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Progettazione
Roberta Tanzi
Editing
Giulia Da Campo
Impaginazione
Raissa Postinghel
Immagine di copertina
© AleksandarGeorgiev/iStockphoto.com
Fotografie degli interni
© istockphoto.com
Copertina
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Raissa Postinghel
Direzione artistica
Giordano Pacenza
Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo effettuata, se non previa autorizzazione dell’Editore.
È consentita la fotocopiatura delle schede operative contrassegnate dal simbolo del © copyright, a esclusivo uso didattico interno.
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INSEGNARE DOMANI è un progetto a cura del team
Dario Ianes, Docente ordinario di Pedagogia e Didattica Speciale all’Università di Bolzano, Corso di
Laurea in Scienze della Formazione Primaria. È co-fondatore del Centro Studi Erickson di Trento, per il
quale cura alcune collane, tra cui le Guide e i Materiali. Autore di vari articoli e libri e direttore della rivista
«Difficoltà di Apprendimento».
Angela Cattoni, Laureata in Lettere e Filosofia e poi in Neuroscienze presso l’Università degli Studi di
Trento. Presso le Edizioni Erickson svolge attività di ricerca in ambito educativo-didattico relativamente a
metodologie innovative ed efficaci di apprendimento. Si occupa, inoltre, della pianificazione di App, software
educativi e piattaforme online, tra cui «Dirigere Domani Digitale» e «Insegnare Domani Digitale».
Giulia Scapin, Laureata in Neuroscienze, perfezionata in Tecnologie per la Didattica: Dispositivi e Diversità,
formatrice AICA per il Piano Nazionale Scuola Digitale della Regione Veneto, si occupa di implementazione
delle tecnologie educative. Nell’ambito del progetto Insegnare Domani ha seguito la pianificazione e la
produzione dei contenuti nella piattaforma digitale Insegnare Domani.
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Il settore del Centro Studi Erickson garantisce il presidio della Casa Editrice
sui temi più attuali in ambito psicopedagogico, educativo, didattico e sociale/welfare attraverso lo
studio, l’acquisizione e, di conseguenza, l’applicazione di conoscenze, abilità e competenze specifiche.
Il modello adottato è quello triadico, basato su: sapere (che concerne l’insieme delle conoscenze e
le teorie che sono state formulate intorno a un tema, un argomento, un ambito disciplinare); saper
fare (che attiene alle abilità e allo sviluppo di prassi di intervento/azione, saldamente basate su teorie
criticamente scelte come ancoraggio del lavoro e come premesse fondanti e costruttive; riguarda
inoltre le metodologie adottate nel lavoro e gli aspetti operativi, che sono orientati dal sapere); saper
essere (ossia le competenze specifiche che si vanno a sviluppare e attiene a quel modo di lavorare
per cui si è orientati da una consapevolezza riflessiva sul proprio ruolo, sulla propria funzione e sugli
obiettivi sviluppabili attraverso il proprio lavoro).
I principi cardine su cui si basa il lavoro della Ricerca e Sviluppo sono quindi: Scientificità, Innovazio-
ne, Ricerca, Pragmatismo, Confronto, Co-progettazione e collaborazione condivisa, Comunicabilità,
Personalizzazione /Individualizzazione, Partnership.
La mission della Ricerca e Sviluppo Erickson è in linea con quella aziendale, ovvero sviluppare e dif-
fondere competenze, metodologie, strumenti e prodotti derivati dalla ricerca scientifica e dalle migliori
prassi e caratterizzati da qualità — innovazione — pragmaticità che abbiano l’obiettivo di migliorare
l’azione (preventiva-riparativa e di sviluppo) di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti nei contesti dell’e-
ducazione, della didattica e del welfare in un’ottica di integrazione sistemica.
Indice
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SECONDA PARTE – ESEMPI DI LEZIONI SVOLTE
Tavola sinottica delle lezioni 118
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ascolto, parlato e scrittura) (Paola Marinetto) 329
Lezione 15
Hobbes e il Leviatano: dallo stato di natura alla società. Filosofia, storia e diritto
nel curricolo liceale
(Patrizia Farello e Ferruccio Bianchi) 355
Lezione 16
Le coordinate polari. I processi cognitivi sottesi all’apprendimento
della matematica (Eugenia Pellizzari) 373
Lezione 17
Il comportamento del consumatore. Condurre un’analisi di mercato
sulle motivazioni all’acquisto (Gianluca Daffi) 393
Appendice
I sette capisaldi dell’innovazione didattica (Heidrun Demo) 405
Glossario degli approcci metodologici, delle strategie e degli strumenti
(RICERCA e SVILUPPO Erickson) 409
Bibliografia Erickson di approfondimento 425
INTRODUZIONE
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particolarmente efficaci non solo nel favorire e facilitare l’apprendimento negli alunni,
ma anche nello stimolare in loro curiosità e motivazione intrinseca.
Per dare omogeneità alla struttura delle varie proposte didattiche da parte degli
autori coinvolti nel progetto, tutte le lezioni — benché caratterizzate da approcci
metodologici anche molto diversi fra loro — sono state realizzate tenendo conto
degli elementi fondamentali e imprescindibili di una «buona lezione», in primis la
reale applicabilità nel contesto educativo-didattico scolastico in prospettiva piena-
mente inclusiva.
Le proposte contenute nel volume sono delle vere e proprie attività didattiche
in grado di delineare precisi percorsi formativi. Tali attività sono spesso concatenate tra
loro lungo una sequenza temporale ben definita e declinata su più momenti distinti.
All’interno dei percorsi formativi si potranno cogliere con immediatezza gli elementi
caratteristici e imprescindibili che saranno di aiuto per affrontare anche la parte di
«simulazione» vera e propria di una lezione.
Ogni proposta si apre con alcune informazioni di carattere generale che
«sintonizzano» il lettore su quelli che saranno i contenuti specifici della lezione
stessa: Livello scolastico, Area disciplinare/classe di concorso, Principali scelte metodo-
8 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
logiche, Argomento della lezione, Età dei destinatari/classe. Segue una parte dedicata
nello specifico alla Progettazione didattica della lezione, con un inquadramento della
Metodologia utilizzata (intesa in senso ampio, ovvero come approccio o tecnica),
anche in riferimento alla cornice teorica nella quale essa si colloca.
Vengono poi definiti gli Obiettivi di apprendimento/Traguardi per lo sviluppo di
competenze delineati secondo una programmazione basata sulla triade «conoscenze-
abilità-competenze» — che avremo modo di approfondire nel corso di questo volume
— per proseguire con la definizione di Strumenti, materiali, risorse, utilizzati e previsti
per lo svolgimento dell’attività/lezione. Si tratta di materiali e strumenti tra i più diver-
sificati: dalle tecnologie al materiale manipolativo, dagli strumenti di lavoro specifici
per determinate attività ai materiali costruiti ad hoc dall’insegnante o dagli alunni stessi.
In alcuni casi è esplicitamente previsto l’impiego di risorse «umane aggiuntive» (un
collega, un esperto, ecc.), ma anche semplicemente di «agganci» presenti sul territorio
(come un museo) o di collaborazioni tra la scuola e altre realtà, quali ad esempio quelle
dell’associazionismo.
La parte centrale di ciascun contributo è dedicata alla descrizione dettagliata
dell’attività o della struttura della lezione, per evidenziarne in modo schematico-
circolare (inteso come scambio continuo di informazioni tra chi insegna e chi
apprende) le diverse fasi di svolgimento. Il modello di riferimento che più di ogni
altro abbiamo trovato funzionale, e che quindi abbiamo deciso di adottare, è quello
basato sulla triade Input – Elaborazione – Output, senza dimenticare l’importante
funzione svolta dalla mediazione didattica.
Infine, vengono suggerite alcune indicazioni utili per la Valutazione e verifica
degli apprendimenti acquisiti attraverso le attività svolte. In particolare, oltre alla
verifica finale e alla valutazione degli apprendimenti acquisiti da parte degli alunni,
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è fondamentale una continua verifica in itinere dell’adeguatezza della progettazione
didattica della lezione, in modo da poter eventualmente attuare le modifiche o gli
aggiustamenti necessari.
A chiusura di ciascuna lezione si trova poi una Bibliografia essenziale e, in alcuni
casi, segnalazioni di risorse web ritenute particolarmente utili.
Uno dei tratti fondamentali delle lezioni è la loro capacità inclusiva rispetto alle
svariate differenze che caratterizzano gli alunni. Esse propongono spunti operativi per
sviluppare la dimensione dell’inclusione «in positivo»; tuttavia, non ci si dovrà aspet-
tare di trovare specifici riferimenti concreti a metodi propri della didattica speciale.
L’approccio adottato vuole promuovere un’inclusione «da dentro» e non si
configura come qualcosa di aggiunto «da fuori». Il lettore attento, che si pone
nell’ottica inclusiva, saprà quindi cogliere questi aspetti nelle varie lezioni proposte,
anche quando essi saranno meno espliciti ed evidenti ma, proprio per questo, situati
nella dimensione di una reale attenzione indistintamente rivolta a tutti gli alunni.
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APPRENDIMENTO
Didattica secondo PROGETTARE
per tutti una
IN MODO
Attenzione INCLUSIVO Azione del soggetto
alle diversità che apprende
degli alunni 3 temi attenzione al
attenzione al si basa su
funzionamento
umano
differente Input Output
equità PIANO PIANO Elaborazione
RELAZIONALE AFFETTIVO-EMOTIVO
efficacia tecnica e
piena partecipazione
sociale con
curare
valore positivo arricchire di affettivamente aiutare il gruppo
intrinseco affettività la relazione classe ad affrontare
valore positivo l’insegnamento- di aiuto «temi sensibili»
strumentale apprendimento
CON I CONTRIBUTI DI
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CAPITOLO 1
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orientato verso lo sviluppo delle otto competenze chiave (key competences), a cui tutti
i cittadini hanno diritto nel corso della propria istruzione.
Sempre il Consiglio Europeo, nelle Raccomandazioni del settembre 2006 e
nel Quadro Europeo delle Qualifiche, offre delle definizioni che, anche nel nostro
caso, ci aiutano a delineare meglio differenze e collegamenti/interconnessioni tra
conoscenze, abilità e competenze.
Conoscenze: indicano il risultato dell’assimilazione di informazioni attraverso
l’apprendimento. Le conoscenze sono l’insieme di fatti, principi, teorie e pratiche
relativi a un settore di studio o di lavoro; le conoscenze sono descritte come teoriche
e/o pratiche.
Abilità: indicano le capacità di applicare conoscenze e di usare know-how per
portare a termine compiti e risolvere problemi; le abilità sono descritte come cogni-
tive (uso del pensiero logico, intuitivo e creativo) e pratiche (che implicano l’abilità
manuale e l’uso di metodi, materiali, strumenti).
Competenze: indicano la comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e
capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e
12 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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delle competenze (Brotto, 2012). Competenza quindi come «modo d’essere» e non
«di avere». In quest’ottica è di primaria importanza che i docenti si formino all’uti-
lizzo di strumenti che li rendano in grado di valutare e progettare per competenze
(Castoldi, 2009; 2011).
Programmare per competenze è quindi diventato un Leitmotiv nel lessico di-
dattico recente (Ajello, 2002). Per riprendere le parole di Wiggins (1993): «si tratta
di accertare non ciò che lo studente sa, ma ciò che sa fare con ciò che sa». È questa
la sfida con la quale la scuola è chiamata a confrontarsi nel passaggio da una «scuola
delle conoscenze» a una «scuola delle competenze».
Ed è anche questa la sfida che facciamo nostra e il messaggio che vogliamo
lanciare con la proposta di queste lezioni che abbiamo cercato di impostare proprio
secondo quest’ottica.
Guasti (2012), nel suo testo Didattica per competenze, introduce, in linea con
Delors (1996), l’idea che la competenza sia un fatto relativo alla persona e non una
pura tecnica e, proprio per questa ragione, richiede anche la «personalizzazione dei
compiti».
Nella Circolare Ministeriale del 10 novembre 2005 n. 84 viene riportato che:
PIANI DI AZIONE EDUCATIVO-DIDATTICI 13
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formativo senza aver «attivato» una serie di operazioni mentali di fondamentale impor-
tanza, facendone quindi anche esperienza con specifiche azioni educativo-didattiche
dirette e indirette. Si tratta di operazioni mentali tipiche del «pensiero/coscienza critica».
Le operazioni mentali individuate da Guasti si presentano come un gruppo
unitario dotato di un suo significato e sono:
– comparare
– comprendere
– creare
– descrivere
– giudicare
– interpretare
– ipotizzare
– osservare
– produrre
– riflettere
– sperimentare
– valutare.
14 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Progettare in modo inclusivo: didattica per tutti e attenzione alle diversità degli alunni
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Che cosa si intende per «valore inclusivo»? Si intende un valore che consiste nel
miglioramento della qualità didattica complessiva per tutti gli alunni, i quali in questo
modo riescono a ottenere proposte maggiormente individualizzate/personalizzate.
In concreto, una buona didattica inclusiva cerca di realizzare alcuni compiti
essenziali.
1. Il tema del funzionamento umano differente. Riconoscere e comprendere le varie
differenze degli alunni, sia quando sono differenze problematiche sia quando
sono «semplicemente» modi diversi di pensare, apprendere, relazionarsi, vivere
situazioni. Una didattica diventa sempre più inclusiva proporzionalmente a quanto
gli insegnanti sapranno accorgersi e comprendere le modalità di «funzionamento»
individuali e particolari.
2. Il tema dell’equità. Valorizzare le differenze (innanzitutto non pensandole solo in
accezione negativa ma anche per le loro valenze positive), nel senso di considerare
di «pari valore, dignità e diritti» ogni differenza e di realizzare, per un’esigenza di
equità, forme di differenziazione e di compensazione per raggiungere situazioni
di uguaglianza sostanziale tra gli alunni, e non solo quindi di pari opportunità.
In altre parole, dare di più a chi ha di meno, per dirla alla don Milani. La valo-
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molto bene a un’evoluzione normalizzante con l’intero gruppo di alunni.
L’enfasi su questo principio di «speciale normalità» nacque come tentativo di
uscire dal «dilemma della differenza» (Terzi, 2005; 2008; D’Alessio, 2007; 2011) tra
interventi tecnici efficaci ma segregati e segreganti (spesso), da un lato, e interventi
ad alta integrazione sociale ma poco efficaci per gli apprendimenti, dall’altro. L’obiet-
tivo era di evitare di scegliere un lato a scapito dell’altro, unendo in una coesistenza
dialogica le migliori istanze delle due posizioni, perché entrambe, quella tecnica e
quella della piena partecipazione sociale, hanno in sé grandi valori che verrebbero
oscurati dall’uso esclusivo di un’opzione senza l’altra. Più recentemente, sull’onda
delle polemiche e del dibattito suscitati dal testo Gli alunni con disabilità nella scuo-
la italiana: bilancio e proposte (Associazione Treellle, Caritas Italiana e Fondazione
Agnelli, 2011; Scataglini, 2012), si fa sempre più strada la posizione che sostiene che
la priorità assoluta per ridare all’integrazione scolastica degli alunni con disabilità la
qualità che merita e per muovere passi significativi verso l’inclusione sia proprio un
miglioramento significativo nella qualità della didattica quotidiana e normale per
tutti gli alunni. Qualità diffusa che, purtroppo, non è affatto migliorata in questi
ultimi 10 anni, come invece la crescente complessità della scuola italiana avrebbe
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da quella utilizzata a livello internazionale (D’Alessio, 2007; Medeghini, 2006; 2009;
Booth e Ainscow, 2008; Dovigo, 2007; 2008; Norwich, 2002; 2003), un’inclusio-
ne che fosse una risposta individualizzata/personalizzata a quel 20% di alunni con
Bisogni Educativi Speciali che, pur vivendo difficoltà rilevanti, erano esclusi dalle
misure aggiuntive previste dalla Legge 104/92 per gli alunni con disabilità, gli unici
tutelati dalla normativa. Fu una posizione tattica dettata da considerazioni di equità:
alunni con evidenti difficoltà non potevano avere accesso a risorse importanti per il
loro apprendimento e per la partecipazione sociale. Questa posizione ebbe l’effetto
di portare l’attenzione anche su altre difficoltà quasi del tutto trascurate nel ricono-
scimento della legittimità di un bisogno derivante da un particolare «funzionamento
umano», e non soltanto da alcune diagnosi cliniche. Ora la consapevolezza della
presenza di un minimo 20% di alunni con Bisogni Educativi Speciali a cui la scuola
italiana deve rispondere è una realtà acquisita e crediamo si possa usare correttamente
la parola inclusione come nel panorama internazionale (Inclusive Education) pen-
sando al 100% degli alunni e non al 20% con difficoltà. L’orizzonte dell’inclusione
accomuna percorsi anche molto diversi: la strada di chi è partito dal lavoro tecnico
con le persone con disabilità nella scuola e poi via via ha ampliato la sua ottica, per
PIANI DI AZIONE EDUCATIVO-DIDATTICI 17
approdare alla generalità di una didattica che si fa speciale per tutti gli alunni (in
questo caso il patrimonio di conoscenze speciali costruite nel lavoro di integrazione
si diffonde nella normalità), e la strada di chi invece ha contestato un’ottica troppo
legata alla problematicità di alcuni alunni, troppo a rischio di stigmatizzazione e
nuova esclusione, troppo poco modificatrice di una realtà scolastica ancora poco equa
e fattore reale di promozione sociale (in questo caso si è affrontato il tema di come
rendere la scuola più efficace e partecipativa per tutti gli alunni, a prescindere dalle
loro difficoltà. Si vedano ad esempio i contributi del Gruppo di ricerca «Inclusione
e Disability Studies» di Medeghini e colleghi: Medeghini, 2006; 2009).
Dunque, una semplice proposta: come negli anni scorsi abbiamo abbandonato
alcune espressioni superate o fuorvianti (ad esempio, «inserimento scolastico» o
«persona diversamente abile»), perché non superare anche l’espressione «integrazio-
ne scolastica» e parlare solo di «inclusione» di tutti gli alunni, ognuno dei quali ha
realtà molto diverse di «funzionamento umano» (e in questo senso l’antropologia
globale bio-psico-sociale di ICF-OMS è indispensabile; OMS, 2002)? Alcuni di
questi alunni avranno un funzionamento con disabilità, altri con disturbi dell’ap-
prendimento, altri con difficoltà varie, altri con talenti e capacità notevoli, altri con
stili cognitivi e intelligenze particolari, altri con caratteristiche uniche dal punto di
vista comunicativo, affettivo, motivazionale, altri con culture diverse, altri infine
sembreranno semplicemente normali, simpatici, antipatici, svelti, lenti, furbi, ecc.
Tutti questi alunni hanno il diritto di essere «compresi» (sia nell’accezione di essere
capiti, conosciuti bene nelle loro peculiarità e bisogni educativi che possono essere
così problematici da risultare «speciali», sia in quella di essere tenuti vicini, di essere
protagonisti di una vita collettiva) e di vivere esperienze adatte alle proprie particolarità.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
L’attenzione al piano della «buona relazione»
Le qualità sono distribuite in vari aspetti della diade e nei vari sistemi di relazioni-
interazioni in cui la diade è immersa. Vediamo un po’ più da vicino l’aspetto della
«bontà-significatività».
Un insegnante e un bambino che ridono insieme (reciprocità o sincronia) o
un maestro che coglie un momento di frustrazione del bambino e gli si avvicina
con in mano il pezzo che gli manca per completare il puzzle (sensibilità), sono
esempi di aspetti quotidiani di interazione. […] Gli stili preferiti dagli insegnanti
per l’espressione emotiva (calmo/tranquillo o teso/agitato), la loro attenzione e la
loro sensibilità ai bisogni emotivi dei bambini e la loro percezione o le credenze
relative al comportamento sociale del bambino e alle sue emozioni (se sono rite-
nute importanti o no) sono altri esempi di variabili fondamentali per una buona
relazione. (Pianta, 2001, p. 38)
Di «valore» positivo di una relazione crediamo si possa parlare in almeno due
accezioni:
– valore positivo intrinseco: una buona relazione vale in se stessa, è benessere psico-
logico vissuto direttamente, è un «bene» immateriale ma di formidabile valore,
ci arricchisce in quanto tale; ci sentiamo, talvolta, ricchi proprio di relazioni di
amicizia, di vicinanza, di supporto, di condivisione;
– valore positivo strumentale: una buona relazione è anche utile, serve a farci raggiun-
gere degli scopi, a farci funzionare più efficacemente in un contesto come può
essere quello dell’apprendimento, del gioco o del lavoro, e a far agire al meglio le
persone in interazione con noi.
Si potrebbe dire allora che una relazione è buona quando desideriamo «ar-
ricchirci» di essa, siamo motivati a realizzarne e viverne sempre di più (e sempre
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
meglio) e quando, attraverso di essa, riusciamo a costruire livelli di sviluppo più alti
e desiderabili, in noi e negli altri.
I due aspetti (buona come fine e come mezzo) sono indissolubili: non c’è valore
intrinseco senza una ricaduta strumentale e non ci può essere una buona relazione
che sia soltanto strumentale e non diventi positiva in sé (sarebbe solamente oppor-
tunistica e verrebbe consapevolmente svalorizzata).
C’è un altro aspetto indissolubile in una buona relazione, e cioè che il valore
positivo viene vissuto come tale da tutti i partecipanti (in questo caso insegnante e
alunno): una buona relazione è tale soltanto se lo è per entrambi.
Cerchiamo allora di esplorare più a fondo il «valore»/la «bontà» di una relazione
tentando di definirne alcuni aspetti specifici, quasi degli ingredienti che si possono
costruire nel rapporto con l’alunno, per farlo diventare una buona relazione.
Per fare questo dobbiamo però abbandonare del tutto una visione meccanicistica
dello sviluppo di una buona relazione: prima ci metto un po’ di ascolto, poi un po’
di empatia, poi aiuto — ovviamente — ed ecco che diventa una buona relazione!
La pedagogia ci insegna che una buona relazione di aiuto (Canevaro e Chiere-
gatti, 1999) ha bisogno di tempo, di occasioni e di incontri ripetuti, non dobbiamo
PIANI DI AZIONE EDUCATIVO-DIDATTICI 19
avere fretta. Spesso invece gli insegnanti sono sotto pressione per le scadenze, i
tempi e quest’ansia rende più difficile la relazione. Nell’aspettare, dobbiamo però
accompagnare con sicurezza, dare appuntamenti all’alunno, conoscerlo a fondo nella
provvisorietà della sua situazione e su questa comprensione accompagnarlo in un
pezzo di strada, anche con l’energia e la decisione di una guida sicura. Guida che
non ha certo la presunzione onnipotente di conoscere il tragitto, ma che lo progetta
assieme, in un «noi vorremmo arrivare un po’ più in là».
La relazione è quindi la componente fondamentale del nostro piano d’azione,
la nostra cornice in cui mettere dentro tante belle cose di didattica.
Cerchiamo dunque di facilitare lo stabilizzarsi di un «legame» sufficientemente
buono attraverso alcune grandi aree di attenzione specifica e di impegno operativo.
Semplificando molto, si potrebbe dire che nello svilupparsi e consolidarsi di una
relazione sufficientemente buona potremmo agire su tre leve: accettazione incondi-
zionata e attribuzione di valore positivo all’alunno a prescindere dalle sue condizioni
di human functioning, al di là delle sue capacità, competenze, stato di salute, com-
portamento, ecc.; ascolto attivo, conoscenza, comprensione ed empatia; proattività,
stimolo, aiuto, accompagnamento, aspettative, azione orientata, proposta e guida.
Queste tre grandi classi di atteggiamenti-azioni favoriscono lo sviluppo di al-
trettante dimensioni psicologiche positive nell’altro: autostima, identità e sicurezza.
È su queste coordinate che la relazione crea e sviluppa la sua reale qualità.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
prendere, scoprire, costruire nuove conoscenze e competenze sono attività ricche di
vita affettiva. Relazionarsi con i compagni, collaborare o scontrarsi, discutere, fare e
disfare amicizie e legami, vivere relazioni anche intense con adulti, ecc.: tutto questo
accade nella scuola ed è ricco di vita affettiva.
Riteniamo che queste due dimensioni fondamentali della vita quotidiana nella
scuola, quella dell’apprendimento e quella delle relazioni, debbano essere arricchite
di molte attenzioni continue allo sviluppo di competenze affettive, attenzioni pe-
dagogicamente chiare, ma altrettanto nascoste, implicite, informali (Ianes e Demo,
2007). Informali nel senso che attenzioni e sensibilità degli adulti, nel loro modo
abituale di comunicare, di strutturare le attività, di relazionarsi, di essere e di vivere
loro stessi la propria vita affettiva, formano giorno dopo giorno piccoli avanzamenti
verso una migliore competenza affettiva di tutti gli alunni.
Accanto infatti a percorsi strutturati e formali di educazione all’affettività rivolti
al gruppo classe (per un’analisi completa delle ormai numerose proposte strutturate
disponibili per gli insegnanti si veda Ianes e Demo, 2007), riteniamo si debbano
arricchire informalmente e insaporire di affettività tutte le attività quotidiane. Ma
20 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
questo non vuol dire alcunché di generico, anzi. Per muoversi con agilità nella quo-
tidiana espressione dei vari piani della vita affettiva dobbiamo avere le idee ancora
più chiare rispetto a quello che ci serve per condurre un percorso strutturato fatto
di varie attività ben definite, perché la realtà vera ci cambia sotto i piedi, perché gli
alunni sono imprevedibili, perché non abbiamo un copione, perché saremo colti di
sorpresa soprattutto dagli alunni con Bisogni Educativi Speciali.
In tutto ciò dovremo tenere sempre presenti i tre piani principali della vita
affettiva (emozioni di base — rabbia, paura, ansia, gioia, disgusto, sorpresa —, stati
d’animo e sentimenti), le tre competenze fondamentali (conoscere, comprendere,
esprimere) e i processi evolutivi che dobbiamo attivare per facilitare una crescita
positiva: i linguaggi, il pensiero, i valori e la negoziazione.
Un buon intervento informale, anche estemporaneo e improvvisato, si muoverà
sempre su queste coordinate.
Se, ad esempio, interveniamo in un litigio molto acceso, saremo a stretto con-
tatto con le emozioni di base, cercheremo di aiutare gli alunni a comprendere alcuni
meccanismi che le hanno fatte scattare, a pensare modi alternativi di esprimerle,
regolandole in modo più accettabile. Cercheremo forse anche di collocare le emozioni
e gli stati d’animo che hanno preparato il litigio sullo sfondo di alcuni sentimenti,
di alcuni valori. Cercheremo di negoziare significati e comportamenti, attraverso il
nostro ascolto e la nostra empatia, cercheremo di stimolare linguaggi più evoluti,
pensieri meno emozionanti, valori e sentimenti più solidali.
Lo stesso accadrà quando cercheremo di consolare un alunno che non ce l’ha
fatta, o di discutere regole importanti per la convivenza civile.
Cerchiamo di vedere ora più nel dettaglio quali «possibilità» ha l’insegnante
per lavorare concretamente in classe su questo versante.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Arricchire di affettività le dinamiche dei processi di insegnamento-apprendimento
Ciò che avviene, nel bene e nel male, nei microprocessi di insegnamento-
apprendimento è affettivamente carico. Possiamo lavorarci su con attenzione, ed è
proprio la nostra attenzione, il nostro ascolto la prima strategia indispensabile. Dob-
biamo «sentire» le tonalità affettive dei nostri alunni quando cercano di apprendere,
la loro ansia, il loro senso di impotenza o di soddisfazione e gioia, la loro rabbia per
gli insuccessi, l’eccitazione della sfida, la loro gelosia, invidia, ecc. Se ci sembra di non
«sentire» abbastanza, possiamo sempre chiedere con delicatezza. Sarà un’attenzione
che manderà un messaggio di cura affettivamente rilevante.
Nelle dinamiche di insegnamento-apprendimento, ci sono alcuni punti sensibili
— l’inizio dell’attività, il cuore dell’apprendimento e il prodotto — affettivamente,
a cui prestare un ascolto più attento e attivo e su cui lavorare che affrontiamo qui
di seguito. È utile prestare attenzione a queste tre fasi sensibili per rendere concreto,
reale e fattibile il nostro lavoro informale di arricchimento affettivo dei processi di
apprendimento e per utilizzare questi ultimi per potenziare le competenze affettive.
PIANI DI AZIONE EDUCATIVO-DIDATTICI 21
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scelte, la creatività.
Ma esistono anche i rischi. Sinberg (in Tuffanelli, 2006, p. 245) ne cita alcuni,
particolarmente presenti nelle situazioni di problem solving: la paura di sbagliare,
il fermarsi soddisfatti alla prima idea che viene in mente, l’eccessiva ricerca di un
successo immediato e di una vittoria sugli altri, l’esagerato bisogno di sicurezza e di
protezione, la paura del giudizio degli altri, la scarsità di motivazione, ecc.
Il livello di vita affettiva che chiamiamo sentimento, con la sua forte componente
valoriale, ci dà l’energia per non mollare, per continuare a elaborare, per voler rag-
giungere un risultato, per noi, per i nostri compagni, per l’insegnante, per la nostra
famiglia. In queste fasi centrali, l’insegnante può attivare e regolare stati affettivi,
linguaggi, riconoscimenti, pensieri, valori, motivazioni e atteggiamenti.
Non occorre dire che anche in questa fase l’affettività è coinvolta, ma qui c’è
di nuovo il fatto che l’azione di chi apprende incontra il feedback dato dall’adulto,
che commenta, corregge, approva, condanna, ecc.
Questa è una dinamica ad alto valore affettivo: in alcuni casi l’alunno attende
con una forte ansia il nostro feedback, che lascerà un segno affettivo. Dare feedback
affettivamente corretti non è semplice, ma quando l’alunno ha finito e ci guarda, ci
sta chiedendo un’assunzione di responsabilità diretta, sul piano dell’apprendimento
e su quello della dimensione affettiva.
Mentre ottiene il giusto feedback dovrebbe ricevere anche un insegnamento
affettivo su come gestire il suo stato d’animo ed eventualmente la sua emozione: si
pensi alla delicatezza di dover dare (e ricevere) un feedback negativo, che corregga
efficacemente l’azione sbagliata senza mortificare, deprimere o suscitare reazioni di
rabbia. Un feedback intenso dal punto di vista affettivo lavora meglio, consolida
meglio le tracce in memoria, rende più solido e profondo il processo mentale che
ha portato a quell’azione. Dunque, aiuta ad apprendere.
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quelle situazioni «vere», l’apprendimento incidentale sulla vita affettiva che possiamo
contribuire ad attivare lascerà un segno più profondo e duraturo.
L’alunno sentirà che non abbiamo paura delle emozioni, sue e nostre, anche forti.
Sentirà che abbiamo a cuore la sua vita affettiva, e per questo attiviamo e mettiamo
in gioco anche la nostra vita affettiva. Investiamo un po’ di quanto di più prezioso
abbiamo e riceveremo un ritorno sicuro, anche in termini di soddisfazione lavorativa.
In una situazione carica dal punto di vista affettivo ci si può relazionare all’a-
lunno seguendo alcuni passi educativi fondamentali.
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ponendo dei limiti chiari e forti a qualche comportamento problematico), agendo cioè
in modo costruttivo in quella situazione: «Perché ti senti così?», «Cosa potresti fare?».
In questa fase abbiamo l’occasione di lavorare sul pensiero, sulle modalità di
espressione e, cosa molto importante, anche sui valori che fondano alcuni sentimenti.
Quando si valuta insieme all’alunno cosa sarebbe meglio fare, infatti, è importante
fondarsi su quei valori che orientano il sentimento e, di conseguenza, le scelte di
azione. Se, ad esempio, sosteniamo il valore dell’assumersi le proprie responsabilità
senza delegare o procrastinare, questo valore-sentimento sarà un criterio per privile-
giare alcune opzioni di azione a scapito di altre. In questa fase rafforziamo la nostra
relazione in ambito affettivo se cerchiamo di aiutare concretamente l’alunno nel
progettare e realizzare corsi di azione alternativi.
In sintesi, entrare in modo educativo in una situazione affettivamente carica
significa: osservare bene i segni, sintonizzarsi sullo stato affettivo e condividerlo,
dare nomi e aiutare la comprensione e l’espressione-azione alternativa. In queste
interazioni assumeranno un significato fondamentale il grado di coinvolgimento e di
responsività all’alunno, il calore, la vicinanza e, se gradito, il contatto fisico (Pianta,
2001). Avremo tentato così una relazione educativa empatica.
24 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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Raccontarsi storie in un gruppo ha molte delle caratteristiche che riteniamo fonda-
mentali nel lavoro educativo sulla vita affettiva: è interattivo; insegna coinvolgendo,
affascinando; aggira le resistenze; alimenta l’immaginazione e la creazione; stimola
le abilità di soluzione di problemi; dà fiducia nelle possibilità di successo; stimola
autonomia e responsabilità; mette in dubbio convinzioni e atteggiamenti; facilita la
comprensione; fornisce modelli e valori (Burns, 2006a; 2006b; 2006c).
Il gruppo stesso può essere l’autore, oppure può utilizzare storie «psicologica-
mente orientate», costruite cioè con l’intenzione di fornire spunti di riflessione e
di crescita psicologica (ad esempio attraverso i testi narrativi di NPO – Narrativa
Psicologicamente Orientata).
Nel gruppo si affrontano insieme anche situazioni difficili, cariche di tensione,
come quelle in cui si vive aggressione e violenza. In questi casi il gruppo si può attivare,
guidato dall’insegnante, per esplorare i propri vissuti, dar loro un nome, cercare di
comprenderne le dinamiche, simularle, riviverle, modificarne l’espressione, evolverle.
In questa classe è chiaro come proprio gli allievi che hanno problemi di ag-
gressività abbiano bisogno di sentire che l’adulto non teme che la situazione gli
sfugga di mano. Sembravano rassicurati dal fatto di essere autorizzati a mostrare
PIANI DI AZIONE EDUCATIVO-DIDATTICI 25
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
di insegnamento-apprendimento, come una cura affettiva delle relazioni di aiuto
in situazioni di crisi e come aiuto al gruppo classe che affronta temi affettivamente
carichi.
Il nostro agire educativo didattico si deve muovere con precisione anche all’in-
terno della dimensione organizzativa, attraverso la quale diamo forma concreta alle
scelte di metodologia didattica che riteniamo più utili per il successo formativo degli
alunni, tutti gli alunni, anche quelli con Bisogni Educativi Speciali.
Riteniamo infatti che alcuni orientamenti metodologici diano più di altri delle
buone opportunità di sviluppare competenze e partecipazione significative. Ogni
metodologia origina molte proposte concrete, molte attività, strategie, ecc. Ma anche
in questo ambito dobbiamo costruire una struttura che contenga, organizzi, connetta
e dia senso alle singole proposte.
26 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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ampio che coinvolge anche gli altri piani di azione.
Per comprenderli però al meglio è importante ora entrare nelle microdinami-
che più fini che avvengono passo passo nei processi di mediazione didattica e di
insegnamento-apprendimento.
Nei contesti strutturanti di una buona relazione con l’insegnante e di una
buona metodologia didattica (cooperativa, facilitante e metacognitiva) avvengono
continuamente, in un flusso auspicabilmente ininterrotto, microscopici processi di
scambio di informazioni tra chi insegna e chi apprende, che portano a un accresci-
mento qualitativo e quantitativo delle capacità/performance d’azione dell’alunno.
Al centro di queste dinamiche di insegnamento-apprendimento mettiamo infatti
l’azione dell’alunno che apprende, che si basa su un qualche tipo di input (indi-
cazioni, richieste, testi, immagini, ecc.) ed è seguita da un risultato (feedback di
qualche genere, esterni e/o interni), che diventa poi un nuovo input, e così via, in
un continuo moto circolare di passaggio di informazioni e di mediazione didattica
secondo il processo Input-Elaborazione-Output (figura 1.1).
Semplificando, si potrebbe dire che l’insegnante, quando fa mediazione
didattica, si colloca a livello della produzione di input e di risultato, curando
PIANI DI AZIONE EDUCATIVO-DIDATTICI 27
TABELLA 1.1
Input-Elaborazione-Output
Spunti forniti dall’insegnante o provenienti da altre fonti (gli stessi aspetti motivazionali dell’a-
INPUT lunno, ad esempio) e conseguente ricezione/comprensione da parte dell’alunno che rimane
necessariamente soggetto che apprende collocato al centro di tutto il processo.
I risultati, gli esiti delle attività svolte, la loro presentazione e i feedback forniti e l’eventuale
OUTPUT
trasformazione in un nuovo input.
Questo movimento continuo, per essere sostenuto nel tempo e produrre i frutti
auspicati, ha bisogno di energia: una parte di energia è il soggetto stesso a fornirsela,
stimolando dal punto di vista motivazionale e affettivo le sue varie componenti di
azione (anche fornendosi input e risultati), un’altra parte sono gli insegnanti a im-
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
metterla nel sistema, fornendo varie forme di input esterni (aiuti, materiali, ecc.) e
contribuendo in maniera significativa alle componenti risultato e trasformazione del
risultato in un nuovo input.
AZIONE DELL’ALUNNO
CHE APPRENDE
Elaborazione e altre
operazioni mentali
MEDIAZIONE DIDATTICA
Fig. 1.1 Gli elementi coinvolti nel processo circolare di scambio di informazioni tra chi insegna e chi
apprende.
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Nella concettualizzazione di Feuerstein ritroviamo 19 funzioni cognitive, che
sono pensate come le condizioni mentali essenziali all’esistenza delle operazioni
mentali; dunque sono ben collocate nello strato più profondo:
1. Percezione e attenzione (raccolta di dati essenziali, chiari e non distorti).
2. Orientamento spaziale e temporale (capacità di organizzare una realtà nel siste-
ma di relazioni spaziali e temporali e di manipolare oggetti ed eventi su questi
parametri).
3. Conservazione delle costanti (identificare un oggetto nonostante i suoi possibili
cambiamenti di dimensioni e altre caratteristiche).
4. Precisione e accuratezza nella raccolta di dati (si veda il punto 1).
5. Uso simultaneo di due o più fonti di informazione (mettere in relazione, collegare
dati in relazione ai limiti della capacità attentiva, si veda il punto 1).
6. Cogliere l’esistenza di un problema (accorgersi di incoerenze, contrasti e contrad-
dizioni). In questa funzione si enfatizza il dialogo mentale con le conoscenze
pregresse e dunque un processo di comprensione.
7. Distinguere i dati rilevanti da quelli non rilevanti.
PIANI DI AZIONE EDUCATIVO-DIDATTICI 29
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utile in questo contesto è la sua scaletta di parametri, attraverso i quali può essere
analizzata un’attività mentale. Questi sono interessanti perché anche attraverso
di essi un compito si può comprendere meglio nelle sue difficoltà specifiche e
così adattare, individualizzando le azioni-obiettivo alle caratteristiche peculiari di
un alunno. Un’attività mentale può dunque essere analizzata, e si caratterizza sui
seguenti parametri:
– contenuto e argomento;
– modalità, linguaggi e codici;
– fase dell’attività mentale (comprensione dell’input, elaborazione o generazione di
output);
– operazioni mentali coinvolte;
– livello di complessità;
– livello di astrazione;
– livello di efficienza richiesto.
In tutte le attività dei programmi Feuerstein vengono dunque espressamente
evitati i riferimenti al contenuto finale del compito.
30 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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spazio e tempo;
– uso di strumenti verbali ricettivi (riconoscimento dei concetti e dei termini);
– bisogno di precisione e bisogno di accuratezza nella raccolta delle informazioni
dell’input;
– capacità di considerare due o più fonti di informazione simultaneamente.
Più in generale, si potrebbero aggiungere a questa fase varie competenze
di riconoscimento concettuale più alto, quando l’input è caratterizzato da
complessità notevole. Comunque, ciò che caratterizza il complesso di opera-
zioni che fa l’alunno nella fase di comprensione dell’input è il seguente: riesce
a trasformarle in una serie di significati ben compresi, cioè agganciati in modo
significativo al suo livello di competenze. Su questi significati opererà poi nella
fase di elaborazione.
Nella fase di Elaborazione, troviamo infatti altre operazioni mentali:
– scelta degli indizi pertinenti per lavorare sul compito, qualunque esso sia, come il
semplice recupero delle informazioni dalla memoria a lungo termine o il problem
solving;
PIANI DI AZIONE EDUCATIVO-DIDATTICI 31
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
più difficili in quel compito. Sarà infatti ben diverso, ad esempio, dare un aiuto,
tramite aggiunte di indizi visivi, al comportamento esploratorio di un alunno sulla
pagina di un testo, rispetto al fornirgli uno schema già parzialmente costruito che lo
aiuti a ricordare come si riassume, o ancora ad aiutarlo con una checklist di autocor-
rezione ortografica nella fase di scrittura-editing del suo testo. In questi tre esempi,
abbiamo aiutato, rispettivamente, le fasi di comprensione dell’input, elaborazione
e generazione di output.
L’input all’azione
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non sufficiente!) dobbiamo chiederci:
– l’alunno possiede (anche se non del tutto) le informazioni, abilità e competenze
«componenti» quell’azione a cui puntiamo? Per affrontare un compito occorre
possedere alcuni prerequisiti, o abilità componenti, capacità cioè che servono
direttamente in quei contenuti che si vorrebbero evolvere.
In questa prima valutazione dovremmo dunque renderci conto il più possibile
della presenza, assenza o imprecisione delle varie singole capacità che si intendono
integrare insieme o evolvere in una competenza e in una capacità di azione più
alta, articolata nelle tre fasi (comprensione, elaborazione, output);
– l’alunno possiede le abilità generali, non legate a specifici contenuti e compiti,
per elaborare informazioni e sviluppare competenze (processi cognitivi di base,
percezione, attenzione, memoria, discriminazione visiva, motricità, ecc.)?
In questo modo saremmo in grado di proporre azioni nuove e/o più complesse,
ottimali come successivo e ulteriore gradino, perché poggiano bene su una solida
base di competenze pregresse e si collocano correttamente nella zona di sviluppo
prossimale.
PIANI DI AZIONE EDUCATIVO-DIDATTICI 33
TABELLA 1.2
Tipologie di input all’azione di apprendimento
• Istruzioni, consegne, richieste, aiuti verbali (che possono diventare dialogo interno e autoistruzione);
• Testi, spiegazioni, didascalie scritte, script, ecc.;
• Aiuti dati da schemi, mappe, immagini, fotografie, colori, aspetti grafici, ecc.;
• Conversazioni, storie, narrazioni, dialoghi, ecc.;
• Conflitti cognitivi (disequilibrio e dissonanza tra informazioni) e sociocognitivi (discussione tra posizioni divergenti);
• Situazioni reali problematiche (problemi reali tratti dalla vita comunitaria e/o scolastica);
• Modelli competenti che attivino una buona identificazione;
• Aiuti dati da guida fisica sui movimenti, oppure indicazioni gestuali/mimiche;
• Aiuti dati da caratteristiche fisiche specifiche del materiale (carta a rilievo che guida l’azione dello scrivere, ecc.),
anche attraverso l’amplificazione delle caratteristiche percettive;
• Ogni altro input, anche in ottica TIC, che faciliti l’azione del soggetto, e che sia il più naturale e il meno invasivo
possibile.
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– Rappresentazione dell’input/azione rispetto al proprio background percepito di com-
petenze: l’alunno mette in relazione, più o meno consapevolmente, quello che
riceve (input e aspettative di azione) con quello che ritiene di saper fare: «So già
qualcosa di questo? Cosa so fare di simile?». Cerca di fare quello che Ausubel
suggeriva rispetto all’assimilazione e alla vera comprensione: l’aggancio significa-
tivo con le conoscenze che l’alunno già possiede. Spesso però questo processo di
autorappresentazione positivo e motivante viene aiutato poco dagli insegnanti, che
dovrebbero invece favorirlo come prima grande strategia di automonitoraggio e
autoregolazione. Se l’esito di questa rappresentazione è positivo, l’alunno ne trae
una spinta energetica e motivazionale e stati d’animo positivi.
– Rappresentazione dell’input/azione rispetto alle caratteristiche qualitative intrinseche
e individuali percepite: l’alunno mette in relazione quello che riceve con quello
che ritiene essere il suo «stile», le sue caratteristiche qualitative, le sue qualità
intrinseche, vissute quasi sempre come stabili, immodificabili o comunque fuori
controllo. Ovviamente senza consapevolezza teorica, l’alunno opera più o meno
consciamente un confronto, che produrrà agio o disagio, tra le caratteristiche
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© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
motivazione intrinseca si rappresenterà allora come molto interessante l’agire
perché porterà (strumentalmente) a un risultato interessante, anche se del tutto
estrinseco e artificiale rispetto al vero e intrinseco risultato di quell’azione. La
sfida in questo caso sarà nel non rimanere prigionieri dei rinforzi estrinseci e
piano piano spostare il focus motivazionale alle caratteristiche intrinseche del
risultato. L’obiettivo sarà ovviamente quello della motivazione intrinseca «pura»,
quella che scaturisce dal senso profondo che attribuiamo alle cose, dai significati
di autonomia, sviluppo di sé, autorealizzazione, competenza, appartenenza,
relazionalità, che costituiscono l’aspetto valoriale-motivazionale della nostra
identità.
– Rappresentazione dell’efficacia dell’azione rispetto al risultato (attribuzioni): ammesso
che un certo risultato, per motivi estrinseci o intrinseci, sia attraente e ricco di
valore, l’alunno che apprende si rappresenta, come abbiamo visto, i nessi causali
tra l’azione e il risultato: può pensare che quel risultato, nel suo caso, non dipenda
dalla sua azione, ma da altri fattori (fortuna, facilità/difficoltà del compito, ecc.)
su cui non può esercitare alcun controllo. Questa attribuzione, ovviamente, non
produrrà in lui grande spinta motivazionale.
PIANI DI AZIONE EDUCATIVO-DIDATTICI 35
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
sull’argomento dipende probabilmente dal fatto che è difficile, oggi più di ieri,
trattare in modo sistematico una simile questione (Tuffanelli e Ianes, 2011).
Per creare un’esperienza di apprendimento efficace in qualunque classe (indipen-
dentemente dalla scuola), l’insegnante deve essere capace di creare un’atmosfera
motivata e favorevole.
Questo è certamente più facile quando gli alunni hanno un forte grado di
motivazione intrinseca: quando viene chiesto loro di ascoltare o di rispondere,
fra di loro o all’insegnante, lo fanno con volontà ed entusiasmo. Sono preparati a
cooperare con le dinamiche ideate dall’insegnante. Si adattano senza difficoltà alle
routine stabilite di non urlare e di non interrompere le risposte dell’insegnante o
dei compagni. Stanno seduti al loro posto, non arrivano in ritardo, sanno lavorare
in gruppo, ecc.
Ora, è chiaro che nelle nostre realtà scolastiche niente di tutto questo potrà
essere dato per scontato, nonostante la grande esperienza che l’insegnante può avere.
Ci sono numerosi ostacoli da superare prima che qualunque tipo di apprendimento
possa semplicemente avere inizio. L’impulso all’apprendimento in una classe ben
motivata si genera da sé. Gli alunni danno utili input all’insegnante che può usarli
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© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
costruttivo (Blum, 2000, p. 20).
Tuffanelli e Ianes (2011) sottolineano che non c’è un solo modo per essere
insegnanti convincenti ed efficaci. Si può essere più aperti o riservati, ma l’impor-
tante è risultare, ed essere, coerenti. C’è tuttavia un ulteriore fattore di coerenza
che è importante evidenziare. Si tratta della congruenza fra ciò che si fa e quello
che si dovrebbe fare, ossia fra ciò che produce un facile e immediato consenso e ciò
che il ruolo di educatore richiede. Occorre decidersi: essere una guida autorevole,
assumendosene gli oneri, o un simpaticone. Le due figure non possono convivere.
L’autorevolezza si paga anche con una certa distanza: dare molta confidenza illude
in un primo tempo di avere successo nella relazione, ma poi ritorna addosso come
un boomerang, quando ci si accorge di non avere più l’autorità per fare richieste
necessarie ma sgradevoli.
Ci sono tanti modi di essere autorevoli, così come ci sono tante personalità. In
parte l’autorevolezza deriva dalla sicurezza, dall’autostima e dal senso di efficacia che
un insegnante riesce a conquistare, ma in buona misura deriva anche dalla coerenza
tra comportamenti manifesti e convinzioni profonde. Coerenza che si traduce poi
in correttezza, anche professionale, nelle relazioni.
PIANI DI AZIONE EDUCATIVO-DIDATTICI 37
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
risponde all’esigenza di prestare attenzione a tutti i segnali (feedback) che consen-
tono al docente di mantenere o adattare la guida della classe schivando i pericoli. È
assolutamente necessario cogliere e fronteggiare i problemi del singolo, senza però
mai perdere il controllo del gruppo. Indugiare troppo a lungo con il singolo alunno
può comportare dei rischi che non devono essere sottovalutati. Naturalmente ci
sono situazioni di conduzione molto diverse, le cui opportunità o necessità devono
essere valutate di volta in volta.
È comprensibile e anche apprezzabile che un insegnante non voglia perdere
tempo e che voglia dare un’impressione di efficienza e senso del dovere. Però, come
si diceva, la gestione della classe è un problema molto complesso, che richiede la
piena consapevolezza dei vincoli e l’utilizzo delle risorse disponibili.
Non tutto il tempo che si passa in classe è ugualmente importante. Ci sono
delle fasi critiche, dei momenti cruciali che devono essere utilizzati al meglio. Uno
di questi, anzi, il momento generalmente più importante, è proprio l’inizio della
lezione. Occorre non avere fretta, gestirlo con calma, perché è in questa fase che si
dà il ritmo a tutta le lezione. Se l’insegnante dà l’impressione di essere inseguito, di
non avere tempo, predispone la classe a un andamento nevrotico che provocherà
38 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
reazioni di rifiuto. Ciò è tanto più vero quanto più la classe è stanca e nervosa. Questo
momento decisivo deve essere giocato senza errori comunicativi e l’obiettivo deve
essere chiaro: l’inizio dell’ora deve partire con il silenzio. Poi si possono negoziare
le attività, gli obiettivi, il livello di sforzo e così via, in base alla situazione. Ma la
lezione deve partire con il ritmo giusto e con la chiara indicazione che è l’insegnante
a dare le carte. Naturalmente i comportamenti dovranno essere modulati sulla base
degli interlocutori che si hanno davanti. Un conto è avere dei bambini turbolenti,
altro conto è avere dei diciottenni quasi del tutto autonomi. Tempi, ritmi, richieste,
esercizio del potere, ecc. possono cambiare moltissimo da situazione a situazione.
Se ci si pensa bene, la comunicazione in classe è un linguaggio misto, in quanto
attiva congiuntamente due codici, quello della lingua e quello del corpo. Anche il
linguaggio non verbale presenta in qualche modo una morfologia, una semantica e
una sintassi. Il gesto acquista un senso solo in interazione con altri gesti, o espressioni
del volto, e con le parole. Tra gesti e parole, perché la comunicazione funzioni, ci
deve essere armonia: gesti brevi e rapidi accelerano il discorso e stimolano emozio-
ni, mentre gesti lenti e tranquilli lo rallentano e rassicurano. Il gesto che precede
la parola, anche se solo di frazioni di secondo, richiama l’attenzione su ciò che
immediatamente dopo verrà detto e che deve essere udito e rielaborato. Se il gesto
seguisse, distrarrebbe proprio nel momento in cui la focalizzazione deve essere posta
sulla parola. Sarebbe un errore di sintassi comunicativa. Insomma, la comunicazione
deve essere congrua, ci deve essere cioè corrispondenza fra ciò che si dice e come si
dice, e fra ciò che si dice e come ci si comporta.
Tuffanelli e Ianes (2011) suggeriscono alcuni punti chiave nella gestione della
classe che possono essere certamente una buona guida e che è utile riproporre in
sequenza a conclusione di questo capitolo, come «input» al nostro lavoro di educatori
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
prima ancora che di insegnanti. Eccoli di seguito.
– L’ascolto, sia attivo sia passivo, è determinante non solo per mettere a fuoco e
risolvere problemi di comunicazione con singoli alunni o con la classe, ma anche
per fornire un modello nell’affrontare i problemi di relazione.
– È necessario capire come gli studenti ci vedono.
In conclusione, possiamo quindi rinnovarvi il nostro invito a tenere questi
sei piani di azione come «guida» nella consultazione delle varie proposte didat-
tiche che presenteremo nel volume. Vi invitiamo ad approcciarvi alla «lettura»
delle attività didattiche in ottica «critica», cercando di ritrovare al loro interno i
principi che caratterizzano i vari piani di azione suggeriti, ipotizzando però anche
in modo creativo possibili proposte alternative per evidenziare, di volta in volta,
un piano piuttosto che un altro, far emergere con più forza alcuni principi/aspetti
che risultano magari meno evidenti.
Le proposte didattiche diventano quindi in quest’ottica laboratorio e palestra,
luoghi nei quali vi potete cimentare con fantasia e creatività nella progettazione,
nell’ideare alternative possibili, nel mettere in evidenza elementi nascosti.
Immaginazione, creatività, fantasia ed entusiasmo saranno quindi ingredienti
fondamentali e input per far sì che «la nostra e la vostra» lezione siano davvero una
«buona lezione» per tutti gli alunni.
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© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
CAPITOLO 2
Fino a qualche anno fa (e forse ancora oggi, in alcuni casi) un dibattito sul
perché utilizzare la tecnologia a scuola si sarebbe sviluppato sulla ricerca dei «buoni
motivi» per l’impiego, dando per scontato che a scuola, durante la lezione, la tec-
nologia non si usa.
L’utilizzo di computer o altra strumentazione è stato, infatti, lungamente as-
sociato a un luogo fisico ben preciso, il laboratorio:1 un ambiente diverso dall’aula,
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nel quale svolgere attività «speciali».
L’orientamento più moderno, ispirato anche dal Piano Nazionale per la Scuola
Digitale — PNSD — (MIUR, 2015), è completamente differente: oggi si parla di
«ambienti di apprendimento» nei quali la tecnologia è «nativamente» inserita come
parte — non certo esclusiva ma, qui è la novità — normale del setting d’aula.
È quindi necessario superare definitivamente la dicotomia tra «tecnoscettici» e
«tecnoentusiasti»: la tecnologia è parte della vita quotidiana, fornisce strumenti che
possono essere utili anche a scuola e costituisce un ambito di competenza del quale
è necessario tenere conto.
Parlare di tecnologie educative significa individuare due aspetti fondamentali
che riguardano sia l’applicazione pratica che l’impianto teorico. Vediamoli di seguito.
1
A tal proposito, l’approccio della didattica laboratoriale non implica la necessità di spostarsi in un luogo
diverso dall’aula, ma comporta di modificare le pratiche didattiche, valorizzando il ruolo attivo del discente
nel processo di costruzione della conoscenza, anche con l’uso di tecnologie.
44 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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denti di conseguire gli obiettivi di apprendimento richiesti dalla società del
nostro tempo.
Particolare attenzione sarà posta, dunque, alla qualità dell’insegnamento, alle
strategie e metodologie didattiche. La tecnologia, in questo senso, può essere un
elemento potenziante.
Proprio nel documento citato dell’OECD, si legge: «La tecnologia può rafforzare
un insegnamento di alto livello, ma un alto livello di tecnologia non può com-
pensare un insegnamento di basso livello» (OECD, 2015, p. 4).
2. Impianto teorico: la tecnologia rientra nell’ambito delle competenze. Si tratta di un
ambito che, come si può facilmente comprendere, non è disgiunto dal precedente.
La competenza digitale è una delle competenze chiave per l’apprendimento per-
manente individuate dal Consiglio dell’Unione europea nel 2006 e recentemente
aggiornate con la Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del
22 maggio 2018.2 Nella Raccomandazione del 2018 la competenza digitale è
2
Per un approfondimento e aggiornamento sul concetto di competenza, si veda il Capitolo 3 del presente
volume.
PERCHÉ UTILIZZARE LA TECNOLOGIA A SCUOLA? 45
Ricordiamo, infine, che è opportuno tenere presenti due passaggi normativi che
riguardano l’uso della tecnologia a scuola e che coinvolgono studenti e insegnanti.
1. Il modello nazionale di certificazione delle competenze alla fine del primo ciclo
di istruzione, introdotto dal DM n. 742 del 3 ottobre 2017, dopo un periodo di
sperimentazione, è fortemente orientato alle competenze chiave europee e include,
in modo specifico, la competenza digitale. Questo passaggio sancisce in qualche
modo la necessità da parte delle scuole di farsi carico (anche) dello sviluppo di
questa competenza.
2. La nuova formulazione dell’art. 27 del CCNL del comparto «Istruzione e Ricerca»,
relativo al profilo professionale docente, include ora le competenze informatiche.
Per l’insegnante, dunque, la competenza digitale è un elemento indispensabile e
imprescindibile, al pari delle altre citate (a partire, ovviamente, da quelle disci-
plinari e psicopedagogiche).
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
I modelli «funzionali»
Non è affatto raro che la scuola, il corpo docente e il singolo insegnante si pon-
gano domande e riflessioni che riguardano l’uso pratico della tecnologia in classe.
Alcuni interrogativi a riguardo possono essere i seguenti.
Per rispondere a questo tipo di domande e, più in generale, per aiutare la rifles-
sione sull’uso delle tecnologie digitali nella pratica quotidiana, è utile riferirsi a due
modelli, ampiamente conosciuti e trattati dalla letteratura internazionale: il modello
TPACK e il modello SAMR.
Il primo, più generale, propone un punto di vista basato su tre aspetti della
didattica: i contenuti, i metodi e le tecnologie e analizza le conseguenze e le oppor-
tunità attraverso una sorta di operazione «insiemistica» sui tre aspetti.
Il secondo entra maggiormente nel dettaglio delle attività e propone, in una
prospettiva di tipo tassonomico, una costante riflessione sul significato dell’uso della
tecnologia. Le domande guida in questo caso sono: «A cosa mi serve una determinata
tecnologia?», «Cosa mi consente di fare di più (di diverso, di migliore) rispetto al
non utilizzarla?», «Qual è la sua efficacia?», «Qual è il suo impatto?».
Il modello TPACK
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questi aspetti (Pedagogical Knowledge). Fino a questo punto, siamo ancora all’in-
terno del modello tradizionale del profilo professionale del docente: l’insegnante
sa cosa insegnare e sa anche come farlo in modo efficace, considerando il contesto
(Context).
Il modello basato su questi due primi elementi (contenuti e pedagogia) è
quello proposto negli anni Ottanta dallo psicologo statunitense Lee Shulman.
Nel 2006, Mishra e Koehler (Mishra e Koehler, 2006) aggiungono la terza di-
mensione, quella tecnologica (Technological Knowledge). La raffigurazione grafica
del modello (figura 2.1) è particolarmente suggestiva: gli incroci tra i tre diversi
«saperi» dell’insegnante formano quattro dimensioni. La parte centrale, che dà
il nome al modello, li include tutti: l’insegnante, partendo dalle conoscenze
disciplinari e facendo leva sulle proprie competenze didattiche, le integra con le
competenze tecnologiche.
L’idea fondante del modello è dunque l’integrazione di conoscenze e competenze
e la sua contestualizzazione. L’uso della tecnologia non è mai strumentale e fine a se
stesso, ma risponde a una costante riflessione sui metodi e sui contenuti, oltre che
sul contesto nel quale si attua il processo di insegnamento-apprendimento.
PERCHÉ UTILIZZARE LA TECNOLOGIA A SCUOLA? 47
Technological Pedagogical
Content Knowledge
(TPACK)
Pedagogical Content
Knowledge Knowledge
(PK) (CK)
Pedagogical Content
Knowledge (PCK)
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Context
Fig. 2.1 Il modello TPACK (Mishra e Koehler, 2006). Riproduzione autorizzata © 2012 by tpack.org.
Il modello SAMR
1. Sostituzione (Substitution)
2. Aumentazione (o Sviluppo) (Augmentation)
3. Modifica (Modification)
4. Ridefinizione (Redefinition).
Passando dal più basso (Sostituzione) al più alto (Ridefinizione) si ipotizza che
gli effetti siano di maggiore e più significativo impatto sulle metodologie didattiche
(si vedano la tabella 2.1 e la figura 2.2).
I quattro livelli sono a loro volta raggruppati in due aree.
TABELLA 2.1
I quattro livelli del modello SAMR
Area Livello Descrizione Esempi concreti
1. Sostituzione È il livello base, più intuitivo, in cui, – Uso di libri digitali al posto di quelli cartacei.
semplicemente, si usa una tecnologia – Scrittura di un testo con un software di
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digitale al posto di uno strumento più videoscrittura, invece che a mano.
tradizionale. Questo può portare van- – Utilizzo di una applicazione online per
taggi anche molto significativi, sia di rispondere a un questionario, invece di
tipo organizzativo che di acquisizione compilarlo in forma cartacea.
di abilità tecniche ma, solitamente, – Uso di una mappa online al posto di un
non comporta particolari effetti a livello atlante geografico.
cognitivo e di competenze. – Realizzazione di slide per una presenta-
MIGLIORAMENTO
zione.
2. Aumentazione A questo livello si inizia a fare uso di – Uso di dizionari online, ricorso a siti web
alcune funzionalità avanzate/specifi- per approfondimento.
che incluse nelle tecnologie adottate. – Utilizzo di funzioni avanzate di un software
Questo può implicare un ulteriore di videoscrittura.
miglioramento, anche sensibile, sia – Uso di software dedicati per la sommini-
rispetto all’esecuzione non tecnologica strazione di test, con funzionalità avanzate
che all’uso di tecnologie non specifiche (ad esempio, selezione casuale degli item).
o non avanzate. Anche in questo caso, – Uso delle funzioni di calcolo delle distanze
tuttavia, ancora non si incide realmente o di progettazione di un percorso, in una
sulla didattica. applicazione geografica online.
– Realizzazione di presentazioni con app di
tipo più sofisticato e creativo, con inclu-
sione di elementi multimediali.
PERCHÉ UTILIZZARE LA TECNOLOGIA A SCUOLA? 49
3. Modifica È un livello nel quale si iniziano a – Attività di scrittura dei testi di studio con
produrre effetti «nuovi», per i quali le coinvolgimento degli studenti.
tecnologie impiegate sono maggior- – Scrittura collaborativa di testi sfruttando
mente significative e iniziano a fare caratteristiche specifiche degli ambienti
la differenza. La maggior parte delle cloud (ad esempio commenti e valutazione
attività svolte non potrebbero essere tra pari).
realizzate in modalità non tecnologica. – Realizzazione di test e quiz da parte degli
Le pratiche didattiche ne risultano studenti.
pertanto influenzate e beneficiano delle – Realizzazione da parte delle classi di pro-
possibilità offerte. getti di integrazione dei dati geografici del
TRASFORMAZIONE
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di nozioni o di abilità.
2. Dimensione cognitiva. È l’ambito più legato alla information literacy, ovvero la
capacità di leggere, selezionare, interpretare, valutare e organizzare dati, costruire
modelli e valutare informazioni considerando la loro pertinenza e affidabilità.
Risulta fondamentale la dimensione critica connessa al trattamento delle infor-
mazioni. Le competenze fondamentali risultano quelle connesse alla capacità di
reperimento e selezione dell’informazione, alla valutazione critica (pertinenza,
affidabilità) e alle diverse operazioni di organizzazione-sistematizzazione dei dati.
3. Dimensione etica. La tecnologia implica, oggi più che mai, una dimensione del «sa-
per essere» nelle modalità di relazione con gli altri, in quella che ormai si definisce
«cittadinanza digitale», legata alla responsabilità, al benessere, al sapere stabilire
impegni e accordi nei confronti di sé e degli altri. La dimensione etica riguarda il
sapersi porre nei rapporti con gli altri, sapersi comportare adeguatamente in rete,
con particolare riguardo alla sicurezza, alla tutela personale e al rispetto degli altri.
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La base del framework è rappresentata dal DigComp, disponibile anche in
lingua italiana e sul quale è in corso una sperimentazione per la realizzazione di un
curricolo scolastico (Biancato, 2018).
In particolare, in questo contesto è interessante approfondire il DigCompEdu
(Redecker, 2017).
Il modello DigCompEdu
3
Per la versione italiana si vedano Bocconi, Earp e Panesi, 2018 e il sito https://eventi.erickson.it/insegnare-
domani/UnitaDidattica/digcompedu.
52 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Il framework si rivolge non solo a insegnanti di tutti gli ordini e gradi di istru-
zione (inclusa l’Università e l’educazione degli adulti), ma anche a chiunque operi
in ambito educativo, anche in contesti non formali.
Nella formulazione attuale il DigCompEdu prevede sei aree (si veda la figura
2.3), ognuna articolata in diverse competenze (per ogni competenza e l’area di rife-
rimento si vedano le tabelle 2.2, 2.3, 2.4, 2.5, 2.6, 2.7).
Sono anche previsti sei livelli di acquisizione delle competenze, identificati
con le combinazioni di lettere e numeri (da A1 a C2) già utilizzate con successo nel
framework europeo delle lingue.
Digital 3 Transversal
competences Teaching and competences
Learning
6
1 2 5
Facilitating
Professional Digital Empowering
Learners' Digital
Engagement Resources Learners
Competence
4
Subject specific Assessment Subject specific
competences competences
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Fig. 2.3 Il framework DigCompEdu (Redecker, 2017).
insegnante «vivere» anche la parte online del mondo comporta molti vantaggi, ad
esempio la possibilità di partecipare a reti professionali, ma anche l’opportunità di
utilizzare sistemi per tenersi in collegamento con gli studenti.
Nella tabella 2.2 sono elencate nel dettaglio le cinque competenze dell’area 1
e le attività per il loro rinforzo.
TABELLA 2.2
Area 1 – Professional Engagement
Competenze Attività di rinforzo
– 1.1 Data management: creazione, gestione, manteni- – Seguire gruppi Facebook professionali «selezionati», ad
mento e sviluppo di sistemi per l’amministrazione delle esempio, Insegnanti; Insegnanti 2.0; Matematica alla
classi e degli studenti. primaria; Italian Writing Teachers; La classe capovolta.
– 1.2 Organisational communication: modalità e uso – Utilizzare Twitter. Meno «invasivo» di Facebook,
delle tecnologie per la comunicazione istituzionale e fornisce ugualmente la possibilità di «seguire» alcuni
didattica. influencer del mondo della scuola.
