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Concezione Dell'eguaglianza Nel Socialismo Francese. Babeuf, Saint Simon, Fourier - Filippo Bianchi
Concezione Dell'eguaglianza Nel Socialismo Francese. Babeuf, Saint Simon, Fourier - Filippo Bianchi
FACOLTÀ’ DI ECONOMIA
CONCEZIONI DELL’EGUAGLIANZA
NEL SOCIALISMO FRANCESE:
BABEUF, SAINT-SIMON, FOURIER
Relatore:
Chiar.mo Prof. MARCO BIANCHINI
Correlatore:
Dott. TERENZIO MACCABELLI
Laureando:
FILIPPO BIANCHI
Indice
Introduzione p. 3
I. François-Noël Babeuf 13
Conclusione 188
Bibliografia 205
3
Introduzione
di relazione formale, che può essere riempita dei più diversi contenuti”1.
diverse sfere nel rapporto tra uomo e società e tra gli uomini all’interno della
al quale corrisponde la parità dei cittadini di fronte alla legge e a tutti gli atti
agli eguali diritti di partecipare alla vita politica attiva e passiva; infine
economiche simili), in altri ci possono essere forti contrasti, nel senso che la
esempio attraverso interventi che ledono i diritti patrimoniali dei cittadini più
facoltosi. Ci sono autori, poi, come Hayek, che arrivano anche a sostenere che
4
S. Veca, Libertà e eguaglianza. Una prospettiva filosofica, in A. Martinelli, M. Salvati, S. Veca,
Progetto 89. Tre saggi su libertà, eguaglianza e fraternità, Il Saggiatore, Milano, 1989, p. 27.
5
T. H. Marshall, Cittadinanza e classe sociale, Torino. UTET, 1976, p. 9, cit. in S. Veca, Libertà
e eguaglianza. Una prospettiva filosofica, in A. Martinelli, M. Salvati, S. Veca, Progetto 89. Tre
saggi su libertà, eguaglianza e fraternità cit., p. 31.
6
Riguardo ai contrasti tra spazi diversi in cui si richiede la diseguaglianza, cfr. Sen, La
diseguaglianza, cit., pp. 182 e segg.
5
legge7.
affermazioni di principio, nelle diverse vicende che vanno sotto il nome della
che precede la Costituzione del 1793 si afferma che gli uomini sono per natura
statuita dalla Carta dell’89, in una direzione non ben definita10 e dalla quale
7
F. A. Hayek, Nuovi studi di filosofia, politica, economia e storia delle idee, , Armando, Roma,
1988, p. 158, cit. in D. Losurdo, L’egalité e i suoi problemi, in A. Burgio, D. Losurdo, J. Textier (a
cura di), Egalite/Inegalite, Quattroventi, Napoli, 1990, p. 141.
8
Chevallier J. J., Storia del pensiero politico, volume III, Un’epoca di transizione: 1789-1848, Il
Mulino, Bologna, 1986, p. 311.
9
A. Martinelli, I principi della Rivoluzione francese e la società moderna, in A. Martinelli, M.
Salvati, S. Veca, Progetto 89. Tre saggi su libertà, eguaglianza e fraternità, cit., p. 57.
10
Ibid., p. 66.
6
Figli più o meno diretti della Rivoluzione e dei principi che con essa si sono
vengono inclusi nel gruppo, del resto dai contorni un po’ indefiniti, che va
lavoro svolto.
legato alla “apparizione sulla scena” di ognuno dei tre autori. Viene così prima
11
Ibid., p. 71.
12
Tutti e tre gli autori vissero in maniera diretta, seppur in modi decisamente diversi anche a causa
delle loro fortemente dissimili condizioni socio-economiche, il periodo rivoluzionario. Del resto tutti e
tre, durante quegli anni, trascorsero un certo periodo in carcere; gli esiti di quella esperienza, senza
conseguenza per Fourier e Saint-Simon, saranno ben diversi per Babeuf.
13
Semplificando al limite dell’errore: Babeuf, uomo del popolo, lotta per l’affermazione di ciò che
è stato definito “comunismo dei bisogni”, in cui si realizza un’eguaglianza reale ed assoluta; Saint-
Simon ex-nobile propone un socialismo gerarchico; Fourier, infine, commerciante e piccolo borghese
immagina un mondo in cui le passioni di ognuno siano liberate da ogni falsa morale e soddisfatte
pienamente.
7
capitolo conclusivo.
premesse e principi sviluppatesi tra la fine del XVIII° e l’inizio del XIX°
secolo intraprendono tre strade diverse e parallele 14 che, nascendo dallo stesso
assai distanti per ciò che riguarda il problema della distribuzione delle
ricchezze15.
14
E’ assai significativo il fatto che nelle opere dei tre autori, benché contemporanei
(l’affermazione è, in un certo senso, inesatta nel caso di Babeuf, il quale benché nato lo stesso anno di
Saint-Simon morì ghigliottinato nel 1797, quando gli altri due non avevano ancora pubblicato le loro
principali opere), non ci siano riferimenti reciproci agli altri, se si esclude la feroce critica di Fourier
contenuta nell’opuscolo Imposture e ciarlatanerie delle due sette di Saint-Simon.
15
Babeuf, Saint-Simon e Fourier sono tra loro più vicini come pensiero per quel che riguarda
l’eguaglianza civile e politica. Tutti e tre, infatti, seppur con motivazione e soprattutto modalità
diverse, sostengono, sostanzialmente, una assoluta eguaglianza civile e politica tra gli uomini.
16
F. N. Babeuf, Tribun de peuple, n. 35, 9 frimaio ann IV (30 novembre 1795), trad. it. in Id., Il
tribuno del popolo, a cura di B. Maffi, Muggiani, Milano, 1945, p. 64.
8
presenza inevitabilmente costante nelle loro opere, non è quasi mai affrontato
fra gli uomini diventa carattere naturale delle loro costruzioni sociali.
In ogni caso, tra gli innumerevoli criteri 20 proposti è possibile fare una netta
richiede e sostiene l’eguaglianza reale, l’unica che permetta a tutti, allo stesso
caso di Babeuf, alla convinzione che non solo i bisogni fondamentali delle
esempio, ricollega la distribuzione delle risorse a ciò che chiama i tre fattori
20
Per un sintetica panoramica dei principali criteri distributivi, cfr. N. Bobbio e N. Matteucci,
Dizionario di politica, UTET, Torino, 1976, pp. 1066- 1067.
21
Cfr. D. Losurdo, L’egalitè e i suoi problemi, in A. Burgio, D. Losurdo, J. Textier (a cura di),
Egalite/Inegalite, cit., p. 139.
10
intenda precisamente, anche se, soprattutto alla luce degli ultimi sviluppi del
regolate non tanto sul merito individuale, quanto sui servizi resi da ognuno
22
A. Burgio, L’ineguaglianza legittima, in A. Burgio, D. Losurdo, J. Textier (a cura di),
Egalite/Inegalite, cit., p. 87.
23
E’ interessante la distinzione che Thomas Nagel fa tra eguaglianza negativa e positiva delle
opportunità. La prima concerne l’eliminazione della discriminazione intenzionale: razziale, sessuale,
religiosa ed etnica. La seconda è connessa al “vantaggio ereditario consistente nel possesso di risorse
e nell’accesso ai mezzi per ottenere qualificazioni in vista di posizioni competitive aperte” (T. Nagel,
I paradossi dell’uguaglianza, Il Saggiatore, Milano, 1993, pp. 130-131).
11
soddisfazione dei bisogni, con il rischio, ipotizzando che l’uomo sia per natura
24
Per interessanti considerazioni sul rapporto tra eguaglianza e creazione dell’abbondanza, cfr. A.
M. Iacono, Congetture illuministiche sulla storia della civiltà, in A. Burgio, D. Losurdo, J. Textier (a
cura di), Egalite/Inegalite, pp. 108-109.
25
D. Losurdo, L’egalitè e i suoi problemi, in A. Burgio, D. Losurdo, J. Textier (a cura di),
Egalite/Inegalite, cit., p. 139.
26
J. L. Talmon, Le origini della democrazia totalitaria, Il Mulino, Bologna, 1967, p. 207.
12
Capitolo primo
François-Noël Babeuf
Introduzione
completa. Per questo, il suo pensiero è, a volte, oscuro nei particolari: non è
peuple.
è opportuno rifarsi anche agli scritti di altri membri della congiura: Analisi
27
C. Mazauric, “introduzione” a F. N. Babeuf, Il Tribuno del Popolo, Editori Riuniti, Roma, 1969,
p. 45.
13
Del resto, pur non essendo agevole individuare quale fu la parte dei vari
scrive:
Nessuno degli accusati era più impacciato di Babeuf nella difesa dalla risoluzione, presa
quasi tutti presso di lui, e contenenti, in tutte lettere, l’organizzazione, il piano, gli atti e la
corrispondenza del comitato insurrezionale, ce n’erano più di cento scritti di sua mano. La
membri della società e dalla convinzione che questa può essere raggiunta solo
dei sanculotti a Parigi, danno al suo pensiero spunti del tutto nuovi, facendogli
Babeuf immagina una società, in cui non esiste proprietà, dove ogni
sociale esistente.
33
A. Galante Garrone, Buonarroti e Babeuf, cit., p.80.
34
G. Manacorda, “introduzione” a F. Buonarroti, Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf,
cit., p. XXXVI.
15
Cenni biografici
riceve un’educazione intellettuale che gli permette di emergere dagli strati più
dopo aver conosciuto la miseria sua e della sua famiglia, grazie al suo lavoro 36,
un’opera di riforma fiscale, in cui Babeuf lascia intendere che quella non è che
35
Le notizie riguardanti la vita di Babeuf sono tratte da: F. N. Babeuf, Il Tribuno del Popolo, a
cura di C. Mazauric, cit.; M. Dommanget, Babeuf e la Congiura degli Uguali, cit.
36
La professione di Babeuf consisteva nel ricostruire e determinare i diritti signorili gravanti sulle
terre, a profitto dell’aristocrazia terriera.
16
liberarlo.
Nel 1793, Babeuf è di nuovo a Parigi dove, deluso dalle incertezze della
Darthé a morte, Buonarroti e altri alla deportazione. E’ noto che, all’atto della
pronuncia della loro condanna, Babeuf e Darthé si colpirono con uno stiletto e
Presupposti teorici
eguaglianza naturale. Ogni aspetto della dottrina, dal rifiuto della proprietà
reale, intesa come distribuzione egualitaria assoluta dei beni e del lavori, dal
pensatori del XVIII secolo, ma, al tempo stesso, questi medesimi principi
dei sanculotti39.
effettiva, non solo nei diritti civili, ma anche in quelli politici e, soprattutto,
armata.
grande senso della realtà, per sovvertire l’ordine sociale esistente con quello
albori, per poter sentir parlare di rivolta del proletariato, ma Babeuf era
39
A. Galante Garrone, Buonarroti e Babeuf, cit., p. 120.
40
Cfr. G. Manacorda, “introduzione” a F. Buonarroti, Cospirazione per l’eguaglianza detta di
Babeuf, cit., pp. XLIII-XLVIII.
19
pensiero, comunista42: per gli Eguali, la comunità dei beni è l’unico sistema in
sociale44.
osserva come viene intesa la felicità sociale. Per Babeuf, illuminista fino in
Essa può essere raggiunta, solamente, in una società fondata sul principio
altri aspetti ed, in particolare, per quel che riguarda la distribuzione delle
minimo, è solo uno dei primi passi per arrivare alla vera eguaglianza; l’uguale
canoni metafisici come la felicità sociale: Babeuf è, dal principio alla fine della sua vita, un filosofo
del XVIII secolo” ( C. Mazauric, nota 3 a F. N. Babeuf, Il tribuno del popolo, cit., p. 82).
46
“... Allora, si è logicamente portati a riflettere sui diritti primordiali dell’uomo: li si discute, si
esamina quali sono allo stato di natura e quali diventano col passaggio allo stato sociale: si riconosce
che la natura ha fatto nascere gli uomini eguali in diritti e bisogni, e che la sorte di ogni individuo non
dev’essere alterata dal passaggio alla vita sociale; che gli istituti civili, lungi dal turbare la felicità
comune - frutto della conservazione di quest’eguaglianza - non hanno se non il compito d’impedirne
la violazione” (F. N. Babeuf, Tribun du peuple, n. 34, cit., trad. it. in Id., Il tribuno del popolo, a cura
di B. Maffi, cit., p. 57).
47
M. Robespierre, Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, art. 2, in F. Buonarroti ,
Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per l’eguaglianza detta di
Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit, p. 271.
48
F. N. Babeuf, Lettera a Charles Germain, 10 termidoro anno III (28 luglio 1795), trad. it. in Id.,
Il tribuno del popolo, a cura di B. Maffi, cit., p. 131.
21
dissimili tra loro. In ogni caso, anche se così non fosse, l’unica cosa certa e
...la natura ha fatto gli uomini eguali: ma come e in che cosa? E’ quel che importa
conoscere a fondo.
Coloro che approvano le ineguaglianze sociali, pretendono che esse siano inevitabili,
perché, secondo loro, traggono la loro origine da quelle che la natura ha posto tra gli
Poiché gli uomini, essi dicono, differiscono naturalmente nel sesso, nella stature, nel
colore, nei tratti del volto, nell’età e nel vigore delle membra, non possono essere uguali né
in potenza né in ricchezza; l’eguaglianza, sia naturale, sia sociale, è dunque una vera e
propria astrazione.
(...)
49
A. Galante Garrone, Buonarroti e Babeuf, cit., p. 134.
50
L’ideologia babouvista da enorme importanza all’educazione come strumento per assicurare
l’eguaglianza e l’emancipazione dei poveri. Le differenze di istruzione diventano infatti un arma in
mano ai potenti per assicurare le loro posizioni di predominio. L’educazione deve di conseguenza,
come un qualsiasi bene reale, essere assicurata a tutti.
22
C’è fra gli uomini, dicono i partigiani dell’ineguaglianza, un’altra differenza naturale che
si riflette necessariamente nella loro cultura e nella loro posizione sociale: quella
dell’intelligenza...
Tuttavia un sentimento segreto sembra avvertirci che le cose non sono state ordinate così
dall’autore della natura, e che, se gli uomini comunemente ben costituiti non hanno tutti la
stessa capacità di intendere, la differenza che esiste fra di loro a tal riguardo, è determinata
molto meno dalla diversità di conformazione, che da quella delle circostanze in cui si sono
trovati. Chi può dubitare che molti uomini ignoranti non sarebbero stati tali, se avessero
impossibile vedervi la fonte delle differenze di ricchezza e di potenza che esistono nella
società, perché non è affatto vero che i beni e l’autorità siano comunemente il retaggio del
pensare, a volere, a comunicare le proprie idee e a comprendere quelle dei propri simili, a
conformare le proprie azioni alla norma, l’odio della costrizione e l’amore della libertà
esistono press’a poco nello stesso grado in tutti gli uomini sani e ben costituiti. Tale è la
legge di natura da cui emanano, per tutti gli uomini, gli stessi diritti naturali.
(...)
Non v’è dubbio che la disparità delle forze fisiche possa turbare, almeno
51
F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit. trad it. in Id, Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., pp. 12-13, nota 4.
23
all’eguaglianza naturale: essa deve esplicarsi non solo sul piano dei diritti o
identica per tutti. Babeuf rifiuta il principio della giustizia distributiva; dal
diritto ad avere gli stessi mezzi per soddisfarli e questo diritto deve essere più
o alle capacità.
24
Proveremo che, per un membro del corpo sociale, tutto quanto è al disotto della
soddisfazione dei suoi bisogni d’ogni genere e di tutti i giorni, è il frutto di una spoliazione
della sua proprietà naturale individuale, operata dagli accaparratori dei beni comuni.
Che, per ciò stesso, tutto ciò che un membro del corpo sociale ha al disopra della
soddisfazione dei suoi bisogni d’ogni genere e di tutti i giorni è il frutto di un furto, compiuto
ai danni degli altri associati, il quale priva necessariamente della sua parte di beni comuni un
all’interno della società identicamente utili alla comunità, per cui essi non
come le idee sulle diverse capacità degli uomini siano sbagliate e frutto di
cattivi pregiudizi.
Che la differenza di valore e di merito nel prodotto del lavoro umano riposa unicamente
52
F. N. Babeuf, Tribun du peuple, n. 35, 9 frimaio, anno IV (30 novembre 1795), trad. it. in Id., Il
tribuno del popolo, a cura di B. Maffi, cit., p. 77.
