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CONTENTS

Premessa
1. Cos’è il tai chi?
2. Dubbi pratici su come iniziare ad allenarsi
3. Come posso scegliere la palestra giusta?
4. Cos’è il qi e la struttura interna?
5. Cos’è e come funziona il dantien e cosa sono i qua?
6. Conclusione
Premessa

Ciao!

Mi chiamo Livio Fontana.

Sono uno studente e praticante di tai chi. Non mi definisco un maestro e


invidio chi riesce a farlo.

In questo libro cercherò di parlarvi della mia passione, ma soprattutto


cercherò di aiutare tutti quelli che hanno deciso di avventurarsi in questa
fantastica disciplina.

Non parlerò di posizioni, di questa o quell’altra forma nello specifico.


Questo libro cerca, nella sua interezza, di risolvere i problemi che il
principiante incontra nella pratica.

L’idea di scrivere questi capitoli nasce dalle difficoltà che riscontro nei
ragazzi che iniziano un corso nella mia palestra, di capire alcuni concetti. Mi
rivedo nei loro panni alle prime armi e mi rendo conto che spesso gli
istruttori danno per scontati alcuni termini, un po’ per la difficoltà con cui
poter chiarire certe cose, che ruberebbe troppo tempo in una lezione di
un’ora o due, e un po’ perché ormai per loro sono cose basilari per poter
spiegare altro.

Lessi tempo fa di una metafora, che riporterò per come la ricordo,


scusandomi di non citare la fonte originaria, ormai dimenticata: spaventarsi di
fronte a particolari termini del tai chi quando si cerca di comprendere concetti
più ampi, è come bloccarsi di fronte alle lettere dell’alfabeto quando si vuole
leggere qualcosa. Se l’alfabeto è stato spiegato a tempo debito nessuno si
spaventerà di fronte alle singole lettere e ricercherà il concetto delle frasi.

I maestri che, con superficialità, non approfondiscono i concetti chiave


nelle prime lezioni e durante l’anno, finiscono per distaccarsi dalla realtà
concreta che gli studenti conoscono e comprendono.

In queste pagine cerco quindi di condensare concetti semplificati, utili per


un principiante, senza la pretesa di essere esaustivo, con la consapevolezza

che chi sta leggendo si vuole cimentare nella pratica il prima possibile,
magari con le idee più chiare.
1. Cos’è il tai chi?

Prima di addentrarmi nel pieno del libro vorrei spendere alcune parole per
chiarire che cosa sia il tai chi. Mi è capitato, non direi spesso, ma nemmeno
raramente, di trovare persone che, durante le prime giornate di presentazione
di un corso, mi chiedono cosa sia il tai chi. ,Le prime lezioni sono solitamente
gratuite e la gente viene a provare per curiosità: nessuno si aspetta che coloro
che si presentano a un corso siano esperti, ma sarebbe giusto nei confronti
dell’insegnante e delle altre persone presenti, arrivare in palestra con un’idea
di fondo. D’altra parte Google è entrato nella vita di tutti ormai e una
semplice ricerca rapida porterebbe al livello minimo di conoscenza per avere
un’idea informata sul contenuto generale del corso, in modo da decidere se
dare una chance alla disciplina o lasciar stare perchè non suonano le note
giuste.

In questo modo i principianti, se si fossero avviati pensando di fare


tutt’altro, eviterebbero di rimanere delusi al primo incontro in palestra.

Cosa non è il tai chi:

1) Non è un ballo lento.

2) Non è giapponese.

3) Non è un’arte marziale che insegna rapidamente a contrastare


avversari.

4) Non è (solo) una serie di movimenti armonici e lenti.

5) Non è (solo) una serie di “forme”.


Questo elenco nasce da episodi a me realmente accaduti.

Cercherò quindi di sgomberare il campo da questi cinque errori, in modo


tale da partire col piede giusto.

Il tai chi è un’arte marziale cinese, che rientra nella macro-categoria del
kung fu[1]. Non esiste quindi “IL” kung fu essendo questo termine riferibile a
una varietà di stili diversi.

