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FABBISOGNO E DISPENDIO ENERGETICO

L’energia che ENTRA tramite gli alimenti che assumiamo deve essere in equilibrio con quella che ESCE
tramite la termogenesi e l’attività metabolica, che sono INVOLONTARIE, e l’attività fisica, che invece è
VOLONTARIA.
Il fabbisogno di energia è cambiato rispetto a quello dei nostri antenati; siamo vittime di “moderne
patologie” come la sedentarietà.
Perché è importante fare attività fisica?
• Perché siamo programmati geneticamente per fare molta attività fisica (per scappare dai predatori, per
cacciare, per procurarci il cibo ecc.) e quindi la scarsa attività fisica fa male all’organismo.
• Perché oggi si mangia di più e si mangiano alimenti a maggiore contenuto calorico per cui per avere un
bilancio energetico in pareggio bisogna fare più attività motoria.
Vantaggi dell’attività fisica:
-contrasta l’obesità e il sovrappeso
-favorisce la prestanza fisica
-rafforza muscoli, tendini e ossa
-previene molte malattie (infarto, ictus, tumore, diabete,
ipertensione, ecc.)
-riduce ansia, stress, depressione
-migliora l’umore
-aiuta a dormire meglio
La nostra alimentazione deve adeguarsi allo stile di vita.
Come una macchina, anche il nostro corpo ha bisogno di rifornimenti, infatti, per funzionare necessita degli
alimenti. La richiesta stimata di ENERGIA è definibile come la quantità di energia contenuta negli alimenti
per cui si possa prevedere il mantenimento del bilancio energetico in una persona sana in base all’età, al
sesso, al peso, all’altezza e all’esercizio fisico che siano in accordo con un buono stato di salute. La quantità
e la qualità degli alimenti che noi dobbiamo introdurre nel nostro organismo, per mantenerci in forma, è il
FABBISOGNO ENERGETICO.
Tutti i processi vitali di un organismo sono legati all’energia: la BIOENERGETICA è la scienza che studia tali
trasformazioni e il nostro organismo può utilizzare solo l’energia che si libera dalla rottura dei legami
chimici delle molecole che costituiscono gli alimenti. L'energia chimica contenuta negli alimenti viene
TRASFORMATA e utilizzata per:
 il lavoro muscolare;
 l’omeostasi;
 il ricambio cellulare;
 l'accrescimento.
N.B. Nella conversione di energia chimica in energia biologica la maggior parte di questa si disperde sotto
forma di CALORE.
Le conoscenze sulla bioenergetica ebbero inizio alla fine del XVIII secolo dagli studi di LAVOISIER e LAPLACE
che, utilizzando un calorimetro a ghiaccio, dimostrarono, nella cavia, la PRODUZIONE DI CALORE ed il
PRINCIPIO DI CONSERVAZIONE DELL’ENERGIA.
Lavoisier nel 1758 inventò un CALORIMETRO A GHIACCIO e
dimostrò che la presenza di un animale aumentava la
quantità di acqua formatasi, per fusione del ghiaccio,
nell’unità di tempo. Il calorimetro a ghiaccio si basa sul
calore latente di fusione: la quantità di calore scambiata
con il ghiaccio (che deve essere mantenuto a zero gradi)
risulta proporzionale alla massa dell’acqua di fusione,
quindi la quantità di calore prodotta dalla cavia è
proporzionale alla quantità di acqua liberata. Tutta la
struttura, ovviamente, è isolata termicamente
dall’esterno. Ricordiamo che per la fusione di 1 kg di
ghiaccio servono 80 kcal.
Lo
Calorimetro di strumento
Bunsen usato per misurare il calore si chiama CALORIMETRO.
Esistono diversi tipi di calorimetri che, pur se basati su
fenomeni diversi, sono tuttavia fra di loro sostanzialmente
equivalenti. Se un recipiente contiene una miscela di acqua e
ghiaccio fra di loro in equilibrio e se il recipiente viene posto
per un certo tempo a contatto con un sistema più caldo si
riscontra che una parte del ghiaccio fonde, senza tuttavia
che cambi la temperatura della miscela. Il calore che il
recipiente (calorimetro) ha ricevuto è misurato dalla
quantità di ghiaccio che si è fuso. Fra i vari modelli di
calorimetro a ghiaccio, alcuni sono molto sofisticati come il
CALORIMETRO DI BUNSEN e consentono una misura assai
precisa della quantità di ghiaccio disciolta.
Nel 1892 ATWATER e ROSA costruiscono il primo calorimetro umano in grado di misurare il calore prodotto