25
Che a torto, in base a questa opinione, si è stimata la giornata di lavoro di chi fabbrica un
messo quest’ultimo in grado di ottenere il patrimonio di cento operai contadini, da lui in tal
modo espropriati.
Che tutti i proletari sono divenuti tali solo grazie ad analoghe combinazioni in tutti gli
altri rapporti di proprietà: combinazione fondate sulla stessa base della differenza di valore
(...)
Che, allo stesso modo, il valore dell’intelligenza è questione di opinione, e che resta
ancora da decidere se il valore della forza puramente naturale e fisica non gli stia alla pari.
Che chi ha dato un prezzo tanto alto alle concezioni del cervello sono stati proprio gli
intelligenti e che, se fossero stati i forti a sistemare le cose, avrebbero senza dubbio alcuno
stabilito che il merito delle braccia vale quello della testa e che la fatica di tutto il corpo può
Qui Babeuf si lancia in un appassionata difesa della pari dignità del lavoro
umano.
53
Ibid., pp. 77-78. Cfr. M. Dommanget, Babeuf e la Congiura degli Uguali, cit., p. 112.
54
Come vedremo meglio inseguito, l’educazione gioca un ruolo decisivo per instaurare e
mantenere il sistema d’eguaglianza. Essa, da una parte, essendo uguale e comune, attenuerà le
differenze fra gli uomini eliminando i contrasti, che da esse possono derivare, dall’altra, insegnando i
giusti principi della fraternità e dell’eguaglianza, migliorerà gli individui, liberandoli dai vizi morali.
Al contrario, l’educazione può diventare un potente strumento di asservimento, quando è nelle mani di
pochi. “L’educazione è una mostruosità quando è ineguale, quando è patrimonio esclusivo di una
parte sola della società, poiché, in tal caso, diventa, nelle mani di questa minoranza, un arsenale di
macchine e d’armi d’ogni specie, mediante la quale essa combatte l’altra parte ch’è inerme, riuscendo
facilmente a jugularla, a ingannarla a depredarla, ad asservirla sotto le più vergogose catene” (F. N.
Babeuf, Tribun du peuple, n. 35, cit., trad. it. in Id., Il tribuno del popolo, a cura di B. Maffi, cit., p.
80).
26
stabilità.
Babeuf afferma
Che anche se si potesse dimostrare che il tale, in virtù delle sue sole forze naturali, è in
grado di lavorare per quattro, ed egli esigesse perciò la retribuzione di quattro lavoratori,
sociale, di ridurlo a non poter fare che il lavoro di uno solo, per non poter esigere che il
tutto; per essa, se necessario, si deve eliminare qualsiasi fattore che possa
55
F. N. Babeuf, Tribun du peuple, n. 35, cit.,trad. it. in Id., Il tribuno del popolo, a cura di B.
Maffi, cit., p. 80.
56
Ibid., pp. 79-80.
27
minare l’unità della comunità57. Babeuf teme che anche le più piccole
nessuna verità può eguagliare in importanza quella che già abbiamo citata, e
che un filosofo ha espresso nei seguenti termini: Discutete fin che volete della
miglior forma di governo: non avrete fatto nulla finché non avrete distrutto i
favore del bene comune. Una volta avvenuto questo non saranno più
completa.
che le istituzioni tolgano “ad ogni individuo la speranza di diventare più ricco,
57
Manacorda, comunque, ricorda, giustamente, che se il pensiero Babeuf nel Manifesto dei Plebei,
come vediamo nei passi citati, si accosta a quanto afferma Maréchal, nel suo Manifesto degli Eguali
(“Periscano, se necessario, tutte le arti, purché ci resti l’eguaglianza reale !” ), in un altro testo
importante come la lettera privata a Germain ha idee meno radicali, riconoscendo l’importanza dello
sviluppo delle arti e delle scienze (G. Manacorda, “introduzione” a F. Buonarroti, Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, cit. p. XXII.
58
F. N. Babeuf, Tribun du peuple, n. 35, cit., trad. it. in Id., Il tribuno del popolo, a cura di B.
Maffi, cit., pp. 80-81.
59
Ibid., p. 81
28
dalle circostanze fortunate o sfortunate della vita, ad assicurare a ciascuno e alla sua
discendenza, per numerosa che sia, la piena soddisfazione dei suoi bisogni, e nient’altro che
questa, e a precludere a tutti ogni possibile via di ottenere più della propria quota individuale
Eguaglianza reale
alienabilità della terra e del diritto di eredità 63. In una lettera del 1791, Babeuf
scrive a favore della legge agraria: “...la terra non deve essere alienabile...
ognuno nascendo ha diritto di avere la sua parte sufficiente, come avviene per
l’acqua e per l’aria... morendo deve lasciarne eredi non quelli che gli sono più
causa degli inganni di pochi che sono riusciti ad appropriarsi dei beni della
siano più utili di altre e danno, quindi, diritto a compensi maggiori: “stando
così le cose una nuova divisione non farebbe che rimettere le cose a posto...” 65.
redistribuzione egualitaria dei beni, sia attraverso una legge agraria che porti
eguaglianza.
63
Nel pensiero di Babeuf si distinguono tre fasi, riguardo alla questione della proprietà. Dapprima
egli parla di una distribuzione delle affittanze, successivamente è a favore della legge agraria, intesa
come redistribuzione egualitaria delle terre e abolizione del diritto di alienabilità, infine egli considera
l’insataurazione della comunione dei beni l’unico sistema in grado di assicurare l’eguaglianza reale.
Cfr. M. Dommanget, Babeuf e la Congiura degli Uguali, cit., pp. 95-99 e C. Mazauric, “introduzione”
a F. N. Babeuf, Il Tribuno del Popolo, cit., pp. 27-31.
64
F. N. Babeuf, Seconda lettera di F. N. Cam. Babeuf, cittadino, a J. M. Coupé, legislatore, 10
settembre 1791, trad. it. in Id., Il tribuno del popolo, a cura di C. Mazauric, cit., p. 162; (François-
Noël Camille Babeuf; Camille è il soprannome che Babeuf si è dato).
65
Ibid.
66
“Tassate fin che volete il ricco; detenendo tutti gli oggetti di consumo, egli troverà sempre il
modo di vendicarsi sul povero, a meno che non abbiate avuto la precauzione di fissare i limiti che la
sua cupidigia non potrà varcare” (F. N. Babeuf, Tribun du peuple, n. 39, 1796, trad. it. in Id., Il
tribumo del popolo, a cura di B. Maffi, cit., p. 95).
30
Ma insomma, quello che volete è la legge agraria?, grideranno a mille e mille certi
uomini onesti. No: vogliamo qualcosa di più. Sappiamo l’argomento imbattibile che ci
verrebbe opposto: si direbbe con ragione che la legge agraria può durare al massimo un
distribuzione”68.
l’instaturazione della comunione dei beni e del lavoro, unico mezzo capace di
della nostra fantasia, dei nostri errori: è nato da un vizio orribile, l’avidità, e, a
sua volta, genera tutti gli altri vizi, tutte le passioni, tutti i delitti, tutti i dolori
della vita, tutti i generi di mali e di calamità” 71. La proprietà privata non può
che essere fonte di egoismo. I sistemi basati su di essa, generano negli uomini
una brama di ricchezza che li mette uno contro l’altro. La minoranza, che
riesce ad accumulare nelle proprie mani gran parte delle ricchezze, mantiene la
assicurare il benessere di ogni individuo, senza che questo sia in contrasto con
all’esistenza, mentre gli altri ebbero diritto soltanto ai salari che si volevano pagare loro. Ciò
nonostante, questo cambiamento non ne portò uno sensibile nella distribuzione dei godimenti, finchè
il numero dei salariati non eccedette quello dei possessori di terre. Ma, non appena gli accidenti
naturali, l’economia o l’astuzia degli uni, la prodigalità e l’incapacità degli altri, ebbero raccolto in un
piccolo numero di famiglie le proprietà terriere, i salariati furono molto più numerosi dei salarianti,
che li ebbero in loro balia, e, fieri della propria opulenza, li ridussero in condizioni di vita veramente
frugali... Poi si è veduto l’ozioso vivere con rivoltante ingiustizia dei sudori dell’uomo laborioso,
schiacciato sotto il fardello delle fatiche e delle privazioni; si è veduto il ricco impadronirsi dello stato
e dettar da padrone leggi tiranniche al povero, violentato dal bisogno, avvilito dall’ignoranza e
ingannato dalla religione. Le sventure e le schiavitù derivano dall’ineguaglianza, e quest’ultima dalla
proprietà. La proprietà è dunque il più grande flagello della società” (F. Buonarroti, Analyse de la
doctrine de Babeuf proscrit par le directoire exécutif pour avoir dit la vérité, 20 germinale anno IV (9
aprile 1796), in Id., Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p. 319).
71
F. N. Babeuf, Tribun du peuple, n. 37, 30 frimaio anno IV, trad. it. in Id., Il Tribuno del Popolo,
a cura di B. Maffi, cit., p. 91.
72
F. Buonarroti, Résponse à une lettre signée M. V.,cit., trad. it. in Id., Conspiration pour l’égalité
dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G.
Manacorda, cit., p. 356.
32
un’esistenza felice quanto quella di tutti gli altri membri del corpo sociale” 73:
Vediamo ora cosa si intende per eguaglianza reale. Essa ha per base due condizioni
comune aumenterebbe le ricchezze della società che, nello stato attuale, può contare solo sul
lavoro utile di una piccola parte dei suoi membri; 2) il lavoro, ripartito su tutti i membri
validi della società, libererebbe di un fardello insopportabile quelli che noi abbiamo
esclusivamente condannati alla fatica e ne trasporterebbe agli altri solo una piccolissima
porzione, che presto diverrebbe per tutti una fonte di piacere e di svago.
(...)
Che ciascuno lavori per la grande famiglia sociale e che ciascuno ne riceva l’esistenza, i
piaceri e la felicità: ecco la voce della natura, ecco lo stato in cui l’eguaglianza non è una
devono essere comuni a tutti, cioè tutti devono sopportare un’egual parte di
lavoro e trarne un’uguale quantità di godimenti”75: dal fatto che gli uomini
Buonarroti aggiunge:
Quest’obbligo [di lavorare] non ha potuto essere diminuito dalla società, né per tutti né per
Una divisione equa del lavoro, non solo lo renderebbe meno duro, ma, se
75
F. Buonarroti, Analyse de la doctrine de Babeuf, cit., Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf,
cit., trad. it. in Id., Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p.
318.
76
“Sarebbe veramente un orrore inaudito, signor M. V., che il vostro pane, la vostra carne, il
vostro vino e i vostri abiti uscissero dallo stesso magazzino ed avessero lo stesso sapore di quelli di un
ciabattino! Ma pure, perché la natura ha voluto dare a questo immondo animale uno stomaco e dei
sensi come i vostri? Disgraziato! Quando navigate nell’abbondanza, vi ci vuole anche lo spettacolo
dei dolori altrui per completare la vostra felicità” (F. Buonarroti, Résponse à une lettre signée M. V.,
cit., in Id., Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p 355).
77
F. Buonarroti, Analyse de la doctrine de Babeuf, cit.,in Id., Conspiration pour l’égalité dite de
Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda,
cit., p. 318.
34
interesse a sottrarvisi”78.
Non esisteranno sfaticati, nella Repubblica. Non sarà difficile stabilire un controllo che
impedisca di contrarre l’abitudine alla pigrizia e, tutto considerato, non vedo che nel nostro
sistema il codice penale debba prevedere altro caso che l’attentato all’eguaglianza da parte
del non-lavoro, né che i tribunali non abbiano da punire altri delitti, che questo.79
Organizzazione economica
accennato, non è elaborato accuratamente, non entra nei dettagli. Nei principi
Tali principi, però, assumono un valore e una concretezza del tutto nuovi, a
Inoltre, Babeuf , sempre molto realista, ebbe ben presente che il popolo
Eguali nasce principalmente come soluzione immediata alla crisi sociale e, pur
fondandosi su idee diffuse nel XVIII secolo, non mancano spunti e soluzioni
originali.
istruzione.
sistema degli Eguali: da una parte l’affermazione che tutti i lavori sono uguali
sistema, che si rifà a quello dei granai collettivi e alla pratica legale della
cui necessita. Viene eliminata la possibilità di arricchirsi perché non solo non
beni reali. In tal modo, secondo Babeuf, si sarebbe estirpato l’egoismo e gli
altri vizi legati alla proprietà privata e alle ricchezze e ognuno avrebbe svolto
benessere comune.
Nella società rigenerata tutto deve essere equilibrio e compensazione, nulla deve offrire il
destro a farsi avanti e a dominare. Non deve esistervi né alto né basso, né primo né ultimo e
gli sforzi, così come le intenzioni di tutti i consociati (non altro sono gli individui di cui la
Che ciascuno abbia la sua funzione ch’egli eserciti coscienziosamente e che gli permetta
di vivere felice e non più, giacché occorre felicità per tutti, distribuita egualmente fra tutti. 83
dei beni:
ognuno di loro vi consegnerà il prodotto in natura della sua funzione individuale, e agenti di
distribuzione non più operanti per proprio conto ma per conto della grande famiglia faranno
rifluire verso ogni cittadino la sua parte uguale eppure diversa dell’intera massa di prodotti di
83
F. N. Babeuf, Lettera a Charles Germain, 10 termidoro anno III (28 luglio 1795), trad. it. in Id.,
Il tribuno del popolo, a cura di B. Maffi, cit., p. 123
37
tutta l’associazione, in cambio di ciò che avrà potuto fare sia per aumentarli sia per
migliorarli...84
ogni tipo di lavoro è utile alla società e tutti coloro che ne hanno la possibilità
...quali che siano le nostre funzioni individuali, se non siamo né fanciulli né vecchi né
infermi, saremo tutti quanti agenti di quel commercio, nel quale ogni distinzione è annullata,
e tutti sono su un piede di perfetta eguaglianza, i produttori che sono agricoltori e operai,
prodotti finiti. Scompare così qualsiasi distinzione tra l’industria e il commercio, e avviene la
Tutto ciò che viene fatto attualmente continuerà ad essere fatto dalle stesse persone.
L’agricoltore rimarrà agricoltore, il fabbro fabbro, il tessitore tessitore, e la stessa cosa sarà di
tutte le specie di lavoratori. Con la differenza che tutte le persone attive saranno classificate
secondo il tipo del lavoro; l’associazione sarà perennemente al corrente di tutto ciò che
ognuno fa, affinché non siano prodotti né troppi né troppo pochi oggetti dello stesso tipo;
84
Ibid.
85
Ibid., p. 124.
38
questo fatto determinerà per ogni specialità il numero dei cittadini che dovranno esservi
impiegati e dei giovani che vi si avvieranno. Tutto sarà proporzionato ai bisogni presenti e ai
bisogni previsti secondo l’aumento probabile e facilmente prevedibile della comunità. Tutti i
l’educazione data ai giovani. La distribuzione dei lavori “ha origine nelle case
Babeuf scrive:
La concorrenza che, lungi dal mirare alla perfezione, sommerge i prodotti fatti
coscienziosamente sotto montagne di prodotti deteriori, immaginati per far colpo sul
pubblico, che ottiene il prezzo basso alla sola condizione di costringere l’operaio a perdere la
86
Ibid., p. 125.
87
F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p. 150.
39
l’esempio della mancanza di scrupoli; la concorrenza che da la palma della vittoria solo a chi
ha più denaro; che, dopo la lotta, si conclude in un monopolio nelle mani del vincitore e nella
sparizione del prodotto a buon mercato; la concorrenza che fabbrica non importa come, a
torto e a traverso, a rischio di non trovare compratori e di distruggere una gran quantità di
materia prima che avrebbe potuto trovare un utile impiego, ma che non servirà più a nulla... 88
dalla legge, che avrà come obiettivo la produzione di beni realmente utili e
alle loro forze e alla durezza del lavoro di cui saranno incaricati”89.
Forse sarebbe stato conveniente distinguere i lavori di stretta necessità in facili e penosi, e
Forse anche sarebbe stato giusto stabilire un’altra divisione dei cittadini secondo l’età, per
Egli conclude, infine, dicendo che “l’eguaglianza deve misurarsi non tanto
dall’intensità della fatica, quanto dalla capacità del lavoratore” 91 e “ colui che,
dotato di un certo grado di forza, solleva un peso di dieci libbre, lavora tanto
88
F. N. Babeuf, Lettera a Charles Germain, cit., trad. it. in Id., Il tribuno del popolo, a cura di B.
Maffi, cit., p. 126.
89
F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p. 151.
90
Ibid.
91
Ibid.
40
quanto colui che, dotato di una forza quintupla, ne sposta uno di cinquanta”92.
portatori e difensori delle istanze dei sanculotti e, più in generale, del popolo.