Le arti marziali cinesi possono essere ulteriormente divise in varie


categorie: per quello che interessa a noi, le possiamo distinguere in arti
marziali interne [neijia in cinese] (di cui fa parte il tai chi) e arti marziali
esterne. Se gli stili esterni usano la forza fisica, quelli interni mirano a
sfruttare un tipo di capacità diverse.

Non credo che sia corretto affermare che gli stili interni usino una
forza/abilità/superiorità “migliore” di quelli esterni, e la ragione è che per
iniziare a sviluppare le capacità di uno stile interno è richiesta una costanza
molto più prolungata di quelli richiesti per un’arte esterna.

Il cammino è più lungo, ma le soddisfazioni, per mia esperienza, sono


altrettanto grandi.

Tutto questo, per sfatare l’idea di potervi iscrivere per qualche mese a un
corso di tai chi sperando di potervi difendere efficacemente, per esempio,
scaraventando gli avversari contro pareti e finestre.

Il corso in palestra, se praticato con costanza e impegno, consente di


sviluppare un’abilità fisica particolare. Il modo in cui utilizzerete questa
nuova capacità dipende da voi.

Se intendete fronteggiare avversari o difendervi, vi invito molto


calorosamente a iniziare a fare anche sparring con qualcuno. Immaginate un
boxeur che per 10 anni si allena solo al sacco e sale sul ring per la prima volta
convinto di essere estremamente capace in virtù di tutti i pugni tirati. Rimarrà
estremamente deluso credo, no?

Chi cerca in quest’arte un miglioramento delle proprie condizioni fisiche


sarà a mio avviso soddisfatto: i muscoli delle gambe otterranno un notevole
potenziamento, la coscienza del proprio equilibrio generale verrà amplificata
e la sensazione generale sarà quella di “presenza fisica di sé”. Lo sviluppo
della propriocezione è tipico, nonché uno dei primi effetti benefici di questa
disciplina.

A questo punto ometterò volontariamente di parlare delle origini storiche


(non univoche) del tai chi per due ragioni: la prima è che il tai chi è un’arte in
continua evoluzione, ogni generazione di maestri tramanda quello che ritiene
più importante, e a volte solo a pochi allievi prescelti.. Quello che si praticava
in origine ora non viene più praticato. Inutile quindi trattare gli aspetti storici
per un principiante alle prime armi se non sa nemmeno il tai chi che esiste
oggi.

La seconda ragione è che vorrei evitare di dilungarmi su un argomento


sicuramente trattato più approfonditamente e più correttamente in altri libri.

Vorrei invece parlare di cosa si compone una pratica completa del tai chi.

1) Pratica delle forme[2]

L’aspetto più emblematico del tai chi è sicuramente quello della pratica
delle forme. Sono nell’immaginario comune le persone che al mattino si
trovano al parco a fare movimenti lenti. Questa pratica è estremamente
importante per sciogliere le rigidità del corpo. Non è una semplice ripetizione
della stessa cosa fino allo sfinimento, ma è piuttosto una costante ricerca
della posizione corretta e del giusto rilassamento del corpo. Non
preoccupatevi, tutto ha il suo tempo e inizialmente dovrete solo memorizzare
come muovervi. Il resto viene dopo: sarà il vostro insegnante a indirizzarvi
nella corretta direzione per assestare il corpo correttamente.

2) Allenamento, sviluppo e comprensione delle proprie abilità fisiche


utili al tai chi[3]

Questa macro categoria (volutamente molto generica) comprende esercizi


di condizionamento, di stretching e statici volti a sviluppare una corretta
struttura interna (riprenderò il concetto più avanti, non temete).

Purtroppo non esistono scorciatoie: il corpo ha bisogno di tempo per


capire come muoversi correttamente. I primi tempi (ma anche anni) farete
questi esercizi chiedendovi se realmente abbiano senso o se sia un’inutile
perdita di tempo. Soltanto dopo che il vostro corpo avrà sviluppato l’abilità e
forza necessarie vi renderete conto che via via questi esercizi portano benefici
nella pratica.

Un esercizio che io, come tanti miei compagni, abbiamo odiato è quello -
famosissimo- del palo immobile. Questo esercizio richiede costanza nella sua
pratica al fine di vederne benefici: a cominciare dal potenziamento dei
muscoli delle gambe, per poi passare all’apprendimento di come distendere i
muscoli dell’intero corpo.

