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Studi Umanistici
e della Formazione
Corso di Laurea in
Scienze della formazione primaria
I bambini incontrano
l’arte: una proposta di
museo d’arte infantile
Relatore
Giuliano Franceschini
Candidato
Samanta Bonaccorso
1
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Indice
Introduzione ......................................................................................................... 7
composizione.................................................................................................. 31
2.2. La didattica laboratoriale: un modello per la scuola tra fare e pensare ....... 75
2.2.3. Giocare con l’arte: una didattica laboratoriale per la scuola primaria.... 83
3
2.3. Educare nel museo: la didattica museale ................................................... 88
3.3.3 Reportage from the International museum of children’s Art ................. 155
4
4.3. Didattica dell’arte ...................................................................................... 183
Conclusioni........................................................................................................ 200
5
6
Introduzione
Nell’odierna società dell’avere, come la definisce Fromm nel suo Avere o es-
sere, che spazio può avere l’arte nell’educazione del bambino? Per rispondere a
tale quesito basta porsi con occhio critico ad analizzare il nostro sistema d’istru-
zione. L’impianto pedagogico delle nostre scuole ricalca ancora un modello di istru-
zione tradizionale incentrata sulla trasmissione dei saperi. Mentre alla scuola dell’in-
ziale degli edifici scolastici: classi chiuse, cinte da mura dalle quali non permea la
voce dei vicine di classe. Come possono allora permeare la fantasia, l’immagina-
forma che più calza per parlare di bambini. L’infanzia si ripropone uguale all’infinito
parlare prenderà il colore di una risata mentre gioca con i suoni appresi. L’infanzia
Queste due polarità temporali sono quelle che ci fanno cogliere il valore del bambino
in quanto persona che esiste, c’è ed è. La società, allora, verso di lui/lei ha il dovere
di aiutarlo/la ad essere attraverso una formazione che sia completa e che gli/le per-
questo tipo dunque non può fare a meno di tutte le dimensioni che costituiscono e
definiscono l’umano. Tra queste sicuramente ritroviamo l’arte in ogni sua forma.
7
Un retaggio culturale tutto italiano considera i bambini come incapaci di ap-
prezzare, e tanto meno produrre, la ‘vera arte’. Esso deriva dalle idee espresse da
Benedetto Croce nel suo La letteratura della nuova Italia. Nel testo il filosofo afferma
che il bambino non possiede ancora una maturità psicologica tale da permettergli di
fruire un’opera d’arte, tanto meno di un’opera letteraria. Bisognerà attendere l’inter-
vento di Read e di Arnheim per rivalutare il valore estetico delle opere d’arte infantili.
Uno degli obiettivi di questo elaborato sta proprio nel porsi come un’inver-
sione di tendenza rispetto a questo retaggio culturale che limita il bambino e impe-
petenze. Il suo diritto di essere passa principalmente dal suo riconoscimento e dalla
cordo tra l’istituzione museale stessa, il territorio e la scuola, vuole perseguire tali
Per realizzare e sostenere, nel suo significato etimologico di sub tenere tale
animano l’arte infantile nei suoi processi di creazione e fruizione. Nel primo capitolo
quella estetica, che hanno mostrato aspetti diversi ma complementari delle opere
infantili. Da una parte, esse sono state viste come frutto di un processo creativo da
analizzare nei suoi vari costituenti, dall’altra, sono state riconosciute come portatrici
8
Nella seconda parte viene presentato il progetto effettivo, che consiste nella
formativo integrato in grado di dar voce ai bambini e alla loro cultura. Questo sistema
per esistere necessita di una conoscenza profonda dei suoi protagonisti, motivo per
capitolo quattro chiude il lavoro presentando la nostra idea su come potrebbe es-
sere tale istituzione: le sue finalità, la sua organizzazione interna ed esterna e i suoi
Oslo nella visita all’ International museum of children’s art che raccoglie, ormai da
bambini hanno il diritto di essere e la loro arte è lì per ricordarcelo ogni giorno.
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PARTE I
Basi epistemologiche
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Capitolo 1
estetiche
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14
La società nella quale siamo immersi si caratterizza sempre più per una pre-
tori porta avanti l’idea secondo cui il video stia trasformando l'homo sapiens, pro-
dotto dalla cultura scritta, in un homo videns nel quale la parola è spodestata dall'im-
mondo sempre più denso di linguaggi, primo fra tutti quello parlato, ma anche quello
disegno sembri configurarsi come una prerogativa espressiva propria del bambino.
nianze lasciate dai bambini stessi2. È, infatti, una prerogativa odierna, frutto di secoli
dall’altra l’aggettivo infantile che cela al suo interno altrettanti rimandi storici e cul-
turali.
dell’arte ci si imbatte in un universo semantico che abbraccia quasi tutti gli ambiti
del fare e sapere umano. Arte può nello specifico definire una serie di attività umane
1
Sartori G., Homo videns, edizioni Laterza, Bari 1999, p. 7.
2
Becchi E., I bambini nella storia, Edizioni Laterza, Bari 2010.
15
come prodotto culturale storicamente determinato. Nel nostro caso il punto di inte-
resse verte sulle arti cosiddette figurative, ovvero quelle che fanno uso delle imma-
gini. In questo senso, molti filosofi nel corso dei secoli si sono interrogati sull’es-
senza stessa dell’arte riuscendo a circoscrivere questo concetto entro dei confini
che si sono rivelati spesso asfittici. Per gran parte della storia dell’arte e della filo-
l’arte, in particolare con Kant, sono state rintracciate nella sua capacità di avvicinarsi
in maniera creativa e ri-creativa alla natura. E ciò in virtù delle qualità tecnico-
espressive dell’artista che, grazie al suo genio, riusciva a imporre un nuovo ordine
guardie che irrompono sul panorama artistico europeo e americano portando avanti
un’idea di arte che si affranca dall’imitazione per diventare espressione del Vero4.
Questi stessi artisti sono quelli che per primi riconoscono l’immenso valore artistico
delle produzioni infantili, viste come capaci di portare alla luce in maniera autentica,
creativa e spontanea il Vero. La percezione infantile della realtà filtrata dalla com-
ziato ad assumere confini sempre più porosi e indefiniti tanto da poter essere defi-
“La sfera dell’arte si è ampliata enormemente. Qualunque cosa può essere trasfor-
Il richiamo qui non è solo alla produzione dei bambini ma anche a quella degli
senso a che cosa possa essere denominato arte e se, in questa definizione, possa
rientrarci o meno quella infantile. Un sostegno forte ci arriva dal filosofo dell’arte A.C
Danto che, ponendosi in polemica con i fautori delle teorie di Wittegeinstein, so-
dizioni necessarie e sufficienti per determinare cosa sia o meno l’arte: la capacità di
dare corpo a un’idea, la presenza di un significato che prende corpo attraverso una
forma e, l’essere “un sogno ad occhi aperti”. Al di là delle critiche mosse dagli esteti,
il merito che va riconosciuto a Danto è senza dubbio quello di aver dato coerente-
sticamente anche le produzioni infantili che presentano spesso i tre elementi ap-
pena citati.
a una mutata prospettiva sull’infanzia stessa. Come è già stato fatto notare, la dici-
tura di arte infantile contiene infatti al suo interno l’aggettivo infantile che fa riferi-
mento a un periodo particolare della vita6 dell’uomo che possiede una natura tran-
lescenza (1989)8.
incubo dal quale solo di recente abbiamo iniziato a destarci» 9. Per comprendere il
cammino intrapreso dal bambino nella storia basta analizzare più da vicino il lessico
usato per riferirvisi. La parola bambino10, infatti, che in apparenza sembra avere
un’origine onomatopeica (bamb-) dovuta proprio all’uso che fa, durante la prima in-
fanzia, dei fonemi labiali B, P e M, in realtà altro non è che il diminutivo medievale
di bambo o di bimbo che stava per “sciocco”, “babbeo”. Lo stesso si rintraccia nel
6 L’infanzia è un periodo della vita che va dalla nascita alla pubertà e viene diviso in tre differenti
momenti: la prima infanzia che comprende bambini da 0 a 3 anni; la seconda infanzia che, invece
interessa quelli da 3 ai 5 anni e, l’ultima, la terza infanzia, che include i bambini da 6 a 10 o più anni.
7 E. Becchi, op cit.
8 Approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, ratificata dall’Ita-
lia con legge del 27 maggio 1991, n. 176, depositata presso le Nazioni Unite il 5 settembre 1991.
La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nasce dalla presa di coscienza
della necessità di concedere una protezione speciale al fanciullo, protezione che era già stata enun-
ciata nella Dichiarazione di Ginevra del 1924 sui diritti del fanciullo e nella Dichiarazione dei Diritti
del Fanciullo adottata dall’Assemblea Generale il 20 novembre 1959 e riconosciuta nella Dichiara-
zione Universale dei Diritti dell’Uomo, nel Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici nel Patto
internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali e negli Statuti e strumenti pertinenti delle
Istituzioni specializzate e delle Organizzazioni internazionali che si preoccupano del benessere del
fanciullo.
9 DeMause L., Evoluzione dell’infanzia, Emme Edizioni, Milano 1983. Estratto senza fini di lucro
in difesa dell'infanzia, dal libro Storia dell'Infanzia, che raccoglie una selezione dei saggi pubblicati
nell'opera collettanea The History of Childhood, a cura di Lloyd deMause, 1974. Traduzione italiana
di Lucia Bonardi.
10 www.treccani.it
18
vocabolo infante che proviene dal latino infantem11, composto dal prefisso IN (non)
e FANTEM (da FARI, ossia parlare, uso della parola). Da quest’ultimo termine pos-
essere considerato un essere di poco conto: l’infante è colui che non parla e, perciò
stesso, colui che non possiede ancora le proprietà cognitive adeguate per far uso
della favella e della ratio. Inoltre, l’infantem è colui che, a causa di questa incapacità,
tare e convogliare al fine di una migliore riuscita. Il bambino non veniva visto per le
piccolo “putto” da proteggere, dall’altra una figura quasi demoniaca nei suoi scatti
selvaggi, irrazionali e fantastici. Tali accezioni si protrassero inalterate fino alla fine
del Settecento, quando grazie alla classe borghese inizia a farsi strada un’atten-
zione particolare per questo momento della vita, guardato ora con una certa nostal-
gia e alone da locus amenus da tutelare. La cura con la quale questa classe sociale
guarda all’infanzia si evince anche dagli oggetti e dai giocattoli. Veri e propri oggetti
d’arte più da contemplare che da vivere secondo l’istinto esploratore proprio dell'in-
fanzia. La stanza diventa, in particolare in età vittoriana, la stanza dei bambini ma,
11 www.etimo.it
12 Nella filosofia aristotelica si ritrova l’idea che il bambino sia un adulto in potenza, ovvero come
il seme è una pianta in potenza mentre la pianta in sé è la messa in atto della sua essenza, alla
stessa maniera è il bambino.
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ancora, si mantiene una certa distanza tra mondo adulto e mondo infantile. Signifi-
di una serata con amici, il padre lo manda a letto senza il fondamentale bacio della
madre tanto atteso e desiderato. La camera diventa la protagonista dei sogni e della
fantasia dei bambini che la vivono creando un mondo tutto loro, estraneo agli adulti.
più volte abbandonato i suoi figli alla ruota di Parigi, che rivaluta l’infanzia. Il para-
mento di rottura dalla società che incatena l’uomo. Il bambino educato in natura e
lasciato libero di essere se stesso può finalmente riscoprirsi come uomo libero e
moralmente non corrotto. Dall’altra parte dell’oceano la stessa idea viene presentata
dal poeta e pittore W. Blake. Nelle sue enigmatiche poesie, considerate puerili per
il linguaggio semplice e dalla sonorità che richiama quella delle lullaby inglesi, egli
lega il bambino al divino tanto da considerarlo capace di comunicare con esso tra-
mite l’immaginazione. È, invece, la società incarnata prima nella figura dei genitori
e poi in quella delle varie istituzioni, prima fra tutte la chiesa, che fa allontanare il
bambino e l’uomo dall’elemento divino che è in lui. Il bambino come il poeta è ca-
pace di vedere attraverso l’immaginazione mondi nuovi che il poeta mette in scena
13 Opera dello scrittore francese Marcel Proust scritta tra il 1907 e il 1927. Il suo inquadramento
all’interno di uno specifico genere letterario è problematico a causa della ricchezza insita nell’opera.
Si ritiene sia un romanzo “psicologico” e non autobiografico in quanto tutta la narrazione è filtrata
dalla mente dell’artista adulto. Essa è composta di sette volumi e la sua prima pubblicazione risale
al 1913.
14 Kelly D.D., Uncovering the History of Children’s Drawning and Art, Praeger, Santa Barbara
2004 p. 2.
20
È, dunque, il periodo romantico quello che riporta in auge la figura del bambino
basi per un interessamento verso le produzioni infantili. Egli è infatti capace di vivere
La natura diventa il luogo privilegiato nel quale educare il bambino. Anche Pesta-
in una educazione morale attraverso la natura. Lo stesso vale per Fröbel che per
tale ragione creò i Kindergarden, letteralmente i giardini del bambini. Egli attribuiva
nati con l’idea che il bambino potesse svilupparsi totalmente in ogni suo aspetto,
sociale, emotivo e linguistico proprio a partire dal contatto dalla natura. L’educatore,
Tale secolo, infatti, si caratterizza non solo per lo sviluppo di importanti movi-
Ellen Key.
rendono unico e diverso dall’adulto. Se prima veniva visto come essere incompleto
21
(si vedano a tal proposito le teorie darwiniste15) o come tappa evolutivamente infe-
riore rispetto all’adulto, ora diviene padrone del proprio sé corporeo, cognitivo ed
durante l’infanzia che si forma il soggetto attraverso un percorso che lo porta alla
gestione del proprio Io, Super-Io ed Es. La forza libidica che abita i nostri corpi e
che passa dalla nostra sensualità, per Freud, è presente fin dalla nascita e, dunque,
anche in quell’essere innocente che era il bambino. Infine si deve alla psicologia e
alla pedagogia, la valorizzazione degli aspetti cognitivi proprio del bambino, il quale
Il bambino divenuto fulcro della società viene riconosciuto quale individuo specifico
del bambino se non anche del suo livello di sviluppo cognitivo e prassico-prattogno-
sico. Dall’altra, sulla strada aperta da pittori e artisti quali Mirò, Klee e Kandiskji, le
produzioni dei bambini sono state viste come vere e proprie opere d’arte.
D. Kelly che ha mostrato la presenza di due paradigmi che afferiscono a queste due
15
Charles Darwin pubblica nel 1859 L’origine della specie nel quale sintetizza le sue idee evo-
luzionistiche. Quest’ultime hanno fortemente influenzato il contesto scientifico e teorico del tempo.
Anche le scienze umane sono state investite dalle idee darwiniane tanto che molti etologi hanno
rintracciato delle somiglianze tra il modo di essere del bambino e quello dei primitivi. Ciò ha portato,
ad esempio, Stanley Hall a vedere nel gioco infantile una sorta di ricapitolazione dello sviluppo evo-
lutivo intrapreso dall’uomo. Da qui anche l’idea parallela del bambino come individuo che rappre-
senta uno stadio primitivo nell’evoluzione dell’uomo. Il bambino, dunque, ripercorrerebbe durante il
suo percorso di sviluppo tutto il percorso evolutivo intrapreso dall’uomo.
22
dei bambini come specchio della sua mente e un filone estetico-artistico, the Win-
dow paradigm, che metaforicamente interpreta il disegno infantile come finestra sul
mondo estetico del bambino. Quest’ultimo fa leva soprattutto su concetti quali crea-
sul secondo versante poiché presenta maggiori assonanze con il progetto che illu-
studio dei disegni infantili infatti serve come riflessione, come uno specchio, sul la-
voro interno della mente del bambino e come riflesso del suo sviluppo.
resse non verte sulla natura estetica dei prodotti infantili nei quali non rintracciano
alcuna rilevanza artistica. Coloro che sviluppano questa linea di ricerca adottano un
che possano consentire di trarne teorie sullo sviluppo della mente infantile ed
umana in genere.
La dicitura di Mirror paradigm viene da James Sully, noto psicologo inglese che
opera tra Ottocento e Nocevento. Nel suo lavoro Studies of Childhood, egli lega la
16
Kelly D.D., op. cit.
23
quella di capire la relazione esistente tra immagine reale e quella riflessa nello spec-
chio. In questo testo, per la prima volta, il disegno infantile entra a far parte del
psicologo inglese dirige la sua attenzione verso le attività infantili naturali come il
gioco e il disegno, tanto che vengono infatti analizzate in due specifici capitoli della
sua opera Studies of Childhood: Child as Artist e The young Draughtsman. Il primo
parte dal mettere in relazione il disegno infantile con le culture primitive rintracciando
un nesso anche tra disegno e gioco. In seguito analizza la propensione del bambino
verso la bellezza e giunge alla conclusione che il bambino la scopre prima di tutto
colori luminosi e per i contrasti forti. Sully poi esplora la forma e la sua relativa at-
trattività per i bambini, osservando che essi, nei suoi esperimenti, disegnavano og-
per i colori e le forme con l’estetica dei popoli primitivi e fa un’interessante osserva-
zione riguardo al modo in cui i bambini rompono l’intera visione in parti più piccole:
cendo riferimento allo specchio: il bambino inizia a prendere come realtà quella ri-
flessa, anche se presto arriva a capire che non sono realtà tangibili. Il riflesso dello
perché la presenta in stretta prossimità con la realtà e invita ad una diretta compa-
razione. Per lo studioso, quindi, finché il bambino non sarà capace di capire che
17 Ibid. p. 75.
24
l’immagine riflessa nello specchio rappresenta se stesso, non potrà neanche realiz-
condo cui il disegno infantile si sviluppa seguendo degli stadi. Ciò che nota lo psi-
cologo è che il bambino non è interessato alla rappresentazione veritiera della realtà
bensì al contenuto, tanto che Sully afferma che “the little artist is much more of a
Egli, inoltre, anticipa molte delle prospettive che verranno analizzate da J. Pia-
get sulla percezione come base per comprendere le peculiarità del disegno infantile,
infatti:
“It may be said that defects of observations are reflected in children’s drawining
through all its phases. Thus the primitive bare schematism of human face answers to an
Il bambino non rappresenta ciò che vede ma ciò che conosce e lo fa in maniera
astratta e simbolica avvicinandosi, di fatto, alla vera arte che per sua natura è sug-
dal primo Novecento e che verrà in parte accantonato a seguito dell’influenza degli
studi di J. Piaget che hanno avuto larga eco non solo nei sistemi di formazione ma
18
Ibid. p. 79.
19
Ibid. p. 79.
25
Se, come abbiamo detto, lo psicologo inglese si configura come il padre del
Mirror paragigm altri sono gli studiosi che ampliano e danno vigore a questo settore
di ricerca e sono quelli che fanno parte della cosiddetta seconda generazione. Po-
nendosi sulla strada da lui tracciata, studiosi come Ricci, Rouma, Coles riesconono
non solo a usare il disegno come strumento dal quale trarre informazioni riguardo
allo sviluppo infantile ma anche come fattore di ricerca per indagare i meccanismi e
prodotto finito.
scrive L’Arte dei Bambini (1887). Lo studio di Ricci viene svolto su un campione di
1250 disegni avuti dalle scuole italiane. Come Sully, egli individua un percorso di
tipo stadiale nello sviluppo del disegno infantile. L’istinto alla rappresentazione gra-
fica nasce secondo Ricci verso i tre anni e porta alla prima rappresentazione della
figura umana: da testa priva di membra diviene via via una figura intera sempre più
particolareggiata.
Da questo punto di vista, l’arte infantile non presenta alcuna dimensione estetica
poiché essa altro non è che la rappresentazione della realtà mediata dalla memoria.
L’esempio tipico è quello del viso di profilo, spesso rappresentato con i due occhi
uno dei due occhi e, allo stesso modo, non riesce a rappresentarli. Ne disegna per-
26
Se, dunque, a partire da Sully e Ricci, le abilità di rappresentazione grafica
sono legate ad altre abilità chiave, quale il linguaggio, il pensiero e il ricordo, non è
steiner e di G. Rouma.
Il primo esamina i disegni di bambini con talento artistico e di quelli con ritardo
rintraccia Rouma che inoltre nota una certa automaticità nelle immagini, sviluppo
sato proprio sulla rappresentazione di un uomo come elemento principale per de-
terminare il livello cognitivo e di sviluppo del bambino. Il disegno diviene in tal modo
zione. Sono i processi di pensiero più alti che guidano e orientano il bambino nel
mentali e concettuali del bambino, è quello dello storico dell’arte G.H. Luquet che
27
Luquet pubblica le sue scoperte nell’opera Les Dessins D’un Enfant nel 1912.
In essa sono raccolti i disegni della figlia dai i tre agli 8 anni d’età. I disegni sono
delle abilità grafiche seguirebbe quattro stadi di sviluppo: “dessin involontaire”, “ina-
Il primo stadio è quello dello scarabocchio nel quale non c’è reale coscienza
gine: ogni parte del disegno viene disegnata per aggiungerla in un’immagine più
grande e comprensiva.
L’ultimo stadio vede le abilità del bambino migliorate. A questo punto dello
tica, e inseriti all’interno della sua più ampia teoria dello sviluppo mentale. Il suo
focus di ricerca non è incentrato sul disegno infantile che, infatti, viene utilizzato solo
matico. Il disegno nella sua prospettiva altro non è che un tentativo che il bambino
Nel testo La rappresentazione dello spazio nel bambino (1948), Piaget delinea
una progressione evolutiva che inizia con il disegno di forme chiuse che non ten-
28
primi disegni si basano su relazioni topologiche che seguono le leggi della perce-
zione topologica e sono dovuti alla maturità cognitiva del bambino che, in questo
caso, si trova ancora nel periodo preoperatorio (dai due ai sette anni).
dalle relazioni topologiche che portano allo stadio del realismo intellettuale nel quale
presenta anche forme più variate ma queste rimangono, comunque, limitate alle
sette agli undici anni) che prelude alla transizione al realismo visivo. I disegni, in
questa fase, mostrano una maggiore cura e attenzione al dettaglio e una differen-
ziazione delle forme, delle dimensioni e delle proporzioni. Ciò è dovuto al progres-
Tali abilità sono conseguenti alla capacità acquisita dal bambino di adottare un altro
punto di vista che gli consente di creare un’immagine mentale “reale” e oggettiva
lismo ottico) che si caratterizza per la conquista di concetti importanti quali quello di
29
nell’interpretazione che Piaget fa dei disegni che presentano evidenti scostamenti
da una somiglianza fotografica della realtà. Nella sua visione essi altro non sono
tato una prospettiva stadiale per indagare lo sviluppo grafico, andando a sostenere
centemente, è stato fatto notare come lo stadio del realismo visivo non sia raggiunto
da tutti. Autori come Norman Freeman, Maureen Cox, Costance Milbrath e John
Willats, pur prendendo le mosse dalle teorie piagetiane avanzano interessanti linee
di pensiero.
interni”: “Il modello interno o immagine mentale informa o guida il disegno [...] e
Una prospettiva interessante è quella indagata dalla Milbrath sul talento arti-
teorie sullo sviluppo grafico confrontando le produzioni di bambini più dotati con
quelle dei meno dotati. Da questo confronto emerge che i bambini artisticamente
20 C. GOLOMB, L’arte dei bambini, Raffaello Cortina Editore, Milano 2004, p. 13.
30
munque da rilevare che le teorie dello studioso svizzero non sono applicabili ai bam-
Tutte le teorie fin qui analizzate presentano tutti un elemento comune, ovvero
la nozione secondo cui lo sviluppo grafico dei bambini abbia una naturale meta: il
realismo ottico. Esso diviene il parametro rispetto al quale questi ricercatori misu-
rano “fasi” e progressi; inoltre, essi assumono che ci sia una connessione e una
Dopo questo breve excursus storico andiamo ora ad enucleare alcuni aspetti
focali dell’arte infantile e del suo sviluppo, usando come punto di riferimento le ri-
cerche della psicologa Claire Golomb autrice del testo L’Arte dei bambini.
sta soddisfazione per quanto prodotto e attribuisce a quei segni dei significati mu-
tevoli: il bambino inventa storie sul proprio disegno e queste cambiano in relazione
31
Qualche tempo dopo scopre una somiglianza casuale tra il suo disegno e un
oggetto e perciò tenta di definire ciò che ha rappresentato. I tentativi di dare senso
La svolta effettiva si ha nel momento in cui “la forma disegnata va, per così
dire, oltre se stessa e si rivolge al referente di cui “sta al posto”” 21, ossia quando i
durre forme riconoscibili che hanno somiglianze con l’oggetto noto. Le prime raffi-
gurazioni sono costituite da forme semplici come cerchi, punti e linee. L’aspetto im-
portante è che le forme create sono invenzioni del bambino e costituiscono perciò
è altro rispetto all’oggetto a cui si riferisce. Per tale ragione è importante analizzare
quali siano gli elementi fondanti del disegno che concorrono alla realizzazione di un
La forma
Le prime figure ad essere disegnate sono gli esseri umani, i quali vengono
rappresentati attraverso l’uso di forme tipo globale, vale a dire costituite da tracciati
sferici con pochi dettagli, estrapolati per lo più dal volto. Sono disegni semplici che
presentano una corrispondenza tra le forme (il cerchio e i punti) e l’intera persona
21
Ibid., p. 19.
