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Lesioni della caviglia

Distorsioni della caviglia

• Le distorsioni della caviglia costituiscono il 15% di


tutti gli infortuni negli atleti, con circa 23.000 lesioni
dei legamenti della caviglia dichiarate ogni giorno
negli Stati Uniti.
• Sono più frequenti nel basket, nella pallavolo, nel
calcio e nella danza. La maggior parte dei pazienti
recupera completamente, ma nel 20-40% circa
compaiono dolore e instabilità cronica.
Cenni di anatomia

• La stabilità di un’articolazione dipende dai vincoli intrinseci


costituiti dalla configurazione ossea e dal contenimento attivo
e passivo dei tessuti molli. La caviglia, in posizione neutra, è
un’articolazione abbastanza stabile perché la porzione
anteriore della troclea dell’astragalo, che è più ampia, è
stretta nel mortaio tibioperoneale.
• Durante la flessione plantare, nella cavità articolare
tibioperoneale viene a trovarsi la parte posteriore della
troclea dell’astragalo, che essendo più stretta ha maggiore
spazio a disposizione; ciò consente movimenti di lateralità e
in particolare di supinazione.
Cenni di anatomia
• Il contenimento attivo dei tessuti molli dipende
dall’unità muscolotendinea coinvolta nel movimento e
nel sostegno dell’articolazione. Tuttavia, l’astragalo, non
avendo inserzioni tendinee, deve fare affidamento, in
modo indiretto,sull’azione muscolare che agisce sulle
ossa adiacenti.
• Il sostegno passivo è garantito dai legamenti mediale,
laterale e posteriore e dalla sindesmosi.
• Il complesso legamentoso laterale è la struttura
maggiormente coinvolta nelle distorsioni della caviglia.
I tre componenti principali del complesso legamentoso laterale sono il legamento
astragaloperoneale anteriore(LAPA), il legamento calcaneoperoneale (LCP) e il legamento
astragaloperoneale posteriore (LAPP) (Fig. 5-1). Il LAPA è rilasciato in posizione neutra e teso
nella flessione
plantare: è il primo freno allasupinazione nella flessione plantare. Anche il LCP è rilasciato in
posizione neutra, ma è teso nella dorsiflessione. I più comuni infortuni della caviglia
comportano lostrappo isolato del LAPA, seguito dallo strappo combinato del LAPA e del LCP. Il
meccanismo della lesione è di solito una supinazione del piede in flessione plantare (Fig. 5-2).

Fig 5-1 A, La stabilità della caviglia è assicurata


posterolateralmente dai tendini dei peronei lungo e breve, (LAPP)
medialmente dai tendini del tibiale anteriore, del flessore
lungo delle dita e del flessore lungo dell’alluce. Quando il
piede è flesso plantarmente, il legamento astragaloperoneale (LCP) (LAPA)
anteriore (LAPA) è teso ed è più esposto a lesione rispetto ai
legamenti calcaneoperoneale (LCP) e astragaloperoneale
posteriore (LAPP). Nei bambini, la cartilagine di
accrescimento è particolarmente vulnerabile alle fratture
perché è più debole dei legamenti circostanti, delle ossa e del
periostio.
B, Le strutture che scendono anteriormente lungo la faccia mediale della caviglia comprendono il tendine
del tibiale anteriore, la vena safena e i nervi. Dietro il malleolo mediale si trovano l’importante tibiale
posteriore, il flessore lungo delle dita, l’arteria tibiale posteriore e le vene, il nervo tibiale e posteriormente
il flessore lungo dell’alluce.
Classificazione degli stiramenti del legamento
collaterale laterale

• Nella distorsione di grado 1, o distorsione leggera della caviglia,il


legamento viene solo stirato e non compaiono rotture
macroscopiche; è presente una modesta tumefazione o
dolorabilità, il danno funzionale è assente o minimo e non
compare instabilità articolare.
• Nella distorsione di grado 2, o moderata, vi sono una parziale
rottura del legamento con moderata tumefazione e dolorabilità,
una certa perdita della funzione articolare e una lieve instabilità.
• Nella distorsione di grado 3, o grave, vi è una rottura completa
dei legamenti (LAPA e LCP) con tumefazione, ecchimosi e
dolorabilità, incapacità di sostenere il peso sull’arto e instabilità
meccanica dell’articolazione (Fig. 5-3).
Figura 5-2. Tipico meccanismo di lesione nelle distorsioni:
flessione plantare, supinazione e adduzione. Il LAPA si strappa
più frequentemente in un meccanismo di flessione plantare e
supinazione.
I Test Legamentosi della Caviglia

Figura 5-4. A, Sinistra, Test del cassetto anteriore per l’instabilità legamentosa. Afferrare il
tallone del paziente e tirare in
avanti mentre l’altra mano, posta davanti alla faccia anteriore, fissa la tibia. Una traslazione
superiore a 3 mm o una differenza rispetto al lato sano indicano una rottura del LAPA. Destra,
Un’eccessiva traslazione anteroposteriore (AP) della tibia sull’astragalo nel test del cassetto
indica che il paziente ha una lesione del LAPA.
• L’esame obiettivo rivela una lieve tumefazione nelle
distorsioni di grado 1 e una tumefazione diffusa, da
modesta a importante, nelle distorsioni di grado 2 e
3.
Esame obiettivo
• La dolorabilità di solito viene rilevata sul bordo
anteriore del perone nelle lesioni del LAPA e sull’apice
del perone nelle lesioni del LCP. Si devono palpare
anche la regione della sindesmosi e la base del quinto
metatarso per escludere danni a queste strutture.
• Per individuare segni di instabilità articolare
vengonodi solito utilizzati il test del cassetto anteriore e il
test di inclinazione dell’astragalo (tilt astragalico) (Fig. 5-4A
e B).
L’esame obiettivo rivela una lieve tumefazione nelle distorsioni di grado 1 e una tumefazione
diffusa, da modesta a importante, nelle distorsioni di grado 2 e 3. La dolorabilità
di solito viene rilevata sul bordo anteriore del perone nelle lesioni del LAPA e sull’apice del
perone nelle lesioni del LCP. Si devono palpare anche la regione della sindesmosi e la base del
quinto metatarso per escludere danni a queste strutture.