dall’UOMO con una accuratezza dello 0,1%. Dentro la stanza c’è una persona in attività e un tubo in cui
scorre dell’acqua, che viene poi raccolta in un contenitore dotato di termometro; ovviamente è necessario
che ci sia anche l’entrata di ossigeno della camera, il quale viene riutilizzato dopo essere stato privato
dell’umidità grazie all’ACIDO SOLFORICO e della CO2 grazie alla CALCE SODATA. Questo modello di
calorimetro non è utilizzato perché molto costoso e poco pratico, visto che richiede che la persona rimanga
dento la camera almeno per 1 giorno.
Il METABOLISMO ENERGETICO viene normalmente espresso in termini di quantità di calore liberato da
tutte le reazioni biochimiche che avvengono in tutte le cellule del corpo umano; le reazioni per
l’ottenimento di energia a partire dagli alimenti costituiscono il metabolismo energetico. I principi nutritivi
vengono demoliti (OSSIDATI) secondo le seguenti reazioni:
glucidi + O2  CO2 + H2O + energia Tappe dell’estrazione dell’energia dalle sostanze nutrienti:
protidi + O2  CO2 + H2O + composti azotati + energia
lipidi + O2  CO2 + H2O + energia
I prodotti finali del catabolismo, ossia CO2, H2O e
COMPOSTI AZOTATI, sono eliminati dall’organismo come
materiale di rifiuto.
Circa il 25% dell’energia di deposito è contenuta nelle
PROTEINE e può essere mobilizzata nei casi di carenze
alimentari o digiuno. Circa il 75% dell’energia di deposito è
contenuta nei TRIGLICERIDI del tessuto adiposo (15-30% del
peso corporeo) che consentono all’individuo di sopravvivere
e svolgere tutte le funzioni vitali tra un pasto e quello
successivo. Una parte molto esigua (< 1%) dell’energia di
deposito è contenuta nel GLICOGENO EPATICO (100 g.
disponibili per il rifornimento di glucosio nel sangue) e nel
GLICOGENO MUSCOLARE (400 g. utilizzati quasi
esclusivamente per il metabolismo delle fibrocellule
muscolari).
I NUTRIENTI sono le fonti energetiche necessarie al funzionamento del nostro organismo.
L’energia liberata dai nutrienti viene espressa in CHILOCALORIE o CHILOJOULES 1 kcal = 4,184 KJ e una
CALORIA è la quantità di energia necessaria per innalzare la temperatura di 1kg di acqua di 1°C.
I fattori di conversione dei nutrienti in calorie sono:
LIPIDI: 9 kcal x 1g PROTEINE: 4 kcal x 1g GLUCIDI: 4 kcal x 1g ALCOOL: 7 kcal x 1g
L’entità del FABBISOGNO ENERGETICO è ampiamente variabile nei diversi soggetti ed è influenzata dal
metabolismo, clima, alimentazione, tipo di attività svolta, etc. Per determinare quantitativamente le
necessità alimentari quotidiane di un individuo è necessario conoscere:
1. Contenuto energetico dei vari principi alimentari.
2. Fabbisogno energetico giornaliero dell’individuo.
Per valutare il contenuto di energia degli alimenti si può utilizzare la BOMBA CALORIMETRICA, un
apparecchio nel quale l’alimento o i singoli nutrienti vengono BRUCIATI: il calore che essi liberano aumenta
la temperatura dell’acqua che circonda la camera di combustione e da questo si può risalire all’energia
sprigionata. È costituta da una camera isolata in cui viene inserita la sostanza da valutare che, in presenza di
ossigeno a circa 35 atmosfere, quindi sotto pressione, viene sottoposta a completa combustione, fino alla
formazione di sostanze di minor livello energetico. Il potere calorico viene misurato in base alla quantità di
calore sviluppato dalla combustione. La combustione della sostanza in esame viene provocata mediante
una corrente elettrica. In tale apparecchiatura il calore fornito dall’ossidazione dei substrati fa innalzare la
temperatura di un volume noto di acqua che circonda la bomba calorimetrica e attraverso il valore (in °C)
dell’innalzamento termico, il valore del calore specifico dell’acqua e la quantità precisa della sostanza
sottoposta all’ossidazione, si risale alle chilocalorie prodotte per grammo di sostanza contenuta nella
capsula. Il POTERE CALORIFICO esprime la quantità di calore liberato, a pressione costante, della
combustione di 1 kg di combustibile e si misura con la bomba calorimetrica.

