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La tonaca che caratterizza i vasi è la tonaca media, costituita da t. connettivo elastico e da cellule muscolari lisce, presenti in proporzioni
differenti nelle arterie e nelle vene.
Arterie
Le arterie hanno una parete più spessa in quanto devono sostenere un’elevata pressione sanguigna cardiaca, che distribuiscono il sangue
in direzione caudale sino ai rami più sottili.
Le arterie hanno origine dai ventricoli del cuore con aorta e tronco polmonare, che si rami cano costituendo grande e piccolo circolo,
terminando con le arteriole negli organi.
Capillari
Sono immersi nella matrice dei connettivi lasso e denso, interposti fra arterieole
e venule, a formare il microcircolo.
Vene
I più piccoli vasi sul versante venoso vengono detti venule postcapillari, che non hanno una
vera tonaca intima ma presentano periciti, favorendo l’entrata dei uidi tessutali. Le vene
con calibro maggiore presentano cellule muscolari lisce, una parete più sottile e meno
resistente, con tonaca media ricca di bre collagene ed elastiche.
Le vene di piccolo-medio calibro hanno una tonaca avventizia ben sviluppata, lamina interna discontinua con tonaca media formata da
due strati di cellule muscolari lisce.
Le vene di grosso calibro come vena cava, polmonare hanno una tonaca media poco sviluppata, ma la tonaca avventizia contiene bre
collagene ed elastiche, cellule muscolari lisce. Nelle vene di medio calibro della cavità addominopelvica e arto inferiore, sono presenti
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“valvole venose”, delle estensioni verso l’interno della tonaca intima, che permettono il passaggio del sangue solo verso il sangue,
impedendo la discesa verso il basso per effetto della forza di gravità.
Le vene corrono vicino o tra due muscoli, che contraendosi favoriscono la spinta del sangue verso l’alto all’interno del vaso.
Gli apparati sono quei visceri che hanno un’unica derivazione embriologica, mentre i sistemi sono quelli che comprendono regioni
derivanti da diverse fonti embriologiche.
Apparato cardiovascolare
Presenta un organo motore con funzione di pompa, il cuore, che spinge il sangue
all’interno di vasi, le arterie, con decorso centrifugo.
Le arterie poi distribuiscono il sangue arterioso a tutti gli organi, dove si
trasformano in capillari, che permettono gli scambi metabolici tra sangue e
tessuti.
Le vene con uiscono gradualmente in vasi di maggior calibro no a formare la vena cava superiore, la vena cava inferiore e il seno
coronario che sboccano nell’atrio destro dove termina il grande circolo.
Il sangue venoso poi dall’atrio destro passa nel ventricolo destro, che spinge il sangue nell’arteria polmonare per partecipare al piccolo
circolo.
・piccolo circolo o circolazione polmonare: ha inizio dal ventricolo destro con l’arteria polmonare (aorta), che si biforca trasportando il
sangue venoso ai polmoni.
Ciascuna arteria polmonare all’interno del polmone, si risolve in una rete capillare in cui il sangue venoso rilascia anidride e si satura
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ossigeno diventando sangue arterioso. Il sangue arterioso torna al cuore attraverso le quattro vene polmonari che niscono nell’atrio
sinistro,
dove termina il piccolo circolo. Dall’atrio sinistro il sangue arterioso, passa nel ventricolo sinistro per riprendere il grande circolo.
Sistema arterioso
Arterie del piccolo circolo
Costituito da tronco polmonare che porta sangue venoso dal ventricolo destro
ai polmoni, si dirige obliquamente in alto a sinistra e indietro, passando prima
davanti e a sinistra dell’aorta ascendente; raggiunta la concavità dell’arco
dell’aorta, si divide in arteria polmonare destra e sinistra che si portano ai
rispettivi polmoni.
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Le due arterie polmonari sono accompagnate nel decorso dalle due vene polmonari e dal bronco principale, con i quali forma il
peduncolo polmonare.
L’aorta si divide in: - tratto ascendente rivestito da pericardio, da cui hanno origine arterie coronarie destra e sinistra per il cuore;
- l’arco dell’aorta, da origine al tronco brachiocefalico, l’arteria carotide comune sinistra e la succlavia sinistra. Direttamente dal
tronco brachiocefalico hanno origine l’arteria carotide comune destra e la succlavia destra. L’insieme di questi vasi vascolarizza
testa, collo, arto superiore e porzione superiore del torace.
- porzione discendente, aorta toracica, da cui hanno origine i rami parietali detti arterie intercostali posteriori (si anastomizzano con
ulteriori rami in corrispondenza di ciascun spazio intercostale) e arterie freniche superiori che vascolarizzano parete toracica e
diaframma, rami viscerali che comprendono arterie esofagee, branchiali e pericardiche per gli organi mediastinici.
- aorta addominale, decorre sulla linea mediana a sinistra della vena cava
inferiore e termina nelle due arterie iliache comuni.
Dalle due arterie succlavie alla base del collo hanno origine le due
arterie vertebrali che risalgono nel collo attraverso i fori intervertebrali
ed entrano nella cavità cranica attraverso il foro magno.
Sistema venoso
Hanno origine dalle reti capillari dei tessuti e procedendo in
direzione centripeta, raccolgono tutto il sangue che proviene
dalla regione sotto-diaframmatica del corpo.
La vena azigos riceve il sangue dalle vene intercostali destre e con uisce
nella vena cava superiore; la vena emiazigos riceve il sangue dalle ultime
sei vene intercostali sinistre che con uiscono poi nella vena azigos.
La vena emiazigos accessoria raccoglie il sangue dalle prime sei-sette
vene intercostali sinistre per terminare sempre nella vena azigos.
La vena azigos funge da comunicazione tra le due vene cave.
I seni della volta sono: seno sagittale superiore e inferiore, seno retto e i seni
trasversi.
I seni della base sono: seni cavernosi, seni petrosi superiori e inferiori.
La vena giugulare interna ha origine nel foro lacero posteriore dove i seni della dura
madre con uiscono e decorre nella parete laterale del collo.
La vena giugulare esterna ha origine nell’angolo della mandibola, sbocca nella vena
succlavia.
Rete mirabile-> arteria afferente, capillare arterioso, arteria in uscita (arteriola efferente). Nel rene, la rete, é rappresentata dal glomerulo
arterioso, che si forma nel nefrone (l’unità funzionale del rene).
Un circolo nutritizio normale, è formato da arteria, capillari (la prima parte arteriosa e la seconda venosa), vena, mentre i circoli
funzionali come nelle reti mirabili, sono costituiti da arteria, capillare arterioso, arteria.
Il sangue venoso re uo proveniente da alcuni organi sottodiaframmatici, come milza, pancreas e cistifellea non viene portato subito nella
vena cava inferiore, ma percorre la vena porta per raggiungere il fegato.
La vena porta è costituita dalla con uenza di tre grandi vene: mesenterica superiore e inferiore, vena splenica.
Il cuore
É un organo cavo, impari, situato nella cavità toracica tra le due logge pleuro-polmonari, in uno spazio centrale denominato mediastino
medio o antero-inferiore. Atri e ventricoli sono separati tra loro, dal setto interatriale e dal setto interventricolare (comunicanti nella vita
fetale).
Il cuore non è perfettamente mediano ma è spostato per due terzi a sinistra, ed è contenuto in
un sacco bro-sieroso detto pericardio: pericardio broso, funge da punto d’appoggio
parietale per il foglietto viscerale del pericardio sieroso e avvolge internamente il cuore, ma
anche l’inizio dei grandi vasi, mentre il pericardio sieroso è il foglietto parietale della
membrana sierosa del cuore.
Il pericardio broso in basso è inserito sul diaframma e in alto si estende sul peduncolo
vascolare al quale aderisce.
La super cie esterna è percorsa da solchi che segnano i limiti tra le cavità:
・ solco coronario (o atrioventricolare) ha un decorso trasversale e separa la porzione atriale dalla ventricolare;
・solco interatriale con decorso longitudinale, si estende dal solco coronario alla cupola atriale e separa l'atrio destro dall'atrio sinistro;
・solchi interventricolari, si dividono in anteriore e posteriore con decorso longitudinale, si estendono dal solco coronario no all'apice
del cuore, segnano sulla faccia sternocostale e sulla faccia diaframmatica il limite tra i due ventricoli;
Faccia diaframmatica
È percorsa trasversalmente dal segmento posteriore del solco
coronario, che divide atri e ventricoli; questo viene attraversato dal
solco inter-ventricolare posteriore che origina dal solco coronario,
si porta verso il basso e divide la porzione ventricolare sinistra, più
ampia, da quella ventricolare destra, meno estesa.
