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CINA: TRA APERTURA ALLO SCENARIO GLOBALE E CHIUSURA

VERSO L’INTERNO
Panoramica delle più recenti politiche adottate dalla Cina alla luce degli effetti della trade
war
a) Introduzione
L’obiettivo che questo paper si prefigge è indubbiamente complesso; ogni tentativo di definire il
ruolo ed il peso della Cina nello scenario globale deve infatti scontrarsi con l’evidente dualità delle
politiche adottate da questo Paese negli anni più recenti. Da un lato, infatti, sembrerebbero
aumentare i segnali di una crescente apertura agli altri grandi attori del quadro mondiale; dall’altro,
tuttavia, non mancano elementi che suggerirebbero un possibile ripiegamento ed una potenziale
chiusura della Cina verso l’interno. Tale contrasto, oggetto principale dell’analisi condotta in questo
paper, sarà valutato in relazione agli effetti della cosiddetta trade war con gli Stati Uniti.
b) Istanze di apertura allo scenario globale
Alla base delle ambiziose politiche della Cina sta un nutrito ideale, che più volte il Presidente Xi
Jinping ha avuto modo di ribadire nei suoi discorsi: il sogno cinese di ringiovanimento nazionale,
richiamato per la prima volta nel discorso per l’elezione dello stesso Presidente a Segretario del
Partito Comunista Cinese, quindi ribadito in più occasioni, tra le quali spiccano il quarantesimo
anniversario di riforme e di apertura nel 2018 ed il centenario del Partito nel 2021. La Cina
dovrebbe tornare, secondo Xi, alla condizione di grandezza antecedente alle guerre dell’oppio,
momento in cui essa costituiva la massima potenza mondiale, E’ evidente come un così ambizioso
traguardo, da raggiungere entro il 2049, necessiti dell’attuazione di altrettanto ambiziosi progetti,
che coinvolgano altri Stati tanto a livello regionale quanto a livello mondiale. Il primo fra questi
progetti è rappresentato dalla Belt and Road Initiative (BRI): una rifondazione dell’antichissima Via
della Seta, alla quale si affiancherebbe la creazione di una vera e propria “Via della Seta marittima”,
in grado di coinvolgere Paesi altrimenti non interessati da questo progetto. La BRI ha lo scopo di
incentivare la realizzazione o il potenziamento di infrastrutture commerciali, sistemi di comunicazione,
impianti per la produzione e la distribuzione di energia, così da costituire la base per la creazione di
relazioni internazionali bilaterali mutualmente benefiche; relazioni tali da dare impulso a scambi e
rapporti commerciali tra imprese cinesi ed il resto del mondo. Alla BRI si sono affiancate altre
iniziative, meno monumentali ma ugualmente volte a consolidare i legami internazionali con altri
Stati e a facilitare rapporti commerciali tra essi: basti pensare al Comprehensive Agreement on
Investment (CAI), sul quale 30 dicembre 2020 Unione Europea e Cina hanno raggiunto un accordo
di principio dopo sette anni di negoziazioni. Ove esso entrasse effettivamente in vigore, sarebbe
introdotto tra i firmatari un unico quadro legale sugli investimenti, in sostituzione dei 26 accordi
bilaterali preesistenti. In ambito regionale vale senza dubbio la pena sottolineare la firma, avvenuta
il 15 novembre 2020 in occasione di un vertice dell’ASEAN, del Regional Comprehensive
Economical Partnership (RCEP): un Accordo tra gli Stati del Pacifico orientale che dà vita ad
un’area di cooperazione economica nella quale vivono circa 2,2 miliardi di persone, responsabili
per la produzione del 30% del PIL e del 27,4 % del commercio globale. Senza dubbio questo
Accordo ha contribuito a trasformare l’ASEAN in uno dei maggiori partner commerciali della Cina,
soprattutto in considerazione del fatto che nell’area del RCEP si prevede l’eliminazione dell’85-
90% dei dazi interni sulle merci. Lo stretto rapporto della Cina con gli Stati membri dell’ASEAN è
evidente anche su piani diversi da quello commerciale, come quello dell’innovazione. Basti pensare
all’introduzione, da parte del Gruppo singaporiano Lazada, di un modello di negozio retail ispirato a
Fresh Hippo: supermercato cinese posseduto da Alibaba, nel quale è possibile solo visionare i beni
in vendita e scansionarne i Qr codes per acquistarli online successivamente. Un ruolo altrettanto
rilevante nella diffusione dell’innovazione “made in China” negli Stati dell’ASEAN, è svolto da
TusPark: società leader nell’esportazione delle innovazioni tecnologiche provenienti dalla Tsinguha
University di Pechino.
c) Verso una maggiore chiusura?
A tali esempi di consolidamento di relazioni internazionali, però, si sono accompagnati negli ultimi
anni significativi attriti con alcuni dei principali partner commerciali della Cina. Il caso più
eclatante è indubbiamente rappresentato dalla trade war, la “guerra” sui dazi commerciali che ha
visto contrapposti tra il 2018 e il 2020 Stati Uniti e Cina, ormai qualificata come uno strategic
competitor1. L’imposizione di dazi sulle reciproche merci per valori esorbitanti ha spinto i due Paesi
a cercare di ricomporre la frattura tramite il Phase One Trade Deal, Accordo siglato il 15 maggio
2020. Ad ogni modo la trade war sembra aver dato ulteriore spinta ad un trend già ravvisabile
nell’ultimo decennio: la dipendenza del PIL cinese dalle esportazioni si è ridotta ulteriormente,
passando da un picco del 35,3% nel 2006 al 19,8% nel 2017 2, fino a raggiungere il 18,5% nel 2020.
Allo stesso modo la percentuale di esportazioni di merci negli USA in percentuale del PIL cinese si
è quasi dimezzata, passando dal 7,2% nel 2006 al 3,4% nel 2017. Questi dati confermano la volontà
della Cina di adottare un nuovo approccio nei confronti dello scenario globale: una maggiore
attenzione viene riservata allo sviluppo dei consumi domestici e dell’innovazione endogena, nel
tentativo di ridurre la dipendenza dalle fluttuazioni del mercato internazionale e dalle politiche
economiche adottate da altri Stati. Questo è il contenuto della nuova linea che la Cina ha assunto
nelle sue relazioni internazionali, definita Dual circulation strategy dal Presidente Xi Jinping in
occasione di una riunione del Politburo nel maggio 2020: essa presuppone infatti l’esistenza di una
“circolazione” interna, la dimensione domestica dell’economia cinese, ed una esterna, la
dimensione del mercato internazionale. Alle medesime finalità risponde anche il piano Made in
China 2025, il programma di avanzamento digitale con il quale la Cina intende raggiungere
l’autosufficienza nell’alta tecnologia. Entro il 2025 si prevede infatti il conseguimento del traguardo
dell’indipendenza dalle importazioni in molti settori high-tech, dai semiconduttori ai robot
industriali. Un piano, questo, tanto più rilevante quanto si considera come la trade war tra le due
potenze, “congelata” grazie alla tregua rappresentata dal Phase One Deal, sembri essersi evoluta in
un tech conflict. Basti pensare all’inserimento, da parte del governo degli USA, di Huawei e di altre
68 imprese affiliate nella c.d. Entity list, con la conseguenza che queste ultime non possono
acquistare componenti tecnologici dalle società statunitensi senza un’apposita approvazione
governativa. Questi avvenimenti sembrerebbero prefigurare il sempre più concreto rischio di
decoupling: una “rilocalizzazione della produzione delle imprese americane fuori dalla Cina”, con
conseguenze estremamente negative per quest’ultima. E’ anche alla luce di questo fenomeno, già
iniziato con lo spostamento della produzione di iPhone in India, che si devono analizzare le più
recenti strategie adottate dalla Cina. Queste nuove politiche, di cui la Dual circulation e il Made in
China 2025 sono solo due esempi, sono state ulteriormente suffragate dal deterioramento delle
relazioni internazionali con altri importanti partner al di fuori degli USA. E’ sufficiente considerare
che il CAI è attualmente “congelato” presso il Parlamento Europeo per l’approvazione alla ratifica;
le sanzioni che la Cina ha comminato all’UE, in risposta a quelle che l’UE aveva a sua volta
imposto alla Cina a causa delle gravi violazioni dei diritti umani avvenute nello Xinjang, ostano di
fatto all’espressione da parte del Parlamento di un parere favorevole. Allo stesso modo gli Stati che
hanno preso parte al G7 svoltosi tra l’11 e il 13 giugno 2021 hanno affrontato, tra le varie questioni,
quella della realizzazione di un progetto alternativo alla Belt and Road Initiative, in seguito definito