Figura 5-3. Distorsione di grado 3. Si


notano ecchimosi e tumefazione
importanti associati a una lesione di
grado 3.
Figura 5-5.
•A, Il test di compressione viene utilizzato per valutare i legamenti della sindesmosi della caviglia. Si
esegue afferrando dal davanti la parte prossimale della gamba e stringendo perone e tibia, comprimendo
così i legamenti interossei. Se esiste una lesione della sindesmosi, l’atleta accusa dolore alla parte distale
dell’articolazione della caviglia.
•B, Il test di stress in rotazione esterna viene eseguito con la caviglia in posizione neutra e il ginocchio
flesso a 90°. Il medico, mentre con una mano stabilizza la tibia e il perone, con l’altra ruota esternamente la
caviglia. Un dolore nella zona della sindesmosi indica una sua lesione.
• C, Nello “shuck test” tibioastragalico (Cotton test) l’esaminatore tiene con una mano la parte inferiore
della gamba, mentre con l’altra applica, alternativamente, una forza in direzione mediale o laterale
sull’astragalo. Un dolore alla sindesmosi o una sensazione di cedimento (il confronto con il lato sano può
essere utile) indica una lesione ai legamenti della sindesmosi.
Valutazione radiografica

Figura 5-6. Componenti dell’estremità distale della sindesmosi (LEDS).


La sindesmosi comprende quattro legamenti e la membrana interossea.
I legamenti sono il tibioperoneale anteriore, il tibioperoneale posteriore, il tibioperoneale
trasverso e l’interosseo.
Figura 5-7. A, Proiezione AP della caviglia. Sinistra, La radiografia mostra i rapporti
dell’articolazione della caviglia, incluso il mortaio. Destra, Disegno anatomico per la
correlazione. In genere, vengono effettuate tre proiezioni (AP, lateralee del mortaio). B,
Proiezione AP del piede. Sinistra, Il fascio perpendicolare di raggi X mostra l’anatomia del piede
anteriore, in particolare le falangi e le MTF. Si notino le fratture distali del terzo e del quarto
metatarso. Centro, Il fascio angolato di raggi X fornisce dettagli sull’anatomia del mediopiede;
in particolare illustra l’allineamento normale del margine laterale della prima MTF e del
margine mediale della seconda MTF. Destra, Disegno anatomico per la correlazione.
Figure 5 -7 Continuazione. C, Proiezione
laterale del piede. In alto, La radiografia
illustra le relazioni anatomiche del
mediopiede
e del piede posteriore. In basso, Disegno
anatomico per la correlazione. D, Proiezione
mediale obliqua del piede.
In alto, La radiografia mostra l’allineamento
normale del margine mediale della terza e
quarta MTF. Permette inoltre
di valutare le relazioni astragaloscafoidea e
calcaneocuboidea. In basso, Disegno
anatomico per la correlazione. (A-D, Da
Mann
. D, Proiezione mediale obliqua del
piede.
In alto, La radiografia mostra
l’allineamento normale del margine
mediale della terza e quarta MTF.
Permette inoltre
di valutare le relazioni
astragaloscafoidea e
calcaneocuboidea. In basso, Disegno
anatomico per la correlazione.
B, Proiezione AP del piede. Il fascio perpendicolare di raggi X mostra
l’anatomia del piede anteriore, in particolare le falangi e le MTF.
Centro, Il fascio angolato di raggi X fornisce dettagli sull’anatomia del
mediopiede; in particolare illustra l’allineamento normale del margine
laterale della prima MTF e del margine mediale della seconda MTF.
Destra, Disegno anatomico per la correlazione.
Trattamento degli stiramenti del collaterale laterale
• La letteratura attuale sostiene come metodo preferito di trattamento
per le distorsioni della caviglia la riabilitazione funzionale, che
permette, rispetto all’immobilizzazione con il gesso, un più precoce
ritorno al lavoro e all’attività fisica senza determinare un tasso più
alto di sintomi tardivi (instabilità della caviglia, dolore, rigidità e
ipostenia muscolare).
• Immediatamente dopo la lesione nella fase acuta viene seguito il
principio PRICE (protezione, riposo, ghiaccio [ice], compressione,
elevazione) (si veda il protocollo riabilitativo).
• L’obiettivo è di ridurre l’emorragia, la tumefazione, l’infiammazione e
il dolore. In funzione della gravità della lesione si consiglia un periodo
di immobilizzazione.
• Alcuni autori sottolineano l’importanza di immobilizzare la
caviglia in posizione neutra piuttosto che in flessione plantare
poiché nella flessione plantare il LAPA è allungato.
• Negli stiramenti di grado 1 e 2, per immobilizzare viene
utilizzato un tutore per la caviglia (Fig. 5-8). Negli stiramenti di
grado 3 uno stivale gessato amovibile offre maggiori stabilità
e protezione e permette un carico precoce meno doloroso.
L’immobilizzazione continua per qualche giorno negli
stiramenti lievi e fino a 3 settimane negli stiramenti gravi di
terzo grado. Quando gli stiramenti di terzo grado migliorano,
lo stivale gessato viene sostituito con un tutore di caviglia.
• Nella fase subacuta, gli obiettivi includono una riduzione continua
della tumefazione, dell’infiammazione e del dolore mentre si dà
inizio ad alcuni movimenti, esercizi di rinforzo e appropriati esercizi
di carico. In questo periodo vi è la proliferazione delle fibre di
collagene e stress eccessivi
sui legamenti possono indebolire i tessuti.
• La fase riabilitativa si concentra sull’aumento della forza, della
resistenza, dell’equilibrio e della propriocezione in carico. Durante
questa fase di maturazione della cicatrizzazione del legamento, circa
3 settimane dopo la lesione, uno stretching controllato dei muscoli e
dei movimenti dell’articolazione favorisce un orientamento più
normale delle fibre di collagene, parallelo alle linee di tensione. È
stato provato che esercizi ripetuti durante questa fase aumentano
la forza meccanica e strutturale del legamento.
Figura 5-9.
A, Stimolazione elettrica interferenziale.

B, Aqua ankle.L’allenamento alla resistenza della caviglia


viene effettuato utilizzando
questo dispositivo in una vasca con acqua fredda, poi alla
fine tiepida.