Base del cuore La base del cuore è formata dalla faccia posteriore dei due atri ed è
rivolta in alto, indietro e a destra, è convessa e irregolare, per gli sbocchi di grossi vasi venosi ed è percorsa dal solco interatriale, che
segna il con ne tra i due atri.
L'atrio destro riceve gli sbocchi delle vene cave, superiore in alto, inferiore in basso e lo sbocco del seno coronario.
Nell'atrio sinistro sono presenti gli ori zi di sbocco delle quattro vene polmonari, due destre e due sinistre.
Il solco terminale del cuore segna il limite nell'atrio destro tra una porzione mediale (seno delle vene cave) e una laterale (atrio
propriamente detto).
L'apice del cuore corrisponde all'apice del ventricolo sinistro, è rivolto in basso, in avanti e a sinistra. Il margine sinistro segna il
passaggio tra faccia sternocostale e faccia diaframmatica, mentre il margine destro delimita la faccia sternocostale da quella
diaframmatica.
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Scheletro broso
Diastole: muscolo rilassato; Sistole: muscolo contratto.
L'atrio destro comunica con il ventricolo destro (parete anteriore) attraverso l'ori zio atrio-ventricolare (ostio venoso), provvisto di una
valvola tricuspide. L'atrio sinistro comunica con il ventricolo sinistro grazie all’ori zio atrio-ventricolare sinistro, munito di una valvola
bicuspide (mitrale).
-parete laterale: si prolunga in avanti nell'auricola destra. La super cie interna della cavità atriale si presenta liscia tranne che in
corrispondenza della parete laterale dove sono presenti rilievi muscolari, disposti regolarmente, detti muscoli pettinati.
La valvola atrioventricolare destra è formata da tre cuspidi valvolari, che si distinguono in: cuspide mediale, anteriore e posteriore, i cui
lembi si ssano al contorno dell'ori zio e i margini liberi danno inserzione alle corde tendinee.
L'ori zio del tronco polmonare è munito di tre valvole semilunari a forma di nido di rondine, con la concavità rivolta verso l’alto, il cui
margine libero detto lunula, presenta nel suo punto centrale un piccolo rigon amento, detto nodulo delle valvole semilunari (o di
Morgagni), che permette la chiusura completa dell'ori zio durante la diastole ventricolare.
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Nel loro insieme le valvole semilunari formano la
valvola polmonare.
I fasci propri si
inseriscono sull’anello
broso dell’ori zio
atrioventricolare, si
dirigono obliquamente
verso il basso, ma non
raggiungono l’apice
della cavità, infatti
tornano indietro
formando un’ansa e risalgono per terminare nell’anello broso da cui hanno avuto
origine. Anche i fasci comuni hanno origine dagli anelli brosi delle valvole
atrioventricolari, si dispongono in sistemi con diversi orientamenti raggiungono
l’apice del cuore circondandolo e poi risalgono verso l’alto.
In questo modo gli atri si contraggono simultaneamente (sistole atriale), spingendo il sangue nei ventricoli.
- sistema atrioventricolare: comprende il nodo atrioventricolare, che si trova sul lato destro del setto inter-atriale vicino allo sbocco del
seno coronario, da cui ha origine il fascio atrioventricolare detto fascio comune di His, che attraversa il setto inter-ventricolare e poi si
divide in una branca destra e sinistra nei rispettivi ventricoli, risolvendosi in una rete sottoendocardica o bre di Purkinje.
Il ritmo del battito cardiaco viene modi cato dal sistema nervoso, che attraverso nervo vago e sistema orto-simpatico raggiunge
l’innervazione del cuore: il para-simpatico rallenta il battito, l’orto-simpatico lo accelera.
Il nervo cranico che innerva il cuore è detto “nervo vago” (trasporta para-simpatico) e il motore centrale si trova nel midollo spinale, con
una succursale diagonale esterna detta “ganglio” (si trova dentro l’organo da innervare).
Nella regione seno atriale, le bre del miocardio sono costituite da molto citoplasma e pochi sarcomeri, i gangli del para-simpatico si
trovano adiacenti al seno. All’esterno del cuore è presente una rete di piccole raccolte neuronali che conducono l’informazione para-
simpatica.
Presenta come annessi gli organi linfoidi ed emopoietici che costituiscono la sede di produzione dei linfociti.
La linfa ha una composizione intermedia tra plasma e liquidi interstiziali, è costituita da linfociti, colesterolo, sali e numerosi prodotti del
metabolismo tessutale.
Aspira i liquidi interstiziali da tutti i tessuti, li raccoglie e li porta al sangue, congiungendosi in prossimità delle vene cave superiori.
Vasi linfatici
La rete dei vasi linfatici ha inizio dai capillari linfatici, che originano a fondo cieco nei
connettivi della maggior parte degli organi e presentano una parete sottilissima di endotelio.
Il capillare linfatico all’esterno presenta bre connettivali che lo tengono aperto per il
passaggio del liquido interstiziale, dotato anche di valvole (accompagnate da bre muscolari
che fungono da s ntere, aprendo e chiudendo il vaso) per evitare il re usso.
I capillari anastomizzano tra loro andando a costituire i precollettori linfatici, che uniscono
capillari e collettori linfatici (parete muscolare e provvisti di valvole).
I tronchi linfatici principali sono rappresentati da: dotto toracico, tronchi linfatici giugulari,
succlavi, broncomediastinici, intestinale e lombare, che con uisce nel dotto toracico.
I vasi linfatici quando risalgono verso il circolo sanguigno, devono attraversare il tessuto
linfatico che ltra la linfa nei linfonodi (organi di ltraggio immunitario della linfa), per renderla immune da cellule tumorali o cellule
infettate dai virus grazie ai linfociti. Questi si attivano e producono anticorpi rientrando in circolo attraverso i vasi linfatici.
Nella regione inguinale, pelvica, ascellare e mediastinale sono abbondanti i linfonodi. I grandi tronchi sono condotto toracico e dotto
toracico destro.
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Il sangue arterioso viene ltrato dalla milza, attraverso la polpa bianca, poi fuoriesce e torna al cuore attraverso il rene con la vena
splenica.
Liquidi interstiziali
L’interstizio dei t. connettivi in periferia è raggiunto dai capillari: nel
vaso arterioso la pressione del cuore e il capillare poroso, permettono la
fuoriuscita del plasma ltrato che va nel tessuto e cede le sostanze
nutritive, ma anche l’espulsione dei cataboliti.
Questi vengono eliminati grazie al capillare venoso che salendo verso
la vena, gli assorbe.
Il sistema venoso riassorbe il 90% di cataboliti, mentre i capillari
linfatici lo riassorbono per il 10% andando a costituire la linfa: il
sangue infatti è costituito da plasma e parte corpuscolare, linfa
propriamente detta e cellule che derivano dai tessuti nei quali è passata.
Circolo linfatico
I capillari linfatici portano via tutta la linfa residua del tessuto, che
viene ltrata nei linfonodi e mandata poi nel dotto toracico che si apre
in corrispondenza della vena giugulare e succlavia.
- rene, si ha l’ultra ltrazione del sangue arterioso per fare l’urina e un altro circolo nutre il parenchima del rene.
Dall’intestino nasce un vaso venoso ricco di lipidi, vitamine e altro per cui è denso, quindi viene prima mandato al fegato e ltrato, viene
capillarizzato e poi fatto uscire per tornare alla vena cava attraverso la vena epatica.
Il vaso di trasporto tra intestino e fegato, è detta vena porta: il sangue che esce dal fegato avrà sia sangue impoverito di ossigeno
proveniente dalla vena epatica, sia il sangue deprivato dei nutrienti.
L’antigene, è ciò che genera una reazione negli anticorpi, delle molecole proteiche
che leggono e identi cano una combinazione enorme di antigeni e di sostanze
estranee per il nostro organismo. I linfociti sintetizzano gli anticorpi in base a
una serie di selezioni e splicing alternativi per i quali riescono a produrre queste
molecole con capacità multiformi.
Il linfonodo si divide in tre aree distinte che a partire dalla capsula all'ilo, sono: ・zona corticale, è occupata da aggregati di
linfociti che costituiscono follicoli di forma ovoidale, che possono essere costituiti da piccoli linfociti addensati, detti follicoli
primari.
