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Struttura dei vasi sanguigni

La tonaca che caratterizza i vasi è la tonaca media, costituita da t. connettivo elastico e da cellule muscolari lisce, presenti in proporzioni
differenti nelle arterie e nelle vene.

Arterie
Le arterie hanno una parete più spessa in quanto devono sostenere un’elevata pressione sanguigna cardiaca, che distribuiscono il sangue
in direzione caudale sino ai rami più sottili.
Le arterie hanno origine dai ventricoli del cuore con aorta e tronco polmonare, che si rami cano costituendo grande e piccolo circolo,
terminando con le arteriole negli organi.

Le arterie di grosso calibro, dette anche arterie elastiche, hanno una


tonaca media ricca di bre elastiche sovrapposte e intervallate da
cellule muscolari lisce (producono le bre elastiche), bre collagene e
matrice.

Le arterie di medio e piccolo calibro, hanno tonaca media costituita da


strati di cellule muscolari lisce e piccole bre elastiche.

Le arteriole hanno uno o massimo due strati di cellule muscolari lisce,


le lamine elastiche possono essere assenti e la tonaca avventizia sottile
si confonde con il t. connettivo circostante. Presentano attorno al lume
uno s ntere vascolare, detto precapillare, costituito da muscolatura
liscia.

Gli s nteri precapillari quindi regolano il circolo o favoriscono il


passaggio del sangue dalla metarteriola alla venula, chiudendo la
maggior parte degli s nteri e facendo passare il sangue in una via
preferenziale.

Le arterie decorrono profondamente nelle logge muscolari, af ancate ai rami


venosi corrispondenti, talvolta sono comprese in una guaina connettivale
comune con vene, nervi e vasi linfatici per formare i fasci vascolonervosi.

Capillari
Sono immersi nella matrice dei connettivi lasso e denso, interposti fra arterieole
e venule, a formare il microcircolo.

Sono costituiti unicamente dall’endotelio, epitelio pavimentoso semplice, che


poggia sulla membrana basale.
All’esterno sono presenti periciti, cellule di natura muscolare liscia.

Abbiamo tre tipi di capillari:


・continuo: le cellule endoteliali sono unite lungo tutto il perimetro da giunzioni
comunicanti ed occludenti;
・fenestrati: il citoplasma delle cellule endoteliali presenta delle discontinuità, dove le
membrane si fondono tra loro andando a formare delle
fenestrature (pori); si trovano nei distretti in cui è necessario ltrate il plasma o
permettere la fuoriuscita di globuli bianchi come nei villi
intestinali.
・discontinui o sinusoidi: hanno un calibro variabile in quanto si adattano agli spazi
fra le cellule dell’organo e nella parete sono presenti pori o
discontinuità che facilitano gli scambi fra plasma e tessuti.
Li troviamo nel fegato o nel midollo osseo, dove contribuiscono a formare il
parenchima
dell’organo.

Vene
I più piccoli vasi sul versante venoso vengono detti venule postcapillari, che non hanno una
vera tonaca intima ma presentano periciti, favorendo l’entrata dei uidi tessutali. Le vene
con calibro maggiore presentano cellule muscolari lisce, una parete più sottile e meno
resistente, con tonaca media ricca di bre collagene ed elastiche.

Le vene di piccolo-medio calibro hanno una tonaca avventizia ben sviluppata, lamina interna discontinua con tonaca media formata da
due strati di cellule muscolari lisce.

Le vene di grosso calibro come vena cava, polmonare hanno una tonaca media poco sviluppata, ma la tonaca avventizia contiene bre
collagene ed elastiche, cellule muscolari lisce. Nelle vene di medio calibro della cavità addominopelvica e arto inferiore, sono presenti
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“valvole venose”, delle estensioni verso l’interno della tonaca intima, che permettono il passaggio del sangue solo verso il sangue,
impedendo la discesa verso il basso per effetto della forza di gravità.

Le vene corrono vicino o tra due muscoli, che contraendosi favoriscono la spinta del sangue verso l’alto all’interno del vaso.

Gli apparati sono quei visceri che hanno un’unica derivazione embriologica, mentre i sistemi sono quelli che comprendono regioni
derivanti da diverse fonti embriologiche.

Apparato cardiovascolare
Presenta un organo motore con funzione di pompa, il cuore, che spinge il sangue
all’interno di vasi, le arterie, con decorso centrifugo.
Le arterie poi distribuiscono il sangue arterioso a tutti gli organi, dove si
trasformano in capillari, che permettono gli scambi metabolici tra sangue e
tessuti.

Dai capillari arteriosi si ha la conversione in uscita dall’organo in capillari


venosi, collegati alle vene che con decorso centripeto riportano il sangue al
cuore.

Il cuore è un organo cavo suddiviso in due metà sinistra e destra, separate da un


setto: le cavità superiori sono dette atri, quelle inferiori ventricoli e comunicano
tra loro grazie all’ori zio atrioventricolare.

La metà destra contiene sangue venoso ricco di anidride carbonica, la metà


sinistra contiene sangue arterioso, ricco di ossigeno.

Nel sistema circolatorio distinguiamo:


・grande circolo: ha inizio dal ventricolo sinistro con l’aorta (arco aortico), un
grande vaso elastico che si dirige prima in alto e a destra per poi incurvarsi
ad arco,
distribuendo il sangue arterioso all’intero organismo.

I rami dell’aorta all’interno degli organi, si trasformano in capillari tramite i


quali il
sangue arterioso fornisce ai tessuti ossigeno e metaboliti, ma si carica di
anidride e
cataboliti, trasformandosi in sangue venoso.

Le vene con uiscono gradualmente in vasi di maggior calibro no a formare la vena cava superiore, la vena cava inferiore e il seno
coronario che sboccano nell’atrio destro dove termina il grande circolo.

Il sangue venoso poi dall’atrio destro passa nel ventricolo destro, che spinge il sangue nell’arteria polmonare per partecipare al piccolo
circolo.

・piccolo circolo o circolazione polmonare: ha inizio dal ventricolo destro con l’arteria polmonare (aorta), che si biforca trasportando il
sangue venoso ai polmoni.
Ciascuna arteria polmonare all’interno del polmone, si risolve in una rete capillare in cui il sangue venoso rilascia anidride e si satura
di
ossigeno diventando sangue arterioso. Il sangue arterioso torna al cuore attraverso le quattro vene polmonari che niscono nell’atrio
sinistro,
dove termina il piccolo circolo. Dall’atrio sinistro il sangue arterioso, passa nel ventricolo sinistro per riprendere il grande circolo.

Qui si ha sangue venoso nelle arterie e sangue arterioso nelle vene.

Le funzioni del sistema circolatorio sono: apporto di ossigeno e sostanze


nutritizie agli organi, con conseguente prelievo di cataboliti,
termoregolazione, omeostasi dei uidi corporei e processi immunitari.

L’apparato cardiovascolare è costituito da tre sistemi:

Sistema arterioso
Arterie del piccolo circolo
Costituito da tronco polmonare che porta sangue venoso dal ventricolo destro
ai polmoni, si dirige obliquamente in alto a sinistra e indietro, passando prima
davanti e a sinistra dell’aorta ascendente; raggiunta la concavità dell’arco
dell’aorta, si divide in arteria polmonare destra e sinistra che si portano ai
rispettivi polmoni.
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Le due arterie polmonari sono accompagnate nel decorso dalle due vene polmonari e dal bronco principale, con i quali forma il
peduncolo polmonare.

Arterie del grande circolo


L’aorta, inizia nel ventricolo sinistro costituisce un arco che attraversa il mediastino posteriore e superato lo iato aortico del diaframma,
entra nella cavità addominale come aorta addominale e termina con l’arteria sacrale mediana nella 4° lombare.

L’aorta si divide in: - tratto ascendente rivestito da pericardio, da cui hanno origine arterie coronarie destra e sinistra per il cuore;
- l’arco dell’aorta, da origine al tronco brachiocefalico, l’arteria carotide comune sinistra e la succlavia sinistra. Direttamente dal
tronco brachiocefalico hanno origine l’arteria carotide comune destra e la succlavia destra. L’insieme di questi vasi vascolarizza
testa, collo, arto superiore e porzione superiore del torace.

- porzione discendente, aorta toracica, da cui hanno origine i rami parietali detti arterie intercostali posteriori (si anastomizzano con
ulteriori rami in corrispondenza di ciascun spazio intercostale) e arterie freniche superiori che vascolarizzano parete toracica e
diaframma, rami viscerali che comprendono arterie esofagee, branchiali e pericardiche per gli organi mediastinici.

- aorta addominale, decorre sulla linea mediana a sinistra della vena cava
inferiore e termina nelle due arterie iliache comuni.

Da questa hanno origine i rami destinati ai visceri e alla parete


addominale. I rami impari dell’aorta add. sono arteria mesenterica
superiore (intestino tenue) e inferiore (intestino crasso), tronco celiaco che
a sua volta è costituito da arteria gastrica sinistra (stomaco), arteria
epatica comune (fegato) e arteria splenica (milza).

I rami pari dell’aorta add. sono arterie renali, surrenali e genitali


(testicolari e ovariche).

Arterie della testa e del collo


Entrambe le arterie carotidi comuni destra e sinistra risalgono ai lati della
trachea nel collo, insieme alla vena giugulare e nervo vago andando a
costituire il fascio vascolonervoso del collo. Nel margine superiore della
cartilagine tiroidea della laringe, ciascuna carotide comune si divide in una
carotide esterna che vascolarizza la super cie esterna del cranio e della
faccia, mentre la carotide interna è destinata all’encefalo e agli organi
della vista, ed entra attraverso l’ori zio inferiore del foro carotideo del
temporale;
quindi le carotidi esterne e interne vascolarizzano la metà anteriore del
cervello.

Arterie succlavie si dividono in: destra, origina da


tronco brachiocefalico e sinistra, dall’arco dell’aorta.
Entrambe le arterie continuano nell’arteria ascellare
che vascolarizza l’arto superiore.

Dalle due arterie succlavie alla base del collo hanno origine le due
arterie vertebrali che risalgono nel collo attraverso i fori intervertebrali
ed entrano nella cavità cranica attraverso il foro magno.

Le a. vertebrali in corrispondenza del clivo dell’occipitale, si riuniscono


in un unico vaso, l’arteria basilare, che a sua volta fornisce le arterie
cerebrali posteriori che completano il circolo arterioso cerebrale.

Circolo arterioso cerebrale o di Willis


È un eptagono arterioso situato nella faccia inferiore dell’encefalo, che si
realizza per anastomosi di vasi della carotide interna e delle arterie
vertebrali.
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È formato anteriormente dalle due arterie cerebrali anteriori (rami
della carotide interna) unite tra loro dall’arteria comunicante
anteriore.
Lateralmente è costituita dalle due arterie comunicanti posteriori
( rami della carotide interna), mentre posteriormente è costituita
dalle due arterie cerebrali posteriori (rami arteria basilare). Il
circolo di Willis garantisce un’uniforme distribuzione di sangue a
pressione costante a tutto l’encefalo.

Arterie della pelvi


Le arterie iliache comuni si dividono in iliaca interna, che
vascolarizza le pareti della pelvi e iliaca esterna, che fornisce i rami
per l’arto inferiore.

L’arteria iliaca esterna, insieme alla vena femorale costituisce


l’arteria femorale che percorre la coscia sino al canale adduttorio.
Da qui poi si dirige posteriormente e fuoriesce dal canale attraverso
lo iato adduttorio e continua nell’arteria poplitea.

Sistema venoso
Hanno origine dalle reti capillari dei tessuti e procedendo in
direzione centripeta, raccolgono tutto il sangue che proviene
dalla regione sotto-diaframmatica del corpo.

Vene del piccolo circolo


Le quattro vene polmonari, trasportano il sangue ossigenato dei
polmoni all’atrio sinistro del cuore.

Vene del grande circolo


Le principali sono la vena cava superiore e inferiore, che
raccolgono il sangue dai vari distretti corporei per riportarlo al
cuore:

- superiore riceve il sangue re uo dai distretti


sopradiaframmatici (testa, collo e arti superiori) e lo trasporta
nell’atrio destro;

- inferiore, ha origine dalle due vene iliache comuni che si


riuniscono e raccoglie il sangue dai distretti
sottodiaframmatici e arti inferiori, mente il sangue re uo degli
organi addominali prima di arrivare alla vena cava inferiore, passano
nel fegato tramite la vena porta per depurare il sangue dalle tossine.
Il sangue viene raccolto dai reni grazie alle due vene renali.
La vena succlavia accompagna l’arteria succlavia, mentre le vene
giugulari che accompagnano le carotidi convergono insieme per formare
la vena cava superiore. Il punto in cui convergono è detto vena
brachiocefalica, destra e sinistra.

Vene del torace


La circolazione venosa del torace è costituita dal sistema delle vene
azigos che raccolgono il sangue dalle pareti del torace, dal diaframma, dai
bronchi, pericardio e linfonodi. La vena azigos a destra e la emiazigos a
sinistra della linea mediana, originano dalla cavità addominale,
attraversano il diaframma e decorrono lateralmente al tratto vertebrale
toracico e terminano nel mediastino posteriore.

La vena azigos riceve il sangue dalle vene intercostali destre e con uisce
nella vena cava superiore; la vena emiazigos riceve il sangue dalle ultime
sei vene intercostali sinistre che con uiscono poi nella vena azigos.
La vena emiazigos accessoria raccoglie il sangue dalle prime sei-sette
vene intercostali sinistre per terminare sempre nella vena azigos.
La vena azigos funge da comunicazione tra le due vene cave.

Vene della testa e del collo


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La dura madre funge da periostio e si delamina creando degli spazi per il passaggio
del sangue venoso: raccoglie il sangue venoso proveniente dall’encefalo. I canali
della dura madre si suddividono in seni della volta e della base cranica.

I seni della volta sono: seno sagittale superiore e inferiore, seno retto e i seni
trasversi.
I seni della base sono: seni cavernosi, seni petrosi superiori e inferiori.

La vena giugulare interna ha origine nel foro lacero posteriore dove i seni della dura
madre con uiscono e decorre nella parete laterale del collo.

La vena giugulare esterna ha origine nell’angolo della mandibola, sbocca nella vena
succlavia.

Sistema della vena porta


Il trasporto di molecole importanti e sostanze nutritizie da un distretto a un altro, che
non deve entrare nel circolo sanguigno venoso, viene trasportato da un vaso di
collegamento (vena porta interposta tra due reti capillari venosi), che consiste in un
circolo funzionale.
Il circuito funzionale serve per non mandare in circolo i prodotti derivanti dal
re usso di alcuni organi: la milza, distrugge i globuli rossi invecchiati e
l’emoglobina, manda il “gruppo eme” al fegato, dove viene trasformato in sali
minerali, costituendo il prodotto di secrezione del fegato.
Oltre al sistema portale epatico, si ha un sistema portale ipotalamico ed entrambi rappresentano dei circoli funzionali.

Rete mirabile-> arteria afferente, capillare arterioso, arteria in uscita (arteriola efferente). Nel rene, la rete, é rappresentata dal glomerulo
arterioso, che si forma nel nefrone (l’unità funzionale del rene).
Un circolo nutritizio normale, è formato da arteria, capillari (la prima parte arteriosa e la seconda venosa), vena, mentre i circoli
funzionali come nelle reti mirabili, sono costituiti da arteria, capillare arterioso, arteria.

Il sangue venoso re uo proveniente da alcuni organi sottodiaframmatici, come milza, pancreas e cistifellea non viene portato subito nella
vena cava inferiore, ma percorre la vena porta per raggiungere il fegato.

La vena porta è costituita dalla con uenza di tre grandi vene: mesenterica superiore e inferiore, vena splenica.

Il cuore
É un organo cavo, impari, situato nella cavità toracica tra le due logge pleuro-polmonari, in uno spazio centrale denominato mediastino
medio o antero-inferiore. Atri e ventricoli sono separati tra loro, dal setto interatriale e dal setto interventricolare (comunicanti nella vita
fetale).

Il cuore non è perfettamente mediano ma è spostato per due terzi a sinistra, ed è contenuto in
un sacco bro-sieroso detto pericardio: pericardio broso, funge da punto d’appoggio
parietale per il foglietto viscerale del pericardio sieroso e avvolge internamente il cuore, ma
anche l’inizio dei grandi vasi, mentre il pericardio sieroso è il foglietto parietale della
membrana sierosa del cuore.

Il pericardio broso in basso è inserito sul diaframma e in alto si estende sul peduncolo
vascolare al quale aderisce.

