Architettura e linguaggio
Architettura e linguaggio. Pietre e parole. Esiste in italiano una un'immagine". Cosa che risulta evidente quando cerchiamo di
metafora as ai nota: "le parole sono pietre". Di solito sta esaminare il rapporto descrizione-percezione che sta alla base di
a significare che il linguaggio (le parole) dipende da ciò che n,on gran parte dei processi cognitivi. Descrivere e interpretare
è linguaggio (le pietre). Logici, rciori e grammatici dell'antichità sono impossibili senza nominare. Ma l'atto di nominare non è
e del medioevo hanno discusso sulla validità o meno di que to senza conseguenze per l'oggetto nominato. Una volta descritto
a sunto. Nel no tra tempo linguisti e filosofi del linguaggio hanno e intc prctato, cioè nominato, l'oggetto non è più lo stesso di prima.
ripre: o, u nuove basi, l'argomento. Se apparentemente il centro Da quel momento, all'interno di una comunità linguistica,
del dibattito era sempre la questione relativa allo statuto percepire un oggetto equivale a percepire anche i nomi che sono
epi temologico del linguaggio, in realtà il vero problema era un stati coniati per descriverlo. Descrivere, tutto sommato, è sancire le
altro. Ciò che si voleva sapere non era tanto - per restare nella "istruzioni per l'uso" degli oggetti descritti, per l'uso percettivo
metafora - se le parole fossero sempre pietre, quanto piuttosto se nonché produttivo. Descrivere è fare, diceva J.L. Austin.
sempre, o solo, le pietre fossero parole. Detto altrimenti, ciò E questo vale anche per l'architettura. Degli edifici, secondo
che si di: cuteva era l'autonomia o meno dell'universo degli oggetti una tradizione che risale al medioevo, si è anche detto che sono
ti ici nei confronti di quello delle parole. Della realtà nei confronti pietre. Certo, pietre di tipo particolare. Pietre che configurano
del linguaggio. spazi abitativi e cerimoniali. In breve, pietre che sono diventate
Benché re istenza degli oggett' fisici, almeno per un pensiero architettura. E nel processo che ha reso possibile tale mutamento,
che 'i vuole materialista, non sia riconducibile alle parole, le parole hanno svolto spesso un ruolo che non è stato ancora
dobbiamo ammettere che spesso l'atto della percezione - e della messo nel giusto rilievo.
produzione persino - degli oggetti risente dell'impatto strutturante A questo riguardo torna utile esaminare le parole di più
della lingua naturale, cioè delle parole. I semiotisti della scuola frequente uso nel discorso critico e storico dell'architettura.
di Tartu, seguendo le tracce di E. Sapir e di B.L. Whorf, e anche K. Gilbert ne aveva elaborato un elenco, molto simile peraltro
di E. Benveni te, hanno dimostrato assai persuasivamente in a quello precedente di T. van Doesburg relativo alla pittura.
quale misura la lingua naturale abbia permeato tutte le La Gilbert ha reso assai chiaro carne gli stereo tipi verbali utilizzati
manife tazioni della cultura, incluse quelle relative alla cultura per descrivere, interpretare e valutare prefigurino il modo di
materiale. produrre, fruire e vedere le opere di architettura. L'esempio più noto
Va detto però che questo richiamo programmatico alla è quello delle famose categorie dicotomiche di Wòlfflin, Ma tale
"cultura material ", esplicito soprattutto in J .M. Lotman e B.A. processo ha per di più un suo andamento circolare: le parole
U penskij, non ha avuto seguito. Non ci risulta infatti che gli agiscono sulle opere, come a loro volta le opere sulle parole.
studiosi sovietici, orientati soprattutto alla ricerca f. tramite questa dialettica che si configura l'istituto della cultura
"stili tico-te tua le" , lo abbiano affrontato in modo concreto. chiamato "architettura". Infatti la funzione di inculturamento
Rima~unque sempre aperto il problema di come la lingua dell'architettura passa forzosamente per il linguaggio. In un certo
naturale rie ea ad innestarsi nel processo costitutivo della cultura senso, le opere di architettura, come tutti i prodotti del lavoro
materiale. La difficoltà principale, è ormai noto, risiede nella umano, sono anche opere di linguaggio. f. così che va intesa
natura altamente complessa dell'argomento. Senza avere la pretesa l'asserzione di M. Golaszewska: "Le opere d'arte esistono grazie
di discutere in questa sede una questione di tale portata, vanno al linguaggio" .
ricordati per lo meno alcuni dei suoi elementi essenziali. Di solito si ritiene che i problemi fin qui discussi riguardino
Quando una parola è abbinata a un oggetto, illcgame che il livello gerarchico del metalinguaggio dell'architettura.
i stabili ce è 010 al primo momento semplice, lineare, univoco. Ma accennare a un livello del metalinguaggio fa supporre che esista
Subito dopo si avvia il meccanismo della proliferazione connotativa. un altro livello, quello del linguaggio. el caso specifico: il
Perché, come ricordava F. Mauthner, una "parola non suscita "linguaggio dell'architettura". Senza voler riproporre il dibattito
mai una sola immagine, ma l'immagine di un'immagine di apertosi negli anni '50 negli Stati Uniti tra difensori e detrattori
A rchitcttura e lilIKlIlIKKio
di una architettura intesa come linguaggio, dobbiamo dire che siamo non l'altro che un codice. Ebbene, per i scrniologi occorreva
riluttanti a considerare l'architcuura un vero e proprio linguaggio. sviluppare nuove chiavi interpretati ve di tale codice. Eque ro,
/\ nostro avviso parlare di "linguaggio dell'architettura" come hanno proclamato spesso, per superare una volta per tutte
implica un uso rncrarncntc figurato, cstcnsivo dell'idea di linguaggio. "le arbitrarie e soggettive categorie degli storici". Pensavano
L'architettura non è un linguaggio nel puro significato del termine: soprattutto a quelle elaborate da A. Riegl, H. WòlOlin c . Panofsk
le manca il tipo di scrniosi articolata che caratterizza il linguaggio A questo scopo hanno avviato una serie di esercizi di
sia naturale, sia artificiale. La questione tuttavia è secondaria. dccodificazionc degli edifici di ieri e di oggi. Alcuni, bisogna
Perché, comunque, va fatta una differenza fra la tematica relativa riconosccrlo, ono assai persuasivi c hanno lasciato intrav edere
al linguaggio che si usa per parlare di architettura e quella relativa nuove Cefeconde) possibilità ermeneutiche. Altri, la più parte, ono
all'architettura che agisce "come se" fosse un linguaggio. Per di una patetica banalità. Per dirlo con estrema crudezza: .ono
ritornare, ancora una volta, alla metafora iniziale: c'è una proprio questi ultimi esercizi che hanno contribuito ad offuscare
di tinzione da fare tra ciò che si dice delle pietre e ciò che le la reputazione scientifica della "serniologia dell'architettura",
pietre "dicono". Insomma, tra l'architettura come oggetto degradandola ad una specie di "art de reconnaitre les styles" scritta
e l'architettura come soggetto della comunicazione. con una terminologia para-serniotica.
Occupiamoci ora dell'architettura come soggetto della Di tali sviluppi non dobbiamo stupirei, Erano prevedibili fin
comunicazione. È ovvio che dalle opere di architettura ci giungono dall'inizio. Il primo errore al quale tutti gli altri risalgono consi te
dei "messaggi", e che questi contribuiscono a influenzare il nell'approccio puro-visibilistico all'architettura. Secondo questo
nostro comportamento nei loro confronti. Anche se, va subito approccio, l'unica "lettura" possibile dell'ambiente costruito sarebb
rilevato, questa proprietà di emettere dei "messaggi" è attribuibile la decodificazione degli stili, cioè dei codici che disciplinano gli
non solo agli edifici, bensì a tutte le configurazioni materiali aspetti visivo-formali degli edifici. Dimenticando che una "lettura"
che sono da noi direttamente o indirettamente percepite. Il punto così intesa è forzosamente parziai " perché gli edifici non sono
è importante. l "semiologi dell'architettura", esaminando i processi solo dei fenomeni visivi, ma piutto: to. come diceva M. Mau ,dei
comunicativi che si verificano tra noi utenti e gli edifici, si "phénomènes sociaux totaux". Dimenticando peraltro che i codici
servono spesso di termini come "messaggio", "segnale", "segno", stilistici, nella stragrande maggioranza, sono delle formalizzazioni
"canale", "sorgente", "trasmittente", "ricevente", a posteriori, e raramente corrispondono alla realtà dello "stile
"ridondanza", "codice". Ad eccezione di "segno", sono tutte realizzato". Ammesso, e non concesso, che questi codici siano
nozioni che provengono dalla teoria dell'informazione. Bisogna aderenti alla realtà, resta comunque difficile intuire la necessità,
dire però che l'uso che ne fanno i semiologi è spesso poco aderente e persino l'interesse, di tradurre in una terminologia prelevata,
al senso originario. Cosa che, in sé, non sarebbe grave; grave di solito arbitrariamente, da Peirce, Saussure, Hjelmslev e Chornsky
invece è l'in accuratezza concettuale cui ha dato origine. Alcurfi ciò che è già stato più rigoro amente descritto nei trattati reali
semiologi, ad esempio, hanno la tendenza a ritenere che dove c'è o virtuali che stabili cono la normativa degli stili.