I follicoli secondari, hanno esternamente una zona mantellare, centralmente il “centro germinativo”, costituito da macrofagi, linfociti T e
cellule dendritiche.
Negli spazi interfollicolari sono distribuiti linfociti B, T e cellule interdigitate che costituiscono il tessuto linfatico diffuso.
・zona paracorticale, è costituita da tessuto linfatico diffuso con linfociti T e cellule interdigitate, cellule che presentano l'antigene
(antigen presenting cell; APC).
Inoltre, sono presenti venule, prive di muscolo, la cui parete è formata da cellule endoteliali alte che costituiscono un punto di uscita per i
linfociti che dal circolo passano nella regione paracorticale del linfonodo.
・zona midollare, è organizzata in cordoni cellulari separati da seni linfatici midollari, costituiti da linfociti B e plasmacellule mature
che producono anticorpi e macrofagi.
La linfa giunge ai linfonodi attraverso vasi linfatici afferenti che attraversata la capsula, riversano la linfa nel seno sotto capsulare (o
marginale), che si trova sotto la capsula.
Il seno sottocapsulare continua nei seni trabecolari delle zone corticali e midollare e grazie alla permeabilità della parete, la linfa entra in
contatto con le cellule del parenchima. Dai seni trabecolari, la linfa con uisce nel seno terminale, situato nella regione dell’ilo, da cui ha
origine il vaso linfatico efferente che trasporta la linfa fuori dal linfonodo.
Il linfonodo sentinella della mammella si trova all’interno del cavo ascellare ed è il primo linfonodo a essere raggiunto dalle cellule di un
tumore primario della ghiandola mammaria; la presenza o meno di cellule tumorali nel l. sentinella, è importante in quanto le cellule
neoplastiche, attraversano una dopo l’altra le stazioni linfatiche. Se nessun linfonodo del cavo ascellare è stato raggiunto dalle cellule
tumorali, è possibile escludere la presenza di queste cellule anche nelle stazioni successive.
I noduli linfoidi sono popolati da linfociti B e possono essere follicoli primari o secondari, che presentano un centro germinativo di
linfociti B stimolati e dotati di “memoria”, cellule dendritiche e macrofagi. I noduli linfoidi splenici sono eccentrici rispetto alle guaine
linfoidi peri-arteriolari.
・polpa rossa, costituita dai seni venosi splenici, capillari con lume ampio, membrana basale discontinua, parete fenestrata e dai cordoni
splenici (o di Billroth), costituiti da uno stroma reticolare in continuità con il connettivo trabecolare, dove troviamo eritrociti, macrofagi,
granulociti, piastrine, linfociti e numerose plasmacellule.
Tra i seni venosi splenici e i follicoli, si trova la zona marginale caratterizzata dalla presenza di macrofagi e linfociti B.
Ai seni venosi, fanno seguito vene di calibro crescente che si raccolgono in rami,
percorrono le trabecole ed emergono a livello dell'ilo costituendo la vena splenica.
L’arteria splenica trasporta il sangue dal cuore alla milza.
Quando l'arteria esce dalla trabecola, viene dotata in super cie di un manicotto
linfatico imbrigliato con il tessuto reticolare, dove si ha l'incontro con l'antigene.
Nella milza non abbiamo continuità tra i capillari arteriosi e venosi.
Il timo presenta al centro una zona midollare (acido la), nella periferia la zona corticale
(baso la), è costituito da due lobi, il cui apice termina nei corni cervicali del timo.
Ciascuno dei lobi è rivestito da una capsula da cui si dipartono sottili setti brosi, in cui
decorrono vasi sanguigni, vasi linfatici e nervi e che suddividono il parenchima in lobuli.
I setti si riducono di spessore dando luogo a una trama reticolare di sostegno che forma lo
stroma del parenchima. Non è presente un ilo.
Il timo è un organo linfoepiteliale, in quanto oltre al reticolo connettivale che imbriglia i linfociti, si hanno cellule epiteliali modi cate
che contribuiscono a creare la struttura e la funzione del timo, ma anche macrofagi e cellule dendritiche(analoghe alle cellule di
Langerhans dell’epidermide) che degradano i timociti rimasti immaturi tramite lisosomi endocellulari.
Nella regione al con ne tra la corticale e la midollare (giunzione corticomidollare), si localizzano le cellule interdigitate o dendritiche.
I linfociti circolanti immaturi, detti linfoblasti, proliferano e maturano nei linfociti T, una volta arrivati nel timo. Questi migrano dalla
corticale alla midollare per essere immessi nel torrente circolatorio e andare a colonizzare le aree T-dipendenti degli organi linfoidi
secondari (linfonodi e milza). É necessario sviluppare i linfociti in assenza di antigene.
Il linfocito B, attraversa varie fasi maturative: fase antigene-indipendente, non comporta l'interazione con molecola estranee e prevede il
passaggio da linfoblasto a cellula pro-B, pre-B e linfocito B immaturo, fase antigene-dipendente che conduce al linfocito B maturo,
controllato dai linfociti T.
Il linfocito B maturo, popola le aree B-dipendenti degli organi linfoidi secondari ed è caratterizzato dall’esposizione sulla membrana
plasmatica di immunoglobuline (IgM e IgD) capaci di riconoscere, porzioni speci che (epitopi) delle molecole antigeniche.
Dopo aver incontrato l'antigene, può divenire una plasmacellula, assumendo i caratteri di cellula produttrice di anticorpi o cellula B con
memoria, conservando nel tempo la capacità di riconoscimento dell'antigene con cui è venuto in contatto.
Alcune cellule pluripotenti linfoidi migrano dal midollo osseo, vengono marcate come cellule pre-T e quando arrivano nel timo danno
origine a una popolazione di cellule timiche, i timociti, che maturano a partire dalla giunzione cortico-midollare verso la capsula e
viceversa, lasciano il timo per via sanguigna o linfatica colonizzando gli organi linfoidi secondari.
Il marcatore principale dei linfociti T maturi è la proteina TcR (Recettore delle cellule T), associata a proteine attivatrici CD3, a formare
il complesso TcR-CD3.
Dei linfociti T è possibile distinguere sottopopolazioni: Th (o helper CD4) che inducono le risposte immunitarie, Tc (T citotossico CD8)
con azione citotossica e linfociti Ts, T soppressore delle risposte immunitarie.
Cellule NK (natural killer), hanno origine nel midollo osseo, è priva di recettori per l'antigene sulla membrana plasmatica ed è in grado
di riconoscere ed eliminazione cellule tumorali e cellule infettate. I linfociti T sono in grado di produrre differenti tipi di citochine.
Apparato respiratorio
Assicura gli scambi gassosi con l’ambiente esterno e attraverso gli organi respiratori, l’organismo assume ossigeno contenuto nell’aria ed
elimina l’anidride carbonica prodotta dal metabolismo cellulare.
Il sistema respiratorio comprende:
・vie aeree, sono le vie di conduzione dell’aria emessa o espulsa dai polmoni e si dividono in vie aeree superiori (naso esterno, cavità
nasali, seni paranasali e rinofaringe) e le vie aeree inferiori (laringe, trachea e bronchi).
・polmoni, super cie dove avvengono gli scambi gassosi. Sono organi pieni parenchimatosi, rivestiti dalle pleure, fondamentali per
l’espansione polmonare durante l’inspirazione. Nei polmoni sono presenti cavità dette alveoli polmonari, con un epitelio sottile a diretto
contatto con l’endotelio dei capillari, che contengono sangue povero di ossigeno, proveniente dal ventricolo destro del cuore.
Ematosi -> l'epitelio alveolare e l'endotelio capillare, costituiscono la barriera ematogassosa, che consente il rapido scambio di gas tra
aria e sangue. L’anidride carbonica dai globuli rossi va negli alveoli, mentre l’ossigeno inspirato si diffonde in senso contrario legandosi
all’emoglobina.
Vie aerifere
Naso esterno
È un rilievo impari mediano con forma triangolare, costituito da tre
facce: due laterali che convergono nel piano mediano a formare il
dorso del naso, una inferiore che costituisce le ali del naso.
Lo scheletro è costituito in parte dalle ossa nasali e mascella, in parte
dalla cartilagine del setto nasale e cartilagini alari minori e maggiori.
