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Armando Elle
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The Testing Effect: che cosa è e a


cosa serve il Richiamo Attivo
Aggiornato il 24/07/2019 da Armando Elle – 16 Comments

Il richiamo attivo è uno dei pilastri di un metodo di apprendimento efficiente, e sfrutta il


principio per cui la memoria di lungo termine è stimolata dal tentativo stesso di cercare di
ricordare. 

Pensa per un attimo a quando cerchi di imparare qualcosa: probabilmente passi la


maggior parte del tuo tempo di studio a leggere e rileggere, fino a quando le informazioni
e i concetti vengono capiti, elaborati e infine ricordati dal tuo cervello. 

Si tratta di un processo di apprendimento passivo, molto lento, molto ripetitivo, e che


spesso dà risultati scadenti, per lo meno rispetto al tempo che hai impiegato. 
Perché allora, ti chiederai, la maggior parte degli studenti utilizza le ri-letture multiple
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Beh, perché rileggere è facile!

Basta che ti metti il libro davanti e lo fai: non è necessario né concentrarsi né sforzarsi.

Anzi, sicuramente ti sarà capitato di leggere anche per ore consecutive pensando
serenamente ai fatti tuoi, arrivando a fine capitolo senza avere la più pallida idea di quello
di cui si è parlato. 

Ora, certamente anche sulla lettura si può lavorare molto rendendola più attiva e quindi
più efficace.

Per esempio con lo skimming e la lettura veloce, oppure formattando gli appunti in
maniera differente, o anche solo imparando a concentrarsi meglio. 

Tuttavia poche cose sono efficaci come il richiamo attivo. 

Ok, ma che cosa è il richiamo attivo?


Prendi un libro, leggi una ventina di righe, chiudi il libro, conta fino a 30 o a 60, e poi
prova a ricordare quello che hai letto: ecco, questo è il richiamo attivo. 

Per completare il ciclo poi, e massimizzare comprensione e memoria, ritorna sul testo e
verifica la qualità e quantità del tuo ricordo.

Controlla insomma: 

Quello che ti sei ricordato


La precisione con cui lo hai ricordato
Quello che NON ti sei ricordato

Semplice vero? Sì e no.

Sì perché in effetti è un procedimento quasi banale. No perché, se provi a farlo, scoprirai


quanto è faticoso!

Una volta che hai letto un pezzo di testo, hai chiuso il libro, e ti metti a cercare di
ricordare, scoprirai infatti che, di primo acchito, ti sembra di non ricordare davvero nulla.
Buio totale o quasi. 

Ed è cercando di superare questo buio totale che avvengono dei fantastici processi di


elaborazione e memorizzazione del materiale che hai letto: le tue sinapsi cerebrali
cominciano a sparare ad altissima intensità e si creano i primi “barlumi” di ricordo che poi
svaniscono o si rafforzano, mescolandosi fra di loro e prendendo forme più definite e
concrete.
Si fa allora un po’ di luce nel buio e ti rendi conto che in effetti qualcosa la ricordi …. e che
magari quel qualcosa ti fa ricordare anche qualcos’altro … e così via. 

Fino a che, come sforzo finale, ripeti ad alta voce tutto quello che ti è venuto in mente,
consolidandolo in maniera davvero molto forte: l’hai già passato, come per magia, nella
memoria a lungo termine.  

E non è questa l’unica magia che ottieni …

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Tutti i vantaggi del richiamo attivo


Fra studiare per un’ora leggendo e rileggendo lo stesso testo, e studiare per un’ora
intervallando lettura e richiamo attivo, le differenze di risultato sono enormi, e sono state
dimostrate da più di 50 anni di ricerche ed esperimenti di psicologia cognitiva. 

I vantaggi del richiamo attivo sono insomma dimostrati ed evidenti per quanto riguarda
l’elaborazione e il passaggio delle info nella memoria a lungo termine. 

Ce ne sono però degli altri, più sottili, meno studiati, ma secondo me quasi altrettanto
importanti. 

Il richiamo attivo infatti:

1. Ti fa capire davvero quello che sai e che non sai

Pochissimi studenti sono in grado di dare un giudizio corretto su quello che sanno e quello
che non sanno, specialmente poi se hanno appena finito di leggerlo.