Posizione del cuore nel


mediastino e nella cassa
toracica
Nella sezione sagittale schematica, è possibile vedere che il mediastino
oltre al cuore, presenta a livello della quarta vertebra toracica altri organi:
trachea anteriormente (che poi si divide nei due bronchi, tramite una
cartilagine particolare che prende il nome di carena), dietro la trachea
abbiamo l’esofago, che si spinge in giù no a raggiungere il diaframma.
Il cuore si trova sotto la quarta vertebra toracica, il diaframma isola il
pericardio dalle viscere addominali e lateralmente è isolato dai polmoni
attraverso pericardio e pleura.

Posteriormente il cuore è protetto esternamente dalle vertebre toraciche


T5, T6, T7, T8 (vertebre cardiache di Giacomini), superiormente dal
peduncolo vascolare (l’emergenza dei grossi vasi), racchiuso tra il
manubrio dello sterno e la trachea e anteriormente, è protetto dallo sterno,
dalla 3° costa no alla 5° costa, dove l’apice e il margine inferiore si
poggiano sul diaframma grazie al pericardio.
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Se apriamo il torace e togliamo il piastrone sternale,
notiamo: la laringe e la trachea, la ghiandola tiroide, l’arco
dell’aorta dove la trachea si biforca, in ne la vena cava
superiore.
L’insieme di queste strutture è avvolta dal pericardio
broso, che nel punto di attacco diaframmatico è chiamato
pericardi frenico, ma si attacca anche sullo sterno e con dei
legamenti si ssa alla colonna vertebrale.

Attorno al pericardio troviamo il nervo frenico (destro e


sinistro), che innerva il diaframma, permettendo cosi la
respirazione.

All’interno del pericardio broso troviamo una cavità


pericardica, chiusa, costituita dal pericardio sieroso. La
cavità pericardica è analoga, nella sua struttura, alle cavità
pleuriche e alla cavità peritoneale.

Con gurazione esterna del cuore


Il cuore ha la base rivolta in alto a destra e all’indietro, mentre l’apice in basso a sinistra e in avanti. Il cuore presenta: faccia anteriore
(sterno-costale), faccia postero-inferiore (diaframmatica, perchè poggia sul centro tendineo), una base verso cui convergono grandi e
piccoli vasi, un apice, un margine destro e sinistro.

La super cie esterna è percorsa da solchi che segnano i limiti tra le cavità:
・ solco coronario (o atrioventricolare) ha un decorso trasversale e separa la porzione atriale dalla ventricolare;

・solco interatriale con decorso longitudinale, si estende dal solco coronario alla cupola atriale e separa l'atrio destro dall'atrio sinistro;

・solchi interventricolari, si dividono in anteriore e posteriore con decorso longitudinale, si estendono dal solco coronario no all'apice
del cuore, segnano sulla faccia sternocostale e sulla faccia diaframmatica il limite tra i due ventricoli;

・solco terminale, divide le due vene cave dall'auricola destra.


Faccia sternocostale
È divisa in due dal solco coronario, nascosto dall'origine del tronco
polmonare e dall'aorta.
Superiormente è costituita dalle auricole degli atri, delle estensioni
atriali che avvolgono il tratto iniziale dell’ aorta e arteria
polmonare, mentre le altre porzioni atriali sono coperte dalla vena
cava superiore, dall'aorta ascendente e dall'arteria polmonare.

Inferiormente si ha la porzione ventricolare, percorsa dal solco


interventricolare anteriore che ha origine a sinistra del tronco
polmonare, decorre lungo il margine sinistro e termina a destra
dell'apice del cuore, dividendo il ventricolo in sinistro, meno esteso
e destro, più vasto.

Faccia diaframmatica
È percorsa trasversalmente dal segmento posteriore del solco
coronario, che divide atri e ventricoli; questo viene attraversato dal
solco inter-ventricolare posteriore che origina dal solco coronario,
si porta verso il basso e divide la porzione ventricolare sinistra, più
ampia, da quella ventricolare destra, meno estesa.

Base del cuore La base del cuore è formata dalla faccia posteriore dei due atri ed è
rivolta in alto, indietro e a destra, è convessa e irregolare, per gli sbocchi di grossi vasi venosi ed è percorsa dal solco interatriale, che
segna il con ne tra i due atri.

L'atrio destro riceve gli sbocchi delle vene cave, superiore in alto, inferiore in basso e lo sbocco del seno coronario.

Nell'atrio sinistro sono presenti gli ori zi di sbocco delle quattro vene polmonari, due destre e due sinistre.

Il solco terminale del cuore segna il limite nell'atrio destro tra una porzione mediale (seno delle vene cave) e una laterale (atrio
propriamente detto).

L'apice del cuore corrisponde all'apice del ventricolo sinistro, è rivolto in basso, in avanti e a sinistra. Il margine sinistro segna il
passaggio tra faccia sternocostale e faccia diaframmatica, mentre il margine destro delimita la faccia sternocostale da quella
diaframmatica.
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Scheletro broso
Diastole: muscolo rilassato; Sistole: muscolo contratto.

Il corretto circolo cardiaco (diastole e sistole atriale e a


seguire sistole e diastole ventricolare), è dato dallo
scheletro broso: costituito da quattro osti valvolari con i
loro anelli brosi (connettivo broso denso con scarse bre
elastiche), che circondano gli ori zi atrio-ventricolari, le
due valvole semilunari dei grossi vasi arteriosi,
ma costituisce anche i trigoni brosi destro e
sinistro e la parte membranosa del setto
interventricolare.

Tutti sono uniti da strutture connettivali che


danno attacco ai fasci muscolari, con la
funzione di isolante elettrico tra atri e
ventricoli.

Organizzazione interna del cuore


Il cuore presenta quattro cavità, due superiori
cubiche, atrio destro e atrio sinistro e due
inferiori coniche, ventricolo destro e
ventricolo sinistro.

L'atrio destro comunica con il ventricolo destro (parete anteriore) attraverso l'ori zio atrio-ventricolare (ostio venoso), provvisto di una
valvola tricuspide. L'atrio sinistro comunica con il ventricolo sinistro grazie all’ori zio atrio-ventricolare sinistro, munito di una valvola
bicuspide (mitrale).

Cavità dell’atrio destro


-parete anteriore: inferiormente presenta l'ori zio atrioventricolare destro provvisto della valvola tricuspide;
-parete posteriore: deriva dalla con uenza delle pareti posteriori della vena cava superiore e della vena cava inferiore;

-parete superiore: ori zio di sbocco della vena cava superiore;


-parete inferiore: ori zio di sbocco della vena cava inferiore, dotato di una valvola della vena cava inferiore (o di Eustachio) attiva
durante la vita fetale, ori zio di sbocco del seno coronario, con la valvola del seno coronario (o di Tebesio) anch'essa rudimentale;
-parete mediale o settale: presenta la fossa ovale, che nella circolazione fetale corrisponde al forame ovale (o di Botallo), comunicazione
embrionale tra atrio destro e atrio sinistro;

-parete laterale: si prolunga in avanti nell'auricola destra. La super cie interna della cavità atriale si presenta liscia tranne che in
corrispondenza della parete laterale dove sono presenti rilievi muscolari, disposti regolarmente, detti muscoli pettinati.

Cavità del ventricolo destro


Presenta: ・parete anteriore, corrisponde alla maggior parte della faccia sterno-
costale;
・parete postero-inferiore, corrisponde alla porzione destra, della faccia diaframmatica; ・parete mediale:
formata dal setto interventricolare;
・apice;
・base, presenta l’ori zio atrioventricolare con valvola tricuspide e l’ori zio del tronco polmonare. L'ori zio atrioventricolare
destro con valvola atrioventricolare destra, impedisce il re usso del sangue nell’atrio destro durante la sistole.

La valvola atrioventricolare destra è formata da tre cuspidi valvolari, che si distinguono in: cuspide mediale, anteriore e posteriore, i cui
lembi si ssano al contorno dell'ori zio e i margini liberi danno inserzione alle corde tendinee.

L'ori zio del tronco polmonare è munito di tre valvole semilunari a forma di nido di rondine, con la concavità rivolta verso l’alto, il cui
margine libero detto lunula, presenta nel suo punto centrale un piccolo rigon amento, detto nodulo delle valvole semilunari (o di
Morgagni), che permette la chiusura completa dell'ori zio durante la diastole ventricolare.
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Nel loro insieme le valvole semilunari formano la
valvola polmonare.

Tra l'ori zio atrioventricolare e tronco polmonare si


osserva un rilievo muscolare, denominato cresta sopra-
ventricolare, che divide il ventricolo destro in: cono
venoso posteriore, dove la corrente di sangue va verso
l'apice durante la diastole ventricolare e cono arterioso
anteriore, dove la corrente del sangue uisce verso
l'ori zio del tronco polmonare durante la sistole
ventricolare.

La super cie interna del ventricolo è ricca di sporgenze


muscolari, denominate trabecole carnee:
-1° ordine, muscoli papillari: aderiscono con la base alla
parete del ventricolo, mentre l’apice libero nella cavità
ventricolare dà inserzione alle corde tendinee che si
portano ai lembi della valvola tricuspide. Nel ventricolo
destro sono presenti tre muscoli papillari distinti in
anteriore, posteriore e settale;

- 2° ordine, aderiscono al ventricolo con entrambe le


estremità e sono libere nella loro parte centrale, formando
un ponte muscolare. Un esempio è il fascio moderatore di
Leonardo da vinci: trabecola setto-marginale, si dirige in
basso e in avanti raggiungendo la base del muscolo
papillare anteriore;

- 3° ordine: aderiscono per tutta la loro estensione alla parete


interna della cavità formando semplici rilievi muscolari.

Cavità dell’atrio sinistro


Parete anteriore, costituita da ori zio atrioventricolare sinistro
con la valvola atrioventricolare sinistra mitrale;
Parete posteriore, in cui sboccano le quattro vene polmonari;
Parete mediale, corrisponde al setto inter-atriale;
Parete laterale, si prolunga in avanti nella cavità dell’auricola
sinistra e ha pareti irregolari dovute ai muscoli pettinati.

Cavità del ventricolo sinistro


Costituito da:
・parete antero-mediale, corrisponde alla faccia sterno-costale e al
margine sinistro del cuore.
・parete infero-mediale, corrisponde alla faccia diaframmatica e al
setto inter-ventricolare;
・base, presenta l’ori zio atrioventricolare sinistro con la valvola mitrale, che ha un margine che si ssa al contorno dell’ori zio mentre
il margine libero, è rivolto verso la cavità del ventricolo sinistro, dove aderiscono le corde tendinee dei muscoli papillari e l’ori zio
aortico, provvisto di tre valvole semilunari aortiche, che presentano sul margine libero un rigon amento detto nodulo delle valvole
semilunari. L’insieme di questa valvole costituiscono la valvola aortica.
I seni del Valsalva (seni aortici) indicano le sacche formate dalle semilune della valvola aortica e si occupano al termine della sistole, di
gon arsi chiudendo la valvola aortica in modo da impedire il re usso sanguigno.
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Morfologia microscopica del cuore
È un organo cavo costituito da tre tonache sovrapposte, a partire dall’interno si ha:
- endocardio, rivestimento interno costituito da epitelio pavimentoso semplice analogo a quello dei vasi sanguigni, adiacente a uno
strato di t. connettivo sottoendoteliale);
- miocardio, strato muscolare striato cardiaco di cellule singole cilindriche a contatto testa-coda, dotate di sarcomeri ma involontarie;
- epicardio, foglietto viscerale del pericardio sieroso costituito da mesotelio che poggia su una membrana connettivale che aderisce
esternamente al miocardio.
Miocardio
È organizzato in modo tale da formare due sistemi indipendenti, uno
per gli atri e uno per i ventricoli, separati da uno scheletro broso sul
quale si inseriscono le cellule muscolari.
Le bre muscolari hanno le estremità rami cate e stanno in contatto
grazie a dei complessi giunzionali detti, dischi intercalari (strie
scalariformi).

In corrispondenza delle sporgenze che uniscono le bre, troviamo dei


desmosomi a nastro che costituiscono delle fasce aderenti; nelle parti
longitudinali delle bre, invece, si trovano giunzioni comunicanti.

Quando contraggo le bre nervose le fasce aderenti saldano le cellule


tra loro, le giunzioni comunicanti permettono l’accoppiamento ionico.

Proprio per la collaborazione che si ha tra tutti questi elementi il


miocardio viene de nito un “sincizio funzionale”.

Come sono organizzate le bre del miocardio?


Muscolatura degli atri
Comprende i fasci muscolari propri di ciascun atrio, costituiti da cellule con andamento anulospirale, che circondano gli ori zi delle
vene e fasci muscolari comuni, costituiti da cellule con decorso trasversale da un atrio all’altro.

Muscolatura dei ventricoli


È suddivisa in tre strati muscolari sovrapposti: fasci muscolari propri di ciascun
ventricolo, che costituiscono lo strato muscolare intermedio e fasci muscolari
comuni che formano
gli strati muscolari
super ciale (comune
discendente) e
profondo (comune
ascendente).

I fasci propri si
inseriscono sull’anello
broso dell’ori zio
atrioventricolare, si
dirigono obliquamente
verso il basso, ma non
raggiungono l’apice
della cavità, infatti
tornano indietro
formando un’ansa e risalgono per terminare nell’anello broso da cui hanno avuto
origine. Anche i fasci comuni hanno origine dagli anelli brosi delle valvole
atrioventricolari, si dispongono in sistemi con diversi orientamenti raggiungono
l’apice del cuore circondandolo e poi risalgono verso l’alto.

Vasi sanguigni del cuore


・Arterie: coronaria destra e sinistra, che rami candosi servono tutta la super cie del
cuore costituendo il circolo coronarico. Sono coperte dall’epicardio e accolte nei
solchi coronario e intraventricolare.

・Vene: il sangue re uo della circolazione coronarica viene raccolto da tre sistemi,


seno coronario, vene cardiache anteriori e minime. Il seno coronario è un grosso
vaso, accolto nel solco coronario, che si apre nell’atrio destro in corrispondenza del
setto interatriale e sbocco della vena cava inferiore.
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Miocardio speci co: sistema di conduzione del cuore
È un dispositivo in grado di generare impulsi elettrici e di condurli in una via preferenziale,
determinando la contrazione ritmica del cuore.
Il tessuto di questo sistema è detto “miocardio speci co”, le cui cellule vengono considerate
neuroni modi cati eccitabili.

Il sistema è costituito da due sistemi:

-sistema senoatriale: è rappresentato dal nodo seno-atriale, collocato sotto l’epicardio e in


corrispondenza della parete superiore dell’atrio destro vicino allo sbocco della vena cava
superiore. Lo stimolo generato dal seno, viene trasmesso attraverso i “tratti internodali” alla muscolatura dell’atrio destro e sinistro,
ma anche al nodo atrio- ventricolare.

In questo modo gli atri si contraggono simultaneamente (sistole atriale), spingendo il sangue nei ventricoli.
- sistema atrioventricolare: comprende il nodo atrioventricolare, che si trova sul lato destro del setto inter-atriale vicino allo sbocco del
seno coronario, da cui ha origine il fascio atrioventricolare detto fascio comune di His, che attraversa il setto inter-ventricolare e poi si
divide in una branca destra e sinistra nei rispettivi ventricoli, risolvendosi in una rete sottoendocardica o bre di Purkinje.

Il ritmo del battito cardiaco viene modi cato dal sistema nervoso, che attraverso nervo vago e sistema orto-simpatico raggiunge
l’innervazione del cuore: il para-simpatico rallenta il battito, l’orto-simpatico lo accelera.

Il nervo cranico che innerva il cuore è detto “nervo vago” (trasporta para-simpatico) e il motore centrale si trova nel midollo spinale, con
una succursale diagonale esterna detta “ganglio” (si trova dentro l’organo da innervare).

Nella regione seno atriale, le bre del miocardio sono costituite da molto citoplasma e pochi sarcomeri, i gangli del para-simpatico si
trovano adiacenti al seno. All’esterno del cuore è presente una rete di piccole raccolte neuronali che conducono l’informazione para-
simpatica.

Sistema circolatorio linfatico


È la via attraverso cui il liquido interstiziale, che fuoriesce dall’estremità arteriosa dei capillari verso gli spazi intercellulari, torna nel
sangue circolante grazie ai vasi linfatici, che lungo il decorso incontrano i linfonodi, organi costituiti da tessuto linfoide.

Presenta come annessi gli organi linfoidi ed emopoietici che costituiscono la sede di produzione dei linfociti.

La linfa ha una composizione intermedia tra plasma e liquidi interstiziali, è costituita da linfociti, colesterolo, sali e numerosi prodotti del
metabolismo tessutale.
Aspira i liquidi interstiziali da tutti i tessuti, li raccoglie e li porta al sangue, congiungendosi in prossimità delle vene cave superiori.