– 1.3 Professional collaboration: uso degli ambienti – Utilizzare Pinterest. Vi si trovano aree dedicate ad at-
virtuali per la collaborazione e la condivisione di prati- tività didattiche. La caratteristica principale è la natura
che, in particolare la partecipazione a reti di sviluppo visuale dei contenuti (con progettazioni didattiche ed
professionale. esempi di lavori svolti).
– 1.4 Reflective practice: capacità di riflettere sull’uso – Scoprire Telegram. Si tratta di una app di messaggistica
delle tecnologie nelle proprie pratiche didattiche. simile a Whatsapp, ma con caratteristiche interessanti
– 1.5 Digital CPD (Continuous Professional Deve- per la scuola. Si possono veicolare informazioni in
lopment: pratiche relative alla formazione continua modalità push, direttamente sui dispositivi degli utenti.
e allo sviluppo professionale attraverso risorse e Anche il MIUR ha un canale Telegram.
strumenti digitali. – Provare un social network specializzato per l’uso sco-
lastico. L’offerta è abbastanza ampia, anche in italiano
(ad esempio, Edmodo, Fidenia, Socloo). Ci si registra
e si può iniziare ad allestire un ambiente collaborativo
da condividere poi con gli alunni.
– Utilizzare applicazioni cloud di Google o di Microsoft,
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disponibili come applicazioni di Istituto, legate al dominio
Internet della scuola, ma anche in versione privata.
TABELLA 2.3
Area 2 – Digital Resources
Competenze Attività di rinforzo
– 2.1 Selecting: ricerca, selezione e valutazione di risorse – Implementare le abilità digitali «di base» come scrivere
digitali per la didattica, con attenzione particolare al un testo, usare un foglio elettronico, ecc.
rispetto delle regole relative al diritto d’autore e acces- – Lavorare sull’affidabilità delle informazioni in rete. Di-
sibilità. venta indispensabile acquisire una mentalità orientata
– 2.2 Creating and modifying digital resources: creazione alla ricerca, alla verifica continua (fact checking) (Ave-
e manipolazione di contenuti digitali, specificamente rame, 2018). Le fake news sono spesso associate a
progettati per la didattica. profili di utenti della rete bizzarri, o malevoli, ma talvolta
– 2.3 Organising, sharing and publishing digital re- notizie errate possono essere veicolate anche da fonti
sources: organizzazione, condivisione e pubblicazione di solito attendibili.
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consapevole di risorse, con utilizzo di licenze aperte. – Realizzare un ebook utilizzando un’applicazione gratuita,
ad esempio, epubEditor.4 Il contenuto può essere l’introdu-
zione a un’Unità di Apprendimento o una parte dei materiali
di essa, pensati per il recupero o l’approfondimento.
– Seguire alcuni di blog di «curatori» di contenuti. La
«curatela» è una delle tecniche di condivisione e pro-
duzione di contenuti online. In questo caso si tratta di
docenti che giornalmente selezionano, commentano
e condividono risorse per la didattica digitale.
Quest’area riguarda gli aspetti pedagogici e didattici connessi all’uso delle tec-
nologie (e viceversa) ed è, con tutta evidenza, molto poco «tecnica». Riguarda infatti
le ragioni per le quali dovremmo (vorremmo e potremmo) utilizzare tecnologie
digitali a scuola.
4
Si veda http://www.epubeditor.it/home/home/.
PERCHÉ UTILIZZARE LA TECNOLOGIA A SCUOLA? 55
TABELLA 2.4
Area 3 – Teaching and Learning
Competenze Attività di rinforzo
– 3.1 Teaching: capacità di «orchestrazione» delle tec- – Utilizzare dispositivi per la fruizione individuale e col-
nologie all’interno dell’insegnamento. lettiva in classe in modo interattivo e collaborativo,
– 3.2 Guidance: uso dei tool digitali per interazione tra stimolando gli studenti a proporre e condividere
docente e studente. esperienze e conoscenze.
– 3.3 Collaborative learning: capacità di stimolare e – Implementare l’uso di piattaforme dedicate per la
supportare attività collaborative tra gli studenti. collaborazione e la scrittura condivisa.
– 3.4 Self-regulated learning: uso delle tecnologie per – Sperimentare metodologie didattiche come la flipped
sostenere attività di autoformazione. classroom, includendo attività autonome, sempre in
relazione con l’età e le capacità degli studenti.
– Promuovere la partecipazione attiva degli studenti
all’utilizzo collaborativo dei dispositivi personali.
– Progettare compiti autentici e/o Unità di Apprendimento
che prevedano l’uso di tecnologie da parte degli studenti.
– Ripensare la didattica in chiave attiva/collaborativa,
facendo leva anche su alcune possibilità offerte dalla
tecnologia.
Area 4: Assessment
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Quest’area è relativa alla valutazione attraverso le tecnologie digitali. La valuta-
zione è una componente fondamentale della professionalità del docente e, soprattutto,
è una componente fondamentale per l’apprendimento degli alunni.
In particolare, le principali teorie e i risultati della ricerca evidence based hanno
messo in luce la straordinaria importanza del feedback durante ogni fase dell’atti-
vità didattica. In sintesi, la valutazione formativa risulta essere uno degli elementi
fondanti di una buona didattica.
Le tecnologie offrono qualche possibilità in più, anche sul fronte del coinvolgi-
mento degli studenti, attraverso modalità oggi conosciute con il termine gamification,
ovvero l’introduzione di attività che in vari modi riconducono alla modalità più spon-
tanea utilizzata dai bambini (e spesso poi, a torto, accantonata) per apprendere: il gioco.
«Valutare» non significa solo fornire feedback e giocare: può essere interessan-
te, ad esempio, seguire la prospettiva del portfolio, come strumento personale del
discente (ma anche del docente) per documentare attività e progressi. Anche questa
pratica può trarre giovamento da alcune applicazioni digitali.
Nella tabella 2.5 sono elencate nel dettaglio le tre competenze dell’area 4 e le
attività per il loro rinforzo.
56 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
TABELLA 2.5
Area 4 – Assessment
Competenze Attività di rinforzo
– 4.1 Assessment strategies: uso di strumenti digitali – Utilizzare le tecnologie digitali per affinare le strategie di
per la valutazione formativa e sommativa. valutazione formativa, facendo ricorso a quiz, giochi,
– 4.2 Analysing evidence: competenze relative alla me- test in classe.
todologia della ricerca didattica attraverso la raccolta – Progettare e costruire questionari per valutare cono-
e analisi di dati per valutare l’efficacia degli interventi scenze e abilità e per acquisire dati di contesto.
didattici. – Costruire rubriche di valutazione utilizzando strumenti
– 4.3 Feedback and Planning: uso delle tecnologie digitali.
digitali per fornire feedback agli studenti, per adattare – Usare applicazioni per la creazione di quiz online. Ne
e individualizzare l’insegnamento. esistono diverse, alcune delle quali offrono alternative
d’uso praticabili anche con studenti più piccoli.
– Ipotizzare di impostare un vostro portfolio e scegliere
lo strumento più adatto.
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in particolare le mappe mentali/concettuali.
Nella tabella 2.6 sono elencate nel dettaglio le tre competenze dell’area 5 e le
attività per il loro rinforzo.
TABELLA 2.6
Area 5 – Digital Empowerment
Competenze Attività di rinforzo
– 5.1 Accessibility and inclusion: accessibilità e – Progettare percorsi didattici inclusivi con l’uso delle tecno-
inclusione, due temi di grande importanza per logie, secondo la metodologia UDL.
consentire la massima fruibilità delle risorse digi- – Utilizzare risorse specifiche (hardware, dispositivi, app) per
tali, per tutti. studenti con diverse tipologie di BES.
– 5.2 Differentiation and personalisation: uso delle – Utilizzare sistemi digitali per la realizzazione di mappe
tecnologie per facilitare differenziazione, perso- concettuali, mentali e altri organizzatori grafici.
nalizzazione e individualizzazione del processo – Differenziare le attività proposte agli studenti, mediante l’uso
di apprendimento. di tecnologie.
– 5.3 Actively engaging learners: utilizzo dei tool
digitali per il coinvolgimento attivo degli studenti
nella didattica delle diverse discipline.
PERCHÉ UTILIZZARE LA TECNOLOGIA A SCUOLA? 57
L’ultima area si occupa dello sviluppo della competenza digitale negli studenti.
Come si legge nella versione italiana del DigCompEdu, lo scopo di quest’area
è «aiutare gli studenti ad utilizzare in modo creativo e responsabile le tecnologie
digitali per attività riguardanti l’informazione, la comunicazione, la creazione di
contenuti, il benessere personale e la risoluzione dei problemi» (Bocconi, Earp e
Panesi, 2018, p. 6).
Con l’area 6 si chiude, in qualche modo, il cerchio che si crea tra le competenze
del docente e quelle degli studenti.
Nella tabella 2.7 sono elencate nel dettaglio le cinque competenze dell’area 6
e le attività che il docente «competente digitale» deve essere in grado di attuare per
favorire le competenze digitali degli studenti.
TABELLA 2.7
Area 6 – Facilitating Learners’ Digital Competence
Competenze Attività di rinforzo
I punti 6.1, 6.2 e 6.3 riprendono i principali ambiti – Far sviluppare agli studenti un atteggiamento positivo
connessi al costrutto di competenza digitale, anche in verso le tecnologie digitali, incoraggiandone l’uso
relazione al modello DigComp. creativo e critico.
– 6.1 Information and media literacy: information literacy. – Guidare gli studenti alla comprensione, produzione,
– 6.2 Digital communication and collaboration: comu- fruizione dinamica, uso critico e consapevole dei
nicazione e collaborazione digitale. principali linguaggi dei diversi media.
– 6.3 Digital content creation: creazione di contenuti. – Accompagnare gli allievi nello sviluppo di strategie
– 6.4 Wellbeing: argomento del «benessere», ovvero la efficaci di ricerca di informazioni in rete, incluso il con-
capacità di «vivere le tecnologie» in modo sostenibile, fronto di varie fonti per stabilirne affidabilità, validità,
dal punto di vista personale e sociale. correttezza, autorevolezza, aggiornamento, punti di
vista o tendenze particolari.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
– 6.5 Digital problem solving: problem solving.
– Riconoscere i contesti di creazione dell’informazione.
– Promuovere attività di produzione di contenuti mul-
timediali riflettendo sulle strategie necessarie per
raggiungere gli obiettivi comunicativi.
– Rispettare e far rispettare agli alunni i diritti e le re-
sponsabilità di fronte ai media, tra cui la proprietà
intellettuale, la libertà di espressione, la necessaria
distinzione fra pubblico e privato.
– Guidare gli studenti nella creazione, gestione e prote-
zione dell’identità digitale, compatibilmente con l’età
degli allievi.
– Proteggere i dati personali nei profili utente dei social
media e adottare le necessarie protezioni durante la
navigazione in rete.
– Concordare con gli studenti le regole per l’utilizzo di
computer e dispositivi mobili in una prospettiva di
miglioramento dell’ambiente di apprendimento, nel
rispetto dei regolamenti della scuola.
– Coinvolgere i genitori sui temi legati al benessere
digitale.
– Realizzare con gli studenti attività di gamification,
esperienze di modalità interattive di Realtà Aumentata
58 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Approfondimenti
Ambienti di apprendimento
In questo capitolo si è insistito sul fatto che l’uso delle tecnologie digitali ac-
quista senso soltanto se inserito in modalità didattiche capaci di valorizzarle. Si è
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
fatto riferimento soprattutto all’idea del «laboratorio» inteso non come spazio fisico
dedicato ma come metodologia didattica.
Negli ultimi anni, anche grazie al Piano Nazionale per la Scuola Digitale, si è
affermata l’idea degli «ambienti di apprendimento», espressione che volutamente
supera la tradizionale nomenclatura scolastica. La scuola non è più concepita come
quell’edificio che tutti conosciamo, di solito caratterizzato da lunghi corridoi, pun-
teggiati dalle porte delle aule, i tipici ambienti nei quali si svolge l’attività didattica.
L’aula stessa può essere ripensata a partire dalla disposizione degli arredi, dei banchi,
che possono diventare tavoli in grado di accogliere gruppi di lavoro, della cattedra,
che può al limite «scomparire» (anche fisicamente), come segno di un rinnovato
ruolo del docente. Certo, non sempre è possibile operare trasformazioni importanti
poiché le aule sono spesso piccole, gli arredi non sempre di buona qualità e vi sono
vincoli anche legati alla sicurezza.
Se focalizziamo l’attenzione sulle tecnologie, possiamo evidenziare facilmente
l’importanza di alcuni elementi di base, che risultano «abilitanti» per consentirne
l’uso: in primo luogo, l’infrastruttura di rete. Un ambiente di apprendimento mo-
derno non può prescindere dalla disponibilità di una connessione veloce e affidabile,
PERCHÉ UTILIZZARE LA TECNOLOGIA A SCUOLA? 59
disponibile in tutti gli spazi della scuola. Il WiFi è una possibilità efficace e con un
costo accessibile. Gli arredi, ove possibile, potranno essere di tipo modulare, così da
poter essere riconfigurati a seconda del setting richiesto dalle attività.
Ogni classe può così diventare un laboratorio, anche con l’ausilio di materiali
«poveri» (il cosiddetto tinkering). La disponibilità di biblioteche (di classe, di plesso,
di istituto) e di spazi adatti alla lettura (angoli morbidi, confortevoli) è un elemento
di qualità, che contribuisce a rendere gli ambienti luoghi piacevoli, «belli», nei quali
docenti e studenti possano «stare bene». Parallelamente agli ambienti fisici, a secon-
da dell’età degli studenti, si potranno allestire ambienti virtuali come piattaforme
dedicate e biblioteche digitali.
Esempi di moderni ambienti di apprendimento sono gli «atelier creativi» rea-
lizzati da molte scuole, con i finanziamenti previsti dal PNSD (azione #7).
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
computer», ma di acquisire un abito mentale rivolto alla risoluzione di problemi. Il
breve articolo di Jeannette Wing (Wing, 2006) illustra i concetti base del pensiero
computazionale e presenta le caratteristiche fondamentali di questo nuovo approccio.
Vediamole di seguito.
come un informatico può risultare utile per affrontare problemi della vita reale:
rappresentare e organizzare i dati, riconoscere le classi di problemi e generalizzare le
soluzioni sono oggi abilità necessarie, indipendentemente dall’uso delle tecnologie.
Si tratta di aspetti culturali che hanno importanti riflessi sulla componente forse più
importante della competenza digitale, ovvero l’uso consapevole, lo spirito critico.
Per questi motivi occorre cautela, al fine di evitare un eccessivo sbilanciamento dei
percorsi didattici sul coding, ovvero sulla programmazione vera e propria.
A tal proposito il Ministero ha promosso negli anni azioni specifiche5 per fa-
vorire l’introduzione del coding fin dai primi anni della scuola primaria. L’effetto,
in termini di divulgazione e diffusione, è stato notevole, con la partecipazione di
migliaia di scuole e centinaia di migliaia di studenti.
Questo ha fatto pensare anche all’insorgere di una sorta di «moda», per cui in
molte scuole è possibile che le attività si limitino ai momenti periodicamente indi-
viduati. Evidentemente, un approccio di questo tipo difficilmente avrà importanti
ricadute sulle competenze degli alunni, a meno che le attività non siano inserite in
una programmazione multidisciplinare significativa.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
indicare la pratica di utilizzare un apparato (computer portatile, tablet, smartphone
o altro) di proprietà del singolo utente e non dell’organizzazione, in un contesto
diverso da quello personale.
In ambito scolastico, le apparecchiature tecnologiche (piccoli computer, tablet e
smartphone) sono ormai ampiamente adeguate a gestire le interazioni degli ambienti
digitali pensati per la didattica. La pratica del BYOD a scuola si basa su alcuni pre-
supposti, come l’ampia diffusione tra gli studenti di alcune tipologie di dispositivi
digitali (in particolare smartphone e tablet, che risultano essere già nella disponibilità,
di molti alunni, fin dagli ultimi anni della scuola primaria) e la crescente disponibilità
da parte dei docenti, non solo di utilizzare il proprio dispositivo personale, ma anche
di valorizzare la possibilità di impiego didattico di quelli degli studenti.
Dal punto di vista normativo, vi è una vivace discussione, a livello internazio-
nale, sulle politiche relative all’utilizzo degli smartphone: non vi è dubbio che si
tratti di dispositivi con grandi potenzialità anche per la didattica ma che implicano
5
Si veda «L’ora del Codice», https://programmailfuturo.it/come/ora-del-codice?acm=28503_35.
PERCHÉ UTILIZZARE LA TECNOLOGIA A SCUOLA? 61
la necessità di regolamentazione d’uso, essendo fin troppo facile l’utilizzo per scopi
non attinenti e per pura distrazione.
I dispositivi personali possono trasformare ogni spazio della scuola in un luogo
collaborativo e laboratoriale. Gli smartphone, ad esempio, sono dotati di carat-
teristiche e funzionalità (come i sensori, ma anche la fotocamera e il microfono)
del tutto simili (in alcuni casi, superiori) ad apparecchiature di laboratorio, con il
vantaggio di poterne disporre in ogni momento e all’interno delle normali aule.
L’uso dei dispositivi mobili durante le pratiche didattiche permette di ampliare l’azione
educativa, nella prospettiva dello sviluppo delle competenze di media e information
literacy, per aumentare la consapevolezza nei giovani studenti dei tempi e modi di
interazione con i dispositivi: questi si usano quando servono e per gli scopi previsti
dall’attività didattica, secondo le indicazioni del docente, secondo regole chiare e
condivise, in un clima collaborativo e partecipato.
D’altra parte, tuttavia, si evidenziano importanti criticità, a partire dallo stato
della connettività, sia interna (WiFi) che esterna (connessione Internet). Si pone
anche una questione di equità: i dispositivi personali potrebbero essere di qualità (e
costo) molto diverso, e potrebbero generare problemi relazionali, soprattutto tra stu-
denti più piccoli. Inoltre, l’impiego dei dispositivi mobili implica metodi di gestione
della classe diversi da quelli intesi come «tradizionali» e l’impiego di metodologie
specifiche, in cui le tecnologie siano integrate.
Dal punto di vista tecnologico, i docenti devono anche essere pronti a
coordinare gli studenti nella gestione di micro-problemi pratici che potreb-
bero rallentare le attività in classe, relativi ad esempio alla diversità di modelli
e applicativi installati, o alla scarsa o difficoltosa interoperabilità tecnologica.
Deve essere adeguatamente affrontata, condivisa e regolamentata in accordo con le
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
famiglie degli studenti anche la questione della responsabilità connessa all’utilizzo dei
dispositivi in un ambiente diverso da quello personale. Infine, l’uso dei dispositivi al
di fuori delle attività previste e concordate può costituire una fonte di distrazione e
si presta a possibili usi illeciti, rispetto ai quali sono possibili contromisure tecniche
(ad esempio, il filtraggio dei contenuti), ma soprattutto educative.
A questo proposito, nel gennaio 2018, il MIUR ha pubblicato il documento
Dieci punti per l’uso dei dispositivi mobili a scuola,6 subito denominato «Decalogo
per il BYOD a scuola», con l’intento di fornire indicazioni e orientamenti. Il sugge-
rimento è che ogni scuola provveda a dotarsi di un regolamento condiviso per l’uso
dei dispositivi personali, superando l’approccio basato sulla proibizione.
6
https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Decalogo+device/da47f30b-aa66-4ab4-ab35-4e01a3fdceed.
62 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Si può notare la grande vicinanza con le sezioni dei framework DigComp de-
dicate all’uso consapevole e alla dimensione etica della competenza digitale.
Il sillabo può costituire un’utile risorsa per orientare e supportare le scuole nel
processo di costruzione del curricolo per la competenza digitale.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Bibliografia
Averame M.C. (2018), Riconoscere le fake news in classe. Percorsi per una comunicazione consapevole
in rete, Milano, Pearson.
Biancato L. (2018), DigComp 2.1 per la scuola. Traduzione italiana, commentata, del framework
DigComp 2.1, formato ebook, Streetlib SelfPublish.
Bocconi S., Earp J. e Panesi S. (a cura di) (2018), DigCompEdu. Il quadro di riferimento europeo
sulle competenze digitali dei docenti, Istituto per le Tecnologie Didattiche, Consiglio Nazionale
delle Ricerche (CNR), https://eventi.erickson.it/insegnare-domani/UnitaDidattica/digcompedu.
Bonaiuti G., Calvani A., Menichetti L. e Vivanet G. (2017), Le tecnologie educative. Criteri per una
scelta basata su evidenze, Roma, Carocci.
Calvani A., Fini A. e Ranieri M. (2010), La competenza digitale nella scuola ‒ Metodi e strumenti per
valutarla e svilupparla, Trento, Erickson.
Floridi L. (2017), La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Milano, Raffaello
Cortina.
7
https://www.generazioniconnesse.it/site/it/educazione-civica-digitale/.
PERCHÉ UTILIZZARE LA TECNOLOGIA A SCUOLA? 63
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CAPITOLO 3
DALLE COMPETENZE-CHIAVE
AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA
PER COMPETENZE
Franca Da Re
Il concetto di competenza, come la maggioranza dei concetti che fanno capo alle
scienze umane e sociali, non è univoco ed è stato utilizzato nel tempo con valenze e
sfumature semantiche differenti, a seconda del momento, del contesto, delle teorie
di riferimento.
Negli ultimi decenni, l’interesse per le competenze si è sviluppato in diversi
settori, dall’economia alla gestione aziendale, dalla psicologia alla formazione, edu-
cazione e istruzione, fino alla politica.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Vi sono diverse ragioni per questo crescente interesse. Nella società postindustriale,
il lavoro, rispetto al passato, si è caricato sempre di più di contenuti di conoscenza,
mentre si va contraendo l’aspetto meramente manuale ed esecutivo.
Riveste sempre maggiore importanza l’aspetto «immateriale», non tanto lega-
to allo svolgimento della mansione specifica, che del resto tende ad avere confini
sempre più sfumati, quanto ad altri fattori, come le relazioni interne ed esterne, la
comunicazione, le capacità metodologiche e strategiche, la responsabilità individuale,
la condivisione dei valori aziendali.
La società globalizzata, con la conseguente alta mobilità degli individui, deter-
mina la necessità di reperire strumenti di «comunicazione» di saperi e del saper fare
delle persone, diversi dai soli titoli di studio o dai curriculum vitae, che poco sono
in grado di documentare ciò che realmente le persone sanno e sanno fare, mentre vi
è la necessità di valutare il potenziale umano per indirizzare, orientare, qualificare e
riqualificare la manodopera, specie nei momenti di crisi e di contrazione dell’offerta
di lavoro.
In una società che muta a velocità elevata nei costumi e nei rapporti sociali,
dove la scienza e la tecnologia progrediscono con estrema rapidità, le conoscenze
66 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
sono sovente soggette a divenire presto obsolete. D’altra parte, sono aumentati in
modo esponenziale i canali di accesso alle informazioni che possono alimentare la
conoscenza. Si stima che i nostri allievi acquisiscano fuori di scuola la maggior parte
delle proprie conoscenze: il ruolo della scuola e della formazione, quindi, sembra
doversi spostare in modo più marcato verso la costruzione di strategie metacognitive,
in grado di fornire alle persone strumenti per reperire, scegliere, valutare, mettere in
relazione, organizzare e recuperare le informazioni, oltre che chiavi di lettura critica
e cornici di significato.
Nelle aule scolastiche, inoltre, sempre più si constata che l’apprendimento fon-
dato su semplici conoscenze e saperi procedurali, conseguiti mediante applicazione ed
esercitazioni, non garantisce la formazione di atteggiamenti funzionali alle richieste
della vita e del lavoro, in particolare per quanto riguarda la capacità di problem-
solving, di assumere iniziative autonome flessibili, di mobilitare i saperi per gestire
situazioni complesse e risolvere problemi. Sempre più l’insegnamento basato sulla
trasmissione del sapere genera negli studenti demotivazione, estraneità e disamore
per lo studio, anche in considerazione dell’importanza e rilevanza che assumono i
saperi informali e non formali che i giovani realizzano fuori di scuola, attraverso le
esperienze extrascolastiche, di relazione, i mass-media.
La prospettiva dell’acquisizione e dell’esercizio della competenza, nei suoi si-
gnificati più ampi, legati allo sviluppo e alla realizzazione personale e sociale delle
persone, sembra venire incontro alle mutate esigenze della società.
In questa sede, non ci soffermeremo sulle molte formulazioni che nella ricerca
sono state fornite per il concetto di competenza. Ne adotteremo solamente due, che
ci sembrano particolarmente ricche e coerenti con il significato assunto nei docu-
menti europei, al quale in questo testo facciamo riferimento, non solo perché ci pare
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
particolarmente elevato, ma anche perché è assunto dalle stesse Indicazioni nazionali.
1. Le competenze sono costituite dall’attitudine individuale e, al limite,
soggettiva, di utilizzare le proprie qualificazioni, i propri saper fare e le proprie
conoscenze al fine di raggiungere un risultato. Infatti, non esistono competenze
«oggettive», tali da poter essere definite indipendentemente dagli individui nei
quali esse si incarnano. Non ci sono le competenze in sé, ci sono soltanto le
persone competenti. (OCDE, 1966)
2. La competenza non è uno stato o una conoscenza posseduta. Non è riducibile
né a un sapere, né a ciò che si è acquisito con la formazione. [...] La competenza
non risiede nelle risorse (conoscenze, capacità...) da mobilizzare, ma nella mo-
bilizzazione stessa di queste risorse. [...] Qualunque competenza è finalizzata (o
funzionale) e contestualizzata: essa non può dunque essere separata dalle proprie
condizioni di «messa in opera». [...] La competenza è un saper agire (o reagire)
riconosciuto. Qualunque competenza, per esistere, necessita del giudizio altrui.
(Le Boterf, 1994; Italia Forma, 2004)
– la competenza non è un oggetto fisico, non esiste finché non la vediamo agita
da persone competenti; la competenza esiste solo «in atto», come «sapere agito»;
non è insita nelle risorse (conoscenze, abilità, capacità) possedute, ma nel saper
mobilitare tali risorse di fronte a situazioni da gestire, problemi da risolvere, in
contesti significativi;
– è una dimensione della persona che agisce in un contesto di esperienza, non di un
compito o di un ambito di esperienza.
La Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre
2006 fornisce il seguente quadro di riferimento.
Dato che la globalizzazione continua a porre l’Unione europea di fronte a
nuove sfide, ciascun cittadino dovrà disporre di un’ampia gamma di competen-
ze chiave per adattarsi in modo flessibile a un mondo in rapido mutamento e
caratterizzato da forte interconnessione.
L’istruzione nel suo duplice ruolo — sociale ed economico — è un elemento
determinante per assicurare che i cittadini europei acquisiscano le competenze
chiave necessarie per adattarsi con flessibilità a siffatti cambiamenti.
In particolare, muovendo dalle diverse competenze individuali, occorre rispon-
dere alle diverse esigenze dei discenti assicurando la parità e l’accesso a quei gruppi
che, a causa di svantaggi educativi determinati da circostanze personali, sociali,
culturali o economiche, hanno bisogno di un sostegno particolare per realizzare le
loro potenzialità educative. Esempi di tali gruppi includono le persone con scarse
competenze di base, in particolare con esigue capacità di scrittura, i giovani che
abbandonano prematuramente la scuola, i disoccupati di lunga durata e coloro
che tornano al lavoro dopo un lungo periodo di assenza, gli anziani, i migranti
e le persone disabili [...]
Le competenze chiave sono definite in questa sede alla stregua di una combi-
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
nazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti appropriati al contesto. Le competenze
chiave sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo per-
sonali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione. [corsivo nostro]
L’enunciato della Raccomandazione del 2006 descrive la competenza come una
dimensione della persona, in costante evoluzione e sviluppo, che consente agli indivi-
dui di realizzarsi, di agire nel mondo, di contribuire efficacemente allo sviluppo della
comunità. Le competenze-chiave rappresentano strumenti per la conoscenza di sé e
del proprio ambiente, per leggere, interpretare, trasformare la realtà, per interagire con
gli altri, per sviluppare resilienza.1
1
Il termine «resilienza» viene mutuato dalla fisica, nell’accezione di capacità di un corpo di resistere agli urti e
alle sollecitazioni, senza rompersi. In psicologia, si intende per resilienza la capacità delle persone di affrontare
le circostanze avverse della vita, mantenendo, pur essendone provate, l’integrità fisica, psichica e anche etica.
Una persona resiliente sopporta i dolori, i lutti, le avversità, mantenendo la capacità di perseguire nuovi
obiettivi, traendo dalle stesse avversità motivi di apprendimento, mantenendo fiducia in sé e nel futuro e
atteggiamenti di prosocialità.
68 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Nella tabella 3.1 confrontiamo le competenze chiave del 2006 con quelle del 2018.
TABELLA 3.1
Confronto tra competenze chiave del 2006 e del 2018
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
COMPETENZE CHIAVE 2006 COMPETENZE CHIAVE 2018
Comunicazione nella madrelingua Competenza alfabetica funzionale
Comunicazione nelle lingue straniere Competenza plurilinguistica
Competenze in matematica e competenze di base in Competenza matematica e competenza in scienze,
scienza tecnologie e ingegneria
Competenza digitale Competenza digitale
Imparare a imparare Competenza personale, sociale e capacità di imparare
a imparare
Competenze sociali e civiche Competenza in materia di cittadinanza
Spirito di iniziativa e imprenditorialità Competenza imprenditoriale
Consapevolezza ed espressione culturale Competenza in materia di consapevolezza ed espres-
sione culturali
2
Per il significato che ogni competenza chiave assume, si rimanda alla lettura della Raccomandazione (2018),
reperibile al link: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32018H0604(01)&f
rom=EN.
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 69
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Le conoscenze sono il risultato di un lavoro, compiuto dalla persona che appren-
de, di assimilazione dei contenuti ai propri schemi mentali. Quando un contenuto
viene assimilato, elaborato, interpretato, diventa conoscenza. Non tutti i contenuti
e gli stimoli con cui una persona viene in contatto diventano conoscenze. Tutti gli
insegnanti hanno posto a una nuova classe, almeno una volta nella propria carriera,
la domanda: «Che cosa avete fatto l’anno scorso, relativamente a questo argomento?».
La risposta è, generalmente: «Niente». Non importa che quell’argomento l’anno pre-
cedente sia stato oggetto di spiegazioni, esercitazioni, interrogazioni. Evidentemente,
esso non ha rivestito, agli occhi degli studenti, abbastanza senso, valore, interesse,
da meritare il «lavoro di assimilazione» che lo avrebbe trasformato in conoscenza. È
rimasto fino all’interrogazione, fino all’esame finale, quindi nascosto in un recondito
recesso del cervello. Sono molti, del resto, i contenuti che tutti noi abbiamo tratte-
nuto fino all’interrogazione, all’esame finale, per poi dimenticarli. Generalmente si
è trattato di informazioni di cui non abbiamo capito l’utilità, il significato, il valore,
che non hanno destato curiosità, interesse, passione. I saperi formali, quelli appresi a
scuola, per intenderci, sono più vulnerabili a tale destino di oblio. I saperi acquisiti
nei contesti non formali e informali sono generalmente più solidi e radicati, perché
70 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
non sono obbligatori, sono stati solitamente scelti per interesse e curiosità personali,
avvicinati con le persone affettivamente importanti, dotati di significato e utilità
immediati. Sono tutte caratteristiche che spesso mancano ai saperi di tipo formale,
ma non perché essi ne siano privi in modo assoluto, quanto, purtroppo, per come
sono proposti a scuola.
Dovremmo fare uno sforzo, nelle prassi didattiche, per connotare i contenuti di
valore, significato, curiosità. Se l’alunno viene «catturato» da un argomento, lo appro-
fondirà da solo, con autonome ricerche, anche senza che l’insegnante glielo chieda.
Un’altra misura utile e opportuna, è riconoscere e rendere espliciti tutti i saperi che gli
alunni hanno acquisito in contesto non formale e informale.
I nostri allievi, come già abbiamo detto, posseggono generalmente buone quantità
di conoscenze in molti settori. Vale la pena partire da queste, dando per acquisite quelle
corrette, complete, pertinenti e lavorando su quelle incomplete, errate, confuse. Su
tutte, la scuola ha il compito di fornire strumenti di organizzazione, chiavi di lettura
critica, metodi per collegarle, svilupparle e recuperarle.
Quest’ultimo, infatti, è il compito principale e insostituibile della scuola, compito
che nessun altro svolge e che qualifica l’apprendimento. Il metodo per apprendere, per
mettere in relazione, per scegliere e valutare e criticare le informazioni, viene prima
dell’informazione stessa, ne permette l’acquisizione e l’organizzazione e favorisce quel
processo di assimilazione che la trasformerà in conoscenza. Ci sono molte agenzie molto
più brave della scuola a fornire informazioni. Nessuna però, come la scuola, possiede
le opportunità per fornire le strategie per apprendere e per utilizzare proficuamente
le conoscenze.
Per «abilità», nel contesto europeo, si intende la capacità di applicare conoscenze,
procedure «sapere cosa» e «sapere come», nello svolgimento di attività, nella gestione
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
di situazioni e nella soluzione di problemi, in ambiti specifici. Le abilità, cognitive
o pratiche, possono essere anche estremamente elevate, connesse sempre, tuttavia, a
un ambito definito. Parliamo di atleti abili, cuochi, cardiochirurghi e astrofisici abili.
Ciascuna di queste categorie di persone possiede elevate conoscenze e know-how
per gestire situazioni e problemi, anche complessi, inattesi, repentini, connessi alla
propria attività. La competenza, tuttavia, è qualcosa di più e di diverso.
La Raccomandazione del 23 aprile 2008 parla della competenza come di una
comprovata capacità — deve essere apprezzabile e constatabile — di utilizzare co-
noscenze, abilità e capacità personali, sociali, metodologiche, in contesti diversi, sia
di vita che di lavoro, sia nello sviluppo personale, che professionale. Mentre l’abilità
è una dimensione connessa al compito, la competenza è una dimensione della per-
sona. Non è un oggetto fisico, non esiste, fino a che non viene agita. Non vediamo
la competenza, ma la persona che agisce in modo competente. Il significato più alto
sta, però, nell’ultima parte della formulazione: «Le competenze sono descritte in
termini di responsabilità e autonomia».
L’Unione Europea ha sostituito la Raccomandazione del 23 aprile 2008 con
quella del 22 maggio 2017.
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 71
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
europea di «competenza», fornire loro gli strumenti culturali perché possano agire
nel mondo e perseguire il proprio sviluppo personale, ma anche aiutarli a sviluppare
le disposizioni personali per utilizzare le proprie conoscenze e abilità non solo per
sé, ma anche per la comunità.
Facciamo qualche esempio molto concreto. Un giovane che si laureasse brillan-
temente in chimica, possedesse le migliori conoscenze e abilità nel campo e vendesse
il proprio sapere ai narcotrafficanti, sarebbe solo abile, non competente.
Un ingegnere civile che fosse un genio nel proprio campo, ma corrompesse
o si lasciasse corrompere nello svolgimento del proprio ufficio, sarebbe solo abile,
non competente.
Il termotecnico competente è colui che conosce certamente bene le norme di
buona tecnica per l’installazione e manutenzione degli apparecchi e le osserva, non
per timore di violazioni del codice, ma perché ha consapevolezza delle conseguenze
nel non ottemperare, per la sicurezza, l’ambiente, l’economia. Saprebbe motivare
al cliente le ragioni delle proprie scelte, anche se questi chiedesse, per risparmiare,
di trascurare alcuni interventi; non ultimo, il termotecnico competente rilascia la
ricevuta fiscale.
72 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
abilità, ma anche risorse personali, sociali e metodologiche, di fronte alle situazioni;
presuppone, soprattutto, la capacità delle persone di agire in autonomia e responsabilità.
La fisionomia del cittadino autonomo e responsabile, peraltro, è tracciata in questi
termini nei principi fondamentali di tutte le Costituzioni democratiche.
La convivenza democratica presuppone, per ben funzionare, ferrea disciplina,
quella, però, che ogni singolo impone a se stesso in rispetto della libertà e del bene
comune.
Nelle Indicazioni nazionali si respira, in ogni riga della Premessa, l’orientamento
verso una scuola che assume il compito educativo di crescere persone e cittadini
autonomi e responsabili.
Ciò rappresenta l’orizzonte di senso della scuola e dell’insegnamento: una scuola
che si fermasse a fornire conoscenze e abilità, perseguendo una visione limitata dell’i-
struzione, fornirebbe saperi «inerti», avulsi dal contesto in cui essi possono produrre
effetti virtuosi per le persone e le comunità.
L’agire competente, al contrario, si autoalimenta e incrementa continuamente,
generando, di fronte alle situazioni e ai problemi, nuove conoscenze, abilità, metodi
e capacità di relazione.
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 73
PRATICO/
COGNITIVO conoscenze
PROCEDURALE
METACOGNITIVO/
ETICO
METODOLOGICO
abilità, «saper fare», gestire problemi
rispetto a un compito, ad un ambito
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
La competenza nei documenti nazionali: il DM 139/2007 sull’innalzamento dell’ob-
bligo di istruzione
Il DM 139 del 22 agosto 2007, che detta orientamenti per il curricolo del
primo biennio obbligatorio della scuola secondaria di secondo grado, assume una
prospettiva interessante, che tenta il superamento delle discipline con la formulazione
di sedici competenze di base, raggruppate in quattro assi culturali: asse dei linguaggi,
asse matematico, asse scientifico-tecnologico, asse storico-sociale.
L’asse culturale dei linguaggi contempla a sua volta tre competenze di padronanza
della lingua italiana, una competenza generale di padronanza delle lingue straniere,
una competenza relativa al patrimonio artistico e letterario, una competenza relativa
ai linguaggi multimediali.
L’asse culturale matematico contempla quattro competenze: la prima relativa al
calcolo, la seconda sulla soluzione di problemi, la terza sulla geometria e la misura,
la quarta sull’analisi, interpretazione, rappresentazione dei dati anche con l’ausilio
di mezzi informatici.
L’asse scientifico-tecnologico comprende tre competenze: la prima rivolta
all’osservazione, descrizione, analisi dei fenomeni, in una prospettiva sistemica e di
complessità; la seconda rivolta al concetto di energia e alle sue trasformazioni; la
terza relativa alla comprensione delle potenzialità e dei limiti della scienza e della
tecnologia.
L’asse storico-sociale comprende tre competenze: la prima, relativa alla cono-
scenza, analisi e comprensione di eventi e fenomeni e di trasformazioni nel tempo
e nello spazio; la seconda, relativa alla comprensione della relazione tra esperienza
personale e sistemi di regole e norme, nel quadro della Costituzione; la terza, relativa
alla conoscenza e all’orientamento nel sistema socio-economico del proprio territorio.
Le sedici competenze sono articolate e descritte in abilità e conoscenze.
Il DM 139 indica anche otto competenze-chiave di cittadinanza, delle quali viene
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
solo enunciato brevemente il significato, senza l’articolazione in abilità e conoscenze:
1. comunicare
2. collaborare e partecipare
3. imparare a imparare
4. agire in modo autonomo e responsabile
5. risolvere problemi
6. progettare
7. individuare collegamenti e relazioni
8. acquisire e interpretare le informazioni.
Queste otto competenze andrebbero perseguite nelle attività condotte nell’am-
bito dei quattro assi culturali.
Il documento, che dal punto di vista metodologico è formulato in modo assai
rigoroso, tenta un superamento delle discipline, formulando competenze di base orga-
nizzate in assi culturali. Assai funzionale è anche la descrizione in abilità e conoscenze.
A nostro parere, il documento mantiene, però, due criticità sostanziali: la prima è
costituita dalla formulazione di otto competenze-chiave di cittadinanza che rappresen-
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 75
tano, a ben guardare, una specificazione più «scolastica» delle otto competenze-chiave
europee, senza, invece, prendere queste ultime come riferimento diretto del curricolo.
L’altra criticità è la sostanziale dicotomia e separatezza tra assi culturali e compe-
tenze di cittadinanza. Il rischio molto concreto è che, di fatto, i curricoli si fermino
agli assi culturali, lasciando le competenze di cittadinanza in «terra di nessuno». Il
documento di certificazione delle competenze al termine della scuola dell’obbligo,
licenziato con il DM 9 del 27 gennaio 2010, rischia di confermare tale tendenza,
richiedendo una puntuale certificazione delle competenze degli assi culturali e limi-
tando l’attenzione alle competenze di cittadinanza a una formulazione generica in
calce: «Le competenze di base relative agli assi culturali sopra richiamati sono state
acquisite dallo studente con riferimento alle competenze-chiave di cittadinanza, di
cui all’allegato 2 del documento citato in premessa [il DM 139/07, ndr]».
I DPR 87, 88, 89 del 15 marzo 2010 sul riordino degli istituti professionali, istituti tecnici e licei
I tre DPR di riordino della scuola secondaria di secondo grado descrivono la
nuova architettura dei tre ordini di scuola, prevedendo nuovi indirizzi e articolazioni
dei percorsi di studio. I Regolamenti degli istituti professionali e degli istituti tecnici
prevedono un profilo finale, rappresentato da una serie di risultati di apprendimento
descritti in termini di competenze comuni a tutti gli indirizzi, che sono sostanzial-
mente le stesse, sia per gli istituti tecnici che per i professionali, e da competenze di
indirizzo specifiche per i diversi percorsi.
Il DPR 89/2010, Regolamento di riordino dei licei, prevede una serie di com-
petenze comuni a tutti gli indirizzi, distribuite in cinque aree culturali, e competenze
specifiche ai diversi indirizzi.
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Al termine di tutti i percorsi di scuola secondaria di secondo grado, è prevista
la certificazione delle competenze sul modello EQF.
Le Linee guida per il curricolo degli istituti professionali e quelle per il curricolo
degli istituti tecnici riprendono le competenze dei Regolamenti, riferendole alle diverse
discipline e articolandole in abilità e conoscenze. Forniscono, inoltre, orientamenti su
come strutturare la didattica e l’ambiente di apprendimento per conseguire i risultati
di apprendimento in termini di competenze, previsti nei Regolamenti.
Le Indicazioni nazionali dei licei, invece, assumono una prospettiva nettamente
disciplinare, indicando obiettivi specifici di apprendimento, peraltro spesso formulati
in termini narrativi, e soprattutto contenuti da affrontare nel corso del quinquen-
nio. Nel complesso, le Indicazioni nazionali dei licei sembrano allontanarsi dalla
prospettiva più orientata alla competenza prevista nel Regolamento.
Tuttavia, le scuole autonome, che hanno responsabilità esclusiva nella formu-
lazione del curricolo, potrebbero certamente riferirsi alla fonte primaria del Regola-
mento, che prevede risultati d’apprendimento in termini di competenze, da certificare
alla fine sul modello EQF, per riorganizzare gli orientamenti delle Indicazioni in una
progettazione curricolare per competenze.
76 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Costruire un curricolo per competenze alla luce delle Indicazioni nazionali. La rela-
zione tra competenze-chiave, competenze culturali, abilità, conoscenze e discipline;
la descrizione dei risultati di apprendimento
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
si sviluppano e organizzano la ricerca e l’innovazione educativa.
Ogni scuola predispone il curricolo all’interno del Piano dell’offerta formativa
con riferimento al profilo dello studente al termine del primo ciclo di istruzione,
ai traguardi per lo sviluppo delle competenze, agli obiettivi di apprendimento
specifici per ogni disciplina.
A partire dal curricolo di istituto, i docenti individuano le esperienze di
apprendimento più efficaci, le scelte didattiche più significative, le strategie
più idonee, con attenzione all’integrazione fra le discipline e alla loro possibile
aggregazione in aree, così come indicato dal Regolamento dell’autonomia sco-
lastica, che affida questo compito alle istituzioni scolastiche.
Poiché le Indicazioni nazionali assumono come orizzonte di riferimento le
competenze-chiave e fissano i traguardi per lo sviluppo delle competenze prescrit-
tivi e ineludibili, pare opportuno che il curricolo sia organizzato per perseguire e
sviluppare le competenze degli alunni. Ricordiamo che i traguardi per lo sviluppo
delle competenze sono l’unica prescrittività esplicita delle Indicazioni nazionali, che
nel testo così recitano:
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 77
Al termine della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secon-
daria di primo grado, vengono fissati i traguardi per lo sviluppo delle competenze
relativi ai campi di esperienza e alle discipline.
Essi rappresentano dei riferimenti ineludibili per gli insegnanti, indicano piste
culturali e didattiche da percorrere e aiutano a finalizzare l’azione educativa allo
sviluppo integrale dell’allievo.
Nella scuola del primo ciclo i traguardi costituiscono criteri per la valutazione
delle competenze attese e, nella loro scansione temporale, sono prescrittivi, im-
pegnando così le istituzioni scolastiche affinché ogni alunno possa conseguirli,
a garanzia dell’unità del sistema nazionale e della qualità del servizio. Le scuole
hanno la libertà e la responsabilità di organizzarsi e di scegliere l’itinerario più
opportuno per consentire agli studenti il miglior conseguimento dei risultati.
La prescrittività dei traguardi impegna le istituzioni scolastiche a mettere in
atto tutte le strategie, tecniche e organizzazioni che sono nella loro disponibilità, ma
anche libertà, perché possibilmente tutti gli alunni possano conseguirli, al termine
dei diversi segmenti del percorso di istruzione, almeno a un livello essenziale.
Poiché i traguardi rappresentano dei punti di arrivo, sarebbe opportuno che i
curricoli prevedessero dei livelli di complessità crescente che descrivessero l’evolu-
zione nella padronanza della competenza nel tempo e servissero come guida per la
valutazione.
I traguardi, come dicono le Indicazioni, rappresentano dei criteri per la valu-
tazione delle competenze; in effetti essi descrivono dei comportamenti che, se agiti,
rivelano l’agire competente. Possiamo dunque assumerli come «evidenze», «comporta-
menti sentinella» della competenza. Ancora meglio, sulla base delle azioni formulate
dai traguardi, possiamo pianificare situazioni e compiti che permettano agli alunni
di metterle in atto e quindi di valutarne nel tempo l’incremento della padronanza.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Il curricolo è unitario, progressivo e continuo, dai 3 ai 14 anni. L’organizzazione
diffusa nel territorio nazionale degli istituti comprensivi dovrebbe favorire questa
prospettiva progettuale. La continuità sostanziale, infatti, non si realizza tanto
nell’uniformità di contesti, di proposte e di ambienti, quanto nella coerenza della
progettualità e delle visioni didattico-educative delle comunità professionali dei tre
gradi di scuola considerati.
I giovani allievi, passando da un segmento all’altro, si aspettano, anzi, di trova-
re richieste, ambienti, stili diversi e ciò rappresenta, ai loro occhi, la testimonianza
dell’essere cresciuti e di poter affrontare compiti e situazioni differenti.
Il testo delle Indicazioni non prescrive batterie di contenuti o di conoscenze da
conseguire; anche gli obiettivi di apprendimento, che costituiscono senza dubbio
un utile riferimento per la costruzione del curricolo e la descrizione dei risultati di
apprendimento, non sono rigidamente vincolanti, rappresentando piuttosto un
orientamento alla pianificazione, più che un corredo di prescrizioni da applicare.
Le Indicazioni non riportano le abilità in cui si articolano i traguardi di com-
petenza, ma gli obiettivi. Questa è una criticità che il testo si trascina fin dal 2007;
78 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
di primo grado l’attività didattica è orientata alla qualità dell’apprendimento di
ciascun alunno e non a una sequenza lineare, e necessariamente incompleta, di
contenuti disciplinari. I docenti, in stretta collaborazione, promuovono attività
significative nelle quali gli strumenti e i metodi caratteristici delle discipline si
confrontano e si intrecciano tra loro, evitando trattazioni di argomenti distanti
dall’esperienza e frammentati in nozioni da memorizzare.
Le discipline, così come noi le conosciamo, sono state storicamente separate
l’una dall’altra da confini convenzionali che non hanno alcun riscontro con l’u-
nitarietà tipica dei processi di apprendimento. Ogni persona, a scuola come nella
vita, impara infatti attingendo liberamente dalla sua esperienza, dalle conoscenze
o dalle discipline, elaborandole con un’attività continua e autonoma.
Oggi, inoltre, le stesse fondamenta delle discipline sono caratterizzate da
un’intrinseca complessità e da vaste aree di connessione che rendono impropo-
nibili rigide separazioni.
Nelle Indicazioni le discipline non sono aggregate in aree precostituite per
non favorire un’affinità più intensa tra alcune rispetto ad altre, volendo rafforzare
così trasversalità e interconnessioni più ampie e assicurare l’unitarietà del loro
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 79
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
infine, contribuiscono allo sviluppo delle competenze-chiave.
Insegnare una materia significa trasmettere un corredo di contenuti e, talvolta,
abilità relativi a un campo del sapere. Occuparsi di una disciplina significa orientarsi
in un campo del sapere costituito da conoscenze, abilità, metodi di indagine, teorie
e concetti in costante evoluzione, relazioni interne tra concetti ed esterne, con altre
discipline. Una materia si trasmette, una disciplina si indaga. Riportiamo di seguito
un’interessante considerazione del professor Maurizio Tiriticco, sul passaggio dalla
materia alla disciplina:
Va sempre ricordato che un conto è una disciplina, altro conto la materia
corrispondente. La disciplina non è un oggetto, non è un contenuto, è un ambito
di ricerca, e, come tale, non ha confini né di tempo né di spazio: si autoalimenta
— possiamo dire — degli apporti continui che la arricchiscono. E non solo: è
in continuo movimento; ora si lasciano alcuni contenuti, ora si aprono nuovi
campi del sapere. Le sette arti del trivio e del quadrivio furono seriamente messe
in discussione dallo sperimentalismo galileiano. La geografia di Tolomeo non è
quella di oggi. E ciò vale per ciascuna disciplina. Per non dire poi della continua
80 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
tempo, energia, fatica, nello sforzo vano di «inventare» le competenze di base che,
invece, sono da ricercare nella struttura dei saperi.
Le competenze di base sono poche, restano le stesse nei diversi gradi di scuola,
anche se possono essere formulate con parole diverse; costituiscono dei descrittori
delle competenze-chiave cui principalmente si riferiscono. Anche se le Indicazioni
non le elencano, abbiamo a disposizione altri documenti che ci aiutano a reperirle:
– il DM 139/07 sul nuovo obbligo di istruzione già citato, che per i quattro assi
culturali individua sedici competenze culturali di base;
– le Linee guida per i Piani di studio provinciali del primo ciclo della Provincia Auto-
noma di Trento, del 2010; la commissione che li ha redatti ha individuato, per ogni
disciplina, le competenze culturali di base, declinandole anche in abilità e conoscenze;
– gli Allegati 1 e 2 all’ordinanza ministeriale (OM) 236 del 1993. Questi vecchi
documenti licenziavano il documento di valutazione che proponeva «indicatori»
di valutazione per le diverse discipline, da valutare sulla scala A, B, C, D, E. Essi
possono essere assunti come competenze culturali di base, proprio perché «indi-
cavano» le dimensioni da padroneggiare per dire di possedere una disciplina.
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 81
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
all’imparare a imparare e allo spirito di iniziativa.
Un curricolo così organizzato, strutturato graficamente in tabelle che chiameremo
«rubriche», comprende: la descrizione dei risultati di apprendimento in termini di
competenze, abilità e conoscenze; l’individuazione delle «evidenze» della competenza;
la strutturazione dei livelli di padronanza della competenza.
3
I documenti sono reperibili al link http://www.piazzadellecompetenze.net/index.php?title=La_PIAZZA oppure
https://drive.google.com/folderview?id=0B7y5qCiAqpu2MG1XbDgyQU0weG8&usp=sharing [nda].
82 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Sezione A
Nella tabella Sezione A vengono descritti i risultati di apprendimento in termini
di competenze, abilità e conoscenze, delle diverse competenze chiave. La prima co-
lonna riporta le competenze culturali di base, che diventano competenze specifiche
della competenza chiave. Come abbiamo già detto, le competenze culturali di base
sono reperite dai documenti citati nelle pagine precedenti, se riferite a discipline.
La seconda colonna riporta le abilità, che non sono altro che gli obiettivi delle
Indicazioni, laddove la competenza chiave abbia discipline di riferimento previste dalle
Indicazioni stesse. Le conoscenze sono estrapolate dagli obiettivi. Qualora la competenza
chiave non abbia discipline di riferimento (ad esempio imparare a imparare, spirito di
iniziativa), competenze specifiche, abilità, conoscenze sono state individuate da chi
scrive, sulla base delle ricerche e della letteratura di settore.
Sezione B 4
Nella tabella Sezione B vengono riportate le «evidenze» della competenza, che
non sono nient’altro che i traguardi delle Indicazioni della disciplina di riferimen-
to per questa competenza alla fine del ciclo. Sulla base delle evidenze, è possibile
strutturare compiti significativi, dei quali si riportano solo degli esempi possibili.
Per le competenze chiave le prove di discipline di riferimento, le evidenze sono state
individuate da chi scrive.
Sezione C
La tabella Sezione C riporta i livelli di padronanza in cui si può evolvere la
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
competenza. Il livello 3, atteso alla fine della scuola primaria, è costituito dai tra-
guardi delle Indicazioni alla fine della scuola primaria, laddove presenti; il livello 5 è
costituito dai traguardi a fine ciclo. Il primo e il secondo livello sono la padronanza
dei traguardi che ci si potrebbe aspettare nel primo e secondo biennio della scuola
primaria, il quarto potrebbe essere osservato per tutto il triennio della scuola secon-
daria di primo grado.
Il numero di cinque livelli è assolutamente convenzionale; potrebbero essere
quattro, sei, sette. Ciò che non è opportuno fare è articolare otto livelli, perché vi
sarebbe la tentazione di fare corrispondere i livelli agli anni di scolarità. Bisogna
precisare che i livelli costituiscono solo dei punti di riferimento per l’osservazione
del progresso della competenza. Nessun allievo corrisponderà interamente a nessuna
delle descrizioni. Piuttosto, si collocherà prevalentemente in un livello o nell’altro,
dove, però, presenterà caratteristiche più pronunciate in alcune parti e meno in altre.
Anche il periodo in cui ci si auspica di vedere sviluppati i livelli è convenzionale.
4
Per la scuola dell’infanzia, è accorpata al termine della sezione A [nda].
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 83
Certamente si farà il possibile perché la maggior parte degli allievi a fine quinta
si possa collocare al livello 3 e a fine ciclo al livello 5, dato che questi livelli corri-
spondono alla formulazione letterale dei traguardi. Tuttavia, potremmo osservare
alunni che, per ragioni differenti, in alcune competenze si potranno collocare a un
livello precedente e magari in altre a un livello anche successivo a quello auspicato.
Ciò che è importante rilevare, comunque, è che la competenza viene descritta; la
descrizione rende conto di ciò che l’alunno sa, sa fare, con che grado di autonomia
e responsabilità, in quali contesti e condizioni. La descrizione è sempre positiva:
quando si apprezzano competenze, ci si rende sempre conto di ciò che la persona sa
fare, anche se è poco, non di ciò che non sa fare. La descrizione della competenza è
un’apertura di credito rispetto a quanto la persona ha maturato in ambiti nei quali
ha avuto esperienza. Ciò la differenzia sostanzialmente dalla valutazione di profitto.
Per quanto riguarda la costruzione del curricolo della scuola dell’infanzia, si
può procedere con lo stesso metodo, con la differenza che le competenze culturali
di base, che restano sostanzialmente le stesse, si riferiscono ai campi di esperienza e
non alle discipline (si veda la tabella 3.2).
TABELLA 3.2
Competenze-chiave e campi di esperienza
Le competenze-chiave I campi d’esperienza I campi d’esperienza
europee prevalenti concorrenti
1. Competenza alfabetica-funzionale I discorsi e le parole Tutti
2. Competenza plurilinguistica
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
petenze in scienze, tecnologie e fenomeni, viventi – Numeri e spazio)
ingegneria
Dopo aver redatto la parte generale del curricolo con la descrizione dei risul-
tati di apprendimento in termini di conoscenze, abilità, competenze, individuato
le evidenze e descritto i livelli di padronanza, sarebbe opportuno che il collegio
dei docenti, nella sua articolazione in commissioni, individuasse gli ambiti di
84 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
indagine, i nuclei di problemi e concetti per la gestione dei quali sia necessario
ricorrere all’apporto di discipline diverse e intorno ai quali pianificare compiti si-
gnificativi e Unità di Apprendimento. Gli ambiti che offrono i maggiori contributi
in questo senso e che, opportunamente pianificati, possono coprire grandi parti
del curricolo, sono: quelli relativi alla conoscenza di sé, alle relazioni con gli altri,
alle aggregazioni sociali con i loro sistemi di regole e norme; i problemi di natura
scientifica e tecnologica, la salvaguardia dell’ambiente, il rapporto tra sviluppo
umano, utilizzo e distribuzione delle risorse; la conservazione e il risparmio delle
risorse stesse, i problemi energetici; la salute, il benessere, la sicurezza; le relazioni
tra i gruppi umani, gli assetti politici e sociali; l’identità culturale collettiva, espressa
dalle usanze, dalle arti, dalla letteratura, ecc. Queste grandi questioni implicano
un’ampia quantità di conoscenze provenienti da tutte le discipline, si prestano
allo sviluppo di diverse abilità e, come è evidente, contribuiscono allo sviluppo di
molteplici competenze. Sono temi che, opportunamente adattati, possono essere
affrontati sin dalla scuola dell’infanzia, affrontando i saperi implicati in modo
ricorsivo, a complessità e sistematizzazione progressivamente maggiori, a partire,
all’inizio, dall’esperienza diretta e vissuta dell’alunno, fino a livelli crescenti di
rappresentazione teorica negli ultimi anni del ciclo.
Anche intorno a questi temi si possono individuare i contenuti irrinunciabili
che devono diventare conoscenze capaci di animare e sostenere abilità e competenze.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
diverse, tanto che dovremmo più propriamente parlare di «didattiche» funzionali
alla promozione delle competenze. Prese singolarmente, sono tutte note alla teoria e
alla pratica didattica. Tutti gli insegnanti possono dire onestamente di aver praticato
e praticare nelle proprie classi esempi di didattica per competenze. Ciò che viene
chiesto, però, è di riunire in una progettualità sistematica, ordinaria, intenzionale,
condivisa da tutta la comunità professionale queste strategie e pratiche, rendendole
esplicite, in un curricolo di scuola.
Molto spesso, le pregevoli esperienze che vengono realizzate nelle nostre
scuole hanno carattere di episodicità e frammentazione, sono talvolta implicite
nella mente dei docenti stessi, soprattutto dipendono dalla discrezionalità delle
persone, dai loro interessi, dalla buona volontà di metterle in atto, più che da una
condivisione intersoggettiva di una progettualità educativa e didattica, a livello di
istituto. Realizzare un curricolo per competenze non significa insegnare cose diverse
dal solito; certo, è necessario selezionare i contenuti indispensabili, per recuperare
il tempo prezioso necessario a far lavorare in autonomia gli alunni, a stimolare
discussioni e ricerche, a indagare e sperimentare. Ciò che, però, ora si richiede, è
di iscrivere gli oggetti di apprendimento in una cornice di significato e di senso,
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 85
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
di apprendimento. Ciò non significa che vengono proposti strumenti diversi per
ciascuno, ma che le proposte didattiche vengono organizzate con modalità diverse
per tutti, in modo che ciascuno trovi le modalità a sé più congeniali.
Viene valorizzata l’esperienza attiva, concreta, in contesti veri o verosimili,
attraverso la proposizione di «compiti autentici», che possano legare gli oggetti di
apprendimento alla realtà nella quale possono essere impiegati. Considerata l’età
degli allievi e gli stili di apprendimento di molti di loro, l’apprendimento segue
prevalentemente — ma non esclusivamente — modalità induttive. Si procede
dall’esperienza attiva e concreta, alla sua rappresentazione simbolica, attraverso la
formulazione di ipotesi, la narrazione e ricostruzione delle procedure di lavoro,
la generalizzazione e la modellizzazione. Ciò non significa che non si debbano
seguire modalità ipotetico-deduttive, a patto che esse vengano riportate sempre
alla verifica dell’esperienza concreta. La laboratorialità è, in sintesi, uno degli
approcci migliori per perseguire competenze. Per laboratorialità non si intende,
ovviamente, praticare un laboratorio fisico, quanto impostare la didattica come
«laboratorio», attraverso l’individuazione di problemi, la formulazione di ipotesi,
la sperimentazione e la ricerca.
86 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
della sanità nel 1993:5 entrambi gli approcci mirano a dotare le persone di strumenti
solidi e sicuri per gestire se stessi e per affrontare il mondo, maturando quella resi-
lienza che permette di salvaguardare più a lungo l’integrità fisica, psichica ed etica
e a migliorare le relazioni interpersonali e sociali. Non possiamo dimenticare che il
sentimento su cui si fonda l’etica è l’empatia, una delle dieci life skills. L’etica viene
talvolta sintetizzata nelle due «regole auree» che attraversano il pensiero in epoche
e civiltà diverse, tanto da essere assunte come aspetti «assoluti» nella condotta
umana: la prima, «Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te» (oppure,
semplicemente, «Non nuocere»); la seconda, maturata nel pensiero del Novecento,
nell’etica della responsabilità, «Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te», o anche
«Prenditi cura». Una persona empatica non può nuocere e più facilmente si prende
cura, perché è capace di rappresentarsi l’altro e i suoi sentimenti.
5
Le dieci life skills dell’OMS (1993): capacità di prendere decisioni (decision making); capacità di risolvere
problemi (problem-solving); creatività; senso critico; comunicazione efficace; capacità di relazionarsi con gli
altri; autocoscienza; empatia; gestione delle emozioni; gestione dello stress.
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 87
A questo proposito, sono molto utili tutti quei compiti che portano gli allievi a
riflettere su avvenimenti, esperienze, stimoli che possono suscitare reazioni emotive:
fatti di cronaca, avvenimenti personali o del gruppo, eventi dolorosi, fino ai mec-
canismi della pubblicità, come linguaggio persuasivo. Fino a che le persone restano
sul piano del vissuto prevalentemente emotivo (pensiamo alle reazioni di fronte a
un evento doloroso) non possono esercitare pensiero critico e valutazioni razionali.
È necessario che il vissuto emotivo sia elaborato, trasformato attraverso la rifles-
sione, fino a divenire qualcosa di certamente meno «caldo», ma più stabile, ovvero
l’affetto, il sentimento. L’analisi di messaggi dei media che agiscono, appunto, sul
piano emotivo, come la pubblicità, determinati modi di portare le notizie, talk show,
reality, ecc., può contribuire a far crescere una maggiore indipendenza di giudizio e
pensiero critico e, in definitiva, una maggiore capacità di autodeterminazione e di
cittadinanza attiva.
La didattica per competenze privilegia l’aspetto sociale e cooperativo dell’appren-
dimento. Insieme si può apprendere meglio, si possono condividere informazioni,
procedure e strategie, si può prestare e ottenere aiuto. Le tecniche di apprendimento
cooperativo, di tutoraggio tra pari, la discussione, sono congeniali alla promozione
di competenze. L’inclusività dell’approccio per competenze si manifesta al massimo
grado nelle modalità cooperative e di peer-tutoring, tramite cui gli allievi meglio
attrezzati possono prendersi cura dei compagni più in difficoltà e dove la dimensione
del piccolo gruppo favorisce gli scambi comunicativi e l’interdipendenza positiva.
Poiché il fine ultimo dell’educazione è l’acquisizione di autonomia e respon-
sabilità, nella didattica per competenze si riserva ampio spazio alle situazioni in cui
gli alunni affrontano compiti autentici, assumendosi, appunto, la responsabilità di
portare a termine il lavoro nei tempi e nei modi stabiliti, lavorando in autonomia,
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
affrontando, da soli o in gruppo, situazioni inusuali e risolvendo i problemi che si
presentano. I compiti che si propongono agli allievi debbono sempre essere un po’
più difficili rispetto alle risorse che essi già posseggono. Se dovessero affrontare lavori
commisurati strettamente a ciò che sanno e sanno fare, si limiterebbero a esercitare
conoscenze e abilità già conseguite. La situazione appena più complessa (ma non
troppo complessa da risultare inaffrontabile) stimola il problem-solving e la neces-
sità di reperire informazioni e strategie che ancora non si posseggono. È così che la
competenza si autoalimenta: essa si manifesta nella capacità di affrontare le situazioni
utilizzando risorse che si hanno e che non si hanno. L’agire competente si rivela proprio
nella capacità di reperire strumenti e risorse nuovi, partendo da quelli già posseduti.
Per tutti questi aspetti, l’apprendimento cooperativo, il gruppo di lavoro,
l’attribuzione di responsabilità e autonomia, la valorizzazione dell’esperienza nei
compiti autentici, la didattica per competenze sono particolarmente adatti a classi
complesse e numerose, proprio perché non fanno leva sulle sole risorse degli adulti,
ma principalmente su quelle dei ragazzi e del gruppo. Organizzare una classe di
trenta alunni in sei o sette gruppi di lavoro vuol dire seguire e supportare sei o sette
situazioni, non trenta individualità. Mentre i ragazzi lavorano, li si può osservare,
88 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
vedere lavorare in contesto diverso, cosa che non sarebbe mai possibile in contesto
di lezione frontale o di esercitazione eterodiretta. La possibilità di lavorare in modo
induttivo favorisce quegli alunni che incontrano maggiori difficoltà nell’approccio
teorico all’apprendimento, che li porta spesso a demotivazione ed estraniamento,
fino a favorire in taluni condotte antisociali che compromettono ulteriormente il
clima di classe.
Anche nella quotidianità e nella «didattica ordinaria», comunque, nell’ambito
delle lezioni frontali, è opportuno problematizzare, coinvolgere gli allievi, contestua-
lizzare nell’esperienza, dare senso all’apprendimento, costruire relazioni tra saperi e
tra discipline. La lezione frontale non viene abbandonata; essa è uno strumento tra
altri, che viene utilizzato al bisogno. Può servire per introdurre un argomento, per
dare velocemente informazioni necessarie all’avvio di un compito, per puntualizzare
concetti durante il lavoro, alla fine del compito, per sistematizzare, riassumere, portare
a teoria e modellizzazione ciò che si è affrontato con l’esperienza.
Le Indicazioni nazionali, nel capitolo relativo al curricolo del primo ciclo di
istruzione, al paragrafo L’ambiente di apprendimento, suggeriscono pressappoco le
stesse modalità di organizzazione delle condizioni che favoriscono la costruzione
di competenze. Riportiamo integralmente il paragrafo, nel quale si evidenziano in
corsivo le condizioni principali di organizzazione del contesto di apprendimento.