Alcuni tendono a sopravvalutare quello che hanno imparato, scambiano cioè il fatto di
“aver capito” una cosa con il “saperla”. 

Altri, magari per un carattere un po’ ansioso, tendono a sottovalutare quello che sanno,
e quindi a studiare più tempo e con molta preoccupazione in più del necessario.
Che tu appartenga all’una o all’altra categoria, testarti continuamente durante lo studio ti
permetterà di stimare in maniera molto più accurata quello che sai e quello che non sai,
aggiustando di conseguenze la tua strategia. 

2. Ti può aiutare a motivarti meglio 

Tutti sappiamo che aggiungere una componente di gioco o di sfida può rendere
interessanti anche le attività più noiose.

Il fatto allora di sapere che, alla fine di ogni sessione di lettura, ti farai un piccolo test di
richiamo attivo, può essere uno stimolo motivante, o che comunque ti farà annoiare
meno. 

Prova allora a vivere il richiamo come una gara contro te stesso (senza stress però, che
non è il caso), cercando di ricordare di più e in maniera più precisa. 

3. Ti fa stare più concentrato

Abbiamo già detto che leggere per ore consecutive spesso significa semplicemente far
rotolare gli occhi sul libro mentre pensi ad altro. 

Se però la lettura viene spezzettata, e al termine di ogni pezzettino fai una sessione di
richiamo attivo, sarà chiaramente più facile mantenere una miglior concentrazione
globale, passando dalla modalità “cervello passivo” alla modalità “cervello attivo”.  

4. Ti prepara all’esame finale o all’interrogazione

Quante volte capita?

Sai una cosa, l’hai capita, l’hai memorizzata, e poi quando è il momento di usarla, per
esempio di fronte al professore all’esame … BUM! Buio totale e panico. 

Stati emotivi negativi, un momento no, una giornata sfortunata, possono influenzare la tua
performance e farti rendere molto meno di quanto meriti. 

Se però hai abituato il tuo cervello a lavorare contro il buio totale in centinaia di sessioni di
richiamo attivo, ecco che all’esame sarai mentalmente molto più forte. 

Avrai infatti vissuto la sensazione del buio totale così tante volte che ti farà meno paura. 

E l’avrai già superata così tante volte da avere un armamentario di strategie in testa per
farle fronte al meglio. 

Modalità differenti di richiamo attivo


Finora abbiamo parlato di un unico schema: leggi un pezzo di testo, chiudi il libro, provi a
ricordare, apri il libro e controlli. 

Ci sono però in realtà altre due modalità di richiamo attivo: 

Richiamo con riconoscimento (“recognition”): è tipico dei test a risposta multipla, in


cui non devi ricordare da zero una info, ma riconoscerla fra una serie di alternative.
Questo approccio richiede uno sforzo minore, ma dà anche risultati minori. Inoltre, se i
test non sono già preparati da altri, dovrai farteli tu, e questo richiede tempo (anche se
però il prepararli ti aiuterà moltissimo a capire e memorizzare). Può comunque essere
utile ogni tanto usare questa modalità, un po’ per variare lo studio e  un po’ per abituarsi
agli esami a scelta multipla. 

Richiamo con indizio (“clue”): lo fai per esempio quando ripassi con il libro aperto
buttandoci di tanto in tanto un occhio, o quando ripassi con un amico che ti interroga e ti
“imbecca” un po’ sulle risposte. In questa modalità il richiamo è molto più facile e
soprattutto veloce. In generale quello con il libro aperto lo sconsiglio, a meno che non sia
un ultimo ripasso super-veloce. Con il compagno che interroga invece, soprattutto se ne
trovi uno paziente, capace, e più preparato di te, può essere davvero utile. 

Consigli Pratici
Abbiamo visto che cosa è e come funziona il richiamo attivo, ma magari ora hai qualche
dubbio su come incorporarlo nella tua strategia di apprendimento. 

Qua, chiaramente, non ci sono ricerche scientifiche che possano aiutarci più di tanto, è
una questione di pratica, esperienza e gusto personale. 

