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Adriano Olivetti

Lordine politico
delle comunit
a cura di Davide Cadeddu

collana Olivettiana/2

Edizioni di Comunit

I
Di una societ fondata sullidea
di una Comunit concreta

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Lordine politico delle comunit

Lidea fondamentale della nuova societ di creare un comune interesse morale e materiale fra gli uomini che svolgono la loro vita sociale ed economica in un conveniente spazio
geografico determinato dalla natura o dalla storia.
La Comunit intesa a sopprimere gli evidenti contrasti e
conflitti che nellattuale organizzazione economica normalmente sorgono e si sviluppano fra lagricoltura, le industrie
e lartigianato di una determinata zona ove gli uomini sono
costretti a condurre una vita economica e sociale frazionata e
priva di elementi di solidariet.
Le Comunit, creando un superiore interesse concreto,
tendono a comporre detti conflitti e ad affratellare gli uomini.
1. Del territorio delle Comunit
Il territorio di una Comunit coincider normalmente
con ununit geografica tradizionale che potr essere il
circondario, la diocesi, il distretto, il collegio elettorale.
Ad esso saranno apportate gradualmente le correzioni
necessarie a creare unit che abbiano nella natura il loro
fondamento e nelluomo i loro limiti.
Le Comunit italiane saranno costituite nella loro forma
definitiva sullarea consentita da una divisione conveniente
di ciascuna provincia.
2. La misura umana della Comunit
La misura umana di una Comunit definita dalla
limitata possibilit che a disposizione di ogni persona per
dei contatti sociali.

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Un organismo armonico ed efficiente soltanto quando gli uomini preposti a determinati compiti possono esplicarli mediante
contatti diretti.
Gli eletti di una Comunit non potranno certo conoscere
personalmente i centomila componenti della Comunit stessa.
Viceversa costoro conoscono assai bene le vicende private di
quelli, i tratti del loro carattere, la loro competenza generale o
specifica. A sua volta leletto potr trattare in seno alla Comunit
analiticamente e mediante contatti e sopralluoghi diretti tutti
i casi importanti o che eccedono lordinaria amministrazione
relativi alla propria competenza e alla propria responsabilit.
Tutti i problemi, in una Comunit, entrano in limiti
semplici e facilmente controllabili: il raggiungere un campo
sperimentale, un reparto autonomo di una officina, una
clinica per fanciulli, un cantiere edile, uno studio darchitetti
o di un pittore, possibile usando mezzi umani o naturali.
La Comunit sar il dominio delluomo, la Regione
controllabile soltanto col mezzo di un autoveicolo, lo Stato
col mezzo di un aereo o di una ferrovia.
Unica, completamente umana, solamente la Comunit.
3. I mezzi tecnici non possono aumentare negli
amministratori la comprensione dei fattori umani
I mezzi di trasporto moderni e di telecomunicazione non
aumentano che apparentemente i contatti umani. Li spostano
solo di luogo, ma il numero delle persone con le quali il potere
pu avere scambi di idee o di servizi dipende dalla energia
nervosa di uomini e dal loro tempo personale giornaliero
di lavoro, condizioni che non possono essere modificate da
mezzi tecnici. La risoluzione dei problemi di vita delluomo
implica, da parte del potere, conoscenze attinenti a rapporti

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sociali, fattori economici, stato della tecnica, aspetti geografici,


esigenze culturali, valori artistici e infine, non ultimi, elementi
tradizionali o storici insopprimibili.
Essi sono risolvibili in una sintesi valida soltanto quando sono
nella loro integrit presenti al potere e da questo assimilati. Una
tale sintesi, indispensabile alla creazione di una nuova civilt,
solo possibile in unit ridotte, le cui dimensioni non sono che in
misura limitata modificate dalluso di automobili e di telefoni.
Luso di mezzi rapidi e rapidissimi di trasporto tende
piuttosto a diminuire che ad aumentare la comprensione e
la conoscenza esatta della vita di ogni giorno, che si profila in
mille dettagli apprezzabili solo a chi assiste, passo passo, allo
svolgersi della vita che luomo, la donna e il bambino portano
riflessa nel loro volto.
Il dirigente di un organismo di grandi dimensioni perde la
visione di tutti questi dettagli, e non c rapporto obiettivo di
subordinati che possa sostituire la di lui sensibilit e umanit.
Perci, sino a che lamministrazione delle cose pubbliche
non riportata a una misura umana, si perpetueranno ogni
sorta di errori e di privilegi.
4. La Comunit come spazio naturale delluomo
Quando le Comunit avranno vita, in esse i figli delluomo
troveranno lelemento essenziale dellamore della terra
natia nello spazio naturale che avranno percorso nella loro
infanzia e lelemento concreto di una fratellanza umana fatta
di solidariet nella comunanza di tradizioni e di vicende.
Le attuali strutture elementari della nostra societ non
determinano una tale unit di sentimenti e rendono perci
difficile lo stabilirsi di una tangibile solidariet umana. Il comune, troppo piccolo o troppo vasto, esclude quasi sempre la

