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indice

3 - strc
spazio tempo ruolo compito
5 - basic process
fasi di lavoro
7 - connection pact
patto di ascolto
9 - visual imagery
immagini del cambiamento
11 - red alerts
criticità e difese
13 - value map
mappa dei valori
15 - quick wins
azioni veloci
17 - systemic change
progettazione di sistema
M_A_G
www.change.community [Marzia Nobile - Alessandro Rinaldi - Gianni Barbon]
STRC - SPAZIO TEMPO RUOLO COMPITO
Il notebook, incluso nel percorso, inizia con un tema fondamentale per il Facilitatore che si appresta a incontrare un
gruppo di lavoro, “STRC”, che anticipa e sostiene le sei fasi del Change_Basic Process, la sua costante applicazione
garantisce il corretto utilizzo del modello e degli strumenti e sostiene il raggiungimento degli obiettivi.

Dobbiamo attribuire molta importanza al modello Spazio, Tempo, Ruolo, Compito [STRC], una sorta di mappa operativa o
ancoraggio per impostare ogni intervento. Queste quattro dimensioni costitutive del contesto vanno dichiarate con
precisione all’inizio di ogni relazione o sessione di lavoro con il gruppo.
È importante prima di iniziare ad applicare le nostre tecniche di facilitazione chiarire sempre il contesto spazio
temporale in cui decidiamo di svolgere le nostre attività, definire bene i ruoli e i compiti sia dei presenti sia degli
assenti e riformulare l’obiettivo tante volte quanto necessario perché sia chiaro a tutti i partecipanti.
Il modello STRC influenza il rapporto, la relazione con il gruppo, permette di costruire un’interazione che produce
scambi rilevanti, se ben applicato sostiene la sensazione di adeguatezza del contesto, mette al centro la persona e
permette la possibilità di passaggio di informazioni significative a livello cognitivo ed emozionale.

“…Il modello STRC è da considerare come un’unità sistemica. Le quattro variabili sono in effetti aspetti differenti di
uno stesso contesto reale e sono incredibilmente connesse tra loro. Quando la dimensione soggettiva di una delle
componenti è incongrua e dunque disfunzionale, anche le altre ne vengono influenzate…”
[tratto da: “Scoprire e Vivere il Sè Profondo <Manuale di Process Counseling>” - A. Rinaldi e P. Callegari - ed. Forum 2005]

SPAZIO - Con il termine spazio non si intende solo un contenitore neutro, ma un elemento di mediazione, dotato di
molti segnali comunicativi e di possibilità di azione. È per questo motivo che l’allestimento dello spazio concorre
e influenza ciò che viene suscitato al suo interno. La cura nella preparazione del luogo in cui il gruppo agisce
deve sostenere le dinamiche di relazione, i nostri corpi e i nostri sistemi neurologici sono connessi con lo spazio
che ci circonda generando esperienze emotive e multisensoriali. Luce, aria, distanza-vicinanza, storia-imprinting.
È importante creare o modificare l’assetto di uno spazio per renderlo confortevole, che faciliti la possibilità di
movimento ed esplorazione, l’interazione e la motivazione alla partecipazione.
Prendere possesso dello spazio prima di iniziare, per un Facilitatore, è il fondamento di una buona gestione del
gruppo di lavoro. Come state? Come vi sentite? L’aria, la luce, i rumori come vanno? La temperatura è adeguata? Le
attrezzature disponibili sono sufficienti? Sono le domande che devono costantemente risuonare lungo tutto il
percorso di facilitazione. I rischi in una cattiva gestione dello spazio corrispondono a: distrazione, perdita di
concentrazione, inibizione, mancanza di motivazione, disagi psicofisici.

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STRC - SPAZIO TEMPO RUOLO COMPITO
TEMPO - Il presidio dell’elemento tempo è correlato a: chiarezza, precisione e congruità.
Definire in avvio dell’incontro tutti i termini temporali è importante quanto gestire la risorsa tempo durante lo
svolgimento delle sessioni d’incontro. Il rispetto dei termini concordati e le logiche di intervento dei singoli
vanno gestite in modo costante, consapevole e proattivo. La ricerca costante di trovare un adeguato equilibrio fra
lo scorrere della realtà e l’esperienza del gruppo è tutta nelle mani del Facilitatore che attraverso l’ascolto
decide quando dare ulteriore energia verso l’obiettivo e quando non intervenire affinché i vissuti di ogni
partecipante possano essere condivisi con intensità. Continui fotogrammi fra tempo lineare per raggiungere
l’obiettivo prefissato e tempo circolare per sostenere la relazione empatica.
I rischi di una cattiva gestione del tempo corrispondono a: dispersione, procrastinazione, effetti negativi sulla
concentrazione, disattenzione, perdita di motivazione, comunicazione inefficiente.