Vasi linfatici
La rete dei vasi linfatici ha inizio dai capillari linfatici, che originano a fondo cieco nei
connettivi della maggior parte degli organi e presentano una parete sottilissima di endotelio.
Il capillare linfatico all’esterno presenta bre connettivali che lo tengono aperto per il
passaggio del liquido interstiziale, dotato anche di valvole (accompagnate da bre muscolari
che fungono da s ntere, aprendo e chiudendo il vaso) per evitare il re usso.

I capillari anastomizzano tra loro andando a costituire i precollettori linfatici, che uniscono
capillari e collettori linfatici (parete muscolare e provvisti di valvole).

I collettori si dividono in pre- e postlinfonodali, in quanto incontrano numerosi linfonodi,


raggruppati spesso in stazioni linfonodali.
I collettori postlinfonodali convergono tra loro per formare i tronchi linfatici principali, che
riversano la linfa nel sistema venoso.

I tronchi linfatici principali sono rappresentati da: dotto toracico, tronchi linfatici giugulari,
succlavi, broncomediastinici, intestinale e lombare, che con uisce nel dotto toracico.

Sistematica del circolo linfatico


La linfa viene raccolta dai vasi dalla periferia e trasportata nella cisterna del chilo, da cui
nasce un dotto toracico (impari mediano) che si versa nella con uenza tra vena giugulare e
succlavia, per tornare al sangue.

I vasi linfatici quando risalgono verso il circolo sanguigno, devono attraversare il tessuto
linfatico che ltra la linfa nei linfonodi (organi di ltraggio immunitario della linfa), per renderla immune da cellule tumorali o cellule
infettate dai virus grazie ai linfociti. Questi si attivano e producono anticorpi rientrando in circolo attraverso i vasi linfatici.

Nella regione inguinale, pelvica, ascellare e mediastinale sono abbondanti i linfonodi. I grandi tronchi sono condotto toracico e dotto
toracico destro.
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Il sangue arterioso viene ltrato dalla milza, attraverso la polpa bianca, poi fuoriesce e torna al cuore attraverso il rene con la vena
splenica.

Liquidi interstiziali
L’interstizio dei t. connettivi in periferia è raggiunto dai capillari: nel
vaso arterioso la pressione del cuore e il capillare poroso, permettono la
fuoriuscita del plasma ltrato che va nel tessuto e cede le sostanze
nutritive, ma anche l’espulsione dei cataboliti.
Questi vengono eliminati grazie al capillare venoso che salendo verso
la vena, gli assorbe.
Il sistema venoso riassorbe il 90% di cataboliti, mentre i capillari
linfatici lo riassorbono per il 10% andando a costituire la linfa: il
sangue infatti è costituito da plasma e parte corpuscolare, linfa
propriamente detta e cellule che derivano dai tessuti nei quali è passata.

Circolo linfatico
I capillari linfatici portano via tutta la linfa residua del tessuto, che
viene ltrata nei linfonodi e mandata poi nel dotto toracico che si apre
in corrispondenza della vena giugulare e succlavia.

Alcuni organi hanno una doppia circolazione:


- pene e clitoride, sono circondati da una spugna vascolare costituita da
lacune venose che
costituiscono i corpi cavernosi: una è destinata ai tessuti cutanei
profondi del pene, l’altra destinata
ai circuiti mucosali della regione della vagina di grandi e piccole
labbra.

-fegato, raccoglie gli amminoacidi rielaborandoli e costruendo proteine


utili per l’organismo
(proteine per la coagulazione), inoltre riceve il sangue dell’arteria epatica con nutrienti ed
ossigeno e sangue povero di ossigeno che proviene dall’intestino e porta l’assorbimento
intestinale.

- rene, si ha l’ultra ltrazione del sangue arterioso per fare l’urina e un altro circolo nutre il parenchima del rene.
Dall’intestino nasce un vaso venoso ricco di lipidi, vitamine e altro per cui è denso, quindi viene prima mandato al fegato e ltrato, viene
capillarizzato e poi fatto uscire per tornare alla vena cava attraverso la vena epatica.

Il vaso di trasporto tra intestino e fegato, è detta vena porta: il sangue che esce dal fegato avrà sia sangue impoverito di ossigeno
proveniente dalla vena epatica, sia il sangue deprivato dei nutrienti.

Gli organi linfatici si dividono in: Organi linfoidi primari


Producono i linfociti T nel il timo, non producono anticorpi ma riconoscono le cellule malate (tumorali o infettate da virus), linfociti B
nel midollo osseo (bone marrow).
I linfociti, poi, escono dagli organi e con il sangue vanno a migrare nei secondari, dove vengono imbrigliati nel tessuto linfoide.

Organi linfoidi secondari


Rappresentano la sede di attivazione dei linfociti in quanto si ha l’incontro tra gli antigeni e le cellule malate. Questi organi sono
linfonodi, placche di Peyer (follicoli linfatici isolati che si trovano nella parete dell’intestino), milza.

L’antigene, è ciò che genera una reazione negli anticorpi, delle molecole proteiche
che leggono e identi cano una combinazione enorme di antigeni e di sostanze
estranee per il nostro organismo. I linfociti sintetizzano gli anticorpi in base a
una serie di selezioni e splicing alternativi per i quali riescono a produrre queste
molecole con capacità multiformi.

Gli anticorpi circolano nell'organismo e vanno a legarsi all'antigene


neutralizzandone l'attività. Un tessuto linfoide è ricco di linfociti.

Struttura del linfonodo


I linfonodi sono organi linfoidi periferici, di forma ovoidale intercalati lungo il
decorso dei collettori linfatici che drenano territori cutanei o viscerali. I linfonodi
che ltrano la linfa proveniente dalla cute sono super ciali mentre, quelli che
drenano i visceri sono disposti profondamente.

I linfonodi sono organi parenchimatosi, avvolti esternamente da una capsula


connettivale da cui si dipartono trabecole che si riducono di dimensioni dirigendosi
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verso il centro dell’organo dove costituiscono una trama reticolare che va a costituire lo stroma del parenchima, caratterizzato da tessuto
linfoide.

Il linfonodo si divide in tre aree distinte che a partire dalla capsula all'ilo, sono: ・zona corticale, è occupata da aggregati di
linfociti che costituiscono follicoli di forma ovoidale, che possono essere costituiti da piccoli linfociti addensati, detti follicoli
primari.

I follicoli secondari, hanno esternamente una zona mantellare, centralmente il “centro germinativo”, costituito da macrofagi, linfociti T e
cellule dendritiche.

Negli spazi interfollicolari sono distribuiti linfociti B, T e cellule interdigitate che costituiscono il tessuto linfatico diffuso.

・zona paracorticale, è costituita da tessuto linfatico diffuso con linfociti T e cellule interdigitate, cellule che presentano l'antigene
(antigen presenting cell; APC).

Inoltre, sono presenti venule, prive di muscolo, la cui parete è formata da cellule endoteliali alte che costituiscono un punto di uscita per i
linfociti che dal circolo passano nella regione paracorticale del linfonodo.

・zona midollare, è organizzata in cordoni cellulari separati da seni linfatici midollari, costituiti da linfociti B e plasmacellule mature
che producono anticorpi e macrofagi.

La linfa giunge ai linfonodi attraverso vasi linfatici afferenti che attraversata la capsula, riversano la linfa nel seno sotto capsulare (o
marginale), che si trova sotto la capsula.
Il seno sottocapsulare continua nei seni trabecolari delle zone corticali e midollare e grazie alla permeabilità della parete, la linfa entra in
contatto con le cellule del parenchima. Dai seni trabecolari, la linfa con uisce nel seno terminale, situato nella regione dell’ilo, da cui ha
origine il vaso linfatico efferente che trasporta la linfa fuori dal linfonodo.

Il linfonodo sentinella della mammella si trova all’interno del cavo ascellare ed è il primo linfonodo a essere raggiunto dalle cellule di un
tumore primario della ghiandola mammaria; la presenza o meno di cellule tumorali nel l. sentinella, è importante in quanto le cellule
neoplastiche, attraversano una dopo l’altra le stazioni linfatiche. Se nessun linfonodo del cavo ascellare è stato raggiunto dalle cellule
tumorali, è possibile escludere la presenza di queste cellule anche nelle stazioni successive.

Struttura della milza


É localizzato nella cavità addominale, presenta:
- faccia diaframmatica (o laterale), liscia e convessa
che si adatta alla concavità sinistra della cupola
diaframmatica;

- faccia viscerale (o mediale), divisa dall'ilo splenico in


due porzioni: anteriore (gastrica) in rapporto con lo
stomaco e con la essura sinistra del colon e posteriore
(renale), in rapporto con il rene e la ghiandola surrenale
sinistra.
- due margini, superiore e inferiore, due estremità,
anteriore e posteriore.

È un organo parenchimatoso intraperitoneale, avvolto


da una capsula connettivale ricca di muscolatura liscia,
dalla quale si dipartono dei brevi setti connettivali
chiamati trabecole spleniche, che non suddividono
l'organo in lobuli, ma costituiscono un reticolo che
forma lo stroma di sostegno dell'organo.
All'interno delle trabecole decorrono i rami dell'arteria e
della vena splenica, chiamati “vasi trabecolari”.

La milza è un organo mobile, la cui posizione all'interno


della loggia è mantenuta da legamenti peritoneali e
dalla pressione addominale positiva.
È avvolto dal peritoneo che lo abbandona lungo certe
linee per portarsi allo stomaco, al pancreas e al
diaframma. All'interno della milza è presente una
circolazione aperta, dovuta alla funzione che essa deve
svolgere. Il parenchima splenico è organizzato in polpa
bianca e polpa rossa, che serve a ltrare
immunologicamente il sangue.
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・polpa bianca, costituita da tessuto linfoide diffuso, che forma una guaina peri-artiolare (costituita da linfociti T) attorno alle arterie
spleniche (o trabecolari) dall’origine nelle trabecole no ai vasi più piccoli che vascolarizzano la polpa rossa o aggregato, rappresentato
dai noduli linfoidi splenici (o corpuscoli di Malpighi).

I noduli linfoidi sono popolati da linfociti B e possono essere follicoli primari o secondari, che presentano un centro germinativo di
linfociti B stimolati e dotati di “memoria”, cellule dendritiche e macrofagi. I noduli linfoidi splenici sono eccentrici rispetto alle guaine
linfoidi peri-arteriolari.

・polpa rossa, costituita dai seni venosi splenici, capillari con lume ampio, membrana basale discontinua, parete fenestrata e dai cordoni
splenici (o di Billroth), costituiti da uno stroma reticolare in continuità con il connettivo trabecolare, dove troviamo eritrociti, macrofagi,
granulociti, piastrine, linfociti e numerose plasmacellule.

Tra i seni venosi splenici e i follicoli, si trova la zona marginale caratterizzata dalla presenza di macrofagi e linfociti B.

Suddivisione dell'albero vascolare splenico


L'arteria splenica penetra nell'ilo dando origine alle arterie trabecolari, che si
suddividono dicotomicamente, abbandonano le trabecole e si dirigono verso la
polpa bianca.
Qui vengono chiamate “arteriole centrali della polpa” (o follicolari), dove si
dividono in piccole arteriole penicillari seguite da “capillari con guscio”,
circondati da un manicotto di macrofagi e cellule muscolari lisce disposte. I
capillari con guscio continuano con i seni venosi splenici.

Ai seni venosi, fanno seguito vene di calibro crescente che si raccolgono in rami,
percorrono le trabecole ed emergono a livello dell'ilo costituendo la vena splenica.
L’arteria splenica trasporta il sangue dal cuore alla milza.

Quando l'arteria esce dalla trabecola, viene dotata in super cie di un manicotto
linfatico imbrigliato con il tessuto reticolare, dove si ha l'incontro con l'antigene.
Nella milza non abbiamo continuità tra i capillari arteriosi e venosi.

La funzione della milza, è quella di metabolizzare i globuli rossi invecchiati


(ematocateresi), attraverso il riconoscimento dei macrofagi che li distruggono, mentre il gruppo eme viene strappato dall’emoglobina e
metabolizzato dal fegato. Il sangue deprivato dei globuli rossi invecchiati, rientra poi nei seni venosi, che escono attraverso la vena
splenica per poi uscire dall'organo. Un’altra funzione riguarda i processi di maturazione
linfocitaria, mentre a livello fetale, la milza è coinvolta in processi emopoietici. Le funzioni spleniche sono integrate e
talora sostituite completamente da quelle epatiche.

Nella milza abbiamo due tipologie di circolazione:


-Circolazione aperta: i capillari splenici portano il sangue ai seni venosi splenici passando per il parenchima (contribuisce alla
irrorazione arteriosa splenica);
-Circolazione chiusa: i capillari splenici portano il sangue direttamente ai seni venosi splenici senza che questo transiti a livello
parenchimale (contribuisce in maniera minore alla irrorazione arteriosa splenica).

Struttura del timo


Il timo è un organo linfoide primario transitorio che si sviluppa dall'età fetale no alla pubertà, mentre regredisce nell'età adulta.
È un organo impari e mediano di forma piramidale, localizzato a livello del mediastino antero-superiore, dietro al manubrio sternale e
davanti alla vena cava superiore e all'arco dell'aorta.

Il timo presenta al centro una zona midollare (acido la), nella periferia la zona corticale
(baso la), è costituito da due lobi, il cui apice termina nei corni cervicali del timo.
Ciascuno dei lobi è rivestito da una capsula da cui si dipartono sottili setti brosi, in cui
decorrono vasi sanguigni, vasi linfatici e nervi e che suddividono il parenchima in lobuli.
I setti si riducono di spessore dando luogo a una trama reticolare di sostegno che forma lo
stroma del parenchima. Non è presente un ilo.

Le cellule reticolari della midollare, costituiscono i corpuscoli di Hassall, cellule epiteliali


appiattite concentriche che avvolgono un nucleo centrale costituito da cellule necrotiche e che
sono dei centri di accumulo del 90% dei timociti non maturati. Le cellule di questi corpuscoli
sono necrotiche e si accrescono nel corso della vita dell’individuo.

Il timo è un organo linfoepiteliale, in quanto oltre al reticolo connettivale che imbriglia i linfociti, si hanno cellule epiteliali modi cate
che contribuiscono a creare la struttura e la funzione del timo, ma anche macrofagi e cellule dendritiche(analoghe alle cellule di
Langerhans dell’epidermide) che degradano i timociti rimasti immaturi tramite lisosomi endocellulari.

Morfologia microscopica del timo


・corticale, appare al microscopio ottico più scura ed è costituita da cellule epiteliali timiche della corticale (cTEC), timociti e
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macrofagi. Le cTEC formano un reticolo tridimensionale di sostegno e sono fondamentali nel processo di maturazione dei timociti,
i timociti appaiono come piccoli linfociti fortemente addensati nella zona corticale e più distanziati nella zona midollare e i macrofagi,
dispersi tra timociti e cTEC, risultano abbondanti vicino ai vasi
sanguigni.

In corrispondenza della rete capillare dell'organo, le cellule


epiteliali ed endoteliali dei vasi, costituiscono la “barriera
ematotimica della corticale”, un importante dispositivo di
protezione per le cellule T in via di sviluppo, che potrebbero essere
esposte ad antigeni circolanti che distruggerebbero per
eliminazione clonale i timociti immaturi.

Nella zona corticale più vicina alla capsula sono localizzate le


cellule nutrici timiche (TNC), caratterizzate da nicchie
citoplasmatiche entro cui si collocano i linfoblasti, elementi
cellulari voluminosi in attiva proliferazione, precursori dei timociti.

• midollare, appare più chiara poiché a questo livello le cellule


epiteliali timiche della midollare, mTEC, sono meno numerose e più disperse nelle maglie del reticolo connettivale in cui sono
caratteristicamente presenti aggregati cellulari squamosi molto voluminosi, i corpuscoli timici (o corpuscoli di Hassal).

Nella regione al con ne tra la corticale e la midollare (giunzione corticomidollare), si localizzano le cellule interdigitate o dendritiche.

I linfociti circolanti immaturi, detti linfoblasti, proliferano e maturano nei linfociti T, una volta arrivati nel timo. Questi migrano dalla
corticale alla midollare per essere immessi nel torrente circolatorio e andare a colonizzare le aree T-dipendenti degli organi linfoidi
secondari (linfonodi e milza). É necessario sviluppare i linfociti in assenza di antigene.

Linfocitopoiesi midollare e timica


A partire dalla cellula staminale totipotente, si differenziano cellule della serie linfoide (linfociti B e T) di cui alcune stanno nel midollo,
altre entrano nel circolo sanguigno raggiungendo il timo e gli organi linfoidi secondari.

Il linfocito B, attraversa varie fasi maturative: fase antigene-indipendente, non comporta l'interazione con molecola estranee e prevede il
passaggio da linfoblasto a cellula pro-B, pre-B e linfocito B immaturo, fase antigene-dipendente che conduce al linfocito B maturo,
controllato dai linfociti T.

