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14-02

Commercio Internazionale
Grafico Globalizzazione

Globalizzazione: l’integrazione dei mercati di beni e di fattori

Asse orizzontale: tempo dal 1950 al 2016

Asse verticale: volume del prodotto interno lordo mondiale e delle esportazioni globali

Gli ultimi 60 anni hanno vissuto un’espansione stratosferica dell’integrazione dei beni, e vediamo anche
come la vera accelerazione sia partita intorno agli anni ’80. Al contrario, negli ultimi anni sia la mobilità dei
beni che dei fattori è drasticamente calato.

L’aumento dell’integrazione tra paesi può essere spiegato dal progresso tecnico, per cui le tecniche di
trasporto e comunicazioni sono diventati più veloci e meno costose: il costo del trasporto aereo è sceso del
92% e quello della nave del 70% tra il 1955 e il 2020, mentre l’introduzione di internet ha ridotto il costo
delle comunicazioni internazionali praticamente a zero; in più il vantaggio del conteinaggio (container) ha
eliminato i costi di scaricamento e caricamento di navi/treni. L’altro aspetto di tale aumento è quello
politico, per cui ci sono stati una serie di accordi, in parte come eredità della 2 gm (Piano Mashall, Unione
Europea, Trattato di libero commercio tra Messico e Canada, ecc) , che riflettono la volontà politica di
aumentare l’integrazione.

Alla fine della 2 gm sono nate le grandi istituzioni di governi economico mondiali, voluti da Keynes, che era
stato lungimirante nel capire quanto fossero importanti le relazioni commerciali anche per la pace e la
necessita di creare una serie di meccanismi di coordinamento macroeconomico (Fondo Monetario, Banca
Mondiale), ma anche accordi di riduzioni delle barriere commerciali, tariffarie e non (GATT,ecc); i dazi medi
sono scesi dal 14% al 3,9% dal 1952 al 2005.

C’è stato un dibattito se la grossa determinante dell’espansione drammatica del commercio fosse stato il
progresso tecnico piuttosto che le politiche economiche: gli economisti tendevano a enfatizzare il
cambiamento delle politiche economiche, in seguito all’osservazione che ci fosse stato un progresso tecnico
già tra l’800 e il ‘900.

Costi e benefici: opinione pubblica

Sui costi e benefici della globalizzazione l’opinione pubblica è divisa, e la ragione principale è che il
commercio internazionale arrivò su benefici aggregati ma crea vincitori e vinti:

- Pew Global Attitude Project: intervista comprende 47 paesi; in tutti i paesi la maggioranza è favorevole
al commercio internazionale; la percentuale di favorevoli è più alta in Cina e in India, cosa non
sorprende visto che sono i paesi che sono cresciuti di più anche grazie al commercio internazionale; la
% dei favorevoli nei paesi industrializzati invece è scesa, dovuta al malcontento verso l’aumento delle
disuguaglianze, dell’immigrazione, dell’inquinamento e delle differenze culturali, tutti fattori attribuiti in
parte o in tutto al commercio internazionale .

Fatti stilizzati sul commercio internazionale

Quali paesi sono più aperti al commercio internazionale?

I paesi più aperti al commercio internazionale, se usiamo come unità di misura il rapporto tra esportazione
e PIL sono i paesi più ricchi. Se noi dividiamo i paesi in tre categorie sulla base del reddito nazionale, i paesi
a reddito basso hanno una proporzione di esportazioni e del suo Pil del 24%, i paesi a reddito medio del
37% e a reddito basso del 42%. I principali paesi importatori ed esportatori sono paesi grandi, dove la
grandezza viene misurata con il PIL, ovvero: USA, Cina, Germania, UK, Giappone, Francia (in ordine di
grandezza).

Quali paesi commerciano di più tra di loro?

La struttura del commercio internazionale prende questa forma:

Per grado di sviluppo: confuta teorie che enfatizzano solo gli aspetti di diversità tra paesi o di equità

- La proporzione del commercio tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo (Nord-Sud) è del 40%
- La proporzione del commercio tra paesi simili come grado di sviluppo (Nord-Nord) è del 40%
- La proporzione del commercio tra paesi in via di sviluppo (Sud-Sud) è del 20%

Per prossimità geografica: paesi più vicini commerciano di più perché hanno costi di trasporto più bassi

- UE-UE: 71% delle esportazioni dell’UE sono verso altri paesi dell’UE
- Nord America- Nord America: 48% delle esportazioni in America sono tra Messico-USA-Canada
- Asia: 53%delle esportazioni in Asia sono tra paesi dell’Asia

Per quanto riguarda gli USA, nel 2017 i 5 principali partner commerciali erano: UE, Cina, Canada, Messico e
Giappone: alla luce dell’aspetto delle dimensioni (ricchezza), UE, Cina e Giappone sono paesi abbastanza
grandi commercialmente parlando, mentre per quanto riguarda la distanza, gli USA commerciano con
Messico e Canada. I 15 principali partner commerciali degli USA contavano per il 74% del valore del
commercio totale degli USA: principio di Pareto, un numero limitato di paesi spiega una grossa parte del
commercio attuale degli USA.

Asse orizzontale: commercio estero tot degli USA in


milioni di dollari

Asse verticali: paesi con cui commerciano gli Usa

N.B. i principali paesi con cui commercia sono UE e Cina;


Canada e Messico come PIL, sono significativamente
minori rispetto ad altri paesi ma il loro volume di
commercio è paragonabile a quello cinese (per vicinanza
geografica).

Se parliamo dell’UE, invece, i 5 principali partner commerciali sono USA, Cina, Svizzera, Russia e Turchia;
anche in questo caso i 15 principali partner commerciali contavano per il 71% del valore del commercio
totale dell’UE.

Qui i payoff dimensione-distanza sono più evidenti rispetto


agli USA: Svizzera, Russia e Turchia significativamente più
piccoli in termini di Pil rispetto al Canada e al Messico.
Principio di Pareto: evidenza empirica, secondo cui molte relazioni sono spiegate dalle leggi di potenza, per
cui il 20% della popolazione produce l’80% del reddito.

Modello gravitazionale: equazione empirica stimata con dati sul valore del commercio tra due paesi egei e
dipende da y(g) per il prodotto interno lordo del paese y ed è inversamente proporzionale alla distanza tra i
due, dove a e b sono costanti positivi che determinano la forza della relazione e A e B la forza dell’effetto
della dimensione dei 2 paesi. Il valore del commercio per i due paesi è negativamente legato alla distanza
tra i due paesi ed è positivamente correlato con la ricchezza (PIL). Si chiama modello gravitazionale perché,
in modo simile alla forza di gravità tra due corpi, è crescente nelle masse dei corpi e decrescente nella
distanza tra i due corpi: i fatti stilizzati, dimensione-distanza, sono catturati da questa relazione empirica.

I fatti stilizzati, dimensione vs distanza, sono catturati da questa relazione empirica:

La dimensione di un’economia è fortemente correlata ai volumi di importazione ed esportazione, perché i


paesi più grandi producono più beni e servizi e quindi hanno più cose da vendere sul mercato, sono più
ricchi e quindi vuole consumare di più quelli che sono i beni normali e questo significa che vogliamo
consumare di più non solo di beni domestici ma anche di beni esteri, quindi vogliono importare di più.

La distanza: maggiore è la distanza, maggiori sono i costi di trasporto; quindi, maggiore è il costo di
esportazioni e importazioni; quindi, si riducono i valori del commercio. La distanza può anche influenzare
sulla capacità di instaurare rapporti personali e la comunicazione, che a loro volta influenzano il commercio.
Le stime degli effetti della distanza dei modelli gravitazionali suggeriscono un’elasticità di uno: un aumento
dell’1% nella distanza tra paesi si associa a una riduzione nel volume degli scambi compresa fra lo 0,7% e l’!
%.7

Gli altri fattori del modello sono più sottili e sono catturati dai vari coefficienti: i valori dei parametri A,a,b
dipendono da:

1- I confini: un confine politico ha un effetto significativo sul commercio (border effect), il motivo non
è del tutto chiaro, può essere dovuto alle barriere tariffarie, le formalità burocratiche che implicano
tempi e costi, standard diversi (due paesi confinanti statunitensi commerciano di più rispetto a un
paese americano confinante con una città canadese).
2- La geografia: gli sbocchi sul mare e l’assenza di barriere montuose rendono più facile i trasporti e
dunque il commercio; storicamente ei paesi che sono diventati commerciali sono paesi che prima
dell’invenzione dell’aereo giacevano sulle coste.
3- L’affinità culturale: se due paesi hanno legami culturali è probabile che abbiano anche forti legami
economici
4- Le imprese multinazionali: le imprese localizzate in paesi diversi importano ed esportano molti beni
tra le loro affiliate.

Confini

Esiste un effetto di confine al di là della distanza, nella misura in cui esiste una dogana tra due confini che
aumentano i tempi e i costi degli scambi.

Gli accordi commerciali (UE, NAFTA, Transpacific agreement) tra paesi hanno l’obiettivo di ridurre le
formalità burocratiche e i dazi doganali e quindi di aumentare gli scambi. Un accordo commerciale aumenta
significativamente i volumi di commercio fra i paesi membri rispetto a quanto si prevedrebbe dati i loro PIL
e le distanze reciproche. Il principio dell’UE è ‘la libera circolazione dei beni e dei servizi e delle persone’.

Quindi un accordo commerciale aumenta la A; a volumi di PIL a distanza data aumenta il volume di
commercio. Brexit è un esempio di eliminazione di un accordo commerciale

Un accordo commerciale recente, avvenuto in un orizzonte temporale abbastanza breve, è il NAFTA, il


North American Free Trade Agreement, un accordo di libero scambio firmato tra Messico, USA e Canada.
Grazie al NAFTA e alla vicinanza di Canada e Messico, il volume di scambi tra gli USA e i loro vicini
meridionali e settentrionali è maggiore, in rapporto al PIL, di quello tra Usa e i paesi europei.

La % del commercio degli USA con Messico e Canada è maggiore rispetto a quello dei paesi europei
nonostante le differenti dimensioni (PIL).