C, Rinforzo in isometria. Pronazione contro un oggetto


fisso (muro) con un cuscino come imbottitura.
Prevenzione delle distorsioni di caviglia

• Un rinforzo e una riabilitazione adeguati sono fondamentali per evitare lesioni in


supinazione della caviglia; tuttavia, alcuni pazienti richiedono supporti biomeccanici
addizionali.
• Negli atleti inclini agli infortuni di caviglia e negli sport ad alto rischio, come il basket e la
pallavolo, di solito usiamo tutori della caviglia. Preferiamo un tutore con stringhe a otto o un
tutore funzionale a staffa, posto sotto la suola interna delle scarpe. L’Ultimate Ankle Brace
(Bledsoe Brace Company) limita efficacemente le lesioni in supinazione,ma permette ancora
alla caviglia di flettersi dorsalmente e plantarmente.
• Tuttavia, alcuni atleti, come i ballerini, probabilmente non riescono a svolgere la loro attività
con un tutore, la cui utilità è pertanto limitata ad alcuni sport. Un altro mezzo efficace per
prevenire le lesioni in supinazione è quello di applicare una leggera svasatura laterale alla
suola delle scarpe da tennis o una zeppa laterale alla suola interna. Anche questo è utile solo
in alcuni sport in cui si indossano le scarpe da tennis.
• Il bendaggio adesivo della caviglia può essere di qualche aiuto, ma la maggior parte della
forza si perde, con la perdita di tenuta del bendaggio adesivo, entro i primi 10 minuti.
• Noi usiamo la tecnica closed basketweave (Fig. 5-16).
1. Atleta seduto con la caviglia a 90° (A).
2. Spruzzare adesivo per cerotto (ad es., Tuf-Skin, QDA) sopra l’area da
bendare.
3. Applicare un’imbottitura al tallone eun’imbottitura a stringa con
lubrificante per la cute sulla porzione anteriore e posteriore della caviglia (B).

4. Applicare un salvapelle partendo dal mediopiede e continuando verso la


gamba, coprendo dalla metà fino a 12-15 cm sopra il malleolo mediale (C).
5. Applicare una striscia di ancoraggio ai bordi prossimale (#1) e distale (#2)
del salvapelle; metà cerotto deve coprire il salvapelle e l’altra metà deve
aderire alla pelle (D).

6. Incominciando posteromedialmente dall’ancoraggio prossimale, applicare


un tirante a staffa che copra il terzo posteriore del malleolo mediale e che poi
passi sotto il piede e salga fino alla parte laterale dell’ancoraggio prossimale
(#3) (Ei e ii).
Figura 5-16. Bendaggio adesivo per la distorsione alla caviglia

7. Partendo dall’ancoraggio distale (#4), applicare un tirante a


ferro di cavallo che passi attorno al tallone (a circa 5 cm dalla
superficie plantare) e che vada fino all’altro lato dell’ancoraggio
distale (F).
8. Ripetere i punti 6 e 7 per due volte. Ogni volta sovrapporre
alla striscia precedente metà della larghezza del cerotto (G)
9. Applicare un tirante a forma di otto, iniziare medialmente (Hi)
dal punto di partenza del primo tirante (#5), tirare il cerotto
obliquamente in direzione dell’arco longitudinale mediale (più
o meno dove il terzo tirante passa sotto il piede), sotto il piede,
da una parte all’altra della faccia anteriore della caviglia e
attorno alla caviglia (appena sopra la terza striscia a ferro di
cavallo) (Hii).
10. Chiudere il bendaggio applicando singole strisce di cerotto attorno alla
gamba, sovrapposte per metà fino a quando non è stata coperta l’intera zona
tra la caviglia e l’ancoraggio prossimale(#6) (I).

