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Grammatica latina

Potenzialit di una lingua in evoluzione


Studio storico-linguistico comparato
di filologia latina.
Ad opera e cura di
CRISTINA TARABELLA.
Tutti i diritti riservati.
http://www.biblio-net.com/collaboratori/tarabella.htm

Introduzione
Indiscrezioni sulla lingua latina e dintorni...
Questo mio lavoro sulla lingua latina, sicuramente insufficiente a svelare tutti i misteri di essa, e
assolutamente inadeguato nella sua scarsit, comunque un umile tentativo di contribuzione per la
conoscenza e per la comprensione nella sua complessit.
CRISTINA TARABELLA.

Il breve exursus sulla lingua latina, spesso coinvolger altre lingue, come il greco, pi
comunemente, oppure litaliano; e altre ancora. Il mio, in definitiva, un tentativo di apportare un
piccolissimo quid di maggiore informazione su ci che concerne la lingua latina. Quindi,
ovvio, lattenzione nostra sar maggiormente rivolta a questultima, e solo di sfuggita parleremo
delle altre lingue, l dove lo richieda la spiegazione, e dove esse ci saranno di supporto per chiarire
meglio gli aspetti e le trasformazioni del latino medesimo.
Le lingue definite troppo sbrigativamente morte, come il latino appunto, o il greco, o il sanscrito,
e altre, in realt hanno al loro interno una vivacit e una vis talmente enormi, che basta
avvicinarvisi un poco a dare una sbirciatina veloce, per renderci conto che esse vivono ancora
instancantemente fra noi.
Il LATINO una lingua che respira nel nostro eloquio quotidiano ( ce ne serviamo addirittura per
fare citazioni, o esprimere sentenze e dictat!). Ci basti pensare ad alcuni modi di dire, come:
lupus in fabula, per indicare una persona di cui si stava parlando e che nel frattempo
sopraggiunta.
Excusatio non petita, accusatio manifesta , detto di chi si giustifica di qualcosa di cui non stato
accusato, e cos facendo rivela la sua colpevolezza.
Divide et impera! , detto di chi vuole comandare, portando la discordia fra le persone.
Alibi , detto di chi ha una prova che lo scagiona da un delitto; alla lettera vuol dire altrove.
Agenda , il diario su cui segnamo le cose che dobbiamo fare, e infatti alla lettera significa cose
che si devono fare.
Cave canem!. Quante volte lo abbiamo visto scritto sui cancelli!, infatti vul dire attenti al cane.
Dficit, di cui, purtroppo, si parla tanto in politica, , alla lettera, la mancanza, a proposito di un
bilancio.
Gratis, non a pagamento, in realt, in latino, questo termine in caso ablativo, e vuol dire con
favore.
Ictus , , nella terminologia medica un colpo, o una battuta, che danneggia i vasi vascolari del
cervello.
Interiora, quelle del pollo ad esempio, di cui parliamo dal nostro macellaio (e questo per chi,
lamentadosi di dover studiare il latino, pronunzia la fatidica frase : Ma che me ne faccio, io, di
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imparare questa lingua!, non mi serve mica quando vado a comprare qualcosa dal macellaio!!).
Esse sono le cose pi interne (infatti la parola latina di grado comparativo): lo stomaco,
lintestino, etc.
Merenda, che tutti i bambini fanno a met giornata, alla lettera significa da meritarsi, perch, in
passato, ricevevano tale compenso, soltanto i bimbi che erano stati buoni.
Mutande (che in latino scritto mutandae, perch plurale), significa da cambiarsi. E,
presumibilmente (ce lo auguriamo!), tutti quanti ci cambiamo questo indumento, quando il
momento lo necessita!
Omnibus, poi divenuto solo BUS, significa per tutti, ed indicava, allinizio del secolo, il veicolo,
trainato da cavalli, di cui tutti potevano usufruire.
Referendum, al quale siamo chiamati a votare, grammaticalmente un gerundivo e significa
(convocazione) per riferire.
Super , c la benzina super; oppure usiamo il termine come aggettivo, per indicare qualcosa di
eccezionale. Ebbene, in realt, tale termine , in latino, un avverbio di grado superlativo, e
significa il pi possibile.
Tot, noi usiamo questo termine, per indicare una quantit non ben precisata, e infatti, anche in
latino, significa tanto / tanti; parola indeclinabile, quindi un avverbio, e significa anche qui
quantit non precisata.
Ci sono poi i modi di dire che pi si avvicinano a sentenze e citazioni.
Carpe diem.. linizio di unOde di Catullo, che poi entrata, come frase, nelluso corrente, per
significare il concetto di cogliere loccasione, oppure di accontentarsi di ci che si ha sul
momento e sfruttarlo.
Castigat ridendo mores con il sorriso parla dei costumi corrotti e li corregge, quindi indica un
qualcuno che con il sorriso sulle labbra corregge modi di fare sbagliati, che altri hanno.
Cogito, ergo sum famosa frase detta dal filosofo Descartes (Cartesio, 1596-1650), che significa
penso, dunque esisto.
Do, ut des d, affinch tu da, vale a dire che non si fa niente per niente!
Dulcis in fundo il dolce viene in fondo, detto di qualcosa di bello che arriva alla fine. Tale modo
di dire spesso usato anche in senso sarcastico.
Dura lex, sed lex la legge dura, ma la legge e dobbiamo rispettarla.
Errare humanum est, perseverare diabolicum errare umano, ma continuare a farlo
diabolico.
Historia magistra vitae la storia maestra di vita.
Homo, homini lupus luomo un lupo per luomo stesso.
In vino veritas nel vino c la verit, perch quando uno ubriaco, allenta i freni inibitori e dice
la verit.
Melius est abundare, quam deficere meglio abbondare, che mancare di qualcosa.
Mens sana, in corpore sano lanima sana solo in un corpo sano.
Mors tua, vita mea morte tua, vita mia, cio meglio che la malasorte tocchi a te, pi tosto che a
me!
Ora et labora prega e lavora; questo un motto dei frati benedettini.
O tempora!, o mores!O tempi (corrotti)!, o costumi (corrotti)!
Panem et circenses sottinteso il verbo dare pane e giochi del Circo, cio accontentarsi nella
vita solo del cibo e del divertimento.
Repetita iuvant le cose ripetute giovano.
Semel in anno, licet insanire una volta lanno concesso fare pazzie.
Si vis pacem, para bellum! se vuoi la pace, prepara la guerra, cos, se il tuo nemico sa che tu sei
pronto a combatterlo, pu darsi che si dissuada dal farlo.
Sunt tecum, quae fugit , restano sempre dentro di te, e ti seguono ovunque, le cose che vuoi
fuggire; questa una famosissima frase di Seneca.
Ubi maior, minor cessat Dove c una cosa pi grande, la pi piccola viene sopraffatta.