Il linfocito B maturo, popola le aree B-dipendenti degli organi linfoidi secondari ed è caratterizzato dall’esposizione sulla membrana
plasmatica di immunoglobuline (IgM e IgD) capaci di riconoscere, porzioni speci che (epitopi) delle molecole antigeniche.
Dopo aver incontrato l'antigene, può divenire una plasmacellula, assumendo i caratteri di cellula produttrice di anticorpi o cellula B con
memoria, conservando nel tempo la capacità di riconoscimento dell'antigene con cui è venuto in contatto.

Alcune cellule pluripotenti linfoidi migrano dal midollo osseo, vengono marcate come cellule pre-T e quando arrivano nel timo danno
origine a una popolazione di cellule timiche, i timociti, che maturano a partire dalla giunzione cortico-midollare verso la capsula e
viceversa, lasciano il timo per via sanguigna o linfatica colonizzando gli organi linfoidi secondari.
Il marcatore principale dei linfociti T maturi è la proteina TcR (Recettore delle cellule T), associata a proteine attivatrici CD3, a formare
il complesso TcR-CD3.
Dei linfociti T è possibile distinguere sottopopolazioni: Th (o helper CD4) che inducono le risposte immunitarie, Tc (T citotossico CD8)
con azione citotossica e linfociti Ts, T soppressore delle risposte immunitarie.
Cellule NK (natural killer), hanno origine nel midollo osseo, è priva di recettori per l'antigene sulla membrana plasmatica ed è in grado
di riconoscere ed eliminazione cellule tumorali e cellule infettate. I linfociti T sono in grado di produrre differenti tipi di citochine.

Apparato respiratorio
Assicura gli scambi gassosi con l’ambiente esterno e attraverso gli organi respiratori, l’organismo assume ossigeno contenuto nell’aria ed
elimina l’anidride carbonica prodotta dal metabolismo cellulare.
Il sistema respiratorio comprende:
・vie aeree, sono le vie di conduzione dell’aria emessa o espulsa dai polmoni e si dividono in vie aeree superiori (naso esterno, cavità
nasali, seni paranasali e rinofaringe) e le vie aeree inferiori (laringe, trachea e bronchi).

・polmoni, super cie dove avvengono gli scambi gassosi. Sono organi pieni parenchimatosi, rivestiti dalle pleure, fondamentali per
l’espansione polmonare durante l’inspirazione. Nei polmoni sono presenti cavità dette alveoli polmonari, con un epitelio sottile a diretto
contatto con l’endotelio dei capillari, che contengono sangue povero di ossigeno, proveniente dal ventricolo destro del cuore.
Ematosi -> l'epitelio alveolare e l'endotelio capillare, costituiscono la barriera ematogassosa, che consente il rapido scambio di gas tra
aria e sangue. L’anidride carbonica dai globuli rossi va negli alveoli, mentre l’ossigeno inspirato si diffonde in senso contrario legandosi
all’emoglobina.

Funzioni del sistema respiratorio


Si ha la funzione respiratoria che si divide nella fase inspiratoria, dove l’aria entra nei polmoni attraverso le vie aeree e fase espiratoria,
in cui l’aria ricca di anidride dai polmoni percorre all’inverso le vie aeree ed emessa nell’ambiente esterno. L’aria viene inspirata ed
espirata grazie ai rispettivi muscoli, che si attaccano alla gabbia toracica e ne modi cano il volume (diaframma e muscoli intercostali).
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Oltre alla respirazione si ha la depurazione, umidi cazione dell’aria e la laringe permette l’emissione di suoni articolati, la fonazione,
mentre la mucosa olfattiva nelle cavità nasali permette la percezione degli odori.

Vie aerifere
Naso esterno
È un rilievo impari mediano con forma triangolare, costituito da tre
facce: due laterali che convergono nel piano mediano a formare il
dorso del naso, una inferiore che costituisce le ali del naso.
Lo scheletro è costituito in parte dalle ossa nasali e mascella, in parte
dalla cartilagine del setto nasale e cartilagini alari minori e maggiori.

Oltre alle ossa nasali, la parte ossea è costituita dal processo frontale e
il palatino della mascella, i processi laterali sono due lamine
triangolari in relazione superiormente con le ossa nasali, medialmente
con cartilagine del setto, inferiormente e lateralmente con le
cartilagini alari. La cartilagine è costituita da un connettivo denso,
ricco di bre elastiche.

Cavità nasali
Sono separate dal setto nasale, posteriormente si aprono
nella parte superiore detta “rinofaringe”, tramite due
aperture dette coane (a cui segue la faringe). Ciascuna
cavità si divide in una parte antero-inferiore, il vestibolo e
una parte più ampia, cavità nasale propriamente detta.

Il vestibolo presenta due ori zi inferiori, le narici, in


continuità con la cavità nasale propriamente detta. È ricco
di peli nella cornea, le vibrisse, che rappresentano il primo
ltraggio dell’aria a cui sono annesse ghiandole sebacee.

La cute continua in alto e indietro con la mucosa


respiratoria, che tappezza la cavità nasale propriamente
detta, dove perde lo strato corneo e si trasforma in un
epitelio cilindrico pseudostrati cato, ricco di ghiandole
caliciformi mucipare.
La cavità nasale propriamente detta, presenta sulla super cie delle ossa la mucosa nasale
e si dividono in parete laterale, mediale, volta, pavimento, apertura anteriore e posteriore.

La parte alta delle vie respiratorie sino alla faringe avrà le ciglia che spingono verso
l’esofago, mentre le parti basse avranno le ciglia che battono verso l’alto quindi la
corrente sarà diretta verso l’alto nell’esofago, che si trova dietro la laringe.
L’epitelio nasale è uno dei pochi che contiene acini ghiandolari intraepiteliali, il cui
dotto di uscita si trova direttamente nell’epitelio.

Organo dell’olfatto
Nelle pareti laterale e mediale della cavità nasale e sul dorso della conca nasale
superiore, l’epitelio di rivestimento è caratterizzato dalla presenza di cellule sensoriali
olfattive, basali e di sostegno, assume la funzione di tonaca mucosa olfattiva, che
contiene i recettori olfattivi.

Le cellule sensoriali sono neuroni bipolari la cui espansione apicale periferica,


caratterizzata da numerose ciglia modi cate dette peli olfattivi, si apre alla super cie
epiteliale (bagnata dal secreto sieromucoso prodotto dalle ghiandole olfattive di Bowman.

In profondità, i neuroni presentano proiezioni assonali, detti “ luzzi olfattivi” (che


formano il nervo olfattivo, I).
Questi si raggruppano in fasci rivestiti dalle cellule di Schwann e attraversano i fori della
lamina cribrosa dell’osso etmoide, che si trova sotto il bulbo olfattivo presente nella
fossa cranica anteriore, dove penetrano i
luzzi olfattivi.
Le cellule epiteliali basali, differenziandosi, sostituiscono ciclicamente i neuroni
olfattivi che hanno una vita media di circa un mese.

Il bulbo olfattivo presenta uno strato glomerulare sede di sinapsi fra i neuroni olfattivi e
i dendriti di cellule mitrali e cellule a ciuffo.
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Seni paranasali
Sono cavità scavate nelle ossa che circondano le
cavità nasali, in comunicazione con i meati nasali e
rivestite di mucosa. Hanno la funzione di alleggerire
il massiccio facciale, umidi care e riscaldare l’aria
respirata e partecipano anche ai fenomeni di
risonanza legati all’emissione di suoni. Inoltre
possono essere sede di processi in ammatori detti
sinusiti.

I seni paranasali si dividono in: seno frontale diviso


da un setto, seno sfenoidale, davanti a questo
troviamo le celle etmoidali e il seno mascellare, che scende sino a raggiungere i processi alveolari.
Nella parte anteriore del meato nasale inferiore si ha l’ori zio del condotto naso-lacrimale, poggiato sulla super cie laterale dell’osso
mascellare e lacrimale nell’orbita.

Nel seno mascellare (che disegna una semiluna) si può notare l’ori zio del seno mascellare, superiormente è visibile l’ori zio delle
cellule etmoidali.

Nel seno sfenoidale si ha una piccola apertura che permette il passaggio di una sonda.
Il seno frontale presenta un’apertura in cui se dovesse passare una sonda uscirebbe sotto il cornetto medio.
Faringe
È un organo cavo, che si estende dalla base del cranio no alla sesta vertebra
cervicale, dove continua con l’esofago; si trova posteriormente alle cavità
nasali, alla cavità orale e alla laringe con i quali comunica.

La faringe si trova tra l’apparato respiratorio (compresa tra cavità nasali e


laringe) e digerente (compresa tra istmo delle fauci ed esofago), quindi permette
il passaggio sia dell’aria che degli alimenti.

Distinguiamo:
- faccia anteriore, completa nella laringe, mentre superiormente si trovano tre
aperture che corrispondono a tre aperture, coane, istmo delle fauci e adito
laringeo, completato dalla faccia posteriore dell’epiglottide (comunicazione con
la laringe). - due facce laterali, in rapporto con il
fascio vascolonervoso del collo. - faccia posteriore,
poggiata al tratto cervicale della colonna, separato da uno spazio detto
retrofaringeo).
Si suddivide in tre segmenti successivi: parte superiore o rinofaringe, parte
media o orofaringe (anteriormente presenta istmo delle fauci, si estende dal
palato molle no a un piano orizzontale passante per l’osso ioide) e parte
inferiore ipofaringe o laringo-faringe (si ha l’esofago, che comunica
anteriormente con la laringe attraverso l’adito laringeo).

Rinofaringe
Rappresenta l’unico segmento connesso funzionalmente al sistema respiratorio, si estende dalla base del cranio dove costituisce la volta,
detta palato molle. Comunica anteriormente con le cavità nasali tramite le coane (sporge con la cartilagine elastica della tuba uditiva),
lateralmente con l’orecchio medio attraverso l’ori zio faringeo della tuba uditiva di Eustachio, permette alla cavità del timpano, di avere
una pressione uguale sia all’interno che all’esterno, permettendo alla membrana del timpano di stare dritta.

La rinofaringe è rivestita da mucosa respiratoria, nel cui spessore si trovano accumuli di tessuto linfoide che costituiscono la tonsilla
faringea (adenoidi), che si trova nella volta della rinofaringe e tonsille tubariche, che si trovano sul contorno degli ori zi degli sbocchi
faringei delle tube uditive.

Queste due tonsille fanno parte dell’“Anello di Waldeyer”, a cui si uniscono la tonsilla palatina in corrispondenza delle arcate palato-
faringee e tonsilla linguale alla base della lingua.

Morfologia microscopica della faringe

Dall’interno verso l’esterno si ha:

Tonaca mucosa: presenta un epitelio respiratorio pseudostrati cato nella rinofaringe (mucosa respiratoria) e un epitelio pavimentoso
strati cato non cheratinizzato nell’orofaringe (mucosa orale).

Membrana faringo-basilare: tonaca broelastica che sostiene la parete dell’organo, in alto si attacca nell’osso occipitale grazie al
tubercolo faringeo.

Tonaca muscolare: è costituita da muscoli costrittori ed elevatori della faringe, con una fascia di natura broelastica rivolta verso la
tonaca mucosa, mentre posteriormente si ha l’unione tra muscolatura di destra e sinistra nel“rafe faringeo” (cucitura mediana) da cui
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originano i costrittori superiore, medio e inferiore diretti
dal basso verso l’alto, si raddrizzano quando contraggono
tirando su la faringe e aprendo l’esofago per la
deglutizione.

Come muscoli elevatori della faringe, si ha ad esempio il


salpingofaringeo, che ha origine dalla cartilagine della
tuba uditiva per inserirsi nella parete della faringe.

L’ultimo muscolo della faringe è il cricco faringeo, una


parte del muscolo costrittore inferiore che rappresenta la
parte striata dell’inizio dell’esofago, mentre poi si ha
unicamente muscolo liscio che costituisce l’esofago.

Tonaca avventizia: è formata da uno strato di t.


connettivo che continua con i tessuti circostanti.

L’istmo delle fauci è costituito da: palato molle in alto,


che con una piega muscolo-mucosa si unisce alla faringe
di lato; la mucosa poi si continua no a rivestire
l’epiglottide davanti e dietro, centralmente si ha l’ugola
(centro dell’apparato molle), le due arcate e in basso si ha una piega mucosale che è rappresentata dalla faccia anteriore dell’epiglottide.

La tuba uditiva è costituita da una parte cartilaginea che fa da sostegno e percorrendo l’interno, la tuba nisce nell’orecchio medio che
sta tra timpano e orecchio interno.

Laringe
Segue la faringe, dietro la lingua e continua nella trachea.
Anteriormente si ha una sporgenza sotto la cute detta
prominenza laringea o pomo d’Adamo, che corrisponde
alla convergenza delle due facce antero-laterali della
cartilagine tiroidea. Subito sotto si trova una sporgenza
convessa dell’anello della cartilagine cricoidea.

La ssità della laringe è data dalla continuità con la


trachea e la faringe, ma anche muscoli e legamenti che la
connettono superiormente all’osso ioide e inferiormente
al torace.

Cartilagini della laringe


Il corpo della laringe è formato da tre grandi cartilagini
impari: epiglottide, cartilagine tiroidea e cricoidea.

・epiglottide: si proietta sopra la glottide e ha una forma


a foglia, il cui peduncolo, aderisce all’angolo della
cartilagine tiroidea.
L’epiglottide funziona come una valvola che piegandosi
verso dietro, chiude con la faccia posteriore l’adito
laringeo durante la deglutizione, mentre la faccia
anteriore in continuità con la cavità orale, viene percorsa
dal cibo che raggiunge l’esofago.
È costituita da cartilagine elastica che le permette di
tornare nella posizione iniziale dopo la deglutizione.

・cartilagine tiroidea, è chiamata così in quanto davanti


si trova la ghiandola tiroide ed è formata da due lamine
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quadrangolari unite in avanti a formare un angolo aperto posteriormente, mentre anteriormente le due lamine presentano una cresta
mediana. Posteriormente prolunga ciascuna lamina in due corno inferiore, che si articola con la cartilagine cricoidea e
superiore, che si articola con l’osso ioide.

・cartilagine cricoidea, si trova inferiormente alla tiroidea, sopra la trachea. Ha una forma ad anello, formata anteriormente e
lateralmente da un arco e posteriormente da una lamina; il margine inferiore è connesso alla prima cartilagine tracheale, attraverso il
legamento cricotracheale.
Funge da supporto con il margine superiore
alla cartilagine aritenoidee, ed è costituita da
cartilagine ialiana.

・cartilagini aritenoidee, sono costituite da


due piccole piramidi, si articolano con la base
alla cartilagine cricoidea, mentre l’apice si
lega alle piccole cartilagini cornicolate.

・cartilagini cornicolate, si articolano con


l’apice delle cartilagini aritenoidee, con cui
partecipano ai meccanismi di apertura e
chiusura della glottide e di produzione del suono.

・cartilagini cuneiformi, hanno la forma di due piccoli bastoncelli contenuti nelle pieghe ariepiglottiche. Sono considerati frammenti
distaccati dell’epiglottide, sono formate da cartilagine elastica e sono incostanti.

Articolazioni
La laringe presenta le articolazioni:
- cricotiroidee, si ha tra l’arco della cartilagine cricoidea con la faccetta articolare dei
corni inferiori della cartilagine tiroidea. È avvolta da una capsula articolare rinforzata
da legamenti.

- cricoaritenoidee, è un’artrodia si realizzano tra la lamina della cartilagine cricoidea


e la faccetta articolare alla base delle cartilagini aritenoidee, è rinforzata da capsula e
da legamenti cricoaritenoidei.

Quest’articolazione è importante per la fonazione, infatti i movimenti della


cartilagine aritenoidea regola l’apertura della glottide e la tensione dei legamenti
vocali.

Legamenti e membrane
Membrana broelastica della laringe
È una lamina di connettivo elastico esterna alla mucosa laringea, costituita
superiormente dalla membrana quadrangolare che si estende dal margine laterale dell’epiglottide alla faccia mediale delle cartilagini
aritenoidee e corniculate.

Il margine superiore della membrana quadrangolare costituisce il legamento ariepiglottico, il margine inferiore rappresenta il legamento
vestibolare, che costituisce lo scheletro broso della piega vestibolare o corda vocale falsa.

La parte media si estro ette a formare la parete del ventricolo laringeo, la parte inferiore costituisce in entrambi i lati un cono elastico,
che si estende dall’angolo e dal margine inferiore della cartilagine tiroidea no al margine superiori delle cartilagini aritenoidee e nella
super cie laterale intera della cartilagine cricoidea.