32
Figura 1: Chiara, due anni e undici mesi.
Il bambino che mostra il suo disegno, solitamente sa che sussiste una diffe-
renza tra il proprio disegno e ciò che pensa e sa della figura umana. Questa consa-
allora che spuntano dalla testa braccia e gambe. Spesso questa figura viene definita
“omino testone” per sottolineare la sproporzione tra le parti del corpo. Tale schema
“busto aperto” e poi disegnando il busto come entità separata (figura 2,3)
33
Figura 2. Chiara, tre anni e quattro mesi. Figura 3. Chiara tre anni e otto mesi.
Il/la bambino/a si rende conto della utilità dello schema proposto nel disegnare
essenziali. Inoltre, crescendo e con la familiarità acquisita, egli affronta con mag-
competenza grafica del bambino e la sua conoscenza concettuale siano due aspetti
distinti, questi si condizionano vicendevolmente tanto che nei disegni sono presenti
differenti modelli grafici. A seconda delle intenzioni del bambino verranno sviluppate
L’aspetto primario risulta essere la forma che conferisce senso alla rappresenta-
zioni. Quando, invece, grazie all’esercizio, egli padroneggerà la forma, il suo focus
disegno della famiglia). La resa realistica non è comunque un aspetto centrale nella
34
Interessante è notare come
“Nel caso della figura umana, l’orientamento frontale, spesso nominato punto di vista
canonico, fornisce l’informazione più pertinente, mentre nei disegni di animali sono piuttosto
comuni punti di vista misti, in cui il corpo dell’animale è disegnato di lato e la testa frontal-
mente”22 (figura 4)
all’interazione che il bambino artista instaura con il mezzo espressivo che diviene
sviluppo di abilità grafiche sempre più definite e attente. Da figure semplici costituite
22
Ibid., p. 23.
35
dalle forme complesse che ritraggono gesti e movimenti. Il/la bambino/a, a seconda
dei casi, inizia a provare nuove tipologie di visione (frontale, laterale, superiore). Da
questo momento viene posta maggiore cura e attenzione alle produzioni nelle quali
si rintraccia una costante ricerca di verosomiglianza delle figure che passa attra-
della realtà da rappresentare. Queste abilità nella maggioranza dei casi non sono
Lo spazio
zioni per comporre i diversi piani al fine di ottenere una rappresentazione unitaria
dello spazio e introducono l’uso di linee oblique per mostrare gli altri lati degli oggetti.
e pratica. Ciò non vale per i bambini molto dotati artisticamente che, soprattutto
36
durante la media e tarda infanzia, superano i limiti imposti dal precedente sistema
usando strategie grafiche quali il rimpicciolimento degli oggetti per rendere la di-
stanza, l’uso di forme che si sovrappongono parzialmente per distinguere gli oggetti
in primo e secondo piano fino alla sperimentazione delle linee convergenti della
prospettiva lineare.
Il colore
modo di interpretare e vivere la realtà. Esso svolge plurime funzioni sulle quali molti
valore centrale. Il bambino inizialmente, come è stato già fatto notare, non è molto
interessato al colore bensì alla forma. Anche la scelta del colore si attesta sulla
semplice preferenza e solo dopo aver acquisito una certa padronanza nell’esecu-
con carattere estetico. Il bambino non è preoccupato dalla resa realistica e infatti
lari elementi della realtà, delle vere e proprie regole che impongono che l’erba, ad
il sole potesse essere di un altro colore loro mostravano apertamente segni di rifiuto.
venivano accettati.
Nel corso degli anni il colore cessa di essere ancillare rispetto alla forma ed
acquista una vera e propria forza espressiva. L’immagine assume senso anche in
37
relazione ai colori e al modo in cui questi sono usati. Un esempio emblematico è
l’utilizzo del cromatismo per esprimere le emozioni. Studi e ricerche hanno dimo-
quanto, piuttosto, il tema del disegno. Il colore amplia e rafforza il legame che si
instaura tra tema e forma tanto che il bambino attua delle vere e proprie scelte cro-
un decisivo mezzo di giudizio. Egli lo utilizza spesso come parametro di giudizio per
La composizione
matismi che indica all’osservatore di cosa si tratta il lavoro”23. Essa ha anche una
funzione estetica che si estrinseca nell’equilibrio tra i vari elementi. Più l’opera pre-
I principi sopra enucleati non valgono solo per le opere degli artisti adulti ma
anche per gli artisti bambini. Nelle produzioni infantili sono rintracciabili due differenti
e una strategia centripeta che organizza gli oggetti attorno al centro dell’immagine.
23 Ibid., p. 30.
38
Nelle prime fasi di creazione le figure sono disposte casualmente all’interno
dello spazio grafico. Questa fase dura poco poiché i bambini cominciano precoce-
sviluppo grafico del bambino che tenta di dare ordine e senso alle sue rappresen-
tazioni, introducendo ad esempio delle distanze eque tra le figure. Il passo succes-
sivo consiste nell’allineamento delle figure lungo linee base che le ancorano su un
piano comune. Solitamente ciò è evidente nella raffigurazione della famiglia (figura
6, 7) in cui il bambino disegna i vari componenti sullo stesso piano collocandoli nella
39
Figura 6 . Chiara quattro anni e un mese Figura 7. Chiara cinque anni e due mesi
gono vari sottogruppi creati sulla base di somigliane di grandezza, colore, forme.
la disposizioni secondo regole estetiche. Queste seguono l’armonia insita nella sim-
metria. Un suo uso primitivo è la centratura della figura che dona una maggiore
Come nel caso della forma, anche l’utilizzo di una composizione complessa
40
“Procede da soluzioni grafiche contingenti multiple, attraverso punti di vista misti par-
zialmente coordinati, fino a quando prevarrà una concezione più unitaria della composi-
Da questa breve rassegna sullo sviluppo delle componenti principali del dise-
bidimensionali, per lo più in posizioni frontali, verso raffigurazioni sempre più com-
plesse. Lo stile “infantile” raggiunge il suo apice espressivo ed estetico verso l’età
di nove anni e può proseguire anche oltre nella tarda infanzia e nell’adolescenza.
Ben pochi sono però i bambini che riescono a disegnare in prospettiva o ad utiliz-
infantile non danno enfasi alla valenza artistica ed estetica delle produzioni infantili.
muove sul piano simbolico e narrativo. È per tale ragione importante indagare la
motivazione che anima il bambino se non anche la costruzione di senso che sot-
24 Ibid., p. 32.
41
1.1.2. La motivazione e la costruzione del significato
frutto della sua azione creatrice. “Fare arte” non rappresenta solo un processo
espressivo teso a dar corpo a ciò che si conosce, si prova e si vuole capire, ma è
e la tendenza espressiva.
pensiero narrativo. Questi due modi di pensare, pur essendo complementari, sono irriduci-
bili l’uno all’altro. Il pensiero narrativo si occupa del particolare, delle intenzioni e delle azioni
dell’uomo, delle vicissitudini e dei risultati. Il suo intento è quello di situare l’esperienza nel
viene usato per trasmettere informazioni e/o narrare una storia. I vari componenti
25
Bruner J., La mente a più dimensioni, Laterza, Bari 1993.
42
dopo aver concluso il disegno, non solo mi narra le vicende dei protagonisti ma
vuole che io scriva su un foglio a parte tutta la storia dall’inizio alla fine. In quel
disegno allora fondamentale diviene la composizione: i due animali posti ai lati sono
i due aiutanti dell’uccellino-papà che lo aiutano nella ricerca dei birbanti uccellini (-
L’altra tendenza è quella espressiva che si manifesta nella scelta dei colori,
interessato gli artisti moderni e che continua a suscitare l’ammirazione di chi si ac-
denso di significati polimorfi riuscendo a dar voce alle emozioni più intense e vive
del bambino.
Claire Golomb ha notato come queste tendenze, che di fatto si fondono all’in-
terno delle produzioni infantili, vadano a scemare con la crescita. Se durante gli anni
zione continua delle scelte stilistiche, con l’entrata alla scuola primaria e, quindi, con
l’avvento della media e tarda infanzia, questa ricchezza si perde. Avviene un vero e
proprio declino dell’attività artistica le cui ragioni sono ancora da esplorare. Perso-
nalmente, ritengo che la perdita di interesse sia dovuta in parte all’impianto della
linguaggi alternativi come quello visivo. Il disegno diviene a questo livello di istru-
come svago. Ciò non fa che minare la fantasia infantile se non anche la propensione
43
In conclusione, il Mirror paradigm racchiude in sé una vasta cerchia di studiosi
che ha tentato di far luce sui processi cognitivi che sottendono la creazione del di-
indaga il senso dei disegni finiti. Ciò è in linea con una scelta personale tesa alla
valorizzazione dei processi creativi piuttosto che dei processi psichici che si celano
dietro al disegno. Per fare ciò ci siamo serviti dello studio di vari autori che hanno
Il lungo percorso di autori è poi confluito nelle teorie della psicologa Claire Golomb
tori delle teorie stadiali, mostra come le rappresentazioni del bambino non siano
proprio dai savant con autismo che, nonostante le difficoltà cognitive, presentano
abilità visuo-spaziali che consentono loro di sviluppare abilità pittoriche fuori dalla
norma.
Ciò che sostiene la psicologa è dunque una prospettiva di sviluppo basata sul
verso il realismo ottico bensì verso la differenziazione delle forme, delle composi-
culturale che ha origine nel Rinascimento e che si è imposto come canone più alto
44
dell’arte occidentale. Nei bambini con talento ciò si evince chiaramente: l’idea co-
mune è che il talento sia rappresentato dalla maggiore o minore abilità di raggiun-
gere una resa realistica adeguata. L’idea portata avanti da Golomb è invece che il
talento risiede oltre questo stereotipo. Non si può fare a meno di notare come la
maggioranza dei bambini e degli adulti non raggiungano mai il realismo ottico e,
come in molti casi, quest’ultimo non sia spontaneamente acquisito. Il talento allora
zioni stiliste ed espressive tali da incidere sul fruitore dell’opera e nella incessante
necessità di disegnare.
Si può affermare infine che le teorie stadiali, per quanto interessanti siano, non
mostrano la loro efficacia in questo ambito di studi. “Fare arte” è qualcosa di profon-
tazionale che punta alla verità. La rivoluzione intervenuta fa capo ad artisti come
Cézanne, Degas, Van Gogh, i quali si pongono in netta opposizione con l’estetica
all’arte infantile ritenuta capace di trasmettere con forme primitive il vero piuttosto
che il reale. Al centro si pone, dunque, la forza espressiva veicolata attraverso scelte
26
Kelly D.D., op. cit.
45
all’apparenza semplici che di fatti si scontrano con i significati simbolici delle opere.
Dietro a questa rinnovata passione per l’arte infantile c’è naturalmente un modo
diverso di intendere e vedere l’infanzia che, come abbiamo avuto modo di vedere
ed emotive dell’infante.
psicologica del bambino, il modello estetico punta l’attenzione sul prodotto finito e
ne rintraccia aspetti estetici di valore tanto da diventare fonte di ispirazione per artisti
logico, se ne distanziano proprio per il valore attribuito ai disegni che vengono visti
come opere d’arte in tutto e per tutto che necessitano di un processo di interpreta-
Il primo a definire i disegni come arte fu Franz Cizek27, il cui nome è ancora
oggi sinonimo di “arte infantile”, termine coniato nel 1890. Secondo l’artista viennese
“The first condition is to understand that art is not achived by skill, it is a creative
process. The second and more important condition is to understand that the child is distinct
and very different from the adult. [...] Only when these conditions are accepted, can we
27 Franz Cizek nasce nel 1865 a Vienna a Leitmeritz (Austria) e studia a Vienna all’Accademia
delle Belle Arti. Viene conosciuto maggiormente per la sua attività come insegnante e fondatore della
sua scuola d’arte ma è stato anche un artista appartenente al gruppo secessionisti.
28 Kelly D.D., op. cit., p. 82.
46
Se queste condizioni sono soddisfatte allora il disegno si configura come
espressione autentica dei pensieri, dei desideri, delle speranze e paure del bam-
bino. Per Cizek, però, il disegno è anche finestra sul mondo poiché ne mostra fram-
menti dalla prospettiva del bambino, il quale crea un’immagine che è la sua realtà
dispiegando così il suo animo. E lo fa seguendo eternal laws of form che rendono
Cizek adotta una filosofia educativa che tende a lasciare i bambini liberi di trovare
la loro strada espressiva, convinto che ogni bambino, nessuno escluso, sia per na-
tura creativo.
Su questi presupposti si basa la Juvenile Art Class creata per i bambini dai
due ai quattordici anni. In questo periodo, infatti, il bambino è a tutti gli effetti crea-
tivo. Dai quattordici anni in poi avviene invece un allontanamento dalla matrice sim-
bolica che anima le rappresentazioni infantili verso l’imitazione della natura. La ten-
denza naturalistica è dunque la fine stessa dell’arte, in quanto “art is not nature. Art
is not a representation of nature. Children do not copy nature”29. Per tale ragione, il
una non-scuola.
che non sono deterministicamente tese verso quelle adulte. I disegni infantili non
sono uno stadio preliminare, propedeutico all’arte degli adulti. Ciò naturalmente si
29 Ibid., p. 86.
47
scontra con le teorie psicologiche sullo sviluppo delle abilità grafiche che vedono
maniera globale come frutto di una più generale facoltà creativa che coinvolge il
rispettare e valorizzare.
Il lavoro dell’austriaco si pone come monito per la società e gli educatori al fine
di apprezzare la bellezza insita nelle opere d’arte infantili. Questo monito viene ac-
colto e portato avanti da altri practitioners che hanno dato corpo al paradigma este-
tico negli ultimi sessanta anni. Tra questi i più importanti sono Henry Schaefer-Sirn-
alla seconda generazione del paradigma; tutti possiedono infatti un comune inte-
cesso. Egli ritiene prioritario il prodotto artistico come insieme di relazioni visuali da
analizzare tenendo presenti solo i fatti visuali poiché non esiste nessun tipo di lettura
spettiva, infatti,
“Artistic activity is a function of general human activity, and (has) its relation to ordinary
experience. [...] individuals need to be led to their own stage of visual conceiving and that
48
from here, they moved to a higher stage of visual conceiving based on their own visual
dunque, la strada delineata da Cizek nel credere che ogni studente debba essere
sul doppio binario del visuale e dell’aptico. In particolare, al centro, si trova il pro-
cesso psicologico che sottende la creazione artistica. Dal punto di vista educativo
la sua teoria basata sulla creative self-expression ha portato gli insegnanti e gli edu-
capace di unificare i due paradigmi; la sua importanza sta nel riconoscere valore
alla percezione visiva del bambino nel rappresentare. Contrariamente all’idea co-
mune che associa le abilità rappresentative alla conoscenza, egli punta l’accento
sulla visione. Così come con la crescita aumentano le abilità grafiche, allo stesso
esse sono le più semplici e primitive, sono quelle che compongono la realtà stessa
sembrare esecuzioni imperfette sono il frutto dello sforzo del bambino di dar forma
30 Ibid., p. 110.
49
a una realtà che si presenta come astratta e globale. Sono poi le emozioni, le inten-
del disegno e la rappresentazione sulla carta ma opera sulla base di una traslazione
che è simbolica a causa del particolare medium utilizzato. L’uso di simboli acco-
muna perciò bambino e artista poiché entrambi “seize upon an idea or percept in
his environment and then embodies and transform it in an available symbolic me-
dium”31.
Questi riferimenti stilistici e grafici sono quelli che hanno attratto per secoli e
continuano ad attrarre gli artisti all’arte infantile. Come sostiene Fineberg non è
lento che è stato spesso identificato con la resa realistica, dalla fine dell’Ottocento
in poi viene rivisto in una chiave diversa: la percezione e il modo di vedere e guar-
remo in esame tre artisti differenti, Picasso, Klee e Mirò, che si sono accostati all’arte
Il fascino che l’infanzia ha esercitato sul mondo dell’arte ha radici profonde nel
questi due mondi facendoli convergere uno nell’altro. Sono però gli artisti modernisti
Gardner H., The Arts and Human Development: A Psychological Study of the Artistic Process,
31
Klee e Mirò non hanno solo guardato queste opere nel loro aspetto formale quanto
Molti pittori nel corso del Novecento, una volta abbandonata la via della “copia”
della realtà, hanno iniziato a ricercare nuove forme espressive capaci di dar corpo
alla valorizzazione dello stile infantile saranno poi Klee e Mirò a portarlo al massimo
livello.
cezione dell’infanzia.
Figura 8. Picasso che guarda sua figlia Paloma disegnare sul tavolo della cucina32.
celebre pittore cubista mentre, con estremo interesse, osserva la figlia che disegna.
32
FIneberg J. (a cura di), When we were young. New perspective on the art of children, Univer-
sity of California Press, Berkeley (Ca) 2006, p. 88.
51
Lo sguardo attento di Picasso è, inoltre, indicativo della visione dell’artista dell’in-
fanzia. Secondo lo spagnolo, infatti, “tutti i bambini sono degli artisti nati, il difficile
sta nel restarlo da grandi”. Una sua costante è di fatto la ricerca incessante di allon-
tanarsi dai modelli di arte adulta, spesso ponendosi anche in netto contrasto con le
non risiedono tanto, e non solo, nell’uso antinaturalistico delle forme, quanto piutto-
sto al suo particolare modo di vedere la realtà. Una realtà percepita in maniera in-
arresto.
52
L’opera si caratterizza come una delle più significative per mostraci i punti di con-
tatto tra l’artista e il mondo creativo dell’infanzia. Essa altro non è che la dimostra-
zione concreta della sua capacità di vedere la realtà con lo sguardo fantastico del
bambino che osserva, modifica e crea un’altra realtà sulla realtà stessa. Picasso,
come afferma Fineberg, si avvicina all’infanzia per questa sua capacità di superare,
proprio come un bambino, la fissità dei significati cercando di trovarne altri. Basti
usare le mani come se fossero due esseri animati con proprie personalità in lotta
uno contro l’altro. Le mani, così come un qualsiasi oggetto, possono acquisire fun-
zionalità totalmente nuove poiché nuovo è il mondo che il bambino crea attorno a
sé, al confine tra realtà e immaginazione. Ed è proprio in questo senso che vanno
interpretate le linee giocose, dalle forme indefinite, primitive ma dinamiche dei suoi
dipinti che si spingono oltre la realtà partendo da questa. Una realtà da osservare e
donna che si riempiono di colori inusuali, oggetti frammentati e corpi che sembrano
deformi. Le immagini create da Picasso quindi non fanno altro che ricalcare la mo-
simboli. La differenza sta nella abilità che sottende i processi artistici: da una parte,
bambino esplora le potenzialità del medium attraverso I' uso spontaneo delle sue
33
La vicinanza all’arte infantile si evince chiaramente dall’introduzione che Picasso fa, nelle
sue opere, della dimensione temporale. La resa di questa dimensione passa attraverso l’uso consa-
pevole di alcuni “errori” tipici dei bambini che non hanno ancora acquisito la capacità di rappresentare
la realtà prospetticamente.
53
abilità. In entrambi i casi esiste un bisogno che è quello di dare senso alle espe-
rienze, il quale deriva dalla necessità di conferire ordine e controllo alle mutevoli
Mentre Picasso fa sue alcune soluzioni grafiche proprie dei bambini quali la
inserisce lo stile infantile all’interno delle sue opere facendolo divenire una cifra sti-
listica distintiva. Non solo nelle sue opere ritroviamo elementi formali propri delle
poiché i suoi disegni sono “puri”, non corrotti ed essenziali. L’essenzialità delle
“Children’s drawing, and the “childlike” look they could confer, would become a deli-
berate means of achieving what Klee was enventually to define (borrowing a symbolist slo-
34
Fineberg J. (a cura di) Discovering Child Art, Princeton University Press, Princeton (NJ)
1998, p. 95.
35
Ibid., p. 105.
54
I riferimenti diretti all’arte infantile, nella sua semplicità ed immediatezza, ser-
vono, dunque, all’artista tedesco per creare una sorta di alienazione e confusione
nel fruitore che si trova di fronte un’opera all’apparenza semplice ma che condensa
in sé complesse tematiche svelate, solo in parte, dal titolo. Questo ironico contrasto
tra forma e contenuto che spiazza l’osservatore è in linea con la sua ricerca di ren-
dere visibile l’invisibile. Un invisibile che è in realtà tensione ontologica di cui l’arte
infantile sembra essere permeata. Essa è, per Klee, concettuale piuttosto che imi-
Essa ci mostra un insieme di fiori, pesci, vasi, forme geometriche varie che fluttuano
forme. Questo universo da plasmare è quello proprio dell’infanzia, nel quale le forme
55
così come la realtà, sono ancora da scoprire e si mostrano inizialmente nella loro
materia dei sogni e dell’inconscio, come se l’essenza della creazione artistica infan-
bilizzare l’osservatore. L’effetto di spaesamento, dato anche dalla scontro tra l’im-
magine e il titolo, è preponderante anche in Mirò. Nelle sue opere il richiamo all’arte
infantile è evidente nell’ uso dei colori e delle forme ma, come nel caso di Klee,
L’artista si avvicina all’infanzia diversamente da quanto fatto dagli altri. Ciò che
gli interessa è indagare il processo creativo che anima l’infanzia nei suoi primi stadi
inconscio è per Mirò il fulcro stesso del suo processo creativo che si muove se-
frutto di epifanie che egli lascia sedimentare, maturare per anni nel suo studio.