L’effetto della distanza cambia nel tempo per fattori politici e tecnologici: i fattori politici sono le guerre, che
possono influenzare la struttura degli scambi tanto o più delle innovazioni nei trasporti e nelle
comunicazioni, i trattati commerciali, la riduzione delle barriere tariffare, la volontà politica di aumentare il
commercio. Il punto tecnologico è che appunto ce stato in precedenza un forte sviluppo tecnologico, il
commercio internazionale è cresciuto in modo estremamente rapido tra il 1870 e il 1913, ma ha subito un
brusco rallentamento nei decenni successivi a causa delle due guerre e alla grande depressione; si è ripreso
a partire dal 1945 ma non è tornato ai livelli precedenti la 1 gm, fino al 1970. Dal 1970, il commercio
internazionale, in percentuale del PIL è cresciuto a livelli senza precedenti fino al covid.
Che cosa viene scambiato?

Oggi, la maggior parte del volume degli scambi (56,5%) è rappresentata da beni manufatti, come
automobili, computer, abbigliamento e macchinari; i servizi come trasporto, prestazioni legali e turismo
contano per il 23,5% del volume degli scambi; i prodotti minerari (es. combustibili e altre materie prime) e i
prodotti agricoli rappresentano una frazione relativamente piccola degli scambi (rispettivamente 8% e
12%).

In passato questi numeri erano diversi:

Per quanto riguarda le esportazioni i manufatti rappresentavano il 75% delle esportazioni della GB all’inizio
del 20 secolo, praticamente invariato rispetto ad oggi (solo perché l’Inghilterra davvero era una potenza
manufatturiera); se guardiamo alle importazioni venivano importati il 25% di beni nel 1910, la maggior
parte dei quali erano materie prime, contro al 73,6% nel 2015, questo è dovuto al fatto che grossa parte
delle importazioni sono semi finiti che vengono assemblati, non più materie prime da lavorare. Gli USA,
rispetto all’Inghilterra, nel 1910 non erano una potenza manifatturiera, ma esportavano per lo più materie
prime e prodotti agricoli (47,5), e importavano molte materie prime per la produzione nazionale (40,7); al
giorno d’oggi, la proporzione di manufatti è praticamente i 3/4 dell’esportazione.

Quello che è cambiato è che c’è una maggiore similitudine tra la composizione di importazioni e
esportazione: i manufatti rappresentano la proporzione maggiore di tutto il commercio internazionale.
Abbiamo quindi bisogno di una teoria che non spieghi il commercio sulla base di dotazioni differenti per
esempio di materie prime, ma di paesi che commerciano beni simili.

Anche i paesi del terzo mondo e quelli in via di sviluppo hanno modificato la composizione dei loro flussi
commerciali. Nel 1960 circa il 60% delle loro esportazioni erano prodotti agricoli e solo il 12% beni
manufatti; nel 2001, circa il 65% delle esportazioni di questi paesi era rappresentato da meni manufatti e
solo il 10% da prodotti agricoli.

La composizione del commercio internazionali, sia per quanto riguarda i paesi sviluppati che quelli in via di
sviluppo, è cambiata in modo drastico. Quello che è successo è che c’è molto più scambio di manufatti:

Il grosso fenomeno di questo periodo sono stati i beni, ma il fenomeno della fase successiva sono i servizi,
nella misura in cui la tecnologia rende commerciabili/mobili servizi che prima non lo erano. Si parla di
offshoring/outsourcing di servizi quando un’impresa trasferisce attività produttive all’estero. L’offshoring
riguarda quei servizi che possono essere forniti elettronicamente a grande distanza con una riduzione
minima o nulla della qualità, per esempio i call center, i cui operatori rispondono anche a km di distanza.

L’offshoring di servizi, in termini empirici, non rappresenta ancora una quota significativa del commercio,
questo perché alcuni lavori non sono commerciabili, per esempio il taglio di capelli. Alcuni lavori sono
“commerciabili” e possono essere forniti a grande distanza. Di conseguenza potrebbero essere trasferiti
all’estero. La maggior parte dei servizi però non è “commerciabile” e deve essere fornita vicino al cliente. Di
conseguenza è difficilmente soggetta a offshoring.

I vantaggi dello scambio

Il commercio, sia internazionale che nazionale o tra individui, è il risultato dei vantaggi dello scambio, i quali
derivano dalla diversità: agenti/paesi identici non hanno incentivo a commerciare. Per illustrare questo
principio nel modo più semplice possibile studieremo in un’economia di puro scambio (solo domanda),
senza produzione.

In un’economia di puro scambio non c’è produzione, solo dotazioni di beni dati; si può scambiare ma non
cambiare il livello di produzione, cosa che implica anche muovere fattori da un settore a un altro che
richiederebbe del tempo; un’economia di scambio può essere un’approssimazione non pessima a una
situazione di breve tempo in cui rivedere i livelli di produzione tra un settore e un altro non è possibile.
L’economia di mercato mette tutta l’enfasi sul lato della domanda, le preferenze dei consumatori, che si
può aggiustare.

Preferenze: curve d’indifferenza

Le preferenze sono una gerarchia di combinazioni di beni; se abbiamo un’economia con due soli beni, e
abbiamo la quantità del bene x sull’asse orizzontale e la quantità del bene y sull’asse verticale, ogni punto
di un quadrante è una combinazione diversa dei due beni. Come i consumatori ordinano i mix diversi di
questi due beni? Il modo per descriverlo è la curva d’indifferenza.

Curva d’indifferenza: l’insieme delle combinazioni delle quantità di x e di y che implicano lo stesso livello di
benessere, quindi tutti i punti lungo la curva d’indifferenza danno al consumatore in questione lo stesso
benessere. Le curve di tendenza hanno pendenza negativa, sono decrescenti, perché se io aumento la
quantità di un bene, per avere lo stesso livello di benessere, devo ridurre la quantità dell’altro.

Le preferenze possono essere rappresentate con una funzione di utilità: U(X,Y), i cui numeri sono
progressivamente maggiori per curve d’indifferenza più alti(livello di benessere più alti).

Se noi usiamo la funzione di utilità possiamo descrivere la curva di indifferenza come una funzione che
definisce tutte le coppie di x per y che mi danno un numero di utilità dato.

Definisco utilità marginale di un bene, di quanto aumenta l’utilità se io aumento la quantità del bene in
questione di un’unità:

Il tasso marginale di sostituzione mi dici il tasso a cui io sono disposto a scambiare unità di un bene con
unità di un altro in modo da rimanere sulla stessa curva d’indifferenza (lascia l’utilità invariata).
Supponiamo di aumentare la q del bene X da 20 a 27, se manteniamo y invariato la curva d’indifferenza
diventa più alta, quindi di quanto devo ridurre Y per ritornare alla curva d’indifferenza originale? Il tasso
marginale di sostituzione corrisponde al rapporto tra Dx2 e Dx1, e mi dice il tasso di scambio in un punto a
cui io sono disposto a scambiare i due beni in modo da non variare l’utilità.
Il tasso marginale di sostituzione di due beni (x,y) mi dice quante unità di y voglio per ogni unità di X, per
rimanere sulla stessa curva d’indifferenza: SMS (X,Y)=DY/DX.

Il saggio marginale di sostituzione è individuato, a livello grafico, dalla pendenza della curva d’indifferenza,
ossia dalla retta tangente in ogni punto della curva. La pendenza è decrescente perché l’utilità marginale
del bene decresce all’aumentare della quantità.

Esempio: utilità Cobb-Douglas

Economia di puro scambio (2 beni, 2 agenti): la scatola di Edgeworth

Abbiamo due beni e due consumatori (A,B), le cui dotazioni rappresentano l’insieme delle risorse di cui è
dotato un consumatore inizialmente (rappresentato con il segno omega:w). L’individuo A ha una dotazione
w1a del bene 2 e una dotazione w2a del bene 2, mentre l’individuo B ha una dotazione w1b del bene 1 e
una dotazione w2b del bene 2.

Le preferenze dei due individui possono essere rappresentate attraverso la scatola di Edgeworth: per
realizzare la scatola di Edgeworth è sufficiente ruotare di 180° il diagramma cartesiano del soggetto B e
sovrapporlo al diagramma cartesiano del soggetto A ( diagramma A).

Entrambi i diagrammi misurano sugli assi le quantità del bene A


e del bene B. La misura degli assi X e Y della scatola di Edgeworth è determinata dalla somma delle
dotazioni dei beni dei due soggetti economici. Le preferenze dell’individuo A crescono andando verso
nordest, viceversa l’utilità dell’individuo B aumenta muovendosi verso sudovest.

L'equilibrio nella scatola di Edgeworth si verifica nei punti di tangenza tra le curve di indifferenza dei due
consumatori (punto di contratto). In tali punti, il saggio marginale di sostituzione tra i beni è uguale per
entrambi i consumatori. L’area di condivisione delle due curve rappresenta l’area dei panieri preferiti alla
dotazione w da entrambi: qualunque locazione che ridistribuisce le dotazioni iniziali dal punto w (punto
viola) dell’area in comune implica un miglioramento comune.
Allocazioni efficienti: Pareto ottime

Un’allocazione è Pareto-ottimale se è realizzabile e se non esiste un'altra allocazione tale da porre almeno
un individuo in una posizione migliore senza peggiorare la situazione di nessun altro. Dati due consumatori
in un'economia di scambio, un equilibrio è un ottimo di Pareto se è impossibile migliorare l'utilità di un
consumatore, tramite una variazione delle sue scelte, senza che ciò comporti un peggioramento dell'utilità
dell'altro consumatore.

Partendo dalla dotazione iniziale, i due individui possono scambiarsi i beni e raggiungere un equilibrio in cui
almeno uno ha un maggiore livello di benessere. Nel punto in cui le curve di indifferenza dei due individui
sono tangenti non è più possibile procedere ad ulteriori miglioramenti: tale punto rappresenta una
allocazione Pareto-ottimale, per cui in una scatola di Edgeworth una situazione di ottimo di Pareto si
verifica nel punto di tangenza tra le curve di indifferenza dei consumatori.

W non è efficiente: A preferisce strettamente X a W, mentre B è indifferente o X è un miglioramento


Paretiano rispetto a W

Ci sono vantaggi di scambio ogni volta che i tassi marginali di sostituzione dei due individui tra i due beni
alla locazione iniziale sono diversi.

X non è efficiente, poiché finché i due saggi marginali non sono uguali, e le due curve d’indifferenza non
sono tangenti ci sono vantaggi dallo scambio.
Il grafico sopra rappresenta una situazione on cui il punto X è un punto dove le curve d’indifferenza sono
tangenti, quini è un punto efficiente. Il punto X è estremo: tiene costante l’utilità dell’individuo B e da tutto
l’incremento di utilità dell’individuo A.