11. Per applicare la chiusura al tallone, iniziare dalla parte anterolaterale


dell’ancoraggio prossimale. Tirare il cerotto obliquamenteverso la parte
posteriore del malleolo laterale, intorno alla parte posteriore della caviglia
sotto il tallone, sopra la porzione laterale del piede e da un lato all’altro
della faccia anteriore della caviglia (Ji-iii).
Continuare ad applicare una doppia chiusura ininterrotta al tallone, fare
un giro completo intorno alla caviglia (#7), continuare intorno alla caviglia,
poi scendere intorno alla faccia posteriore della caviglia, sotto il tallone e
su per il lato mediale del piede (K), da una parte all’altra della faccia
anteriore della caviglia e completare con un altro giro completo attorno
alla caviglia.
Principi generali della riabilitazione dopo
la ricostruzione di un legamento della caviglia
• Dopo l’operazione viene applicato uno splint di gamba ben imbottito con la caviglia in
leggera pronazione: il paziente non deve caricare. Una o due settimane dopo l’operazione al
paziente viene applicato un tutore funzionale amovibile o un gesso di gamba per il cammino
con il piede in posizione neutra; inizialmente si concede il carico parziale, poi, se tollerato, si
progredisce fino al carico completo.
• Quattro settimane dopo l’operazione, la caviglia viene collocata in un tutore funzionale o in
uno stivale gessato amovibile e si inizia la riabilitazione attiva con esercizi moderati per il
ROM ed esercizi isometrici di rinforzo.
• Di solito, dalla 6° settimana si dà inizio agli esercizi propriocettivi e di equilibrio. Negli atleti,
gli esercizi sport-specifici vengono prescritti a partire dall’8a settimana. Il ritorno allo sport o
alla danza è consentito quando la forza dei peronei è normale e il paziente è in grado di fare
una serie di salti sulla gamba infortunata senza avvertire dolore. Un tutore con lacci (come il
Racket Sock) o un tutore funzionale a staffa deve essere indossato almeno per la prima
stagione, ma molti atleti preferiscono utilizzare tutori o bendaggi adesivi funzionali per un
tempo indeterminato.
Dolore sotto il calcagno
(fascite plantare)
• Premessa clinica
• Il dolore del calcagno si distingue in funzione della localizzazione
• anatomica. In questo capitolo verrà trattata la fascite
• plantare (dolore alla faccia inferiore del calcagno). Il
• dolore della parte posteriore del tallone sarà trattato nella
• sezione sulla tendinite del tendine di Achille.
• Anatomia e patomeccanica
• La fascia plantare è una spessa e fibrosa banda di tessuto
• connettivo che origina dalla tuberosità mediale del calcagno
• (Fig. 5-18). La più larga delle sue tre porzioni – mediale,
• laterale e centrale – è quella centrale. La porzione
• centrale della fascia origina dal processo mediale della tuberosità
• del calcagno superficialmente all’origine del flessore
• breve delle dita, del quadrato della pianta e dell’abduttore
• dell’alluce. La fascia si estende, in fasci singoli, lungo
• l’arco longitudinale mediale e si inserisce sulla base di ciascuna
• falange prossimale.
Storia naturale
La fascite plantare, nonostante possa apparire abbastanza debilitante nella fase acuta,
raramente provoca problemi che durano tutta la vita. È stato stimato che il 90- 95% circa dei
pazienti con una vera fascite plantare guarisce con il trattamento conservativo. Tuttavia,
questo può richiedere da 6 mesi a 1 anno e spesso i pazienti hanno bisogno di molti
incoraggiamenti .Per continuare lo stretching, per continuare a indossare scarpe adatte e di
supporto e per continuare a evitare le attività ad alto impatto o a stare in piedi per molto
tempo su superfici dure. Il trattamento chirurgico può essere utile in alcuni casi selezionati,
in cui l’altro ha fallito, ma il tasso di successo è solo compreso tra il 50% e l’85%.
Coinvolgimento di entrambi i talloni
Nei casi in cui i sintomi della fascite plantare sono bilaterali bisogna escludere la presenza di
malattie sistemiche quali la sindrome di Reiter, la spondilite anchilosante, la gotta e il lupus
eritematoso sistemico. Un dolore bilaterale al tallone in maschi giovani di età compresa tra
15 e 35 anni deve far sospettare la presenza di malattie sistemiche.
Segni e sintomi
La fascite plantare si manifesta classicamente con un dolore graduale e insidioso nella zona
inferomediale del tallone a livello dell’inserzione della fascia plantare (Fig. 5-21). Il dolore e
la rigidità peggiorano quando ci si alza al mattino o dopo aver camminato a lungo e
possono essere aggravati dal salire le scale o dall’alzarsi sulla punta dei piedi. È raro che i
pazienti che soffrono di fascite plantare non lamentino dolore o rigidità quando fanno i
primi gradini al mattino o dopo un riposo prolungato.
Valutazione del paziente con dolore sotto il tallone
• Storia ed esame
• Valutazione biomeccanica del piede
• Piede piatto o pronato
• Piede cavo (arco accentuato)
• Valutazione del cuscinetto adiposo (segni di atrofia)
• Presenza di un tendine di Achille poco estensibile
• Test di compressione della tuberosità del calcagno
(lato mediale e laterale del calcagno) per valutare possibili
fratture da stress del calcagno
• Nei corridori valutare possibili errori durante l’allenamento
(ad es., brusco aumento della distanza, correre su
colline erte, scarpe da corsa scadenti, tecniche scorrette)
• Valutazione radiografica con una proiezione obliqua a
45° e con le tre proiezioni standard del piede
• Scintigrafia dell’osso se il dolore è resistente (>6 settimane
dopo l’inizio del trattamento) e se la storia fa sospettare
una frattura da stress
• Valutazione reumatologica (Tabella 5-1) per i pazienti
con sospetti processi sistemici di fondo (soggetti con
dolore bilaterale, sintomi resistenti o dolore associato
all’articolazione sacroiliaca o a più articolazioni)
• Elettromiografia (EMG) se vi è il sospetto clinico di un
intrappolamento del nervo
• Stabilire una diagnosi corretta ed escludere altre possibili
eziologie (Tabelle 5-2 e 5-3)
Distorsione della prima articolazione
metatarsofalangea (turf toe)
• Premessa clinica
• La distorsione della prima MTF (turf toe)
può produrre una menomazione e una
disabilità significative nei corridori. Il
termine turf toe descrive una serie di lesioni
del complesso capsulolegamentoso della
prima MTF.
• Il ROM della prima MTF è variabile.
• La posizione neutra si ha con un angolo di 0°
(o 180°) tra la linea che attraversa il primo
metatarso e la linea che attraversa l’alluce Figura 5-61. La dorsiflessione e la
(si veda la Fig. 5-61). flessione plantare dell’alluce
• La dorsiflessione, il ROM oltre la posizione vengono misurate riferendosi all’asse
neutra, varia tra 60° e 100°. La flessione longitudinale del primo metatarso.
plantare,il ROM al di sotto della posizione
neutra, varia tra 10°e 40°. Nell’articolazione
sana il ROM avviene senza crepitii e senza
dolore.
La forza per muovere la MTF è fornita da gruppi
muscolari sia intrinseci (flessore breve dell’alluce,
estensore breve dell’alluce, abduttore dell’alluce,
adduttore dell’alluce) sia estrinseci (flessore lungo
dell’alluce, estensore lungo del l’alluce). Le due ossa
sesamoidi (sesamoide mediale o tibiale e sesamoide
laterale o peroneale) offrono un vantaggio meccanico
ai flessori plantari intrinseci aumentando la distanza
tra il centro empirico dell’articolazione e i rispettivi
tendini (Figura). Il complesso dei sesamoidi si articola
con le faccette della faccia plantare della testa del
primo metatarso ed è stabilizzato da una capsula
plantare(placca plantare), nonché da una sporgenza Figura. Anatomia di un’articolazione MTF
affetta da turf toe.
sulla testa del metatarso che separa i due sesamoidi. I tendini dei muscoli flessore breve dell’alluce,
adduttore dell’alluce e abduttore dell’alluce si
uniscono ai legamenti trasversi profondi dei
metatarsi per formare una lamina
fibrocartilaginea sulla parte plantare della
capsula della MTF. I due sesamoidi sono
contenuti all’interno della lamina
fibrocartilagine
Il meccanismo di distorsione della prima articolazione
MTF è una dorsiflessione forzata dell’articolazione
MTF La continuazione del movimento in avanti della
gamba sopra l’avampiede fisso produce un’eccessiva
dorsiflessione della prima articolazione MTF e aumenta la
tensione a livello della placca plantare e della capsula.
Portate all’estremo, queste forze possono continuare e
produrre una lesione dorsale da pressione sulla cartilagine
e sulla testa del metatarso. Il movimento estremo richiesto
per produrre una lesione acuta può avvenire più facilmente
con scarpe troppo flessibili anziché con scarpe con suola
relativamente rigida.
Classificazione
Le distorsioni acute della prima MTF vengono classificate
in base al grado di lesione della capsula (classificazione di
Clanton) . ( Tabella )