Oltre alle ossa nasali, la parte ossea è costituita dal processo frontale e
il palatino della mascella, i processi laterali sono due lamine
triangolari in relazione superiormente con le ossa nasali, medialmente
con cartilagine del setto, inferiormente e lateralmente con le
cartilagini alari. La cartilagine è costituita da un connettivo denso,
ricco di bre elastiche.
Cavità nasali
Sono separate dal setto nasale, posteriormente si aprono
nella parte superiore detta “rinofaringe”, tramite due
aperture dette coane (a cui segue la faringe). Ciascuna
cavità si divide in una parte antero-inferiore, il vestibolo e
una parte più ampia, cavità nasale propriamente detta.
La parte alta delle vie respiratorie sino alla faringe avrà le ciglia che spingono verso
l’esofago, mentre le parti basse avranno le ciglia che battono verso l’alto quindi la
corrente sarà diretta verso l’alto nell’esofago, che si trova dietro la laringe.
L’epitelio nasale è uno dei pochi che contiene acini ghiandolari intraepiteliali, il cui
dotto di uscita si trova direttamente nell’epitelio.
Organo dell’olfatto
Nelle pareti laterale e mediale della cavità nasale e sul dorso della conca nasale
superiore, l’epitelio di rivestimento è caratterizzato dalla presenza di cellule sensoriali
olfattive, basali e di sostegno, assume la funzione di tonaca mucosa olfattiva, che
contiene i recettori olfattivi.
Il bulbo olfattivo presenta uno strato glomerulare sede di sinapsi fra i neuroni olfattivi e
i dendriti di cellule mitrali e cellule a ciuffo.
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Seni paranasali
Sono cavità scavate nelle ossa che circondano le
cavità nasali, in comunicazione con i meati nasali e
rivestite di mucosa. Hanno la funzione di alleggerire
il massiccio facciale, umidi care e riscaldare l’aria
respirata e partecipano anche ai fenomeni di
risonanza legati all’emissione di suoni. Inoltre
possono essere sede di processi in ammatori detti
sinusiti.
Nel seno mascellare (che disegna una semiluna) si può notare l’ori zio del seno mascellare, superiormente è visibile l’ori zio delle
cellule etmoidali.
Nel seno sfenoidale si ha una piccola apertura che permette il passaggio di una sonda.
Il seno frontale presenta un’apertura in cui se dovesse passare una sonda uscirebbe sotto il cornetto medio.
Faringe
È un organo cavo, che si estende dalla base del cranio no alla sesta vertebra
cervicale, dove continua con l’esofago; si trova posteriormente alle cavità
nasali, alla cavità orale e alla laringe con i quali comunica.
Distinguiamo:
- faccia anteriore, completa nella laringe, mentre superiormente si trovano tre
aperture che corrispondono a tre aperture, coane, istmo delle fauci e adito
laringeo, completato dalla faccia posteriore dell’epiglottide (comunicazione con
la laringe). - due facce laterali, in rapporto con il
fascio vascolonervoso del collo. - faccia posteriore,
poggiata al tratto cervicale della colonna, separato da uno spazio detto
retrofaringeo).
Si suddivide in tre segmenti successivi: parte superiore o rinofaringe, parte
media o orofaringe (anteriormente presenta istmo delle fauci, si estende dal
palato molle no a un piano orizzontale passante per l’osso ioide) e parte
inferiore ipofaringe o laringo-faringe (si ha l’esofago, che comunica
anteriormente con la laringe attraverso l’adito laringeo).
Rinofaringe
Rappresenta l’unico segmento connesso funzionalmente al sistema respiratorio, si estende dalla base del cranio dove costituisce la volta,
detta palato molle. Comunica anteriormente con le cavità nasali tramite le coane (sporge con la cartilagine elastica della tuba uditiva),
lateralmente con l’orecchio medio attraverso l’ori zio faringeo della tuba uditiva di Eustachio, permette alla cavità del timpano, di avere
una pressione uguale sia all’interno che all’esterno, permettendo alla membrana del timpano di stare dritta.
La rinofaringe è rivestita da mucosa respiratoria, nel cui spessore si trovano accumuli di tessuto linfoide che costituiscono la tonsilla
faringea (adenoidi), che si trova nella volta della rinofaringe e tonsille tubariche, che si trovano sul contorno degli ori zi degli sbocchi
faringei delle tube uditive.
Queste due tonsille fanno parte dell’“Anello di Waldeyer”, a cui si uniscono la tonsilla palatina in corrispondenza delle arcate palato-
faringee e tonsilla linguale alla base della lingua.
Tonaca mucosa: presenta un epitelio respiratorio pseudostrati cato nella rinofaringe (mucosa respiratoria) e un epitelio pavimentoso
strati cato non cheratinizzato nell’orofaringe (mucosa orale).
Membrana faringo-basilare: tonaca broelastica che sostiene la parete dell’organo, in alto si attacca nell’osso occipitale grazie al
tubercolo faringeo.
Tonaca muscolare: è costituita da muscoli costrittori ed elevatori della faringe, con una fascia di natura broelastica rivolta verso la
tonaca mucosa, mentre posteriormente si ha l’unione tra muscolatura di destra e sinistra nel“rafe faringeo” (cucitura mediana) da cui
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originano i costrittori superiore, medio e inferiore diretti
dal basso verso l’alto, si raddrizzano quando contraggono
tirando su la faringe e aprendo l’esofago per la
deglutizione.
La tuba uditiva è costituita da una parte cartilaginea che fa da sostegno e percorrendo l’interno, la tuba nisce nell’orecchio medio che
sta tra timpano e orecchio interno.
Laringe
Segue la faringe, dietro la lingua e continua nella trachea.
Anteriormente si ha una sporgenza sotto la cute detta
prominenza laringea o pomo d’Adamo, che corrisponde
alla convergenza delle due facce antero-laterali della
cartilagine tiroidea. Subito sotto si trova una sporgenza
convessa dell’anello della cartilagine cricoidea.
・cartilagine cricoidea, si trova inferiormente alla tiroidea, sopra la trachea. Ha una forma ad anello, formata anteriormente e
lateralmente da un arco e posteriormente da una lamina; il margine inferiore è connesso alla prima cartilagine tracheale, attraverso il
legamento cricotracheale.
Funge da supporto con il margine superiore
alla cartilagine aritenoidee, ed è costituita da
cartilagine ialiana.
・cartilagini cuneiformi, hanno la forma di due piccoli bastoncelli contenuti nelle pieghe ariepiglottiche. Sono considerati frammenti
distaccati dell’epiglottide, sono formate da cartilagine elastica e sono incostanti.
Articolazioni
La laringe presenta le articolazioni:
- cricotiroidee, si ha tra l’arco della cartilagine cricoidea con la faccetta articolare dei
corni inferiori della cartilagine tiroidea. È avvolta da una capsula articolare rinforzata
da legamenti.
Legamenti e membrane
Membrana broelastica della laringe
È una lamina di connettivo elastico esterna alla mucosa laringea, costituita
superiormente dalla membrana quadrangolare che si estende dal margine laterale dell’epiglottide alla faccia mediale delle cartilagini
aritenoidee e corniculate.
Il margine superiore della membrana quadrangolare costituisce il legamento ariepiglottico, il margine inferiore rappresenta il legamento
vestibolare, che costituisce lo scheletro broso della piega vestibolare o corda vocale falsa.
La parte media si estro ette a formare la parete del ventricolo laringeo, la parte inferiore costituisce in entrambi i lati un cono elastico,
che si estende dall’angolo e dal margine inferiore della cartilagine tiroidea no al margine superiori delle cartilagini aritenoidee e nella
super cie laterale intera della cartilagine cricoidea.
La parte centrale e ispessita del cono elastico è il legamento cricotiroideo mediano. Il margine del cono superiore libero, è il legamento
vocale, che costituisce lo scheletro broelastico della corda vocale vera. Le due pieghe vocali controlaterali, delimitano una fessura
triangolare detta rima della glottide, con vertice anteriore nell’angolo interno della cartilagine tiroidea e due vertici posteriori nelle
cartilagini aritenoidee.
I muscoli estrinseci hanno capi d’inserzione su organi vicini e l’altro su cartilagini laringee. Sono estrinseci ad esempio lo sternotiroideo,
tiroideo, stilofaringeo, ecc..