un messaggio vi sia sempre un processo segnico. E dato che Naturalmente si potrebbe dire, citando Marx, che "ogni scienza
secondo la teoria dell'informazione il segnale è il veicolo materiale sarebbe superflua se la forma fenomenica e l'essenza delle cose
del messaggio, si può concludere, e di fatto si conclude, che coincidessero immediatamente". In questo caso la "serniologia
ogni segnale è un segno. Ma questa è una semplificazione abusiva. dell'architettura" avrebbe una giustificazione come di ciplina che
Non c'è segno senza segnale, è vero, ma non tutti i segnali cerca di chiarire ciò che il codice stilistico ha lasciato in ombra. Ma
sono segni. I segnali elettromagnetici, o biochimici, i segnali del questo, bisogna arnrnetterlo, è un triste ripiego per una disciplina
sistema nervoso, ad esempio, non sono necessariamente dei segni. che aveva avuto ben altre ambizioni.
Non lo sono almeno in nessuna delle molteplici e spesso A questo punto ci domandiamo: c'è ancora un futuro, malgrado
contraddittorie definizioni che del segno sono state date nella le difficoltà riscontrate, per la semiologia dell'architettura?
semiotica, nella logica, nella linguistica, nella filosofia del linguaggio. È probabile. Ma si dovrà necessariamente passare per la sua
Ad esempio, da Ch. S. Peirce, v. Welby, E. Husserl, F. de Saussure, negazione. Perché il suo limite vero consiste n I fatto che il suo
E. Cassirer, R. Carnap, Ch. Morris, E. Buyssens, C. Cherry, oggetto è un istituto della cultura che, come tale, è sempre
G. Klaus. orientato - lo abbiamo detto - ad agire tramite dei codici stili tic
Questa mancanza di rigore terminologico ha portato, d'altro Se si resta fedeli a questa ottica, si può affermare con sicurezza
canto, ad un uso indiflcrcnziato del concetto di codice e a una idea che la serniologia dell'architettura non ha un futuro. Lo ha invece
molto riduttiva di ciò che significa codificare e decodificare. qualora siamo capaci di trasformarla in una indagine semiotica
In realtà, codificare e decodificare hanno più di un significato. dei processi comunicativi che avvengono nei più disparati settori
A volte per codificare si intende trasformare il messaggio in un dell'ambiente costruito. Non va sottaciuto però che la maggior
"segnale che è un segno", a volte in un "segnale che non è un vastità del campo di riflessione implicita nel nuovo approccio
segno". Decodificare, pertanto, è ugualmente una operazione diversa comporta una quantità non irrilevante di nuovi nodi teorici da
nel primo o nel secondo caso. Non avcrnc tenuto conto è stata sciogliere.
una delle cause, forse la più importante, delle difficoltà insorte Parlare di una semiotica dell'ambiente costruito ignifica, infatti,
nello studio di ciò che abbiamo chiamato l'''architettura come prospettare una semiotica che investe la totalità dell'ambiente
soggetto di comunicazione". da noi prodotto, cioè la parte oggi più considerevole del no tra
B evidente che l'architettura, come tutti gli istituti della cultura, intorno fisico. Il che, a ben guardare, ci porta molto vicino a quella
t: sempre stata orientata alla creazione di un sistema di norme "serniotica della realtà" con la quale dieci anni fa P.P. Pa olini
più o meno rigidamente stabilito. Esse erano destinate, e in parte aveva scandalizzato - e forse motivatamente - i semiologi di
lo sono ancora, a garantire l"'unità fisionornica" dell'ambiente professione. Perché quando si vuole andare oltre i già scontati
costruito. Non certamente di tutto l'ambiente costruito, ma di sicuro codici degli istituti della cultura - codici sempre altamente
di quella parte che serve alla affermazione sirnbolico-ernblernatica formalizzati - c si vogliono prendere in esame delle configurazioni
del sistema eli dominio. segniche più fluttuanti, aperte, instabili, delle configurazioni
ella storiografia artistico-architcttonica questo tentativo scarsamente formalizzate, è tutto il problema della conoscenza
(per fortuna non sempre riuscito) è chiamato "stile". della realtà che di colpo emerge.
Ma lo stile, come è noto, risponde a un codice: in un certo senso,
•
Manfredo Tafuri --
Il "progetto" storico
nou
LQU
Rrt:Sf
QCE TU
PORTE;
[J' QUI r'
O/\Nn o CI
OOMME L' ON
vrusè
61[. ru V[L'l(
S'AMUSE lA 81[N
BI SI RESPf
EN lfR
le, la
heures
et 1(' buu
Hrs Moo
dantesque ca:ur tt
lursant (t
cadntriqur de
..•. :..,
\ I< bel
rnronnu Il
est Er
touj
I.,
y=
li
\ie
pu
) se
les MustJ co ra se
tux pcrtes de fio fi
too corps rll l'en!lllt li
dou
J'lnfini leur
redressé A81a
p.1r un Iou de
de philosnphe
mou
li:
I. muo
Tirci.
2
"Viene un momento (non sempre) nella cui quest'ultima è esposta, in uno dei pochi vengono offerte le chiavi più produttive
ricerca in cui, come in un gioco di pazienza, volumi recenti che abbiano il coraggio per aggredire quello ste so problema; speci
tutti i p zzi cominciano a andare di descrivere non i risultati, olimpici se esso si presenta carico di equivoci
a posto. Ma diversamente dal gioco di e definitivi, di una ricerca, bensì il suo come quello che ci siamo proposti
pazienza, dove i pezzi sono tutti a portata tortuoso e complesso iter. Ma perché di trattare.
di mano e la figura da comporre è una proporre alla cultura architettonica il Ma precisiamo ulteriormente il nostro
sola (e quindi il controllo dell'esattezza problema dei "giochi di pazienza" specifici tema. Architettura, linguaggio. tecniche,
delle mosse è immediato) nella ricerca del lavoro storiografìco? In prima istanza, istituzioni, spazio storico: stiamo
i pezzi sono disponibili solo in parte si potrebbe rispondere che il nostro semplicemente allineando su un filo teso
e le figure che si pos ono comporre sono intento è battere una strada indiretta. A chi nel vuoto una serie di problemi, ognuno
teoricamente più d'una. Infatti c'è sempre pone il tema della scrittura architettonica dei quali dotato di intrinseche
il ri chio di usare, consapevolmente - il t rmine "linguaggio" ci sembra infatti caratteristiche, o è lecito spaccare i
o meno, i pezzi del gioco di pazienza come da accogliere unicamente come metafora 2 "termini" usati per ricondurli a una
blocchi di un gioco di costruzioni. Perciò, - presenteremo il tcma della scrittura struttura soggiacentc o nascosta, in cui
il fatto che tutto vada a posto è un indizio critica: non è forse la critica a costituire quelle parole possano trovare un significato
ambiguo: o i ha completamente ragione la specificità storica (c quindi reale) delle comune su cui riposare? Non a caso,
o si ha completamente torto. In questo scritture artistiche? Non possiede forse il abbiamo ridotto a "parole" la corposità
ultimo caso si scambia per verifica esterna lavoro storico un linguaggio che, entrando di discipline storicamente stratitìcate. Ogni
la selezione o la sollecitazione (più o meno perpetuamente in conflitto con la pluralità qualvolta, infatti, la buona volontà
deliberate) delle testimonianze, costrette delle tecniche di formazione cieli'ambiente,
a confermare i presupposti (più o meno può funzionare come cartina di tornasole
espliciti) della ricerca. Il cane crede di per verificare la correttezza dei discorsi
mordere rosso e invece si morde la coda" J. sul! 'arch itcttura?