Come Klee, anche l’artista spagnolo utilizza forme semplici e primordiali ma,
forzato secondo le linee teoriche surrealiste. Egli non solo ripropone lo stile infantile
sue opere dalla loro forza espressiva e comunicativa attraverso titoli che spesso
56
La figura 11 mostra evidentemente dei forti richiami ai disegni dei bambini,
Figura 11. Joan Mirò, illustrazione per Paul Eluard, A toute éprouve, 1951
a una figura, in apparenza giocosa, un significato tutt’altro che leggero. Essa ac-
compagna una poesia del poeta Paul Eluard il cui tema centrale è la solitudine che
zionale al testo: i colori che vogliono sottolineare la rigidità, la frontalità della figura
contornato da una linea verde incarna la dicotomia filosofica tra l’essere e il non
essere.
Mirò e gli altri artisti ci mostrano sia notevoli somiglianze che evidenti diffe-
renze tra arte adulta e arte infantile. Tutti partono da un punto comune: il riconosci-
mento di un alto valore estetico delle opere infantile. Da questa base comune però
57
e comunque filtrate da un soggetto con maggiore expertise rispetto al bambino.
Questi artisti si sono da subito resi conto della difficoltà di far propri i modi dei bam-
più prepotentemente per Klee e Mirò che hanno preso lo stile infantile a modello. In
reinterpretazione dell’arte infantile che ha finito per rendere questi artisti riconoscibili
in tutto il mondo.
dell’opera. Benché anche i disegni dei bambini presentino spesso risvolti simbolici
Ciò si evince chiaramente nelle opere di Mirò e di Klee che abbiamo visionato ma
anche in quelle di artisti come Kandinsky che, come è noto, possedeva e custodiva
l’arte infantile nel corso dei secoli e come è stato possibile annoverarla sotto la
58
grande famiglia dell’arte. Un percorso che spesso ha visto scontrarsi due paradigmi
differenti sul piano dell’interpretazione dei prodotti dei bambini: si tratta di disegni o
netti confini creati da entrambe le parti per mostrare una base comune. I disegni
seguono un processo creativo che non è stabilito in maniera fissa ma che segue le
esigenze del bambino se non anche il suo modo di vedere. Esigenze che sono non
solo di tipo emotivo ma anche estetico, come ci hanno chiaramente mostrato Pi-
casso, Klee e Mirò. Le opere dei bambini sono, dunque, sì disegni ma anche opere
d’arte frutto di un processo creativo complesso che mette in gioco dinamiche cogni-
tive, emotive e psicomotorie. La differenza sta nella capacità del bambino di esplo-
sione. Una tensione che non può essere banalmente ridotta all’interno di analisi
asettiche. Quello che oggi si apre è invece un nuovo paradigma che tenta di portare
di una sua effettiva valorizzazione. In questo senso non possono che essere la pe-
dagogia e la didattica le scienze che devono prendere su di sé, e che hanno già
preso, questa sfida culturale al fine di non ridurre l’arte infantile a semplice attività
bambino.
59
Capitolo 2.
M. Dallari
60
In questo capitolo si cercherà di delineare l’importanza rivestita dall’educa-
zione all’arte e con l’arte. Ciò è in linea con l’idea di un’esperienza artistica intesa
non solo come “fare” ma anche come “comprendere” nel senso etimologico di pren-
dere con e, infine, come “fruizione”. Queste tre azioni hanno una forte valenza for-
Come è stato fatto notare nel primo capitolo, il paradigma odierno che si pro-
spetta è quello che vede confluire in sé più paradigmi e, di fatto, più scienze. È la
pedagogia in questo senso la scienza che più di tutte è capace di compiere un’ope-
razione tanto complessa in quanto risiede nel “essere” l’inter-azione tra più anime.
Essa, infatti, una volta affrancatasi dal modello gentiliano che la voleva ancella filo-
Questo suo essere sempre in fieri, ha reso la pedagogia una scienza all’apparenza
debole. In realtà essa presenta una forte ricchezza che sta proprio nella sua natu-
anche sul suo essere paideia ossia cultura della formazione. Il concetto di forma-
36
Cambi F., Beccegato L.S., Modelli di formazione, UTET, Torino 2004, p. 50.
61
risulta essere fondamentale poiché consente al soggetto di ripensare se stesso e di
Quando un bambino disegna o entra in contatto con un’opera d’arte, egli in-
staura un rapporto profondo e metaforico con il mondo che lo circonda tale da in-
nervarsi su più livelli. Proprio questi plurimi livelli formativi andremo ad esaminare
pare nel bambino tenendo ferma l’idea che il telos della formazione è quella di aiu-
“articolata in una sezione generalistica (la didattica generale) e in una sezione spe-
que l’insegnamento e le pratiche educative che devono tener conto delle differenti
adeguate in relazione alle caratteristiche dei soggetti e delle relazioni tra strumenti,
Benché la nascita ufficiale della didattica come disciplina sia legata al nome di
Comenio e alla sua Magna didacta, potremmo a ragione sostenere che la didattica,
e nello specifico quella dell’arte, è sempre esistita. Le pratiche educative infatti sono
parte integrante della vita dell’uomo e sono connesse alla sua necessità di trasmet-
37
Agosti A., Franceschini G., Galanti M.A, Didattica: struttura, evoluzione e modelli, CLUEB, Bo-
logna 2010, p. 161.
62
Rispetto al particolare tipo di didattica che prenderemo in esame, essa vede il
suo primigenio utilizzo come arte stretta al “fare” e a una visione dell’arte intesa
come technè. Una delle prime metodologie didattiche di cui abbiamo testimonianza
un esempio delle tante strategie educative sviluppatesi nel corso dei secoli per ren-
proficue per favorire quelle dimensioni formative che sono proprie della relazione
tra infanzia ed arte. In particolare, le strategie terranno conto dei contesti nei quali
seo. Due luoghi differenti ma che possiedono una stessa finalità formativa che an-
bini.
38
L’apprendistato tradizionale impiega quattro strategie per promuovere la competenza: 1. mo-
deling in cui l’apprendista osserva e imita; 2. coaching, in cui il maestro lascia spazio al discente
intervenendo in caso di necessità; 3. scaffolding, in cui si crea un sistema di appoggio, uno schema
di riferiemento; 4. fading, in cui il maestro diminuisce progressivamente la guida per dare spazio
all’allievo.
63
I benefici estrinseci, invece, fanno riferimento all’imparare l’arte e con l’arte.
scipline e a creare negli studenti autostima, fiducia in se stessi, abilità sociali e me-
tacognizione.
su tre dimensioni che sono quelle che ho ritenuto essere più rappresentative del
valore formativo del fare e fruire l’arte da parte dei bambini della scuola dell’infanzia
La dimensione estetica
La dimensione creativa
Nel corso del primo capitolo abbiamo cercato di dimostrare la valenza estetica
dei prodotti infantili affiancandoli anche a quelli degli artisti adulti. I disegni si carat-
terizzano per una loro specificità ed espressività che non permette di focalizzarsi
mine estetica?
venne coniato da Baumgarten dalla radice greca aisth e dal verbo aisthnomai il cui
64
significato è “rapportarsi con i sensi”. Essa è la disciplina che si occupa della cogni-
delle emozioni, ma guarda anche con altrettanto interesse alle cose sensibili e a
Accostarci alla relazione tra arte, estetica e infanzia significa porre l’accento
sua percezione del mondo. La percezione visiva è infatti alla base del pensiero che
sue rappresentazioni, compie scelte che potremmo definire estetiche in ragione del
fatto che egli rintraccia nella realtà qualità percettive. Significative a questo punto
“Vi è una differenza immensa tra il vedere una cosa senza la matita in mano, e il
vederla disegnandola. [...] Anche l’oggetto più familiare ai nostri occhi diventa tutt’altro se
ci si mette a disegnarlo: ci si accorge che non lo si conosceva, che non lo si era mai visto.
Sino ad allora l’occhio non era servito che da intermediario. Ci faceva parlare, pensare,
guidava i nostri passi, i nostri movimenti quali che fossero, risvegliava i nostri sentimenti.
[...] Ma il disegno dal vero di un oggetto conferisce all’occhio un certo comando alimentato
39 http://www.accademiadipalermo.it/pas/DISPENSE/Da-
lari%20%20L%27arte%20per%20i%20bambini.pdf p. 6-7.
40 http://www1.unipa.it/~estetica/download/InRicordo.pdf p. 35.
41
http://siestetica.it/download/Educazione21.pdf p. 4.
65
Il disegno diviene secondo l’artista un varco verso un mondo altro, nel quale
forza stessa del fare arte sta nel modo di vedere che implica un movimento circolare
ternativo, simbolico, metaforico e poetico in grado di dar voce ai suoi desideri, emo-
zioni, aspettative.
disegni, sono presenti anche nel momento in cui entra in contatto con un prodotto
guata l’opera. Essa si dovrebbe configurare, in particolare per i bambini della scuola
primaria, come un pretesto per stimolare processi culturali e attitudini estetiche. Ciò
risulta ancora più importante nel panorama sociale odierno se si considera la so-
nello spettatore che viene investito nel suo modo di vedere, pensare, conoscere e
immaginare la realtà. Gli stessi bambini nel disegnare dimostrano di possedere dei
tipo estetico tale da riuscire a permeare tutta la sua esistenza. In tale prospettiva
66
risulta imprescindibile allora accogliere l’impulso estetico originario che anima l’in-
fanzia. Impulso che deve essere incentivato e praticato da tutti non solo da chi pos-
siede talento poiché ciascun bambino deve sentirsi libero di esprimere se stesso
usando i modi propri dell’arte. E come sostiene Bertin, è compito specifico dell’in-
del possibile: essa deve decantare e liquidare ogni sterile irrequietudine chiusa, per
tivo ed esclusivo delle esperienze espressive. In realtà questo termine non può es-
sere vincolato alle arti, pena il ridurlo a semplice etichetta vuota di senso che non
così come non si può affermare che un tipo di creazione artistica sia più creativa di
un’altra. Ciò che l’arte possiede in più rispetto alle altre scienze è la capacità di
tasia perché, come ci dice Bertrand Russell, “there is an artist imprisoned in each
L’aggettivo creativo oggi viene usato in maniera confusa tanto da essere erro-
tiva propria dell’uomo che, come spiega Vygotskij nel suo Immaginazione e creati-
vità nell’età infantile, altro non è che la naturale attitudine a immaginare, combinare,
42 https://www.academia.edu/9043396/DIDATTICA_DELLEDUCAZIONE_ARTISTICA p. 15.
67
modificare e realizzare qualcosa di nuovo. Essa si caratterizza come un tratto di-
stintivo della nostra specie presente tanto nel bambino quanto nell’adulto43.
seconda metà del ‘900, in particolare, attraverso gli studi della Gestalt. Se per Piaget
quello divergente. Concetto questo che viene ripreso anche da Bruner che lega la
creatività alle abilità di problem-solving. In questo senso “qualsiasi atto che produca
una ‘sorpresa produttiva’, cioè una modificazione concreta inaspettata nelle diverse
attività in cui l’uomo si trova coinvolto”44 può essere definito creativo. Questa visione
della creatività intesa come pensiero divergente, come capacità di andare oltre gli
dell’uomo è presente anche in Dewey, il quale la vede come una forma dell’intelli-
un punto cardine dell’educazione dei futuri cittadini. Essi dovranno imparare a vivere
nel paradigma della complessità riuscendo a gestire una realtà in continua evolu-
zione del Parlamento Europeo, pongono l’accento su termini quali creatività, inizia-
43 Vygotskij L.S., Immaginazione e creatività nell'età infantile, Editori Riuniti, Roma, 1973.
44
Dallari M., Francucci C., L’esperienza pedagogica dell’arte, La Nuova Italia, Firenze, 1998, p.
80.
68
perseguibili e tanto meno raggiungibili solo attraverso l’educazione artistica, bensì
stiche. Tutto questo rimanda all’idea con la quale abbiamo iniziato il paragrafo: la
creatività non è una prerogativa propria dell’arte e in generale delle discipline cosid-
sere ciò che per Munari è l’essenza stessa della creatività, ossia la capacità del
dal creare immagini è uno dei modi migliori per vedere concretamente prendere vita
pindarico nell’immenso oceano delle sue possibilità. È utopia poiché la fantasia “può
non tener conto della realizzabilità o del funzionamento di ciò che ha pensato”45.
L’immaginazione è “il mezzo per visualizzare, per rendere visibile ciò che la
prio le rappresentazioni dei bambini che mostrano all’altro da sé ciò che vedono e
che sentono. Ogni forma d’arte, in definitiva, è un mezzo sostitutivo che permette
agli altri di vedere ciò che l’artista stessa ha visto, pensato e infine creato. Le opere
d’arte mostrano al bambino gli infiniti modi in cui la fantasia può prendere forma e
può spronare e stimolare il bambino alla ricerca di una personale ed originale forma
69
Il disegno libero così come quello strutturato sono strumenti utili per “forzare”
e incentivare la creatività dei bambini affinché riescano a dar corpo alla loro fantasia,
mente all’idea romantica della spontaneità e libertà espressiva del bambino richiede
“Realizzare immagini che suscitano stupore non è semplice e tanto meno si presenta
che nasce dalla relazione che il pensiero instaura con ciò che conosce”48.
Il bambino con la sua arte impara a stupirci, a meravigliarci con le infinite sfac-
cettature che riesce a dare a suoi disegni. Lasciarci stupire e meravigliare è un dono
che il bambino dà all’adulto per insegnargli a vivere e percepire la realtà con l’orec-
48
Staccioli G., Immagini fatte ad arte, Carocci, Roma 2010, p. 32.
70
2.1.3. La dimensione cognitiva, metacognitiva e comportamentale
Fare-arte e fruire arte sono due attività che integrano in un unicum aspetti
gente e critico capace di cogliere le plurime sfaccettature della realtà. Molte ricer-
che, tra cui quella di Burtun, Horowitz hanno cercato di indagare la relazione che
sussiste tra educazione alle arti e formazione. La ricerca ha dimostrato che “learning
di 2.046 scuole pubbliche americane, le quali sono state suddivise in due gruppi:
quelle che presentavano un ricco programma artistico e quelle che, invece, ne pre-
sentavano uno basso. Dalla ricerca è emerso che gli studenti nelle scuole ad alto
contenuto artistico possiedono più creatività e originalità. Inoltre, i bambini che fre-
idee ma anche un più elevato livello di autostima che condiziona anche l’apprendi-
Il fare-arte, ad esempio, implica una serie di processi cognitivi che gli psicologi
terizza per il suo essere, potremmo dire, sintetica, globale nel senso che racchiude
in sé una polisemia di significati, sensi e rimandi alla realtà che sono resi dall’in-
sieme degli elementi presenti nel disegno. Prese singolarmente le figure potrebbero
aver vita propria come segni ma se posti all’interno di un dipinto divengono parte
49
http://artsedge.kennedy-center.org/champions/pdfs/Learning.pdf
71
integrante di un universo di senso che è simbolico. Dal fare al fruire un’opera dun-
que il passo è breve. Essa si apre all’osservatore in tutta la sua ricchezza da esplo-
ed ermeneuticità si fondono al fine di lasciare nel bambino una traccia. Per queste
ragioni non si può che affermare la positività del fare e fruire l’arte ad ogni livello di
scelte, prendersi dei rischi, essere aperti al confronto e al giudizio dell’altro; significa
Termine nato all’interno della psicologia cognitivista, oggi è entrato a far parte anche
dividuo possiede dei propri processi mentali. Come ci suggerisce la parola stessa,
zione.
ndis, l’attenzione prolungata che gli consente di eliminare tutti gli elementi distraenti
Questa capacità nel bambino si sviluppa ed evolve con il passare degli anni benché
72
è legata alla motivazione che, a sua volta, dipende dalle emozioni e dagli interessi
del bambino. Difficilmente una bambina di tre anni manterrà alta la concentrazione
per un tempo superiore a dieci minuti durante l’ascolto di una storia che non le piace.
quelli che con sguardo assente osservano il docente che parla senza batter ciglio.
Nei casi qui riportati i bambini non sono capaci di far confluire la loro attenzione e
concentrazione su un materiale che non è per loro significativo. Non vi è quella che
chiede da parte sua un alto livello di capacità metacognitiva poiché implica il dirige
l’attenzione sul foglio e sui passaggi richiesti per la realizzazione. Ma non solo. Ѐ
“Insofar as they can be substiated, positive non-artistic outcomes can play a signifi-
cant role in the justification of education in the arts. But as long as we rely only on instru-
mental values, on the ways the arts are beneficial to non-artistic aspects of life, our justifi-
cation remains vulnerable; for it can always be questioned whether the benefits are really
significant and durable, and whether the arts are the most efficient way of bringing about
the results”50.
50http://www.etfo.ca/Resources/ForTeachers/Documents/Arts%20Educa-
tion%20for%20the%20Development%20of%20the%20Whole%20Child.pdf p. 22.
73
Quelle che Koopman chiama non-artistic outcomes sono trasferibili non solo
nelle attività scolastiche ma anche durante le attività quotidiane. Sui tempi lunghi
queste stesse capacità possono ripercuotersi positivamente anche sul posto di la-
voro.
tamente interconnesse tra loro oltre che con le altre discipline scolastiche. Pen-
siamo all’importanza che oggi riveste l’arte nel contrastare l’espandersi degli atti
vandalici ad opera di ragazzini annoiati che non sono più in grado di riconoscere
civico ed etico oltre che estetico. Allo stesso tempo l’arte fa cogliere al bambino il
valore della nostra umanità: ogni opera d’arte parla di noi, delle nostre esperienze
e delle nostre emozioni. Non esistono barriere etniche e culturali che tengano, così
Il fare-arte e l’entrare a contatto con le forme più alte di questo linguaggio in-
segna a guardare il mondo in cui viviamo con occhi diversi e nuovi, capaci di vedere
l’immensa magia che anima la realtà. Magia intesa nel suo significato originale di
meraviglia e stupore. Cosa fanno d’altronde gli artisti adulti e bambini che siano, se
non rendere speciale ciò che all’apparenza non lo è? Il foglio, la tela o la creta di-
vengono allora una pozione per dar vita a un realismo magico denso di creatività,
fantasia e immaginazione.
L’arte e i suoi colori si costituiscono però anche come un viaggio iniziatico che
74
scuola e le altre agenzie formative allora non possono fare a meno di considerare il
loro ruolo formativo che si gioca tutto sul vedere il bambino nella sua globalità, nel
fare e pensare
mane, ad oggi, ancora una forte impronta conformatrice che si manifesta in una
società contemporanea che richiede soggetti sempre più flessibili e critici, la scuola
tivo tradizionale. Eppure è proprio dalla storia della pedagogia del Novecento che ci
vengono i più alti riferimenti didattici in materia di arte e non solo. La didattica labo-
La didattica all’arte e con l’arte vengono così a fondersi in un tutt’uno che non
veda l’arte divisa tra il fare, pensare e vedere. Questo modello è, a nostro avviso,
neo, separare le dimensioni che investono l’arte. Il fare-arte, così come il frequen-
tare le opere d’arte, sono attività complementari che aiutano il bambino a integrare
arte. Come sostiene Dallari, è importante che l’arte non sia considerata come un
nare e ricostruire, bensì è importante vederla come un pretesto per attivare processi
mentali e culturali capaci di incidere sulla vita dei bambini. Per questa ragione non
ci si può fermare allo studio dell’arte così come al semplice disegno. Bisogna, in-
vece, convergere verso un modello didattico aperto che tenga criticamente conto
ziosa. E i bambini lo sanno. Lo sono anche le loro opere che richiedono all’osserva-
L’idea di fondo, dunque, è quella di capire che la didattica all’arte e con l’arte
hanno origine comune: l’esperienza. Che si tratti di una didattica volta al rafforza-
mento delle abilità grafiche e pittoriche al fine di dare maggior consistenza seman-
tica all’immagine creata o che si tratti di una didattica tesa all’interdisciplinarietà che
autentica non solo da parte dei bambini ma anche degli insegnanti: la conoscenza
76
2.2.1. L’ origine della didattica laboratoriale
scenza e sul fare ha preso avvio alla fine dell’Ottocento ad opera delle cosiddette
scuole nuove e scuole attive. Il movimento delle scuole nuove si è sviluppato pre-
di Summerhill. Queste condividevano con le scuole attive che hanno preso vita in
America grazie allo psicologo, filosofo e pedagogista John Dewey, tre elementi:
town nel noto romanzo dickensiano Hard times. Idea, quella di educazione intesa
scenze settoriali.
Ciò che invece il movimento delle scuole nuove e attive ha fatto è stato capo-
teorie educative vennero poste in atto all’interno della scuola creata da lui stesso
per i bambini dai quattro ai quattordici anni. Come nelle scuole nuove anche nella
pline, nei quali i bambini erano liberi di mettere a frutto le loro conoscenze in maniera
77
attiva. Il fulcro del pensiero deweyano sta proprio sul concetto di esperienza. Se-
condo il filosofo essai caratterizzava come esperienza qualsiasi evento che avesse
una potenza tale da incidere a livello razionale e irrazionale sul soggetto. Come è
facilmente deducibile, anche l’arte possiede queste qualità. Come sostiene anche
fa partecipi di tale conoscenza» tanto da modificare sia chi produce l’opera che chi
questo quadro perciò l’arte era intesa come occasione di fruizione, ma anche di
tessori, Decroly, Ferrière, Freinet e Cleparède, i quali hanno portato avanti l’idea di
vista artistico, i contributi di questi studiosi e pedagogisti hanno fatto sì che il labo-
ratorio divenisse un luogo per il bambino, nel quale sperimentare le proprie capacità,
un luogo “su misura” fatto per stimolare la creatività e il pensiero. Al suo interno
di coesione all’interno della classe che può così scoprirsi non solo come gruppo ma
La chiave di volta del modello didattico laboratoriale risiede perciò nel credere
78
del bambino fanno da collante a un processo conoscitivo e creativo che è dinamico
e in itinere.
lia52
Il modello Reggio Emilia non si configura solo come una precisa scelta didat-
tica ma anche come una vera e propria filosofia. Per quanto riguarda la didattica
dell’arte, l’approccio risulta essere il più adeguato per lo sviluppo delle dimensioni
tizza con maggior forza ed efficacia nell’atelier. Secondo le parole dello stesso idea-
tore che lo inserisce alla fine degli anni ‘60, l’atelier è un luogo fondamentale per la
52
Il modello Reggio Emilia è un modello didattico, pedagogico e filosofico conosciuto e apprez-
zato in tutto il mondo. Si inserisce all’interno di un circuito di scuole nido e dell’infanzia della città di
Reggio Emilia che, dal 1994, ha inoltre creato la Reggio Children. Risale invece al 1998 la nascita
del Centro Internazionale Loris Malaguzzi che ospita corsi di aggiornamento e convegni nei quali si
cerca di discutere e dar vita a una pedagogia innovativa e critica.