Una buona scuola primaria e secondaria di primo grado si costituisce come un
contesto idoneo a promuovere apprendimenti significativi e a garantire il successo
formativo per tutti gli alunni. A tal fine è possibile indicare, nel rispetto dell’auto-
nomia delle scuole e della libertà di insegnamento, alcuni principi metodologici
che contraddistinguono un’efficace azione formativa senza pretesa di esaustività.
L’acquisizione dei saperi richiede un uso flessibile degli spazi, a partire dalla
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
stessa aula scolastica, ma anche la disponibilità di luoghi attrezzati che facilitino
approcci operativi alla conoscenza per le scienze, la tecnologia, le lingue comu-
nitarie, la produzione musicale, il teatro, le attività pittoriche, la motricità.
Particolare importanza assume la biblioteca scolastica, anche in una prospettiva
multimediale, da intendersi come luogo privilegiato per la lettura e la scoperta di
una pluralità di libri e di testi, che sostiene lo studio autonomo e l’apprendimento
continuo; un luogo pubblico, fra scuola e territorio, che favorisce la partecipazione
delle famiglie, agevola i percorsi di integrazione, crea ponti tra lingue, linguaggi,
religioni e culture.
Valorizzare l’esperienza e le conoscenze degli alunni, per ancorarvi nuovi con-
tenuti. Nel processo di apprendimento l’alunno porta una grande ricchezza di
esperienze e conoscenze acquisite fuori dalla scuola e attraverso i diversi media
oggi disponibili a tutti, mette in gioco aspettative ed emozioni, si presenta con una
dotazione di informazioni, abilità, modalità di apprendere che l’azione didattica
dovrà opportunamente richiamare, esplorare, problematizzare. In questo modo
l’allievo riesce a dare senso a quello che va imparando.
Attuare interventi adeguati nei riguardi delle diversità, per fare in modo che non
diventino disuguaglianze. Le classi sono oggi caratterizzate da molteplici diver-
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 89
sità, legate alle differenze nei modi e nei livelli di apprendimento, alle specifiche
inclinazioni e ai personali interessi, a particolari stati emotivi e affettivi. La scuola
deve progettare e realizzare percorsi didattici specifici per rispondere ai bisogni
educativi degli allievi. Particolare attenzione va rivolta agli alunni con cittadinanza
non italiana i quali, ai fini di una piena integrazione, devono acquisire sia un
adeguato livello di uso e controllo della lingua italiana per comunicare e avviare
i processi di apprendimento, sia una sempre più sicura padronanza linguistica
e culturale per proseguire nel proprio itinerario di istruzione. Tra loro vi sono
alunni giunti da poco in Italia (immigrati «di prima generazione») e alunni nati in
Italia (immigrati «di seconda generazione»). Questi alunni richiedono interventi
differenziati che non devono investire il solo insegnamento della lingua italiana
ma la progettazione didattica complessiva della scuola e quindi dei docenti di
tutte le discipline. L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole comuni,
inoltre, anche se è da tempo un fatto culturalmente e normativamente acquisito e
consolidato, richiede un’effettiva progettualità, utilizzando le forme di flessibilità
previste dall’autonomia e le opportunità offerte dalle tecnologie.
Favorire l’esplorazione e la scoperta, al fine di promuovere il gusto per la ricerca
di nuove conoscenze. In questa prospettiva, la problematizzazione svolge una
funzione insostituibile: sollecita gli alunni a individuare problemi, a sollevare
domande, a mettere in discussione le conoscenze già elaborate, a trovare appro-
priate piste d’indagine, a cercare soluzioni originali.
Incoraggiare l’apprendimento collaborativo. Imparare non è solo un processo
individuale. La dimensione sociale dell’apprendimento svolge un ruolo signi-
ficativo. In tal senso, molte sono le forme di interazione e collaborazione che
possono essere introdotte (dall’aiuto reciproco all’apprendimento cooperativo,
all’apprendimento tra pari), sia all’interno della classe, sia attraverso la formazione
di gruppi di lavoro con alunni di classi e di età diverse. A questo scopo risulta
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
molto efficace l’utilizzo delle nuove tecnologie che permettono agli alunni di
operare insieme per costruire nuove conoscenze, ad esempio attraverso ricerche
sul web e per corrispondere con coetanei anche di altri Paesi.
Promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere, al fine di «im-
parare ad apprendere». Riconoscere le difficoltà incontrate e le strategie adottate
per superarle, prendere atto degli errori commessi, ma anche comprendere le
ragioni di un insuccesso, conoscere i propri punti di forza, sono tutte competenze
necessarie a rendere l’alunno consapevole del proprio stile di apprendimento e
capace di sviluppare autonomia nello studio. Occorre che l’alunno sia attiva-
mente impegnato nella costruzione del suo sapere e di un suo metodo di studio,
sia sollecitato a riflettere su come e quanto impara, sia incoraggiato a esplicitare
i suoi modi di comprendere e a comunicare ad altri i traguardi raggiunti. Ogni
alunno va posto nelle condizioni di capire il compito assegnato e i traguardi da
raggiungere, riconoscere le difficoltà e stimare le proprie abilità, imparando così
a riflettere sui propri risultati, valutare i progressi compiuti, riconoscere i limiti
e le sfide da affrontare, rendersi conto degli esiti delle proprie azioni e trarne
considerazioni per migliorare.
90 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
nell’esperienza, o che attiva esperienze concrete. I compiti significativi si fondano sulle
evidenze, delle quali rappresentano occasioni di attuazione, e quindi costituiscono
materiale utile per l’apprezzamento e la valutazione dell’evoluzione della competenza.
L’Unità di Apprendimento costituisce un percorso strutturato di apprendimento
che ha lo scopo di costruire competenze attraverso la realizzazione di un prodotto,
materiale o immateriale, in contesto esperienziale. La struttura può ricordare quel-
la dell’unità didattica: entrambe, infatti, sono «moduli» di apprendimento che si
propongono di coprire fasi del curricolo. I due strumenti, però, si differenziano in
modo sostanziale. La tabella 3.3 illustra le principali diversità.
L’Unità di Apprendimento è un modulo didattico, progettato e strutturato
da parte dell’insegnante che, suo tramite, si propone di far conseguire agli allievi
conoscenze, abilità e competenze in ordine a quanto progettato nel curricolo. Essa
può essere molto complessa e articolata, coinvolgere molti insegnanti del Consiglio
di classe e mettere a fuoco diverse competenze, distribuendosi in un tempo rela-
tivamente lungo, oppure può essere più contenuta, coinvolgere alcuni insegnanti,
mettere a fuoco solo alcune competenze e distribuirsi in un tempo ridotto. Le grandi
Unità di Apprendimento che coinvolgono buona parte dei docenti, se non tutti,
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 91
generalmente hanno come focus principale competenze sociali e civiche che possono
accomunare tutta l’équipe docente, attraverso, ad esempio, la realizzazione di percorsi
di educazione ambientale, storico-sociale, che possono fornire spunti per le compe-
tenze scientifico-tecnologiche, di comunicazione, di indagine sociale, di iniziativa
e imprenditorialità e, appunto, per costruire competenze sociali. Richiedono uno
sforzo di progettazione e di condivisione abbastanza elevato e quindi, per forza di
cose, nel corso dell’anno se ne potranno realizzare una o due.
TABELLA 3.3
Unità didattiche e Unità di Apprendimento
Unità didattica Unità di Apprendimento
È centrata su obiettivi del docente e sulla disciplina. È centrata su competenze degli allievi.
Parte da obiettivi disciplinari e, attraverso mediatori diversi, Parte dalle competenze e, attraverso la realizzazione di un
si propone di conseguire conoscenze e abilità. prodotto, si propone di conseguire nuove conoscenze,
abilità e competenze.
Contiene un apparato di verifica e valutazione delle Contiene un apparato di verifica e valutazione delle
conoscenze e delle abilità. competenze, abilità e conoscenze, attraverso l’analisi
del processo, del prodotto e la riflessione-ricostruzione
da parte dell’allievo.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Le Unità di Apprendimento più semplici, invece, possono durare anche solo qualche
settimana e indagare aspetti specifici del curricolo, permettendo così agli insegnanti di
progettarne diverse individualmente, partendo dalle competenze cui la propria disciplina
contribuisce particolarmente, oppure concordando con alcuni colleghi percorsi comuni.
In questo modo, i docenti singoli, o coordinati a piccoli gruppi variabili, possono mettere
a punto una serie di Unità di Apprendimento che mettano a fuoco nel corso dell’anno
diverse competenze che siano costituite da conoscenze e abilità provenienti dalle pro-
prie discipline, fino a coprire tutta o gran parte della progettazione curricolare prevista.
Dentro un’Unità di Apprendimento non c’è solo l’azione autonoma degli allievi, che
pure ne è il motore principale: possono esserci lezioni frontali da parte dell’insegnante,
che fornisce agli allievi informazioni necessarie alla realizzazione del lavoro, esercitazioni
per consolidare abilità necessarie, lezioni conclusive che si propongono di sistematizzare,
portare a modello, a teoria, l’esperienza condotta.
L’Unità di Apprendimento mira allo sviluppo di competenze, ma essendo queste
costituite da abilità e conoscenze, serve anche a verificare e valutare il profitto. Il
valore aggiunto è che abilità e conoscenze sono contestualizzate, messe al servizio di
un problema, agite in contesto significativo, e quindi acquistano agli occhi dell’allievo
92 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
cinamento alla situazione definitiva in modo progressivo. Gli insegnanti procedano
nell’organizzazione dell’insegnamento nel modo in cui sono abituati, con l’accortezza,
però, di arricchire le lezioni di compiti significativi, di discussioni, di collegamenti
interdisciplinari, di riflessioni, che sono anch’essi utili a sviluppare competenze; pia-
nifichino, però, nel tempo scuola, uno spazio adeguato e progressivamente maggiore
per la laboratorialità, la ricerca e il lavoro in situazione. Parafrasando Jerome Bruner,
potremmo pensare di organizzare la scuola in questo modo: il lunedì, il mercoledì
e venerdì si faccia come sempre; almeno il martedì e il giovedì, però, si mettano gli
alunni in azione, consegnando loro compiti di autonomia e responsabilità.
Taluni obiettano che la didattica condotta attraverso Unità di Apprendimento,
e quindi attraverso il lavoro autonomo degli allievi, è dispendiosa dal punto di vista
del tempo e non consentirebbe di coprire tutto il «programma».
A questa obiezione si può rispondere con una serie di riflessioni che riprendono
e riassumono anche diverse considerazioni che abbiamo fatto in precedenza.
– Non esistono più i Programmi, ma Indicazioni nazionali con traguardi di appren-
dimento che sono distribuiti su archi temporali medio-lunghi.
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 93
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
stessi contenuti con le stesse modalità, dall’altro si dovrebbe sempre tenere conto
di quanto già sanno gli allievi e non pretendere di partire sempre daccapo, come
se essi nulla sapessero di ciò che noi proponiamo. Questi accorgimenti, da soli,
permetterebbero di risparmiare un bel po’ di tempo.
– Il sodalizio e l’accordo tra insegnanti permetterebbe di capitalizzare le attività che gli
alunni conducono in contesti diversi: ad esempio, se l’insegnante di arte chiede di
redigere delle schede illustrative dei beni culturali della città, esse non sarebbero
che dei testi espositivo-informativi che potrebbero essere valutati anche dal punto
di vista linguistico-comunicativo dall’insegnante di madrelingua. Gli esempi di
questo tipo possono essere innumerevoli.
– L’approccio tradizionale, improntato all’acquisizione della conoscenza e al massimo
alla sua applicazione esercitativa per conseguire abilità, crea in moltissimi casi disin-
teresse da parte degli allievi, che si limitano a studiare per l’interrogazione e poi
dimenticano. Non possiamo dire che in questo modo il nostro tempo sia stato
ottimamente investito. È vero che siamo convinti di avere svolto il programma, ma
molta parte di esso è stato messo da parte dagli alunni, che non hanno trasformato
i contenuti affrontati in vere e proprie conoscenze capitalizzate.
94 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
come il singolo allievo ha interiorizzato ed elaborato il lavoro condotto collettiva-
mente e cosa ne ha personalmente tratto.
La strutturazione di curricolo descritta precedentemente nel paragrafo Costru-
ire un curricolo per competenze alla luce delle Indicazioni nazionali è stata proposta
alle scuole della Provincia di Treviso fin dal 2008, riferita alle Indicazioni nazionali
del 2007; i modelli di curricolo sono stati rielaborati con la pubblicazione delle
Indicazioni nazionali 2012 e proposti a tutte le scuole del Veneto, anche nel corso
dei Seminari di accompagnamento alla diffusione delle Indicazioni, che l’Ufficio
scolastico regionale per il Veneto ha organizzato tra il 2012 e il 2013.
Fin dal 2010, i modelli di curricolo hanno fatto da struttura di riferimento
per un progetto di ricerca-azione per la costruzione di strumenti di didattica per
competenze che integrassero le competenze-chiave e le life skills.Tale progetto, con-
dotto in collaborazione tra Regione Veneto, Ufficio scolastico regionale e ULSS 9 di
Treviso, ha interessato operatori di quasi tutte le aziende sanitarie della regione, che
sono stati impegnati in una formazione comune con insegnanti di istituti scolastici
del primo ciclo di istruzione appartenenti al territorio delle stesse aziende sanitarie.
I gruppi di lavoro, coordinati e supervisionati da chi scrive, hanno prodotto Unità
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 95
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
sia in ambiente acquatico che terrestre». In questo modo, l’insegnante conserva la
sostanza della comunicazione dell’alunno, ma la precisa e la arricchisce, permettendo
all’allievo di chiarire il proprio stesso pensiero. Il contraddittorio, di solito, si agisce
quando l’asserzione di un alunno ha caratteristica di opinione, oppure è ambigua o
scorretta e si vuole che sia il gruppo, attraverso la conversazione, a precisare il con-
cetto o a portare altre opinioni. Ad esempio, di fronte all’affermazione: «Gli anfibi
sono come i pesci», l’insegnante potrebbe prima fare una domanda di specificazione:
«Che cosa intendi?» e quindi rivolgersi alla classe: «Siete tutti d’accordo?».
La conversazione clinica sugli anfibi, realmente condotta in una classe, ha
conseguito sviluppi inattesi alle stesse insegnanti, poiché, inaspettatamente, alla
domanda: «Sapreste fare un esempio di anfibi?», qualche alunno ha risposto: «Sono,
per esempio, come le rane e i rospi», mentre un altro ha detto: «Sono gli scarponi
di mio fratello» e un altro, in contraddittorio: «No, mio papà, che è militare, mi ha
detto una volta che sono macchine che si usano per la guerra». Le insegnanti, sorprese
6
Il lavoro della prima edizione del progetto è documentato in: http://www.piazzadellecompetenze.net/index.
php?title=Formare_persone_e_cittadini_autonomi_responsabili_resilienti.
96 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
attivi all’apprendimento: osservazioni e sperimentazioni, manipolazioni, ricerche
sul campo, attività pratiche, ecc.; i mediatori iconici, che rappresentano un livello
appena più alto di astrazione, sono rappresentati da tutte le rappresentazioni grafiche:
disegni, pitture, ma anche mappe, diagrammi, grafici e tabelle; i mediatori analogici
sono quelli, peraltro molto potenti, che fanno leva sulla simulazione di situazioni,
sul «mettersi nei panni di»; sul «come se». Sono mediatori analogici le drammatizza-
zioni, il role playing, il gioco simbolico, ma anche l’organizzazione di un mercatino
in classe per consolidare le capacità d’uso delle monete e i concetti economici di
spesa, guadagno, ricavo. Sono mezzi potenti, perché chiedono all’allievo di mettersi
in gioco in una situazione che ha anche notevoli risvolti affettivo-emotivi e perciò
possono essere connotati da grande curiosità e motivazione.
Il compito della scuola è quello di accompagnare gli allievi a padroneggiare i
sistemi simbolici, i linguaggi formalizzati, i modelli e le teorie astratte. Importante è
che per arrivare ai sistemi simbolici si parta dall’esperienza e si segua un progressivo
percorso di astrazione e concettualizzazione, anche tenendo conto dell’età degli al-
lievi e che, una volta conseguiti i sistemi simbolici, con un percorso induttivo questi
vengano utilizzati per affrontare problemi e situazioni di realtà simili o diverse — allo
DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 97
Quelli che proponiamo di seguito sono tutti compiti a forte valenza analogica,
che possono essere estremamente utili per consolidare e accrescere competenze di
tipo diverso, oltre che per utilizzare, reperire, organizzare conoscenze e abilità.
Invece che chiedere: «Studiati l’antico Egitto, in particolare il culto dei morti,
la prossima volta ti interrogo», potremmo porre la questione in questo modo:
«Tu sei il faraone Ramses II e vuoi dare disposizioni per quando morirai: monumento
funerario, trattamento del corpo, cerimonia funebre, arredi funerari, conservazione del
corpo e della tomba, ecc. Scrivi il tuo testamento, che leggerai alla classe, che rappresenta
la corte dei tuoi dignitari, che avranno il compito di eseguire le tue volontà».
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
gli strumenti e le informazioni che riterrai più utili».
accusa e uno di difesa e inscenate il processo ai personaggi, tenendo conto delle loro
opere, del periodo in cui si collocavano e del loro contributo agli eventuali cambiamenti
della società in cui vivevano.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
reperimento e la reperibilità nel tempo (fonti rinnovabili, fonti fossili, ecc.).
Allo scopo di studiare in dettaglio il funzionamento di alcuni sistemi di produzione
energetica, in gruppi di lavoro, progettate e costruite, in scala ridotta:
– un «parco eolico» costituito da girandole, collegate a un piccolo led;
– un «mulino ad acqua» con la ruota collegata a una «macina» o a un led;
– un led collegato alla ruota di un criceto;
– un piccolo composter di rifiuti organici, per la produzione di combustibile.
Spiegate il funzionamento dei manufatti che avete prodotto e i principi scientifici su cui
si basano. Studiate, nell’economia reale, gli impieghi e i risultati di fonti energetiche simili».
precipitazioni, alle esondazioni, alle frane, ai crolli di strade e ponti, alla gestione
dell’emergenza. Fanne oggetto di un rapporto per il Presidente: una relazione scritta,
corredata da tutti i supporti che ritieni utili: slide, CD, ecc.».
Una variante del compito potrebbe riguardare un evento tropicale, come l’u-
ragano Katrina a New Orleans, il terremoto di Haiti del 2010, quello del Giappone
del 2011, o quello a L’Aquila del 2009, o altri fenomeni, anche legati alla storia o
alla cronaca del proprio territorio.
Lo scopo è di costruire competenze scientifiche e tecnologiche, ma anche co-
municative e soprattutto sociali e civiche, di iniziativa e intraprendenza, attraverso
la lettura critica di eventi, della relazione tra ambiente fisico, insediamenti antropici,
scelte umane di uso del territorio e loro impatti a medio e lungo termine.
Proponiamo, di seguito, un diagramma (si veda la tabella 3.4) che ha lo scopo
di mostrare come potrebbe essere possibile, attraverso una pianificazione di compiti
e Unità di Apprendimento nel curricolo, perseguire le competenze-chiave e quelle
culturali di base e i traguardi delle Indicazioni. Ricordiamo, infatti, che compiti signi-
ficativi e Unità di Apprendimento non possono sussistere se non come realizzazione
pratica e contestualizzata delle scelte generali del curricolo, ispirato alle Indicazioni.
TABELLA 3.4
Quadro sinottico dello sviluppo del curricolo in Unità di Apprendimento
UdA 1
UdA 2
UdA 3
UdA 4
UdA 5
UdA 6
Competenze-chiave/traguardi
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Traguardo Indicazioni/Evidenza 2 x x
Traguardo Indicazioni/Evidenza 3 x
…Traguardo Indicazioni/Evidenza n x x
COMPETENZA PLURILINGUISTICA x x x
Traguardo Indicazioni/Evidenza 1 x x
Traguardo Indicazioni/Evidenza 2 x x
…Traguardo Indicazioni/Evidenza n x
COMPETENZA MATEMATICA… x x
Traguardo Indicazioni/Evidenza 1 x
Traguardo Indicazioni/Evidenza 2 x
…Traguardo Indicazioni/Evidenza n x
…E COMPETENZA IN SCIENZE, TECNOLOGIE E INGEGNERIA x x
Traguardo Indicazioni/Evidenza 1 x x
Traguardo Indicazioni/Evidenza 2 x x
…Traguardo Indicazioni/Evidenza n x x
100 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
UdA 1
UdA 2
UdA 3
UdA 4
UdA 5
UdA 6
Competenze-chiave/traguardi
COMPETENZA DIGITALE x x
Traguardo Indicazioni/Evidenza 1 x
Traguardo Indicazioni/Evidenza 2 x
…Traguardo Indicazioni/Evidenza n x
COMPETENZA PERSONALE, SOCIALE E CAPACITÀ DI IMPARARE
x x
A IMPARARE
Traguardo Indicazioni/Evidenza 1 x x
Traguardo Indicazioni/Evidenza 2 x x
…Traguardo Indicazioni/Evidenza n x
COMPETENZA IN MATERIA DI CITTADINANZA x x x x x x
Traguardo Indicazioni/Evidenza 1 x x
Traguardo Indicazioni/Evidenza 2 x x
…Traguardo Indicazioni/Evidenza n x x
COMPETENZA IMPRENDITORIALE x x
Traguardo Indicazioni/Evidenza 1 x
Traguardo Indicazioni/Evidenza 2 x x
…Traguardo Indicazioni/Evidenza n x
COMPETENZA IN MATERIA DI CONSAPEVOLEZZA ED ESPRESSIONE
x x x x
CULTURALI
Traguardo Indicazioni/Evidenza 1 x x
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Traguardo Indicazioni/Evidenza 2 x x
…Traguardo Indicazioni/Evidenza n x
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102 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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DALLE COMPETENZE-CHIAVE AL CURRICOLO E ALLA DIDATTICA PER COMPETENZE 103
Sitografia sul curricolo, sulla didattica per competenze e sulle Indicazioni nazionali
http://www.istruzioneveneto.it/wpusr/archives/category/ordinamenti/ordi-1
https://it.pearson.com/docenti/secondaria-1-grado/competenze.html
www.francadare.it
www.piazzadellecompetenze.net
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
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CAPITOLO 4
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
sione, che valuterà anche la corretta gestione dei tempi di presentazione della lezione.
Progettare la lezione
Quali dovrebbero essere, più nello specifico, i punti da toccare nella simulazione
della lezione? Le possibilità di presentazione possono essere innumerevoli, anche in
relazione ai differenti stili di insegnamento e alle competenze di trasmissione dei
contenuti che caratterizzano ciascun docente.
Quello che ci sentiamo di raccomandare è di presentare proposte di immediata
applicabilità all’interno del contesto educativo-didattico scolastico, cioè realmente
fattibili e attuabili. Qui di seguito viene presentata una delle possibili modalità di
strutturazione della lezione, sulla base del modello che si è scelto di utilizzare nelle
lezioni riportate nella seconda parte di questo volume.
In primis vanno indicate alcune informazioni di carattere generale che con-
tribuiscono a definire la cornice di riferimento all’interno della quale si colloca la
lezione. Queste informazioni fanno riferimento, nello specifico, al Livello scolastico,
106 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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In quest’ottica la competenza può essere intesa come un qualcosa di complesso
che va oltre gli aspetti esclusivamente conoscitivi e include capacità e atteggiamenti
personali, sociali e metodologici, oltre a un determinato insieme di abilità (skills) cogni-
tive e pratiche. Tutto questo dovrebbe emergere con chiarezza all’interno della lezione.
La parte dedicata alla progettazione prosegue poi con la definizione di Strumenti,
metodi, materiali, risorse utilizzati per lo svolgimento dell’attività didattica.
A seguire va prevista una descrizione dettagliata dell’attività didattica nella quale
vanno evidenziate chiaramente, in modo schematico e sequenziale o circolare, le
diverse Fasi di svolgimento. Lo schema suggerito nelle lezioni proposte all’interno di
questo volume è quello — di natura circolare — costituito da:
– Input forniti dall’insegnante o provenienti da altre fonti;
– Elaborazione da parte degli alunni, con azioni, processi mentali/cognitivi impli-
cati;
– Output, ossia i risultati, gli esiti delle attività svolte e i feedback forniti in merito.
Il modello di lezione proposto suggerisce di fornire alcune indicazioni utili per
la Valutazione e la verifica degli apprendimenti acquisiti attraverso le attività svolte.
COME PREPARARE E PREPARARSI A PRESENTARE EFFICACEMENTE LA LEZIONE 107
BOX 4.1
Proposta operativa per la strutturazione di una lezione efficace
• Livello scolastico
• Area disciplinare/Classe di concorso
• Principali scelte metodologiche
• Argomento della lezione
• Età dei destinatari/Classe
Progettazione della lezione
– Metodologia utilizzata
– Obiettivi di apprendimento/Traguardi per lo sviluppo di competenze
– Strumenti, metodi, materiali, risorse utilizzati
Svolgimento della lezione
– Descrizione dell’attività/Fasi di svolgimento della lezione evidenziando Input, Elaborazione, Output e feedback
forniti
Valutazione e verifica degli apprendimenti
Bibliografia essenziale e sitografia
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Presentare la lezione
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e/o animazioni — che andrebbero fra l’altro limitate e utilizzate solo se effettivamente
necessarie e funzionali alla presentazione — anche in formato PDF, per essere sicuri
che il file funzioni correttamente su qualsiasi tipo di pc.
Quali sono le strategie migliori per una efficace pianificazione e organizzazione della prepa-
razione all’esame?
Ci sono alcune strategie che possono essere applicate per ottimizzare il proprio
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modo di approcciarsi allo studio e pianificare la preparazione all’esame, in modo da
renderne più agevole lo svolgimento.
Molte di queste strategie riguardano il proprio approccio nell’affrontare le prove
e propongono di avere un atteggiamento positivo e propositivo, cioè autoefficace.
Altre strategie, invece, sono di ordine più pratico: vedremo poco più avanti di cosa
si tratta.
Quanto al senso di autoefficacia, la prima raccomandazione è senza dubbio
quella di credere nelle proprie capacità di poter ottenere un buon punteggio. È quindi
importante porsi innanzitutto questa domanda: «Credo di essere capace di ottenere
un punteggio elevato alle prove concorsuali?», dandosi una risposta convincente e
soprattutto sincera. Se la risposta è negativa, è utile approfondire la riflessione con
altre domande quali: «Perché?», «Che cosa mi manca?», «Che cosa posso fare per
acquisire o sviluppare le conoscenze o le abilità necessarie che ancora non ho?».
Ognuno di noi ha un’idea rispetto alle proprie capacità di avere successo (o meno)
in varie imprese. La prestazione dipende dal livello di capacità molto meno di quanto
si immagini. Uno dei principali predittori del successo è infatti credere di essere capaci
di attuare i comportamenti e le azioni necessari per produrre il risultato desiderato.
110 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
– cercare amici, modelli di riferimento e altre persone che possano dare feedback
accurati e costruttivi nonché un rinforzo positivo;
– non scambiare la propria paura e la propria ansia per inadeguatezza. Molte persone
di grande successo, intelligenza, abilità e talento sperimentano ansia e inadegua-
tezza. Lo stato emotivo non sempre — anzi quasi mai — è un riflesso accurato
del proprio livello di abilità.
Un’ulteriore raccomandazione è quella di assumersi la responsabilità dell’esito
dell’esame.
Avere un locus of control interno, e quindi attribuire le cause dei propri successi
e fallimenti alle proprie capacità, scelte e azioni, è correlato a maggiori motivazione,
impegno, autoefficacia e successo.
Il modo in cui attribuiamo le cause agli eventi influisce sulle nostre intenzioni
(cosa pianifichiamo di fare), sulle nostre azioni (cosa facciamo realmente) e sullo
studio per un esame. La questione non si limita solo al fatto che una causa sia dovuta
a fattori interni o esterni a noi stessi, ma riguarda anche la nostra percezione di avere
o meno controllo su ciò che accade o che possiamo far accadere.
COME PREPARARE E PREPARARSI A PRESENTARE EFFICACEMENTE LA LEZIONE 111
Quando una persona crede di non avere alcun controllo su un esito, ha mi-
nori probabilità di attuare comportamenti che potrebbero influire sul risultato.
Nella preparazione di un esame, avere un locus of control esterno significa che la
quantità di impegno investito nella definizione degli obiettivi, nella pianificazione,
nella scelta delle risorse e di tempo trascorso a studiare, è irrilevante in funzione
dell’esito; dopotutto, del risultato finale sono responsabili fattori che vanno al di
là della sfera di influenza dell’individuo. Allo stesso modo, anche una persona che
crede che la causa sia interna ma al di fuori del suo controllo (ad esempio, il fatto
di essere «negato per gli esami») difficilmente investirà l’impegno necessario al
superamento della prova.
Quindi sviluppare e mantenere per quanto possibile un atteggiamento positivo
può incidere in maniera significativa sulla prova stessa.
Quanto possono influire gli aspetti emotivi e i pensieri irrazionali nel preparare e nell’affrontare
un esame?
La risposta a questa domanda è: «Molto!». I nostri pensieri plasmano le no-
stre emozioni e queste, inevitabilmente, incidono sulle nostre prestazioni. Sono
soprattutto i pensieri irrazionali, l’ansia eccessiva, lo stress e le emozioni negative
che ci preoccupano e che possono influenzare in modo dannoso situazioni nelle
quali sarebbero invece richieste calma, concentrazione ed energie incanalate uni-
camente nel compito da svolgere. I pensieri irrazionali e dannosi, se non gestiti
in modo adeguato, possono mettere una persona in situazioni davvero spiacevoli
e incontrollabili.
Sono situazioni come quelle di «catastrofismo» (con pensieri che anticipano in
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
modo esageratamente negativo eventi futuri, ad esempio il mancato superamento
del concorso), le quali provocano reazioni di intensa ansia e bassa tolleranza alla
frustrazione, ma anche di eccessiva svalutazione e condanna.
Queste reazioni causano a loro volta emozioni poco salutari e spiacevoli, perciò
per questo che è importante cercare di capire il modo in cui pensiamo e il tipo di
pensieri estremi che usiamo. Pensando in termini di «vorrei» e «preferirei», anziché
di «devo assolutamente» e «bisogna per forza», si eviterà di caricarsi di quell’eccessiva
tensione emotiva che sfocia in emozioni distruttive.
Dopo avere individuato i pensieri distruttivi, il passaggio successivo consiste
nell’attaccare e confutare tali modi di pensare. Le convinzioni razionali portano al
successo e diminuiscono l’ansia, la rabbia e la depressione, sostituendo man mano
le vecchie convinzioni e gli atteggiamenti mentali irrazionali. Il momento giusto
per attaccare queste convinzioni è quando si è emotivamente disturbati a causa di
qualche evento sfavorevole.
L’obiettivo è convincersi che le convinzioni e gli atteggiamenti mentali irrazionali
che creano ansia e tensione sono illogici, non basati sulla realtà, non utili, e che ci
sono invece delle convinzioni e degli atteggiamenti mentali alternativi e razionali.
112 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Per farlo, è necessario intraprendere un dialogo interiore, dibattere con impegno con
se stessi, argomentare, mettere in dubbio e combattere le convinzioni irrazionali.
Dopo aver individuato una convinzione o un atteggiamento mentale irrazionale,
bisogna chiedere al nostro lato irrazionale di presentare le sue ragioni e a quello razio-
nale di sfidare il primo e dibattervi contro. Il dibattito va continuato impegnando a
turno il lato razionale e quello irrazionale. Più le nostre convinzioni irrazionali sono
radicate e più sarà necessario cimentarsi in tali sessioni di dibattito.
È bene ricordare che un certo progresso è già stato fatto nel momento in cui
ci si è resi conto che le principali cause del turbamento emotivo sono i pensieri che
vengono attivati da un evento percepito come temuto.
Come si può definire un programma di preparazione che tenga conto anche delle altre attività
di carattere lavorativo o personale?
Molti comportamenti connessi all’uso del tempo sono automatici, nel senso che
vengono messi in atto per abitudine e a livello subconscio. Tuttavia, quando bisogna
pianificare il raggiungimento di un obiettivo, è necessario assumere un controllo
consapevole delle proprie azioni e del proprio tempo.
La pianificazione deve essere un processo dinamico e costante, che valuta i risultati
in itinere e, in caso di necessità, riorienta le attività previste. Un errore comune nel
processo di preparazione a un esame è quello di iniziare senza avere un’idea chiara della
direzione da intraprendere, senza un obiettivo, in sostanza «improvvisando». Cominciare
a studiare senza avere fatto alcuna pianificazione spesso porta a dover ricominciare tutto
daccapo (cioè a una falsa partenza), il che si traduce in una perdita di tempo prezioso.
La pianificazione deve quindi definire:
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
1. gli obiettivi;
2. le fasi e le risorse necessarie;
3. le priorità;
4. il programma (la «tabella di marcia» dei tempi);
5. il monitoraggio dei progressi (e gli eventuali adattamenti necessari).
Affinché un obiettivo sia valido, esso deve essere:
1. concreto (quindi possibilmente scritto; è stato dimostrato che dal punto di vista
psicologico scrivere i propri obiettivi aiuta a raggiungerli);
2. identificato (ossia preciso e circoscritto);
3. misurabile (sulla base di parametri numerici o comunque oggettivi);
4. raggiungibile (naturalmente sulla base delle proprie capacità);
5. definito temporalmente.
Per la fase di preparazione è dunque utile redigere un programma di studio in
cui articolare obiettivi e sotto-obiettivi secondo questa logica e monitorare in itinere
il loro raggiungimento.
COME PREPARARE E PREPARARSI A PRESENTARE EFFICACEMENTE LA LEZIONE 113
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
I giorni che precedono lo svolgimento dell’esame saranno senza dubbio accom-
pagnati da ansia e preoccupazione, nonché dai mille dubbi dell’ultimo minuto che
possono assalire senza tregua.
Il coinvolgimento emotivo, la preoccupazione, l’ansia e la stanchezza tendono
infatti a crescere soprattutto in prossimità della prova, arrivando al culmine dell’in-
tensità nei minuti che immediatamente la precedono, e cominciando gradualmente
a decrescere nel momento in cui la si inizia.
Nei giorni prima dell’esame sarebbe quindi importante, se ve ne è la possibilità,
confrontarsi con altri candidati. Chi meglio di loro ci può capire?
Va comunque ricordato che le persone in grado di affrontare adeguatamente ed
efficacemente situazioni stressanti sono anche quelle che si sono preparate in maniera
metodica, specifica, organizzata e programmata, non solo sul piano dei contenuti
ma anche su quello degli aspetti più personali. Arrivare nei giorni che precedono la
prova con questa consapevolezza può dunque essere di estremo aiuto.
Allo stesso tempo bisogna riflettere sul fatto che una risposta decisamente non
adattiva è quella di chi sottovaluta o banalizza l’entità e l’importanza dell’esame.
Soprattutto in questo caso, infatti, la «posta in gioco» è alta e l’appuntamento è
114 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
fisica a una minaccia percepita. Quando una persona è in ansia, il sistema nervoso è
attivato e produce una serie di reazioni fisiche e mentali sulle quali si ha pochissimo
controllo conscio. In sé l’ansia non è necessariamente e totalmente negativa. Di
fatto, un certo livello di attivazione è necessario per la consapevolezza e un livello
moderato di ansia è associato a una migliore prestazione.
L’ansia per un esame imminente, ad esempio, può motivare a studiare di più.
L’ansia eccessiva, però, ha conseguenze deleterie, non ultima quella della riduzione
della prestazione.
L’ansia da esame rispecchia una forte preoccupazione rispetto a una prova futura
e può manifestarsi sul piano cognitivo e fisico. Essa può influire in maniera profonda
sul modo di pensare di una persona: la mente può svuotarsi completamente o essere
travolta da una raffica incessante di pensieri distraenti; si possono avere difficoltà
a concentrarsi su quello che si sta leggendo nonché pensieri negativi riguardo alla
prestazione rispetto alle prove concorsuali, anche immaginando di non riuscire a
superarle. In tal caso è utile prendere seriamente in considerazione tutti questi fattori
e prepararsi a fronteggiarli e gestirli nel modo più funzionale possibile.
COME PREPARARE E PREPARARSI A PRESENTARE EFFICACEMENTE LA LEZIONE 115
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
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SECONDA PARTE
PROGETTARE
LA LEZIONE
PROGETTAZIONE
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Metodologia utilizzata
Area Obiettivi di apprendimento/
disciplinare/ Traguardi per lo sviluppo
di competenze
Classe di concorso
Strumenti, metodi,
materiali, risorse utilizzati
Scuola Svolgimento della lezione
Valutazione e verifica
degli apprendimenti
secondaria secondaria
di primo grado di secondo grado
Tavola sinottica degli approcci metodologici utilizzati nelle lezioni
SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO
APPROCCI METODOLOGICI
Lez.1 Lez.2 Lez.3 Lez.4 Lez.5 Lez.6 Lez.7 Lez.8 Lez.9 Lez.10 Lez.11 Lez.12 Lez.13 Lez.14 Lez.15 Lez.16 Lez.17
Apprendimento significativo ✓ ✓ ✓
Apprendimento partecipato ✓
Approccio comunicativo-formativo ✓
Approccio costruttivista ✓
Approccio strutturalista ✓
Didattica inclusiva ✓
Didattica interattiva ✓ ✓
Didattica interdisciplinare ✓ ✓ ✓ ✓ ✓
Didattica laboratoriale ✓ ✓ ✓ ✓
Didattica metacognitiva ✓ ✓ ✓ ✓
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SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO
APPROCCI METODOLOGICI
Lez.1 Lez.2 Lez.3 Lez.4 Lez.5 Lez.6 Lez.7 Lez.8 Lez.9 Lez.10 Lez.11 Lez.12 Lez.13 Lez.14 Lez.15 Lez.16 Lez.17
Glottodidattica umanistico-affettiva ✓
Interazione collettiva ✓
Learning by doing ✓ ✓
Lezione dialogata ✓
Lezione frontale ✓
Lezione partecipata ✓
Metodo autobiografico ✓
Metodo Feuerstein ✓
Metodo induttivo-sperimentale ✓
Problem solving ✓ ✓
Project work ✓
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© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
SEZIONE 1
SCUOLA SECONDARIA
DI PRIMO GRADO
Obiettivi di apprendimento/
Metodologie Traguardi per lo sviluppo
di competenze
Costruttivismo Conoscenze
Approccio partecipativo Abilità
Approccio interdisciplinare Competenze
SECONDARIA
DI PRIMO
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GRADO Classi di
concorso
Strumenti di lavoro Tecnologia
LIM Italiano, storia e geografia
Blog Scienze matematiche,
chimiche, fisiche e naturali
Ipertesti
Arte e immagine
Lingua straniera
CON I CONTRIBUTI DI
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Negli ultimi anni ha partecipato a corsi di ricerca-
azione sulla didattica per competenze. Anna Rita Vizzari
Sandra De Cesare Docente di Lettere e formatrice, è impiegata presso
l’Ufficio Scolastico Regionale Sardegna, dove è referente
Docente di scuola secondaria, svolge la funzione di refe- PNSD. Ha collaborato con l’Università di Cagliari come
rente per le nuove tecnologie. Ha partecipato a corsi di docente a contratto di Didattica dell’Italiano e come tutor
ricerca-azione sulla didattica per competenze. coordinatore TFA. Per le Edizioni Erickson ha pubblicato
Paola Demarchi Laboratorio archeologia, Esercitarsi con l’analisi logica, Recu-
pero in… difficoltà ortografiche, Impariamo l’analisi logica,
Docente di matematica nella scuola secondaria di secon- Impariamo l’analisi del periodo e ha collaborato al testo
do grado, specializzata per le attività di sostegno per gli Produzione del testo con la LIM nella scuola secondaria di
alunni con disabilità e in Didattica e psicopedagogia per primo grado e L’astuccio delle regole di italiano.
i Disturbi dell’Apprendimento, ha pubblicato articoli
e contributi sui DSA e la didattica della matematica. Francesco Zambotti
Dottore di ricerca in Pedagogia e Didattica, è il Re-
Daniele Egidi sponsabile della Sezione Scuola dell’area Pianificazione
Docente nelle scuole secondarie di primo e secondo editoriale delle Edizioni Erickson. Da quindici anni
grado, dottore di ricerca in Biochimica presso l’Università si occupa di studiare e migliorare i processi inclusivi a
degli Studi di Camerino, ha pubblicato diversi lavori scuola, in particolar modo nel campo delle Tecnologie
su riviste nazionali e internazionali. Iscritto all’Ordine educative e delle Metodologie didattiche innovative. È
Nazionale dei Biologi dal 2001. autore di saggi e monografie e formatore professionale.
LEZIONE 1
Giacomo Boselli
COMPOSIZIONE
DI FIGURE GEOMETRICHE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Livello scolastico: Scuola secondaria di primo grado.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-28 Matematica e Scienze.
Principali scelte metodologiche: Apprendimento cooperativo, didattica laboratoriale, appren-
dimento partecipato.
Argomento della lezione: Individuare regolarità e proprietà della composizione di forme geo-
metriche base e trasferirle in contesti geometrici più complessi.
Età dei destinatari/Classe: Classe seconda di una scuola secondaria di primo grado con
presenza di un significativo gruppo di alunni DSA e di fascia C.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Immaginare un contesto perfettamente omogeneo senza particolari situazioni di svan-
taggio o Disturbi Specifici dell’Apprendimento è pura utopia. In questo segmento di
programmazione si propone un’attività laboratoriale strutturata come collante efficace
e universale per promuovere processi altamente inclusivi e sviluppati secondo una
logica di gradualità del percorso didattico riscattando in modo naturale, attraverso
una forte motivazione e concreti processi collaborativi, le attribuzioni di fallimento
(Weiner, 1985) e pregiudizi vari presenti nei discenti rispetto all’ambito geometrico.
– Conoscenze: Area e perimetro del quadrato e del triangolo, proprietà del triangolo
rettangolo 45°-90°-45° correlate al teorema di Pitagora.
– Abilità: 1. Calcolare l’area e il perimetro di un quadrato e del triangolo rettangolo
45°-90°-45°. 2. Calcolare l’area e il perimetro di figure geometriche composte.
– Competenze: 1. Saper inventare e costruire oggetti geometrici rispondenti alle
proprietà trattate sfruttando traslazioni, rotazioni e simmetrie nel piano. 2. Esse-
126 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
– Classe dotata di LIM (o un più economico punto proiezione a tutto schermo con
postazione pc).
– Materiale per la costruzione di figure di cartoncino colorato (almeno tre colori diversi).
– Materiale adatto alle operazioni di taglio (forbici) e per tracciare le linee guida
(matita, gomma, righelli, squadre).
– Materiale multimediale digitale predisposto dal docente.
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dal docente. Creazione di un’opera artistica finale.
Fase 3 Esposizione delle opere e organizzazione delle visite Classe o luogo adibito all’e- /
guidate. sposizione.
Fase 1: INPUT
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1. Figure base di riferimento
Osservando l’immagine a sinistra, si
deduce che l’invariante geometrico princi-
pale è dato dal lato comune alle due figure
che ne permetterà il successivo collegamen-
to e utilizzo nella composizione strutturata.
Nella presentazione è importante portare
l’attenzione degli alunni sulle caratteristi-
che geometriche delle figure esplicitandole
in modo grafico chiaro e intuitivo.
Il setting apparentemente frontale non deve limitare in alcun modo il contributo
dei discenti: esso va continuamente stimolato attraverso un processo scientifico di
osservazione-congettura a seguito di domande strategiche poste dal docente o pro-
iettate esplicitamente sulla LIM, come ad esempio:
128 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Il processo didattico esposto non può prescindere dal coinvolgere gli alunni
in un’attività significante, al fine di attivare una partecipazione attiva e propositiva
secondo la declinazione suggerita da Hart (1992). La scrittura sul quaderno sarà
pertanto svolta in modo ciclico come risultato di un processo interattivo partecipato
dell’intera classe, anche se condotto e moderato dalla figura centrale del docente che
terrà saldamente le redini della lezione.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
La figura proposta è da intendersi come un semplice spunto riflessivo che
necessita di ulteriore rigore e approfondimenti geometrici pensati all’interno di un
dibattito aperto, in modo che il docente «permetta a tutti di esprimersi, apprezzi i
suggerimenti degli alunni, non giudichi e non valuti tutto ciò che viene detto dagli
alunni» (Andrich, Miato e Polito, 2001). Se i disegni delle figure proposte risultas-
sero troppo complessi da riprodurre sul quaderno per qualche alunno con DSA o
fascia C, potremo adottare alcune strategie inclusive come preparare del materiale
semplificato ad hoc: figure già pronte da incollare sul quaderno con delle parti a
completamento personalizzate, ed eventualmente anche da colorare. Il dibattito può
essere concluso con la proiezione di una figura simile alla precedente, ma dotata
delle formalità necessarie.
4. Grandezze adimensionali
Un assunto da chiarire è l’adozione di una grandezza adi-
mensionale pari a 1 per il lato congruente delle due figure. Le
competenze target del laboratorio possono essere raggiunte senza
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
coinvolgere direttamente le unità di misura (se non nella parte di
costruzione effettiva del materiale didattico). Adottando questo
presupposto, possiamo permettere la totale concentrazione sulla
sola e pura composizione senza complicare o creare inutili confusioni negli alunni
deboli nell’ambito delle unità di misura. Nella logica dell’apprendimento per
livelli l’introduzione delle udm, correlate alle figure geometriche analizzate, sarà
un’opzione attivabile in un momento successivo come difficoltà e valore aggiunto
al contesto proposto. Seguendo dunque questa linea di pensiero, semplifichia-
mo il contesto stabilendo che il lato congruente comune sia pari all’unità 1 con
le conseguenti ricadute su area e perimetro descritte nella tabella del paragrafo
numero 3.
Nella prima figura abbiamo un semplice calcolo per l’area totale come somma
delle due parti. Nel caso del perimetro, il conteggio deve comprendere i soli lati a
contorno della figura considerata nella sua interezza.
Una variante interessante è
traslare per una lunghezza pari al
Area Perimetro
semilato uno dei due quadrati,
1+1 = 2 1·6 + 0,5·2 = 7 per ottenere così del valore ag-
giunto sul calcolo del perimetro.
Gli alunni si accorgeranno che il
metodo più rapido per calcolare
il perimetro di figure composte
secondo questo modello base è separare il conteggio dei lati da quello dei semilati e
sommare i due risultati parziali per ottenere il perimetro totale.
Con l’introduzione del tri-
Area Perimetro angolo rettangolo isoscele ab-
1+0,5 = 1,5 1·4 + 1,4 = 5,4 biamo le varianti sul perimetro
e l’area descritte nella tabella a
fianco.
Nello svolgimento interatti-
vo della fase di Input sarà cura del docente attivare processi di dialogo e comprensione
piuttosto che soppesare eccessivamente eventuali errori di calcolo commessi negli
interventi, in modo da promuovere la percezione dell’autoefficacia (Schunk e Lilly,
1984) e stimolare la curiosità legata al laboratorio.
Fase 2: ELABORAZIONE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Nella seconda fase della lezione gli alunni vengono suddivisi in piccoli gruppi
(l’ideale è 3-4 persone) dal docente seguendo un criterio adatto al contesto laborato-
riale, quindi disomogeneo rispetto alle capacità e competenze, affinché sia promosso
l’aspetto cooperativo delle parti in gioco e quello inclusivo rispetto ai Bisogni Educativi
Speciali. Sarà inoltre cura dell’insegnante non trascurare le preziose componenti degli
aspetti relazionali e sociali del gruppo dei discenti, in modo che possano favorire la
stimolazione del lavoro di gruppo piuttosto che ostacolarlo e rispettare il delicato
equilibrio tra il livello affettivo e quello cognitivo.
L’attività consiste nella realizzazione concreta delle figure prima analizzate con
del cartoncino colorato per un minimo di:
– 8 quadrati (misura lato consigliata: circa 6 cm) di colore scelto A;
– 8 triangoli isosceli rettangoli, con lato congruente ai quadrati, di colore B diverso
da A.
Saranno necessari i seguenti materiali:
COMPOSIZIONE DI FIGURE GEOMETRICHE 131
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
– i piccoli gruppi avranno una postazione
dalla quale sarà sempre visibile la LIM;
– da ogni postazione si potranno consul-
tare gli appunti presi sul quaderno e le
istruzioni di costruzione mantenute fisse
a tutto schermo;
– il materiale necessario alla lavorazione
dovrà essere già organizzato dal docente
e pronto all’uso per non creare tempi
morti durante lo svolgimento del labo-
ratorio.
Una volta consolidato il setting, il docente espone alla LIM i semplici pas-
saggi di progetto e ritaglio per la realizzazione dei modelli base che verranno
usati nella composizione geometrica e, successivamente, distribuisce il mate-
riale: inizia così la fase vera e propria del laboratorio. Il cartoncino deve avere
una certa consistenza, ma essere facilmente lavorabile con le forbici. A seconda
132 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
b) prevedere una gradualità della complessità delle figure proposte per permettere
uno svolgimento per livelli di apprendimento a seconda delle potenzialità effettive
dei discenti;
c) svolgere analisi di casi di invarianza dell’area, del perimetro e di entrambi a un
variare «significativo» della composizione delle parti;
d) proporre almeno una congettura senza modello visivo di riferimento che va creato
ad hoc per la risoluzione del quesito;
e) proporre un esercizio di completamento di una figura affinché soddisfi dei vincoli
assegnati;
f) chiedere la progettazione e realizzazione di un modello composto come lavoro
finale di gruppo ottenuto incollando le sue parti su un cartoncino (colore C)
personalizzabile in modo artistico (titolo dell’opera, scritte, formule, aggiunta di
colori, collage).
Le varie consegne proposte sulla scheda attività vengono svolte nel gruppo
secondo una logica collaborativa e la loro risoluzione finale scritta dovrà essere frut-
to di un sinergico lavoro di team. Il docente è supervisore e facilitatore di tutta
l’attività svolta. Seguono esempi di attività da proporre.
A. Riprodurre con i cartoncini colorati le seguenti figure piane e calcolarne l’area e il perimetro.
Area Perimetro
Figura 1
Figura 2
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Figura 3
B. Utilizzando i cartoncini colorati, riprodurre le seguenti figure e calcolare l’area e il perimetro riportandolo in
tabella.
C. Utilizzando solo i cartoncini colorati rossi (quadrato), costruire una figura geometrica composta con le
seguenti caratteristiche: area = 4 e perimetro = 10.
Utilizzando solo i cartoncini di entrambi i colori, costruire una figura geometrica composta con le seguenti
caratteristiche: area = 2 e perimetro = 6.
Utilizzando solo i cartoncini gialli (triangoli isosceli rettangoli), costruire una figura geometrica composta
con le seguenti caratteristiche: area = 2 e perimetro = 5,6.
D. Utilizzando i cartoncini colorati, provate a completare la seguente figura in modo che abbia le seguenti
caratteristiche: area = 5 e perimetro = 8,8.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
all’interno dell’esposizione, l’intero percorso di apprendimento fatto, coinvolgendo
gli alunni nella creazione su cartoncino (colore C) di modelli di figure composte
sempre più complesse, specificando per iscritto le opportune osservazioni e spiega-
zioni del caso.
Sperimentazioni laboratoriali e condivisioni progettuali all’interno della
scuola non solo promuovono l’autostima personale del discente ma consolidano
anche l’appartenenza sociale positiva a un gruppo (la classe) che svolge in modo
unitario e coordinato azioni partecipative e costruttive all’interno della comunità
scolastica.
Il pattern delle competenze in materia di cittadinanza viene decisamente arric-
chito da queste attività, oltre che stimolare concreti processi di creatività personale
al servizio di un bene sociale tangibile grazie alle esperienze condivise.
Un’esperienza didattica come quella descritta può essere ampliata e applicata
con successo anche nell’approccio alla geometria dello spazio tridimensionale,
partendo dalla semplice analisi di volume e superficie totale di solidi formati dalla
composizione multipla di un cubo assegnato.
136 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
– variare a seconda del caso i vincoli su area e perimetro dell’esercizio di comple-
tamento della figura data;
– rilevare competenze interdisciplinari (ambito tecnologico ed artistico) con la
possibilità di coinvolgere altri colleghi del Consiglio di classe nel progetto.
Queste e altre semplici osservazioni permetteranno al docente di strutturare in modo
adeguato ed efficace il testo della verifica finale degli apprendimenti (punto 4).
3. Il terzo momento (di autovalutazione) è costituito dal questionario di gradimento,
mediante il quale possiamo indagare esplicitamente su:
– le dinamiche relazionale dei piccoli gruppi;
– l’impatto e il rafforzo positivo della condivisione dei prodotti finali con la classe
e in generale con l’intera comunità scolastica;
– l’efficacia delle metodologie didattiche e strategie inclusive messe in campo.
4. Il momento conclusivo di verifica degli apprendimenti si svolgerà somministran-
do individualmente una verifica scritta, che coinvolge le competenze consolidate
nell’attività laboratoriale; come accennato nella fase di Input, è possibile introdurre
negli esercizi proposti la variabile delle unità di misura come valore aggiunto. La
COMPOSIZIONE DI FIGURE GEOMETRICHE 137
sua progettazione si baserà sull’analisi delle schede attività (punto 2) e delle loro
linee guida proposte come spunto per stimolare importanti processi metacognitivi,
piuttosto che semplici e sterili computazioni di perimetro e area fine a se stesse.
http://opendyslexic.org/
https://prezi.com/
http://www.testmefont.com/
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Paola Demarchi
LEZIONE 2
ADDIZIONE E SOTTRAZIONE
TRA NUMERI INTERI RELATIVI
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Livello scolastico: Scuola secondaria di primo grado.
Ambito disciplinare/Classe di concorso: A-28 Matematica e Scienze.
Principali scelte metodologiche: Apprendimento guidato per scoperta, lezione dialogata,
apprendimento per errori, didattica metacognitiva.
Argomento della lezione: Le addizioni e le sottrazioni di numeri interi relativi. Verranno pre-
sentate quindi delle attività che aiutano lo studente a scoprire, comprendere e interiorizzare
attraverso diversi canali il significato di addizione e sottrazione di numeri relativi, a partire
soprattutto dalla considerazione che spesso gli alunni applicano a qualunque operazione
con i numeri relativi la «regola dei segni», dimenticando il fatto che quest’ultima vale solo
per le moltiplicazioni e le divisioni.
Età dei destinatari/Classe: Classe terza secondaria di primo grado, mediamente numerosa
(circa 20 alunni), con presenza di 4 alunni con BES o DSA. Nella classe, a inizio anno, è
stato proposto agli alunni un questionario sugli stili di apprendimento (Mariani, 2000) che
ha evidenziato un’elevata eterogeneità nei modi di imparare e studiare.
Secondo i dati raccolti, il canale visivo verbale è ancora quello prevalente, ma un numero
considerevole di studenti ha invece mostrato la propria preferenza per il canale visivo non
verbale (ad esempio, schemi, diagrammi, mappe), per quello uditivo (imparo ascoltando) e
per quello cinestetico (imparo facendo esperienza delle cose).
Nell’impostare l’azione didattica, occorre quindi tenere conto dei vari stili di apprendimento,
in modo da presentare gli stessi concetti in vari modi, affinché ogni alunno sia messo nella
situazione di poter apprendere al meglio. I punti di forza della classe sono sicuramente
riassumibili in un buon clima, con alunni disponibili ad aiutare i compagni più in difficoltà,
in una discreta curiosità e in una buona disposizione verso le nuove tecnologie. I punti di
debolezza, invece, riguardano essenzialmente la scarsa autonomia nel lavoro e la difficoltà
a collegare i nuovi concetti a quelli già acquisiti.
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PROGETTAZIONE DELLA LEZIONE
Metodologia utilizzata
Nella preparazione delle lezioni si terrà conto di alcuni punti tratti dai Dieci
comandamenti per gli insegnanti di George Polya (1971):
– Cerca di leggere sul viso degli studenti; cerca di capire le loro aspettative e le loro
difficoltà; mettiti al loro posto.
– Tieni conto che il miglior modo per imparare qualsiasi cosa è di scoprirla da soli.
– Fai loro imparare a congetturare.
– Fai loro imparare a dimostrare.
– Non rivelare e spiegare immediatamente agli studenti tutto quello che sai — fallo
congetturare da loro stessi, prima di dirlo — ma fa’ in modo che scoprano, da
soli, quanto più è possibile.
142 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Lezione «dialogata»
La lezione dialogata verrà utilizzata nei momenti di discussione e formaliz-
zazione dei risultati ottenuti. Tale tipo di lezione, condotta con domande mirate,
permetterà al docente e ai ragazzi di avere un feedback immediato del risultato del
lavoro delle fasi precedenti.
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Le nuove tecnologie saranno anche di supporto nel momento di sistematizza-
zione di quanto scoperto. Gli studenti avranno infatti a disposizione un programma
per produrre mappe concettuali o preparare presentazioni (saranno loro a scegliere
lo strumento che sentiranno più vicino al proprio stile di apprendimento).
simulazione di verifica orale di pochi minuti) non legati a una valutazione. Gli er-
rori vanno individuati il prima possibile, in modo da poterli «estirpare» prima che
diventino certezze negli alunni.
Negli argomenti trattati in questa lezione, occorrerà porre particolare attenzione
a un errore molto frequente (che diventa spesso un ostacolo difficile da superare):
la regola dei segni applicata non solo alle moltiplicazioni e divisioni, ma anche alle
addizioni e sottrazioni.
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SVOLGIMENTO DELLA LEZIONE
Il percorso proposto prevede un’attività di circa 4 ore (comprensive di alcuni
momenti di verifica). Ogni fase, costituita da attività per scoperta, schematizzazione
e breve verifica in itinere di quanto appreso, copre circa un’ora.
Fase 1: INPUT
Presentazione di situazioni di vita reale in cui risulti necessario saper operare con i numeri
interi relativi
Ogni alunno riceverà una scheda con due problemi e dovrà elaborare una
proposta di soluzione, motivandola anche con una rappresentazione grafica per
giustificare il risultato trovato.
Problema 1:
Ti trovi al sesto piano di un centro commerciale e prendi l’ascensore. Con te salgono altre persone che ti dicono che
devono scendere di 9 piani. A che piano devono recarsi?
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Scrivi l’operazione che ti permette di risolvere il problema.
Rappresenta graficamente il problema (puoi utilizzare una qualsiasi rappresentazione, non necessariamente la linea
dei numeri).
Spiega il procedimento che seguiresti per determinare il risultato.
Il risultato ottenuto ti sembra verosimile?
Problema 2:
Un dolce viene conservato alla temperatura di -6° C, ma prima di essere servito la temperatura deve aumentare di
22 gradi. A quale temperatura può essere servito il dolce?
Scrivi l’operazione che ti permette di risolvere il problema.
Rappresenta graficamente il problema (puoi utilizzare una qualsiasi rappresentazione, non necessariamente la linea
dei numeri).
Spiega il procedimento che seguiresti per determinare il risultato dell’operazione.
Il risultato ottenuto ti sembra verosimile?
All’attività sui due problemi saranno dedicati al massimo venti minuti. Ci si aspet-
ta che gli alunni siano giunti al risultato corretto grazie alla rappresentazione grafica
ADDIZIONE E SOTTRAZIONE TRA NUMERI INTERI RELATIVI 145
(alcuni avranno simulato proprio la discesa dell’ascensore di nove piani, altri avranno
lavorato già sulla linea dei numeri). Seguirà immediatamente una discussione guidata
con l’obiettivo di confrontare tra loro le varie strategie individuate dagli studenti.
Il problema su cui si vuole attirare l’attenzione è: «Come si determina il segno
del risultato?».
Emergerà quindi la necessità di trovare delle regole di calcolo utilizzabili ogni
volta, anche in quei casi in cui la rappresentazione grafica non sia agevole.
Fase 2: ELABORAZIONE
Nella fase precedente è stata messa in risalto la questione del segno del risultato,
che è di fatto l’unica difficoltà che si può incontrare svolgendo un’addizione o una
sottrazione di numeri interi relativi.
Per far interiorizzare il procedimento di calcolo delle addizioni e sottrazioni di
numeri interi relativi, verranno proposte alcune attività che partono dal concreto
e, un po’ alla volta, cercano di astrarre i concetti. In particolare, saranno previste:
– un’attività di matematica con il corpo;
– un’attività con un software di geometria dinamica che simuli quanto fatto nell’at-
tività precedente;
– la formalizzazione di quanto appreso, con schematizzazione da parte degli alunni
in piccoli gruppi.
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L’attività viene svolta da tutta la classe. Innanzitutto occorre costruire una linea
dei numeri sul pavimento, ad esempio utilizzando come unità di misura le piastrelle
(figura 1).
A turno, un ragazzo alla volta si colloca sulla linea dei numeri, nella stessa direzione
della retta (il volto rivolto verso la freccia). Quando si deve svolgere un’addizione, lo stu-
dente cammina in avanti, quando si deve eseguire una sottrazione, cammina all’indietro.
Ogni passo ha la lunghezza di una piastrella. Verrà consegnata a tutti gli alunni (compreso
quello sulla linea dei numeri) una scheda contenente delle addizioni e sottrazioni tra
numeri interi relativi. Nella scheda si cercherà di far riflettere gli alunni sul segno del
risultato. Per fare ciò, le operazioni saranno inserite in una griglia simile alla tabella 1:
TABELLA 1
Operazioni tra numeri relativi
C’è un numero con lo stesso segno
Operazione Risultato Segno del risultato
nel testo dell’operazione?
+5–7
–8+2
–3–6
– 4 + 10
Il risultato sarà individuato sulla linea dei numeri, perché sarà rappresentato
dal numero su cui si sarà fermato l’alunno che cammina sulla retta.
La terza e quarta casella devono aiutare gli alunni a riflettere sul segno del
risultato. In particolare, la domanda della quarta casella ha l’obiettivo di guidare
gli alunni a notare che, se i termini sono concordi, il risultato ha ancora lo stesso
segno, mentre se i due termini sono discordi, il risultato ha il segno di uno dei due
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termini (quello di valore assoluto maggiore). Terminate le operazioni proposte, si
dedicheranno alcuni minuti (massimo un quarto d’ora) a una riflessione collettiva
su quanto sperimentato finora.
La consegna guida di questo momento sarà: Spiegate con parole vostre come si de-
termina il risultato (e quindi il segno) di un’addizione e di una sottrazione di numeri interi
relativi. Al termine di questa fase della lezione, la classe avrà espresso una congettura
che deve essere verificata, prima di poter essere considerata come regola generale.
La verifica avverrà con l’utilizzo di un software di geometria dinamica che simula
la camminata degli studenti sulla linea dei numeri e si svolgerà in due momenti:
– si proporranno delle operazioni con una scheda simile a quella precedente, si
determinerà il risultato con il software e si risponderà alle domande sul segno del
risultato;
– si proporranno altre operazioni da eseguire mentalmente (o con carta e matita)
che andranno successivamente verificate con il software.
Il file potrà essere costruito direttamente dagli alunni se sono già abituati all’u-
tilizzo del software, oppure verrà fornito già costruito dal docente (figura 2).
ADDIZIONE E SOTTRAZIONE TRA NUMERI INTERI RELATIVI 147
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rimasto assente per alcuni giorni da scuola, come si calcola la somma di due numeri
interi relativi. Soffermati in particolare su quale legame c’è tra il segno del risultato e il
segno dei termini dell’operazione.
I risultati dell’attività saranno l’argomento di una breve lezione «dialogata» in
cui verrà formalizzato quanto scoperto dagli studenti e ogni alunno dovrà, al termine,
produrre uno schema o una mappa concettuale.
Nell’ultima fase, dedicata all’addizione e sottrazione di numeri interi relativi, si
farà un ulteriore passo verso l’astrazione, proponendo operazioni da svolgere senza
l’ausilio della linea dei numeri. In tal modo si comprenderà quanto sia stato inte-
riorizzato il procedimento da parte degli alunni.
In ogni fase delle lezioni il docente osserverà passo passo il lavoro dei ragazzi,
ottenendo continui feedback che eventualmente verranno utilizzati per modificare
le attività programmate. Sarà cura del docente controllare con attenzione i momenti
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consumato la sua temperatura deve aumentare di 11° C. A quale temperatura verrà
consumato il gelato?).
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LEZIONE 3
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Livello scolastico: Scuola secondaria di primo grado.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-25 Lingua inglese e seconda lingua comunitaria nella
scuola secondaria di primo grado.
Principali scelte metodologiche: Glottodidattica umanistico-affettiva, approccio comunicativo-
formativo, cooperative learning, long life learning, metodologie a mediazione sociale, didattica
metacognitiva.
Argomento della lezione: In vista del viaggio di studio pianificato dalla scuola, gli studenti sono
invitati ad acquisire alcune abilità e competenze di base necessarie per muoversi in modo
autonomo in un Paese straniero. La lezione qui proposta è costruita intorno al tema dello
spostamento in un contesto urbano, in particolare alla funzione comunicativa «Chiedere e
dare informazioni stradali» che qui trova realizzazione.
Età dei destinatari/Classe: Classe seconda della scuola secondaria di primo grado.
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fluenza della psicologia umanistica di Carl Rogers e dei suoi seguaci, la glottodidattica
umanistico-affettiva si contraddistingue per la centralità attribuita dalla dimensione
affettiva e relazionale nel processo di apprendimento e per la maggior attenzione
verso l’autorealizzazione da parte dell’apprendente. Di seguito, riportiamo alcuni
dei principi fondanti della glottodidattica umanistico-affettiva:
1. L’input linguistico viene elaborato e interiorizzato seguendo un percorso preciso,
che segue i principi gestaltici di:
– globalità, fase iniziale in cui l’input viene analizzato solo globalmente, ad esempio
attraverso la formulazione di ipotesi sul significato di un dialogo all’interno di
un determinato contesto, oppure aspetti come i contenuti di un brano dato il
titolo del testo e le immagini che lo accompagnano. In questa fase si verifica la
comprensione globale dei concetti principali;
– analisi, in questa fase, attraverso attività mirate, i contenuti linguistici vengono
analizzati sul piano semantico, morfosintattico, fonologico, ecc.,
– sintesi o di riflessione, in cui l’apprendente rivede i concetti rielaborandoli in
modo personale.
