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Martin Heidegger
Nelle pagine seguenti faremo delle considerazioni riguardanti l’abitare e il costruire. Tali
considerazioni sul costruire non mirano alla ricerca di progetti edilizi ovvero alla regolamentazione d
costruire. Questo tentativo di riflessione non vuol considerare il costruire come un’arte o come una
tecnica della costruzione, bensì segue il costruire a ritroso fin in quell’ambito a cui appartiene ogni c
che è.
Ci domandiamo:
1/ Che cos’è l’abitare?
2/ In che misura il costruire appartiene all’abitare?
II
Il ponte è una cosa di tale tipo. Il luogo permette l’unità semplice di terra e cielo, di immortali e di
mortali in una dimora disponendo la dimora in spazi. Il luogo dispone la quadruplicità in un duplice
senso. Il luogo permette la quadruplicità e la allestisce.
Ambedue le caratteristiche, cioè disporre in quanto rendere possibile e disporre in quanto allestire, s
appartengono reciprocamente.
In quanto il duplice disporre il luogo è una protezione della quadruplicità oppure come dice la parol
stessa un huis, una casa. Cose del tipo di tali luoghi accolgono il domicilio degli uomini. Cose di que
tipo sono domicili, ma non necessariamente abitazioni in senso stretto.
La produzione di tali cose è il costruire. La sua essenza consiste nel fatto che corrisponde al tipo di
queste cose. Sono luoghi che permettono gli spazi. Perciò il costruire, edificando luoghi, è un fondar
un comporre spazi. Poiché il costruire produce luoghi, necessariamente con la composizione dei loro
spazi anche lo spazio come spatium e come extensio entra nella struttura concreta degli edifici. Tutta
il costruire non forma mai «lo» spazio. Né indirettamente né direttamente. Nondimeno il costruire,
producendo cose in qualità di luoghi, è più vicino all’essenza degli spazi e all’origine sostanziale
«dello» spazio più che tutta la geometria e la matematica.
Il costruire edifica luoghi che dispongono una dimora alla quadruplicità. Dall’unità semplice nella
quale terra e cielo, gli immortali e i mortali si appartengono reciprocamente, il costruire riceve la
direttiva per il suo edificare i luoghi.
Dalla quadruplicità il costruire assume le misure per ogni tipo di misurazione degli spazi, che di volt
in volta vengono disposti dai luoghi fondati. Gli edifici conservano la quadruplicità. Essi sono cose
a loro modo risparmiano la quadruplicità.
Risparmiare la quadruplicità, preservare la direzioni e di calcolare queste misure.
In nessun caso però i numeri, le misure e terra, accogliere il cielo, aspettare gli immortali, accompagnar
mortali, questa quadruplice bellezza è la semplice essenza dell'abitare. Così gli autentici edifici
imprimono l’abitare nella sua essenza e custodiscono questa essenza.
Il costruire così caratterizzato è un eccellente far abitare. Se è in effetti ciò, allora il costruire ha già
corrisposto allo stimolo della quadruplicità. Su questa corrispondenza si fonda ogni programmazio
che a sua volta apre le zone ai progetti per le piante.
Appena tentiamo di pensare l'essenza dei costruire che edifica in termini di abitare, sperimentiamo p
chiaramente in che cosa consiste quel produrre secondo il quale si compie il costruire. Solitamente
intendiamo il produrre come attività le cui prove hanno come conseguenza un risultato: la costruzione
finita.
Rappresentando il produrre in questi termini, si afferra qualcosa di giusto e tuttavia non si coglie mai la
sua essenza, che è un portare che produce. Il costruire porta infatti la quadruplicità in una cosa, il pon
e produce la cosa in quanto luogo in ciò che preesiste, che soltanto ora viene disposto attraverso que
luogo.
Produrre è in greco τίχτω. Alla radice tec- di questo verbo appartiene la parola τέχνη, tecnica. Ciò non
significa per i greci né arte né mestiere, bensì: far apparire qualcosa, in quanto questo o quello, così ovv
altrimenti, in ciò che è presente.