Fig.- La rottura della capsula articolare nel turf


toe può portare a una separazione
delle componenti di un sesamoide
multipartito.
Segni e sintomi
Le distorsioni della prima MTF determinano dolore acuto localizzato, tumefazione, ecchimosi e limitazione
volontaria dei movimenti. L’aumento del grado di tumefazione e dolore e la perdita della mobilità
articolare sono segni di una maggiore gravità della lesione. Può essere presente
un’andatura antalgica, nonché la tendenza a evitare il carico sul primo raggio con una supinazione del
piede.
Valutazione radiografica
L’esame radiografico standard include una proiezione AP e una laterale del piede in carico e una proiezione
dei sesamoidi (Fig. 5-78). La diagnosi è confermata dalla RM quando si rilevano la rottura della capsula e
l’edema associato.
La scintigrafia ossea, la TC e la RM possono essere utilizzate per escludere necrosi avascolari dei sesamoidi,
fratture dei sesamoidi, lesioni da stress dei sesamoidi, artrosi della MTF dell’alluce, artrosi dei sesamoidi o
dei metatarsi oppure tenosinovite con stenosi dei flessori.
Trattamento
Il trattamento della distorsione della prima MTF si basa sui sintomi. Le lesioni acute si trattano con il
metodo RICE (riposo, ghiaccio [ice], compressione ed elevazione), seguito da un leggero programma di
esercizi per il ROM e con il carico protetto.
Le lesioni croniche sono trattate con un programma di esercizi per il ROM e con il carico protetto. La MTF
dell’alluce viene sostenuta con una varietà di metodi che includono gessi per la deambulazione, gessi
amovibili per la deambulazione, modifiche rigide delle scarpe, plantari rigidi nelle scarpe, scarpe con suola
rigida e vari metodi di bendaggio adesivo . L’articolazione è protetta anche con una riduzione del livello di
attività, con l’aumento degli intervalli di riposo e della loro durata e con l’evitare superfici di gioco rigide.
Gli steroidi intrarticolari non producono benefici e possono essere dannosi per l’articolazione. Il
trattamento chirurgico è raro per le distorsioni isolate della prima MTF. A volte, quando vengono
identificatecondizioni associate, la chirurgia diventa un’opzione del trattamento (Tabella)
Riabilitazione per il turf toe
• Base del protocollo è la prevenzione di lesioni recidivanti, con la limitazione della
dorsiflessione della MTF dell’alluce calzando scarpe adeguate, con il bendaggio adesivo o
con plantari rigidi nelle scarpe. Il bendaggio adesivo è utile, ma il suo uso è limitato dal
fatto che cede con il tempo e dagli scarsi risultati che si ottengono con l’autoapplicazione.
• I dispositivi in commercio, come lamine di acciaio e plantari in fibra di carbonio a basso
profilo, sono facilmente disponibili. I dispositivi su misura possono essere utili per misure
difficili o scarpe particolari. La durata delle fasi della riabilitazione è variabile e dipende
completamente dal ripristino del ROM e dalla risoluzione del dolore. Per tutto
• il protocollo viene privilegiata la flessibilità.
Neuroma di Morton
(neuroma interdigitale)

• Presentazione
• La modalità più comune con la quale si presenta
il neuroma interdigitale (di Morton) è un dolore
localizzato tra la testa del terzo e quella del
quarto metatarso (nel terzo spazio interdigitale)
(Fig. 5-79) che si irradia al terzo e quarto dito. I
pazienti spesso lo descrivono come un dolore
urente che in modo intermittente “si sposta”. Di
solito, il dolore è esacerbato da scarpe strette o
con il tacco alto oppure da un aumento
dell’attività del piede. Il dolore è spesso alleviato
dal togliersi le scarpe e dallo sfregamento
dell’avampiede.
• Occasionalmente, questi sintomi si presentano
nel secondo spazio interdigitale con irradiazione
al terzo e quarto dito. Di rado, i neuromi si
presentano contemporaneamente in entrambi gli
spazi interdigitali.
• La Tabella 5-11 presenta (in percentuale) una
lista dei sintomi preoperatori dichiarati dai
pazienti con neuroma interdigitale nella casistica
di Mann (1997).
Figura 5-79. A,
Il neuroma di Morton consiste in
una proliferazione del tessuto fibroso che circonda
il nervo plantare dove le branche del plantare
mediale e laterale si avvicinano alla zona tra le
teste del terzo e del quarto metatarso. Il nervo è
irrigidito prossimalmente dal tendine del flessore
breve delle dita e si tende intorno al legamento
trasversale dei metatarsi quando le dita si
dorsiflettono, come avviene naturalmente nel
cammino. Questo trauma, ripetuto, provoca
un’infiammazione e un’irritazione localizzate
nell’area del terzo e quarto spazio. B, Distribuzione
tipica dei disturbi della sensibilità dovuta al
neuroma di Morton nel terzo spazio interdigitale
(ma esiste una certa variabilità).
Anatomia e fisiopatologia
Il neuroma di Morton “classico” è una lesione del
nervo digitale comune che innerva il terzo e il
quarto dito . Non è un vero neuroma, ma
piuttosto una fibrosi perineurale irritata dove il
nervo passa sotto al legamento trasverso dei
metatarsi (Fig. 5-80).
È stato ipotizzato che, poiché il nervo digitale
comune a livello del terzo spazio interdigitale
riceve branche dal nervo plantare mediale e
laterale (e ciò ne aumenta lo spessore), questo
spieghi perché il terzo spazio interdigitale è il più
coinvolto. Il coinvolgimento meno frequente del
secondo interspazio può essere il risultato di una
variazione anatomica della distribuzione dei nervi
digitali comuni.
L’incidenza del neuroma interdigitale è 8 volte su
10 più frequente nelle donne.

Il meccanismo è probabilmente un’iperestensione


cronica delle MTF (nelle scarpe con il tacco), con
irrigidimento e irritazione del nervo da parte del
legamento traverso dei metatarsi, che porta a una
neuropatia da intrappolamento.
Diagnosi
La diagnosi di neuroma di Morton è clinica: non esistono
test radiografici o elettrodiagnostici utili. Per stabilire la
diagnosi corretta possono essere necessari controlli in
serie.
Valutazione
La palpazione diretta e la palpazione con movimenti di
“stiramento” (Fig. 5-81) dello spazio interdigitale di solito
riproducono il dolore del paziente. Questa manovra,
chiamata “segno di Mulder”, spesso riproduce una
sensazione di schiocco o di scoppio e un dolore nel terzo
(o secondo) spazio interdigitale. L’esaminatore pone il
dito indice e il pollice prossimalmente alle teste dei
metatarsi nell’interspazio e, mentre preme con fermezza
nello spazio interdigitale, “stira” distalmente verso il
margine dello spazio interdigitale, spesso sentendo un
click o un pop che provocano dolore (click di Mulder). Figura 5-81. Segno di Mulder.
L’allargamento delle dita coinvolte (terzo e quarto) può L’esaminatore pone l’indice e il
pollice prossimalmente ai metatarsi
essere notato a volte come risultato della massa del nello spazio interdigitale e, mentre
neuroma. Spesso viene avvertito un torpore soggettivo preme con fermezza, tira lo spazio
delle dita coinvolte, ma la valutazione della sensibilità distalmente. Si deve suscitare uno
può rivelare deficit parziali, completi, ma anche assenti schiocco o uno scatto che riproduce il
nella zona di distribuzione del nervo (Fig. 5-79). dolore del paziente.
Figura .
A, Distribuzione del nervo plantare mediale e
laterale sulla pianta del piede.
B, Distribuzione dei sintomi (torpore) nella parte
plantare (solo inferiore) del piede associata alla
sindrome del tunnel tarsale.
Figura A.- Con il tallone nella giusta posizione
sulle ortesi, indicare le teste dei metatarsi che
si vogliono imbottire (ad es., terzo e quarto);
poi appoggiare il piede sul plantare. Così
facendo, si lascia un cerchio nero sul plantare.
Sistemare l’Hapad subito prossimalmente a
questi cerchi.

