora spazio per delle sorprese. Emblematico il percorso di Piotta (Tommaso Zanello), la cui esperienza dice molto sugli sviluppi della storia del rap in Italia. Abbiamo intervistato il recente autore di Odio gli indifferenti (La grande onda), album che ospita in un colpo solo Pierpaolo Capovilla del Teatro degli Orrori, Francesco Di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso, gli Africa Unite ma anche Dj Myke e Rancore, rapper di talento, attualmente molto quotato. Un album infarcito di suoni e ritmi diversi ma che ha come filo conduttore il rap. Non chiamatelo crossover per perch potrebbe sembrare unoperazione nostalgica e Piotta ci ha detto che le cose non stanno cos. Dire che quando lhip hop italiano era volto allimpegno tu eri pi scanzonato e ora che lhip hop italiano pare votato al disimpegno tu figuri tra le voci pi consapevoli, una visione
superficiale della tua carriera? Se si analizza il mio percorso a singoli, cio concentrandosi sulle canzoni estratte dagli album per proporle a un pubblico pi ampio, unanalisi che ci pu stare. Entrando poi nel dettaglio, ogni mio album - a partire dal primo, del 1998, vedi pezzi come La valigia e Ciclico - ha brani impegnati o intimi. La maturazione mi ha portato a prendere sempre pi consapevolezza di me. Da tempo non ho pi bisogno di un personaggio per arrivare a tutti, basta Tommaso con la forza delle sue idee. Ho sottratto sempre pi allestetica e ampliato la conoscenza musicale e la capacit compositiva di musiche e testi. Il tuo nuovo album sembra un omaggio agli anni 90 Io credo invece che Odio gli indifferenti sia un omaggio al futuro. Non amo molto il passato, in generale, e trovo malinconico vivere di ricordi. Guardo sempre avanti, forse troppo avanti, e se in Supercafone cantavo di unItalia da commedia che poi arrivata in parlamento, oggi canto il rigurgito di un ventennio edonista e superficiale. Il mio rigurgito un mix di rap, rock e reggae, che vuole superare generi e barriere. Prendo posizione, mi espongo, cerco un confronto, metto in discussione.
(11)
furono vendute via web dalla band. Un incendio ha distrutto anche l'immensa collezione di Gerald Cosloy, fondatore della Matador, la label di Pavement, Guided By Voices, Liz Phair, Yo La Tengo. Lui si salvato, i dischi no. Lincendio divamp nell'agosto 2009 nella sua casa di Austin, Texas. Diverso l'esito della storica micro-collezione di Elvis Presley. Nel 1968 il cantante chiese a Scotty Moore, chitarrista e manager, di trasferirgli su nastro 26 dischi a 78 giri di artisti che lo avevano ispirato: da Carl Perkins a Fats Domino. Moore avrebbe dovuto restituirglieli in occasione di un prossimo tour che per non ebbe mai luogo. Nel 2010 Moore li ha venduti all'asta racimolando oltre 92mila euro. Triste anche il destino della collezione di Jam Master Jay (nella foto), il dj dei Run DMC, assassinato nel 2002. Li conservava nel suo studio del Queens. Durante una ristrutturazione stavano per essere gettati via. Great Zeee, produttore/produttore, se n' accorto e ora li ha stipati nella sua cantina.
INTERVISTA/2
Le rime hanno gli occhi addosso Macro Beats spiega come resistere
di L. GR.
Macro Beats una delle etichette indipendenti hip hop di riferimento. Anche se alcuni, forse per l'imprinting iniziale, ci considerano unetichetta reggae - racconta il suo fondatore Macro Marco - in realt nella nostra discografia i prodotti hip hop pesano di pi in percentuale, assestandosi attorno al 70%, direi. Letichetta nata nel 2007 e, continua Macro Marco, tra uscite ufficiali e non, in questi cinque anni abbiamo lavorato una ventina di dischi. Anche con lui, che milita nellhip hop dagli anni 90 prima di tutto in veste di dj e produttore musicale, abbiamo parlato dello stato del mercato italiano del rap e del suo attuale pubblico. Avere nella griglia artisti come Kiave e Ghemon (il suo Qualcosa cambiato una delle migliori uscite rap del 2012, ndr) significa lottare con le major per non farseli strappare? O ritieni l'esperienza con Macro Beats formativa rispetto a un futuro di questi e altri artisti nei piani alti del mercato discografico? Avere artisti come loro in questo momento per noi significa aver lavorato bene! A parte l'oggettivo valore dei singoli artisti, il fatto che siano alla ribalta e che le major, le radio e le tv abbiano messo gli occhi su di loro il risultato di un percorso iniziato insieme da anni, quindi non pu che farci piacere. Rispetto ai nostri artisti non siamo mai stati n gelosi fino al punto di privarli di possibilit pi alte, n smaniosi fino al punto di svenderli. Crediamo che la strada che stiamo percorrendo sia quella vincente e che l'unico futuro immaginabile per dare una posizione alla musica di qualit nel mainstream sia la collaborazione tra etichette indipendenti come la nostra e le major e/o altre grosse strutture come per esempio distributori, uffici stampa, agenzie di booking ecc. Qual l'identikit del pubblico che segue i vostri artisti e le vostre uscite? Il nostro pubblico logicamente parte da una base rap e reggae; costituito da ragazzi molto giovani che sono anche quelli che ti seguono nei live e morbosamente su internet e sui social network. In realt col passare del tempo mi sono reso conto che la nostra musica seguita da persone estremamente diverse tra loro, di tutte le et. Molte non sono neanche strettamente fan dei nostri generi musicali ma hanno imparato ad amare i nostri artisti e i nostri suoni, prendendo quello dell'etichetta come logo di garanzia e di qualit. Tu parti come artista ma poi oltre all'etichetta hai messo in piedi anche un booking: oggi in Italia si pu vivere con il rap indipendente? Si pu vivere bene (non parlo a livello economico) sapendo di essere fortunati di fare nella vita quello che piace fare. Si pu sopravvivere (e questa volta parlo a livello economico) nonostante i tempi siano quelli che sono. La prima risposta spesso e volentieri rende pi facile tutto il resto.