Veni, vidi, vici venni, vidi e vinsi. Famosissima frase di Giulio Cesare, che riferiva al suo amico
Amintio la propria vittoria riportata nel 47 a.C a Zela, sul re Farnace del Ponto. Questa frase si usa
per indicare che si portata a termine una questione in un batter docchio.
Verba volant, scripta manent , le parole si disperdono e si dimenticano, ma le cose scritte
rimangono per sempre.
Vox populi, vox Dei parole del popolo, parole della divinit, per significare che ci che si sente
dire dalla gente il vero.
Quante volte abbiamo sentito ( almeno una volta!) frasi del genere!
Possiamo ben vedere dunque, il latino, fare capolino anche nel linguaggio meno clto, e lo
abbiamo dimostrato, citando soltanto una piccolissima parte di quel latino che tutti i giorni usiamo;
ci per non lasciare dito a dubbi, nemmeno nel pi scettico dei detrattori.
Non ci cimenteremo, in questo mbito, con tutto il linguaggio latino, che concerne i vari campi,
come quello giuridico, o medico, o botanico, o etologico etc., altrimenti ci vorrebbe uno
studio a parte soltanto per ognuna di queste voci!
E ancora, a disdro di coloro che ancora reputano il latino una lingua morta, citer alcune altre
frasi da noi usate nel nostro quotidiano.
Ad maiora! verso cose migliori. Lo si dice come forma di saluto e di augurio, quando ci si
accomiata da qualcuno.
Gli manca il cum quibus (con il quale). Questo modo di dire in realt, ci che rimane di una
proposizione interrogativa latina che suonava cos : cum quibus numnis? con quali denari?. Infatti,
anche nel significato che porta in italiano si intende che a qualcuno mancano i mezzi per fare
qualcosa.
Cum grano salis con un grano di sale. Spesso lo diciamo ai giovani, per intendere che si devono
comportare con assennatezza.
Il sale, infatti, sin dallantichit, connesso con la saggezza e lassennatezza.
Gli ha posto un aut,aut [o (questo), o (quello)]. Viene detto di qualcuno che vuol far decidere
qualcun altro, in modo definitivo, su qualche cosa.
sursum corda in alto i cuori. Espressione derivante dal lessico ecclesiastico. Oggi ha perso il
senso religioso e lo si dice a chi si vede triste o gi di corda (neutro, plurale da cor, cordis =
cuore). Questa frase unincitazione a stare su di morale.
Ci sono poi singole parole che usiamo di continuo e, magari, neppure sappiamo che di LATINO si
tratta.
Come mutande, merenda, sopra citati appunto.
Ma c anche salve! forma di saluto e parola direttamente latina.
Bis, si richiede a teatro, o al circo; tris, nel gioco delle carte; tandem (la bicicletta a due posti).
Poi possiamo riportare quella che per noi divenuta una sola parola e che si usa in modo
sesquipedale[eccessivo, da lat. sesquipedalem = di un piede e mezzo: composto da sesqui-,
che sta per sem(i)sque, letteralmente e (-que) met (semis), sottinteso in pi. E un derivato di
pes, pedis = piede].
Tale parola, unica per noi, in realt, in latino, una congiunzione + un aggettivo neutro
sostantivato. Tale parola di cos largo uso, che se ne servono anche i bambini (anche i bambini
parlano il latino, dunque!, che sorpresa!). La parola di cui trattiamo eccetera , che deriva dal
latino et cetera , e significa e tutto il resto che rimane; dove cetera un aggettivo, neutro,
plurale, della I classe e che si sostantivato. In italiano le due parole si sono unite in una sola, ed
hanno subto anche il fenomeno della assimilazione progressiva (vedi infra).
...E ancora.
Il Duplex , detto del complesso di due apparecchi telefonici, rispondenti a numeri diversi, ma che
sono posti sulla stessa linea. Era un modo molto usato qualche decennio fa, nelle famiglie che
vivevano in condomin, per risparmiare denaro sul canone telefonico.
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La Laurea ad honorem, o honoris causa , quella laurea ricevuta per / a causa dellonore che
una persona si guadagnata per meriti particolarmente nobili e speciali.
E alias ?, quante volte avremo usato questa parola! Anche questa latino diretto e significa
altrimenti detto. Infatti, questa parola, sia in italiano, che in latino, viene di solito usata davanti a
pseudonimi.
E quante volte avremo sentito dire una frase di questo genere: Questo concetto ha in nuce un
ampio significato.
Bene in nuce significa propriamente nella noce, ed un modo per indicare qualcosa che gi c,
ma che non ancora venuto in evidenza, e che ha ancora bisogno di svilupparsi, di ingrandirsi.
Ma allora cosa centra la noce?
La colpa di questo modo di dire risale a Plinio il Vecchio (I sec. d.C.), il quale ci informa, in un
suo scritto, di aver trovato una versione dellIliade scritta, cos in piccolo, ma cos in piccolo, da
poter essere contenuta tutta in una noce!
Ora, forse, Plinio era un tantino fantasioso nelle sue scoperte; tuttavia rimane il fatto, che il suo
in nuce si trasformato in un modo di dire che giunto sino a noi, e che noi ancora usiamo, per i
pi svariati contenuti. Questo veramente straordinario.
Anche a noi stessi, poi, ci sar capitato di dire: Guarda quel tale, come vestito!, proprio
sui generis !, che alla lettera vuol dire di un suo genere particolare, e per traslato si dice di
persona o cosa moplto originale e che possiede caratteristiche fuori dal comune.
Dunque, dopo tutto quello che sopra ho scritto, si pu ancora dire del latino, che esso una lingua
morta? Io direi proprio di no.
Il latino VIVE nellitaliano e accanto ad esso, compenetrandolo e arricchendolo in misura enorme.
Se poi per lingua morta si vuole intendere una lingua che ha cessato la sua evoluzione, niente
pi lontano dal vero, per quanto concerne la lingua latina. Essa infatti, da quando nata, continua
ad evolversi costantemente. Il latino arriva sino a noi attraverso le lingue romanze, dalle quali
ancora si evolve nelle lingue che ha derivato: litaliano; linglese; lo spagnolo; il francese; il
tedesco, etc.
Inoltre bisogna annotare unimportantissima informazione storico- linguistica e geografica, la quale
non ho mai visto comparire su nessun testo ad uso scolastico.
La lingua latina, non solo non affatto morta, ma addirittura vive gaiamente (pi, o meno!), e solo
un poco trasformata, in unarea linguistica, sia pure ristretta, ma geograficamente definita, che si
trova nel Trentino Alto Adige.
Questo pseudo- latino, che tra laltro si chiama ladino, ritenuta una lingua cos importante da
essere preservata, e ancor oggi viene insegnata nelle scuole del posto.
Per quanto riguarda il rapporto del ladino con il latino, potremo dire che, se litaliano si pu
considerare il pronipote del latino, il ladino si pu considerarlo suo fratello!

Dunque, dopo aver esposto queste poche informazioni, ritengo che non si possa pi dire del latino,
che una lingua morta. Del resto, chi vuole continuare a dirlo, non sar certo impedito a farlo da
nessun divieto scritto: si tratta semmai di conoscenza e di buon senso!
In realt, qui e brevemente, noi abbiamo dimostrato quanta parte abbia ancor oggi il latino nella
nostra lingua.
Il problema veramente preoccupante di tuttaltra natura, a mio giudizio.
Questa lingua infatti (come il greco antico, e purtroppo litaliano stesso!), non viene pi insegnata
in maniera ortodossa nelle scuole.
Per cominciare bisogna dire che sono apparsi, come libri di testo per licei e magistrali, certe
rocambolanti grammatiche, le quali, cercando di inventare nuovi modi per snaturare il latino, non
hanno fatto altro che creare un enorme caos di nozioni posticce, e per di pi, proposte in modo non
sistematico, che suscitano (e gi se ne vedono i risultati, purtroppo!) nei giovani che si accingono ai
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primi rudimenti della lingua, un completo sbandamento, con la risultante di una incomprensione
totale.
Invece, per insegnare una nuova lingua, cos come per insegnare qualsiasi nuova cosa, bisogna
seguire un programma sistematico, chiaro e conciso, supportato da fermi punti di riferimento, che
dovrebbero essere gli insegnanti. La maggior parte di costoro, per, non pi in grado di riferire
ai propri studenti, la materia in modo chiaro; vuoi perch non ne hanno pi voglia (quanto
cambiata in peggio! la scuola!), vuoi perch a loro volta non hanno recepito abbastanza bene la
materia. Cos il tutto, cio le materie scolastiche, e fra esse anche il latino, viene malamente e
scarsamente propinato, a giovani che per la loro naturale inflessione alla frivolezza e ai passatempi
ludici, non hanno la bench minima intenzione di sprecare le proprie energie cerebrali per
lapprofondimento di materie di cui non gliene pu importare di meno!, per usare un linguaggio
ad hoc, e preferiscono di gran lunga, mandarsi messaggi con il cellulare e correre a comprarsi
lultimo CD di Tizio.
Ecco come, di questa bella lingua, se ne perde il ricordo; se ne perde il gusto e sopratutto se ne
perde la conoscenza, anche da parte di chi, tale lingua, dovrebbe insegnarla, dopo averla studiata
allUniversit e aver conseguito una laurea che gli ha permesso di fregiarsi del titolo di
insegnante.
Allora, questo mio modesto lavoro, cerca soltanto di contribuire a non lasciare cadere nel
dimenticatoio, cose della lingua latina, che a scuola, ormai, neppure vengono nominate; e tende
sempre il mio lavoro a fare in modo che tali cose rimangano in queste righe, indelebili, nel tempo,
perch, come si diceva sopra: verba volant, scripta manent!.
Del resto, tale contributo informativo , mi rendo conto, una festca infinitesimale, che galleggia
nel Mare Magno della Cultura.
Ma daltronde, il mare pur fatto di gocce!
Cos, a un di presso, non faccio altro, anche io, che contribuire, con la mia piccolissima goccia, ad
accompagnare le altre miriadi e miriadi di sue sorelle.