1 grammo di GLUCIDI, LIPIDI e ALCOL ETILICO sia in vivo che in vitro liberano per ossidazione 4 Kcal, 9 Kcal e
7 Kcal energia; gli altri nutrienti, ovvero, VITAMINE e MINERALI NON producono calorie. Invece, 1 grammo
di PROTIDI libera 5,3 Kcal in vitro e 4 Kcal in vivo perché in vivo NON vengono completamente ossidate, ma
l’AZOTO viene eliminato tramite l’UREA (questa trasformazione consuma molta energia), invece nella
bomba calorimetrica vengono completamente ossidate, ecco perché liberano maggiore calore.
Perché i grassi contengono tante calorie? I legami C-H, in seguito a rottura, rilasciano più energia rispetto a
quella che si ottiene quando vengono rotti i legami C-O. Visto che i grassi contengono più legami C-H,
mentre i carboidrati e le proteine contengono più legami C-O, l’ossidazione dei primi porta alla liberazione
di una MAGGIORE quantità di energia.

L’assunzione degli alimenti fornisce energia, mentre l’attività umana determina un consumo di energia. La
differenza tra l’energia introdotta e quella spesa rappresenta il BILANCIO ENERGETICO.
Ripartizione orientativa dell’apporto energetico dei tre principali macronutrienti:
L’omeostasi del bilancio energetico è uno dei sistemi regolatori più importanti e complessi dell’intero
organismo; l’apporto di nutrienti energetici deve compensare il dispendio energetico, principalmente
costituito da una quota fissa: il METABOLISMO BASALE.
Nell’organismo l’omeostasi energetica dipende dall’equilibrio tra le calorie introdotte con l’alimentazione e
le calorie spese che sono la somma delle calorie utilizzate per il metabolismo basale, la termogenesi e
l’attività fisica. Eventuali squilibri sono compensati dalla variazione delle riserve lipidiche del tessuto
adiposo.
APPORTO ENERGETICO =
DISPENDIO ENERGETICO +
VARIAZIONE DELLE RISERVE

L’energia viene introdotta nell’organismo con gli alimenti ed in particolare è apportata da: -glucidi = 4
kcal/g -lipidi = 9 kcal/g - proteine = 4 kcal/g. L’alcol etilico, pur non essendo considerato un nutriente in
senso stretto, apporta energia nella misura di 7 kcal/g.
L’energia viene consumata per:
-dispendio basale o di mantenimento (metabolismo basale);
-dispendio per l’effetto termico del cibo;
-dispendio per l’attività fisica;
-dispendio per l’accrescimento;
-dispendio per l’introduzione e trasformazione degli alimenti;
- dispendio da condizioni fisiologiche particolari (gravidanza, allattamento).
Il FABBISOGNO ENERGETICO è l’apporto di energia di origine alimentare necessario a compensare il
dispendio energetico; è definito sulla base di stime del DISPENDIO ENERGETICO, che non necessariamente
corrisponde alla domanda energetica dell’organismo. Bisogna tenere conto della variabilità dei fabbisogni
individuali. I fattori che determinano il fabbisogno calorico sono: sesso, età, clima, tipo di lavoro, attività
svolte, stato di salute, altezza.
Invece, il METABOLISMO BASALE è definito come l’energia (calorie) che viene spesa quando l’organismo si
trova in condizioni di:
1. RIPOSO ASSOLUTO, fisico e mentale
2. RIPOSO DIGESTIVO: a digiuno, in particolare proteico, (da 12- 16 ore, per evitare la termogenesi indotta
dalla dieta), che indica l’aumento della produzione di calore (o l’aumento del consumo di O2) che si
produce in seguito all’introduzione degli alimenti.
3. RIPOSO TERMICO: cioè in stato di neutralità termica (ad una temperatura ambientale di 18-24 °C, cioè
tale da non attivare i meccanismi della termoregolazione).
Fattori che influenzano il metabolismo basale:
• ETÀ: con l’aumento dell’età il M.B. va progressivamente DIMINUENDO.
• SESSO: nella donna il M.B. è INFERIORE all’uomo.
• ETNIA: nelle donne orientali (cinesi e giapponesi) abitanti in USA, il valore del Metabolismo basale è
inferiore del 10% rispetto al valore riscontrato nelle donne americane; australiani, cinesi, indiani e siriani,
hanno un metabolismo basale più basso rispetto ai bianchi.
• REGIME ALIMENTARE: il digiuno si accompagna con una DIMINUZIONE del metabolismo basale. Si è visto
che in un soggetto al digiuno per 31 giorni, il metabolismo basale è diminuito del 22%; al contrario, nei
soggetti in iperalimentazione si ha un AUMENTO del M.B.
• CLIMA: nei paesi ad elevata temperatura media ambientale, il M.B. è inferiore al normale, mentre nei
paesi tropicali, gli indiani e gli stranieri acclimatati, hanno un metabolismo di base più basso del M.B. di
soggetti analoghi che vivono in altri paesi. Il M.B. Aumenta durante l’inverno e si abbassa durante l’estate.
• ALLENAMENTO MUSCOLARE: negli atleti si ha, in genere, un aumento del M.B fino al 20%. I soggetti
abituati ad un lavoro più pesante, hanno un metabolismo basale superiore a quello dei soggetti ad attività
fisica estremamente modesta.
• GHIANDOLE ENDOCRINE: la somministrazione di ormone tiroideo al soggetto normale si accompagna con
un aumento del metabolismo basale infatti nelle iperfunzioni tiroidee dell’uomo, si sono riscontrati
aumenti del M.B., fino al 100% del valore medio normale. Invece, l’ipofisi non pare abbia un’azione diretta
sul metabolismo basale, ma solo tramite la sua attività tireotropa.
• L’ADRENALINA, somministrata nella quantità di 1 mg, determina un aumento transitorio del M.B. fino al
+20%
• GRAVIDANZA: durante gli ultimi 3 mesi di gravidanza, si ha un innalzamento del M.B., che ritorna
rapidamente al normale dopo il parto.
• Azione di alcune sostanze chimiche: il dinitrofenolo ed altre sostanze chimicamente analoghe, elevano il
M.B. e questa azione è dovuta ad un aumento delle ossidazioni le quali possono essere ottenute anche in
tessuti ed in organi isolati.
• Somministrazione di SOSTANZE NERVINE, come la caffeina, canfora, atropina: aumento del M.B.
• I SEDATIVI (morfina, barbiturici) abbassano il M.B.