E la citazione iconografica de Lodio (1995) in copertina? Ha un legame con lattualit? Lunico omaggio agli anni 90 proprio quello a Lodio: un film culto che ha segnato pi di una generazione. I legami con lattualit sono tanti, a partire purtroppo dalla brutalit della polizia, ampiamente documentata e ripetutasi in numerosi e recenti episodi anche qui in Italia. A proposito di impegno e attualit, cosa vuoi aggiungere sulla questione che ti ha visto opposto a Mediaset? Di recente hai dichiarato se Mediaset continuer a passare i miei brani durante il Grande Fratello, non potr impedirlo a livello legale ma utilizzer tutti i proventi che deriveranno dai diritti dautore per sostenere il movimento No Tav. Personalmente trovo discutibile questo accordo quadro della Siae con Mediaset. Come autore vorrei avere la facolt di poter impedire lutilizzo di mie opere dingegno in contesti che trovo umilianti e in antitesi con il mio percorso. Lo trovo un danno dimmagine e morale ma non c scelta perch la Siae ha il monopolio e vuole incassare sempre. Ma a posteriori si pu dire che Supercafone e le altre tue hit ti abbiano permesso di essere pi libero di tanti altri colleghi rispetto alle logiche di mercato? Non saprei risponderti. Io mi sentivo libero nel farla, poi nel superarla, poi libero di sognare La grande onda (etichetta discografica di Piotta, ndr). Sempre a testa alta, perch se un artista non libero di dire no a certe logiche di mercato, sarebbe veramente triste. Anche per questo ho fondato questa mia etichetta indipendente, perch gli squali non ci avranno mai! Quindi sulla nascita de La grande onda ha influito anche una cattiva esperienza con i piani alti del mercato discografico? Letichetta nata dall'esigenza di costruire un percorso autonomo e
indipendente, in tutti i sensi. Un percorso coraggioso, viste le mille difficolt economiche del momento acuite da una becera gestione delle dinamiche lavorative, non sviluppate da chi vive sui luoghi di lavoro ma da cattedratici. Mi piace l'approccio artigianale che si vive in questa dimensione, fatta di un rapporto molto familiare con artisti e fan-base. Insomma, niente superstar ma solo stelle del quartiere. Parlando di un altro tipo di etichetta: quella di supercafone pesa ancora oggi o no? Zero. Se poi per qualcuno pesa ancora qualcuno che probabilmente non segue la musica alternativa, i concerti, ma magari una certa tv, tipo quella suddetta. Le porte sono sempre aperte, ci mancherebbe, ma non sar io ad andare nella sua direzione, piuttosto lopposto, oppure stiamo bene cos. A questo proposito: dai tempi del tuo picco di popolarit a oggi come e quanto cambiato il tuo pubblico? E pi in generale dagli anni dei tuoi inizi a oggi cambiato molto il pubblico del rap in Italia? Dal picco a qui cambia che il pubblico che mi seguiva cresciuto con me e negli anni si sono aggiunti tanti ragazzi. Giovani attenti, sensibili alle tematiche sociali e alla realt che si vive oggi, dinamici e musicalmente trasversali. un pubblico che come me ama rap, rock, reggae e la musica alternativa in genere, con grande apertura mentale. Il pubblico del rap aumentato a dismisura e finalmente ce n' di tutti i tipi, a ciascuno il suo.
Al centro Piotta, nel riquadro il disco di Ghemon e sotto unillustrazione hip hop. A destra Macro Marco
ERRATA CORRIGE La scorsa settimana la doppia pagina su Cantanti & gregari uscita a nome Guido Mariani. In realt lautore Guido Michelone. Ce ne scusiamo con i lettori e i diretti interessati.
(12)
RITMI
di SIMONA FRASCA
ZIGGY TORNATO
di R. PE. Proprio in questi giorni, esattamente il 6 giugno 1972, usciva The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, uno dei dischi pi importanti della storia del rock. In quellalbum David Bowie vestiva i panni di un umanoide a cui restavano cinque anni per salvare il
mondo. Ziggy verr divorato da eccessi vari, incluso il suo ego. In realt il disco era una grande metafora sullidea di celebrit, argomento caro soprattutto a Warhol, grande ispiratore del musicista. La photo session di copertina di Brian Ward ha fatto storia; si tenne al 23 di Heddon Street, di fronte alla sede della pellicceria K West (oggi non esiste pi) in una notte fredda e piovosa. La band si rifiut di uscire e solo Bowie comparve
sulla copertina. Volto, capelli e vestito vennero poi ridipinti in studio. Era la prima volta che Bowie si faceva fotografare fuori da uno studio; lidea era di rendere ancora pi minuto e squallido il personaggio di Ziggy. Oggi nella via (nota per la sua moltitudine di ristoranti) stata affissa una placca che ricorda levento fotografico. Le foto interne stile Arancia Meccanica furono fatte in studio. Proprio di recente gli scatti scartati di
PAGINE
Il 25 febbraio scorso, nel giorno del compleanno di Enrico Caruso nato a Napoli nel 1873, a Lastra a Signa - a un passo da Firenze - ha aperto ufficialmente la sua attivit il primo, almeno a memoria, museo italiano dedicato al tenore, in un luogo a lui particolarmente caro. Si tratta della Villa di Bellosguardo edificata su uno dei colli pi suggestivi dellarea fiorentina, una struttura di singolare bellezza di impianto cinquecentesco circondata da 8 ettari di parco. La villa fu una delle ultime dimore italiane del tenore, acquistata nel 1906 rimasta propriet della famiglia Caruso, del figlio Rodolfo e del fratello Giovanni, fino al 1926 cinque anni dopo la morte dellartista. Dopo vari passaggi, nel 1995 il Comune di Lastra a Signa la acquist dalla famiglia Gucci e da quel momento cominciato il lungo e laborioso cammino per la costituzione del museo. Il primo nucleo del museo - ci racconta il direttore Claudio Rosati si formato grazie a una raccolta di cimeli dellAssociazione Enrico Caruso di Milano. Tutti gli appassionati sanno bene che Caruso era un grafomane, un produttore di documenti di ogni tipo, lettere, caricature, vignette e un grande collezionista di monete doro, orologi, opere darte. Questo stato il punto di partenza per la nascita del nostro museo che raccoglie questo genere di materiali. Abbiamo in esposizione circa 400 reperti ma contando quelli presenti nei depositi arriviamo a circa 2000 documenti appartenuti o prodotti dal tenore. Questo per dare indicativamente unidea del grande patrimonio lasciato in eredit da Caruso. Che il tenore napoletano fosse, oltre che un grande artista e uno dei pi notevoli interpreti dellopera verista italiana, un esperto vignettista capace di disegnare con pochi tratti eccellenti caricature che ritraevano tutti i personaggi noti e meno noti che gli capitassero a tiro era cosa diffusa soprattutto nella comunit italoamericana di inizio Novecento. La Follia di New York, il foglio circolante tra gli emigrati in quel periodo, un tesoro in questo senso giacch su quelle colonne Caruso esprimeva il suo guizzo di ironico ritrattista ogni settimana. La sua opera fu fondamentale per promuovere lintegrazione dellitaliano nel contesto americano, egli costitu un supporto importante nel veicolare limmagine positiva del meridionale emigrato a New York. Per semplificare si potrebbe dire che la sua figura sta alla comunit italiana un po come quella di Louis Armstrong sta a quella afroamericana. Erano ambedue esempi virtuosi dei rispettivi contesti etnoculturali di appartenenza e utilizzarono la musica come percorso di emancipazione, una testa dariete che negli anni serv a valutare sotto una nuova luce la questione razziale in unepoca in cui i linciaggi erano eventualit assolutamente non remote tanto per i neri che per gli italiani. Il volto solare, fiducioso e rassicurante di Caruso era utilizzato sulle riviste e sui volantini della comunit italiana in America per sponsorizzare ogni tipo di prodotto italiano, dalla pasta al caff, dallolio ai giornali, senza tralasciare, come ovvio, i grammofoni e i dischi. Il tenore napoletano fu la prima star proveniente dal mondo dellopera a