CAPITOLO PRIMO
In questo capitolo tratteremo un importante fenomeno linguistico, che, sin dallorigine della nostra
lingua, ci accompagna e si impone ancor oggi.
parleremo delle sonanti vocali Indoeuropee .
Le sonanti vocali sono quattro lettere provenienti dalla nostra lingua madre, appunto l Indo Europeo (abbreviazione: I.E.).
Esse accompagnano nella loro evoluzione, ogni lingua di derivazione I.E.
Tali lettere sono cos denominate (sonanti vocali), perch nell I.E. il loro suono era talmente
sonoro, ma al contempo talmente aperto, che, insieme ad unaltra consonante, formavano una
sillaba.
Chiaramente, da quei tempi remoti (si parla di unepoca compresa fra il IV ed il III MILLENNIO
a.C.) le capacit fonatorie delle genti, dei popoli, si sono modificate, sia nel tempo, che nei luoghi.
E cos, come oggi, noi Italiani troviamo difficolt nel pronunziare una lingua straniera (perch i
nostri organi fonatori si sono sviluppati per i suoni che produce la lingua italiana), parimenti non
saremmo pi in grado di pronunziare queste quattro lettere come erano in origine; lettere che del
resto sono assolutamente necessarie per levoluzione della lingua.
Gi i Greci avevano evoluto le sonanti vocali in qualcosa di diverso da ci che erano
originariamente, per pronunziarle meglio.
Abbiamo attestazione di ci, a partire dal XV sec. a.C..
Qui occorre fermarsi un attimo per fare una precisazione molto importante.
La pronunzia SCOLASTICA del greco antico , detta erasmiana, perch appunto ERASMO DA
ROTTERDAM, che fu un rinascimentale vissuto dal 1467, al 1536, codific questa lingua (il
greco antico) secondo i SUOI personali criteri!!
Proprio per questo motivo NON si pu avere certezza della pronunzia del greco antico. Tanto pi
che la lingua mutava continuamente, anche da luogo a luogo, dove si imponevano i varii dialetti,
che, pur essendo sempre lingua greca, differivano fra loro in maniera abnorme.
La stessa cosa avvenne anche per l ANTICO INDIANO, lingua che prese il nome di SANSCRITO
(abbreviazione = sscr.). Esso attestato in India a partire dal X sec. a.C.
Cos le varie lingue modificarono le quattro sonanti vocali della lingua- madre: ognuna secondo le
proprie esigenze e capacit fonatorie.

Le qu attro sonanti vocali di cui sin qui abbiamo parlato, sono le seguenti:
l m n r

e, per riconoscerle, si pone sotto di esse un punt ino.
Sentiamo adesso che cosa ci dice, a proposito di queste lettere, la Grammatica Greca degli Autori
Sivieri e Vivian.
Nell I.E. che un gruppo di lingue riconosciute genealogicamente imparentate,
fra le quali hanno preminenza i gruppi:
italico / greco / ario / baltico / slavo / germanico / celtico
e direttamente attestate da et oscillanti fra il XV sec. a.C. (greco), e il
XVI sec. d.C. (baltico n.d.a.), quattro consonanti erano talmente sonore, da
essere considerate qualcosa di intermedio tra consonante e vocale.
In latino e in italiano ci sono le sonanti vocali.
Italiano:
i vocale = isola
u vocale = ugola
i, sonante vocale = i,ato
u, sonante vocale = u,ad

Latino:
i vocale = inops
u vocale = mon- ui (rimasi)
i, sonante vocale = i,am (gi) u, sonante vocale = lauda- u,i
(si legge laudavi e vuol dire lodai(n.d.a.)
Per la sonante vocale u, tratteremo pi dettagliatamente largomento in un altro capitolo.
Mentre gli Autori del libro Propedeutica al Latino Universitario, tra i quali c lAutore Traina,
cos definiscono la questione.
L I.E. che , si badi bene, un concetto non etnico, ma linguistico - oggi concepito come un
insieme di variet dialettali parlate da trib a struttura patriarcale, in una zona settentrionale del
continente Euroasiatico, tra il IV ed il III millennio a.C.
In seguito a successive migrazioni, scaglionate nel tempo, questi dialetti si sparsero e si affermarono
su un territorio compreso tra l India e l Europa, soppiantando quasi dovunque le lingue indigene,
le quali reagirono mediante il cos detto influsso di sostrato (1) e differenziandosi ulteriormente in
una serie di lingue che sono, da Oriente ad Occidente:
sanscrito / iranico / persiano / armeno / slavo / baltico / greco / germanico / italico / osco- umbro /
latino / celtico, cui si aggiunga il tocario del Turkestan e l ittita dellAsia Minore.
Il latino presenta peculiarit sopratutto morfologiche e lessicali, in comune con l indo- iranico,
secondo la norma delle aree periferiche (2).
(1) Influsso di sostrato > Trattasi di strato linguistico antico, sopraffatto da una lingua nuova
sopraggiunta, che lo ltera e lo influenza, pi o meno sensibilmente, dallinterno. (n.d.a.)
(2) Aree periferiche > Trattasi di zone particolarmente conservatrici.
Per fare un esempio si notino i corrispondenti di rex , che si trovano solo nel celtico in antroponimi
come Vergingeto / rix .
E nell Indo- iranico si pu confrontare il sanscrito maha raja , dove raja deriva da
rex , e la parola maha raja significa magnus rex.
E continua cos la Grammatica degli Autori Sivieri e Vivian.
... Queste quattro lettere potevano fungere sia da consonante, che da vocale, in modo che una
consonante + una di esse formavano una sillaba.
Queste quattro lettere sono m, l , n, r, chiamate sonanti vocali e indicate in funzione di vocale con
un punto sotto di esse:
m l n r

Il greco, come il latino, non conserv il valore vocalico di queste sonanti, ma svilupp da esse delle
vocali (vocalizzazione), eliminando la sonante, oppure conservandola accanto alla vocale, prima o
dopo di essa.
per esempio nella supposta voce I.E. *kmtom (3) la m passa in greco ad (alfa) nella voce
greca

= cento,
mentre in LATINO si ha
CENTUM.
(3) Lasterisco posto in alto a sinistra di una parola o di un verbo, significa che NON si ha la
matematica certezza che quella voce abbia esistenza, ma la si suppone per ricostruzione.
Ancora, il prefisso negativo I.E. * n , si vocalizza in greco, dando origine ad alfa privativa

(a):*n- pistos = = infedele.

E ancora la grammatica di Sivieri e Vivian, continua con altri esempi, che riportiamo di seguito.
* n udrs = = senza acqua <<< quando *n = alfa () davanti a VOCALE.

* n = alfa + ni () , quando * n davanti a CONSONANTE.

Il seguente prospetto indica gli esiti delle sonanti vocali in greco ed in latino.
Si badi che * m diventa alfa + mi () davanti a VOCALE
*m in GRECO = / > da I.E. > *dekm = = dieci.

*m in LATINO = em = dece m = dieci.

*n in GRECO = / > da I.E. * tntos = = teso.

in LATINO = en
= tentus = teso.
in GRECO = / > da I.E. *m l d = = molle.
*l

in LATINO = ol = mollis
= molle.
in GRECO = / > da I.E. *k r d = = cuore.
*r

in LATINO = or = cor

= cuore.

E questo quanto troviamo sul testo di grammatica greca, ad uso delle classi ginnasiali, degli
Autori Sivieri e Vivian.
Questo testo fu adottato fino agli anni 80, nel Liceo Classico Ginnasiale Niccol Machiavelli di
Lucca.
Poi fu sostituito dal testo del Savino, il quale non ritiene necessario trattare questo argomento e
dunque non ne fa il bench minimo cenno. Nel suo testo, per tanto, non si trova niente al riguardo di
questo importantissimo fenomeno linguistico, che lega in un tuttuno dinsieme, svariate lingue
dellantichit, che poi si sono evolute, per giungere, cos come sono oggi, sino a noi.
Ma sentiamo adesso la definizione di sonate vocale che persino gli Autori del Nuovo Dizionario
Etimologico della lingua italiana, ritengono opportuno darci.
Devolto e Oli cos definiscono.
SONANTE. Aggettivo.
In fonetica si dice di un suono capace di assumere da solo, valore sillabico.
Pi propriamente, sonante si dice di un suono che pu essere, secondo lambiente fonetico
circostante, vocale oppure consonante. In Italianop solo i ed u adempiono a queste esigenze.
Adesso dunque vediamo un poco pi in dettaglio di dare la giusta collocazione storica e linguistica,
a queste quattro lettere: le sonanti vocali.
Si deve vieppi notare che il fenomeno fonetico delle sonanti vocali lo si ritrova, come si
accennato, anche nella lingua latina e nella lingua italiana.
Ci sar oggetto di trattazione per un altro capitolo.
I Ceppi- madre delle lingue della zona geografica che comprende tutta l Eurasia, si dividono in
due rami principali:
(a) le lingue *kmtom ( leggi: kntom), che sono di origine I.E. e si distinguono dalle (b) lingue

Satm ( leggi: stem) (1), che sono di origine iranica.


1)Le lingue *kmtom sono ad accento INTENSIVO, vale a dire espiratorio.

Mentre le lingue Satm sono ad accento di ALTEZZA; esso cio, un accento MUSICALE o
MELODICO.

Sia *kmtom, sia Satm, significa CENTO , ma mentre in I.E. la velare K d esito sempre K,

in iranico essa non sempre d esito K, come in questo caso, ma pu dare anche esito S.
Le lingue *kmtom comprendono: greco / latino / celtico / osco-umbro / ittito / tocario / germanico.

