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Sociologia Generale
Prof. Alessandro Basi
26 Gennaio 2016
Elementi di persistenza e di
mutamento nella società
pre-figurativa
“L’arte nell’epoca della sua dissoluzione […] è allo stesso tempo un’arte del
1
cambiamento e l’espressione pura del cambiamento impossibile.”
disincantato di Guy Debord2 che, secondo quello che si può apprendere dai suoi testi,
del dibattito di persistenza e mutamento s’interessò ben poco.
“L’arte” -lui dice- (in questo caso è l’arte il soggetto, ma potremmo facilmente
sostituirlo con tutto ciò che può essere oggetto di apprendimento e conoscenza da
parte della mente umana) “nell’epoca della sua dissoluzione” - quindi nel momento in
cui essa sta per giungere al termine- “é allo stesso tempo un’arte del cambiamento e
l’espressione pura del cambiamento impossibile.” -simultaneamente è elemento di
cambiamento ed espressione del cambiamento impossibile: che altro non è che persistenza-.
All’interno del corso ci è stato abbondantemente chiarito quanto persistenza e
mutamento siano aspetti diversi del medesimo, un’identico a specchio che procede
dall’uno; questa definizione ci porta a pensare che i due aspetti siano apprezzabili
unicamente nel sincronico e non nel diacronico. Questo ci viene confermato dal
filosofo Francese, che, con le parole “è allo stesso tempo”, rende esplicito come quelle
due forme siano sullo stesso piano nel senso del tempo.
All’apice del nostro sistema civile, non abbiamo più bisogno di mangiare cibo
stagionale o locale, e abbiamo un appetito insaziabile. Non siamo mai stati così bravi a
sfruttare la natura ma non siamo ancora così bravi da gestirne le conseguenze.
Consumi di massa creano montagne di spazzatura; solamente nel regno unito vengono
prodotti oltre mille milioni di tonnellate di immondizia ogni anno. E scarichiamo dove
non vogliamo che si veda. Ma in alcune zone del mondo questa è la casa dei meno
fortunati. A Mumbasa nel Kenya la gente deve ricavare una vita dalle cose che gli altri
gettano via. Quelle discariche sono sia casa che terreno di caccia. Sono cacciatori e
raccoglitori moderni, adattati a vivere nel lato oscuro della giungla urbana. Il loro
retaggio culturale non è ancora ben organizzato (per diverse cause) come lo è il nostro.
Con la cultura siamo stati capaci di consolidare atti produttivi e riproduttivi e la
tensione volta a migliorare questi due elementi ci ha portato alla civiltà. Questa
Ritengo che a questo punto sia perspicuo come la cultura abbia consolidato
l’uomo in una posizione di prestigio rispetto agli altri viventi. Non è ancora stato
espresso però quale sia l’esercizio adoperato dall’uomo orientato a tramandare la
propria cultura alle generazioni successive. Per fare chiarezza su questo, ci viene in
soccorso un testo del 1971, opera dell’antropologa Margaret Mead, intitolato:
“Generazioni in conflitto”. Questo è un elaborato sull’umanità non costruito su gli
eventi storici, ma sui processi culturali nel quale l’autrice si pone l’obiettivo di fare
chiarezza su uno dei - così come lei lo definisce- “problemi fondamentali della società
di oggi che riguarda il tramandarsi di tradizioni, di valori, insomma di una cultura da
una generazione all’altra”.
“Le distinzioni che faccio fra i tre diversi tipi di cultura: postifigurativa, in cui i
bambini apprendono sopratutto dagli anziani, cofigurativa, in cui sia i bambini che gli
adulti apprendono dai loro pari e prefigurativa, in cui gli adulti apprendono anche dai
facendo esperienza con i propri pari. In una cultura cofigurativa i giovani e gli anziani
apprendono rispettivamente dai propri coetanei, e gli adulti rinunciano a trasmettere
ai giovani il loro comportamento culturale. Questo avvenimento genera
inequivocabilmente un conflitto tra generazioni all’interno del quale le culture
prefigurative che non riescono a comprendere il mutamento si scontrano con le
culture cofigurative che sono titolari di conoscenze differenti da quelle dei loro
predecessori. Da un lato c’è l’incredulità da parte degli anziani di fronte ad un mondo
che non hanno conosciuto e che non riescono a spiegarsi , mentre dall’altra parte ci si
dirige verso l’ignoto con la brama di cambiamento, in direzione di ciò che ancora non
è stato prodotto e riprodotto.