Esperimenti in onde medie Quando la Rai preferiva Luciano Berio e Nino Rota
di ALESSANDRO MICHELUCCI
In provincia di Firenze nasce un museo interamente dedicato al grande tenore partenopeo. Icona positiva dellemigrante
eccellenza che sopravvive ai suoi contemporanei perch come spesso mi raccontano i suoi estimatori lunico della sua epoca che si pu continuare ad ascoltare mentre levoluzione dello stile operistico ha offuscato le altre voci che non hanno saputo reggere la sfida del tempo. Caruso fu interprete innovativo, stravagante, intelligente e curioso. Il rapporto costante tra scrittura e oralit che determina la cifra specifica della produzione musicale legata al canto in Campania, luogo dal quale proveniva fisicamente e idealmente, costituisce un aspetto nodale dellattivit di Caruso che resta una figura esemplare capace di saldare quel principio di circolarit tra cultura alta e bassa della musica e di consegnare alcune importanti esperienze della tradizione italiana in lingua e in dialetto allimmediato futuro che fu quello della musica registrata e amplificata con lintermediazione dei microfoni e la riproduzione fonomeccanica, cio in parole povere lindustria musicale. In una intervista rilasciata nel 1917 a un rappresentante della casa discografica Victor Talking Machine rivel: Mi piace incidere dischi ma non mi diverto. Come potrei? Lo temo pi della recita pi impegnativa, perch tutto deve essere assolutamente perfetto, la perfezione di un perfetto meccanismo. Io devo essere il cuore, lanima, il sentimento di quello che canto e devo essere anche un artista. Vorrei che quelli che non mi hanno mai sentito in teatro non si limitassero a comprare solo uno dei miei dischi. Per giudicarmi, dovrebbero averne almeno tre o quattro, o anche pi. Vorrei che mi ascoltassero nelle parti pesanti e leggere, nel repertorio lirico e nel drammatico e cos sarei contento. Sono fiero che la mia voce non andr mai perduta, e ho anche un po di paura. Diventare una tradizione una grave responsabilit, vero?. Per tutti questi aspetti che furono frutto in parte del destino e in parte del suo talento, Caruso fu sicuramente la prima media star. E forse questo uno dei motivi che rendono la sua voce ancora profondamente emozionante e il suo Canio intenso, e lo collocano lontano da stereotipi compassionevoli nonostante quellabito da pagliaccio. In alto, in grande, unimmagine del museo dedicato a Enrico Caruso. Qui accanto Luciano Berio, in alto Nino Rota
Negli anni Cinquanta del secolo scorso, in vari paesi europei, la televisione di stato si modernizz per far fronte alle novit imposte dai tempi: controllo del suono, stacchi pubblicitari, sigle. Tale contesto si dimostr subito un alleato fondamentale dei giovani musicisti che volevano esplorare le possibilit delle nuove apparecchiature elettroniche. Pierre Schaeffer fond il Groupe de Recherches Musicales (Grm) di Parigi; a Colonia nacque lo Studio fr Elektronische Musik; a Londra Daphne Oram e Desmond Briscoe crearono il Bbc Radiophonic Workshop. Anche l'Italia partecip attivamente a questo fermento europeo. Nel 1955 Luciano Berio, Bruno Maderna e Marino Zuccheri fondarono lo Studio di fonologia della Rai, ospitato dai locali milanesi dell'emittente statale. L'anno successivo, per sostenere questa ricerca, Berio e Maderna dettero vita alla rivista Incontri musicali. Dimenticata per molti anni, l'esperienza dello Studio di fonologia ha ottenuto la rivalutazione che meritava soltanto fra la fine del secolo scorso e l'inizio di questo. Libri come Nuova musica alla radio. Esperienze allo studio di fonologia della Rai di Milano 1954-1959 (Rai-Eri, 2000) e C'erano una volta nove oscillatori. Lo Studio di fonologia della Rai di Milano nello sviluppo della Nuova Musica in Italia (Rai-Eri, 2002) hanno riacceso l'interesse per questa esperienza fondamentale. I contatti fra le ricerche che si andavano sviluppando in vari paesi vennero stimolati dal Prix Italia, un concorso internazionale per programmi radiofonici e televisivi che la Rai aveva fondato nel 1948. Nonostante il risveglio d'interesse per lo Studio di fonologia, mancava ancora una documentazione esauriente della competizione promossa dalla Rai. A colmare questo vuoto ha provveduto l'etichetta Die Schachtel, che ha pubblicato L'immaginazione in ascolto. Il Prix Italia e la sperimentazione radiofonica (Die Schachtel/Rai Trade, 2012). L'elegante confezione in cartone grigio contiene 6 cd per quasi 5 ore di musica e un volume bilingue (italiano-inglese) di 400 pagine. La selezione non si basa sui lavori premiati, che sono soltanto due, ma include anche opere partecipanti e perfino escluse dalla competizione. Sette opere concepite per la radio da cinque compositori: Berio,
Castiglioni, Maderna, Rota e Sciarrino. La stessa scelta dei musicisti stata operata in modo intelligente. Berio e Maderna erano ovviamente necessari, essendo i fondatori dello studio di fonologia. La presenza di Nino Rota serve a ricordare che il grande compositore milanese, pur essendo noto al grosso pubblico per la collaborazione con Fellini, ha diretto la propria ricerca in molte altre direzioni. Castiglioni, forse il meno noto del gruppo, merita di essere conosciuto o rivalutato. Sciarrino, unico vivente dei cinque, il necessario ponte fra i due secoli, mentre gli altri sono legati alla temperie culturale del Novecento. Secondo un criterio caro alla Rai dell'epoca, molte opere traggono ispirazione dalla letteratura: Ages di Maderna da Shakespeare, Diario immaginario di Berio da Molire, Attraverso lo specchio di Castiglioni da Carroll, Don Perlimplin di Maderna da Garcia Lorca, ecc. Quest'ultima, una delle ultime opere del compositore veneziano, era stata appositamente costruita per la radio, ma nel 1975 fu messa in scena a Colonia, dove ottenne scarso successo. La musica stata incisa in tempi pi recenti dal Contempoart Ensemble di Mauro Ceccanti, affiancato per l'occasione dal flautista Roberto Fabbriciani. Di Berio viene proposto Il diario immaginario, opera del 1975 scritta insieme a Vittorio Sermonti per la regia di Giorgio Pressburger. All'epoca il musicista di Oneglia aveva gi composto alcune delle sue opere pi rilevanti, come le Folk Songs scritte per la moglie Cathy Berberian e buona parte delle Sequenze. A Dante si ispira invece Sciarrino, autore del vigoroso monumento sonoro La voce dell'inferno. Il poeta una presenza importante nella parabola artistica del compositore siciliano. Sciarrino gli dedicher infatti altre composizioni, come quelle per La divina commedia televisiva (1988) e le musiche di scena per il dramma di Giovanni Giudici Il paradiso. Il volume curato da Angela Ida de Benedictis e Maddalena Novati non un complemento trascurabile, ma ha un alto valore critico e documentario anche se lo si considera autonomamente. Meritano un plauso sincero Bruno Stucchi e Fabio Carboni, responsabili dell'etichetta Die Schachtel, impegnata dal 2003 nella ricostruzione di una memoria storico-musicale che spesso rischia di essere sacrificata dalla logica mercantile.