79
“Ha prodotto un’irruzione eversiva, una complicazione e una strumentazione in più,
genze non verbali dei bambini, difendendoci non solo dalle logorree (…) ma da quella pseu-
docultura della testa-container che (…) è il modello che dà al tempo stesso la maggiore
L’atelier è dunque un luogo nato per contenere, dar voce e sviluppare i cento
linguaggi53 dei bambini, ovvero quelli che consentono loro di liberare la creatività,
condo il quale
Cento mani
Cento pensieri
(…)
La scuola e la cultura
Gli dicono:
(…)”54
53 Edwards C., Gandini L., Forman G., The Hundred Languages of Children, Greenwood Pu-
80
L’atelier quindi è il luogo dell’infanzia, poiché offre alle bambine e ai bambini
una vasta gamma di materiali e strumenti usuali e non, selezionati e, spesso creati
sono scoprire se stessi, il mondo e i cento modi con cui è possibile esprimere, spe-
rimentare e dar senso alle loro esperienze. Ciò dà valore a una formazione intesa
come globale, in cui l’immaginazione, la fantasia non vengono separate dal cogni-
suo essere una figura specializzata con formazione di tipo artistico. Essa però non
lavoretti né come un docente di una scuola d’arte. L’atelierista nella scuola ha ruolo
biente: ogni bambino non solo ha il diritto di avere una scuola ma ha anche quello
teggiamento che si espande anche fuori dalle mura scolastiche andando a condi-
zionare tutta la vita del bambino che apprende il valore del rispetto, dell’attenzione,
non si pongono come autorità bensì attuano una strategia didattica improntata
relazione tra adulto e bambino: il docente alterna momenti in cui ricopre il suo ruolo
81
di insegnante a quelli in cui diviene studente. Tale alternanza è resa possibile dal
più in generale di tutta la scuola. Tutti questi elementi concorrono alla realizzazione
di una didattica attiva, incentrata sugli interessi e bisogni espressivi dei bambini e
gnanti, infatti, utilizzano una modalità lavorativa di tipo flessibile più conforme
gogisti analizzano i bisogni dei bambini focalizzando l’attenzione sulle loro espe-
tività. Essi iniziano il loro lavoro formulando ipotesi sulla possibile rappresentazione,
I bambini possono anche scegliere di andare a vedere dal vero l’acqua per vedere
ranno ulteriori idee che potranno essere anche elaborate a livello di gruppo attra-
verso la discussione. Ciascun soggetto adotterà alla fine soluzioni stilistiche perso-
riflessione finale sul lavoro svolto. Tale fase è fondamentale per i bambini poiché
mostra la capacità che possiedono, da una parte, di valutazione delle opere prodotte
82
dagli altri e, dall’altra, di autovalutazione in quanto il bambino sarà naturalmente
portato a confrontare il proprio prodotto con quello dei compagni. Essi si dimostrano
razionalità non sono separate rigidamente dal pensiero poetico, visivo e creativo.
sioni e i pensieri dei bambini emersi durante le diverse fasi e, su questi, discutono
Tale metodologia rispetta la spinta creativa del bambino, non la ostacola, anzi
la considera una risorsa sulla base della quale elaborare percorsi di crescita auten-
stente modo di percepire e vedere la realtà con stupore, meraviglia ma è anche uno
spazio concreto in cui fare esperienza, sporcarsi e incontrare i propri pensieri per
primaria
ragione di una presunta superiorità delle discipline legate al leggere, scrivere e far
di conto. I cento linguaggi di cui ci parla Malaguzzi vengono posti in secondo piano
realtà riteniamo che considerare l’arte nelle sue varie espressioni un appendice del
83
dell’uomo di creare attraverso codici differenti. Ѐ sotto gli occhi di tutti quanto il lin-
guaggio verbale spesso non riesca a render conto dell’immensa varietà dell’espe-
rienza. L’immagine, per contro, riesce a volte a compensare questo impasse dando
al soggetto la possibilità di liberare le forze che agitano il suo spirito. Ciò vale tanto
comunque svolgendo piccoli passi in questo senso. L’attenzione posta sulle com-
tano a rendere il soggetto consapevole del proprio essere, dei propri limiti e possi-
bilità. Accompagnare il bambino alla scoperta dei vari modi nel quale può espri-
mersi, comunicare, interpretare la realtà è un compito e una sfida dai quali la scuola
Nonostante l’impianto della scuola primaria sia più settoriale, ciò non deve im-
porsi come limite per lo sviluppo di un processo formativo globale. La didattica la-
boratoriale diviene allora ancora più importante in ragione di questa finalità che po-
della scuola primaria oltre che alle Indicazioni nazionali, è quella ideata da Bruno
Munari in occasione dei suoi laboratori dal nome Giocare con l’arte.
Da questa esperienza hanno preso vita molti percorsi di tipo laboratoriale che
sfruttano il raccordo tra storia dell’arte e creatività. L’idea di fondo è che, come so-
stiene Munari in Da cosa nasce cosa, è impossibile partire dal nulla per creare qual-
cosa. Partire dalle opere d’arte, dai loro codici dalle loro tecniche significa andare
84
oltre i binomi ideazione/percezione e produzione/fruizione. In un laboratorio di que-
sto tipo le opere sono considerate risorse per giocare e divertirsi e non solo come
esse devono piuttosto essere vissute come esperienze dalle quali trarre significativi
aiuta il bambino ad entrare in relazione con le immagini e i loro codici, offrendo così
la possibilità di imparare a guardare. Ciò non è solo in linea con una prospettiva
con l’arte guida il giudizio e la valutazione dei prodotti artistici. Proposte interessanti
infantile Dada55 che oltre ad introdurre i bambini all’interno del mondo dell’arte at-
traverso temi o monografie sugli artisti, crea percorsi laboratoriali praticabili nel con-
testo scolastico della classe. Si deve infatti tener presente che il laboratorio non è
necessariamente un luogo fisico creato ad hoc quanto invece uno spazio mentale,
stimola i bambini alla realizzazione di opere d’arte ricche e originali. Il docente in-
espressive dei bambini fornendo loro spunti e punti di riflessione. Anche nel caso
idee dei bambini e dando chiari input di ricerca e azione. Tale atteggiamento non
55
http://www.artebambini.it/attivita-editoriale/rivistadada/
85
ma incentiva l’uso di strategie alternative e fantasiose. Il laboratorio diviene così,
Questa attività nasconde in sé una profonda valenza creativa che ha origini lontane
e che potremmo dire è l’essenza stessa dell’uomo. In un lavoro di questo tipo en-
laboratorio perciò diviene uno spazio in cui imparare a manipolare materiali, colori
per esprimere le proprie idee e dar forma ai propri progetti ma è anche uno spazio
così una dimensione ludica e divertente di creazione che nasce anche dalla visione
è quella proposta da Olga Ivashkevich57. Il suo intervento, rivolto a ragazzi dai dieci
a dodici anni, parte dal considerarli individui competenti e come possessori di una
loro cultura. Da qui la richiesta di creare una installazione dal tema forte: la “peer-
pressure” nelle sue varie declinazioni. Il primo passo è stata la discussione sul si-
56
Impertinenti è anche il titolo di una raccolta fotografica di alcune opere realizzate dagli studenti
dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna a partire da oggetti di uso quotidiano come una sedia, una
borsa, uno scolapasta. Dallari M., Francucci C., Novali R., Impertinenti, Fatatrac, Firenze 1988.
57 https://www.academia.edu/1769817/Rethinking_children_Power_pedagogy_and_contempo-
rary_art_education_practices
86
in particolare con bambini più grandi, può risultare anche un ottimo mezzo per ac-
crescere la coesione del gruppo classe oltre che intervenire a livello collaterale sul
della Ivashkevich i ragazzi si sono divisi per genere. Una scelta di questo tipo è
tipica anche nelle classi italiane dove forte si sente la competizione tra i due generi
anche, a mio avviso, per l’assenza in molti casi di figure di riferimento di entrambi i
Una volta creati i gruppi sono state mostrate delle opere di David Hammons e
creare delle opere d’arte a partire da materiali inusuali dando forma a progetti sta-
biliti e pianificati insieme. Nell’attività, inoltre, entrambi i gruppi hanno fatto uso di un
pensiero poetico e visuale che ha concesso loro di attribuire significati altri, metafo-
rici a quanto realizzato. Operazione questa non semplice ma che ci sta davanti ogni
Inutile dire quanto un percorso di questo tipo presenti risvolti interessanti an-
tervento didattico eleva l’arte, il fare-arte e il fruire l’arte al di là del mero contesto
Infine, ci preme porre l’attenzione sulla marginalità con cui viene vissuto il di-
segno libero nella scuola primaria. Una didattica incentrata sull’arte riconfigura la
87
lento, disteso e improduttivo. Disegnare, colorare, produrre oggetti d’arte significa
toccare l’infinito nel finito di un tempo determinato che scorre via dalle nostre mani
sceglie di leggere un libro perché stare a scuola non sempre equivale a fare qual-
cosa da valutare. L’arte, così come il gioco, sono fatti in primis per il gusto stesso di
Il museo negli ultimi decenni ha rivisto il suo profilo e la sua identità riflettendo
in particolare sulla sua mission educativa. Esso, infatti, non si configura più solo
si stia affermando sempre di più una maggiore attenzione verso le audiences del
museo.
dali su cui fondare una nuova forma mentis. Rispetto al pubblico infantile il museo
non può più mantenere la sua impostazione tradizionale, bensì ha bisogno di aprirsi
a possibilità inedite che tengano conto della specificità dei destinatari e del loro es-
sere in formazione. La dimensione ludica così come quella euristica sono perciò
imprescindibili.
88
La didattica museale si inserisce all’interno di un più ampio processo educativo
che guarda all’arte come risorsa per creare conoscenza e comportamenti etici di
cazione museale rientra nel più vasto ambito dell’esperienza museale in quanto il
rapporto con l’opera d’arte produce, o dovrebbe produrre, modificazioni interne pro-
fonde tali da incidere sulla cultura personale del visitatore. Il bambino che entra nel
museo porta con sé il suo bagaglio culturale che condiziona il modo di percepire,
vivere, interpretare le opere d’arte e, più in generale, lo spazio del museo. Allo
dolo direttamente con alcuni aspetti del manufatto”58. Questa prospettiva, che po-
quello infantile, come categoria in formazione che necessita di servizi educativi ade-
questo punto di vista, importante risulta la figura dell’educatore museale che è una
58 Cataldo L., Paraventi M., Il museo oggi. Linee guida per una museologia contemporanea,
processo conoscitivo attivo all’interno del quale la dimensione cognitiva ed emotiva si compenetrano.
Il soggetto viene visto come portatore di una propria conoscenza che si modifica, evolve in relazione
all’ambiente, al contesto sociale e culturale e alle esperienze vissute. In questo modello di appren-
dimento il soggetto non è una tabula rasa ma è attivamente coinvolto nel processo di apprendimento.
La conoscenza per entrare a far parte del bagaglio dell’individuo deve porsi su un livello (zona di
sviluppo prossimale) che non sia né troppo semplice, causa il disinteresse, né troppo difficile, pena
la perdita di motivazione. L’apprendimento inoltre dovrebbe muovere dagli interessi dell’individuo
affinché ci sia una motivazione intrinseca all’apprendimento.
89
nazionale delle professioni museali del 2008, delinea i compiti di questa figura, la
quale:
– concorre allo sviluppo dei servizi educativi, segnalando esigenze e problematiche, e pro-
è responsabile,
realizzate”60.
non sia un docente con la finalità di istruire. Le sue competenze progettuali e peda-
gogiche hanno come finalità quella di porre in relazione il museo, il suo spazio e i
come una fruizione contemplativa e critica e/o come una partecipazione creativa.
60
http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/UfficioStudi/docu-
ments/1261134207917_ICOMcarta_nazionale_versione_definitiva_2008%5B1%5D.pdf p. 23.
90
Nel primo caso il museo si fa scuola. Ogni insegnante conosce la difficoltà di
portare i bambini nel museo poiché esso si configura come un ambiente con regole,
spazi e oggetti differenti dalla classe. Proprio questa differenza però è la base per
impostare una didattica efficace all’interno del museo. I bambini sono naturalmente
incuriositi e stupiti dal museo che presenta oggetti che non fanno parte della loro
vita quotidiana. Importante è quindi che la visita sia preceduta da una preparazione
attenta alle peculiarità del posto e alla sua collezione. Durante la visita, i bambini
sono portati a vivere il museo come luogo in cui scoprire simboli e significati che si
pongono in contrasto con gli stereotipi iconici a cui sono soliti. La fruizione di opere
d’arte che stimolano la meraviglia del bambino, inoltre, permette di cogliere il senso
ruolo focale, anche in tale occasione, in quanto dovrebbe preparare i bambini alla
opera come una guida del museo che crea curiosità nei bambini tramite domande
zioni teatrali di personaggi storici o di artisti che raccontano vicende, avventure, en-
terpretare e rielaborare i contenuti delle opere, dei reperti, delle testimonianze della
91
memoria storica dei tempi passati”61. Per raggiungere questo obiettivo il museo ela-
bora percorsi didattici da svolgere con le classi scolastiche negli spazi di laboratorio
e di atelier.
Lo spazio laboratoriale per essere efficace deve avere a disposizione tutti quei
attraversare dalle emozioni e dalla fantasia creando installazioni, dipinti che na-
scono prima di tutto dalla riflessione di quanto visto e percepito durante la visita. Nel
quanto esperito.
conto della missione educativa del museo, esso però è spesso relegato e separato
tutto il museo come un laboratorio nel quale vivere e condividere esperienze signi-
ficative, divertenti oltre che culturali. La stessa riflessione vale per gli atelier che
creano uno scollamento rispetto al museo come entità globale inserita in un territo-
rio. L’atelier all’interno del museo è comunque un altro spazio importante che con-
sente, come in una sorta di “bottega”, di fare esperienza dei contenuti appresi attra-
modalità di interazione.
61
https://www.academia.edu/9043396/DIDATTICA_DELLEDUCAZIONE_ARTISTICA p. 149.
92
Il museo per un bambino è già di per sé un luogo di scoperta e di esplorazione.
munità che è sia quella locale che quella umana. La riflessione con l’insegnante e
l’educatore agiscono in questa direzione, nel rendere i bambini coscienti del valore
inestimabile che possiede il nostro patrimonio artistico. Ma non solo. Creare signi-
fica rendere il bambino consapevole della possibilità che anch’egli possiede di en-
trare a fare parte di questo patrimonio da tutelare e valorizzare. Proprio questo cer-
cano di fare le varie iniziative nate all’interno di alcuni musei italiani che, nonostante
il ritardo rispetto a quelli esteri, hanno elaborato percorsi didattici di valore. Due
esempi emblematici sono quelli svolti in molti musei e scuole con il Metodo Bruno
conto delle esigenze del bambino. I laboratori, pensati per i bambini della scuola
grande designer, il fare con l’arte è il modo più autentico per capire l’arte, infatti
animato l’impianto didattico montessoriano il cui motto era “aiutami a fare da me”63.
62 http://www.brunomunari.it/
63
http://www.brunomunari.it/
93
Giocare con l’arte, come accaduto nella Pinacoteca di Brera nel 1977, significa gio-
care all’arte visiva facendo esperienza concreta dei modi, delle tecniche e delle re-
gole che hanno fatto la storia dell’arte. Secondo Munari è, infatti, solo facendo che
mostrare al bambino come fare. L’adulto, inoltre, deve dare al bambino la possibilità
di porsi delle domande, di riflettere e trovare soluzioni affinché l’incontro con l’opera
Per i bambini della scuola dell’infanzia utili risultano essere, inoltre, i laboratori
che poggiano su un impianto plurisensoriale. Spesso ciò che manca all’interno dei
anno del Laboratorio Giocare con l’arte, è quello tattile allestito in occasione della
questione era stato organizzato per i bambini della scuola primaria ma da subito
aveva smosso l’interesse dei docenti della scuola dell’infanzia. Durante tale partico-
forme per scoprirne le qualità e le proprietà. Al suo interno, la classe poteva anche
creare oggetti, opere d’arte secondo le preferenze e le esigenze estetiche del bam-
bino. Tali esigenze non rispondevano solo al senso della vista ma anche a quelle
del tatto. L’opera poteva perciò essere letta secondo plurime linee di lettura. Attività
al mainstream culturale che vede ancora il museo come luogo silenzio, monolitico
in cui prevale la noia. Il museo così diviene un luogo colmo di possibilità oltre che di
risorse da scoprire e far proprie nel rispetto dei bisogni dei bambini.
94
Un altro esempio, sul piano della didattica museale, è quello della Civica Gal-
zione dell’attività e del percorso che verrà svolto, viene avviata da parte di un ope-
ratore una visita guidata. La visita può avere una durata variabile da trenta minuti a
un’ora e mezza a seconda dell’età dei bambini. Il percorso avviene in maniera attiva
attraverso domande, riflessioni e, nel caso dei bambini della scuola primaria, ri-
mandi interdisciplinari. Dopo la visita e una pausa, i bambini sono condotti nel labo-
ratorio nel quale sono presenti materiali, strumenti e colori a seconda del tipo di
attività che verrà svolta. Nel sito del museo (http://www.museomaga.it/) nella se-
bambini della scuola primaria che da quelli della scuola dell’infanzia. I laboratori
vertono in particolare su un tema che viene poi personalmente rielaborato dai bam-
in questo caso fondamentale per far emergere non solo quanto appreso ma anche
forza e debolezza.
I due esempi citati sono emblematici di una realtà, quella museale, che sta
le sue finalità andando sempre più a porre l’attenzione sui bisogni e le richieste
emergenti dalla società, dal territorio e dai pubblici. Sono, infatti, i visitatori del mu-
seo coloro che danno in definitiva la linfa vitale al museo permettendone l’esistenza.
L’errore di considerare il museo un luogo di custodia, dalle porte chiuse sta lenta-
mente lasciando il passo a una nuova frontiera, in cui i bambini finalmente possono
95
trovare spazio. Il museo, inoltre, si offre come un’istituzione formativa parallela in
grado di sopperire alle lacune a cui, purtroppo, la scuola non riesce a far fronte.
Fare arte dentro il museo diviene quindi non solo un utile strumento per dar
dell’uomo che sono anche, e prima di tutto, quelli dei bambini. Muovere dalla tradi-
zione, con i suoi splendori e la sua saggezza, per andare oltre questa, significa
strare l’importanza rivestita dall’arte per i bambini e, in generale, per l’uomo. La cre-
denza comune che i bambini in età prescolare siano più creativi di quelli della scuola
primaria è indice di una erronea interpretazione del concetto di creatività che la vede
relegata a una romantica idea di genio e innocenza. I disegni dei bambini anche
molto piccoli, ci mostrano in realtà come anche la loro creatività sia condizionata
dagli stimoli iconici e culturali che caratterizzano la nostra società. L’apparente na-
stato spesso definito come un percorso che porta il bambino dalla natura alla cultura
mina parte delle traiettorie di crescita. Lo stesso perciò accade per il disegno. Ciò ci
porta a riflettere su alcune questioni: perché allora i bambini della scuola primaria
96
Se si cerca di analizzare in senso critico le abilità grafiche e rappresentazionali
dei bambini si nota come esse non siano necessariamente tese verso rappresenta-
zioni realistiche. Il pregiudizio che vede l’arte come prodotto di bambini prodigio,
talenti è stata superata anche grazie al contributo di artisti che hanno intenzional-
stico retaggio culturale di stampo rinascimentale. Ciò che denota invece l’artisticità
spesso in un limbo emotivo e cognitivo che, come afferma anche Mirò, può cam-
biare l’esistenza. I bambini della scuola primaria non sono perciò meno dotati ma
tive dell’arte. In parte, la scuola ne è fortemente colpevole, in parte essa non fa altro
sempre più consumistica, all’interno della quale il bambino è visto come futuro lavo-
97
L’esperienza artistica (figura 12) è fondamentale per la crescita e lo sviluppo
infantile ad ogni età poiché implica l’attivazione di processi emotivi, cognitivi e sen-
soriali che lo aiutano a fare chiarezza sulle sue esperienze e a dare senso alla realtà
che vive.
Figura 12. Il grafico mostra la circolarità dei processi che animano l’esperienza artistica.
Il fare sottolinea la dimensione attiva della produzione artistica che permette al bambino di riscoprire le sue
capacità espressive e creative. Interpretare una propria opera, quella di un compagno o di un artista significa
decostruire e ricostruire un significato a partire da una propria visione del mondo. A livello cognitivo ed emotivo,
l’interpretazione è un processo ermeneutico di revisione anche di sé in funzione di ciò che si è esperito. Fruire
vuol dire entrare in relazione con l’opera a ogni livello: cognitivo, emotivo, estetico e percettivo. Implica un
dialogo profondo, empatico con l’opera. Tutto ciò converge nell’idea di esperienza che racchiude in sé e supe-
rare questi tre processi.
Fare, interpretare e fruire l’arte dovrebbero essere punti fermi all’interno dei
sentirsi parte integrante di una cultura che è quella umana, ma anche perché lo
ruolo rivestiti dal laboratorio inteso come spazio non solo fisico ma anche mentale
98
dove i bambini possono imparare facendo e divertendosi e dove la razionalità in-
nel senso etimologico del termine (docet: conduce), all’essere co-costruttore attivo
di conoscenza. Egli progetta percorsi formativi per i bambini ma lascia loro la pos-
In conclusione, dare fiducia al bambino, credere nella possibilità che ciò che
immagina, progetta e crea siano prodotti di valore, tali da poter essere ammessi alla
famiglia dell’arte, sono i presupposti sui quali si fonda una didattica all’arte e con
presupposti teorici al fine di far nascere in ciascun bambino, non solo in quelli “ta-
lentuosi”, il bisogno di dar forma alle proprie emozioni, idee ed esigenze superando
così lo scoglio più grande: la paura di non riuscire e di non essere portato, che
che elimina ogni altro aspetto. Ciò è ancora più evidente negli adulti. Proviamo a
Inside Out (P. Docter & R.D. Carmen, 2015) avrà già in mente l’immagine della gioia
rappresentata come una sorta di folletto luminoso giallo coi capelli blu, lo sguardo
furbo, allegro con gli occhi ampi e il sorriso contagioso. Gioia è caparbia, intelligente
99
Nella semplicità dei bambini, essi sono molto più capaci di noi a dar voce a un
pensiero simbolico e visivo che si carica di aspetti emotivi e percettivi. Con una
domanda vorremmo chiudere questa prima parte della tesi affinché ognuno di noi si
ponga i giusti interrogativi: cosa fa, in definitiva, in più un bambino che disegna se
stesso o i genitori per rappresentare la gioia rispetto a un poeta che usa una meta-
100
PARTE II
Progetto
101
La prima parte della tesi ha avuto come obiettivo quello di aprire il viaggio
delineate sono funzionali alla creazione di un museo d’arte infantile che si ponga
Il museo d’arte infantile è un’idea che è già stata praticata da numerosi artisti
nel corso della fine dell’Ottocento e inizi Novecento quando, superata la concezione
tiva dell’artista.
da questo peculiare periodo della vita umana ha portato a credere nel bambino e
d’arte infantile.