I greci pensano la τέχνη, il produrre, dal far apparire. La τέχνη da considerare in questo modo si nasconde
dall'antichità nella tettonica dell'architettura. Si nasconde ancora in tempi recenti e più decisamente negli
aspetti tecnici della tecnica dei motori. Ma l’essenza della produzione costruttiva non si può dedurre a
sufficienza né dall'architettura né dalla tecnica delle costruzioni né da una pura e semplice combinazione
delle due. Il produrre costruttivo non sarebbe determinato in modo proprio neppure allora, nel caso in cui
volessimo pensarlo nel senso greco e originario della τέχνη, se inteso soltanto come un far apparire che
presenta un prodotto come una presenza in ciò che è già presente.
L’essenza del costruire è il far abitare.
Il compimento essenziale del costruire è l’erigere luoghi attraverso la composizione dei loro spazi. Soltan
se siamo capaci di abitare, possiamo costruire.
Pensiamo per un momento a una fattoria della Foresta Nera che è stata costruita due secoli fa ancora dal
modo contadino di abitare. Qui l’autosufficienza della capacità di far penetrare terra e cielo, gli immortali
mortali in essenziale unitarietà nelle cose, ha edificato la casa.
Tale capacità ha posto la fattoria presso il pendio protetto della montagna verso mezzogiorno, di fronte ai
pascoli, nella vicinanza della sorgente; essa gli ha dato il tetto di scandole ampiamente sporgente che con
adeguata obliquità porta il peso della neve e giungendo fin quasi a terra protegge le stanze contro le tempe
delle lunghe notti invernali; essa non ha dimenticato l’angolo del Signore dietro alla tavola comune, essa
disposto nelle stanze i posti sacri per la culla e l’albero dei morti – così si chiama la bara – mostrando cos
alle diverse età della vita l’impronta del loro percorso attraverso il tempo sotto un unico tetto. Un mestiere
che è sorto esso stesso dall’abitare, usa i suoi strumenti e strutture ancora come cose, ha costruito la fattor
Soltanto se siamo capaci di abitare possiamo costruire. L’accenno alla fattoria della Foresta Nera non
significa affatto che si debba e si possa ritornare a costruire queste fattorie, bensì rende chiaro basandosi s
un abitare che è stato, come si poteva costruire.
L’abitare però è il fondamento dell’essere secondo il quale i mortali sono. Forse in base a questo tentativo
meditare sull’abitare e il costruire viene più chiaro alla luce che il costruire appartiene all’abitare e come e
riceve da quello la sua essenza. Sarebbe sufficiente se l’abitare e il costruire raggiungessero la sfera del
problematico e così rimanessero qualcosa di memorabile.
Che tuttavia il pensare appartiene nello stesso senso come il costruire, soltanto in altro modo, all’abitare, p
dimostrarlo il ragionamento che qui si prospetta.
Costruire e pensare sono di volta in volta, secondo il loro modo, indispensabili all’abitare. Ambedue sono
anche però insufficienti all’abitare fintanto che separati vanno per la loro via, anziché ascoltarsi
reciprocamente. Ciò è loro possibile quando ambedue, costruire e pensare, appartengono all’abitare,
rimangono nei loro confini e sanno che l’uno come l’altro provengono dall’officina di una esperienza e di
costante esercizio.
Noi stiamo tentando di considerare l’essenza dell’abitare. Il prossimo passo su questa via sarebbe la
domanda: a che punto siamo con l’abitare nella nostra era problematica? Si parla ovunque ed a ragione de
penuria di abitazioni. Non solo si parla, ma si agisce.
Si tenta di alleviare l’insufficienza, procurando abitazioni, incentivando la costruzione di abitazioni,
programmando tutta l’edilizia.
Per quanto dura, amara, impediente e minacciosa rimanga la mancanza di abitazioni, la vera necessità
dell’abitare non consiste semplicemente nella mancanza di abitazioni. La vera necessità dell’abitare
consiste nel fatto che i mortali ricercano sempre di nuovo l’essenza dell’abitare, che essi devono anc
imparare ad abitare. E se l’essere senza patria dell’uomo fosse invece dovuto al fatto che l’uomo no
considera la vera e propria necessità di abitare come la necessità per eccellenza? Tuttavia appena
l’uomo prende a considerare l’essere senza patria, già non è più infelicità?
Anzi, a pensar bene, è l’unico appello, che chiama i mortali all’abitare. In che modo tuttavia posson
mortali corrispondere a questo appello, se non tentando da parte loro di portare l’abitare alla pienezza
della sua essenza? Essi adempiono a ciò, se costruiscono partendo dall’abitare e pensando all’abitare.