Con la coscienza di oggi è facilmente comprensibile come la cultura cofigurativa
abbia preso il sopravvento su quella postfigurativa: la nascita delle scuole, degli
impieghi, delle istituzioni, degli ospizi, hanno contribuito a scardinare il metodo di
insegnamento verticale postfigurativo in favore di un apprendimento orizzontale con i
propri pari. E’ importante precisare che la cultura cofigurativa non ha sostituito la
cultura postfigurativa facendola scomparire, anzi: In tutte le culture cofigurative sono
ancora gli anziani ad avere il predominio, nel senso che sono essi a stabilire il modo e a
fissare i confini entro cui, nel comportamento dei giovani, si manifesta la
cofigurazione.5
Margaret Mead ci suggerisce che cultura postfigurativa, cultura cofigurativa e
come quelle in cui le nuove generazioni non imparano le proprie abitudini dagli
da quello che era ai tempi dei loro predecessori. “Oggi chiunque sia nato e
tempo[…] il quale cerca di lottare contro le nuove condizioni di vita che non gli
sono familiari.” 6
Gli anziani sono divisi dai giovani anche perché la loro è una condizione
provare e assimilare dei mutamenti così rapidi né visto mutare di fronte ai suoi
limitato, gli imperativi fondamentali della vita e della morte (Mead, p116). La
un’acquiescenza del tutto indifferente e utilitaria alle regole che sono considerate
delle assurdità. “Per loro il passato non è altro che un immenso, incomprensibile
fallimento […] perciò sono pronti ad aprire la strada a qualcosa di nuovo per
mezzo di una demolizione sociale simile al lavoro di una ruspa che abbatta gli
alberi e distrugga le caratteristiche del paesaggio per fare posto a una nuova
comunità”. 7
isolati.
essere i veri portatori di cultura, e spetta agli adulti di adeguarsi. Tra i giovani
università, che il rettore vada a discutere con loro e che porti i propri figli
caratteristiche del passato come criteri per l'analisi dei processi che non
rispondono più a questi parametri. Questi adulti non si rendono conto che i
valori non sono mai assoluti, ma sempre relativi ad una società e a un certo
tempo.
pensare al decadimento dei valori che ha fatto propri e che non riconosce più
comprensione del presente come una semplice continuazione del passato, sono
Il futuro è ora dice la Mead, ed è aldilà delle porte del futuro che sono
celate le risposte. La lettura del futuro aggiunge, è impersonata non dal genitore
o dal nonno; ma dal bambino. Deve essere il bambino ancora in grembo alla
madre e non l’anziano imponente con i capelli bianchi che nelle culture
continuità a divenire il simbolo di che cosa deve essere la vita.8 é un bambino di cui
(Mead, p126).