Non demordete e non lamentatevi, la chiave dell’avanzamento nel tai chi


risiede in questi esercizi!

3) Pratica in coppia di esercizi più o meno collaborativi[4]

L’errore comune che il principiante non interessato al combattimento fa è


quello di sminuire l’importanza che per lui ha la pratica di esercizi in coppia.
Nella cultura occidentale l’invasione del proprio spazio da parte di
sconosciuti viene vista sempre con diffidenza. Si è fortemente condizionati a
temere qualsivoglia contatto fisico con gli altri, se non sono parte dei propri
affetti.

Ebbene, una scuola onesta farà praticare a tutti esercizi in coppia.

Personalmente cerco di cominciare il prima possibile, già dalle


primissime lezioni, a creare una familiarità del principiante con il corpo di
estranei, suoi compagni di pratica. I primi esercizi riguardano il contatto tra
avambracci, o pressioni con la mano della spalla o del petto del compagno,
volti a verificare quanto equilibrio si possiede.

Questi momenti sono importantissimi per verificare se la propria pratica


stia andando nel verso giusto.

Solo grazie a esercizi in coppia il praticante può verificare che la sua


postura sia realmente corretta, e questi test sono quindi un passaggio
imprescindibile per il corretto perfezionamento in quest’arte.

Il maestro sicuramente non farà mai fare esercizi rischiosi per i suoi
studenti: essi infatti, dovrebbero cercare di affidarsi al proprio insegnante con
la sicurezza che quanto gli viene proposto sia effettivamente utile.

4) Sparring, più o meno collaborativo[5]

Chi è interessato al combattimento sicuramente non avrà bisogno di


nessuna spiegazione ulteriore sull’importanza dello sparring, per cui vorrei
spendere due parole sulla sua utilità per chi non è invece interessato a farlo.

Gli esercizi di sparring mirano a sviluppare riflessi, attenzione e, a diversi


livelli, agilità. Se proposti in maniera collaborativa eliminano il rischio di
“beccarsi un pugno in faccia” ma al contempo permettono ai praticanti di
scoprire i loro tempi di reazione.
IL Tipico esempio di sparring collaborativo è questo: i due compagni si
mettono uno di fronte all’altro, a una distanza poco maggiore del braccio
disteso di chi deve agire per primo e si spiega l’esercizio. L’“attaccante”
allunga il braccio lentamente con la mano chiusa a pugno, in modo da
dimostrare l’assenza di pericolo per il “difensore” e si provano ad esempio
delle parate o delle schivate.

Il primo errore è quello di cadere in un ritmo tacitamente concordato tra i


due: si tirano pugni sempre con lo stesso tempo e altrettanto fa chi li schiva.
La mente dovrà quindi sforzarsi di non cadere in questo circolo di ripetizione
ma DI essere attiva e rispondere allo stimolo solo quando si presenta.

Prendete quindi questo esercizio come un momento di crescita, utile a


farvi affinare riflessi e prontezza. Nessuno vi obbligherà poi a entrare su un
ring e farvi del male.
2. Dubbi pratici su come iniziare ad
allenarsi

Questo capitolo tratterà argomenti di primario interesse per un


principiante: l’abbigliamento, le scarpe da utilizzare ed il luogo in cui
praticare.

Abbigliamento

Prima di tutto parliamo di vestiti: moltissime volte i principianti assoluti


mi chiedono cosa indossare durante le lezioni, o peggio, pensano di trovare
una soluzione creativa per i fatti loro con abiti cinesi più o meno adatti.

Vorrei chiarire che è sempre buona norma chiedere al proprio insegnante


prima di fare un acquisto di abbigliamento specifico per il tai chi, in quanto
sicuramente saprà consigliarvi. In linea generale, comunque, chiunque inizi
un’arte marziale o uno sport in generale si farà questa domanda. Io per primo
l'ho fatto, e sicuramente non sono il solo.

Per le prime lezioni sarà sufficiente un abbigliamento comodo: una t-shirt


e dei pantaloni di tuta, o qualsiasi altro capo che risulti comodo in palestra.
La pratica continua farà sudare, vestitevi di conseguenza: nè troppo, nè
troppo poco.

