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Giancarlo Liviano DArcangelo

Il Gigante
trasparente
Echi e visioni di una passeggiata nel mondo di Adriano Olivetti

via jervis/3
Edizioni di Comunit

Il Gigante trasparente

Italians are sceptical of anyone who will


spend his fortune for a good cause.
Agente segreto Chief, Memorandum
for Record della Cia su Adriano Olivetti
Fino ad oggi, leconomia politica non
stata altro che unenumerazione di ci che
succede in certe condizioni, senza per
enumerare e analizzare le condizioni stesse,
senza esaminare come queste condizioni
agiscano in ogni caso particolare, n ci che le
mantiene. Anche quando queste condizioni
sono ricordate in un punto, si dimenticano
un passo pi in l. Ma gli economisti
non si limitano a simili dimenticanze e
rappresentano i fatti che si producono in
seguito a queste condizioni come leggi fatali
e immutabili.
Ptr Alekseevic Kropotkin
La scienza moderna e lanarchia

Non lontano dalle linee di produzione della Ico, la fabbrica di macchine per scrivere che porta il nome del
suo fondatore Camillo Olivetti, strutturalmente imponenti oggi come lo erano settanta anni fa, la visione
di un muro a secco a rapirmi, lelemento distonico,
lapparente imperfezione. Cinge il giardino di una casa
su un colle che probabilmente un tempo fu abitata da
operai specializzati, come se fosse il perimetro di un
tempio o di un antico mausoleo. identico in tutto
e per tutto a quelli che in Puglia, a duemila chilometri da Ivrea, circumnavigavano i latifondi e fungevano
da mangiatoie per buoi o vitelli, da parcheggio per i
cavalli o per i ciuchi esausti, o facevano da argini ai
ristretti tratturi pietrosi su cui scorreva fluviale e placida la pastorizia e, di conseguenza, la pecunia. un
interruttore di memoria pi che un semplice agglomerato di pietre, e forse nasconde il valico per una
terza dimensione, dove un legame ferreo tra me e un
luogo che visito per la prima volta possibile. Sembra che quellargine insignificante, quasi alieno per il
contesto unico in cui resiste, sacrale come un dolmen,
sia in grado di scambiare sussurri con la geometrica e

maestosa architettura delle Ico, costruzioni prebelliche


di architetti illuminati che sembrano ambire alleterno.
Nonno e nipote che sintendono grazie allempatia, un
alfabeto geologico muto fatto di idrogeno, acidi e acqua e anidride carbonica in cangiante osmosi, danzanti
come dervisci nelletere, senza il bisogno di ricorrere
al suono ambiguo delle parole.
Lerba incolta, le pietre incastonate luna nellaltra, la
rugiada che rifulge e alliscia come borotalco sulla pelle. Tutto a Ivrea, a turno, secondo la provenienza della
luce, finisce per specchiarsi e raddoppiarsi nelle pareti
di vetro del gigante trasparente, la fabbrica, fino a che
lascensione di un sole prima timido, poi sempre pi
febbrile abbaglia ogni cosa.
Il tourbillon di ricordi sui miei giochi estivi cos attivato, fulgidamente e puro, e si fonde a quel che ravviso
di mai visto e assorbente, il luogo fisico che ospit un
oliatissimo apparato produttivo, unesperienza umana
unica, la storia del pi grande marchio della tecnologia
italiana da quando il discorso universale, quello pubblico e condiviso, ha smesso di essere Dio per diventare
la produzione.
LOlivetti fu un esempio di eccellenza industriale, oltre
che di maniacale ricerca defficienza meccanica, ossessione innata anche in Camillo Olivetti, il capostipite,
sin dallera pionieristica ai primi del Novecento, e che
culmin nel 1966 con la fornitura alla Nasa di una
gamma di microcomputer che offrirono il supporto
tecnico basilare per la missione Apollo 11, la prodigiosa
conquista umana della Luna, impresa epica del potere
tecnocratico che concorreva a stabilire quale dei due