In tal modo Carlo Ginzburg e Adriano Solo apparentemente, quindi, parleremo
Prosperi sintetizzano il percorso d'altro. Fin troppo spesso, scandagliando l Pemt en ùarto Panopticon. Protsett o di Jc remy e Sanwrl
labirintico dell'analisi storica e i pericoli ciò che è ai margini di un problema dato Benthurn del 179/. dIH?J:IlalO da Wttliam Rev eiey.
2 Gìnllaume Apo/lmaire: "La cral·ale et la muntre", 1918.
/I "progetto" storico
del critico fa esplodere la sua cattiva analizza, dai metodi che adotta; determina un punto di stazione finale: un punto
coscienza, costruendo percorsi lineari che le trasformazioni di sé c del reale che di stazione che tutto spieghi, che Caccia
fanno trasmigrare l'architettura nel decostruisce. Il linguaggio della storia scaturire, dall'incontro con il suo antenato
linguaggio, quest'ultimo nelle istituzioni, implica quindi e assume i linguaggi e le originario', una "verità" data, un Valore
c le istituzioni nell'universalità tecniche che agiscono e producono il reale: primario. Michel Foucault ha già
onnicomprensiva della storia, viene fatto "sporca" quei linguaggi c quelle tecniche contrapposto a tale infantile volontà di
di chiedersi perché mai si dia come cd è da loro "sporcato". Spcntosi il sogno "scoprire l'assassino" una storia Iormulabile
attuale una tale semplificazione del tutto di un sapere che si identifichi come genealogia. "La genealogia - egli
illecita. immediatamente con un potere, rimane scrive 6 - non si contrappone alla storia
Dopo le persuasive dimostrazioni la lotta costante fra l'analisi e i suoi oggetti, come la vista altera e profonda della
circa l'intraducibilità dell'architettura in la loro irriducibile tensione. Esattamente filosofia allo sguardo di talpa dell'erudito;
termini linguistici, dopo la scoperta tale tensione è "produttiva": il "progetto" al contrario, si oppone allo spiegamento
- già saussuriana - che il linguaggio storico è sempre "progetto di una metastorico delle significazioni ideali
stesso è "sistema di differenze", dopo la crisi" 3. e delle teleologie indefinite. Si oppone
messa in questione delle sembianze "La conoscenza intcrpretativa - ha alla ricerca dell' 'origine' ". Non a caso,
appariscenti delle istituzioni, lo spazio scritto Franco Rella 4 - ha un carattere è in Nietzsche che Foucault fonda la sua
storico sembra dissolversi, andare in convenzionale ed è una produzione, "archeologia del sapere", "fatta di verità
frantumi, identificarsi con un'apologia del un porre un senso in-relazione c non un piccole e non appariscenti, trovate con
molteplice, scomposto e inafferrabile, discoprire il senso. Ma qual è il limite di metodo severo" 7. li genealogista evita ogni
come lo spazio del dominio. Non è forse questo operati, di questa attività? Qual è il lineare causahtà per evitare la chimera
questo l'esito finale di buona parte della luogo di questa relazione? Che cosa dell'origine. Egli si espone così a un rischio,
"sinistra lacaniana" o di un'epistemologia sta dietro alla Fiktion del soggetto, della provocato dalle scosse, dagli incidenti,
di pura registrazione? E d'altronde: cosa, della causa, dell'essere? Che cosa, dai punti deboli o di resistenza che la storia
la scrittura architettonica, questo fantasma infine, può sopportare questa 'irnmane stessa presenta. Nessuna costanza in tale
che ormai conosciamo come sdoppiato e pluralità'? 11 corpo. 'TI fenomeno del corpo gencalogia: ma soprattutto nessun
moltiplicato in tecniche fra loro è il fenomeno più ricco, il più significativo "ritrovare" e nessun "ritrovarsi".
incornunicabili, non è essa stessa istituzione, Ideutlicherel, il più comprensibile: da "La scienza non è fatta per comprendere
pratica significante - insieme di pratiche presentare [voranz.uste/lenl metodicamente ma per tagliare" H.
significanti - molteplicità di progetti senza decidere gjcntc del suo significato Contro la "wirkliclie ll istoric", dunque,
di dominio? ultimo' s. Ecco Il limite dell'interpretazione, un'analisi capace di ricostruire l'avvenimento
f:. possibile fare storia di tali vale a dire il luogo della descrizione f ... l. nel suo carattere più unico e acuto, di
"progetti" senza uscire da essi, senza Infatti, attraverso la critica e la 'pluralità restituire all'irruzione dell'evento il suo
abbandonare cioè visioni prospetti che della dell'interpretazione' abbiamo acquisito carattere dirornpcnte. Ma principalmente
storia stessa e senza interrogarsi su ciò la forza di 'non voler contestare al mondo "fare a pezzi ciò che permetteva il
che ne permette l'esistenza? C'è ancora il suo carattere inquietante ed enigmatico', consolante gioco dei riconoscimenti".
bisogno di ricordare che la global ità e in questo modo la gcnealogia si è rivelata Il riconoscere presupponc, infatti, il già
dei rapporti capitalistici di produzione è al critica dei valori, ne ha scoperto l'origine noto: l'unità della storia - il soggetto da
tempo stesso condizione di coesione e materiale, il corpo". ri-conoscere - si fonda sull'unità delle
di diffrazionc di tecniche, che "l'arcano Si pone quindi il problema della strutture su cui essa riposa, sull'unità, anche,
della merce" spezza e moltiplica le relazioni "costruzione" dell'oggetto - discipline, dei suoi singoli elementi. Foucault
che sono alla base del suo riprodursi? tecniche, strumenti analitici, strutture esplicita chiaramente il fine di tale crudele
Una serie di interrogativi è di fronte di lungo periodo - da porre in crisi: "voler conoscere" esente da tentazioni
allo storico che scopre, di fronte ad essi, la immediatamente, lo storico è messo di consolatorie: "assumendo le sue dimensioni
disomogeneità dei materiali del suo fronte al problema delle "origini" dei cicli più ampie - egli scrive - il voler
lavoro. Si tratta di intcrrouativi che vanno e dci fenomeni oggetto del suo studio. conoscere non si avvicina affatto a una
alle radici del lavoro storiografìco, unendo M a non è proprio nello studio dei fenomeni verità universale; non frutta all'uomo un
indissolubilmente la questione dei Iinguaggi, di lungo periodo che la tematica dominio puntuale e sereno della natura;
delle tecniche, delle scienze, dell'architettura dell'origine appare mitologica? Per quanto al contrario, non fa che moltiplicare
a quella dei linguaggi della storia. Ma i "tipi ideali" wcbcriani o le strutture i rischi; fa aumentare ovunque i pericoli;
quale storia? Con quali fini a sua volta concettual i panofskyane si presentino da abbatte le protezioni illusorie; spezza
produttivi? Con quali obiettivi a lungo sole come astrazioni strumentali, non è l'unità del soggetto; libera in lui tutto ciò
termine? forse in esse che si pone la fondamentale che si accanisce a dissociarlo e a
Le domande che ci stiamo ponendo difTerenza fra inizio e origine? E perché distruggerlo" 9.
partono da un assunto ben preciso: un inizio? Non è forse più "produttivo" E esattamente quanto aveva preconizzato
la storia è in esse vista come un "produrre", moltiplicare gli "inizi", riconoscendo che là Nietzsche in Aurora. "La conoscenza-
in tutte le articolazioni del termine. dove tutto congiura affinché io riconosca scriveva Nietzsche IO - si è trasformata
Produzione di significati, a partire dalle la trasparenza di un ciclo unitario si in noi in una passione che non teme alcun
"tracce significanti" degli eventi, nasconde un intrecciarsi di fenomeni che sacrificio, e non ha, in ultima analisi,
costruzione analitica mai definitiva e pretendono di esplodere come tali? che un solo timore, quello di estinguersi
sempre provvisoria, strumento di In effetti, che il problema della storia essa stessa", avvertendo, in Al di là del bene
decostruzione di realtà accertabili nella si identifichi con il reperimento di mitiche e del male, che "potrebbe perfino
prospettiva di una loro messa in crisi. "origini" presuppone una conseguenza appartenere alla costituzione fondamentale
Come tale, la storia è determinata e del tutto inscritta nel positivismo dell'esistenza il fatto che chi giunge alla
determinante: è determinata dalle proprie ottoccntesco, Ponendo il problema di perfetta conoscenza incontri
stesse tradizioni, dagli oggetti che un't'origine", presuppongo la scoperta di l'annullamento" Il.