Nei passi precedentemente citati abbiamo visto come Babeuf affermi che il
mezzi produttivi, si lascia intendere che tutto sia mantenuto al livello di cellula
della produttività del lavoro che solo avrebbe potuto portare all’abbondanza
communauté”95.
Non dello stesso parere è, invece, Galante Garrone, il quale “ ravvisa nel
della sua corrispondenza con Dubois de Fosseux, nel 1786, riguardo alla
grandi dimensioni98.
95
G. Manacorda, “introduzione” a F. Buonarroti, Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf,
cit., pp. XXIX.
96
A. Galante Garrone, Buonarroti e Babeuf, cit., p. 139.
97
Il problema della redistribuzione delle terre era un argomento molto sentito e discusso
dall’opinione pubblica, soprattutto, negli anni precedenti al scoppio della Rivoluzione. Cfr. M.
Dommanget, Babeuf e la Congiura degli Uguali, cit., pp. 78-80.
98
M. Dommanget, Babeuf e la Congiura degli Uguali, cit., p. 87.
43
un manoscritto del 1786, come ha rilevato Dalin 100, Babeuf, rendendosi conto
Del resto, non si può dimostrare che tali idee siano mantenute negli anni
legati alla congiura non si accenna più a questo, ed anzi in molti scritti, dopo il
1786, Babeuf si pronuncia nuovamente a favore della legge agraria, ossia della
distribuzione delle terre, idea che sarà abbandonata solo al tempo della
congiura104.
della comunità dei beni, non riprende con chiarezza le linee del progetto delle
99
C. Mazauric, “introduzione” a F. N. Babeuf, Il Tribuno del popolo, cit., p. 16.
100
Cfr. V. M. Dalin, Les idées sociales de Babeuf à la veille de la révolution, in Babeuf et les
problémes du babuvisme. Colloque international de Stockolm (21 Août 1960), Editions Sociales, Paris
1963, pp. 55-72.
101
G. Manacorda, “introduzione” a F. Buonarroti, Cospirazione dell’eguaglianza detta di Babeuf,
cit., p. XXVI.
102
Brano estratto da A. Soboul, Précis d’histoire de la Révolution française, Editions Sociales,
Paris, 1962, p. 412, in M. Dommanget, Babeuf e la Congiura degli Uguali, cit., p. 96.
103
Mazauric, comunque, ricorda che talvolta si parla di lavoro collettivo e in tal caso i lavoratori
sarebbero stati raggruppati in brigate, di tipo corporativo: questo è il solo punto in cui il comunismo
distributivo preannuncia la socializzazione delle produzione; C. Mazauric, “introduzione” a F. N.
Babeuf, Il tribuno del popolo, cit., p. 49.
104
Ibidem.
44
produzione106.
isolata di Babeuf107. Non è possibile dire con certezza se il progetto fosse stato
si può negare che Babeuf fosse consapevole dell’industria allora nascente. Egli
considerò positiva e utile se inserita nel contesto della repubblica degli Eguali.
Sua convinzione fu che non solo l’egualitarismo e la comunione dei beni non
105
C. Mazauric, “introduzione” a F. N. Babeuf, Il Tribuno del popolo, cit., p. 16.
106
G. Manacorda, “introduzione” a F. Buonarroti, Cospirazione dell’eguaglianza detta di Babeuf,
cit., p. XXVIII.
107
Ibid., p. XXIX.
108
“Non v’è dubbio che sarebbe preferibile conseguire la massima felicità sociale. Ma se è
ammesso, dimostrato che vi si può arrivare con certezza solo attraverso uno stadio intermedio, è
senz’altro meglio aggiornare il nec plus ultra della felicità umana anziché correre il rischio di non
toccarlo mai” (F. N. Babeuf, Eclaireur du peuple ou le défenseur de vingtquatre millions d’opprimés,
n. 5, 1796, trad. it. in Id., Il tribuno del popolo, a cura di C. Mazauric, cit., p. 51).
45
nuovo slancio nel senso dell’utilità generale, e si trasformerebbero nelle loro applicazioni in
impronta, conforme ai grandi sentimenti che un’immensa società di uomini felici farebbe
sole degne di una civiltà vera, quella che implica il bene comune, le sole che la
caratterizzano.110
regresso dell’industria, delle arti e della cultura, perché allo stimolo del
tale sistema il frutto delle invenzioni sarà benefico per tutti, e non accadrà,
come avviene nella società basata sulla proprietà privata, che le conseguenze
di una nuovo scoperta siano positive solo per pochi e funeste per la
109
Cfr. A. Galante Garrone, Buonarroti e Babeuf, cit., pp.140-141.
110
F. N. Babeuf, Lettera a Charles Germain, cit., trad. it. in Id., Il tribuno del popolo, a cura di B.
Maffi, cit., pp. 131-132.
111
A. Galante Garrone, Buonarroti e Babeuf, cit., p.143. All’accusa mossa al comunismo di
Babeuf secondo la quale “se ogni specie di lavoro riceve la stessa ricompensa, non esiste più motivo
di dedicarsi alle ricerche scientifiche che conducono a scoperte utili alla società”, Buonarroti risponde:
“Credo sia abbastanza dimostrato che il progresso delle scienze dipende più dall’amore della gloria
che dall’avidità dei beni; e in questo caso, la nostra società, veramente filosofica, avendo a sua
disposizione tutti i mezzi di onorare con serietà e giustizia i suoi benefattori, avrebbe diritto di contare
su di loro più delle nostre corrotte associazioni, nelle quali il genio e la virtù, disprezzati e votati
all’indigenza, vedono quasi sempre la stupidità e il delitto colmati d’ogni bene” (F. Buonarroti,
Résponse à une lettre signée M. V., cit., in Id., Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it.
in Id.,Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., pp. 357-358.
46
moltitudine:
mio mestiere, se possiedo un segreto per far meglio e più presto una qualsiasi cosa, non ho
deporlo nei suoi archivi perché non si abbia mai a deplorare di averlo perduto. Di questo
segreto mi sarà tenuto conto: esso allevierà le fatiche mie e di tutti nella categoria dei lavori
che la sua applicazione faciliterà, e questo alleviamento della fatica non rappresenterà più
tutto questo per ritornare a forme produttive più semplici. Babeuf vuole creare
Dovrò allarmarmi all’annuncio di una macchina che sopprime nella mia professione
l’impiego di gran numero di braccia? No, mille volte no, perché so che l’introduzione di
questa macchina non deve portare a nulla di deprecabile; sarà per l’associazione, nel modo
più naturale che si possa immaginare, una somma di tempo guadagnato, e perciò un
risparmio di fatica.114
112
F. N. Babeuf, Lettera a Charles Germain, cit., trad. it. in Id., Il tribuno del popolo, a cura di B.
Maffi, cit., p. 126
113
A. Galante Garrone, Buonarroti e Babeuf, cit., p. 244.
114
F. N. Babeuf, Lettera a Charles Germain, cit., trad. it. in Id., Il tribuno del popolo, a cura di B.
Maffi, cit., p. 127.
47
Babeuf vede l’effetto positivo della diffusione delle macchine non tanto in
a tutti e fornire gli svaghi non riprovati dai pubblici costumi. Ciò che non è
non è possibile rispondere con certezza alla seconda questione posta, ossia se
sviluppo e il progresso. Ciò che si può dire è che, per gli Uguali, l’obiettivo
115
C. Mazauric, nota 1, a F. N. Babeuf, Il tribuno del poplo, cit., p. 87.
116
F. N. Babeuf, Lettera a Charles Germain, cit., trad. it. in Id., Il tribuno del popolo, a cura di B.
Maffi, cit., p. 130.
117
F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p. 150.
48
Abbiamo visto che, nella repubblica degli Uguali, ogni lavoratore consegna
domicilio dell’interessato”118.
direttamente, senza la mediazione del denaro, tutto ciò di cui hanno bisogno.
Scrive Babeuf:
Invece di esser costretto come per il passato a scambiare il lavoro delle mie mani contro
segni monetari, che sono ora appena al livello dei bisogni quotidiani, ora molto al di sotto 119,
scambierò questo lavoro contro tutti gli oggetti reali che mi sono necessari, e sarò certo che
mi procurerà costantemente tutto ciò di cui avrò bisogno, anche quando mi fosse impossibile
continuare ad eseguirlo, cioè quando fossi malato o curvo sotto il peso degli anni.120
distribuzione”122.
poiché la società, avendo tutto l’interesse ad essere giusta, si è impegnata a prendere cura
allo stesso modo dei bambini, degli infermi, dei vecchi. E’ un anticipo che fa ai primi perché
possano servirla nell’età della forza. Verso gli altri, se l’hanno servita, soddisfa un debito; se
felice, e quello di essere esente dal lavoro e di essere meglio curato, quando le infermità o
alla cura dei vecchi e degli infermi è fra i principali doveri della società. 124
121
F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p. 152.
122
Ibid., p. 183, nota 1.
123
F. N. Babeuf, Lettera a Charles Germain, cit., trad. it. in Id., Il tribuno del popolo, a cura di B.
Maffi, cit., p. 127.
124
F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
50
Qui, l’eguaglianza deve misurarsi... dai bisogni del consumatore, e non dalla... quantità
L’uomo che, per calmare una sete ardente beve una bottiglia d’acqua, non si procura un
godimento maggiore di quello del suo simile che, leggermente assetato, ne inghiotte un sorso.
Lo scopo della comunità di cui si tratta è l’eguaglianza dei godimenti e delle fatiche, e non
definire, quali siano le reali necessità degli uomini: “un alloggio sano...; abiti
Babeuf assicura, dunque, all’umanità la sufficienza per vivere, non oltre 127.
seconda rende impossibile la prima, che viceversa. Nel senso che se da una
parte non ci sono prove per affermare, con sicurezza, che Babeuf ritenga
dei sentimenti legati alla collettività, gli unici, per Babeuf, che conducono alla
vera felicità128.
Sovranità popolare
128
In questo, ancora una volta, Babeuf è illuminista fino in fondo; come Rousseau egli considera la
naturale bontà degli uomini corrotta dalla proprietà privata e dalla ricchezza.
129
“Dopo aver posto le basi dell’economia sociale atta a mantenere l’eguaglianza, il comitato
insurrezionale pensò di disporre le cose in modo che non fosse mai violato il principio della sovranità
poplare, cioè che nessuna obbligazione potesse essere imposta al popolo senza il suo effettivo
consenso, che esso potesse facilmente manifestare la sua volontà, e che portasse tutta la maturità
desiderabile nelle sue deliberazioni” (F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit.,
trad. it. in Id., Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p. 185)
52
Quando Babeuf parla di sovranità popolare, egli intende dire che il popolo
Il popolo, diceva il comitato, è la totalità degli uomini viventi come fratelli sotto la stessa
tranquillità della società dall’eguaglianza dei diritti, non ci potrebbe essere in seno alla
nazione un solo individuo avente diritti che gli altri non hanno o privo dei diritti che hanno
gli altri, senza che ci sia subito un seme di disordine e di dissoluzione. Di conseguenza, tutti
gli abitanti che, giunti all’età in cui si sviluppano le facoltà intellettuali, consentano a vivere
nel paese e a sottomettersi ai decreti del popolo sovrano, sono cittadini e membri del potere
legislativo.131
contrari a che il potere politico sia lasciato in mano a pochi uomini, anche se
130
Per Babeuf, l’eguaglianza dei diritti civili e politici non può sussistere senza l’eguaglianza
sociale, e quest’ultima non può mantenersi senza eguaglianza politica. Cfr. G. Manacorda,
“introduzione” a F. Buonarroti, Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf, cit., p. XXXIV.
131
F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p. 186. E’ opportuno ricordare che
Babeuf, a differenza di molti suoi compagni, rivendica alle donne l’eguaglianza dei diritti politici.
Scriveva il 2 novembre 1794: “Non imponete più il silenzio a questo sesso che non merita d’essere
disprezzato. Rilevate al contrario la dignità della parte migliore di voi stessi. Lasciate che le vostre
mogli prendano parte all’interesse della patria; esse possono più di quanto non si pensi per la sua
prosperità. Come volete che allevino degli uomini per farne degli eroi, se voi le annientate?... Provate
a non tenere in nessun conto, nella vostra repubblica, le donne ne farete delle civette della monarchia,
e la loro influenza sarà tale che essa la ristabiliranno” (brano citato da G. Lecoq, Un manifeste de
Gracchus Babeuf, p. 40, in F. N. Babeuf, Il tribuno del popolo, cit., a cura di C. Mazauric, p. 191,
nota1. Inoltre, Cfr. .M. Dommanget, Babeuf e la Congiura degli Uguali, cit., p. 168).
53
ben presto nella [loro] superiorità di cultura e soprattutto nell’ignoranza dei [loro]
protettori] della patria, e, colorando le [loro] audaci imprese col pretesto del bene pubblico,
già sottomessi a una servitù tanto più dura, in quanto parrebbe legale e volontaria. 132
con “la direzione suprema dell’agricoltura e delle arti” 134. Buonarroti, infatti,
non in quanto tutti i cittadini partecipino alla formazione delle leggi, possano
132
F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p. 164.
133
Ibid., p. 186. Gli Uguali consideravano la Costituzione del 1793 un primo passo verso
l’eguaglianza reale. Il loro favore era dovuto proprio al fatto che essa consacrava il pricipio della
sovranità popolare. La Costituzione del 1793, infatti, da una parte era stata adottata mediante una
quasi unanime decisione popolare, dall’altra sanciva il diritto del popolo a deliberare sulle leggi e la
sottomossione dei rappresentanti del popolo ai suoi ordini. Tuttavia, l’adesione dei congiurati a quella
costituzione non era senza riserve. Essi criticavano, non solo il principio del diritto di proprietà in essa
sancito, ma, dal punto di vista politico, proprio il fatto che essa non garantisse completamente la
sovranità popolare, non potendo il popolo controllare adeguatamente i propri rappresentanti. Per
unanalisi dettagliata del rapporto tra gli Uguali e la costituzione del 1793 si veda M. Dommanget,
Babeuf e la Congiura degli Uguali, cit., pp. 154-177.
134
F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p. 164.
54
“fra tutti i diritti sociali, nessuno è più importante di quelli che si riferiscono
alla formazione delle leggi, poiché in forza di esse la società vive ed agisce” 136.
Inoltre,
le leggi fondamentali non bastano a uno stato; esse non possono né tutto prevedere, né
adattarsi a tutti i tempi, spesso ne occorrono di nuove per mantenere lo spirito delle
(...)
Se lo stato ha bisogno di un potere legislativo permanente, se, come vedremo subito, tale
potere non può risiedere che nel popolo intero, uno dei più importanti doveri del fondatore di
una repubblica è dunque di mettere tutti i cittadini in condizione di esercitarlo, cioè di dare al
popolo la possibilità di essere realmente sovrano. Le decisioni illuminate del popolo per
oggetti d’interesse generale non potrebbero essere contrarie all’eguaglianza, né alla felicità
sociale, ma non possono essere tali se non in quanto l’eguaglianza esista in tutto il vigore del
termine.
Da questo dovere fondamentale emanano per tutti i cittadini tre specie di occupazioni,
che, per l’importanza del loro oggetto, per l’attenzione che esigono e per l’elevazione che
dànno agli spiriti, renderebbero affascinante gran parte della vita; queste occupazioni
consistono nel conservare e nel diffondere i principi dell’istituzione sociale e delle leggi,
nell’apprenderli e nell’esercitarli.137
destituiti139.
Per Babeuf, “il veto [è il] vero attributo della sovranità” 140. Il potere di veto
bisogna smettere di attribuire al carattere di mandatario del popolo quel prestigio idolatra,
quel fanatismo schiavo, quella falsa idea di infallibilità o almeno di capacità superiore a
quella degli altri cittadini. No, il mio delegato non ha il potere di fare più miracoli di me; io
non ho avuto il potere, quando lo ho insignito della sua carica, di infondergli una sapienza
senza limiti: egli rimane uomo, come lo era prima; sbaglierà come tutti gli altri e forse
ancora di più, perché il fulgore del potere di cui l’ho inopinatamente investito lo
abbaglierà.142
138
Ibid., p. 188.
139
A. Galante Garrone, Buonarroti e Babeuf, cit., p. 152.
140
F. N. Babeuf, Seconda lettera di F. N. Cam. Babeuf, cittadino, a J. M. Coupé, legislatore, cit.,
trad. it. in Id, Il tribuno del popolo, a cura di C. Mazauric, cit., p. 163.