La TERMOGENESI INDOTTA DALLA DIETA (TID), in passato nota come azione dinamico-specifica degli
alimenti (ADS), è l’incremento del dispendio energetico in risposta all’assunzione di alimenti. Mediamente
equivale a circa il 7-15% del dispendio energetico totale. Si distingue:
1. la TERMOGENESI OBBLIGATORIA, che rappresenta l’energia spesa per l’utilizzazione dei singoli nutrienti,
per i processi di digestione, per il loro assorbimento, trasporto e metabolismo. Circa il 75% della TID può
essere attribuito alla componente obbligatoria;
2. la TERMOGENESI FACOLTATIVA, che coinvolge l’attivazione del sistema nervoso simpatico. Le sostanze
nervine (caffè, tè, etc.) aumentano questa termogenesi.
Lo stimolo termogenico attribuibile ai CARBOIDRATI corrisponde al 5-10% dell’energia ingerita, mentre le
PROTEINE hanno la PIÙ ALTA termogenesi (10-35% dell’energia ingerita) legata ai costi dei processi
metabolici (rimozione di azoto, sintesi di urea, gluconeogenesi, ecc); infine i GRASSI hanno il PIÙ BASSO
valore (2-5%) richiedendo minore idrolisi e vie di deposito abbastanza dirette. Inoltre, la presenza di FIBRA
nella dieta RIDUCE la TID a causa del rallentato assorbimento.
Il MASSIMO effetto termogenico si ha circa 1 ora dopo il pasto; inoltre, il tipo e la quantità di alimento
consumato possono aumentare il dispendio di energia dal 10 al 30%.
La TID costituisce circa il 10% del metabolismo basale.
Esistono svariati tipi di attività fisica, sia lavorativa che extralavorativa, e ogni tipo ha una spesa energetica
differente in base all’INTENSITÀ, alla DURATA e alla MASSA CROPOREA dell’individuo. Le attività fisiche si
possono distinguere in:
- LEGGERE (es. studenti) → incremento MB ~ 20-30%
- MODERATE (es. commessi) → incremento MB ~ 40-60%
- PESANTI (es. muratori) → incremento MB > 60
In generale, l’attività fisica corrisponde al 15-30% del
consumo calorico giornaliero. Gli effetti positivi
dell’esercizio fisico continuano anche durante la
sedentarietà, determinando nel tempo non sono un CALO
PONDERALE equilibrato e duraturo, ma anche una
progressiva MAGGIORE RESISTENZA all’esercizio stesso,
con miglioramento dei parametri cardiorespiratori,
riduzione dell’insulino-resistenza, miglioramento del
profilo lipidico e normalizzazione della pressione
arteriosa.