- ---- - ._ ... - - --- ----- ----
Il "progetto" storico
~ft1\ttton
xv. JAHR. HERAUSGEBER: FRAl'a PFEMFERT HEFT •
le tracce di "omicidi" perpetrati più
o meno coscientemente? In altro modo,
si potrebbe dire che anche il linguaggio
della critica, il linguaggio che dovrebbe
"spostare e infrangere sassi", è esso stesso
storicamente necessarie. Suturando
il "disagio della civiltà", esse permettono
la sopravvivenza di quella stessa civiltà.
Ma in quanto dighe che trattengono forze
in ebollizione, esse agiscono come ingorghi
un "sasso". Come utilizzarlo, quindi, in se non vengono subito infrante. La
modo che non divenga strumento di decostruzione di tali dighe è compito della
un rito sacro? analisi storica. Ma non per assistere
Forse è ora più chiaro il pericolo che a improbabili epifanie del Soggetto
è nelle analisi di un Blanchot, di un individuale o collettivo, o per celebrare
Barthes, di un Dcrrida. Assumendo messe a flussi di de idcrio lasciati
volontariamente le scrnbianzc plurali di finalmente liberi di esplodere.
oggetti anch'essi scritti al plurale - le opere In quanto rappreseruazion ,la storia
letterarie come le scienze umane - quei è frutto anch'essa di una rimozione,
linguaggi critici si costringono a non di una negazione. Il problema è fare di
oltrepassare la soglia che divide linguaggio quella negazione un'astrazione determinata:
da linguaggio, sistema di potere da altri è dare una direzione di marcia al lavoro
sistemi di potere. Essi possono infrangere •teorico. Non a caso, Marx parla di
opere e testi, costruire affascinanti astrazione per l'analisi dell'economia
genealogie, illuminare ipnotica mente nodi politica.
storici appiattiti da letture di comodo. L'astrazione determinata è tale solo se
Ma debbono negare l'esistenza di uno conosce i propri limiti: vale a dire,
spazio storico. :t indubbio che la scienza se è di continuo disposta a mettere in crisi
VERLAO, DIE AKTION' BERLIN·WILMERSDORF ha per suo compito tagliare e non se stessa, se, trasformando e spezzando
collegare. Ed è altrettanto indubbio che la il materiale delle proprie analisi -le
vera metafora sovrasignificante, tanto da proprie dighe ideologiche - trasforma e
risultare impenetrabile, è la linearità spezza se stessa e il proprio linguaggio.
del discorso scientifico: del discorso che La critica è quindi un lavoro in senso
per statuto ha eliminato da sé ogni metafora. proprio, tanto più fecondo quanto più è
Non è quindi contro raccoglimento della cosciente dei propri limiti. Ma di tale
metafora e dcll'aforisma all'interno delle coscienza non è lecito compiacersi.
scienze storiche che protestiamo. Il nodo teorico da affrontare è come
L'autentico problema è come progettare costruire una storia che, dopo aver
una critica capace di porre in continuo frantumato e scomposto l'apparente
in crisi se stessa mettendo in crisi il reale. compattezza del reale, dopo aver spostato
Il reale, si badi bene, c non solo sue le barriere ideologiche che nascondono
singole sezioni. la complessità delle strategie di dominio,
Torniamo a Marx: se i valori penetrano giunga al cuore di quelle strategie: che
dentro ideologie che rimuovono i bisogni giunga, cioè, ai loro modi di produzione.
iniziali, potremo interpretare tali ideologie Ma qui si verifica l'esistenza di un'ulteriore
come "rappresentazioni deliranti" in difficoltà: i modi di produzione, in sé
senso freudiano. D'altronde, una isolati, non spiegano né determinano.
rappresentazione delirante è prodotta Essi stessi sono anticipati, ritardati
3
socialmente: la storia della Socialdemocrazia o attraversati da correnti ideologiche. Una
tedesca dimostra come il mito della volta isolato un sistema di potere, la sua
"fraternità" e della pace spezzi genealogia non può offrirsi come universo
verticalmente la grande strategia in sé concluso: l'analisi deve andar
bismarckiana c le forze che ad essa si oltre, deve far cozzare fra loro i frammenti
oppongono. Ma quel mito spezza e inizialmente isolati, deve porre in causa
riunifica i tronconi della stessa opposizione i limiti che essa si è posta. In quanto
e pratiche significanti differenti. Lassalle, "lavoro", infatti, l'analisi non ha fine:
Kautsky, le varie correnti espressioniste, è, come riconobbe Freud, per sua natura
il gruppo della "A ktion", lo spartachismo, infinita 22.
il Dadaismo berlinese, l'utopismo della Ma a questo punto un nuovo problema:
"Glaeserne Kette" e dell"'Arbeitsrat Iiir l'ideologia non agisce mai come forza
Kunst", risultano "parlati" da strumenti "pura". Non solo essa "sporca" la prassi
ricchi di interstizi: e si tratta di interstizi ed è "sporcata" da questa, ma si intreccia
attraverso i quali potranno penetrare ad altre ideologie, spesso antitetiche.
le grottesche ideologie populiste di Darré Si potrebbe affermare che le ideologie
e di Rosenberg. Dovremo veramente agiscono per fasci e si espandono
meravigliarci nel constatare affinità fra capillarmente nella costruzione del reale.
l'anarchismo superornistico della Alpine N egazione del soggetto, sacralità del
Architektur di Taut e le raccapriccianti banale, ascesi schopenhaueriana,
.D e:: ff... F E. L.s ,.."'" T T E '" H O ~ N < <. <..
ideologie del Blut-und-Boden'l 21. Eppure, devastazione e riaffermazione della materia,
/I "(lYOUl'IlO" storico
come espressioni di rimozioni: esse non in luce le metafore nascoste non comporta storica in sé: il suo rimescolare le carte
sono che dife e o barriere che nascondono forse individuare nuovi spazi storici? e i suoi tentativi di mutare le regole dei
la realtà della crittura storica. La quale Lo spazio storico non costruisce ponti giochi non gode di alcuna autonomia.
incorpora l'incertezza: una "storia vera" improbabili fra linguaggi diversi, fra Ma in quanto pratica sociale - pratica da
non è quella che si ammanta di indiscutibili tecniche distanti tra loro. Esso piuttosto socializzarc - essa si vede oggi obbligata
"prove fìlologiche", ma quella che esplora ciò che tale distanza esprime: sonda a entrare in una lotta che mette in questione
riconosce la propria arbitrarictà, che si ciò che si presenta come un vuoto, i suoi stessi connotati. All'interno di tale
riconosce come "edificio insicuro". tenta di far parlare l'assenza che sembra lotta la storia dev'essere disposta a
Tale caratteristica del lavoro riempire quel vuoto. rischiare: a rischiare, al limite, una
storiografico si misura, lo ripetiamo, con Un'operazione che si cala negli interstizi provvisoria "inattualità".
i processi che esso provoca: esattamente
tali processi decidono circa la validità
delle tecniche e dei linguaggi, dunque.
Operando negli interstizi, lo storico non
•
della costruzione provvisoria otTerta essa intende certo suturarli: intende piuttosto
$l . a come materiale da riintcrprctarc, far esplodere quanto si attesta sui
da analizzare, da superare. Ma a questo confini dei linguaggi. II lavoro storico mette
punto torna in ballo la questione relativa ai così in questione il problema del "limite":
materiali della storia. Di fronte alla storia si confronta con la divisione del lavoro
si stagliano campi di indagine artificialmente in generale, tende a uscire dai propri
prestabiliti: si tratta delle scienze e delle confini, progetta la crisi delle tecniche date.
tecniche di trasformazione del reale, Storia come "progetto di crisi",
dei sistemi di dominio, delle ideologie. dunque. Nessuna garanzia sulla validità
Ciascuno di tali campi di indagine si "in assoluto" di tale progetto: nessuna
presenta con un proprio linguaggio: eppure, "soluzione" in esso. Alla storia bisognerà
ciò che quel linguaggio cornpiutarncnte abituarsi a non chiedere pacificazioni.
formalizzato nasconde è la sua tensione Ma non bisognerà neanche chiederle di
a fonder i in un linguaggio percorrere all'infinito "sentieri interrotti",
onnicomprensivo, è il suo tendere per fermarsi attonita ai limiti del bosco
ad altro. La distanza che separa la parola fatato dei linguaggi. Il sentiero va
dalle cose, il divorzio del significante abbandonato se si vuole scoprire ciò che
dal significato, quello che N ictzsche chiama lo separa dagli altri sentieri: la pratica del
"il mortale si lenzio del segno", non potere occupa; 'spesso, l'insondabilc foresta.
