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*Introduzione *
Epidemiologia
Per quel che concerne la rigidit� del tendine d�Achille Kibler et al.
(15) affermano che essa � un fattore predisponente alla fascite
plantare. Questi autori ricordano che un tendine d�Achille rigido
limita la dorsi-flessione della caviglia; se durante la fase che
precede lo stacco delle dita, il tendine non si lascia stirare, si
verifica una pronazione anomala, in grado di provocare una
sollecitazione eccessiva della fascia plantare.
In ambito eziologico, si pensa che i carichi ripetuti, eccedenti le
capacit� intrinseche di riparazione del tendine, generino le
infiammazioni a carico della struttura, mentre i carichi improvvisi
causerebbero la rottura del tendine. Soma et al. (16) attribuiscono le
cause dei disturbi tendinei a fattori intrinseci ed estrinseci. I
fattori intrinseci includono un improvviso aumento della durata,
intensit� o frequenza della corsa, in grado di determinare
un�infiammazione da overuse. I fattori estrinseci riguardano le scarpe
sportive, ad esempio quelle con uno scarso cuscinetto sotto-calcaneare,
o con dei contrafforti retrocalcaneari che non stabilizzano
adeguatamente il retropiede. Secondo Neely F.G., (17) ci sono delle
evidenze che indicano che un piede eccessivamente pronato o supinato,
una limitazione della dorsi flessione di caviglia, una limitazione del
range di eversione dell�anca, un�eccessiva lassit� legamentosa, una
dismetria tra gli a.a.i.i. e un aumento dell�angolo Q sono un
significativo fattore di rischio per le lesioni dell�arto inferiore
correlate all�attivit� fisica (e quindi anche per la tendinite achillea).
Una recente ricerca condotta da McCrory et al. (3), con l�uso di una
videocamera ad alta velocit� (200Hz), ha confermato l�ipotesi di Clement
e coll.: confrontando i dati relativi alla mobilit� del retropiede tra
il gruppo di pazienti affetti da tendinite achillea e il gruppo di
controllo, � emerso che l�angolo di �touch down� del calcagno rispetto
alla verticale, l�escursione, il tempo e la velocit� della pronazione
erano significativamente diversi. In particolare i pazienti sofferenti
di tendinite avevano un angolo di �touch down� pi� invertito, una
maggiore pronazione, un tempo pi� breve di pronazione ed una velocit� di
andare in eversione pi� alta. Da questi dati gli autori speculano che
per prevenire la tendinite achillea � importante valorizzare il
controllo del retropiede. Infatti un aumento dell�angolo di �touch down�
si traduce in una iperpronazione compensativa che va a scompaginare la
normale fase di pronazione: gli autori credono che tutto ci� provochi
una esagerata torsione a carico del tendine achilleo.
Non solo, sempre i medesimi autori hanno verificato attraverso un
apparecchio isocinetico (Cybex II + dinamometro isocinetico) che il
gruppo delle tendiniti aveva una maggiore insufficienza muscolare nella
flessione plantare rispetto al gruppo di controllo. Kaufman et al. (20)
hanno condotto uno studio su 449 reclute per individuare i fattori di
rischio legati alle lesioni dell�arto inferiore da overuse. I soggetti
sono stati sottoposti alla misurazione dell�escursione articolare della
caviglia, della sottoastragalica e degli archi del piede (sia in statica
che in dinamica) prima e durante tutto il periodo di addestramento.
Relativamente alla tendinite achillea gli autori hanno verificato che
gli aspetti biomeccanici hanno un ruolo fondamentale nella genesi della
tendinopatia; i risultati ottenuti con le misurazioni hanno infatti
dimostrato che i soggetti con la tendinite achillea avevano un
retropiede maggiormente invertito. Non solo gli autori hanno confermato
la presenza di una diminuzione della flessione dorsale (a ginocchio
esteso) associata alla tendinite achillea.