La TEMPERATURA CROPOREA in condizioni di normalità è compresa tra 36,5-37,2 °C. quando l’organismo si
trova in condizioni ambientali termiche diverse, esso reagisce cercando di ristabilire l’equilibrio termico
attraverso i sistemi di TERMOREGOLAZIONE. La NEUTRALITÀ TERMICA, la quale consiste nell’assenza di
scambi di calore, si ha quando la temperatura esterna è compresa tra i 28 e i 31 °C.
In ambienti CALDI l’attività ghiandolare di SUDORAZIONE consuma energia; invece, in ambienti FREDDI si ha
l’aumento dell’attività motoria e il BRIVIDO.
Il primo calorimetro diretto, ovvero la camera calorimetrica, (una camera isolata termicamente dove il
soggetto è libero di muoversi), fu costruito dai professori Atwater (chimico) e Rosa (fisico) nel 1890. Nei
primi del ’900 furono costruite apparecchiature a misura indiretta, tramite, cioè, la misurazione dei gas
respiratori che venivano raccolti in sacche, o l’utilizzo di spirometria a cui erano collegati analizzatori dei gas
respiratori; apparecchiature complesse che venivano per lo più utilizzate a scopo di ricerca. Con la più
recente tecnologia nel campo dei microprocessori è oggi possibile estendere l’utilizzo dal campo della
ricerca al campo clinico. Apparecchiature di più semplice utilizzo e maggiore precisione consentono di
misurare il dispendio energetico con un esame che impegna il soggetto per circa 20-30 minuti.
La calorimetria DIRETTA si basa sul principio secondo cui TUTTI i processi metabolici che si verificano
nell’organismo portano alla produzione di calore. Richiede l’utilizzo di una CAMERA METABOLICA che rende
possibile la misurazione del calore prodotto dal soggetto in esame, che viene fatto soggiornare nella
camera per almeno 24 ore. A questo scopo viene utilizzato il calorimetro di Atwater-Benedict: dalla
quantità di calore liberato, applicando opportune formule matematiche, si risale al dispendio energetico
del soggetto. È un metodo preciso ma costoso, che richiede tempi lunghi, per questo è poco utilizzato. Si
tratta di una stanza isolata ed ermetica; nelle pareti sono disposti tubi di rame per fare circolare dell’acqua.
Quando il soggetto prende posto all’interno della stanza, il calore prodotto dall’organismo si irradia sulle
pareti e riscalda l’acqua. In base alla quantità d’acqua che fuoriesce dal recipiente intermedio si può
misurare un aumento di temperatura dovuto al consumo di calore e quindi il dispendio energetico
dell’organismo.

Con questo tipo di calorimetro si misura il dispendio energetico totale dell’organismo, ma NON si possono
seguire eventuali variazioni repentine nel rilascio di energia perciò questa metodica NON consente di
studiare il metabolismo energetico nel corso di un esercizio fisico intenso. Ed è qui che subentra la
calorimetria indiretta.
La CALORIMETRIA INDIRETTA misura lo scambio gassoso dei polmoni di soggetti a riposo. I gas misurati
sono OSSIGENO e ANIDRIDE CARBONICA. Negli organismi, l’ossigeno viene consumato, mentre l’anidride
carbonica è uno dei prodotti dell’ossidazione dei nutrienti, insieme ad acqua e urea. Le modalità di
misurazione degli scambi gassosi sono due:
-A CIRCUITO CHIUSO, attraverso l’impiego di un calorimetro con sensori paramagnetici o di uno spirometro;
-A CIRCUITO APERTO, attraverso l’impiego di un casco ventilato o di un sacchetto di gomma impermeabile
chiamato “sacca di Douglas”.
La calorimetria indiretta consiste nella misurazione indiretta dell’energia, effettuata tramite la valutazione
dell’ossigeno utilizzato per ossidare i nutrienti. L’organismo ricava la sua energia mediante l’ossidazione
delle molecole energetiche contenute negli alimenti, consumando ossigeno e producendo anidride
carbonica in proporzione all’energia generata. Dall’ossigeno consumato si può risalire al consumo
energetico sula base di equazioni specifiche. Si utilizzano apparecchi detti SPIROMETRI che consentono di
CONVOGLIARE l’ossigeno da respirare mediante maschere e boccagli, nel caso di misurazioni durante
attività fisiche.