(13)
quella storica notte sono raiaffiorati in rete (vedi qui: http://www.flavorwire.com /292865/alternate-photos-from-david-bo wies-ziggy-stardust-cover-shoot). Ovviamente rientrano negli eventi che accompagnano la ristampa dellalbum (rimasterizzato) sia in cd che in vinile. A questultimo formato allegato un dvd che include mix alternativi dei singoli pezzi e una versione strumentale di Moonage Daydream. AMADOU&MARIAM FOLILA (Because Music) Ormai superstar, la coppia chitarra e voce - di musicisti non vedenti pi famosa del Mali, stavolta ha puntato decisamente verso ampie sperimentazioni e nuove traiettorie sonore con importanti collaborazioni internazionali, registrando questo disco in tre periodi diversi, a Bamako, New York e Parigi. Il caloroso afrobeat del duo si colora di elettronica, di venature pop, di unatmosfera blues un po frenetica dovuta anche ai numerosi ospiti, dalla rapper Santigold a Tunde e Kyp dei Tv on the Radio, passando per Bertrand Cantat dei Noir Desir. (f.d.l.)
ULTRASUONATI DA FLAVIANO DE LUCA GIANLUCA DIANA GUIDO FESTINESE MARIO GAMBA ROBERTO PECIOLA MARCO RANALDI
INDIE FOLK
TAB BENOIT LEGACY (Telarc) Nascere a Houma, Lousiana e avere New Orleans a poco pi di un'ora di macchina, lascia il segno. Benoit e il suo Best of, nonostante sia solo classe 1967. Un bluesman proveniente dalla terra dei cajun, che ha gi detto e inciso tanto e ci auguriamo lo faccia ancora. 14 brani in cui si traccia il suo percorso musicale, in chiave elettrica. Incisioni trascinanti e ricche di groove che si alternano a episodi pi intimi e prossimi alla ballad. Certo, mancano alcune chicche acustiche fuori casa Telarc, ma poco importa. (g.di.) PIERRE BOULEZ MMORIALE/DRIVE 1/DRIVE 2 (Nave/Jupiter) Magmatica e infinitamente analitica. Fittissimamente polifonica e popolata di densi blocchi sonori. Germinazione di idee musicali una dallaltra quasi senza requie. Opera appassionante per un ensemble di 11 strumenti (clarinetto, oboe, fagotto, corno, piano, vibrafono, marimba, arpa, violino, viola, violoncello). Appare per la prima volta nel 1988 e poi viene ripresa, ampliata, trasformata nel 2001 e nel 2006. Grande occasione dascolto questa Drive 2 dellottantasettenne compositore francese, che lha dedicata a Elliott Carter. Interpretata con acutezza dallEnsemble Orchestral Contemporain diretto da Daniel Kawka. Nel formidabile cd anche Mmoriale (1985) e Drive 1 (84). (m.ga.) BOBBY CONN MACARONI (Fire/Goodfellas) Come al solito in un disco di Bobby Conn ci trovi di tutto. Ma soprattutto ci trovi una sana e lucida follia che lo porta a giocare con la psichedelia beatlesiana, a flirtare con il glam di un David Bowie dantan, a duellare con ritmiche funky, a sbattere contro punk e post punk. Insomma un piatto, che una volta qualcuno ha chiamato now wave, non facilissimo da digerire se non si amano certi formati... (r.pe.)
TRIBUTI
BLUES ITALIA
JAZZ ITALIA
Sulle fondamenta Il lamento regale La coscienza del XX secolo della Sardegna di Claudia
I tre dischi omaggi o tributi ad altrettanti musicisti fondamentali negli iter creativi del XX secolo: Bela Bartk, compositore ungherese espressionista, Tom Jobim, ossia la bossanova, Miriam Makeba, la Signora d'Africa. Pingopingando (Abeat) di Antonella Montrasio e Max De Aloe Quartet vive su tredici brasiliane (arrangiate sulle versioni per grande orchestra di Claus Ogerman) in un mood cameristico dai contrappunti voce/armonica a restituire uno Jobim quasi crepuscolare. A Little Bartk (Abeat) del trio di Daniele Santimone (chit.), Ares Tavolazzi (cb.) Riccardo Paio (batt.) con l'aggiunta di Marco Tamburini (tr.) e Achille Succi (ance) riprende sette dei bartokiani Mikrokosmos per trasformarli quasi in un happening per guitar jazz. Infine per Zenzi del Dino Rubino Trio (Tk Music) gi il sottotitolo celebre la grandissima vocalist sudafricana, il cui potente folk-jazz viene romanticamente plasmato dal multistrumentismo del leader (pianoforte, tromba, flicorno) che, con laiuto degli esperti Paolino Dalla Porta (cb.) e Stefano Bagnoli (perc.), offre un convincente post-bop. (Guido Michelone) HAWKWIND ONWARD (4Worlds) Dave Brock ha settantuno anni. Da oltre 40 ha tra le mani la cloche della navicella space rock Hawkwind, un nome una leggenda. Meravigliosamente inattuali e fuori tempo massimo, con i loro frullii spaziali da radio fuori sintonia e le chitarre indurite, gli Hawkwind del 2012 sono diventati ci che predicavano nel 1970: degli alieni in musica che insegnano al mondo un'altra realt. Onward il miglior disco da un decennio a questa parte. Allacciate le cinture, si parte. (g.fe.) News per il blues italico. Dalla Sardegna con il King Howl Quartet all'esordio con un lavoro omonimo edito dalla Talk About Records. Dietro il leader band Diego Pani un combo di quattro giovani e preparati musicisti che si cimentano con un solido rock-blues versione 2.1. Mornin' e Nocturne gli episodi migliori di un disco che consta di undici brani: bravi e in bocca al lupo. Mike Sponza, triestino, da tempo invece rivolge il suo sguardo vers l'Est Europa. Dove tanti sono gli appassioanti di blues. Ecco quindi un doppio disco che riassume incontri ed esperienze con musicisti che vanno dalla Finlandia all'Ungheria e molti altri. Titolo esplicativo Continental Shuffle (Sonic Shapes), per Sponza & European Blues Convention che danno risultato finale interessante ed estremamente eclettico. Terzo disco in analisi il doppio Me, My Music & My Life (Pepper Cake) di Rudy Rotta. Una sorta di compendio della lunga carriera del chitarrista che include vari e illustri ospiti (da John Mayall a Carey Bell, da Robben Ford a Brian Auger), ma che non aggiunge nulla alla biografia dell'autore. (Gianluca Diana) FRANK MARTIN MESSE (Harmonia Mundi) Un capolavoro questo di Frank Martin: la Messa per doppio coro a cappella una sintesi di grande musica e di ricerca spirituale. Del compositore francese purtroppo si conosce poco (nel senso di incisioni) ma questo capolavoro, cantato con dal Rias Kammerchor diretto da Daniel Reuss, ce lo fa scoprire. (m.ra.) SIGUR RS VALTARI (Emi) Se con il precedente lavoro, dal Chi pensa che le quote rosa del jazz contemporaneo in Italia siano riservate al canto, si ricreda subito: ci sono parecchi esempi che vanno in tutt'altre direzioni: Carla Marciano, ad esempio. Che in Stream of Consciousness (Alfa Music/Egea) suona sax contralto e sopranino, un aggeggio gradevole alla vista, ma micidiale nell'intonazione. Affiancata da un trio classico eccellente, Marciano sfodera una torrenziale capacit di fraseggio (il flusso di coscienza del titolo) che rammenta da vicino il John Coltrane del quartetto classico, senza esserne il calco mimetico. Va invece all'hard bop che precedette l'esperienza pi avanzata di Coltrane il riferimento del sassofonista tenore Claudio Giambuno, alla guida di un suo quintetto in Moon Is Here (Jazzy Record/ Egea). Suono robusto, elegante architettura di frasi, e l'ospite Dino Rubino a tromba e flicorno, un musicista che ultimamente ritroviamo in molte belle incisioni. Chi ama la fusion, il funk e lo smooth jazz ascolti invece Crystals del contraltista Alessandro Bertozzi (level49/ Egea): ci trovate spunti notevoli, e una delle ultime prove del compianto Hiram Bullock. (Guido Festinese) titolo impossibile da recitare e da scrivere, il quartetto islandese sembrava aver abbandonato la strada del post rock con i suoi crescendo sonici, per lasciare spazio addirittura a momenti solari, allegri e spensierati, con questo nuovo Valtari, disco nato nonostante voci di scioglimento, a vincere sono le atmosfere, dilatate e sognanti, pi ambient che mai. Quello che per appare chiaro che, almeno stavolta, le idee fossero poche e non sempre a fuoco. Ma certo, quello che per i Sigur Rs pu essere un passo falso, per altri, molti, solo un miraggio. (r.pe.)