Figura B.- Area di iniezione di 1 ml di cortisone (ad es.,


40mg di metilprednisolonel) e 1 ml di lidocaina all’1%
senza adrenalina per ridurre le dimensioni e l’irritazione
del neuroma di Morton.
Disfunzioni del tendine di Achille
Disfunzioni del tendine di Achille
• Il tendine di Achille è il tendine più largo e più forte del corpo. Il tendine non ha una vera
guaina sinoviale, ma è rivestito dal paratenon che ha uno spessore variabile. L’apporto
vascolare al tendine proviene distalmente dai vasi intraossei del calcagno e prossimalmente
dalle branche intramuscolari. Vi è un’area avascolare relativa da 2 a 6 cm dall’inserzione sul
calcagno, che è più vulnerabile alla degenerazione e alla lesione. Le lesioni del tendine di
Achille sono frequentemente associate all’impatto di carichi ripetitividovuti alla corsa o al
salto. I fattori principali che hanno come risultato un danno al tendine di Achille sono gli
errori nell’allenamento, come un brusco aumento dell’attività, un improvviso incremento
dell’intensità dell’allenamento (distanza, frequenza), una ripresa dell’allenamento dopo un
lungo periodo di inattività e la corsa su terreni irregolari o cedevoli.
• Le disfunzioni dell’achilleo possono anche essere messe in relazione con problemi posturali
• (ad es., pronazione), con scarpe scadenti (solitamente con uno scarso supporto al
retropiede) e con un complesso gastrosoleo poco estensibile.
• Diagnosi – tendinite dell’achilleo
• Il dolore è localizzato caratteristicamente nella porzione distale del tendine,
approssimativamente 2-6 cm dall’inserzione sul calcagno. Il dolore è percepito con le prime
attività della giornata ed è descritto come un dolore acuto e urente. Inizialmente, è presente
solo durante le attività energiche e peggiora fino a essere presente anche nelle attività
• della vita quotidiana. Il dolore è alleviato dal riposo.
Esame clinico
L’esame viene effettuato con il paziente in
posizione prona e con i piedi che pendono dal bordo
del lettino. Palpare l’intero complesso
muscolotendineo gastrocnemio-soleo, mentre la
caviglia esegue un ROM attivo e passivo. Valutare la
dolorabilità, il calore, la tumefazione o la pienezza, la
presenza di nodi o la mancanza di sostanza. Per
valutare la continuità del tendine di Achille viene
praticato il test di Thompson (Figura).
Un test di Thompson positivo (assenza della
flessione plantare quando si comprime il polpaccio)
indica una rottura completa del tendine di Achille. Figura 5-39. Test di compressione di Thompson.
Notare la posizione di riposo dell’avampiede con la Serve per valutare la rottura completa del tendine di
Achille. Nel paziente normale posto in posizione prona
caviglia e l’articolazione astragaloscafoidea in
con il ginocchio flesso a 90°, la compressione del
posizione neutra. La mobilità della caviglia e della polpaccio provocherà una flessione plantare (freccia)
sottoastragalica è spesso ridotta; in tutte le perché il tendine è intatto. In caso di rottura completa del
disfunzioni del tendine di Achille è comune l’atrofia tendine, la compressione del polpaccio non produrrà la
del polpaccio. flessione plantare del piede (un test di Thompson
positivo indica una rottura completa). Questo test è
importante perché la maggior parte dei pazienti con una
rottura completa del tendine di Achille è ancora in grado
di plantaflettere debolmente il piede su richiesta,
“barando” con il flessore lungo delle dita.
Classificazione dei problemi del tendine di Achille
I problemi del tendine di Achille sono di solito classificati come paratendiniti, tendinosi o
rotture.

Paratendinite dell’achilleo
Premessa
L’infiammazione è limitata al parate non senza che sia associata una tendinosi dell’achilleo. Il
fluido spesso si accumula vicino al tendine; il paratenon è ispessito e aderente al tessuto
tendineo normale. Le paratendiniti dell’achilleo compaiono più frequentemente negli atleti
maturi coinvolti in attività in cui si corre e si salta: generalmente non progrediscono in una
degenerazione. L’istologia della paratendinite mostra cellule infiammatorie e una proliferazione
di capillari e di fibroblasti nel paratenon o tessuto areolare peritendineo.