Ti posso dire però come la vedo io, e darti delle linee guida: 

Quando affronti per la prima volta un libro di testo, non usare il richiamo attivo, ma
cerca anzi di leggerlo tutto il più velocemente possibile. Hai bisogno infatti di
costruirti velocemente quella che io chiamo mappa del percorso, e  che ti orienterà
nello studio successivo. Comincia invece ad usarlo già dalla seconda lettura!
Non utilizzarlo solo con i testi, ma anche con gli appunti o qualunque altro formato
utilizzi per imparare. Se, per esempio, stai imparando guardando dei video, fai il
richiamo attivo anche su questi. 
Spezzetta il contenuto tenendo conto del suo grado di difficoltà e della quantità di
dati da ricordare: più il contenuto è difficile e intenso, più dovrà essere
spezzettato. 
Spezzetta il contenuto sulla base della tua conoscenza del medesimo: ad ogni
ripasso quindi dovrai allungare le sezioni in cui lo hai diviso. 
Ripeti ad alta voce quello che hai ricordato, e poi ricontrolla sempre nel testo qualità
e quantità del ricordo. (E’ questa la fase di consolidamento per me più importante). 
Incorpora se puoi anche altre tecniche (come per esempio quelle di memoria, ma
anche semplicemente una mappa concettuale o uno schema), già nella fase di
controllo di quanto hai ricordato. 
Non sempre il richiamo attivo deve essere preceduto da una fase di lettura,
soprattutto quando fai i ripassi successivi. La fase di controllo invece, per quanto
breve, ci deve sempre essere!
Per alcuni tipi di informazioni, in particolare quelle di grande dettaglio, o le parole
nuove in lingua straniera, la miglior forma di richiamo attivo è costruire delle
 flashcards (anche qui, ma è facoltativo, puoi utilizzare tecniche di memoria come il
keyword method). 
Nella prima fase di studio il richiamo deve essere fatto subito dopo la lettura. Nei
ripassi invece cerca di trovare degli intervalli ottimali per il materiale che stai
studiando, secondo i principi della ripetizione spaziata. 

Idee fondamentali sul richiamo attivo


Mi viene voglia di chiederti, ora che sei arrivato alla fine dell’articolo, di chiudere il PC e
provare a ricordarti il più possibile di quello che hai letto … Ma sarebbe un colpo basso,
per di più per il fatto che quando leggiamo a schermo siamo ancora più distratti e frettolosi
del solito. 

Ti faccio io allora un riassunto delle idee base da “portarti via” da questa lettura: 

Il richiamo attivo è un po’ faticoso, ma è un metodo molto efficiente di elaborazione e


memorizzazione delle informazioni. Molto più efficiente che leggere e ri-leggere. 
Oltre a questo favorisce consapevolezza, concentrazione e motivazione. E ti
prepara allo stress da esame
Nella sua essenza è molto semplice: leggi, chiudi il libro, provi a ricordare, controlli.
Quando ripassi puoi saltare il “leggi”. 
Esistono delle varianti, meno efficaci ma da tenere in considerazione: “recognition” e
“clue”. 
Come sempre quando si parla di studio, non pensare di fare tutto con un solo
“trucco”. Il richiamo attivo deve essere incorporato in strategie di studio più ampie e
può a sua volta incorporare tecniche varie. 

Infine, davvero: se non usi il richiamo attivo perdi una enorme occasione per studiare
meglio e più in fretta, quindi, provalo! 

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Comments

Antonio says

19/08/2019 at 9:36 am

Articolo interessante, però non ho capito come funziona la fase di controllo, quello
che non ricordo va riletto e ripetuto subito dopo oppure bisogna prima terminare
tutto il paragrafo/capitolo?

Rispondi

Gianluca says

16/06/2019 at 11:05 pm

Caro Armando, mi sono venuti due dubbi sul richiamo attivo. Quando affermi di
usarlo a partire dalla seconda lettura intendi dopo lo skimming o dopo lo skimming
insieme a una lettura veloce intera?

L’altro è dopo aver effettuato la lettura, e aver effettuato il richiamo attivo avrebbe
senso trasformare la parte capita in uno schema a cascata per poi trasformarla in
una sorta di mappa concettuale e infine applicare in ultimo su queste le tecniche di
memoria sapendo che prima hai già organizzato le idee e hai compreso il
materiale?