Una struttura di questo tipo produce un radicale cambio di paradigma: non più
musei d’arte fatti da adulti per i bambini né tanto meno musei per adulti fatti da adulti
con spazi esigui per l’infanzia ma un luogo fatto dai bambini per i bambini e dove gli
adulti possono tornare ad esserlo con l’occhio dell’adulto. Il museo, dunque, si svi-
luppa partendo dal presupposto che il bambino possa dare un contributo fondamen-
tale non solo alla cultura infantile ma anche a quella adulta, andando così a scardi-
luogo magico nel quale egli può scoprire di avere effettivamente un valore come
persona che esprime coi propri prodotti desideri, aspettative e necessità. La vita
102
l’adulto (genitore, insegnante od operatore museale) non può che incentivare que-
sto flusso. Flusso che non va banalmente interpretato come spontaneismo fine a se
stesso. Gli studi sui disegni ci hanno mostrato come le rappresentazioni infantili
siano tutt’altro che prive di razionalità e pensiero. Esse sono profondamente con-
nesse a processi cognitivi ed emotivi che producono conoscenza oltre che espe-
rienza. Il bambino perciò cresce e matura anche attraverso la sua arte e quella che
infantile possa costituirsi come utile strumento per ridare vigore alla disciplina arti-
stica dentro e fuori i confini della scuola. Dentro la scuola, attraverso il diretto con-
tributo dei bambini alla creazione di opere d’arte da realizzare con il supporto degli
insegnanti e da esporre successivamente nelle sale del museo. Fuori dalla scuola
attraverso l’intervento delle altre agenzie educative, prima fra tutte la famiglia.
Quanto può essere difficile nell’odierna società per un genitore vedere al di là del
profitto scolastico? Quanto complesso può essere il legame fra un genitore, teso fra
che spesso restano schiacciate sotto valanghe di compiti scolastici e richieste che
allontanano il bambino dalla sua infanzia? Nonostante questa non sia la sede per
tiva di una realtà complessa che anima tanto il sistema-scuola quanto il museo e il
territorio.
Nel terzo capitolo tenterò di esplicitare i protagonista del sistema di rete che si
viene a creare tra territorio, scuola e museo. Per ognuno di questi protagonisti cer-
cherò di delinearne le linee di sviluppo e crescita intervenuti nel corso degli anni.
103
Nel quarto ed ultimo capitolo, la parte più operativa, illustrerò la mia idea su
i nodi salienti di questa immaginaria e forse utopica struttura, facendo leva su tre
104
CAPITOLO 3
museo
George Santayana
Dante Alighieri
105
La realizzazione di un museo d’arte infantile prevede l’interazione tra tre attori
che stanno in interazione”. Nell’ambito delle scienze sociali esso ha assunto un si-
gnificato più ampio andando a identificare ogni entità complessa che presenta al
suo interno elementi, soggetti, gruppi o sistemi che possiedono relazioni tra le parti.
Relazioni che, però, non vanno a limitare né a definire in maniera netta la specificità
dell’equilibrio è un obiettivo proprio del sistema che si estrinseca nella ricerca con-
tinua e dinamica di riferimenti di senso. I sistemi sociali sono infatti fondati su una
ficuo che, sul piano sociale, si traducono nella creazione di risorse condivise.
rete, nasce il concetto di sistema formativo integrato che integra e supera quello di
sistema di rete. Nonostante l’immagine della rete, tesa tra vari snodi e incroci di
senso, possa essere rappresentativa del rapporto che si instaura, o dovrebbe in-
106
società, quali la crisi del sistema scolastico, “l’allungamento dei cicli di vita, l’esplo-
sione della cultura simbolica, l’aumento del tempo libero, l’irruzione di una società
non impara solo attraverso attività intenzionalmente create per tale fine (apprendi-
mento formale) ma anche dalle numerose esperienze che costellano la sua vita
penetrazione le finalità educative provenienti dai diversi sistemi. Primo fra tutti il si-
stema formale a cui appartiene la scuola e che, oggi più che mai, dopo la svolta
della Autonomia, necessita di una presa di coscienza del proprio essere istituzione
senso diviene centrale il contributo del territorio, attore che gioca un ruolo essen-
bambino. Gli enti locali, infatti, possono così definirsi come sistemi formativi non-
formali che, in relazione con la scuola, offrono al bambino plurime possibilità di cre-
Lo stesso si può affermare per le agenzie che non possiedono una intenzio-
nalità istruttiva ma che possono configurarsi come esperienze formative grazie alla
loro specifica natura. In questo ambito, definito sistema formativo informale, rien-
64
www.fupress.net/index.php/sf/article/download/10097/9335 p.3.
107
Sia il sistema di rete che il sistema formativo integrato richiamano concetti im-
infantile che voglia essere, da una parte radicato all’interno di un territorio storica-
l’infanzia in cui vengano riconosciute le sue peculiarità. Un luogo di incontro fra più
anime, dove l’apprendimento avviene in modo totalizzante. Affinché ciò sia possi-
In questa sede il territorio del quale tratteremo è quello della piana lucchese,
in cui sono inserite numerosi istituti comprensivi. Lucca, come città particolarmente
diverso modo di intendere il rapporto tra arte e bambini. Il percorso è già in parte
cominciato grazie alle iniziative presenti sul territorio ma manca un raccordo più
significativo con le scuole della piana. Il progetto che propongo è invece teso a su-
d’arte infantile sul modello di Oslo e, allo stesso tempo, andare al di là della semplice
e tradizionale funzione di conservazione del museo per allargarla invece più attiva
della creazione in sede e fuori sede. In entrambi i casi sono i bambini della scuola
dell’infanzia e primaria a costituire la risorsa primaria del museo, motivo per cui la
108
3.1. Il territorio
Figura 1. Carta geografica rappresentante la provincia di Lucca, solcata dal fiume Serchio. (www.provin-
cia.lucca.it).
Il territorio di Lucca, come si evince dalla carta (figura 1), si articola in quattro
Nello specifico esse sono, da Nord a Sud: la Garfagnana, la Media Valle, la Versilia
e la Piana di Lucca.
grafiche: l’Appennino tosco-emiliano, uno dei sistemi montuosi più antichi al mondo,
109
e le Alpi Apuane che si ergono a marcare un confine netto tra la regione montuosa
fluenzano la vita dei suoi abitanti che continuano a custodire gelosamente i segreti
mente fissata su carta grazie al lavoro di Paolo Fantozzi, professore di Inglese attivo
l’argine destro del fiume Serchio che va da Ponte a Moriano, paese famoso per uno
dei ponti più belli e particolari d’Italia, il Ponte del Diavolo, a Bagni di Lucca, rinomata
spicco del mondo politico e culturale del tempo quali Byron, Shelley, Carducci, Pa-
scoli, Montale, Paganini, Puccini, Mascagni e persino regnanti come la regina Mar-
gherita.
quella a dominanza marittima. Le sue coste sabbiose, ideali per i bagnanti, abbrac-
ciate dalle Apuane che vi si innalzano di fronte, hanno permesso di far divenire Via-
reggio, Torre del Lago e Forte dei Marmi alcune delle località balneari più rinomate
sui confini nazionali e non solo. L’area, inoltre, è impreziosita dal lago caro al mae-
stro Puccini, il Lago di Massaciuccoli, oasi faunistica e floristica di rilievo, sulle cui
sponde sorge il Gran Teatro all’aperto G. Puccini. Durante la stagione estiva, esso
ospita una rassegna musicale di calibro internazionale, dedicata, ancora una volta,
110
La piana lucchese è quella sulla quale concentreremo maggiormente la nostra
attenzione. Essa comprende, oltre alla città di Lucca, i comuni di Capannori, Mon-
stata modellata dal fiume Serchio che già in epoca pre-romana era stato individuato
come importante snodo fluviale. La città di Lucca soprattutto, edificata in epoca ro-
mana, divenne uno degli avamposti più importanti dell’antica Tuscia grazie anche
alla sua posizione strategica. Lucca, inoltre, viene ricordata per essere stata sede
del celebre incontro avvenuto tra Cesare, Pompeo e Crasso nel 56 A.C e passato
in cui Lucca divenne una delle città più ricche e prospere d’Europa grazie alla pro-
chiese e campanili giunti sino a noi in perfetto stato di conservazione. Ciò è stato
reso possibile anche dalla presenza della cinta muraria di origine rinascimentale,
cletta, da residenti e turisti che possono così godere della bellezza e magia di que-
All’interno del centro sono poi presenti numerosi palazzi storici che ospitano
ogni anno iniziative e convegni dedicati a Napoleone e, soprattutto, alla sorella Elisa
La storia di Lucca si intreccia con quella delle zone immediatamente fuori dalla
serva sul suo territorio i resti dell’acquedotto di Lorenzo Nottolini, noto ingegnere ed
111
architetto attivo anche nella città lucchese, ed altre testimonianze di rilievo. In tempi
recenti, è divenuto uno dei Comuni più virtuosi a livello europeo per quanto riguarda
mato borgo medievale con pittoreschi squarci paesaggistici, famoso anche per la
produzione di vini pregiati tra cui il Rosso delle Colline Lucchesi DOC. Il secondo
ha una importante storia legata alla produzione del pane con tanto di citazione all’in-
terno della Divina Commedia dantesca. In realtà Altopascio, attraversato dalla via
Francigena, ha preso vita grazie ai pellegrini di passaggio. I cavalieri del Tau altro
non erano che padri ospitalieri che aiutavano i pellegrini di passaggio. Da questa
come il campanile che serviva per indicare la via a chi si smarriva. Lo stesso castello
di Altopascio racconta ancora la storica battaglia avvenuta tra Firenze e Lucca nel
corso del ‘300. Alcune fonti però situano la battaglia nel territorio di Porcari, comune
rità del paese è stata la via Francigena. Benché la storia del comune sia antica,
che e non solo che lo rendono stimolante per adulti e bambini. Basti pensare alla
manifestazione musicale che ogni anno si tiene all’interno delle mura cittadine, il
112
rate e ironiche che riempiono le strade viareggine di musica e spettacoli. Le espe-
rienze che i bambini possono vivere sono perciò numerose e tutte presentano ri-
Il fulcro del nostro lavoro però verte sulla valorizzazione e riscoperta delle abi-
lità creative ed espressive dei bambini, perciò nel prossimo paragrafo verranno
prese in esame alcune iniziative promosse nella piana lucchese che incoraggiano il
molte e fanno capo ad enti privati e pubblici. La maggioranza degli eventi e manife-
patrocinio della città e della provincia di Lucca. Sulla piana lucchese inoltre vi è un
di Lucca che nel corso degli anni ha finanziato progetti di restauro, iniziative culturali,
che ben si prestano alla realizzazione di attività laboratoriali. Nonostante questi luo-
ghi abbiano come finalità principale la valorizzazione e la diffusione del gusto della
lettura ad un pubblico anche di piccoli lettori, essi spesso si aprono ad attività, po-
tremmo dire, parallele. L’Agorà, ad esempio, soprattutto dal 2011, ha visto crescere
il numero di laboratori, convegni organizzati all’interno delle sue sale per genitori e
113
bambini. Di rilievo è da considerare la collaborazione con Artebambini65, casa edi-
trice che si occupa di arte e della promozione del rapporto tra questa e l’infanzia.
Alcuni laboratori prendono infatti il loro nome proprio dai libri sui quali viene struttu-
rato il percorso. Nel 2015 sono stati realizzati diversi laboratori come Si sporcava di
colore il grembiule da lavoro, diventava un vero quadro con gli occhi di Mirò desti-
nato ai bambini da 1 a 6 anni, divisi per fasce di età, o Libri illegibili o ancora Saremo
alberi. Durante queste attività, la lettura si fonde alla creatività che viene stimolata
quali dar corpo alle proprie storie. I bambini possono, dunque, scoprire la bellezza
dei libri, la magia dei racconti che passa anche dalle immagini. Ma la lettura può
e l’immaginazione. Alla fine, le due fasce di età, 3-6 e 6-12, hanno prodotto dei libri
da leggere con gli occhi e gli altri sensi. Questa rottura dei canoni estetici del libro
portano il lettore a cercare nuovi significati e storie all’interni di questi libri in-tatti.
La pratica della creazione di libri è comune anche alle altre Biblioteche. Dopo
delle propedeutiche attività di lettura, vengono predisposti degli spazi affinché i bam-
Per i bambini della scuola dell’infanzia la creazione dei libri avviene attraverso l’uso
delle immagini e dei materiali da leggere col tatto, mentre per i bambini della scuola
primaria la stessa attività si pone anche sul piano della scrittura creativa.
65 http://www.artebambini.it/
114
Le biblioteche, oltre ad ospitare laboratori creativi che intrecciano arte e let-
Dal 2008 ad oggi, presso le sue sale viene allestito un corso di arte e pittura che
niche e i segreti. Le arti figurative sono un grande bacino conoscitivo per i bambini
di ogni età che possono divenire anche il mezzo per esprimere la propria fantasia.
che nella maggioranza dei casi vengono lasciati a loro stessi, senza alcuna spinta
“Spesso nei disegni della scuola elementare, sul foglio bianco i bambini rappresen-
tano il cielo in una striscia azzurra, poi gli oggetti e infine una striscia verde; alla fine del
corso quegli stessi ragazzi riempiono d'azzurro il cielo fino a dove lo sguardo dalla finestra
ha permesso loro di vedere. I momenti salienti della storia, sono uno stimolo a far conoscere
l'arte a tutto tondo, dalle arti figurative in molte delle sue tecniche (acquerello, pastello,
china) alla musica, alla poesia grazie anche alla collaborazione del personale della biblio-
Il corso, dunque, si configura come un connubio felice tra le arti che avviene
grazie all’incontro tra più figure professionali, prima fra tutte quella dell’artista che,
una bottega colorata piena di dipinti. Le sue opere sono dense di richiami onirici, di
simboliche. In molti casi si percepisce un tocco frizzante, ludico che fa pensare alla
66 http://www.museoporcari.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=62:presentazione-pro-
getto-a-pocari-esistevano-glio-orsi&Itemid=647&lang=it
115
irriverenza tipica dei bambini. Proprio l’uso sapiente della tecnica unita allo stile fre-
sco e originale le ha permesso di attrarre molti bambini e ragazzi ai suoi corsi, fa-
cendo loro superare lo scoglio del pregiudizio che aleggia sulla biblioteca conside-
Una scuola d’arte che ha ottenuto anche il riconoscimento del comune e della
nata nel 2006. Essa si rivolge a bambini e adulti offrendo corsi di disegno e pittura,
durante i mesi invernali, con una organizzazione didattica progettuale che guarda
ai tempi lunghi, e una estiva che invece utilizza percorsi laboratoriali giornalieri, vista
la frequenza più saltuari dei bambini. I docenti presenti a Kreativa sono figure spe-
come naturale evoluzione da quelli per adulti in quanto l'arte viene considerata come
una parte fondamentale della vita di ciascuno individuo, sia esso piccolo o grande.
Per questo motivo i corsi sono rivolti a tutte le età, nonostante la necessaria suddi-
nota Fondazione Ragghianti. Il Centro Studi sull'arte Licia e Carlo Ludovico Rag-
ghianti è nato nel 1981, dalla donazione dei coniugi Ragghianti alla Cassa di Ri-
sparmio di Lucca della loro biblioteca, della fototeca e del loro archivio. Lo scopo
di studio dell'arte, nella storia e nel presente. Dal 2008 ad ora sono stati attivati molti
laboratori per bambini, a cura delle dottoresse Federica Chezzi, Claudia Tognaccini
116
e Angela Partenza. I percorsi sono rivolti ai bambini delle scuole dell’infanzia e pri-
considerazione da parte dei docenti della rilevanza rivestita dall’arte per i bambini.
Sembra che i docenti abbiano colto e apprezzato l’obiettivo della Fondazione di av-
di pittura tipiche del ‘900 e non sono propriamente in linea con i programmi scola-
stici. La scelta, quindi, dei docenti va interpretata come segno di un cambio di ten-
dell’arte. I laboratori poi non solo producono conoscenza ma creano nel bambino
117
ricordi positivi legati all’esperienza. Come sostiene in una intervista la storica
dell’arte Federica Chezzi, i laboratori servono per fare educazione alle espressioni
del ‘900, affinché i bambini imparino ad amare l’arte e a fare arte. Citando poi un
antico proverbio cinese, ripreso spesso anche da Munari, la storica dell’arte ci ri-
corda come sia importante il fare perché “se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se
faccio capisco”. Lo stesso avviene perciò per i bambini nei percorsi laboratoriali Tra
arte e gioco che, partendo da un tema e da alcuni riferimenti teorici, riescono con
desima impronta ludica è stata sviluppata durante il Summer camp In riva all’arte,
tenutosi tra il mese di Giugno e Luglio. Nello specifico: lunedì 27 giugno il laboratorio
ha avuto come tema Pizze in faccia che ha portato alla creazione di un autoritratto
in forma di pizza; martedì 28 invece l’autoritratto era ispirato alla Pop Art (Pop your
zione di una rivista con collage dadaista in bianco e nero; giovedì 30 i bambini del
forma di pesce; infine, venerdì primo Luglio i bambini hanno creato una propria va-
ligia decorandola con cartoline déco, timbri, parole e francobolli che ricordassero il
tema del Giro del mondo in una valigia. Le attività si sono svolte tutte la mattina,
dalle 9 alle 13, attraverso laboratori manuali, giochi e attività creative. Inoltre, mentre
mico, queste sono totalmente gratuite grazie, soprattutto, alla Fondazione Cassa di
Risparmio di Lucca che copre le spese per la loro realizzazione. Sul sito della Fon-
dazione nella sezione didattica e sulla sua pagina Facebook è possibile visionare
118
La Fondazione Ragghianti è sicuramente un esempio di qualità di come sia
possibile avvicinare i bambini al mondo dell’arte e far diventare loro, in prima per-
sona, degli artisti. Se negli ultimi anni si sta assistendo sulla piana lucchese ad un
d’arte quella che sembra predominare a Lucca: i Comics. L’importanza rivestita dai
Museo Nazionale del Fumetto e dell’Immagine. Lucca Comics and Games è una
manifestazione che incide profondamente sulla vita della città non solo sul piano
dei numerosi bar o ristoranti della città per rendersene conto: le pareti spesso sono
tappezzate di fotografie di persone mascherate dai personaggi dei fumetti o dei film
comics and games srl con la collaborazione della provincia di Lucca e patrocinata
dal consiglio dei ministri, dal ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
passionati del mondo del videogioco, dei fumetti e degli anime giapponesi69. Lucca
67
Lu.C.C.A sta per Lucca Center of Contemporary Art. Il museo è un’istituzione nata nel 2014
dalla Fondazione Lu.C.C.A. Museum. Al suo interno vengono realizzati laboratori didattici.
68
Cartasia è una mostra biennale organizzata dall’associazione culturale Metropolis che ha
come obiettivo quello di promuovere la cultura attraverso novità, tradizione, cinema, arte e teatro. La
Biennale Internazionale della carta è nata nel 2004 e ogni anno si sviluppa a partire da un tema
particolare. Numerosi sono anche i laboratori organizzati per i bambini nei quali viene loro insegnato
a usare la carta in maniera innovativa, creativa e, soprattutto, sostenibile.
69 Dal 2006 al 2008 i visitatori sono cresciuti da 60 a 100 mila. Nel 2009 i dati ufficiali parlano di
120 mila paganti. Nel 2010 si è passati a 135 mila nel 2011 a 155 mila paganti. Nel 2012 si è avuta
una vera esplosione che ha portato i numeri ufficiali a parlare di 213 mila biglietti venduti e nel 2013,
malgrado la crisi economica, si è avuto un nuovo record che ha portato la manifestazione ai primi
posti nel mondo con 218 mila paganti. Nel 2014, il numero è aumentato ancora raggiungendo i 245
mila paganti mentre nel 2015, con l’introduzione del numero chiuso giornaliero, il numero di parteci-
panti si è attestato intorno ai 220 mila paganti.
119
Comics and games celebra quest’anno il suo cinquantesimo anniversario e, per
l’occasione, l’evento durerà cinque giorni. Giorni frenetici, durante i quali le strade
tale tripudio di vivacità, non può che affascinare i bambini che si ritrovano a rivivere
Family Palace (ex Real Collegio), all’interno del quale vengono svolti incontri con
o cartoni animati. Nel 2015 sono stati realizzati numerosi laboratori sia per classi sia
Mappa verso il centro della Terra o La macchina del vento a tempo, entrambi per
Studi di Firenze e l'Università degli Studi di Siena, hanno pensato invece a un ciclo
di laboratori per bambini e ragazzi dal titolo Dal graffito ai graffiti. Le prime forme
d’arte nella Preistoria per avvicinare i bambini al mondo dell’arte attraverso l’uso di
dall’uomo nello sviluppo del linguaggio figurativo. Un ottimo modo per studiare an-
dai 4 anni di età per insegnare loro a costruire un’illustrazione partendo dalle imma-
frottage e lo strappo.
120
Anche la scuola mangaschool di Lucca ha, in diverse occasioni, partecipato
della scuola primaria e secondaria di primo grado la tecnica del disegno manga
L’edizione citata è stata anche quella della tematiche importanti come la parità
zie alla ItLUG (Italian LEGO User) e ToscanaBricks, oltre a giochi e competizioni, è
Per motivi di spazio non è possibile andare oltre nella rassegna dei laboratori
che si sono tenuti in questi dieci anni nel padiglione Lucca Junior ma, i percorsi citati
scente interesse verso una culturale dell’immagine che sta ormai dilagando e che
care. Travestirsi, “fare finta di” è tra le prime forme di gioco simbolico che si presenta
durante l’infanzia e che perdura per tutta l’esistenza umana. Partecipare all’evento
70 L’iniziativa ha portato alla consegna di 10 chilogrammi di mattoncini allo staff medico del re-
parto di pediatria dell’ospedale San Luca di Lucca.
121
può per un bambino divenire un’importante esperienza di riflessione: vedere adulti,
per eroe (“we can be heroes, just for one day” come cantava Bowie), di prendere le
che si sono andati cristallizzando nella mente del bambino intorno al mondo degli
adulti. Ma i Comics sono anche un modo forte per iniziare a riflettere sulla cultura
che ci circonda e sull’impatto che ha sul nostro modo di vedere, pensare e percepire
il mondo e la vita. Altre manifestazioni che si svolgono sul territorio come Histrio-
tire dal legame tra arte e infanzia. Queste insieme alle altre, sono indicative di un
comune sentire che guarda all’infanzia come un periodo fecondo della vita
occupa un posto di prestigio che non solo iniziative extra-scolastiche devono valo-
tale dell’elaborato, ossia il legame che questa ha, nel corso degli anni, stretto con
manca di attuazione.
71
Histrionika è un Festival di arte di strada, musica e teatro itinerante svoltosi il 31 luglio e orga-
nizzato da ecoeventi. Durante la manifestazione sono stati allestiti laboratori per bambini a cura di
Mangiamoci.
72
Collezionando è una mostra-mercato del fumetto promossa dal Lucca Comics and Games srl.
La manifestazione si è svolta per la prima volta il 2 e 3 Aprile dell’anno 2016 e si è posta in continuità
con i Comics. Durante queste giornate sono stati realizzati workshop secondo le linee già intraprese
da Lucca Junior. Un esempio di rilievo è stato quello che ha visto la realizzazione di un breve film
d’animazione con la tecnica dello stop-motion.