Le lingue Satm comprendono: slavo / baltico / albanese / armeno / uranico


Dora innanzi ci occuperemo esclusivamente degli esiti delle sonanti vocali, nelle lingue *kmtom, e
pi precisamente prenderemo in esame il greco, il sanscrito, il latino e un poco

anche litaliano.
Come si pi volte ripetuto, le sonanti vocali I.E. , mutarono la loro forma originaria, allinterno
delle varie lingue, perch le necessit fonatorie (1) nellessere umano cambiavano da luogo a
luogo e da unepoca ad un altra.
(1) Gli organi fonatori sono que gli organi che concorrono allarticolazione
dei suoni che formano una lingua.
Essi sono:
le corde vocali / la laringe / lapparato respiratorio / il palato /
le cavit nasali e orali / nonch la lingua.
Potremmo pensare, per avere unidea del cambiamento, come sono diversamente strutturati gli
organi fonatori di un GIAPPONESE o di un CINESE sia pure moderni! - , rispetto a quelli di un
OCCIDENTALE.
per il Giapponese o il Cinese, infatti, gli organi preposti alla parola sono sviluppati in modo da
pronunziare una lingua di tipo melodico, quasi una canzone, mentre per un Occidentale gli organi
del parlare, hanno seguto uno sviluppo atto a pronunziare una lingua TONICA, cio con accenti,
pause e sospensioni.
Esiti delle sonanti vocali
Adesso vedremo pi da vicino gli esiti delle sonanti vocali n / r .

Esiti della sonante vocale n in GRECO.

Il verbo ,- subisce metatesi quantitativa e diventa = stendo


> perfetto =
>aoristo passivo = da - t n (1)
> perfetto = = vedo
> aoristo II = da (1)
> perfetto = = lascio
> aoristo II =

(2)

> aoristo II dal verbo

(2) = possiedo / ho

Negli esempi numero 2 possiamo vedere che gli aoristi cos formati, sono a GRADO ZERO,
cio NON HANNO LA VOCALE TEMATICA.
Infatti:
ha tema verbale (t.v. ) 1)
2)
3)
ha t.v.
1)
2)

= grado normale
= grado forte
= grado zero
() = grado normale
= grado zero

Invece negli esempi numero 1 ) n = (alfa), e r = (ro-alfa), le sonanti vocali

n = , r =, hanno la stessa posizione, che, negli esempi numero 2), tengono le VOCALI,

quindi significa che negli esempi numero 1), e , sono il risultato di sonanti vocali ed indicano
il GRADO ZERO del tema verbale, cio NON SONO DELLE REALI VOCALI!!
Ecco perch spesso il grado zero lo troviamo in , che solo apparentemente una vocale.
Un altro esempio.
Aggettivo verbale del verbo = stendo.
greco
sscr
latino
I.E.
tatas tentus *tntos

Esiti della sonante vocale r

cuore
sscr
= crd

greco = 1) << dorico da r =

2) << attico da r =

In greco abbiamo DUE ESITI della stessa sonante vocale.


Mentre in latino abbiamo un unico esito =

c r = cor

Un altro esempio di esiti nella parola padre.


sscr
greco
pit r su

Ricapitolando, dunque abbiamo.

n)

r)

sscr
a

greco

latino
patrem

latino
en

or / r

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Prendiamo adesso in considerazione il germanico.


Il PERFETTO ARCAICO ha valore di presente.
perfetto > ho visto > quindi > so.
Poi il perfetto diventa un preterito del verbo (cio il passato del verbo).
greco = *F = germanico = wait = SO
greco = *F = germanico = witum = SAPPIAMO
[* La lettera F si chiama digamma, ed unantica lettera che nel corso del tempo caduta,
lasciando qualche traccia, a volte, nello spirito aspro. La sua pronunzia molto vicina al suono della
nostra V ; quindi pronunzieremo V, poi, cadendo il digamma, al suo posto lascia lo
SPIRITO ASPRO, e in italiano diventa vidi.

Legare = germanico binda (cfr. it. benda)


band = grado forte = io legai
bundum da b n d = grado zero = noi legammo

La lettera e I.E., in germanico diventa i .


greco 1 pers. sing. PERFETTO = = GRADO FORTE =
greco 1 pers. plu. PERFETTO = = GRADO ZERO = m
Addentriamoci adesso negli esiti delle quattro sonanti vocali in quattro lingue.
greco
n

(1)

(2)

sanscrito
a

latino

germanico

en (1)

un

em (2)

um

or / r

ol

( = l da r )

ur

ul

1) Menttre in greco troviamo alfa privativo, come nella parola - = immortale, in


latino troviamo - il prefisso negativizzante en-, come in en-pietas = im-pietoso; si ricordi che n
davanti a p / b, diventa m , ma nel latico classico, quando si tratta del prefisso negativizzante,
troviamo solo e sempre en-. Per quanto appena detto si confronti, ad esempio, l Eneide.
En-finitus , diventa per motivi fonetici in-finitus = infinito.
In italiano troviamo che lo stesso prefisso negativizzante, ha ormai chiuso (ci avviene per
economia linguistica) la e in i , e potremmo citare esempi a nostro piacimento:
in-accessibile / in-adatto / in-esperto / in-congruente / in-decoroso / e cos via.
11

2) Troviamo -em in latino, nellaccusativo singolare della III declinazione: civex = acc. cive m.
Mentre la sonante I.E. m , che in latino ci d esito -em , in greco ci d esito .

Cos nell acc. singolare della III dec. greca troviamo: = ladro acc. = da m

Mentre nellacc. plu. della III dec. greca abbiamo la desinenza , che deriva da n s I.E.

I temi baritoni sempre in greco - cio con sillaba ultima tona, della III dec., che nellacc. sing.
escono in , come , per esempio, lo fanno per ANALOGIA con i temi in vocale dolce, e
talora sono registrate entrambe le forme.
Cerchiamo di dare spiegazione della seconda parte della nota numero 2, nella pagina seguente.

TEMI IN VOCALE DOLCE SONO:


1) in - i / i (iota breve / iota lunga)
come = citt > acc. sing. = > tema = i-(i breve)
I temi in iota, sono quasi tutti in iota breve.
2) in -u / u (upsilon breve / upsilon lunga)
come pesce > acc. sing. > tema ( upsilon lunga)
come > scure > acc. sing. = > tema > u- (upsilon breve)
In questi casi dove allacc. sing. troviamo - anzich - , ci avviene perch il tema esce in
VOCALE, e la vocale della desinenza m = - > si consonantizza in - .

Le sonanti vocali dunque, dellantica lingua madre che fu l I.E., ci accompagnano nel tempo e
giungono fino a noi con esiti morfologici diversi, certo!, ma da un unico ceppo e, bench cambi la
loro forma, si tratta sempre delle quattro lettere I.E. l m n r .

Questi gli esiti di n dall I.E. sino a noi.

I.E.
n

greco
-a
(alfa breve)

latino
-en

italiano
- in

en-pietosus

in-pietoso

en-mortalis

in- mortale

Abbiamo cos dato prova del fatto, che tutte le lingue (dello stesso ceppo di appartenenza,
ovviamente!) sono strettamente connesse fra loro e che le ugualianze, anche se non sono
morfologiche, lo sono di struttura e di significato.
Quello che stato riportato in queste poche righe , chiaramente, una parte infinitesimale di ci che
si potrebbe sapere della lingua e della sua evoluzione; ma gi ci, meglio di niente affatto!
Il Sapere come un albero secolare: affonda le sue radici nellhumus pi profondo, e allarga in
eterno i cerchi di accrescimento del suo tronco.