ON THE ROAD
Thee Oh Sees
Garage rock per la band californiana. Segrate (Mi) LUNEDI' 11 GIUGNO
(MAGNOLIA-INDIE SUMMER PARTY)
A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI SEGNALAZIONI: rpeciola@ilmanifesto.it EVENTUALI VARIAZIONI DI DATI E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONT
Dimmu Borgir
Metal estremo per la band norvegese. Roncade (Tv) DOMENICA 10 GIUGNO
(NEW AGE)
Rock in Idrho
La prima delle due giornate del festival rock (la seconda il 21 luglio) propone sul Main Stage The Offspring, The Hives e Billy Talent, sul Second Stage Lagwagon, Hot Water Music e La Dispute. Sesto San Giovanni (Mi)
MERCOLEDI' 13 GIUGNO (CARROPONTE)
Light Asylum
Dark wave e electro per l'esordiente duo newyorkese. Milano MARTEDI' 12 GIUGNO (SPAZIO
CONCEPT, CON THE BODYGUARD)
The Boxettes
Il gruppo vocale al femminile di Londra ospite del Solevoci Festival. Varese VENERDI' 15 GIUGNO (PIAZZA MONTE
GRAPPA)
Paolo Benvegn
Il cantautore, ex Scisma e leader della band che prende il suo nome. Sommacampagna (Vr) SABATO
9 GIUGNO (PARCO IMPIANTI SPORTIVI) Bologna SABATO 16 GIUGNO (PIAZZA VERDI)
10 Giorni suonati
Il programma del festival prevede il trittico Lynyrd Skynyrd, Molly Hatchet e Betta Blues Society. Vigevano (Pv) MERCOLEDI' 13 GIUGNO
(CASTELLO)
The Bodyguard
Il nuovo progetto di James Ferraro. Milano MARTEDI' 12 GIUGNO (SPAZIO
CONCEPT, CON LIGHT ASYLUM) Faenza (Ra) MERCOLEDI' 13 GIUGNO (CLANDESTINO)
Elliott Murphy
Nonostante non abbia mai raggiunto grandi livello di notoriet il cantante/autore di Long Island,, con la sua musica ha influenzato gente come Bruce Springsteen e Lou Reed. Trieste MARTEDI' 12 GIUGNO (PIAZZA
SANT'ANTONIO)
Giardini di Mir
La post rock band reggiana con un lavoro dal titolo benaugurante, Good Luck. Campogalliano (Mo) SABATO
16 GIUGNO (ARTI VIVE FESTIVAL)
Supersanto's
Festival indie a San Lorenzo. In cartellone: Il Muro del Canto (stasera), Fabrizio Cammarata e Nicol Carnesi (il 10), Massimo Zamboni e Angela Baraldi (il 12), Thee Oh Sees e Giuda (il 13), Offlaga Disco Pax e Calibro 35 (il 14), Brunori Sas (il 15). Roma DA SABATO 9 A VENERDI' 15 GIUGNO
(PIAZZALE DEL VERANO)
Festate
Ventiduesima edizione della rassegna ticinese il cui sottotitolo quest'anno recita The High Side of Freedom. Ospiti della due giorni: Orchestra di Via Padova, Anthony Joseph & The Spasm Band, Ebo Taylor (il 15); Mariem Hassan, Staff Benda Bilili, Magnifico (il 16). Chiasso (CH) VENERDI' 15 E SABATO
16 GIUGNO (PIAZZA MUNICIPIO)
Lagwagon
Il punk anni Novanta della band californiana. Portomaggiore (Fe) DOMENICA
10 GIUGNO (PARCO COLOMBANI) Livorno MARTEDI' 12 GIUGNO (THE CAGE)
Marlene Kuntz
Torna dal vivo la rock band piemontese. Brescia DOMENICA 10 GIUGNO (PALABRESCIA)
Mencraft
Il Makers Festival ha in programma il dj set di Machinedrum (l'11) e a seguire Mombu feat. West African Percussion live (il 12), Classica Orchestra Afrobeat feat. Seun Kuti live (il 14), Gilles Peterson dj set (il 14), Benjamin Damage & Doc Daneeka live e Lovejet dj set (il
Dinamofest
In cartellone per i primi due giorni di festa, Congo Natty Movement e General Levy (il 15), 99 Posse (il 16). Roma VENERDI' 15 E SABATO 16 GIUGNO
(CITTA' DELL'ALTRA ECONOMIA)
Herman Dune
Indie rock in chiave francese.