Diversi autori (23, 24, 25, 26, 27, 28, 7, 19) hanno enfatizzato nel
corso degli ultimi 15 anni l�uso di appropriati esercizi terapeutici
rispetto all�impiego della terapia fisica o dell�immobilizzazione. In
particolare secondo diversi clinici (7,23,28, ecc.) gli esercizi
eccentrici sono di estrema importanza per un pieno recupero funzionale
del tessuto tendineo. Prima di tutto il lavoro eccentrico rappresenta un
carico meccanico maggiore rispetto a quello concentrico e isometrico e
quindi � in grado di sollecitare massimamente la struttura
muscolo-tendinea. Non solo, secondo questi ricercatori, 3 sono le
caratteristiche fondamentali di un lavoro eccentrico. 1) L�allungamento:
lo stretching serve ad incrementare la lunghezza dell�unit�
muscolo-tendinea promovendo cos� la riduzione degli stiramenti che si
producono col movimento articolare. 2) Il carico: i carichi crescenti
stressano progressivamente il tessuto tendineo provocando cos� un
aumentano della sua forza tensile; � dimostrato infatti che l�esercizio
stimola il metabolismo del collagene, aumenta il numero e la sezione
delle fibrille nonch� la concentrazione degli enzimi metabolici (29). 3)
La velocit�: aumentando la velocit� di contrazione del muscolo migliora
ulteriormente la forza. La progressione dei carichi viene eseguita
quindi sia aumentando la resistenza esterna che la velocit� di
movimento. Questo programma basato sugli esercizi eccentrici viene
proposto dagli autori sia per le tendinopatie croniche che per quelle di
recente insorgenza.
Ancora Alfredson et al. (26) hanno condotto uno studio clinico con
follow up a 3 e 9 mesi, su 14 pazienti con tendinosi achillea cronica. I
risultati ottenuti con il solito training eccentrico sono stati
eccellenti sia sul versante funzionale (ritorno totale alla corsa e
recupero della forza come quella dell�altro tricipite) che su quello
sintomatologico (dolore).
Protocollo riabilitativo
- _diminuire il dolore_
Malgrado alcuni autori (12, 13, 34, 35) propongano l�utilizzo del
massaggio traverso profondo fin dalle prime fasi post-traumatiche,
concordo con Van Wingerden (14) nel ritenere tale terapia controindicata
in questa fase. Attualmente infatti non ci sono ancora evidenze in
letteratura sull�utilit� del MTP e, considerando le caratteristiche del
processo infiammatorio, si pu� facilmente supporre che sollecitare
ulteriormente un tessuto appena traumatizzato significherebbe
interferire col processo di guarigione.
Come gi� � stato espresso i difetti biomeccanici del piede devono essere
corretti con un�adeguata ortesi; a questi inoltre, pu� essere associata
anche un�insufficienza muscolare del tricipite (19, 40) che viene
risolta con un lavoro di rinforzo muscolare a carichi crescenti. E� bene
sempre controllare che l�escursione articolare della tibio-tarsica e
della sottoastragalica siano complete: in caso contrario la terapia
manuale offre un bagaglio terapeutico assolutamente congruo (39, 41, 42)
per il ripristino di una piena articolarit�. Infine va valutata anche
l�elasticit� muscolo-tendinea del tricipite, alla quale si pu�
eventualmente ovviare con lo stretching (Tab.1), l�RPG (43), le tecniche
mio-fasciali, il massaggio funzionale (44), ecc.**
Conclusioni
MUSCOLI TIBIO-TARSICA
SOTTO-ASTRAGALICA MEDIO-TARSICA MTF IF
Interossei
F.D.
MTF: Metatarso-falangea
IF: Inter-falangea
EVERS.: Eversione
PRONAZ.: Pronazione
SUPINAZ.: Supinazione
*Bibliografia*
20. KAUFMAN K.R. ET AL. /The effect of foot structure and range of
motion on musculoskeletal overuse injuries. /Am J Sports Med. Vol. 27,
n�5; 1999.
32. DAVIS K.E., COOPER J., GARBALOSA J.C. /Physical Therapy./ In:
Donatelli R.A. �The biomechanics of the foot and ankle�Cap. 11, 280-323.
2� ediz. F.A. Davis Company, Philadelphia, 1996.
33. MC POIL T.G., HUNT G.C. /Evaluation and management of foot and
ankle disorders: present problems and future directions./ JOSPT Vol.21,
n� 6, June 1995.
42. MULLIGAN B.R. /Manual Therapy NAGS, SNAGS, PRP ect../ Third
Edition. / /Plana View Sevice Wellington, New Zeland, 1995.
home<http://www.siriscuola.it/default.htm>
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