152 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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dell’approccio comunicativo. Si tratta dell’approccio comunicativo-formativo nato in
ambito italiano e diffuso grazie a numerosi studi di glottodidattica (Mariani, 1996;
Titone, 1999; Mariani e Pozzo, 2002). L’approccio comunicativo poneva al centro
dell’azione glottodidattica lo sviluppo della competenza comunicativa, in cui le lingue
assumono un ruolo fortemente strumentale: la lingua realizza la sua funzione prag-
matica di comunicazione, diventando così uno strumento di azione sociale. Questa
visione puramente pragmatica della lingua trovò difficoltà a sposarsi con la tradizione
italiana, orientata maggiormente alla dimensione formativa dell’apprendimento.
Nella nuova visione dell’approccio comunicativo-formativo, dunque, l’insegna-
mento della lingua favorisce un duplice sviluppo: comunicativo, in quanto la lingua
costituisce uno strumento di comunicazione; e formativo, perché contribuisce alla
crescita dell’alunno a livello cognitivo, (inter)culturale e relazionale.
L’approccio comunicativo-formativo prevede dunque la rimozione di tutti
gli ostacoli che possano costituire una barriera nel processo di apprendimento,
soprattutto dal punto di vista psicologico, come l’ansia e la competitività, pro-
muovendo, invece, lo sviluppo delle potenzialità individuali all’interno di un
IL VIAGGIO STUDIO: CHIEDERE E DARE INFORMAZIONI STRADALI 153
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– il focus non è più sulla lingua ma sul suo uso «significativo» e pragmatico all’in-
terno di un contesto comunicativo.
Inoltre, va ricordata l’efficacia della metodologia ludica, vale a dire l’insegna-
mento della lingua attraverso tecniche e attività di tipo giocoso. Si tratta di una
metodologia che mira a promuovere un apprendimento stabile dei vari aspetti lin-
guistici come la morfosintassi, la fonetica, la grammatica testuale, e altri aspetti della
competenza comunicativa, sostenendo la motivazione e il piacere nell’apprendimento.
Grazie alle attività ludiche si realizza la Rule of Forgetting (Krashen e Terrel,
1983), secondo cui l’acquisizione di una lingua avviene con più facilità e in modo
più duraturo quando l’apprendente dimentica che sta usando la lingua per scopi
didattici.
L’attenzione nei confronti della dimensione psicologica dell’apprendimento
linguistico ha portato inoltre l’affermarsi nell’ambito dell’educazione linguistica e
non solo della didattica metacognitiva. Quest’ultima ha come obiettivo primario
quello di sviluppare nell’apprendente strategie per «imparare ad imparare» ed è
fondata principalmente su due aspetti: l’autovalutazione da parte dell’apprendente
154 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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studenti;
– le attività proposte attraverso le tecnologie permettono di lavorare con «diverse»
tipologie di intelligenze (Gardner, 2002).
La realizzazione dell’approccio umanistico-affettivo attraverso le diverse me-
todologie analizzate e il contributo delle tecnologie concorrono alla costruzione di
un ambiente di apprendimento stimolante e allo stesso tempo accessibile a tutte le
tipologie di apprendente.
Nel presente contributo sono state selezionate alcune delle tecniche e metodo-
logie affrontate, in particolare sono state scelte tecniche prevalentemente interattive
all’interno di situazioni comunicative reali, in cui l’apprendente, coinvolto in prima
persona, sviluppa un bisogno intrinseco di acquisire determinati contenuti linguistici
per scopi pragmatici, rielaborando e riproducendo i contenuti linguistici affrontati
nell’unità di apprendimento.
IL VIAGGIO STUDIO: CHIEDERE E DARE INFORMAZIONI STRADALI 155
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La lezione prevede l’uso della LIM e l’accesso a Internet per la visione e con-
divisione di video e documenti all’interno del Social Classroom (un social network
didattico), carta e penna per lo svolgimento di alcune attività, cartelloni e pennarelli.
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una di queste città. Cosa farebbero in questa situazione? A chi si rivolgerebbero per
avere informazioni? Chiederebbero informazioni a un coetaneo o si sentirebbero più
al sicuro chiedendole a un adulto, magari al personale della stazione? Quali mezzi di
trasporto potrebbero utilizzare per spostarsi? Dopo aver ascoltato le soluzioni propo-
ste dagli studenti, l’insegnante trascrive sulla LIM i vocaboli e le espressioni che gli
alunni hanno proposto, mettendoli in ordine all’interno di una mappa semantica,
in cui il nodo centrale contiene la parola city.
L’insegnante confronta en plenum le varie risposte proposte e anticipa agli stu-
denti che ora vedranno un video prodotto da alcuni membri della classe gemellata.
Durante la visione
Dopo aver fatto l’accesso al Forum del Social Classroom condiviso con gli
studenti della classe gemellata inglese, l’insegnante si prepara a proiettare sulla LIM
un breve filmato prodotto dagli alunni inglesi. Prima di vedere il video e ascoltare il
dialogo, il docente lascia per qualche minuto l’immagine iniziale in cui appaiono i
vari protagonisti, e pone alla classe alcune domande di carattere generale per stimolare
la loro curiosità: chi sono i protagonisti e dove si trovano? (Who are they? Where are
IL VIAGGIO STUDIO: CHIEDERE E DARE INFORMAZIONI STRADALI 157
the students? Are they in the city centre? Are they in a park? Are they at school? What are
they doing?). Dopo aver ascoltato le risposte degli studenti, l’insegnante fa partire il
video e, al termine della visione, la classe verifica se le risposte proposte erano corrette.
Prima di iniziare l’attività successiva l’insegnante prepara la classe in piccoli
gruppi da tre componenti ciascuno, e spiega agli studenti che andranno a rivedere
il dialogo dei loro amici inglesi, questa volta con un obiettivo diverso. Durante la
visione, infatti, l’insegnante metterà più volte il video in pausa e farà alcune doman-
de alla classe. Sarà compito di ciascun gruppo provare a rispondere correttamente
indovinando cosa potrà accadere nelle scene successive. È importante che il docente
pianifichi in precedenza i momenti in cui mettere in pausa il video. Le domande
in modo strategico così da orientare l’attenzione sui contenuti linguistici presentati
nelle battute successive del dialogo e che verranno verificati attraverso la visione del
video. Alcune domande che l’insegnante può porre, coerentemente con le pause e i
contenuti successivi del video, sono: Where is John going? Is he going home? Is he going
to the train station? Is he going to the cinema? Is the place far? How can he get there?
Can he get there by car? By bus? On foot?
Questa attività permette agli studenti di mettere in atto strategie di comprensio-
ne attivate grazie all’expectancy grammar, o grammatica dell’anticipazione, la quale,
attraverso stimoli linguistici ed extralinguistici, consente all’apprendente di formulare
ipotesi e prevedere il significato e l’uso di determinati elementi linguistici (strutture
linguistiche, elementi morfosintattici, lessico, ecc.) sulla base di «conoscenze del
mondo» pregresse possedute dallo studente e schemi comportamentali universali.
L’insegnante-facilitatore farà in modo che gli studenti si mettano in gioco durante
l’attività, sfruttando queste strategie.
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FASE 2: ELABORAZIONE
Per rendere l’attività più sfidante, è possibile consegnare a ciascun gruppo un cloze
diverso dello stesso dialogo.
Abbinamento immagine-parola
L’insegnante fa notare agli studenti che nel dialogo sono state utilizzate diverse
preposizioni per indicare la posizione di un particolare edificio rispetto ad un altro.
L’insegnante consegna a ciascun gruppo una serie di immagini raffiguranti le di-
verse posizioni, e le corrispondenti wordcards contenenti la trascrizioni delle parole
(between, next to, in front of, opposite, ecc.).
Nel frattempo vengono proiettate sulla LIM una sotto l’altra le immagini
raffigurate nelle flashcard. Ciascun gruppo, dopo aver disposto le stesse flashcard
sopra il proprio banco, dovrà provare ad abbinarle alle wordcard della preposizione
corrispondente.
Quando tutti i gruppi hanno terminato si prosegue con una verifica en plenum.
A questo punto, ciascun gruppo potrà incollare su un cartellone la lista di immagini
e parole, in modo tale da produrre un wall pictionary da utilizzare come riferimento
per le successive attività.
L’utilizzo dell’immagine in questa particolare attività può essere di particolare
beneficio per studenti che riscontrano maggiore difficoltà nella memorizzazione del
lessico e della forma ortografica delle parole.
Traccia il percorso
L’insegnante consegna a ogni gruppo una mappa della cittadina inglese in cui
ha luogo la conversazione proposta nel video che egli avrà adeguatamente modificato
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e/o semplificato. In alto nella mappa è riportato un piccolo glossario in cui vengono
presentate alcune espressioni utilizzate nel dialogo (Turn right, Turn left, Go straight
on, Cross the street ecc.), accompagnate da una serie di simboli che ne esplicitano il
significato. Dopo aver chiarito insieme alla classe eventuali dubbi relativi alle parole
nel glossario, gli studenti di ogni squadra si preparano a riascoltare la registrazione
audio del dialogo (questa volta senza video).
Un rappresentante di ogni gruppo avrà il compito di tracciare il percorso, se-
guendo i suggerimenti degli altri componenti. Il percorso dovrà partire dal luogo in
cui si trovano i parlanti, che apparirà in modo chiaro nella mappa grazie alla scritta
You are here. Sarà cura dell’insegnante mettere in pausa la registrazione audio quando
necessario, in modo tale da permettere agli studenti di ciascun gruppo di consultarsi
e completare di volta in volta il percorso.
Una volta terminata l’attività, l’insegnante proietta la mappa sulla LIM e, even-
tualmente ascoltando la registrazione, verifica insieme alla classe il percorso corretto.
Il gruppo vincitore sarà quello che avrà tracciato nella mappa il percorso corretto.
Estensione: una volta terminata questa attività, l’insegnante potrà stimolare la
curiosità degli studenti chiedendo loro di svolgere una piccola ricerca in Internet
IL VIAGGIO STUDIO: CHIEDERE E DARE INFORMAZIONI STRADALI 159
delle immagini dei siti principali della città, da condividere in classe in una lezione
successiva.
Diagramma di flusso
Questa fase prevede la revisione dei contenuti linguistici appresi attraverso il
completamento di un diagramma di flusso predisposto dall’insegnante e presentato
in una scheda, secondo il modello proposto nella figura 1. Lo schema riporta alcune
espressioni in lingua inglese che gli studenti hanno ascoltato nel dialogo, questa volta
organizzate in atti comunicativi riportati sul lato sinistro del diagramma.
Ogni gruppo dovrà cercare di completare il diagramma di flusso inserendo
le espressioni in lingua inglese e in lingua italiana. Il diagramma viene presentato
parzialmente completato, in modo tale che l’apprendente possa lavorare sia sulla
lingua materna sia sulla lingua straniera attraverso un’analisi comparativa. Questa
attività è particolarmente significativa in quanto si avvale di strategie metacognitive
che permettono all’apprendente di verificare ciò che ha imparato, consultandosi con
i propri pari. Inoltre, una volta completato, il diagramma di flusso costituisce a tutti
gli effetti uno strumento di supporto autoprodotto e di riferimento, che l’appren-
dente potrà utilizzare in stadi successivi e ogniqualvolta si troverà a dover riutilizzare
i contenuti linguistici legati alla situazione comunicativa presentata nel dialogo. Una
volta completato lo schema, si passa al confronto in plenaria con il resto della classe.
Eventuali espressioni mancanti o incorrette in lingua straniera andranno ricercate
all’interno del testo del dialogo completato nelle precedenti attività.
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ITALIANO INGLESE
Roleplay
Per lo sviluppo delle abilità produttive, l’attività conclusiva propone un roleplay
in cui è previsto il riutilizzo dei contenuti linguistici appresi.
A ciascun gruppo viene richiesto di elaborare un breve dialogo come quello
proposto dai coetanei inglesi, in cui dovranno indicare la strada da percorrere
per raggiungere la scuola dalla stazione ferroviaria più vicina (o un altro sito a
scelta).
Per elaborare il dialogo, gli studenti dovranno aiutarsi con le parole del wall
pictionary e con le espressioni linguistiche contenute nel diagramma di flusso com-
pletato in precedenza.
Ogni membro del gruppo dovrà prendere parte al dialogo che verrà recitato
successivamente davanti alla classe.
Estensione
Come estensione dei contenuti appresi durante la lezione, è possibile proporre
agli studenti di mettersi alla prova in un’attività di tipo olistico, in cui potranno
mettere in campo molteplici competenze.
Ciascun gruppo dovrà cimentarsi nella registrazione e montaggio di un breve
video in cui i membri simulano il dialogo precedentemente elaborato all’interno di
una situazione comunicativa reale, ad esempio, illustrando un percorso da fare per
raggiungere un sito della loro città.
I video prodotti da ciascun gruppo andranno pubblicati all’interno del Forum
del Social Classroom condiviso con la classe gemellata.
L’insegnante sarà quindi tenuto a valutare non solo la correttezza formale e l’effi-
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cacia comunicativa, ma anche l’originalità del prodotto finale e l’aderenza con la realtà.
– nella fase di Elaborazione, viene richiesto agli studenti di costruire un Wall Pic-
tionary. Attraverso questa attività l’insegnante e l’apprendente hanno modo di
verificare la correttezza dei vari aspetti linguistici appresi (correttezza ortografica,
morfosintattica e uso delle strutture linguistiche affrontate);
– nella fase di Output, dopo aver sistematizzato i contenuti linguistici all’interno di
un diagramma di flusso, gli studenti si mettono alla prova nel role play, simulando
un dialogo all’interno della situazione comunicativa affrontata.
Verifica finale
Gli studenti, come verifica finale, oltre a simulare in classe i dialoghi, dovranno
produrre un breve videoclip in cui loro stessi simulano la situazione comunicativa
sperimentata in classe, questa volta aiutandosi con tutti i supporti multimediali a
loro disposizione.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE © 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
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LEZIONE 4
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Livello scolastico: Scuola secondaria di primo grado.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-22 Italiano, Storia e Geografia nella scuola secondaria
di primo grado.
Principali scelte metodologiche: Apprendimento significativo, cooperative learning, didattica
laboratoriale e interattiva.
Argomento della lezione: studio degli Stati europei attraverso attività laboratoriali e di gruppo.
Età dei destinatari/Classe: La presente attività è progettata per una seconda classe composta
da 28 alunni, 16 femmine e 12 maschi con livelli di competenza diversi. Nella classe sono
presenti 2 alunni con DSA e un alunno con disabilità seguito dall’insegnante di sostegno per
8 ore settimanali. La classe è nel complesso vivace e propositiva, anche se talvolta necessita
di richiami a una maggiore serietà, soprattutto nel lavoro a casa di consolidamento degli
apprendimenti. Per quanto concerne il lavoro scolastico, invece, gli alunni appaiono interessati
e motivati. Tutti gli alunni possiedono un computer e/o un tablet e quasi tutti utilizzano age-
volmente programmi di videoscrittura, di presentazione, e alcuni anche di montaggio video.
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Tale attività trova giustificazione nella volontà di prediligere modalità didattiche
innovative e diversificate al fine di promuovere un apprendimento attivo, stimolando
l’intuizione e la riflessione dei ragazzi, la collaborazione reciproca e la motivazione
all’apprendere, sempre più carenti tra gli alunni di questa fascia di età.
Le scelte metodologiche di volta in volta attivate faranno riferimento sia alla
cosiddetta didattica tradizionale che a quella considerata innovativa. Si utilizzerà la
didattica laboratoriale come modalità di azione che integra elementi teorici e operativi
per una scuola che non si limita alla trasmissione dei saperi, ma diventa luogo dove
operare, luogo di esperienze concrete in cui si favorisce l’apprendimento attraverso
la logica della scoperta. Si prevedono gruppi di lavoro all’interno della classe per
promuovere la motivazione e la capacità di collaborare per un obiettivo comune,
oltre che la personalizzazione del lavoro scolastico, permettendo a ciascun alunno di
operare secondo i propri ritmi e le proprie capacità, disincentivando apprendimenti
mnemonici e parcellizzati e atteggiamenti puramente ricettivi. Si cercherà di dare
importanza all’esperienza di ciascuno, promuovendo le specifiche potenzialità e ar-
ginando le carenze, al fine di condurre ogni alunno al successo formativo. L’attività
166 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Apprendimento significativo
Un qualsiasi apprendimento si pone come significativo nel momento in cui
consente la piena comprensione di ciò che si è appreso, che risulti permanente,
fruibile e riutilizzabile nei vari e diversi contesti esperienziali di vita e che riesca a
formare studenti responsabili del proprio apprendimento, in grado di gestire processi
e scegliere mete, a partire dai loro bisogni formativi. Di grande utilità è l’analisi com-
piuta da Jonassen (Jonassen e Land, 2000), in cui, attraverso l’individuazione degli
elementi che sinergicamente costituiscono un tale apprendimento, si definiscono
anche gli ambienti educativo-didattici che lo promuovono. Tali ambienti mirano
alla realizzazione di fondamentali obiettivi educativi:
– formare studenti responsabili del proprio apprendimento;
– promuovere contesti apprenditivi realistici e significativi, abilitando gli studenti
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
a recuperare informazioni e soprattutto ad apprendere per vie diverse gli stessi
contenuti;
– creare situazioni stimolanti e dinamiche, utilizzando situazioni di problem solving
continue e aperte;
– porre al centro di tutto il processo apprenditivo lo studente che, con la sua originale
combinazione di risorse e difficoltà, riflette e lavora insieme agli altri in attività
cooperative;
– supportare la costruzione collaborativa di conoscenza mediante la negoziazione.
potenzialità (Gentili, 2011). Grazie a questo metodo l’alunno diventa protagonista del
proprio processo di apprendimento e co-costruttore di nuova conoscenza. Attraverso
la condivisione delle esperienze, la negoziazione dei significati e l’argomentazione dei
propri punti di vista, vengono favoriti nell’alunno lo sviluppo dei processi delle abilità
cognitive superiori e una competenza critico-riflessiva. Proponendosi come metodo
a mediazione sociale, si distingue sia dal modello di apprendimento competitivo, in
cui gli studenti lavorano uno «contro» l’altro per raggiungere un giudizio-prodotto
migliore di quello ottenuto dal compagno, sia dall’apprendimento individualistico,
in cui lavorano da soli per raggiungere obiettivi di apprendimento indipendenti da
quelli degli altri studenti (Holubec, Johnson e Johnson, 2015).
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– costruire grafici, tabelle, carte tematiche, mappe concettuali;
– utilizzare, oltre alle informazioni di base contenute nei manuali, informazioni
desunte da quotidiani e testi di vario tipo;
– saper utilizzare eventuali filmati e documentari;
– usare dati statistici, relazioni di viaggiatori, testi descrittivi;
– presentare problematiche legate all’attualità;
– relazionare su approfondimenti e ricerche relative a interessi personali;
– utilizzare orari di mezzi pubblici;
– calcolare distanze anche sotto il profilo economico;
– elaborare itinerari naturalistici e culturali.
Competenze: al termine di questo percorso didattico, gli alunni devono essere
in grado di progettare e realizzare un prodotto usando le conoscenze acquisite e
servendosi degli strumenti a loro disposizione, sviluppando le seguenti competenze:
– individuare e analizzare significativi temi storico-geografici utilizzando varie fonti;
– comprendere e analizzare aspetti e problemi dell’interazione uomo/ambiente,
attraverso l’osservazione diretta e/o indiretta di un territorio;
168 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
– cogliere e analizzare rapporti di interdipendenza tra gli elementi dei vari paesaggi
geografici, attraverso confronti e/o analogie;
– utilizzare opportunamente gli strumenti e il linguaggio specifico geografico per
comprendere e comunicare efficacemente informazioni spaziali.
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SVOLGIMENTO DELLA LEZIONE
Fase 1: INPUT
La classe verrà divisa in gruppi eterogenei, formati sulla base della eterogeneità
dei loro punti di forza e di debolezza, in modo da prevedere in ogni gruppo la
possibilità per ciascuno di mettere in gioco e utilizzare, valorizzandole, le proprie
specifiche originalità (se la scuola dispone di un’aula per il laboratorio, le attività
si svolgeranno lì, altrimenti i ragazzi disporranno banchi e strumenti in modo tale
da lavorare agevolmente). A ogni gruppo verranno fornite in fotocopia delle sche-
de illustrative sull’argomento della lezione (per questa unità di apprendimento le
schede sono state tratte da Mezzetti, 1999, pp. 6-13). L’insegnante darà indicazioni
su come procedere per il lavoro di analisi e sintesi. Tale lettura, relativa al rapporto
uomo-ambiente in un luogo particolare come le Isole Aran, servirà agli alunni
per comprendere la stretta interdipendenza tra le peculiarità di un ambiente e lo
ALLA SCOPERTA DEI PAESI EUROPEI 169
Fase 2: ELABORAZIONE
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L’insegnante darà le seguenti disposizioni che saranno sintetizzate in una scheda
(si veda la Scheda 1 al termine della lezione) fornita contestualmente agli alunni.
Ogni gruppo dovrà elaborare un compito di prestazione o di realtà,1 cioè un
prodotto finale che potrà essere: un viaggio virtuale, un plastico, un documentario,
una presentazione multimediale, ecc.
Il referente del gruppo, che potrà essere individuato dall’insegnante o dai
componenti del gruppo stesso, dovrà redigere un diario di bordo che conterrà:
la descrizione di tutte le fasi di lavoro, le responsabilità di ognuno, i compiti che
vengono di volta in volta assolti, tutto ciò che ha funzionato o meno durante le
attività. In tal modo gli alunni acquisiranno consapevolezza di tutte le incombenze
1
Sono compiti che fanno riferimento a situazioni concrete, significative e spesso reali che presuppongono la
rielaborazione personale e l’apertura a percorsi aperti a più soluzioni. Coinvolgono diverse dimensioni dell’ap-
prendimento: contenuti di conoscenze, processi, abilità e disposizioni ad agire. Sono problemi complessi e
aperti posti agli studenti come mezzo per dimostrare la padronanza di qualcosa (Glatthorn, 1999).
170 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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motivazione, la qualità dell’apprendimento, perciò è importante che sia volta a
sottolineare le potenzialità dell’alunno e le sue capacità nel compiere progressi e
nel migliorare, stimolando aspettative positive e non insistendo ripetutamente su
difficoltà e carenze che inibiscono l’autostima e l’entusiasmo.
A tal proposito, a termine dell’intera esperienza laboratoriale, all’alunno verrà
somministrato un questionario di autovalutazione (Scheda 2), finalizzato a renderlo
capace di analizzare il progredire del proprio apprendimento e di assumersene la
responsabilità; di acquisire, con la guida attenta dell’insegnante, la consapevolezza
dei propri punti di forza e di debolezza, e di come rafforzare i primi e superare i se-
condi. Lo scopo di tale pratica è anche quello di creare un clima relazionale positivo
attraverso una reciproca collaborazione e una gestione condivisa dell’apprendimento,
sottolineando il miglioramento e lo sviluppo compiuto attraverso cicli di prestazione-
feedback/revisione-nuova prestazione.
2
Per «parte scelta» si intende, in una regione europea, ad esempio la regione iberica, uno degli Stati che la
compongono: Spagna, Portogallo, Andorra, oppure gli aspetti generali riguardanti l’intera regione.
ALLA SCOPERTA DEI PAESI EUROPEI 171
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• predisporre attività di recupero, consolidamento, potenziamento;
• apportare modifiche al percorso programmato;
• rendere l’alunno consapevole del livello di apprendimento raggiunto, delle proprie
attitudini e dei propri interessi;
• valorizzare i risultati conseguiti.
La valutazione finale fornirà informazioni sul livello delle competenze conse-
guito da ciascun alunno, tenendo conto anche dell’evoluzione rispetto al livello di
partenza, dell’impegno in relazione alle potenzialità, della maturazione personale e
sociale e di eventuali condizionamenti.
3
Viene proposta, come esempio da adeguare e contestualizzare anche per altri compiti di prestazione diversi,
una rubrica di valutazione per una presentazione multimediale (Scheda 3).
172 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Cacciamani S. (2008), Imparare cooperando, Roma, Carocci.
Comoglio M. e Cardoso M.A. (1996), Insegnare e apprendere in gruppo, il Cooperative Learning,
Roma, Las.
Gentili G. (2011), Intelligenze multiple in classe. Modelli, applicazioni ed esperienze per una didattica
efficace, Trento, Erickson.
Glatthorn A.A. (1999), Performance standards and authentic learning, Larchmont, NY, Eye on Edu-
cation.
Holubec E.J., Johnson D.W. e Johnson R.T. (2015), Apprendimento cooperativo in classe. Migliorare
il clima emotivo e il rendimento, Trento, Erickson.
Jonassen D.H. e Land S. (2000), Theoretical foundations of learning environments, Oxford, Routledge.
Mezzetti G. (1999), L’Evoluzione dell’Ambiente mondo, Firenze, La Nuova Italia.
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ALLA SCOPERTA DEI PAESI EUROPEI 173
SCHEDA 1
Indicazioni operative
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174 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
SCHEDA 2
Questionario di autovalutazione
Sì No Abbastanza
In che modo?
Sì No Non sempre
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Relativamente al lavoro all’interno del gruppo:
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ALLA SCOPERTA DEI PAESI EUROPEI 175
SCHEDA 3
Rubrica di valutazione di una presentazione multimediale
LIVELLO
Descrittori/ criteri
Avanzato Intermedio Base Iniziale
Contenuto della Ampio e Essenziale Essenziale Incompleto
presentazione approfondito e talvolta
approfondito
Crocettare o inserire
eventuali osservazioni
Organizzazione del Chiaro e Comprensibile Abbastanza Non organico
contenuto comprensibile chiaro e confuso
Crocettare o inserire
eventuali osservazioni
Contenuto e creatività
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eventuali osservazioni
Parte grafica Pienamente Adeguata Abbastanza Scarsa e
adeguata ed adeguata inadeguata allo
efficace scopo
Crocettare o inserire
eventuali osservazioni
Equilibrio testo-immagini Ottimo equilibrio Discreto Poco equilibrio Manca
Presentazione
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176 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
LIVELLO
Descrittori/ criteri
Avanzato Intermedio Base Iniziale
Lunghezza rispetto ai Lavoro ben Lavoro che Lavoro solo Lavoro
tempi organizzato e rispetta i tempi parzialmente disorganizzato e
rispettoso dei con qualche organizzato (o troppo lungo, che
tempi aggiustamento breve o lungo) necessita di tagli
Tempi
(o troppo breve
con momenti di
vuoto)
Crocettare o inserire
eventuali osservazioni
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LEZIONE 5
INVISIBILI PRESENZE
LA DIDATTICA LABORATORIALE NELL’APPRENDIMENTO
DELLE SCIENZE
Daniele Egidi e Giuseppina Gentili
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Livello scolastico: Scuola secondaria di primo grado.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-28 Matematica e Scienze.
Principali scelte metodologiche: Didattica delle differenze (Intelligenze multiple), didattica
laboratoriale, didattica per problemi, metodo induttivo-sperimentale.
Argomento della lezione: Nella lezione proposta gli studenti verranno stimolati e incoraggiati
a individuare e verificare, attraverso l’osservazione in laboratorio, le diverse forme di co-
stituzione e aggregazione cellulare degli esseri viventi appartenenti ai 5 Regni, mediante
materiali e campioni casalinghi, che possono essere preparati e raccolti dagli stessi alunni.
Età dei destinatari/Classe: La classe per la quale è stata progettata la lezione è una prima com-
posta da 26 studenti, 14 femmine e 12 maschi, con bisogni apprenditivi, livelli di competenza,
tempi di lavoro molteplici e molto diversi tra loro, cosa che rende il gruppo particolarmente
eterogeneo e complesso nella organizzazione degli interventi didattici. Tre studenti hanno
ottenuto la certificazione di DSA durante gli anni della scuola primaria, con disturbi che vanno
dalla discalculia moderata o grave alla dislessia e disgrafia di eguale entità. Uno studente è
assistito dall’insegnante di sostegno per un lieve ritardo cognitivo e presenta forti competenze
nell’ambito musicale (strumento), suo punto di forza. 6 studenti sono di origine straniera: 4
non hanno alcun problema con la lingua italiana, 2, da poco arrivati in Italia, pur capendo la
lingua, stentano a esprimersi e sono seguiti dall’insegnante di potenziamento della scuola;
tutti si fanno coinvolgere maggiormente nelle attività pratiche e manipolative (costruzione e/o
realizzazione di modellini e progetti), loro punti di forza. Tre studenti, compreso un ragazzo
con sospetto DSA e una ragazza di origine straniera, hanno visto riconosciuti i loro Bisogni
Educativi Speciali, per situazioni personali e sociofamiliari. Nel complesso, tra tutti gli alunni
si rilevano punti di forza prevalentemente riferibili all’ambito manipolativo di costruzione,
grafico-iconico e all’uso delle nuove tecnologie, hardware e software.
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PROGETTAZIONE DELLA LEZIONE
Metodologia utilizzata
plastico per rappresentare e dimostrare la presenza della diversa cellularità dei 5 regni
degli esseri viventi.
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tica; teorizzata da J. Dewey (Dewey, 1954) agli inizi del Ventesimo secolo, consente
agli allievi di apprendere a risolvere, con gradualità, problemi sempre più complessi
che stimolano e sviluppano abilità cognitive di alto livello. Un problema può essere
una domanda che richiede una risposta esauriente, oppure un quesito che richiede
l’individuazione e la costruzione di regole e di procedure che soddisfino condizioni
predefinite e consentano di risolvere il quesito stesso. Gli studenti lavorano in piccoli
gruppi, al fine di negoziare una interpretazione comune del problema, identificare
le aree da approfondire, formulare le ipotesi e giungere a una soluzione finale che
spesso genera il presupposto per l’insorgenza di un nuovo problema. I processi
cognitivi di problem posing e problem solving1 attivati consentono, a ogni allievo, il
conseguimento dei seguenti obiettivi.
– Apprendere e organizzare in modo significativo le proprie conoscenze ristruttu-
randole efficacemente.
1
Il processo del problem posing consiste nell’individuare e concettualizzare un problema, mediante una rif-
lessione sulla situazione problematica nella quale lo studente si imbatte. Il problem solving invece indica il
processo cognitivo messo in atto per analizzare la situazione problematica ed escogitare una soluzione efficace.
INVISIBILI PRESENZE 181
Metodologia laboratoriale
La metodologia didattica che maggiormente riesce a concretizzare la proposta
teorica di riferimento sopra descritta è la metodologia laboratoriale, che riconosce
e valorizza il ruolo attivo dell’allievo, impegnato in processi di problem solving e
attivazione di un proprio pensiero critico e riflessivo. Laboratorio diventa, in questa
proposta didattica, qualsiasi esperienza o attività nella quale l’alunno, con la sua
originale combinazione di risorse e difficoltà, riflette e lavora insieme agli altri, uti-
lizzando molteplici modalità apprenditive per risolvere un problema, assolvere a un
incarico o realizzare un progetto. I saperi e i linguaggi di ogni disciplina diventano
mezzi, strumenti non solo per acquisire, ma anche per verificare le competenze
raggiunte. Nel laboratorio i ragazzi portano i loro materiali, li osservano, discutono
su quanto rilevato e confrontano i dati emersi con i materiali scientifici di studio
messi a disposizione dal docente o con le risorse rinvenibili nel web, per arrivare alla
definizione di una enunciazione generale a risposta e soluzione del problema posto
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inizialmente. Sperimentano direttamente, in altre parole, il metodo induttivo, base
del metodo scientifico sperimentale.
L’esperienza quotidiana, la natura come palestra del conoscere, l’osservazione
attenta di ciò che accade intorno a noi rappresentano dei «campi didattici» da
esplorare e dai quali attingere costantemente. Il leggere e interpretare situazioni
problematiche hanno, sul piano didattico, una forte capacità di coinvolgimento [...]
Non è da trascurare infatti la potenzialità del quotidiano nel fornire occasioni di
riflessioni e di ricerca per far nascere e sviluppare una «mentalità scientifica», aperta
a comprendere i tanti fenomeni che si manifestano attraverso le interconnessioni
del mondo biotico e di quello abiotico, fra teoria e pratica, fra scienza e saggezza
popolare, tra formule astratte ed eventi di tutti i giorni. (Egidi, 2002, pp. 43-44)
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in regni. 5. Sviluppare progressivamente la capacità di spiegare il funzionamento
macroscopico dei viventi con un modello cellulare.
Competenze: Osservare, descrivere e analizzare fenomeni appartenenti alla re-
altà naturale e artificiale e riconoscere nelle sue varie forme i concetti di sistema e
complessità.
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non si riferisce solo alla specie Homo sapiens (esseri umani), ma a tutte le specie
viventi. Solitamente a questo punto alcuni alunni faranno osservare che forse c’è
qualche mosca in aula, e forse anche qualche ragnetto, ecc. Già queste ultime sono
osservazioni di grande rilievo perché c’è uno shift di significato da essere umano ad
esseri viventi. La lezione prosegue con una ulteriore domanda: «E se io vi dicessi
che qui dentro siamo in miliardi di miliardi, implicando tutti gli esseri viventi?».
Chiaramente questa rivelazione susciterà scalpore e perplessità negli studenti. A
sostegno e a verifica della sua affermazione, l’insegnante chiederà loro di cercare
argomentazioni e informazioni, in piccoli gruppi da tre componenti, attraverso
la consultazione di testi scientifici o tramite risorse online, dando così avvio alla
seconda fase della lezione.
2
I ragazzi arrivano già a scuola con un grande bagaglio di conoscenze acquisite con l’esperienza quotidiana,
molto forti e stabili, che spesso però sono in contrasto con le corrette conoscenze scientifiche. Si tratta allora
di creare quella che viene definita «dissonanza cognitiva», ristrutturando le teorie ingenue e promuovendo
un nuovo effettivo apprendimento grazie all’osservazione e alla sperimentazione laboratoriale.
184 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Fase 2: ELABORAZIONE
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gnante può dare suggerimenti per raccogliere campioni, matrici e materiali — tutto
rigorosamente preso nelle proprie case dagli studenti — che serviranno per la fase
successiva. Nei giorni seguenti, si dà avvio alla fase sperimentale di osservazione
in laboratorio, utilizzando microscopi ottici (vanno bene anche quelli giocattolo)
e lenti di ingrandimento, preparati precedentemente dall’insegnante. Dopo aver
mostrato gli strumenti a disposizione, la loro struttura e la modalità di utilizzazione,
si invita ogni gruppo a scegliere cinque diversi campioni (qui sarà fondamentale
l’azione di tutoraggio del docente nel consigliare i campioni da osservare e la loro
successione, e a osservarli registrando quanto osservato nel protocollo allegato; si
veda la Scheda 1 proposta alla fine di questa lezione), un protocollo per ogni cam-
pione. Si consiglia, coerentemente con il metodo induttivo seguito, di osservare
per ingrandimenti crescenti: dapprima occhio nudo, poi lente, poi il microscopio
con l’obbiettivo a più basso ingrandimento, per poi proseguire per ingrandimenti
crescenti (se presente una serie di obiettivi, «revolver»). Tutti i tessuti vegetali mo-
strano le cellule poligonali e sostanzialmente ordinate (a palizzata), e il nucleo ben
3
Cioè privi di nucleo.
INVISIBILI PRESENZE 185
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Al termine delle attività di osservazione al microscopio ogni gruppo condivide,
confronta e argomenta i protocolli realizzati, collettivamente e insieme a tutti gli altri
studenti. I lavori così condivisi verranno poi utilizzati per la creazione di una nuova
mappa cognitiva e un cartellone di sintesi finale delle scoperte effettuate. L’appronta-
mento di cartelloni con le similitudini e discrasie fra teoria e sperimentazione sarà un
ottimo momento di riflessione per l’attività. Successivamente a questo lavoro e con la
possibilità di consultarlo sempre visivamente (in quanto sia la mappa che il cartellone
verranno appesi al muro), si chiede a ogni studente, questa volta individualmente o, se
necessario, con il supporto di un compagno, di redigere un report, una breve relazione
sull’esperienza vissuta, sulle conoscenze ristrutturate, sulle nuove scoperte e sui nuovi
apprendimenti acquisiti. L’insegnante può dare indicazioni generiche sulla stesura
della relazione invitando a inserire le basi teoriche, quanto fatto in laboratorio e la
spiegazione degli eventi sperimentali con il metodo induttivo. Si ritiene importante
la genericità nelle indicazioni sulla relazione, poiché al momento della correzione e
rilettura in classe, il docente, e poi l’intera classe, potranno realmente accorgersi se
è stato seguito un metodo scientifico, per quanto semplice e spontaneo. Ad esem-
186 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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e presentazione dei campioni, manualità e operatività al microscopio, infatti, rap-
presentano l’aspetto emergente dell’intera questione, mentre la base di una positiva
riuscita rimane nell’atteggiamento mentale del gruppo classe che sarà in una critica
induttiva ai fenomeni osservati.
Verifica finale
da verificare. Per quanto riguarda gli studenti con Bisogni Educativi Speciali, e per
dare opportunità a tutti di dimostrare quanto appreso, una modalità di valutazione
ulteriore e aggiuntiva può essere il riconoscimento degli schemi cellulari allegati (si
vedano gli schemi riprodotti in calce alla lezione, nella Scheda 3, con una proposta
di autoverifica, nella Scheda 4), con la descrizione delle caratteristiche principali.
In ogni caso, per la valutazione complessiva, si propone il seguente schema di va-
lutazione, che può ovviamente essere modificato da ogni docente in base ai propri
contesti e alle esigenze apprenditive degli studenti:
– 30% del voto per il materiale prodotto singolarmente (schemi di sintesi finali) e
in gruppo;
– 25% per l’atteggiamento scientifico basato sull’osservazione/induzione;
– 15% per le modalità corrette tecnico/operative;
– 30% per la presentazione multimediale/plastico.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
efficace, Trento, Erickson.
Gentili G. (2014), Il laboratorio di… italiano 1, Trento, Erickson.
La Scienza, voll. 4-5-6-7, Milano, La Biblioteca di Repubblica.
http://www.bbc.co.uk/science?1
http://www.funsci.com/texts/wsites_it.htm
http://www.nationalgeographic.it/
http://www.raiscuola.rai.it/oggetti_multimediali/scienze-naturali/224/1/default.aspx
188 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
SCHEDA 1
Protocollo di osservazione
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Osservazioni sulle cellule osservate e sul campione in generale:
______________________________________________________________________________________________________
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______________________________________________________________________________________________________
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INVISIBILI PRESENZE 189
SCHEDA 2
Rubrica di valutazione di una presentazione multimediale
LIVELLO
Descrittori/
Avanzato Intermedio Base Iniziale
Criteri
Organizzazione Gli aspetti grafici Gli aspetti grafici sono Gli aspetti grafici sono Gli aspetti grafici
grafica sono usati con accu- usati efficacemente a usati parzialmente, sono usati occasio-
(Attrazione estetica) ratezza: uso attento sostegno delle infor- limitato l’uso dei colori nalmente, limitato o
e preciso del colore mazioni: uso corretto e di 2 o 3 organizzatori assente l’uso di colori
e degli organizzatori dei colori e degli orga- visivi diversi. Presen- e di pochi, e sempre
visivi (linee, frecce, nizzatori visivi. Slide za di eccessive parti uguali, organizzatori
schemi, diagrammi). di facile e immediata scritte che rendono visivi (linee -frecce). Le
Slide di facile lettura e lettura e comprensio- la comprensione del- informazioni risultano
immediata compren- ne, ogni informazione le informazioni non difficili da leggere.
sione con informazioni è sostenuta da un sempre immediata
sintetiche e sempre aspetto visivo-grafico. e a volte difficoltosa.
accompagnate da
più aspetti visivi e/o
sonori.
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© 2019, RICERCA e SVILUPPO Erickson, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento, Erickson
190 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
SCHEDA 3
Schemi riassuntivi
Guarda attentamente le immagini seguenti: sono la rappresentazione grafica di ciò che hai osservato al microscopio.
Riesci a ricordare e scoprire di cosa si tratta, assegnando a ognuna il rispettivo campione e indicando la sua cellularità
e appartenenza a uno dei 5 Regni esplorati?
I campioni osservati sono stati i seguenti: (Se ti trovi in difficoltà cerca tra questo elenco: acqua di pozzanghera; acqua
macerata con foglie; lievito di birra; yogurt diluito; cipolla; sedano; aceto; frutta marcia; gorgonzola; muschi e licheni.)
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© 2019, RICERCA e SVILUPPO Erickson, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento, Erickson
INVISIBILI PRESENZE 191
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© 2019, RICERCA e SVILUPPO Erickson, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento, Erickson
192 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
SCHEDA 4
Schemi corretti
Confronta il tuo lavoro con le informazioni di questa scheda e verifica le tue risposte.
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© 2019, RICERCA e SVILUPPO Erickson, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento, Erickson
INVISIBILI PRESENZE 193
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LEZIONE 6
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Livello scolastico: Scuola secondaria di primo grado.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-22 Italiano, Storia e Geografia nella scuola secondaria
di primo grado.
Principali scelte metodologiche: Cooperative learning e learning by doing.
Argomento della lezione: Nella presente lezione, i ragazzi costruiranno insieme le conoscenze
e le revisioneranno continuamente lavorando su un «prodotto didattico» che sarà in fieri
per tutto l’anno scolastico e che verrà utilizzato come riferimento per lo studio e il ripasso
dell’analisi del periodo.
Età dei destinatari/Classe: Classe terza secondaria di primo grado, composta da 24 alunni, di
cui 1 usufruisce del sostegno, 2 con DSA e 2 con BES.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Spesso, quando si studia la grammatica a scuola, il problema è che si tende a
trattare i vari argomenti l’uno dopo l’altro, in sequenza, trascurando alcuni aspetti
fondamentali:
– il confronto simultaneo fra proposizioni insidiosamente simili (ad esempio, fra
proposizione oggettiva e soggettiva);
– il confronto fra elementi analoghi trattati in anni scolastici differenti (ad esempio,
fra complemento oggetto e proposizione oggettiva);
– la visione d’insieme, che colloca il singolo elemento (che sia parte del discorso o
elemento della frase o proposizione) in rapporto con il tutto e che, paradossalmen-
te, viene tendenzialmente proposta alla fine del percorso, soltanto come ripasso,
quando la classe ha già trattato i singoli elementi per compartimenti stagni.
Questo percorso dura quanto l’anno scolastico, per cui è doveroso distinguere
fra obiettivi a breve, medio e lungo termine.
198 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Conoscenze. A breve termine: 1. Avere una visione d’insieme dei diversi tipi di
proposizione. 2. Conoscere le caratteristiche delle due proposizioni inizialmente
assegnate. A medio termine: 1. Cogliere analogie e differenze fra due proposizioni
simili e fra proposizioni ed eventuali complementi corrispondenti. 2. Conoscere i
«rapporti di significato» fra le diverse proposizioni. A lungo termine: Conoscere le
caratteristiche di tutte le proposizioni.
Abilità. A breve termine: 1. Consultare la Grammatica per ricavare informazio-
ni. A medio termine: 1. Collegare concettualmente operazioni effettuate e materiali
realizzati in momenti diversi. 2. Rappresentare in modo efficace analogie e differenze
fra alcune proposizioni. A lungo termine: Rivedere il proprio lavoro alla luce della
continua evoluzione delle conoscenze.
Competenze. A medio termine: 1. Utilizzare la corretta struttura morfosintat-
tica nelle diverse situazioni comunicative. A lungo termine: 2. Esprimere lo stesso
concetto in diversi modi adattandolo a contesto e destinatari (sintetico per un sms,
articolato per una relazione, ad es.).
Strumenti
– Hardware:
• LIM per una visione collettiva;
• device individuali o di coppia (notebook, netbook, tablet, smartphone: in un’ot-
tica BYOD1), connessi;
– Software e webware o corrispondenti app:
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
• Prezi (http://prezi.com), che nasce per creare presentazioni e in questo caso verrà
usato per creare un contenuto didattico reimpiegabile;
• Symbaloo (http://edu.symbaloo.com), che nasce per il social bookmarking e verrà
utilizzato per creare una tavola periodica delle proposizioni, approfittando della
sua struttura a mosaico;
• Mindomo (https://www.mindomo.com), che nasce per creare mappe mentali e
verrà usato con lo stesso scopo;
• Meme generator (https://imgflip.com/memegenerator), che realizza «meme»
consistenti in brevi testi d’impatto su uno sfondo illustrativo;
• Socrative (http://www.socrative.com), che permette di effettuare verifiche online;
• un software o un webware per la creazione di presentazioni, in questo caso da
usare per realizzare infografiche semplici.
1
Nota sul patto con i genitori per il BYOD. Poiché si ricorre al setting BYOD, secondo cui ogni alunno porta il
proprio dispositivo, è indispensabile un accordo con i genitori, sottoscritto anche su un apposito modulo in cui i
genitori autorizzano il figlio a usare il dispositivo (ed eventualmente, il traffico dati) a scuola per motivi didattici.
RAPPRESENTAZIONI VISUALI DI SINTASSI DEL PERIODO 199
Risorse
– Grammatica italiana (libro in adozione o altri);
– dizionari online, per trovare ulteriori esempi di proposizioni.
Presentazione dell’argomento
L’insegnante invita gli alunni a prendere l’indice della Grammatica (volume di
sintassi, sezione dedicata alla sintassi del periodo) e a fare le seguenti osservazioni.
1. Quante sono le proposizioni?
2. Ci sono delle gerarchie fra le proposizioni, visibili con la distinzione in sottopara-
grafi?
3. Ci sono delle proposizioni che vi ricordano complementi trattati lo scorso anno?
Quali?
Queste operazioni sono utili anche a livello trasversale, in modo tale che gli
alunni acquisiscano confidenza con gli strumenti di consultazione e imparino a
sfogliare per cercare le informazioni e fare confronti.
Ipotizziamo che l’indice della Grammatica in adozione sia articolato come
segue (qui lo riprodurremo in forma di tabella). Gli alunni fanno le loro osserva-
zioni, secondo la modalità della discussione guidata. Sia il docente che gli alunni
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
prendono appunti.
L’insegnante, accanto a ogni tipo di proposizione, scriverà il nome degli alunni
a cui verrà poi assegnata (tabella 1).
TABELLA 1
Indice delle proposizioni grammaticali
Enunciative o dichiarative
Interrogative
Esclamative
PRINCIPALI O
PROPOSIZIONI Imperative
INDIPENDENTI
Desiderative o ottative
Esortative
Concessive
200 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Copulative
Disgiuntive
Avversative
COORDINATE
Conclusive
Esplicative o dichiarative
Correlative
Sostantive Soggettive
Oggettive
Dichiarative
Interrogative indirette
Improprie Finali
Temporali
Causali
Concessive
Condizionali
Consecutive
Avverbiali Finali
SUBORDINATE Causali
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Temporali
Modali
Strumentali
Consecutive
Concessive
Condizionale
Comparative Di maggioranza
Di minoranza
Di uguaglianza
Ipotetiche
Avversative
Eccettuative
RAPPRESENTAZIONI VISUALI DI SINTASSI DEL PERIODO 201
TABELLA 2
Obiettivi didattici e creativi
A breve termine A medio termine A lungo termine
(1° mese) (entro il 1° quadrimestre) (2° quadrimestre)
Obiettivi Avere una Conoscere le Cogliere analogie Conoscere i Conoscere le
(Conoscenze) generica caratteristiche e differenze fra due «rapporti di caratteristiche
visione delle due proposizioni simili significato» fra le di tutte le
d’insieme dei proposizioni e fra proposizioni diverse proposizioni. proposizioni.
diversi tipi di inizialmente ed eventuali
proposizione. assegnate. complementi
corrispondenti.
Obiettivi Consultare la Collegare Rappresentare Rivedere il proprio
(Abilità) Grammatica concettualmente in modo efficace lavoro alla luce
per ricavare operazioni analogie e della continua
informazioni. effettuate e differenze fra alcune evoluzione delle
materiali realizzati proposizioni. conoscenze.
in momenti diversi.
Obiettivi Utilizzare la Esprimere lo
(Competenze) corretta struttura stesso concetto
morfosintattica in diversi modi
nelle diverse adattandolo
situazioni a contesto e
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
comunicative. destinatari (ad
esempio, sintetico
per un sms,
articolato per una
relazione).
Tipologia Lavoro Lavoro Lavoro di coppia: Lavoro per Revisione e
di attività collettivo: individuale: realizzazione maxigruppi: aggiornamento
individuazione scheda di infografiche realizzazione continuo dei
delle singole analitica comparative del «contenitore materiali creati,
voci di delle singole semplici. visuale» di tutte sulla base dei
analisi delle proposizioni le proposizioni, la feedback ricevuti.
proposizioni. (2 per alunno) visione sinottica di
tutte le proposizioni,
con rimandi
ipertestuali alle
rispettive schede.
Software o Prezi Software o Mindomo (mappa
webware per webware per mentale) o Symbaloo
la creazione la creazione di (tavola periodica)
presentazioni. con collegamenti a
Prezi.
202 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
– Un maxigruppo creerà una tavola periodica delle proposizioni su Symbaloo.
Non è necessario un particolare setting d’aula, in quanto la collaborazione si
svolgerà on-line.
Per l’assegnazione dei contenuti si può procedere in ordine alfabetico o scegliere
sulla base di altri criteri.
Fase 2: ELABORAZIONE
Sulla base di queste voci, si creerà il modello di Prezi che sarà valido per tutti,
per garantire uniformità grafica e strutturale.
Ipotizziamo che il modello sia quello riprodotto di seguito.2
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2
https://prezi.com/lhu9ovzwuoud/la-proposizione-x/
204 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
In ambedue i casi, sarà importante ricorrere ai colori per lo sfondo delle etichette
di proposizioni analoghe e alle icone per simboleggiare il concetto.
Ad esempio, quale simbolo usare per rappresentare le proposizioni finali? Un
bersaglio, è convenzione comune. Come invece rappresentare una proposizione
oggettiva? Qui la risposta è più difficile: i ragazzi si confrontano per poi approdare
a una rappresentazione riconosciuta da tutti come adeguata.
• La neve è • La gente
vista dalla vede la neve.
gente.
Complemento
Soggetto
oggetto
Proposizione Proposizione
soggettiva oggettiva
• Dalla gente • La gente
viene notato nota che
che nevica. nevica.
Fig. 1 Infografica che confronta soggetto, complemento oggetto, proposizione soggettiva e proposizione
oggettiva.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
di causa di fine
Proposizione Proposizione
causale finale
• Poiché • Ho comprato
nevicava, ho gli scarponi
rovinato gli per andare
stivali. sulla neve.
Fig. 2 Infografica che confronta complemento di causa, complemento di fine, proposizione causale e
proposizione finale.
Gli scienziati
hanno
È stato rilevato… Gli scienziati
rilevato dagli hanno fatto la
scienziati… rilevazione…
…che il mare
è inquinato.
Proposizione Proposizione
Proposizione dichiarativa
soggettiva oggettiva
Fig. 3 Infografica che confronta proposizioni identiche ma che si differenziano nella reggente.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
con Symbaloo (figura 4).
Sia la mappa che la tavola periodica sono consultabili su più livelli: innanzitutto
come visione d’insieme (la mappa gerarchizzata con le ramificazioni, la tavola periodica
con i colori), quindi con gli approfondimenti cliccabili (i Prezi contenenti lo schema
con gli esempi). I ragazzi socializzano le risorse create e invitano, tramite i social, i com-
pagni di altre classi terze a fornire un feedback in merito a chiarezza di consultazione,
corretta rappresentazione visuale e correttezza dei contenuti. Sulla base del feedback, i
ragazzi apporteranno modifiche: il lavoro è in fieri per tutto l’anno scolastico, cosa che
garantisce un ripasso continuo e un assestamento costante delle conoscenze.
Verifica finale
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Poiché questo lavoro verrà svolto per tutto l’anno scolastico, non esiste una sola
verifica finale bensì una verifica al mese, tarata sull’argomento che in quel periodo i
ragazzi hanno approfondito, quindi anche differenziata nei contenuti, dato che nel
primo periodo ogni alunno approfondisce due proposizioni.
Tali verifiche verranno effettuate su Socrative con domande a risposta chiusa.
Socrative è un’applicazione che ha una versione per docenti (che consente di creare
verifiche e di monitorare i progressi degli alunni) e una versione per studenti (che
permette di accedere al test creato dal docente).
Riguardo al contenuto delle verifiche, al termine della lezione se ne propongono
due che contengono le seguenti tipologie di quesiti (Schede 1 e 2):
– effettuare la corretta separazione fra le proposizioni di un periodo;
– classificare proposizioni all’interno di un periodo;
– sostituire sintagmi con altri di significato analogo nell’economia della frase;
– individuare il verbo che regge una determinata proposizione;
– riconoscere la logica conclusione di un periodo.
208 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Trasversalmente
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
con il docente di italiano nella gestione delle attività in aula e online. Il territorio è
coinvolto nel momento della condivisione, in quanto i ragazzi pubblicano i propri
prodotti didattici nei social e ricevono feedback.
La risorsa del gruppo dei pari è fondamentale sia nei lavori di gruppo previsti,
sia nei feedback che vengono dati dagli alunni di altre classi ricorrendo ai commenti
social.
dizionari.repubblica.it
https://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/index.shtml
http://www.treccani.it/
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210 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
SCHEDA 1
Verifica breve di analisi del periodo n. 1
1. Quale fra le seguenti divisioni in proposizioni del periodo «Devo ricordarmi di comprare quell’ingrediente
che serve per preparare la zuppa inglese» è quella corretta?
❍ Devo ricordarmi di comprare quell’ingrediente / che serve per preparare la zuppa inglese.
❍ Devo ricordarmi di comprare / quell’ingrediente che serve / per preparare la zuppa inglese.
❍ Devo ricordarmi / di comprare quell’ingrediente / che serve / per preparare la zuppa inglese.
❍ Devo / ricordarmi / di comprare quell’ingrediente / che serve / per preparare la zuppa inglese.
2. Nel periodo «Devo ricordarmi di comprare quell’ingrediente che serve per preparare la zuppa inglese», che
proposizione è «di comprare quell’ingrediente»?
❍ Subordinata oggettiva.
❍ Subordinata dichiarativa.
❍ Subordinata relativa.
❍ Subordinata soggettiva.
3. Nel periodo «Devo ricordarmi di comprare quell’ingrediente che serve per preparare la zuppa inglese», che
proposizione è «per preparare la zuppa inglese»?
❍ Coordinata avversativa.
❍ Principale.
❍ Subordinata finale.
❍ Coordinata copulativa.
4. Nel periodo «Devo ricordarmi di comprare quell’ingrediente che serve per preparare la zuppa inglese», che
proposizione è «che serve»?
❍ Subordinata relativa.
❍ Subordinata temporale.
❍ Principale.
❍ Subordinata condizionale.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
5. Con quale sintagma si può sostituire «che» senza cambiare il senso della frase?
❍ Il quale.
❍ La quale.
❍ Con cui.
❍ Di cui.
6. Quale fra le seguenti divisioni del periodo «Anche se fai finta di non conoscermi, tutti sanno che sei mio
figlio» è quella giusta?
❍ Anche se fai finta / di non conoscermi, / tutti sanno / che sei mio figlio.
❍ Anche se fai / finta di non conoscermi, / tutti sanno che sei mio figlio.
❍ Anche se fai finta di non conoscermi, / tutti sanno che sei mio figlio.
❍ Anche se fai finta di non / conoscermi, tutti sanno che sei / mio figlio.
7. Nel periodo «Anche se fai finta di non conoscermi, tutti sanno che sei mio figlio», che proposizione è «Anche
se fai finta»?
❍ Subordinata consecutiva.
❍ Subordinata concessiva.
❍ Subordinata temporale.
❍ Subordinata modale.
© 2019, RICERCA e SVILUPPO Erickson, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento, Erickson
RAPPRESENTAZIONI VISUALI DI SINTASSI DEL PERIODO 211
8. Nel periodo «Anche se fai finta di non conoscermi, tutti sanno che sei mio figlio», che proposizione è «tutti
sanno»?
❍ Coordinata conclusiva.
❍ Principale.
❍ Coordinata copulativa.
❍ Subordinata soggettiva.
10. Quale fra le seguenti proposizioni è la giusta consecutiva che conclude il periodo «Sono tanto felice...»?
❍ Da fare salti di gioia.
❍ Da morire.
❍ Da tacere.
❍ Come dovevo.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
© 2019, RICERCA e SVILUPPO Erickson, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento, Erickson
212 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
SCHEDA 2
Verifica breve di analisi del periodo n. 2
1. Quale fra le seguenti divisioni in proposizioni del periodo «Nonostante fosse molto tardi, non sono uscito
di casa finché non ho svolto tutti i compiti» è quella corretta?
❍ Nonostante fosse / molto tardi, non sono uscito / di casa finché non ho / svolto tutti i compiti.
❍ Nonostante fosse molto tardi, / non sono uscito di casa / finché non ho svolto tutti i compiti.
❍ Nonostante fosse molto tardi, / non sono uscito di casa finché / non ho svolto tutti i compiti.
❍ Nonostante / fosse molto tardi, non sono / uscito di casa finché non ho / svolto tutti i compiti.
2. Nel periodo «Nonostante fosse molto tardi, non sono uscito di casa finché non ho svolto tutti i compiti»,
che proposizione è «Nonostante fosse molto tardi»?
❍ Subordinata temporale.
❍ Subordinata concessiva.
❍ Subordinata relativa.
❍ Coordinata copulativa.
3. Nel periodo «Nonostante fosse molto tardi, non sono uscito di casa finché non ho svolto tutti i compiti»,
che proposizione è «non sono uscito di casa»?
❍ Coordinata avversativa
❍ Principale
❍ Subordinata finale
❍ Coordinata copulativa
4. Nel periodo «Nonostante fosse molto tardi, non sono uscito di casa finché non ho svolto tutti i compiti»,
che proposizione è «finché non ho svolto tutti i compiti»?
❍ Subordinata relativa.
❍ Subordinata temporale.
❍ Subordinata consecutiva.
❍ Subordinata condizionale.
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5. Con quale congiunzione si può sostituire «nonostante» senza cambiare il senso della frase?
❍ Anche se.
❍ Benché.
❍ Purché.
❍ Poiché.
6. Quale fra le seguenti divisioni del periodo «Non appena mio padre è uscito, ho abbandonato i libri e sono
corsa al computer per scaricare la posta elettronica» è quella giusta?
❍ Non appena mio padre è uscito, / ho abbandonato i libri / e sono corsa al computer / per scaricare la
posta elettronica.
❍ Non appena / mio padre è uscito, ho abbandonato / i libri e sono corsa al computer per scaricare / la
posta elettronica.
❍ Non appena mio padre / è uscito, / ho abbandonato i libri e sono corsa al computer / per scaricare la
posta elettronica.
❍ Non appena mio padre è uscito, ho abbandonato i libri / e sono corsa al computer per scaricare la
posta elettronica.
7. Nel periodo «Non appena mio padre è uscito, ho abbandonato i libri e sono corsa al computer per scaricare
la posta elettronica», che proposizione è «per scaricare la posta elettronica»?
❍ Subordinata consecutiva. ❍ Subordinata temporale.
❍ Subordinata finale. ❍ Subordinata modale.
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RAPPRESENTAZIONI VISUALI DI SINTASSI DEL PERIODO 213
8. Nel periodo «Non appena mio padre è uscito, ho abbandonato i libri e sono corsa al computer per scaricare
la posta elettronica», che proposizione è «e sono corsa al computer»?
❍ Coordinata conclusiva.
❍ Coordinata avversativa.
❍ Coordinata copulativa.
❍ Coordinata correlativa.
10. Quale fra le seguenti proposizioni è la giusta consecutiva che conclude il periodo «Ho parlato tanto...»?
❍ Di quanto sono contento.
❍ Che mi si è prosciugata la gola.
❍ Da tacere.
❍ Come dovevo.
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© 2019, RICERCA e SVILUPPO Erickson, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento, Erickson
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LEZIONE 7
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Livello scolastico: Scuola secondaria di primo grado.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-60 Tecnologia nella scuola secondaria di primo grado.
Principali scelte metodologiche: Approccio costruttivista, didattica inclusiva, apprendimento
significativo, valorizzazione dei diversi stili di apprendimento, didattica interdisciplinare.
Argomento della lezione: La lezione proposta è pensata quale primo momento introduttivo di
un’unità didattica di approfondimento sul legno. Si basa sulla condivisone delle conoscenze
pregresse degli alunni rispetto al mondo del «legno» e, tramite una fase di lavoro di gruppo
prima e condivisione nel grande gruppo poi, ha l’obiettivo di fare emergere le principali dire-
zioni di approfondimento che verranno seguite nel corso dell’intera unità didattica sul legno,
sottolineando le proprietà del materiale stesso e l’importanza che esso ha e ha avuto per
l’uomo e per il mondo industriale e commerciale. Nella lezione gli studenti affrontano alcune
tematiche chiave relative al materiale legno, seppur in maniera iniziale e spontanea: proprietà
del materiale; uso del materiale; ciclo di produzione del materiale. L’attività utilizza strategie
didattiche di matrice costruttivista, nell’orizzonte di azione dell’apprendimento significativo.
Età dei destinatari/Classe: Classe prima di scuola secondaria di primo grado. Ci si rivolge a
una classe di 24 alunni, tra i quali sono presenti due alunni con Disturbi Specifici di Appren-
dimento (dislessia e disortografia) e un alunno con deficit cognitivo di grave entità, certificato
secondo la Legge 104/92. Nella classe è presente un insegnante di sostegno. Il contesto è
quello di una città capoluogo di Provincia, con facili collegamenti con il mondo naturale del
territorio. Quindi una località in cui il mondo urbano, commerciale e industriale convive con
il mondo ambientale, boschivo e agricolo.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
tecnologie per l’apprendimento deve essere caratterizzato da cinque dimensioni:
apprendimento attivo, costruttivo, collaborativo, autentico e intenzionale (Jonassen
at al., 2007; Jonassen, Howland e Marra, 2011).
Infine, la lezione ha una dimensione nettamente inclusiva, basandosi sull’utilizzo
di fonti di origine diversa, con il conseguente utilizzo di strumenti, competenze e
conoscenze diversificate. La composizione dei gruppi di lavoro in base alle caratte-
ristiche personali e agli stili di apprendimento degli alunni favorirà l’inclusione di
tutti nella lezione. In questo senso, i materiali diversificati permettono l’uso efficace
dei diversi stili di apprendimento, rispetto alle differenti «forme di intelligenza», per
dirla con le parole di Howard Gardner (1983; 2005; 2010) e permettono spazi di
lavoro e azione su livelli di competenza molto diversificati, favorendo la collaborazione
anche dei compagni con maggiori difficoltà. L’uso, inoltre, di canali comunicativi
diversi dal solo testo e il setting cooperativo favoriscono naturalmente i processi di
apprendimento degli alunni con DSA presenti in classe.
Come detto in precedenza, la lezione è in realtà un’introduzione a un argo-
mento molto più vasto, che fa riferimento a un’intera tematica quale è quella dei
I MATERIALI NATURALI: IL LEGNO 219
materiali, così come a un’intera unità didattica riferita al legno. In questo senso,
evidentemente, l’attività non si esaurisce nella singola lezione che andiamo a
descrivere, ma può essere collocata in un contesto didattico più ampio e interdi-
sciplinare, ad esempio in associazione a visite sul territorio o a collaborazioni con
agenzie esterne alla scuola (musei, ecomusei, esperti di educazione ambientale o
visite guidate ad attività produttive industriali locali). Chiaramente, in questi con-
testi l’attività proposta si colloca in un’ottica interdisciplinare in cui convivono sia
aspetti tecnici e matematici, sia aspetti narrativi di documentazione del progetto
didattico, sia aspetti storico-sociali relativi all’importanza del legno nella vita e
nell’economia locale nel contesto storico.
Ad esempio, in un’ottica di progetto articolato, si può ipotizzare, oltre al ciclo
di lezioni di tecnologia, anche un’uscita sul territorio circostante, con la finalità di
conoscere e saper riconoscere le diverse tipologie di legno tipiche dell’ambiente locale,
oppure una visita a una segheria, per approfondire le tematiche relative all’intervento
dell’uso sul materiale. La visita può avere anche una natura interdisciplinare di ca-
rattere storico, come potrebbe accadere nel caso di una visita a una segheria antica
(nelle valli alpine sono ad esempio diffuse, ristrutturate e funzionanti le «segherie
Veneziane» che sfruttano la forza motrice dall’acqua e che vengono utilizzate a scopo
didattico e turistico da parte di musei o centri culturali locali).
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
le fasi del processo di trasformazione del legno nel ciclo produttivo.
Trattandosi di una singola lezione introduttiva sull’argomento in oggetto, le cono-
scenze sopra indicate non possono chiaramente ritenersi esaustive. Sono piuttosto
primi nuclei di conoscenza sui punti in elenco, che derivano dalle conoscenze
pregresse e si affinano rispetto alle nuove nozioni e al lavoro di elaborazione delle
fonti da parte degli alunni.
– Abilità: 1. Analizzare il proprio contesto di vita riconoscendo la presenza di uno
specifico materiale. 2. Analizzare le fonti date, rispetto a specifici compiti da
eseguire. 3. Riconoscere le caratteristiche distintive del materiale. 4. Utilizzare
lo strumento «cattura immagini» di Windows (o similare) per l’analisi di un
video e la cattura di immagini chiave. 5. Identificare e organizzare le parole
chiave a partire da un testo dato. 6. Ricercare immagini significative rispetto
a fasi diverse del processo produttivo del legno. 7. Organizzare i dati ricavati
nel lavoro di gruppo per la condivisione nel grande gruppo. 8. Costruire una
mappa concettuale in maniera condivisa nel gruppo classe, mediante l’uso di
un software specifico.
220 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
– file per la raccolta di immagini significative sui vari usi del legno (Gruppo 5);
– cinque schede con le istruzioni scritte per l’attività dei 5 gruppi (una per gruppo).
Per la lezione verranno inoltre utilizzate le seguenti tecnologie:
– computer di classe connesso alla LIM (o, in alternativa, al solo videoproiettore);
– computer portatile o altro pc a disposizione della classe;
– software freeware VUE – Visual Understanding Environment (o, in alternativa, se
usato con studenti con maggiore confidenza con la costruzione di mappe concet-
tuali, software freeware C-Map Tools) per la realizzazione della mappa concettuale
condivisa nel grande gruppo;
– funzione «Strumenti di cattura» disponibile negli «Accessori» di Windows7 per
la cattura di immagini significative dal video, o strumento analogo in sistemi
operativi diversi o software freeware (ne esistono molti facilmente disponibili in
rete per chi usa sistemi operativi aggiornati) o strumento «macchina fotografica»
del software di gestione della LIM;
– «Motore di ricerca personalizzato Google» per la ricerca di immagini in rete su siti
sicuri.