Io personalmente uso delle t-shirt bianche o nere e dei pantaloni adidas


simili a questi: [link Amazon] o questi da donna: [link Amazon].
Consiglio un pantalone che sia non troppo largo alle caviglie per evitare
di inciampare da soli in alcuni movimenti. Per il resto non ci sono particolari
limiti.

Se decidete di iscrivervi a un corso, potrebbe poi essere richiesta una


divisa della scuola. Solitamente i primi mesi o il primo anno si ha molta più
libertà di abbigliamento, LA quale vi tornerà comunque utile se doveste
praticare fuori dalla palestra, in casa o in un prato.

Certo è che se decideste di acquistare un vestito simile a quello degli altri


praticanti più avanzati è buona norma chiedere specificamente all’insegnante
cosa scegliere. Nei miei corsi viene usata una divisa di colore bianco per i
primi anni e di colore nero quando si è più avanzati. Puntualmente, ogni
anno, un principiante, vedendo delle divise nere, e senza prima chiedere
informazioni, si presenta alla seconda o terza lezione indossandone una a sua
volta (magari anche un po’ diversa, per distinguersi). Altrettanto
puntualmente gli si deve spiegare che non è rispettoso verso i compagni più
avanzati che si sono “guadagnati” quel colore della divisa. Immaginate di
vedere un allievo di karate indossare una cintura nera alla seconda lezione..
certo serve a tenere fermo il vestito, ma ha un significato diverso e ulteriore
rispetto a una cintura normale. Lo stesso vale per ogni altra divisa.

Come in ogni altro momento, il dialogo è importante e sicuramente vi


basterà chiedere al vostro insegnante per avere le informazioni necessarie su
come presentarvi vestiti al corso.

Chi, invece, ritiene di poter passare a vestiti più tradizionali cinesi,


solitamente usati come divise nelle scuole, può dare un’occhiata a queste:
[link Amazon].

Bisogna comunque stare attenti al materiale quando acquistate uno di


questi capi, in quanto molto spesso se ne trovano in materiali non traspiranti,
come il raso o altri sintetici, i quali non lasciano traspirare il corpo e
trattengono calore eccessivo.
Amazon in questo caso vi è d’aiuto potendo rispedire indietro la merce
indesiderata.

Scarpe

Le scarpe sono l’elemento più importante del vostro abbigliamento. Di


calzature sportive ne potete trovare di tantissimi tipi, e non esiste una regola
aurea per scegliere quello giusto.

Per decidere quale acquistare occorre innanzitutto parlare della superficie


su cui praticherete: se lo fate su un materassino potete praticare scalzi o
usando solo le calze; anzi, nelle palestre che ne sono dotate, spesso viene
chiesto di togliere le scarpe prima di salirci sopra per non rovinarlo.

Comunemente invece la superficie in cui si pratica non è dotata di


materassino. In questo caso, invito caldamente ad usare delle scarpe. Alcuni
allievi principianti decidono di iniziare senza scarpe perché si sentono più a
loro agio così. La mia opinione è che questa sia una scelta sbagliata, che a
lungo andare sforza inutilmente piedi e gambe, oltre a quanto non avvenga
già con la pratica.

Come devono essere fatte, quindi, le scarpe? Innanzitutto devono essere


comode per voi. Se sentite che vi fanno male non acquistatele. Detto questo,
le scarpe con cui viene solitamente praticato il tai chi hanno una suola molto
sottile, quasi inesistente, tuttavia le classiche scarpe da kung fu che si
possono acquistare nei negozi e siti specializzati per le arti marziali sono
sempre risultate estremamente fragili. Io ho usato per vari anni questo tipo di
scarpe: [link Amazon].

Ovviamente negli anni il modello è anche cambiato ma gli elementi di


fondo sono rimasti: suola bassa e ampia ed estrema facilità di lavaggio, anche
in lavatrice.

Negli ultimi anni ho invece deciso di passare a scarpe con una suola più
alta, simili a queste: [link Amazon] per avere un maggiore assorbimento degli
shock alle articolazioni di caviglie e ginocchia.