Il segmento rosso rappresenta il CORE: l’insieme delle allocazioni efficienti, ovvero che costituisco un
miglioramento paretiano rispetto a una dotazione iniziale; se un’allocazione è efficiente, non ci sono
vantaggi di scambio (SMSA=SMSB).

Fonte di vantaggi dello scambio: differenze

= due individui identici, con le stesse preferenze e le stesse


dotazioni. Stessa curva d’utilità e stesse SMS, non ci sono
vantaggi dello scambio

I vantaggi dello scambio possono provenire da preferenze diverse (per cui a dotazioni uguali uno dei due
individui può preferire X a Y), o da dotazioni asimmetriche/diverse. In un’economia di produzione, diverse
dotazioni derivano da differenti tecnologie (modello ricardiano), mix di fattori diversi (Hecksher-Ohlin), mix
di beni prodotti (New trade theory).

16-02

Lo scambio tra agenti/paesi diversi può migliorare il benessere. Abbiamo ipotizzato riallocazioni efficienti
dell’allocazione iniziale senza discutere come implementarle: baratto? Pianificatore (dittatore)
benevolente?

Il mercato sotto certe condizioni può raggiungere un equilibrio paretiano, attraverso lo scambio sul mercato
tramite prezzi di equilibrio, offerta, domanda (economia di puro scambio). Si tratta di un mercato di
concorrenza perfetta, e per guardare al mercato devo guardare ai due lati del mercato, la domanda e
l’offerta, e ai prezzi che assicurano che domanda e offerta siano conciliabili in un’economia chiusa
(autarchia, che non commercia con l’estero e in un commercio internazionale di economia aperta all’estero,
che si divide in piccola economia aperta e una economia grande aperta.
Il mercato è in grado di raggiungere un equilibrio perfetto e lo scambio, mediato dal commercio tramite
mercato, migliora il benessere degli individui dei paesi.

Equilibrio competitivo in un’economia di puro scambio

Economia di mercato: economia in cui gli scambi avvengono comprando e vendendo tramite mercati
mediati dai prezzi. La domanda è il risultato delle scelte di consumo sulla base dei prezzi; l’offerta
nell’economia di puro scambio sono le dotazioni di beni date, mentre in un’economia di produzione sono il
risultato delle scelte di produzione dati i prezzi. I prezzi di equilibrio sono tali per cui la quantità domandata
e le offerte coincidono.

La concorrenza perfetta è una particolare forma di mercato in cui gli agenti fanno le proprie scelte di
consumo prendendo i prezzi come dai, ovvero i consumatori pensano di poter comprare qualunque
quantità di beni senza influenzare i prezzi e i produttori pensano di poter vendere qualunque quantità di
beni senza influenzare i beni.

La concorrenza è diversa dal monopolio, poiché il monopolista sa che se aumenta i prezzi vende di meno e
ne tiene conto, perché sa che aumentando i prezzi a quantità costanti aumenta i ricavi, ma riduce la
quantità domandata.

In concorrenza perfetta le scelte degli agenti non influenzano i prezzi, i quali si aggiustano per uguagliare
domanda e offerta, il prezzo di un bene sale se la sua domanda eccede l’offerta, scende se la domanda è
inferiore all’offerta (metafora del banditore varesiano, il quale guarda la somma delle domande e delle
offerte, assicurandosi che le due siano uguali.).

Asse verticale: unità del bene 2


Asse orizzontale: unità del bene 1
P: prezzo del bene
Se io divido entrambi i lati della formula
della retta del bilancio per il prezzo del
bene 2, esprimo il tutto in unità del bene
2: retta di bilancio espressa in unità del
bene 2 uguale anche a
x2= - (P1/P2) x1+m/m/p2.

Data la domanda, abbiamo due beni 1 e 2 con due prezzi diversi p1 e p2 e il reddito equivalente a m; la
retta di bilancio descrive le combinazioni della quantità del bene 1 x1 e del bene 2 x2, tale per cui la spesa
dei 2 beni esaurisce completamente il reddito disponibile.
Quello che importa per quanto riguarda le scelte del consumatore, la pendenza della retta di bilancio, è il
prezzo relativo, ovvero il rapporto dei due prezzi: se la quantità consumata del bene 2 è zero, la quantità
massima che posso consumare del bene 1 è m diviso il prezzo del bene 1, per cui se x1 è uguale a zero, x2
uguale a m. combinazioni di x1 e di x2 al disotto della retta di bilancio non esauriscono il reddito a
disposizione.
Come si muove la retta di bilancio all’aumentare dei prezzi relativi?
La pendenza della retta di bilancio è data da p1 su p2 negativo (x2= - (P1/P2) x1+m/m/p2): se m aumenta la
retta si sposta parallelamente; se p1 aumenta, la retta diventa più inclinata verso l’asse orizzontale, se p2
aumenta la retta diventa meno inclinata verso l’asse verticale.
In un’economia di scambio, il reddito è dato dal valore di mercato delle dotazioni iniziali (w1, w2): la parte a
destra della formula della retta rimane invariata rispetto a quella dell’economia di scambio, sul lato sinistro
abbiamo il reddito totale, che deriva dalla vendita delle dotazioni ai prezzi di mercato, quindi il
consumatore ha quantità w1 del bene 1 che può vendere al prezzo p1 e dotazioni del bene 2 a w2 che può
vendere al prezzo p2 e la somma dei ricava dalla vendita delle dotazioni è il reddito che il consumatore ha a
disposizione per la spesa. Di nuovo, possiamo esprimere tutto in termini di unità del bene 2 dividendo pe
p2: P1/p2 x1+x2= P1/P2 w1+w2 ovvero x2=-P1/P2x1+P1/P2w1+w2.

La differenza rispetto a prima è che al variare del reddito prima tenevamo i redditi fissi, mentre qui al
variare dei prezzi relativi, il reddito cambia. Quindi al variare dei prezzi relativi la retta di bilancio cambia di
inclinazione, ma non rispetto alla retta orizzontale o verticale, ma cambia rispetto al punto centrata sul
punto di dotazione, ovvero il punto in cui in un’economia di scambio gira la retta di bilancio al cambiare dei
prezzi relativi.

Scelta ottimale

Il consumatore massimizza l’utilità sotto il vincolo di bilancio; sceglie la q del bene 1 e del bene 2 per
massimizzare l’utilità U (X1, X2) che deriva dalle quantità dei due beni sotto il vincolo che
x2==-P1/P2x1+P1/P2w1+w2. In pratica, il consumatore vuole raggiungere la curva d’indifferenza più alta (di
più è sempre meglio), tenendo conto che non può spendere più di tutto quello che riceve dal vendere della
dotazione iniziale al prezzo di mercato. Il consumatore raggiunge l’ottimo al punto per cui è sulla curva
d’indifferenza più alto possibile dato il vincolo della retta d’indifferenza, un punto di tangenza tra la curva
d’indifferenza più alta e la retta di bilancio.

Per definizione la pendenza della curva d’indifferenza è il tasso marginale di sostituzione, la pendenza della
retta di bilancio è il rapporto relativo dei prezzi, quindi in un punto di scelta ottima, l’SMS deve essere
uguale al rapporto dei prezzi relativi. Questa mi da solo la domanda relativa dei due beni, se voglio trovare
il livello di entrambi devo anche usare il vincolo di bilancio.

La domanda relativa del bene 1 rispetto al bene 2 decresce al rapporto tra il prezzo del bene 1 e del bene 2,
è una funzione decrescente dei prezzi relativi.
Domanda relativa

Il caso speciale in cui la domanda relativa dipende solo dal rapporto dei prezzi, è la funzione di utilità
omotetica, tale per cui il tasso marginale è costante se il rapporto delle quantità è costante. Questo tipo di
preferenze sono associate con elasticità rispetto al reddito uguale a 1. Se la funzione di utilità è omotetica, il
cambiamento delle dotazioni mantenendo i prezzi relativi constanti, cambiano le domande assolute di
entrambi i beni proporzionalmente, non cambiano il rapporto.

Esempio di preferenze omotetiche: Cobb-Douglas


Queste preferenze sono comuni, perché si aggregano: se i consumatori hanno le preferenze omotetiche,
hanno la stessa curva di domanda relativa nonostante dotazioni differenti. Consumatori più ricchi
consumano di più, ma hanno la stessa domanda relativa. Questo significa che la curva di domanda relativa
di mercato è uguale alla curva di domanda relativa individuale.

Offerta relativa: rapporto fra le quantità offerte dei 2 beni.

In un’economia di puro scambio, l’offerta di ciascun bene è fissa, indipendente dai prezzi, quindi l’offerta
relativa è verticale.

Equilibrio

Un modello economico determina il valore delle variabili endogene come funzione del valore di quelle
esogene. Equilibrio è una soluzione, oggetto che noi ricerchiamo.

In un’economia di pianificazione, un equilibrio è una lista di numeri per le quantità, in un’economia di


mercato un equilibrio è una lista di numeri non solo le quantità ma anche per i prezzi, tali per cui le quantità
offerte e le quantità domandate coincidono.

Equilibrio di modello: lista dei valori delle variabili endogene tali per cui tutte le condizioni del modello sono
rispettate.

Equilibrio di un’economia di mercato: lista di quantità e prezzi endogeni per cui:

- tutte le condizioni sono rispettate


- i prezzi endogeni sono tali per cui le quantità offerte e domandate coincidono

Equilibrio parziale: alcuni prezzi sono esogeni (fissi)

Equilibrio generale: tutti i prezzi sono endogeni

Equilibrio competitivo di un’economia di scambio chiusa (autarchia)

Un’economia/paese è in autarchia quando è chiusa al commercio con l’estero; il tale equilibrio il consumo
non può eccedere le dotazioni iniziali.

In un’economia chiusa, l’equilibrio di autarchia è una lista di valori per quantità e prezzi, dove le quantità
sono le q domandate dei due beni, le q offerte dei due beni e i prezzi relativi, tali che la domanda dei
consumatori massimizza l’utilità date le dotazioni e i prezzi, l’offerta dei consumatori massimizza l’utilità
date dotazioni e prezzi, e i prezzi mettono in equilibrio domanda e offerta per entrambi i beni.