Segni clinici e sintomi


Il dolore inizia con le prime attività della mattina. Il disturbo consiste in una dolorabilità ben localizzata e in
un dolore acuto e urente durante l’attività: è localizzato tra i 2 e i 6 cm sopra l’inserzione del tendine di
Achille sul calcagno. Il dolore è aggravato dall’attività e alleviato dal riposo. Il dolore è presente se ci si alza
sulla punta di un piede solo e assente al test di Thompson. Una retrazione significativa della corda del tallone
porta a un’esacerbazione dei sintomi.Sono frequenti tumefazione, dolorabilità locale e ispessimento del
tendine. L’atrofia del polpaccio, l’ipostenia e la nodosità del tendine possono essere presenti nei casi cronici.
Il crepitio è raro.
Nella fase acuta, i sintomi di solito sono transitori, presenti solo durante l’attività e durano meno di 2
settimane. In seguito, i sintomi si presentano con l’inizio dell’esercizio o a riposo e la dolorabilità aumenta.
L’area di dolorabilità è ben localizzata e riproducibile comprimendo sui due lati della zona coinvolta. Una
rottura parziale può essere sovrapposta a una paratendinite cronica e può presentarsi come un episodio
acuto di dolore e tumefazione.
Figura . -Segno dell’arco doloroso. A, Nelle paratendiniti, la
dolorabilità rimane nello stesso punto nonostante si muova il piede
dalla dorsiflessione alla flessione plantare. B, In caso di rottura parziale
del tendine o di tendinite, il punto di dolorabilità si muove quando si
flette da dorsalmente a plantarmente il piede.
Il segno dell’arco doloroso è negativo nelle paratendiniti. È importante localizzare la zona
precisa e l’ampiezza della dolorabilità. Nelle paratendiniti, l’area di dolorabilità e l’ampiezza
rimangono fisse con il variare del ROM attivo della caviglia. L’infiammazione coinvolge solo il
paratenon, che è una struttura fissa, a differenza delle patologie del tendine di Achille, che si
sposta in alto e in basso al variare del ROM della caviglia.
Tendinosi dell’achilleo
• Premessa
• La tendinosi dell’achilleo è caratterizzata da una degenerazione intratendinea o mucoide del tendine di Achille senza
segni di paratendinite (infiammazione). Il processo inizia con un indebolimento interstiziale microscopico che porta a
una necrosi centrale del tessuto con conseguente degenerazione mucoide. La tendinosi dell’achilleo capita più
frequentemente agli atleti maturi come risultato di un accumulo di microtraumi ripetuti dovuto a errori di allenamento.
• È correlata a un maggior rischio di rottura del tendine di Achille. L’istologia è di solito non infiammatoria e mostra una
riduzione del numero di cellule e una fibrillazione delle fibre di collagene all’interno del tendine. Insieme alla
disorganizzazione delle fibre di collagene vi sono una diffusa proliferazione vascolare interna, sporadiche zone di
necrosi e rare calcificazioni. Inizialmente, il paratenon può infiammarsi e con l’uso eccessivo il tendine stesso può
infiammarsi o diventare ipovascolarizzato a causa della restrizione del flusso ematico attraverso il paratenon
cicatrizzato.
• Segni clinici e sintomi
• La tendinosi è spesso asintomatica e rimane subclinica fino a quando non si presenta come una rottura, che può
provocare un disturbo modesto legato all’attività, mentre può essere presente una massa palpabile non dolente o un
nodulo di 2-6 cm prossimalmente all’inserzione del tendine che può progredire in un ispessimento graduale dell’intero
tendine.
• Nei pazienti con tendinosi dell’achilleo, il segno dell’arco doloroso è positivo. La porzione ispessita del tendine si
muove con la flessione plantare e dorsale attiva della caviglia (in contrasto con la paratendinite in cui l’area di
dolorabilità rimane nello stesso punto nonostante i movimenti di flessione dorsale e plantare della caviglia).
• La paratendinite e la tendinosi possono coesistere quando l’infiammazione coinvolge sia il paratenon sia la
degenerazione focale intratendinea. L’apparenza è quella di una paratendinite poiché i sintomi legati alla tendinosi
sono assenti o molto tenui. La maggior parte dei pazienti ricorrea un trattamento per i sintomi legati alla paratendinite
e di solito la tendinosi non viene riconosciuta fino a quando i due processi non vengono rilevati con una RM o durante
un intervento chirurgico (di solito in seguito alla rottura). Il trattamento conservativo è lo stesso della paratendinite. La
RM è molto utile per la pianificazione preoperatoria chedeve prendere in considerazione entrambe le entità.
Trattamento
Il trattamento iniziale della tendinosi dell’achilleo è sempre conservativo e progredisce come
descritto per la paratendinite. Se i sintomi sono gravi, il trattamento iniziale può includere 1 o 2
settimane di immobilizzazione e la deambulazione con le stampelle, in aggiunta ai FANS, al
ghiaccio e allo stretching della corda del tallone. L’allineamento gamba-piede deve essere
valutato attentamente, se necessario anche con l’uso di ortesi di correzione. Il trattamento
conservativo viene continuato per 4-6 mesi; la chirurgia è indicata se non riesce a ridurre i
sintomi.
Trattamento chirurgico
Per confermare la diagnosi e pianificare le procedure
operatorie viene utilizzata la RM.
Figura 5-41.
A, Correzione funzionale di un’iperpronazione con un sostegno mediale del retropiede
per ridurre la minimo la possibilità di un’ipotetica torsione vascolare.
B, Torsione del tendine di Achille dovuta a iperpronazione.
C, Rotazione esterna della tibia prodotta dall’estensione del ginocchio che è in conflitto
con la rotazione interna della tibia prodotta da una pronazione prolungata. Questo
produce una “torsione” dei vasi nella zona di relativa avascolarità.
Linee guida generali per tendiniti, paratendiniti e tendinosi
dell’achilleo negli atleti ad alto impatto
• • Dare inizio a un programma di stretching prima e dopo gli
• esercizi.
• • Antinfiammatori orali.
• • Evitare le iniezioni di cortisone, che provocano
• indebolimento o rottura del tendine.
• • Crioterapia (massaggio con il ghiaccio) dopo l’esercizio
• per l’effetto antinfiammatorio. Correggere la dismetria degli arti inferiori, se presente. All’inizio provare con un rialzo
al tallone di 0,6 cm per una differenza di 1,3 cm; se non migliora, passare a un rialzo di 1,25 cm. Un’“ipercorrezione”
(correzione troppo rapida della dismetria con un’ortesi) può peggiorare i sintomi.
• • Se i sintomi persistono dopo 4-6 settimane di trattamento conservativo, può essere necessaria un’immobilizzazione
in stivale a camme (cam boot) o in un gesso amovibile per 3-6 settimane.
• • Progressione lenta, senza dolore alle attività preinfortunio.
• • Nuoto.
• • Corsa nell’acqua profonda con un salvagente.
• • Bicicletta.
• • Cammino.
• • Esercizi eccentrici per il rinforzo dell’achilleo.
• • Corsa leggera.
• • Il rinforzo in eccentrica del tendine di Achille dovrebbe condizionare il tendine e renderlo meno suscettibile alle
• lesioni dovute al sovraccarico; tuttavia, questi esercizi nonvengono utilizzati fino a quando il paziente non è
• asintomatico e senza dolore per 2-3 settimane.• Alzarsi sulle punte dei piedi in piscina.
• • Flessione plantare contro Theraband progressivamente
• più resistenti.
• • Serie multiple di esercizi con peso leggero (10 kg) al
• total gym o alla slider board
Rottura del tendine di Achille
Premessa
• La rottura completa capita nei pazienti di mezza età e in quelli senza precedenti disturbi. La
rottura parziale capita negli atleti ben allenati e coinvolge la parte laterale del tendine.
• La rottura acuta deriva da un forte sovraccarico eccentrico di una caviglia in flessione
dorsale con una tendinosi cronica. Si deve chiedere al paziente se ha avuto precedenti
iniezioni di steroidi e di fluorochinoloni (che possono essere all’origine dell’indebolimento
e della rottura del tendine).
Segni clinici e sintomi
Frequentemente viene riferito che al momento della
rottura sono stati avvertiti un dolore acuto e uno schiocco.
Spesso i pazienti descrivono la sensazione di aver ricevuto
un calcio sul tendine di Achille. Nella maggior parte dei casi
si ha un’immediata impossibilità di sostenere il carico o di
tornare all’attività. All’inizio si può palpare un difetto nel
tendine.
La rottura parziale è associata a una tumefazione
localizzata, acutamente dolorabile e a volte comporta una
zona di nodulosità.
Nella rottura completa del tendine di Achille il test di
Thompson è positivo. Il test è positivo quando
comprimendo il polpaccio non compare la flessione
plantare del piede per la mancanza di continuità
Trattamento della rottura acuta del tendine di Achille
Per restituire la lunghezza e la tensione al tendine, al fine di ottimizzarne la forza e la funzionalità si
utilizzano sia il trattamento conservativo sia quello chirurgico. Entrambi i metodi sono corretti e il
trattamento deve essere individualizzato e basato sull’indicazione all’intervento. Gli atleti di alto livello e
competitivi di solito sono sottoposti a riparazione primaria. La riparazione chirurgica offre un tasso
inferiore di nuova rottura, un più veloce ritorno alla piena attività e, teoricamente, un più alto livello di
funzionalità. Tuttavia, la differenza tra gli esiti del trattamento chirurgico e di quello conservativo è
variabile. Il maggior rischio del trattamento chirurgico è la rottura della sutura. Di solito, il trattamento
chirurgico deve essere evitato nei pazienti con un basso potenziale di cicatrizzazione (diabetici); il fumo è
una controindicazione relativa.
Indipendentemente dal trattamento definitivo, il trattamento iniziale consiste in uno splint di gamba in
una posizione comoda di flessione plantare, ghiaccio, elevazione e deambulazione con le stampelle. Il
trattamento conservativo per le rotture complete del tendine di Achille, che utilizza un gesso in flessione
plantare di 20°, è di solito riservato ai pazienti con malattie croniche, ai pazienti con controindicazioni
parziali all’operazione, ai pazienti anziani e ai pazienti con basse richieste funzionali. Il tasso di recidive è
più alto nei pazienti trattati non chirurgicamente (con gesso in flessione plantare per 8 settimane e senza
carico) rispetto a quelli trattati chirurgicamente.
Una revisione di numerosi studi ha rilevato che il tasso medio di recidiva è del 17,5% nei pazienti trattati non
chirurgicamente rispetto all’1,2% nei pazienti trattati chirurgicamente. Tuttavia, con il trattamento chirurgico
sono più frequenti le complicazioni di minore e maggiore entità.
Trattamento conservativo delle rotture acute del
tendine di Achille