Luogo di pratica

Se praticate in una palestra sapete già dove andrete a praticare. Come


piccolo suggerimento, vi consiglio di non scegliere un corso solo in base alla
qualità della palestra che lo ospita, ma andate oltre: i maestri, infatti, non
sempre riescono a trovare le migliori palestre della città per ospitare il proprio
corso, magari perché non ci sono alternative. Vi consiglio quindi di
sopportare condizioni non ottimali nelle palestre, troppo spesso quasi
fatiscenti, e valutare piuttosto altri fattori nella scelta (vedi capitolo 3).

La pratica da soli richiede invece qualche parola in più.

Il tai chi non è meditazione. Sebbene sia suggestivo, non è necessario


praticare su una scogliera a picco sul mare o in una foresta. Se decidete di
praticare da soli va benissimo qualsiasi posto con un po’ di spazio per fare un
minimo di movimenti. Quando nella pratica vi spostate, se incontrate un
muro, potete fare qualche passo indietro e ricominciare da dove avete
interrotto. Un luogo di questo tipo, sebbene non ottimale, va benissimo per
cominciare, soprattutto se non vi sentite a vostro agio a praticare in giardino o
in un parco.

Personalmente, ho praticato spesso nella mia camera, nella casa dei miei
genitori, dove lo spazio era pochissimo: ogni volta che facevo un movimento
in una direzione mi riposizionavo indietro e continuavo. Senza scegliere un
luogo scomodo come quello che usavo io, anche il corridoio di casa o il
salotto può andare bene.

Leggo e sento spesso che si dovrebbe cercare un posto calmo dove


potrete sentire il chi scorrere all’interno del vostro corpo (e magari
connettervi con l’universo) e ogni volta non posso che sorridere.
Innanzitutto perché in quanto principianti non sarete, per il momento, in
grado di studiare la vera essenza del tai chi: quello che studierete nella pratica
saranno innanzitutto i movimenti, o per così dire, la “coreografia”. Solo una
volta memorizzati potrete concentrarvi sul vostro corpo.

In secondo luogo, scegliete il posto in cui potete concentrarvi al meglio.


Non necessariamente deve essere un parco, dove magari ci sono bambini che
corrono e fanno rumore. Se per voi funziona il salotto, con la radio accesa, va
benissimo.
3. Come posso scegliere la palestra
giusta?

Nell’ultimo periodo il tai chi si sta sviluppando molto anche in


Occidente,e numerosissime sono le palestre che insegnano vari stili e
innumerevoli forme, sia tradizionali che più moderne.

Come può allora un principiante fare una scelta corretta rispetto a una
palestra che insegna uno stile piuttosto che un’altro, o che all’interno dello
stesso stile insegna una forma piuttosto che un’altra?

La risposta è che è molto difficile fare questa scelta, ma cercherò


comunque di darvi qualche suggerimento, in modo da facilitarvi il compito.

Innanzitutto, come è ovvio, occorre fare una lista di palestre che


insegnano nella propria zona. Non riducete l’area di ricerca solo al vostro
quartiere.. 5-10 minuti di bicicletta non hanno mai ucciso nessuno e anzi
possono fortificarvi ulteriormente.

Una volta che l’elenco è completo, si può procedere.

La scelta della palestra giusta si compone di due fattori. Il primo molto è


più importante del secondo a mio avviso, ma occorre comunque cercare un
compromesso tra i due.
Scelta del maestro giusto

In qualsiasi cosa, come nelle arti marziali, la scelta di un buon insegnante


è estremamente importante. Immaginate infatti di iscrivervi a una palestra
sotto casa in cui si pratica proprio lo stile che vorreste praticare ma il maestro
è estremamente incapace. Si finirà inesorabilmente per annoiarsi o ad ogni
modo imparare “solo una serie di movimenti armonici e lenti” che non hanno
nessuna utilità.

Un buon maestro può formare bene i propri allievi; invece un insegnante


che per primo non conosce con un certo grado di precisione quello che spiega
potrebbe farvi perdere tempo e soprattutto interesse verso il corso e la
disciplina. Valutate quindi l’insegnamento della lezione nella scelta di una
scuola, a seconda delle aree di interesse che avete.

Un buon insegnamento dovrebbe sicuramente comporsi almeno dei primi


tre punti che ho precedentemente elencato, lasciando lo sparring a una pratica
più avanzata.