sono forse strumenti di tecniche i:: questa che va spezzata, che va
differenziate di dominio? Serve forse "tagliata", che va percorsa, sempre e di
a qualcosa limitarsi a commentarle? nuovo. Non abbiamo alcuna illusione
Spezzarlc, rivelarnc l'arbitrarictà, mcttcrnc circa il potere demistificante dell'analisi
Vale d cììa raeton pura}, nel senso che po •••.ono 14 ( e, 'iiI11I11Cl, ZIIr Psvcùoìoutc der Mode, 21 Riteniamo comunque doveroso
I Carlo Ginzburg c Adriano Prosperi, essere determinate c orgnnizzute, a fini ,\'()~i(ll(lgi\ch(' .';/II(h", IO "DIC Zcit", rcvpi ngc rc un'interpretazione troppo
Giochi di paeien:a. Un S('I111nar;o sul conoscitivi, solo in quanto assumiamo un 12 X·!tNS, trnd. il. in Arte e civiltà, cit., lineare del riversarsi di molti temi propri
"Beneficio di Cristo", Einaudi, Torino 'punto di vivtn", un 'principio p. l'I. alle ideologie esprcssioruvte e tardo
1975, p. 84. Il nfcrirncnto a questo org.nuzzatorc' adeguato rispetto ad una IS l ludcm, p. 21. romantiche nella prassi della propaganda
eccezionale volume. che espone nelle sue certa considerazione scrcnutìcu". 16 K. Marx. Lotte di classe in Francia, nuzionulsociahsta, come ci sembra avvenga
tappe. negli andrrivieni, negli errori 3 Cfr. al proposito l'articolo di 1assimo Eduor i Rumui, Roma 1961, pp. 172 c ss, nel saggio di .Iohn Elderfield. Metropolis,
superati, i duhbi c glI incidenti che Cacciati. Dì alcuni motivi ", w atter 17 F. Nictzschc, AIlTora. crt., p. 40. in "Studio lntcrnational", 1972, vol. 183,
caratterizzano la ricerca storica, non è tìeniamìn, (da "Ursprung des deutsctren 18 M. Cucciari, Il problema del politico n. 944, pp. 196-199, O nel volume
casuale. Il presente saggio, come quello di ,~"allerspieh" a .• V(" A tlfOr als Produ zent"), in Uetcu :e l! Foucault, (Sul pensiero di di Gcorgc L. Mosse, The Nationalisation
Ginzburg c Prosperi, è frutto di un in "Nuova Corrente", 1975, n. 67, "autonomia" e di "gioco"}, rcla/ìonc oj th e Masses. Political Svmbolism
lavoro comune, fatto dallo scrivente pp. 209-243. (ctclostil.un) al seminario sul metodo and Ma.H Movement In Cermany [rom the
Insieme a Franco Rella e agli studenti di 4 f-ranco Rcl!a, Dallo spazio estetico allo nnahuco di Michcl l-oucault (M. Cucciari, Napoìeonìc Wars througlt the Third
toria dell'architettura detlIsuturo spazio deììiruer preìazione, in" uova F. Rclla , M. Tafu r i, G. Tcyssot), tenuto Rcìch, lIoward Fcrtrg, ew York 1974,
Universitario di Architettura di Venezia, Corrente" 1975-76, n. 68·69, p. 412. Ma presso Il Dipartimento di Storia dell'luav trad. il. La nazionalizzazione delle masse,
che, in qualche modo, ne sono coautori. cfr. anche, di Rella. Testo analitico e il 22·4-1977. La critica di Cacciar i si Il Mulino, Bologna 1975. Molto più ricca
Franco Rella ha esposto le sue analisi t estuaìe, nel volume di Aa.Vv., appunta pnncipatmcntc sul Foucault di c articolata è la lettura offerta dal
conclusioni del seminari tenuti a due voci La materialità del lesto. Ricerche Surveiìler et pumr e sul dialogo tra volume di Giancarlo Buonfino, La politica
nell'anno accademico 1976-77 nell'articolo int crdisciplinari sulle pratiche significanti, Dclcuzc c Foucault contenuto nel volume culturale operaia. Da Marx e Lassalle
Il paradosso della ra t,t101l t', in ,. Aut aut". Bertani, Verona 1977, pp. n c ss., e Deìeu-:e, Lerici. Cosenza 1977. Per alla rivoluzione di novembre, /859-/9/9,
1977, n. 60. l'Introduzione al volume La critica un'ulteriore articolazione del tema cfr. i Fcttrìnclli, Milano 1975, per quanto
2 Accettiamo qui le riflevsioni sul tema irendiana, Fcltrinelli, Milano 1977. saggi introduttivo c finale del volume dello limitata alle soglie della Repubblica di
del Hnguaggio artistico che Errulro Garroni 5 Il passo citato è in Wille :lIr Mochr, stesso Cacciari Pensiero negativo e Wcrmar.
va elaborando da divcr ••i anni. Cfr. in Leipz.ig 1911, p. 489 e nei Werke di razionaìrzzoriane, Marsilio, Padova 1977. 22 Cfr. S. Frcud, Die en dlich e und di.
particolare Emilio Garroni, Provetto di Nictzsche, a cura di K. Schlcchra. Partendo dalle considcrazroni cacciariune, unendlich e Analyse, C.W., XVI, e il
semiotica, Laterza, Bar: 1972; idcm, C. Hanscr Vcr lag, Miinchcn 1969, vol. 111, degne peraltro di ulteriori specificazioni, commento che ne fa Franco Rella
Estetica ed emstemoìogta, R iiìessionì sulla p.860. appaiono in gran parte arbitrarie le nell'Introduzione a La critica jreudiana,
"Critica del Giudizio", Bulzoni. 6 Michcl Foucault, Nietzsche, la lesi esposte nel parnphlct di JC3n cit., nn. 4S e ss. I
Roma 1976; idcm. Per Marcello Ptrro, geneatosìa, la storia, in Homrnage à J ean Buudrrllard. Onblier Foucault . Edrtions 23 Cfr. Dcleuzc et Guattari, Rhizome
Sul sentimento, lo bellez:a, le operazioni Hyppolue, Prcsses Univcrsitaircs dc Galiléc, Paris 1977. . [Lntr oduct ùm}, l.cs Editions <le Minuit,
e la soprovvìven :a dell'arte, in Pìrro, Franco, Paris 1971. trad. il. IO "Il Verri", 19 "La lingua filosofica - ha scritto Puris 1976, trad. il. Rtroma. Pratiche
Galleria del Centro Friulano Arti Plastiche, 1972, n. 39-40, p. 84. Jcan-Michcl Rcy - non ha potuto porsi editrice, Parma-Lucca 1977. "Il ri7oma-
Udine 1977. ~ d. estremo interesse, 7 Fr-icdrich Nictzschc, Umano troppo come 'autonoma' o 'univoca' che in scrivono Dclcuzc c Guattari - è una
crediamo. che Garroni, partendo da Kant, umano, I. 3, voI. IV, t. Il delle Opere ragione di una ornisvionc ben più grandc, antrgcncalogiu. Il rizorna procede per
giunga a risultati confrontuhili a quelli a cura di G. Colli c M. Montinar i, vale a dire (Il una rirnoziouc dccivrva, varinviouc. csrianvronc, conquista, cattura,
frutto delle nostre rifk~sioni sulla Adel,,"i. Milano 1965. p. 16. qu clln della ••u a produviunc. del suo uucvionc. All'opposto delta grafia. del
Genealogia della morale di Nictzsche o 8 M. Foucault, op. cit., p. 95. t,•.•.uto mctuforico. dei suoi prcvtiti, dei ù"cgno o della Iute, all'opposto dei
suJrA nalisì terminabile e interminabile 9 Ibidem. p. 103. dctnu. del complesso della sua trama. calchi. il ri/oma vi riduce ad una carta
di Freud. "11 problema è tutto qui - lO F. Nictzschc, Auror(J, 429, Opere, .s01l0 gli effetti UI questa omivsionc che deve c •..ser prodouu, costruita, sempre
scrive Garroni UJer Morceììo Pìrro, cit., cn.. vol. V. l. l, pp. 215·216. ma ••..•icciu che Nictzschc rcinscr ivc nel srnontabrlc, collcgubilc, ad ingressi c
p. 2) -; in questa oartìcoìarità e infinità Il F. Nictzschc, A I di Icl c/el bene e del vu o lesto, mediante una pral ica della uscite multiple, con le sue lince di fuga
di modi ÙJ cui la particolarità si presenta. III(/Ir', 39. Opere. cil., pp. 45-46. d onnia tnvcrirtone, di un raddoppiamento/ 1 .•. 1 il rizorna è un sistema accntrlco, non
Le cose non si danno gl:, belle e L,ttc 12 Cfr. M. Foucault. La voìonté de savoir, rif'uxionc, di unii traduzione produttiva. gcrarchi\:o c non significante, senza
a chi vuole conoseerle 1... 1 il mondo non Galhmard. Paris 1976. in particolare l avoro completamcntc analogo a quello Generale. serva memoria organizzatrice o
si presenta come già cunosciuto e alle pp. 123 e ss. di dccifrazione operato da Frcud", automa centrale. unicamente definito
analizzato prima di ogni intervento 13 Georg immcl. ZlIr Metapltisik: do s Jcan-Michcl Rey, Il nome della scrittura, <la una circolu/rone di stati". (Op. cit.,
conoscitivo e analitico I...J le cose anz i Todes, 1910, ora in trad. il. in Arte e in "Il Vern", 1972, n. 39-40, p. 218. p.56).