12

CAPITOLO SECONDO
Le consonanti che fanno da vocali
In questo capitolo parleremo di due consonanti, o per meglio dire, di due semi- vocali latine, che per
altro si trovano anche nella lingua italiana.
Esse due, sono le lettere u / i .
Prima, per, di iniziare la trattazione sintattica e grammaticale di queste lettere e del loro uso, avrei
il desiderio di accennare alcune considerazioni di carattere storico- linguistico, per int rodurre al
meglio le nostre argomentazioni.
Si apprenda dunque, innanzi tutto, una informazione di enorme importanza.
(Mi sta molto a cuore che ci venga recepito da chi si trover a leggere queste righe, perch
lambito della trattazione ottimale per diffonderla.)
Purtroppo questa grande rivelazione che sto per scrivere, cos importante a mio parere, da parte di
nessuno degli studenti con cui ho lavorato e lavoro siano essi di licei scientifici, classici, o di
istituti magistrali ne ho riscontrato la conoscenza! Anzi, quando io, con mal celato stupore - lo
ammetto! -, mi trovo costretta a svelare loro questo arcano, essi, tutti, mi guardano con una
meraviglia cos enorme, che potrebbe sembrare, a un di presso, che gli svelassi il segreto dei
Misteri Eleusini!
Ebbene, questo grande mistero, da nessuno!!! conosciuto, e da tutti accolto come unepifana
fantasmagorica, il seguente.
La pronunzia del latino che oggi adottata nelle scuole e, pi in generale, da ogni studioso, nonch
addirittura il latino stesso che troviamo scrittosui libri di testo, sotto forma di versioni e brani
(i quali brani, si badi bene, sono parti estrapolate da opere di Autori come Cicerone, Cesare,
Sallustio, Livio, etc.), la pronunzia ed il latino scritto tradizionali della Chiesa cattolica, risalente a
sua volta alla pronunzia clta in uso nel V sec. d.C.
Infatti, la pronunzia classica, quella degli Autori che troviamo nei libri di testo e di tutti gli scrittori
latini del periodo classico, che arriva appunto sino al V sec. d.C., era ben diversa, da quella che
abbiamo adottato anche noi oggi!
Vediamo dunque in dettaglio in cosa consistono queste diversit.
Nella PRONUNZIA CLASSICA:
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)

i dittonghi sono letti come tali.


c/g avevano sempre suono gutturale ch/gh.
il gruppo gn era pronunziato ighn- nis.
nei gruppi ch/ph/th, la h si faceva sentire nella pronunzia.
il gruppo quu, si pronunziava semplicemente cu.
t era sempre pronunziato t .
Non esisteva il suono V, ma solo U ed U, semiconsonante.

Poi, chiaramente, prevalse la pronunzia vulgata tradizionale e si cominci a distinguere e a leggere


il latino come lo leggiamo nel tempo odierno.
Ma non dobbiamo MAI dimenticare che Cicerone e tutti i suoi coevi, i suoi antenati ed i suoi posteri
almeno fino al V sec d.C. - , parlavano in un latino, che noi oggi non riconosceremmo nemmeno
come tale, perch parlavano il latino classico.
Ed ecco un esempio, tratto da uno scritto di Cicerone, dove egli invita il Senato a dimostrare che lui
un onesto cittadino, in contrapposizione a Verre, che invece merita di essere condannato per
malgoverno proconsolare. (Cic., Verrine)

... inu,eterau,it i,am opinio pernichiosa rei


13

publichae(1) u,obique perichulosa...


...iudichiorumque u,estrorum chum sint
parati qui chontionibus et leghibus...
...pechuniae maghnitudine sua spe et
praedichatione absolutus. Huich egho
chausae, iudiches, chum summa u,oluntate
et exspechtatione...
...labem atque pernichiem prou,inchiae
Sichiliae. ...

(1) Si ricordi che i dittonghi si leggono per esteso ae, e non e - . Quando si trova la lettera u,
oppure la lettera i, con questo segno sotto di essa, significa che esse sono in FUNZIONE
DI VOCALI.
Si ricordi anche che la lettera T viene sempre letta T e mai Z, come siamo abituati a leggerla noi.
E ancora citiamo dalla PROPEDEUTICA AL LATINO UNIVERSITARIO di Traina.

Ancora Galileo [1564 1642 (siamo alla fine del Rinascimento e allinizio dellEt Barocca.
n.d.a.)] conosceva un alfabeto latino di Venti caratteruzzi, quindi senza la v.
I Latini non conoscevano il segno v minuscolo, e quasi certamente neanche il
suono.
nella pronunzia classica la u di u,iu,o = vivo, si distingueva dalla u di
unus , in quanto questa una vocale come nellitaliano uno - e laltra una
semi- vocale come nellitaliano uovo ( che per certo bisillabo uo / vo , come
u,i / u,o, e non trisillabo, come se la u fosse una vocale. (E di fatto una
semivocale NON pu costituire sillaba. n.d.a.).
La prova che i Latini non conoscevano il suono della fricativa labio-velare sonora
v , data anche da quanto segue: in greco la trascrizione di u era ou >
Valerius =
Venosa = O
Poi abbiamo la prova del verbo u,aghire e della spiegazione che ne d Gellio
(180 d.C.).
La parola uaghire onomatopeica del verso che fanno i bambini, cio u, u
(latino post-classico = vagio, is vagivi vagitum vagire, n.d.a.). E Gellio
per lappunto scrive: ... I bambini appena nati, emettono, come prima voce, la
prima sillaba della parola VATICANUS, e perci si dice u,aghire , una parola
che rende il suono della voce.
(Quindi, chiaramente, Gellio, richiamandola come suono onomatopeico, ci fa
capire che quella V di VATICANUS era letta u, semivocale e non v
vocale. - n.d.a.).
Lalfabeto latino, quando si fissa intorno al I sec. a.C., consta di 23 lettere, cos
denominate:
a, be, ke, de, ef, ghe, ha, el, em, en, o, pe, qu, er, es, te, u, ix,
hy (1), zeta.
(1) la y = hy , fu introdotta nel periodo intorno al I sec. a.C. per la pronunzia dei nomi greci.
Prima NON CERA nellalfabeto latino.
La pronunzia popolare di tale lettera la fa oscillare fra i ed u , e comunque fu pi diffusa la
pronunzia i , che penetr nella lingua.
14

Quintiliano (30 a.C. 5 d.C.), in un passo di lezione incerta, denomina la lettera y , come un
suono intermedio fra i ed u ...
La grafia pi antica era u , che rimase come segno di arcaismo.
( es. pessuma = pessima / maxuma = maxima - n.d.a.)
Quintiliano ci informa altres che lanalogista Cesare, generalizz la u in i . Mentre i pi la
considerarono una vocale indistinta che nelle parole parossitone (con accento sulla terzultima)
poteva preludere alla SINCOPE:
tgumen > tgimen > tgmen.

Dal I sec. d.C., poi, pare che u, vocalica , cominci ad evolversi verso un suono
fricativo bilabiale sonora bv , da cui le trascrizioni in greco in :
= bv
E lo scambio epigrafico tra v e b :
potabi al posto di potavi.
Ma diamo uno sguardo al latino post-classico: a quello che usiamo noi, per intenderci, e che viene
insegnato nelle scuole.
Nellambito del latino post-classico e scolastico, abbiamo la netta distinzione fra u vocale, e v
consonante. Ma possiamo vedere che queste due lettere, in realt, sono una sola. Ci lo si capisce
particolarmente bene quando si studiano i quattro tipi di PERFETTO latino.
1) Perfetto in allungamento vocalico.> facio
> feci
2) Perfetto in raddoppiamento.
> mordeo > momordi
3) Perfetto in S .
> fingo > finxi
4) Perfetto in u / v
> monui / laudavi
In realt si tratta della simi- vocale u, , che si comporta, ora da vocale, ora da consonante a
seconda dei casi che andiamo ad illustrare.
a) davanti a vocale la u, si trasforma in consonante:
laudo >lauda-vi
b) davanti a consonante la u, si trasforma in vocale.
moneo > mon-ui
Quindi, come si pu facilmente notare, la u, semi- vocale si comporta da consonante davanti a
vocale, e da vocale davanti a consonante. Ma, in ogni caso si tratta di ununica lettera, come gi
si dimostrato, e questa lettera appunto la u, semi- vocale.
Ancora Traina ci informa di quanto segue.
... I Latini usavano il segno u per la lettera minuscola, e il segno V per la
maiuscola.
i segni v minuscolo, e U maiuscolo, entrarono nelluso solo a partire dall Et
Umanistica, e pi precisamente ad opera di Pierre de la Rame (Petrus Ramus,
1515 1572), dal quale presero il nome di lettere ramiste.
Il Ramus, chiamava la lettera u, vocalica, grecamente vau .
Altra lettera ramista j (jod), di cui i Latini ignoravano il segno, ma
conoscevano il valore fonetico di i semi- vocale:
i,acio > it. giaccio che trisillabico:
i, / a / cio e gi / ac / cio.
Mentre:
i,am e it. gi sono monosillabici.
Gi Nigidio Figulo ( - , 45 a.C.) ammoniva di
15

non considerare vocali la V e la I , rispettivamente di VALERIUS e di


IOCUS...
...ne u,ocales quidem sunt...

Da tutto ci possiamo trarre la conclusione che la i consonantica inlatino deriva dallantico


jod e in effetti, ritorna con il suo valore consonantico g nella lingua italiana.
Latino: iam < i,am < jam d in italiano gi.
Latino: maior < ma i,or <major d in italiano maggiore.
Latino: ieieunus < ie i,unus < iejunus d in italiano digiuno.