Equilibrio generale
Se ho n mercati e n-1 sono in equilibrio, il mercato ennesimo è anche in equilibrio

Legge di Walras: la somma dei valori degli eccessi di domanda di tutti i beni è zero

Il vincolo di bilancio mi dice che la spesa del bene 1 e la spesa del 2 è uguale al reddito derivante dal bene 1
e dal bene 2; ciò implica P1/O2 x1+X2= P1/P2w1+w2 implica P1/P2(x1-w1) +(X2-w2) =0

N.B. Se c’è un eccesso di domanda del bene 2 ci deve essere un eccesso di offerta del bene 1; questo
significa che se il mercato del bene 1 è in equilibrio, automaticamente anche il mercato del bene 2 deve
essere in equilibrio. Abbiamo quindi 5 variabili da determinare e 5 equazioni, 2 di domanda, 2 di offerta, 1
di market clearing (per la legge di Walras).

Il prezzo relativo si aggiusta affinché le domande siano uguali alle dotazioni; in autarchia, P1/P2 di equilibrio
è uguale all’SMS nel punto di dotazione. Quindi in autarchia in un’economia di mercato in cui ci sono
consumatori identici con dotazioni identiche, o tutti vogliono vendere, o tutti vogliono comprare, e nessuno
dei 2 beni è in equilibrio. L’equilibrio deve essere tale per cui il prezzo relativo è uguale all’SMS nel punto di
dotazione, a quel punto tutti i consumatori sono indifferenti.

Equilibrio generale

C’è un altro modo di guardare l’equilibrio, che si basa sul fatto che domanda e offerta relative determinano
il prezzo relativo di equilibrio.

Piccola economia aperta

=quando si apre al commercio internazionale, l’economia prende i prezzi internazionali come dati,
l’economia domestica può commerciare con l’estero ma è piccola rispetto al resto del mondo.

La sua domanda e la sua offerta non influenzano i prezzi mondiali, sono irrilevanti; i prezzi mondiali sono
quindi esogeni. Si tratta di un’analisi definita parziale= equilibrio parziale. I consumatori massimizzano sotto
il vincolo di bilancio calcolato ai prezzi mondiali.

Consideriamo 2 casi possibili

1) Il prezzo relativo mondiale è maggiore dei prezzi di autarchia (MRSe); aprendo un’economia al
commercio internazionale, l’economia domestica può vendere il bene 1 a un prezzo relativo più
alto rispetto al prezzo di equilibrio in economia di mercato. I vantaggi di mercato ci sono, perché
siccome il tasso di scambio a prezzi di mercato eccede l’SMS a dotazione iniziale, l’economia può
raggiungere una curva d’indifferenza più alta, perché può scambiare. L’economia beneficia
dall’esportare, e commerciare con l’estero aumenta il benessere del paese.

2) I prezzi relativi mondiali sono minori del tasso marginale di sostituzione al punto di dotazione
iniziale. In questo caso l’esistenza di vantaggio dello scambio non dipende dalla relazione tra prezzi
relativi mondiali e di autarchia. Il vincolo di bilancio è soddisfatto ai prezzi internazionali, la bilancia
commerciale è in pareggio, le importazioni del bene 1 sono completamente pagate dalle
esportazioni del bene 2.
In entrambi i casi il paese guadagna dal commercio internazionale.

L’equilibrio in piccola economia aperta è una lista di valori per le quantità soltanto, perché prende i prezzi
mondiali come dati, tale per cui la domanda dei consumatori massimizza l’utilità date dotazioni e prezzi,
l’offerta dei consumatori massimizza l’utilità, date dotazioni e prezzi.

Vantaggio comparato: un paese ha un vantaggio comparato in un bene se il prezzo relativo mondiale di tale
bene eccede quello di autarchia; al prezzo mondiale vogliamo esportare il bene in cui abbiamo un vantaggio
comparato, perché il tasso a cui si scambia sul mercato è più alto del tasso a cui siamo disposti a cambiare il
punto di dotazione iniziale in modo da mantenere l’utilità costante. Legge del vantaggio comparato: il
paese esporta i beni in cui ha un vantaggio comparato.

La bilancia commerciale (differenza tra valore di esportazioni e importazioni) è in pareggio perché il punto
di bilancio passa per il punto di dotazione.

Abbiamo stabilito che l’apertura al commercio internazionale aumenta il benessere dell’economia rispetto
all’autarchia. In realtà spesso il commercio internazionale crea vincitori e vinti, l’economia in aggregato
guadagna, ma non tutti ne beneficiano.

Supponiamo avere 2 consumatori con preferenze omotetiche identiche: il consumatore A ha tutta la


dotazione del bene 1 w1 e nessuna dotazione del bene 2; il consumatore B ha in dotazione 0 del bene 1 e
tutte del bene 2. Sappiamo che lo scambio in autarchia dei due consumatori aumenta il benessere di
entrambi, ma se il prezzo relativo mondiale del bene 1 è maggiore di quello di autarchia, il benessere del
consumatore A aumenta con l’apertura al commercio internazionale, ma quello del consumatore B scende
(ha solo dotazioni del bene 2).

Risultato generale
L’apertura al commercio internazionale:

In aggregato l’economia ci guadagna sempre, almeno in economia competitiva che prende i prezzi come
dati, però se gli agenti sono eterogenei, l’apertura al commercio crea vincenti e perdenti, aumenta il
benessere degli agenti che hanno una maggiore dotazione relativa del bene il cui prezzo relativo aumenta
aprendo l’economia, mentre diminuisce il benessere degli agenti che hanno una minore dotazione relativa
del bene il cui prezzo aumenta aprendo l’economia.

Perché tutti beneficino è necessario redistribuire da coloro che ci guadagnano a quelli che ci perdono. Nella
misura in cui non c’è abbastanza redistribuzione abbiamo il problema dell’aumento del benessere
aggregato ma non di tutti gli individui.

Economia grande aperta

= situazione in cui anche i prezzi dei beni sono endogeni.

Assumiamo che ci sonano solo 2 economie di dimensioni comparabili e che l’economia domestica e quella
estera possono commerciare.

Siamo in una situazione di equilibrio generale in cui la domanda e l’offerta di entrambe le economie
influenzano i prezzi mondiali, ma i singoli agenti dei 2 paesi prendono i prezzi come dati. I consumatori di
entrambi paesi massimizzano sotto il vincolo di bilancio calcolato ai prezzi mondiali, dove i prezzi mondiali
devono mettere in equilibrio offerta e domanda mondiali.

È possibile trovare un prezzo relativo tale per cui entrambi i paesi vogliono commerciare tra di loro?
Assumiamo che non ci siano restrizioni al commercio internazionale, quindi il prezzo relativo è lo stesso i
consumatori di entrambi i paesi.

Se il prezzo relativo fosse più grande si entrambi i tassi marginali di sostituzione entrambi i paesi
vorrebbero esportare il bene 1.
Entrambi i paesi hanno lo stesso SMS, quindi i vantaggi dello scambio sono esauriti, ma quello che non è
soddisfatto è l’equilibrio tra domanda e offerta.

Questo di nuovo non è un equilibrio, le curve d’indifferenza hanno la stessa pendenza, ma il mercato non è
in equilibrio.
In questo caso il commercio internazionale è preferito all’autarchia, perché implementa un’allocazione
Pareto preferita da entrambi i paesi rispetto all’allocazione iniziale poiché a un prezzo intermedio A
entrambi i paesi guadagnano dallo scambio di mercato e il prezzo di equilibrio assicura l’uguaglianza tra
domanda aggregata e offerta aggregata.

Un altro modo di guardare all’equilibrio:

21-02

Produttività del lavoro e vantaggi comparati: il modello ricardiano

In un’economia di dotazione non ci dovevamo preoccupare di come venivano prodotti i beni, ma in realtà la
teoria del commercio internazionale, enfatizzava il lato della produzione bisogna quindi guardare alle
differenze produttive come fonte di vantaggio comparato.

Abbiamo esplorato alcuni risultati importanti della teoria del commercio internazionale in un’economia di
puro scambio Il vantaggio comparato deriva dalla diversità di dotazioni di beni. In realtà i beni vengono
prodotti usando fattori e tecnologia. Per questo nel resto del corso studieremo cosa genera vantaggi
comparati in economie di produzione. Ci sono due categorie fondamentali di teorie del vantaggio
comparato che enfatizzano il lato produttivo:
1. per alcuni il vantaggio comparato deriva da differenze nelle dotazioni relative di lavoro, capitale fisico,
risorse naturali e tecnologie.

2. per altri il vantaggio comparato deriva da economie di scala (“più grande è più efficiente”).

Modello ricardiano: modello in cui il vantaggio comparato deriva dal fatto che paesi diversi hanno
tecnologie diverse (funzioni di produzione); ciascun paese viene descritto dalle possibilità produttive, quindi
la funzione di produzione, la dotazione di lavoro, e il modello determinerà le quantità prodotte, i prezzi
relativi e i salari.

Terremo in considerazione prima l’equilibrio di autarchia e poi del commercio internazionale, per cui
deriveremo i guadagni da uno scambio e le origini del vantaggio di uno scambio.

Assumiamo che vi siano stesse preferenze tra i 2 paesi; introduciamo la produzione, quindi tecnologia e
fattori di produzione nei due paesi, che insieme determinano la frontiera delle possibilità produttive
(insieme di combinazioni della produzione dei due beni tale per cui la q prodotto di un bene è massima per
quantità data dell’altro bene) di un paese, e il vantaggio comparato.

Il modello ci permette di infocarci su come questa volta la tecnologia e le dotazioni di fattori determinano
un vantaggio comparato, il pattern di produzione tra paesi e il guadagno di benessere.

- Lezioni scorse: In un’economia di puro scambio l’offerta mondiale di beni è data: i guadagni di
benessere dal commercio internazionale derivando dalla riallocazione del consumo.
- Novità: In un’economia di produzione, il commercio internazionale permette una specializzazione
produttiva che, in equilibrio, aumenta l’offerta mondiale di beni in aggiunta alla riallocazione del
consumo.

Modello ricardiano

= enfatizza differenze tecnologiche tra paesi

Ci sono due beni/settori: Cibo e Stoffa

Vi è un solo fattore di produzione: il lavoro, perfettamente mobile tra i due settori (cibo e stoffa) ma non
trai paesi. Il fatto che il lavoro sia perfettamente mobile all’interno di un paese implica che entrambi i
settori pagano lo stesso salario, perché se no il lavoro si muoverebbe verso il settore che paga di più e ci
sarebbe una scarsità di lavoro nell’altro settore; inoltre non può catturare la possibilità che diversi beni
richiedano mix diversi di lavoro (laureati e non) e non può analizzare gli effetti distributivi del commercio
internazionale (in termini di reddito).