Infine ti ho scritto anche un email, appena trovi il tempo sarebbe un piacere se mi


dessi qualche parere e cmq bell’articolo

Rispondi

Armando Elle says


30/06/2019 at 7:37 pm

Per la maggior parte delle materie si può così: skimming + lettura veloce su
tutto. Poi, seconda lettura con richiamo attivo ogni tot pagine (o paragrafi, a
seconda della situazione).
Completamente d’accordo sulla trasformazione in schema successiva, è
utilissima. Applicazione finale delle tenciche è facoltativa, ma certamente utile
se già le padroneggi un po’.

Un saluto

Rispondi

Elizabeth says

13/02/2019 at 7:49 am

Grazie, molto utile. Anche io trovo difficoltà a costruire il palazzo. Sono molto
riconoscente, i suoi articoli mi sono di un enorme aiuto.

Elizabeth

Rispondi

Armando Elle says

20/02/2019 at 6:52 pm

Grazie a te!

Rispondi

Enrico Fravili says

28/01/2019 at 5:51 am

Articolo letto grazie alla mail di…..richiamo attivo, se mi si passa il gioco di parole.
Nel passato (molto molto lontano…ahimè) mi è capitato di fare una cosa che mi ha
ricordato questa tecnica: pochissimi giorni per studiare un esame di fitopatologia
(…..sono agronomo….) tantissime nozioni e quindi? Ho fatto a pezzetti esatti il
materiale, l’ho suddiviso nei giorni che mi separavano dalla prova e ogni giorno ne
facevo un pezzetto esatto. Alla fine della giornata ripassavo il lavoro del giorno e
quello dei giorni precedenti; alla fine per ripassare tutto impiegato una giornata e
per studiare mezz’ora.

Funzionò benissimo; il metodo ha delle connessioni col richiamo attivo, a mio


avviso. Cmq grazie gli articoli e gli argomenti sono interessantissimi anche per un
“vecchietto” sessantaduenne.

Vale!

Enrico

Rispondi

Armando Elle says

29/01/2019 at 4:11 pm

Grazie a te Enrico

Rispondi

Andrea says

25/01/2019 at 10:28 am

Come al solito, un contenuto molto utile e stimolante. Grazie per la generosità!


Andrea Mersi

Rispondi

joachim says

21/01/2019 at 8:23 am

Articolo bellissimo e utilissimo. grazie infinite.

Rispondi
Armando Elle says

21/01/2019 at 4:14 pm

Grazie a te!

Rispondi

Marco says

21/01/2019 at 7:11 am

Per alcuni aspetti trovo la tecnica del richiamo attivo molto simile al palazzo della
memoria che da poco ho conosciuto e applico un po ovunque. L’articolo secondo
me ha un grande valore, dato che è assurdo che si studi ancora con un metodo (se
così lo si può chiamare il leggere e ripetere) che forse andava bene alle elementari
e alle medie.

Rispondi

Armando Elle says

21/01/2019 at 4:16 pm

Assolutamente d’accordo; non ho mai capito perché a scuola non si insegni a


studiare bene. Ormai si sono accumulati decenni di ricerche di psicologia
cognitiva e si sa molto bene cosa funziona e cosa non funziona. Eppure nelle
scuole spesso continuano a farti fare quello che non funziona (o funziona
poco).

Rispondi

Davide says

08/03/2019 at 10:17 am

Il palazzo della memoria non ti permette di interiorizzare le nozioni. È una


memoria artificiale, che se non ripassata finisce nell’oblio. Secondo me è
molto peggio studiare col palazzo perchè il tempo che dedichi per
costruirlo lo puoi spendere per riflettere sui concetti, interiorizzandoli al
maglio. Cosa me pensi?

