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Il Gigante
trasparente
Echi e visioni di una passeggiata nel mondo di Adriano Olivetti
via jervis/3
Edizioni di Comunit
Il Gigante trasparente
Non lontano dalle linee di produzione della Ico, la fabbrica di macchine per scrivere che porta il nome del
suo fondatore Camillo Olivetti, strutturalmente imponenti oggi come lo erano settanta anni fa, la visione
di un muro a secco a rapirmi, lelemento distonico,
lapparente imperfezione. Cinge il giardino di una casa
su un colle che probabilmente un tempo fu abitata da
operai specializzati, come se fosse il perimetro di un
tempio o di un antico mausoleo. identico in tutto
e per tutto a quelli che in Puglia, a duemila chilometri da Ivrea, circumnavigavano i latifondi e fungevano
da mangiatoie per buoi o vitelli, da parcheggio per i
cavalli o per i ciuchi esausti, o facevano da argini ai
ristretti tratturi pietrosi su cui scorreva fluviale e placida la pastorizia e, di conseguenza, la pecunia. un
interruttore di memoria pi che un semplice agglomerato di pietre, e forse nasconde il valico per una
terza dimensione, dove un legame ferreo tra me e un
luogo che visito per la prima volta possibile. Sembra che quellargine insignificante, quasi alieno per il
contesto unico in cui resiste, sacrale come un dolmen,
sia in grado di scambiare sussurri con la geometrica e
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Giochi di bambini, che sono di bambini anche quando sono veri e c chi muore, perch quando si bambini la cattiveria sempre la via facile del divertimento e della fantasia, fatale, e per compiere cattiverie
non c bisogno di pensiero organico, n di troppa
immaginazione.
Allora non conoscevo la storia di Adriano Olivetti, n
il suo sguardo napoleonico che ho conosciuto attraverso primi piani fotografici, e che sembra al tempo
stesso centripeto, per la sua capacit di penetrare e ripiegare in se stesso, e centrifugo, per come, attraverso
la chiarezza, sembra volgere alle nuvole, come lanabasi di un cherubino, e se ripenso a quei giochi un
po mitomaniaci, alla mia infanzia lieta, ricordo di aver
ardentemente desiderato diventare, da adulto, almeno
per un giorno o qualche settimana, proprio un agente
segreto o un capitano dindustria. Due figure, peraltro,
che qui a Ivrea fanno parte della storia, cos come un
certo incrollabile nonch autentico idealismo.
Ecco perch, credo, sin da subito ho sentito rimbombare con assoluta pervicacia, e per lintera durata della mia permanenza in citt, una corporea sensazione
dappartenenza alla vicenda di Ivrea e della famiglia
Olivetti che, nel pieno del suo sviluppo, alla fine degli
anni Sessanta, interess perfino il governo degli Stati
Uniti dAmerica e della sua branca spionistica, la Cia.
A quei tempi, quelli della ripresa economica del dopoguerra, in Occidente si viaggiava soprattutto in treno, e
per un agente segreto impiegato alla Cia doveva essere
un buon addestramento.
Niente di particolarmente avventuroso.
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La guerra fredda era nel vivo e bisognava monitorare lItalia che stava ricevendo gli aiuti economici del
Piano Marshall e della United Nations Relief and Rehabilitation Administration, altro ente che gestiva fondi di riabilitazione per le nazioni semidistrutte dalla
guerra, cui lItalia fu integrata nel 1946 a seguito degli
accordi di Roma.
In particolare furono istituite lUnrra Tessile, cui spettava la distribuzione di tessuti di cotone e lana, e lUnrra Casas di cui Olivetti fu vicepresidente, per la ricostruzione di abitazioni, di interi complessi popolari e
di quartieri polverizzati dai bombardamenti e rimasti
degradati. Adriano Olivetti ebbe un ruolo soprattutto
in campo urbanistico.
In particolare, per, gli agenti mandati a operare tra le
macerie dellimpero del Duce dovevano assicurarsi, a
dire il vero blandamente, che le forze del comunismo
pi puro e radicale non divenissero maggioritarie, e
probabilmente non cera luogo migliore dellItalia per
lavorare alla missione liberatrice dellAmerican way of
life e uscirne trionfatori, perch gi allora per disinnescare ogni impeto rivoluzionario era sufficiente assecondare il sentimento nazionale, ostile per genetica a
qualsiasi forma di intransigenza.
In viaggio su rotaie, lanonimo Chief, SRS/DDI
[Fonte: www.eurostudium.it], capo del Senior Research Staff del Directorate of Intelligence, ossia del centro pi prestigioso di investigazione e analisi della Cia,
testava lopinione pubblica, assorbiva tensioni e istinti
popolari, e quando giunse per la prima volta a Ivrea
nel 1956, probabilmente fu proprio in treno.