I MATERIALI NATURALI: IL LEGNO 221
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
3. Gruppo 3: il gruppo ha a disposizione il breve video sul ciclo di produzione
del legno. Viene chiesto di identificare le fasi di lavorazione presenti e ricava-
re dallo stesso video una sequenza di immagini significative ritagliate con lo
«Strumento di cattura» di Windows7. Le immagini raccolte vengono trasferite
su un foglio di lavoro Word o Writer.
4. Gruppo 4: vengono consegnate le schede didattiche n. 1 e 2. Agli studenti
è richiesta un’attività di osservazione per cercare di identificare gli oggetti
nell’ambiente reale, ma anche un’azione di riflessione e di ipotesi di uso del
legno in altri contesti.
5. Gruppo 5: Viene consegnata la scheda con le istruzioni che prevede la ricerca
di immagini relative a ciascun punto generico sotto indicato e la definizione
di alcune categorie che le comprendano:
– abitazioni in legno (ad esempio categorie: case nel bosco, casa ecologica, ecc.);
– oggetti in legno di uso comune;
– oggetti artistici in legno;
– legno come combustibile;
– legno e ambiente naturale.
222 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Fase 2: ELABORAZIONE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
corteccia), oppure di lasciare la totale autonomia se la discussione procede in modo
animato all’interno del gruppo.
Per il Gruppo 1, aldilà del colore e del disegno, si può ipotizzare che sia più difficile
identificare altre proprietà (ad esempio, il peso o la durezza).
Certamente sono necessarie, per la realizzazione del compito, una buona abilità
di osservazione, mediazione tra i compagni e capacità di fare ipotesi.
– Al Gruppo 3 è richiesta un’attività analitica di sintesi del video, con una buona
abilità nello stabilire i punti chiave del contenuto proposto. Oltre a questo è poi
implicita una certa abilità tecnica nel catturare le immagini tramite la semplice
funzione dello «strumento di cattura». Questa operazione si ottiene semplicemente
mettendo in pausa il video al momento voluto e catturando l’immagine presente
a video trascinando il mouse attorno alla zona dello schermo prescelta e copiando
l’immagine sul file Word. In questo gruppo, quindi, oltre alla capacità di attenzione
e analisi di un contenuto audio-video, è presente anche una competenza tecnica
e manuale nella produzione del contenuto.
– Al Gruppo 4 è invece richiesta un’azione maggiormente riflessiva e di esplorazione
dell’ambiente circostante. Inoltre questo è il gruppo nel quale si fa palesemente
I MATERIALI NATURALI: IL LEGNO 223
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Fase 3: OUTPUT e feedback forniti
Gli output della lezione sono diversificati. Innanzitutto ci sono output concreti
dati dalla produzione di materiali didattici da parte degli alunni nei gruppi coope-
rativi; materiali che possono quindi essere condivisi con l’intera classe.
La mappa concettuale condivisa è poi un output dinamico, che non andrà
certo a esaurirsi nella sola lezione, ma potrà essere modificata e completata nel cor-
so dell’intera unità didattica, diventando una sorta di indice dell’intero campo di
esperienza e conoscenza relativo al materiale in oggetto.
Dal punto di vista della conoscenza, invece, il risultato della lezione sarà
rispondente agli obiettivi didattici previsti per la stessa, e quindi darà origine a
una problematizzazione iniziale dell’argomento oggetto del percorso. Lavorare in
modo diversificato con i differenti gruppi, con materiali diversi e compiti diversi,
infatti, permette un immediato approccio complesso all’argomento. Questo fa sì
224 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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Nella lezione è invece implicita una valutazione in itinere del processo di acqui-
sizione ed elaborazione delle nuove nozioni, in particolare nella fase di costruzione
della mappa concettuale. Infatti, nel momento in cui viene chiesta l’elaborazione dei
contenuti e la messa in relazione degli stessi con altri concetti, è implicita la verifica
della comprensione del senso del lavoro fatto, così come del significato dei contenuti
emersi. Nella discussione che si sviluppa all’interno della classe è possibile per il docente
avere un’immediata risposta e comprensione del processo di elaborazione cognitiva da
parte del gruppo rispetto all’argomento oggetto di studio. Emerge infatti in maniera
chiara chi ha compreso le connessioni implicite nell’attività, chi non le ha colte e, di
conseguenza, la necessità di un maggiore approfondimento e disponibilità di tempo;
il che, trattandosi appunto di un’attività introduttiva, è del tutto giustificato e atteso.
Verifica finale
può essere lasciata del tutto libera nella costruzione, ma che, data la giovane età degli
studenti, può essere basata su uno schema parzialmente compilato e parzialmente
vuoto, in cui l’alunno deve riempire sia nodi sia connettori semantici dimostrando
di possedere le conoscenze, ma anche di avere compreso le relazioni tra i vari com-
ponenti dell’unità didattica.
Un altro elemento di verifica può essere la capacità di individuare il tipo di legno
di cui è composto un oggetto presentato allo studente, chiedendogli di descriverne
oralmente o in forma scritta le proprietà chimico-fisiche, meccaniche e tecnologi-
che. Questo però può essere fatto non alla fine della lezione qui presentata, ma in
conclusione del ciclo di lezioni sulle proprietà del legno che seguiranno la lezione
introduttiva.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Ausubel D.P. (1983), Educazione e processi cognitivi, Milano, FrancoAngeli.
Gardner H. (1983), Frames of mind: The theory of multiple intelligences, New York, Basic Books. Trad.
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© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
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LEZIONE 8
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Livello scolastico: Scuola secondaria di primo grado.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-22 Italiano, Storia e Geografia nella scuola secondaria
di primo grado.
Principali scelte metodologiche: Apprendimento significativo, cooperative learning, didattica
interattiva.
Argomento della lezione: Dato un breve testo narrativo, verranno proposte diverse modalità di
lettura, da realizzare con un’attività laboratoriale in gruppi di lavoro cooperativo.
Età dei destinatari/Classe: La classe può essere una seconda o una terza. A seconda dell’età
degli alunni, l’insegnante modulerà opportunamente le richieste e il livello di mediazione
didattica. Variando il testo, quindi con una tematica più semplice, si potranno proporre le
stesse attività anche in una prima. La modalità organizzativa proposta è particolarmente
adatta all’inclusione di alunni che presentano difficoltà di tipo cognitivo, relazionale, di
autoregolazione attentiva o comportamentale.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
scorre come un fiume carsico sotto tutti i programmi, le Indicazioni nazionali e i
progetti di Istituto. La lezione — ogni lezione — dovrebbe costituire un piccolo
tratto di questo lungo percorso, che si snoda attraverso tre diverse dimensioni:
l’istruzione, che è orientata ai saperi e alla scoperta del mondo, la formazione, che
ha come mèta la costruzione consapevole e responsabile di un’identità personale,
e l’educazione, che mira a creare competenza nella relazione e nella collaborazione
con gli altri. Per armonizzare questi tre ineludibili aspetti, spesso definiti con altri
nomi, si richiedono all’insegnante competenze plurime. La proposta qui avanzata
si inquadra in questa triplice prospettiva.
La progettazione dell’attività dipende dal tipo di lezione che si vuole fare. Ogni
forma di lezione implica una visione specifica dei ruoli (dell’insegnante e degli stu-
denti), diverse modalità di interazione e forme di verifica a loro volta differenziate. Ci
sono svariate forme di lezione, che potremmo ricondurre a tre tipologie fondamentali:
trasmissiva, interattiva ed esperienziale. Va detto preliminarmente che in ciascuno
di questi tre modelli pedagogici si può eccellere o essere in difetto. Il più condiviso
è certamente quello trasmissivo. Possiamo dire, con una certa semplificazione, che
230 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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esclude, naturalmente, di proporre lo stesso aspetto a due gruppi diversi. Poniamo ad
esempio di avere 4 gruppi di 4 membri ognuno. Il Gruppo A che si occuperà della
tematica A, il Gruppo B della tematica B e così via fino al Gruppo D. In ciascun
gruppo, i membri vengono identificati da un numero progressivo. Avremo così nel
Gruppo A i membri A1, A2, A3, A4. Lo stesso vale per ogni altro gruppo. Quando
tutti i compiti saranno stati svolti, formeremo il Gruppo degli 1, il Gruppo dei 2 e
così fino al Gruppo dei 4. Nel Gruppo degli 1, solo A sarà al corrente di ciò che si
è realizzato nel suo gruppo, e la stessa cosa vale per i suoi nuovi compagni. Quindi,
per ricostruire una visione d’insieme, sarà indispensabile il contributo di ognuno.
– Finalità generale: L’attività di gruppo, così come è stata proposta, dovrebbe favorire
una ricerca e un confronto fra i risultati più motivanti ed efficaci. Occorre però valu-
tare preventivamente su quale clima di classe si può fare affidamento. Un’attività di
questo tipo richiede un ambiente e una conduzione molto ben strutturati. Se queste
TRAMA, STORIA, INTRECCIO 231
condizioni non sono soddisfatte, meglio procedere con il gruppo classe, affrontando
successivamente i diversi percorsi proposti. In questo secondo caso, la lezione oggetto
di esposizione coinciderà con un solo percorso scelto fra quelli qui di seguito presentati.
– Conoscenze: La lezione qui presentata ha lo scopo di sviluppare conoscenze riguardo
i seguenti aspetti del testo narrativo.
• Gli elementi che sostanziano l’enunciato narrativo: la fabula (da non confondere
con la narrazione o discorso narrativo, che esorbita dagli obiettivi della presente
lezione). La figura 1 rappresenta in maniera sufficientemente ampia la mappa
entro la quale un lettore esperto si deve muovere con consapevolezza.
Non è sempre facile distinguere il livello narrativo da quello descrittivo, anche
perché tendono spesso a confondersi nel corpo della stessa frase. Come diceva
Puškin, quando nel racconto si nomina un chiodo (elemento descrittivo, addirit-
tura marginale), prima o poi qualcuno lo userà per impiccarcisi. Pur inestricabili,
a volte, questi due livelli svolgono funzioni diverse e richiedono anche operazioni
cognitive diverse, per cui è fondamentale saperli distinguere.
LIVELLO NARRATIVO
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PERSONAGGIO
AMBIENTE
INGREDIENTI
NEL
RACCONTO
Emozioni,
carattere Punto di vista
LIVELLO DESCRITTIVO
sfondo alla vicenda, altre volte per suggerirci un’atmosfera psicologica oppure
lo stato d’animo di un personaggio, che vede certe cose e non altre perché è
guidato nell’esplorazione dello spazio dalle sue emozioni. Altre volte ancora le
cose descritte sono degli indizi che indirettamente ci presentano il personaggio:
in fondo noi siamo anche le cose con le quali entriamo quotidianamente in
contatto.
• La trama delle azioni, che costituisce l’intreccio del racconto, nasce dai personaggi,
che si caratterizzano per ciò che sono e per come agiscono. Con l’ingresso nel
racconto di nuovi personaggi l’intrigo si infittisce, si complica, mentre con la
scomparsa di un personaggio (morte, partenza definitiva) l’intrigo si semplifica:
cosa che succede quasi sempre alla fine del racconto.
• Il ruolo svolto dai personaggi, che nei racconti molto semplici e di origine po-
polare sono facilmente identificabili. Al centro della storia c’è un soggetto, che
potremmo definire l’«eroe», che mira, per sua intenzione o perché stimolato da
qualcun altro, a perseguire uno scopo, per raggiungere il quale deve sostenere
delle prove (di forza, di coraggio, di saggezza, ecc.), imposte dal destino o volute
da un antagonista, che cerca di danneggiarlo e di impedirgli di raggiungere lo
scopo. Raramente l’eroe riesce a fare da solo: viene per lo più sostenuto da uno o
più aiutanti che gli permettono di superare le prove. Il desiderio dell’eroe viene
stimolato o sostenuto nel corso dell’impresa da un destinatore, che è una specie di
arbitro che determina le svolte decisive del racconto: nella fase iniziale, svolgendo
un ruolo di mandante, oppure nel corso della storia. L’impresa viene compiuta
a vantaggio di qualcuno, che può essere l’eroe stesso o un altro personaggio,
che chiameremo destinatario. A livello narrativo, ritroviamo anche dei ruoli più
stereotipati, che abbiamo definito «ruoli sociali», che sono di solito affidati alla
competenza enciclopedica del lettore, ai suoi presupposti culturali, insomma
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
all’implicito del racconto.
• Le funzioni fisse della fiaba: ciò che interrompe la situazione iniziale e mette in
moto la storia è il movente (divieto-infrazione, chiamata-missione, mancanza-
desiderio, danneggiamento-reazione). Altre funzioni fondamentali sono la lotta,
i doni magici, il ritorno in incognito, il premio. Nei racconti più complessi e
originali queste figure stereotipate si camuffano, si complicano, si interiorizza-
no, anche se non scompaiono del tutto. La loro individuazione aiuta il lettore
esperto a penetrare più a fondo nei meccanismi organizzatori del testo, a tracciare
confronti e a fare valutazioni.
– Abilità: 1. Ricostruire l’intreccio, praticando una lettura selettiva del testo, indivi-
duando le azioni dei personaggi e realizzando una mappa sinottica. 2. Scoprire ed
evidenziare la concatenazione logico-temporale degli eventi (rete delle cause e delle
conseguenze), individuandoli nel testo attraverso una lettura selettiva e analitica,
facendo inferenze e realizzando uno schema di relazione. 3. Ricostruire la struttura
narrativa del testo, individuando ruoli e funzioni. 4. Fare un’approfondita analisi
del personaggio, evidenziandone il ritratto e le risposte interne.
TRAMA, STORIA, INTRECCIO 233
– Competenze
• Occorre distinguere una lettura di piacere da una lettura che sia finalizzata a una
comprensione approfondita e critica del testo narrativo.
• Per praticare il secondo tipo di lettura e diventare lettori sempre più esperti, oc-
corre capire che si possono praticare letture diverse con scopi diversi e realizzate
a diversi livelli di profondità e complessità.
• Dalle diverse letture proposte, si comprenderà che non tutto viene detto in un
testo: c’è una parte sommersa, implicita, che deve essere ricostruita inferenzial-
mente dal lettore.
• In una lettura esperta, approfondita e critica, come quella che si chiederà di
effettuare, occorre imparare a muoversi in modo strategico nel testo, sulla base
del progetto e degli scopi che si perseguono.
– Lettura di un brano tratto dal Diario d’Irlanda di Heinrich Böll1 (per tutti i gruppi).
– Una mappa cartacea oppure un file da proiettare e poi completare con l’impiego
della LIM. A lavoro concluso, l’insegnante può proporre come confronto la propria
mappa completa (per il Gruppo A).
– Uno schema di relazione da completare (per il Gruppo B).
– Uno schema che sintetizza ruoli e funzioni nel racconto, che sarà già stato spiegato
precedentemente in classe (per il Gruppo C).
– Una mappa del personaggio e un questionario a risposte chiuse da completare
dopo il percorso di analisi e discussione svolti nel gruppo (per il Gruppo D).
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SVOLGIMENTO DELLA LEZIONE
Fase 1: INPUT
1
Da H. Böll (1989), Diario d’Irlanda, Milano, Mondadori.
234 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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Dov’era quell’ubriaco torvo e insanguinato cui lo spago era bastato per la
giacca ma non per le scarpe? Si era forse buttato nello Shannon, nella stretta grigia
e vorticosa fra i due ponti, dove i gabbiani scivolano come su una pista gratuita?
Roteavano ancora nel buio, si buttavano giù verso i flutti grigi, da ponte a ponte,
risalivano, per poi ripetere il gioco: insaziabili, all’infinito.
(Tratto da H. Böll, Diario d’Irlanda)
Fase 2: ELABORAZIONE
Gruppo A
Si invitano gli alunni a ricostruire la trama del racconto procedendo così:
utilizzando uno schema come quello proposto in figura 2, sulle frecce si indicano
le azioni che collegano direttamente i personaggi, in quanto le azioni dell’uno
ricadono sull’altro (il lavoro è avviato). Sui segmenti invece si scrivono le azioni
compiute ma che non collegano direttamente i personaggi (ad esempio: la padrona
torna a casa).
TRAMA, STORIA, INTRECCIO 235
torna a casa
La padrona rincorre
grida
Il ragazzo
Il salvatore
osserva
Il narratore
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Gruppo B
Si invitano gli alunni a ricostruire la rete delle cause e delle conseguenze, collocando
ogni fatto nel giusto riquadro (figura 3).
Gruppo C
Utilizzando la mappa dei ruoli e delle funzioni che si trovano nei racconti tra-
dizionali come le fiabe, si invitano gli alunni a indicare quali ruoli e funzioni sono
rintracciabili in questo racconto (figura 4).
Gruppo D
Tenendo presente la mappa in figura 5, si invitano gli alunni ad assegnare e
utilizzare nel testo colori diversi per evidenziare le parole che segnalano, direttamente
o indirettamente, il ritratto e le risposte interne dei personaggi. Va ricordato che nel
236 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
..............................
..............................
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1 2 3 4
La donna piange Prova vergogna/ La padrona si Versa «troppo»
e ritorna a casa smarrimento arrabbia aceto
5 6 7 8
Il ragazzo è Prova irritazione/ Interviene
È ubriaco
spaventato disgusto/compassione il salvatore
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9 10 11 12
Il ragazzo acquista Il narratore riflette Rincorre il
Sono poveri
le patate fritte sulla poesia della vita ragazzo
racconto c’è anche il narratore, che non agisce se non osservando, ma che prova
comunque delle emozioni.
Gruppo A
Tra i personaggi di un racconto si stabilisce una rete di relazioni, simile alla
trama di un tessuto, che li collega direttamente o indirettamente. Questo sistema
TRAMA, STORIA, INTRECCIO 237
PROVE
ostacolo superamento
danneggiamento aiuto
ANTAGONISTA EROE AIUTANTE
MOVENTE
MOVENTE: ____________________________________________________________________
EROE: ____________________________________________________________________
ANTAGONISTA: ____________________________________________________________________
AIUTANTE: ____________________________________________________________________
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SCOPO: ____________________________________________________________________
PROVE: ____________________________________________________________________
DESTINATORE: ____________________________________________________________________
DESTINATARIO: ____________________________________________________________________
ESSERE
INDIZI
personalità, abitudini, desideri, RITRATTO
poteri, abilità, propensioni, sesso, età, aspetto, sguardo,
credenze, azioni di sfondo modo di camminare, gesti tipici
ricorrenti
ESTERIORITÀ
INTERIORITÀ
PERSONAGGIO
AGIRE
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approccio flessibile alla lettura, che si rivelerà prezioso quando i livelli di difficoltà
nella comprensione aumenteranno.
Gruppo B
La storia è una catena di cause e di conseguenze. Però è una catena particola-
re, perché un fatto o un’azione può essere conseguenza di più cause e, a sua volta,
può determinare più di un effetto. Alcune cause o conseguenze non sono indicate
espressamente nel testo: le deve ricavare logicamente il lettore utilizzando le proprie
conoscenze (figura 3, riquadri in grigio). Non è detto però che le sue ipotesi siano
assolutamente corrette.
Lo schema di relazione causa-effetto, che è l’esito principale che ci si attende
da questo gruppo, è utile per ricostruire la concatenazione logico-temporale degli
eventi, soprattutto in presenza di un intreccio manipolato. Anche se il risultato può
sembrare complesso, in realtà è abbastanza semplice da realizzare. Si può partire
da qualunque fatto narrato e chiedersi reiteratamente: «Perché è successo?», «Che
cosa ne è conseguito?». I collegamenti tra fatti esplicitati mettono in evidenza
TRAMA, STORIA, INTRECCIO 239
Gruppo C
Anche se i racconti contemporanei sono molto più complessi delle fiabe tra-
dizionali, tuttavia lo schema narrativo classico non scompare mai del tutto, ma
in qualche modo si traveste, nascondendosi sotto sfumature psicologiche che un
tempo erano assenti o appena accennate. È questo l’esito che ci attendiamo dal
Gruppo C.
Ricordiamo (a noi stessi, non agli alunni) che la mappa dei ruoli qui proposta
nasce da un percorso teorico che vide come maggiori protagonisti Propp, Lévi-Strauss
e Greimas, il quale propose un modello, molto vicino al nostro, che definì «attanzia-
le». L’«attante» si identifica più con una funzione che con un personaggio, per cui è
compatibile, come in questo caso, che lo stesso personaggio svolga ruoli attanziali
diversi. Forse non è inutile ribadire l’utilità, da un punto di vista intertestuale, di
uno schema narrativo stabile cui fare costantemente riferimento.
Gruppo D
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Ogni personaggio è come un puzzle più o meno complesso. Il narratore disse-
mina qua e là nel racconto dei pezzi, che si riferiscono alle quattro aree della mappa
del personaggio, ma deve essere il lettore a ricomporli pazientemente, mettendoci
anche del suo, integrando cioè le informazioni mancanti o appena accennate. È
questo l’output atteso per il Gruppo D.
L’operazione di «costruzione» del personaggio è molto raffinata e complessa,
consistendo nel «proiettare i concatenamenti orizzontali del “filo” narrativo su di
un asse implicitamente verticale» (Barthes, 1980, p. 13). Il che significa accumulare
pazientemente non solo dati espliciti, ma anche indizi e ipotesi che dovranno poi
essere verificate nel corso della lettura e anche dopo. Si pensi ad esempio ai complessi
personaggi del romanzo «polifonico» dostoevskiano, che successive letture continuano
ad arricchire di sempre nuove scoperte e implicazioni. Quindi questa operazione
deve essere guidata per molto tempo e con molta accortezza dall’insegnante perché
si sedimenti in un’effettiva competenza nel lettore. Si può fornire al gruppo che
deve affrontare questo impegnativo aspetto un questionario, che funga da guida nel
sostenere il compito (figura 6).
240 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
A chi si riferisce l’espressione che abbiamo riprodotto? Quale risposta interna mette in evidenza? Scegliete fra le
alternative poste (ci può essere più di una risposta valida).
3. L’ansimo del suo torace di bambino, un sibilare che scaturisce dalle canne gracili dei suoi polmoni
6. Lo prese spaventata
8. Si fece silenzio
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ubriaco padrona ragazzo narratore stupore ◻ paura ◻ allegria ◻
9. Posso altresì attirare la sua benigna attenzione sul fatto che è venuta l’ora delle funzioni? La prego di porgere
al signor parroco i miei più rispettosi saluti
12. Dov’era quell’ubriaco torvo e insanguinato… Si era forse buttato nello Shannon?
Fig. 6 Questionario-guida.
TRAMA, STORIA, INTRECCIO 241
Verifica finale
Per verificare quanto siano stati efficaci i lavori nei gruppi nella prima e nella
seconda fase, e quindi la stessa modalità di lezione, è opportuno ricorrere a verifiche
individuali a distanza di alcuni giorni. È auspicabile proporre a ogni alunno i materiali
di almeno due tra i quattro percorsi proposti, diversi da quello su cui ciascuno ha
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
lavorato nella prima fase (Gruppi A-B-C-D). La verifica dei risultati è molto semplice
per i percorsi A-B-D, perché i materiali proposti sono evidentemente a risposta chiusa.
Per quanto riguarda invece il Gruppo C, il cui risultato è maggiormente aperto a
interpretazioni diverse, si propone la seguente chiave di lettura.
Chiave di lettura per il Gruppo C
MOVENTE: il ragazzo versa sei gocce d’aceto, ritenute troppe dalla padrona.
EROE: da un punto di vista strettamente narrativo, è il ragazzo, anche se il suo ruolo in
realtà è solo marginale. Dal punto di vista del messaggio umano e poetico, conce-
pendo quindi l’episodio come esemplificativo di una certa condizione umana, l’eroe
è sicuramente il «salvatore», l’ubriaco torvo e insanguinato di cui ignoriamo la sorte.
ANTAGONISTA: è la padrona della bettola, spinta dall’avidità o forse dalla miseria.
AIUTANTE: vale quanto detto per l’eroe. Da un punto di vista narrativo, è il generoso
ubriaco, chiamato per l’appunto «salvatore».
SCOPO: per il ragazzo consiste nello sfuggire indenne all’aggressione della padrona, per
l’ubriaco è salvare il ragazzo, dando una lezione di civiltà alla donna.
PROVE: sono sostenute esclusivamente dall’ubriaco, che si priva dei soldi e gestisce un
rapporto psicologico tutt’altro che semplice.
242 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
DESTINATORE: è un ruolo duplice; dal punto di vista della vicenda, è senz’altro l’ubriaco
che somma su di sé anche questo ruolo, intervenendo come un giudice saggio nel
dare la svolta decisiva alla vicenda. Dal punto di vista invece della comunicazione
letteraria, lo possiamo considerare il narratore, presente alla scena.
DESTINATARIO: risente della duplicità del ruolo del destinatore; a livello di fabula, è il
ragazzo che si giova dell’intervento dell’ubriaco, a livello di narrazione, è in prima bat-
tuta il narratore, che destina a se stesso questo episodio emblematico e, in seconda
battuta, il lettore cui il racconto sarà successivamente rivolto.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
AA.VV. (1980), L’analisi del racconto, Milano, Bompiani.
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Milano, Bompiani.
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Marchese A. (1997), L’officina del racconto, Milano, Mondadori.
Tuffanelli L. e Ianes D. (2003), Formare una testa ben fatta. Edgar Morin entra in classe: giochi di ruolo
e didattica per problemi, Trento, Erickson.
LEZIONE 9
STORICA… MENTE
L’APPRENDIMENTO MEDIATO
PER UNA DIDATTICA DELLA STORIA EFFICACE
Maria Luisa Boninelli
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Livello scolastico: Scuola secondaria di primo grado.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-22 Italiano, Storia e Geografia nella scuola secondaria
di primo grado.
Principali scelte metodologiche: Metodo Feuerstein, Esperienza di Apprendimento Mediato.
Argomento della lezione: Promuovere, attraverso l’Esperienza di Apprendimento Mediato,
l’acquisizione di competenze relative all’analisi di fonti storiche, alla lettura dei documenti
e all’utilizzo degli strumenti della ricerca storica.
Età dei destinatari/Classe: Classe prima. La presente attività è da considerarsi valida per il
primo periodo del primo quadrimestre.
Studiare storia così come viene di consueto presentata nei libri di testo, si sa,
spesso presenta difficoltà non solo per gli alunni con disabilità, ma anche per quelli
con Bisogni Educativi Speciali, quelli che non riescono a cogliere gli aspetti essenziali
di un testo e a rielaborarli: il testo non riesce a tenere conto dei singoli.
Eppure studiare la storia è un momento formativo che ha la sua importanza, e
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
non deve essere vissuto come pesante e noioso, con troppe cose da ricordare.
La didattica della storia non può limitarsi alla lezione frontale tradiziona-
le: vanno prese in considerazione le innovazioni, quelle metodologiche, quelle
tecnologiche per realizzare apprendimenti attivi, personalizzati, in laboratori
educativi e formativi d’interazione per gruppi. Una didattica della storia efficace
può essere utile per mantenere alte le motivazioni, per creare le condizioni per
buone costruzioni sociali. La letteratura specifica sostiene da tempo i docenti che
intendono offrire spunti innovativi nelle loro proposte educative, soprattutto in
forma di laboratori, e lo fa anche con il ricorso ad ausili suggestivi, motivanti,
sempre più raffinati.
L’apprendimento attivo è il processo dell’imparare facendo, un processo edu-
cativo in cui l’alunno è un protagonista attivo del proprio apprendimento, lontano
dagli stereotipi della tradizione, quelli che vedevano lo scolaro come un ricevente
passivo di conoscenza trasmessa dal docente.
Per rendere l’allievo protagonista del proprio apprendimento analizzeremo
un’unità didattica secondo i parametri della mappa cognitiva ideati dallo psicologo
israeliano Reuven Feuerstein.
246 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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biente, ma anche e soprattutto perché tra lui e l’ambiente si inserisce una figura (un
genitore, un familiare, un adulto) che si prende cura di lui e che interviene esplicando
una preziosa funzione di mediazione.
Arricchire lo stimolo di caratteristiche garantisce che la risposta dell’allievo non
sia una pura e semplice osservazione, ma che vengano percepiti, sperimentati, regi-
strati ed elaborati molti altri elementi. Il mondo degli stimoli ha un vasto potenziale
di possibili significati per il soggetto, che devono essere trasformati in molti modi.
Il mediatore, guidato dalla sua cultura e dalle sue intenzioni, seleziona e organizza
gli stimoli che devono arrivare al soggetto. La mediazione è l’azione consapevole e
intenzionale dell’educatore/genitore, o insegnante, che si fa carico di far acquisire
all’educando una strumentazione che gli consenta in futuro di affrontare i problemi
e di apprendere con efficacia e in modo autonomo.
Il mediatore agisce in modo che tutte le informazioni divengano conoscenze,
offre la capacità di organizzare e interpretare le informazioni ricevute dall’ambiente
e, di conseguenza, di rendersi autonomi nell’apprendimento e di adattarsi con fles-
sibilità a tutte le situazioni nuove.
STORICA… MENTE 247
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
dei materiali scolastici e, dall’altro, nell’interpretazione delle prestazioni in fase di
valutazione e nella predisposizione di interventi di mediazione più specifici.
– Tabelle.
– Schemi.
– Ristrutturazione del testo.
– Semplificazione del testo attraverso immagini.
– LIM.
Ogni attività mentale può essere descritta in base all’argomento che tratta e può
essere analizzata tenendo conto dell’universo di contenuti in cui operiamo.
Dal punto di vista funzionale, si può definire un’attività mentale come un’in-
formazione che l’allievo deve conoscere per poter eseguire il compito.
Il contenuto è una delle aree del funzionamento cognitivo in cui le persone
presentano notevoli differenze, che derivano dalle esperienze vissute, dalla formazione
ricevuta e dalla rilevanza culturale assegnata a certi contesti esperienziali. Certi conte-
nuti possono essere così estranei da richiedere agli individui un investimento specifico
e molto intenso per raggiungere una qualche padronanza della materia; certi altri,
invece, possono risultare così «nuovi» da non essere collegabili ad alcuna struttura
preesistente, né scomponibili nei loro diversi aspetti informativi. Per questo motivo,
quando cerchiamo di insegnare una particolare operazione cognitiva la funzione
del contenuto presente nel compito è molto importante. Se il contenuto è talmente
STORICA… MENTE 249
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
sione per il docente per poter valutare le competenze trasversali dal punto di vista
disciplinare ma anche relazionale e di cooperazione.
Occorre organizzare un lavoro di gruppo poco strutturato cercando di lasciare
ampio margine di espressione agli alunni.
Per far capire loro il concetto di Storia, l’insegnante mediatore mostra la celebre
allegoria tratta dall’Iconologia di Cesare Ripa (figura 1), guidandoli a comprenderne
la simbologia con domande stimolo, quali:
– Perché la Storia cammina in avanti ma ha la testa girata indietro?
– Perché ha un piede poggiato sulla terra e uno su un quadrato?
– Perché è vestita di bianco?
– Chi è il vecchio sulle cui spalle ella si poggia?
Dopo aver ascoltato le risposte, il docente legge la spiegazione dell’allegoria
fatta dallo stesso autore dell’immagine, Cesare Ripa.
La Storia guarda indietro verso il passato ma si incammina verso il futuro.
Ha un piede posato sulla terra, che è il luogo dove vivono gli uomini, prota-
gonisti della Storia. L’altro piede è sopra un quadrato simbolo di stabilità perché
250 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
la Storia deve star sempre salda, non deve lasciarsi corrompere da alcuna bugia;
ricerca la verità nelle testimonianze vere, nelle fonti. La sua veste è dunque bianca
come la pura verità.
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Accanto a lei sta Crono, il tempo, perché essa è testimonianza dei tempi,
maestra della vita, luce della memoria; la sua testimonianza, dunque, si basa sul
tempo e deve essere scritta con metodo affinché non si perda. (Adattamento da
Cesare Ripa, Iconologia, 1593)
L’insegnante fornisce la definizione del seguente contenuto: «La fonte è ciò da
cui deriva qualcosa. I documenti originali, le testimonianze riguardo un periodo,
un personaggio o un’opera».
Egli avvia quindi una discussione chiedendo come ci si può spiegare che, pur non
ricordando nulla di quanto accaduto da piccolissimi, si conoscano comunque i pro-
gressi della crescita, gli aneddoti, i cibi preferiti, i vestiti, i giochi, le malattie, i dati
esatti della nascita.
Gli alunni racconteranno allora di conoscere questi fatti dai racconti dei genitori
e dei nonni, dalle foto, dai video, di aver visto i loro abiti e oggetti ancora custoditi
in casa, di avere un quaderno del pediatra, di avere la documentazione della nascita.
È importante che il mediatore si renda conto con precisione di tutte le modalità
con cui il contenuto si presenta e con cui chiede che vengano date le risposte, perché
STORICA… MENTE 251
ognuna di queste potrebbe rappresentare una novità per gli alunni o nascondere una
difficoltà.
Per accendere ulteriormente la curiosità dei ragazzi, e supportare quelli che
presentano BES, si potrebbe ipotizzare di creare uno «scavo archeologico» con una
bacinella semitrasparente nella quale nascondere diversi oggetti sotto strati (3 o 4) di
materiale differente (sabbia, sassi, ghiaia, terra). Utilizzando piccoli attrezzi di scavo
e le mani, si faranno rinvenire a uno o più alunni i vari oggetti, che potranno essere
catalogati proprio come fanno gli archeologi.
Questo tipo di lavoro facilita, dal punto di vista cognitivo, le seguenti funzioni
in input.
1. Analisi percettiva più dettagliata
2. Orientamento spaziale
3. Ampliamento del vocabolario
4. Capacità crescente di individuare strategie
5. Controllo del comportamento impulsivo
6. Capacità di tenere presenti due o più variabili.
Fase 2: ELABORAZIONE
Dopo aver svolto questo lavoro preliminare sulle fonti possono essere presentate
alcune immagini iconiche di riproduzioni. L’utilizzo di immagini è più semplice rispetto
a quello delle fonti scritte e desta maggiore interesse e attenzione da parte degli studenti.
Molto importante risulta, in questa fase, analizzare i contenuti presentati agli
studenti secondo tre parametri presenti nella mappa cognitiva:
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1. livello di complessità
2. livello di astrazione
3. livello di efficienza.
Il livello di complessità corrisponde alla quantità e alla qualità delle unità di
informazione necessarie per produrre un atto mentale. Il parametro della comples-
sità, che si basa sulla quantità e sul grado di novità delle unità di informazione, è
importante sia nella valutazione sia nella progettazione dei materiali educativi e ha
ampie implicazioni per la didattica. La capacità di padroneggiare fonti multiple di
informazione dipende dall’abilità e dalla propensione del soggetto a categorizzare,
raggruppare, riassumere i vari elementi costituitivi.
Il livello di complessità in un compito viene attribuito dalla quantità e dalla
qualità delle informazioni necessarie per produrre un determinato atto mentale,
nonché dal loro livello di familiarità. Più familiari sono le singole unità, più facile è
l’atto mentale, indipendentemente dal numero delle unità stesse.
Tale parametro risente della quantità e qualità dei sistemi di informazione che
devono essere considerati e/o prodotti per portare a termine una prova.
252 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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essere determinato o influenzato da ciascuno di essi o da una loro combinazione.
Un basso livello di complessità, ad esempio, può rendere efficiente l’attività mentale
utilizzata nel compito, grazie alla familiarità del soggetto con un dato contenuto o
con particolari operazioni cognitive.
La mancanza di efficienza, definita come lentezza, produzione ridotta o gestione
imprecisa e inefficiente di un problema, può essere del tutto irrilevante rispetto alla
capacità dell’individuo di cogliere ed elaborare un particolare problema.
L’incapacità di separare l’efficienza dalla competenza ci porta a valutare erro-
neamente non soltanto le reali capacità dello studente, ma anche il suo repertorio
di conoscenze e abilità.
L’ansia o la mancanza di motivazione, inoltre, possono ridurre l’efficienza del sog-
getto nello svolgimento di un certo compito. D’altra parte, il grado di consolidamento
dell’atto mentale e la sua automatizzazione attraverso la ripetizione possono determinare
la natura e l’entità dell’impatto di queste variabili sull’efficienza del soggetto.
Più è recente l’acquisizione di un modello di comportamento, maggiore sarà
la sua vulnerabilità e minore la sua resistenza a essere influenzato da fattori di in-
terferenza.
STORICA… MENTE 253
TABELLA 1
Griglia per la schedatura delle fonti
Data Luogo Temi principali Autore Destinatario Scopo
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Per classificare la fonte sarà possibile invece utilizzare uno schema come quello
rappresentato in tabella 2.
TABELLA 2
Griglia per la classificazione delle fonti
Fonti materiali Fonti orali Fonti iconografiche Fonti audiovisive Fonti scritte
– Utensili vari – Notizie tramandate – Affreschi – Cortometraggi – Dalle epigrafi alle
– Suppellettili da generazione in – Icone – Lungometraggi pagine web (può
– Arredi generazione – Quadri – Fiction risultare anche
– Tombe – Tradizioni e testi- – Codici miniati – Documentari significativa l’arti-
– Resti di abitazione monianze di pro- – Disegni colazione basata
– Resti di animali tagonisti – Ex voto sul tipo di tecnica
– Strumenti di lavoro – Trasmissioni radio- – Graffiti utilizzata, quale ad
– Monete, costumi foniche – Vignette satiriche esempio epigrafe,
– Monumenti – Utilizzo della car- manoscritte, stam-
– Strutture tografia (mappe, pa, digitali)
– Fabbriche portolani, planisferi,
– Macchinari piante)
254 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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attuato nella soluzione del problema piuttosto che sul risultato, non si pone l’attenzione
sulla risposta esatta; al contrario, è auspicabile che con gli allievi si ricerchino e si parago-
nino le diverse risposte possibili. È attraverso l’insight che si giunge alla «generalizzazione»
che permette di trasferire i comportamenti acquisiti su un largo raggio di attività. Allo
scopo di sviluppare l’insight si può intraprendere una discussione sulle differenti funzioni
implicate nell’esecuzione del compito, nell’identificazione dei tipi di errore che si ripre-
sentano con una certa frequenza e sulla loro origine; sulla strategia più efficace e rapida
per attuare il compito, sulla valutazione di ciò che si è imparato nel corso degli esercizi.
A ciascun sottogruppo vengono consegnate in forma di fotocopia fonti il cui
luogo di rinvenimento sia facilmente rintracciabile tramite Internet. In seguito,
ciascun sottogruppo dovrà:
– fare ipotesi sulle possibili tipologie di fonti;
– ricercare in Internet il luogo di rinvenimento;
– utilizzare una cartina che colleghi il luogo di produzione con il luogo di rinveni-
mento dei reperti;
– completare la schedatura della fonte in forma di tabella con gli indicatori di base.
STORICA… MENTE 255
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Fonti orali
Fonti
iconografiche
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Fonti scritte
Fonti materiali
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analisi iconografica, interpretazione.
Il lavoro di gruppo va strutturato in maniera tale da rispecchiare tutte queste
fasi attraverso delle schede predisposte dall’insegnante che supporteranno l’analisi
e lo sviluppo di ipotesi. L’obiettivo è quello di far emergere possibilmente quegli
elementi che consentano agli alunni di identificare le diverse tipologie di fonti pro-
poste. Lo scopo è interpretare le fonti e far emergere le informazioni più rilevanti
per costruire un certo sapere storico.
In tale lavoro di gruppo, il docente sceglie un responsabile che non partecipa
attivamente al lavoro di lettura delle fonti ma coordina le attività dei singoli elementi
in modo che si raggiungano risultati condivisi, frutto dell’apporto differenziato di
ciascun membro del gruppo.
Per tali ragioni, in questa fase il docente potrà lavorare sulle seguenti funzioni
cognitive:
– modificare la comunicazione egocentrica (per i soggetti che possono essere iper-
verbali, che non ascoltano altri punti di vista, che non distinguono i dati rilevanti
da quelli non rilevanti);
258 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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– domande a risposta aperta
– tabelle comparative.
Le verifiche orali potranno essere strutturate invece sotto forma di:
– interrogazioni
– lettura di documenti scritti o iconografici
– relazioni.
Feuerstein R. et al. (2005), La Teoria di Feuerstein e i suoi sistemi applicativi, Milano, Associazione
Connessioni.
Feuerstein R. et al. (2013), LPAD: Learning Propensity Assessment Device. Batteria per la valutazione
dinamica del potenziale di apprendimento di Reuven Feuerstein, Trento, Erickson.
Feuerstein R. et al. (2008), Il Programma di Arricchimento Strumentale, Trento, Erickson.
Frabboni F. (1992), Manuale di didattica generale, Roma-Bari, Laterza.
MIUR ‒ Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (2002), Criteri per la costruzione
del curricolo di storia rispetto alla disciplina, alle finalità formative, allo sviluppo delle capacità degli
allievi, Roma.
Ripa C. (2012), Iconologia, Torino, Einaudi.
http://en.feuerstein-global.org/institute
www.icelp.info
www.unmomentostopensando.blogspot.com
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LEZIONE 10
ARITMO-GEOMETRIA
L’APPROCCIO INTERDISCIPLINARE
ALLA DIDATTICA DELLA MATEMATICA
Gilberto Bonani
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
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Livello scolastico: Scuola secondaria di primo grado.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-28 Matematica e Scienze.
Principali scelte metodologiche: Didattica interdisciplinare, apprendimento cooperativo,
problem solving, didattica metacognitiva.
Argomento della lezione: L’aritmo-geometria è la sintesi fra aritmetica (scienza dei soli numeri)
e geometria (scienza delle sole figure). I numeri vengono rappresentati da punti e con questi
si costruiscono delle figure geometriche. Dal confronto delle proprietà dei numeri e delle
figure collegate è possibile ricavare interessanti piste di ricerca che mettono solide basi per
studiare non solo le serie numeriche, ma anche temi geometrici come il teorema di Pitagora
e fornire delle anticipazioni per lo studio dell’Algebra.
Età dei destinatari/Classe: La lezione è progettata per una classe prima che affronta, all’inizio
dell’anno scolastico, i primi argomenti matematici del nuovo corso di studi. È rivolta a una
classe di media numerosità (dai 20 ai 25 alunni), anche in presenza di alunni con BES.
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Fare matematica con la storia
Utilizzare contenuti storici per introdurre concetti matematici non è una novità.
Già il filosofo britannico Herbert Spencer, ma anche i pedagogisti Johann Heinrich
Pestalozzi e Friedrich Wilhelm August Fröbel avevano sostenuto un ardito parallelo
secondo cui la genesi della conoscenza in un individuo segue lo sviluppo della cono-
scenza in una comunità. Oggi sappiamo che l’affermazione è discussa perché mette
in ombra l’importanza del contesto nella costruzione della conoscenza. Nonostante
la critica, l’importanza della storia della matematica nell’insegnamento disciplinare
viene confermata dai pedagogisti. Essi affermano che ripercorrere, anche solo in parte,
il processo logico che ha portato a un determinato risultato porta a una maggiore
comprensione dei concetti e della stessa natura della disciplina.
motoria). Nel primo caso, c’è qualcuno che racconta o siamo noi stessi a leggere
una successione di simboli stampati su un supporto. La realtà in questo modo viene
rappresentata, descritta, analizzata, spiegata, ma non osservata direttamente. Nel
secondo caso, ci basiamo sull’esperienza di tutti i giorni in cui utilizziamo i sensi
e osserviamo gli effetti delle nostre azioni. La comprensione ottenuta nel modo
attivo è di gran lunga superiore a quella ottenuta dalla parola e dalla scrittura. Ci
sono però dei limiti legati all’impossibilità di realizzare sempre esperienze dirette.
Parallelamente, l’apprendimento legato al linguaggio ci permette di ragionare su
concetti totalmente fuori dalla nostra portata. Sappiamo, grazie agli studi dello
psicologo Jerome Bruner, che nell’acquisire il pensiero maturo il bambino passa
attraverso tre forme di rappresentazione: esecutiva (la realtà viene codificata attra-
verso l’azione), iconica (la realtà viene codificata attraverso le immagini) e simbolica
(la realtà viene codificata attraverso il linguaggio o altri sistemi simbolici). Guidare
l’apprendimento di uno studente di prima classe secondaria di primo grado per-
correndo le tre forme di rappresentazione permette di facilitare la comprensione
dei concetti. Indispensabile, poi, questo approccio in presenza di studenti con
Bisogni Educativi Speciali.
L’uso di analogie
Nella storia dell’umanità molte scoperte scientifiche sono state compiute in
base al principio della similitudine. Ad esempio, Leonardo da Vinci prese spunto
dall’attenta osservazione del volo aerodinamico degli uccelli per progettare proto-
tipi di macchine volanti. Ma anche l’attività di apprendimento può essere facilitata
utilizzando efficacemente dei modelli o scegliendo delle congrue rappresentazioni.
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Nella didattica delle scienze non mancano gli esempi come i vulcani paragonati a
caffettiere, il circuito elettrico assimilato a un impianto idraulico, oppure la funzione
dei leucociti schierati come un esercito in campo per combattere i microbi. L’uso
opportuno di analogie favorisce la creazione di «ponti cognitivi» per mediare in
maniera più rapida ed economica nuovi concetti, oltre a potenziare il passaggio tra
varie forme di rappresentazione descritte nel punto precedente.
L’attività sull’aritmo-geometria propone un approccio ampio e diversificato a
concetti come divisibilità, numeri primi, le serie numeriche, funzioni matematiche e
il teorema di Pitagora. Risponde pienamente alle Indicazioni nazionali per il curricolo
in cui si parla espressamente di una «adeguata visione della matematica, non ridotta a
un insieme di regole da memorizzare e applicare, ma riconosciuta e apprezzata come
contesto per affrontare e porsi problemi significativi e per esplorare e percepire rela-
zioni e strutture che si ritrovano e ricorrono in natura e nelle creazioni dell’uomo».
L’attività proposta, oltre che sul piano strettamente matematico, si presta a
collegamenti disciplinari con l’insegnante di Storia. L’aritmo-geometria offre una
varietà di approcci che va dalla manipolazione di piccoli oggetti al disegno, fino
all’uso di simboli. Insieme all’attività di gruppo, proposta nel percorso di appren-
ARITMO-GEOMETRIA 265
dimento, questo argomento ha una forte valenza inclusiva per i ragazzi con Bisogni
Educativi Speciali.
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permette non solo la presentazione di immagini nella primissima fase della lezione,
ma soprattutto la manipolazione molto flessibile delle configurazioni numeriche.
I vantaggi poi si notano anche con l’uso associato di un foglio di calcolo e tabelle
dove raccogliere i dati numerici. Ai ragazzi è importante fornire del materiale povero
come gettoni, semi, per poter favorire la manipolazione (specialmente se siamo in
presenza di studenti con Bisogni Educativi Speciali). La classe poi utilizzerà quaderno,
matita e penne colorate.
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(1-3-5-7). Il 10 era così importante che i pitagorici avevano l’abitudine di giurare
su questo numero.
I pitagorici rappresentavano i numeri come punti e con questi costruiva-
no delle figure geometriche. In base alle figure prodotte, distinguevano varie
tipologie di numeri. Il docente può presentare il materiale attraverso immagini,
meglio ancora con la LIM con cui è possibile comporre, per le fasi successive, i
vari numeri figurati.
Gli studenti possono costruire attivamente delle figure numeriche con materiale
povero (tappi di bottiglia, semi, dischetti di carta, ecc.), specialmente in presenza di
studenti con Bisogni Educativi Speciali.
Fase 2: ELABORAZIONE
L’attività può svolgersi in piccoli gruppi. La traccia di lavoro può essere comu-
nicata alla lavagna o con una scheda. In presenza di studenti con Bisogni Educativi
Speciali, è possibile diversificare la proposta concentrando l’attenzione sugli aspetti
grafici e sul conteggio, piuttosto che sulla ricerca di leggi matematiche. Il primo
esempio può essere svolto dallo stesso insegnante che funge da modello.
Ora è il momento di costruire, tramite disegno o piccoli oggetti, la successione
dei primi numeri quadrati.
n. quadrato 1
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Domanda: Come si ottiene il numero quadrato di 8, di 10 e di 12?
Ora è il momento di costruire, tramite disegno o piccoli oggetti, la successione
dei primi numeri triangolari.
n. triangolare 1
268 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
n. gnomone 1
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tabella dei numeri quadrati accanto a una «macchina» capace di produrre i numeri
quadrati. La macchina, del tutto virtuale, si ottiene riportando l’immagine di segui-
to su un foglio elettronico e inserendo la formula, ad esempio, = D7*D7 in uscita
mentre D7 è la cella in cui si inseriscono i vari numeri. È opportuno togliere, solo
per la pulizia dell’immagine, la griglia che delimita le celle.
1,2,3,4,5,6............... n
1,4,9,16,25,36........ n2
ARITMO-GEOMETRIA 269
Moltiplica il numero
Scegli un numero Ottieni il quadrato
per se stesso
Si prosegue con la stessa metodologia, dialogando con tutta la classe per trovare
la formula «magica» relativa ai numeri triangolari. Va aggiornata la formula della
macchina. Ad esempio = D7*(D7+1)/2.
1,2,3,4,5,6............... n
1,3,6,10,15.... n(n+1)/2
Gli studenti più brillanti avranno riconosciuto la formula per il calcolo dell’area
del triangolo. Utilizziamo ancora un diagramma a blocchi per chiarire la sequenza
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delle operazioni
Moltiplica per
Aggiungi 1 Fai la metà
il numero scelto
1,3,5,7,9,11...... 2n-1
270 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
L’insegnante tiene sempre pronto un blocco appunti in cui prenderà nota delle
osservazioni degli studenti, delle difficoltà espresse o rilevate nella classe, dei tempi im-
piegati per le varie fasi, delle attività o dei passaggi meglio riusciti e di quelli invece che
hanno incontrato resistenze. Gli appunti saranno la base per svolgere la verifica finale.
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Verifica finale
studente di svolgere alcuni esercizi. Questi possono essere graduati in modo da poter
coinvolgere anche gli studenti con Bisogni Educativi Speciali. Riportiamo di seguito
una semplice traccia di lavoro.
1. Disegna un numero triangolare, uno quadrato e uno gnomone.
2. Tra i seguenti numeri indica (con un segno di penna) i numeri quadrati:
15, 25, 36, 48, 81, 99, 112, 144
3. Tra i seguenti numeri indica (con un segno di penna) i numeri gnomoni:
9, 11, 16, 22, 36, 45, 95, 100
4. I numeri dispari sono chiamati anche… (metti una crocetta solo sull’unica
risposta che ritieni esatta):
◽ triangolari
◽ pari
◽ gnomoni
◽ quadrati.
5. Qual è il quadrato di 7? E il triangolo di 4? Ricavali graficamente.
6. Se il settimo numero triangolare è 28, quale sarà l’ottavo? (Puoi ricavarlo anche
graficamente.)
7. Dimostra graficamente che il quadrato di 25 è uguale alla somma dei primi
cinque numeri dispari.
8. Esistono infiniti numeri che sono contemporaneamente triangolari e quadrati.
Cerca il minore di questi numeri. Spiega come hai fatto.
9. Se moltiplichi un numero triangolare per 8 e poi aggiungi una unità, il risultato
è sempre un numero quadrato. Sai spiegarlo, disegnando una configurazione di
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punti? Perché ciò accade?
10. Ti è piaciuto questo argomento matematico? Puoi dare al tuo insegnante qualche
consiglio per condurre meglio la lezione?
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Antinucci F. (2001), La scuola si è rotta: perché cambiano i modi di apprendere, Roma-Bari, Laterza.
Bruner J.S. (1973), Lo sviluppo cognitivo, Roma, Armando.
Curti P., Delsedime P. e Peiretti F. (1976), Progetto di educazione matematica, Torino, Paravia.
Demattè A. (2006), Fare matematica con i documenti storici: una raccolta per la scuola secondaria di
primo e secondo grado, Trento, Iprase del Trentino.
Sacchelli P. (1999), Facilitare l’apprendimento con analogie e metafore, «Difficoltà di Apprendimento»,
vol. 4, n. 4, pp. 579-590.
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LEZIONE 11
«CREATURE MOSTRUOSE»
DEL MONDO GRECO-ROMANO
ALLESTIRE UN MUSEO VIRTUALE PER EDUCARE
ALL’ARTE E ALL’IMMAGINE
Anna Rita Vizzari
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Livello scolastico: Scuola secondaria di primo grado.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-01 Arte e immagine nella scuola secondaria di primo grado.
Principali scelte metodologiche: Cooperative learning, didattica interdisciplinare.
Argomento della lezione: Percorso diacronico interdisciplinare (Arte, Antologia, Epica) con
allestimento di un museo virtuale sulle figure mostruose nell’arte greco-romana.
Età dei destinatari/Classe: Classe prima, composta da 25 alunni, di cui due con DSA e due
estremamente vivaci.
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ma con un’attività del genere gli alunni possono imparare a descrivere un’opera d’arte
in modo corretto, con ordine e con un lessico adeguato.
L’attività verrà svolta dai ragazzi con l’intento di realizzare (progettare e poi
allestire) un museo virtuale su un argomento ben preciso. Gli studenti svolgeranno
attività di ricerca, di selezione, di realizzazione di contenuti che poi proporranno in
una sezione dedicata del sito web della scuola.
La metodologia portante è quella del cooperative learning, per cui gli studenti
lavorano insieme in gruppi per conseguire obiettivi comuni preventivamente espli-
citati; i ragazzi lavoreranno a un compito autentico e, prima di realizzare il proprio
«prodotto finale» (il museo virtuale) effettueranno una sorta di benchmarking, ana-
lizzando siti analoghi a quello che intendono allestire loro stessi, quindi proporranno
il proprio prodotto finale a una classe parallela che dovrà dare dei feedback affinché
vengano apportate migliorie nei contenuti e nella forma.1
1
Per il benchmarking e per l’aspetto dei feedback dei pari ci ispiriamo a un’esperienza recentemente vissuta
tramite l’Indire di Firenze: il Ciclo 3 del progetto «Itec» coordinato da European Schoolnet e concepito
276 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
– LIM.
– Computer per gli alunni (almeno uno per gruppo).
– Connessione Internet.
– Siti web con risorse di diversa natura: musei e archivi virtuali, enciclopedie online,
repertori di immagini free.
– Webware (ossia servizi online).
– Piattaforma per realizzare un blog.
dall’Università di Aalto in Finlandia, per la quale rimandiamo ai seguenti link: http://itec.eun.org, http://
itec.aalto.fi.
«CREATURE MOSTRUOSE» DEL MONDO GRECO-ROMANO 277
Dettagli Link
del sito Descrizione
✌ Punti di forza
Contenuti
✘ Punti di debolezza
Caratteristiche
✌ Punti di forza
Cura grafica
del sito
✘ Punti di debolezza
Strumenti di
✌ Punti di forza
consultazione
✘ Punti di debolezza
Fig. 1 Scheda di analisi di un museo/archivio virtuale.
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Fase 2: ELABORAZIONE
Brainstorming e progettazione
Questa sottofase è la più articolata perché chi scrive è dell’idea che una ferrata
strutturazione iniziale renda più agevole il lavoro successivo: gli alunni inseriranno il
«pilota automatico» e lavoreranno in totale autonomia quasi senza che l’insegnante
se ne renda conto: sarà stupefacente vedere lo sviluppo dei lavori.
In questa fase di organizzazione dei lavori si devono:
– formare i gruppi;
– individuare i personaggi (le «creature mostruose») che ogni gruppo deve trattare;
– individuare gli aspetti che per Lettere e per Arte verranno presi in considerazione.
I ragazzi interagiscono effettuando un brainstorming e la pianificazione dei
lavori ricorrendo a una bacheca virtuale nella quale possono inserire contributi
anche da casa.
278 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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Medusa Chirone Ketos Polifemo Minotauro
Creature
mostruose
Scilla Cerbero Chimera Gerione Idra
TABELLA 1
Caratteristiche delle creature mostruose e dell’opera d’arte selezionate
Opera d’arte che rappresenta
Creatura mostruosa
la creatura mostruosa
(da trattare in Lettere)
(da trattare in Arte e Immagine)
1. Nome. 1. Oggetto: nome del reperto.
2. Eventuale specie a cui appartiene («Centauri» se è 2. Tipologia: vaso, emblema musivo, statua, ecc.
Ciclope, ad esempio). 3. Materiale: marmo, ceramica, argento, ecc.
3. Genitori. 4. Descrizione della scena o del personaggio raffigurato.
4. Caratteristiche fisiche. 5. Civiltà/Periodo e (se presente) datazione precisa.
5. Caratteristiche caratteriali/morali. 6. Collocazione del reperto: museo, collezione, ecc.
6. Opere letterarie in cui ricorre. 7. Testi o siti consultati.
7. Testi o siti consultati.
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questo percorso prevede la pubblicazione nel web.
di vagamente simile si può ricorrere alla modalità snapshot delle visualizzazioni di-
namiche di Blogger (www.blogger.com) con testo descrittivo.
Intanto bisogna che il docente e gli alunni che pubblicheranno nel blog
creino un account su Google, se non se ne è già in possesso: grazie a esso si potrà
realizzare un blog su Blogger. Chi crea il blog acquisisce automaticamente il potere
di Amministratore: così può aggiungere come collaboratori (accordando potere di
semplici redattori o anche di amministratori) almeno un alunno per ogni grup-
po, perché ogni gruppo deve essere messo nella condizione di inserire articoli e
materiali nel blog.
Questo blog costituisce di fatto il museo virtuale man mano che i ragazzi vi pub-
blicano gli articoli (i post), allegando un’immagine. Le immagini sono fondamentali:
affinché esse siano visualizzabili nella home, non si devono linkare da siti esterni ma
vanno prima downloadate (ossia scaricate da siti esterni, che offrono immagini free)
e poi uploadate (ossia caricate nel blog).
Se ogni gruppo cura due creature mitologiche, poiché i gruppi sono 5, il risultato
sarà simile a quello rappresentato in figura 5.
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Dettagli
Link http://nomedelblog.blogspot.it
del sito
Descrizione Museo virtuale sulle creature mostruose nell’arte greco-romana
✌ Punti di forza Le schede dei diversi reperti sono ben curate, a
parte il caso di Medusa.
Contenuti
✘ Punti di debolezza Ci sono pochi personaggi: soltanto dieci.
Nella scheda dedicata a Medusa manca la
descrizione.
Caratteristiche ✌ Punti di forza Dei reperti considerati sono forniti dettagli impor-
del sito Cura grafica
tanti come la collocazione e i credits per le immagini.
✘ Punti di debolezza Non ci sono immagini originali dei ragazzi.
✌ Punti di forza Si può digitare una parola-chiave nell’apposito
Strumenti di strumento di ricerca.
consultazione
✘ Punti di debolezza Non c’è un indice analitico, non si può fare una
ricerca tematica.
Fig. 7 Scheda di analisi di un museo/archivio virtuale: feedback della classe parallela.
284 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Il docente monitora l’andamento dei lavori e tara il percorso sulla base delle
problematiche che man mano emergono: ad esempio, inadeguatezza di alcune
dotazioni tecnologiche, difficoltà a ultimare il lavoro entro i tempi assegnati, allun-
gamento dei tempi. Qualora egli si renda conto che questo percorso è impegnativo,
può ridurre alcuni elementi.
Verifica finale
– Una presentazione del prodotto finale in cui ogni alunno dei singoli gruppi, a
turno, presenta gli asset realizzati; gli alunni concordano tra loro la suddivisione
degli argomenti.
– Una prova semistrutturata tarata sulla conoscenza approfondita delle opere considerate
dai singoli gruppi e sulla conoscenza globale delle opere trattate dagli altri gruppi.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
le abilità acquisite mediante la prova semistrutturata e la presentazione orale del
lavoro svolto).
Vizzari A.R. (2010), Come usare i materiali LIM. In A. Brusa, L’Atlante delle storie. Corso di storia per
il biennio della secondaria di 2° grado, Vol. 1, Palermo, Palumbo.
Vizzari A.R. (2010), La seconda vita dell’archeologia: risorse web per insegnare questa e altre discipline
storiche, «Difficoltà di Apprendimento», vol. 16, n. 2, pp. 221-234.
Vizzari A.R. (2011), Archeodidattica virtuale. Appunti sull’uso didattico dei mondi virtuali per l’Arche-
ologia e la Storia Antica, Torino, Bibienne editrice.
Vizzari A.R. (2011), Mondi virtuali e LIM nella didattica della Storia. In G. Bonini e A. Brusa, Il
paesaggio agrario italiano protostorico e antico: storia e didattica, Summer School Emilio Sereni, I
edizione, 24-29 agosto 2010, Gattatico (Reggio Emilia), Istituto Alcide Cervi.
Zerbini L. (2006), Insegnare l’antichità, Roma, Aracne.
Zerbini L. (2006), La didattica museale, Roma, Aracne.
www.lavagnataquotidiana.blogspot.com: il blog della prof.ssa Vizzari, con segnalazione di risorse e
spunti di lavoro.
CREDITS
Riconoscimenti per le immagini presenti nella screenshot della home del blog dimostrativo
Creatura Opera d’arte Collocazione Credits immagine Licenza immagine
Idra Mosaico romano delle Museo archeologico Flickr: Luis García Creative Commons
fatiche di Ercole nazionale di Spagna, Attribution
Madrid
Minotauro Didrachma Cabinet des médailles Marie-Lan Nguyen Creative Commons
Paris (User: Jastrow) Attribution 2.5 Generic
Chimera Apulian red-figure dish Louvre, Paris Jastrow (2006) Pubblico dominio
Chirone Affresco: Apollo, Museo Archeologico Marie-Lan Nguyen Pubblico dominio
Chirone e Asclepio Nazionale di Napoli
Cerbero Mosaico romano delle Museo archeologico Flickr: Luis García Creative Commons
fatiche di Ercole nazionale di Spagna, Attribution
Madrid
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Polifemo Resto del Gruppo di Museo Selçuk a Efeso Klaus-Peter Simon Creative Commons
Polifemo nel tempio di Attribution 3.0 Unported
Iside
Gerione Lekythos attico a figure Museo Archeologico Marie-Lan Nguyen Creative Commons
nere su fondo bianco Regionale «Antonio (User: Jastrow) Attribution 2.5 Generic
Salinas», Palermo
Cetus Anfora a figure nere Altes Museum, Berlin Montrealais Creative Commons
Attribution 3.0 Unported
Scilla Cratere a campana a Louvre, Paris Jastrow Pubblico dominio
figure rosse
Medusa Metopa con Perseo e Museo Archeologico G. Dall’Orto Creative Commons
Medusa Regionale, Palermo Attribution-Share Alike
2.5 Generic
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SEZIONE 2
SCUOLA SECONDARIA
DI SECONDO GRADO
Metodologie Obiettivi di
apprendimento
Gruppi cooperativi Conoscenze
Learning by doing Abilità
Dispositivi formativi Competenze
SECONDARIA
DI SECONDO Classi di
concorso
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GRADO Italiano
Filosofia
Discipline
Strumenti di lavoro giuridico-
economiche
LIM Matematica
Tablet
Griglie di lavoro
Questionari di valutazione
CON I CONTRIBUTI DI
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
impari, Mio figlio è un bullo? e ADHD e compiti a casa. le Edizioni Erickson ha pubblicato La parafrasi del
testo e Lavorare sui testi.
Paola Demarchi
Eugenia Pellizzari
Docente di Matematica nella scuola secondaria di
secondo grado, specializzata per le attività di sostegno Laureata in Matematica, insegna matematica e in-
per gli alunni con disabilità e in Didattica e psico- formatica nella scuola secondaria di secondo grado.
pedagogia per i Disturbi dell’Apprendimento, ha Master in tutor dell’apprendimento, è formatrice
pubblicato articoli e contributi sui DSA e la didattica CNIS (Comitato Nazionale Insegnanti Specializzati) e
della matematica. collabora con il gruppo della prof.ssa Lucangeli presso
il dipartimento di Psicologia dell’Università di Padova.
Per le Edizioni Erickson ha pubblicato Geometria con
Patrizia Farello la carta voll. 1, 2, 3 e articoli per la rivista «Difficoltà
Psicologa, docente di scuola secondaria di secondo in Matematica».
grado per l’area disciplinare delle scienze umane e
LEZIONE 12
IL TESTO ARGOMENTATIVO
ELEMENTI STRUTTURANTI E PRINCIPI ORGANIZZATIVI
Marzia Lucia Bizzaro
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Livello scolastico: Scuola secondaria di secondo grado.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-11 Discipline letterarie e latino / A-12 Discipline
letterarie negli Istituti di istruzione secondaria di secondo grado / A-13 Discipline letterarie,
latino e greco.
Principali scelte metodologiche: Didattica di matrice cognitivista, didattica per competenze.
Argomento della lezione: In questa lezione si espone un’ipotesi di lavoro inerente il testo argo-
mentativo, nello specifico la sua struttura, evidenziandone le caratteristiche, così che non sia
ridotto a una riproduzione di una serie contenuti. Una competenza di base concerne la capacità
di organizzare unità informative argomentandole, attraverso un’esposizione logica coerente,
che rispetti i principi caratterizzanti ogni tipologia di testo. Nella trattazione sarà messa in
rilievo la necessità, da parte del docente, di una conoscenza epistemologica dell’argomento e
dei modelli teorici di riferimento, condizione indispensabile per una didattica che, rispettando
le indicazioni ministeriali e gli orientamenti, si fondi su processi e competenze. Viene dunque
illustrata una modalità didattica che non si basa su una mera trasmissione del sapere e su
una serie di esercizi, bensì coinvolge lo studente nel processo di apprendimento per renderlo
significativo, generalizzabile e trasferibile in altri ambiti di studio, e non solo.
Età dei destinatari/Classe: Il lavoro di seguito delineato concerne un’unità di apprendimento
proposta a una classe seconda di un liceo artistico, finalizzata all’acquisizione della strut-
tura del testo argomentativo, tipologia importante perché premessa al saggio breve. La
classe è costituita da 26 alunni, di cui 2 con disabilità, 6 con diagnosi di Disturbo Specifico
dell’Apprendimento e due inquadrati come BES per alcune difficoltà di apprendimento, che
però sono compensate grazie a un grande lavoro personale. Vi è un gruppo di studenti che,
grazie al personale e positivo investimento rispetto alle proposte fatte, è trainante anche per
gli altri, così che il clima in aula è costruttivo e edificante. La classe risponde positivamente
alle proposte didattiche con un coinvolgimento di tutti, anche se in misura diversa, pertanto
è possibile progettare percorsi in un’ottica inclusiva e personalizzata.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
PROGETTAZIONE DELLA LEZIONE
Metodologia utilizzata
aspetti più meccanici della scrittura, quali la grafia e l’ortografia, che non devono
interferire con il flusso di pensiero nel suo atto generativo. Un’eventuale lentezza
esecutiva produrrebbe uno scarto di tempo tra i pensieri e la loro trascrizione, così
che alcune idee potrebbero sfuggire per il sovraccarico della memoria di lavoro.