73
Lucca bimbi in fiera è una iniziativa nata dalle associazioni ingegno creativo ed ecoeventi con
il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Lucca e della Città di Lucca. Nelle due giornate
sono stati organizzati laboratori per bambini di falegnameria, lettura animata, arte, musica ma anche
convegni su temi di interesse per genitori e insegnanti.
122
3.2. La scuola
culturale. Se, da una parte, è possibile rinvenire una certa attenzione da parte della
società sulla valenza formativa dell’arte per il bambino, ma in generale per l’uomo,
lo stesso non sembra valere all’interno delle mura scolastiche. Ben pochi genitori,
scarni dal punto di vista artistico, né tanto meno, prestano la dovuta cura e atten-
zione alla creatività dei propri figli. Il disegno, la manipolazione, la pittura vengono
centralità rivestita dall’educazione artistica non solo per i bambini della scuola
dell’infanzia ma anche per quelli della scuola primaria. Spetta, infatti, alla scuola
intervenire affinché i cittadini del domani sviluppino fiducia in se stessi e una vasta
loro potenziale e creatività è una sfida che la scuola deve prendere su di sé a ogni
internazionale, ma diviene, come è stata definita recentemente, uno dei diritti fon-
damentali per la crescita del bambino. La scuola, in quanto sistema educativo for-
male, non può perciò venire meno a questo diritto e deve, al contrario, offrire tutte
123
3.2.1. L’educazione artistica nel contesto internazionale ed euro-
peo
L’educazione artistica ha, negli ultimi anni, avuto un enorme crescita e sviluppo
mento di questo ambito educativo dai confini della scuola. Ciò è quanto più visibile
nel contesto italiano dove l’istruzione tradizionale si è imposta attraverso l’uso del
problema che non riguarda solo il contesto italiano. A livello internazionale, si è ini-
artistica che ha prodotto una Road Map. La conferenza nasce dalla presa di co-
luppo di capacità creative. Gli obiettivi della conferenza vertono, dunque, alla defi-
nizione di una linea programmatica, di un’intesa comune fra gli Stati affinché si rico-
nosca l’educazione artistica come diritto di ciascun individuo. Non è sufficiente di-
in classe e fuori dalla classe efficace, efficiente ed equa. Anche in questo caso, il
riferimento è a un sistema formativo integrato che tenga conto delle specificità edu-
La Road Map non è solo un documento che invita gli Stati partecipanti a riflet-
124
ricerca e di studio. In allegato, infatti, sono riportati alcuni case study che affrontano
più adatte a rendere efficace l’educazione artistica. Dal documento emerge, a livello
mente separati:
“Le arti possono essere (1) insegnate come materie interamente a parte, attraverso
l’insegnamento delle differenti discipline artistiche, che permette così per gli alunni lo svi-
luppo dei talenti artistici, della sensibilità e dell’apprezzamento delle arti; ma anche (2) con-
Questi due approcci sono quelli che potremmo chiamare didattica all’arte e
altre che spesso finisce per essere la roccaforte di chi ha talento e il tormento di chi
non ne ha. Dall’altra, c’è un approccio che viene anche definito AiE, ossia Arti
nell’Istruzione, che utilizza le arti come supporto all’insegnamento delle altre disci-
formazione degli insegnanti. La strada che ci suggerisce l’UNESCO risiede nel “non
necessariamente separati” che ci indica come la didattica più efficace e proficua sia
quella che integra i due approcci. Linea di pensiero che viene ribadita anche nella
74
Unesco, Road Map prima Conferenza di Lisbona 2006.
http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/SpacesStore/c6332762-6ee0-
472e-aea0-05133fc474e6/road_map_italiana.pdf, p. 8.
125
Agenda di Seul75, redatta dall’UNESCO e dai 95 paesi partecipanti alla Seconda
teresse verso i fenomeni educativi con particolare attenzione a quelli relativi alle arti.
Risale, infatti, al 1995 il progetto lanciato dal Consiglio d’Europa Cultura, Creatività
simile, ha preso avvio nel 2005 la Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul
concetti chiave per la formazione del cittadino come quello di valorizzazione del
patrimonio artistico e culturale, di rispetto delle differenze culturali che passano an-
Tutti questi documenti sono confluiti nel denso e ricco studio, prodotto da Eu-
rydice nel 200976, sulla situazione dell’educazione artistica e culturale europea, dal
significativo titolo L’educazione artistica e culturale nella scuola in Europa. Esso af-
fronta da vicino molte questioni salienti come: «tutti gli ambiti del programma di stu-
dio hanno un peso equivalente? Qual è il ruolo delle arti nei programmi nazionali?
come mezzo per favorire l’apprendimento nelle altre discipline? Deve essere pen-
75 L’Agenda di Seul, è costituita da una serie di obiettivi individuati dai partecipanti alla Confe-
renza che devono essere perseguiti all’interno degli Stati al fine di migliorare la qualità dell’istruzione.
In particolare, ogni obiettivo è, a sua volta, suddiviso in strategie e azioni da mettere in atto per
raggiungere tale obiettivo. (http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/Spaces-
Store/1601e0f1-4175-4f12-8dda-b138911243f0/prot10038_12_all1.pdf)
76 Il 2009 è stato anche proclamato dalla Commissione europea l’ “Anno europeo della creatività
e dell’innovazione”.
126
artistica deve essere rivolta solo a chi presenta naturali predisposizioni o a tutti in-
distintamente?».
“Le ricerche esistenti confermano l’esistenza di una gerarchia nei programmi scola-
stici [e] tra le arti. Nell’ambito dell’iniziativa del Consiglio d’Europa intitolato Cultura, creati-
(Robinson, 1999) [che] ha messo in luce il fatto che se tutte le dichiarazioni di politica na-
pratica, lo status e l’offerta dell’insegnamento artistico nel sistema educativo erano molto
meno evidenti. [...] Nella maggior parte dei sistemi nazionali, le arti erano obbligatorie
nell’istruzione primaria e durante i primi due o tre anni del secondario. Altrimenti, quasi
ovunque, le arti erano opzionali. In tutti i casi presi in esame, le arti risultavano avere uno
status inferiore rispetto alla matematica e alle scienze. In alcuni paesi, si notavano dei ten-
tativi di ridurre l’offerta delle arti nei curricoli in favore di materie ritenute più rilevanti in
“Lo status poco importante riconosciuto alle materie artistiche si riflette nella man-
mento artistico (Bamford, 2006; Taggart et al., 2004). Le ricerche hanno messo in luce
stico, e il tempo realmente messo a disposizione all’interno delle scuole, erano insufficienti
77 Euridyce, L’educazione artistica e culturale nella scuola in Europa, Agenzia esecutiva “Istru-
Taggart et al., 2004). La mancanza di tempo, di spazio e di risorse sono stati identificati
come fattori chiave che limitano il successo dell’insegnamento artistico (Bamford, 2006)”78.
sulla formazione degli alunni che si trovano a fare i conti con un sistema istruttivo
incapace di far fronte alle loro esigenze creative ed espressive. Ciò porta a richie-
dere l’intervento di specialisti esterni che, a loro volta, in molti casi mancano di una
Figura 3. Mappa tematica tratta dal documento L’educazione artistica e culturale nella scuola in Europa.
Rispetto alla formazione iniziale degli insegnanti specialisti, dalle ricerche ef-
fettuate da Eurydice emerge che pochi paesi (tra i quali la Francia) della comunità
78 Ibid., p. 11.
128
europea possiedono un quadro o programma nazionale completo 79 e obbligatorio
diversificata.
In linea con quanto analizzato finora si pone la Risoluzione sugli studi artistici
nell’Unione Europea votata dal Parlamento europeo nello stesso anno. Essa giunge
della società, crescita che dovrebbe passare anche dalle discipline artistiche. Esiste
in una linea di azione netta e decisiva. Lo stesso vale per il nostro paese che negli
79
Secondo il documento L’educazione artistica e culturale nella scuola in Europa un percorso
completo dovrebbe includere cinque aree di formazione: sviluppo artistico del bambino, contenuto di
un programma artistico, pedagogia dell’arte, sviluppo delle competenze artistiche personali del futuro
insegnante e valutazione degli alunni.
129
3.2.2. L’educazione artistica nel contesto italiano
insieme eterogeneo di iniziative che vanno a formare una sorta di curricolo occulto.
L’obiettivo primario della scuola allora risulta quello di organizzare, gestire e dare
curricolo esplicito. Affinché ciò avvenga è necessario che la scuola riconosca il va-
lore educativo dell’arte, la centralità che essa riveste nella vita dell’uomo e la com-
Come emerso dai documenti europei, la scuola italiana manca di una reale
valorizzazione delle arti e degli aspetti legati alla creatività. Questo è, in parte, il
risultato di un retaggio culturale che vuole la scuola come sistema volto alla “tra-
smissione di saperi” piuttosto che alla loro costruzione. Staccioli, in Immagini fatte
“1. La stagione riproduttiva: nel senso del rifare, copiare, attingere dai modelli già
esistenti. [...] Per aiutare lo sviluppo della percezione visiva non c’è niente di meglio che [...]
guardare e copiare. [...] È la stagione che tutti conoscono e molti ancora applicano, ma che
neità, la grande carica produttiva che sta negli individui [...]. Gli adulti in linea di massima
non devono intervenire nel processo creativo, [...] Questa “cautela” vale sia per le produ-
zioni del bambini che per quelle degli artisti [...]. È la stagione dei programmi per la scuola
gere e a scrivere le immagini occorre impadronirsi della grammatica segnica, delle regole
ancora pienamente vissuto a livello del mondo della scuola [...]. Esso afferma che l’atteg-
giamento nei confronti dei messaggi visivi, in partenza o in arrivo, è quello di sviluppare un
con l’oggetto di studio. Una modalità che richiede al soggetto di essere coinvolto in una
realtà complessa, della cui complessità anche lui è compartecipe80. È la stagione avviata
Ermini del 195582, i Programmi per la scuola elementare del 198583 e gli Orienta-
I programmi del 1955 giungono praticamente inalterati fino 1985. Sono i pro-
grammi della Democrazia Cristiana, che rispondono ai valori e alle esigenze di una
società, quella italiana, in ricostruzione dopo i drammi della guerra. Al suo interno,
80 Il corsivo non è presente nel testo da cui è tratta la citazione e serve per dar rilievo all’impor-
tanza rivestita dalla compartecipazione del soggetto.
81 Staccioli G., Immagini fatte ad arte, Carocci, Roma 2010, p. 31-32.
82 D.P.R 14 giugno 1955, n. 503. Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Ermini.
Questi programmi sonno un riassettamento di quelli emanati provvisoriamente nel 1945, i Pro-
grammi Washburne, fortemente legati alla matrice pedagogica dewewyana.
83 D.P.R 12 febbraio 1985 n.104. Ministro della Pubblica Istruzione Franca Falcucci.
84 D.M 3 giugno 1991. Ministro della Pubblica Istruzione Riccardo Misasi.
131
del pragmatista Dewey, del naturalista Decroly, del funazionista Cleparède,
della scrittura. Ciò vale tanto nella prima e seconda classe della scuola elementare 86
quanto nella terza, quarta e quinta elementare dove disegno e scrittura diventano
si legge nel testo, viene “inteso soprattutto come mezzo di espressione grafica o
pittorica, dei pensieri e dei sentimenti dell'alunno, continuerà la sua funzione a ser-
lavoro e una ampia Commissione costituita da specialisti delle varie discipline e pe-
contenuti da far apprendere agli alunni, bensì come una proposta di curricolo, ossia
adatti alle specificità delle loro realtà scolastiche. Forte è, inoltre, l’impronta cogniti-
simpatia le spontanee manifestazioni grafiche e pittoriche degli alunni, lasciandoli liberi di esprimersi
a loro modo sugli argomenti che più li interessano, coi mezzi a loro più graditi (matite nere e colorate,
pastelli, gessetti colorati, acquerelli, carte colorate a strappo e a ritaglio, ecc.). Li inviterà di volta in
volta a spiegare con la parola, e appena possibile anche con lo scritto, il significato delle loro espres-
sioni grafiche e pittoriche”.
87
Ibid., p. 24.
132
vista che si rintraccia nella focalizzazione sulla programmazione didattica, sulle stra-
Questi tre aspetti sono ben presenti anche nella disciplina educazione all’im-
magine che ha preso il posto della precedente disegno e scrittura. In questo caso,
si tratta di una disciplina autonoma che pone l’attenzione sul concetto di immagine,
Come viene anche ripreso nella premessa dei programmi, un ruolo importante rive-
cale che tenga conto delle peculiarità espressive e comunicative sia del bambino
tura, l’utilizzo di materiali di varia provenienza per realizzare collages sia di quelle
del bambino della scuola media che passa attraverso la scoperta di nuovi medium
come quelli di massa. La scuola ha perciò l’obiettivo di offrire a tutti gli strumenti
133
nanza di linguaggi iconici tradizionali e non, in vista di una loro personale reinter-
Mentre i Programmi del 1985 non delineano in maniera netta e chiara la disci-
plina, risultando un elenco di attività consigliate che inglobano al suo interno ogni
medium visivo, gli Orientamenti del 1991 per la scuola dell’infanzia offrono una pro-
La scuola dell’infanzia vede la sua nascita, come scuola materna statale, nel
Dopo la scuola media unica (1962), quella materna ha cambiato il modo di intendere
l’educazione. Questa istituzione viene finalmente riconosciuta nelle sue finalità for-
mative e non solo come luogo di “deposito”. Il bambino dai 3 ai 5 anni viene visto
come un soggetto in via di sviluppo del quale prendersi cura attraverso percorsi
hanno posto un primo tassello verso la riqualifica di questo livello di istruzione, sono
Come viene chiarito nella premessa non si parla più di Programmi caratterizzati da
rigidità e prescrittività ma “di linee programmatiche di tipo curricolare [...] che se-
guono configurano le condizioni e gli elementi di una piena affidabilità culturale, pro-
gettuale ed educativa”90. Ciò significa che gli Orientamenti offrono al docente la pos-
88 D.P.R 10 settembre 1969, n. 647. Ministro della Pubblica Istruzione M. Ferrari Aggradi.
89
Si vedano al riguardo i riferimenti agli art. 3 (il bambino soggetto di diritti) e 4 (Ambienti di vita
e contesti educativi) della parte I. Infanzia, Società, Educazione.
90
Orientamenti per la scuola dell’infanzia 1991.
134
Il curricolo infatti, presuppone l’elaborazione attiva da parte del docente di un per-
corso formativo intenzionale ma calibrato rispetto alle esigenze dei soggetti. Nono-
progettuale, centrale resta il ruolo della programmazione nei suoi principi di siste-
cosiddetti “campi d’esperienza”, ossia “i diversi ambienti del fare e dell'agire del
bambino, nei quali il bambino conferisce significato alle sue molteplici attività, svi-
luppa il suo apprendimento [...] e persegue i suoi traguardi formativi” 91. Ciascun
campo di esperienza richiede l’attivo coinvolgimento del bambino che può così cre-
saggi, forme e media. Esso considera tutte quelle attività che investono la comuni-
testo, l’immagine viene vista come portavoce di messaggi che il bambino deve im-
di fornire al bambino vari mezzi espressivi per far fronte alle sue intenzioni comuni-
progettuale ricchi di stimoli ed esperienze che tengano conto della maturità percet-
tiva, visiva e manipolativa dei bambini e che siano in grado di promuovere l’appren-
91
Ibid.
135
Come mostrato in precedenza, gli Orientamenti per la scuola materna statale
aprono a un cambiamento all’interno del sistema scolastico che guarda alla scuola
comunità, oltre che dei singoli bambini. Si può affermare che si deve a questo do-
ricolare, a cui si fa riferimento negli Orientamenti del 1991, infatti viene vista come
uno strumento per mediare tra “l’oggettività delle conoscenze, delle abilità, delle
discipline, dei saperi e la soggettività dei discenti”92. La centralità posta sulla sog-
gettività degli alunni ha spinto la scuola a rivedere le sue finalità formative e a ve-
dersi come entità autonoma, aperta e flessibile. La parola d’ordine diviene proget-
tazione93 e su questa si basa anche il D.P.R dell’8 Marzo del 1999 n. 275 che ha
Nel Documento dei saperi essenziali (marzo 1998), oltre a parlare per la prima
alle quali viene riconosciuta la loro valenza educativa. Importanza sottolineata poi
anche dalla denominazione immagine e arte presente nel Regolamento per i nuovi
curricoli (febbraio 2001) che sancisce il ruolo fondamentale della disciplina per la
92
Capperucci D., Dalla programmazione educativa e didattica alla progettazione curricolare,
Franco Angeli, Milano 2008, p. 44.
93
La progettazione è un dispositivo molto più flessibile, aperto e dinamico rispetto alla program-
mazione poiché, essendo basato sulle esigenze dei destinatari, si definisce in itinere. I percorsi for-
mativi di tipo progettuale sono evolutivi, ricorsivi, differenziati, individualizzati in quanto l’insegna-
mento è centrato sull’apprendimento dell’alunno. La progettazione, inoltre, fa riferimento ad attività
didattiche concrete, a degli specifici interventi formativi. Infine, essa è per natura tesa al futuro.
94
L’autonomia scolastica si muove tra quanto stabilito a livello nazionale dalle Indicazioni Na-
zionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione e dalle disposizioni del
Miur e quanto stabilito a livello regionale e locale. La scuola comunque possiede pieni diritti e doveri
sia dal punto di vista amministrativo che sul piano delle attività didattiche. Per maggiori informazioni
il testo è reperibile al sito http://archivio.pubblica.istruzione.it/argomenti/autonomia/documenti/rego-
lamento.htm
136
parte, la natura comunicativa della disciplina e, dall’altra, la sua natura estetica e
studio personalizzati (PSP) prendono il posto dei curricoli e al centro si pone lo svi-
studente al termine del Primo Ciclo “dovrebbe sapere e fare per essere l’uomo e il
cittadino che è giusto attendersi da lui al termine del Primo Ciclo di istruzione”96,
spetta, dal basso, al team docente creare percorsi didattici differenziati e persona-
Moratti abbia posto le basi per una didattica personalizzata e per competenze, l’iter
attuazione97.
delle arti, se non il cambiamento del campo di esperienza che prende il nome di
al linguaggio iconico.
liminare analisi dei bisogni del contesto e dei soggetti sulla base dei quali il team docente identificava
Obiettivi Formativi, declinati in termini di competenze. Gli Obiettivi Formativi servivano per costruire
Unità di Apprendimento capaci di declinare le competenze presenti nel PECUP in conoscenze e
abilità (Obiettivi specifici di apprendimento, presenti nelle Indicazioni nazionali per i “Piani di Studio
Personalizzati” nella Scuola primaria). L’iter progettuale culminava nell’accertamento delle compe-
tenze che avveniva attraverso il Portfolio.
137
Nella Scuola Primaria (organizzata in 1+2+2) è evidente una continuità con le
degli obiettivi specifici mostra una certa gradualità che tende a rendere l’alunno pro-
dazioni per l’attuazione delle Indicazioni nazionali per i Piani di studio Personalizzati
nella Scuola Primaria (ottobre 2002) nelle quali si fa riferimento alla necessità di
realizzare Laboratori98 espressivi all’interno della quota oraria obbligatoria nel corso
dei cinque anni della scuola. Il laboratorio consente agli alunni, organizzati preferi-
presi, dando ad essi coerenza e significato. Esso può essere svolto da più inse-
per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo d’istruzione del 200799 (Ministro Fioroni),
Consiglio del 18 dicembre 2006 (2006/962/CE) relativa alle competenze chiave per
98 Nel documento si legge che il laboratorio è “è il luogo privilegiato in cui si realizza una situa-
zione d'apprendimento che coniuga conoscenze e abilità specifiche su compiti unitari e significativi
per gli alunni, possibilmente in una dimensione operativa e progettuale che li metta in condizione di
dovere e poter mobilitare l’intero sapere esplicito e tacito di cui dispongono”.
99 D.M 31 Luglio 2007. Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni.
100 Le otto competenze chiave per l’apprendimento permanente sono: comunicare nella lingua
tegrale del soggetto affinché questo acquisisca quelle competenze utili a divenire il
cittadino europeo del domani. In quest’ottica vanno anche interpretati gli assi cultu-
rali all’interno dei quali si organizzano i saperi: ogni asse presenta competenze (tra-
dimento) ritenute fondamentali per la formazione umana, oltre che culturale, del gio-
vane.
centralità della gestualità, dell’arte, della musica e della multimedialità al fine di ren-
ci circondano.
Nella scuola primaria, il nome della disciplina resta la medesima e viene inse-
base del linguaggio visuale [...] delle conoscenze sul linguaggio visuale per produrre
monio artistico-culturale.
Gli obiettivi d’apprendimento, individuati per il termine della classe terza e della
centi dovrebbero prevedere un raccordo tra queste dimensioni che possono solo
101
Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione 2007.
139
superficialmente essere separate ma che, insieme, determinano lo sviluppo di una
nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione 102 del
2012 (Ministro Profumo), nelle quali la disciplina arte e immagine è autonoma. Nella
scuola dell’infanzia, con il campo d’esperienza immagini, suoni, colori, si pone l’at-
tenzione su alcuni elementi delle attività espressive. Concetti chiave restano quelli
logicamente fondata come mostra la riduzione dei traguardi per lo sviluppo delle
cuotersi, a livello locale, nella stesura di curricoli unitari, progressivi e verticali che
passa non solo dai tradizionali saperi ma anche da quelli che, convenzionalmente,
102 D.M 16 Novembre 2012, n. 254. Ministro della Pubblica Istruzione Francesco Profumo.
140
La Piana di Lucca conta 15 Istituti comprensivi, di cui 7 afferiscono alla città di
primarie.
La ricerca sull’educazione artistica nelle scuole ha visto l’analisi dei POF e dei
D.P.R n. 275 del 8/03/1999 nel quale, all’art 3 si può trovare una chiara definizione:
“1. Ogni istituzione scolastica predispone [...] il Piano dell'offerta formativa. Il Piano è
2. Il Piano dell'offerta formativa è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei
diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello nazionale [...] e riflette le esigenze del
contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale, tenendo conto della program-
3. Il Piano dell'offerta formativa è elaborato dal collegio dei docenti [...]. Il Piano è
sce in seno alla legge n.107 del 2015 dell’attuale governo Renzi. Il PTOF (Piano
del periodo di validità che è di tre anni, sta nella sua finalità. Esso, infatti, vede la
103 http://archivio.pubblica.istruzione.it/argomenti/autonomia/documenti/regolamento.htm
141
scuola come un luogo aperto e di ricerca che punta a rendere le azioni didattiche
scuola e con il PdM (Piano di Miglioramento) che individua dei traguardi di sviluppo
attraverso attività progettuali che tengano conto degli obiettivi formativi forniti al
comma 7 dell’art. 1104 ; le iniziative di formazione rivolte agli studenti, per promuo-
alla parità dei sessi e alla lotta contro il sessismo; percorsi formativi e iniziative volti
di linee guida da attuare per incrementare le competenze digitali degli studenti se-
condo quanto previsto dal Piano nazionale per la scuola digitale; l’individuazione
in quella primaria;
104 Per quanto riguarda l’ambito artistico alla lettera c): “potenziamento nelle competenze nella
pratica e nella cultura musicali, dell’arte e nella storia dell’arte, nel cinema, nelle tecniche e nei media
di produzione e di diffusione delle immagini e dei suoni, anche mediante il coinvolgimento dei musei
e degli altri istituti pubblici e privati operanti in tali settori”.