dogmi macroscopici in concorrenza, quello capitalista


e quello comunista (che si manifestavano nellimmaginario mondiale con tutte le caratteristiche stantie e
demagogiche e nientaffatto culturali della religione),
sarebbe stato il pi efficiente o il pi pazzoide, il pi
tentacolare o il pi perfetto per salvaguardare lunghi
periodi di pacifico e incontrastato dominio delluomo
sulluomo.
Questioni metodologiche, non di sostanza, ma la posta
in gioco era alta.
Quel miracolo di elettronica si chiamava P101 o Perottina, dal nome del suo inventore, macchina da calcolo
da scrivania considerata la vera antesignana del personal
computer, oggi esposta in un buon numero di musei in
tutto il mondo, da Tokyo a New York. Il dispositivo fu
utilizzato come strumento di calcolo nella preparazione di ciascuna delle fasi del viaggio, per la compilazione
delle mappe lunari e per la scelta della localit di allunaggio, oltre che per il calcolo della traiettoria della navicella, e tutto riusc per il meglio. Lallunaggio avvenne
in diretta televisiva boreale e anche un po australe, e
limmaginario planetario fu ammaliato.
Il vessillo piantato da Armstrong dimostr che era il
capitale gestito con la ghigliottina del libero mercato
e lalabarda delle deregolamentazioni, la soluzione migliore per permettere alluomo di realizzare i suoi sogni e di concretizzare i suoi di desideri, a prescindere
da qualsiasi mutazione fosse intervenuta ad alienarli,
conformarli e serializzarli.
A quei tempi, una macchina per scrivere Olivetti era
fiore allocchiello in tutti gli uffici e in molte case del

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mondo industrializzato. I miei genitori possedevano e


posseggono una splendida e ancora funzionante Valentine rosso fuoco, come la Ferrari o le fragole, e ricordo
che quando ero piccolo erano restii a farmela toccare
- avrei potuto romperla - e cera un gusto magico nello
schiacciare disordinatamente i tasti e riprodurre il tipico
e avvolgente ticchettio di sottofondo, un suono tattile
e rotondo da percussionista esperto, che come la marcia di un esercito accompagnava la riuscita del proprio
lavoro e rassicurava che prima o poi sarebbe terminato,
sia che si trattasse di documenti burocratici, di un diario
segreto o di un promemoria. Io la prelevavo di nascosto,
entrando nello studio dei miei senza accendere la luce.
La accalappiavo sfilandola dallo scaffale con entrambe
le mani, come se fosse un forziere, e la posavo sul tavolo
delicatamente, come se contenesse cristalli.
La maneggiavo con attenzione speciale, quasi che
fosse corporea e femminea, poi la liberavo dal suo
cassetto, escogitazione cristallina di design, intento a
scoperchiare il genio della lampada. Ripulivo i tasti e
vi inserivo un foglio bianco che con previdenza mi
ero procurato, e canagliescamente giocavo alla spia.
Con una moneta mi creavo il monocolo, e con un
pennarello nero un bel paio di baffi. Per rendere pi
realistico quel gioco di mia esclusiva propriet indossavo i guanti di pelle di mia nonna, quelli che mi
calzavano bene, grazie alla minutezza delle mie mani
da bimbo che somigliavano per paradosso alle sue canute, e l per l pensavo fosse colpa delle soffuse similitudini fisiche e del rimpicciolimento perturbante
degli arti e della statura, causa ingobbimento, se avevo

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sentito dire da svariati adulti quanto i vecchi alla fin


fine, negli anni del declino, non facciano altro che
tornare bambini, e ricordo che gi allora, tetro ma
sicuro di me, pur non sapendo prefigurarli, pensavo
che ottantanni di vita sarebbero stati per me pi che
sufficienti, e che via via avrei dovuto limitare le perdite di tempo per concentrami sul coltivare i desideri
e gli obiettivi che ritenevo necessari, decisivi, fondamentali. Lei, la nonna, invece, i guanti li cercava per
ore e ore, e io ghignavo per altrettante ore e qualche
minuto in pi pregustando lo spettacolo della litania
lamentosa, e ogni suo rimbrotto era un mio trionfo,
una medaglia al valore. Poi usciva senza, e iniziava
lo spleen. Non andavamo troppo daccordo. I guanti,
per, erano il mio successo personale, la prova che ero
degno del ruolo affibbiatomi dalla fantasia. Ero cos
fiero di aver trovato il modo di non lasciare impronte
digitali!
Solitario, battevo i tasti con velocit fulminea, fino a
incepparla, fino a formare grumi di martelletti che bisognava districare con le dita nude, sporcandosi di inchiostro, e componevo cos i miei ferocissimi dispacci,
gli ordini per scatenare lazione dei reparti operativi
in luoghi suggeriti dallAtlante sempre aperto, mappa
strategica o macchina del teletrasporto, e ordivo per
rovesciare un governo popolare che trovava riscontri e
linfa vitale negli strati pi bassi del corpo sociale, e che
dunque andava severamente punito nel nome dellegemonia esemplare e intramontabile, quella fondata sul
censo, sullunione politica tra i burocrati, i detentori di
capitale e i capitani dindustria.