Diffidate inoltre dall’insegnante che non vi corregge le posture!

La mia prima esperienza nel tai chi è stata proprio con un insegnante di
questo tipo: durante tutto l’anno mi era stata insegnata una forma, ma nè io nè
gli altri allievi hanno ricevuto correzioni sulla postura delle singole posizioni.
Tanto vale comprare un dvd a questo punto no?

A questo aggiungo che ci si può trovare o meno in sintonia con


l’insegnante a prescindere dalla sua bravura: se avvertite di non riuscire ad
avere con lui un rapporto che vi soddisfi, per qualsiasi ragione, considerate
altrettanto l’ipotesi di provare altre scuole e altri insegnanti.

Infine, un’ulteriore nota: l’abilità e onestà nell’insegnamento potrete


scoprirla solamente dopo un certo periodo di tempo, nel quale avrete fatto
magari amicizia coi compagni di corso. Sembra un’ovvietà ma è giusto dirlo:
non rimanete in una scuola dove non si apprende correttamente perchè
affezionati ai compagni o al maestro. Se siete lì per fare le chiacchiere va
bene, ma a quel punto vi conviene farlo al bar risparmiando notevolmente in
costi di iscrizione. A lezione si va per imparare qualcosa e non per
chiacchierare (come diceva, inascoltata, la maestra). Al contrario ovviamente,
non mantenetevi distaccati da tutti per paura di affezionarvi.

Scelta dello stile giusto

Gli stili di tai chi sono vari e come detto le forme, anche all’interno dello
stesso stile variano da maestro a maestro.

Per completezza e chiarezza, gli stili “tradizionali” di tai chi sono cinque:
Chen, Yang, Wu Hao, Wu, Sun; i loro nomi derivano da quelli dei capostipiti
dei singoli stili. Ogni stile ovviamente ha sue caratteristiche distintive, ma
senza avere pregiudizi vi consiglio di provare le palestre a prescindere dallo
stile. Col tempo e maggiore conoscenza avrete gli strumenti per decidere se
preferite uno stile all’altro.

Se siete curiosi, potete cercare qualche video su YouTube: anche se non


troverete facilmente un video in cui viene mostrata l’intera forma di uno stile,
potrete comunque avere un’dea di massima delle sue caratteristiche distintive.

Inoltre, tutte le palestre, a inizio corso, propongono delle lezioni di


presentazione in cui cerca di spiegare quello che verrà fatto durante l’intero
anno. Se riuscite, andateci! Sono lezioni solitamente gratuite ma con un
valore enorme nella vostra scelta!

Durante queste lezioni potrete innanzitutto osservare la forma che andrete


a praticare, e rendervi conto dei movimenti che dovrete ripetere. Il più grande
errore che un neofita fa è quello di credersi incapace di rifare quelle movenze.
Messi di fronte a una serie “interminabile” di passaggi, il primo pensiero di
tantissimi principianti è quello di sentirsi inadeguati o di non riuscire a stare
al passo con il maestro o gli altri praticanti presenti.
Non fate questo errore per favore!

Intanto perchè la lezione di presentazione serve per provare e vedere se vi


state divertendo, non ha quindi gli stessi ritmi delle lezioni normali. Tutto è
molto accelerato per darvi un’idea di massima del corso nel suo complesso.

In secondo luogo il maestro si trova lì con l’unico scopo di insegnare a


VOI (come classe) esattamente quello che avete provato. Il suo lavoro sarà
quindi sviluppato in relazione ai singoli praticanti. Solitamente se alla
presentazione si provano tanti movimenti, poi durante l’anno si riprenderanno
da zero, inserendone uno nuovo ogni 3-4-5 lezioni, a seconda di come la
classe risponde.

Ovviamente, se non potete essere presenti a queste prime lezioni di


presentazione potrete avere comunque un’idea di come il corso viene gestito
anche con lezioni di prova successive al suo inizio.