1
Così National Security Strategy of the United States of America, 2017, p-45. Alla pag.2 del medesimo documento si
afferma che: “China […] challenge(s) American power, influence, and interests, attempting to erode American security
and prosperity. They are determined to make economies less free and less fair, to grow their militaries, and to control
information and data to repress their societies and expand their influence”
2
The China-US Trade War and Future Economic Relations by Lawrence J. Lau, in China and the world, vol n.2, 2019
Build Back Better World Partnership: un ingente piano con il quale si vogliono assistere i Paesi in
via di sviluppo nella realizzazione di almeno 40 miliardi di dollari di infrastrutture.
d) Conclusioni
Da quanto affermato fino ad ora è evidente come le strategie adottate dalla Cina oscillino tra la
volontà di consolidare e creare nuove relazioni internazionali che siano mutualmente benefiche ed il
tentativo di raggiungere un considerevole grado di autonomia e autosufficienza. Il XIV Piano
Quinquennale per il 2021-2025 sembrerebbe spingere maggiormente in questa seconda direzione,
ribadendo i concetti già enunciati nella Dual circulation strategy e dunque puntando ancora una
volta sullo sviluppo dell’innovazione domestica e della domanda interna per il riassorbimento della
produzione. Tuttavia, per la rilevanza economica e geopolitica che attualmente la Cina ha raggiunto,
il confronto con essa risulta a tutti gli effetti inevitabile: ogni istanza e tentativo di chiusura
difficilmente potrebbe portare ad un totale isolamento del Paese dallo scenario globale. China is an
inevitability for what it is, not for what others wish it to be, per utilizzare le parole del Professor
Kerry Brown.

Umberto Pomenti

BIBLIOGRAFIA
1. The China-US Trade War and Future Economic Relations by Lawrence J. Lau, in China and the world, vol
n.2, 2019
2. National Security Strategy of the United States of America, 2017, p-45
3. Cina-USA: il decoupling è davvero possibile?, F. Fasulo, in ISPI Watch, 2020

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