In ciascun paese c’è una dotazione totale di lavoro: L; c’è una funzione di produzione lineare (rendimenti
marginali costanti), quindi la produttività marginale di lavoro è costante; ci sono mercati competitivi di beni
e lavoro: le imprese prendono il salario, i prezzi a cui vendono come dati; c’è assenza di barriere all’entrata
e all’uscita, cosa che implica che in ciascun mercato in cui la produzione avviene i profitti devono essere
uguali a zero: imprese entrano se profitti>0, escono se profitti<0. Infine, c’è una perfetta mobilità del lavoro
tra settori: stesso salario in entrambi i settori. In equilibrio il salario è lo stesso in tutti i settori in cui si
produce.

Queste sono assunzioni che dal punto di vista realistico hanno senso pensando a un equilibrio di lungo
periodo: nel breve periodo, il lavoro e la produzione dei vari settori sono considerati come dati.

Tecnologia

Qc/Qs: livelli di output di due beni

Lc/Ls: le quantità di lavoro impiegate dai due settori


Tecnologia/ funzione di produzione:

aLc/ aLs: produttività marginale costante di lavoro nella produzione del bene,
ovvero di quante unità di lavoro ho bisogno per produrre un’unità di bene.

aLi= C,S: il lavoro impiegati per produrre un unità di prodotto del bene i; numero
di ore di lavoro necessarie a produrre un unità del bene i; corrisponde all’inverso della produttività
marginale del lavoro nel bene i.

Frontiera delle possibilità produttive

Data una quantità di cibo prodotta, che implica una quantità di lavoro necessaria a produrla, io produca il
massimo del bene possibile, e questo richiede che non ci sia lavoro disoccupato. Quindi il vincolo di
fattibilità è che la quantità di lavoro impiegato nella produzione di cibo e di stoffa siano uguali al lavoro
totale impiegato; se la somma delle 2 quantità fosse minore della quantità di lavoro totale, la produzione
non è efficiente, perché c’è lavoro disoccupato e posso aumentare la quantità prodotta di almeno uno dei
beni.

Data la funzione di produzione, il vincolo di fattibilità corrisponde a:

= che corrisponde alla frontiera delle possibilità produttive (FO) del paese.

-aLs/aLc x Qs: la pendenza della frontiera delle possibilità


produttiva.

PF si sposta con l’aumento della dimensione della forza lavoro L e delle produttività del lavoro 1/aLc e
1/aLs.

Il costo opportunità di un’unita di un bene, mi dice a quante unità del bene 1 devo rinunciate per produrre
un’unità in più del bene 2. C=aLc/aLs unità di S

La frontiera è negativamente inclinata perché la quantità di lavoro è data, se voglio produrre di più di un
bene e il lavoro è totalmente impiegato, l’unico modo è ridurre la produzione dell’altro bene. Questo è lo
stesso concetto dietro alla pendenza negativa della curva d’indifferenza: se voglio mantenere il benessere
costante, se voglio aumentare la quantità di un bene, devo ridurre quella dell’altro. Il rapporto delle
produttività marginali (o delle necessità di input dei due settori) corrisponde alla pendenza della retta.
Autarchia

In un’economia di mercato le imprese massimizzano i profitti dati i prezzi dei beni e del salario.

- I= settore: i=C o i=S


- I profitti sono: piQi-wiaLiQi, dove il primo corrisponde ai ricava mentre il secondo ai costi (tutti
variabili tranne il lavoro)
- Il costo marginale di produzione è uguale al cambiamento del costo totale quando la quantità
aumenta di uno, corrisponde quindi alla q di lavoro necessaria a produrre un’unità in più per il
salario che devo pagare: MC(Qi)=AVC(Qi)=wiaLi

La curva di offerta dell’impresa richiede che il prezzo sia uguale al costo marginale (massimizzo rispetto alla
quantità): zero profitti

Le ultime due formule ci dicono che il rendimento/prezzo del fattore deve essere uguale al valore della
produttività marginale del lavoro del settore; quindi, il salario che il settore C paga deve essere uguale al
valore della sua produttività marginale.

La perfetta mobilità nel lavoro implica che il salario pagato dal settore cibo corrisponde al salario pagato dal
settore stoffa w=wc=ws.

Il lavoro si sposta verso il settore in cui c’è un eccesso di domanda e w, il salario, si aggiusta di conseguenza.
SI ha un eccesso di domanda di lavoro nel settore i se il valore della produttività marginale è più grande del
salario comune, perché imprese del settore i stanno facendo profitti negativi e ne vogliono uscire:

Dati due prezzi arbitrari (Pc; Ps) l’equilibrio sul mercato del lavoro implica 3 possibilità:

- Che le imprese del settore C facciano profitti zero, ma i profitti siano negativi nel settore S: nessuno
vuole produrre stoffa, e si produce solo cibo.
- Che il salario sia uguale alla produttività marginale del lavoro in entrambi i settori: i 2 settori fanno
profitti zero, quindi entrambi i settori producono.
- Che le imprese del settore S facciano profitti zero, ma i profitti siano negativi nel settore C: nessuno
vuole produrre cibo, e si produce solo stoffa.

Quindi entrambi i beni vengono prodotti/offerti se e solo se:

.. il valore della produttività marginale (salario comune) è uguale in entrambi i settori, ovvero il rapporto dei
prezzi relativi deve essere uguale al rapporto delle necessità di input lavoro nei due settori.
N.B. Un equilibrio di autarchia corrisponde a una lista dei valori per quantità e prezzi

, tali per cui:

- le domande dei consumatori massimizzano l’utilità dati i prezzi e il salario,


- l’offerta delle imprese massimizza i profitti dati prezzi e salario,
- le funzioni di produzione sono soddisfatte,
- i prezzi mettono in equilibrio domanda e offerta di beni e lavoro (Walras).

Rappresentazione equilibrio di autarchia:

Pc/Ps=aLc/aLs è determinato sono dalla tecnologia; siccome c’è un solo fattore e la tecnologia è lineare, la
tecnologia determina completamente i prezzi relativi, mentre la pendenza della frontiera delle possibilità
produttive non dipende dalle quantità prodotte. Entrambi i settori producono a Pc/aLc=w=Ps/aLs.

Abbiamo determinato l’equilibrio di autarchia in cui i prezzi relativi sono determinati completamente dalla
tecnologia e dove le quantità sono tali per cui il tasso marginale di sostituzione alle quantità di equilibrio è
uguale ai prezzi relativo che è uguale al rapporto dei coefficienti di produzione nei due settori.

Commercio Internazionale

Supponiamo che io apra l’economia al commercio internazionale prezzi dati (curva nera: frontiera delle
possibilità produttive, curva rossa: prezzo relativo dato, diverso da quello di autarchia).

In equilibrio di autarchia la curva d’indifferenza dei consumatori è tangente alla frontiera delle possibilità;
se il paese può commerciale a prezzi dati, siccome l’unico equilibrio in cui c’è produzione di entrambi i beni
e in cui i prezzi relativi sono uguali al rapporto aLc/ aLs:
- Se i prezzi relativi sono inferiori, il paese si specializzerà nella produzione del bene C.
- Se il prezzo relativo di S rispetto a C sale, il paese si specializza nella produzione di S; il paese si
specializza completamente nella produzione di un solo bene e sfrutta il vantaggio comparato.

Tecnologia e vantaggio comparato

Consideriamo un’economia aperta a 2 paesi: Home e Foreign; supponiamo che H ha un più basso costo
opportunità di C in terms of S: ha una frontiera di produzione più piatta rispetto a quella del paese estero,
che vuol dire che se produco un unità in più di cibo devo rinunciare a unità di stoffa:

O, in modo alternativo, H è relativamente più produttivo in C di S

Questa condizione che H ha un più basso costo opportunità di C in termini di S, è la stessa cosa che dire che
H ha una produttività marginale relativa rispetto al paese estero più alta in C che non in esse.

Le due condizioni hanno a che fare con le produttività relative, non assolute: il rapporto delle produttività
dei due settori in ciascun paese o il rapporto delle produttività dello stesso settore di entrambi i paesi;
quindi, è possibile che il paese domestico abbia domande di input lavoro più bassi del paese estero in
entrambi i settori, ma questo ha niente a che fare con il costo opportunità relativo. Quello che determina il
vantaggio dello scambio è la relazione tra i costi opportunità, non tra le produttività assolute, e non
dipende neanche dalla dimensione del paese.

Il paese con il più basso costo opportunità di C in termini di S ha un vantaggio comparato nella produzione
di C, e l’altro paese ha un vantaggio comparato nella produttività di S, quindi ci sono vantaggi nello
scambio.

Esempio:

- Il paese H, per produrre 1kg di cibo usa un’ora di lavoro, mentre per produrre un metro di stoffa usa 2
ore di lavoro; il paese estero, per produrre 1kg di cibo usa 6 ore di lavoro, per produrre 1 metro di
stoffa impiega 3 ore.
- H ha un vantaggio assoluto nella produzione di C e S
- In termini relativi, il rapporto tra la quantità di lavoro necessario a produrre unità di cibo e un metro in
più di stoffa, il costo opportunità in termini di C è 6 diviso 3, quindi 2 per il paese estero, ed è 1 diviso 2
nel paese domestico, quindi ½: H per produrre un’unità in più di cibo deve sacrificare 1/” unità di stoffa;
il paese estero per produrre un kilo in più di cibo deve sacrificare 2 unità di stoffa.
- In autarchia se H vuole produrre un’unità in più di S deve rinunciare a 2 unità di C; se invece l’unità in
più di stoffa viene prodotto nel paese estero, ci vogliono 3 ore di lavoro, e basta rinunciare a mezza
unità di C.
- Se H decide di produrre una unità extra di C e F una in meno, H produce -0.5 unità di S in meno, ma F ne
produce 2: la quantità di C totale è invariata, ma la quantità di stoffa prodotta è aumentata di 1,5 (2-
0,5). La riallocazione della produzione secondo il vantaggio tra i 2 paesi aumenta la produzione totale di
stoffa.
Abbiamo derivato la curva di offerta relativa di ciascun paese:

Nella misura in cui i prezzi di autarchia sono


diversi, ci sono vantaggi dello scambio a un
prezzo intermedio fino a quando i tassi
marginali non sono uguali in ciascun paese.

Rappresentiamo adesso la curva di offerta relativa mondiale: assumiamo che QLc/QLs > QLc/QLs:
Se il paese estero non si specializza, l’allocazione avviene in maniera più efficiente, ma l’unico paese che ci
guadagna è il paese più piccolo.

