Sei sulla pagina 1di 2

La figura di Adriano Olivetti

Nella storia industriale del nostro Paese Adriano Olivetti ricopre un ruolo importante sia sul
versante economico sia su quello sociale e culturale.

L'Olivetti, creata a Ivrea dal padre Camillo nel 1901, fu rafforzata con la direzione di Adriano nei
primi anni '30 fino a diventare la prima azienda del mondo nel settore dei prodotti per ufficio,
soprattutto con la produzione di macchine da scrivere e successivamente di calcolatori. Adriano fu
un vero pioniere dell'innovazione, della ricerca continua del perfezionamento del prodotto, con una
particolare attenzione al design, anticipando l'era dell'Information Technology che si sviluppò in
tutto il mondo. Olivetti lavorava sempre sul futuro come imprenditore e come uomo, unì
un'instancabile sete di ricerca e di sperimentazione su come si potesse armonizzare lo sviluppo
dell'impresa come luogo della massima dignità umana e con la democrazia partecipativa, dentro e
fuori la fabbrica.

Adriano Olivetti riuscì a creare nel secondo dopoguerra un'esperienza di fabbrica nuova e unica al
mondo in un periodo storico in cui si fronteggiavano due grandi potenze: capitalismo e comunismo.
Olivetti credeva che fosse possibile creare un equilibrio tra profitto e solidarietà sociale, i
dipendenti vivevano in condizioni migliori rispetto alle altre grandi fabbriche italiane: ricevevano
salari più alti, vi erano asili e abitazioni vicino alla fabbrica che rispettavano la bellezza
dell'ambiente. Anche all'interno della fabbrica l'ambiente era diverso: i dipendenti potevano
consultare giornali e libri nelle biblioteche, ascoltare concerti, partecipare a dibattiti, e non c'era una
divisione netta tra ingegneri e operai, in modo che conoscenze e competenze fossero alla portata di
tutti. L'azienda accoglieva abitualmente artisti, scrittori e poeti, poiché l'imprenditore Olivetti
riteneva che la fabbrica non avesse bisogno solo di tecnici ma anche di persone in grado di
arricchire il lavoro con creatività, bellezza e sensibilità.

Adriano Olivetti credeva nell'idea di comunità, creò il Movimento Comunità, unica via da seguire
per superare la divisione tra industria e agricoltura, ma soprattutto tra produzione e cultura. Negli
anni '50 maturò l'idea di creare una Fondazione, sulla base dell'esperienza della Fondazione Zeiss
dell'allora Germania dell'Est, e da alcune esperienze cooperative industriali ed agricole, come
pubblicato in un reportage di sei articoli sulla rivista Comunità, composta da azionisti, enti pubblici,
università e rappresentanze dei lavoratori, in modo da eliminare le differenze economiche,
ideologiche e politiche. Realizzò un “Centro di sociologia della cooperazione”, diretta da Ugo
Fedeli, con studi e ricerche sulle cooperative esistenti in Europa e negli USA e chiese a Carlo
Doglio di visitarne alcune in Italia, fra le quali nel 1955 la Cooperativa Ceramica di Imola.
Il 27 febbraio 1960, nel pieno di una vita intensa, Adriano muore improvvisamente durante un
viaggio in treno da Milano a Losanna, lasciando un'azienda presente in tutti i mercati internazionali,
con circa 36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all'estero.

Potrebbero piacerti anche