Il processo di scrittura deve dunque essere ripensato alla luce dei modelli teorici
di impronta cognitivista, che richiedono il superamento di una visione olistica e
monolitica a favore di una analitica. Un’efficace didattica del testo scritto non può
perciò limitarsi a far esercitare gli alunni con una serie di attività che hanno come
comune denominatore il solo aspetto produttivo. Occorre un approccio «scientifi-
camente» suffragato, perché in grado di supportare gli studenti in modo efficace e
di far fronte alle loro difficoltà, tenendo conto che le indagini INVALSI-Crusca del
2007 e del 2009 hanno evidenziato, per una alta percentuale di alunni, una scarsa
padronanza della lingua scritta al termine della scuola secondaria di secondo grado.
Importante in questo senso è il modello di Flower e Hayes (1981), perché su-
pera una visione lineare (recupero delle idee, produzione, revisione) per proporne
una che, per quanto gerarchica e stadiale, affronta i fattori esterni e interni implicati
nell’atto dello scrivere. Al centro del modello (si veda la figura 1) è posto il processo
di scrittura che prevede la pianificazione, traduzione e revisione, fra loro interconnesse
dal costante monitoraggio di quanto lo scrittore sta via via producendo, coadiuvati
dalla memoria a lungo termine e vincolati dal contesto.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Motivazione
Processo di scrittura
Pianificazione
Memoria a Revisione
GENERAZIONE
lungo termine
Organizzazione
Conoscenza:
• dell’argomento Stesura Lettura
• del destinatario
• dei piani di Definizione
scrittura di criteri
Correzione
Controllo
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
paragrafazione e sintassi. Il momento della revisione richiede il perfezionamento
del testo da molteplici punti di vista: la sua rilettura dovrebbe indurre a porre delle
correzioni, che possono essere superficiali, quindi concernere l’aspetto più formale,
oppure profonde, nel caso si modifichino invece la struttura e l’organizzazione del
testo (Hayes et al., 1987). Il monitoraggio è l’aspetto metacognitivo, che funziona
non in modo lineare e progressivo, ma seguendo una logica ricorsiva o circolare.
Il modello presentato permette un differente approccio alla didattica della
produzione scritta, poiché mette in luce i processi implicati e il loro ruolo, rappre-
sentando la premessa per una progettazione fondata sulle competenze. Oltre a ciò,
favorisce una reale valutazione formativa della prestazione, permettendo di cogliere i
punti di forza e di debolezza e realizzare in tal modo un percorso di lavoro graduato
e personalizzato. In particolare, la pianificazione ha un ruolo chiave e può essere
definita come l’abilità di stabilire un piano di lavoro determinato da uno scopo, che
per gli scrittori esperti, in particolare per gli adulti, è eseguito in modo implicito,
perché avviene durante la composizione. Gli studenti tendono a scrivere i contenuti in
modo accrescitivo, riportando tutto ciò che conoscono dell’argomento, tralasciando,
o considerando solo superficialmente, la necessità di una definizione degli scopi e di
294 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
della situazione concreta in cui viene a trovarsi (Bertagna, 2004).
La didattica per competenze si muove in un’ottica inclusiva, perché favorisce
una didattica personalizzata e individualizzata, grazie alla quale gli alunni devono
essere posti nella condizione di acquisire le competenze «chiave», cioè «quelle di cui
tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, l’occupabilità, l’in-
clusione sociale, uno stile di vita sostenibile, una vita fruttuosa in società pacifiche,
una gestione della vita attenta alla salute e la cittadinanza attiva» (Raccomandazione
del Parlamento Europeo e del Consiglio, 2018).
Le competenze chiave sono otto; la prima è la «Competenza alfabetica fun-
zionale», intesa come «la capacità di individuare, comprendere, esprimere, creare
e interpretare concetti, sentimenti, fatti e opinioni, in forma sia orale sia scritta,
utilizzando materiali visivi, sonori e digitali attingendo a varie discipline e conte-
sti. Essa implica l’abilità di comunicare e relazionarsi efficacemente con gli altri in
modo opportuno e creativo. [...] Tale competenza comprende la conoscenza della
1
L’Unione europea il 22 maggio 2018 ha pubblicato la nuova Raccomandazione sulle competenze chiave per
l’apprendimento permanente, che sostituisce quella del 2006. Per maggiori dettagli si veda il Capitolo 3 del
presente volume.
IL TESTO ARGOMENTATIVO 295
lettura e della scrittura e una buona comprensione delle informazioni scritte e quindi
presuppone la conoscenza del vocabolario, della grammatica funzionale e delle fun-
zioni del linguaggio. Ciò comporta la conoscenza dei principali tipi di interazione
verbale, di una serie di testi letterari e non letterari, delle caratteristiche principali
di diversi stili e registri della lingua» (Raccomandazione del Parlamento Europeo e
del Consiglio, 2018). La legislazione italiana traduce questa indicazione attraverso
l’asse dei linguaggi, che pone al centro la padronanza della lingua italiana, perché
trasversale a tutti gli ambiti del sapere e la produzione, orale e scritta, costituisce una
delle competenze fondamentali di tale asse, declinata mediante due competenze: 1.
«Padroneggiare gli strumenti espressivi e argomentativi indispensabili per gestire
l’interazione comunicativa verbale» e 2. «Produrre testi di vario tipo in relazione
ai differenti scopi comunicativi». La prima si colloca a livello di produzione orale;
occorre però considerare la continuità, pur nella diversità, fra il verbale e lo scritto,
in quanto il primo risulta essere premessa del secondo, indicando così come ogni
comunicazione verbale attivi i processi di base della produzione scritta. Basti pen-
sare allo studio, perché la costruzione di una mappa concettuale, caratterizzata da
coesione e coerenza, favorisce un’esposizione caratterizzata da un ordine logico degli
argomenti, per l’implicita pianificazione di contenuti e concetti.
La mappa concettuale rende perciò i due domini attigui, perché ciò che diffe-
renzia orale e scritto sono i «sensi» di riferimento: la comunicazione orale si serve del
canale uditivo, la scritta utilizza il visivo (Della Casa, 1994), divenendo il mediatore
fra i due domini. Occorre però precisare che la scrittura, rispetto all’oralità, permette,
grazie al supporto cartaceo, un’elaborazione di quanto viene via via scritto, favo-
rendo una maggiore chiarezza semantica delle idee, così che diviene possibile porre
legami e riflessioni. A questo proposito è necessario ricordare come la scoperta della
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
scrittura operata dai Greci abbia prodotto una «rivoluzione cognitiva», portando la
mente a lavorare in un altro modo, ampliando le potenzialità del linguaggio e del
pensiero (Ong, 1986). Per questo la produzione scritta è un’attività formativa a cui
occorre dare il giusto spazio, con attività didattiche e strategie di insegnamento che
incrementino l’abilità di scrittura, con la consapevolezza che il percorso deve essere
verticale e coinvolgere tutti gli ordini di scuola. Dal punto di visto cognitivo, la valenza
della produzione scritta è data dal fatto che si fonda su processi dominio-generali
(memoria, attenzione, linguaggio) e operazioni mentali che, grazie all’esercizio, sono
implementati e affinati. Molti studenti, in particolare quelli con DSA, faticano in
quest’attività, non solo nella strutturazione più formale del testo, ma soprattutto nei
processi di pianificazione; si osserva spesso, infatti, che mentre nella prima parte di
uno scritto il testo è adeguato, pur con errori lessicali e sintattici, nella seconda si
nota la perdita dell’organizzazione logica e lineare del discorso, con l’esposizione di
una serie di informazioni non sempre coerenti e in relazione tra loro.
Fra le differenti tipologie di testo, quello argomentativo ha una sua particolare
valenza formativa, in quanto consente di acquisire la capacità di argomentare e
mettere a confronto punti di vista diversi (Della Casa, 1994). Anche il documento
296 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
di lavoro per la preparazione delle tracce della prima prova scritta dell’esame di
Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione (elaborato dal gruppo di lavoro
nominato con DM n. 499/2017) riconosce la sua valenza, tanto che richiede agli
studenti la produzione di un testo argomentativo sia per la tipologia B (analisi
e produzione di un testo argomentativo), sia per la C (elaborazione di un testo
espositivo-argomentativo su tematiche di attualità). È un testo complesso da com-
porre, poiché richiede «la capacità di collegare e stabilire contemporaneamente tra
le parti rapporti di significato, valore, opposizione e pertinenza» (Corno, 1987).
Richiede di esporre una tesi in relazione a un tema, e di sostenerla attraverso argo-
mentazioni, che devono considerare anche l’antitesi, cioè eventuali confutazioni che
possono essere addotte per negare la tesi. L’elaborazione di una tale tipologia di testo
colloca lo studente in una situazione di problem solving (Flowers e Hayes, 1981),
ponendolo di fronte a una situazione problematica cui deve far fronte attraverso
l’esposizione di contenuti, che devono essere selezionati — aspetto ideativo del
testo — e strutturati in modo tale da convincere l’uditorio — aspetto pragmatico
della comunicazione (Della Casa, 1994). Questa analogia con il problem solving
rende conto della sua valenza cognitiva e del potenziale formativo, sintetizzabile
nel fatto che vi è sviluppo del pensiero, oltre che dell’apprendimento.
Fondamenti metodologici
La proposta didattica che si andrà a esporre nei paragrafi successivi è fondata
didatticamente su un progetto in cui il docente predispone una proposta «autentica»
per gli studenti, rispetto ai contenuti e alla metodologia. In ogni fase sono mediati
significato, funzione e valore dell’attività e del suo ruolo all’interno del percorso,
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
per attivare conoscenze e abilità pregresse e per innescare un interesse personale.
In questo modo l’apprendimento si esprime come un dialogo tra studenti, docenti
e compito, dove l’insegnante si assume il ruolo di guida, pianificando il percorso
didattico rispetto ai contenuti, alle proposte operative, alla metodologia e strategie.
Gli studenti fanno esperienza di un percorso personalizzato, che è fondamentale
soprattutto per coloro che hanno delle difficoltà e, per tale ragione, il loro ap-
prendimento è direttamente correlato alla competenza del docente, che assume il
ruolo di mediatore. Una didattica personalizzata si caratterizza per la proposta di
un percorso che tenga conto delle differenze nell’apprendimento dei contenuti,
che si concretizza nella fase di coproduzione e considera l’essere umano sociale
come essere attivo, cittadino che osserva e modifica il mondo che lo circonda
(Mercadante, 2007). La conoscenza dei processi cognitivi e metacognitivi implicati
nel compito costituisce la condizione per un tale approccio: lo studente si sente
«compreso» e accetta la sfida di affrontare la complessità del sapere, che caratte-
rizza il curricolo della scuola secondaria. L’attenzione nei confronti dell’alunno è
un modo di rafforzare interiormente la persona che, sentendosi pensata, si sente
in grado di affrontare le sue difficoltà, responsabilizzandosi. Un’educazione è tale
nella misura in cui realizza un soggetto potenziato nelle sue caratteristiche, che
IL TESTO ARGOMENTATIVO 297
si sente impegnato per le sue personali e diverse abilità che, allo stesso tempo, si
nobilita per il fatto stesso di vivere e operare come persona in quel contesto sociale
(Garcia Hoz, 1988).
La multicomponenzialità che caratterizza il testo argomentativo richiede una
progettazione che consideri le componenti cognitive implicate, per tale ragione oc-
corre predisporre un piano di lavoro graduale, che comprenda l’acquisizione della
struttura specifica di tale tipologia e i caratteri che la contraddistinguono. Un lavoro
sulla pianificazione risulta cruciale, in quanto supporta lo studente nella gestione della
complessità del compito, mediante uno schema di riferimento sia per la struttura
sia per i contenuti. Esito del percorso è l’elaborazione di una «mappa concettuale»
che diviene sempre più sintetica, complessa e articolata, e che evidenzia il rapporto
tra le parti e il loro nesso. Un tale traguardo richiede la mediazione di strategie che
devono essere veicolate attraverso momenti collettivi, attività di gruppo ed esercizi
individuali.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
testi coesi, legando le unità informative. 5. Organizzare le unità di informazioni
attraverso schemi di sintesi o piani di lavoro. 6. Monitorare il proprio lavoro, rive-
dendo e correggendo il testo.
Competenze: 1. Scrivere un testo argomentativo rispettando la struttura interna.
2. Supportare tesi e antitesi con argomenti coerenti. 3. Organizzare le informazioni
rispettando un ordine logico. 4. Riportare i contenuti con legami sintattici.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
una forte valenza metacognitiva, perché induce una motivazione interna, aspetto
fondamentale del processo di produzione (Boscolo e Zuin, 2015), e un coinvolgi-
mento diretto dello studente, che coglie l’utilità e l’importanza dello scrivere e la
possibilità di gestire tale complessità. In quest’ottica si modifica anche la funzione
della valutazione, che assume appieno, appunto, una valenza formativa.
Introduzione al compito
1. Il percorso si introduce mediante la «situazione generativa» (Mercandante, 2007),
caratterizzata da una problematizzazione, al fine di sollecitare pensieri e ipotesi
utili ad avviare percorsi di ricerca nella memoria attraverso le domande: «Cos’è
un testo argomentativo?», «Quali sono le sue caratteristiche?». Un tale avvio ha
la funzione di richiamare le conoscenze rispetto ai differenti testi incontrati e alla
loro struttura (riassunto, sintesi, testo narrativo, testo descrittivo), per creare dei
legami con la nuova tipologia, considerando il significato del termine «argomen-
tativo».
IL TESTO ARGOMENTATIVO 299
TABELLA 1
Struttura del testo argomentativo
1 Introduzione: definizione del termine chiave con l’utilizzo del dizionario e problemi intorno all’argomento proposto.
2 Formulazione delle tesi: la posizione che si assume rispetto ai problemi posti dall’argomento.
3 Argomenti a favore della tesi per convincere: riportare 3 argomenti esplicitando la loro validità.
4 Antitesi.
TABELLA 2
L’autovalutazione degli studenti
Competenze Processi Indicatore Livello 1 Livello 2 Livello 3
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Scrive un testo argomen- Generazione delle idee Informatività del testo
tativo rispettandone la
struttura interna.
Organizza le informazioni
rispettando un ordine
logico.
3. In modo collettivo si avvia una prima elaborazione schematica del testo argo-
mentativo, assegnando un titolo molto semplice: «Perché divertirsi?», che viene
analizzato ricercando sul dizionario il significato del termine (passare il proprio
tempo in modo piacevole; provare diletto; riposare; gradire un divertimento).
Seguono la raccolta delle idee e la successiva scelta di tesi e antitesi, a cui sono
collegati i possibili argomenti. In questa fase è essenziale evidenziare l’importanza
di stabilire in modo preciso e specifico tesi e antitesi, stabilite in base al contenuto
della definizione cui ci si vuole riferire e che si vuole affrontare. Per gli studenti,
divertirsi significa avere degli svaghi e delle distrazioni ed è un elemento che
accomuna tutti gli uomini (tesi); alcuni, però, ci riescono meno di altri perché
vivono situazioni personali complesse (antitesi). A questo punto, gli alunni sele-
zionano i contenuti a cui è possibile fare riferimento per sostenere tesi e antitesi.
In questa fase del percorso si riprendono le congiunzioni, schematizzate in una
tabella, così da evidenziare la loro funzione di connettivi logici, poiché nel testo
sono elementi sintattici fondamentali per veicolare in modo preciso quanto si
vuole comunicare e trasmettere.
4. I ragazzi elaborano una bozza del testo, dove l’attenzione è posta non tanto sui
contenuti informativi quanto sulla sua struttura e sulla necessità di collegare le
varie parti del discorso. Si procede poi a una prima correzione, eseguita dai ragazzi
stessi, che liberamente si scambiano le loro produzioni e fanno riferimento agli
indicatori per apportare le opportune modifiche mettendo in atto una prima
revisione del testo.
5. L’insegnante procede a una correzione analitica dei prodotti, che poi, attraverso
un lavoro di sintesi, restituisce agli studenti in modo collettivo, facendo rilevare
i punti di forza e di debolezza più significativi. L’evidente difficoltà a definire
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
l’antitesi e a costruirla in modo coerente rispetto alla tesi richiede di fare numerose
esemplificazioni, affinché gli alunni possano apportare le opportune modifiche.
Gli studenti riscrivono il testo, seguendo le indicazioni emerse dal dibattito e che
sono state riportate dal docente in calce allo scritto.
6. È assegnata poi una seconda traccia, svolta a coppie, il cui compito consiste nel
costruire la struttura schematica del testo argomentativo: generazione delle idee e
pianificazione, evidenziazione dei sette punti che caratterizzano tale tipologia. Il
prodotto è autovalutato prima dagli studenti e, successivamente, dall’insegnan-
te, che fornisce suggerimenti per apportare le opportune modifiche e dare così
avvio alla produzione del testo. L’attenzione è posta sulla struttura del brano,
per acquisire la padronanza delle sue parti costituenti, evitando che i contenuti
facciano da ostacolo per un sovraccarico della memoria di lavoro. In altri termini,
occorre evitare che la memoria procedurale, concernente l’aspetto operativo del
testo espresso attraverso l’organizzazione strutturale, e la memoria dichiarativa,
atta al recupero di contenuti e conoscenze, interferiscano l’una con l’altra, con
l’effetto di una prestazione lacunosa e deficitaria.
IL TESTO ARGOMENTATIVO 301
Fase 2: ELABORAZIONE
BOX 1
Schema dei contenuti informativi
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INTRODUZIONE: Creatività = capacità produttiva della fantasia, talento creativo e inventività.
3. Lo schema è tradotto in un piano di lavoro (si veda lo schema nel box 2), che
diviene il primo momento di elaborazione: lo studente prova a dare un ordine
agli argomenti, rivedendo anche i contenuti, attraverso la modalità grafica più
302 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
BOX 2
Traduzione dello schema nel piano di lavoro
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CONCLUSIONE: La scuola può uccidere la creatività, nel caso in cui l’alunno non metta il cuore in quello che
fa, ma si limiti a eseguirlo in modo meccanico.
TABELLA 3
La valutazione sommativa
Competenze Processi Indicatore Livello 1 Livello 2 Livello 3
Scrive un testo argomen- Generazione Informatività del testo
tativo rispettandone la delle idee
struttura interna. Memoria Presenza di tutti gli elementi
Organizza le informazioni procedurale del testo argomentativo
rispettando un ordine
logico. Pianificazione Esplicitazione di uno scopo
(tesi)
Presenza di un piano di orga-
nizzazione dei contenuti
Logicità dell’ordine dei con-
tenuti
Relazione fra i contenuti
IL TESTO ARGOMENTATIVO 303
1. La fase di elaborazione termina con la consegna del testo, che in questa fase del
percorso è caratterizzato da contenuti molto semplici e poco approfonditi. Il do-
cente farà una prima restituzione a tutta la classe, per illustrare le fasi che hanno
creato più problemi e collettivamente trovare il modo di superare le problematicità
emerse. In questa fase è importante il ruolo dell’insegnante, che prima di dare
le risposte deve continuamente rilanciare il problema attraverso delle domande,
così che sia mantenuta alta l’attenzione e tutti si sentano chiamati a trovare delle
soluzioni. I problemi che normalmente emergono riguardano la coerenza globale
(titolo vs contenuti) e particolare (tesi vs antitesi; antitesi vs tesi; testi e antitesi vs
argomenti), come una sorta di problem solving.
2. Vi è anche una restituzione individuale e analitica, mediante la tabella autovaluta-
tiva compilata dal docente, che costituisce il linguaggio condiviso per evidenziare
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i punti di forza e discutere sugli errori, analizzarli e correggerli.
3. Lo studente rivede il testo, riscrivendolo e cercando di rispettare le indicazioni
emerse. Questa fase è molto importante poiché egli ha modo di interiorizzare
principi e regole, familiarizzando con la struttura del brano prodotto, che così può
essere più facilmente appreso. Inoltre in questa riscrittura si pone una maggiore
attenzione agli aspetti formali del testo.
La valutazione del testo scritto deve superare l’ottica tradizionale, che si sofferma
sul suo aspetto formale e di contenuto, per considerare i processi dello scrivere, che
favoriscono la padronanza di tale apprendimento. Valutare secondo l’ottica delle
competenze richiede di riflettere sulle dimensioni implicate nel compito e sulla loro
304 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
TABELLA 4
La valutazione dei docenti: indicatori «semaforo»
PROCESSI-
Presenza di un piano di
INDICATORI
Logicità dell’ordine
Presenza di tutti gli
organizzazione
argomentativo
Esplicitazione
fra i contenuti
dei contenuti
dei contenuti
Informatività
Relazione
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ALUNNI
semaforo
Sara
rosso
semaforo
Antonella
giallo
Deborah
IL TESTO ARGOMENTATIVO 305
semaforo
Giovanna
verde
Matteo
MIchele
Autovalutazione
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di competenza che facilita l’investimento e l’organizzazione delle attività successive.
Verifica finale
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continuare a porre l’attenzione, ma in un’ottica di individualizzazione, soprattutto
in caso di alunni con BES.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Bereiter C. e Scardamalia M. (1987), An attainable version of high literacy: Approaches to teaching
higher-order skills in reading and writing, «Curriculum Inquiry», vol. 17, n. 1, pp. 9-30.
Bereiter C., Corno D. e Scardamalia M. (1997), Psicologia della composizione scritta, Firenze, La
Nuova Italia.
Bertagna G. (2004), Valutare tutti, valutare ciascuno: una prospettiva pedagogica, Brescia, La Scuola.
Boscolo P. e Zuin E. (a cura di) (2015), Come scrivono gli adolescenti: un’indagine sulla scrittura sco-
lastica e sulla didattica della scrittura, Bologna, il Mulino.
Cisotto L. (2006), Didattica del testo: processi e competenze, Roma, Carocci.
Corno D. (1987). Lingua scritta: scrivere e insegnare a scrivere, Torino, Paravia.
Costa M.C. e Visalberghi A. (a cura di) (1995), Misurare e valutare le competenze linguistiche: guida
scientifico-pratica per gli insegnanti, vol. 240, Firenze, La Nuova Italia.
IL TESTO ARGOMENTATIVO 307
Della Casa M. (1994), Scrivere testi: il processo, i problemi educativi, le tecniche, Firenze, La Nuova Italia.
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Garcia Hoz V. (1988), La pedagogia sperimentale. Riflessioni sulla ricerca empirica, «Cultura e Libri»,
vol. 38, pp. 34-46.
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Hayes J.R., Flower L., Schriver K.A., Stratman J.F. e Carey L. (1987), 5 Cognitive processes in revision.
Advances in Applied Psycholinguistics: Volume 2, «Reading, Writing, and Language Learning»,
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Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio (2006), 18 dicembre 2006, relativa a
competenze chiave per l’apprendimento permanente, http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/
LexUriServ.do?uri=OJ:L:2006:394:0010:0018:IT:PDF.
Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio (2018), 22 maggio 2018, relativa a com-
petenze chiave per l’apprendimento permanente, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/it/txt/
pdf/?uri=celex:32018h0604(01)&from=en.
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Vygotskij L.S. (1990), Pensiero e linguaggio, Roma-Bari, Laterza.
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Paola Demarchi
LEZIONE 13
DI SECONDO GRADO
INTRODUZIONE ALLE EQUAZIONI
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Livello scolastico: Scuola secondaria di secondo grado.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-26 Matematica e A-27 Matematica e Fisica.
Principali scelte metodologiche: Problem solving, lezione partecipata, didattica metacognitiva,
valorizzazione delle differenze negli stili di apprendimento.
Argomento della lezione: Le equazioni di secondo grado: introduzione, riflessione sulle soluzioni,
ricerca della formula risolutiva generale, legami tra il valore del discriminante e numero di soluzioni.
Età dei destinatari/Classe: Classe seconda di un Istituto professionale alberghiero, mediamente
numerosa (circa 25 alunni). Gli studenti sono poco motivati allo studio della matematica; la
maggior parte di essi la considera una materia inutile e lontana dalle loro discipline di indirizzo.
Altri la ritengono un insieme di formule e procedimenti da imparare a memoria e da applicare
all’occorrenza, sperando di capire al momento giusto quando queste formule vanno utilizzate.
Tutti condividono l’idea che la matematica non si possa «scoprire». Prediligono la lezione
frontale in cui il docente esegue un esercizio e commenta scrivendo (o dettando) tutti i vari
passaggi da seguire, e fanno molta resistenza a cercare da soli e proporre delle soluzioni.
Sono presenti inoltre 5 alunni con Bisogni Educativi Speciali (DSA e border line). I punti di
forza del gruppo classe sono: un buon clima generale, con studenti disponibili ad aiutare i
compagni più in difficoltà; una discreta curiosità e una disposizione positiva verso le nuove
tecnologie. I punti di debolezza, al contrario, sono rappresentati da: una certa insicurezza e
una scarsa autonomia nel lavoro; poca voglia di mettersi in gioco; la convinzione diffusa di
non poter arrivare a nessuna conclusione da soli e di «non essere portati per la matematica»;
una forte difficoltà a passare dal registro algebrico a quello grafico e viceversa.
Lezione partecipata
La lezione partecipata verrà utilizzata nei momenti di discussione e formalizza-
zione dei risultati ottenuti. Condotta con domande mirate, permetterà al docente e ai
ragazzi di avere un feedback immediato del risultato del lavoro delle fasi precedenti.
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Riflessione metacognitiva
Tutti i momenti della lezione saranno accompagnati da domande volte a sti-
molare la riflessione metacognitiva. Gli alunni saranno aiutati a riflettere su come
apprendono e sul perché commettono certi errori.
le equazioni di secondo grado è la convinzione che tali equazioni abbiano sempre due
soluzioni opposte (perché nella formula risolutiva generale vi sono i segni + e -).
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ad esempio la paura di sbagliare o la rabbia per aver commesso un errore. L’errore è
vissuto in modo talmente negativo da essere considerato quasi una conferma della
convinzione di non essere «intelligente» come gli altri. I sentimenti negativi legati
all’errore nascono a seconda di come l’allievo interpreta tale esperienza. È quindi il
clima della classe, a sua volta determinato dalle scelte didattiche dell’insegnante, a
favorire l’insorgere di un certo tipo di emozioni. Un ambiente collaborativo, in cui
l’attività matematica è centrata sui processi anziché sui prodotti (Zan, 2007), in cui
il senso di abilità è associato alla consapevolezza di pensare piuttosto che alla corret-
tezza del risultato, permette di vivere positivamente anche l’esperienza di errore. Per
comprendere come l’errore possa essere vissuto positivamente, la ricercatrice italo-
americana Raffaella Borasi (1988) propone la metafora del perdersi in una città, per
evocare le sensazioni ed emozioni associate e richiamare quindi gli aspetti affettivi
coinvolti nel commettere errori a scuola. La metafora descrive tre situazioni diverse.
Scenario 1. Se una persona deve raggiungere velocemente una certa destinazione,
ad esempio perché ha un appuntamento importante o perché deve raggiungere l’o-
spedale più vicino per un’emergenza, ovviamente il fatto di perdersi verrà percepito
314 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
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sotto la pressione di obiettivi rigidamente fissati attraverso programmi altrettanto
rigidi, non c’è da stupirsi se la maggior parte di essi reagisce agli errori con frustrazione,
e vuole solo che qualcuno dica loro qual è la risposta corretta. È anche improbabile
che gli alunni abbiano voglia di investire del tempo nell’analizzare questi errori, a
meno che a questa attività non venga attribuito realmente un valore dall’insegnante.
Fase 1: INPUT
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Presentazione di due situazioni problema che motivino la necessità di introdurre la funzione
quadratica e le equazioni di secondo grado
Problema 1:
All’interno di un giardino in cui si terrà un ricevimento, si vuole delimitare con un nastro argentato lungo 16 m
un’area di forma rettangolare in cui tenere alcune provviste che non necessitano di conservazione in frigorifero.
Qual è la regione di area massima che è possibile delimitare?
Problema 1:
All’interno di un giardino in cui si terrà un ricevimento, si vuole delimitare con un nastro argentato lungo 16 m
un’area di forma rettangolare in cui tenere alcune provviste che non necessitano di conservazione in frigorifero.
Qual è la regione di area massima che è possibile delimitare?
Disegna un rettangolo:
Che cosa puoi dire sulle misure dei suoi lati? Che cosa conosci?
________________________________________________________________________________________________
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Apri il file GeoGebra introduzione_parabola.ggb (figura 2).
Facendo variare lo slider l, osserva la curva descritta dal punto P (attiva la traccia se necessario) e completa:
Qual è quindi la regione di area massima che si può delimitare con il nastro lungo 16 m?
_______________________________________________________________________________________________
Scrivi ora nella barra di inserimento del file GeoGebra l’espressione della funzione A(l) e confronta questa curva
con quella descritta dal punto P.
Che cosa puoi dire?
_______________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________
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Fig. 2 Screenshot del file GeoGebra per il Problema 1.
Problema 2:
A un colloquio di lavoro per pizzaiolo, il proprietario del locale afferma che sceglierà a chi dare il lavoro tra
coloro che risponderanno correttamente al seguente problema: «Solitamente le pizze che servo nel mio locale
hanno raggio 16 cm. Questa sera voglio preparare una pizza che abbia area doppia rispetto alle solite. Quanto
dovrà misurare il raggio di questa pizza?».
Problema 2:
A un colloquio di lavoro per pizzaiolo, il proprietario del locale afferma che sceglierà a chi dare il lavoro tra
coloro che risponderanno correttamente al seguente problema: «Solitamente le pizze che servo nel mio locale
hanno raggio 16 cm. Questa sera voglio preparare una pizza che abbia area doppia rispetto alle solite. Quanto
dovrà misurare il raggio di questa pizza?».
Pensi di poter dare una risposta senza bisogno di calcoli? _____________________________________________
Quanto vale quindi l’area di una pizza servita solitamente nel locale?
______________________________________________________________________________________________
Non conosci il raggio della pizza più grande, quindi puoi chiamarlo ×.
Scrivi l’equazione che ti permette di trovare il valore di ×:
______________________ = 0
Apri il programma GeoGebra e scrivi nella barra di inserimento l’espressione della funzione che hai appena trovato.
Che grafico hai ottenuto? _________________________________________________________________________
Osservando il grafico, riesci a determinare i valori delle soluzioni dell’equazione?
______________________________________________________________________________________________
Quante soluzioni hai trovato? Sono tutte accettabili in questo caso?
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______________________________________________________________________________________________
Hai risolto un’equazione in cui manca il termine di primo grado. Un’equazione di questo tipo si chiama pura
e si presenta nella forma a x2 + c = 0.
Troviamo una regola generale per risolverla.
Apri un nuovo file GeoGebra (figura 4) e inserisci due slider (che chiamerai a e c facendoli variare da – 10 a + 10).
Scrivi poi nella barra di inserimento a * x2 + c e premi Invio.
Che curva hai trovato?
______________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________
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Fase 2: ELABORAZIONE
Problema 3:
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Il quadrato di un numero è uguale al triplo del numero stesso. Qual è il numero?
Gli strumenti che gli studenti avranno a disposizione per questo problema
saranno:
– una scheda guidata per l’attività di scoperta (figura 5);
– il software GeoGebra per costruire il file di verifica della correttezza della conget-
tura sulla risoluzione di una equazione di secondo grado spuria (figura 6).
Problema 3:
Il quadrato di un numero è uguale al triplo del numero stesso. Qual è il numero?
Qual è l’incognita del problema? ___________________________________________________________________
• Chiamiamo l’incognita x
• Come puoi indicare il quadrato del numero? ____________________________________________________
• Come puoi indicare il triplo del numero stesso? _________________________________________________
INTRODUZIONE ALLE EQUAZIONI DI SECONDO GRADO 321
• Come sono tra loro il quadrato del numero e il triplo del numero stesso? _______________________________
• Scrivi l’equazione che traduce il testo del problema: ______________________________________________
• Riscrivila in modo da avere solo 0 al secondo membro: __________________ = 0
• Puoi effettuare un raccoglimento totale al primo membro? _________________________________________
Muovi ora i due slider e osserva i punti di intersezione tra la parabola e l’asse x. Cosa noti?
______________________________________________________________________________________________
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______________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________
Che cosa puoi dire allora sulle soluzioni di un’equazione del tipo?
______________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________
Spiega con parole tue il procedimento generale da utilizzare per risolvere un’equazione incompleta del tipo:
______________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________
Problema 4:
Ti hanno incaricato di organizzare un ricevimento e ti hanno consegnato gli inviti, che consistono in un
cartoncino giallo di forma rettangolare (base 15 cm, altezza 10 cm). Trovi questi inviti poco originali e,
avendo a disposizione del raso di colore grigio, vuoi decorarli ricoprendo gli angoli con il raso come nella
figura sottostante:
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x
Sapendo che la superficie non ricoperta dell’invito dovrà essere di 126 cm2, quanto devono essere lunghi i
lati dei triangoli di raso? (tratto da Baroncini e Manfredi, 2014)
________________________________________________________________________________________________
Scrivi l’espressione che indica l’area non coperta dal raso (quindi l’area bianca nella figura):
________________________________________________________________________________________________
Sai che quest’ultima area deve essere di 126 cm2. Scrivi quindi l’equazione che ti permette di risolvere il problema:
________________________________________________________________________________________________
Il prodotto dei due fattori deve dare come risultato 0. Che cosa puoi dire dei due fattori?
________________________________________________________________________________________________
Apri un file GeoGebra, rappresenta la funzione quadratica che compare nell’equazione e verifica se le soluzioni
che hai trovato sono corrette.
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«Ma come posso risolvere un’equazione di secondo grado se non riesco a scomporre
il trinomio?».
Occorre quindi trovare una formula utilizzabile generalmente in tutti i casi.
Sempre con l’obiettivo di rendere l’apprendimento più significativo, la formula non
verrà proposta durante una lezione frontale, ma sarà scoperta direttamente dagli
studenti mediante una scheda guidata (figura 7).
Gli alunni avranno a disposizione un file GeoGebra già preparato (figura 8),
che permetterà di vedere graficamente e manipolare gli oggetti matematici che in-
tervengono nella scheda guidata.
2. Considera la figura composta dal quadrato ABCD (di lato AB = x) e dai rettangoli BEHC e DCGF (di lati x
e b/2). Quanto misura la sua area in funzione di x e b?
Area ABCD = ______________________________
Area BEHC = ______________________________
Area DCGF = ______________________________
Area totale = ______________________________
3. Considera ora una particolare equazione del tipo x2 + b x = k (b > 0, k > 0), ad esempio l’equazione x2 + 2 x
= 24.
Quanto vale b? ___________________________ Quanto vale k? ___________________________
Muovi gli slider in modo da posizionare b e k sui valori relativi all’equazione considerata.
Trovare una soluzione dell’equazione considerata significa trovare un valore della ________________________
in modo che l’area ______________________________________________ sia __________________________
Puoi leggere sul file il valore di tale soluzione?_____________________________
Se sì, qual è questo valore? __________________________ (*)
Considera il quadrilatero AEIF. Come sono i suoi lati? ______________________________
Quanto vale la loro lunghezza (in numero)? ______________________________
E in funzione di x? ______________________________
Quanto misura l’area di AEIF (in numero)? ______________________________
E in funzione di x? ______________________________
Qual è la differenza tra l’area AEIF e AEHCGF? (in numero) ___________________________
Puoi quindi affermare che l’area del quadrato AEIF è uguale all’area di AEHCGF + ______
e quindi puoi scrivere l’equazione (_____ + _____)2 = 24 + _____
da cui si ricava x + _____ = _____ e quindi x = _____
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Con questo metodo (che si chiama metodo del completamento del quadrato) hai ottenuto una soluzione dell’e-
quazione considerata.
Questa soluzione è uguale a quella trovata nel punto 3 (*)?
Nella risoluzione algebrica che hai appena svolto, avresti potuto trovare anche un’altra soluzione? _________
Se sì, come avresti dovuto procedere?________________________________________
4. Generalizza ora quanto hai scoperto.
Considera l’equazione generale x2 + b x = k (b > 0, k > 0).
Per risolverla applica il completamento del quadrato come fatto nel punto precedente.
Scrivi l’area del quadrato AEIF in funzione di x e b: _____________________________
Scrivi l’area del quadrato AEIF in funzione di k e b:________________________________
Uguaglia le due espressioni trovate: _____________________________________________
Analogamente a quanto svolto nel punto 3, scrivi i passaggi per trovare le soluzioni:
_______________________________________________________________________________________________
_________________________________________________________________________________________________
Quella che hai trovato è la formula generale risolutiva di un’equazione di secondo grado.
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• Seleziona una alla volta le tre lettere con il tasto destro e scegli un colore diverso per ognuna di esse.
• Scrivi nella barra di inserimento e clicca su Invio.
• Dopo aver selezionato il comando Muovi, prova a trascinare prima a, poi b, poi c.
• Scrivi nella barra di inserimento Δ = b2 – 4 a c (il Δ si trova nei simboli alla destra della barra di inserimento)
Rispondi ora alle domande:
• Com’è il verso della parabola quando a è positivo? E quando a è negativo? _____________
• Com’è la parabola se b è uguale a 0? ___________________________________________
• Com’è la parabola se c è uguale a 0? ___________________________________________
• Come sono i coefficienti a, b, c quando la parabola ha vertice nell’origine? E quando il vertice si trova sull’asse
delle y? _______________________________________________
• Guarda ora i valori di Δ. Se Δ è positivo la parabola interseca l’asse x? Quante volte? _____
• E se Δ è negativo? _______________________
• E se è nullo? ______________________________
• Che cosa puoi dire quindi sul numero di soluzioni di un’equazione di secondo grado al variare di Δ?
_______________________________________________________________________________________________
326 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
se ∆ > 0 se ∆ = 0 se ∆ < 0
Fig. 10 Screenshot del file GeoGebra per equazioni di secondo grado e segno del Δ.
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Al termine dell’attività, si chiederà agli alunni di produrre uno schema riassun-
tivo che affianchi ai tre casi del Δ la visualizzazione grafica di tutti i casi possibili.
Durante tutte le attività proposte il docente si muoverà tra i piccoli gruppi per
seguire, seppure a distanza, il lavoro degli alunni.
In questo modo potrà rendersi conto di quali parti creano più difficoltà e quali
sono le motivazioni su cui si basano le proposte di soluzione. L’osservazione del lavoro
dei singoli gruppi permetterà anche di far emergere gli eventuali misconcetti e gli
errori più frequenti. Il docente avrà quindi a disposizione molti elementi per guidare
la riflessione metacognitiva prevista nella fase di passaggio da un’attività a un’altra.
Ogni indicazione raccolta permetterà all’insegnante di rivedere la struttura delle
attività proposte, in modo che gli alunni si trovino sempre davanti a qualcosa di
nuovo da scoprire, ma opportunamente calibrato, affinché le richieste siano sempre
adeguate alle loro competenze.
INTRODUZIONE ALLE EQUAZIONI DI SECONDO GRADO 327
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capitale complessivo (costituito dal capitale originario più gli interessi maturati nel primo e nel secondo anno)
uguale a 5408 euro. Quale era il tasso d’interesse annuo delle obbligazioni?
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Baroncini P. e Manfredi R. (2014), Multimath. Verde 2, Milano, Ghisetti & Corvi.
Borasi R. (1988), Sbagliando s’impara: alternative per un uso positivo degli errori nella didattica della
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Zan R. (2007), Difficoltà in Matematica, Osservare, interpretare, intervenire, Milano, Springer.
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LEZIONE 14
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Livello scolastico: Biennio del Liceo delle scienze umane.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-11 Discipline letterarie e Latino / A-12 Discipline
letterarie negli Istituti di istruzione secondaria di secondo grado / A-13 Discipline letterarie,
latino e greco.
Principali scelte metodologiche: Didattica interdisciplinare, cooperative learning.
Argomento della lezione: Analisi e riflessioni in seguito alla lettura dei primi dieci capitoli de
I Promessi Sposi.
Età dei destinatari/Classe: Il Liceo delle scienze umane condivide con gli altri indirizzi lice-
ali obiettivi e finalità, ma presenta peculiari caratteristiche anche nella composizione dei
gruppi-classe. La classe della presente simulazione è composta da 18 alunne/i, e vede la
presenza di due alunni con DSA. È inoltre composta da alunni con abilità e competenze
diversificate, quindi richiede una particolare attenzione verso la motivazione, l’operatività, la
positiva relazione educativa insegnante-studenti e la collaboratività con la quale affrontare
le diversificazioni all’interno della classe.
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La cultura didattica derivante da riflessioni scientifico-epistemologiche e da tra-
dizione, recepita anche dalle Indicazioni nazionali,1 evidenzia al biennio, per quanto
riguarda i risultati di apprendimento comuni all’istruzione liceale, la priorità, quanto
meno cronologica, dell’Educazione Linguistica sull’Educazione Letteraria. Solo aven-
do acquisito competenze linguistiche (ricettive e produttive) di buon livello, si può
accedere in maniera attiva e arricchente (con possibilità interpretative) ai testi letterari.
Tuttavia, il testo letterario presenta una sua specificità (per la sua «gratuità»,
la sua polisemia e per la sua «moderata» possibilità di interpretazione (si veda a
1
Nel profilo educativo e culturale dello studente, richiamato dalle Indicazioni nazionali del 2012, i risultati di
apprendimento comuni all’istruzione liceale, per quanto riguarda l’area linguistico-comunicativa, riguardano:
Padroneggiare pienamente la lingua italiana e, in particolare: dominare la scrittura in tutti i suoi aspetti, da
quelli elementari (ortografia e morfologia) a quelli più avanzati (sintassi complessa, precisione e ricchezza
del lessico, anche letterario e specialistico), modulando tali competenze a seconda dei diversi contesti e scopi
comunicativi; saper leggere e comprendere testi complessi di diversa natura, cogliendo le implicazioni e le
sfumature di significato proprie di ciascuno di essi, in rapporto con la tipologia e il relativo contesto storico
e culturale; curare l’esposizione orale e saperla adeguare ai diversi contesti.
332 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
questo proposito: Eco, 2002) e, fra gli altri tipi e generi di testo, ha una particolare
rilevanza nella formazione della mente, della cultura e del senso di appartenenza di
un uomo/una donna, di un cittadino. Dobbiamo dunque far convivere e interagire
i traguardi di Educazione Linguistica e di Educazione Letteraria, valorizzandoli
nella loro specificità e intrecciandoli nella didattica, ma valutandoli separatamente
(Colombo, 2000; 2001).
Qui consideriamo strettamente congiunti i due ambiti (particolarmente la let-
tura di testi letterari e la scrittura): infatti operiamo su un testo letterario secondo la
sua peculiarità, ma, contemporaneamente, utilizziamo le competenze letterarie per
esercitare e affinare le competenze linguistiche.
L’intreccio tra Educazione linguistica e Educazione letteraria è caldamente
auspicato anche da coloro che pongono l’accento sulla didattica della letteratura,2
poiché considerano la scrittura creativa uno strumento di appropriazione e riappro-
priazione del testo letterario.
Fra le finalità dell’insegnamento della letteratura che più ci interessano in questa
sede possiamo individuare: perseguire l’amore per la lettura; osservare e utilizzare la
particolare ricchezza linguistica del testo letterario; sfruttare la possibilità che esso
offre per educare l’immaginario e per avvicinare la complessità (Colombo, 2001;
Luperini, 2002; Armellini, 1987; 2008).
La lezione partecipata e la dinamica di gruppo consentono inoltre di mediare il
difficile linguaggio critico, cui gli studenti si avvicinano ancora con molte esitazioni
e giustificate difficoltà.
All’interno delle abilità linguistiche, qui ci focalizziamo su: abilità di lettura e
comprensione (di un testo letterario); abilità di ascolto, esercitata attraverso la com-
prensione della lezione frontale e la presa di appunti, ma praticata anche nel gruppo
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dei pari; abilità di parlato, esercitata per mezzo di una relazione orale su scaletta o
supporto; abilità di scrittura, esercitata attraverso lo scritto esteso su traccia di argo-
mento letterario.
Ai risultati di apprendimento di tipo linguistico già individuati (dominare la
scrittura, saper leggere e comprendere testi complessi e curare l’esposizione orale),
vogliamo dunque aggiungere risultati di apprendimento specificamente letterari, ma,
consapevoli di collocarci nella fase in cui si pongono le basi (raccogliendo l’eredità
della scuola secondaria di primo grado) per educare all’amore per la lettura dell’o-
2
Nello specifico, è la riappropriazione a connotare la competenza letteraria in senso propriamente ermeneu-
tico, sollecitando lo studente a dare al testo un’interpretazione plausibile per sé. A questo scopo concorre
ogni forma di riscrittura (dalla creativa alla parodistica, dalla rielaborazione multimediale alla trasposizione
intersemiotica). Infatti il rapporto tra pensiero e linguaggio è favorito dalla manipolazione testuale più o
meno libera, presuppone un contesto sociale come quello del gruppo-classe, richiede operazioni soggettive
per l’interiorizzazione dei significati e dell’esperienza. La prassi didattica conferma che la scrittura creativa
nella scuola costituisce «una guida alla lettura, più un mezzo che un fine», che insomma si deve «scrivere per
imparare a leggere, ribaltando un antico e abusato refrain (leggere per imparare a scrivere). Si veda Sclarandis
e Spingola (2013), pp. 23-37.
DALL’ANALISI A UNA PRIMA INTERPRETAZIONE DEI PERSONAGGI DEI PROMESSI SPOSI 333
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ficativo contributo verso tale traguardo.
L’approccio all’analisi dell’opera (o meglio, della sezione dell’opera che qui trat-
tiamo) parte da un’impostazione strutturale, ma vede il sistema dei personaggi man-
zoniani (di lunga tradizione nella critica letteraria) in chiave di «dualismo inquieto»
(Frare, 2006). Frare recupera da Girardi (1994) il concetto di dualismo «positivo»,
e colloca I Promessi Sposi al culmine dell’evoluzione artistica e umana dell’autore.
Afferma infatti che nel romanzo i dualismi convivono in maniera equilibrata, a
differenza degli altri scritti, diventando la forma artistica dell’opera.
Intorno al 1810, negli anni di studio della religione cattolica e della cosiddetta
conversione, Manzoni supera la logica dei correlativi simmetrici («propria, ad esem-
pio, della tragedia greca, secondo la quale l’uomo cerca se stesso solo in relazione al
proprio nemico, e finisce così col diventargli simile, o comunque col dirigersi verso
ciò che più teme o rifiuta»). A questo punto della sua elaborazione, egli trova che la
«morale teologica» (a differenza di qualsiasi «morale filosofica») abbia la possibilità
di riunire ragione e sentimento.
Di tale analisi (colta anche nel suo corrispettivo stilistico) il presente percorso
rende protagonisti gli studenti che, con la guida dell’insegnante e divisi in gruppi
334 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
cooperativi (si veda a questo proposito Johnson, Johnson e Holubec, 2015), pos-
sono osservare, analizzare, schedare e riutilizzare sotto forma di citazione specifici
elementi testuali. Gli studenti, infatti, operano direttamente sul testo e relazionano
alla classe sui risultati del loro lavoro. Nei gruppi sono oculatamente inseriti i due
studenti con DSA, la cui presenza risulta essere stimolo all’utilizzazione di specifiche
strategie didattiche, oltre che di strumentazioni di supporto.3
Alla fine del percorso (che comprende due sezioni in cui operano i gruppi e una
lezione frontale dell’insegnante dove gli studenti assumono il ruolo di ascoltatori con
presa di appunti), le verifiche consistono in produzioni scritte nella forma di saggio
su traccia che utilizza lo strumento della citazione.
Tale modalità di scrittura (scrivere su un testo letterario partendo da un’analisi
fatta e su indicazione di una traccia fornita) si rifà all’operazione linguistico-cognitiva
della parafrasi (si vedano Marinetto, 1998; 2008).
L’operazione della parafrasi (di cui parlano anche le Indicazioni nazionali) è
operazione non passiva, ma di creatività linguistica, e richiede molte abilità complesse,
sia a livello cognitivo (ad esempio, inferenziazione, gerarchizzazione, generalizzazione
e astrazione), sia a livello linguistico (ad esempio, corretto e ricco utilizzo di lessico
e sintassi; sul piano testuale, uso particolare delle nominalizzazioni, dei riferimenti
anaforici e dei connettivi; risegmentazioni e cambio dell’ordine dei contenuti co-
gnitivi). È possibile parafrasare solo dopo aver capito, generalizzato e gerarchizzato.
La parafrasi che parte da testi letterari (scrivere su testi letterari o da testi lette-
rari) è operazione ancor più ricca e complessa, purché sui testi letterari si sia operata
non solo un’attività di comprensione e di analisi, ma anche un’iniziale attività di
interpretazione. Si compie operazione parafrastica non solo quando si sintetizza,
ma anche quando si espande. Secondo Corno (1987) la parafrasi può riguardare tre
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
operazioni: espandere (ad esempio nelle definizioni), condensare (nelle scritture di
sintesi), aggiungere (quando si condensa la linea tematica di un testo, ma si integra con
elementi deducibili per via contestuale o co-testuale, come nel caso del commento).
Il presente percorso si configura come punto di intersezione di un curricolo di
scrittura (che ha esercitato scritture di natura e oggetti diversi) e di un curricolo di
lettura del testo letterario.
Nel curricolo di scrittura, in precedenza, si colloca, fin dal primo anno del bien-
nio (ma anche alla secondaria di primo grado e alla primaria con modalità diverse)
l’esercizio regolare della parafrasi di testi vari, prevalentemente non letterari. Corno
afferma infatti, in molti suoi lavori (per citarne solo alcuni: 1987; 1999) che in un
percorso di scrittura didatticamente corretto è opportuno lavorare prima sui testi
3
La Legge 170, 8 ottobre 2010, «Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbo
specifico dell’apprendimento», richiede la necessità di un Piano Didattico Personalizzato. Rimandiamo alla
lettura della legge per una migliore comprensione del problema e delle indicazioni, ricordando qui soltanto
l’opportunità, dove se ne rilevi la necessità, di strumenti compensativi, come sintesi vocali, programmi di
videoscrittura, ecc. e di una didattica individualizzata/personalizzata che, ponendosi obiettivi comuni per
tutta la classe, valorizzi e rispetti lo specifico stile di apprendimento di ciascuno.
DALL’ANALISI A UNA PRIMA INTERPRETAZIONE DEI PERSONAGGI DEI PROMESSI SPOSI 335
altrui e, solo in un secondo momento, sulla scrittura e soprattutto sulla revisione dei
propri testi. L’autore intende l’esercizio di scrittura come una situazione di «problem
solving» e parla di «trasformare le conoscenze» contrapposto al «dire le conoscenze»
(Corno, 2005). Nel curricolo di ascolto, in precedenza, si collocano l’ascolto di
lezioni frontali e l’esercizio della presa di appunti, all’inizio supportati da schemi e
strumenti che aiutano a focalizzare.
Nel curricolo di parlato si colloca in precedenza il parlato su scaletta, più volte
esercitato (fin dalla prima classe) su altri temi e argomenti, non solo letterari.
Sul versante letterario gli studenti non sono digiuni di conoscenze e competenze
di base sul sistema e sulle caratteristiche dei personaggi; sono in grado di ricostruire
storia, temi e motivi, competenze esercitate su altri testi letterari, segnatamente novelle
e racconti, ma sicuramente anche su altri romanzi dell’Ottocento e soprattutto del
Novecento, letti durante il biennio, o recuperati da letture personali fatte in passato.
Non è invece necessaria, in questa fase, una conoscenza teorica e anticipata su
Manzoni come autore e sulla sua poetica, perché ciò verrà acquisito progressivamente
nel corso della lettura del romanzo e al triennio.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
significativi del contenuto di un’opera utilizzando l’operazione di schedatura.
4. Fare inferenze per colmare le ellissi di significato.
• Abilità di analisi: 1. Localizzare su un testo caratteristiche tematiche e stilistiche.
2. Individuare analogie e differenze tra personaggi. 3. Individuare il rapporto tra
poetica e poesia di un autore.
• Abilità di interpretazione: 1. Individuare scelte e valori dell’autore e metterle in
relazione con le sue scelte stilistiche. 2. Sostenere in modo argomentato una tesi
critica confrontandola con la propria opinione. 3. Esprimere e motivare un’in-
terpretazione personale.
– Abilità linguistiche
• Lettura: 1. Leggere e comprendere un testo narrativo (in questo caso letterario).
2. Leggere e consultare un testo per ricavarne informazioni, dati, opinioni, uti-
lizzando lettura veloce e tecniche di sottolineatura.
• Ascolto: 1. Ascoltare una lezione teorica, accompagnata da schemi e visualizza-
zioni diverse, prendendo appunti. 2. Ascoltare e interagire nel gruppo dei pari
prendendo appunti.
336 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
della letteratura nel suo complesso, nel quale ciascuna competenza verrà esercitata
in diversi momenti del percorso scolastico e raggiunta a livelli diversi in relazione
alla scolarità e alla maturazione di ciascuno studente.
Tale sillabo è stato elaborato dalla scrivente a partire soprattutto da Colombo e
Guerriero 2001, e utilizzato nelle classi di insegnamento e nelle riflessioni di didattica
della letteratura nella SSIS del Veneto.4
Le competenze chiamate in gioco nel presente percorso riguardano soprattut-
to, come si vede dalle segnalazioni nella tabella, i livelli più bassi della tassonomia,
e particolarmente la comprensione. Ne resta esclusa totalmente la competenza di
contestualizzazione, indicata soprattutto per il triennio.
4
Riporto, per un confronto, l’analisi tassonomica di Sclarandis e Spingola (2013): «[…] la competenza let-
teraria, quale sintesi di conoscenza, comprensione, riappropriazione e valutazione di un testo da parte dello
studente/lettore. Di questi quattro aspetti, riconducibili alla tassonomia di Benjamin S. Bloom, la conoscenza
e la comprensione insistono maggiormente sulla datità storico-linguistica di un’opera; la riappropriazione e la
valutazione, invece, chiamano in causa più direttamente il lettore e valorizzano la dimensione psicoemotiva e
sociale dell’apprendimento. Ogni aspetto dunque contempla conoscenze, abilità, processi, che si alimentano
e si perfezionano nella reciprocità di apporti continui e in una progressione circolare o, meglio, sinusoidale».
DALL’ANALISI A UNA PRIMA INTERPRETAZIONE DEI PERSONAGGI DEI PROMESSI SPOSI 337
TABELLA 1
Obiettivi di apprendimento/Traguardi per lo sviluppo di competenze
Comprensione
Analisi
Interpretazione
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Contestualizzazione
• Stabilire relazioni tra un testo letterario ed elementi o documenti noti di contesto non letterario
• Storicizzare un testo attraverso confronti con altri testi, coevi o meno
• Attribuire un testo non noto a un autore (a un movimento, a un’epoca) motivando l’attribuzione con rilievi tematici
e/o stilistici
• Stabilire i rapporti di un testo con il contesto letterario
• Stabilire i rapporti di un testo con il contesto socioculturale
• Individuare i modelli culturali di una certa epoca
La classe, composta da 18 studenti, di cui due con DSA, viene divisa in 6 gruppi
eterogenei al loro interno, ciascuno composto da 3 alunni. I due studenti con DSA
vengono sapientemente posti in gruppi diversi e in un contesto che l’insegnante
conosca essere per loro positivo (presenza di un amico/a nel gruppo, adeguate com-
petenze degli altri due membri del gruppo, atteggiamento paritario e collaborativo).
All’interno dei gruppi vengono individuati dei ruoli: il segretario, il relatore, il
lettore, i cui compiti verranno dall’insegnante chiariti in seguito.
L’insegnante spiega che il lavoro si svolgerà sui primi dieci capitoli, già letti (e
sui quali si è già fatto un normale percorso, con interrogazioni ed esercitazioni), dei
Promessi Sposi e anticipa che occuperà circa sei o sette ore di lezione, in giorni diversi,
e si concluderà con una verifica scritta.
Ricorda che si sono dunque già incontrati molti dei personaggi principali: Renzo,
Lucia, don Abbondio, don Rodrigo, padre Cristoforo, Gertrude (oltre che Perpetua e Agnese),
mentre ancora non sono comparsi l’Innominato e il cardinal Federigo. Richiama quindi
i personaggi noti con pochi cenni e attraverso alcuni avvenimenti, mentre anticipa il
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
ruolo che avranno, nel proseguimento del romanzo, l’Innominato e il cardinal Federigo.
Per far questo si serve della LIM, se ne ha la possibilità, oppure utilizza la
lavagna per annotare nomi, caratteristiche e quant’altro risulti utile a un recupero
sintetico delle informazioni o alla loro anticipazione. Può utilizzare schemi a stella
(attorno a ciascun personaggio), che sono particolarmente utili agli studenti con
DSA e, utilizzando la LIM, anche immagini prese da varie edizioni dei Promessi
Sposi. A questo proposito ipotizziamo anche la presenza in classe di un computer di
uso comune o di un laptop/iPad personale di uno dei due studenti con dislessia, che
egli utilizza regolarmente, assieme al programma di lettura digitale e ai libri digitali
(in questo caso I Promessi Sposi). Potranno essere presenti anche altri portatili: in
misura ottimale, uno per gruppo.
Un passo successivo per avviare il lavoro dei gruppi è far notare come gli otto
personaggi principali formino delle strutture a gruppi di due o di quattro. Manzoni ha
ideato un complesso e simmetrico sistema di relazioni tra i personaggi. L’insegnante
può fare un solo esempio (gli altri verranno ricavati dagli studenti nell’attività di
gruppo): quattro personaggi appartengono al popolo o alla borghesia (Renzo, Lucia,
DALL’ANALISI A UNA PRIMA INTERPRETAZIONE DEI PERSONAGGI DEI PROMESSI SPOSI 339
don Abbondio, padre Cristoforo), quattro al mondo nobiliare (don Rodrigo, l’Innomina-
to, il cardinal Federigo, la monaca di Monza). Fa ricavare i nomi dei personaggi dagli
studenti stessi, interagendo con loro (e aiutandoli soprattutto per quanto riguarda i
due personaggi non noti).
Propone ora alla classe, servendosi, se può, della LIM, l’attività da svolgere.
Ogni gruppo avrà una tabella che dovrà completare, dopo aver discusso al suo
interno e dopo aver consultato i dieci capitoli già letti del romanzo (in tabella 2
sono presentati gli schemi da consegnare distintamente a ciascun gruppo per la
compilazione). Dopo discussione, consultazione e rilettura selettiva il gruppo dovrà
produrre come risultato (nella modalità di schedature, citando capitoli e pagine)
anche alcune righe/parti del romanzo scelte a dimostrazione delle decisioni prese
nella compilazione della tabella (ad esempio: da dove si può capire che Renzo è
personaggio di invenzione? Da dove si coglie che don Rodrigo appartiene alla no-
biltà?…). Il tutto sarà conservato in una cartellina di gruppo, alla quale in seguito
gli studenti potranno accedere. La situazione ottimale consentirebbe a ciascun
gruppo di svolgere tutto il lavoro in un portatile e di salvare i materiali in una
cartella del computer. Il gruppo sceglierà anche di schedare (quindi di copiare in
schede apposite) alcuni elementi che ritenga significativi per illustrare il carattere o
le caratteristiche dei personaggi (ad esempio per rispondere alla domanda «Perché
Lucia è un personaggio positivo?»).
Nel box 1 (e in quelli successivi) sono inseriti gli aspetti dell’analisi dei testi e
le letture critiche utili all’insegnante per sviluppare la propria lezione.5
TABELLA 2
Schema di lavoro per la prima lezione
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Personaggi storici
1
Personaggi d’invenzione
Personaggi laici
Personaggi positivi
4
Personaggi negativi
5
Per una più ampia analisi si veda Marinetto, https://docplayer.it/63322986-Paola-marinetto-il-dualismo-
inquieto-nei-promessi-sposi-un-analisi-del-sistema-dei-personaggi-manzoniani.html.
340 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Vittime
Oppressori
5
Aiutanti
BOX 1
Il sistema di relazioni tra i personaggi
• Quattro personaggi storici: padre Cristoforo, il cardinal Federigo, l’Innominato, la monaca di Monza.
• Quattro personaggi di invenzione: Renzo, Lucia, don Abbondio, don Rodrigo.
(In ogni gruppo ci sono tre uomini e una donna; i personaggi di invenzione compaiono nel romanzo per
primi, anche se don Rodrigo è solo nominato).
• Quattro laici: Renzo, Lucia, don Rodrigo, l’Innominato.
• Quattro ecclesiastici: don Abbondio, padre Cristoforo, il cardinal Federigo, la monaca di Monza (anche
qui tre uomini e una donna).
• Dei quattro ecclesiastici:
– due regolari: padre Cristoforo, la monaca di Monza;
– due secolari: don Abbondio, il cardinal Federigo.
• Oppure, sempre dei quattro ecclesiastici:
– due appartenenti alla Chiesa povera e popolare: padre Cristoforo, don Abbondio;
– due appartenenti alla Chiesa potente: la monaca di Monza, il cardinal Federigo.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Ancora:
• Quattro appartenenti al mondo popolare e borghese: Renzo, Lucia, don Abbondio, padre Cristoforo.
• Quattro appartenenti al mondo nobiliare: don Rodrigo, l’Innominato, il cardinal Federigo, la monaca
di Monza.
Per quanto riguarda la contrapposizione bene/male:
• Quattro personaggi positivi: Renzo, Lucia, padre Cristoforo, il cardinal Federigo.
• Quattro personaggi negativi: don Rodrigo, l’Innominato, don Abbondio, la monaca di Monza.
Ancora, utilizzando funzioni narratologiche, vi sono:
• Due vittime: Renzo, Lucia.
• Due oppressori: don Rodrigo, l’Innominato.
• Due aiutanti: padre Cristoforo, il cardinal Federigo.
• Due strumenti degli oppressori: don Abbondio, Gertrude.
Vedendo la vicenda dalla prospettiva dell’eroe:
Renzo (eroe), alla ricerca dell’eroina (Lucia), ha due aiutanti (padre Cristoforo, il cardinal Federigo), mentre
l’antagonista (Don Rodrigo) ne ha tre (l’Innominato, don Rodrigo, Gertrude).
Tuttavia, tra questi tre aiutanti dell’antagonista è incluso l’Innominato che, dopo la conversione, si tra-
muta in aiutante dell’eroe, che dunque viene ad avere tre aiutanti, mentre l’antagonista resta con due.
Il sistema dei personaggi maggiori è dunque giocato ripetutamente e quasi ossessivamente su oppo-
sizioni binarie (si veda a questo proposito Calvino, 1980)
DALL’ANALISI A UNA PRIMA INTERPRETAZIONE DEI PERSONAGGI DEI PROMESSI SPOSI 341
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
romanzo gli elementi focalizzati; individuare le parti interessate; ricopiarle (a mano o
al computer); discutere e arrivare a un risultato comune. Il segretario è tenuto ad aver
cura e conservare nella cartellina di gruppo i materiali prodotti, ad apporvi la data, a
prendere nota anche di eventuali discussioni e punti di vista discordanti. Insieme poi
il gruppo preparerà la relazione orale, supportandola, se necessario, con una scaletta.
Se uno dei due studenti con DSA che abbiamo ipotizzato essere inseriti nella
classe dispone di un computer portatile (o se nella classe sono presenti altri portatili),
si prenderanno gli appunti in forma digitale e questo potrà essere molto utile anche
agli altri studenti al momento della rielaborazione. Durante l’esposizione, l’insegnante
ha la possibilità di porre domande, stimolare le riflessioni e le risposte, interrompere
qualora i contenuti delle relazioni si sovrapponessero e si rischiasse così di dilungarsi
eccessivamente a danno dell’attenzione. Le relazioni devono risultare chiare, sintetiche
e interessanti, ed è opportuno che l’insegnante non perda di vista tale obiettivo.
Può poi riprendere l’analisi nel suo complesso, proiettando o mostrando gli schemi,
ribadendo (se necessario) alcuni elementi e può anche utilizzare un altro schema, ma
solo nella sua prima parte (figura 1). Come si può ricavare dallo schema in figura 1,
nella prima parte del romanzo (capp. I-XIX) Renzo ha come antagonista don Rodrigo
(e ambedue hanno come aiutanti, rispettivamente, padre Cristoforo e don Abbondio)
secondo l’opposizione giustizia-sopruso. Nella seconda parte (dal cap. XX, nel quale
don Rodrigo incarica l’Innominato di occuparsi della faccenda, al cap. XXXVIII)
Lucia si oppone all’Innominato (e ambedue hanno come aiutanti, rispettivamente, il
cardinale Federigo e la monaca di Monza), ma si attua un’inversione: l’oppressa diviene
strumento di grazia per l’oppressore, attraverso la misericordia da lei più volte invocata.
Il romanzo, dunque, comunque lo si analizzi, risulta equilibratissimo, giocato
su coppie binarie e su relazioni bipolari.6
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
capitoli
padre Cristoforo
(Capitoli XX-XXXVIII)
La monaca di Monza
ultimi
Lucia L’Innominato
Il cardinale
6
Alcune osservazioni sullo stile di Manzoni sono tratte anche da Barberi Squarotti (1965).
DALL’ANALISI A UNA PRIMA INTERPRETAZIONE DEI PERSONAGGI DEI PROMESSI SPOSI 343
I gruppi hanno ora un altro incarico: mettere a fuoco uno dei personaggi prin-
cipali. Essendo i gruppi sei, a ciascuno viene assegnato uno dei seguenti personaggi:
Lucia, Renzo, Gertrude, don Abbondio, don Rodrigo, padre Cristoforo (che però
viene diviso nelle sue due figure: Lodovico, prima della conversione, e Cristoforo,
dopo la conversione, affidate a due gruppi diversi).
Ogni gruppo ha l’incarico di rivedere/rileggere alcune parti del romanzo per
cercare le caratteristiche del personaggio assegnato, avendo l’accortezza di porre at-
tenzione in particolare agli elementi conflittuali di ciascuno. L’insegnante cerca di
spiegare che cosa devono cercare: «Se don Abbondio, ad esempio, è un personaggio
negativo, vi sono però degli elementi che ce lo fanno apparire simpatico, o quanto
meno ce lo fanno compatire? Cercateli nel testo». Quello a cui si intende arrivare è il
dualismo interno ai personaggi, e non solo le opposizioni dualistiche dei personaggi
tra loro (si veda il box 2).