Subsonica
La band torinese impegnata nel tour
(14)
EURO 2012
Un omaggio alla nazionale dellUrss che nel 1960 conquist la prima edizione degli Europei e apr la porta al laboratorio del calcio totale
di LUIGI CAVALLARO
Unione Sovietica. Lalbo doro degli Europei di calcio esordisce cos, con un nome al quale non corrisponde pi alcuna realt geograficamente riscontrabile. Quasi una metafora dellassetto dei rapporti di produzione che quel nome evocava e che adesso, al pari del nome, destinato ad una presenza puramente spettrale. Era il 1960, e da almeno quattro anni dallindimenticabile 1956 il mondo sperimentava una nuova recrudescenza della guerra fredda fra Est e Ovest, da ultimo a causa della rivoluzione cubana di Fidel Castro e Che Guevara e della decisione di Chrucv di installare a Cuba una base militare sovietica. Ma forti tensioni attraversavano i due blocchi anche al loro interno: a Est, non si era ancora sopita la conflittualit che aveva portato la Jugoslavia di Tito a fuoriuscire dal campo socialista e la Polonia e lUngheria a ribellarsi contro i regimi filosovietici; a Ovest, era la Francia di De Gaulle, tornato al potere nel 1958, a mostrarsi sempre pi insofferente nei confronti del regime di protettorato entro il quale gli americani costringevano di fatto lEuropa occidentale ad offrire al colto e allinclita robusti motivi per diffidare dellingombrante presenza dellamico americano. Motivi che peraltro andavano a rafforzare i primi tentativi dei non allineati di affrancarsi dallegemonia dei due blocchi. Astraendo da questo contesto,
richiesta delle squadre di calcio sovietiche di sfidare le loro omologhe borghesi (perch si diceva gli operai dovevano misurarsi solo con i loro simili), che rese per sempre impossibile la sfida tra Alfrdo Di Stfano e Lev Jain, ossia tra il pi forte attaccante e il pi forte portiere di quegli anni. Alla fase finale a quattro (secondo una formula che sarebbe durata fino al 1976) accedettero cos lUrss a tavolino, la Francia, la Jugoslavia e la Cecoslovacchia. Vinse lUrss, battendo 2-1 in finale la Jugoslavia e vendicando cos lumiliante sconfitta subita otto anni prima alle Olimpiadi di Helsinki: umiliante se non altro per la pubblica degradazione che lintera rappresentativa sovietica aveva dovuto subire di ritorno in patria per non aver saputo mostrare la superiorit socialista rispetto ai rinnegati titoisti. Sarebbe tuttavia erroneo ascrivere la vittoria sovietica soltanto allassenza di validi competitors: in quegli anni, infatti, lUrss era allavanguardia nelle sperimentazioni tattiche seguite alluniversalizzazione del WM e della marcatura a uomo. Il suo allenatore, Gavril Kacalin, aveva militato come calciatore nella Dinamo Mosca durante i mitici anni in cui Boris Arkadev aveva provato con successo a infondere lo spirito russo nellinvenzione tattica di Herbert Chapman, esortando i suoi attaccanti a scambiarsi frequentemente le posizioni per sfuggire alla marcatura avversaria, spingendo uno dei due mediani arretrati a svariare maggiormente in posizione offensiva e facendo scalare gradualmente laltro a copertura degli altri tre difensori. Per di pi, il gioco prediletto dai sovietici una teoria infinita di passaggi ravvicinati, che insieme alle sovrapposizioni delle linee e ai movimenti degli attaccanti su tutto il fronte offensivo ubriacava le difese avversarie aveva dato prova di poter mettere in crisi perfino le fortissime squadre inglesi: gi nel 1945, in una tourne in Inghilterra, la Dinamo Mosca aveva costretto al pari il Chelsea e battuto lArsenal, suscitando la preoccupata ammirazione dei suoi avversari. Insomma, anche nel calcio lUrss sembrava poter costituire il
laboratorio della vita, come aveva pronosticato Keynes a met degli anni 20. Sul rettangolo verde non meno che nei rapporti di produzione, gli elementi costitutivi delle relazioni vitali fino a quel momento consolidate venivano febbrilmente rimescolati, esplodendo in nuove combinazioni. Sebbene nel primo campionato europeo lUrss giocasse ancora con il WM, sarebbe stato lo stesso Kacalin certamente memore degli insegnamenti tattici di Arkadev a guidarla in breve verso ladozione della difesa a quattro, in uno schieramento che richiamava il 4-2-4 sfoggiato dal leggendario Brasile nel Campionato del mondo del 1958. E di l a poco Viktor Maslov, allenatore della Dinamo Kiev tra il 1964 e il 1970, avrebbe spinto fino in fondo leredit del caos organizzato di Arkadev, irrobustendo con larretramento delle due ali lesile mediana del 4-2-4, introducendo il pressing e passando organicamente alla difesa a zona. Ma soprattutto, anche nel calcio simponevano sempre pi i principi della pianificazione collettivistica. Gi nel 45 non pochi osservatori inglesi avevano rilevato come il gioco della Dinamo Mosca fosse frutto della rigorosa esecuzione di un piano, e proprio in occasione della vittoria contro lArsenal Mihail Jakuin (che dal 1944 aveva sostituito Arkadev sulla panchina dei moscoviti, recependone in toto gli insegnamenti) aveva spiegato a chiare lettere che il gioco collettivo il principio guida del calcio sovietico. Giungendo perfino a ipotizzare che un fuoriclasse come lattaccante inglese Stanley Matthews potesse non trovar posto nella sua squadra: Le sue doti individuali sono elevate, ma siccome noi mettiamo al primo posto lefficienza del collettivo, saremmo pronti a fare a meno di lui se il suo modo di giocare pregiudicasse il lavoro del gruppo. Sembrava (e sembra ancora) eresia, ma non lo era. Era semmai la presa datto che, essendo il calcio un gioco collettivo e necessitando dunque di una qualche forma di organizzazione, non si poteva sfuggire allalternativa: o si organizzava la
(15)
EURO 2012
POLONIA UNA LEGGENDA FINITA MALE
processi per diffamazione ne ha affrontati diversi, tre li ha anche persi, ma poco importa: Ci ho rimesso un po di soldi, ma in questo modo i miei nemici hanno fatto s che potessi ripetere le mie critiche e renderle ancora pi popolari. Bene o male, insomma, basta che se ne parli. Cos Tomaszewski, con lo stesso spirito, ha affrontato anche lAccusa con la A maiuscola. Un anno fa, il rumore dei nemici e i titoloni: Tomaszewski sarebbe stato un informatore volontario della Sluzba Bezpieczestwa, la polizia segreta della Polonia comunista. Una spia, nome in codice Alex, anno di arruolamento 1986, poco prima del crollo dei regimi dellest. Jan ha sempre smentito (il mio ingresso in politica ha dato fastidio a qualcuno, ecco il motivo di questa accusa: ma non vero niente), poi ha cominciato a giocarci su con ironia, per ridicolizzare una calunnia e volgere tutto a suo favore (frequentavo il ritrovo pi mondano di spie e agenti segreti, il ristorante del Grand Hotel di Lodz...). Caso smontato, pi o meno, ma nella Cool Poland che accoglie il calcio europeo nel pieno del proprio boom economico, si continua a discuterne. In fondo, viene quasi da chiedersi cosa sarebbe il calcio polacco se non ci fosse uno come lui a picconare un movimento che, a livello interno, da anni non riesce a produrre una nazionale, n un club, capace di farsi notare a livello internazionale. La nazionale dei polacchi di plastica, intanto, in casa dovr fare bella figura. Dal basso del 65esimo posto nel ranking Fifa, Smuda ha convocato anche i quattro giocatori nel mirino dellex portiere: i tedeschi Sebastian Boenisch e Eugen Polanski e i francesi Damien Perquis e Ludovic Obraniak. In porta c il 22enne estremo difensore dellArsenal Szczesny, uno cresciuto nel mito di Dudek e Boruc, piuttosto che in quello del predecessore pi illustre. Gli occhi, per, sono puntati sul trio del Borussia Dortmund, per la seconda volta consecutiva campione di Germania: il capitano Blaszczykowski, il difensore Piszczek e il bomber Lewandowski. su di loro che puntano Smuda e Lato per non fallire lappuntamento con la prima vittoria in assoluto della Polonia in un Europeo: sinora, nellunica partecipazione della nazionale (2008), sono arrivati due pareggi e una sconfitta. Lobiettivo ottenere un primo successo da tre punti, in un girone che non sembra proibitivo, e possibilmente la qualificazione ai quarti di finale, il traguardo minimo richiesto e presumibilmente il massimo possibile per questa Polonia. Se neanche questo dovesse realizzarsi, beh, allora Jan il fustigatore avrebbe diversi motivi per divertirsi.