sono, da questo punto di vista. 'inesauribili' civiltà, a cura di Dino Formaggio c Lucio 20 Sigmund Frcud, Mosè e il monot eismo,
('unerschopHieh' dice Kant nella Critica Perucchi, Isedi, Milano 1976, p. 67. C.w., XVI, p. 144.
I • - -<I
. . ., ~
-
- • * • -- - .'","", -_ •..••
Semiotica e architettura: elementi per un dibattito
:\ s-ta v Ben-;e,
scuola giungeranno alla definizione 4 Il' Corbu ver: Nutre
(e siamo ancora al vecchio vizio che Dennr (/u l l ant, Rs ntcltuìn t».
5 I.t' Curhu-a cr: AIllI\fJII
abbiamo ricondotto a Della Volpe e alla la Rochc, Autoull, S('/II:':O
della hall,
semiotica di parte linguistica) di uno il I a.\:.lu "'I()I/OJJ'-N(l~)':
"specifico" segno architcttonico, identificato "1111 l " qiuulro l'li/O
ì
al (e/cf 0110).
nello spazio tridimensionale cavo,
doppiamente c>. icolato in spazio internai
-pazio eterno.
Il te to di Eco (frutto di un corso alla
[acoltà di rchitcttura di Firenze, divenuto
poi La struttura assente) si inserisce solo
In parte nella logica che abbiamo finora
descritto. Eco infatti da un lato confuta la
posizione serniorico-cornportarncntista di
Koenig preferendo Roland Barthes
(la funzione di un oggetto si tramuta sulla
hase dell'uso in segno di quella funzione), 6
5
pur rimanendo ancorato ad una
:\la:l: Bcnsc con il continuum spazio-temporale
unpostazione visibilistica. Ma dall'altro egli
"L'opera d'arte viene dunque del Nudo di Ducharnp, e anche con
rifiuta come meccanica la trasposizione concepita come ini ormazionc'. O più la relatività di Einstein."
degli assiomi della linguistica e le ricerche precisamente come supporto di una tGcoffrcy Broadbcnt, Meanins; In
sullo peci fico linguaggio architettonico, particolare inionnazionc: A rctutcciure, In C. Jcnks, C. Baird,
l'informazione estetica. Nell'opera A-/('lWtnJ.: In Ardllll'cture, Barric and
ammettendo possibilità di articola/ione non ROLkhrr. Londun 1%9. Trad, il. 1/
d'arte l'informazione estetica è la sig niii cut o 11I architettura. Dedalo, Bari
soltanto doppia. e prospettando l'idea di componente decisiva. E infatti essa 1'174)
UI1:J molteplicità di codici. co nf CI111 a il car.iucrc scgnico del
In conclusione. anche da queste processo estetico. Altrimenti sarebbe
Manfrcdo T ••furi
incomprcnxihi!c il falto che ogni
affrettate analisi, appaiono chiare le matrici opera durt c è protesa a sort ire un "U na crit ica cornpiutamcntc
culturali della scrniotica dell'architettura, vt rutturulivtu , c0I1111nquc. non
effetto. tende alla comunicuzionc.
giunger.", mai a 'vpicgarc' il senso di
come essa ì: venuta Sviluppandosi in Italia. Ogni informuz iunc è coviiruit« di
segni. I vcgni rOSSo no costituire IIIÙ)rCI a: " limitcr à a 'dcscriverla',
Essa nasce intanto come rinnovamento avendo a sua disposizione solo una
3 insiemi: strutture o configurazioni.
metodologico di studi di storia dell'arte c L'inf'orrnuz ionc estetica può essere a logica basata sulla coppia sì-no,
di critica d'arte, che hanno sempre c.u nt ìcrc viruuurulc o a carattere
corrctto-scorretto, in tutto analoga
alla logica matematica che guida le
priv ilegiato non solo il visibilisrno configuruz ionule. gcstaltico. Ogni
funzioni di un cervello elettronico
(dimenticando che l'architettura è versi Iicazione poct ica offre
un'informazione estetica di tipo (non a caso, Max Bense fa
soprattutto abitata), ma in particolare strutturale. La cappella di riferimento diretto alle tesi di
l'emergenza, l'opera "nobile", in sostanza il Le Corhusier a Roncharnp offre
R.S, Hartmann sulla misurazione
monumentalismo. In econdo luogo come invece l'informazione estetica in
matematica del valore), l a logica
dell'automazione, anche in assenza di
interpretazione della storia dell'aT~chitettura, forma di gestalt."
un intervento del calcolatore nella
(M.IX Ill'n-.,c. 11evtlìvtik:a, Agi'i Vcrtag,
di cui si sosteneva il valore codificante OaciclI Uadcn 11.)65. Trud. it. Estetica, progcuazionc, guida già la struttura
(dimenticando che proprio questa era stata Bompiaru, Milano 1974) dei processi di formazione dell'opera
d'arte nell'epoca della sua
la funzione più retriva delle Accaden.ie). riproducibilità tecnica, l quadri fatti
on a caso la rivista "Op. cit.", Io-se Gcoffrcy 8roadhcnt
al telefono, nel '21. da Moholy- agy,
"Schoenbcrg ha scelto il medesimo
mas imo periodico patrocinante la sem.otica non sono solo profezia degli odierni
significante di Duchamp, l'unità di
dell'architettura, non è mai uscita, nel procedimenti di montaggio
tempo e di spazio, e lo ha applicato
programmato nell'architettura
settore delle analisi applicative, da esempi alla composizione musicale. Lo stesso
altamente industrializzata, ma
come il tempietto del Brarnantc. la Rotonda è avvenuto in architettura, e
chiariscono per intero le condizioni
l'iute: pl ere in questo G"O è stato
palladianu, il padiglione di Barcellona. l .c Corhusicr. l.a Muison la Rochc
di evi tcnza di un'opcru, che non
E non a caso il principale storico sostenitore vogl ia risultare - come vorrebbe
(1921) e certe ultrc ville degli anni
Adorno- utopia rcgrcssiva,
della linguistica architeuonica. Bruno Zcvi, venti fili ono progettate sulla base del
/IO/W'II.\(' <cosciente' della propria
oltre ad aver accantonato con qualche concetto di movimento, 1.. ,1.
alienazione.