16

CAPITOLO TERZO
Divisione in sillabe in latino
Nella sillabazione, il latino presenta due particolarit notevoli.
1) Le parole composte si dividono secondo le parti componenti.
Es. CONIUNGO (cum + jungo) si divider >>> con / iun / go.
ABES
(ab + es)
si divider >>> ab / es (2 sing. pres. vrb sum)
2) Se due consonanti si trovano fra vocali, la prima consonante fa sillaba con la vocale che
precede, la seconda, con quella che segue.
(ricordare sempre che la lettera X , nella sillabazione, si sompone in C + S )
Es. DIXIMUS
>>> DIC / SI / MUS
QUAESTOR >>> QUAES / TOR
AGNUS
>>> AG / NUS
nota bene.
I gruppi formati da p / b / c / g / t / d / f + liquida ( l / r), non si separano MAI.
Cos avremo:
CEREBRUM >>> CE / RE / BRUM
DUPLEX
>>> DU / PLEX

Il caso Clepatra
Clepatra >>> Cle / / pa / tra ( vedi la legge della muta cum liquida)
In Clepatra siamo sicuri della a (a breve), perch essa appartiene al gruppo patrem, dove la
a sempre breve per ragioni morfologico-grammaticali.
Cos, secondo le leggi che regolano laccentazione ( penultima breve, fa accentare la terzultima),
sappiamo con assoluta sicurezza come si deve accentare Clepatra.
Da dove nasce,dunque, lerrore, che fa dire a tutti Cleoptra?
Ebbene, lerrore dellaccentazione sbagliata di Cleoptra (anzich Clepatra, come giusto),
nasce dalla POESIA!
Infatti, per motivi che possono variare nella loro logica e che mai conosceremo fino in fondo,
lerrore della sbagliata accentazione avviene, perch si applicano le leggi della poesia, alla prosa,
ma questo non affatto lecito e non trova assolutamente nessuna giustificazione grammaticale, o
sintattica, o morfologica.
In POESIA (e solamente l CONCESSO!!!), ai fini della metrica, fu introdotta nel V sec. a.C., in
Attica, la famosa Correptio Attica, che in latino prende il nome di Legge della muta cum
liquida.
Prima del V sec. a.C. la Correptio Attica non cera nemmeno in poesia; infatti
NON NE TROVIAMO TRACCIA IN OMERO.

La legge della muta cum liquida


In POESIA, e SOLO ed ESCLUSIVAMENTE in POESIA,
concesso dividere i gruppi p / b / t / d / c / g / f + l / r in due modi.
1) pat rem > che mi d sillaba lunga, perch chiusa.
2) pa trem > che mi d sillaba breve, perch aperta e la vocale breve.
17

Una sillaba si dice chiusa quando delimitata da due (o pi) consonanti.


Ad es.
pat- > essa, per definizione sempre lunga.
Una sillaba si dice aperta quando NON delimitata da consonanti, e pu essere lunga o breve a
seconda della quantit della vocale in essa contenuta.
Ad es.
(e breve) le-go dove le- ( e breve) sillaba aperta con vocale breve. Qui la SILLABA E BREVE.
(e lunga) le-gi dove le- (e lunga) sillaba aperta con vocale lunga. Qui la SILLABA E LUNGA.

18

CAPITOLO QUARTO
I tipi preferito forte (perfetto) in latino sono quattro

1) PERFETTO IN S .
Questo tipo di PERFETTO, comporta tutti gli stessi mutamenti fonetici dovuti allincontro di una
consonante (quella del tema verbale t.v.), con la consonante S del tipo di perfetto, qui illustrato.
Tali mutamenti fonetici sono uguali a quelli che interagiscono nel nominativo della III dec.
singola re.
Es.
VIVO, IS VIXI (VIC + S = X)
VICTUM VIVERE = vivere
CINGO, IS CINXI (CING + S = X) CINCTUM CINGERE = cingere
2) PERFETTO IN V / U .
In questo caso la v / u si chiama semiconsonante o semivocale, perch a seconda della sua
posizione, si comporta diversamente.
a) u davanti a consonante
es. moneo > perfetto mo n u i
b) v davanti a vocale
es. laudo > perfetto lauda v i
3) PERFETTO IN RADDOPPIAMENTO.
Esso consiste nel raddoppiamento della prima sillaba del tema verbale, quando si costruisce il
perfetto.
Es.
mordeo, es >>> perfetto momordi
curro, is
>>> perfetto cucurri

4) PERFETTO IN ALLUNGAMENTO VOCALICO, o APOFONICO.


In questo tipo di perfetto la vocale breve del tema verbale, si allunga nel perfetto.
Es.
(a breve) facio, is perfetto feci (e lunga)
(a breve) ago, is
(e breve)lego, is

perfetto egi (e lunga)


perfetto legi. (e lunga)

Il fenomeno della APOFONIA sar spiegato sinotticamente, nel capitolo successivo.

19

CAPITOLO QUINTO
Cos lapofonia
L APOFONIA un fenomeno linguistico, che esiste in tutte le lingue di derivazione Indoeuropea,
e quindi anche nel greco (antico e moderna), nel latino e nellitaliano (antico e moderno!).
L APOFONIA si chiama anche gradazione vocalica.
Questo fenomeno interessa solo ed esclusivamente vocali brevi.
Si possono avere TRE gradi della vocale:
1) GRADO FORTE dove la vocale che compare e che fa parte integrante del tema, o .
Es.toga presenta il GRADO FORTE della radice del verbo tegere (e breve).
2) GRADO DEBOLE > dove la vocale che troveremo una e .
Per es. quella appunto del verbo tegere (e breve).
3) GRADO ZERO > dove la vocale si indebolisce a tal punto, che scompare. Infatti le vocali
deboli sono quelle pi instabili e di conseguenza sono le prime a subire mutazioni.
Es.> pater (e breve) al nominativo, ma
patris senza vocale al genitivo. Sarebbe pateris( e breve), ma la e (e breve) troppo
debole per mantenersi nelleconomia della pronunzia, quindi scompare.
Infatti nel parlato, si tende sempre ad economizzare.
Il tipo di gradazione vocalica appena illustrato di tipo qualitativo, perch appunto cambia, oltre
alla quantit, proprio la qualit della vocale stessa.
Invece la gradazione vocalica o (APOFONIA) QUANTITATIVA, fa cambiare solamente la
QUANTITA ( da breve a lunga ) della vocale.
Es. (e breve)le go perfetto
legi(e lunga)
(a breve) capio perfetto
cepi (e lunga)

20

CAPITOLO SESTO
Gerundio e gerundivo
Cit. dal Dizionario di lingua italiana Devoto Oli
Il gerundivo una forma aggettivale del gerundio, e il primo
scomparso nelle lingue romanze.
Morfologicamente e sintatticamente il gerundivo forma riconducibile al
gerundio e quindi ad esso posteriore.
Cit. da Propedeutica al latino universitario di Traina (pag. 6).
Nel latino preletterario III sec. a.C. non esiste la forma del gerundivo,
ma solo quella del gerundio.
Nel latino arcaico (240 a.C.- Livio Andronico)
non esiste ancora il gerundivo.
Il gerundivo fa la sua comparsa nel latino classico, vale a dire nel I sec.
a.C.-et di Cesare-, e nel latino di Augus to (44 a.C. 14 d.C.).
E infatti in questo periodo che abbiamo una spinta al rinnovamento che include anche la lingua.
Lattivit forense diviene canonizzata, e si abbandona la lingua arcaica per un parlato, sia pure
sempre di alto livello (non certo il linguaggio parlato della Suburra, ovvio!), ma pi elastico e
aderente alle innovazioni.
Alla maturit etico culturale, in definitiva, cui si giunti in questo periodo ( il I sec. a.C., e
sopratutto sotto il Principato di Augusto) si aggiunge una raggiunta maturit anche a livello
linguistico.
La lingua si adatta alla maggiore scorrevolezza del parlato e abbandona sempre di pi la rigidit
arcaica.
E in questo contesto storico linguistico, che ci troviamo a parlare di gerundio e gerundivo.
A differenza del gerundio, forma posteriore e pi arcaica nella lingua, limitato nella flessione ( solo
quella singolare ) e nei casi ( il gerundio infatti mancante del nominativo ), il gerundivo appare
proveniente, per altro, dal gerundio stesso, ma come forma pi duttile ed elastica, la quale si plasma
sulla flessione di un aggettivo a tre uscite (maschile, femminile e neutro) della I classe.
Questa nuova forma, ovviamente, supplisce le parti mancanti del gerundio e non perde, si ricordi
bene, la caratteristica tipica del gerundio, di avere ditesi ATTIVA.
In seguito, questa invenzione supplente, - il gerundivo - diverr una vera e propria forma verbale
e si enucleer completamente dal genitore- gerundio, estendendosi in una porzione propria del
sistema verbale latino, e come tale assumendo anche proprie e peculiari caratteristiche, di molto
lontane dalloriginale. Tale nuova forma prender un nome prorpio, gerundivo, che per, si badi
bene!, etimologicamente significa derivante dal gerundio.
Il gerundivo sar pensato ed usato come un aggettivo verbale a ditesi PASSIVA.
ulle grammatiche latine ad uso scolastico troviamo, riguardo a queste due forme verbali distinte che
sono 1) il GERUNDIO sempre con ditesi attiva; 2) il GERUNDIVO di solito con ditesi passiva,
ma a volte anche attiva( residuo della sua provenienza, che appunto il gerundio).
Libro degli esercizi latini ad uso delle classi ginnasiali degli Autori:
Fobio e Bairati.
...Per il gen. e abl. senza preposizione, si pu avere indistintamente
gerundio o gerundivo...