141
Cfr M. Dommanget, Babeuf e la Congiura degli Uguali, cit., p. 166.
142
F. N. Babeuf, Le systéme de depupolation, (ottobre 1794), in M. Dommanget, Babeuf e la
Congiura degli Uguali, cit. p. 151.
56
(...)
per discutere, adottare o respingere le leggi proposte al popolo dai suoi mandatari;
per deliberare sulle leggi richieste da un certo numero di cittadini o da altre sezioni del
popolo sovrano;
143
F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p. 168.
144
A. Galante Garrone, Buonarroti e Babeuf, cit., p. 152.
145
F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., pp. 191-192.
57
per apprezzare i vantaggi che offrirebbe un potere legislativo così ordinato, bisogna
ricordare anzitutto che un popolo, senza proprietà e senza i vizi e i delitti che essa genera,
senza commercio, senza moneta, senza imposte, senza finanze, senza processi civili e senza
miseria, non avrebbe bisogno del gran numero di leggi sotto le quali gemono le società civili
d’Europa.146
Educazione
sistema, in quanto gli Uguali sono convinti che non sia possibile effettuare
funzioni. In primo luogo, essa è intesa come istruzione, ossia come insieme di
conoscenze utili all’uomo nello svolgimento delle proprie attività. Come già
146
Ibid., p. 193.
58
abbiamo visto, Babeuf ritiene che le differenze di talento e capacità tra gli
popolazione; “il recupero dei lumi potrà da solo riabilitare l’uomo nello stato
conoscenze.
gli individui potessero egualmente averne. Fin tanto che sarà altrimenti, i più
E’ necessario, quindi, che nella società “il popolo trovi al contempo il pane
147
F, N. Babeuf, Cadastre perpétuel, 1789, trad. it. in. Id., Il tribuno del popolo, a cura di C.
Mazauric, cit., p. 109. Il Cadastre è il solo grande libro di Babeuf.; il progetto risale al 1787.
148
Ibid.
149
Ibid.
59
si emanciperebbero le masse.
Prove.
1. Questo cumulo toglie agli uomini che faticano perfino la possibilità per acquistare le
2. Sebbene al popolo non occorra una vasta istruzione, gliene occorre un certo grado, per
non essere preda degli astuti e dei pretesi sapienti. Gli bisogna di riconoscere i suoi diritti e i
suoi doveri.151
Helvetius, a Montesquieu152.
D’altra parte, e in questo gli Uguali sono originali staccandosi dalle teorie
150
F. N. Babeuf, Lettera a Coupé, 20 agosto 1791, trad. it. in Id., Il tribuno del popolo, a cura di C.
Mazauric, cit., p. 154.
151
F. Buonarroti, Conspiration puor l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, cit., a cura di G. Manacorda, p. 320.
152
A. Galante Garrone, Buonarroti e Babeuf, cit., p. 165.
60
Tra i mezzi che si possono immaginare per combattere l’ambizione e l’avarizia, inspirare
nuovi costumi e dare alla bontà naturale del popolo tutto lo slancio di cui è suscettibile, ce
n’è uno che, per quanto lento nei suoi effetti, è infallibile se i riformatori dello stato sanno
volto della nazione, rendendo sacri l’amore della patria e i principi della libertà e
Essa, quindi, è “regolata dalle leggi e vigilata dai magistrati” 157, perché “il
153
Ibid., p. 167.
154
M. Dommanget, Babeuf e la Congiura degli Uguali, cit., p. 115.
155
F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p. 200.
156
Ibid., p. 201.
157
Ibid.
61
abituino per tempo a vedere dei fratelli in tutti i loro concittadini, a confondere
i loro piaceri e i loro sentimenti con quelli degli altri, a trovare la propria
felicità soltanto in quella dei loro simili”159. Essa, infine, deve essere eguale,
eguaglianza politica”160.
questo, “la gioventù, speranza della patria, deve esercitarsi nei lavori più
far nascere nei giovani “l’amore ardente dell’eguaglianza e della giustizia” 163 e
158
Ibid.
159
Ibid., p. 202.
160
Ibid. D’altronde Buonarroti afferma che “dalla naturale divisione della specie nascono due rami
di educazione: uno per i maschi, l’altro per le fanciulle. Lo scopo che la società deve proporsi è lo
stesso, ma le differenze poste dalla natura tra i due sessi ci avvertono che non si potrebbero impiegare
indistintamente gli stessi procedimenti per l’uno e per l’altro senza contrastare le sue leggi” (ibid., p.
201). Per tale motivo, propone di “fondare due case d’educazione... una per i maschi e una per le
fanciulle” (ibid., p. 203). E aggiunge “ le fanciulle saranno destinate ai lavori meno penosi
dell’agricoltura e delle arti, perché il lavoro, che è debito comune, è anche il freno delle passioni, il
bisogno e il fascino della vita domestica; esse saranno pudiche, perché il pudore è custode della salute
e condimento dell’amore; esse ameranno la patria, perché debbono farla amare agli uomini, e perciò
seguiranno gli studi atti a far loro ammirare la saggezza delle leggi; saranno esercitate al canto degli
inni nazionali che devono rallegrare le nostre feste; infine, sotto gli occhi del popolo, prenderanno
parte ai giuochi dei ragazzi perché la gaiezza e l’innocenza presiedano ai primi moti dell’amore e
precorrano le prossime unioni” (ibid., p. 209).
161
Ibid., p. 204
162
Ibid. Ritorna ancora l’ideale ascetico e la convinzione che la felicità stia, non nell’abbondanza,
ma nella semplicità e nella moderazione.
163
Ibid., p. 205.
62
“indispensabili alla felicità della società”165. Del resto, per liberare gli uomini
gli animi”166, si deve limitare “il lavoro delle arti e dei mestieri agli oggetti
Quanto alle conoscenze speculative... [gli Eguali] volevano togliere alla falsa scienza
ogni pretesto di sottrarsi ai doveri comuni, ogni occasione di blandire l’orgoglio, d’ingannare
la buona fede e di offrire alle passioni una felicità individuale diversa da quella sociale...
necessario che ogni francese sappia parlare, leggere e scrivere... che la scienza dei numeri sia
familiare a tutti... che ciascuno si abitui a ragionare rettamente e ad esprimersi con brevità e
precisione... che nessuno ignori la storia e le leggi del suo paese... che tutti conoscano la
topografia, la storia naturale e le statistiche della repubblica, per potersi fare un’idea esatta
della potenza che li protegge e della saggezza delle istituzioni che fanno concorrere tutte le
parti d’un sì gran corpo alla felicità di ogni singolo individuo; che, per ornare le feste, tutti
164
Ibid.
165
Ibid.
166
Ibid.
167
Ibid.
168
Ibid., pp. 206-207.
63
uomini, corrotti per avere sempre vissuto in una società ingiusta: tale
degli Uguali169.
finale, delle “assemblee d’istruzione, nelle quali sarebbe stato lecito ad ogni
popolo, vissuto per lungo tempo in uno stato di miseria e schiavitù, non ancora
Nasce così la tesi della necessità di una dittatura provvisoria. Essa, per i
Si sa che lo scopo finale dei lavori del comitato era la costituzione della grande e perfetta
comunità nazionale. Tuttavia esso si sarebbe ben guardato dal farne oggetto di un ordine
Ma come condurre tanti uomini depravati dall’ozio, dai godimenti artificiali e dalla vanità
a desiderare uno stato di semplicità a cui avevano opposto così viva resistenza? Costituendo
con le leggi... un ordine pubblico nel quale i ricchi, pur conservando i loro beni, non trovino
più né abbondanza, né piaceri, né rispetto. Facciamo in modo, aggiungeva, che tutti gli
un’onesta e inalterabile agiatezza, e ben presto cadrà la benda dagli occhi dei cittadini
172
G. Manacorda, “introduzione” a F. Buonarroti, Cospirazione per l’eguaglianza detta di
Babeuf, cit., p XL.
173
Cfr. A. Galante Garrone, Buonarroti e Babeuf, cit., p. 213 e M. Dommanget, Babeuf e la
Congiura degli Uguali, cit., p. 152.
174
Si veda direttamente il capitolo nono di F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de
Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda,
cit., pp. 215-226.
65
Nel progetto di decreto economico viene, cosi, stabilito che “si costituirà
nella repubblica una grande comunità nazionale” 176, della quale sarà membro
“ogni francese dell’uno e dell’altro sesso, che abbandoni alla patria tutti i suoi
allevati nella case nazionali d’educazione” 178. Ogni membro, che ottiene dalla
comunità “tutto ciò di cui [ha] bisogno”179, deve svolgere “il lavoro
Per coloro che, invece, non vogliono fare parte della comunità nazionale è
stabilito che siano ”i soli contribuenti”181, che non possano offrire denaro ai
abolito: tutti i beni attualmente posseduti da privati, alla loro morte ricadranno
175
F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p. 222.
176
F. Buonarroti, Frammento di un progetto di decreto economico, in Id., Conspiration pour
l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di
G. Manacorda, cit., p. 408.
177
Ibid.
178
Ibid., p. 410.
179
Ibid.
180
Ibid.
181
Ibid., p. 414.
182
Ibid., p. 415.
183
Ibid., p. 409.
184
Ibid., p. 408.
66
Lo schema finale
Nella repubblica degli Uguali non deve esistere diversità d’interessi, perché
felicità del popolo, intesa come entità unica, così come la sovranità deve
Del resto, sappiamo che per Babeuf la concessione dei diritti è inutile ed,
dell’ignoranza in cui
volontà dell’intero popolo, il quale, una volta rigenerato, non può più avere
dubbi e indecisioni su ciò che deve fare per raggiungere la felicità, perché
185
J. L .Talmon, Le origini della democrazia totalitaria, cit., p. 330.
186
Ibid., p. 320.
67
Il capolavoro della politica consiste nel modificare il cuore umano con l’educazione,
l’esempio, il ragionamento e le attrattive del piacere in modo tale da non fargli mai formulare
altri desideri al di fuori di quelli che tendono a rendere la società più libera, più felice e più
durevole.187
perfetta, perché per i babouvisti non può esistere reale eguaglianza politica e
I cittadini della comunità del futuro non sono gli attuali francesi, ma degli
uomini completamente diversi. Del resto, anche quando la nuova società sarà
sorta, non basterà nascere nella comunità per essere membri di essa, “perché la
sottomissione alle leggi della società di cui si fa parte deve essere il risultato
una volta raggiunta la maggiore età deve decidere se far parte della repubblica
conformi ad essa.
La comunità, in cui non esiste la proprietà privata, si basa sul principio del
187
F. Buonarroti, Conspiration pour l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, a cura di G. Manacorda, cit., p. 330.
188
J. L. Talmon, Le origini della democrazia totalitaria, cit., p. 330.
189
F. Buonarroti, Conspiration puor l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, cit., a cura di G. Manacorda, p. 167.
68
uguale e modesta191.
Babeuf elimina qualsiasi tipo di contrasto che possa minare l’unità della
parte vengono soppresse le arti e le scienze non utili alla società e che portano
dall’altra riguardo alla libertà di stampa gli Uguali stabiliscono che “nessuno
Per questi motivi, Gian Mario Bravo afferma che la visione della società
viene bandita la libertà e lo stato interviene sulle coscienze degli uomini 195.
D’altro canto, Mazauric rileva che seppur “limitata sul piano economico,
‘l’economia societaria’ di Babeuf [è] non di meno liberatrice sul piano sociale.
sua natura profonda: dedicandosi alla collettività, allo spirito patriottico che ne
all’esaltazione generosa...”196.
...le case saranno semplici e la magnificenza dell’architettura e delle arti che ne mettono
in risalto le bellezze sarà riservata ai magazzini pubblici, agli anfiteatri, agli stadi, agli
acquedotti, ai ponti, ai canali, alle piazze, agli archivi, alle biblioteche e soprattutto ai luoghi
consacrati alle deliberazioni dei magistrati ed all’esercizio della sovranità popolare. 198
195
G. M. Bravo (a cura di), Scritti di socialisti, cit., p. 24.
196
C. Mazauric, “introduzione” a F. N. Babeuf, Il tribuno del popolo, cit., p. 52.
197
J. L .Talmon, Le origini della democrazia totalitaria, cit., p. 334.
198
F. Buonarroti, Conspiration puor l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, cit., a cura di G. Manacorda, p. 160.
70
che “sotto la guida di un saggio legislatore, gli avvenimenti della natura, della
199
Talmon parla di “nazionalizzazione del tempo libero”; J. L .Talmon, Le origini della
democrazia totalitaria, cit., p. 338.
200
F. Buonarroti, Conspiration puor l’égalité dite de Babeuf, cit., trad. it. in Id., Cospirazione per
l’eguaglianza detta di Babeuf, cit., a cura di G. Manacorda, p. 178.
201
Ibid., pp. 178-184.
71
Capitolo secondo
Claude-Henri de Saint-Simon
Introduzione
sociologia202.
risorse.
202
M. T. Bovetti Pichetto, “introduzione” a C. H. de Saint-Simon, Opere, UTET, Torino, 1975, p.
10.
72
delle idee esposte vela con un carattere di ambiguità il suo pensiero, il che, in
A ciò si aggiunga che il pensiero e gli interessi dell’autore non sono rimasti
costanti nel tempo, benché le concezioni che stanno alla base della sua dottrina
sua dottrina: “la società tutta intera si basa sull’industria” 205. Successivamente
203
Cfr. C. Bouglé e E. Halévy, Doctrine de Saint-Simon, Paris, Rivière, 1924, p. 20.
204
P. Ansart, Marx e l’anarchismo, Il Mulino, Bologna, 1972, p. 19.
205
C. H. de Saint-Simon, L’industrie, (1816-1818), in Oeuvres, Antrophos, Paris, 1966, trad. it. in
Id., Opere, a cura di M.T. Bovetti Pichetto, cit., p. 263.
73
diverse, gli stessi temi208. L’autore diviene il teorico del sistema industriale,
Cenni biografici
Negli anni seguenti Saint-Simon spende il resto della fortuna che gli era
questo e all’aiuto di un suo vecchio servitore che lo ospita nella sua casa riesce
A partire dal 1814, dopo un periodo di crisi in cui l’autore viene, tra l’altro,
internato in un istituto per pazzi, inizia il periodo delle grandi opere. Con
75
1817 di Comte, scrive le sue opere più importanti ed organizza una serie di
tentativo fallisce. Lo scrittore vive ancora due anni durante i quali si forma un
scrive la sua opera finale, che diventerà una sorta di vangelo per i suoi
Il sistema industriale
organizzata razionalmente213.
Negli opuscoli precedenti c’erano idee, pensieri e indicazioni su ciò che non
andava e ciò che poteva essere fatto, ma il tutto era disorganico e non
cui ogni dettaglio si spiega facendo riferimento al nucleo, alla base del
pensiero dell’autore.
Nei particolari contingenti il pensiero tende a mutare nel corso del tempo,
ma l’essenza della sua dottrina, l’idea base, non cambierà più: l’industria,
“intesa nel senso più generale e che abbraccia tutti i tipi di lavori utili, la teoria
e la pratica; i lavori dello spirito e quelli manuali”214, viene posta alla base
La società tutta intera si basa sull’industria. L’industria è l’unica garanzia della sua
esistenza, la sola fonte di ogni ricchezza e di ogni prosperità. Lo stato di cose più favorevole
all’industria è quindi, per questo solo motivo, il più favorevole alla società. Ecco al tempo
Noi ci proponiamo di porre nella sua vera luce l’importanza dell’industria, l’influenza
politica che essa può esercitare e che le compete... rafforzando l’industria ci proponiamo di
Ogni regola, ogni disposizione, ogni minima cosa deve dunque essere
studiata ed organizzata per favorire la produzione, per far sì che l’industria sia
produzione, tutto deve essere subordinato, sia nell’ambito teorico che in quello
i mezzi generali per il raggiungimento del benessere sociale... [non sono altri] se non
quelli delle scienze, delle belle arti , e delle arti e mestieri; gli uomini infatti possono essere
felici soltanto quando riescono a soddisfare i loro bisogni fisici e morali, e questo è lo scopo
unico e l’obiettivo più o meno diretto della scienza, delle belle arti e delle arti e mestieri. 218
216
Ibid., p. 263.