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Giochi di bambini, che sono di bambini anche quando sono veri e c chi muore, perch quando si bambini la cattiveria sempre la via facile del divertimento e della fantasia, fatale, e per compiere cattiverie
non c bisogno di pensiero organico, n di troppa
immaginazione.
Allora non conoscevo la storia di Adriano Olivetti, n
il suo sguardo napoleonico che ho conosciuto attraverso primi piani fotografici, e che sembra al tempo
stesso centripeto, per la sua capacit di penetrare e ripiegare in se stesso, e centrifugo, per come, attraverso
la chiarezza, sembra volgere alle nuvole, come lanabasi di un cherubino, e se ripenso a quei giochi un
po mitomaniaci, alla mia infanzia lieta, ricordo di aver
ardentemente desiderato diventare, da adulto, almeno
per un giorno o qualche settimana, proprio un agente
segreto o un capitano dindustria. Due figure, peraltro,
che qui a Ivrea fanno parte della storia, cos come un
certo incrollabile nonch autentico idealismo.
Ecco perch, credo, sin da subito ho sentito rimbombare con assoluta pervicacia, e per lintera durata della mia permanenza in citt, una corporea sensazione
dappartenenza alla vicenda di Ivrea e della famiglia
Olivetti che, nel pieno del suo sviluppo, alla fine degli
anni Sessanta, interess perfino il governo degli Stati
Uniti dAmerica e della sua branca spionistica, la Cia.
A quei tempi, quelli della ripresa economica del dopoguerra, in Occidente si viaggiava soprattutto in treno, e
per un agente segreto impiegato alla Cia doveva essere
un buon addestramento.
Niente di particolarmente avventuroso.

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La guerra fredda era nel vivo e bisognava monitorare lItalia che stava ricevendo gli aiuti economici del
Piano Marshall e della United Nations Relief and Rehabilitation Administration, altro ente che gestiva fondi di riabilitazione per le nazioni semidistrutte dalla
guerra, cui lItalia fu integrata nel 1946 a seguito degli
accordi di Roma.
In particolare furono istituite lUnrra Tessile, cui spettava la distribuzione di tessuti di cotone e lana, e lUnrra Casas di cui Olivetti fu vicepresidente, per la ricostruzione di abitazioni, di interi complessi popolari e
di quartieri polverizzati dai bombardamenti e rimasti
degradati. Adriano Olivetti ebbe un ruolo soprattutto
in campo urbanistico.
In particolare, per, gli agenti mandati a operare tra le
macerie dellimpero del Duce dovevano assicurarsi, a
dire il vero blandamente, che le forze del comunismo
pi puro e radicale non divenissero maggioritarie, e
probabilmente non cera luogo migliore dellItalia per
lavorare alla missione liberatrice dellAmerican way of
life e uscirne trionfatori, perch gi allora per disinnescare ogni impeto rivoluzionario era sufficiente assecondare il sentimento nazionale, ostile per genetica a
qualsiasi forma di intransigenza.
In viaggio su rotaie, lanonimo Chief, SRS/DDI
[Fonte: www.eurostudium.it], capo del Senior Research Staff del Directorate of Intelligence, ossia del centro pi prestigioso di investigazione e analisi della Cia,
testava lopinione pubblica, assorbiva tensioni e istinti
popolari, e quando giunse per la prima volta a Ivrea
nel 1956, probabilmente fu proprio in treno.

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