21

Ma in questi casi, in realt, il gerundivo, altro non che il gerundio stesso, con le nuove
possibilit di applicazione.
E ancora.
...Il costrutto del gerundivo si affianca al gerundio.
Il gerundivo sostituisce il gerundio in dat. / acc. + preposiz.
/abl.+preposiz....

Per adesso consideriamo il seguente schema tratto dal libro Esercizi latini degli Autori di cui
sopra.
GERUNDIO
gen.) studium legendi lebros

dat.) NON IN USO

acc.)
+ preposiz.) NON IN USO

GERUNDIVO
studium librorum legendorum
[desiderio di leggere (attivo!) dei libri]
ineptus oneribus ferendis
[inetto a sopportare(attivo!) dei pesi]

venio ad liberandam civitatem


[vengo a liberare (attivo!) la citt]

abl.)
semplice) delector legendo libros
delector legendis libris
[mi diletto con il leggere (attivo!) dei libri]
abl.)
+ preposiz.) NON IN USO

in obsidenda urbe
[nellassediare (attivo!) la citt]

In realt controversa fra gli studiosi, la asserzione che il GERUNDIVO sostituisca il


GERUNDIO nei casi sopra citati.
E pi volentieri accolta lidea che quello che viene detto, per comodit GERUNDIVO, sia, a
questo punto dellevoluzione linguistica, unampliamento della forma del GERUNDIO.
Anche perch, quello che poi il VERO GERUNDIVO, presentato come un AGGETTIVO
VERBALE con ditesi passiva, per cui, per affermare che, nei casi sopra citati, si pu trattare di
GERUNDIVO, bisognerebbe pensare che esso, in questi particolari casi, si snaturalizzi della sua
ditesi, per adattarsi a diventare una forma pi completa del GERUNDIO, che mantiene sempre
ditesi attiva!
Ma noi abbiamo testimonianza della vera natura e ditesi del GERUNDIVO, ormai fissato come
modo del verbo, nel costrutto della
PERIFRASTICA PASSIVA
PARENTES AMANDI SUNT >I GENITORI SONO DA AMARE (passivo)
VIVENDUM EST
> E DA VIVERE (passivo)
Si conclude quindi che le forme cos dette del gerundivo, che sostituisce il gerundio, non sono
altro, in realt, che forme di gerundio ampliate nella declinazione e per questo similari
morfologicamente e sintatticamente al gerundio stesso.

22

Infatti, si visto come il gerundio arcaico sia limitato: nel numero, nel caso e nella ditesi. Cos,
nellevoluzione linguistica, esso subisce un processo di modernizzazione, per poter essere usato
in una gamma pi vasta di casi.
Affermeremo allora : non che il gerundivo sostituisca il gerundio, ma, essendo il GERUNDIVO
una forma posteriore, ed enucleata dal GERUNDIO stesso, si pu dire altres che il GERUNDIO
CHE VA A SUBIRE DELLE TRASFORMAZIONI.
Successivamente poi le nuove forme si fissano e si determinano, dando origine ad un NUOVO
MODO DEL VERBO, con caratteristiche e modi propri.
Ecco quindi che nasce il gerundivo come aggettivo verbale con ditesi passiva, il quale a sua
volta usato per creare la perifrastica passiva.
Quindi potremmo pensare, in quei casi dove gerundio e gerundivo si confondono, ad un momento
di transizione e passaggio, quando la trasformazione non del tutto completata, ma in essere, e
dove sussistono insieme entrambe le forme, che sono, a quel livello del loro cammino,
indeterminatamente interscambiabili.

23

CAPITOLO SETTIMO
Infinito storico o descrittivo
Ci si tolga definitivamente il dubbio su che cosa sia questo infinito storico o descrittivo, di cui non
si capisce mai il significato e luso.
Linfinito storico o descrittivo, che cos chiamato in modo del tutto proditorio, in realt
la rimanenza di un moncone di costrutto!
Troviamo l infinito storico o descrittivo sopratutto nella fase colloquiale della lingua e in quegli
scritti che tale stile vogliono rispecchiare. Esso serve per dare rapidit alla narrazione e viene
usato sempre in proposizioni indipendenti con soggetto e predicato in nominativo.
SENATORES CLAMARE ERIPI IUS LIBERTATEM...
1) i Senatori a gridare che gli veniva tolta la giustizia...
2) i Senatori gridavano che gli veniva tolta la giustizia...
Nel caso n 1) si pu parlare di un infinito che ha sottinteso, o meglio ha eliso, un verbo come
coepi (iniziare a...); quindi, in tal caso linfinito di questo primo esempio, diventa un
infinito dipendente da un verbo sottinteso!
Nel caso n 2) si pu tranquillamente sottendere un dicunt / dicitur e quindi linfinito del
secondo caso prende il valore di una proposizione soggettiva.
In effetti, si legge anche sul Traina (Propedeutica al Latino universitario), libro veramente
illuminante, per quanto riguarda lo studio della lingua latina, nonch testo di enorme respiro, che:
...Linfinito storico o descrittivo un costrutto paratattico (privo di congiunzioni) che ha subito
lelisione di COEPI .
Ci dovrebbe togliere ogni sia pur minimo dubbio a chiunque!!!

24

CAPITOLO OTTAVO
I costrutti con il cum
IL CUM PUO AVERE QUATTRO VALORI
I) CUM + ABLATIVO = complemento di compagnia = CON
es. cum ancilla = con la schiava.
II) CUM + VERBO INDICATIVO = ha valore temporale = QUANDO
es. cum videt = quando vede
III) COSTRUTTO DI CUM + VERBO AL MODO CONGIUNTIVO
a) si rende implicitamente con il GERUNDIO
gerundio semplice, se il tempo presente / imperfetto
es. cum videat / videret = vedendo
gerundio composto, se il tempo passato: perfetto / piucchepperfetto
es. cum viderit / vidisset = avendo visto
b) si rende esplicitamente con una proposizione che si ricava dal contesto:
es. cum videret
= poich / giacch / etc. / vedeva
IV) CUM + ABLATIVO = complemento di MODO e MANIERA
es. cum magno gaudio =
con grande gioia

Costrutto nella proposizione oggettiva e soggettiva


PROPOSIZIONE OGGETTIVA
Animadvertimus (verbo di modo finito) hostes adpropinquare.
Ci accorgiamo che i nemici si avvicinano.
Tale costrutto formato da un verbo di modo finito, che ha cio un soggetto determinato (nel caso
sopra il soggetto noi) e che regge il costrutto della frase oggettiva, cio, come se tutta la frase
che viene dopo il verbo fosse il suo complemento oggetto.
Questa forma grammaticale si costruisce con laccusativo della persona o cosa (che sarebbero i
soggetti in una frase indipendente) + linfinito del verbo.
Es.
Dico
(verbo reggente)
me beatum (acc. della persona in questione)
esse
(infinito del verbo)
Dico di essere / che sono beato.
In italiano si rende sempre con la particella dichiarativa che / di.

25

PROPOSIZIONE SOGGETTIVA
Notum est (verbo impersonale) hostes adpropinquare.
E noto che i nemici si avvicinano.
La proposizione soggettiva uguale alloggettiva nel costrutto, ma introdotta da un verbo
IMPERSONALE.
Es.
Constat (verbo impersonale) me beatum esse.
E chiaro che sono beato.

Costrutto e uso di

ut

I) UT pu avere valore epesegetico esplicativo e in questi casi si accompagna ad aggettivi e


proposizioni:
Es.
UT me = come me .
II) UT + CONGIUNTIVO imperfetto e piucchepperfetto ha valore FINALE: (per / affinch).
Es.
Ut videret = affinch vedesse.
Ut vidisset = affinch avesse visto.
La negazione NE
Ne videret = affinch non vedesse.
Ne vidisset = affinch non avesse visto.
III) UT + CONGIUNTIVO DI TUTTI I TEMPI PRECEDUTO DA PARTICELLE come
ita / tamen / tantum / etc. ha valore CONSECUTIVO = TANTO... CHE...
Es.
Ita vexavit, ut non possit...
Cos la distrusse, che non pot...
La negazione, come si vede dallesempio, NON.