217
D. Fisichella, Il potere nella società industriale, cit., p. 59.
218
C. H. de Saint-Simon, L’organisateur, (novembre 1819- febbraio 1820), in Oeuvres, Antrophos,
Paris, 1966, trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit., p. 521. “Credo che il paese nel
quale gli uomini sono meglio nutriti, meglio alloggiati, meglio vestiti, e dove possono viaggiare nel
modo più comodo, sia quella dove sono più felici dal punto di vista fisico. Credo che, se in questo
stesso paese, l’intelligenza degli uomini è sviluppata, se sono suscettibili di apprezzare le belle arti, se
conoscono le leggi che regolano i fenomeni naturali come i procedimenti per mezzo dei quali li si può
modificare, infine, se sono benevoli dal punto di vista morale, la loro felicità è la maggiore possibile”
(C. H. de Saint-Simon, Du systéme industriel, (1820-1822), in Oeuvres, Antrophos, Paris, 1966, trad.
78
i germi della società industriale sono sorti durante l’epoca dei Comuni 219. Al
egli afferma che le forze sociali reali si trovano nella società civile: dalla
si è infine giunti alla dissoluzione del sistema feudale, il quale, a sua volta, è
feudale, orientata in vista della conquista non avendo ancora sviluppato grandi
orientata in vista del lavoro produttivo che richiede di essere completata con
Nell’Organizzatore si legge:
L’antico sistema politico... è nato nel Medioevo. Due elementi di natura assai diversa
hanno concorso alla sua formazione; esso è stato fin dall’origine e per tutta la sua durata un
misto di sistema teocratico e di sistema feudale. L’alleanza della forza fisica (attributo
precipuo dei guerrieri) con gli strumenti della malizia e dell’astuzia inventati dai preti,
avevano investito i capi del clero e quelli della nobiltà dei poteri sovrani e aveva loro
D’altra parte, in quei tempi di barbarie un grande popolo riusciva ad arricchirsi soltanto
Così l’antico sistema politico ebbe come base fondamentale, da una parte, uno stato
d’ignoranza... e dall’altra uno stato d’incapacità nelle arti e mestieri, con il risultato che i
prime) si potevano arricchire soltanto impadronendosi delle materie prime possedute da altri
popoli.
223
P. Rossi, Positivismo e società industriale, Subalpina, Torino, 1975, p. 12.
80
Grazie ai progressi dell’industria, i popoli hanno conquistato i mezzi per prosperare tutti
sistema politico.224
Ormai, “il più grande desiderio di tutti gli individui non è affatto di agire
piacimento”227.
224
C. H. de Saint-Simon, L’organisateur, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., pp. 440-441. Dalla sua concezione della storia consegue l’idea che Saint-Simon ha della
rivoluzione francese come fatto ineluttabile dovuto al progressivo sviluppo della società: “Le forze
temporali e spirituali della società sono passate in altre mani. La vera forza temporale risiede ora negli
industriali, e la forza spirituale negli scienziati... Questo cambiamento fondamentale è stata la vera
causa della Rivoluzione francese. Questa grande crisi non ha avuto la sua origine in questo o
quest’altro fatto isolato, per quanta reale importanza esso abbia d’altronde potuto avere. E’ avvenuto
un sconvolgimento nel sistema politico, per la sola ragione che lo stato della società al quale
corrispondeva l’antica costituzione abbia cambiato totalmente natura... Se si vuole assolutamente
assegnare un’origine alla Rivoluzione francese, occorre datarla dal giorno nel quale ebbe inizio
l’affrancamento dei Comuni e lo studio delle scienze di osservazione nell’Europa occidentale” (C. H.
de Saint-Simon, Du systéme industriel, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit.,
p. 622).
225
Ibid., p.441. Per Saint-Simon il processo storico che porterà alla nascita del sistema industriale
può essere frenato da coloro i cui interessi sono in contrasto con esso, i nobili e in generale tutti coloro
che non svolgono lavori utili, ma esso è inarrestabile. “All’epoca dell’affrancamento dei Comuni, noi
vediamo che la classe industriale, dopo aver riscattato la sua libertà, è riuscita a crearsi un potere
politico. Questo potere consiste nel diritto di approvare o meno gli aggravi fiscali. Essa a poco a poco
cresce di numero, diventa più ricca e nelle stesso tempo più importante; la sua esistenza sociale va
migliorando sotto tutti gli aspetti: le classi, invece, che potremmo chiamare feudali e teologiche
perdono continuamente la stima e il potere reale, per cui giungo alla conclusione che la classe
industriale è destinata a progredire e a conquistare infine l’intera società. Tale è il fine al quale tende
ogni cosa, al quale noi tutti tendiamo, e queste vecchie istituzioni, che non hanno già più la forza di
sostenere ciò che hanno costruito, crolleranno per sempre e si cancelleranno da sole” (C. H. de Saint-
Simon, L’industrie, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit., p. 285).
226
Ibid., pag.487.
227
Ibid., p. 486, nota r. Saint-Simon non considera la brama di potere una caratteristica naturale
dell’uomo. Ciò che spinge gli uomini a cercare il potere non è il desiderio di potere in sé, ma la
volontà di procurarsi i mezzi per soddisfare le proprie necessità e i propri piaceri. Ora che l’umanità
ha raggiunto i mezzi per produrre in abbondanza e ha compreso, lentamente ma sicuramente, che il
81
industriale deve essere fondato sulle idee positive e deve avere come
la classe industriale deve occupare il primo posto, perché è la più importante di tutte;
perché può fare a meno di tutte le altre classi e nessun’altra può fare a meno di lei; perché
Il solo modo per soddisfare... i desideri della maggioranza, consiste nell’incaricare gli
industriali più importanti di dirigere il tesoro pubblico; perché gli industriali più importanti
sono i più interessati al mantenimento della pace; sono i più interessati all’economia nelle
spese pubbliche; sono anche i più interessati alla limitazione dell’arbitrio. Infine essi sono,
fra tutti i membri della società, quelli che hanno dato prova della maggiore capacità
nell’amministrazione positiva, poiché i successi da essi ottenuti nelle loro imprese private
un industriale è un uomo che lavora a produrre o a mettere alla portata dei vari membri
della società, uno o più mezzi materiali in grado di soddisfare le loro necessità o i loro
desideri materiali; così, un coltivatore che semina il grano, che alleva pollame e bestiame, è
industriali. Tutti questi industriali riuniti lavorano per produrre e mettere alla portata di tutti i
membri della società, tutti i mezzi materiali in grado di soddisfare i loro bisogni o i loro
desideri fisici, e formano tre grandi classi che si chiamano i coltivatori, i fabbricanti e i
commercianti.229
Oltre agli industriali, grande importanza, anche se minore, hanno gli artisti,
229
Ibid., p. 917.
83
concetto di classe, per acquisire i termini generali di una classe senza confini,
accordo con l’interesse comune”232. L’autore non è immune dal fascino della
teoria della mano invisibile233: “Quanto meno si ostacolano gli interessi degli
altri lavorando per i propri, tanto minor resistenza si incontra da parte loro, e
maniera razionale dagli uomini le cui capacità sono dell’utilità più generale e
230
D. Fisichella, Il potere nella società industriale, cit., p. 63.
231
M. T. Bovetti Pichetto, “introduzione” a C. H. de Saint-Simon, Opere, cit., p. 20.
232
C. H. de Saint-Simon, L’industrie, cit., in P. Rossi, Positivismo e società industriale, cit., p. 87.
233
Nelle ultime opere, in particolare nel Nuovo Cristianesimo, tale principio viene almeno in parte
abbandonato. Cfr. qui il paragrafo 6. Il Nuovo Cristianesimo.
234
C. H. de Saint-Simon, De la réorganisation de la société européenne, (ottobre 1814), in
Oeuvres, Antrophos, Paris, 1966, trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit., p. 192.
235
“Il governo nuoce all’industria ogniqualvolta si occupa dei suoi affari; nuoce anche quando si
sforza di incoraggiarla; ne segue che i governi debbono limitarsi a salvaguardare la produzione dai
tumulti e contrarietà di qualsiasi specie” (C. H. de Saint-Simon, L’industrie, cit., trad. it. in Id., Opere,
a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit., p. 295).
84
all’intera società, arriva ad una visione organicistica del sistema il quale viene
società237.
utili, è altrettanto vero che ognuno deve svolgere la funzione che gli è
assegnata.
capacità: i più capaci devono guidare gli altri. Il sistema industriale è, dunque,
prove positive e pubbliche... i produttori ricchi che comandano gli operai nei
loro lavori quotidiani [sono] di conseguenza i capi del popolo di cui fanno
necessariamente parte; da ciò risulta che essi sono i capi diretti e naturali della
nazione lavoratrice”238.
D’altra parte, Saint-Simon si cura di precisare, assai spesso nei suoi scritti,
che gli operai non sono sottomessi ai capi industriali239, ma sono associati
sono semplicemente guidati da coloro che hanno più capacità, o meglio che
hanno la capacità di prendere decisioni, allo stesso modo degli arti di un uomo
Nell’antico sistema, il popolo era inquadrato sotto i suoi capi; nel nuovo, esso è fuso con
loro. Dai capi militari veniva un comando, dai capi industriali viene un indirizzo. Nel primo
caso il popolo era soggetto, nel secondo è associato. Tale è in realtà il carattere meraviglioso
della società industriale, che coloro i quali vi concorrono sono in realtà tutti collaboratori,
tutti associati, dal più semplice manovale al più ricco industriale, fino all’ingegnere più
illuminato.
In una società in cui vengono a far parte individui che non recano né capacità né un
238
C. H. de Saint-Simon, Du systéme industriel, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., p. 877.
239
“Intendo qui come capi dei diversi lavori tutti gli industriali che non sono puramente operai,
cioè esecutori, e che prendono una parte più o meno grande alla direzione dei lavori” (C. H. de Saint-
Simon, Du systéme industriel, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit., p. 807,
nota f).
240
Nella Lettera di Henri Saint-Simon agli operai, l’autore fa dire a questi: “Capi delle principali
imprese agricole, industriali e commerciali, voi siete ricchi e noi siamo poveri; voi lavorate con la
testa e noi con le braccia; deriva da queste due differenze fondamentali che esistono fra noi, che
dobbiamo essere vostri subordinati” (C. H. de Saint-Simon, Du systéme industriel, cit., trad. it. in Id.,
Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit., p. 866).
86
organizzazione dove tutti recano la propria capacità e un apporto, costituisce una vera
associazione, e l’unica disparità esistente è quella delle diverse capacità e dei diversi apporti,
entrambi necessari, cioè inevitabili, e che sarebbe assurdo, ridicolo e funesto voler far
scomparire. 241
scrittore scende nei particolari e descrive gli organi che devono dirigere
sono spesso noiosi e tendono a mutare nel corso del tempo, ma il principio
rimane costante. La nuova élite del sistema industriale sarebbe stata composta
dai capi industriali, le vere guide del sistema, dagli scienziati, che con le loro
241
C. H. de Saint-Simon, L’organisateur, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., p. 499.
242
Il primo progetto, e il più completo, è quello esposto nell’Organisateur: “Verrà creata una
prima Camera che si chiamerà Camera d’invenzione... sarà composta da duecento ingegneri... da
cinquanta poeti o da altri letterati... da venticinque pittori, quindici scultori o architetti e dieci
musicisti... Questa camera... presenterà, allo scadere del primo anno di funzionamento, un progetto di
lavori pubblici da intraprendere per accrescere le ricchezze della Francia e per migliorare le condizioni
dei suoi abitanti... dovrà poi dare ogni anno il suo parere sulle aggiunte necessarie al progetto
primitivo... Verrà poi formata una seconda Camera, denominata Camera d’Esame. Essa sarà composta
... da cento fisici dediti allo studio della fisica dei corpi organici, cento fisici dediti allo studio della
fisica dei corpi bruti e cento matematici... Essa esaminerà i progetti della prima Camera, e... elaborerà
un progetto generale di educazione pubblica... La Camera d’esecuzione... si occuperà di avere... dei
rappresentanti di ogni settore dell’industria... avrà l’incarico di dirigere l’esecuzione dei progetti
deliberati...” (C. H. de Saint-Simon, L’organisateur, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., pp. 446-450).
87
Il mondo capovolto
società secondo un principio meritocratico in modo che ogni uomo sia messo
svilupparsi.
critica contro di lei è sempre presente nelle opere di Saint-Simon per il quale
243
Cfr. F. E. Manuel, I profeti di Parigi, Il Mulino, Bologna, 1979, pp. 159-162. Nei primi scritti
di Saint-Simon l’importanza dei capi industriali e degli scienziati era pressoché uguale.
Successivamente l’autore sembra accordare sempre minore favore a questi ultimi. “Gli scienziati
rendono dei servizi molto importanti alla classe industriale, ma ne ricevono dei servizi ancora più
importanti; ne ricevono l’esistenza; è la classe industriale che soddisfa le loro principali necessità,
come i loro desideri fisici di ogni genere; è lei che fornisce loro tutti gli strumenti utili all’esecuzione
dei loro lavori. La classe industriale è la fondamentale, la classe che sostiene tutta la società, senza la
quale nessun altra potrebbe sussistere” (C. H. de Saint-Simon, Catéchisme des industriels, cit., trad. it.
in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit., p. 1024).
88
“lo stato attuale delle cose... presenta lo spettacolo del mondo capovolto” 244.
L’autore si lamenta del fatto che “ coloro che dirigono gli affari pubblici
mondo dei governati; i governanti sono, a causa della loro formazione, molto
mediocri”245. Le classi che hanno il potere non hanno più le capacità per
guidare la nazione. Esse, infatti, sono ciò che rimane di un epoca che, crollata
definitivamente con la rivoluzione francese, ora non esiste più 246. L’autore,
quindi, si scaglia contro il clero, perché “nella classe dei laici si trovano gli
Più in generale, la critica dell’autore è rivolta contro tutti gli oziosi, ossia
tutti coloro che non svolgono alcuna attività utile alla società. Nella celebre
Parabola249 si legge:
244
C. H. de Saint-Simon, De l’organisation sociale, (1825), in Oeuvres, Antrophos, Paris, 1966,
trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit., p. 1095.
245
Ibid.
246
M. T. Bovetti Pichetto, “introduzione” a C. H. de Saint-Simon, Opere, cit., p. 11.
247
C. H. de Saint-Simon, De l’organisation sociale, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T.
Bovetti Pichetto, cit., p. 1095.
248
Ibid.
249
Saint-Simon per questo scritto, ritenuto sovversivo dell’ordine stabilito, venne perseguitato dal
potere giudiziario. Riuscì a difendersi e ad essere assolto anche se, proprio in quel periodo, per una
sfortunata coincidenza, il duca di Berry venne assassinato.
89
Ammettiamo che la Francia conservi tutti gli uomini di genio che possiede nel campo
delle scienze, delle belle arti, delle arti e mestieri, ma abbia la sfortuna di perdere nello stesso
giorno, Monsieur il fratello del Re, il duca d’Angoulême, il duca di Berry, il duca
d’Orléans...
E contemporaneamente perda tutti i grandi ufficiali della corona, tutti i ministri di Stato...
tutti i consiglieri di Stato, tutti i dignitari, tutti i suoi marescialli, tutti i suoi cardinali,
arcivescovi, vescovi, grandi vicari e canonici, tutti i prefetti, i sotto-prefetti, gli impiegati nei
ministeri, i giudici, e inoltre i diecimila più ricchi proprietari fra coloro che vivono come i
nobili.
Questo fatto affliggerebbe certamente i Francesi che sono di buon cuore... Ma questa
perdita di tremila personaggi, ritenuti i più importanti dello Stato, procurerebbe loro un
dolore di carattere puramente sentimentale, non risultandone infatti alcun danno politico per
lo stato.250
di Saint-Simon, che crede nell’ineluttabiltà del progresso storico 251, del fatto
che i nobili sono ormai solo i fantasmi di un’epoca passata e che non svolgono
più alcuna funzione nella nuova società, la quale non è che “una nazione che è
La prima, e più importante, è che essi, come abbiamo visto, non hanno più
L’altra critica riguarda il fatto che i nobili vivono nel lusso senza produrre
alcunché, mentre per Saint-Simon “il lavoro è la fonte di tutte le virtù [e] i
lavori più utili devono essere i più considerati” 254. Gli aristocratici, inoltre,
l’intera nazione. Essi, infatti, per poter mantenere il loro tenore di vita fanno sì
che “gli industriali... [siano] oberati di imposte... imposte enormi che... non
l’industria”255.
sociale che i progressi della civiltà potranno rendere necessario instaurare” 256.
Il motivo di questo favore dipende dal fatto che l’autore è contrario a qualsiasi
Misure pratiche
industriale era che “gli individui che compongono l’ultima classe della società,
256
C. H. de Saint-Simon, Catéchisme des industriels, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T.
Bovetti Pichetto, cit., p. 946. Per l’autore, del resto, non è importante la forma di governo di una
società, perché l’organizzazione politica è sempre subordinata a quello economica che è quella che
caratterizza essenzialmente la società. La cosa più importante è organizzare efficacemente la
produzione e fare in modo che il governo, indipendentemente dalla forma che può avere, non intralci
lo sviluppo dell’industria. Cfr. E. Durkheim, Il Socialismo. Definizioni - Origini - La dottrina saint-
simoniana, Franco Angeli, Milano, 1982, pp. 315-316.