- muscolo cricotiroideo: si estende dall’arco della cartilagine cricoidea al margine inferiore della cartilagine tiroidea. La sua azione è
quella di tendere ed avvicinare i legamenti vocali, avvicina le pieghe vocali. Quindi è un muscolo fonatorio, per questo è detto anche
“muscolo tensore delle corde vocali”.
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- muscolo cricoaritenoideo posteriore: si estende dalla
lamina della cartilagine cricoidea alla cartilagine
aritenoidea. Determina l’allontanamento dei processi
vocali aritenoidei aprono le cartilagini allontanandole tra
loro e allungando le corde vocali (unico muscolo della
rima della glotide, cioè l’apertura delle corde vocali
aritenoidi).
Le sporgenze che troviamo orizzontali nella cavità laringea sono dette pieghe vestibolari (superiori) e vocali (inferiori).
La trachea
É un organo cavo, che presenta circa sedici anelli
cartilaginei incompleti (cartilagine ialina)
posteriormente, dove terminano con una cartilagine detta
“carena” (come se fosse un giunto a tre uscite). Si
estende dalla cartilagine cricoidea della laringe e si
biforca in prossimità dei bronchi.
La super cie polmonare, presenta solchi profondi denominati scissure interlobari, due a destra (obliquo principale e orizzontale o
secondario) e una a sinistra (obliquo), che si estendono profondamente nel polmone no in prossimità dell’ilo, dividendo il polmone in
lobi. .
L'apice del polmone contrae rapporti con l'arteria succlavia, con i tronchi nervosi del plesso brachiale e corrisponde all'apertura superiore
del torace, oltrepassando la clavicola.
・sinistra si avranno cinque zone per il lobo superiore e cinque per il lobo inferiore.
Ogni segmento è dotato di un proprio peduncolo vascolobronchiale, per cui è
indipendente per la presenza di un ramo dell'arteria polmonare (segmentale o
zonale), di un bronco (segmentale o zonale) e di una rete venosa perisegmentale.
I segmenti, si dividono a loro volta in numerosi lobuli, connessi gli uni agli altri da
connettivo interstiziale, che nell’insieme costituiscono il parenchima polmonare.
Ogni area poligonale lungo la super cie esterna dei polmoni raf gura la base di un
lobulo, mentre l'apice del lobulo è diretto verso l’ilo. La dimensione dei lobuli
cresce andando dall'apice del polmone verso la base. Ogni lobulo è dotato di un
proprio peduncolo vascolobronchiale.
Ogni bronco lobulare, rami candosi, si riduce sempre più di diametro nei
bronchioli terminali (il bronchiolo, è un bronco con diametro inferiore a un
millimetro, privo di placche cartilaginee), che ventilano un “acino”.
Gli pneumociti di tipo I, sono cellule appiattite con nucleo centrale in rilievo e
sottili lamine citoplasmatiche in contatto con i pneumociti adiacenti.
Gli pneumociti di tipo II sono cellule tondeggianti sporgenti nell'alveolo e
secernenti surfattante, che viene immagazzinato in grosse vescicole
citoplasmatiche contenenti sistemi di lamelle disposte a vortice (corpi
multilamellari).
All'interno degli alveoli si trovano cellule mobili a funzione macrofagica, capaci di fagocitare il pulviscolo atmosferico arrivato negli
alveoli con l'aria inspirata e depositarlo nei setti interlobulari e intervenire in caso di infezione.
La trama reticolare broelastica della lamina propria dell’alveolo, conferisce proprietà elastiche all'intero polmone ed è determinante sia
durante l'inspirazione sia durante l'espirazione.
Ogni alveolo è circondato da una tta rete capillare e in alcuni tratti, l'epitelio alveolare e l'endotelio dei capillari fondono le membrane
basali.
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Nel polmone ci sono due tipi di circolazione sanguigna:
・funzionale, il piccolo circolo polmonare ossigena il sangue povero di O2 proveniente dal cuore destro e lo rimandar al cuore sinistro
af nché possa raggiungere tutti i tessuti; le arterie polmonari rami candosi parallelamente alla rami cazione bronchiale, portano ai
capillari alveolari sangue venoso che si arricchisce di ossigeno e poi torna al cuore attraverso le vene polmonari, garantendo a tutti i
tessuti del corpo sangue ossigenato.
・nutritizio, il circolo nutritizio nutre e ossigena il tessuto bronchiale. Le arterie bronchiali provenienti dall'aorta toracica portano
sangue ossigenato e ricco di nutrienti a tutti i bronchi, no ai bronchioli respiratori.
Il sangue venoso re uo dai bronchi ritorna al circolo generale attraverso le vene bronchiali e il sistema delle vene azigos, mentre il
sangue re uo dai sacchi alveolari con uisce nelle vene polmonari.
Nel polmone sono presenti vasi linfatici super ciali, che drenano linfa dal parenchima viscerale e dalla pleura viscerale e vasi linfatici
profondi, che drenano linfa dai bronchi (compresa la rami cazione) e dal parenchima circostante.
Entrambi escono dal polmone a livello dell’ilo, scaricando la linfa nei linfonodi broncopolmonari (ilari).
I vasi linfatici trasportano anche quanto fagocitato dai macrofagi.
L'innervazione del polmone è assicurata dal nervo vago, che causa la contrazione della muscolatura bronchiale e secrezione bronchiale e
dal tronco simpatico, che causa il rilascio muscolare e inibisce la secrezione bronchiale, formando il plesso polmonare.
Apparato digerente
Costituito da un cavo orale seguito da faringe, esofago, diaframma a cui segue stomaco e i diversi tratti dell'intestino (tenue, crasso).
All'apparato digerente, sono annesse grosse ghiandole (salivari per amido, fegato e pancreas)
che cooperano nella digestione,
cioè la scissione di molecole
tramite un'attività enzimatica.
Cavità orale
È la prima porzione del canale
alimentare, situata nello
splancnocranio, suddivisa in:
vestibolo della bocca e cavità
orale propriamente detta,
divise dalle arcate
gengivodentali.
Comunica con l'esterno tramite
la rima buccale (labbro
superiore e inferiore),
delimitata dal
bordo libero delle labbra.
La cavità orale prosegue
posteriormente nel
cosiddetto istmo delle fauci e quindi nella faringe.
La parete delle guance, è costituita oltre che da muscoli mimici, dai muscoli masticatori massetere e temporale, che si trovano più in
profondità rispetto ai muscoli mimici. Tra i muscoli mimici troviamo l'orbicolare della bocca e il buccinatore; tutti i muscoli mimici
sono innervati dal settimo nervo cranico (il nervo facciale), che serve a mantenere la tonicità delle guance.
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Cavità orale propriamente detta
È delimitata anteriormente dalle arcate gengivodentali, superiormente dal palato, inferiormente dalla lingua, dal solco sottolinguale e
posteriormente dall'istmo delle fauci.
Il palato è suddiviso in: -palato osseo (duro), composto dai processi palatini mascellari e dalle lamine orizzontali palatine rivestite da
tonaca mucosa;
-palato molle (velo palatino), costituito dall’arcata palatoglossa e l’arcata palatofaringea, che al centro si uniscono a formare l’ugola.
Tra le due arcate è presente la tonsilla faringea. È costituito da una lamina connettivale rivestita da muscoli (tensore del velo palatino,
elevatore del velo palatino, palatoglosso, palato-faringeo, dell'ugola) e da una tonaca mucosa.
-lingua, fa parte del pavimento della cavità orale, è un organo muscolomembranoso in cui si distinguono un corpo (parte anteriore libera,
con faccia inferiore e dorso della lingua), una radice (parte faringea non visibile, che collega la lingua alla mandibola e all'osso ioide).
Cavo orale
Sono presenti i denti, gli organi della masticazione, che compaiono
con due successive eruzioni: nella vita adulta sono 32 (16
nell'arcata superiore e 16 nell'arcata inferiore).
Abbuiamo due arcate dentarie, che a loro volta si dividono in
quattro emiarcate:
-incisivi, quattro superiori e quattro inferiori;
-canini, due superiori e due inferiori;
-premolari, quattro sulla mascella superiore e quattro su quella
inferiore; -molari, sei superiori e sei inferiori. Includono i
quattro denti del giudizio.
Al suo interno ciascun dente presenta la cavità pulpare, occupata dalla polpa del dente (t.
connettivo vascolarizzato e innervato), che comunica con l'esterno del dente tramite i canali
radicolari. Ciascuna radice è legata alle pareti del proprio alveolo dal parodonto, costituito
super cialmente dalla gengiva, profondamente dal periostio alveolare e legamento connettivale
che unisce il periostio al cemento ( art. gonfosi, una sinartrosi).