BOX 2
Il dualismo dei personaggi: letture critiche
Fin dal loro primo apparire, I Promessi Sposi hanno colpito l’attenzione di critici e di lettori per la pre-
senza in essi, a molteplici livelli, di un dualismo: tra ideale e reale, come voleva de Sanctis, o tra poesia
e oratoria, per dirla con Croce, o tra realismo (cattolico) e decadentismo, se si dà retta a Moravia, o tra
riflessione critica e immaginazione creativa (o ragion giudicante e genio estetico), binomio che, secondo
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Girardi, costituisce la chiave di tutta la produzione manzoniana. È stato quest’ultimo, infatti, non solo a
riconoscere la presenza di molteplici dualismi in pressoché tutte le opere letterarie di Manzoni, ma anche
a rovesciarne il significato da negativo a positivo: la prospettiva dualistica aiuta «a intendere appieno
non solo l’essenza strutturale delle opere del Manzoni, ma anche il senso della loro successione», fino
al culmine dei Promessi Sposi, in cui i dualismi convivono, a differenza che negli altri scritti, in maniera
equilibrata e, soprattutto, si obiettivano, diventando, da semplici contenuti quali si presentano negli altri
scritti, forma artistica del romanzo; e il difficile e contrastato matrimonio tra Renzo e Lucia costituisce
la realizzazione narrativa e il simbolo del raggiunto equilibrio tra i diversi dualismi.
Del resto, è proprio il narratore a suggerire questa chiave di lettura dicotomica: basti pensare al roman-
zo misto di storia e d’invenzione quale è il suo e alla conseguente distinzione dei personaggi in storici
e inventati (che, esibita nell’anticamera del Carmagnola, gli procurò le note critiche di Goethe), o alla
divisione dei ruoli tra anonimo (narratore I) e rifacitore (narratore II), mantenuta per tutto il romanzo ma
dichiarata fin dalla copertina, come a volte si dimentica (I Promessi Sposi. Storia milanese del secolo XVII
scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni). L’elenco è solo accennato, ma importa, più che completarlo,
cominciare ad azzardare il significato di questa strutturazione del romanzo per coppie oppositive: essa
è, ovviamente, omologa all’isotopia etica fondamentale dei Promessi Sposi, cioè, grosso modo, la lotta
tra il bene e il male, e si modella sulla forma del paradosso cristiano. (Tratto da Frare, 2006)
Secondo Girardi, citato da Frare, I Promessi Sposi sarebbero dunque il culmine della produzione man-
zoniana, opera nella quale i dualismi convivono e diventano forma artistica del romanzo, come dimostra
anche il conclusivo matrimonio dei due protagonisti, simbolo dell’equilibrio raggiunto.
344 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
È stato osservato che, dal punto di vista stilistico, nella scrittura di Manzoni risulta preminente la figura
retorica dell’antitesi che «decreta l’avvicendarsi egualitario dei contrari, l’egual valore (nel doppio senso,
etico e agonistico) dei termini in conflitto e implica l’ironica parità delle regole che suggeriscono com-
portamenti opposti». (Bottiroli, 1993).
Nella dicotomia cuore-ragione talvolta prevale il cuore, talaltra la ragione, in una logica chiamata dei
«correlativi simmetrici, omogenei, speculari o incatenati», che viene esemplificata con la tragedia greca
o (più latamente) con il sistema classico: l’uomo cerca se stesso solo in relazione al proprio nemico, e
finisce così col diventargli simile, o comunque col dirigersi verso ciò che più teme o rifiuta.
È stato anche osservato che Manzoni supera la logica dei correlativi simmetrici intorno al 1810, ossia
negli anni di studio della religione cattolica e della cosiddetta conversione, quando egli trova che la
«morale teologica» (a differenza di qualsiasi «morale filosofica») ha la possibilità di riunire ragione e
sentimento (Frare, 2006, pp. 11-51).
Manzoni afferma ora che l’opposizione tra i due termini non è correttamente impostata, perché uno dei
due è logicamente o moralmente inaccettabile, non di pari grado. I dualismi dunque vanno ricomposti in
un’unità superiore. La mente di Manzoni aspira all’unità; egli scrive infatti in Dell’invenzione e altri scritti
filosofici: «È con l’andare avanti, che si passa dalla molteplicità all’unità, nella quale solo l’intelletto può
acquietarsi fondatamente e stabilmente. Ed è col riprender le mosse dall’unità (giacché non si tratta di
una quiete oziosa), che s’arriva, per quanto è concesso in questa vita mortale, a discerner l’ordine nella
molteplicità reale delle cose contingenti e create».
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
– i membri binari (esempio tratto dallo stesso capitolo): «In certi momenti, un attento
osservatore avrebbe argomentato che chiedessero affetto, corrispondenza, pietà;
altre volte avrebbe creduto coglierci la rivelazione istantanea d’un odio inveterato
e compresso, un non so che di minaccioso e di feroce».
L’insegnante può fare altri esempi (di sua invenzione e non letterari) per
spiegare meglio le due strutture linguistiche da cercare. Cosa dovrà dunque fare
ciascun gruppo? Sul personaggio assegnato (due gruppi sui due aspetti dello stesso
personaggio, Lodovico e padre Cristoforo) cercherà, rileggerà, schederà tutti gli
elementi che possano essere utili a delinearne un ritratto psicologico, ponendo
una particolare attenzione agli elementi di conflittualità. Forniamo un esempio
di analisi testuale, relativamente alle avversative e ai membri binari, sulla pagina
della celebre descrizione di Gertrude. La donna, divisa tra il rifiuto e l’assenso
prima della monacazione, continua in seguito il suo atteggiamento altalenante e
ambiguo, evidente anche nei capricci e cambiamenti d’umore. Il narratore ce la
presenta attraverso immagini ambivalenti, dal punto di vista stilistico ricche di
avversative e di membri binari.
DALL’ANALISI A UNA PRIMA INTERPRETAZIONE DEI PERSONAGGI DEI PROMESSI SPOSI 345
[...] e dietro quelle una monaca ritta. Il suo aspetto, che poteva dimostrar ven-
ticinque anni, faceva a prima vista un’impressione di bellezza, ma d’una bellezza
sbattuta, sfiorita e, direi quasi, scomposta. Un velo nero, sospeso e stirato oriz-
zontalmente sulla testa, cadeva dalle due parti, discosto alquanto dal viso; sotto
il velo, una bianchissima benda di lino cingeva, fino al mezzo, una fronte di
diversa, ma non d’inferiore bianchezza; un’altra benda a pieghe circondava il viso,
e terminava sotto il mento in un soggolo, che si stendeva alquanto sul petto,
a coprire lo scollo d’un nero saio. Ma quella fronte si raggrinzava spesso, come
per una contrazione dolorosa; e allora due sopraccigli neri si ravvicinavano, con
un rapido movimento. Due occhi, neri neri anch’essi, si fissavano talora in viso
alle persone, con un’investigazione superba; talora si chinavano in fretta, come
per cercare un nascondiglio; in certi momenti, un attento osservatore avrebbe ar-
gomentato che chiedessero affetto, corrispondenza, pietà; altre volte avrebbe creduto
coglierci la rivelazione istantanea d’un odio inveterato e compresso, un non so che
di minaccioso e di feroce: quando restavano immobili e fissi senza attenzione, chi
ci avrebbe immaginata una svogliatezza orgogliosa, chi avrebbe potuto sospettarci
il travaglio d’un pensiero nascosto, d’una preoccupazione familiare all’animo, e
più forte su quello che gli oggetti circostanti. Le gote pallidissime scendevano
con un contorno delicato e grazioso, ma alterato e reso mancante da una lenta este-
nuazione. Le labbra, quantunque appena tinte d’un roseo sbiadito, pure, spiccavano
in quel pallore: i loro moti erano, come quelli degli occhi, subitanei, vivi, pieni
d’espressione e di mistero. La grandezza ben formata della persona scompariva
in un certo abbandono del portamento, o compariva sfigurata in certe mosse
repentine, irregolari e troppo risolute per una donna, non che per una monaca.
Nel vestire stesso c’era qua e là qualcosa di studiato o di negletto, che annunziava
una monaca singolare: la vita era attillata con una certa cura secolaresca, e dalla
benda usciva sur una tempia una ciocchettina di neri capelli; cosa che dimostrava
o dimenticanza o disprezzo della regola che prescriveva di tenerli sempre corti,
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
da quando erano stati tagliati, nella cerimonia solenne del vestimento. (Cap. IX)
L’Innominato, come Gertrude, ma in maniera diversa dato l’esito positivo
nella lotta bene/male, è rappresentato attraverso la conflittualità. Rileggiamo per
questo il cap. XX, e soprattutto il seguente passaggio, dove la conflittualità interna,
e quindi l’ambivalenza, vengono rappresentate attraverso l’antitesi di quel «ma un
no imperioso…».
[...] E voleva chiamare uno de’ suoi sgherri, e spedirlo subito incontro alla car-
rozza, a ordinare al Nibbio che voltasse, e conducesse colei al palazzo di don
Rodrigo. Ma un no imperioso che risonò nella sua mente, fece svanire quel disegno.
Tormentato però dal bisogno di dar qualche ordine, riuscendogli intollerabile
lo stare aspettando oziosamente quella carrozza che veniva avanti passo passo,
come un tradimento, che so io? come un gastigo, fece chiamare una sua vecchia
donna. (Cap. XX)
Non vi è conflittualità nel cardinal Federigo, che è figura positiva, quasi agiogra-
fica, non molto riuscita dal punto di vista narrativo, forse perché più rigida delle altre.
346 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Tuttavia, anche in questo caso, il narratore illumina il lettore su una sua «caduta»:
anche il cardinale crede all’esistenza degli untori (si rimanda a tale proposito al cap.
XXXII, dove, in un punto cruciale, viene usata un’avversativa).
Noi vorremmo poter dare a quell’inclita e amabile memoria una lode ancor più
intera, e rappresentare il buon prelato, in questo, come in tant’altre cose, supe-
riore alla più parte de’ suoi contemporanei, ma siamo invece costretti a notar di
nuovo in lui un esempio della forza d’un’opinione comune anche alle menti più
nobili. (Cap. XXXII)
Lucia, di gran lunga il personaggio più positivo (forse immagine della moglie
Enrichetta, portatrice più autentica del messaggio dell’autore), presenta qualche lieve
ombra, ad esempio quando don Abbondio la chiama, nell’ultimo capitolo «acqua cheta»,
«santerella», «madonnina infilzata», o quando il narratore avanza il sospetto che non
fosse malcontenta di aver accettato il matrimonio segreto. Come Renzo forse esagera
la collera per convincerla, così lei, forse, è contenta di venir convinta: l’animo umano
(fa intender il narratore) è assai più complesso di quanto può apparire a prima vista.
[...] Qui l’autore confessa di non sapere un’altra cosa: se Lucia fosse, in tutto e
per tutto, malcontenta d’essere stata spinta ad acconsentire. Noi lasciamo, come
lui, la cosa in dubbio. (Cap. VII)
Don Rodrigo è certo un personaggio negativo, eppure non ci è del tutto alieno
sin dall’inizio, quando, alla fine del colloquio con padre Cristoforo, sembra spaventato
dalla predizione del frate (cap. VII), ed è certamente pervasa di pietà la scena della
sua morte, quando, dopo aver concluso l’esorcizzazione della morte (il mangiare,
bere e deridere i morti) nell’incubo notturno, egli rivede proprio padre Cristoforo
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
e il suo braccio alzato (cap. XXXIII).
Di don Abbondio non è necessario dire, della sua natura pavida che ci provoca
rabbia ma anche pietà, presentato com’è, fin dall’inizio «come un vaso di terra cotta,
costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro».
La negatività di questi ultimi due personaggi sta, più che nelle loro caratteri-
stiche psicologiche, nella loro opposizione, nell’irrigidimento avvenuto sui rapporti
di forza, sulla logica simmetrica dei correlativi incatenati, tant’è che la morte di don
Rodrigo non è utile a Renzo (che, come vedremo, ha fatto un altro percorso), ma a
don Abbondio. «È stata un gran flagello questa peste; ma è anche stata una scopa;
ha spazzato via certi soggetti…» (cap. XXXVIII).
Il punto infatti è questo: don Abbondio (come, naturalmente, don Rodrigo)
non sa cambiare registro, anche se incontra un personaggio, il cardinale, che potrebbe
aiutarlo a compiere il cambiamento.
I due sono incatenati nei loro rapporti di forza: don Rodrigo oppressore, don
Abbondio oppresso (ma a sua volta oppressore di Renzo e Lucia, proprio perché non
ha saputo cambiare registro): la catena della violenza si perpetua se non c’è qualcuno
che la sa interrompere.
DALL’ANALISI A UNA PRIMA INTERPRETAZIONE DEI PERSONAGGI DEI PROMESSI SPOSI 347
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Fase 3: OUTPUT e feedback forniti (Terza ora)
Si tratta di una lezione frontale, nella quale l’insegnante cerca di mediare di-
datticamente il concetto di «dualismo inquieto» dei personaggi, che, a sua volta,
rappresenta l’evoluzione, lo sviluppo della poetica manzoniana.
Utilizzando gli strumenti a disposizione (in maniera ottimale la LIM, ma, in
alternativa, sono utili anche la lavagna e dei cartelloni, ad esempio un cartellone per
personaggio), l’insegnante richiama sinteticamente le relazioni dei gruppi e aggiunge
alcune osservazioni, in particolare sull’evoluzione di padre Cristoforo, facendo notare il
passaggio da un rapporto simmetrico (quello di Lodovico con il nobile suo avversario)
a uno asimmetrico (quello che padre Cristoforo sa instaurare con gli altri dopo la sua
conversione). Aggiunge poi una riflessione su Renzo, cercando di far capire come
anch’egli passi da un’opposizione frontale, simmetrica, con don Rodrigo a un più
maturo atteggiamento. Questo avviene con l’aiuto di padre Cristoforo (che riassume
in sé gli elementi della vendetta e del perdono) e con la mediazione di Lucia.
Il matrimonio dei due Promessi è, per Manzoni, la sintesi finale dei due aspetti.
Anche nella lezione frontale è molto importante che l’insegnante faciliti l’at-
tenzione degli studenti con schemi, parole chiave scritte alla lavagna o alla LIM,
proiezione (se possibile) di brani o, in alternativa, indichi agli studenti (che hanno
davanti il romanzo) le parti che sta trattando (box 3).
BOX 3
Renzo, don Rodrigo e padre Cristoforo: letture critiche
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Narratologicamente parlando, tuttavia, l’opposizione fondamentale è quella tra l’eroe e l’antagonista,
tra Renzo e don Rodrigo: i tratti negativi del primo e quelli positivi che il narratore assegna comunque
anche al secondo vengono messi tra parentesi per dar vigore all’antitesi romanzesca che li contrappone
e che nessuno si sognerebbe di mettere in dubbio. Eppure, anche qui il narratore si diverte a mischiare
le carte in tavola, con un tratto di ironia narrativa che ho già segnalato: l’eroe, a un certo punto, diviene,
contro tutte le regole narratologiche, nientemeno che aiutante dell’antagonista, cioè oppositore di se
stesso, come il narratore non manca di far notare a chi non avesse colto la portata del fatto: mentre
don Rodrigo pensa che la soluzione migliore per far passare a Renzo la voglia di tornare sarebbe quella
di bandirlo legalmente dallo stato, con l’aiuto magari dell’Azzeccagarbugli, «un altr’uomo, l’uomo che
nessuno s’immaginerebbe, Renzo medesimo, per dirla, lavorava di cuore a servirlo, in un modo più
certo e più spedito di tutti quelli che il dottore avrebbe mai saputi trovare» (cap. XI).
Gli esempi, a livello di intreccio, di questa trasformazione dei due termini di una opposizione come
unico polo di un’altra e superiore opposizione, potrebbero continuare. Ma seguiamolo, questo Renzo
internamente dimidiato, nelle sue peripezie milanesi, che si inaugurano proprio sotto il segno di una
contraddizione interna — a lui e non solo a lui — tra due parole fondamentali del romanzo: il perdono e
la vendetta (cioè la giustizia mondana, secondo la fulminante equazione stabilita da Manzoni nel cap.
IV: «ed esporlo così alla giustizia, cioè alla vendetta de’ suoi nemici») nei confronti dell’antagonista: «In
quel viaggio [da Monza a Milano], ebbe ammazzato in cuor suo don Rodrigo, e risuscitatolo, almeno
DALL’ANALISI A UNA PRIMA INTERPRETAZIONE DEI PERSONAGGI DEI PROMESSI SPOSI 349
venti volte» (cap. XI). L’opposizione esterna Renzo/don Rodrigo si interiorizza e diviene una condizione
esistenziale di Renzo, segna di sé l’eroe e lo fa star male, perché «Basta spesso una voglia, per non
lasciar ben avere un uomo; pensate poi due alla volta, l’una in guerra con l’altra» (cap. XVII). Già nel
capitolo VIII, Manzoni aveva applicato una massima relativa alla situazione dell’uomo dimidiato a de-
scrivere lo stato di Renzo: «il fatto sta ch’era realmente infuriato contro don Rodrigo, e che bramava
ardentemente il consenso di Lucia; e quando due forti passioni schiamazzano insieme nel cuor d’un
uomo, nessuno, neppure il paziente, può distinguer chiaramente una voce dall’altra, e dir con sicurezza
qual sia quella che predomini». Si tratta, del resto, di una condizione scissa comune al singolo e a tutta
l’umanità, che Manzoni descrive con particolare efficacia nella rappresentazione della plebe milanese
durante il tumulto, vera e propria trascrizione moderna della medievale lotta tra l’angelo e il diavolo per
il possesso dell’anima (cap. XIII).
Torniamo all’antitesi con don Rodrigo, la quale regge per buona parte del romanzo l’agire di Renzo, che,
mosso com’è da un’ansia di giustizia terrena, non concepisce lo scioglimento di quest’opposizione se
non in termini mondani, cioè con la vittoria dell’uno sull’altro.
La risoluzione del contrasto è affidata alla decisiva mediazione di padre Cristoforo, che gode di questo
privilegio per due motivi: innanzitutto, perché egli può ben trasmettere a Renzo ciò che ha già sperimen-
tato di persona, cioè la trasformazione della vendetta in perdono; in secondo luogo perché la ricerca di
giustizia terrena che agita Renzo ne fa un efficace doppio di una delle due personalità che convivono nel
frate, cioè quella di Lodovico, dell’uomo vecchio (costretto a «vivere co’ birboni, per amore di giustizia»:
cap. IV). Dal canto suo, Lucia, la più completa figura Christi del romanzo, impersona con pienezza l’uomo
nuovo, portatore di Cristo di nome e di fatto, nato in Cristoforo dopo la conversione; e il fatto che nei
due promessi rivivano i due aspetti contraddittori, ma anche complementari, della personalità del padre
giustifica sia il suo affetto per loro (anche quello per Lucia, in cui letture psicoanalitiche non illegittime, ma
certo un po’ appiattite sulle insinuazioni del Conte Attilio, vedono una passione erotica, neanche tanto
sublimata) sia il suo desiderio di vederli uniti in matrimonio. La mediazione di padre Cristoforo aiuta Renzo
a trasvalutare finalmente l’antagonismo con don Rodrigo, l’opposizione tra perdono e giustizia (a trasva-
lutarla, non, si badi bene, ad annullarla, che è altra cosa), e a trasferirla su un piano diverso: perdonando
cioè don Rodrigo e recuperando quindi, dopo questo passo, la propria unità interna. Che non signifìca
però una irenica o definitiva composizione del bene e del male, tutt’altro. Si confrontino le due uscite di
Renzo da Milano, la prima che abbiamo già citata (e a quel passo va aggiunta la descrizione dello stato
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
d’animo di Renzo prima della scoperta dell’Adda) e la seconda, dopo aver perdonato don Rodrigo:
«andava dunque il nostro viaggiatore allegramente», «andava», «e avanti, con più ardore di prima»,
«talmenteché — interviene il narratore, come a concludere e riassumere lo stato d’animo di Renzo,
in realtà a seminare un germe di ironica provvisorietà — non saprei immaginare una contentezza più
viva, se non fosse stata l’incertezza intorno ad Agnese, il tristo presentimento intorno al padre Cri-
stoforo, e quel trovarsi ancora in mezzo ad una peste» (cap. XXVII): tra la peste e le preoccupazioni
per Agnese e per padre Cristoforo la «contentezza» è già sul punto di trasformarsi in «inquietudine»
(e torneremo tra breve su questi due termini chiave). Quindi, la risoluzione delle opposizioni esterne
e interne a Renzo «e in quel risolvimento della natura sentiva come più liberamente e più vivamente
quello che s’era fatto nel suo destino») è solo il prologo a un’altra incertezza, a un’altra opposizione,
ad altre difficoltà da superare, a un mutamento di situazione che prelude alla nascita di altri problemi».
(Tratto da Frare, 2006)
L’interessante analisi di Frare fa notare dunque ciò che il frate sa insegnare a Renzo (ed è quello che fa
la differenza): Renzo, che per gran parte del romanzo si oppone a don Rodrigo secondo una visuale
mondana e desidera ottenere la sua vendetta, interiorizzando l’odio e diventando il doppio del suo
avversario, e un uomo dimezzato, grazie alla mediazione di padre Cristoforo riesce a perdonare e a
cambiare registro, passando da un rapporto di correlazione simmetrica a uno di correlazione asimmetrica.
In Renzo e in Lucia sono presenti i due aspetti di Lodovico/padre Cristoforo e il loro matrimonio è la
«riduzione a uno» di questi due aspetti.
350 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Possiamo fermarci qui, osservando come lo scioglimento della «fabula» sia l’elemento finale che chiude
canonicamente la vicenda (danneggiamento iniziale riparato) ma anche il segno dell’unità ritrovata,
dell’annullamento delle opposizioni binarie. Sappiamo tuttavia che, per Manzoni, non vi è una conclu-
sione definitiva (almeno non nella vita umana sulla terra): il bene vince sul male, ma provvisoriamente;
la felicità è sempre soggetta a crisi; l’inquietudine si perpetua.
Chiudiamo con le parole del bel saggio di Frare:
Difficile, dunque, mettere la parola fine a un romanzo costruito su strutture binarie non bloccate ma inquiete,
che generano incessante movimento: nei personaggi, ma anche nel lettore, il quale è continuamente solleci-
tato, tramite ironia e retorica del giudizio, a non riposare in ciò che è, nella realtà effettuale, ma a confrontarli
senza posa con il dover essere, con l’ideale, a verificare se sia il caso di dichiararsi d’accordo con l’autore o se
non tocchi il compito, invece, di pensare più in là dell’autore (per aiutarlo a scrivere meglio). È l’autore stesso,
ancora una volta, ad avviare questa operazione di incessante ripensamento, mettendo la parola «fine» non
in chiusura dell’ultimo capitolo dei Promessi Sposi, ma dopo l’ultima parola della Colonna infame: così che
il dualismo si ripropone, stavolta non all’interno di una singola opera, ma tra l’una e l’altra nel loro insieme.
Se gli eroi dei Promessi Sposi sono sempre in movimento — non solo nel romanzo ma perfino nel post-
romanzo dopo il matrimonio, con il quale «terminano per lo più le tragedie e le commedie del teatro»
ma hanno «sovente principio le tragedie e le commedie della vita reale» (Fermo e Lucia, IV, I) —, anche
dai lettori l’autore pretende la stessa disponibilità al movimento (che è poi figura della metanoia, della
conversione) richiesta ai personaggi: perché l’uomo in riposo — e il riposo per dire così fisico non è che
figura di quello morale — non esiste, è dissimile dal vero, e quindi non può esistere: né tra i personaggi,
né tra gli autori, né tra i lettori. (Tratto da Frare, 2006)
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
segnante. Tali concetti però, se compresi, li aiuteranno non solo a porre un tassello
della loro comprensione del romanzo, ma anche ad avvicinare la poetica di Alessandro
Manzoni, che avranno comunque la possibilità di approfondire con il proseguimento
della lettura dell’opera e al triennio, quando, in un ambito di studio più sistematico della
storia letteraria, affronteranno la figura dell’autore nel suo contesto storico-letterario.
Gli appunti che gli studenti prendono durante questa lezione, risistemati a
casa e aggiunti a quelli delle altre lezioni, saranno un aiuto di cui si serviranno nella
verifica finale.
Per quanto riguarda l’output, questo sarà dato dalla verifica finale.
TABELLA 3
Tracce per la verifica
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1. La figura di Renzo per il modo in cui si presenta nei capitoli letti, tra situazioni di vita, caratterizzazione
psicologica e sentimenti. Spiega, racconta e cita opportunamente il testo.
2. Manzoni e i ritratti femminili. Considera due figure femminili che conosci, Lucia e la monaca di Monza, e,
utilizzando anche la citazione, cerca di individuarne le caratteristiche e di riflettere, attraverso queste due
figure così diverse di donne, sul modo di intendere il femminile dell’autore.
3. Scrive il critico Frare: «La risoluzione del contrasto [tra Renzo e don Rodrigo] è affidata alla decisiva me-
diazione di padre Cristoforo, che gode di questo privilegio per due motivi: innanzitutto, perché egli può
ben trasmettere a Renzo ciò che ha già sperimentato di persona, cioè la trasformazione della vendetta in
perdono; in secondo luogo, perché la ricerca di giustizia terrena che agita Renzo ne fa un efficace doppio
di una delle due personalità che convivono nel frate, cioè quella di Lodovico, dell’uomo vecchio (costretto
a «vivere co’ birboni, per amore di giustizia»: cap. IV)». Commenta queste riflessioni portando degli esempi
tratti dal romanzo e citandone qualche passo.
4. Elementi di conflittualità nei personaggi dei Promessi Sposi: spiega il concetto portando degli esempi
relativi ai personaggi e citando opportunamente qualche passo del testo.
5. «[...] Quella testina bassa, col mento inchiodato sulla fontanella della gola, quel non rispondere, o risponder
secco secco, come per forza, potevano indicar verecondia; ma denotavano sicuramente molta caparbietà:
non ci voleva molto a indovinare che quella testina aveva le sue idee. E quell’arrossire ogni momento, e
quel rattenere i sospiri… Due occhioni poi, che a donna Prassede non piacevan punto. Teneva essa per
352 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
certo, come se lo sapesse di buon luogo, che tutte le sciagure di Lucia erano una punizione dal cielo per
la sua amicizia con quel poco di buono, e un avviso per far che se ne staccasse affatto, e stante questo,
si proponeva di cooperare a un così buon fine. [...] (cap. XXVII).»
È il ritratto di Lucia visto dal punto di vista di donna Prassede, un personaggio che compare più avanti nel
romanzo. Sei d’accordo con tale ritratto? Spiega il motivo della tua scelta, portando elementi (e citazioni)
a favore della tua opinione (che può essere anche diversa da quella di donna Prassede).
6. In chiave narratologica, I Promessi Sposi si prestano a un’analisi che li avvicina alla struttura della fiaba.
Sviluppa tale concetto, spiegando come e perché alcuni personaggi, come Renzo, Lucia, don Abbondio,
padre Cristoforo, don Rodrigo possono ricoprire dei ruoli narratologici simili a quelli dei personaggi delle
fiabe. Cita opportunamente qualche passo del romanzo.
7. Scegli uno dei personaggi principali del romanzo e seguine il percorso nei primi dieci capitoli (descrivendone
il carattere, spiegandone le scelte e interpretando il messaggio dell’autore). Cerca di raccontare anche gli
avvenimenti che lo riguardano e di prendere in considerazione il ruolo e il significato degli altri personaggi.
Cita opportunamente qualche passo del romanzo.
8. I Promessi Sposi è un romanzo «giocato» sulle opposizioni binarie. Una struttura «quasi» perfetta.
I personaggi sono rappresentati in maniera rigida, stereotipata, oppure presentano contraddizioni al loro
interno e si evolvono nel tempo?
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
− si dovrà inoltre tener conto della capacità di citare i testi in maniera corretta;
− per quanto riguarda le abilità letterarie, ogni traccia fa riferimento alle abilità che
ci eravamo proposti come obiettivi di lavoro, ma in misura diversa, quindi sarebbe
opportuno considerare tale differenza al momento della valutazione: in certe tracce
risulta preminente la competenza interpretativa (ad esempio la traccia n. 5); in altre
(ad esempio la n. 3 o la n. 6) quella di analisi; in altre quella di comprensione (n.
1), in relazione con la maggiore o minore complessità della traccia stessa.
Ovviamente sta alla competenza e alle scelte dell’insegnante assegnare un «peso» a
tutti questi criteri di valutazione (linguistici e letterari), anche tenendo conto della didat-
tica svolta, del momento di apprendimento della classe, degli obiettivi di lavoro futuri.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Armellini G. (1987), Come e perché insegnare letteratura, Bologna, Zanichelli.
DALL’ANALISI A UNA PRIMA INTERPRETAZIONE DEI PERSONAGGI DEI PROMESSI SPOSI 353
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Marinetto P. (1998), La parafrasi del testo, Trento, Erickson.
Marinetto P. (2008), Lavorare sui testi, Trento, Erickson.
MIUR ‒ Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (2012), Indicazioni nazionali per
il curricolo delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, Roma.
Sclarandis C. e Spingola C. (2013), La ricerca di un nuovo paradigma: l’insegnamento della letteratura
nella scuola delle competenze, documento del Comitato Tecnico Scientifico di COMPÌTA. In N.
Tonelli (a cura di), Per una letteratura delle competenze, «I Quaderni della Ricerca», vol. 6, pp. 23-37.
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LEZIONE 15
HOBBES E IL LEVIATANO:
DALLO STATO DI NATURA ALLA SOCIETÀ
FILOSOFIA, STORIA E DIRITTO NEL CURRICOLO LICEALE
Patrizia Farello e Ferruccio Bianchi
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Livello scolastico: Liceo scientifico-tecnologico.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-18 Filosofia e Scienze umane / A-19 Filosofia e Storia.
Principali scelte metodologiche: Approccio strutturalista, metodo autobiografico, didattica
interdisciplinare.
Argomento della lezione: Il pensiero politico di Thomas Hobbes nel contesto storico del Seicento
inglese. I concetti principali che costituiscono il fondamento della sua idea di assolutismo.
Età dei destinatari/Classe: Classe quarta, formata da 25 studenti di cui 10 ripetenti. Tra questi
è presente un’alunna con DSA.
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come un dispositivo. Il concetto di dispositivo formativo contempla il fatto che il
comportamento spontaneo di un individuo è frutto della formazione, o della qualità
delle esperienze compiute e del significato che hanno assunto nella coscienza. I piani
su cui agisce il dispositivo sono molteplici e la clinica della formazione è lo strumento
che consente l’analisi dei vari aspetti esistenziali, funzionali, inconsci, ideologici e
progettuali. D’altra parte, analizzare il processo formativo di un soggetto significa
accedere all’autobiografia, ovvero alla rielaborazione dello sguardo interiore sulle
esperienze che lo hanno formato e, in età evolutiva, che lo stanno formando. Questo
passaggio, per quanto difficoltoso e accidentato, se applicato con continuità — specie
di fronte alle difficoltà — è tale da mantenere una elevata qualità delle relazioni,
costruire una relazione educativa solida fondata sulla fiducia e permettere una serie
di importanti operazioni cognitive, come sottolinea Demetrio:
L’autobiografia obbliga il nostro cervello ad analizzare, smontare e rimontare,
classificare e ordinare, a collegare, a connettere, a mettere in sequenza cronologica
o, financo a inventare: allorché dalla storia di se stessi, dall’osservazione di quanto
ci accade nei fatti e nel pensiero, è quasi una parabola naturale immaginare altre
storie, curiosando in quelle degli altri e imparando (questo è il risvolto etico che
358 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
che, in quanto tale, coinvolge tutti gli studenti, permette ai fini della lezione di far
emergere subito la conoscenza grezza, ovviamente dal punto di vista del tema che si
vuole presentare, e contenuti che potrebbero essere utili in altre situazioni. Una volta
compiuto il repertorio, l’insegnante può procedere con una breve comunicazione a
illustrare il nucleo centrale della lezione.
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Non solo, le vicende interne all’ambiente inglese si svolsero parallelamente a un
evento tra i più devastanti del nascente mondo moderno, la guerra dei Trent’anni,
che a sua volta sancì la definitiva rottura del mondo cristiano attraverso l’accet-
tazione della pluralità delle dottrine cristiane e l’affermazione del principio della
tolleranza. Vediamo nel dettaglio i vari aspetti.
1. La questione dinastica. Alla morte di Elisabetta I, si concluse la dinastia
dei Tudor e la corona inglese passò agli Stuart, che da secoli regnavano in
Scozia. Giacomo VI, all’epoca re di Scozia, era il parente più prossimo alla
defunta regina, essendo figlio di Maria Stuarda, nipote di Enrico VIII, che
per i legittimisti cattolici avrebbe dovuto essere regina al posto della cugina
Elisabetta. Il primo re della dinastia Stuart prese il nome di Giacomo I di
Inghilterra e riunì nella sua persona i regni di Inghilterra, Irlanda e Scozia.
Il nuovo re non poteva che essere guardato con un certo sospetto proprio
per le vicende familiari che erano culminate con la decapitazione della
madre.
Dal punto di vista culturale, i regni di Elisabetta I e di Giacomo I furono
caratterizzati da una grande fioritura e in particolare il secondo sovrano fu
ritenuto un grande studioso e uomo di cultura.
360 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
3. La questione istituzionale. Giacomo I, come i suoi successori e i suoi pari in
Europa, aderiva in pieno al modello assolutistico in base al quale il re doveva
regnare senza vincoli. In questo erano suoi avversari ideologici tutti coloro che
dalla riforma protestante avevano messo in dubbio il principio di autorità e di
gerarchia, puntando su forme organizzative che privilegiavano l’adunanza di
membri rappresentanti della comunità. Tale modello era stato assorbito dalla
Chiesa presbiteriana e, sul piano laico, dal Parlamento, che in Inghilterra aveva
acquisito una serie di prerogative fin dall’approvazione della Magna Charta
Libertatum nel 1215 (con cui si sanciva il principio secondo il quale era vin-
colante il parere riguardo la fiscalità, per cui nessun sovrano avrebbe potuto
imporre una tassazione senza un voto favorevole).
Il Parlamento era formato da due Camere, quella dei Lord, detta «Camera
alta», di nomina diretta da parte del re, e quindi leale nei confronti del mo-
narca, e quella dei Comuni («Camera bassa») di carattere elettivo, per quanto
su un elettorato molto ristretto che comprendeva rappresentanti del mondo
economico. Per evidenti ragioni nella Camera dei Comuni si concentrava
l’opposizione politico-religiosa il cui nucleo più agguerrito era costituito dai
puritani.
HOBBES E IL LEVIATANO: DALLO STATO DI NATURA ALLA SOCIETÀ 361
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
La battaglia parlamentare ottenne la revoca di una serie di disposizioni come le
tassazioni non autorizzate, l’eliminazione di ministri come Stafford, che aveva
preso il posto di Buckingham dopo il suo assassinio e che venne, a sua volta,
giustiziato, il riconoscimento di nuove prerogative del Parlamento, come l’obbligo
di convocare quest’ultimo almeno ogni tre anni. Carlo I riuscì a riappacificare gli
scozzesi riconoscendo la Chiesa calvinista presbiteriana e ottenendo un successo
personale che allarmò il Parlamento. Gli oppositori più fermi dell’assolutismo
del re presentarono una mozione definita «grande rimostranza», che elencava
gli errori compiuti dal re e ottennero la maggioranza risicata dei voti. Fu l’atto
che fece precipitare il dibattito politico nella guerra civile.
5. La guerra civile. Il re si allontanò con la famiglia da Londra e lasciò la città
nelle mani degli esponenti del Parlamento. Quando poi vennero alla luce let-
tere della regina che lasciavano intendere l’auspicio di un intervento militare
di alleati cattolici, il Parlamento chiese la messa sotto accusa. Il re a sua volta
non poteva tollerare un simile affronto ed entrò in Parlamento con la sua
milizia per arrestare i traditori: fu la rottura definitiva. Il re andò a nord per
riorganizzare il suo esercito. I primi scontri avvennero nell’ottobre del 1642
e furono favorevoli a Carlo I, che era stato approvvigionato dall’aristocrazia,
362 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
poi, dal 1644, quando alla guida dell’esercito fu Oliver Cromwell, la guerra
ebbe un percorso favorevole all’esercito parlamentare. Durante i negoziati
Carlo I resistette alle sollecitazioni di quanti tentarono di salvare l’istituto
monarchico in un momento in cui l’istituzione della Repubblica sembrava la
soluzione obbligata, inducendolo a fare le concessioni chieste dal Parlamen-
to. Volle quindi giocare la carta militare forte dell’appoggio degli scozzesi a
cui promise di rendere religione di stato il presbiterianesimo. Nel frattempo,
anche gli irlandesi e i gallesi si erano ribellati. Cromwell seppe reagire in un
momento in cui la vittoria che sembrava acquisita fu messa in dubbio e a
Preston, nel 1648, sbaragliò l’esercito del re. La sorte di Carlo I, a quel punto,
era segnata. Fu arrestato e condannato a morte. Per la prima volta nella storia
un re veniva decapitato dai suoi sudditi. Era il 30 gennaio 1649. Al re, che
nel processo affermava di non riconoscere l’autorità dei giudici poiché il suo
potere discendeva da Dio, si opponeva il principio che il diritto di regnare
risiedeva nelle istituzioni riconosciute dalla collettività come proprie.
Dopo la morte di Carlo I, Cromwell iniziò una lunga guerra di pacificazione
contro la Scozia e l’Irlanda condotta all’insegna dell’intolleranza religiosa.
6. La restaurazione. Il periodo dominato dalla dittatura di Cromwell fu fondato
sulla diarchia tra parlamento ed esercito di cui il Lord protettore era l’indi-
scusso capo. Alla morte di Cromwell, dopo un breve periodo di incertezza
in cui il figlio, successore designato, capì di non poter reggere una situazione
che richiedeva una forte personalità carismatica, il capo dell’esercito restaurò
il lungo Parlamento che il dittatore aveva epurato. Il Parlamento nel 1660
restaurò la monarchia e invitò Carlo II, figlio di Carlo I, sul trono inglese.
Carlo II accettò di sottoscrivere e riconoscere le prerogative del Parlamento
ma pretese una formale condanna di coloro che erano stati responsabili della
morte del padre. Il Parlamento accettò le condizioni, pochi rappresentanti
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
furono condannati e la salma di Cromwell fu impiccata. Ultimo macabro rito
che tuttavia rese, per filosofi come Hobbes, vivida l’immagine mostruosa dello
Stato, che nessuna pietà umana poteva condizionare.
7. Il mondo delle idee. L’arco della vita di Hobbes si sviluppò nel tempo in cui
Galileo, a cui per altro il nostro filosofo fece visita nel suo viaggio in Italia, aveva
posto le basi della rivoluzione scientifica. Il punto che ci interessa osservare è
che lo sforzo di spiegare i fenomeni ricorrendo a dati empirici, evitando cause
non controllabili, si stava diffondendo tra gli uomini colti del tempo. In quel
contesto la ragione si assumeva il compito di fornire spiegazioni degli eventi
naturali e del comportamento sociale. Questi aspetti concorsero a individuare
due orientamenti filosofici nuovi: l’empirismo e il razionalismo.
Terminata questa prima comunicazione, durante la quale gli studenti prendono
appunti e la ragazza con DSA utilizza il registratore, l’insegnante riporta l’attenzione
degli alunni su un tema specifico:
Vorrei focalizzare la vostra attenzione su una parte della riflessione filosofica
di Hobbes che riguarda l’idea di politica e di governo di una società. Partiamo
con il chiederci che cosa ciascuno di noi intende per politica.
HOBBES E IL LEVIATANO: DALLO STATO DI NATURA ALLA SOCIETÀ 363
Segue quindi una raccolta di idee alla lavagna e la successiva classificazione delle
considerazioni emerse, che saranno riprese successivamente.
Fase 2: ELABORAZIONE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
partire, nel 1670, da Behemoth, opera sulla guerra civile inglese che sarà pubbli-
cata postuma nel 1682 a Londra. Per difendersi in tribunale Hobbes si dedicò
allo studio approfondito del diritto, ma la protezione benevola del sovrano gli
risparmiò questa esperienza. Si spense a Harwick il 4 dicembre 1679 a causa di
una polmonite alla veneranda età di novantuno anni.
L’insegnante propone quindi il seguente organizzatore anticipato.
La filosofia di Hobbes ha come scopo quello di porre i fondamenti di una
comunità ordinata e pacifica che egli crede possibile sulla base del potere asso-
luto dello Stato. Hobbes vuole costruire una filosofia puramente, umanamente
razionale: che escluda ogni rivelazione soprannaturale, l’autorità dei libri, degli
autori antichi e prenda la sua ispirazione esclusivamente dal mondo della natura.
Quindi riprende il percorso.
Per entrare nel merito delle idee politiche di Hobbes proviamo a lavorare sulle
vostre esperienze personali che ci serviranno da àncora per comprendere meglio
il pensiero del nostro filosofo.
364 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
TABELLA 1
Narrazioni personali degli alunni sul tema dei rapporti sociali
Motivo
Titolo del Personaggi Sentimenti/
Contesto dell’accordo o del
racconto coinvolti emozioni provati
disaccordo
Dai racconti degli alunni dovrebbero scaturire idee riguardo il fatto che: © 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
– le cose sono andate bene perché i partecipanti hanno agito seguendo una linea
comune, trovando un accordo;
– diversamente, le cose sono andate male nel momento in cui le persone hanno
seguito ciascuna il proprio desiderio, il proprio punto di vista, non hanno saputo
coordinarsi, non hanno seguito una regola condivisa o imposta.
Il primo punto da recepire, al fine degli obiettivi della lezione, riguarda la ne-
cessità, per un gruppo sociale che intende raggiungere determinati scopi, di avere
delle regole, dei piani d’azione, dei progetti condivisi.
Da questo deriva l’ipotesi che la società per funzionare debba darsi un insieme
di regole.
Un secondo nucleo problematico riguarda il tema di chi è legittimato a fissare
le regole.
HOBBES E IL LEVIATANO: DALLO STATO DI NATURA ALLA SOCIETÀ 365
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
semina, costruisce o possiede una dimora conveniente, deve con ogni probabilità
attendersi che altri uniscano le loro forze per spossessarlo e privarlo non solo dei
frutti del suo lavoro, ma anche della vita o della libertà. E l’aggressore a sua volta
si trova a correre lo stesso pericolo da parte di un altro. [...] Quindi nella natura
dell’uomo troviamo tre cause principali di contesa: in primo luogo la competizione;
in secondo luogo la diffidenza; in terzo luogo la gloria. La prima porta gli uomini
ad aggredirsi per acquistare possesso, la seconda per la sicurezza, la terza per la repu-
tazione. Nel primo caso essi ricorrono alla violenza per impadronirsi delle persone,
delle donne, dei figli, del bestiame di altri uomini; nel secondo per difenderli; nel
terzo per delle sciocchezze come una parola, un sorriso, una divergenza di opinione
o qualche altro segno di sottovalutazione rivolto alla loro persona sia direttamente,
sia indirettamente (cioè alla loro stirpe, ai loro amici, nazione, professione o nome).
Perciò è chiaro che, nel tempo in cui gli uomini vivono senza un potere comune
che li tenga tutti in soggezione, essi si trovano nella condizione che è detta guerra;
e che tale guerra è di tutti contro tutti. Infatti la guerra non consiste solo nella
battaglia, o nell’atto di combattere, ma in un periodo di tempo in cui la volontà di
scendere in combattimento è sufficientemente nota; e quindi la nozione di tempo
deve essere introdotta nella considerazione della natura della guerra, come lo è
366 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
nella natura del tempo atmosferico: infatti la natura del maltempo non consiste
in un rovescio o due di pioggia, ma in una tendenza alla pioggia per molti giorni
consecutivi; e così la natura della guerra non consiste nell’effettivo combattere, ma
in una nota disposizione in tal senso, per tutto il tempo in cui non c’è sicurezza per
una disposizione contraria. Ogni altro tempo è pace. (Hobbes, 2001, pp. 70-73)
Gli studenti sono invitati a coppie a individuare nel testo, sottolineandole, le
parole di Hobbes riguardo la natura dell’uomo e le cause di contesa.
Si apre una discussione sul testo analizzato e si ripresenta l’organizzatore anti-
cipato che assume la forma di sintesi provvisoria.
La filosofia di Hobbes ha come scopo quello di porre i fondamenti di una
comunità ordinata e pacifica che egli crede possibile sulla base del potere asso-
luto dello Stato. Hobbes vuole costruire una filosofia puramente, umanamente
razionale: che escluda ogni rivelazione soprannaturale, l’autorità dei libri, degli
autori antichi e prenda la sua ispirazione esclusivamente dal mondo della natura.
L’insegnante propone il pensiero di Hobbes riguardo la politica nelle sue linee
fondamentali. Lo fa utilizzando uno schema di sintesi che illustra utilizzando la
LIM (figura 1).
STATO DI NATURA
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Intervento della RAGIONE NATURALE che suggerisce:
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
In un certo senso, egli ritiene che ogni uomo debba rinunciare al diritto di natura,
ovvero alla libertà di usare il proprio potere come meglio crede perché, come si
è visto sopra, questa porterebbe all’autodistruzione.
La rinuncia a esercitare i diritti naturali in virtù di un calcolo suggerito dalla
ragione naturale per meglio preservare la vita si traduce in accordi o compromessi
adeguati al raggiungimento del fine preposto. Questo è emerso anche nei racconti
autobiografici che abbiamo prodotto all’inizio della lezione, laddove la buona
aderenza ai ruoli individuati nell’accordo è stata messa in evidenza come condi-
zione per il successo o, all’opposto, la sua assenza è stata ritenuta responsabile del
mancato raggiungimento dell’obiettivo. Le linee guida per raggiungere un accordo
scaturiscono secondo Hobbes da alcune leggi naturali fondamentali come «cercare
la pace e conseguirla» (Leviatano, I, XIV); in secondo luogo dall’«accontentarsi
di avere tanta libertà contro gli altri uomini quanta egli ne concederebbe ad altri
uomini contro di lui», un’affermazione che Hobbes riconosce come legge del
Vangelo; da queste due leggi scaturisce l’idea che è necessario trasferire ad altri
quei diritti che, trattenuti, ostacolerebbero la pace del genere umano. Da qui
la terza legge per la quale: «gli uomini devono adempiere i patti fatti da loro»
(Leviatano, I, XV).
368 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Da un punto di vista teorico sarebbero possibili due diversi tipi di patti, per
altro affermati nelle discussioni del giusnaturalismo. Il primo tipo, definito pac-
tum unionis, individua il contratto sociale che un gruppo di persone accetta per
costituire una società; il secondo è il pactum subiectionis, in cui gli appartenenti
alla costituita società delegano il potere sovrano a un individuo o a un’assemblea
che lo eserciti in suo nome. Per Hobbes i due patti coincidono perché di fatto
anche il patto dell’unione contiene un delega di sovranità a un altro individuo
per evitare l’emergere dello stato di natura. Infatti, come argomenta nel De cive,
egli ritiene che la condizione sociale non sia naturale, così come avviene per le
api e per le formiche, le quali si associano per istinto e in questo modo ottengono
un bene privato che non differisce dal bene comune. Per gli uomini, invece, è
permanente la condizione per la quale sono «continuamente in competizione per
l’onore e per la dignità: ciò che non è tra api e formiche; e per conseguenza tra
gli uomini sorgono l’invidia, l’odio e infine la guerra, e tra queste no» (Hobbes,
1974, pp. 149-150). Per questo il pactum unionis coincide necessariamente con
il pactum subiectionis se si vuole essere sicuri di ottenere il risultato.
Nelle affermazioni sopra riportate è implicito il fatto che nella società intesa
come aggregato di individui che, per rispetto delle leggi naturali, si adeguano
al pactum subiectionis, si rinunci al potere sovrano, cioè all’esercizio della libertà
naturale, per concentrarlo nelle mani di un sovrano che necessariamente dovrà
esercitare il potere senza alcun condizionamento.
Per descrivere questa forma di assolutismo — nella quale Hobbes riconosce
l’unica forma di organizzazione sociale tra individuo e individuo adatta a pre-
servare la sicurezza e la pace — ricorre alla mitica immagine del Leviatano, ossia
il mostro marino descritto nelle Sacre Scritture come la più potente e terribile
creatura terrestre, scegliendo di porre la sua immagine sulla copertina dell’edizione
originale dell’opera (l’immagine del mostro viene proiettata alla LIM).
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Fase 3: OUTPUT e feedback forniti
parte del suo potere di fare ciò che vuole, ma non possono impedirgli di usare il
potere che gli è lasciato, secondo il suo giudizio e la sua ragione.
Una legge naturale è un precetto, o regola generale, rinvenuto con la ragione,
per cui si proibisce all’uomo di fare ciò che è dannoso per la sua vita, o che lo priva
di mezzi di conservarla; e gli si proibisce di omettere ciò mediante cui pensa di
poterla meglio conservare. Infatti, sebbene coloro che trattano di questo argomento
siano soliti confondere jus e lex, diritto e legge, pure essi vanno distinti, perché
il diritto consiste nella libertà di fare o di non fare, mentre la legge determina e
vincola a uno dei due; così che la legge e il diritto differiscono, come l’obbliga-
zione e la libertà, che non possono coesistere in un solo e medesimo soggetto.
(Hobbes, 2001, pp. 76-80)
Dopo aver letto il passo, i membri della coppia elaborano una risposta al seguente
quesito: «Che cosa si intende per libertà?».
Mentre la seconda coppia risponde al seguente quesito: «La libertà è un diritto
naturale?».
Il docente procede nello stesso modo a distribuire ai restanti alunni brevi brani
da leggere in coppia a cui rispondere in modo condiviso, tratti dal medesimo testo
(Hobbes, 2001, pp. 76-80 e 107-112).
Verificata l’acquisizione dei concetti, l’insegnante colloca il pensiero del filosofo
nel quadro dell’influenza esercitata nella storia del pensiero. La discussione comincia
con il prendere in considerazione questo primo aspetto: «Come è stata accolta la
concezione politica di Hobbes nel suo tempo?».
L’insegnante afferma che l’opera di Hobbes è stata fortemente contrastata:
l’autore è stato definito maledetto ed empio. Perché?
Per facilitare la discussione, il docente traccia sulla lavagna una riga verticale in
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
modo da avere due colonne di uguale ampiezza su cui scrive, rispettivamente, «idee
del mondo ai tempi di Hobbes» e «idee del mondo oggi».
Dalla discussione dovrebbero emergere tre caratteristiche particolarmente si-
gnificative del pensiero politico di Hobbes: l’ateismo, il materialismo, l’assolutismo.
Dovrebbe risaltare, e l’insegnante avrà cura di annotare chi interviene e di sollecitare
l’intervento dei più timidi, che in un’epoca in cui ci si ammazzava per difendere
princìpi religiosi la sola idea di poter immaginare la vita associata senza la presenza
di Dio, facendo costante riferimento ai bisogni egoistici, doveva apparire contraria
alla Bibbia e, perciò, blasfema. La stessa idea di assolutismo, per quanto coerente con
la politica dei vari monarchi del Seicento, era avversata per il fatto che l’assolutismo
hobbesiano rispondeva a una visione empirica e quindi materialista della realtà so-
ciale, mentre i vari re si arrogavano il diritto divino di regnare.
All’opposto, oggi, si potrebbe dire che l’assenza di un riferimento religioso è
congrua alla concezione laica dello Stato con il principio della separazione tra Stato
e Chiesa.
Nello stesso modo si potrebbe ricordare, là dove Hobbes afferma lo Stato
come forza irresistibile, tale da assumere le sembianze del Leviatano, che esprime
370 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
chiaramente il concetto del monopolio della forza il cui ricorso è ritenuto legittimo
nel mondo attuale.
Un terzo punto riguarda il fatto che parlare di diritto naturale significa aprire
la discussione sui diritti umani.
Con queste osservazioni si può riconoscere in Hobbes un alfiere della modernità
e individuare nella sua opera un fondamento della definizione dello Stato di diritto.
L’insegnante individua sul libro di testo le pagine che dovranno essere studiate
e comunica che verrà effettuata una prova di verifica nei giorni successivi.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
– Nello stato di natura gli uomini sono assoggettati alla ________________________ .
– Per ragioni di ________________________ personale gli uomini accettano di rinunciare ai
propri diritti naturali.
– Per avere una condizione stabile di pace, il ________________________ viene delegato allo
Stato.
– La funzione originaria dello Stato è quella di reprimere coloro che in preda alle
passioni esercitano un ________________________ naturale ignorando di averlo delegato.
– La volontà dello ________________________ esiste solo in colui (il monarca) o in coloro (l’as-
semblea) che lo rappresentano.
– La sovranità dello Stato deve essere indivisibile, perciò ________________________ .
RAZIONALE, CONFLITTO, ASSOLUTA, EGUALITARIA, PATTO, SOCIALE, CALCO-
LO, PASSIONE, STATO, UTILITÀ, POTERE
La seconda prova richiede agli studenti di tracciare una mappa concettuale per
connettere i seguenti due concetti: naturale e sociale.
La terza implica invece lo svolgimento di due tracce:
HOBBES E IL LEVIATANO: DALLO STATO DI NATURA ALLA SOCIETÀ 371
1. Spiega che cosa Hobbes ha o non ha in comune con i seguenti filosofi: Aristotele,
Bacone, Machiavelli e Cartesio.
2. Utilizza il concetto di patto per comprendere le vicende attuali di Paesi in cui si
è svolta o è in corso una guerra civile.
In conclusione, il docente può distribuire una scheda di autovalutazione (Scheda
1), con lo scopo di effettuare un monitoraggio sullo svolgimento e stimolare il senso
di responsabilità degli studenti nelle attività di insegnamento-apprendimento.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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Chiodi G. e Gatti R. (a cura di) (2009), La filosofia politica di Hobbes, Milano, FrancoAngeli.
Demetrio D. (1995), Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé, Milano, Raffaello Cortina.
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Cortina.
Fisichella D. (2008), Alla ricerca della sovranità. Sicurezza e libertà in Thomas Hobbes, Roma, Carocci.
Galli C. (a cura di) (1986), Scritti su Thomas Hobbes, Milano, Giuffré.
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Izzo F. (2005), Forme della modernità. Antropologia, politica e teologia in Hobbes, Roma-Bari, Laterza.
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Pacchi A. (1971), Introduzione a Hobbes, Roma-Bari, Laterza.
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Sorgi G. (1989), Quale Hobbes? Dalla paura alla rappresentanza, Milano, FrancoAngeli.
Warrender H. (1995), Il pensiero politico di Hobbes. La teoria dell’obbligazione, Roma-Bari, Laterza.
Zarka Y. (2001), Hobbes e il pensiero politico moderno, Bari, Palomar.
372 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
SCHEDA 1
Scheda di autovalutazione
Poco Molto
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
__________________________________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________________________________
© 2019, RICERCA e SVILUPPO Erickson, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento, Erickson
LEZIONE 16
LE COORDINATE POLARI
I PROCESSI COGNITIVI SOTTESI ALL’APPRENDIMENTO
DELLA MATEMATICA
Eugenia Pellizzari
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© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Livello scolastico: Scuola secondaria di secondo grado.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-26 Matematica e A-27 Matematica e Fisica.
Principali scelte metodologiche: Lezione frontale, interazione collettiva, apprendimento guidato
per scoperta, didattica laboratoriale.
Argomento della lezione: Indagare i processi cognitivi sottesi all’apprendimento della mate-
matica soffermandosi in particolare sull’argomento delle coordinate polari.
Età dei destinatari/Classe: Classe terza di un Istituto tecnico industriale/tecnologico.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
verifica finale.
L’argomento, visti i limiti di tempo che il candidato può dedicare alla lezione, è
soltanto introdotto; i concetti proposti sono comunque sufficienti per dare un’idea
di trattazione organica e completa; il tempo effettivo da dedicarsi a una lezione di
questo tipo è di 3 o 4 ore (che possono aumentare considerevolmente nel caso si
scelga di realizzare tutte le attività proposte nella fase di laboratorio o di svolgere
per esteso i collegamenti interdisciplinari suggeriti), ma il candidato può scegliere
di svolgere la parte teorica o la parte laboratoriale della traccia: in tal caso la lezione
potrà essere efficacemente sintetizzata in circa 30 minuti.
La traccia è molto articolata nell’intento di offrire al candidato un’ampia rosa
di spunti e suggerimenti da cui selezionare quelli più adatti all’argomento da trattare
durante il colloquio.
Inoltre, la verifica degli apprendimenti è impostata per valutare diverse compe-
tenze e processi e l’analisi cognitiva è molto dettagliata: tale scelta trae motivo dalla
necessità di fornire al candidato diverse tipologie di quesiti con i relativi commenti in
modo da poter scegliere quelli più opportuni. È infine prevista anche una verifica di
376 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
tipo osservativo che può sempre essere messa in atto dal docente durante i momenti
di spiegazione o discussione in classe.
La parte di lezione teorica prevede:
– verifica dei prerequisiti (non svolta)
– mapping (la spiegazione).
La parte laboratoriale prevede attività di:
– applicazione
– transfer
– generalizzazione
– ricostruzione.
La verifica suggerita — secondo la metodologia proposta da Tessaro (1997) — è
a risposte aperte e organizzata, relativamente a ciascun item, per:
– competenze
– abilità
– processi cognitivi
– indicatori
– descrittori.
Andando più nello specifico delle metodologie utilizzate, si fa riferimento in
particolare a:
– lezione frontale (ridotta al minimo e, se possibile, realizzata tramite LIM);
– interazione collettiva (in corsivo nella traccia le domande-problema con cui l’in-
segnante sollecita la discussione in classe);
– apprendimento guidato per scoperta;
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
– laboratorio di matematica.
Nel progettare una lezione, è bene tenere presente che ogni scelta, ogni strategia,
ogni esempio sono finalizzati all’apprendimento, e anzi all’apprendimento signifi-
cativo, nell’accezione di Margiotta:
Secondo il senso comune l’apprendimento significativo è basato sull’esperienza
più che sulla ricezione ed è capace di attivare interessi vitali nel soggetto arrivando
a modificarne, a volte, la personalità. Apprendimento significativo inteso quindi
come: partecipazione globale, in quanto si chiede un impegno sia sul piano cono-
scitivo sia su quello affettivo ed emozionale, automotivazione in quanto, pur in
presenza di uno stimolo esterno, il desiderio di conoscere, di capire e di operare
è un fatto che nasce all’interno della persona; autovalutazione poiché il soggetto
è consapevole che il suo impegno sta rispondendo a suoi bisogni e sa di andare
nella direzione giusta. Gli apprendimenti sono significativi se vanno a integrarsi
compiutamente nel quadro complessivo delle esperienze e degli interessi di chi
studia su un piano scientifico. […] Ciò che garantisce che l’apprendimento di
ogni compito sia significativo è l’architettura del percorso formativo che viene
predisposta. (Margiotta, 2006-2007)
LE COORDINATE POLARI 377
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
rianti e relazioni. 2. Acquisire il linguaggio e i metodi propri della matematica
per organizzare e valutare adeguatamente informazioni qualitative e quantitative.
3. Adottare le strategie del pensiero razionale negli aspetti dialettici e algorit-
mici per affrontare situazioni problematiche, elaborando opportune soluzioni.
4. Utilizzare le reti e gli strumenti informatici nelle attività di studio, ricerca e
approfondimento disciplinare. 5. Correlare la conoscenza storica generale agli
sviluppi delle scienze, delle tecnologie e delle tecniche negli specifici campi
professionali di riferimento.
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Attivazione dei saperi
In questa fase l’insegnante cerca di «risvegliare» i saperi degli studenti, incen-
tivando ciascuno a mettere in relazione le conoscenze già acquisite facendo, perciò,
un’attività di metacognizione. Infine, si chiede il contributo di ognuno per una
prima negoziazione di significati.
I processi cognitivi implicati in tale fase sono: esplorare, attivare, ricercare
analogie, prima organizzazione.
Al fine di aiutare l’allievo a ricostruire e confermare queste informazioni e il
percorso che le collega, si possono proporre esercizi di ricapitolazione che lo aiutino
a organizzare e dare coerenza logica ai concetti di geometria analitica e trigonometria.
Spiegazione
Partendo da un conflitto cognitivo e procedendo con una presentazione per
problemi, l’insegnante stimola gli studenti a ristrutturare le conoscenze pregresse,
LE COORDINATE POLARI 379
Osservazione preliminare
La fase di elaborazione del lavoro è strutturata in due parti.
La prima, necessaria e comunque breve, sarà una lezione frontale in cui l’inse-
gnante offre agli alunni la definizione di coordinate polari.
La seconda prevede una serie di attività da svolgersi insieme in classe in cui
l’insegnante rilancia alcune parti teoriche in forma di problema e guida gli alunni
alla soluzione sollecitandoli nel modo corretto, offrendo cioè i suggerimenti mini-
mi e lasciando che il gruppo classe raggiunga in modo parzialmente autonomo la
soluzione (interazione collettiva).1
Ogni attività è corredata di spunti di riflessione in calce che l’insegnante può,
con diverse modalità, proporre agli alunni, in modo da spingerli a ragionare e ana-
lizzare criticamente quanto realizzato in classe.2
Fase 2: ELABORAZIONE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Prima parte: lezione frontale
Definizione di coordinate polari
Problema: Le coordinate cartesiane (di cui abbiamo richiamato definizione e applica-
zioni) sono l’unico modo per determinare la posizione di un punto sul piano? 3
Si fissi sul piano un punto O, detto polo, una retta orientata x passante per O,
detta asse polare, il verso antiorario come verso positivo delle rotazioni e si assegni
l’unità di misura per i segmenti.
Fissato tale sistema, dato sul piano un punto P (diverso da O), è determinata
la distanza, considerata positivamente, OP = ρ e l’angolo θ che la semiretta positiva
x, forma con la semiretta OP.
1
Rif. UMI, Nucleo «Risolvere e Porsi Problemi»: Produrre una soluzione del problema attraverso una opportuna
concatenazione delle azioni necessarie: formalizzazioni, calcoli, costruzioni geometriche.
2
Rif. UMI, Nucleo «Risolvere e Porsi Problemi»: Formulare congetture.
3
Rif. UMI, Nucleo «Risolvere e Porsi Problemi»: Porsi problemi aperti e valutare la possibilità che esistano
diversi metodi per risolvere lo stesso problema.
380 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
u
P
O x
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Per il polo O si assume ρ = 0 e si lascia indeterminata l’anomalia θ.
Viceversa, quando siano noti i numeri θ e ρ, con ρ > 0, rimane individuato il
punto P, il quale si costruisce tracciando prima la semiretta r che forma l’angolo θ
con l’asse polare Ox e segnando poi su r il punto che dista ρ dal polo O.
Si invitano i ragazzi a riflettere sulle seguenti questioni:
Dove si collocano tutti i punti del piano che hanno per modulo un dato numero a ?
Dove si collocano tutti i punti del piano che hanno la stessa anomalia α?
Si tratta semplicemente di applicare le definizioni apprese e di cercare di rap-
presentare graficamente le due situazioni.
I ragazzi vengono guidati a verificare che nel primo caso i punti giacciano tutti
sulla circonferenza di centro O e raggio a, nel secondo sulla semiretta uscente da O
che forma con l’asse polare l’angolo α.
Passaggio da coordinate polari a cartesiane e viceversa
Problema: Ricavare delle formule generali che permettano di passare da coordinate
cartesiane a polari e viceversa.
LE COORDINATE POLARI 381
P (x; y)
(ρ; θ)
θ
O H x
a) { xy == ρρ cos θ
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
sen θ
Formule che ci permettono di calcolare le coordinate cartesiane (x,y) di un
punto note le sue coordinate polari (ρ,θ).
A questo punto si può suggerire agli alunni di «lavorare» sul sistema (a) per
riuscire a esprimere ρ, θ in funzione solo di x e y, allo scopo di ricavare le formule
inverse, di passaggio da coordinate cartesiane a polari.
Infatti, elevando al quadrato, sommando le formule precedenti e applicando
la prima relazione fondamentale della trigonometria, si ricava:
x2 + y2
b) ρ = √‾‾‾
e, conseguentemente:
x
c) cos θ = ––––––––
x2 + y2
√‾‾‾
382 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
y
d) sen θ = ––––––––
x2 + y2
√‾‾‾
Formule che ci permettono di passare alle coordinate polari, note le coordinate
cartesiane.
Si invitano i ragazzi a riflettere sulla questione: è sufficiente solo la (c) o solo la
(d) per determinare l’anomalia? In quale ambiguità si incorre?
Distanza tra due punti
Problema: Calcolare la distanza tra due punti espressi in coordinate polari.
Siano dati i punti P1 = (ρ1, θ1) e P2 = (ρ2, θ2).
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Si suggerisce ai ragazzi di riflettere sul triangolo P1OP2 e di osservare che la
distanza richiesta non è altro che un lato del triangolo, di cui sono noti gli altri due
lati e l’angolo tra essi compreso; siamo quindi nelle condizioni ideali per applicare
il teorema del coseno, da cui banalmente si trova:
HÔA = α
PÔA = θ
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
OP ⋅ cosPÔH = OH
Cioè:
ρ ⋅ cos(θ – α) = p
che è l’equazione polare della retta cercata.
Considerazione finale: tale equazione, nelle due variabili ρ e θ, è soddisfatta
dalle coordinate polari di tutti e soli i punti appartenenti alla retta r.
Come varia l’equazione della retta se fossero dati p = intercetta della retta sull’asse polare,
e sapendo che la retta è perpendicolare all’asse polare?
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zando quindi una prima, semplice generalizzazione delle regole studiate. Allo stesso
modo, nel secondo e nel terzo esercizio devono riuscire a determinare l’equazione di una
retta in una situazione nuova, diversa da quelle studiate, cercando di produrre analogie.
1. In un sistema di coordinate polari i punti A(3, 4 π) e B(5, 3 π) sono i due
9 14
vertici di un dato parallelogramma ABCD; il punto di intersezione delle diagonali
coincide con il polo. Determinare gli altri due vertici del parallelogramma.