257
Per le ragioni che spingono Saint-Simon ad auspicare un alleanza tra il trono e gli industriali, si
veda direttamente C. H. de Saint-Simon, Du systéme industriel, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M.
T. Bovetti Pichetto, cit., pp. 605 e seg.
92
maggiore età come nazione, grazie ai progressi della sua intelligenza, ne deve
più favorevole all’industria. Da quanto detto fino ad ora risulta chiaro quale
sia lo scopo immediato dell’autore: eliminare gli oziosi. D’altra parte, egli non
si spinge a tanto e quello che egli, in definitiva, propone è che coloro che non
delle cose. [Vuole] che gli uomini facciano, scientemente ormai, con sforzi più
diretti e con maggior profitto, ciò che hanno fatto sinora, per così dire, a loro
258
C. H. de Saint-Simon, De l’organisation sociale, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T.
Bovetti Pichetto, cit., p. 1101. Si vedano direttamente in C. H. de Saint-Simon, De l’organisation
sociale, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit., pp. 1072-1084 i due
frammenti intitolati rispettivamente “Prove delle capacità dei proletari francesi ad amministrare bene
la proprietà” e “Poiché la classe dei proletari è tanto progredita in civiltà quanto quella dei proprietari,
la legge deve classificarli come associati”.
259
Ibid., p.1071.
260
Cfr. E. Durkheim, Il Socialismo. Definizioni - Origini - La dottrina saint-simoniana, cit., p. 305.
93
princìpi industriali non sono ancora abbastanza noti e diffusi, e non possono
quindi avere acquisito quel credito che può dare loro fiducia e forza; inoltre... i
princìpi non sono sufficienti, come si potrebbe a tutta prima ritenere, perché
assolutamente contraria agli interessi dell’industria; perché per lei l’uso della
intervento dall’alto, un ordinanza del re che assicuri più potere agli industriali.
regime totalmente arbitrario esistito sino ad oggi al regime del tutto liberale
261
C. H. de Saint-Simon, L’industrie, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto,
cit., p. 285.
262
Ibid., p. 388.
263
Ibid. Per l’autore è estremamente importante che il mutamento della società avvenga in modo
del tutto pacifico. Egli suggerisce, infatti, di “indennizzare le persone i cui interessi pecuniari saranno
stati danneggiati in qualche modo dall’introduzione del nuovo sistema politico” (C. H. de Saint-
Simon, L’organisateur, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit., p. 451). Nel
Sistema Industriale, rivolgendosi al re, l’autore scrive “Si, Sire, i nobili possono ottenere una somma ,
e anche una somma importante dai produttori, in cambio della loro rinuncia volontaria e completa al
diritto di formare una prima classe nella nazione, al diritto di amministrare gli interessi generali della
società, al diritto di dirigere l’attività nazionale” (C. H. de Saint-Simon, Du systéme industriel, cit.,
trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit., pp. 842-843).
264
Ibid.
94
parte del re, quali una riforma elettorale che permetta agli industriali di essere
industriale266; per fare in modo cioè che il potere di dirigere la società passi da
coloro che avevano le caratteristiche per farlo nel passato, e che ora non hanno
più, a coloro le cui capacità si accordano con il nuovo scopo della società,
ossia la produzione.
Oltre all’ordinanza del re, misura necessaria e fondamentale per dare più
tenere per instaurare il nuovo sistema in modo del tutto pacifico; li esorta,
ancora sentono nei confronti della nobiltà269; a tenersi lontano dalle dispute
l’opinione pubblica271.
265
Ibid., p. 319.
266
Cfr. M. T. Bovetti Pichetto, “introduzione” a C. H. de Saint-Simon, Opere, cit., pp. 28-29.
Saint-Simon, nel Sistema industriale, spiega dettagliatamente quali provvedimenti adottare; cfr. C. H.
de Saint-Simon, Du systéme industriel, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit.,
pp. 636-640.
267
C. H. de Saint-Simon, L’industrie, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto,
cit., p. 319.
268
C. H. de Saint-Simon, Du systéme industriel, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., p. 608.
269
Ibid., pp. 602-603.
270
Ibid., p. 739.
271
Ibid., pp. 848-851.
95
Eguaglianza e organicismo
il popolo ha contratto poco a poco tutte le abitudini di amore per l’ordine e per il lavoro,
ormai in possesso della capacità di vivere in società sotto il nuovo sistema, nel quale l’azione
del governo deve essere ridotta a ciò che è indispensabile per stabilire una gerarchia di lavori
nell’azione generale degli uomini sulla natura, che è lo scopo finale del sistema272.
industriale273 il cui scopo non è altro che la produzione della maggior quantità
deve ispirare l’organizzazione del sistema deve essere l’efficienza. Per Saint-
Simon essa può sussistere solo se ognuno svolge le funzioni per le quali è
portato.
272
C. H. de Saint-Simon, L’organisateur, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., p. 497.
273
C. H. de Saint-Simon, L’industrie, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto,
cit., p. 385.
96
perché chi ha maggiori conoscenze e capacità deve guidare gli altri. Da queste
sino alla sua sommità, gli strati devono essere formati da materiali sempre più
pongono l’accento su ciò che accomuna gli uomini e li rende simili, il nostro
motrice, quella sensibile alle quali corrispondono le tre classi degli scienziati,
una sola delle tre classi. Da questo presupposto si arriva alla conseguenza che
274
G. M. Bravo, “introduzione” a C. H. de Saint-Simon, Nuovo Cristianesimo, Editori Riuniti,
Roma , 1968.
275
Ibid.
276
C. H. de Saint-Simon, De l’organisation sociale, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T.
Bovetti Pichetto, cit., p. 1081.
277
F. E. Manuel, I Profeti di Parigi, cit., p. 164.
278
X. Bichat, Phsiological Researches upon Life and Death, Philadelphia, 1809.
279
F. E. Manuel, I Profeti di Parigi, cit., p. 165.
97
esclusivamente nel campo per cui è portato 280; da ciò l’autore arriva a negare la
Saint-Simon non si ferma qui; egli afferma che all’interno di ogni classe, e
che sono “ così evident[i], facil[i] da verificare, che non vi potrà essere
naturalmente ad inserirsi nella funzione sociale che più gli si addice” 281. Anche
all’interno di ogni classe, quindi, il conflitto non è ammissibile perché fare una
graduatoria delle capacità non è più un fatto arbitrario 282, ma basato sui fatti e
Dal fatto che il sistema industriale è basato su idee razionali discende che
280
Ibid., p. 166. Saint-Simon è convinto che gli uomini non siano guidati dalla passione per
l’eguaglianza con altri uomini di staus più elevato o di grande ricchezza. Essi non inseguono le
chimere del potere e della ricchezza, ma realizzare sé stessi utilizzando e sviluppando le proprie
capacità naturali.
281
C. H. de Saint-Simon, L’organisateur, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., p. 525.
282
Saint-Simon aderisce alle idee di Holbach, Helvetius, Morelly, secondo i quali attraverso la
ragione si arriva sempre a verità cartesiane; scompare la soggettività del giudizio. Cfr. J. L. Talmon,
Le origini della democrazia totalitaria, Il Mulino, Bologna, 1967, p. 44.
283
Cfr. F. E. Manuel, I Profeti di Parigi, cit., p. 173.
98
In una società organizzata in vista dello scopo positivo di lavorare per la sua prosperità
mediante le scienze, le belle arti e le arti e mestieri, l’atto politico più importante, l’atto che
consiste nel fissare la direzione lungo la quale deve procedere la società, non appartiene più a
uomini investiti della funzione sociale, ma viene esercitato dal corpo sociale stesso; in questo
quest’ordine di cose, i cittadini incaricati delle differenti funzioni sociali, anche le più
elevate, occupano, da un certo punto di vista, soltanto posti subalterni, poiché le loro
funzioni, qualunque ne sia l’importanza, si limitano a seguire una direzione che non è stata
da loro scelta. Inoltre, gli scopi e l’obiettivo di una simile organizzazione sono così chiari,
così determinati, che non vi è più posto per l’arbitrio... Tutti i problemi che debbono essere
produzione si arriva alla logica conclusione: “L’età dell’oro del genere umano
non si trova alle nostre spalle, ma dinanzi a noi, nella perfezione dell’ordine
284
C. H. de Saint-Simon, L’organisateur, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., pp. 524-525. Tale modalità di prendere decisioni contribuisce a determinare la tendenza
che va sotto il nome di “fine delle ideologie”, secondo la quale nel momento in cui non ci sono più
controversie di opinioni riguardo la concezione del potere, le modalità di prendere decisioni e gli
obiettivi delle decisioni stesse, scompare e viene a mancare, in pratica così come in linea di principio,
qualsiasi disaccordo ideologico; cfr. D. Fisichella, Il potere nella società industriale, cit., p. 88, nota
24. Per un esame di tutto il problema si veda J. Meynaud, Destin des ideologies, Etudes de science
politique, Lausanne, 1961.
99
esistere.
La questione distributiva
Simon, nei suoi scritti, pone sempre l’accento su una sempre maggiore
posto”287.
285
C. H. de Saint-Simon, De la réorganisation de la société industriel européenne, (ottobre
1814)., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit., p. 197.
286
F. E. Manuel, I profeti di Parigi, cit., p. 167.
287
C. H. de Saint-Simon, L’industrie, cit., trad. it. in P. Rossi, Positivismo e società industriale,
cit., p. 62.
100
sociale anche per quel che riguarda i principi distributivi della ricchezza,
questo, per l’autore, “costituisce il più alto grado di eguaglianza che sia
possibile ed auspicabile”289.
turca.
consiste nel fatto che ciascuno trae dalla società dei benefici esattamente proporzionali al suo
apporto sociale, cioè alla sua capacità positiva, all’impiego utile che fa dei suoi mezzi, fra i
quali bisogna includere, beninteso, i suoi capitali. Non si può concepire nulla di più contrario
a questa vera eguaglianza, base naturale della società industriale, del sistema anti-sociale in
virtù del quale ciascuno godrebbe a turno del potere arbitrario, perché allora si
accorderebbero vantaggi sociali senza alcuna condizione né in una proporzione qualsiasi con
l’utilità prodotta.290
288
C. H. de Saint-Simon, L’organisateur, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., p. 500.
289
Ibid.
290
C. H. de Saint-Simon, Du systéme industriel, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., p. 709.
101
L’eguaglianza assoluta non solo non è praticabile all’interno della società 291,
gli uomini sono, per natura, disuguali; la struttura sociale è vista come un
uomini a produrre quell’abbondanza che è il solo vero scopo della società. Più
distribuzione non collegata alle capacità non può che significare disordine e
291
“Se cerco di stabilire quale passione ha fatto esplodere la Rivoluzione francese... mi accorgo
che è l’eguaglianza e che gli uomini delle classi inferiori si sono abbandonati ad essa con maggiore
violenza, spinti tanto dall’ignoranza che dall’interesse. La passione dell’eguaglianza ha avuto come
effetto la distruzione dell’organizzazione sociale...” (C. H. de Saint-Simon, L’ industrie, cit., trad. it.
in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto, cit., p. 283).
292
D. Fisichella, Il potere nella società industriale, cit., p. 73.
102
anarchia, per Saint-Simon non può che comportare una paralisi della funzione
D’altra parte l’autore ripete con insistenza, che l’uomo, in realtà, non
dotato. Lo scrittore arriverà a dire, infatti, che fine ultimo della sua dottrina
era offrire a tutti i membri della società la massima opportunità possibile per
Nel sistema industriale, invece, poiché ognuno fa ciò per cui è portato e
assicurato a tutti, ai ricchi come ai più poveri i quali potranno passare da una
vita di stenti ad una in cui avranno “la certezza di... mangiare pollo tutte le
293
Discorso analogo a quello fatto per l’eguaglianza può essere fatto per la libertà, la quale deve
essere funzione della produzione. Alla libertà individuale si sostituisce la libertà dell’intera società a
perseguire il proprio scopo che è quello di produrre e di creare abbondanza. La vera libertà diventa,
dunque, la piena possibilità di ogni individuo di lavorare, di utilizzare le proprie particolari capacità,
di vedersi riconosciuto il frutto del proprio lavoro e di goderne. D’altra parte, nel momento in cui tutti
gli uomini diverranno consapevoli del vero obiettivo della comunità non sarà più possibile alcun tipo
di dissidio perché ognuno, in vista del fine sociale, e conoscendo i propri limiti e le proprie
potenzialità, non avrà desiderio di andare oltre le proprie competenze o di pretendere più di quanto gli
spetti.
294
F. E. Manuel, I profeti di Parigi, cit., p. 167.
295
Ibid.
103
domeniche”296.
generiche.
Gian Mario Bravo afferma che “la nuova organizzazione sociale deve
sono emancipati da ogni legame atavico con il vecchio mondo, e quindi tutti,
nella mancanza del contrasto di classe, sono membri di pari grado nell’ambito
differenziate”297.
diritti politici sulla superiorità in capacità positive” 298. “Il sistema industriale è
i diritti di nascita e anche di ogni specie di privilegio” 299 e assicura che “ogni
296
C. H. de Saint-Simon, Du systéme industriel, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., p. 869.
297
G. M. Bravo, “introduzione” a C. H. de Saint-Simon, Nuovo Cristianesimo, cit., p. XVI.
298
C. H. de Saint-Simon, De l’organisation sociale, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T.
Bovetti Pichetto, cit., p. 1093.
299
C. H. de Saint-Simon, Catéchisme des industriels, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T.
Bovetti Pichetto, cit., p. 945.
104
uomo, qualunque sia il suo punto di partenza, possa giungere alla prima di
tutte le classi sociali, la monarchia sola esclusa, e possa giungervi solo per
adeguate capacità.
L’autore afferma che nel sistema industriale “non basta trasferire i privilegi,
occorre annullarli; non basta far passare gli abusi da una persona ad un altra,
occorre abolirli”302.
Considerando che la conservazione dei titoli nobiliari dispiace molto alla nazione;
considerando anche che la conservazione di questi titoli mantiene nell’animo degli antichi
per il bene generale, che i capi industriali godano del primo grado di considerazione
La nuova come l’antica nobiltà sono soppresse, i titoli feudali sono aboliti...303
300
C. H. de Saint-Simon, Du systéme industriel, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., p. 883.
301
Ibid., p. 877.
302
C. H. de Saint-Simon, De l’organisation sociale, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T.
Bovetti Pichetto, cit., p. 1083, nota 1. “Tutti i privilegi saranno annullati, e non potranno più
riformarsi, poiché sarà instaurato il sistema di eguaglianza più completo che possa esistere e gli
uomini che dimostreranno più capacità nelle scienze positive, nelle belle arti e nell’industria saranno
chiamati dal nuovo sistema a godere del primo grado di considerazione sociale e saranno incaricati
della direzione degli affari pubblici, disposizioni fondamentale che destina tutti gli uomini che
posseggono un talento superiore ad elevarsi al primo rango. Qualunque sia la posizione nella quale il
caso della nascita li abbia posti” (C. H. de Saint-Simon, Suite à la brochuredes Bourbons et des
Stuarts, (gennaio 1822)., in Oeuvres, Antrophos, Paris, 1966, trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T.
Bovetti Pichetto, cit., p. 911).
303
C. H. de Saint-Simon, Du systéme industriel, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., p. 819.
105
Per ciò che riguarda, invece, le differenze di nascita collegate alla ricchezza
della società, perché la proprietà “dipende essa stessa da una legge superiore e
più generale, da quella legge della natura in virtù della quale tutte le società
l’unica base che sia possibile dare ad una società politica; essa, non potrebbe
esistere, anche nelle condizioni più imperfette, se, mancando le leggi, questo
diritto non fosse consacrato almeno dalle consuetudini” 306. E, per quel che
304
C. H. de Saint-Simon, L’industrie, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto,
cit., p. 353.
305
G. M. Bravo, “introduzione” a C. H. de Saint-Simon, Nuovo Cristianesimo, cit., p. XVII.
306
C. H. de Saint-Simon, L’industrie, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T. Bovetti Pichetto,
cit., p. 353. Rimane il fatto che la proprietà e le leggi che la regolano devono sempre restare
subordinate al momento produttivo. Saint-Simon distingue infatti tra proprietà industriale e proprietà
fondiaria aspramente criticata perché non collegata in alcun modo con la produzione e perché dà al
proprietario il diritto ad una rendita ingiustificata per l’assenza di ogni attività lavorativa; cfr. D.