I.a villa è progettata in municra
frcttolosità (ma potrebbe essere un merito) che si deve scgu ire iI percorso
Esiste quindi un solo apporto che
le questioni epistcrnologichc di fondo lino strutturalismo conseguente può
stabi"to dall'architetto con precisione
offrirc all'architettura e all'arte
relative all'applicazione di teorie scrniotiche assolllta, r irnpov-ibilc muoversi
attuali: la dimensione esatta della
all'architettura, propone come elementi uuravci \0 la successione degli spazi
propria funz ionalità nell'universo
in qllalSlasi altro modo; si deve
basilari del istema le famose "sette cnu arc dalla porta anteriore,
dello sviluppo capitalistico,
invarianti del codice anticlassico "12, Ma nell'universo dell'integrazione."
at travcrvarc il vestibolo. salire le
(Manfrcdo Tufu r i, L'orchìì ettura e ,I .nw
queste invarianti (che dovrebbero essere. scale fino al pianerottolo del primo
doppIO: .'('mw!oKUl e [orrnultvnur, rn
fondamento della nuova "linguistica piano, uttr aversarlo, percorrere Progetto e utoPia, Laterza. Bari 1973)
interamente la galleria dei quadri,
storico-ernpirica", come è stata definita da voltare di ISO gradi, salire la rampa
De Fusco) sono desunte dai testi più che è costruita contro il muro
significativi e paradigrnatici del movimento esterno ricurvo della galleria, per
moderno. Essendo il classicismo l'unica giungere infine nella biblioteca, che
ha la Forma di un balcone che guarda
lingua arehitettonica codificata, sostiene sull'atrio e la porta da cui si è
infatti Zevi, il linguaggio moderno, entrati. La Maison la Roche quindi
anticla ico, può essere decodificato solo rappresenta veramente una analogia
a partire dalle ec ezioni al clas ieismo. molto stretta, in termini architettonici,
Semiot ù:a e architettura: clcmcnti per /11I dibouito
t S. /t!II0, I "t'remd.
rrnato e l'articola/ione di "unità minime", 2 L A1in rutl der Roh c:
icè di veri e propri segni elementari Casa Tug endhut , Brno,
al loro ordine progettuale. Del resto tale 3 I .. Mies )'(ln der Roh e :
Padìuìurne t cd evco
tendenza non è affatto generale: c'è stato UU't'\PO\I:ltJIII'
meccanismo progettuale, della tran izione Emilio Garroni Renato De FIISCO, Vluria Luisa
"E chiaramente un assurdo, anche al Scalvini
che l'architettura opera fra diversi livelli di livello di una considerazione s, on c'è dubbio che il Significato
realtà sociale, dei criteri di razionalità di sommariamente tipologica paesistico della Rotonda sia stato uno
questa operazione di comunicazione interna (anch'essa possibile solo in senso dei motivi ispira tori della sua
al corpo sociale. formale), ridurre il tempio greco o la conformazione. Parliamo di
tradizione classicistica in generale significato, giacché non si tratta in
ad una mera combinazione di questo caso di una fabbrica
elementi materiali e macroscopici e felicemente ubicat.i e dal cui interno
nello 1//'.1.1"0 tem pr» invarranti. Citi che sia, nei modi usuali, visibile il
davvero è il/variante, a rigore, non paesaggio circostante: bensì di un
è e nOI/ può essere l'elemento edificio in cui la visibilità pacsistica
nuttcrialr (che sarà, semmai, in certi penetra dalle quattro direzioni nel
casi, materialmente simile, o molto nucleo 'pazla!.: pIÙ interno c
simile ad aItri elementi materiali), semanticamente più ricco,
ma piuttosto le sue componenti conformandolo non in Vista di una
formali, essendo (fu ella suscct tibil c di direzione privilegiata. ma di una
variare, e pe ncralntente variando 'universalità' di prospettive.
anche di [atto, nella sua concorrendo quindi a determinare un
conjiunrurione, ne/le di mensioni, ncll e parametro e una ragione d'essere
proporzioni, nella distribuzione delle della 'rotonda' centrale.
sue pur ti 1 ... 1 Per quanto concerne la relazione
l nol tre, rispetto ad altri esempi della Villa Capra con l'ambiente
J opportuni di opere urchitcttonichc circostante, ci dobbiamo richiamare a
Giovanni Klaus Kocnìg cartapesta illuminata che si trasforma (come l'invaso fluente di una chiesa quanto in precedenza abbiamo detto
"La casa presentata da Ludwig M ics in una scogliera): era, con tutta bizuntina, la facciata concavo- sul valore urbanistico del
van der Rohe all'esposizione di evidenza, la rappresentazione di un convessa di un edificio barocco, una significante: questo determina, con
Berlino del 1931 - che è una tappa messaggio archico emergente, con tortuosa parete di Gaudì), la sua faccia interna, il significato a
fondamentale nell'affermazione del nuovi choremi spaziali significanti. un'ill usionc simile I/Ol! dovrebbe per scala architettonica, e contribuisce
movimento moderno, e come tale Il segnale comunicava un modo la verità neppure affacciarsi. Qui la con la sua faccia esterna a
riportata in ogni testo di storia nuovo e sconvolgente di concepire continuità delle materiali flessioni e conformare un altro interno-
dell'architettura moderna -, come è gli spazi dell'abitazione. Il modulazioni architetloniche è significato. quello a scala urbanistica.
possibile sostenere che essa fosse significante era lo spazio (poco trionfante e talvolta - come nel caso Ciò si verifica esplicitamente per
una casa, dal momento che: a) stava importa se 'mimato da teloni di Gaudi - programmaticamt.!nte i palazzi di città: si pensi agli edifici
in un padiglione; h) era costruita in imhullettati su quattro cantinelle di non-istituzionalizza bile a livello vicentini così legati alla
legno e tela; c) non fu mai abitata da legno), ed il significato stava nel materiale e fortemente opposit iva nei confiuurnzione urbanistica. in cui
nessuno; d) fu distrutta dopo quindici modo anticonvenzionale col quale riguardi dei codici tradizionali ogni esterno è l'interno di qualcosa,
giorni? dell'urchitcttura, e in particolare di una piazza per il palazzo
erano concepiti i rapporti umani
Come oggetto in sé non è dunque all'interno della casa [... 1. proprio di quella classicistica. Ma Chier icati, di una strada stretta per
mai esistito: come la fantomatica Di solito si accoppia questa 'casa c'è di più, SI! Gaudì può far pensare il palazzo Val ma rana. Vicever 'a, per
Tuck er, automohile mai e\i\tita se che non fu casa' con il padiglionc di. che ci si t rovi di fronte ad un caso quanto attiene alle ville, e alla
non con un simulacro senza motore Barcellona, di due anni prima, limite, di non-architcuurn (c Capra in p.rrticolarc. le facciate
(con Il quale venne truffata rnczva accolllllll,lIldll le due oper c ,otto una n.u urulrncnte non è covi) li di cosj ituixcuno un esterno in senso
America). Con quale diritto questa identità dI linguaggio. Grave errore .u chitcuuru priva di ogni riscontro assoluto, perché delurutuno i segni
casa di M ics è passata da semantico: se gli arch emi sono simili, possihile, qualcosa di assolutamente ar chitettonici separando nettamente
protagonista nella storia del i cltorcmi non lo sono affatto. unico (e neppure questo è vero), l'artificio costruuivo dall'ambiente di
movimento moderno? Evidentemente, II padiglione di Barcellona ha l'urchiicuura barocca ha invece n.uuru. Ma questo stesso artificio
non come oggetto, ma come la purtroppo un significato avsai rupporri evidentissimi ed espliciti, pur [.,.1 nella Rotonda è ridotto al
rappresentazione di sé, bloccata e ambiguo: l'antinazismo tardivo della nella sua trionfante continuità, con minimo, quanto basta cioè per
trasmessa in seguito con disegni casa berlinese (quasi un rigurgito di la pscudcsdiscrezionc (materiale) raccordare la villa all'altura su cui
e fotografie. Ma questa espressionismo) non si ravvisa invece clasxicist ica." sorge. "
rappresentazione non comunicava nei gelidi spazi harcellonesi, (Errnlio Gurronì, Progetto d, semionca, (Renato De Fuscc - Maria Luisa Scalvini,
come comunica un oggetto d'uso, e illusoriamente 'oggettivi'." laterza. Bari 1972) Siuniìicarui e .ligniftcali della Rotonda
non era nemmeno una scenografia, palladtana, "Op. cit.", t 6, t969)
(Giovanni Klaus Kocnìg, Architettura e
cioè una forma che rappresenta co""ultca:ione, Lcf, l-rrcnze 1970)
un'altra forma (un mucchio di
Intervista con Vittorio Gregotti
TIlinguaggio dell'architettura
- .(~~~ ~.~
~----------------------~----
___________ ~ L_ _
L'architettura è certo anche una forma fatalmente positivi non debba introdurre
dell'immaginario e le sue qualità più (ed in qualche modo lo abbia sempre
durevoli si collocano quasi sempre in un strutturalmente fatto) anche i granelli della
sottile spessore di equivoco, o di inganno polvere del dubbio radicale, nel
tra committenza e progetto: ma senza meccani mo i tituzionale a cui è fatalmente
questo scontro siamo probabilmente in un ,~. v,,...,_ legato il processo della ua produzione;
altro terreno delle attività creativc. se essa non produca o contrabbandi ernpre
Le generazioni che seguono la mia sono una quota di pensiero negativo, evochi ciò
molto dotate, in quei pochi esempi notevoli, che non è in alcun modo pre ente.