Credo che, con questa definizione, l’antropologa intenda dire che il futuro è
al bambino non ancora nato in grembo alla madre, già bisognoso di cose per le
quali se non saranno pronte prima che egli nasca, sarà troppo tardi” 9. Solo nel
Dal momento che le tesi riportate sopra si rifanno ad un testo del 1971 è
interessante esaminare come quasi mezzo secolo dopo, quelle percezioni della
che ancora non è stato trovato il punto di incontro tra generazioni (passato e
Michel Serrs nel libro tempo di crisi. Per il filosofo Francese quello che colpisce è
La crisi riconosciuta dal Filosofo è ben più amplia della sola crisi
economica che rumorosamente i mass media hanno fatto entrare nelle nostre
Con altre parole dice: piuttosto che parlare soltanto del recente disastro
finanziario, la cui importanza deriva dal fatto che il denaro e l’economia si sono
impadroniti di tutti i poteri, dei media e dei governi, meglio sarebbe assumere
l’esperienza, evidente e globale, che l’insieme delle nostre istituzioni conosce ormai una crisi che
fallito come “azienda”. Al di là di questo non sono state formulate tesi per
incompatibili con il presente. Allo stesso modo, i valori del passato, prodotto di
moderna istituzione per eccellenza non è stata adattata alle variazioni tipiche
dei tempi. Con il passare delle trasformazioni socioculturali è stata osservata una
didattiche richieste a gran voce sia dagli studenti che dagli educatori. Proprio
per questo “apparente scarso interesse” da parte delle istituzioni, che per prime
Dallo stesso testo si evince come i giovani siano a proprio agio ad utilizzare gli
come potenziamento allo studio. Ancora Michel Serres ci viene in aiuto con
un’altro testo intitolato “Non è un mondo per vecchi” nel quale dice: Lo spazio
cui i passeggeri, seduti ai loro posti nei vagoni, si lasciano condurre dal pilota
loro corpo abituato a guidare non sopporterà a lungo di rimanere al posto del
senso più esteso come non esistano più spettatori ma soltanto conducenti. Ma al
i propri passi verso il futuro, verso strumenti che a casa non possedevano
tecnologie di allora. Nella scuola di oggi, qualsiasi studente muove i propri passi
verso il passato per via del fatto che a casa propria possiede strumentazioni ben
È in questa separazione dal mio punto di vista che si svela la crisi scolastica
come una volta, integrate a tal punto di tecnologia e novità da renderle case del
sapere. Mi ripeto, attualmente ciascuna abitazione è una casa del sapere. Forse
rischio mi viene da pensare che una dose di colpevolezza vada ricercata tra gli
educatori. Molti tra di essi infatti non sono ancora riusciti a superare il conflitto
tra generazioni; ragione per cui spesso si rifanno a pratiche educative arretrate
che non rispondono alle diversità di linguaggio che si trovano nelle aule
moderne.
insegnato loro l’agio, non si rendono conto che il mutamento è stato ed è tuttora
tale esercizio limita i ritardi dell’evoluzione, nei quali già ci troviamo. Il futuro è
ora ci ricorda Margaret Mead e per questo non possiamo più permetterci di
bene, non lasciamo che giunga a noi a stenti e privo di forze: nutriamolo e
rendiamolo vigoroso.
Riprendo la frase che ho abbandonato alla terza pagina del paragrafo tre:
“è aldilà delle porte del futuro che sono celate le risposte.” Quelle porte sono
chiuse e c’è solo una chiave per aprirle: il cambiamento. Dietro quelle porte
sono chiusi gli infiniti tesori del sapere. Con il tempo esse si apriranno sotto la
O così credo.
Didascalie:
1. Guy Debord, La società dello spettacolo, Baldini e Castoldi, Milano,2001, cit.
4. ibidem.
5. ibidem.
6. ibidem.
7. ibidem.
8. ibidem.
9. ibidem.
10. Corrispondenze - Giovani, linguaggi digitali, pratiche educative, a cura di Daniel Boccacci, Unicopoli, 2016
Bibliografia:
• La società dello spettacolo, Guy Debord, 2001, Baldini e Castoldi,
Milano, 2001.
• Generazioni in conflitto, Margaret Mead, Rizzoli, Milano, 1972.
• Tempo di crisi, Michel Serres, Bollati Boringhieri editore, Torino, 2010.
• Non è un mondo per vecchi, Michel Serres, Bollati Boringhieri editore,
Torino, 2013.
• Corrispondenze - Giovani, linguaggi digitali, pratiche educative, a cura di
Daniel Boccacci, Unicopoli, 2016.
Bibliografia multimediale:
• www.pluralmodestia.wordpress.com, Gustavo M, Buenos Aires, 2011.
(https://pluraldemodestia.wordpress.com/2011/12/20/margaretmead/)
• Paperino nel mondo della matemagica, Disney, Stati Uniti d’America,
1959.
• Documentario: Human Planet, BBC, Regno Unito, 2011.
• www.treccani.it