La parte centrale e ispessita del cono elastico è il legamento cricotiroideo mediano. Il margine del cono superiore libero, è il legamento
vocale, che costituisce lo scheletro broelastico della corda vocale vera. Le due pieghe vocali controlaterali, delimitano una fessura
triangolare detta rima della glottide, con vertice anteriore nell’angolo interno della cartilagine tiroidea e due vertici posteriori nelle
cartilagini aritenoidee.

Muscoli della laringe


Sono striati volontari, si distinguono in intrinseci ed estrinseci. Gli intrinseci hanno entrambe le inserzioni su parti cartilaginee della
laringe, si dividono in: cricotiroideo, cricoaritenoideo posteriore e laterale, aritenoideo obliquo e trasverso, ariepiglottico e
tiroaritenoideo. I muscoli pari agiscono sulle corde vocali vere, allargando (consentono la respirazione) o restringendo (permettono la
fonazione) la rima della glottide.

I muscoli estrinseci hanno capi d’inserzione su organi vicini e l’altro su cartilagini laringee. Sono estrinseci ad esempio lo sternotiroideo,
tiroideo, stilofaringeo, ecc..

- muscolo cricotiroideo: si estende dall’arco della cartilagine cricoidea al margine inferiore della cartilagine tiroidea. La sua azione è
quella di tendere ed avvicinare i legamenti vocali, avvicina le pieghe vocali. Quindi è un muscolo fonatorio, per questo è detto anche
“muscolo tensore delle corde vocali”.
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- muscolo cricoaritenoideo posteriore: si estende dalla
lamina della cartilagine cricoidea alla cartilagine
aritenoidea. Determina l’allontanamento dei processi
vocali aritenoidei aprono le cartilagini allontanandole tra
loro e allungando le corde vocali (unico muscolo della
rima della glotide, cioè l’apertura delle corde vocali
aritenoidi).

-muscolo cricoaritenoideo laterale: si estende dal


margine superiore dell’arco della cartilagine cricoidea al
processo muscolare aritenoideo. Inclina medialmente i
processi vocali, avvicinando tra loro le corde vocali.

- muscolo aritenoideo trasverso: si estende tra i margini


laterali delle cartilagini aritenoidee. Costringe la rima
della glottide avvicinando le due cartilagini
aritenoidee.

Con gurazione interna della laringe


Alla cavità della laringe si accede attraverso un ori zio,
detto “adito laringeo”, le cui dimensioni variano in base
alla respirazione, fonazione o deglutizione.

L’adito è delimitato: anteriormente dall’epiglottide,


lateralmente e posteriormente da due pieghe ariepiglottiche (mucosa), che convergono andando a delimitare posteriormente l’incisura
interaritenoidea. Attraverso questa fessura il velo di muco che risale dalla trachea, viene riversato nella laringofaringe o nell’esofago.

Le sporgenze che troviamo orizzontali nella cavità laringea sono dette pieghe vestibolari (superiori) e vocali (inferiori).

La rima della glottide è il punto più ristretto della cavità laringea.


Tra epiglottide e cartilagine tiroidea si ha uno spazio in avanti, mentre dietro si ha tra adenoidi e lamina tiroide. Queste sono rivestite da
mucosa. Le corde vocali sono innervate dal nervo vago, che se viene lesionato porta ad essere rauco.

La trachea
É un organo cavo, che presenta circa sedici anelli
cartilaginei incompleti (cartilagine ialina)
posteriormente, dove terminano con una cartilagine detta
“carena” (come se fosse un giunto a tre uscite). Si
estende dalla cartilagine cricoidea della laringe e si
biforca in prossimità dei bronchi.

Presenta una tonaca mucosa, una sottomucosa che ospita


l'anello di cartilagine e una tonaca avventizia.
Posteriormente, lo spazio creato dagli anelli, viene
colmato da tessuto muscolare liscio, che prende il nome
di muscolatura tracheale. La muscolatura tracheale è
organizzata in fasci circolari messi in due direzioni.
La carena tracheale da un lato da origine al bronco
destro (più corto, perché il polmone destro è più vicino
alla biforcazione), che a sua volta si divide in tre bronchi
principali (lobari), ciascuno dei quali va a un lobo del
polmone e al bronco sinistro (più lungo), che si divide a
sua volta in due bronchi principali. I bronchi sono organi
cavi ma concorrono alla formazione del parenchima
polmonare.

La tonaca mucosa della trachea e dei bronchi è costituita


da epitelio pseudostrati cato ciliato (come quello della mucosa nasale) e presenta come strato di rivestimento le cellule caliciformi
mucipare. Nei bronchioli le cellule caliciformi
mucipare sono sostituite da cellule di Clara, che producono un secreto necessario per lubri care la struttura interna dei bronchi, af nchè
rimangano sempre aperti e non si appiccichino tra di loro durante la respirazione, il secreto prende il nome di liquido surfactante. Le
cellule di clara servono anche a detossi care l'aria.
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I polmoni
Sono disposti nella cavità toracica e si dividono in:
- polmone destro, presenta tre lobi: superiore, medio e inferiore, segnati
in super cie da due scissura.
- polmone sinistro, costituito da due lobi superiore e inferiore, separati
da una scissura obliqua. Presenta un'ampia incisura che rappresenta la
locazione del cuore. I bronchi entrano dall'ilo del polmone, poi si
dividono dando origine ai bronchi che vanno uno ad ogni lobo.

Ciascun polmone è avvolto da un sacco a doppia parete: la pleura


(destra e sinistra), una membrana sierosa organizzata in un foglietto
viscerale, che aderisce al polmone e uno parietale, che aderisce alla
parete corporea.
Tra i due foglietti si ha la “cavità pleurica”, con pressione negativa:
quando noi inspiriamo dobbiamo spendere energia per farlo, invece quando espiriamo, essendoci una pressione negativa, non abbiamo
dif coltà. La pleura inferiormente si poggia sul diaframma.

La super cie polmonare, presenta solchi profondi denominati scissure interlobari, due a destra (obliquo principale e orizzontale o
secondario) e una a sinistra (obliquo), che si estendono profondamente nel polmone no in prossimità dell’ilo, dividendo il polmone in
lobi. .

La scissura obliqua, presente in entrambi i polmoni, ha origine


posteriormente all'altezza dell'ilo del polmone: decorre
inizialmente verso l'alto e in dietro e successivamente si porta in
avanti e verso il basso, no a raggiungere la base del polmone,
per poi dirigersi verso l'alto e raggiungere l'ilo del polmone
anteriormente.

Nel polmone destro, dalla scissura principale, ha origine la


scissura secondaria, che decorre orizzontalmente lungo la faccia
costovertebrale, supera il margine anteriore del polmone e
prosegue lungo la faccia mediastinica no a raggiungere l'ilo
anteriormente, al di sopra della scissura principale.

La base del polmone è concava e obliqua in quanto si modella


sulla convessità del diaframma ed entra in contatto a destra con il
lobo destro del fegato, a sinistra con il lobo sinistro del fegato,
con lo stomaco e con la milza. Inoltre, scende posteriormente in
corrispondenza dei pilastri diaframmatici, determinando un
diametro verticale (lunghezza) del polmone maggiore
posteriormente e minore anteriormente.

L'apice del polmone contrae rapporti con l'arteria succlavia, con i tronchi nervosi del plesso brachiale e corrisponde all'apertura superiore
del torace, oltrepassando la clavicola.

La faccia costovertebrale risulta convessa, in rapporto con le coste, che possono


causare piccole depressioni sulla super cie polmonare e con i muscoli intercostali.

La faccia mediastinica, collocata nell'ilo, presenta la ri essione dei due foglietti


pleurici e tutte le strutture della radice del polmone (arteria polmonare, vene
polmonari, bronco principale, vasi bronchiali, vasi linfatici).
La faccia mediastinica destra, presenta le impronte della vena azigos, del tronco
brachiocefalico, della vena brachiocefalica destra, della vena cava superiore,
dell'atrio destro, dell'esofago e della trachea, quella sinistra ha impronte del
ventricolo sinistro, dell'arco dell'aorta a, dell'aorta discendente toracica, dell'arteria
succlavia sinistra e dell'esofago.
In aggiunta, la faccia mediastinica destra ha rapporto con il nervo frenico destro,
mentre la faccia mediastinica sinistra ha rapporto con il nervo frenico sinistro e
con il nervo vago sinistro.

Architettura del parenchima

Ogni bronco e rami cazione di esso, sono accompagnati da un ramo dell'arteria


polmonare, che si rami ca in maniera terminale.
Arterie e bronchi, costituiscono delle zone chiamate segmenti broncopolmonari a
forma di piramide, con apice diretto verso l'ilo.
Ogni polmone viene suddiviso in dieci zone: ・
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destra, il lobo superiore del polmone è suddiviso in tre zone, il lobo medio in due,
il lobo inferiore in cinque;

・sinistra si avranno cinque zone per il lobo superiore e cinque per il lobo inferiore.
Ogni segmento è dotato di un proprio peduncolo vascolobronchiale, per cui è
indipendente per la presenza di un ramo dell'arteria polmonare (segmentale o
zonale), di un bronco (segmentale o zonale) e di una rete venosa perisegmentale.

I segmenti, si dividono a loro volta in numerosi lobuli, connessi gli uni agli altri da
connettivo interstiziale, che nell’insieme costituiscono il parenchima polmonare.
Ogni area poligonale lungo la super cie esterna dei polmoni raf gura la base di un
lobulo, mentre l'apice del lobulo è diretto verso l’ilo. La dimensione dei lobuli
cresce andando dall'apice del polmone verso la base. Ogni lobulo è dotato di un
proprio peduncolo vascolobronchiale.

Ogni bronco lobare dà origine a bronchi segmentali, diretti a ventilare il rispettivo


segmento: a destra, si hanno tre bronchi segmentali (anteriore, apicale e posteriore)
per il lobo superiore, due bronchi segmentali (laterale e mediale) per il lobo medio,
cinque bronchi segmentali (superiore, basale mediale, basale anteriore, basale
laterale e basale posteriore) per il lobo inferiore e a sinistra, si hanno cinque bronchi
segmentali (anteriore, apicale, posteriore, lingulare superiore e lingulare inferiore)
per il lobo superiore, e cinque bronchi segmentali (superiore, basale anteriore,
basale posteriore, basale laterale e basale mediale) per il lobo inferiore.

Ai bronchi segmentali seguono numerose rami cazioni bronchiali (bronchi


lobulari), che arrivano sino ai bronchi interlobulari (decorrono lungo i setti di
connettivo lasso interposti tra i lobuli) e bronchioli intralobulari (entrano nei lobuli
per ventilarli).

Ogni bronco lobulare, rami candosi, si riduce sempre più di diametro nei
bronchioli terminali (il bronchiolo, è un bronco con diametro inferiore a un
millimetro, privo di placche cartilaginee), che ventilano un “acino”.

L'acino è la più piccola unità funzionale del polmone e il bronchiolo terminale


(ultima struttura con funzione di trasporto d’aria, che termina biforcandosi in due
bronchioli respiratori).
I bronchioli respiratori, presentano lungo la parete alcune dilatazioni sacciformi, gli
alveoli polmonari, ciascuno formato da un dotto alveolare, la cui parete è costituita
da numerosissimi alveoli. Gli alveoli polmonari, sono circondati da una rete capillare dovuta alla rami cazione dell'arteria polmonare e
sono sede di scambi gassosi.

Parete dell’alveolo polmonare


È formato da tonaca mucosa specializzata a garantire scambi gassosi, con un
epitelio di rivestimento pavimentoso semplice, dato da due tipi cellulari:
pneumociti di tipo I, costituiscono il 40% delle cellule epiteliali e pneumociti di
tipo II che costituiscono il 60%.
L'epitelio alveolare poggia sulla membrana basale cui fa seguito la lamina
propria, ricca di bre elastiche.

Gli pneumociti di tipo I, sono cellule appiattite con nucleo centrale in rilievo e
sottili lamine citoplasmatiche in contatto con i pneumociti adiacenti.
Gli pneumociti di tipo II sono cellule tondeggianti sporgenti nell'alveolo e
secernenti surfattante, che viene immagazzinato in grosse vescicole
citoplasmatiche contenenti sistemi di lamelle disposte a vortice (corpi
multilamellari).

All'interno degli alveoli si trovano cellule mobili a funzione macrofagica, capaci di fagocitare il pulviscolo atmosferico arrivato negli
alveoli con l'aria inspirata e depositarlo nei setti interlobulari e intervenire in caso di infezione.

La trama reticolare broelastica della lamina propria dell’alveolo, conferisce proprietà elastiche all'intero polmone ed è determinante sia
durante l'inspirazione sia durante l'espirazione.

Ogni alveolo è circondato da una tta rete capillare e in alcuni tratti, l'epitelio alveolare e l'endotelio dei capillari fondono le membrane
basali.
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Nel polmone ci sono due tipi di circolazione sanguigna:

・funzionale, il piccolo circolo polmonare ossigena il sangue povero di O2 proveniente dal cuore destro e lo rimandar al cuore sinistro
af nché possa raggiungere tutti i tessuti; le arterie polmonari rami candosi parallelamente alla rami cazione bronchiale, portano ai
capillari alveolari sangue venoso che si arricchisce di ossigeno e poi torna al cuore attraverso le vene polmonari, garantendo a tutti i
tessuti del corpo sangue ossigenato.

・nutritizio, il circolo nutritizio nutre e ossigena il tessuto bronchiale. Le arterie bronchiali provenienti dall'aorta toracica portano
sangue ossigenato e ricco di nutrienti a tutti i bronchi, no ai bronchioli respiratori.
Il sangue venoso re uo dai bronchi ritorna al circolo generale attraverso le vene bronchiali e il sistema delle vene azigos, mentre il
sangue re uo dai sacchi alveolari con uisce nelle vene polmonari.

Nel polmone sono presenti vasi linfatici super ciali, che drenano linfa dal parenchima viscerale e dalla pleura viscerale e vasi linfatici
profondi, che drenano linfa dai bronchi (compresa la rami cazione) e dal parenchima circostante.
Entrambi escono dal polmone a livello dell’ilo, scaricando la linfa nei linfonodi broncopolmonari (ilari).
I vasi linfatici trasportano anche quanto fagocitato dai macrofagi.

L'innervazione del polmone è assicurata dal nervo vago, che causa la contrazione della muscolatura bronchiale e secrezione bronchiale e
dal tronco simpatico, che causa il rilascio muscolare e inibisce la secrezione bronchiale, formando il plesso polmonare.

Apparato digerente
Costituito da un cavo orale seguito da faringe, esofago, diaframma a cui segue stomaco e i diversi tratti dell'intestino (tenue, crasso).
All'apparato digerente, sono annesse grosse ghiandole (salivari per amido, fegato e pancreas)
che cooperano nella digestione,
cioè la scissione di molecole
tramite un'attività enzimatica.

Cavità orale
È la prima porzione del canale
alimentare, situata nello
splancnocranio, suddivisa in:
vestibolo della bocca e cavità
orale propriamente detta,
divise dalle arcate
gengivodentali.
Comunica con l'esterno tramite
la rima buccale (labbro
superiore e inferiore),
delimitata dal
bordo libero delle labbra.
La cavità orale prosegue
posteriormente nel
cosiddetto istmo delle fauci e quindi nella faringe.

Vestibolo della bocca

è una fessura a forma di ferro di cavallo con concavità posteriore,


compresa anteriormente e lateralmente tra le pareti delle labbra e
delle guance, posteriormente e medialmente dalle arcate
gengivodentali.

Il vestibolo della bocca comunica con la cavità orale propriamente


detta, tramite lo spazio situato dietro gli ultimi denti molari (spazio
retromolare), anteriormente al sono presenti i frenuli labiali superiori
e inferiore, formati da pieghe mucose sagittali che collegano labbro e
gengiva.

Nella parete delle guance, all'altezza del secondo dente molare


superiore, è presente lo sbocco del dotto parotideo (papilla del dotto
parotideo). Le labbra e le guance presentano una faccia esterna
rivestita da cute e una faccia interna rivestita da tonaca mucosa, separate da muscoli e tessuto connettivo. Le arcate gengivodentali sono
costituite dai processi alveolari della mascella e mandibola, e dai denti.

La parete delle guance, è costituita oltre che da muscoli mimici, dai muscoli masticatori massetere e temporale, che si trovano più in
profondità rispetto ai muscoli mimici. Tra i muscoli mimici troviamo l'orbicolare della bocca e il buccinatore; tutti i muscoli mimici
sono innervati dal settimo nervo cranico (il nervo facciale), che serve a mantenere la tonicità delle guance.
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Cavità orale propriamente detta
È delimitata anteriormente dalle arcate gengivodentali, superiormente dal palato, inferiormente dalla lingua, dal solco sottolinguale e
posteriormente dall'istmo delle fauci.