23-02

Prezzi internazionali di equilibrio

Abbiamo visto che l’equilibrio in economia internazionale nel modello ricardiano, è un equilibrio in cui
entrambi i paesi si specializzano: il paese domestico che ha un vantaggio comparato nella produzione di
cibo si specializza in C, mentre il paese estero si specializza in S. Tuttavia, abbiano anche osservato che non
è da escludere la possibilità che i prezzi siano uguali al rapporto dei costi marginali in uno dei due paesi: in
questo caso, la specializzazione di uno dei due paesi è incompleta; nel caso dove la curva di domanda
relativa è RD’, il paese domestico non si specializza, produce una combinazione di cibo e stoffa, perché il
prezzo relativo è uguale al rapporto relativo degli input di lavoro nei due settori, quindi è indifferente ai due
beni.

Che cosa determina la probabilità che l’intersezione avvenga su uno dei due tratti orizzontali invece che su
quello verticale? Dipende da quanto sono lungi il gradino basso e quello alto; se il gradino basso è molto
stretto (la dimensione del paese domestico è piccolo rispetto al paese estero), è più probabile che
l’intersezione avvenga nella parte alta del gradino.

Il paese che può non specializzarsi è il paese grande, perché se l’altro paese è relativamente piccolo, non gli
può fornire abbastanza quantità del bene che il paese grande vorrebbe importare per soddisfare la
domanda.

Economia Aperta

Assumiamo che la concorrenza sia perfetta: entrata e uscita a costo zero, che significa che le imprese fanno
zero profitti; il prezzo di ogni bene è uguale al costo marginale che è anche il costo medio. Se viene
prodotto C, il salario è uguale al valore della produttività marginale del lavoro per il bene C, w=Pc/aLc; se
viene prodotta S: w= Ps/aLs.

Siccome il salario, data la mobilità del lavoro, deve essere lo stesso nei 2 settori attivi, se entrambi i beni
vengono prodotti, il prezzo relativo è uguale al rapporto delle produttività marginali: Pc/Ps=aLc/aLs. Questo
era vero sia in autarchia, che in equilibrio di economia aperta, per il paese che non si specializza (stessi
prezzi relativi, allocazione, e benessere).

Se un paese si specializza in C, allora w=Pc/aLc>Ps/aLs; viceversa, se un paese si specializza nel bene S:


w=Ps/aLs>Pc/aLc.

Se un paese si specializza completamente in un bene, ad esempio in C, il salario è uguale al valore della


produttività marginale del bene C, che è maggiore di quella del bene S. Quindi il salario viene determinato
dalla domanda di lavoro nel settore C.

Qual è il meccanismo di aggiustamento? Le imprese entrano in C, e il salario si aggiusta, finché non è uguale
al valore della produttività marginale; a quel salario nessuna impresa ha incentivi a rimanere nel settore S.

Consideriamo un equilibrio di commercio internazionale in economia aperta:

- Il paese domestico ha un vantaggio comparato/costo relativo più basso nel bene C rispetto al bene S del
paese estero, e i paesi si specializzano completamente.
- H si specializza in C: w/Pc=1/aLc, il salario, misurato in unità di C, è uguale alla produttività marginale
fisica del bene C, come in autarchia
- Il salario misurato in unità di S è uguale al salario misurato un C per il prezzo relativo di Pc/Ps, w/Ps è
uguale che in autarchia, però il prezzo relativo Pc/Ps è diventato più grande del prezzo relativo di
autarchia aLc/aLs:

Quindi il paese che si è specializzato in C, aumenta il proprio potere di acquisto in termini di unità del
bene S, mentre mantiene il proprio potere d’acquisto in termini di unità del bene C
- F si specializza in S: il salario in termini di S all’estero è uguale alla produttività marginale fisica in
termini di S, come in autarchia; il salario reale in termini di C è uguale al salario reale in termini di S per
il prezzo relativo di Ps su Pc; anche in questo caso Ps/Pc è più grande del prezzo relativo di autarchia
aLs/aLc:

Quello che abbiamo appena detto lo possiamo vedere anche in termini di retta di bilancio:

Per il paese domestico che si specializza in C, abbiamo detto che il salario reale in termini di unità di C non
cambia, ma il salario in termini di Psè aumentata e la retta di bilancio si è spostata in fuori; quindi, l’insieme
dei panieri che il paese si può permettere è aumentalo e raggiungerà una curva d’indifferenza più alta. Vale
lo stesso per il paese estero, solo che in questo caso il salario reale in termini di S rimane invariato, ma
quello in termini del bene C aumenta, la retta di bilancio si sposta in fuori e la curva d’indifferenza
raggiunge una quota più alta. C’è maggiore benessere per entrambi i paesi.

Che cosa determina i salari relativi nei due paesi?

Finora abbiamo visto che lo scambio tra due paesi che hanno tecnologie diverse, determina un aumento del
benessere per uno o entrambi i beni che deriva dalla specializzazione: se entrambi si specializzano nel bene
in cui hanno un vantaggio relativo, per entrambi il benessere aumenta. Tutto dipende dai tassi di scambio,
quindi differenze tra i tassi marginali di sostituzione tra i due paesi, il tasso di scambio tra i due beni, che nel
modello ricardiano derivano da differenze tra l’intensità relativa, l’utilità relativa dei due beni.

Nella misura in cui il rapporto tra i coefficienti di lavoro nei due settori, è diverso dal rapporto nel paese
estero, ci sono vantaggi dallo scambio indipendente dal fatto che il paese domestico è produttivo in
entrambi i settori. È il vantaggio comparato, non quello assoluto che determina i vantaggi dello scambio.
N.B. Il salario relativo tra il paese estero e il paese domestico è compreso tra il rapporto della produttività
marginale nel settore del paese domestico C, e il rapporto tra le produttività marginali nel settore S.

Supponiamo che il paese domestico diventi più produttivo in entrambi i settori, aLc si dimezza, ma 1/aLc
raddoppia, questo vuol dire che il salario relativo è compreso tra due quantità, che aumentano, quindi più o
meno il salario raddoppia. Questo significa che il salario riflette la produttività domestica, il vantaggio
assoluto, non quello relativo.

Il salario relativo non è modificato dallo scambio, ma è determinato principalmente dalla produttività
assoluta nel modello ricardiano. Il fatto che si scambi con un paese più o meno produttivo in termini
assoluti non ha un effetto sui vantaggi dello scambio.

H ha un vantaggio a importare S dal paese estero, perché anche se il paese estero ha una produttività più
bassa in termini assoluti, la minore produttività del paese estero viene compensata dai salari minori dal
paese F; quindi, S costa comunque meno se comprato dal paese estero piuttosto che a produrlo
domesticamente.

Il costo marginale di produrre S nel paese domestico, che coincide col prezzo, è più grande del costo
marginale per il paese estero di produrre S. i differenziali salariali compensano per i differenziali della
produttività.

F trae vantaggio dall’importare C perché il più alto salario di H è compensato dalla maggiore produttività

Evidenza empirica
Abbiamo il salario orario in vari paesi, in rapporto al salario orario negli USA. La relazione è molto stretta:
paesi con produttività più alta pagano salari relativamente più alti.

Ulteriore evidenza mostra che i salari crescono al crescere della produttività:

- Alla fine della guerra di Corea, la Corea del Sud era uno dei paesi più poveri al mondo, e la produttività
del lavoro era molto bassa. Nel 1975, il salario medio in Corea del Sud era ancora pari a solo il 5% di
quello degli Stati Uniti.
- Quando la produttività in Corea del Sud è aumentata (nel 2007 era pari a circa il 50% di quella degli
Stati Uniti) anche il salario medio è aumentato (nel 2007 era più di metà di quello statunitense)

Approfondimento del modello ricardiano

Modello ricardiano con molti beni

Supponiamo ora che esistano i=1, 2,..’N beni; per ogni bene i, c’è un coefficiente di lavoro per il paese
domestico H e uno per il paese estero F. Ricordiamo che più a è piccolo, più il paese è produttivo nel bene i,
perché ricordiamo che aLi è l’input di lavoro necessario per unità di bene i.

Il rapporto dei coefficienti di produzione per ciascun bene (a’Li/aLi), li possiamo ordinare dal più alto al più
basso: il bene col rapporto più alto è il bene in cui il coefficiente di input nel paese estero è più alto di
quello del paese domestico, è quindi il bene in cui il paese domestico è relativamente più produttivo,
perché ha relativamente meno domanda unitaria di fattore.

Rappresentiamo la curva di produttività relativa come funzione dell’indice i:

Sull’asse orizzontale abbiano i, ordinati in termini di


produttività marginale decrescente per il paese
domestico.

Vediamo il vantaggio comparato, che è dato dall’ordine delle produttività relative: il paese domestico ha
vantaggio comparato nei beni a indice più basso, mentre il paese estero nei beni a indice più alto.

In equilibrio, all’interno di un unico paese c’è un unico salario, perché il lavoro è perfettamente mobile, ma i
salari sono diversi tra i due paesi; i prezzi di ogni bene commerciabile nei due paesi devono essere uguali in
economia aperta: per ogni i ci sarà un unico prezzo:

dove T sta per trend: prezzo di commercio internazionale

- Se H produce i, il settore del bene i fa zero profitti, altrimenti ci sarebbe entrata/uscita d’imprese;
quindi, il costo marginale di produrre il bene i (uguale al salario per il numero di unità di lavoro
necessario a produrre un’unità del bene i) è uguale al prezzo del bene i.
- Se F produce bene i, dove il prezzo del bene è lo stesso e i due paesi si distinguono per i costi marginali
(determinato dal salario e dal coefficiente di produzione diversi nei due paesi).
Quale paese produce il bene i?

Il paese con il costo marginale del bene i più basso; se così non fosse uno dei due paesi farebbe o profitti
positivi o profitti negativi, e questo non è un equilibrio. Quindi se il costo marginale è più grande nel paese
estero, i bene i viene prodotto nel paese domestico; se i costi marginali sono uguali nei due settori, ovvero il
rapporto delle produttività marginali è uguale ai salari relativi, il bene i viene prodotto in entrambi i paesi;
se il costo marginale è più grande nel paese domestico, il bene i viene prodotto nel paese estero:

Il pattern di specializzazione è dato dalla relazione tra i salari relativi e le produttività relative in ciascun
settore. Dato il salario relativo w/w*:

- H si specializza in (e esporta) tutti i beni i = 1, 2…, z (a sinistra del bene z) dove z è il bene marginale per
cui a*Lz /aLz = w/w*
- F si specializza in (e esporta) tutti i beni i = z,z + 1,…, N ( a destra del bene z)

Il salario relativo determina il pattern di


specializzazione:

-Tutti i beni con produttività marginale relativa più


grande di w/w* sono prodotti dal paese domestico.