・dentina, è la massa del dente attraversata dalla cavità pulpare, le cui cellule dette “odontoblasti”, tappezzano la cavità pulpare
prolungandosi entro i canalicoli che percorrono la dentina stessa;
La lingua
È attraversata da due solchi: mediano, attraversa il corpo superiormente e uno
terminale (V linguale), a forma di V aperta avanti, posto tra il corpo e la base.
Posteriormente alla V linguale si trova la tonsilla linguale, con funzioni di
difesa immunitaria, riconoscibile per l'aspetto mammellonato della sua
super cie.
La faccia inferiore della lingua presente, sulla linea mediana, il frenulo della
lingua.
È rappresentato dai calici gustativi, strutture localizzate nello spessore della parete delle papille. Le troviamo anche nella faringe, nelle
guance e nel palato.
Cellule basali, sono presenti nella porzione più profonda del calice e rimpiazzano le cellule sensoriali che degenerano o muoiono.
Via gustativa
Lo stimolo chimico, generato dalle sostanze, viene: o trasdotto dalle cellule gustative, con modi cazione dei canali transmembrana e del
usso ionico o l'utilizzo da parte dei sapori di speci ci recettori di membrana, con l’innesco di secondi messaggeri intracitoplasmatici.
I nervi cranici che accolgono la sensibilità gustativa della lingua sono: nervo facciale, glossofaringeo e nervo vago.
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Ghiandole salivari annesse alla cavità orale
Nei preparati istologici, gli acini compositi a secrezione sierosa, appaiono sotto forma di semilune scure (semilune sierose o di
Giannuzzi) che rivestono una porzione più chiara dell’acino, a secrezione mucosa. Le cellule a secrezione sierosa si colorano con
ematossilina-eosina (proteine), mentre quelle a secrezione mucosa sono meno colorabili (mucoproteine).
Le ghiandole salivari maggiori sono composte da lobuli, costituiti da acini ghiandolari e da dotti escretori intralobulari, sono separati da
tessuto connettivo lasso, entro cui decorrono i dotti escretori maggiori.
Il secreto degli acini si riversa nei dotti intercalari rivestiti da epitelio cubico o piatto, che si riuniscono a formare i dotti striati, con
epitelio cilindrico monostrati cato, caratterizzato da strie intracitoplasmatiche evidenti nella parte basale e il cui aspetto striato, è dovuto
all’orientamento verticale dei mitocondri situati in dei ripiegamenti della membrana basale.
I dotti striati sono intralobulari e con uiscono nei rami dei dotti escretori che decorrono nel connettivo interlobulare, dando origine ai
dotti escretori principali.
La ghiandola parotide, è disposta nella loggia parotidea del collo al di sotto del padiglione auricolare e meato acustico esterno, dietro il
ramo della mandibola e davanti al m.sternocleidomastoideo). Il dotto di Stenone o dotto parotideo, è il dotto escretore della ghiandola
parotide che sbocca nel vestibolo della bocca e fornisce una secrezione sierosa (proteica).
La loggia parotidea che si estende no alla faringe, è avvolta dalla fascia parotidea.
Il dotto di Stenone parte dal margine anteriore della ghiandola e prosegue in avanti sul m. massetere, superato questo il dotto perfora la
bolla di Bichat e il m. buccinatore per poi aprirsi nel secondo molare superiore. Sopra il dotto di Stenone decorre l’arteria trasversa della
faccia.
La ghiandola sottomandibolare è disposta nel pavimento della bocca e il dotto sottomandibolare (o di Wharton) sbocca sotto la lingua.
La ghiandola sottolinguale è disposta nel pavimento della bocca e il dotto sottolinguale sbocca al di sotto della lingua.
Le ghiandole per secernere il loro secreto, vengono innervate dal sistema nervoso autonomo. Il sistema parasimpatico (innerva le cellule
mucose) da secrezione uida, mentre l'ortosimpatico permette la secrezione proteica (innerva gli acini).
Esistono anche tantissime ghiandole salivari minori, che risiedono nella regione del palato duro, delle arcate palatofarigee e
palatoglosse, e a volte nella parte posteriore tra coane e istmo delle fauci.
Da ciascun lato, i due archi divergono in basso delimitando una fossa triangolare
in cui sono alloggiate le tonsille palatine.
Le due tonsille palatine, rivestite da epitelio pavimentoso strati cato, sono
costituite da accumuli di tessuto linfoide, ricco di voluminosi noduli linfoidi
secondari, accolti nella lamina propria della tonaca mucosa.
L’istmo delle fauci prosegue con la faringe.
Quando si deglutisce, chiude la cavità nasale grazie al m.elevatore del velo palatino e la lingua spinge il cibo verso l'esofago.
Grazie ai linfociti e macrofagi contenuti nelle tonsille dell’anello linfatico di Waldeyer, qualunque cosa penetri nel canale alimentare o
nelle vie respiratorie, grazie all’incontro con eventuali agenti patogeni (batteri o virus), innesca la risposta del sistema immunitario.
Le cellule linfoidi derivano da progenitrici comuni al miocardio aspeci co e rendono tale anello di importanza istologica.
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Esofago
É un tubo cavo regolare dotato di una potente muscolatura liscia, che
permette il passaggio rapido del bolo, dopo la deglutizione, verso lo
stomaco. È rivestito da un epitelio simile a quello del cavo orale, quindi
sarà pluristrati cato pavimentoso non cheratinizzato.
L'ori zio esofageo è dotato di un'ansa muscolare del diaframma che funge da
valvola, in modo tale che non si abbia un re usso del cibo (cardias).
- tonaca sottomucosa, risulta molto spessa, accoglie numerose ghiandole mucose e il plesso sottomucoso.
- tonaca muscolare, è formata da bre muscolari striate nel terzo superiore (che rappresentano la continuazione della muscolatura della
faringe) e da cellule lisce nei due terzi inferiori, organizzate in
uno strato esterno longitudinale e in uno strato interno circolare
e accoglie il plesso mienterico.
Tra i foglietti parietale e viscerale del peritoneo, è compreso uno spazio con una piccola
quantità di liquido sieroso, il liquido peritoneale, che lubri ca la super cie della tonaca
sierosa. I foglietti peritoneali, parietale e viscerale, sono perciò a mutuo contatto.
La cavità peritoneale, si estende in basso, anche nella piccola pelvi (cavità peritoneale
pelvica), completamente chiusa nel maschio, nella femmina comunica con l’esterno
attraverso le cavità tubarica, uterina e vaginale.
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È irregolare per le numerose pieghe sierose, che la suddividono in logge secondarie e partono dalla parete posteriore, oppure vanno da un
viscere all’altro. La mobilità dei visceri cavitari dipende dalla lunghezza di queste pieghe, che prendono il nome di mesi, legamenti e
omenti:
-legamenti, sono pieghe più brevi e meno spesse che possono partire dalla
parete della cavità addominale e prendere rapporto con un organo o mettere
in rapporto tra loro organi (legamento falciforme del fegato).
Esistono particolari legamenti tra organi, molto sviluppati, che sono
chiamati “omenti” (epiploon), come il piccolo omento (dato dall’insieme
dei legamenti epatogastrico ed epatoduodenale) e al grande omento, la cui
radice è rappresentata dal legamento gastrocolico (che si adagia sul colon
trasverso) e che continua con il grembiule omentale disponendosi tra la
matassa intestinale e la parte anteriore dell’addome.
Il mesocolon trasverso e il colon trasverso separano lo spazio sopramesocolico da quello sottomesocolico, comunicano tra loro
anteriormente, attraverso lo spazio compreso tra il colon trasverso e la super cie interna della parete anteriore dell’addome.
La borsa omentale (piccola cavità peritoneale) si trova dietro lo stomaco e il piccolo omento, e comunica con la grande cavità
peritoneale attraverso il forame epiploico delimitato anteriormente dal margine libero del piccolo omento.
Gli spazi connettivali, compresi tra il peritoneo parietale e la parete addominale, possono essere distinti in:
-spazio retroperitoneale, delimitato dal peritoneo parietale posteriore in avanti e dai piani muscolo-fasciali della parete addominale
posteriore indietro; in alto si estende no al punto in cui il peritoneo si ri ette sul fegato, in basso continua con lo spazio retro-
peritoneale della fossa iliaca.