Gli spirometri moderni misurano il consumo di ossigeno nell’unità di tempo da cui si può risalire al consumo
(bisogno) energetico della persona.
Con i metodi indiretti si risale alla quantità di calore liberato tramite altri parametri, quali ad esempio, la
quantità di ossigeno consumato e la quantità di anidride carbonica emessa. Ad OGNI LITRO di ossigeno
consumato corrispondono 4,82 kcal.
Uno spirometro, per esempio, è quello di BENEDICT-ROTH, il
quale misura la quantità di ossigeno presente nell’aria
inspirata dai polmoni e successivamente la quantità di
ossigeno presente nell’aria espirata: la DIFFERENZA tra i due
valori è l’ossigeno impiegato nella combustione dei nutrienti.
Quindi, la calorimetria indiretta stima la spesa energetica,
valutando in un determinato periodo di tempo la
VARIAZIONE DI CONCENTRAZIONE DELL’OSSIGENO E DEL
BIOSSIDO DI CARBONIO NEI GAS RESPIRATORI e
L’ESCREZIONE URINARIA DI AZOTO. Essa permette di
calcolare l’ossidazione dei substrati energetici (glucidi, lipidi e
protidi) e, soprattutto, di valutare il dispendio energetico
quantificando tramite la misura del VO2 e della produzione di
VCO2, il calore (o energia) prodotto dall’organismo nell’unità
di tempo. Se si assume che TUTTO l’ossigeno consumato sia
stato utilizzato dall’organismo per ossidare i substrati
energetici e che tutto il biossido di carbonio prodotto sia
eliminato a livello polmonare, è possibile calcolare il
DISPENDIO ENERGETICO dell’individuo. La produzione di
energia è, quindi, calcolata misurando lo SCAMBIO dei gas respiratori (VO2 e VCO2) associato con
l’ossidazione dei quattro substrati energetici (carboidrati, proteine, lipidi e alcol). Dal valore di VO2 è
possibile, poi, risalire al dispendio energetico, conoscendo l’equivalente calorico dell’ossigeno, pari a 5
kcal/l di O2 per minuto.

Il QUOZIENTE RESPIRATORIO è un parametro utile a valutare la MISCELA METABOLICA ossidata in


condizioni fisiologiche e patologiche. Infatti, la completa metabolizzazione dei grassi, delle proteine e dei
carboidrati richiede quantità DIVERSE di ossigeno; il tipo di substrato energetico ossidato andrà ad incidere
anche sulla quantità di anidride carbonica prodotta. Di conseguenza, sulla base del QR è possibile capire
quali nutrienti sono stati assunti dall’individuo.

→ DIABETE o DIGIUNO
→ OBESITÀ

Il Metabolismo basale può essere misurato attraverso la calorimetria diretta (camera calorimetrica) oppure
tramite quella indiretta (calorimetro). Il termine calorimetria significa letteralmente misura del calore come
effetto di reazioni biochimiche che avvengono all'interno dell'organismo.
Il test della calorimetria indiretta viene effettuato a livello ambulatoriale, ha una durata di circa venti
minuti, durante i quali il soggetto, al quale sarà applicata una mascherina collegata ad un piccolo
apparecchio, deve rimanere sdraiato senza effettuare alcun movimento. Per non alterare l’esito del test è
opportuno che il soggetto: sia a digiuno da almeno 12 ore o comunque lontano 4h dalla digestione; non
abbia assunto sostanze nervine come thè, caffè o liquirizia prima del test; non abbia fumato e non abbia
praticato attività fisica prima della misurazione. Lo strumento fornirà, allo scadere del tempo, un risultato
numerico che sarà utilizzato dal nutrizionista per elaborare il piano alimentare personalizzato.
Il metabolismo basale si misura empiricamente:
- con il soggetto in stato di veglia
- a digiuno da 12-24 ore
- in condizioni di totale rilassamento
- in ambiente di neutralità termica.
Il MB può anche essere misurato con l’ausilio di formule e tabelle che tengono conto dell’età, sesso, peso
corporeo, ecc. Semplici formule per la determinazione del MB sono:
- MB MASCHI = 1 kcal x kg di peso corporeo x 24 ore
- MB FEMMINE = 0,95 kcal x kg di peso corporeo x 24 ore.

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