Fisichella, Il potere nella società industriale, cit., pp. 75-80. Riguardo alla proprietà industriale, Saint-
Simon ha posto per primo la questione della separazione fra proprietà e controllo, caratteristica delle
moderne grandi società di capitali. Per Giovanni Sartori, Saint-Simon ha previsto la possibilità di
“socializzare” i mezzi di produzione, non tanto affermando in diritto la proprietà comune, quanto
subordinando il diritto di proprietà alla funzione produttiva; cfr. G. Sartori, Democratic Theory,
Wayne Univ. Press, 1962, p. 389.
106
capacità degli industriali, anche nel caso che essi abbiano ereditato la fortuna
che posseggono”307.
modo debbano essere aboliti i privilegi nobiliari, non fornisce una nuova
Ad esempio per ciò che riguarda l’istruzione viene detto: “i ricchi godranno
lontano perché i ricchi non possano abusare nei loro confronti della superiorità
naturali e, d’altra parte, esse non saranno eccessive, o meglio, anche i più
307
Ibid., p. 608, nota a. Durkheim, del resto, vede in alcuni passaggi del Sistema industriale la
possibilità che Saint-Simon alludesse addirittura ad un’abolizione della successione ereditaria . Il
sociologo, comunque, conclude dicendo “Su questo punto si possono fare soltanto delle ipotesi” (E.
Durkheim, Il Socialismo. Definizioni - Origini - La dottrina saint-simoniana, cit., p. 337, nota 3).
308
C. H. de Saint-Simon, Catéchisme des industriels, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T.
Bovetti Pichetto, cit., p. 1027, nota d.
107
legge:
Vi sono forti ragioni per cui i ricchi preferiscono abitare nei paesi in cui l’eguaglianza è
spinta più lontano fra i membri che compongono la società, poiché questi paesi sono
contemporaneamente quelli nei quali possono soddisfare nel modo più facile e concreto i loro
desideri...
Così, in realtà, gli uomini più ricchi e più potenti sono interessati all’aumento
dell’eguaglianza, poiché i mezzi per soddisfare i loro piaceri aumentano nella stessa
diremo ciò che avrebbe forse dovuto trovarsi all’inizio, cioè che migliorando
le sorti della massa, si assicura il benessere degli uomini di tutte le classi...” 310.
Risulta chiaro, comunque, soprattutto alla luce degli sviluppi successivi del
suo pensiero già presenti nel Sistema Industriale e in maniera definitiva nel
sistema311.
delle classi più disagiate. In tal modo, sostenendo la gerarchia delle capacità
Saint-Simon non intende riferirsi agli eventuali privilegi dei più capaci perché
311
E. Durkheim, Il socialismo. Definizioni - Origini - La dottrina saint-simoniana, cit., pp. 307-
308.
312
Cfr. R. Garaudy, Les sources françaises du socialisme scientifique, Paris, 1949, p.89-96.
313
J. A. Schumpeter, Storia dell’analisi economica, vol. II, Einaudi, Torino, 1959, cit. in D.
Fisichella, Il potere nella società industriale, cit., p. 99, nota 60.
109
visti, diventa in un certo senso un non problema. Non solo perché una grande
l’egoismo scompare.
partire dal Sistema industriale, permette di affermare che proprio nella società
314
P. Ansart, Marx e l’anarchismo, cit., p. 142.
315
Cfr. E. Durkheim, Il socialismo. Definizioni - Origini - La dottrina saint-simoniana, cit., pp.
362-363.
316
Cfr. D. Fisichella, Il potere nella società industriale, cit., p. 70-72.
317
Cfr. C. H. de Saint-Simon, Du systéme industriel, cit., trad. it. in Id., Opere, a cura di M. T.
Bovetti Pichetto, cit., p. 742.
110
partecipare al consumo della sua quota. Allo stesso modo, l’istruzione da una
di Saint-Simon tendono a vacillare così come il suo ottimismo sul fatto che
chiara, che devono prevalere quelli dei più poveri 320. Così, anche se
318
Cfr. D. Fisichella, Il potere nella società industriale, cit., pp. 64-65.
319
P. Ansart, Marx e l’anarchismo, cit., pp. 136-137.
320
Ibid., p. 143.
111
Proprio questi ultimi sviluppi, che, occorre ripetere ancora una volta, non
Il nuovo cristianesimo
Gli sviluppi conclusivi del pensiero saintsimoniano sono racchiusi nella sua
ultima opera che non verrà terminata e sarà pubblicata postuma da un seguace:
Olinde Rodrigues.
Il Nuovo Cristianesimo segna per Marx una svolta radicale nel pensiero
dell’autore ed egli afferma nel Capitale che “è soltanto nel suo ultimo lavoro...
321
C. H. de Saint-Simon, Nouveau christianisme, cit., trad. it. in Id, Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., p. 1110.
322
K. Marx - F. Engels, Das Manifest der Kommuistichen Partei, trad. it. in Id., Manifesto del
partito comunista, Newton-Compton, Milano, 1994, p. 45.
323
K. Marx, Das Kapital, 3 vol., Hamburg, 1867-1894, cit. in P. Ansart, Marx e l’anarchismo, cit.,
p. 20.
112
In ogni caso, questo non significa che ci sia una frattura con gli scritti
diversa. Il venire meno del precedente ottimismo sulla capacità immanente nel
già possiede324. Tali mezzi sono trovati nella forza persuasiva della morale, che
per ottenere i cambiamenti necessari negli uomini ora diventa necessaria “la
quest’occasione, come lo sono stati fin dalla fondazione del cristianesimo, gli
convertito con una certa facilità alla nuova religione, la quale basata sul
organizzazione sociale.
del profitto, ma alla base di essa ora è posto il principio della fratellanza,
fondamento della religione cristiana. Saint-Simon, del resto, non trova alcun
cristianesimo328.
327
Saint-Simon aveva progettato l’opera in tre dialoghi, ma lo morte lo colse quando soltanto il
primo era stato scritto. Il Nuovo Cristianesimo venne pubblicato qualche mese dopo dal seguace
Olinde Rodrigues che lo fece precedere da una breve introduzione con lo scopo di chiarirne il legame
con le prime opere filosofiche di Saint-Simon.
328
F. E. Manuel, I profeti di Parigi, cit., p. 185. Questo del resto fa sì che rimanga una certa
ambiguità nella dottrina di Saint-Simon. Infatti, si può giungere ad interpretazioni molto diversi del
pensiero dell’autore a seconda che si dia la prevalenza alle forti spinte morali che animano il Nuovo
Cristianesimo o al contrario agli aspetti riguardanti l’effettiva organizzazione della società industriale
meritocratica e tecnocratica. Tale ambiguità di fondo ha fatto sì, del resto, che alcune componenti del
pensiero saintsimoniano che in Saint-Simon si prestavano a recuperi in direzioni contrastanti
venissero riprese dai suoi seguaci con connotazioni definite e forse diverse da come le intendeva il
maestro. Ad esempio la critica dell’anarchia capitalistica e l’esigenza di una politica di piano, che in
Saint-Simon possono essere visti come anticipazioni di temi sviluppati dal pensiero socialista
successivo, acquistano rilievo ben diverso nel pensiero dei saintsimoniani che utilizzarono gli stessi
spunti per la difesa del macchinismo, del sistema di fabbrica o della speculazione. Gli stessi seguaci,
che finirono per separarsi avendo obiettivi diversi, poterono utilizzare la medesima dottrina di Saint-
Simon, gli uni per difendere i presupposti e i meccanismi dell’industrializzazione, gli altri con
obiettivi di riscatto e di emancipazione sociale. Cfr. M. Larizza Lolli, Il Saintsimonismo (1825-1830).
Un’ideologia per lo sviluppo industriale, cit., pp. 6-9.
114
razionali, nel senso che la società deve essere organizzata sulla base di idee
Saint-Simon nel corso del dialogo dimostra che l’essenza del cristianesimo
è la fratellanza tra gli uomini; il dogma e il rituale di ogni religione non sono
che aggiunte che variano di epoca in epoca all’unico vero principio divino.
conoscenze, nuovi saperi, nuove idee; tutti queste devono essere applicate in
l’opera un carattere mistico tale che verrà considerata da suoi seguaci come la
istituzioni spirituali e temporali che esistono in Inghilterra, in Francia, nella Germania del
nell’America meridionale. Confronterò le dottrine di queste diverse istituzioni con quella che
329
C. H. de Saint-Simon, Nouveau christianisme, cit., trad. it. in Id, Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., p. 1105
330
Per Gian Mario Bravo la comparsa di questa forte componente morale fa sì che Saint-Simon
con il Nuovo Cristianesimo venga proiettato nel socialismo; cfr. G. M. Bravo, Storia del socialismo
(1789-1848), Editori Riuniti, Roma, 1971, p. 90.
115
Il nuovo cristianesimo, come le associazioni eretiche 331, avrà la sua morale, il suo culto e
il suo dogma; avrà il suo clero e i suoi capi. Ma, nonostante questa somiglianza di
della morale sarà considerata dai nuovi cristiani come la più importante: il culto e il dogma
Nel nuovo cristianesimo tutta la morale sarà dedotta direttamente da questo principio: Gli
uomini devono comportarsi come fratelli gli uni verso gli altri...332
posta direttamente sulle classi disagiate, ma questo non porta ad una frattura
fondare il nuovo cristianesimo e diventare capi della nuova Chiesa è compito degli
uomini che maggiormente sono capaci di contribuire con le proprie opere ad accrescere il
benessere della classe più povera. Le funzioni del clero si ridurranno a insegnare la nuova
dottrina cristiana, al cui perfezionamento i capi della Chiesa lavoreranno senza sosta. 334
331
Saint-Simon si riferisce qui alla religione cattolica e protestante, eretiche in quanto si sono
allontanate dal principio fondamentale.
332
C. H. de Saint-Simon, Nouveau christianisme, cit., trad. it. in Id, Opere, a cura di M. T. Bovetti
Pichetto, cit., pp. 1108-1109.
333
Ibid., p. 1110.
334
Ibid.
116
Il vero cristianesimo deve rendere gli uomini felici, non soltanto in cielo, ma sulla terra.
Non dovete più fissare l’attenzione dei fedeli su idee astratte; usando in modo adatto le
idee materiali, organizzandole in modo da procurare alla specie umana il più alto grado di
felicità ch’essa possa raggiungere durante la sua vita terrena, riuscirete a far diventare il
dalla chiesa militante per migliorare rapidamente l’esistenza morale e fisica della classe più
numerosa.335
questa religione ringiovanita... è chiamata a unire insieme gli scienziati, gli artisti e gli
industriali e a farne i direttori generali della specie umana, così come degli interessi
particolari di ciascuno dei popoli che la compongono; è chiamata a porre le belle arti, le
scienze d’osservazione e l’industria a capo delle conoscenze sacre, mentre i cattolici le hanno
Da tutto ciò discende che la società deve essere organizzata “in modo che
possa essere la più vantaggiosa per il maggior numero: [gli uomini] devono
proporsi come scopo in tutti i loro lavori, in tutte le loro azioni, di migliorare
335
Ibid., pp. 1124-1125.
336
Ibid., p. 1132.
117
nel modo più rapido e completo l’esistenza fisica e morale della classe più
numerosa”337, dunque il primo dovere degli uomini potenti è “usare tutti i loro
dei poveri”338.
Quando Saint-Simon spiega in che modo tutto questo sia possibile non si
più capaci devono guidare gli altri. Ritorna l’idea della società come una
questo è visto alla luce dello scopo del miglioramento delle classi povere. Se
che il miglioramento della classe più povera farebbe “prosperare tutte le classi
della società, tutte le nazioni, con la più grande rapidità possibile” 340 e
superiori”341.
morale e fisica molto più soddisfacente di quella di cui ha goduto sino a oggi;
337
Ibid., p. 1106.
338
Ibid.
339
G. M. Bravo, “introduzione” a C. H. de Saint-Simon “ Nuovo Cristianesimo”, cit., p. XXX.
340
Ibid., p. 1108
341
Ibid, p. 1112.
118
esistenza”342.
sistema ora cerca nella morale e nel “sentimento filantropico, che è la vera
gli individui”345 per giungere finalmente ad “un’unità di fine nelle opere dei
una società i cui membri entrano in lotta gli uni contro gli altri tende a
disgregarsi”347.
Egli sente il dovere di “far sentire agli artisti, ai dotti e ai capi dei lavori
industriali che i loro interessi [sono] essenzialmente gli stessi della massa del
popolo; che essi [appartengono] alla classe dei lavoratori, nel momento in cui
ne erano i capi naturali; che l’approvazione della massa del popolo per i
servigi che essi le [rendono], [è] la sola ricompensa degna dei loro gloriosi
342
Ibid.
343
Ibid., p. 1141.
344
Ibid., p. 1124.
345
Ibid., p. 1142.
346
Ibid., p. 1126.
347
Ibid.
119
lavori”348.
Dal punto di vista distributivo, comunque, non cambia nulla nel pensiero
dell’autore, per il quale “un’eguaglianza che [non sia collegata alle capacità
condannata perché fonte di “ozio, che è padre di tutti i vizi” 350. Il lavoro è la
per migliorare il più rapidamente possibile l’esistenza della classe più povera, la
circostanza più favorevole sarebbe di trovare una grande quantità di lavori da eseguire e che
questi lavori esigessero il più grande dispiegamento dell’intelligenza umana. Voi potete
creare questa circostanza; ora che la dimensione del nostro pianeta è conosciuta fate
preparare dagli scienziati, dagli artisti e dagli industriali un piano generale dei lavori da
eseguire per rendere il possedimento territoriale della specie umana il più produttivo
La massa immensa di lavori che voi deliberate subito contribuirà al miglioramento della
sorte della classe più povera più efficacemente di quanto potrebbero fare le più abbondanti
solidali” 352. Senza proporre soluzioni sconvolgenti, egli ha posto “la soluzione
tale che anche il benessere dei più poveri sarebbe arrivato a livelli
soddisfacenti, sia nel coinvolgere e unire tutti i membri della comunità nella
352
M. Battini, L’ordine della gerarchia, cit., p. 96.
353
Ibid., p. 97.
121
Capitolo terzo
Charles Fourier
Introduzione
passionale”.
Fourier trascorse tutta la sua vita tra l’orgogliosa certezza della sua scoperta
peggio, del dileggio del pubblico nei confronti suoi e delle sue teorie356.
idee alla base del suo sistema. Per questo motivo, non si incontrano
contraddizioni nella lettura dei suoi scritti e le sue idee, esposte nelle varie
presenti.
Cenni biografici
della sua vita lascia trapelare l’estremo radicalismo del suo pensiero.
357
Le notizie riguardo alla vita di Charles Fourier sono tratte da: Ch. Fourier, Teoria dei quattro
movimenti e altri scritti, a cura di M. Larizza, cit.; G. M. Bravo (a cura di), Il socialismo prima di
Marx., cit.; F. E. Manuel, I profeti di Parigi, Il Mulino, Bologna, 1979; Ch. Fourier, L’Armonia
Universale, a cura di M. Larizza, Editori Riuniti, Roma, 1978.
123
è costretto ad abbandonare gli studi, nei quali eccelle, per dedicarsi all’azienda
paterna.
nel 1793 tenta una speculazione sbagliata e perde tutti i suoi averi. Durante la
passionale, che viene esposta, nel 1808, nella sua prima opera, la Teoria dei
L’opera viene accolta malamente della critica e dal pubblico. Non miglior
1822.
frattempo, sempre alla ricerca del ricco mecenate che finanzi e metta in pratica
358
Il Traité de l’associatione domestique-agricole era il primo titolo che Fourier aveva assegnato
all’opera che poi prese il nome di Théorie de l’unité universelle. Nelle citazioni seguenti si farà
sempre riferimento al secondo titolo dell’opera.
124
conferenze, organizzate dai suoi seguaci, per far conoscere la sua dottrina.
Saint-Simon e Owen, con il quale rompe ogni rapporto coi seguaci dei due
utopisti.
Nel 1833, viene redatta La falsa industria, e , nello stesso anno, comincia a
uscire, sotto la guida di Victor Considérant, la nuova rivista della scuola, “La
Phalange”.