di talento disegnativo: abili a creare Tale pensiero negativo è oggi,
immagini, nell'articolare linguaggi, abili probabilmente, molto 'più legato ai processi
nel comporre e scomporre, nell'analizzare di rappresentazione di una soggettività
e disporre. A prezzo tuttavia di sembrare autentica, di una socialità non storicistica,
moralistico, io credo siano oggi necessari legato al ritrovamento della terra e del
anche dei ge ti di fermezza, nel tentativo cielo, del toccare e perimentare, piuttosto
di costituire punti di riferimento su un che alla razionalità dei programmi di
terreno noto. 1:: ciò che penso avvenga 6
coordinamento: tuttavia con tali
indispensabilmente utilizzando il faticoso indispensabili programmi bisogna fare
spessore dal progetto alla realizzazione, • i cont.. sono un elemento strutturale del
e quindi essendo in grado di dominare la paesaggio sociale anche se non sono
ricchezza del lavoro paziente e la più un mito.
complessità delle materie che lo Proprio perché credo, nell'architettura,
compongono, in una parola lo scontro alla necessità di una tensione ideale,
reale. In quanto ai processi decisionali di penso che quei miti, sino a quando sono
costruzione della città (o della campagna) rimasti autenticamente tali, non abbiano
essi restano certo soprattutto al di fuori affatto determinato declini negli strumenti
dell'architettura ma solo e sempre per mezzo disciplinari: il declino comincia quando
di questa, buona o cattiva che sia, si il mito diventa semplicemente mezzo
realizzano. La realizzazione non è mai praticistico del fare professionale, senza
evidentemente pura esecuzione o pura sostituirlo con nuove tensioni come oggi
rappresentazione, come abbiamo detto, ed avviene; oppure quando esistono tensioni
essa si costituisce in ogni modo come ideali che non riescono, come oggi avviene,
nuovo reale, come materiale per ogni a prendere contatto con la tradizione
successivo progetto. della disciplina.
Poiché insisti molto sugli aspetti di 7
significato del discorso architettonico, quali
sono oggi secondo te questi aspetti, quali
miti generali dominano il discorso
architettonico?
Certo l'architettura come momento di
coordinamento sociale e produttivo è
un'utopia generosa da cui abbiamo tratto
non poche delusioni, ma anche grandi opere:
come dal socialismo utopistico. Ed è pur
vero che essa seguita a rispecchiare in gran l,2 V. Gregot ti , L. Menegbettì, G. Stoppino, P. Brivìo:
parte il mito del coordinamento sociale XIII Trìennuìe eli vt ilano, /96.1. Sala det contemrori t
prospet uva assonometrica del Catevdoscopio,
e produttivo come pacificazione sociale, 3 V. Gregot u, G. Pollini, G. Caronia' .Vuoli dipartimenti
di Scien;e deìl'Urnversirà di Palermo. 1971.
anche se ha cessato da tempo di illudersi di 4 V. Gregot u, l'.L. Cern, P.L. Nicoun, H .. viatsut:
determinarlo. Negozio a vt itano, /976.
Certo bisognerebbe interrogarsi sulla
/ 5 V. Greuotti, P.L. Cerri, P.L. Ni colin, H. Marmi.
lJ. Viganò. R. Cecclu: Centro amnnmstrativo a Laehouat
qualità di quel mito, chiedersi se / (A Ieeriav , 1976.
6, 7. H V. Grruot n, P.L. Curi, P.L. Nicolin, H. Matsut:
l'architettura insieme ai suoi compiti Casa a Nrrv ara, 1977.
/' -»
--------
*:4
"'-
_·A~.
-
--~- - -.-'-
'- ..•..
)
IIlil/~III1~~io dcll'nrchitrttura
I V. Greuottt, Il. Matsut, IJ Viganò, 1-:. Bat nsìì, F. Puri m : Secondo te che tipo di uso è stato fatto
Università degli studi della Calabria, /971.
nozioni di sito e di principio insediativo,
2 V. Gresouì, P.L. Cerri, Il. Morsut, P.I .. Nicoìm, del discorso semiologico applicato il materiale essenziale dell'operare
B. Vìganò : Piano di zona n. 2 in Comune di Cefalù, /977.
all' architettura? architettonico.
Credo che siano nati due filoni diversi In grado di agire quindi a tutti i livelli
fra loro, che non si sono mai ricongiunti. dimensionali, ma più chiaramente
Uno ha utilizzato in senso critico la produttivo alle grandi scale, più
semiologia dell'architettura, cadendo però in evidentemente didattico, per la presenza
trappole idealistiche anche vaste. Magari di un'alta quantità di materiali eterogenei
è anche riuscito a fare qualche scoperta, ma e per la strategia.
con alla base l'idea della restituzione II gruppo che ha lavorato sul tema
dell'atto puro, della nozione di arte per dell'autonomia dell'architettura ha tentato
l'arte. t il filone che va da De Fusco a Zevi, una riduzione del sistema di relazioni
e che mi pare abbia prodotto il maggior tecniche, economiche, distributive
numero di equivoci, Un secondo filone ha all'edificio, al controllo formale della scatola
finito per convogliarsi nell'alveo dei lunghi muraria. Secondo noi, invece, proprio
ragionamenti sull'autonomia della perché l'applicazione avviene ad altro
architettura. Nessuno dei suoi rappresentanti livello di complessità, il tentativo di
sarebbe disposto a riconoscerlo, ma la riduzione era impossibile: si metteva in
strada da essi percorsa, anche Se non è .prirno pano la questione della relazione
passata direttamente attraverso problemi e lo stud.o quindi del linguaggio di queste
semiologici, ha ereditato dagli studi relazioni: prima di tutte con il circostante.
sulla questione del linguaggio il proprio Questo processo dà difficilmente
piano di distacco. Per quanto riguarda il come risultato uno stile.
problema dell'autonomia dell'architettura, Capisco che in un momento di grave
ci sono motivazioni complesse che non incertezza coloro che hanno fornito sistemi
voglio sottovalutare, ma un certo interesse linguistici stilisticamente chiusi abbiano
per la preminenza linguistica è qui avuto un successo didattico importante. Chi
c ntrale: ed ha prodotto attorno spesso la come noi lavorava sul processo c sulla
necessità di soluzioni stilistiche un relazione non poteva dare formule
po' affrettate. • trasferibili facilmente. Abbiamo
Il gruppo di persone che ha lavorato semplicemente scoperto che è pos ibile
con me ha spostato invece il proprio leggere gli universi arnbiental i dal punto di
interesse negli ultimi dieci anni verso il tema vista architettonico, considerare come
dell'ambiente, che certo si è prestato a grossi classi architettoniche insiemi di cose mai
equivoci ma ha anche aperto molte nuove prima considerate; inoltre l'ambiente (come
indagini sul processo linguistico. "U mwelt ", ciò che permette la fondazione
Va chiarito una volta per tutte che intersoggettiva) ha introdotto nuovi
questa nozione di ambiente non è un sistema procedimenti di conformazione della
in cui dissolvere l'architettura, un pittoresco, architettura fondati sulla messa in primo
ma al contrario un materiale portante il piano dei principi di relazione, di
progetto architettonico, anzi, attraverso le interdipendenza, di mobilità, di connessione
q col luogo, importantissimi per il procedere
'" della disciplina.
-----
Che poi gli strumenti di gestione
e controllo dell'universo della metropoli si
siano fatti cornplicatissimi e pesanti.
che le difTìcoltà di sopravvivenza abbiano
pavimentato il nostro quadro quotidiano con
bisogni e desideri che producono diverse
gerarchie, ciò credo non deve confondere
i principi. Nella città come nella
campagna si vive in mezzo all'architettura
anche senza vederla: si vivono in una
città o in un territorio le distanze,
le memorie, la fìttezza, gli pessori,
i margini, i vuoti, le cose retrostanti: perché
parlare di linguaggio architettonico?
Lasciamo queste questioni ai semiologi
che traggano, come noi dall'idea che tutto
l'ambiente è architettura, delle conclusioni
1 interpretative importanti dal pensiero
che tutto è comunicazione. La cosa
architettonica ha fortunatamente una
....
r pesantezza terrestre e silenziosa che la lega
{' \, al luogo: è un fatto prima che un mezzo.
~V
•