142
- Progetti “artistici” svolti dentro le mura scolastiche o con la collaborazione di
chiari alla scansione temporale delle attività per campi d’esperienza. Ciò è dovuto
connesse tra loro. In molti casi nei POF analizzati si utilizza una denominazione che
risale alle Indicazioni nazionali del 2007 (Linguaggi, Creatività, Espressione) piutto-
sto che a quelle del 2012 (Immagini, suoni, colori). Lo stesso vale per gli obiettivi
come nel caso delle scuole dell’infanzia di Lucca 1 nelle quali vengono svolti labo-
mossa la creatività dei bambini ma, qui, viene perseguita attraverso percorsi didattici
che collegano robotica e arte come il laboratorio “Piccole mani...grandi progetti” con
la bee-bot. Spostandoci dal centro della città, tra gli Istituti comprensivi di Capannori
care con l’arte mentre quella di Montecarlo nel suo PTOF si propone di ampliare
spazi laboratoriali specifici sul modello della scuola dell’Infanzia di Colognora, le cui
Nelle scuole primarie della Piana l’attenzione rivolta alla disciplina Arte e im-
143
quasi totalità delle scuole primarie le dedica solo un’ora la settimana contro una
media di 6/8 ore di Italiano e 8/6 di matematica. Un caso esemplare è quello dell’Isti-
tuto comprensivo Don Aldo Mei che offre ai bambini 2 ore la settimana. Inoltre, l’isti-
tuto con gli altri del comune di Capannori ha attivato, da vari anni, il progetto “UNA
teatro. Ben poche scuole, infatti, hanno uno spazio specifico, fanno eccezione la
Ragghianti.
Nei vari Istituti comprensivi esistono abbastanza progetti legati all’arte, la mag-
gioranza dei quali si sviluppa nell’area di Lucca e di Capannori. Nella scuola prima-
ria di Santa Maria del Giudice (Lucca 2), ad esempio, è stato realizzato il progetto
“siamo tutti grandi artisti” per le classi III, IV e V. Gli IC Lucca 2, 5, 6 e 7 e Don Aldo
Mei partecipano al progetto “Senza Zaino” ideato da Marco Orsi che si propone di
glio, viene allestito un ambiente ricco, arredato con mobilio funzionale e dotato di
una grande varietà di strumenti didattici sia tattili che digitali. Nelle scuole che con-
dividono l’impianto pedagogico e didattico del progetto senza zaino, gli spazi ven-
gono vissuti in maniera attiva e creativa. Nell’istituto comprensivo Lucca 5 sono stati
allestiti laboratori di arti grafiche e falegnameria. Lo stesso vale per l’IC Lucca 7 nel
cui PTOF viene definita un’Area progettuale dei Linguaggi che ha come finalità
144
guaggi per acquisire nuove conoscenze e per interpretare la realtà in modo auto-
nomo”. Per tale ragione sono stati pensati dei laboratori di artigianato e di arti e
mestieri.
Anche nel PTOF dell’IC Carlo Piaggia si parla di un potenziamento delle me-
Le scuole del centro di Lucca hanno stretto legami con i musei del territorio e
La centralità posta sul legame tra arte e infanzia si evidenzia anche dalla pre-
rola viene rinvenuta in alcuni POF/PTOF, la seconda viene nominata una sola volta
nel POF dell’IC Carlo Piaggia tra le finalità della scuola dell’infanzia. La parola crea-
tività, invece, viene riproposta con maggiore frequenza data la sua più amplia ap-
plicabilità. Questa infatti si trova spesso legata a tematiche come l’educazione alla
odierni POF/PTOF che guardano alla didattica con e ai supporti digitali come ele-
Tra i vari documenti visionati posso affermare che quello più ricco di dettagli e
informazioni è il POF dell’IC Carlo Piaggia. Al suo interno non solo si trovano infor-
145
rimandi agli impianti metodologico-didattici utilizzati. Nell’ambito dell’educazione ar-
rienza concreta.
in alcuni casi un elemento focale degli intenti formativi degli istituti comprensivi,
come per l’IC Carlo Piaggia, in altri riveste un ruolo decisamente più marginale. È
evidente una polarizzazione di tendenze che porta una non omogeneità tra i per-
pascio, nei cui POF mancano parole come creatività, immaginazione e fantasia, a
ben supporre che ci sia una possibilità di svolta che vada nella direzione di una
3.3. Il museo
146
Il museo è l’ultimo protagonista del sistema e si pone come ponte tra il territorio
per la sua forte matrice umana di conservazione, promozione e diffusione della cul-
termine museo deriva dalla parola del greco antico moyseion e si può tradurre come
luogo (o templio) delle muse105. Esso era un giardino in cui erano presenti statue
delle muse poste quali simulacri di un luogo di cultura ed arte. È però a partire dal
V secolo a.C che si radica la connessione tra il tema del giardino “protetto” e quello
romani che usavano accumulare opere d’arte che, andando ad adornare giardini e
residenze, diveniva espressione di potere. Tale funzione rimane quasi inalterata fino
ai giorni nostri nonostante si sia carica di differenti significati. Basti pensare, a titolo
del sapere inizia ad essere percepita insistentemente come una responsabilità pub-
blica. La collezione quindi passa dell’essere considerata come un bene privato, se-
scenti stati nazionali. Risalgono, infatti, a questo periodo alcuni tra i più importanti
musei d’Europa quali il Louvrè e il British Museum, primo museo di Stato della storia.
105
Le muse nella tradizione greca sono le protettrici di tutte le arti e sono nove. Sono figlie di
Zeus e Mnemosine, dea della memoria.
106
Si veda l’imponente progetto, rimasto incompleto, di Giulio II iniziato da Michelangelo Buo-
narroti nel 1505 e protrattasi fino al 1513.
147
La crescente impronta nazionalistica si riverbera anche sulle istituzioni museali che
riempiono i loro musei con nuovi cimeli provenienti dai luoghi conquistati.
la necessità di superare l’idea che i musei siano luoghi di beni nazionali ma che, al
contrario, essi siano spazi adibiti alla racconta e preservazione di beni universali da
nato sotto la direzione dell’UNESCO nel 1948, il concilio che prende su di sé questo
“A museum is a non-profit, permanent institution in the service of society and its de-
velopment, open to the public, which acquires, conserves, researches, communicates and
exhibits the tangible and intangible heritage of humanity and its environment for the purpo-
aggiornata nel 2007 in occasione del XXI Conferenza Generale tenutasi a Vienna.
L’ultima parte della definizione è quella che ha permesso alle strutture museali
quelle di una audience adulta. Per tali ragioni, dalla fine dell’Ottocento in poi, si sono
andate creando nuove tipologie museali che hanno posto al centro il bambino e il
due configurazione, il museo dei bambini e il museo d’arte infantile, che sono rap-
148
3.3.1. Il museo dei bambini
I musei dei bambini sono istituzioni differenti dai tradizionali musei, nei quali ai
visitatori non è permesso toccare o interagire con le esposizioni. Nei Children’s Mu-
esponenzialmente tanto che oggi si contano più di 400 musei, la maggioranza dei
La ACM, nata nel 1962, stabilisce standards per la pratica professionale, rac-
nei musei, costituita da membri provenienti da 45 paesi differenti del mondo, la quale
crede che i musei debbano essere luoghi che stimolano la curiosità e l’immagina-
107 http://www.childrensmuseums.org/
108 http://www.hands-on-international.net/
149
scala come Convegni e Conferenze che raccolgono l’energia e la professionalità di
prodotti e servizi. Tali obiettivi sono funzionali alla creazione di un nuovo paradigma
museale teso a rendere le visite esperienze indimenticabili tanto di incidere sul fu-
In Italia i più importanti musei dei bambini sono la Città dei bambini e dei ra-
progetti, oltre ad essere un socio fondatore di Hands On! a far parte di ICOM ed
MUBA è una Fondazione senza scopo di lucro che ha come finalità la forma-
creativo del bambino tale da renderli pronti ad affrontare la società odierna. La fon-
dei Children’s Museums. Il MUBA è una delle poche istituzioni ad aver organizzato
mostre interattive come la recente Vietato non toccare, in esibizione fino a marzo
2017, e più di 50 progetti didattici in Italia e in Europa. Proprio per questa ragione il
Il Museo che, dal 2014, ha sede presso la Rotonda della Besana offre uno
spazio ampio a misura di bambini. È ricco di materiali, stimoli e strumenti con cui i
109 http://www.portoantico.it/strutture/la-citta-dei-bambini-e-dei-ragazzi/
110 https://www.mdbr.it/
111 http://www.muba.it/
150
bambini posso giocare e, allo stesso tempo, conoscere e sperimentare il mondo in
bambini di Siena, nato nel 1998. Esso si pone in una linea intermedia tra il tradizio-
nale museo d’arte e le istituzioni museali dedicate ai bambini. L’elemento che col-
lega questi due settori è la preposizione per che ci permette di cogliere il significato
sotteso. Il museo d’arte per bambini infatti è una struttura tematicamente determi-
nata e con una precisa missione che si deve alla audience al quale si rivolge. Il
museo senese ha come intento quello di avvicinare il mondo dell’infanzia, dai tre
agli undici anni, all’arte e alla cultura artistica attraverso l’esperienza vissuta nello
spazio museale. All’interno della struttura, si trovano esposte opere che hanno per
soggetto l’infanzia o che ad essa sono rivolte per volontà degli artisti. Le opere rac-
colte, raggruppate per temi, e le mostre offrono lo spunto per le attività didattiche
che vengono differenziate per fasce di età e progettate con l’apporto di linguaggi
artistici differenti. È presente, inoltre, un’amplia offerta didattica per le scuole che
I due modelli presi in esame mostrano come sia possibile avvicinare il mondo
bino da vivere attivamente. La parola d’ordina di questi luoghi è hands-on per pro-
durre conoscenza a partire dalle proprie mani che divengono il mezzo per esplorare
151
I musei d’arte infantile portano all’estremo la visione dell’infanzia come prota-
gonista all’interno del museo. Se nei due esempi riportati sono gli adulti a creare e
intervenuta nel corso nel ‘900 che ha spinto molti artisti ad ispirarsi al mondo dell’in-
fanzia. Risalgono, infatti, già alla fine del XIX secolo le prime esibizioni di arte infan-
tile come quella presentata nel 1890 dalla Royal Drawning Society di Londra (“first
exhibition of children’s art even shown in Britain” per Stuart MacDonald112) o quella
del 1893 in cui molte scuole hanno esibito i lavori dei loro studenti presso la Chicago
World’s Fair. È soprattutto nel XX secolo che si ha una vera e propria esplosione di
nessione con le opere di artisti importanti come la viennese Kunstschau del 1908
voluta dai Secessionisti che riconoscevano il valore estetico dell’arte infantile e che,
per tale ragione, posero le opere di Oskar Kokoschka accanto a quelle prodotte
dagli studenti della scuola di Franz Cizek. La stessa impronta ebbe la mostra Salon
des enfants tenutasi a Parigi e organizzata da Henry Matisse nel 1909 nella quale
erano presenti i lavori dei suoi figli e di quelli di amici. In Italia, invece, una mostra
di questo tipo fu allestita dai futuristi Carlo Carrà e Umberto Boccioni a Milano nel
stato quello della Galleria 291 di New York che dal 1912 ha iniziato a proporre al
112
Finemberg J., When we were young. New perspective on the art of children, University of Cali-
fornia Press, Berkeley (Ca) 2006, p. 206.
152
suo pubblico opere di bambini riconoscendo quest’ultime come espressioni artisti-
che autentiche dello stesso calibro di quelle adulte. Della stessa idea era anche
Roger Fry che, dopo aver aperto la galleria-laboratorio Omega Workshops a Londra
nel 1912, inizia a esibire le opere dei bambini, oltre a produrre saggi sul valore este-
Anche Herbert Read, noto per i suoi studi sull’arte infantile, ha realizzato esi-
bizioni con opere di bambini. A lui si deve, infatti, la selezione di disegni e dipinti di
bambini rappresentativi del periodo della guerra ed esposta dal 1940 al 1945. L’esi-
bizione a Parigi fu vista anche da Pablo Picasso, il quale pronunciò la nota frase
“when I was the age of these children I could paint like Raphael. It took me many
years to learn how to paint like these children113”. Grazie al contributo di Read, molti
musei nel corso dei decenni successivi hanno iniziato ad aprire le porte ai lavori dei
America, la International Children’s Art exhibitions, che dal 1970 raccoglie opere di
fine degli anni ‘80 del secolo scorso, a far sentire l’esigenza di costruire delle strut-
ture museali dedicate in maniera specifica alle opere dei bambini. È in questo pe-
riodo infatti che prendono vita alcuni importanti istituzioni museali musei come il
Children’s Museum of Art di New York, il Museum of Children’s Art ad Oakland e gli
113
Ibid., p. 233.
153
154
3.3.3 Reportage from the International museum of children’s Art
e il mondo di domani.
155
Figura 4. Biglietto di entrata recante il simbolo del museo. Foto dell’autrice
Figura 5. Alcuni esempi di lavori realizzati dai bambini. Immagine tratta dalla rete.
156
Figura 6. Museo veduta esterna. Foto tratta dal sito del museo www.barnekunst.no
che il museo è più visitato di molti altri presenti nel centro della città, tanto da far
157
registrare, nel 2015 più di 15.000 visitatori. La cifra è sicuramente indicativa, in par-
dei contributi finanziari del Ministero della Cultura che negli ultimi sette anni hanno
visto una significativa riduzione. Il numero di visitatori, benché non elevato, mostra
si fa promotrice e protettrice. Il museo nato nel 1986 ad opera del regista Rafael
vuole portare avanti i diritti dei bambini e divenire, in futuro, un centro di ricerca per
“in which children come and play”, come afferma la Goldin. L’elemento di distinzione
sta proprio nella preposizione articolata dai (BY, in inglese) che sottolinea il ruolo
da protagonista del bambino nella realizzazione delle opere. In questo senso, esso
non solo riconosce il valore estetico dei lavori infantili ma li considera come foriere,
“It is said that children are people. But, people do not exist without a culture. Children
are people who belong to the future. And they have the right to their own culture, their own
Significative anche le parole di Angela Goldin, che per far comprendere più
158
“At the moment the museum hosts an exhibition called Norway: norwegian entries
from the museum’s collection that provides works of norwegian’s children on how they ima-
gine life in Norway in one hundred years. If you look at the works you could see how children
elaborate the theme, what they utopically think. But we could also see how children’s vision
of the world evolve in relation to the reality they live in and, in fact, many works are focused
on technology. When we will look at them in 20 years, we will see how much they had
imagined and how far they had been from the reality. The museum has a long perspective:
infantile e degli standard valoriali per apprezzare le opere infantili in tutta la loro
poranee che sono legate a iniziative di carattere mondiale, in particolare con l’ONU
esibite mostre che ripercorrono tutte le iniziative a cui il museo ha partecipato. Sui
tre piani in cui si sviluppa il museo, per il 2016 sono previste le seguenti mostre
che ha chiesto ai bambini “How do you imagine life in Norway in one hundred
years?”
Future in your hands (2004). Lo scopo del progetto era di capire il modo di
159
opere d’arte per questo progetto globale è stata iniziata dalla Rehabilitation
Anna Dzhibladze (born in 1989). Il museo ospita le opere della piccola artista,
create presso lo studio d’arte della madre dall’età di 2 anni fino a 7 anni. Le
opere sono estremamente colorate e con uno stile surrealista che ricorda le
ambientazioni oniriche.
natura circostante.
160
Sos-Children villages Guatemala. Le opere mostrano la relazione tra cultura,
Disaster (1991-). La mostra è una selezione di opere d’arte centrate sul tema
Figura 10. Katastrofe, Kowit W., (13), Thailand. Foto tratta dalla rete.
161
museo hanno creato un progetto artistico globale che ha portato alla realiz-
Figura 10. A child's dream of parents with more time Mia Koch (16) Norway. Foto tratta dal sito
“Daddy world wide” e “Mother and Child”. Sono due esibizioni che si trovano
Figura 11. She was happy when daddy came, May Britt (11), Norway. Foto tratta dal sito.
162
Orphan Voices - Alone with aids 2001. Molti bambini sono stati resi orfani a
causa dell’Aids. Il progetto è nato in sede alla NORAD e vuole far vedere le
Portraits, Rainforest and doll collection. Queste tre esibizioni sono perma-
nenti. La prima raccoglie una vasta gamma di ritratti da ogni parte del mondo
Figura 13. Me. M (4) Indonesia. Figura 12. Ritratti: vista dal primo piano. Foto tratte dal sito.
incoraggiato gli studenti a creare una serie di immagini centrate sul tratta-
163
Figura 14. One the way for fishing, David Esquivel (16), Peru. Foto tratta dal sito
La terza, infine, che si trova all’ultimo piano del museo, sembra una
164
Figura 15-16. “Magic room”. Foto tratte dal sito.
nazionale del museo. Non è un caso infatti se la quasi totalità delle mostre si basa
Le opere presenti nel museo sono selezionate da un team composto dai re-
sponsabili del museo e dai promotori dei progetti. Il gruppo di persone che seleziona
I lavori vengono scelti tenendo conto di alcuni criteri: tecnica (forma, colore,
tende alla creazione dell’immagine. La Goldin infatti afferma che spesso arrivano
165
loro opere tecnicamente perfette ma povere dal punto di vista espressivo, stereoti-
pate o lontane dalla tematica trattata per ciascun progetto. Il museo, comunque,
frono un‘ampia varietà di riferimenti culturali. Se una piccola parte di opere viene
esposta, l’altra parte viene utilizzata spesso per fini di ricerca o cedute a publish
companies.
I tre piani su cui si articola il museo accolgono anche spazi destinati alla libera
ogni lunedì e domenica ospita workshops d’arte o musica gestiti da insegnanti arti-
sti. In entrambi gli spazi i bambini hanno la possibilità di portare a casa ciò che
hanno prodotto anche se, ci confessa Angela Goldin, è successo spesso di chiedere
a dei bambini se volessero lasciare in custodia al museo le loro opere per studiarle
ma non esistono, ad oggi, veri e propri partenariati con le scuole. Nonostante ciò, il
museo predispone visite per le scuole suddivise per fasce d’età: 1-4, 5-7 e 8-10
anni.
Il programma delle visite prevede una visita integrale del museo di una durata
di circa 90 minuti e una serie di attività opzionali. Per i bambini della scuola dell’in-
gerli. Per i bambini più grandi la visita guidata è più articolata poiché può prevedere
relazioni con i curricoli scolastici delle differenti discipline. Anche in questo caso
parole chiave come arte, museo e qualità; in seguito, la guida mostra ai bambini i
166
vari lavori facendo attenzione ai topics e alla relazione tra questi e le opere e cerca
vede. Per fare ciò essa può porre al gruppo alcune semplici domande quali: che
cosa vedi in questa immagine? Che tipo di tecnica usa l’artista? Qual è il messaggio
Infine, dopo aver visitato «the magic room», i bambini possono partecipare a
un’attività musicale inclusa nel guided tour durante la quale vengono incoraggiati a
partecipare attivamente.
Il museo d’arte infantile è inoltre aperto anche a gruppi con bambini aventi
blemi nella locomozione ciononostante il museo adotta strategie per sopperire a tale
delle specificità dei soggetti. Ciò significa che la visita guidata (affidata a personale
tizzando ad esempio alcuni aspetti come l’uso dei sensi per far apprezzare a tutti al
dere in maniera adeguata alle sue esigenze così da imprimere un ricordo positivo e
profondo. A mio avviso, il museo ricalca una idea tradizionalista di museo inteso
come luogo di conservazione. Benché, come si deduce dalle parole della respon-
sabile, il museo sia nato con la precisa finalità di conservare, tutelare e mostrare le
opere d’arte infantile, esso, ad oggi, manchi di spazi adatti alla spontaneità infantile.
I disegni sono appesi seguendo criteri adulti: immaginiamo un bambino di tre anni
167
che si trovi a visitare il museo, avrebbe sicuramente difficoltà a osservare le opere
posizionate nelle zone più alte delle pareti. Così come lo spazio predisposto alla
produzione spontanea all’interno delle sale è ristretto e non adatto a gruppi scola-
stici numerosi, nonostante nei programmi delle visite sia previsto un tetto massimo
di trenta bambini. Inoltre, non si trovano nelle sale angoli per riposarsi o mangiare.
Di questi problemi è consapevole anche il team che lavora per la gestione, promo-
zione del museo che ha presto evidenziato l’inadeguatezza dell’edificio che risulta
eccessivamente piccolo. Per tale ragione è stato realizzato da Snøhetta, studio in-
su una possibile espansione del museo. Il risultato dello studio ha fatto emergere
che l’istituzione museale avrebbe bisogno di uno spazio compreso tra 1500 e 2000
m² tenendo conto dei locali destinati alle esposizioni, ai laboratori, ai servizi ammi-
diale, una istituzione lungimirante e prestigiosa che mostra, con impegno, l’elevato
valore artistico, estetico, sociale, storico e morale che possiede l’arte infantile in ogni
tempo e luogo.
Azione questa che dovrebbe essere svolta dal museo d’arte infantile. In particolare
168
l’impulso forte dovrebbe essere dato alla scuola che, nonostante le raccomanda-
evidenzia con maggiore intensità nella scuola primaria dove, a partire dalle Indica-
Se a scuola l’arte resta fuori dalle aule, l’arte dei bambini entra di diritto nel
museo d’arte infantile come quello presente nella capitale norvegese di Oslo. L’In-
verso i loro lavori artistici. Contrariamente ai musei per bambini, pensati e progettati
per i bambini da adulti, il museo d’arte infantile è fatto “dai” bambini per tutti. I bam-
bini con i loro diritti, sogni, idee ed esperienze rappresentati nelle opere, sono i reali
del prossimo capitolo che tenta di integrare il museo con le esigenze della scuola e
169
CAPITOLO 4
Albert Einstein
170
Il museo d’arte infantile che abbiamo immaginato vuole essere un’integrazione
stione dello spazio museale come ambiente d’apprendimento ricco di stimoli e sol-
lecitazioni che aiutano il bambino a vivere a pieno l’esperienza all’interno del museo.
dio della cultura infantile che passa attraverso le opere dei bambini, considerate
sempre più intensiva azione di potenziamento. In questo senso, i due modelli hanno
riconosciuto l’importanza rivestita dalla scuola che gioca un ruolo primario nel suo
che riconosce il bambino come artefice e protagonista dei suoi processi conoscitivi,
porre come “mediatore” tra scuola e territorio debba considerare, in primis, le loro
specificità. Da una parte la scuola, dal punto di vista artistico, dimostra spesso di
non saper rispondere adeguatamente alle necessità dei bambini, dall’altra il territo-
Il museo potrebbe, dunque, costituire una risorsa per ancorarsi attivamente e con-
sapevolmente nel territorio dando maggior senso e rilevanza agli eventi e iniziative
artistiche e per far tornare l’arte all’interno delle aule scolastiche. Tutto ciò tenendo
171
ferma l’idea che un museo d’arte infantile dovrebbe costituirsi come un luogo rea-
lizzato da e per i bambini, nel quale l’adulto può scoprire le potenzialità estetiche e
artistiche dei bambini dai 3 agli 11 anni e ricordarsi di averle avute anche lui (e forse
di averle ancora…)
didattica.