RUOLO - Ogni persona ha bisogno di definire il proprio ruolo all’interno del processo. All’inizio dell’incontro Il
Facilitatore spiega in modo sintetico il proprio ruolo, quello del Reporter e quello dei partecipanti. Ascolto
attivo, riformulazione, mediazione generale per trovare cornici di accordo, gestione dei tempi sono alcuni
comportamenti del Facilitatore. Raccolta dati, sintesi non valutativa e costruzione dei report sono le aree di
presidio del ruolo di Reporter. Il Facilitatore chiarisce inoltre ai partecipanti il loro ruolo costruttivo
nell’individuare proposte e soluzioni in un’ottica di condivisione e progettazione partecipata.
Il Facilitatore sostiene altre figure che non sono presenti durante gli incontri ma che si occupano di far evolvere
il progetto da un punto di vista della comunicazione e della cooperazione.
I rischi in una cattiva gestione del ruolo corrispondono a: caos, mancanza di responsabilità, conflitti,
incomunicabilità.

COMPITO - Il Facilitatore illustra in modo più pratico i compiti di ciascuno all’interno dei gruppi di lavoro.
Spiega e promuove i tool di lavoro per dare una visione più completa del percorso e incanalare in modo corretto le
energie. Il tool da utilizzare per ogni incontro, che rappresenta la metodologia di base, è il GIG, appreso durante
il percorso formativo e presente nel Training Book. All’interno del percorso forma il gruppo per il corretto
utilizzo delle schede di facilitazione.
Per il Facilitatore è cruciale richiamare durante gli incontri le schede e i singoli obiettivi stabiliti, per
incanalare le giuste energie verso una gestione equilibrata del processo e di tutte le fasi del contesto STRC.
I rischi in una cattiva gestione del compito corrispondono a: disorientamento, dispersione di energie, mancato
raggiungimento dei risultati.

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NOTE BASIC PROCESS
INTRODUZIONE ALLO STRUMENTO - Siamo consapevoli che questo strumento può essere superato, adattato e che la libertà
stilistica di ciascun Facilitatore renderà merito al modello. Ogni progresso che questo approccio avrà nelle
organizzazioni, capaci di abbracciare il cambiamento, di interpretarlo e di viverlo con passione, ci darò gioia. [M_A_G]

La prima scheda, qui a lato, serve al Facilitatore per tracciare il percorso al gruppo in modo sintetico in aderenza a
STRC. Compila i campi e prende nota in questa pagina di tutti i rilievi legati ai comportamenti, le richieste
specifiche, le note riferite al tema e all’obiettivo durante tutto il percorso.
Ogni sessione è di circa 2 ore e tutto il percorso può durare 3-5 incontri, Il Facilitatore e il Reporter comunicano
andamento e risultati direttamente al Navigation Team attraverso strumenti collaborativi concordati.
- Uno dei primi passi fondamentali per la creazione di un gruppo di lavoro, tra i 6 e i 12 componenti, è
l’individuazione dei partecipanti. Possono essere selezionati su invito o proposti dallo stesso navigation team, oppure
attraverso una richiesta a cui essi possono decidere di aderire:
• persone di differenti uffici/settori che lavorano all’interno degli stessi processi organizzativi;
• persone che lavorano insieme all’interno di progetti speciali;
• persone che, pur non lavorando a stretto contatto, sono accomunate da forte motivazione e risonanza rispetto al tema
del progetto.
- Il modello di facilitazione proposto come strumento chiave da utilizzare all’interno dei gruppi è il GIG(1). Si tratta
di un modello flessibile messo a punto nell’ambito del Process Counseling, che consente di creare le condizioni per un
lavoro di team efficace ed ecologico dal punto di vista delle relazioni.
Il Facilitatore é un ruolo che richiede una competenza complessa che si impara nel tempo, con metodo e sperimentazione
sul campo, ecco i suoi asset:
• apertura rispetto al cambiamento e allo sviluppo organizzativo;
• orientamento al lavoro di gruppo e alla condivisione delle esperienze;
• ascolto empatico e comunicazione efficace in un contesto di relazione di gruppo;
• mediazione positiva all’interno dei gruppi rispetto alle componenti cognitive ed emotive;
• gestione efficace dei processi di sintesi e di organizzazione delle attività;
• possesso di una visione d’insieme sui diversi livelli di relazione all’interno del progetto e dell’organizzazione.

La “presenza” per il Facilitatore è l’elemento chiave: se ben gestita è un piccolo capolavoro!


GIG(1) => vedi “training book”: gli strumenti dedicati alla comprensione, all’ascolto e alla gestione del gruppo.

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