Cercate di incominciare il corso al suo inizio (solitamente nei mesi di


settembre/ottobre) in modo da fare un percorso di crescita completo, ma non
esitate a iscrivervi ora nel caso in cui il corso sia già iniziato. Lasciate che sia
il maestro a valutare se sia possibile per voi unirvi al gruppo oppure no. Non
fatevi frenare dal timore di essere un peso per gli altri, un maestro facilmente
vi dirà chiaro e tondo se può inserirvi nella classe. Senza parlare di una sua
“sincerità verso l’Arte”, per una mera questione economica, se si rende conto
di potervi inserire ed insegnare, lo farà per avere un iscritto in più; al
contrario, se starvi dietro richiedesse troppa distrazione dagli altri allievi, non
lo farà per evitare che altri, più fidelizzati, smettano di andare alle lezioni.

Fate quindi il primo passo. Provate qualche palestra e scegliete la


migliore per voi.
4. Cos’è il qi e la struttura interna?

Sicuramente avrete sentito parlare di qi o chi. Se non l’avete ancora


sentito nominare, accadrà sicuramente proseguendo con la pratica del tai chi.

Questo termine è abusato in moltissimi modi in occidente perché


racchiude in sé diversi significati in Cina. A causa di questa confusione viene
spesso usato a sproposito per spiegare esotericamente il funzionamento del
corpo.

Cerchiamo quindi di fare chiarezza, limitando la spiegazione a quello che


interessa a noi.

Immaginate di aprire una porta: quando spingete in giù la maniglia prima


di aprirla state manifestando il qi nel palmo della vostra mano.

Possiamo allora dire che il qi non è null’altro che una energia fisica che si
può riuscire o meno a esprimere durante un movimento o in posizioni
statiche. Vorrei ribadire il concetto di fisicità di questo tipo di “energia”.
Questo termine non ha nulla a che fare con la magia: l’effetto è puramente
fisico e osservabile da chiunque sappia cosa guardare. Il corpo in una
posizione corretta è in grado di esprimere fisicamente questa “forza”.

Il problema nel comprendere il significato di qi (o anche di definirlo)


risiede nel fatto che l’ascoltatore difficilmente potrà assestare il proprio corpo
in modo da manifestare a sua volta questa energia: le tensioni e la scorretta
postura infatti “spezzano” questa forza e solo dopo un lungo periodo di
pratica si potrà esprimere il qi.

Nel tai chi studiamo tanti movimenti e ricerchiamo il corretto


allineamento del corpo per manifestare questa forza correttamente in ognuno
di essi. Per darvi un’idea, immaginate di voler sollevare un secchio pieno
d’acqua tenendo il braccio esteso verso l’esterno. Sarà pesantissimo vero?
Allo stesso modo invece, se sollevate il secchio tenendolo molto vicino a voi
vi risulterà molto più facile. Questo accade perché tutto il corpo aiuta il
braccio che stringe il secchio a sollevarlo.

Se applichiamo questo esempio al tai chi, dovremo allora cercare una


catena muscolare e articolare che consenta di esprimere forza senza sforzo. A
tal proposito, allora si parla di corretta struttura interna: non avremo solo una
posizione corretta, ma tutti i muscoli e le articolazioni interagiscono per
manifestare la forza correttamente.

Non voglio dilungarmi sui differenti tipi di forze in quanto queste


verranno spiegate estensivamente all’interno di un buon corso in palestra. Per
completezza e per un’idea di massima. però, vi elenco le otto forze usate nel
tai chi:

1) peng (espandere. Come un palloncino che si gonfia)

2) lu (cedere senza ritrarsi. Semplicisticamente è quello che fa un torero


quando all’ultimo istante si sposta lateralmente rispetto a una carica del toro)

3) ji (premere. Un cestista che distende tutto il corpo quando lancia una


palla. Non la lancia ciecamente ma direziona la pressione)

4) an (comprimere. Immaginate di alzarvi da una sedia usando solo le


braccia: se premete lentamente non riuscirete a sollevarvi, se invece usate una
veloce forza di compressione sulla sedia riuscirete a sollevarvi.)

5) tsai (combinazione di lu e an con parti differenti del corpo. Se una


parte cede, l’altra comprime)

6) lie (dividere. Combinazione di peng e ji. Difficile trovare


un’immagine della vita quotidiana, ma in maniera semplicistica quello che
succede quando uscite dalla macchina aprendo la portiera e
contemporaneamente spostandovi all’esterno, “facendovi spazio”)
7) zhou (uso del gomito)

8) kao (uso del tronco del corpo)

Questo elenco non ha nessuna utilità se non quella di rendervi familiari


con questi otto termini, in quanto la comprensione reale delle forze richiede
anni di studio (io personalmente sono ancora lontano dalla loro reale
comprensione).
5. Cos’è e come funziona il dantien e
cosa sono i qua?