DA VARSAVIA A KIEV
Con le prime sfide del girone A (Polonia-Grecia e Russia-Repubblica Ceka) si aperta ieri la 14esima edizione dei Campionati Europei di calcio. Come quattro anni fa in Austria e Svizzera, sono due i paesi organizzatori: da un lato la Polonia, nuova locomotiva dEuropa in pieno boom economico; dallaltro lUcraina che vive invece una fase di forte pressione da parte della comunit internazionale per la questione dei diritti umani e per le condizioni di detenzione dellex premier Julia Timoshenko, il cui caso ha spinto la Germania e diversi paesi della Ue a minacciare il boicottaggio degli Europei. Polonia e Ucraina, che a sorpresa ottennero lorganizzazione della rassegna continentale a danno della candidatura italiana, ospiteranno 31 partite nei prossimi 24 giorni, finale a Kiev il 1 luglio. Questi i 4 gironi dellEuropeo. Gruppo A: Polonia, Grecia, Russia, Rep. Ceka. Gruppo B: Olanda, Danimarca, Germania, Portogallo. Gruppo C: Spagna, Italia, Irlanda, Croazia. Gruppo D: Ucraina, Svezia, Francia, Inghilterra. LItalia fa il suo esordio domani a Danzica contro i campioni dEuropa e del mondo della Spagna.
squadra in modo che il fuoriclasse si integrasse armonicamente nel collettivo, oppure si sarebbe reso il collettivo una variabile dipendente dellestro del fuoriclasse. O il singolo al servizio del gruppo o il gruppo al servizio del singolo: non cera alcuna terza via, e non c ancora. Ernst Nolte ha suggerito che per tutto il Novecento il comunismo avrebbe rappresentato lo specchio e lo spauracchio dellOccidente, che tanto lo avrebbe temuto sul piano ideologico quanto lo avrebbe imitato sul piano degli assetti di potere. Indipendentemente dalla questione della validit della sua analisi sul piano propriamente storico-economico (ma le massicce dosi di pianificazione e spesa pubblica allinsegna delle quali si compirono i miracoli economici del breve XX secolo rappresentano certo un corposo indizio al riguardo), possiamo trovarne nel calcio una significativa riprova. Nonostante una violenta opposizione ideologica, che dura tuttora, dal secondo dopoguerra in poi il calcio collettivistico si diffuse infatti anche a ovest della cortina di ferro, per lo pi come risposta passiva alle inefficienze del WM e di quei suoi aggiustamenti ad hoc che furono il catenaccio e la zona mista. Nei primi anni 50 fu il Tottenham guidato da Arthur Rowe, con Alf Ramsey terzino sinistro, a sperimentare tra i primi un sistema di gioco fatto di passaggi brevi palla a terra, con i terzini che si sovrapponevano sulle ali e tutti i calciatori a muoversi in avanti a formare una sorta di onda che procedeva per triangolazioni ravvicinate e veloci. E sul finire del decennio Vic Buckingham, gi mezzala del Tottenham al tempo di Rowe, esport quel modo di giocare in terra dOlanda, succedendo a Jack Reynolds sulla panchina dellAjax, dove giocava in attacco un lungagnone di nome Rinus Michels. Nel frattempo, in Unione Sovietica, un talentuoso attaccante della Dinamo Kiev duna decina danni pi giovane di Michels, tale Valerij Lobanovskij, sperimentava sulla propria pelle, con
lallontanamento dalla squadra, fino a che punto la sincronia dei movimenti collettivi imposta dallorganizzazione scientifica del gioco voluta da Maslov fosse incompatibile con le improvvisazioni individualistiche di un virtuoso come lui, che pretendeva di tener troppo il pallone. Nel 1988, quei due giovanotti di allora, divenuti nel frattempo allenatori dellOlanda e dellUrss, si sarebbero scontrati in una famosa finale di un altro Europeo, dopo aver entrambi implementato lautocoscienza del collettivismo calcistico fino alla dimensione totale costituita dalla capacit di allargare e restringere lo spazio di gioco attraverso movimenti sincronici delle linee di difesa, di centrocampo e dattacco, e contemporaneamente di innescare continue sovrapposizioni delle linee, con i difensori che attaccavano mentre i centrocampisti e gli attaccanti tornavano a difendere. Fu quello lultimo Europeo al quale risult iscritta una squadra denominata Unione Sovietica. Tre anni pi tardi, Igor alimov e Igor Kolyvanov, due giovani calciatori di quella nazionale ormai prossima a dissolversi in una comunit di stati indipendenti, approdavano in Italia, a Foggia, in una squadra allenata da un ceco di nome Zdenek Zeman. Ma questa unaltra storia o forse ancora la stessa.
IL CALCIO DI WALESA
Sul sito del Guardian (il miglior sito di calcio del mondo) c da ieri una bella intervista di Jonathan Wilson a Lech Walesa, il premio nobel polacco che a partire dal 1980 guid il movimento sindacale Solidarnosc e divenne poi nel 1990 presidente della Polonia. Pur non essendo un vero tifoso, Walesa ricorda come ai tempi del regime comunista il calcio rappresentasse un mezzo per unire le persone che chiedevano maggiore libert e come le tribune degli stadi fossero un arena per i dissidenti dove la polizia non aveva il coraggio di intervenire. Tanto che le partite del mondiale dell82 nel quale la Polonia arriv terza affrontando due volte lItalia di Bearzot, furono trasmesse in leggera differita per evitare il rischio di mandare in onda striscioni inneggianti a Solidarnosc. Nellintervista Walesa ricostruisce poi lincredibile successo di una piccola squadra della sua citt, il Lechia Gdansk, che nel 1983 vinse a sorpresa la Coppa di Polonia e lanno successivo disput la Coppa delle Coppe. Qui, al primo turno, sfid la Juventus di Platini. A Torino fin in goleada per i bianconeri (7-0), al ritorno vinse ancora la Juve (3-2) ma Walesa, che era appena uscito di prigione, riusc ad intrufolarsi allo stadio e tutto il pubblico cominci a gridare il nome di Solidarnosc. Fu una grande vittoria sulla polizia segreta ma soprattutto un grande momento di storia.