Il palato è suddiviso in: -palato osseo (duro), composto dai processi palatini mascellari e dalle lamine orizzontali palatine rivestite da
tonaca mucosa;
-palato molle (velo palatino), costituito dall’arcata palatoglossa e l’arcata palatofaringea, che al centro si uniscono a formare l’ugola.
Tra le due arcate è presente la tonsilla faringea. È costituito da una lamina connettivale rivestita da muscoli (tensore del velo palatino,
elevatore del velo palatino, palatoglosso, palato-faringeo, dell'ugola) e da una tonaca mucosa.

-lingua, fa parte del pavimento della cavità orale, è un organo muscolomembranoso in cui si distinguono un corpo (parte anteriore libera,
con faccia inferiore e dorso della lingua), una radice (parte faringea non visibile, che collega la lingua alla mandibola e all'osso ioide).

Cavo orale
Sono presenti i denti, gli organi della masticazione, che compaiono
con due successive eruzioni: nella vita adulta sono 32 (16
nell'arcata superiore e 16 nell'arcata inferiore).
Abbuiamo due arcate dentarie, che a loro volta si dividono in
quattro emiarcate:
-incisivi, quattro superiori e quattro inferiori;
-canini, due superiori e due inferiori;
-premolari, quattro sulla mascella superiore e quattro su quella
inferiore; -molari, sei superiori e sei inferiori. Includono i
quattro denti del giudizio.

Gli ultimi 4 molari compaiono generalmente dopo i 18 anni e i


bambini hanno meno denti, de niti “da latte” o “decidui” (perché
destinati a cadere), che non superano la ventina e iniziano la
crescita verso i sei mesi.

Verso i 6 anni di età del bambino i denti da latte iniziano a cadere


per far posto a quelli permanenti.
Ogni dente è costituito da:
-corona: parte sporgente all'esterno;
-radice (da una a tre secondo il tipo di dente): parte in ssa nell'alveolo;
-collettore: parte intermedia fra le due precedenti.

Al suo interno ciascun dente presenta la cavità pulpare, occupata dalla polpa del dente (t.
connettivo vascolarizzato e innervato), che comunica con l'esterno del dente tramite i canali
radicolari. Ciascuna radice è legata alle pareti del proprio alveolo dal parodonto, costituito
super cialmente dalla gengiva, profondamente dal periostio alveolare e legamento connettivale
che unisce il periostio al cemento ( art. gonfosi, una sinartrosi).

Il dente è costituito da tre tessuti:


・smalto, ricopre la corona, è costituito da uno strato calci cato, matrice organica ricca di sali di uoro e viene prodotto dagli
adamantoblasti;

・dentina, è la massa del dente attraversata dalla cavità pulpare, le cui cellule dette “odontoblasti”, tappezzano la cavità pulpare
prolungandosi entro i canalicoli che percorrono la dentina stessa;

・cemento, ricopre la maggior parte della radice ed è un tessuto osseo con


cellule specializzate, i cementociti, numerosi a livello dell'apice.

La lingua
È attraversata da due solchi: mediano, attraversa il corpo superiormente e uno
terminale (V linguale), a forma di V aperta avanti, posto tra il corpo e la base.
Posteriormente alla V linguale si trova la tonsilla linguale, con funzioni di
difesa immunitaria, riconoscibile per l'aspetto mammellonato della sua
super cie.
La faccia inferiore della lingua presente, sulla linea mediana, il frenulo della
lingua.

L'innervazione sensitiva è fornita dalla branca mandibolare del nervo


trigemino e dai nervi vago e glossofaringeo.
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L'innervazione per la sensibilità gustativa è data dai nervi
intermedio e glossofaringeo. I muscoli sono innervati dal nervo
ipoglosso.

La lingua ha una muscolatura estrinseca che la lega: in alto al


processo stiloideo e al palato molle, in basso alla mandibola e
all'osso ioide; i muscoli si dividono in: palatoglosso, lega la lingua
al palato, m.stiloglosso la lega al processo stiloideo.

I muscoli estrinseci partecipano all’inizio della digestione, in


quanto la protrusione della lingua è data dal m. genioglosso, la
retrazione dai mm. stiloglosso e ioglosso, l'abbassamento dai mm.
ioglosso e genioglosso, la retrazione ed elevazione del terzo
posteriore dai mm. palatoglosso e stiloglosso.

La lingua contiene anche una muscolatura intrinseca, che altera la


forma della lingua per poter spostare il cibo durante la
masticazione e ci permette di pronunciare le consonanti.

La super cie dorsale è ricoperta da papille, con funzione tattile o


gustativa che si dividono in:
-papilla liforme, presenta un asse connettivale rivestito da
epitelio pavimentoso strati cato cheratinizzato, si trovano
anteriormente sul dorso e hanno una sensibilità tattile;

-papille fungiformi, sono rivestite da epitelio pavimentoso


strati cato cheratinizzato, si trovano su tutto il dorso della lingua e
presentano i calici gustativi sulla super cie superiore;

-papilla vallata (o circumvallata), sono caratterizzate da una


formazione centrale circondata da un solco circolare (vallo) e
sono ricche di calici gustativi. La papilla è rivestita da epitelio
pavimentoso composto, cheratinizzato nella struttura centrale
e non cheratinizzato nel vallo. Alla base del vallo si
evidenziano le ghiandole salivari sierose (di von Ebner) che
detergono e mantengono ef cienti i calici gustativi.

-papilla foliata: sono una decina di pieghe parallele, separate


da solchi, presenti sui bordi laterali della lingua. Sono rivestite
da epitelio pavimentoso strati cato non cheratinizzato, tranne
che lungo i bordi laterali, dove si trova un epitelio
pavimentoso strati cato cheratinizzato con calici gustativi.

Organo del gusto

È rappresentato dai calici gustativi, strutture localizzate nello spessore della parete delle papille. Le troviamo anche nella faringe, nelle
guance e nel palato.

I calici si aprono in super cie con il “poro gustativo”, attraverso


cui le estremità apicali, rappresentate dai peli gustativi delle cellule
sensoriali gustative, entrano in contatto con le sostanze chimiche
che caratterizzano gli alimenti. In ogni calice sono presenti vari tipi
di cellule gustative, ognuna delle quali è specializzata nella
traduzione di un tipo di sapore.

Sono presenti anche cellule di sostegno con microvilli apicali, che


sporgono dal poro e si interpongono alle cellule gustative;
producono un secreto denso che bagna gli stessi microvilli e le estremità delle cellule sensoriali.

Cellule basali, sono presenti nella porzione più profonda del calice e rimpiazzano le cellule sensoriali che degenerano o muoiono.

Via gustativa
Lo stimolo chimico, generato dalle sostanze, viene: o trasdotto dalle cellule gustative, con modi cazione dei canali transmembrana e del
usso ionico o l'utilizzo da parte dei sapori di speci ci recettori di membrana, con l’innesco di secondi messaggeri intracitoplasmatici.

I nervi cranici che accolgono la sensibilità gustativa della lingua sono: nervo facciale, glossofaringeo e nervo vago.
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Ghiandole salivari annesse alla cavità orale

La super cie ventrale presenta una mucosa di rivestimento, in


cui si aprono le ghiandole sottolinguare e sottomandibolare. Si
dividono in:

-salivari intramurali, si trovano nello spessore della mucosa


che tappezza la cavità orale;
-salivari extramurali sono le ghiandole salivari maggiori
(parotide, sottomandibolare e sottolinguare), disposte
all’esterno della bocca, che riversano il loro secreto all’interno
della bocca grazie a un dotto.

Le ghiandole salivari sono composte con adenomeri


tubuloacinosi, a secrezione: sierosa, come la parotide, la cui componente acinosa produce saliva sierosa uida ricca di componenti
proteiche, mentre la componente tubulare riassorbe ioni, rendendo la saliva ipotonica rispetto al plasma e mista con prevalenza sierosa,
come nella sottomandibolare o mucosa, come nella sottolinguale.

Nei preparati istologici, gli acini compositi a secrezione sierosa, appaiono sotto forma di semilune scure (semilune sierose o di
Giannuzzi) che rivestono una porzione più chiara dell’acino, a secrezione mucosa. Le cellule a secrezione sierosa si colorano con
ematossilina-eosina (proteine), mentre quelle a secrezione mucosa sono meno colorabili (mucoproteine).

Le ghiandole salivari maggiori sono composte da lobuli, costituiti da acini ghiandolari e da dotti escretori intralobulari, sono separati da
tessuto connettivo lasso, entro cui decorrono i dotti escretori maggiori.
Il secreto degli acini si riversa nei dotti intercalari rivestiti da epitelio cubico o piatto, che si riuniscono a formare i dotti striati, con
epitelio cilindrico monostrati cato, caratterizzato da strie intracitoplasmatiche evidenti nella parte basale e il cui aspetto striato, è dovuto
all’orientamento verticale dei mitocondri situati in dei ripiegamenti della membrana basale.

I dotti striati sono intralobulari e con uiscono nei rami dei dotti escretori che decorrono nel connettivo interlobulare, dando origine ai
dotti escretori principali.

La ghiandola parotide, è disposta nella loggia parotidea del collo al di sotto del padiglione auricolare e meato acustico esterno, dietro il
ramo della mandibola e davanti al m.sternocleidomastoideo). Il dotto di Stenone o dotto parotideo, è il dotto escretore della ghiandola
parotide che sbocca nel vestibolo della bocca e fornisce una secrezione sierosa (proteica).
La loggia parotidea che si estende no alla faringe, è avvolta dalla fascia parotidea.

Il dotto di Stenone parte dal margine anteriore della ghiandola e prosegue in avanti sul m. massetere, superato questo il dotto perfora la
bolla di Bichat e il m. buccinatore per poi aprirsi nel secondo molare superiore. Sopra il dotto di Stenone decorre l’arteria trasversa della
faccia.

La ghiandola sottomandibolare è disposta nel pavimento della bocca e il dotto sottomandibolare (o di Wharton) sbocca sotto la lingua.

La ghiandola sottolinguale è disposta nel pavimento della bocca e il dotto sottolinguale sbocca al di sotto della lingua.

Le ghiandole per secernere il loro secreto, vengono innervate dal sistema nervoso autonomo. Il sistema parasimpatico (innerva le cellule
mucose) da secrezione uida, mentre l'ortosimpatico permette la secrezione proteica (innerva gli acini).

Esistono anche tantissime ghiandole salivari minori, che risiedono nella regione del palato duro, delle arcate palatofarigee e
palatoglosse, e a volte nella parte posteriore tra coane e istmo delle fauci.

Istmo delle fauci


Rappresenta il breve tratto di passaggio tra la cavità orale e la faringe, ha forma ad
arco delimitato: inferiormente dalla base della lingua e dalla tonsilla linguale,
superiormente lateralmente dagli archi palatoglossi (anteriormente) e
palatofaringei (posteriormente), che si congiungono in alto sulla linea mediana a
formare l’ugola palatina, sul margine posteriore libero del palato molle.

Da ciascun lato, i due archi divergono in basso delimitando una fossa triangolare
in cui sono alloggiate le tonsille palatine.
Le due tonsille palatine, rivestite da epitelio pavimentoso strati cato, sono
costituite da accumuli di tessuto linfoide, ricco di voluminosi noduli linfoidi
secondari, accolti nella lamina propria della tonaca mucosa.
L’istmo delle fauci prosegue con la faringe.
Quando si deglutisce, chiude la cavità nasale grazie al m.elevatore del velo palatino e la lingua spinge il cibo verso l'esofago.

Grazie ai linfociti e macrofagi contenuti nelle tonsille dell’anello linfatico di Waldeyer, qualunque cosa penetri nel canale alimentare o
nelle vie respiratorie, grazie all’incontro con eventuali agenti patogeni (batteri o virus), innesca la risposta del sistema immunitario.
Le cellule linfoidi derivano da progenitrici comuni al miocardio aspeci co e rendono tale anello di importanza istologica.
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Esofago
É un tubo cavo regolare dotato di una potente muscolatura liscia, che
permette il passaggio rapido del bolo, dopo la deglutizione, verso lo
stomaco. È rivestito da un epitelio simile a quello del cavo orale, quindi
sarà pluristrati cato pavimentoso non cheratinizzato.

Fa seguito alla faringe a livello della C6, attraversa il mediastino


posteriore nella cavità toracica, supera il diaframma (tramite l’ori zio
esofageo) ed entra in cavità addominale aprendosi nello stomaco a livello
della T10.

Nella parte cervicale l’esofago aderisce alla colonna vertebrale grazie a


uno spazio connettivale, spazio retroesofageo.
A livello della T3, l’esofago è spinto leggermente verso destra dall’arco
dell’aorta, successivamente si riporta in posizione mediana e a livello
della T4 è sospinto in avanti dall’aorta toracica che, continuando
dall’arco dell’aorta, si interpone tra esofago e colonna vertebrale.

Il rapporto con l’arco dell’aorta impone un restringimento all’esofago


(restringimento aortico). Nella parte cervicale il canale esofageo, si restringe anteriormente a causa della cartilagine cricoidea della
laringe (restringimento cricoideo).
L’esofago ha rapporti in avanti con la trachea e poiché l’esofago è leggermente spostato a sinistra in questo tratto, alla biforcazione della
trachea il bronco sinistro passa davanti all’esofago (restringimento
bronchiale).

In ne è presente un restringimento determinato dal rapporto con il diaframma


(restringimento diaframmatico). I restringimenti aortico e bronchiale sono
de niti restringimenti broncoaortici.

L'ori zio esofageo è dotato di un'ansa muscolare del diaframma che funge da
valvola, in modo tale che non si abbia un re usso del cibo (cardias).

L'esofago ha sempre un lume stellato in quanto la muscolatura lo restringe


creando delle pieghe longitudinali nella mucosa.

Morfologia microscopica dell’esofago


- tonaca mucosa, presenta un epitelio di protezione pavimentoso strati cato non cheratinizzato. La muscularis mucosae, costituita da
cellule muscolari lisce longitudinali, con la sua contrazione è responsabile del caratteristico aspetto a pliche longitudinali della super cie
interna dell’organo. Nella lamina propria sono accolte ghiandole tubuloacinose a secrezione mucosa e aggregati linfoidi del MALT.

- tonaca sottomucosa, risulta molto spessa, accoglie numerose ghiandole mucose e il plesso sottomucoso.

- tonaca muscolare, è formata da bre muscolari striate nel terzo superiore (che rappresentano la continuazione della muscolatura della
faringe) e da cellule lisce nei due terzi inferiori, organizzate in
uno strato esterno longitudinale e in uno strato interno circolare
e accoglie il plesso mienterico.

- tonaca avventizia e tonaca sierosa, nelle porzioni


sovradiaframmatiche è presente una tonaca avventizia; nella
porzione addominale a questa si aggiunge una tonaca sierosa
(peritoneo).

A livello del cardias la muscolatura dell'esofago si riorganizza a


formare i diversi strati che andranno a costituire la tonaca
muscolare dello stomaco.

Cavità peritoneale e peritoneo


La cavità sierosa delimitata dal peritoneo, contiene il canale alimentare, dalla porzione
addominale dell’esofago sino all’ultima porzione dell’intestino crasso, con le ghiandole
annesse e la milza.

Tra i foglietti parietale e viscerale del peritoneo, è compreso uno spazio con una piccola
quantità di liquido sieroso, il liquido peritoneale, che lubri ca la super cie della tonaca
sierosa. I foglietti peritoneali, parietale e viscerale, sono perciò a mutuo contatto.

La cavità peritoneale, si estende in basso, anche nella piccola pelvi (cavità peritoneale
pelvica), completamente chiusa nel maschio, nella femmina comunica con l’esterno
attraverso le cavità tubarica, uterina e vaginale.
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È irregolare per le numerose pieghe sierose, che la suddividono in logge secondarie e partono dalla parete posteriore, oppure vanno da un
viscere all’altro. La mobilità dei visceri cavitari dipende dalla lunghezza di queste pieghe, che prendono il nome di mesi, legamenti e
omenti:

-mesi, sono pieghe spesse e lunghe che presentano all’interno formazioni


vascolari, linfatiche e nervose. Hanno origine dalla parete posteriore
dell’addome e sono rappresentati da: mesentere (mesi dell'intestino tenue),
mesocolon trasverso e mesocolon sigmoideo o ileopelvico (mesi del colon).

-legamenti, sono pieghe più brevi e meno spesse che possono partire dalla
parete della cavità addominale e prendere rapporto con un organo o mettere
in rapporto tra loro organi (legamento falciforme del fegato).
Esistono particolari legamenti tra organi, molto sviluppati, che sono
chiamati “omenti” (epiploon), come il piccolo omento (dato dall’insieme
dei legamenti epatogastrico ed epatoduodenale) e al grande omento, la cui
radice è rappresentata dal legamento gastrocolico (che si adagia sul colon
trasverso) e che continua con il grembiule omentale disponendosi tra la
matassa intestinale e la parte anteriore dell’addome.