• Il trattamento conservativo per i pazienti nei quali l’intervento non è indicato richiede un periodo di
immobilizzazione per permettere il consolidamento dell’ematoma.
• Viene utilizzata l’ecografia per confermare che l’apposizione dell’estremità del tendine avviene con 20° o
meno di flessione plantare. Il trattamento conservativo è più indicato per le piccole rotture parziali. La
riparazione chirurgica è indicata se la diastasi permane quando il piede è in flessione plantare di 20°. Per
8 settimane viene utilizzato un gesso di gamba con una flessione plantare di 20° senza carico (preferito)
o uno stivale amovibile (non deve essere tolto dal paziente) con il tallone in elevazione. Il paziente con il
tutore non può caricare per 8 settimane.
• Tra la 6a e l’8a settimana, la flessione plantare del gesso viene gradatamente ridotta (più agevole con
uno stivale a camme in commercio con angolo della caviglia regolabile).
• Viene applicato un rialzo iniziale di 2-2,5 cm a livello del tallone per 1 mese, quando si inizia
progressivamente a caricare.
• Si dà inizio a esercizi attivi per il ROM in scarico e allo stretching passivo con il tubolare elastico. A 10- 12
settimane il rialzo viene ridotto a 1 cm; nell’arco del mese successivo viene ulteriormente ridotto in
modo che in 3 mesi il paziente ritorna a camminare senza rialzo.
• A 8-10 settimane si deve dare inizio agli esercizi contro resistenza progressiva per il polpaccio. Si può
tornare a correre dopo 4-6 mesi se la forza è al 70% del lato sano. La potenza massima nella flessione
plantare può non tornare per 12 mesi o più.
Metatarsalgia
Premessa
• Con il termine metatarsalgia si indica un assortimento di condizioni che provocano
dolore plantare all’avampiede in corrispondenza delle articolazioni MTF.
• Metatarsalgia non è di per sé una diagnosi, ma piuttosto una definizione
anatomica del posto dove il paziente avverte dolore.
• Un trattamento efficace per questa condizione ha come cardine l’identificazione
della causa. Per fare ciò sono necessari una chiara comprensione della sua
eziologia e un approccio sistematico alla valutazione. La metatarsalgia è
soprattutto caratterizzata dal dolore sotto la testa dei metatarsi esacerbato dal
carico. Il cuscinetto adiposo dell’avampiede è un tessuto altamente specializzato. I
setti fibrosi sotto il derma dividono il grasso sottocutaneo in compartimenti.
Quando si carica, si crea dentro i compartimenti la pressione idrostatica che
smorza e disperde le forze impresse sulla cute della pianta del piede. Questo
meccanismo agisce come un cuscino che protegge la zona da una concentrazione
focale di pressione potenzialmente dannosa.
• L’artrite infiammatoria, un trauma o disturbi neuromuscolari possono provocare
uno squilibrio delle forze di flessione ed estensione sulle piccole articolazioni delle
dita. La deformità delle dita è una conseguenza di questo squilibrio.
L’iperestensione delle MTF è una componente comune di queste deformità: tira il
cuscino adiposo dell’avampiede distalmente e dorsalmente con la falange
prossimale

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