Dal calcio si ritirato 28 anni fa. Di quel periodo, per, Jan Tomaszewski qualcosa se l portato dietro, se vero che oggi di nuovo squalificato. Non per una partita, ma per un partito. Proprio cos, qui si parla di politica: il pi leggendario portiere della nazionale polacca, infatti, una decina di giorni fa stato sospeso per un mese da Legge e Giustizia, il partito nazionalista conservatore di Jaroslaw Kaczynski per il quale Tomaszewski si era candidato alle ultime elezioni ottenendo un seggio in parlamento. Il motivo? Una dichiarazione politico-calcistica giudicata troppo di destra anche da un partito chiaramente di destra: Non guarder e non tifer per una nazionale di polacchi di plastica, per una maglia indossata da francesi e tedeschi che hanno gi giocato per Francia e Germania. Boom. Tomaszewski, in patria, stato accusato - non a torto di razzismo, tanto che il suo stesso partito ha appunto deciso di estrarre un cartellino rosso temporaneo nei suoi confronti. Scusarmi? No, ho detto quello che pensavo e che penso - ha arricchito la dose poi - e non andr a vedere alcuna partita della Polonia. Piuttosto tifer per la Germania, che ha pi polacchi di noi. Chi, ricordandolo con i capelli lunghi e la fascia elastica in testa, nella versione con baffi o senza, avesse ancora in mente una specie di hippie trasportato in un paese comunista e ben felice di esserci, sbaglierebbe di grosso. Non lo , o se non altro non lo pi, il 63enne Tomaszewski, icona di una nazionale polacca che negli anni 70 e sino allinizio del decennio successivo produsse la migliore generazione di talenti mai vista da quelle parti. Oro olimpico nel 1972, terzo al Mondiale del 1974 (dove la sua Polonia mand a casa lItalia di Valcareggi superando gli azzurri 2-1 a Stoccarda), autore di prestazioni giudicate ben poco ortodosse da puristi ed esteti del ruolo ma incredibilmente efficaci, folle come vuole la tradizione dei numero 1, incapace di tacere e piuttosto fuori dagli schemi, Tomaszewski per anni si portato dietro la nomea di clown, per il suo modo di stare fra i pali e per il carattere eccentrico. Fu uno dei pi grandi manager inglesi, Brian Clough, a chiamarlo cos nel 1973 alla vigilia di una delle pi grandi sorprese di sempre, la prima storica eliminazione dellInghilterra dalle qualificazioni mondiali che pose fine al regno di Sir Alf Ramsey. Anni dopo quel clamoroso 1-1 a Wembley, il portiere raccont di uno strano fioretto: Giurai a me stesso che avrei rinunciato a cinque anni della mia vita pur di non essere umiliato dagli inglesi. Clough fin per chiedermi scusa. Il soprannome fece presa anche sullo stesso Tomaszewski che in fondo ne trasse giovamento perch di lui, da allora, nel bene o nel male si Jan Tomaszewski nella famosissima sfida di Wembley contro lInghilterra che lo trasform in un clown. In alto, coi capelli lunghi ai mondiali del 74
sempre parlato molto, e ben prima della svolta a destra della sua vita, con una carriera politica che da tempo in tanti gli pronosticavano. Gi, perch Tomaszewski in Polonia da anni riconosciuto come il grande fustigatore del mondo del calcio. Un nemico al giorno, per lui, una fama di Cassandra, polemiche su polemiche. Spesso, peraltro, a ragion veduta, anche se a fare discutere sempre stato il modo in cui il buon vecchio Jan le ha provocate o alimentate. Perch uno che fa casino, Tomaszewski, e fa i nomi: si scontr - non fu la prima n lultima volta - con lallora vice presidente federale Boniek, nel 2000, per una questione relativa ad un accordo sui diritti televisivi per il quale lex portiere accus Zib di avere interferito nella trattativa per un suo tornaconto, essendo stato in precedenza a capo di un gruppo interessato in questa vendita. Poi, qualche anno pi tardi, denunci un mai del tutto chiarito scandalo sessuale di cui era stato protagonista un calciatore dellUnder 19 ai Mondiali di categoria nel 2001 e che venne insabbiato dalla Pzpn, la federcalcio polacca, per poi essere ammesso solo dopo quattro anni. Tomaszewski si gust una effimera rivincita, allora, dal momento che venne investito dellincarico di presidente della Commissione etica della federazione. Ma lidillio, se mai ci fu, dur comunque lo spazio di pochi mesi. Duro e puro, Tomaszewski, almeno cos si descrive. E che non posso tifare per una nazionale che ha convocato giocatori condannati per corruzione (qui il riferimento a Piszczek, ndr). Questa non la Polonia. E la squadra di Lato e Smuda. Grzegorz Lato, il presidente federale, e Franciszek Smuda, commissario tecnico: entrambi furono compagni di Tomaszewski in nazionale, ora sono nemici giurati dellex portiere. Che, tuttavia, qualche scheletro nellarmadio ce lha: grazie alla sua vis polemica e a critiche a volte anche pretestuose si ritagliato su misura un ruolo in cui sguazza, quello del personaggio scomodo che va sui giornali un giorno s e laltro pure, in tv fa il commentatore con piena libert di espressione e si garantito appunto anche un presente in politica - dove per ora si fatto notare solo per la sparata sulla nazionale - che gli consente di rimanere sempre in prima pagina. Di
Era il portiere pazzo e capellone che streg lItalia ai mondiali del 74. Oggi un deputato conservatore sospeso per eccesso di razzismo. Siamo diventati una nazionale di plastica
LUrss del 1988 e, in alto, quella del 1960. Illustrazioni tratte dal libro Football Heroes See Red dellartista Jerzovskaja
(16)
MAURO CICAR
C un angelo, anzi ce ne sono due, il secondo con liniziale maiuscola, nella vita artistica recente di Mauro Cicar, classe 1957, marchigiano di Macerata. Il primo angelo ha un colore insolito per le figure alate di biblico repertorio. nero. , come lo definisce Mauro, Il primo, seppur sui generis, supereroe migrante della storia. langelo che, con laltro angelo dalliniziale maiuscola, cognome Ferracuti, anchegli marchigiano, di Fermo, scrittore in movimento, Cicar ha coronato, era il 2010, il sogno di ogni fumettista: disegnare, appunto, un supereroe. Tanta audacia cromatica e di trame ha subito fruttato alla coppia il Premio Speciale Fumetti in Tv al Treviso Comic Book Festival dello stesso anno. Ma il percorso di Mauro era cominciato ben prima, quando, ricorda, ... capisco che il fumetto non solo Tex Willer e Zagor (che per altro ancora mi diverto a leggere) e mi innamoro perdutamente di Andrea Pazienza, Stefano Tamburini e Tanino Liberatore, tra gli anni 70 e 80. Nel 1984 mi ritrovo nella banda di Frigidaire, rivista rivoluzionaria, sin dal primo numero, sotto la cura inesorabile del Robespierre del fumetto italiano, Filippo Sczzari. Avanti cos, mentre mestiere e passione crescono. Adesso, altri punti di riferimento sono Munoz e Pratt, Moebius e Tardi. I racconti con le nuvolette firmati Cicor continuano su varie riviste, tra cui Il Grifo, diretta da Vincenzo Mollica: lunico giornalista televisivo a parlare e promuovere i fumetti sul piccolo schermo. Ancora avanti, barra a dritta, con progetti realizzati insieme a musicisti come Lucio Dalla, The Gang (anchessi, sottolinea il pap dellAngelo Nero, fieramente marchigiani e internazionalisti), gli emiliani Paolo Nori ed Ermanno Cavazzoni. E le copertine per i libri di Stefano Benni, la rivista di letteratura Il Caff Illustrato diretta da Walter Pedull. Proprio grazie a Pedull, Cicor incontra il Morgante del Pulci. Lo disegna a fumetti con il titolo Le avventure del gigante Morgante, di prossima uscita per le Edizioni Di di Mauro Paganelli. Infine la tavola per il manifesto Ferracuti ed io abbiamo realizzato questa tavola autoconclusiva in segno di solidariet con il popolo emiliano. Noi marchigiani abbiamo ancora ben presenti, nelle gambe e nella testa, la paura, gli sconquassi e i crolli del terremoto che inizi nel 1997 e che per un anno scand quotidianamente e tristemente la nostra esistenza.
COME ACQUISTARE
Acquistare questa e le altre opere che presenteremo nei prossimi numeri semplice. Se sei interessato manda una email a campagnacquisti@ilmanifesto.it scrivendo nome, cognone, indirizzo e numero di telefono al quale vuoi essere richiamato. Sarai ricontattato nel pi breve tempo possibile e ti saranno forniti i dati bancari per lacquisto. Una volta ricevuto il bonifico ti spediremo la tavola. Non si tratta di unasta: chi fa lofferta per primo si aggiudica lopera. I fondi raccolti saranno trasformati in abbonamenti per scuole, fabbriche, carceri o associazioni culturali.