La cavità peritoneale si divide in: grande cavità peritoneale, si estende dal


diaframma alla pelvi e la borsa omentale, posta dietro lo stomaco.

La grande cavità peritoneale, è divisa in due compartimenti dal colon


trasverso e dal mesocolon trasverso, che si ssa alla parete posteriore dell’addome secondo una linea obliqua che risale da destra a
sinistra e si estende dalla faccia anteriore del rene destro a quella del rene sinistro, passando davanti alla parte discendente del duodeno,
alla testa del pancreas e al margine inferiore del corpo e della coda di questa ghiandola.

Il mesocolon trasverso e il colon trasverso separano lo spazio sopramesocolico da quello sottomesocolico, comunicano tra loro
anteriormente, attraverso lo spazio compreso tra il colon trasverso e la super cie interna della parete anteriore dell’addome.

La borsa omentale (piccola cavità peritoneale) si trova dietro lo stomaco e il piccolo omento, e comunica con la grande cavità
peritoneale attraverso il forame epiploico delimitato anteriormente dal margine libero del piccolo omento.

Gli spazi connettivali, compresi tra il peritoneo parietale e la parete addominale, possono essere distinti in:
-spazio retroperitoneale, delimitato dal peritoneo parietale posteriore in avanti e dai piani muscolo-fasciali della parete addominale
posteriore indietro; in alto si estende no al punto in cui il peritoneo si ri ette sul fegato, in basso continua con lo spazio retro-
peritoneale della fossa iliaca.
È occupato da t.connettivo areolare e adiposo nel quale sono immersi: aorta addominale, vena cava inferiore, linfonodi, plessi nervosi,
reni, ghiandole surrenali, pelvi renale e parte addominale degli ureteri; pancreas e le parti discendente e orizzontale del duodeno, sono
primitivamente situati nella cavità peritoneale, perdono poi la loro tonaca sierosa posteriore che si fonde con il peritoneo parietale
posteriore; essi perciò sono organi secondariamente retroperitoneali, si sono sviluppati come intraperitoneali e con la perdita del proprio
meso, sono diventate retroperitoneali, infatti la loro super cie anteriore è a contatto con il peritoneo parietale posteriore.

-spazio pelvico extraperitoneale, disposto tra il peritoneo pelvico e il diaframma pelvico, è contenuto nella cavità pelvica (spazio
connettivale della pelvi).
-spazio preperitoneale, esiguo, compreso tra il peritoneo parietale anteriore e la fascia trasversale.

Nei confronti del peritoneo gli organi contenuti nella cavità addominopelvica possono essere de niti:
-intraperitoneali, quando sono ampiamente avvolti dal foglietto viscerale del peritoneo, per esempio il fegato; sono solitamente mobili,
le retroperitoneali sono relativamente ssate nella propria posizione;
-extraperitoneali, quando non hanno nessun rapporto con il peritoneo, per esempio l’ovaio;
-retroperitoneali: quando solo una parte della super cie dell’organo prende rapporto con il peritoneo, per esempio il pancreas e il rene.

Stomaco
L’esofago, si continua nella cavità addominale nello stomaco, un organo cavo dilatato
in alto, appiattito antero-posteriormente se vuoto, con capienza variabile.
È localizzato nella regione sopramesocolica della cavità peritoneale dell’addome e
occupa l’ipocondrio sinistro, assieme alla milza.

Lo stomaco ha un margine destro concavo e breve, che costituisce la “piccola


curvatura” e un margine sinistro convesso e lungo, che costituisce la “grande
curvatura”, una faccia anteriore e una posteriore; si divide in quattro porzioni:
-cardia, regione circostante alla bocca dell’esofago;
-fondo, rappresenta la porzione più alta in contatto con la concavità diaframmatica;
-corpo, è la porzione più ampia con forma cilindrica orientata verticalmente;
-parte pilorica, si divide in antro e canale pilorico, con forma conica e direzione
obliqua verso destra;
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Topogra a e principali rapporti dello stomaco
L’intera super cie dell’organo, esclusa la piccola regione intorno al cardia, è avvolta dal peritoneo.
La parete anteriore, è in rapporto con la cupola diaframmatica, parete addominale anteriore ed arcata costale.

Parete posteriore: è delimitata anteriormente dal peritoneo che riveste


la parete posteriore dello stomaco e posteriormente dal peritoneo che
riveste la faccia anteriore del pancreas, costituendo la borsa omentale o
retrocavità. In prossimità del fondo, lo stomaco è in rapporto con la
milza.
I foglietti peritoneali che rivestono la super cie anteriore e posteriore,
si riuniscono su piccola e grande curvatura, formando il piccolo e il
grande omento.
-piccolo omento, si porta dallo stomaco al fegato ed è formato dal
legamento epatogastrico, che va dalla piccola curvatura al solco
trasverso del fegato e il legamento epatoduodenale, che dalla prima porzione del duodeno si porta al solco trasverso del fegato.

-grande omento (o grembiule omentale), si forma per l’accollamento dei due foglietti peritoneali anteriore e posteriore che rivestono lo
stomaco e si porta in basso a formare una sorta di grembiule addossato alla super cie interna della parete anteriore dell’addome. I due
foglietti di quest’omento si ri ettono poi indietro e risalgono no a inserirsi sul margine libero del colon trasverso. La grande curvatura
dello stomaco e il colon trasverso, nell’adulto, sono inoltre uniti da un legamento che prende il nome di legamento gastrocolico e
costituisce la prima porzione del grande omento.

Morfologia microscopica dello stomaco


È costituito da:
-tonaca mucosa: la super cie interna si solleva in pieghe longitudinali, dette “pliche gastriche”, costituite da un asse connettivale della
tonaca sottomucosa. Quando lo stomaco è vuoto, le pieghe sono rettilinee nella piccola curvatura, dove formano la via gastrica breve.
Sulle super ci delle pliche, la mucosa si organizza in aree gastriche dove si individuano diverse fossette gastriche, in cui sboccano
ghiandole gastriche, separate da creste gastriche.

L’epitelio, in corrispondenza della giunzione


gastroesofagea, cambia bruscamente da
pavimentoso strati cato non cheratinizzato
dell’esofago a cilindrico semplice.
Nella giunzione gastroduodenale, l’epitelio
mucoso gastrico, viene sostituito da cellule
cilindriche con microvilli e caliciformi
mucipare.

La struttura dell’epitelio, è uguale siano


all’intestino tenue e crasso.

La lamina propria è ricca di ghiandole, che


variano nelle zone dello stomaco e la parte profonda della mucosa, presenta una spessa
muscularis mucosae, con uno strato circolare interno e uno longitudinale esterno.

-tonaca sottomucosa: accoglie il plesso sottomucoso;


-tonaca muscolare: presenta un’ulteriore strato con bre oblique, posto in profondità e
sviluppato maggiormente nella regione cardiale e del fondo. Inoltre accoglie il plesso mientrico
o di Auerbach.

A livello pilorico, in corrispondenza della giunzione gastroduodenale, lo strato circolare si


ispessisce costituendo il muscolo s ntere pilorico, che regola il de usso del chimo gastrico
verso il duodeno.

-tonaca sierosa: è costituita dal


peritoneo viscerale, che ricopre la
maggior parte della super cie esterna
ad esclusione di una porzione del fondo
gastrico.

Ghiandole gastriche
Il complesso delle ghiandole gastriche, si trova all’interno della mucosa
gastrica. Le ghiandole del cardia sono tubulari composte, con adenomero
rami cato e a secrezione mucosa; sono costituite dal corpo o istmo, collo e la
base.
Hanno la funzione di proteggere l’esofago da eventuali re ussi acidi dello
stomaco, ma sono presenti anche ghiandole endocrine che producono
serotonina.

Le ghiandole gastriche propriamente dette, del fondo e del corpo, sono tubulari
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semplici, con adenomero bi-rami cato, sboccano nelle
fossette gastriche e sono costituite da diversi tipi cellulari
che dalla super cie alla profondità sono:

- cellule mucose del colletto, presenti a livello dello sbocco


delle ghiandole e con il loro secreto contrastano l’acidità
gastrica;
- cellule staminali, danno origine a cellule che rimpiazzano
sia le cellule dell’epitelio di rivestimento sia le cellule
ghiandolari;

- cellule parietali o delomorfe, sono acido le, ricche di


mitocondri e di proteine canale in super cie che pompano
ioni H⁺ e Cl⁻, in quanto producono acido cloridrico, si
occupano di attivare il pepsinogeno in pepsina, ma sono
anche responsabili del fattore intrinseco o anti-anemico,
indispensabile per l’assorbimento della vitamina B12,
fondamentale per la produzione di eritrociti nel midollo osseo rosso; sono ricche di canali che fessurano il citoplasma, per aumentare la
super cie di escrezione degli ioni.

- cellule principali o adelomorfe, sono baso le, ricche di ribosomi in quanto producono proteine, come i granuli di zimogeno ricchi di
pepsinogeno, il precursore enzimatico della pepsina, che una volta rilasciato all’interno del lume, grazie al ph acido costruisce la pepsina
(utilizzato per la digestione dei peptidi). Secernono anche un’enzima che scioglie i lipidi, e la repina utilizzata per la digestione del latte.

- cellule endocrine o APUD (argentaf ni), fanno parte del sistema endocrino diffuso, sono responsabili della secrezione di ormoni che
vanno nel circolo sanguigno come la serotonina, istamina, gastrina e una serie di peptidi che regolano la secrezione e la motilità dello
stomaco e degli organi a esso correlati.
Le ghiandole piloriche, sono numerose nell’antro pilorico, sono tubulari rami cate a secrezione mucosa neutra, con cellule che
secernono gastrina, un ormone che per effetto paracrino, stimola la secrezione di acido cloridrico da parte delle cellule parietali delle
ghiandole del fondo e del corpo.

Funzione dello stomaco:


si ha una prima digestione incompleta delle proteine grazie alla pepsina, mentre l’amilasi e la lipasi salivari, contenute nei boli
alimentari, continuano la digestione degli zuccheri complessi e dei trigliceridi (la digestione completa dei grassi si ha grazie alla bile e
alle lipasi pancreatiche).

Lo stomaco assorbe acido acetilsalicilico, che altera lo strato di muco nello stomaco, che può essere quindi aggredito dall’acido
cloridrico.

Intestino
Si suddivide in due porzioni con caratteristiche morfologiche
differenti: intestino tenue e intestino crasso.

Intestino tenue
Costituisce il tratto più lungo del canale alimentare, fa seguito allo
stomaco e termina nell’intestino crasso a livello della valvola
ileocecale, nella fossa iliaca destra. L’intestino tenue è situato nella
cavità addominale e si suddivide in due porzioni: duodeno e
intestino tenue mesenteriale.

Il duodeno

Segue lo stomaco e lo s ntere pilorico, ed è la porzione ssa


dell’intestino tenue in quanto è un organo retro-peritoneale. Ha una caratteristica forma a C, con la concavità rivolta a sinistra e in alto
(nella cavità della C, è accolta la testa del pancreas).

È suddiviso in quattro parti: bulbo duodenale, fa seguito al piloro ed è lievemente dilatato; parte discendente, orizzontale e ascendente,
che termina con la essura duodenodigiunale, dove il duodeno si stacca dalla parete addominale e portandosi in avanti, viene rivestito
internamente dal peritoneo per proseguire come intestino tenue mesenteriale.

A livello della parete mediale della parete discendente si distinguono internamente due rilievi: la papilla duodenale maggiore, è lo
sbocco del dotto coledoco che trasporta la bile della cistifellea e del dotto pancreatico che porta gli enzimi pancreatici (secreto esocrino)
e la papilla duodenale minore, che è lo sbocco del dotto pancreatico accessorio.

Intestino tenue mesenteriale


È costituito due tratti successivi, il digiuno e ileo, con diametro progressivamente decrescente. Si ripiega a formare delle anse e occupa
quasi tutta la cavità addominale, ed è incorniciato superiormente e lateralmente dal colon.
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A livello della fossa iliaca destra, l’ileo termina e trapassa nel cieco, il primo tratto dell’intestino crasso, attraverso la valvola ileocecale,
che si forma per invaginazione dell’ileo nel cieco e presenta un labbro inferiore e superiore, che sporgono nel cieco delimitando una
fessura orizzontale.

La valvola si chiude, impedendo il re usso del chilo, dal cieco all’ileo. L’intestino tenue mesenteriale è completamente avvolto dal
peritoneo, che lo ssa alla parete addominale posteriore attraverso un ampio meso peritoneale a forma di ventaglio (mesentere).

Il mesentere è costituito da due lamine peritoneali che si distaccano dal peritoneo parietale posteriore e si incollano l’una sull’altra,
portandosi al margine posteriore delle anse intestinali che avvolgono completamente.
Nel sottile spazio tra i due foglietti, decorrono vasi e nervi destinati all’intestino tenue mesenteriale.

Morfologia microscopica dell’intestino tenue


La strategia per aumentare la super cie di assorbimento
riguarda: la lunghezza, le pieghe circolari della super cie
interna, i villi intestinali e i microvilli degli enterociti.

Tonaca mucosa
A partire dal tratto discendente del duodeno, hanno inizio le
pieghe circolari, trasverse rispetto all’asse dell’organo,
costituite dal connettivo della tonaca sottomucosa.
Le pieghe aumentano dal duodeno al primo terzo del digiuno,
mentre diminuiscono nelle ultime porzioni del digiuno no a
scomparire a livello dell’ileo.

Sulla super cie delle pieghe, si osservano i villi intestinali,


estro essioni della lamina propria con forma cilindrica e
digitiforme nell’ileo, numerosi nel duodeno ma si riducono di
numero nel punto di passaggio dall’intestino mesenteriale
nell’intestino crasso, no a scomparire nel cieco.

L’epitelio di rivestimento dei villi è colonnare semplice, presenta gli enterociti dotati di microvilli sulla super cie apicale e cellule
caliciformi mucipare; l’asse del villo è costituita dalla lamina propria, costituita da t.connettivo lasso ricco di cellule e capillari sanguigni
e un capillare linfatico (vaso chilifero).

Alla base dei villi, si ha lo sbocco di numerose ghiandole tubulari semplici, cioè le ghiandole intestinali (esoepiteliali intramurali, si
trovano

fuori dall’epitelio ma dentro la parete), dette anche cripte di Lieberkuhn, che si spingono nella lamina propria e presentano oltre ad
enterociti e caliciformi, cellule endocrine del sistema gastroenteropacreatico e giovani cellule basali pronte al ricambio.

Sul fondo delle ghiandole intestinali, troviamo le cellule di Paneth che appaiono funzionalmente simili ai granulociti neutro li e sono
coinvolte in azioni di difesa immunitaria, infatti secernono un’enzima detto “lisozima” che distrugge la parete batterica, costituita da
acido n-acetilmuramminico. Sono esocrine, con citoplasma eosino lo.

Nella lamina propria dell’ileo, sono presenti piccole masse di tessuto linfoide, sotto forma di noduli linfoidi isolati, detti placche di
Peyer.

La lamina propria, viene separata dalla tonaca sottomucosa grazie alla


muscularis mucosae, che si espande anche all’interno dell’asse dei villi
favorendo il drenaggio della linfa e del sangue.

Tonaca sottomucosa
Nella prima parte del duodeno accoglie le ghiandole duodenali o ghiandole di
Brunner, tubulari composte a secrezione mucosa con pH alcalino. Nel resto
dell’intestino tenue, si ha il plesso sottomucoso di Meissner.

La tonaca muscolare oltre allo strato circolare interno e longitudinale, accoglie


il plesso mienterico di Auerbach.

Tonaca sierosa
La super cie esterna dell’intestino tenue è rivestita dal peritoneo viscerale.

Funzioni dell’intestino tenue


Il duodeno si contrae periodicamente anche in assenza di cibo. Dopo l’apertura
dello s ntere pilorico e l’arrivo del chimo nello stomaco, le contrazioni
aumentano spingendolo.

La motilità e secrezione dell’intestino tenue, viene stimolato dallo stato di riempimento dello stomaco, così da preparare l’intestino a
ricevere il chimo. La secrezione riversata dal dotto coledoco e pancreatico, insieme al succo enterico basico prodotto dalle ghiandole
intestinali, completa la digestione del chimo trasformandolo in chilo.
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Il rilassamento della valvola ileocecale, favorisce il
passaggio nell’ori zio ileo-cecale di residui del chilo,
nell’intestino crasso. I movimenti dei vari organi sono
dati da un’omeostasi nervosa dovuta alla stimolazione del
sistema parasimpatico e degli ormoni rilasciati dalle
cellule endocrine.