2. In un sistema di coordinate polari siano dati i punti A(8,- 2 π) e B(6, π ); calcolare
3 3
in coordinate polari il centro del segmento AB.
3. Determinare l’equazione polare della retta passante per i punti A(3, 4 π) e
9
B(5, 3 π).
14
Ricostruzione
Lo studente sa giustificare e sa ricostruire con coerenza quanto appreso, sa ri-
costruire il processo di risoluzione adottato e descrivere eventuali ampliamenti alle
LE COORDINATE POLARI 385
regole apprese. I processi cognitivi implicati in questa fase sono: ricostruire, costruire
schemi e procedure, analizzare, riflettere.
Osservazione preliminare: il secondo e il terzo sono esercizi classici; il primo è più
interessante. Gli alunni sono di una terza ITIS, quindi hanno familiarità con i concetti
di algoritmo, scomposizione in sottoproblemi, programmi; rivedere gli argomenti
studiati sotto questa nuova ottica permette loro di organizzare consapevolmente le
proprie conoscenze, uscendo dalla trappola di eventuali, inconsapevoli automatismi.
1. Costruire un algoritmo che a partire dalle coordinate cartesiane di un punto ne
calcoli le coordinate polari e viceversa utilizzando il metodo della scomposizione
in sottoproblemi. Tradurre l’algoritmo prodotto in un linguaggio di program-
mazione a scelta.
2. Sulla base di quanto si è studiato, ricostruire il percorso necessario per completare
le seguenti tracce.
a) Tutti i punti dell’asse polare hanno anomalia ________________________ e l’equazione
dell’asse polare risulta quindi: ________________________.
b) Tutte le rette passanti per il polo hanno equazione del tipo: _______________________.
c) Le coordinate polari del punto simmetrico del punto A(ρ,θ) rispetto al polo
sono: ________________________.
d) Le coordinate polari del punto simmetrico del punto A(ρ,θ) rispetto all’asse
polare sono: ________________________.
e) La distanza tra i punti Px = (ρx, θx) e Py = (ρy, θy) è data da: ________________________.
3. Organizzare il percorso, giustificando tutti i passaggi, che porta a dimostrare che
se una retta è distante p dal polo e l’angolo tra il polo e la perpendicolare a tale
retta è α, allora l’equazione polare della retta è data da:
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
p
ρ=
cos(θ – α)
Generalizzazione
L’allievo è autonomo, e ha consapevolezza dei propri prodotti e processi e della
loro spendibilità. Sa cogliere l’essenziale, ed è capace di generalizzare.
I processi cognitivi implicati in questa fase sono: riflettere, valutare, proiettare,
scegliere, immaginare, generare, intuire.
Osservazione preliminare: gli alunni sono chiamati a uscire dal contesto classico
della geometria e ad applicare lo strumento studiato in nuove situazioni, proiettando
i modelli e le conoscenze per spenderli adeguatamente.
Entrambe le attività prevedono una breve parte iniziale di mapping.
Il radar
Questo esercizio potrebbe essere preceduto dalla simulazione per computer che
mostra un radar funzionante.
386 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
P
ρ
θ
O
Q
ϕ
R y
Servono a identificare un punto nello spazio, una volta fissata una terna di assi
cartesiani (x, y e z).
Un punto P è individuato dalla terna ρ, θ e ϕ dove:
LE COORDINATE POLARI 387
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
– algebra (la formula trigonometrica di un numero complesso);
– geometria (curve in coordinate polari: le coniche, la spirale di Archimede, la spirale
logaritmica, la cardioide, la cissoide di Diocle, la lemniscata di Bernoulli);
– cartografia (coordinate geodetiche polari);
– astronomia (coordinate astronomiche);
– elettrotecnica (trattazione simbolica della corrente alternata).
Al termine di questa lezione, all’alunno restano gli esiti di tutte le attività svolte
nella fase di laboratorio; interessante e utile è l’algoritmo tradotto in un linguaggio
di programmazione a scelta che, a partire dalle coordinate cartesiane di un punto,
ne determini quelle polari e viceversa.
Inoltre, poiché questo breve ciclo di lezioni sulle coordinate polari viene realiz-
zato dopo le funzioni goniometriche e precede la trattazione dei numeri complessi e
delle applicazioni della trigonometria, particolarmente significativo potrebbe essere
388 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
chiedere agli allievi di realizzare una mappa concettuale che stabilisca e individui i
legami fra gli argomenti della classe terza, di cui le coordinate polari sono un anello
fondamentale (si veda un esempio in figura 1).
Ricordiamo infine che il risultato più significativo, esito di questo segmento di
programmazione, è essenzialmente metacognitivo, e consiste nella consapevolezza
che esistano diversi sistemi/modelli per risolvere un problema e che, dal punto di
vista strategico, è fondamentale scegliere quello più opportuno.
Infine, l’accenno alle equazioni polari delle curve permette di poter dimostrare
la vera utilità di questo strumento: semplificare l’equazione e offrire criteri per stu-
diare meglio le curve piane (utile far osservare quanto più interessante ed efficace è,
rispetto all’equazione cartesiana, l’equazione polare di una conica assumendo come
polo un fuoco e asse polare l’asse focale).
Ciò che rende questo argomento sempre stimolante sono la varietà di appli-
cazioni nella vita reale e la possibilità quindi di esibire la potenza, la ricchezza e la
fecondità del sapere matematico agli allievi.
Per concludere, si suggerisce — compatibilmente con il tempo a disposizione
e non solo in relazione a questo specifico argomento — di accennare ad aspetti
legati alla storia della matematica (ovvero alla storia della nostra civiltà) che hanno
il grande pregio di suscitare negli alunni interesse e stupore andando positivamente
a incidere sulla loro motivazione ad apprendere.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Si considera che uno studente abbia acquisito le competenze e abilità specifiche
quando, oltre a conoscere l’argomento di riferimento, sa come utilizzarlo/applicarlo
nel contesto adeguato, ed è consapevole di questa sua capacità tanto da saper descri-
vere il processo e la metodologia seguiti nelle applicazioni.
Ricordiamo innanzi tutto che: «Valutare significa attribuire o dichiarare il va-
lore di qualcosa in funzione di uno scopo» (Tessaro, 1997). Prima di impostare una
verifica, quindi, dovremmo ricordare che essa:
– è una delle attività messe in atto per la valutazione degli apprendimenti;
– consiste nell’accertare il raggiungimento degli obiettivi del progetto didattico;
– sottende una operazione di confronto tra i traguardi previsti e i risultati raggiunti.
E chiederci:
– Quali abilità/competenze vogliamo sottoporre a verifica?
– Quali processi di apprendimento si intende attivare con la prova e, contempora-
neamente, indagare?
– Quali indicatori per cogliere aspetti peculiari di tali processi?
– Quale corrispondenza tra item e descrittore?
LE COORDINATE POLARI 389
a partire dalle
permettono di definire permettono di definire quali è possibile
e indispensabili
in forma esponenziale i in forma trigonometrica i introdurre i per definire le
Teoremi di
Trigonometria
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Applicazioni sulla trigonometria
Esempio di verifica
Rifletti sulla teoria che hai studiato, giustificando ogni tua riposta.
Sono dati i due punti A(1, -√ 3 ) e B(- 3 , 3√ 3 ). Rispondi alle seguenti tracce.
2 2
a) Trovare le coordinate polari di A e B e rappresentare i punti sul piano.
b) Calcolare la distanza di A da B.
c) Determinare l’equazione polare e cartesiana della retta passante per A e parallela
all’asse polare.
I. Come varierebbe l’equazione della retta se dovesse formare un generico angolo
ω con l’asse polare? E se anche il punto A si spostasse sul piano?
II. Analizza la relazione tra la forma cartesiana e polare della retta in esame.
390 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
d) Calcolare l’area del triangolo con un vertice nel polo e gli altri nei punti A e B.
I. Riesci a trovare una formula generale per determinare l’area di un triangolo
con un vertice posto nel polo e gli altri due vertici che sono nei punti A(ρ1,
θ1) e B(ρ2, θ2)?
Nella Scheda 1 è riprodotta, nel dettaglio, la griglia per l’analisi cognitiva della
verifica. Le due competenze — (1) utilizzare le reti e gli strumenti informatici nelle
attività di studio, ricerca e approfondimento disciplinare e (2) correlare la conoscenza
storica generale agli sviluppi delle scienze, delle tecnologie e delle tecniche negli spe-
cifici campi professionali di riferimento — non sono state oggetto della verifica, ma
l’insegnante ha comunque la possibilità di valutarle attraverso le attività laboratoriali
e gli approfondimenti proposti.
Infine, durante la spiegazione teorica e i momenti di discussione in classe, il
docente deve mettere in atto anche una verifica di tipo osservativo; infatti processi
cognitivi quali l’impegno e l’attenzione possono essere valutati attraverso l’osserva-
zione di alcuni efficaci indicatori, quali:
– il livello di attenzione (l’allievo è capace di concentrazione prolungata? Ascolta
con interesse? È più motivato all’apprendimento di nuovi argomenti quando
questi sono contestualizzati? Ricorda con più facilità le nuove nozioni attraverso
il collegamento con i problemi che tali nozioni hanno permesso di risolvere?);
– il grado di pertinenza degli interventi (l’allievo interviene frequentemente e le sue
domande sono pertinenti e utili al resto della classe? Apporta contributi funzionali
alla costruzione di nuovi saperi e/o significati?);
– la curiosità (l’allievo è motivato all’esplorazione, alla ricerca? Riconosce e indaga
analogie o differenze con situazioni note? Si propone per ulteriori personali ricer-
che? Si impegna in tentativi di risoluzione diversi/originali?).
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE © 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Ferrauto R. (1987), Il problema geometrico e la geometria analitica, Roma, Edizioni Dante Alighieri.
Ferrauto R. (1987), Lezioni di trigonometria piana, Roma, Edizioni Dante Alighieri.
Letta L. (2006/2007), Dispense del corso di Laboratorio di Didattica della Matematica 1, Venezia,
Università Ca’ Foscari.
Maraschini W. e Palma M. (2002), ForMAT SPE. La formazione matematica per il triennio: manuale
per le superiori, Torino, Paravia.
Margiotta U. (2006/2007), Dispense del corso di pedagogia generale, Venezia, Università Ca’ Foscari.
Scotenna M. (2001), Trigonometria e complementi di algebra, Padova, Cedam.
Tessaro F. (1997), La valutazione dei processi formativi, Roma, Armando.
Tessaro F. (2002), Metodologia e didattica dell’insegnamento secondario, Roma, Armando.
UMI – Unione Matematica Italiana (2003), Premessa ed attività, UMI.
Zan R. (1999), Dalla correzione degli errori… all’intervento sulle difficoltà, Dipartimento di Mate-
matica, Università di Pisa.
Zwirner G. (19990), Complementi di algebra e nozioni di analisi matematica, Padova, Cedam.
LE COORDINATE POLARI 391
SCHEDA 1
Griglia per l’analisi cognitiva della prova
Indicatori
Abilità specifiche Processo Descrittori
Item Livello
e Competenze (contestualizzati)
Saper calcolare le coor- a,b,c,d Individua correttamente modulo e anomalia dei punti, li colloca nel 5
APPLICAZIONE
dinate polari di un punto, piano con precisione; ricorda e applica correttamente la formula
note le coordinate carte- della distanza; determina l’equazione della retta e l’area del triangolo
siane e saperlo collocare analizzando e interpretando il grafico.
correttamente nel piano.
Saper calcolare la distan- a,b,c Applica correttamente le formule di trasformazione, colloca i punti 4
za tra due punti espressi parz, d sul piano con precisione, e calcola sicuro la distanza tra i punti. Non
in coordinate polari. riesce a portare a termine il ragionamento per determinare l’equazione
Esprimere una retta in della retta, ma lo imposta; calcola l’area del triangolo correttamente.
forma polare.
a parz, Individua modulo e anomalia dei punti in modo esatto, ma fatica a 3
Saper risolvere un pro-
b, c collocarli così espressi nel piano. Calcola correttamente la distanza
blema di geometria piana
parz, tra i punti; tenta solo di calcolare l’area del triangolo e di determinare
elementare in coordinate
d parz l’equazione della retta, ma non riesce a portare a termine gli esercizi
polari.
poiché non è in grado di interpretare il grafico.
Utilizzare il linguaggio e i a parz, Individua correttamente il modulo dei punti ma nel calcolo dell’anomalia 2
metodi propri della mate- b utilizza le formule solo parzialmente senza tenere conto dei segni
matica per organizzare e e colloca il punto A nel primo quadrante. Applica in modo esatto
valutare adeguatamente la formula della distanza, ma trascura il terzo e il quarto quesito.
informazioni qualitative e
quantitative. a parz Non riconosce le formule di trasformazione corrette da utilizzare. Non 1
ricorda la formula della distanza e trascura il terzo e il quarto quesito.
Confrontare e analizza- c, ci,d, Attraverso una corretta astrazione rielabora graficamente in modo 5
TRANSFER
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
generalizzazione individuando una funzione risolutiva. Sottolinea le
Utilizzare il linguaggio e i differenze con i casi precedenti.
metodi propri della mate-
matica per organizzare e c, ci Rappresenta le diverse situazioni come indicato, ma non riesce a 4
valutare adeguatamente parz,d, esprimere con chiarezza tutti i casi possibili.
informazioni qualitative e di Riesce comunque a riconoscere e attivare i modelli conosciuti,
quantitative. individuando sia l’equazione della retta al variare della pendenza
che quella ancora più generale al variare della posizione del punto A.
Generalizza in modo opportuno le formule di geometria analitica ed
esibisce la formula dell’area del triangolo.
c, ci Riconosce e attiva modelli e formule note, ma non è sufficiente perché 3
parz, d, riesca ad applicarli in modo efficace e rielaborarli generalizzandoli.
di parz Calcola correttamente i casi particolari, ma stenta nella capacità di
valutare la situazione al variare dei dati presentati.
c parz Riconosce solo alcuni modelli studiati e non risolve completamente i 2
d parz casi particolari, riconoscendo a stento le analogie e le differenze con
alcuni casi noti. Scrive l’equazione della retta in forma cartesiana e
polare, ma non riesce a calcolare l’area.
c parz L’esercizio si discosta troppo da modelli e regole conosciute, accenna 1
solo la risoluzione dei casi particolari (scrive l’equazione cartesiana
della retta), non riconoscendo le analogie con quanto studiato.
© 2019, RICERCA e SVILUPPO Erickson, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento, Erickson
392 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Indicatori
Processo
Abilità specifiche Descrittori
Item Livello
e Competenze (contestualizzati)
Utilizzare le strategie ci, cii, Ha acquisito una consapevolezza e una padronanza tale dei problemi 5
GENERALIZZAZIONE
Consapevolezza riflessiva
del pensiero razionale di che riesce anche a proiettarli in contesti diversi: riflette e capisce
negli aspetti dialettici e come incide sul risultato la variazione di uno o più dati. Analizza tutte
algoritmici per affrontare le possibili posizioni della retta rispetto all’asse polare e studia come
situazioni problematiche, varia l’equazione a seconda della posizione di A sul piano. Mette
elaborando opportune in relazione senza incertezze il coefficiente angolare della retta con
soluzioni. ω, q con le coordinate di A e analizza il legame. Nel caso dell’area,
è consapevole delle potenzialità del metodo risolutivo applicato
nel caso particolare e riesce a generalizzarlo fornendo la regola e
motivando ogni singolo passaggio in modo chiaro e coerente. Ha
«interiorizzato» il problema.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
di parz Non è riuscito a risolvere completamente i quesiti nei casi particolari 1
e quindi non ha gli strumenti per partire con la riflessione generale
richiesta. Abbozza un tentativo di impostazione.
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LEZIONE 17
IL COMPORTAMENTO
DEL CONSUMATORE
CONDURRE UN’ANALISI DI MERCATO
SULLE MOTIVAZIONI ALL’ACQUISTO
Gianluca Daffi
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Livello scolastico: Scuola secondaria di secondo grado.
Area disciplinare/Classe di concorso: A-46 Scienze giuridico-economiche.
Principali scelte metodologiche: Didattica per concetti, project work, learning by doing.
Argomento della lezione: I fattori psicologici che influenzano il comportamento di acquisto
nei consumatori e i corrispondenti modelli che spiegano la relazione tra bisogni dell’uomo
e motivazioni all’acquisto del cliente.
Età dei destinatari/Classe: La lezione è strutturata per una classe di 20/25 alunni frequentanti
il secondo anno della scuola secondaria di secondo grado, Istituto tecnico-professionale a
indirizzo amministrativo/aziendale. Nel gruppo classe è presente un alunno con DSA (dia-
gnosi di dislessia).
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
i collegamenti, l’ordine delle relazioni poste fra i singoli elementi e pertanto «la
figura logica d’insieme». La centratura è sul contenuto disciplinare che si deve
padroneggiare con rigore. Tale metodologia è stata scelta in quanto già utilizzata
dai docenti nel contesto classe. Il fine è evidenziare i rapporti tra i vari elementi
che formano l’insieme concettuale alla base dello sviluppo delle competenze.
– Project work: è un progetto professionale realizzato in aula dagli alunni. L’obiettivo
principale è consolidare negli allievi competenze integrate e favorire la professiona-
lizzazione, intesa come competenza spendibile in un contesto di lavoro futuro. Gli
allievi, in maniera autonoma, divisi in gruppi e col supporto del docente, condur-
ranno l’analisi di una categoria di prodotto, applicando e collegando le tecniche,
le conoscenze e le competenze acquisite in aula ed esprimendo nuove potenzialità
e nuove risorse. La principale finalità di questa metodologia è l’analisi ragionata
dei fattori che portano un consumatore a scegliere un determinato prodotto.
– Learning by doing (apprendimento attraverso il fare, attraverso l’operare, attra-
verso le azioni): le attività caratteristiche di questa metodologia innovativa sono
Goal-Based-Scenarios (GBSs), cioè attività individuali o di gruppo in cui il cor-
396 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
– LIM collegata alla rete Internet.
– Depliant descrittivi dei prodotti di consumo forniti dal docente.
– Pc o tablet per la realizzazione del cartellone virtuale.
Nella fase iniziale il docente presenta la metodologia del project work e del
learning by doing, informa la classe che l’obiettivo della lezione è costruire un
cartellone virtuale tramite un software di presentazione (PowerPoint, Key notes o
simili). Il cartellone descriverà il legame esistente tra il bisogno di un cliente, un
prodotto presente attualmente sul mercato e le principali motivazioni all’acquisto
che potrebbero spingere il cliente al comportamento di consumo.
IL COMPORTAMENTO DEL CONSUMATORE 397
Bisogni di
autorealizzazione
Bisogni
di stima
Bisogni di
appartenenza
Bisogni di sicurezza
Bisogni fisiologici
Fig. 1
La Piramide dei bisogni secondo Maslow.
Autorealizzazione
Stima
Sociali
Sicurezza
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Fisiologici
Valori Credenze
Bisogni Desideri
Fig. 3
Fattori psicologici che influenzano
i comportamenti di consumo.
398 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Vengono proiettate sulla LIM le figure riassuntive dei concetti presentati (figure
1, 2 e 3).
Per ogni figura si fornisce una spiegazione dei concetti riportati seguendo un
percorso che porti dal riconoscimento del bisogno alla comprensione della moti-
vazione all’acquisto, per rendere esplicito tale legame; al termine di questa fase, è
possibile proiettare una slide riassuntiva (figura 4).
Fig. 4
Slide riassuntiva.
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Fase 2: ELABORAZIONE
Motivazioni e acquisti
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Fig. 5 Esempio di cartellone virtuale.
Analisi del prodotto, ricerca in rete delle informazioni e costruzione delle varianti di
mercato
I gruppi, guidati dal proprio coordinatore, e sotto la supervisione dell’insegnate,
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
analizzano il prodotto scelto utilizzando la griglia rappresentata in figura 6.
Terminata la compilazione della griglia, si passa alla costruzione delle varianti
di mercato.
Sulla base dell’analisi del prodotto effettuata si costruiscano tre varianti di
mercato che facciano leva sui fattori di promozione del comportamento di acquisto
non considerati dal prodotto originale.
Il prodotto originale e le varianti dovranno essere presentati attraverso un
cartellone virtuale simile all’esempio fornito dal docente. Per la ricerca o creazione
di immagini è possibile avvalersi del pc/tablet e del collegamento alla rete Internet.
In questa fase i singoli gruppi sono chiamati a presentare all’intera classe i car-
telloni virtuali prodotti e a illustrarne il contenuto.
Al termine della presentazione ogni gruppo potrà consultarsi per alcuni minuti
e indicare, tramite il proprio portavoce, punti di forza e punti di debolezza della pre-
IL COMPORTAMENTO DEL CONSUMATORE 401
Bisogni che potrebbero essere soddisfatti dal prodotto (per ogni voce scelta inserire una spiegazione che chiarisca
il legame tra bisogno e prodotto)
Bisogni fisiologici: ◻ sì ◻ no
Perché: _____________________________________________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________________________________________________
Bisogni di sicurezza: ◻ sì ◻ no
Perché: _____________________________________________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________________________________________________
Bisogni di appartenenza: ◻ sì ◻ no
Perché: _____________________________________________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________________________________________________
Bisogni di stima: ◻ sì ◻ no
Perché: _____________________________________________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________________________________________________
Bisogni di autorealizzazione: ◻ sì ◻ no
Perché: _____________________________________________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________________________________________________
Fattori che potrebbero spingere il consumatore all’acquisto del prodotto (per ogni voce scelta inserire una spie-
gazione che chiarisca il legame tra bisogno e prodotto)
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Motivazioni legate al fattore Valori: ◻ sì ◻ no
Perché: _____________________________________________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________________________________________________
Tra i fattori individuati il gruppo ritiene predominante per il comportamento di acquisto il fattore:
◻ Valori ◻ Credenze ◻ Bisogni ◻ Desideri
sentazione cui hanno assistito. Per facilitare tale attività verrà chiesto a ogni gruppo
di indicare, rispetto all’elaborato dei compagni:
– «ciò che mi ha maggiormente colpito»
– «aspetti che non mi convincono»
– «aspetti che mi convincono appieno».
I cartelloni virtuali potranno essere stampati su fogli A3 e collocati in classe e/o
caricati sul sito della scuola (portfolio di classe).
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
suggerisce al gruppo dove e in che misura intervenire, nonché eventuali correzioni
prima di procedere.
Verifica finale
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
APPENDICE
L’innovazione è qualità
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La qualità deve basarsi su due capisaldi fondamentali, ovvero: l’efficacia e i
riferimenti valoriali. Entrambi sono importanti per garantire che l’innovazione di-
dattica sia al servizio di un apprendimento che funzioni e che, contemporaneamente,
risponda a un chiaro orientamento etico.
La qualità è efficacia
* Università di Bolzano.
406 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Alla luce di queste premesse, sono considerati innovativi tutti quegli approcci,
metodologie e strumenti che promuovono il ruolo attivo dell’alunno nel processo
di apprendimento e che attivano interazioni con materiali e persone in ottica socio-
costruttivista. Di seguito sono illustrati nel dettaglio i sette capisaldi su cui fondare
una didattica che può dirsi realmente innovativa.
1. DIDATTICA DELL’ESPERIENZA
La cultura si deve lasciar prendere attraverso l’attività, con l’aiuto di materiali che permettano
al bambino di acquisirla da solo (Maria Montessori).
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
sensi, è uno spazio in cui poter giocare e creare, costruire e progettare in modalità analogiche e
digitali. Sulla base di queste esperienze e tramite la riflessione che ne deriva è possibile costruire
dei saperi condivisi e imparare ad applicarli nei contesti di vita sottoforma di competenze.
Parole chiave: fare, esperienza, laboratorio, didattica per competenze.
La scuola riconosce le molte differenze individuali degli alunni, siano esse legate alle storie
di vita, ai diversi modi di apprendere, ad abilità o disabilità differenti. La scuola coltiva e nutre
una cultura del dialogo aperto alle differenze e alla loro valorizzazione, costruisce un’offerta
didattica che permette ad alunni diversi di seguire percorsi di apprendimento diversi in un
contesto comune e condiviso. La scuola, in quest’ottica, promuove anche l’autonomia degli
alunni e la possibilità di scegliere e autodeterminare un proprio progetto di apprendimento.
Parole chiave: differenziazione, autonomia, autodeterminazione, didattica aperta.
I SETTE CAPISALDI DELL’INNOVAZIONE DIDATTICA 407
Insegnanti e alunni lavorano insieme, imparano gli uni dagli altri e realizzano progetti comuni.
I Consigli di classe sono il luogo di una progettazione didattica condivisa e della piena as-
sunzione di responsabilità verso tutti gli alunni. I bambini e i ragazzi hanno molte opportunità
per collaborare in coppia o in piccolo gruppo e sviluppare competenze sociali in situazioni di
apprendimento cooperativo. La scuola è, inoltre, una palestra di democrazia, dove gli alunni
imparano a confrontarsi, farsi delle opinioni e decidere insieme.
Parole chiave: lavoro in team, risorsa dei pari, democrazia, apprendimento cooperativo.
Insegnanti e alunni riconoscono che la vita scolastica ha anche una dimensione affettiva, legata
non solo a successi e insuccessi nell’apprendimento, ma anche all’intensa vita di relazioni e
alle tonalità emotive che ciascuno porta dai propri ambienti di vita. Gli insegnanti si impegnano
a diventare degli allenatori emotivi, capaci di riconoscere le emozioni, dando loro un nome e
esprimendole in modo congruente al contesto. I bambini e i ragazzi imparano a parlare delle
emozioni, mostrando le proprie e comprendendo quelle degli altri attraverso una comuni-
cazione non violenta. Conoscono e imparano a usare strategie per regolare emozioni forti. Il
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
conflitto è vissuto come un’occasione di confronto e crescita: insegnanti e alunni imparano
modalità per viverlo in modo costruttivo.
Parole chiave: assertività, gestione del conflitto, non violenza, educazione affettiva.
La scuola sostiene lo sviluppo di un atteggiamento curioso, attivo e critico verso la realtà. Gli
alunni imparano strategie per analizzare le situazioni e le conoscenze, valutarne i punti di forza
e le criticità, sviluppare un pensiero critico che le metta in discussione. Il valore dell’incertezza,
dei dilemmi e del conflitto cognitivo viene riconosciuto come il frutto di un modo complesso
di rappresentare la realtà e di generare rinnovamento. Gli insegnanti sostengono il coraggio
degli alunni che inventano idee e proposte alternative, valorizzando il pensiero divergente
anche attraverso una pluralità di linguaggi con cui svilupparlo ed esprimerlo.
La scuola si concepisce come parte di un territorio e di una società con cui intrattiene un
continuo dialogo. La realtà entra a scuola, con i temi che caratterizzano gli sviluppi e le discus-
sioni sull’attualità; nell’ambiente scolastico gli alunni lavorano a progetti e compiti autentici
che permettono loro di comprenderli, di rifletterci criticamente e di diventarne attori attivi.
Inoltre, la scuola esce dalle proprie mura: l’offerta didattica trova una sua collocazione plurale
anche sul territorio nell’ottica dell’outdoor education e collaborando con il tessuto sociale ed
economico, come imprese e altre organizzazioni territoriali.
Parole chiave: sistema formativo integrato, outdoor education, alternanza scuola lavoro,
didattica per progetti.
7. DIDATTICA DELL’EFFICACIA
La progettazione può essere fatta in molti modi, ma è più potente se gli insegnanti progettano
insieme, sviluppano un’idea comune di che cosa sia importante insegnare […] e lavorano
insieme per valutare l’impatto della propria progettazione sui risultati degli alunni (John Hattie).
La scuola coltiva la cultura della valutazione per il miglioramento a tutti i suoi livelli. A livello
organizzativo di istituzione scolastica, promuove processi di autovalutazione e automigliora-
mento che coinvolgono i docenti, gli alunni e le famiglie. A livello di classe, gli insegnanti sono
aggiornati rispetto agli sviluppi delle discipline che insegnano e approfondiscono pratiche
per il rinnovamento condiviso della didattica. In classe, fra gli alunni, viene incentivato un
atteggiamento riflessivo e metacognitivo riguardo le attività di apprendimento, con la finalità
di individuare e applicare le più funzionali strategie in quest’ambito.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
Parole chiave: evidence-based, autovalutazione e miglioramento, strategie di apprendimento,
didattica metacognitiva.
GLOSSARIO DEGLI APPROCCI
METODOLOGICI, DELLE STRATEGIE
E DEGLI STRUMENTI
RICERCA e SVILUPPO Erickson
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
ADATTAMENTO/SEMPLIFICAZIONE
Indica la strategia di adattare e semplificare il materiale e il percorso di apprendimento a
particolari esigenze.
In riferimento ai materiali didattici e di studio degli alunni (ad esempio, il libro di testo) sono
spesso necessarie delle operazioni per rendere l’apprendimento significativo ed efficiente e
per soddisfare i diversi bisogni di apprendimento degli alunni. L’adattamento della didattica
può avvenire grazie a strumenti compensativi che consentono di:
–– evidenziare le informazioni salienti; può essere necessario intervenire sul testo per rendere
maggiormente salienti da un punto di vista percettivo le parole chiave o le parti di testo
più significative. L’evidenziazione del testo può diventare successivamente una strategia
di studio da usare in autonomia;
–– schematizzare e ristrutturare; si riferisce alla rielaborazione dei contenuti attraverso un
linguaggio più semplice e all’utilizzo di vocaboli di uso comune;
–– ridurre la quantità di lavoro in termini di «carico cognitivo» e di informazioni fornite; può
essere necessario eliminare quelle informazioni che non sono fondamentali per la com-
prensione del testo;
–– completare e integrare l’argomento facendo collegamenti con conoscenze pregresse e
anticipando collegamenti futuri per favorire la comprensione di insieme.
410 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
APPRENDIMENTO ATTIVO
Si basa sul presupposto che lo studente riveste un ruolo attivo e consapevole nel processo
di apprendimento. Viene favorito l’ascolto attivo, la partecipazione, il dibattito e le discussioni
libere e aperte, garantendo così non solo di apportare contributi positivi nella costruzione del
sapere, ma anche di lavorare su aspetti emotivi e relazionali. Questo approccio favorisce la
dinamicità e la creatività degli studenti, aiutandoli a sviluppare competenze necessarie a livello
personale e sociale, rendendoli consapevoli, impegnati e partecipativi.
APPRENDIMENTO COOPERATIVO
È una modalità di lavoro in piccolo gruppo che si basa sulla cooperazione fra gli studenti per
raggiungere obiettivi comuni. L’insegnante assume il ruolo di facilitatore, permette ai parteci-
panti di mettere a disposizione competenze e saperi e favorisce la creazione di un ambiente
relazionale positivo.
L’apprendimento cooperativo, proprio perché organizzato in gruppo, mette gli studenti nella
situazione di lavorare per il successo collettivo e non solo personale. Attribuisce a ognuno la re-
sponsabilità di portare il proprio contributo per portare a termine il lavoro assegnato, consentendo
così di sperimentare un forte senso di comunità e di favorire lo spirito di squadra. Nel contesto
classe, gli studenti sono impegnati nei vari ruoli richiesti dall’organizzazione in gruppo e accrescono
così le abilità e le competenze sociali; per questo tale metodologia risulta importante non solo da
un punto di vista cognitivo, ma anche socio-relazionale. L’apprendimento cooperativo motiva gli
studenti e li rende protagonisti del processo formativo portandoli a raggiungere risultati migliori.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
APPRENDIMENTO INTERATTIVO
È un approccio alla didattica che prevede l’utilizzo di tecnologie applicate alla formazione, quali
lavagne multimediali, banchi interattivi, utilizzo di wikipedia, blog e chat, che garantiscono il
coinvolgimento e promuovono la partecipazione attiva.
Una didattica che prevede l’utilizzo di questo approccio favorisce la cooperazione, incoraggia
l’analisi dei contenuti e il dibattito.
L’apprendimento interattivo consente allo studente di avere un ruolo attivo nel processo di
costruzione del sapere e garantisce il rispetto dei ritmi e dei tempi di apprendimento di ognuno.
L’apprendimento interattivo richiede che l’aula sia arricchita con strumenti facilmente e libera-
mente utilizzabili dagli alunni. È necessario predisporre piattaforme online che consentano lo
scambio di informazioni tra utenti in modo dinamico e veloce; l’insegnante può così caricare
materiale anche da casa, tenersi in contatto con gli studenti e comunicare con loro anche
fuori dal contesto «fisico» della classe.
viene applicata in un contesto educativo e didattico l’alunno mette in atto una serie di attività,
meccanismi e strategie grazie alle quali dirige l’attenzione verso gli aspetti cognitivi, emotivi e
motivazionali del proprio processo di apprendimento, con lo scopo di migliorarlo.
Tale modalità di apprendimento fa riferimento alla competenza «imparare a imparare» ed è
finalizzata al mantenimento di comportamenti favorevoli orientati al successo.
Per fare in modo che il processo di autoregolazione avvenga in modo positivo è necessario
che siano stati inizialmente fissati gli obiettivi di funzionalità che si desidera raggiungere;
successivamente ci si danno istruzioni e suggerimenti volti al raggiungimento di tali obiettivi.
L’alunno dovrà continuamente auto osservarsi, auto dirigersi e auto valutarsi, fino a quando
l’obiettivo raggiunto non sarà conforme alle sue aspettative.
APPRENDISTATO COGNITIVO
Con apprendistato cognitivo si intende un’evoluzione della tradizionale forma di apprendi-
stato, usualmente intesa come momento in cui l’alunno osserva il lavoro fatto da un esperto
(modello competente) e successivamente lo imita.
Nell’apprendistato tradizionale l’esperto esegue inizialmente un compito mentre l’alunno assiste
alle azioni messe in atto, successivamente sarà poi l’apprendista a svolgere il compito mentre
l’esperto ne osserva e ne agevola il lavoro, fornendo sostegno (scaffolding). Il supporto fornito
verrà sempre più diminuito fino a quando l’alunno sarà in grado di svolgere il lavoro in autonomia.
Nell’apprendistato cognitivo, a differenza di quello tradizionale, alla procedura tradizionale si
aggiunge una particolare attenzione per i processi cognitivi e per la dimensione metacognitiva.
All’apprendista viene chiesto di esplicitare i processi di pensiero, le azioni e le conoscenze
attraverso la verbalizzazione delle procedure messe in atto e delle esperienze, attraverso la
riflessione, l’esplorazione e il confronto con gli altri compagni e con il docente al fine di favorire
l’utilizzo di diversi possibili percorsi.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
APPROCCIO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE
È un approccio che include varie tecniche educative e didattiche. Fonda i suoi interventi sul
comportamento osservabile e manifesto del soggetto, riconoscendo anche i processi cognitivi
che hanno un ruolo determinante sullo stesso. Il ruolo dell’insegnante è attivo ed è diretto a
far acquisire comportamenti più adattivi e rinforzare e generalizzare i comportamenti appresi.
Le principali tecniche che caratterizzano questo approccio sono:
–– task analysis (analisi del compito), cioè scomposizione in sotto-obiettivi di un compito
inizialmente descritto;
–– uso degli aiuti, come le tecniche di «prompting» e «fading», utilizzo di aiuti di vario genere
per facilitarne l’acquisizione;
–– apprendimento «senza errori», che facilita l’apprendimento senza far incorrere il soggetto
in errori. Richiede programmazione e manipolazione del materiale di stimolo che viene
presentato al soggetto.
–– modeling, cioè apprendimento osservativo che avviene quando il soggetto osserva un’altra
persona che esegue il comportamento, che risulta così un modello;
–– rinforzo positivo sistemico, che si basa sul presupposto che il comportamento si rafforza
se seguito da un rinforzatore;
412 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
APPROCCIO COSTRUTTIVISTA
Secondo questo approccio l’apprendimento è un processo personale, costruttivo e inten-
zionale, in cui il pensiero è connesso all’azione.
Ciò che porta ad apprendere è la comprensione personale della realtà; risulta così centrale il
ruolo del contesto e delle situazioni reali con cui l’alunno si trova a contatto.
Nel contesto reale, infatti, lo studente interagisce, si confronta, sperimenta e agisce.
Tale modello pone il soggetto al centro del processo formativo e lo rende attivo della costruzione
del proprio sapere; di conseguenza esso consente il rispetto degli stili e dei ritmi di apprendi-
mento di ognuno, nonché una formazione che segue gli interessi e le inclinazioni di ciascuno.
APPROCCIO LUDICO
È un approccio che considera il gioco non solo come una naturale predisposizione del
bambino, ma anche come un evento cognitivo e di apprendimento che risulta un’occasione
perimparare e per vivere la realtà in modo partecipe. Le attività ludiche coinvolgono lo studente
nella sua totalità. Da un punto di vista cognitivo ed emotivo, lo studente si fa protagonista
delle sue scoperte all’interno di un ambiente rilassante, motivante, piacevole e ricco di stimoli
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
mentre, da un punto di vista affettivo e relazionale, egli si trova in situazioni di collaborazione
positiva con gli altri.
In classe, l’insegnante sceglie i giochi e i materiali ludici da offrire agli allievi dando loro la
possibilità di utilizzarli in gruppo o individualmente per consolidare le conoscenze preceden-
temente trasmesse o per affrontare nuovi argomenti.
BRAINSTORMING
È una tecnica che privilegia la creatività e che consiste nel partire da un problema iniziale per
far emergere idee volte alla risoluzione di tale problema. Partendo da un problema iniziale, ogni
partecipante può liberamente esprimere soluzioni che verranno successivamente analizzate al
fine di giungere alla sua risoluzione. Questa metodologia favorisce la creatività e le potenzialità
di gruppo; le idee di ogni partecipante risultano preziose per la risoluzione del problema e
offrono un prezioso contributo per individuare soluzioni nuove, originali e divergenti.
Il brainstorming mette gli studenti nella condizione di concentrarsi, stimola l’ascolto attivo e il
rispetto per le idee degli altri; inoltre consente, anche a chi ha maggiori difficoltà a esprimere le
proprie idee davanti agli altri, di offrire il proprio contributo in un clima di collaborazione e stima.
GLOSSARIO DEGLI APPROCCI METODOLOGICI, DELLE STRATEGIE E DEGLI STRUMENTI 413
CIRCLE TIME
È un metodo che prevede la disposizione «a cerchio» dei partecipanti sotto la guida di un
conduttore, solitamente l’insegnante, che regola la comunicazione in modo da promuovere
l’ascolto e la partecipazione di tutti.
Il circle time risulta utile in aula in quanto permette di intervenire sulle problematiche di ge-
stione della classe più diffuse quali, ad esempio, difficoltà di ascolto, difficoltà nel rispettare
il turno di parola e presenza di alunni poco partecipativi; esso, infatti, favorisce l’ascolto, la
condivisione, l’espressione di idee e la partecipazione. In classe risulta utile perché consente
di esprimersi e di conoscersi meglio, facilitando così l’inclusione e valorizzando le differenze;
inoltre può risultare utile anche per gli insegnanti stessi in quanto consente loro di conoscere
meglio gli alunni.
Il circle time può essere utilizzato con lo scopo di ridurre e gestire la conflittualità, permettendo
agli alunni di discutere su un determinato argomento. Offre la possibilità di mettere in evidenza
i propri bisogni e le proprie emozioni, focalizzando la discussione sugli atteggiamenti adeguati
e eliminando quelli inadeguati.
La disposizione a cerchio favorisce, inoltre, la condivisione di uno spazio creando un senso
di appartenenza e di cooperazione, muovendo gli alunni nella direzione del «saper essere»,
competenza essenziale assieme al «sapere» e al «saper fare».
L’insegnante può utilizzare il circle time se desidera avere un parere da parte di tutti gli alunni
su tematiche specifiche, ma anche per risolvere problematiche interne alla classe che neces-
sitano del confronto e per prevenire o gestire situazioni di scontro e di conflitto.
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
ausili e strumenti consentono di semplificare la comunicazione proponendo modalità alternative.
L’insegnante, nel contesto scolastico, dovrebbe cercare di creare, ogni volta in cui sia possibile
e funzionale, momenti di interazione tra gli alunni che consentano anche a chi abbia delle
disabilità di condividere e utilizzare i propri codici.
Sebbene tali strategie vengano adottate in favore di alunni con difficoltà, l’utilizzo di codici
alternativi dovrebbe coinvolgere tutto il gruppo classe; questo per offrire a ogni alunno la
possibilità di utilizzarli per comunicare e per avvicinarsi così alla «diversità» del compagno.
COMPRESENZA
Con compresenza si intende una strategia didattica in base alla quale due o più insegnanti
lavorano insieme, condividendo una co-progettazione e un unico spazio fisico, al fine di garantire
al gruppo classe una migliore efficacia nel processo di insegnamento-apprendimento, anche
in prospettiva inclusiva. Gli insegnanti possono lavorare assieme per offrire maggior supporto
agli studenti con difficoltà oppure possono abbinare in simultanea le loro competenze per
fornire un sapere più completo e un’occasione di apprendimento più ampia.
La compresenza, oltre a garantire proposte di valorizzazione delle differenze e attività individualiz-
zate, fornisce la gestione di attività non strutturate nella classica disposizione frontale («al banco»)
414 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Gli insegnanti compresenti possono essere, ad esempio, insegnanti curricolari esperti di diverse
discipline; insegnanti curricolari della stessa disciplina, insegnante curricolare e insegnante
di sostegno; insegnante di L2 e insegnante di L1, ecc.
DEBRIEFING
È un processo attraverso il quale, al termine di un’attività, si pongono delle domande per
aiutare i partecipanti a riflettere intenzionalmente in modo autocritico su un’esperienza. Gli
alunni, dopo aver vissuto un’esperienza significativa, sono guidati e sollecitati dall’insegnante
a discuterne attraverso tre fasi.
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1. Inizialmente i partecipanti rievocano l’esperienza descrivendo gli eventi e ciò che si è fatto;
2. successivamente ci si focalizza maggiormente sulle impressioni che tale esperienza ha
avuto sui partecipanti definendone gli aspetti più personali;
3. infine si generalizza l’esperienza estendendo le sue implicazioni a contesti diversi.
Il processo di debriefing può essere guidato dall’utilizzo di domande quali, ad esempio: Cosa
hai imparato? Come hai imparato? Quando hai imparato? Che valutazione daresti all’attività?
Nel contesto classe può essere utilizzato al termine di un progetto, di un’uscita didattica o
di un viaggio di istruzione, per focalizzare l’attenzione degli studenti sugli aspetti formativi e
didattici di tali attività e per avere un riscontro sull’utilità pratica dell’esperienza in sé.
DIDATTICA LABORATORIALE
Prevede l’organizzazione di percorsi in cui gli studenti ricoprono un ruolo attivo motivato dalla
curiosità. L’insegnante ha il compito di reperire nella realtà i materiali su cui svolgere l’opera
dell’educazione e di equipaggiare degli spazi fisici per creare delle situazioni di apprendimento
ed esperienze quali, ad esempio, visite, eventi e progetti. La didattica laboratoriale parte dagli
GLOSSARIO DEGLI APPROCCI METODOLOGICI, DELLE STRATEGIE E DEGLI STRUMENTI 415
DIDATTICA METACOGNITIVA
Con metacognizione si intende la capacità di ragionare sul pensiero, pertanto una didattica
focalizzata sulla metacognizione privilegia non tanto l’elaborazione di materiali o metodi nuovi
per insegnare come fare le cose, ma la consapevolezza del funzionamento del proprio pro-
cesso cognitivo. L’insegnante che lavora in modo metacognitivo opera su quattro diversi livelli:
1. fornisce allo studente le informazioni necessarie rispetto al funzionamento dei processi
cognitivi, sui meccanismi e sui limiti di tali funzioni;
2. aiuta lo studente nel costruire un’autoconsapevolezza del proprio funzionamento cognitivo
e comportamentale, in modo da renderlo direttamente partecipe nell’analisi dei propri punti
di forza e di debolezza;
3. lo studente controlla e autoregola il proprio processo cognitivo attraverso l’uso di strategie;
4. viene posta attenzione alle variabili psicologiche di mediazione quali locus of control, senso
di autoefficacia, autostima, motivazione e fattori emotivi.
L’insegnante che decide di adottare una didattica metacognitiva, nel presentare il compito
rende consapevoli gli studenti delle sfide cognitive e dei limiti che possono incontrare e li
aiuta a trovare le strategie per ottimizzare le loro prestazioni. Li aiuta a trovare un metodo di
studio efficace e conforme ai processi mnemonici e di apprendimento, consentendo loro
di sperimentare per trovare la strategia personale più adatta. Focalizza inoltre l’attenzione
sulle strategie utili a controllare le proprie emozioni. In classe può essere utile costruire delle
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
attività in modo che gli studenti conoscano, prendendo consapevolezza, il funzionamento
dei processi cognitivi e delle emozioni.
INSEGNAMENTO DIRETTO/FRONTALE
Si caratterizza per la trasmissione, prevalentemente verbale, di concetti e informazioni all’in-
terno del contesto classe. È caratterizzato dalla verticalità della comunicazione, che da un
emittente (l’insegnante) è diretta a più destinatari (il gruppo classe). È adatto alla trasmissione
e alla trattazione di conoscenze base della disciplina, gestite dal docente.
INSEGNAMENTO MULTIMEDIALE
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La metodologia dell’apprendimento multimediale prevede, attraverso l’utilizzo delle tecnologie,
un lavoro basato su materiali presentati attraverso rappresentazioni diverse, quali testo, video,
suono, ecc., sfruttando la possibilità di adottare più canali nel processo di insegnamento-
apprendimento. L’utilizzo degli strumenti multimediali è utile in quanto consente agli alunni di
imparare a fare da sé, stimolando la ricerca e l’esplorazione. Consentono la creazione di un
ambiente di apprendimento multi-inter-disciplinare in cui gli alunni possono collaborare tra
loro e con i docenti per costruire attivamente le loro conoscenze e le loro capacità.
L’utilizzo delle tecnologie rende possibile incentrare l’apprendimento sulle esigenze degli
allievi e sui loro bisogni, garantendo così una maggiore personalizzazione/individualizzazione
dell’insegnamento.
INTEGRATED LEARNING
È un approccio che integra gli insegnamenti di un curricolo. Esso risulta utile per offrire agli
studenti differenti esperienze di insegnamento e per aiutarli a creare collegamenti anche in
ottica cross-curricolare.
Tale approccio prevede la cooperazione tra gli insegnanti nella programmazione degli appren-
dimenti al fine di collegare tra loro conoscenze e abilità derivanti da diverse esperienze, ma
GLOSSARIO DEGLI APPROCCI METODOLOGICI, DELLE STRATEGIE E DEGLI STRUMENTI 417
anche per favorire l’accordo tra gli insegnamenti teorici e quelli pratici. Tale approccio consente
un raggiungimento globale del sapere consentendo di mettere assieme concetti, metodi e
linguaggi di diverse discipline, e di produrre una conoscenza interdisciplinare dei fenomeni.
Il vantaggio di tale modalità di insegnamento è primariamente quello di garantire un approccio
olistico, adatto a ogni individuo, in quanto si avvale dell’utilizzo di differenti strategie educative
consentendo di soddisfare i bisogni e le esigenze di ognuno.
INTERDISCIPLINARITÀ
È una modalità didattica che riconosce il rapporto tra le diverse discipline per creare così
un unico progetto. Essa non elimina le differenze tra le singole discipline, bensì mira a una
condivisione interattiva che contribuisca a spiegare la complessità della realtà.
Tale metodologia favorisce il superamento della tradizionale parcellizzazione del sapere, dando
agli alunni la possibilità di raggiungere una conoscenza globale più profonda.
L’approccio interdisciplinare consente il raggiungimento di importanti obiettivi quali l’acquisizio-
ne dei diversi linguaggi delle discipline e la consapevolezza dell’esistenza di obiettivi comuni.
Gli insegnanti che mirano all’interdisciplinarità collaborano nella programmazione di un’unità
di lavoro che tenga conto delle varie discipline presenti nel curricolo degli studenti per dare
l’opportunità di conoscere la realtà in modo uniforme e completo e attraverso gli strumenti
più adatti per ogni materia.
ISTRUZIONE PROGRAMMATA
Con istruzione programmata si intende una modalità di insegnamento caratterizzata dall’or-
ganizzazione sequenziale e strutturata dei percorsi di formazione. Ogni percorso didattico
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viene suddiviso in unità, ciascuna delle quali è volta al raggiungimento di obiettivi prefissati.
Questa modalità di istruzione prevede l’utilizzo della valutazione per ottenere dei feedback
dai quali dipende poi la continuazione del percorso oppure la sua sospensione per acquisire
le conoscenze necessarie.
L’istruzione programmata risulta utile nei casi di autoistruzione e nei contesti in cui sia necessario
possedere determinati prerequisiti e specifici livelli di performance per poter poi proseguire
nel processo di formazione.
LAVORO DI GRUPPO
È una modalità di lavoro che prevede la creazione di un insieme di due o più studenti al fine
di giungere a un obiettivo comune, promuovendo le potenzialità individuali. Tale metodologia
risulta particolarmente efficace per la socializzazione degli alunni e il senso di comunità.
I gruppi di lavoro possono essere stabiliti dall’insegnante oppure gli studenti possono essere
lasciati liberi di unirsi. L’apprendimento è facilitato dal costante confronto con gli altri che la
situazione di gruppo consente. Questo favorisce la consapevolezza dei risultati raggiunti
dall’individuo al di fuori del tradizionale schema valutativo da parte dell’insegnante. Lo studente,
infatti, misura il livello del suo apprendimento, non attraverso il giudizio dell’insegnante, ma
nel confronto positivo e costruttivo con i compagni.
418 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
LEARNING BY DOING
È una metodologia che può essere definita anche come «apprendimento attraverso il fare,
l’agire». Risulta essere una strategia utile per imparare, memorizzare e comprendere. Attra-
verso il fare lo studente acquisisce un modus operandi, ma mettendo poi in atto meccanismi
di riflessione (learning by thinking) interiorizza e acquisisce consapevolezza dell’azione che
sta compiendo.
In questo modo in classe gli studenti costruiscono, si muovono, agiscono e interagiscono
in modo attivo.
MAPPE CONCETTUALI
Le mappe concettuali sono strumenti di rappresentazione della conoscenza in forma logica
che permettono di far emergere rapporti e relazioni tra i concetti generali e specifici che
formano la conoscenza stessa e che possono essere efficacemente utilizzati per agevolare
lo studio. Le mappe concettuali sono utilizzate per schematizzare argomenti vasti in modo
completo e gerarchico, rendendo necessario sia l’utilizzo di conoscenze pregresse che di
nuovi concetti; i concetti già noti agli alunni funzionano come organizzatori anticipati facilitando
l’organizzazione e l’ancoraggio della nuova conoscenza.
L’utilizzo di questo strumento di schematizzazione aiuta la memorizzazione e sviluppa la capacità
di sintetizzare e di collegare i concetti rendendo esplicite le relazioni e le concatenazioni logiche.
La mappa concettuale procede per livelli gerarchici, il concetto chiave è in una posizione di
partenza, in alto al centro, mentre i livelli successivi sono posizionati graficamente dall’alto
procedendo verso il basso a cascata. La mappa concettuale prevede, inoltre, collegamenti
trasversali dando alla mappa una forma reticolare.
Per gli studenti che hanno difficoltà di apprendimento, le mappe concettuali possono essere
utilizzate come strategia compensativa.
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MAPPE MENTALI
Le mappe mentali sono una forma di rappresentazione grafica che consente di organizzare
la conoscenza secondo un modello logico-visivo a raggiera, in cui al centro si trova l’idea
principale e nei livelli successivi, posizionati più in periferia, si trovano le idee collegate alla
precedente per associazione.
In una mappa mentale la relazione tra le idee non deve essere necessariamente esplicitata,
in quanto il legame tra gli elementi avviene sempre tra l’idea di un livello con quella del livello
precedente.
Le mappe mentali consentono la generalizzazione e la rappresentazione grafica delle idee,
delle conoscenze e del pensiero mediante associazioni, rispecchiando il modo di apprendere
della mente. Per questo motivo possono essere utilizzate sia come strumento utile per lo
studio, sia in fase di recupero delle informazioni per un’eventuale esposizione. Le mappe
mentali consentono di sostenere lo sviluppo di strategie mnemoniche, i rimandi mnestici utili
per riflettere e comprendere l’argomento generale.
Per gli studenti che hanno difficoltà di apprendimento, possono essere utilizzate come stra-
tegia compensativa.
GLOSSARIO DEGLI APPROCCI METODOLOGICI, DELLE STRATEGIE E DEGLI STRUMENTI 419
MASTERY LEARNING
È un metodo di organizzazione della didattica che pone attenzione alle diversità individuali
degli alunni in termini di tempi e ritmi. L’insegnante stabilisce le abilità concettuali e operative
che dovranno essere raggiunte alla fine del processo didattico, definisce degli obiettivi inter-
medi e divide il contenuto in unità significative, predispone unità didattiche, prepara prove per
valutare gli obiettivi intermedi ed eventuali attività integrative e di recupero, controlla che non
si prosegua con il processo di apprendimento se non sono state acquisite le conoscenze e
le competenze delle unità precedenti.
È indicato nei casi in cui sia necessario mettere lo studente nella condizione di apprendere
con sicurezza, attraverso continue conferme e rinforzi di comportamenti corretti, per garantire
così una padronanza degli obiettivi prefissati.
MASTERY TEACHING
Il mastery teaching è un approccio attraverso il quale l’insegnante controlla continuamente,
attraverso verifiche in itinere, la sua attività di insegnamento. Tale approccio mette il docente
nella situazione di controllare il proprio modo di lavorare al fine di renderlo efficace ed efficiente.
È utile nei contesti classe poco omogenei, nei quali le caratteristiche e le particolarità degli
alunni richiedono un continuo ricalibrare l’attività di insegnamento da parte del docente. Il
mastery teaching è un’occasione per l’insegnante di ricercare attivamente delle modalità di
insegnamento più efficaci.
METODO DEDUTTIVO
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Con metodo deduttivo ci si riferisce a quelle modalità di insegnamento centrate sull’insegnante
e caratterizzate dall’assegnazione di compiti, dalla presentazione di concetti ed esempi da
parte dell’insegnante al gruppo classe. Questo metodo è indicato per lezioni brevi e foca-
lizzate sulla formulazione di definizioni; in classe può essere utilizzato all’inizio del percorso
conoscitivo per offrire agli studenti le basi nozionistiche e le definizioni necessarie a proseguire
nella costruzione del sapere.
METODO EURISTICO
È un metodo di ricerca della conoscenza che in didattica viene anche definito metodo della
scoperta. Esso consiste nel rendere lo studente partecipe nel percorso di apprendimento,
tanto da farlo scoprire, gradualmente, da solo. È un metodo adatto a conoscere la realtà a
partire dal concreto senza il bisogno di essere a conoscenza di aspetti astratti. Questo metodo
facilita la personalizzazione del processo di apprendimento in quanto si basa sull’esperienza
e sull’autonomia dello studente.
L’utilizzo di un metodo euristico, puntando sulla motivazione e sull’interesse, permette il
raggiungimento anche di quelle conoscenze che risulterebbero difficili.
420 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
METODO INDUTTIVO
Con metodo induttivo ci si riferisce a quelle modalità di insegnamento centrate sull’allievo
e che consentono la libera esplorazione, la ricerca e la risoluzione di problemi attraverso la
scoperta guidata. Tale metodo è utile per presentare fenomeni complessi e trattare argomenti
che richiedono di essere affrontati per un lungo periodo. L’utilizzo di questo metodo coinvolge
gli studenti rendendoli protagonisti del loro processo conoscitivo.
METODO SPERIMENTALE
È un metodo che si basa sui punti fondamentali tipici della scienza:
–– l’osservazione e descrizione accurata dell’evento;
–– la formulazione di un’ipotesi;
–– la verifica di tale ipotesi attraverso l’uso dell’osservazione e degli esperimenti;
–– la conclusione, che confermi o confuti l’ipotesi iniziale.
Nel contesto classe può essere utilizzato per costruire in modo attivo la conoscenza di
fenomeni complessi. L’osservazione e l’esperimento, come metodi di conoscenza, offrono
l’opportunità di partire dal concreto per giungere a conoscenze più astratte, che risulterebbero
maggiormente complesse.
NARRAZIONE DEL SÉ
L’autonarrazione è una metodologia che privilegia la narrazione autobiografica come base
© 2019, Insegnare domani nella scuola secondaria – Prova orale, Trento Erickson
per sviluppare un’interiorità attiva e sociale.
In classe, gli alunni sono invitati a raccontarsi, dando un senso alla propria storia e un signi-
ficato alle azioni narrate.
Tale metodologia può essere utilizzata in aula per creare un senso di comunità che nasce
dalla condivisione di esperienze, per educare all’ascolto e al rispetto - consentendo così di
superare i pregiudizi - per creare momenti di comunicazione.
In classe può essere utilizzata per consentire agli studenti che hanno avuto esperienze particolari
o che provengono da realtà socio-culturali diverse di raccontare la propria storia, divenendo
consapevoli del proprio essere e permettendo agli uditori di conoscere e apprendere altre realtà.
OUTDOOR LEARNING
Con outdoor learning si intende un approccio che valorizza l’ambiente esterno e le esperienze
che ne derivano, attribuendo un senso educativo all’opportunità di «stare all’aperto». L’alunno
ha la possibilità di muoversi in uno spazio ampio, di partecipare ad attività ludiche e di svolgere
attività formative, sotto il controllo dell’adulto.
GLOSSARIO DEGLI APPROCCI METODOLOGICI, DELLE STRATEGIE E DEGLI STRUMENTI 421
PROBLEM-BASED LEARNING
Il problem-based learning è una metodologia interattiva che coinvolge attivamente gli studenti.
Tale metodologia parte da un quesito che viene posto agli alunni affinché essi lo risolvano,
generalmente in gruppo.
Il focus su cui si concentra l’attività di insegnamento sta proprio nella situazione problematica
che si crea, cosicché tutti i materiali e gli stimoli presentati sono volti alla risoluzione del problema.
Tale metodologia consente di collegare l’apprendimento teorico con quello pratico stimolando
l’analisi, la ricerca e la scoperta.
Nel contesto classe può essere utilizzato al termine di un progetto per favorire la produzio-
ne di elaborati riepilogativi che permettano di far luce sugli apprendimenti raggiunti e sulle
competenze acquisite. Agli studenti possono essere anche presentati problemi che possono
realmente incontrare nella vita quotidiana e in un futuro lavorativo, permettendo così di applicare
le competenze e le conoscenze in un contesto maggiormente controllato, quale il contesto
scolastico, e di prepararsi ad affrontare situazioni reali.
PROBLEM SOLVING
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È un approccio educativo-didattico che vede il processo di apprendimento come volto allo
sviluppo di strategie e abilità di risoluzione di problemi su diversi piani: psicologico, compor-
tamentale e operativo.
L’alunno che si trova di fronte a una situazione nuova e non gestibile, secondo le modalità
da lui apprese e conosciute, viene spinto a individuare nuove strategie utili ad affrontare la
nuova situazione.
Il problem solving è quindi un approccio volto a individuare, pianificare e attuare le azioni
necessarie a risolvere il problema.
La risoluzione del problema avviene generalmente attraverso un processo per prove ed er-
rori oppure con un’intuizione che, attraverso una riorganizzazione degli elementi, fa trovare
all’improvviso una soluzione corretta.
Da un punto di vista operativo, la soluzione di un problema avviene attraverso una sequenza
di fasi ben precise:
–– problem finding, momento in cui ci si rende conto della presenza di un problema;
–– problem setting, si definisce il problema e l’obiettivo da raggiungere;
–– brainstorming, si definiscono delle possibili soluzioni al problema;
–– decision making, valutando punti di forza e di debolezza si sceglie un’ipotesi di soluzione;
–– decision taking, momento in cui si applica concretamente l’ipotesi di soluzione scelta.
422 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
PROJECT WORK
Il project work è una metodologia che consiste nel produrre, a seguito di un periodo di appren-
dimento, un progetto attuabile in un contesto reale che permetta di utilizzare concretamente
gli obiettivi finali raggiunti e le abilità acquisite.
Il project work può essere svolto individualmente o in gruppo; consente agli alunni di speri-
mentare problematiche organizzative, pratiche, operative e relazionali similmente a quanto
accade in un contesto lavorativo e formativo reale. Il momento di creazione del progetto diviene
così un’occasione per imparare a concretizzare il proprio sapere e per svolgere un lavoro in
un contesto più controllato, come quello scolastico.
Il project work si struttura in quattro fasi:
–– fase preliminare, nella quale si individua l’argomento in base a esigenze formative e aspetti
motivazionali;
–– fase di progettazione, nella quale il progetto viene impostato, gli studenti pianificano e
scelgono le procedure più adatte da seguire;
–– fase di realizzazione, in cui vengono utilizzate le conoscenze pregresse utili ad affrontare il
lavoro. L’idea è di collegare la dimensione teorico-conoscitiva con le applicazioni pratiche;
–– fase di revisione finale, nella quale si procede alla revisione e alla valutazione delle cono-
scenze pregresse e di quelle maturate durante la creazione del progetto.
Il project work permette agli alunni di creare, di costruire e di sperimentare anche sul territorio
attraverso uscite e visite guidate che, avvicinandoli alla realtà, consentono loro di utilizzare le
conoscenze pregresse in un contesto di vita reale.
RICERCA-AZIONE
È un metodo che ha come obiettivo quello di analizzare la pratica educativa con lo scopo di
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apportare cambiamenti. In ambito educativo la ricerca-azione si caratterizza per il fatto che
necessita che tutti coloro che sono implicati nell’apprendimento, docenti e studenti, siano
coinvolti nel processo di ricerca; in questo modo anche gli studenti sono attori del processo
formativo. La caratteristica principale di questo metodo è che la ricerca si genera attraverso
l’azione, e l’azione scaturisce dalla ricerca. Nel contesto classe ogni membro è coinvolto al
fine di creare un contesto formativo dinamico e aperto al cambiamento.
ROLE PLAYING
È una tecnica simulativa o gioco di ruolo in cui ai partecipanti viene chiesto di immedesimarsi
in ruoli diversi per scoprire e sperimentare come le persone possono comportarsi e reagire
in varie situazioni. Il gioco di ruolo favorisce la creatività in quanto fondato sulla spontaneità,
sull’improvvisazione e sulla capacità di cambiare punti di vista. Tale tecnica consente di com-
prendere in profondità i ruoli sociali in precise situazioni, porta al coinvolgimento personale di
chi riveste il ruolo di attore, ma anche al coinvolgimento collettivo. Questa tecnica può essere
utilizzata in didattica anche nell’animazione pedagogica, racconto di fiabe o presentazione di
eventi storici; sfruttando il clima positivo e giocoso, consente infatti di raggiungere gli obiettivi
didattici prefissati sfruttando l’importanza «del fare» per acquisire contenuti nel modo più efficace.
GLOSSARIO DEGLI APPROCCI METODOLOGICI, DELLE STRATEGIE E DEGLI STRUMENTI 423
SLIP WRITING
Lo slip writing è una tecnica di brainstorming che garantisce la stessa importanza alle idee di
ogni studente. A ogni alunno viene dato un pezzo di carta sul quale indicare la propria idea in
merito a una tematica particolare e successivamente tali idee vengono raccolte e analizzate.
I foglietti raccolti possono facilmente essere utilizzati per organizzare un grafico sulla lavagna
e permettere così di unire le idee raccolte attribuendo loro una relazione. Gli alunni possono
posizionare i foglietti nel modo più corretto e ognuno può intervenire modificando la struttura
del grafico.
Tale tecnica può essere utilizzata per la risoluzione di problemi, ma anche per organizzare le
conoscenze pregresse relative a un particolare argomento e stabilire in che direzione con-
centrare i futuri approfondimenti.
STORYBOARDING
Lo storyboarding è una tecnica che consente agli studenti di organizzare e ricordare le idee
grazie alla narrazione e alla rappresentazione grafica delle scene della storia.
In classe può essere utile per riassumere un testo oppure può essere utilizzata per valutare la
comprensione di una narrazione chiedendo agli alunni di organizzare le scene di una storia.
Questa tecnica può essere utilizzata individualmente o in gruppo. Agli alunni può essere
richiesto di organizzare uno storyboarding solo per immagini oppure di abbinare alla rappre-
sentazione grafica anche il testo.
THINK-PAIR-SHARE
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Il think-pair-share è una strategia collaborativa grazie alla quale gli studenti lavorano assieme
per risolvere un problema o per rispondere a un quesito.
Allo studente viene innanzitutto richiesto di pensare individualmente all’argomento o alla
risposta e poi di condividere le sue idee con i compagni. Al termine della discussione tra gli
studenti divisi in coppia, a uno dei due alunni verrà chiesto di condividere con tutta la classe
la risposta elaborata.
Questa metodologia si rivela utile nell’incentivare la partecipazione e nello sviluppo dell’ascolto
attivo.
Il think-pair-share risulta importante anche per l’insegnante che ha la possibilità di girare tra i
banchi e ascoltare le idee che nascono dalla condivisione e dal dialogo tra allievi.
TUTORING
Chiamato anche mutuo insegnamento o insegnamento reciproco tra alunni (peer tutoring),
consiste nel sollecitare gli studenti a utilizzare le competenze e le abilità che possiedono e
sanno utilizzare in modo sicuro al fine di aiutare i compagni. Può essere utilizzato a coppie o
in piccoli gruppi, in modo che vi sia la presenza di un soggetto più esperto che svolge il ruolo
di insegnante, il tutor, e un soggetto meno esperto che apprende.
424 INSEGNARE DOMANI NELLA SCUOLA SECONDARIA – PROVA ORALE
Un alunno con maggiori abilità (tutor) svolge attività didattiche in coppia con un altro alunno
(tutee), con o senza difficoltà. I tutor non sono semplici surrogati dell’insegnante, perché
anch’essi traggono da questa esperienza vantaggi paragonabili, se non addirittura superiori,
a quelli dei loro «allievi». Non c’è dubbio che il tutoring dia ottimi risultati, in senso strettamente
scolastico e nei rapporti interpersonali, nella motivazione e nell’autostima.
Il tutoring si caratterizza dalla presenza di tre componenti:
–– componente motivazionale: il gruppo viene visto dal singolo come mezzo per raggiungere
i propri obiettivi individuali;
–– componente sociale: consente lo sviluppo di abilità sociali e consente l’interdipendenza
positiva tra i soggetti;
–– componente cognitiva: l’interazione che si crea tra i soggetti aumenta la padronanza dei
concetti.
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BIBLIOGRAFIA ERICKSON
DI APPROFONDIMENTO
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