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LE IDEE
AL POTERE
via jervis/1
Edizioni di Comunit
Indice
Premessa
Capitolo primo
Unesperienza politica tra centrismo e centro-sinistra
1|Industria e riforme negli anni Cinquanta
2|La Comunit di Fabbrica tra Taylor e Friedmann
3|La forma politica del piano
4|Lavoro intellettuale e politica della cultura
5|La crisi di unutopia?
Capitolo secondo
Politica aziendale e politica sindacale alla Olivetti
negli anni Cinquanta
1|Una premessa di metodo
2|Dal taylorismo alla crisi delle relazioni umane
3|Il Consiglio di gestione
4|Il sindacato, istituzione della politica aziendale
5|Le riforme aziendali e il comportamento operaio
6|Paternalismo, aziendalismo, neocapitalismo
Capitolo terzo
Il piano e la Comunit
1|Per una ricostruzione pianificata
2|La pianificazione regionale
3|Il nuovo meridionalismo comunitario
4|Un esempio di gestione pianificata del territorio:
lI-Rur
Capitolo quarto
Modelli culturali e modelli ideologici
1|Razionalismo e antistoricismo
2|I fondamenti di unideologia
3|La cultura del capitalismo sociale
4|Un epilogo: lindustria culturale
Note
Premessa
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non avesse saputo intendere le idee e i progetti di Adriano, ricevevo risposte piuttosto vaghe. Mi si replicava che
a non aver capito erano la politica e i partiti, pi o meno
tutti, fatta eccezione per quelli caratterizzati da un tratto
elitario e di minoranza intellettuale (come i repubblicani, gli unici in fondo che si presentavano come gli
eredi, almeno a livello locale, di Adriano). O altrimenti mi si indicavano i sindacati, apparentemente allapice
della loro egemonia sociale, i quali alimentavano una
conflittualit che, se a Ivrea non aveva lasprezza delle
punte torinesi (perch non vi si allungava la minaccia
del terrorismo), era comunque elevata, prima della svolta dellEur (1978). Quanto alla sinistra, essa si era sempre
rifiutata di prestar ascolto alle proposte di Adriano, chiusa nella sua armatura di classismo ideologico.
Confesso che non mi persuadevano le posizioni degli
olivettiani di fedelt aziendale. Non mi convinceva n la
loro rappresentazione di una sostanziale, sebbene delusa
e ingrigita, continuit fra la missione aziendale di una
volta e quella attuale, n la loro rievocazione di unera
felice, che tuttavia non riusciva a rivivere nelloperare
quotidiano della Olivetti anni Settanta, gruppo industriale in crisi, condannata impietosamente come decotta da Carlo De Benedetti, che gi ci aveva messo gli
occhi sopra (lavrebbe rilevata allinizio del 1978 per 40
miliardi di lire). Stonava quella distanza fra la commemorazione di un microcosmo intensamente innovativo
e una pratica routinaria del presente senza troppa qualit
n virt, in attesa di una soluzione finale per la Olivetti
che la togliesse dal limbo nel quale ristagnava da anni e
anni. La saggezza degli olivettiani della Olivetti (mi si
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