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natura e il paesaggio. La provincia, non corrispondendo n a


criteri geografici n a esigenze umane, rimane una creazione
artificiale, onde non riuscita praticamente a creare consensi
di affetto e simpatia nei suoi abitanti.
5 Le grandi citt moderne sono incapaci
a conferire armonia di vita
Le grandi citt moderne, che hanno tratto generalmente
dallo sviluppo industriale lorigine principale della loro espansione, sono ormai impotenti a conferire unarmonia di vita, un
tempo spontanea.
Gli interessi pi disparati non sono pi risolvibili in una
sintesi. Nella caotica situazione creata dal loro inestricabile
groviglio prevalgono con facilit immensi privilegi.
6. Ordine di grandezza media delle Comunit
Le Comunit avranno popolazione variabile secondo criteri dettati dalle condizioni geografiche ed economiche, anche
potenziali, di determinate zone. La loro popolazione potr
oscillare tra i settantacinque e i centocinquantamila abitanti. I
grandi comuni daranno luogo ad un numero di Comunit secondo centomila del numero totale dei loro abitanti, e ci con
larga approssimazione.
7. Dei nomi delle Comunit
I nomi delle Comunit avranno generalmente origine
dalla localit storicamente pi importante compresa nel

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loro territorio. Le Comunit che sorgeranno dalla trasformazione dei grandi centri urbani potranno essere tra laltro
individuate dalle maggiori unit economiche che ivi esplicano la loro attivit, con esclusione di riferimenti al nome di
persone viventi.
Si potranno cos individuare, con molteplici vantaggi politici e amministrativi, la Comunit Fiat a Mirafiori, la Comunit Ansaldo a Cornigliano, la Comunit Galileo a Rifredi.
Si tratta di esemplificazioni puramente indicative; tali casi
di individuazione saranno contenuti in limiti ristrettissimi.
Perch unindustria dia luogo a una Comunit necessario
e sufficiente che essa costituisca unattivit di alta importanza
economica, occupi un elevato numero di dipendenti e che le
sia assegnato uno spazio geografico importante (senza esclusione, in questo, di attivit economiche minori).
Il decentramento industriale, lindispensabile riorganizzazione dellindustria come conseguenza del passaggio dallo stato di guerra allo stato di pace e degli orientamenti antiautarchici della nuova politica economica, suggeriranno ai compilatori
del necessario Piano regionale le soluzioni definitive.
8. I comuni piccoli e medi conserveranno
le amministrazioni tradizionali
I comuni piccoli e medi compresi nel territorio delle Comunit conserveranno amministrazioni autonome proprie.
Tuttavia, essendo nel nuovo Stato la Comunit e non il
Comune lespressione massima dellautonomia politica locale, questultimo assumer in parte la fisionomia di organo di
decentramento amministrativo della Comunit, come esso
era secondo la legge comunale e provinciale nei riguardi della
Provincia e dello Stato.

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La Comunit, che si sostituisce al governo dei prefetti,


assumer pertanto le funzioni di controllo di legittimit e di
merito sulle deliberazioni comunali.
9. I grandi comuni come gruppi di Comunit
I grandi comuni formati da pi di una Comunit conserveranno unamministrazione urbana, ma essa assumer la forma di un consorzio o gruppo di Comunit, che si costituisce
allo scopo di provvedere a problemi di coordinamento, a divisioni razionali di compiti, a servizi pubblici unificati.
La legge preveder dispositivi di controllo e coordinamento tra gli organi regionali e quelli appartenenti a un gruppo di
Comunit.
Non vi chi non veda come le grandi citt, centri commerciali di vaste regioni, traggano la loro vita da continui scambi
e contatti con unarea geografica assai pi estesa che non il
loro proprio territorio amministrativo.
Lintervento della Regione nellamministrazione dei grandi comuni reso opportuno dai grandi problemi di decentramento e, in generale, di urbanistica che si presentano per
molteplici necessit e intendimenti. Esso risponde anche a
ragioni di equit politica.
10. La Comunit facilita i compiti dellurbanistica
moderna
Le Comunit tendono a far cadere la distinzione tra citt e campagna, assegnando ad ununica amministrazione
centri urbani e vasti territori agricoli, in modo da rendere
possibile:

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a) una simbiosi tra economia agricola ed economia industriale;


b) nelle zone agricole, un processo graduale di organizzazione di vita moderna a contatto con la natura;
c) la trasformazione delle grandi citt alveolari in organismi urbani in cui la natura riprenda il suo grande posto e
luomo abbia fuori del lavoro e nel lavoro il sentimento di una
vita pi armonica e pi completa (la formazione di grandi
oasi educative, ricreative, culturali in tutti i quartieri della
grande citt);
d) lestensione ai villaggi isolati delle provvidenze igieniche, culturali e ricreative, privilegio dei centri pi importanti, e loro generale perfezionamento.
Questo il grande compito dellurbanistica moderna.
Senza unadeguata trasformazione politica ed amministrativa una simile realizzazione impossibile.
11. Le grandi citt saranno trasformate
e non distrutte
La nuova condizione in cui verr a trovarsi il grande comune, ove i pi importanti problemi di vita (istruzione,
assistenza, partecipazione alla vita pubblica, cooperazione
alle attivit economiche) sono affrontati interamente dalle
Comunit di cui esso composto e ove i piani di sviluppo
sono regolati dallo Stato regionale, non mira ad abolire, ma
a perfezionare la citt.
Questa vedr dilatarsi, quasi per un processo di osmosi
ed endosmosi, i propri elementi nella natura che lattornia,
e la natura si infiltrer entro le sue mura.
Talune splendide realizzazioni urbanistiche, come vie

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centrali allietate da giardini, non saranno pi sporadiche


esemplificazioni, ma daranno il carattere alla citt intera.
La soluzione risponde a un giusto indirizzo spirituale,
che non consiste nel negare il contributo delle metropoli
alla formazione della civilt moderna, ma nel risolvere in
modo pi armonioso, naturale, sostanzialmente umano
i problemi di vita di centinaia di migliaia di persone, sopprimendo talune inutili ipertrofie e rendendo possibile una
nuova vita sociale.
12. Delle funzioni economiche della Comunit
La Comunit avr funzioni economiche dirette e indirette. La sua influenza sullindustria e lagricoltura di natura
sia sociale che economica.
La Comunit possiede una parte del capitale azionario
delle grandi e medie fabbriche, ne nomina taluni dei dirigenti principali, provvede al trasferimento di azioni industriali, compra e vende terreni e propriet in relazione alle
necessit di sviluppo tecnico o perfezionamento sociale
della Comunit, provvede allistruzione elementare e professionale, assiste lo sviluppo dellartigianato e del turismo.
Feconda di trasformazioni sociali ed economiche importanti e capace di flessibili applicazioni, appare lintroduzione
del concetto di Comunit concreta nel dominio dellagricoltura. Ivi la Comunit potr esercitare infatti una diretta influenza nella creazione di una multiforme struttura cooperativa
delleconomia agricola, ove ciascun elemento potr essere federato in autonome organizzazioni regionali e interregionali.
La Comunit provvede direttamente, mediante il proprio
servizio industriale, alla gestione delle normali attivit di
pubblico interesse (gas, elettricit, pianificazione, trasporti,

Adriano Olivetti, Lordine politico delle Comunit


2014 Comunit Editrice, Roma/Ivrea
Fondazione Adriano Olivetti
ISBN 978-88-98220-12-0
Edizioni di Comunit uniniziativa in collaborazione
con la Fondazione Adriano Olivetti
www.fondazioneadrianolivetti.it
Direzione editoriale: Beniamino de Liguori Carino
Coordinamento editoriale, grafica e comunicazione online: BeccoGiallo Lab
In copertina: disegno di Adriano Olivetti per la Comunit dellarea di Torino (ca. 1958)
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