-Tutti gli altri sono prodotti dal paese estero.

Specializzazione efficiente: un paese produce beni in cui ha un vantaggio comparato.

Vantaggio comparato: ha a che fare con la produttività relativa nel bene i che compensa il costo relativo del
lavoro; il paese domestico ha un vantaggio nel bene i se il rapporto delle produttività marginali nel bene i
domestica rispetto a quella estere, è più grande del costo relativo del lavoro estero rispetto a quello
domestico.

Vantaggio assoluto nel bene i: richiede che nel particolare bene, la produttività marginale del paese
domestico sia più grande di quello estero, ovvero che il coefficiente di input di lavoro del paese estero si più
alto di quello del paese domestico nello stesso bene.

Il pattern di specializzazione non ha niente a che fare con il vantaggio assoluto, ma è determinato da quello
comparato:

- Non c’è bisogno di un vantaggio assoluto nel bene i se il salario relativo è sufficient. basso da
compensare il fatto che il mio paese è meno produttivo nel bene i (es. w/w*< a* Li /aLi<1) .
- Un vantaggio assoluto nel bene i non basta se il costo relativo del lavoro è sufficient. alto, ovvero se
nonostante il paese domestico abbia un vantaggio assoluto nel bene i, ciò non compensa il differenziale
salariale (es. w/w*>a* Li /aLi>1).
w/w*: salario relativo

.. perché si specializza in beni a più alta produttività.

Salario relativo e prezzi relativo

Abbiamo visto che il salario relativo determina il pattern di specializzazione, il quale cambia al variare del
salario relativo.

Noi sappiamo che il costo marginale in un settore attivo in un paese deve essere uguale al prezzo mondiale
del bene di quel settore a condizione di zero profitto, altrimenti quel bene non verrebbe prodotto nel paese
in questione. Questa condizione ci permette di determinare i prezzi relativi come funzione dei salari relativi
e del coefficiente di produzione:

-prezzi relativi uguali ai coefficienti di input dei due beni

-prezzi relativi esteri ai coefficienti i input del paese estero

-prezzi relativi dei due paesi uguali ai coefficienti dei due


paesi

Domanda derivata di lavoro

Per ogni w/w*, possiamo calcolare tutti i prezzi relativi pTi /pTj e, date identiche preferenze omotetiche,
possiamo calcolare la domanda relativa mondiale QWi /QWj (rapporto delle quantità domandate di ciascun
bene, come funzione dei salari relativi) per tutti i beni.

Data la tecnologia Li = aLiQi, Li* = a*LiQi*, possiamo calcolare la quantità di lavoro impiegata in ciascun
settore e, sommando per ogni paese, le domande di lavoro Ld e Ld* e Ld /Ld*. Questo ci dà la domanda
relativa mondiale (derivata) di lavoro come funzione di w/w*.

Esempio:

Vedi libro
La domanda derivata relativa di lavoro è decrescente al crescere del salario relativo. Il salario relativo si
aggiusta finché domanda (derivata) e offerta relative sono in equilibrio: Ld/Ld*=L/L*.

Dimensione del paese e pattern di produzione

Supponiamo che la dimensione di F aumenti (L/L* diminuisce):

- w/w* aumenta
- H si specializza in meno beni
- La produttività relativa di H aumenta, viceversa per F
- Il potere di acquisto di w in termini di beni prodotti in H è invariato: w/PiT=1/aLi
- Il potere di acquisto di w in termini di beni prodotti in F è aumentato: w*/PiT=1/aLi* è invatiato ma
w/w* aumenta

Implicazioni:

- I paesi più piccoli beneficiano maggiormente dal commercio internazionale, perché si specializzano di
più in meno settori dove hanno produttività relative più elevate, e Importano più beni a un prezzo
inferiore (che in autarchia).
- Gli altri paesi beneficiano dall’apertura di Cina e India al commercio internazionale, perché si
specializzano in settori tecnologicamente avanzati e importano a prezzo inferiore in settori meno
avanzati.

Il modello ricardiano prevede che i paesi si specializzino completamente nella produzione, ma questo si
verifica raramente. Perché? La presenza di più di un fattore di produzione riduce la tendenza alla
specializzazione completa; la presenza di protezionismo e costi di trasporto crea una differenza tra il prezzo
a cui il paese estero produce e il prezzo a cui il paese domestico importa; entrambi possono far sì che alcuni
beni siano prodotti in entrambi i paesi.

Evidenze empiriche del modello ricardiano

Il modello ricardiano non è facile da testare, poiché implica che i paesi esportano beni in cui la loro
produttività relativamente alla produttività estera nello stesso settore è relativamente alta. Tuttavia, se i
paesi si specializzano, la produzione di un paese nei settori in cui non produce non è osservabile.

Soluzioni a tale problema possono essere 2:

1. Impressionistica: confronta relazione tra produttività relative ed esportazioni relative (Balassa 1963), in
settori in cui entrambi i paesi producono. Esempio:
2. Geniale: confronta produzioni reali e produzioni nozionali in un settore (agricoltura) in cui è possibile
(Costinot e Donalson 2012); nel settore agricolo esistono equazioni scientifiche che legano clima, input,
produttività del terreno alla produzione di ogni bene agricolo. Esempio: ipotesi da testare: c’è una
relazione positiva tra output di una coltura effettivamente prodotto e quello (nozionale) previsto dal
modello ricadiano?

In conclusione, possiamo dire che il modello ricardiano ha successo nello spiegare: come differenze
assolute di produttività si manifestano in differenze di salari, e come differenze relative di produttività
determinano flussi commerciali. Non può spiegare: come il commercio internazionale può creare vincenti e
perdenti (un solo fattore!), il vantaggio comparato sulla base di differenze nelle dotazioni di fattori (invece
che nella tecnologia), il commercio tra paesi con tecnologia e dotazioni di fattori simili.

28-02

02-03

Tutti i risultati del modello di Heckscher- Ohlin derivano da queste quattro equazioni di massimizzazione dei
profitti: ci sono 4 equazioni, abbiano due settori e due fattori, dobbiamo massimizzare il profitto in ciascun
settore rispetto alle quantità di capitale e lavoro. La cosa importante da riconoscere in questo sistema è che
se il prezzo dei due beni è dato (Ps,Pc); il sistema di 4 equazioni contiene 4 variabili: il salario, il rendimento
del capitale R, il rapporto capitale lavoro nel settore cibo e il rapporto capitale e lavoro nel settore S. Le
dotazioni non hanno alcun effetto su queste variabili per prezzi dati.

Teorema di Stolper-Samuelson

= ci dice che cosa succede ai prezzi dei fattori in risposta a un cambiamento dei prezzi dei beni; èun
teorema in cui si concentrano gli effetti distributivi dell’apertura al commercio internazionale: i prezzi a cui
commerciano sono diversi dai prezzi di autarchia se no non avrebbero incentivo a commerciare.
Qual è l’effetto di un cambiamento dei prezzi sui rapporti capitale lavoro nei due fattori?

1. Se Ps aumenta o Pc diminuisce, kS e kc aumentano, ovvero i rapporti capitali e lavoro aumentano in


entrambi i settori
2. Se i rapporti capitali e lavori aumentano nei due settori, allora il rendimento del lavoro, il salario
nominale/reale in unità di S o C, aumentano (w, w/P c e w/Ps); viceversa (r, r/ Pc e r/ Ps) il fattore capitale
diminuisce.

1. Se il prezzo relativo della stoffa aumenta o Pc diminuisce ( S diventa più cara rispetto a C), il capitale
lavoro in entrambi i settori aumenta: la produzione di rialloca da C e S: Qs aumenta, mentre Qc
diminuisce, vuol dire che produco più stoffa

Rosso: le rette che vanno dall’origine al punto B, e la loro


pendenza (rapporto capitale, lavoro), guardata al
contrario è il rapporto tra capitale e lavoro nel settore
Cibo

Ks e Kc sono maggiori in C che in B

L’equilibrio competitivo, in cui le imprese massimizzano i profitti, è efficiente: partiamo da un punto B sulla
curva dei contratti e ci muoviamo su un punto in cui viene prodotta più stoffa sempre sulla curva dei
contratti. Le linee verdi hanno una pendenza maggiore delle due linee verdi.

Abbiamo dimostrato che all’aumentare del prezzo della stoffa e della quantità di stoffa, l’efficienza richiede
che si aumentino le quantità di capitale e lavoro in entrambi i settori. Dobbiamo produrre più stoffa, la
produzione di stoffa è più intensiva in lavoro rispetto alla produzione di cibo, questo vuol dire che il lavoro
complessivamente diventa più scarso rispetto al capitale. Il tasso marginale di sostituzione tra capitale e
lavoro, deve aumentare, perché il lavoro diventa più importante.

Ovviamente se il prezzo della stoffa diminuisse o il prezzo del cibo aumentasse, sarebbe il risultato opposto.

Dal punto di vista del mercato ( prima abbiamo visto dal punto solo tecnologico e sociale), il settore S ha
bisogno di produrre di più, è intensivo in lavoro, quindi aumenta la domanda di lavoro, il settore C è
intensivo in capitale, quindi il lavoro si rialloca da C a S, ma siccome C usa il lavoro meno intensamente, la
quantità di lavoro che si muove da C a S è relativamente piccola rispetto a quello di cui ha bisogno il settore
S, allora il salario, il prezzo del lavoro sale, viceversa il ritorno di capitale scende.

2. Dato che all’aumentare del prezzo relativo della stoffa aumenta la quantità di capitale in entrambi i
settori, allora posso far vedere che il rendimento del lavoro aumenta sia in termini nominali che reali,
mentre il rendimento del capitale diminuisce. Le condizioni di massimo profitto implicano:
-la produttività del lavoro è crescente nel rapporto capitale lavoro: MPLc e MPLs aumentano, il che
implica che il salario deve aumentare (w/Pc o Ps) di più del prezzo del lavoro
-la produttività marginale delle capitali sono decrescenti nel rapporto capitale lavoro: MPKc e MPKs; il
rendimento reale del capitale deve scendere.
A parole: L’aumento del prezzo di un bene aumenta il prezzo, reale e nominale, del fattore che è usato
intensamente nella produzione del bene e riduce il prezzo, nominale e reale, dell’altro fattore. Nel modello
di Heckscher-Ohlin i cambiamenti dei prezzi dei beni hanno effetti distributivi. Conflitto distributivo tra
fattori: vincitori e vinti.