Altro termine abusato è “dantien”. I dantien nel corpo sono tre. Possiamo
parlarne dicendo che sono tre importanti snodi (o sfere che possono essere
fatte ruotare) per controllare e indirizzare il qi, la forza. Il dantien superiore si
trova all’altezza della fronte, quello centrale all’altezza del petto e quello
inferiore all’altezza del basso ventre. Generalmente quando si usa il termine
dantien, senza meglio specificare, ci si riferisce all’ultimo di questi tre: quello
inferiore.

Moltissimi parlano di dantien a sproposito, soprattutto quando lo fanno


con i principianti. Innanzitutto, perché si parla solo del dantien inferiore? La
risposta è che idealmente la forza si dovrebbe esprime nel corpo partendo dai
piedi e, proseguendo nel corpo, il bacino è la zona in cui sorgono le prime
grandi rigidità nel praticante. Nello specifico, queste rigidità si hanno nel
muscolo psoas: è infatti necessario ricercare la stabilità del corpo senza l’uso
di questa fascia muscolare “posturale”. Una volta che il corpo sarà abituato a
tenere la posizione senza il suo uso, la curvatura della schiena all’altezza dei
reni si allevierà e la massima forza potrà passare e proseguire per il resto del
corpo. Il dantien, nel momento in cui lo psoas è rilassato, agisce come una
sfera, muovendosi nella direzione che serve per generare forza.

In cina si parla di “qua”: ci si riferisce alla zona di congiunzione tra le


gambe e il busto, all’inguine. Se si prova con la mano a sentire in questo
punto sull’interno coscia si può chiaramente avvertire una fascia muscolare
che prosegue in alto all’interno del corpo.

Nel momento in cui riuscirete a rilassare questi muscoli, potrete ruotare il


busto senza trascinarvi dietro le gambe, che invece rimarranno salde e stabili
senza far crollare le ginocchia all’interno.
Se sentite parlare di qua e del loro rilassamento o di dantien quindi, ora
sapete cosa si intende. Non importa riuscire a rilassare questi muscoli il
primo giorno di lezione: bisogna piuttosto mantenere vigile l’attenzione al
proprio corpo in modo da affinare sempre più la propriocezione fino al punto,
col passare del tempo, in cui riuscirete sia a rilassare i qua che a controllare il
dantien.

Non riuscire a controllare in questo modo il proprio corpo è del tutto


normale e spesso i maestri non si sforzano di ribadirlo a sufficienza,
generando frustrazione nei novizi.
6. Conclusione

Spero di aver raggiunto il mio scopo e non essermi dilungato


eccessivamente. Ho cercato di ridurre al minimo le pagine per mantenere il
testo di rapida lettura per chi vuole affacciarsi al tai chi. Come detto nella
premessa, questo testo nasce dalle domande più ricorrenti che mi sono state
fatte e dai dubbi che mi rendo conto possano nascere nel praticante alle prime
armi.

Il tai chi è un percorso con un inizio e senza una fine. Più andrete avanti
più saprete di essere sulla strada giusta, non demordete!

Se rimanessero comunque dei dubbi e per qualsiasi cosa contattatemi alla


mia mail: taichi.pratico@gmail.com

Cercherò per quanto possibile di aiutarvi a risolvere perplessità.

Se questa breve guida vi è stata utile e vi è piaciuta, per piacere lasciate


una recensione su Amazon. Per me è un grande aiuto e mi spingerà a scrivere
aggiornamenti di questo libro e scriverne altri, più approfonditi.

Grazie per il vostro tempo,

A presto
Livio

[1]Occidentalizzazione del termine “gong fu”. È da chiarire, inoltre, che il


termine gong fu in Cina sta ad indicare qualsiasi pratica che per essere
perfezionata richieda tempo e impegno e non è riferito solo alle arti marziali.

[2] taolu in cinese


[3] neigong
[4] tuishou
[5] sanshou

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