4.1. Identità
senza scopi di lucro. Per agevolare lo studio e l’educazione, esso si occupa della
che, nel nostro caso specifico, sono rappresentati dalle opere d’arte infantile sulle
quali ruota l’intera identità del museo. Da questa breve descrizione si possono chia-
1. Conservazione: come ogni museo anche questa tipologia ha alla base la rac-
scuola o all’interno del museo dai bambini della scuola dell’infanzia e primaria
2. Ricerca: dal momento che le opere sono state realizzate da bambini, esse
172
3. Promozione: esponendo tali opere, il museo non solo valorizza le capacità
nella Convenzione sui diritti del bambino, ha il diritto di essere protetta e pro-
bino ha il diritto di esprimersi con i mezzi e modi che più gli sono consoni.
Per quanto concerne la mission del museo essa é in linea con le sue funzioni.
dell’arte del bambino attraverso un’azione congiunta che coniuga fare, pensare e
bini.
Il confronto con le opere permette di rendersi conto di quanto spesso non sia
necessaria una dote artistica realisticamente connotata, quanto una più importante
personale percezione delle cose e delle esperienze. Le parole d’ordine sono, perciò,
invenzione. Un unico binario che collega arte ed infanzia, rendendo il loro incontro
inimitabile.
173
4.2. Organizzazione
dei bambini e il museo d’arte infantile di Oslo, presuppone una struttura e un’orga-
presenza del legame che il museo dovrebbe instaurare con il territorio e con la
Collezione
strando come questo sia un’integrazione e superamento del concetto di rete. Esso,
esperienze dentro e fuori dalla scuola significative per la loro crescita, oltre che per
senz’altro una delle più ricche in questo senso in particolare per l’infanzia che ha
Il museo d’arte infantile si pone dunque come collante tra territorio e scuola
tive che vi si svolgono. Un esempio può in questo caso essere d’aiuto. Durante il
animate dall’energia del Lucca Comics and games. Il museo non può allora non
suo interno dunque potrebbero essere predisposti attività laboratoriali per le scuole
sui Comics con il contributo degli esperti della mangaschool di Lucca, ma potreb-
bero anche essere allestite mostre con tavole manga che abbiano come protagonisti
dei bambini. In tal modo, il focus resta puntato sul bambino e sulla sua cultura an-
abbiamo visto come l’arte e le sue dimensioni educative siano poco promosse all’in-
quella primaria, resta una scarsa consapevolezza del valore estetico, conoscitivo
ed espressivo delle opere infantili. Per tali ragioni il museo, con le sue attività didat-
tiche in sede e quelle che promuove a scuola, svolgerebbe due importanti finalità:
spronare la scuola a dare ai bambini il tempo, gli spazi e i materiali per esprimersi
Come può il museo riuscire raggiungere tali obiettivi? La risposta sta nella
creazione di bandi di concorso per le scuole. Per reperire opere emana un bando di
175
scuole la possibilità di scegliere il percorso didattico che più ritengono adeguato in
relazione alle esigenze dei bambini e in rapporto alle Indicazioni Nazionali. Il bando
avrà una durata trimestrale, al termine del quale le classi partecipanti dovranno spe-
dire il materiale presso la sede del museo con specificato: nome della scuola,
classe, sezione, nome del bambino in ciascun disegno o dipinto, titolo dell’opera e
data.
dell’infanzia che primarie dal titolo Che faccia che hai!. Esso avrebbe come finalità
quella di mostrare non solo lo sviluppo grafico del bambino ma anche la sua creati-
colori, che guarda al bambino come un soggetto capace che “utilizza materiali e
sive. Non sarebbe, dunque, difficile immaginare una serie di attività didattiche in-
centrate sul ritratto che, allo stesso tempo, muovessero verso il raggiungimento
della competenza delineata nelle Indicazioni. Il ritratto, inoltre, è un modo per valu-
le opere saranno anche indicative del livello di grafismo raggiunto dal bambino ma
anche della capacità di esprimere se stesso, le sue intenzioni e le sue idee attra-
176
interpretare il tema del concorso come un percorso teso alla scoperta dei ritratti e
dei volti nella storia dell’arte così come nella contemporaneità. Non sarebbe sba-
italiano o arte e storia, naturalmente tenendo conto dei livelli di sviluppo e degli
Opere d’arte infantile raccolte e selezionate a partire dai bandi promossi dal
Opere realizzate in sede dai bambini all’interno dei laboratori organizzati dal
nale investendo tutte le scuole del sistema formativo italiano così da raggiungere
anche le zone più disagiate. In tal modo si avrebbe anche un confronto su come i
inseriti.
Selezione
delle opere ma sarà possibile il contributo esterno di figure specializzate come critici
Tutti i lavori che vengono inviati al museo sono esaminati e valutati secondo
criteri di originalità, espressività, rispetto o meno del tema e tecnica. Come abbiamo
visto nei paragrafi 1.1.1. e 1.1.2., le opere infantili presentano peculiarità tali da non
177
poter essere valutate con gli stessi criteri con i quali si è soliti valutare le opere
adulte. La cifra stilistica delle opere infantile è racchiusa proprio in questa differenza:
i disegni dei bambini sono il frutto del loro modo di intendere, guardare e conoscere.
Dietro gli “errori” tipici delle rappresentazioni infantile si nasconde la tensione del
bambino di tradurre in immagine una realtà pensata. Per tali ragioni, un elemento
chiave della selezione sta nell’interpretare le opere dei bambini sulla base delle loro
specifiche abilità.
I lavori che giungono al museo dalle scuole o dagli altri centri locali vengono
plesso e richiede non solo tecnica ma anche gestione del compito, scelta dei colori,
degli elementi da escludere o realizzare. Alcune opere quindi spiccano per origina-
capacità rappresentazionale.
Esposizione
Le mostre, come in ogni museo, sarebbero sia di tipo permanente che tempo-
ranee.
178
Le esibizioni permanenti sono composte da quelle opere che spiccano per rappre-
sentatività di questa arte. In particolare, l’idea era quella di realizzare una mostra
grafiche e simboliche del bambino. In questo modo le due concezioni viste nel ca-
delle abilità grafico pittoriche, sia la valenza estetica ed espressiva delle opere in-
fantili.
Una mostra di questo tipo inoltre ha come obiettivo quello di stravolgere l’abitudine
a considerare come arte solo quelle opere che seguono i criteri rappresentazionali
realistici e, invece, far notare quanto spesso il valore di un’opera passi proprio dalla
museo di Oslo (paragrafo 3.3.3.) presentano elementi tipici dell’arte infantile come
un originale uso del colore che è preponderante e una scelta e composizione dell’im-
magine che rende l’opera completa così com’è, anzi l’assenza della prospettiva con-
ordine di tipo tematico. Una possibile esposizione potrebbe essere composta dai
lavori infantili che hanno vinto il contest emanato dal museo. Un altro possibile svi-
luppo tematico, potrebbe essere legato alle iniziative territoriali come per esempio
una mostra incentrata sull’uso creativo della carta in occasione della Biennale Car-
tasia.
d’arte infantile e opere d’arte adulta. Immaginiamo ad esempio una mostra che av-
vicini le opere di artisti surrealisti a quelle di artisti bambini che reinterpretano il tema
179
del sogno. O ancora, una mostra che metta in relazione ad esempio i bozzetti pre-
paratori di artisti importanti del calibro di Picasso o Klee con i disegni infantili.
locali per mostrare tutte le opere giunte al museo in occasione del concorso pro-
4.2.2. Spazio
tutti, compresi i soggetti con disabilità motorie. Entrambi i piani dovrebbero essere
costituiti come open space così da consentire la visione di ciò che si svolge all’in-
per angoli. Le opere dei bambini andrebbero ad essere esibite sulle pareti del mu-
seo ma anche su strutture (pannelli) mobili che dividono lo spazio. Lo stesso vale
per il piano superiore collegato al primo con un ascensore e una scalinata per la
180
ideale arredare l’ambiente con mobili di cartone come tavoli, sedie, espositori, scaf-
fali (provvisti di colori a tempera, pennarelli, matite, gessi, pennelli, gomme, lapis,
ecc…) totem touch con tablet o ipad. Un elemento fondamentale sarebbe la pre-
senza di un tavolo circolare con al centro un cerchio che può ruotare e diviso in
sezioni ognuna contenente risorse varie, sul quale i bambini possono disegnare,
dipingere, creare opere a partire da materiali di scarto. La parte bassa delle pareti,
quella a portata della mano infantile, dovrebbe essere in parte rivestita da diversi
Un’altra area sarebbe costituita dalla piccola biblioteca, sala conferenze, dai
sarsi e assaporarsi il racconto di una storia. Essa potrebbe contenere anche libri
sull’arte come quelli della collana Libri ad arte editi da Franco Cosimo Panini114 o
dai bambini.
manipolazione. I due laboratori dovrebbero essere separati dal resto del museo ma,
114 http://www.francopaniniragazzi.it/index.php/
115 http://www.artebambini.it/
181
Infine, un’altra zona del museo che andrebbe sviluppata è quella esterna. Il
giardino dovrebbe essere allestito con giochi realizzati con materiali di riciclo e altri
materiali di scarto che possono essere riutilizzati come giochi dai bambini quali ad
esempio gomme delle auto dentro i quali saltare, tubi nei quali scivolare e forme
4.2.3. Personale
ambiti a cui fanno capo diverse figure professionali, nel nostro caso facciamo riferi-
mento soprattutto all’ambito della ricerca, gestione e cura delle collezioni e a quello
relativo ai servizi per il pubblico; questi sono gli ambiti indispensabili alla gestione e
gazione dei beni e il registratore (responsabile del prestito dei lavori da o verso altri
rebbero, oltre che della promozione, cura e gestione del patrimonio artistico del mu-
Nel secondo ambito abbiamo figure quali il responsabile dei servizi educativi
che propone progetti formativi, stringe rapporti con le istituzioni scolastiche e con gli
182
studiosi e individua possibili vie di sviluppo per il museo e gli educatori museali che,
rare, interagire tra loro così da creare profili professionali misti, in grado cioè di in-
artistico con quelle del pubblico a cui si rivolge. Il personale perciò dovrebbe tenere
fermi i principi che animano questa tipologia museale, la quale, basandosi sul bino-
mio arte ed infanzia, necessita di una incessante attività di raccordo al fine di ren-
classi al concorso a tema, mentre per quanto concerne il museo essa si legherebbe
ai servizi educativi offerti (visite, cartoni animati, disegno libero o app, lab).
183
L’istituzione scolastica locale (ma in generale quella italiana) manca di una
reale presa in carico delle discipline artistiche nonostante il nostro sia un paese che
seo d’arte infantile quindi si proporrebbe di ridare vigore alla disciplina artistica all’in-
terno della scuola mostrando e dimostrando le capacità e il talento di cui sono prov-
nati temi al fine di spingere le scuole a partecipare. Le classi che aderiscono do-
vrebbero realizzare dei prodotti da mandare al museo e che, una volta selezionati,
I bandi di concorso dovrebbero avere come scopo, oltre che alla realizzazione
(Che faccia che hai!). Proviamo ora a immaginare un’ipotetica unità di apprendi-
riche che possono essere usate per riuscire così non solo a stimolare le capacità
vazione e il fare.
12 femmine
184
12 maschi
mento produrre;
tratto
tiche
tratto.
dei supermercati.
186
7. Valutazione: si chiede ai bambini di disegnare un ri-
Alla scuola primaria, in particolare nelle ultime classi, l’unità didattica potrebbe
porre l’attenzione sulla capacità dei bambini della scuola primaria di lavorare su un
tema all’apparenza lontano ma, in realtà, molto attuale che è l’uso del volto come
veicolo di messaggi a fini commerciali. Lavorare sul ritratto, usando anche l’arte,
9 femmine
9 maschi
diovisivi e multimediali).
187
È in grado di osservare, esplorare, descrivere e leg-
e opere d’arte
Attività laboratoriali
188
L.H.O.O.Q. di Marcel Duchamp (1919-64), Ritratto di Ma-
piani.
strerà alla classe alcune opere di arte del ‘900 che hanno
189
6. Attività laboratoriali: si divideranno i bambini a
proposto dal museo. Possiamo perciò immaginare di avere per la scuola dell’infan-
zia una scelta delle opere totalmente in mano ai docenti mentre, per la scuola pri-
maria la scelta potrebbe essere affidata al gruppo classe o persino al singolo bam-
bino.
190
4.3.2. Didattica in sede
Il museo ha tra le sue funzione quella di formare i soggetti. Tale processo viene
del museo sia direttamente grazie alle visite guidate e alle attività laboratoriali orga-
I processi formativi non formali poggiano sull’idea che l’esperienza sia di per
sé motivo di crescita per il soggetto. Ciò vale tanto per i bambini quanto per gli adulti.
Come sosteneva Adorno, l’incontro con le opere d’arte attiva processi cognitivi che
rapportarsi con opere d’arte infantile necessita, sia per l’adulto che per il bambino,
immediata comprensibilità dell’opera. Non solo le opere d’arte dei bambini della
scuola dell’infanzia ma anche di quelli della scuola primaria presentano tale carat-
teristica.
I piccoli artisti possono essere in grado di creare opere dalla forte valenza
mente ma anche di uno da vivere attivamente attraverso angoli destinati alla libera
espressione artistica infantile. Ma non solo. La tecnologia offre oggi una mano a
quei bambini che, per timore, sono restii all’espressione grafica poiché non si sen-
vità di questi bambini, ed in generale di tutti, che sarebbe altrimenti persa, il museo
sull’arte. Ne esistono di molti tipi, alcune delle quali compatibili solo con dispositivi
191
Apple. Per la particolare struttura museale progettata, le più in linea sarebbero
quelle pensate per giocare in maniera creativa con le opere d’arte e quelle incen-
trate sulla libera realizzazione di immagini e disegni. Alla prima categoria apparten-
gono: Play Art by Tapook che consente di ricombinare tra loro come più si preferisce
gli oggetti che si trovano nei dipinti di artisti quali Van Gogh, Monet, Klee, creando
alla fine una nuova opera frutto della personale combinazione dei grandi capolavori
collaborazione con la Andy Warhol Foundation for the Visual Arts che, in maniera
interattiva e animata, fa scoprire ai bambini la serie di libri “So” realizzati dal celebre
artista durante la sua carriera da illustratore; Art Lab for Kids, simile alla prima, per-
mette non solo di assemblare, rielaborare nuove opere partendo dai lavori di Pi-
Alla seconda categoria appartengono invece app come Kids doodle, una ap-
plicazione con una interfaccia user-friendly che permette ai bambini, con l’uso di
dieci pennelli, di produrre disegni e video che ripercorrono step by step il percorsi di
creazione dell’opera; PicsArt for Kids e Super Kids coloring che permettono al bam-
L’esperienza nel museo passa dall’incontro dei visitatori con le opere. Oggi le
“emotivo”, in grado di coinvolgere tanto gli adulti quanto i bambini. Affinché ciò av-
conto dei due poli che costituiscono l’esperienza museale: il pubblico e il patrimonio
artistico.
192
Nel caso di un museo d’arte infantile l’interazione tra questi due fattori richiede
bili e non rispecchiano i canoni a cui siamo soliti. Se per i bambini avvicinarsi alle
le infinite possibilità espressive che animano l’infanzia, per gli adulti significa sco-
prire un mondo che è superficialmente considerato e che resta in molti casi celato
ai nostri occhi. Nelle opere dei bambini spesso troviamo analisi della realtà molto
più incisive, visionarie e attente di quelle adulte come si può vedere nelle immagini
presenti sul sito del museo internazionale di arte infantile di Oslo. Esse sono inter-
delle emozioni, dei ricordi vissuti e interiorizzate dal bambino. Per tali ragioni è ne-
cessario l’intervento di una guida in grado di calibrare la visita sulla base delle esi-
genze formative dei visitatori. Per un pubblico infantile, ma anche adulto, la meto-
come afferma Gary Carson lo storytelling è uno dei mezzi più potenti attraverso cui
Lo storytelling come tecnica basata sul racconto di storie che partono dagli
dalla guida che proposte dai visitatori stessi o create insieme in maniera partecipata.
193
L’ultima esperienza che il museo d’arte infantile offrirebbe, sarebbe quella rap-
età (3-6, 6-9; 9-11), garantendo così a tutti la possibilità di partecipare. Come evi-
denziato dal progetto, i laboratori si pongono come elementi di raccordo tra la scuola
e il territorio. Quest’ultimo offre una vasta gamma di eventi che possono essere
maggiormente valorizzati e promossi dal museo con attività specifiche svolte sotto
impulso positivo sia ai Lucca Comics and games che alle scuole della Piana luc-
provengono dal mondo della scuola, dalla Lucca Manga school e dal Lucca Comics
and games. Esso, di cui sotto si ha una breve descrizione, prevede di avvicinare i
bambini al mondo del fumetto e in particolare alla tradizione deI manga giapponese
affinché sviluppino in seguito anche la curiosità e l’interesse per un genere sul quale
Destina- Classi IV e V
tari
194
Insegnanti curricolari
espressioni facciali
vissuta a scuola
Tempi 5 ore
sudi/supporti
lare da Collins, Brown e Newman e si basa su alcune strategie importanti come: l’articolazione, la
riflessione e l’esplorazione.
195
piano; si focalizza l’attenzione sulla resa dei loro volti e
blemi.
cedenti disegni.
196
Esposizione: le opere dei bambini che hanno partecipato
La tecnica che sta dietro alla realizzazione di una tavola è estremamente com-
l’intero percorso.
la cui figura diviene marginale. I bambini sono i veri protagonisti e hanno la possibi-
lità di creare e sperimentare a partire dalle loro esigenze. Il docente, come un tutor,
aiuta, facilita ed incoraggia senza però mai sostituirsi al bambino o tenere un atteg-
giamento giudicante. Bisogna infatti ricordare che, nonostante il gruppo sia una
operato.
ché il museo possa allestire una mostra temporanea, durante i Lucca Comics and
197
games, tesa a mostrare le capacità espressive dei bambini, il loro modo di vivere e
Il progetto delineato mostra come possa crearsi intorno al rapporto tra arte e
formazione come un sine qua non di tutte le agenzie di educazione formale, non
formale e informale.
L’arte dei bambini è a tutti gli effetti arte e ci mostra la capacità dei bambini di
dare forma ai loro pensieri, alle loro emozione in maniera originale e creativa. In
questo senso il museo non farebbe che dar voce a una dimensione, quella artistica,
Ristabilire una relazione tra l’infanzia e la sua arte significa dunque iniziare
Aspetti questi che emergono prepotentemente dalle opere dei bambini che ci par-
lano di loro e del mondo che ci circonda. Imprescindibile risulta allora dare al bam-
bino la possibilità di essere e di comunicare con i linguaggi che più gli sono propri.
La scuola, in tal senso, non può astenersi dal riconoscere questo fondamen-
tale ruolo in quanto prima agenzia formativa. Il museo, dal canto suo, servirebbe
non solo da cassa di risonanza verso la cultura infantile ma anche come una spinta
al territorio.
198
Il progetto sopra delineato, naturalmente, presenta delle lacune e delle man-
ziario del museo, aspetto questo non trascurabile in quanto può determinare la riu-
scita del progetto stesso. In secundis, non sono state prese in considerazione le
scuole. Infine, non si è trattata la delicata area della sfera giuridico-normativa che
a un pubblico infantile.
Tutti questi elementi che si discostano dal nostro focus sarebbero da prendere
199
Conclusioni
pattini.
cile.
amici.
200
È nostra convinzione i sogni siano parte integrante del nostro percorso di vita.
Quando è stata scritta la storiella citata non c’era ancora in programma nessun
L’idea della tesi è giunta in maniera inaspettata proprio come per il cammello
Muhadel l’aurora boreale. Parlando con il mio precedente tutor universitario Andrea
Conti ho posto, come ogni anno, l’accento sull’assenza a scuola della dimensione
artistica. E ciò era ancora più evidente per le arti visive nella scuola primaria. Imma-
giniamo per un attimo una situazione tipo: classe quarta elementare. L’insegnante
entra in classe e, dal pulpito della sua cattedra di legno, proclama: oggi si disegna!
La reazione dei bambini la abbiamo tutti davanti agli occhi: sguardi complici e felici
tra compagni, qualche sì esultato con voce fioca o, nel peggiore dei casi, urla e
schiamazzi. Se ne deduce prontamente una cosa: l’arte non è niente di serio. I di-
segni che creeranno i bambini con molta probabilità verranno gettati nel cestino
della carta (si spera abbiano imparato a fare la raccolta differenziata) o, nella mi-
gliore delle ipotesi, consegnati ai genitori a casa. Perché a scuola ciò che importa è
la rendicontabilità dei risultati e l’arte ha a che fare con il talento non con l’intelletto.
In realtà, questa credenza che ci portiamo dietro ormai da troppo tempo non fa che
che è in origine del docente, il quale, come abbiamo visto, è solitamente un inse-
gnante generalista.
La nostra idea dunque prende avvio, inizialmente, da una critica al nostro si-
stema d’istruzione che poco tiene conto della valenza formativa dell’arte a ogni li-
vello scolastico e si sviluppa, per caso, pensando alle future attività che avremmo
voluto realizzare a scuola. Avremmo voluto creare un percorso di storia dell’arte con
201
perché invece non creare un museo d’arte infantile, aperto a tutti così che chiunque
preso vita il progetto, pian piano è divenuto sempre più un sogno ad occhi aperti
telos preciso: mostrare come l’arte infantile possa non solo essere fruibile da tutti
sistema di questo tipo necessita di considerare tutti gli aspetti che animano i prota-
gonisti: il territorio con le sue peculiarità storico-sociali, artistiche e con le sue inizia-
tive culturali, la scuola tesa tra tradizione e innovazione, stretta tra aspirazioni e
ed identità. Questi tre attori che solo marginalmente promuovono l’arte infantile pos-
sono invece diventare –insieme- portavoci della cultura infantile. Le produzioni dei
bambini, come è evidente nei lavori che si trovano presso l’International Museum of
Children’s art di Oslo, sono opere d’arte a tutti gli effetti in quanto possiedono un
proprio valore estetico, il quale non va paragonato a quello dei lavori adulti, e una
loro intrinseca significatività. I bambini nei loro disegni comunicano, imparano, co-
noscono e risolvono problemi, motivo per cui l’attività artistica è tutt’altro che inutile.
Inutile è continuare a credere che i bambini non abbiano niente da dire, che non
abbiano una loro opinione e visione del mondo, che entrare in contatto con opere
d’arte che hanno segnato la nostra cultura non sia un’esperienza adatta ai bambini.
Se, come si è soliti dire, l’arte non ha tempo perché non lasciare ai bambini il tempo
di creare a qualsiasi età? Perché non diamo loro la possibilità di continuare a svi-
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luppare delle abilità, capacità che permettono loro di esprimersi? Perché non con-
sentiamo loro di interagire con i prodotti della nostra civiltà in maniera critica e con-
E allora vorremmo concludere ricordando ancora una volta le parole del fon-
datore del museo d’arte infantile che ha fatto di un sogno un’utopia e di un’utopia
It is said that children are people. But, people do not exist without a culture.
Children are people who belong to the future. And they have the right to their own
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