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CAPITOLO NONO
Participio Passato Passivo
Formazione dei tempi passivi
Perfetto e Piuccheperfetto

COME SI FORMA IL PARTICIPIO PASSATO PASSIVO


I verbi attivi e transitivi hanno il PARTICIPIO PASSATO, che sempre PASSIVO:
amatus >>> che stato amato.
Il participio passato passivo si forma dal tema del supino (un modo del verbo), aggiungendo le
desinenze come se fossero quelle di un aggettivo a 3 terminazioni della I classe: -us / -a / -um.

Presente perfetto supino (1)


am-o
ama-v i amat-um

infinito
am-are (a lunga)

(1) dal tema del supino amat-um si delina il participio passato passivo.
Il tema, quella parte di un verbo, o di un sostantivo, che, nella flessione, non cambia mai; in
questo caso
amat- a cui si devono aggiungere le desinenze come ad un aggettivo a 3 terminazioni della I classe.
Un aggettivo a tre terminazioni della I classe ha tutti e tre i generi, maschile, femminile e
neutro, ed completo del singolare e del plurale. Il maschile e il neutro si declinano come un
sostantivo della II declinazione maschile e neutra. Mentre il femminile, si declina come un
sostantivo della I declinazione , che tutta (salvo poche eccezioni) per sostantivi femminili.
Di seguito diamo la declinazione completa del participio passato passivo.
Nella pagina seguente.

SINGOLARE

nominativo)
amata)
genitivo)
amata)
dativo)
amata)
accusativo)
amata)
vocativo)
amata!)
ablativo)
amata)

maschile

femminile

neutro

amat- us(amato)

amat-a (amata)

amat- um (la cosa

amat- i (dellamato)

amat-ae (dellamata)

amat- i (della cosa

amat-o (allamato)

amat-ae (allamata)

amat-o (alla cosa

amat-um (lamato)

amat-am (lamata)

amat- um (la cosa

amat-e (o, amato!)

amat-a (o, amata!)

amat-um (o, cosa

amat-o (per lamato)

amat-a (per lamata)

amat-o (per la cosa

PLURALE
nom.)
amate)
gen.)
amate)

amat- i (gli amati)


amat-orum (degli amati)

amat-ae (le amate)


amat-arum (delle amate)
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amat-a (le cose


amat-orum (delle cose

dat.)
amate)
acc.)
amate)
voc.)
amate!)
abl.)
cose amate)

amat- is (agli amati)

amat- is (alle amate)

amat-is (alle cose

amat-os (gli amati)

amat-as (le amate)

amat-a (le cose

amat-i (o,amati!)

amat-ae (o, amate!)

amat-a (o, cose

amat- is (per gli amati)

amat- is (per le amate)

amat- is (per le

Questo participio si comporta del tutto come il participio presente e pertanto si concorda in
genere, numero e caso con ci a cui si riferisce.
Es.
1) Il maestro va con gli alunni amati.
1) Magister cum alumnis amatis deambulat.
2) Il fanciullo amato buono.
2) Puer amatus bonus est.
3) Il ricordo delle cose amate.
3) Monumentum amatorum. (nel caso del neutro non importa specificare res)
4) La ragazza and presso la mamma amata.
4) Puella ad matrem amatam ivit.
5) Ai bambini amati il maestro narra una favola.
5) Pueris amatis magister fabulam narrat.

Formazione dei tempi perfetto e piuccheperfetto passivi


Questi tempi si costruiscono con il participio passato passivo, che ovviamente si trova nei suoi tre
generi di maschile, femminile e neutro, ma si usa soltanto, per tale costruzione, il singolare e il
plurale in unione con il VERBO ESSERE declinato al PRESENTE (per il perfetto) e
allIMPERFETTO (per il piucchepperfetto).
I CONIUGAZIONE DEL PERFETTO PASSIVO
SINGOLARE
1) amatus / amata / amatum + SUM
2) amatus / amata / amatum + ES
3) amatus / amata / amatum + EST

1) amati / amatae / amata


2) amati / amatae / amata
3) amati / amatae /amata

+ SUMUS
+ ESTIS
+ SUNT

FUI
FOSTI
FU
PLURALE

amato / amata / amato


amato / amata / amato
amato / amata / amato

FUMMO amati /amate / amati


FOSTE
amati / amate / amati
FURONO amati / amate / amati

Es.
La mamma fu amata > Mater amata est
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I padri furono amati > Patres amati sunt


La guerra non fu amata > Belluma amatum non est
Si nota dunque che il PARTICIPIO cambia soltanto genere (maschile / femminile / neutro) e
numero (singolare / plurale), ma sempre al NOMINATIVO!, mentre il VERBO ESSERE viene
declinato come al presente.

PRIMA CONIUGAZIONE DEL PIUCCHEPPERFETTO PASSIVO


SINGOLARE
1) amatus / amata / amatum + ERAM
2) amatus / amata / amatum + ERAS
3) amatus / amata / amatum + ERAT

1) amati / amatae / amata


2) amati / amatae / amata
3) amati / amatae / amata

+ ERAMUS
+ ERATIS
+ ERANT

ERO STATO amato / amata / amato


ERI STATO
amato / amata / amato
ERA STATO amato / amata / amato
PLURALE
ERAVAMO STATI amati / amate / amati
ERAVATE STATI amati / amate / amati
ERANO STATI
amati / amate / amati

Es.
Il maestro era stato amato > Magister amatus erat
Noi donne eravamo state amate > Nos, mulieres amatae eramus
Le gare erano state amate > Certamina (plu. neutro) amata erant

Nel perfetto e piucchepperfetto passivi, il participio passato passivo, usato solamente al


NOMINATIVO, singolare e plurale, dei tre generi: maschile / femminile / neutro.
Il motivo di ci che il verbo si riferisce sempre ad un SOGGETTO, anche se in questo caso
lazione, invece di compierla, il soggetto la subisce.
Quindi consequenziale che il PARTICIPIO sia sempre NOMINATIVO, altrimenti non avrebbe
senso.
Infatti, il participio, nel PERFETTO PASSIVO e nel PIUCCHEPPERFETTO PASSIVO, non ha
funzione propria, ma costitutivo del tempo perfetto o picchepperfetto passivo in unione con il
verbo essere.
Participio passato + verbo essere = perfetto passivo / piucchepperfetto passivo.
Es.
Io (sogg., 1 sing.) fui lodato > Ego laudatus sum
Tu (sogg., 2 sing.) fosti amato > Tu amatus es
Egli (sogg., 3 sing.) fu lodato > Is laudatus est
Noi fummo amati > Nos amati sumus
Voi foste amati > Vos amati estis
Essi furono amati > Ei amati sunt

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Come si pu ben notare, il verbo essere, in unione con il participio passato passivo, si trova
coniugato al presente, quando si tratta del perfetto passivo, mentre coniugato allimperfetto,
quando si forma il piucchepperfetto passivo.

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Esercizi sul participio passato passivo


Tradurre le seguenti frasi
1) Pueri amati, probi sunt.
_________________________________________________
2) Armillae puellarum amatarum pulchrae sunt.
_________________________________________________
3) Magistris amatis, alumni coronas dant.
_________________________________________________
4) Puellae, matres amatas, laudant.
_________________________________________________
5) Nomina laudata sunt pulchriora.
_________________________________________________
6) Matres cum liberis amatis dicunt.
_________________________________________________
DALLITALIANO
1) Alle donne amate i mariti comprano i fiori.
_________________________________________________
2) Gli scribi apprezzano gli amati papiri.
_________________________________________________
3) I marinai navigano sui fiumi (flumen, fluminis. Neutro) amati.
_________________________________________________
4) La mamma loda lamato figlio.
_________________________________________________
5) I padri apprezzano il buon carattere delle figlie amate.
_________________________________________________
6) Con gli amati libri, gli Antichi imparavano gli amati studi.
_________________________________________________
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Esercizi sul perfetto e piuccheperfetto passive


Tradurre le seguenti frasi
1)

Caesar a populo, amatus est.

_________________________________________________
2) Patres, a liberis amati erant.
_________________________________________________
3) Mater ab eius filio amata est.
_________________________________________________
4) Omnae dominae semper a viris amatae erant.
_________________________________________________
5) Tu in Senatu vocatus eras.
_________________________________________________
6) Vos, a magistro, inerrogati eratis.
_________________________________________________

DALLITALIANO
1) Noi fummo lodati dai Senatori.
_________________________________________________
2) Essi erano stati amati dal maestro.
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3) Io ero stato lodato da Cesare.
_________________________________________________
4) Noi fummo amati dal popolo.
_________________________________________________
5) Voi foste sconfitti dalla paura.
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6) Tu eri stato trafitto da un giavellotto.
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