È occupato da t.connettivo areolare e adiposo nel quale sono immersi: aorta addominale, vena cava inferiore, linfonodi, plessi nervosi,
reni, ghiandole surrenali, pelvi renale e parte addominale degli ureteri; pancreas e le parti discendente e orizzontale del duodeno, sono
primitivamente situati nella cavità peritoneale, perdono poi la loro tonaca sierosa posteriore che si fonde con il peritoneo parietale
posteriore; essi perciò sono organi secondariamente retroperitoneali, si sono sviluppati come intraperitoneali e con la perdita del proprio
meso, sono diventate retroperitoneali, infatti la loro super cie anteriore è a contatto con il peritoneo parietale posteriore.
-spazio pelvico extraperitoneale, disposto tra il peritoneo pelvico e il diaframma pelvico, è contenuto nella cavità pelvica (spazio
connettivale della pelvi).
-spazio preperitoneale, esiguo, compreso tra il peritoneo parietale anteriore e la fascia trasversale.
Nei confronti del peritoneo gli organi contenuti nella cavità addominopelvica possono essere de niti:
-intraperitoneali, quando sono ampiamente avvolti dal foglietto viscerale del peritoneo, per esempio il fegato; sono solitamente mobili,
le retroperitoneali sono relativamente ssate nella propria posizione;
-extraperitoneali, quando non hanno nessun rapporto con il peritoneo, per esempio l’ovaio;
-retroperitoneali: quando solo una parte della super cie dell’organo prende rapporto con il peritoneo, per esempio il pancreas e il rene.
Stomaco
L’esofago, si continua nella cavità addominale nello stomaco, un organo cavo dilatato
in alto, appiattito antero-posteriormente se vuoto, con capienza variabile.
È localizzato nella regione sopramesocolica della cavità peritoneale dell’addome e
occupa l’ipocondrio sinistro, assieme alla milza.
-grande omento (o grembiule omentale), si forma per l’accollamento dei due foglietti peritoneali anteriore e posteriore che rivestono lo
stomaco e si porta in basso a formare una sorta di grembiule addossato alla super cie interna della parete anteriore dell’addome. I due
foglietti di quest’omento si ri ettono poi indietro e risalgono no a inserirsi sul margine libero del colon trasverso. La grande curvatura
dello stomaco e il colon trasverso, nell’adulto, sono inoltre uniti da un legamento che prende il nome di legamento gastrocolico e
costituisce la prima porzione del grande omento.
Ghiandole gastriche
Il complesso delle ghiandole gastriche, si trova all’interno della mucosa
gastrica. Le ghiandole del cardia sono tubulari composte, con adenomero
rami cato e a secrezione mucosa; sono costituite dal corpo o istmo, collo e la
base.
Hanno la funzione di proteggere l’esofago da eventuali re ussi acidi dello
stomaco, ma sono presenti anche ghiandole endocrine che producono
serotonina.
Le ghiandole gastriche propriamente dette, del fondo e del corpo, sono tubulari
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semplici, con adenomero bi-rami cato, sboccano nelle
fossette gastriche e sono costituite da diversi tipi cellulari
che dalla super cie alla profondità sono:
- cellule principali o adelomorfe, sono baso le, ricche di ribosomi in quanto producono proteine, come i granuli di zimogeno ricchi di
pepsinogeno, il precursore enzimatico della pepsina, che una volta rilasciato all’interno del lume, grazie al ph acido costruisce la pepsina
(utilizzato per la digestione dei peptidi). Secernono anche un’enzima che scioglie i lipidi, e la repina utilizzata per la digestione del latte.
- cellule endocrine o APUD (argentaf ni), fanno parte del sistema endocrino diffuso, sono responsabili della secrezione di ormoni che
vanno nel circolo sanguigno come la serotonina, istamina, gastrina e una serie di peptidi che regolano la secrezione e la motilità dello
stomaco e degli organi a esso correlati.
Le ghiandole piloriche, sono numerose nell’antro pilorico, sono tubulari rami cate a secrezione mucosa neutra, con cellule che
secernono gastrina, un ormone che per effetto paracrino, stimola la secrezione di acido cloridrico da parte delle cellule parietali delle
ghiandole del fondo e del corpo.
Lo stomaco assorbe acido acetilsalicilico, che altera lo strato di muco nello stomaco, che può essere quindi aggredito dall’acido
cloridrico.
Intestino
Si suddivide in due porzioni con caratteristiche morfologiche
differenti: intestino tenue e intestino crasso.
Intestino tenue
Costituisce il tratto più lungo del canale alimentare, fa seguito allo
stomaco e termina nell’intestino crasso a livello della valvola
ileocecale, nella fossa iliaca destra. L’intestino tenue è situato nella
cavità addominale e si suddivide in due porzioni: duodeno e
intestino tenue mesenteriale.
Il duodeno
È suddiviso in quattro parti: bulbo duodenale, fa seguito al piloro ed è lievemente dilatato; parte discendente, orizzontale e ascendente,
che termina con la essura duodenodigiunale, dove il duodeno si stacca dalla parete addominale e portandosi in avanti, viene rivestito
internamente dal peritoneo per proseguire come intestino tenue mesenteriale.
A livello della parete mediale della parete discendente si distinguono internamente due rilievi: la papilla duodenale maggiore, è lo
sbocco del dotto coledoco che trasporta la bile della cistifellea e del dotto pancreatico che porta gli enzimi pancreatici (secreto esocrino)
e la papilla duodenale minore, che è lo sbocco del dotto pancreatico accessorio.
La valvola si chiude, impedendo il re usso del chilo, dal cieco all’ileo. L’intestino tenue mesenteriale è completamente avvolto dal
peritoneo, che lo ssa alla parete addominale posteriore attraverso un ampio meso peritoneale a forma di ventaglio (mesentere).
Il mesentere è costituito da due lamine peritoneali che si distaccano dal peritoneo parietale posteriore e si incollano l’una sull’altra,
portandosi al margine posteriore delle anse intestinali che avvolgono completamente.
Nel sottile spazio tra i due foglietti, decorrono vasi e nervi destinati all’intestino tenue mesenteriale.
Tonaca mucosa
A partire dal tratto discendente del duodeno, hanno inizio le
pieghe circolari, trasverse rispetto all’asse dell’organo,
costituite dal connettivo della tonaca sottomucosa.
Le pieghe aumentano dal duodeno al primo terzo del digiuno,
mentre diminuiscono nelle ultime porzioni del digiuno no a
scomparire a livello dell’ileo.
L’epitelio di rivestimento dei villi è colonnare semplice, presenta gli enterociti dotati di microvilli sulla super cie apicale e cellule
caliciformi mucipare; l’asse del villo è costituita dalla lamina propria, costituita da t.connettivo lasso ricco di cellule e capillari sanguigni
e un capillare linfatico (vaso chilifero).
Alla base dei villi, si ha lo sbocco di numerose ghiandole tubulari semplici, cioè le ghiandole intestinali (esoepiteliali intramurali, si
trovano
fuori dall’epitelio ma dentro la parete), dette anche cripte di Lieberkuhn, che si spingono nella lamina propria e presentano oltre ad
enterociti e caliciformi, cellule endocrine del sistema gastroenteropacreatico e giovani cellule basali pronte al ricambio.
Sul fondo delle ghiandole intestinali, troviamo le cellule di Paneth che appaiono funzionalmente simili ai granulociti neutro li e sono
coinvolte in azioni di difesa immunitaria, infatti secernono un’enzima detto “lisozima” che distrugge la parete batterica, costituita da
acido n-acetilmuramminico. Sono esocrine, con citoplasma eosino lo.
Nella lamina propria dell’ileo, sono presenti piccole masse di tessuto linfoide, sotto forma di noduli linfoidi isolati, detti placche di
Peyer.
Tonaca sottomucosa
Nella prima parte del duodeno accoglie le ghiandole duodenali o ghiandole di
Brunner, tubulari composte a secrezione mucosa con pH alcalino. Nel resto
dell’intestino tenue, si ha il plesso sottomucoso di Meissner.
Tonaca sierosa
La super cie esterna dell’intestino tenue è rivestita dal peritoneo viscerale.