Equilibrio di autarchia

I prezzi relativi si devono aggiustare fino a uguagliare quantità domandata e quantità offerta allo stesso
prezzo (RD=RS), o data la frontiera delle possibilità produttive, l’equilibrio deve essere tale per cui
l’economia raggiunge la curva d’indifferenza più alta compatibile con la FPP:

= rappresentazione dell’equilibrio

La massimizzazione dell’utilità richiede che il tasso marginale di sostituzione (pendenza della curva
d’indifferenza) sia uguale al rapporto dei prezzi, e visto che i prezzi sono comuni nel punto di ottimo, la FPP
e la curva d’indifferenza hanno la stessa pendenza. La quantità prodotta di S deve essere alla quantità
offerta di S, lo stesso vale per C; quindi il punto di equilibrio corrisponde al punto di tangenza tra la FPP e la
curva d’indifferenza.

In cosa differiscono i paesi nel modello H-O? In dotazioni di fattori.

Equilibrio di autarchia e dotazioni di fattori (I)

Supponiamo che capitale e lavoro raddoppino (K, L), il rapporto capitale lavoro rimane invariato. Le
preferenze sono omotetiche e hanno rendimenti costanti di scala (PCS):

- RD e RD non cambiano, la domanda relativa e l’offerta relativa: stessi prezzi e quantità relative.
- I valori di equilibrio di Qs e Qc raddoppiano.

N.B Con rendimenti costanti di scala abbiamo visto che le produttività marginali dipendono solo dal
rapporto tra capitale e lavoro. Se noi scaliamo tutto nell’economia abbiamo un’economia esattamente
identica con la differenza che produce il doppio di entrambi i beni con il doppio di entrambi i fattori, ma
tutti i fattori sono invariati visto che l’offerta complessiva è invariato. La curva d’indifferenza è più alta come
anche la FPP. Se prendiamo due paesi identici, con la differenza che uno ha il doppio dei fattori dell’altro
ma con lo stesso rapporto capitale e lavoro, hanno gli stessi prezzi relativi, stesso tasso marginale di
sostituzione, non hanno incentivo a commerciare. Due paesi identici in termini relativi non commerciano.

Supponiamo che la dotazione relativa di lavoro aumenti, il rapporto capitale e lavoro diminuisce. Ci viene
utile il teorema di Rybczynski: se una economia ha relativamente più lavoro, la FPP si sposta verso maggiori
quantità di quel lavoro; la quantità relativa del fattore intensivo in lavoro aumenta e i prezzi del bene
intensivo in lavoro diminuiscono. Il teorema ci dice che i prezzi invariati la tangenza della curva sulla nuova
FPP è a sudest del punto 1; questo vuol dire che allo stesso prezzo l’economia offre relativamente più stoffa
rispetto al lavoro, la curva d’offerta si sposta a destra. Se la curva di offerta si è spostata a destra e quella di
domanda rimane invariata, il nuovo prezzo di equilibrio deve essere più basso per vendere la quantità
aggiuntiva, e la quantità relativa più alta. Se il prezzo relativo della stoffa diminuisce, il salario reale scende
(w/r), perché l’offerta di lavoro è aumentata.

Equilibrio in commercio internazionale


DQc/DQs=Mus/MUc (utilità marginale) =Ps/Pc

I due paesi guadagnano mutualmente dallo scambio a qualche prezzo intermedio, e l’offerta relativa
mondiale è intermedia alle due offerte relative; il prezzo mondiale migliorerà il benessere mondiale poiché
uguaglia offerta relativa e domanda relativa mondiale. A un determinato prezzo i due paesi consumano la
stessa quantità relativa, ma l’economia domestica produce una quantità relativa di stoffa maggiore della
domanda relativa: esporta stoffa e importa cibo; l’economia estera ha una produzione relativa di stoffa
rispetto a C inferiore alla domanda relativa del paese: importa stoffa ed esporta cibo; entrambi i paesi
guardano ai rispettivi vantaggi comparati per specializzarsi, importare ed esportare.

Al prezzo relativo di equilibrio:

- Per H, S è più costoso che in autarchia, quindi ha vantaggio comparato domestico nello specializzarsi in
S.
- Per F, il prezzo relativo della stoffa è sceso e C è più costoso che in autarchia, quindi ha un vantaggio
comparato estero
- Le domande relative di equilibrio sono tali per cui: In entrambi i paesi, la domanda relativa di S è
maggiore di RS* (offerta relativa del paese estero) e minore di RS (offerta relativa del paese domestico);
H esporta S e importa C, viceversa per F.

A prezzi di equilibrio le bilance commerciali sono in pareggio:

Rappresentazione dell’equilibrio in economia aperta come


punto di prezzi tali per cui la produzione è data dalla
tangenza tra la linea dei prezzi e la FPP nei rispetti paesi e le
domande sono date dalla tangenza tra la curva d’indifferenza
e la linea dei prezzi

I prezzi relativi devono essere tali per cui la domanda


mondiale di ciascun bene è uguale all’offerta mondiale di ciascun bene e le importazioni di C di H sono
uguali alle esportazioni di F e le importazioni d S di F sono uguali alle esportazioni di H. i prezzi si devono
aggiustare fino a quando entrambi i paesi non raggiungo lo stesso bilancio commerciale.

Teorema di patteggiamento dei fattori: i prezzi dei fattori nei due paesi si equalizzano; in economia c’è solo
un insieme di prezzi, in autarchia ci sono prezzi diversi. L’equalizzazione dei prezzi dei beni implica
l’equalizzazione dei prezzi dei fattori: esportare S e importare C è equivalente a esportare lavoro e
importare capitale, perché nonostante i fattori siano immobili tra i due paesi i loro rendimenti si
equalizzano.

Il teorema di Stolper-Samuelson ci dice che il paese domestico deve aumentare il prezzo rispetto
all’autarchia, del bene intensivo in lavoro (salario aumenta, rendimento di capitale diminuisce), mentre il
paese estero deve diminuire il prezzo relativo del bene intensivo in lavoro e aumentare il prezzo relativo del
bene intensivo in rendimento (aumenta rendimento del capitale e diminuisce quello del capitale.
L’apertura dell’economia beneficia il fattore relativamente abbondante (il lavoro nel paese domestico, il
capitale nel paese estero) e danneggia quello relativamente scarso (il capitale nel paese domestico, il lavoro
nel paese estero). Questo vale anche in termini reali.

Immigrazione nel paese a alto K/L

Supponiamo che ci sia immigrazione nel paese ad alto rapporto capitale e lavoro, quindi il paese estero. Noi
sappiamo qual e l’effetto di un aumento/riduzione del rapporto capitale lavoro, ovvero la FPP si schiaccia
verso la stoffa, l’offerta relativa di stoffa del paese estero si sposta verso destra, con un più altro rapporto
del paese domestico ma meno rispetto a prima. Anche l’offerta relativa mondiale si sposta verso destra,
quindi la quantità relativa di stoffa mondiale aumenta in equilibrio, il prezzo relativo della S diminuisce e il
salario r

Il vantaggio comparato si riduce in entrambi i paesi

I guadagni dallo scambio si riducono per entrambi i paesi

Meno commercio internazionale

I lavoratori ci perdono, i capitalisti ci guadagnano

07-03

Concorrenza monopolistica e Commercio internazionale

Abbiamo studiato come differenze tra paesi di (a) tecnologia (Ricardo) o (b) dotazioni di fattori (Heckscher-
Ohlin) implicano che l’apertura al commercio internazionale permette lo sfruttamento dei vantaggi di
specializzazione secondo il vantaggio comparato di un paese.

Diversi prezzi di autarchia tra paesi = vantaggi dello scambio

In questa lezione: vantaggi di specializzazione e scambio derivanti da rendimenti crescenti di scala.

In presenza di economie di scala, di rendimenti crescenti, non ci può essere concorrenza perfetta ma sono
caratterizzati dalla concorrenza imperfetta:

- nel monopolio, che enfatizza il fatto che il produttore non prende il prezzo come dato, non ha una
curva di domanda per il prodotto che è perfettamente elastica al prezzo di mercato; nella misura in cui
la curva di domanda non è perfettamente elastica, il produttore sa che se aumenta il prezzo ridurrà la
quantità venduta, se riduce il prezzo aumenterà la quantità venduta
- concorrenza monopolistica: a metà tra la concorrenza perfetta e il monopolio; combina il fatto che
l’impresa fronteggia una curva di domanda non perfetta elastica ma anche che in equilibrio l’impresa fa
profitti nulla perché c’è libera entrata e uscita dal settore.

Rendimenti di scale crescenti

Abbandoniamo l’assunzione di rendimenti di scala costanti, e assumiamo che siano crescenti per cui se
raddoppiamo la q di tutti i fattori, l’output più che raddoppia.

I rendimenti di scala crescenti possono derivare da 2 fonti di economie di scala:

- interne alle imprese: ha a che fare con la tecnologia d’impresa: se l’impresa ha rendimenti crescenti di
scala, al cambiare la scala della produzione, il costo medio è decresce.
- Economie di scala esterne alle imprese: per la singola impresa ci sono rendimenti costanti di scala;
quindi, i costi medi dell’impresa sono costanti, ma decrescono all’aumentare dell’output del settore;
fonti di questo tipo di rendimenti di scala, per esempio, sono i distretti industriali. Queste economie di
scala sono più semplici perché non richiedono concorrenze d’impresa perché la singola impresa può
avere profitti non negativi anche in un’economia di concorrenza.

Esempio di economia di scala crescente:

tabella

La tabella rappresenta la struttura di costo di un’impresa che usa un solo fattore, lavoro, e che ha
rendimenti crescenti, nella misura in cui per produrre qualunque quantità di output c’è bisogno di 5 unita di
lavoro (costo fisso), e per il costo variabile ci vuole un’unita di lavoro per ogni unita di output prodotto.se
vogliamo (costo marginale) produrre 5 unita il costo di lavoro totale è 5 di costo variabile più 5 di costo fisso
(10+5.. ecc). Assumiamo che le economie di scala siano interne all’impresa e che i beni siano differenziati (i
consumatori derivano utilità dal numero di varietà del bene).

Assumiamo che due paesi identici abbiano accesso alla tecnologia e una dotazione di 30 unità di lavoro:

- In autarchia, ciascun paese può produrre: 25 unità di una varietà; 20 (2x10) unità di due varietà; 3

09-03

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16-03

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