Rispondi

Armando Elle says

12/03/2019 at 3:01 pm

Il palazzo della memoria non è un metodo di studio, non è un sistema


di elaborazione e analisi dati,è semplicemente un metodo
mnemonico alternativo al ripetere 100 volte le stesse cose, ed è
anche estremamente più efficiente. Mentre, soprattutto quando devi
ricordare in ordine, la memoria per ripetizione è molto inefficiente. Il
problema di chi usa il palazzo è che lo utilizza un paio di volte, senza
avere chiaro come fare, e poi lo molla lá, senza rendersi conto che
ogni tecnica per essere efficace richiede esercizio per ottenere
maestria nell’utilizzarla. Quindi, perdonami, ma affermare che il
palazzo della memoria toglie tempo invece che fartelo guadagnare è
come affermare che scendere con gli sci a valle è meno rapido che a
piedi. E’ vero solo se non sai andare sugli sci : ) . E non è che
leggendo un articolo o seguendo un week end di lezioni si impara a
sciare. Quindi, per risponderti: se uno investe sufficiente tempo per
imparare a costruire palazzi in maniera rapida ed efficace,
risparmierà migliaia di ore di studio. Se uno invece pensa da subito,
dopo aver letto una volta come si fa, di costruire palazzi in maniera
rapida ed efficiente per poi usarli per studiare, chiaramente fa un
errore di valutazione. Se uno deve dare un unico esame in tutta la
vita, non gli conviene investire tempo per imparare tecniche
avanzate: tanto vale studiare direttamente. Se invece uno deve
imparare per anni, o addirittura l’acquisizione di nuova conoscenza
dura tutta la vita, allora sì che vale la pena investire tempo per
imparare tecniche più efficienti. Sul “capire per ricordare” poi,
bisogna essere onesti: pochi sono i concetti veramente difficile da
capire! Il problema vero si ha invece nel ricordarli. E poi, se non
ricordi, come puoi capire? non sei infatti in grado di costruire
analogie, fare confronti, utilizzare la tua esperienza. La memoria
insomma è funzionale al capire molto più che non il capire al
memorizzare. Infine, un’ultimo parere: il palazzo della memoria è
anche funzionale al ragionamento. Perché? Perché se tu leggi un
testo, non è che puoi poi appiccicartelo in testa parola per parola col
palazzo della memoria. Devi invece: selezionare le informazioni
rilevanti; capirle così a fondo da essere in grado di esprimerle con
una unica o al massimo due parole; essere infine in grado di
rappresentarle efficacemente con una immagine per insierirle poi nel
tuo palazzo. Quindi: selezione -> sintesi -> rappresentazione
simbolica. Mi sembra che quets lavoro preliminare a cui ti costringe il
palazzo della memoria sia a buon titolo un “riflettere sui concetti per
interiorizzarli al meglio”. Un saluto! A.L.

Rispondi

Giuseppe says

18/01/2019 at 8:34 am

Caro Armando,

ti seguo da un po’ di tempo con piacere e ho visto che, fortunatamente, hai


ricominciato a scrivere sul blog. Diciamo che ho sempre utilizzato questa tecnica
del richiamo attivo, pur non essendo consapevole della sua esistenza, ma da
qualche tempo stavo cercando di apprendere le diverse tecniche di memoria di cui
parli sul blog (soprattutto per il palazzo), sebbene con diverse difficoltà.

Arrivo al dunque:

Sebbene tu abbia citato le tecniche di memoria, consigliando di integrarle con il


richiamo attivo, mi sembra che queste mal si conciliano con la tecnica del

Dal momento che sono ancora acerbo, potresti darmi qualche consiglio su come
utilizzare le tecniche insieme, con la speranza di passare quanto prima a quelle del
palazzo?

Rispondi

Armando Elle says

21/01/2019 at 4:21 pm

Ciao Giuseppe, ti faccio un paio di esempi:


1 – subito dopo aver fatto il richiamo attivo su un segmento di testo, isola le 2-
3 parole chiave che ne rappresentino i concetti fondamentali e dopo averle
trasformate in immagini inseriscile nel tuo palazzo.

2 – quando torni sul libro a controllare come è andato il richiamo, spesso


troverai elenchi di dati, o una tabella, o delle date, che ovviamente non sei
riuscito a ricordare col richiamo (tipicamente, ricorderai magari che c’è una
tabella con dei dati, ma non ricorderai precisamente i loro valori). Se reputi che
quella info sia importante (ricorda sempre di selezionare le info!), è quello il
momento di usare una tecnica per mandarla a memoria (es. conversione
fonetica se sono numeri, ramificazione su locus di un palazzo se è un elenco,
etc).

Fammi sapere come va!

Un saluto

Rispondi

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