La motilità e secrezione dell’intestino tenue, viene stimolato dallo stato di riempimento dello stomaco, così da preparare l’intestino a
ricevere il chimo. La secrezione riversata dal dotto coledoco e pancreatico, insieme al succo enterico basico prodotto dalle ghiandole
intestinali, completa la digestione del chimo trasformandolo in chilo.
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Il rilassamento della valvola ileocecale, favorisce il
passaggio nell’ori zio ileo-cecale di residui del chilo,
nell’intestino crasso. I movimenti dei vari organi sono
dati da un’omeostasi nervosa dovuta alla stimolazione del
sistema parasimpatico e degli ormoni rilasciati dalle
cellule endocrine.
I neuroni hanno un grande nucleo, abbondante citoplasma con granuli baso li e bre nervose che sono generalmente amieliniche.
Il tessuto linfoide della tonaca mucosa, garantisce la sorveglianza immunologica, eliminando i batteri presenti negli alimenti e
mantenendo in equilibrio le popolazioni batteriche della ora intestinale.
In particolare produce immonuglobuline di tipo A: i follicoli linfatici producono i linfociti, che vengono mandati ai linfonodi dove
diventano plasmacellule della memoria che niscono nel circolo, raggiungono nuovamente l’intestino, iniziando a secernere IgA.
Intestino crasso
Fa seguito all’intestino tenue a livello della valvola ileocecale, termina
aprendosi all’esterno in corrispondenza dell’ano. Fa da cornice alla cavità
addominale, tranne per il retto, che attraversa la cavità pelvica e terminare
all’esterno nella regione perineale posteriore (canale anale).
Esternamente sulla super cie esterna presenta rigon amenti in serie detti
“haustra”, separati da solchi. Le pieghe parziali, sono dette semi-lunari,
separano tra loro le tasche internamente.
Oltre a questi troviamo tre rilievi nastriformi longitudinali, le tenie, lo strato
longitudinale della tonaca muscolare.
-colon trasverso, si dirige verso sinistra formando una curva convessa in basso e avanti, disponendosi davanti alle anse dell’intestino
tenue, dove si piega verso il basso costituendo la essura colica sinistra o splenica;
-colon discendente, si dirige in basso rimanendo adeso alla parete addominale posteriore e raggiunge la fossa iliaca sinistra;
-colon sigmoideo, si sposta verso la cresta iliaca per poi entrare nella cavità pelvica;
-retto, è l’ultima porzione, che presenta prima una porzione pelvica dilatata, ampolla rettale, una più ristretta detta canale anale, che
attraversa il pavimento pelvico ed entra in rapporto con il m.elevatore e s ntere dell’ano, si apre all’esterno attraverso lo iato nella
regione del perineo posteriore, costituendo lo s ntere striato che si sovrappone alla muscolatura liscia del retto. È vascolarizzata da un
plesso venoso e sottocutaneo (vene emorroidali), fanno comunicare il circolo generale con quello portale.
Le vene rettali inferiori, determinano piccole sporgenze in vicinanza dell’ano, dette colonne anali o di Morgagni.
Il retto ha tre pieghe trasversali: superiore, media e inferiore che costruiscono concamerazioni che accolgono le feci no alla loro
espulsione.
Nella lamina propria sono presenti ghiandole tubulari semplici, le cripte di Lieberkuhn, ricche di cellule mucipare che raggiungono la
muscularis mucosae. Nella parte basale si trovano cellule staminali in grado di trasformarsi in enterociti, caliciformi m. e cellule
neuroendocrine. Nell’ultima parte del retto, le ghiandole si rami cano e scendono sino alla tonaca sottomucosa, dove vengono rivestite
completamente da cellule caliciformi mucipare.
Nella giunzione anorettale, l’epitelio cilindrico semplice con microvilli si trasforma in un epitelio cubico strati cato, con scomparsa
delle ghiandole. Procedendo verso l’ano, si avrà un epitelio pavimentoso strati cato non cheratinizzato, che in corrispondenza dell’ano
diventerà cheratinizzato determinando una linea visibile, detta “linea pettinata” (scompare la muscularis mucosae).
-tonaca sottomucosa: è ricca di vasi ed è costituita da connettivo denso dove si trovano corpi adiposi raggruppati e il plesso sottomucoso
di
Meissner.
-tonaca muscolare: costituita da due strati di cellule muscolari lisce, circolare profondo e longitudinale esterno addensato a formare dei
nastri muscolari delle tre tenie caratteristiche del colon, una mediana anteriore e due posteriori. Le tenie hanno origine nel cieco.
La tenia libera si riorganizza andando a costituire lo strato longitudinale esterno, seguito da uno circolare interno inframezzato da
numerose bre oblique.
Fegato
È una grande ghiandola extramurale esocrina ed endocrina
(an na) il cui secreto è la bile, che si concentra nella cistifellea e
riversata se necessario nel lume del duodeno. Le vie biliari
extraepatiche, trasportano la bile, dal fegato e cistifellea al
duodeno.
Il solco sagittale destro, è dilatato anteriormente dove accoglie la cistifellea. Posteriormente si trova la vena cava inferiore, che riceve il
sangue re uo dal fegato attraverso le vene sopraepatiche.
A
livello degli spigoli dei poligoni, sono presenti gli spazi portali, zone
connettivali in cui si trovano le diramazioni interlobulari degli elementi
dell’ilo epatico: ramo dell’arteria epatica, ramo della vena porta, dotto
biliare interlobulare (costituiscono triade portale) e un vaso linfatico.
La lamina basale e l’endotelio sono discontinui, quindi permettono al plasma di uscire dal lume vascolare e raggiungere lo spazio tra i
sinusoidi ed epatociti, nello spazio di Disse, dove si hanno i microvilli delle cellule epatiche.
Gli epatociti assumono dal plasma, presente nello spazio di Disse, le sostanze nutritizie e riversano le sostanze da essi elaborate.
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Il sangue che scorre nei sinusoidi, diminuisce
gradualmente la concentrazione di ossigeno
man mano che si passa dalla periferia al centro,
in quanto lo cede alle varie cellule.
Accumula anche sostanze come glicogeno, cioè il glucosio ematico che viene rilasciato quando necessario, perciò contribuisce al
controllo della glicemia. Regola il colesterolo, trasforma amminoacidi in eccesso in lipidi o glucosio o sintetizza
proteine del sangue come il brinogeno.
Costruisce riserve di ferro, che converte in ferritina, per restituirlo al midollo osseo per l’emopoiesi, detossi cazione (i farmaci vengono
marcati con un gruppo metile, in modo tale che quando arrivi al rene lo espella), inoltre assorbe gli anticorpi, scindendoli negli
amminoacidi che verrano riutilizzati.
Cistifellea
Ai canalicoli biliari fanno seguito dei piccoli
dotti, i canali biliari intralobulari e i duttuli
biliari, che sono seguiti dai dotti biliari
interlobulari degli spazi portali, che
con uiscono nei dotti biliari intraepatici
maggiori, che costituiscono le radici dei dotti
epatici destro e sinistro, da cui hanno origine le
vie biliari extraepatiche.
I due dotti epatici con uiscono in un dotto
epatico comune, che riceve il dotto cistico della cistifellea (dotato di valvole che permettono di evitare il re usso della bile), insieme a
cui va a costituire il dotto coledoco che sbocca nella papilla duodenale maggiore assieme al dotto pancreatico.
La cistifellea, è un piccolo organo cavo, situtato nella fossa cistica della faccia viscerale del fegato, trattenuta dal peritoneo che la riveste
inferiormente e lateralmente. Ha un epitelio cilindrico semplice alto dotato di microvilli con il quale assorbe l’acqua, concentrando il
secreto epatico. Ha una tonaca muscolare organizzata in fasci, che permette la spremitura dell’organo per favorire l’immissione della bile
nel duodeno sotto stimolo endocrino, attraverso il dotto coledoco avvolto dal legamento epatoduodenale.
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Pancreas
Il pancreas si trova sotto l’epigastro spostato nella regione dell’ipocondrio sinistro. È una ghiandola
extramurale, che riversa nel duodeno i succhi pancreatici attraverso il dotto pancreatico e dotto pancreatico accessorio.
Si trova in posizione sottoperitoneale, rivestito dal peritoneo parietale posteriore sulla super cie anteriore. Ha una forma che si divide in
testa e collo, un corpo e una coda; la testa si incastra nella concavità a C duodenale, mentre la coda si dirige verso l’ilo della milza
connesso attraverso il legamento pancreaticolienale, che corrisponde al fondo dello stomaco.