Tutti gli organi sono innervati da orto e parasimpatico che


interagiscono per la digestione, formando dei plessi
nervosi dentro la parete intestinale: il più esterno è detto
mioenterico e si trova tra i due strati muscolari, fa
contrarre la muscolatura liscia mentre l’altro più profondo
si trova vicino alla sottomucosa è detto plesso
sottomucoso, che favorisce l’attività secretoria delle
ghiandole.

I plessi nervosi sono lamenti nervosi sottili e cellule


cambiali del parasimpatico, la sottomucosa raggiunge
anche la muscularis interna. Rende l’intestino
indipendente da quello centrale, ed è detto sistema metasimpatico.

I neuroni hanno un grande nucleo, abbondante citoplasma con granuli baso li e bre nervose che sono generalmente amieliniche.

Il tessuto linfoide della tonaca mucosa, garantisce la sorveglianza immunologica, eliminando i batteri presenti negli alimenti e
mantenendo in equilibrio le popolazioni batteriche della ora intestinale.

In particolare produce immonuglobuline di tipo A: i follicoli linfatici producono i linfociti, che vengono mandati ai linfonodi dove
diventano plasmacellule della memoria che niscono nel circolo, raggiungono nuovamente l’intestino, iniziando a secernere IgA.

Intestino crasso
Fa seguito all’intestino tenue a livello della valvola ileocecale, termina
aprendosi all’esterno in corrispondenza dell’ano. Fa da cornice alla cavità
addominale, tranne per il retto, che attraversa la cavità pelvica e terminare
all’esterno nella regione perineale posteriore (canale anale).

Esternamente sulla super cie esterna presenta rigon amenti in serie detti
“haustra”, separati da solchi. Le pieghe parziali, sono dette semi-lunari,
separano tra loro le tasche internamente.
Oltre a questi troviamo tre rilievi nastriformi longitudinali, le tenie, lo strato
longitudinale della tonaca muscolare.

L’intestino crasso si divide in sei porzioni:


-cieco, una tasca a fondo cieco con un diverticolo, detto “appendice
vermiforme”, una diramazione della cavità intestinale ricca di tessuto
linfoide ;

-colon ascendente, raggiunge la faccia inferiore del fegato all’ipocondrio


desro e si ripiega verso sinistra formando la essura colica destra del colon;

-colon trasverso, si dirige verso sinistra formando una curva convessa in basso e avanti, disponendosi davanti alle anse dell’intestino
tenue, dove si piega verso il basso costituendo la essura colica sinistra o splenica;

-colon discendente, si dirige in basso rimanendo adeso alla parete addominale posteriore e raggiunge la fossa iliaca sinistra;
-colon sigmoideo, si sposta verso la cresta iliaca per poi entrare nella cavità pelvica;

-retto, è l’ultima porzione, che presenta prima una porzione pelvica dilatata, ampolla rettale, una più ristretta detta canale anale, che
attraversa il pavimento pelvico ed entra in rapporto con il m.elevatore e s ntere dell’ano, si apre all’esterno attraverso lo iato nella
regione del perineo posteriore, costituendo lo s ntere striato che si sovrappone alla muscolatura liscia del retto. È vascolarizzata da un
plesso venoso e sottocutaneo (vene emorroidali), fanno comunicare il circolo generale con quello portale.

Le vene rettali inferiori, determinano piccole sporgenze in vicinanza dell’ano, dette colonne anali o di Morgagni.

Il retto ha tre pieghe trasversali: superiore, media e inferiore che costruiscono concamerazioni che accolgono le feci no alla loro
espulsione.

Topogra a e principali rapporti dell’intestino crasso


Il peritoneo riveste completamente il cieco, l’appendice vermiforme (detta anche tonsilla addominale), colon trasverso e sigmoideo
(organo sottoperitoneale), ssati alla parete addominale rispettivamente da: mesoappendice (mesenteriolo), mesocolon trasverso (zona di
ri essione tra foglietto viscerale e parietale) e mesocolon sigmoideo. La tenia libera del colon, da impianto al grande omento.
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Colon ascendente, discendente e retto sono rivestiti unicamente sulla super cie anteriore e lateralmente, per cui sono ssi. Il retto è un
organo sottoperitoneale.

Morfolgia microscopica dell’intestino crasso


-tonaca mucosa: è liscia, priva di pieghe circolari e villi. L’epitelio di rivestimento, cilindrico semplice, presenta enterociti con
microvilli, che diminuiscono man mano che si arriva al canale anale dove vengono sostituire dalle cellule mucipare e numerose cellule
caliciformi mucipare.

Nella lamina propria sono presenti ghiandole tubulari semplici, le cripte di Lieberkuhn, ricche di cellule mucipare che raggiungono la
muscularis mucosae. Nella parte basale si trovano cellule staminali in grado di trasformarsi in enterociti, caliciformi m. e cellule
neuroendocrine. Nell’ultima parte del retto, le ghiandole si rami cano e scendono sino alla tonaca sottomucosa, dove vengono rivestite
completamente da cellule caliciformi mucipare.

Nella giunzione anorettale, l’epitelio cilindrico semplice con microvilli si trasforma in un epitelio cubico strati cato, con scomparsa
delle ghiandole. Procedendo verso l’ano, si avrà un epitelio pavimentoso strati cato non cheratinizzato, che in corrispondenza dell’ano
diventerà cheratinizzato determinando una linea visibile, detta “linea pettinata” (scompare la muscularis mucosae).

-tonaca sottomucosa: è ricca di vasi ed è costituita da connettivo denso dove si trovano corpi adiposi raggruppati e il plesso sottomucoso
di

Meissner.

-tonaca muscolare: costituita da due strati di cellule muscolari lisce, circolare profondo e longitudinale esterno addensato a formare dei
nastri muscolari delle tre tenie caratteristiche del colon, una mediana anteriore e due posteriori. Le tenie hanno origine nel cieco.

La tenia libera si riorganizza andando a costituire lo strato longitudinale esterno, seguito da uno circolare interno inframezzato da
numerose bre oblique.

Funzioni dell’intestino crasso


L’intestino crasso assorbe acqua, per determinare la consistenza delle feci, vitamine e acido pantotenico, prodotto dalla ora batterica .
La tonaca mucosa assorbe anche i farmaci.

Fegato
È una grande ghiandola extramurale esocrina ed endocrina
(an na) il cui secreto è la bile, che si concentra nella cistifellea e
riversata se necessario nel lume del duodeno. Le vie biliari
extraepatiche, trasportano la bile, dal fegato e cistifellea al
duodeno.

Si trova subito sotto il diaframma toracico nello spazio


sopramesocolico della cavità addominale, di cui occupa
l’ipocondrio destro e parte dell’epigastrio spingendosi talvolta
nell’ipocondrio sinistro (due porzioni sotto l’arcata costale).

Con la mediazione del diaframma è in rapporto con base del


polmone destro e cuore. Si divide in due facce: -
diaframmatica o anterosuperiore, è convessa e presenta un solco
sagittale che la divide in due parti, lobo destro e sinistro. Sui due
labbri del solco sagittale, si inserisce una doppia lamina peritoneale, il legamento falciforme, che si porta alla parete addominale
anteriore continuando nel peritoneo parietale che la riveste. -viscerale, presenta impronte dovute ai
rapporti con i vari organi e tre solchi. Le impronte degli organi sono ad esempio, l’impronta gastrica della faccia anteriore del fondo
dello stomaco o l’impronta colica del colon.

Il solco sagittale destro, è dilatato anteriormente dove accoglie la cistifellea. Posteriormente si trova la vena cava inferiore, che riceve il
sangue re uo dal fegato attraverso le vene sopraepatiche.

Lateralmente a questo lobo troviamo la faccia viscerale


del lobo destro, mentre medialmente si riconoscono due
piccoli lobi: lobo quadrato anteriormente, lobo caudato
posteriormente.

Nel solco sagittale sinistro, si ha anteriormente il


residuo della vena ombelicale che costituisce il
legamento rotondo e posteriormente il legamento
venoso.

Il solco trasverso, corrisponde all’ilo dell’organo, da


cui entrano l’arteria epatica, vena porta e fuoriescono
dotti epatici, vasi linfatici e nervi. L’insieme di queste
strutture costituisce il peduncolo epatico.
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Principali rapporti del fegato
Il peritoneo avvolge completamente il fegato, ma si
interrompe nel margine posteriore a contatto con il
diaframma. Il peritoneo collega il fegato ad
organi vicini e alle formazioni parietali:
- legamento falciforme, si porta dal solco sagittale sinistro
al diaframma e parete anteriore dell’addome; divide lo
spazio virtuale che si delimita tra la super cie epatica e il
diaframma in due spazi interepatofrenici, destro e sinistro.

- legamento coronario, si trova nel margine superiore,


circonda l’aera nuda del fegato e lo collega al diaframma
lateralmente attraverso, il legamento triangolare destro e
sinistro.

- piccolo omento, ha una parte che lo lega al duodeno, con


il legamento epatuodenale e allo stomaco, con legamento
epatogastrico, in cui passano tutte le strutture vascolari e
biliari dell’ilo epatico.

Vascolarizzazione e innervazione del fegato


Il sangue raggiunge il fegato attraverso l’arteria epatica e
la vena porta, mentre esce attraverso il sistema efferente
delle vene epatiche. L’arteria epatica è un ramo del tronco
celiaco, mentre la vena porta deriva dalla con uenza della
vena mesenterica inferiore e superiore, le vene gastriche
per trasportare il sangue re uo proveniente dagli organi digerenti della cavità addominale.

Il sistema venoso fa capo alla vena cava inferiore attraverso la vena


epatica destra, media e sinistra.

Morfologia microscopica del fegato


Ha un parenchima epiteliale costituito da epatociti, ed è rivestito da
una capsula connettivale brosa o di Glisson.

A livello dell’ilo la capsula si approfonda seguendo le rami cazioni


dei vasi, partecipando a delimitare zone circoscritte di parenchima
dette “lobuli epatici”. Il parenchima ha una struttura a cordoni, in cui
gli epatociti formano lamine rami cate in cui decorrono i sinusoidi
fenestrati.

I lobuli epatici hanno forma poligonale, e i cordoni cellulari


convergono verso il centro dove si ha la vena centrale o
centrolobulare; inoltre si ha un sistema di vasi arterioso e venoso verso
il centro, un usso di bile verso la periferia.

A
livello degli spigoli dei poligoni, sono presenti gli spazi portali, zone
connettivali in cui si trovano le diramazioni interlobulari degli elementi
dell’ilo epatico: ramo dell’arteria epatica, ramo della vena porta, dotto
biliare interlobulare (costituiscono triade portale) e un vaso linfatico.

La vena porta e l’arteria epatica propria si rami cano all’interno del


parenchima, dove i rami viaggiano insieme sino agli spazi portali.
(vena->capillari->vena è la rete mirabile venosa), capillari
dell’intestino-> vena-> capillari fegato rappresenta il sistema portale.
Nei lobuli epatici classici, il sangue arriva nello spazio portale e si
immette nei sinusoidi, dove si mescola e converge verso la vena
centrolobulare.

Dalle vene centrolobulari, hanno origine le vene sottolobulari che


con uiscono come radici delle vene epatiche, che sboccano nella vena
cava inferiore, aderente al parenchima epatico.

La lamina basale e l’endotelio sono discontinui, quindi permettono al plasma di uscire dal lume vascolare e raggiungere lo spazio tra i
sinusoidi ed epatociti, nello spazio di Disse, dove si hanno i microvilli delle cellule epatiche.

Gli epatociti assumono dal plasma, presente nello spazio di Disse, le sostanze nutritizie e riversano le sostanze da essi elaborate.
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Il sangue che scorre nei sinusoidi, diminuisce
gradualmente la concentrazione di ossigeno
man mano che si passa dalla periferia al centro,
in quanto lo cede alle varie cellule.

Oltre alle cellule endoteliali, nella parete dei


sinusoidi troviamo:

-cellule di Kupffer, detti anche macrofagi


stellati, aderiscono all’endotelio e sono ricchi
di vacuoli e lisosomi. Hanno la funzione di
eliminare globuli rossi invecchiati sfuggiti alla
milza e macromolecole che circolano nel
sangue.

-cellule stellate epatiche o perisinusoidali,


hanno poco citoplasma ricco di lipidi e sono
localizzate nello spazio di Disse, in periferia.

-epatociti, hanno un nucleo voluminoso e


RER, REL, complesso di Golgi, mitocondri
molto sviluppati e un deposito di glicogeno.
Sono dei cordoni, costituiti da una sola la di
cellule, con due super ci: una esposta al usso
ematico nei sinusoidi e l’altra in contatto,
attraverso giunzioni occludenti, con gli
epatociti adiacenti dove costituiscono il
canalicolo biliare, cioè l’origine delle vie biliari
intraepatiche.

I segmenti epatici derivano dalla vascolarizzazione


dell’arteria epatica, che si divide quando entra
nell’ilo in rami terminali a due a due per
raggiungere ciascun segmento.

Funzioni del fegato


Tutte le sostanze assorbite dal canale alimentare e
quelle derivanti dal metabolismo splenico,
vengono condotte al fegato.
Questo contribuisce alla digestione, producendo la
bile (acqua, acidi biliari, fosfolipidi, colesteroli)
attraverso gli epatociti, che verrà poi condensata
nella cistifellea dove viene assorbita l’acqua.

Accumula anche sostanze come glicogeno, cioè il glucosio ematico che viene rilasciato quando necessario, perciò contribuisce al
controllo della glicemia. Regola il colesterolo, trasforma amminoacidi in eccesso in lipidi o glucosio o sintetizza
proteine del sangue come il brinogeno.

Costruisce riserve di ferro, che converte in ferritina, per restituirlo al midollo osseo per l’emopoiesi, detossi cazione (i farmaci vengono
marcati con un gruppo metile, in modo tale che quando arrivi al rene lo espella), inoltre assorbe gli anticorpi, scindendoli negli
amminoacidi che verrano riutilizzati.

Cistifellea
Ai canalicoli biliari fanno seguito dei piccoli
dotti, i canali biliari intralobulari e i duttuli
biliari, che sono seguiti dai dotti biliari
interlobulari degli spazi portali, che
con uiscono nei dotti biliari intraepatici
maggiori, che costituiscono le radici dei dotti
epatici destro e sinistro, da cui hanno origine le
vie biliari extraepatiche.
I due dotti epatici con uiscono in un dotto
epatico comune, che riceve il dotto cistico della cistifellea (dotato di valvole che permettono di evitare il re usso della bile), insieme a
cui va a costituire il dotto coledoco che sbocca nella papilla duodenale maggiore assieme al dotto pancreatico.

La cistifellea, è un piccolo organo cavo, situtato nella fossa cistica della faccia viscerale del fegato, trattenuta dal peritoneo che la riveste
inferiormente e lateralmente. Ha un epitelio cilindrico semplice alto dotato di microvilli con il quale assorbe l’acqua, concentrando il
secreto epatico. Ha una tonaca muscolare organizzata in fasci, che permette la spremitura dell’organo per favorire l’immissione della bile
nel duodeno sotto stimolo endocrino, attraverso il dotto coledoco avvolto dal legamento epatoduodenale.
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Pancreas
Il pancreas si trova sotto l’epigastro spostato nella regione dell’ipocondrio sinistro. È una ghiandola
extramurale, che riversa nel duodeno i succhi pancreatici attraverso il dotto pancreatico e dotto pancreatico accessorio.

Si trova in posizione sottoperitoneale, rivestito dal peritoneo parietale posteriore sulla super cie anteriore. Ha una forma che si divide in
testa e collo, un corpo e una coda; la testa si incastra nella concavità a C duodenale, mentre la coda si dirige verso l’ilo della milza
connesso attraverso il legamento pancreaticolienale, che corrisponde al fondo dello stomaco.

Morfologia microscopica del pancreas


Presenta una parte esocrina tubuloacinosa a
secrezione sierosa, una endocrina costituita da
piccole isole pancreatiche (di Langherans) di tessuto
endocrino.

È avvolto da una capsula connettivale che si


approfonda costituendo dei lobuli, all’interno del
quale si sviluppano gli acini pancreatici (sierosi),
formati da una la di cellule acinose, il cui apice è
rivolto verso il centro.
Queste producono i proenzimi del succo pancreatico,
che digeriscono tutte le sostanze biologiche arrivate
sino al duodeno e gli secernono attraverso i dotti del pancreas.

Funzioni del pancreas


Gli ormoni prodotti dal pancreas endocrino gestiscono il glucosio: l’insulina toglie il glucosio dal sangue, per farlo assorbire alle cellule
beta; il glucagone scioglie il glicogeno, prendendolo da tutti i tessuti che lo accumulano e poi lo rimettono in circolo.
Le cellule delta producono un ormone che contrasta quello della crescita.
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