Nel 1837, Charles Fourier muore, dopo aver trascorso tutta la vita a
prima stesura della sua prima opera: la sua missione era convincere l’umanità
della bontà delle sue idee, che avrebbero portato, se applicate, all’abbondanza
L’attrazione passionata
“Pare che la natura bisbigli all’orecchio del genere umano che esso è
destinato ad una felicità di cui ignora le vie, e che una scoperta meravigliosa,
359
Il falansterio è una piccola comunità. Nella fase di Armonia, in cui si sviluppa la società ideale
del pensatore, il mondo sarà disseminato di queste comunità, federate in un sistema amministrativo
unitario mondiale. Esse saranno pressoché autarchiche e indipendenti, e all’interno di queste si
svolgeranno, prevalentemente, attività legate all’agricoltura.
125
verrà d’un tratto a dissipare le tenebre della Civiltà” 360. La scoperta, cui
scopritore. Esso è il principio di cui si serve Dio, per far sì che l’uomo segua la
spirituale”361. Si aggiunge, poi, che questa analogia può essere estesa “dalle
animali, dei vegetali e dei minerali [possono] essere coordinate allo stesso
ogni creatura, dagli insetti alle stelle, provano piacere a fare ciò che l’impulso
naturale detta loro, che poi è anche ciò che è necessario per mantenere
l’armonia universale363.
360
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, (1808), in Oeuvres Completes, Anthropos, Paris,
1966, trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 229.
361
Ibid., p. 223.
362
Ibid.
363
M. Moneti, introduzione a: Ch. Fourier, Contro la civiltà, a cura di M. Moneti, Guaraldi
Editore, Bologna, 1971, p. 38.
126
di Dio una bacchetta magica che gli fa ottenere con lusinghe d’amore e di
piacere ciò che l’uomo non sa ottenere che con la violenza. L’attrazione
Fourier fonda, quindi, la sua morale sul piacere: la sua “teoria si limita a
utilizzare le malfamate passioni così come sono date dalla natura e senza
convinzioni una teoria sociale che porta all’elaborazione di una società ideale
del tutto innovativa, in cui il libero dispiegarsi delle passioni non porta caos e
364
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, (1841), in Oeuvres complètes, Anthropos, Paris,
1966, trad. it. in Id., L’armonia Universale, a cura di M. Larizza, cit., p. 52.
365
F. E. Manuel, I Profeti di Parigi, cit., p. 276.
366
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., L’Armonia Universale, a cura di
M. Larizza, cit., p. 55.
127
ricchezza e felicità a tutti gli esseri umani. In questa struttura sociale non ci
passioni del primo gruppo, le cinque dei sensi, sono necessarie “la salute e la
367
“La serie di gruppi è il modo generalmente adottato da Dio nella distribuzione dei regni e delle
cose create. Nelle loro teorie e tabelle, i naturalisti hanno ammesso all’unanimità questa
distribuzione... Se le passioni e i caratteri non fossero sottoposti come i regni materiali alla
distribuzione per serie di gruppi, l’uomo sarebbe diviso dall’intero universo; si avrebbe duplicità di
sistema e incoerenze tra il materiale e il passionale. (Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit.,
trad. it. in A. Salsano (a cura di), Antologia del pensiero socialista, volume I, I precursori, Laterza,
Bari, 1979, p. 130). “ Una serie passionale è una lega di diversi gruppi graduati in ordine ascendente e
discendente, riuniti passionalmente per identità di gusto verso qualche funzione, come ad esempio la
coltura di un frutto, e suddivisa in tanti gruppi quanti sono i tipi di lavoro che riguardano l’oggetto di
cui la serie si occupa. (Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétaire, (1829), in Oeuvres
Complètes, Anthropos, Paris, 1966, trad. it. in Id., Contro la Civiltà, a cura di M. Moneti, cit., p. 213).
Come si vedrà meglio in seguito, attraverso le Serie viene organizzato ogni lavoro e attività,
all’interno del Falansterio. Le Serie, chiamate da Fourier anche Sette progressive, sono la cellula
fondamentale della struttura economica del sistema fourierano. Tutte le attività, compiute nel
Falansterio, vengono svolte attraverso un’attenta suddivisione e specializzazione dei lavori. Ogni
attività è svolta da una Serie, la cui struttura interna rispecchia la suddivisione delle diverse sotto-
attività, che compongono il lavoro. In tal modo, ogni falansteriano sceglie e svolge non solo le attività
che desidera, ma, all’interno di queste, compie le fasi, da lui preferite.
368
M. Moneti, “introduzione” a Ch. Fourier, Contro la civiltà, a cura di M. Moneti, cit., p. 44.
128
sensibili...”369. “Per essere felici non basta possedere il lusso interno o salute;
famiglia. Queste hanno come scopo il desiderio dei gruppi 371. In particolare,
Composita, Cabalistica e Farfallina, sono le passioni per gli accordi, per gli
Tutte le differenze di gusti e inclinazioni che esistono tra gli uomini sono
369
Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétaire, cit., trad. it. in Id. , L’Armonia
Universale, a cura di M. Larizza, cit., p. 57.
370
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e
altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 652.
371
Ibid., pp. 651 e segg.
372
Per il significato di Civiltà in Fourier si veda il prossimo paragrafo.
373
F. E. Manuel, I Profeti di Parigi, cit., p. 273.
374
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. M. Larizza, Teoria dei quattro
movimenti e altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 653.
129
principali”375.
premesse per far sì che tutti possano soddisfare le proprie passioni. L’ordine
“Ogni ordine sociale diverso dall’armonia non è mai altro che un mezzo per
Contro la civiltà
375
Ibid., p. 315.
376
Ibid., p. 327.
377
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., Contro la Civiltà, a cura di M.
Moneti, cit., p. 251.
378
M. Larizza, “introduzione” a Ch. Fourier, Teoria dei quattro movimenti e altri scritti, cit., p. 48.
130
ma, per contrasto, svolge una spietata critica contro il mondo in cui vive: la
Civiltà.
inoltre, anticipando in parte Marx, afferma che ogni epoca ha in sé i germi del
come è stato inteso da Engels379; questa fase sociale “nasce con la concessione
dei diritti civili alla sposa”380 e abbraccia un vasto periodo, che parte dallo
sviluppo del mondo classico. Essa, come ogni epoca, è divisa in quattro fasi e
l’autore si trova a vivere durante la terza fase, caratterizzata dallo sviluppo del
essere inteso non solo in senso ristretto di circolazione delle merci, ma anche
379
M. Moneti, “introduzione” a Ch. Fourier, Contro la civiltà, cit., p. 17, in cui si fa riferimento a
F. Engels, Il socialismo dall’utopia alla scienza, Roma, 1970.
380
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e
altri scritti, cit., p. 492.
131
concorrenza tra le fabbriche si basa sullo sfruttamento degli operai, che sono
trascurata a favore del commercio e delle altre attività parassitarie che non
La critica dell’autore, in ogni caso, non si ferma a questo. Nella Civiltà, tutti
anche nei ricchi, pur avendo, questi, i mezzi materiali per soddisfarle 384.
condotto nel loro corso diretto e nel loro sviluppo combinato” 385. C’è un
passioni, che sono represse e riemergono in forme stravolte: esse non possono
dispiegarsi386.
un’agiatezza economica “di vario grado che metta al riparo dal bisogno gli
384
Cfr. F. E. Manuel, I Profeti di Parigi, cit., p. 269.
385
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e
altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 317.
386
Cfr. M. Moneti, ” introduzione” a Ch. Fourier, Contro la Civiltà, cit., p. 26.
387
Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétarie, cit., trad. it. in Id., L’armonia
universale., a cura di M. Larizza, cit., p.105.
133
sociale migliore”389. “La teoria dei destini esaudirà i voti dei popoli
a tutti.
l’Armonia, ossia non esistono solo questi due possibili società: esse, infatti,
sono solo due delle trentadue fasi che compongono il cammino sociale
dell’umanità.
non “... è il termine ultimo dei destini sociali, mentre è soltanto la quinta delle
“Il nostro destino è quello di avanzare; ogni periodo sociale deve tendere al
superiore”395. L’uomo non può fermare il movimento sociale 396, anche se, con
il suo comportamento, può influire sulla durata delle fasi d’infelicità: la difesa
che i filosofi fanno della civiltà e delle sue istituzioni è la causa principale del
Del resto, la civiltà occupa nella scala del progresso un posto importante, perché crea i
mezzi per avvicinarsi all’associazione: crea la grande industria, le scienze pure e le belle arti.
Bisognava far uso di questi mezzi per salire più in alto nella scala sociale, per non marcire in
perpetuo in quest’abisso di miserie e di ridicolo, chiamato civiltà, che, con le sue prodezze
393
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e
altri scritti, a cura di M. Larizza, cit.,, p. 252.
394
“L’evoluzione sociale... si divide in quattro fasi e si suddivide in trentadue periodi... Le due fasi
di incoerenza o disunione sociale comprendono i tempi di infelicità. Le due fasi di combinazione o
unione sociale comprendono i periodi di benessere... Da questo schema si vede che nell’evoluzione
del genere umano, come in quella degli individui, i periodi di sofferenza si trovano ai due estremi. Noi
ci troviamo nella prima fase... Stiamo per entrare nella seconda...” (Ch. Fourier, Théorie des quatre
mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e altri scritti, a cura di M. Larizza, cit.,
pp. 249-251). Le sedici società, dalla nona alla ventiquattresima, pur differenziandosi tra loro, saranno
tutte organizzate in Serie composte e produrranno abbondanza e felicità: formano le due fasi di
Armonia. Questo periodo non sarà infinito, ma durerà un numero determinato di anni, dopodiché il
destino dell’uomo è ricadere nella fase d’incoerenza sociale. Per una spiegazione dettagliata della
Teoria dei destini, si rimanda a: Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id.,
Teoria dei quattro movimenti e altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., pp. 244 e segg.
395
Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétaire, cit., trad. it. in Id., L’Armonia
Universale, a cura di M. Larizza, cit., p. 63.
396
Ch. Fourier, Egarament de la raison, in Oeuvres Complètes, Anthropos, Paris, 1966, trad. it. in
Id., Teoria dei quattro movimenti e altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 755.
135
industriali e i suoi torrenti di false dottrine, non è capace di assicurare al popolo il lavoro e il
pane.397
1) Creare la grande industria, le scienze pure e le belle arti, poiché questi mezzi sono
necessari per la costituzione del regime societario, che è incompatibile con la povertà e
l’ignoranza.
al frazionamento.398
“Dei due fattori, il secondo è assente per colpa dei filosofi, che non solo
ogni sforzo teorico che preludesse alla scoperta del meccanismo societario” 399.
...la prima è via d’avvento immediato... la seconda è via d’elevazione lenta, parziale e
graduale...
Sarebbe dunque un bel dispendio provare uno dopo l’altro i vari grado dell’Associazione:
397
Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétaire, cit., trad. it. in G. M. Bravo (a cura di),
Il socialismo prima di Marx., cit., p. 106.
398
Ibid., p. 107.
399
M. Moneti, “introduzione” a Ch. Fourier, Contro la Civiltà, cit., p. 55.
400
Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétaire, cit., trad. it. in G. M. Bravo (a cura di),
Il socialismo prima di Marx., cit., p. 125.
136
cosa che sarebbe successa se l’intelletto umano, invece di scoprire in pieno il calcolo
societario non richiede più di due anni, a partire dal giorno in cui apprestano
Tutto quello che è necessario fare è costituire una Falange di prova403: essa,
le classi, tutti i partiti; per questo motivo sarà così facile e un piccolo
L’armonia e il falansterio
Nella sua visione naturalistica dell’uomo, Fourier immagina una società che
raggruppate in modo tale che ogni uomo, facendo ciò che desidera, si rende
agli altri. “Non sarà più un dovere amare il lavoro quando il lavoro sarà
senza che sia l’attrattiva del denaro a [stimolarli]... non avranno altro incentivo che la
foga della passione, che un folle fanatismo per le loro attività predilette. E la loro esaltazione
sarà così violenta che si vedrà il milionario, il sibarita di oggi, levarsi prima dell’alba per
405
Per la definizione di Serie si veda la nota 13.
406
Ch. Fourier, Manuscrits publiés par “La Phalange”, revue de la science sociale, Anthropos,
Paris, 1967, trad. it.in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il nuovo mondo amoroso e altri scritti sul
lavoro, l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a cura di I. Calvino, Einaudi, Torino,
1971, p. 190.
407
I turni di lavoro sono brevissimi, al massimo durano due ore, perché una delle fondamentali
passioni umane, chiamata Farfallante, è soddisfatta cambiando continuamente genere di piacere.
138
accelerare e dare impulso personale ai lavori delle Sette nelle quali si sarà arruolato. Nel
partendo come cellule produttive, finiscono per essere presenti, in ogni aspetto
frenetica corsa da una Serie all’altra. Esse svolgono tutte le attività necessaria
408
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id, Teoria dei quattro movimenti e
altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 597.
409
Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétaire, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro
movimenti. Il nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella
società d’Armonia, a cura di I. Calvino, cit., p. 192.
410
Fourier usa indistintamente i termini Serie e Setta.
411
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il
nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a
cura di I. Calvino, cit., p. 235.
139
Falansterio non c’è eguaglianza, essa non si concilia con le Serie, che si
classi non sono abolite e nemmeno la proprietà privata 412. D’altra parte,
minimum.
Nutrici, gli spettacoli, che sono molto importanti nel meccanismo societario,
sono gratuiti.
Falansterio413.
Nel Falansterio,
non si mangia quasi mai nei propri appartamenti... Le coppie che vivono coniugalmente
412
Cfr. M. Moneti, “introduzione” a Ch. Fourier, Contro la civiltà, cit., p. 21.
413
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il
nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a
cura di I. Calvino, cit., p. 242.
414
In Armonia non esiste il matrimonio; nei legami affettivi e in campo sessuale, come, del resto,
in ogni cosa, vige la più completa libertà. La famiglia, in particolare, scompare completamente. Essa
impedirebbe il libero svilupparsi della società armonica, minandone i presupposti, su cui si fonda,
principalmente per due motivi. In primo luogo, la famiglia, naturalmente stiamo parlando di ciò che
Fourer poteva osservare, ha una struttura gerarchica, che dà al capofamiglia un certo potere sugli altri
membri. Da questo potere discende l’opposizione, il conflitto e, quindi, la potenziale rottura
140
Aggiungiamo che le cene in famiglia, con bambini sono sconosciute in Armonia, perché i
bambini molto mattinieri nelle loro occupazioni 415, vengono messi a letto all’ora della cena
“In una Falange il servizio domestico, come ogni altra funzione viene
Per quel che riguarda l’educazione dei bambini: “essendo la cura delle due
dell’armonia. In secondo luogo, essa favorisce il monadismo sociale. Essa è una cellula indipendente,
i cui interessi spesso non coincidono con quelli dell’intera società, che viene da essa sfruttata e
strumentalizzata. La famiglia è un nucleo chiuso, che favorisce il distacco dalle altre famiglie, è
contraria alla coesione sociale. Essa, inoltre, tende a conservare le proprie caratteristiche e gli
eventuali privilegi. Favorisce l’immobilismo e si oppone all’innovazione. L’eventuale creatività o
diversità dei figli è vista come un fatto negativo e, di conseguenza, viene combattuto. Questi sono i
motivi, che hanno spinto Fourier alle feroci critiche contro la famiglia, considerata, insieme al
commercio, la causa delle sventure dell’umanità. Cfr A. Colombo, Amore, libertà eticità, in A.
Colombo e L. Tundo (a cura di), Fourier. La passione dell’utopia, Franco Angeli Libri, Milano, 1988,
pp. 171-174.
415
Nel Meccanismo societario anche i bambini lavorano: svolgendo attività, dalle quali sono
attratti e che per loro sono giochi divertenti, eseguono funzioni utili; a partire dall’età di quattro anni,
essi cominciano a guadagnare molto denaro (Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétaire,
cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro,
l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a cura di I. Calvino, cit., p. 192 e p. 202). Sul
lavoro dei bambini nel Falansterio, cfr. M. Moneti, Il lavoro attrente, in A. Colombo e L. Tundo (a
cura di), Fourier. La passione dell’utopia, cit., p. 47. Inoltre, nella stessa opera, sull’importanza
dell’infanzia nel sistema di Fourier, cfr. R. Schérer, La fonction majeure de l’enfance, pp. 99-122.
416
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il
nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a
cura di I. Calvino, cit., p. 258.
417
Ibid., p. 160.
418
Ibid., p. 159.
141
di tutto a far sbocciare fin dalla più tenera età le vocazioni d’istinto, ad
applicare ogni individuo alle diverse funzioni cui la natura lo destina...” 420.
cosicché ogni sorta di lavoro, anche il più duro, diventa piacere per qualcuno:
denaro421.
del teatro, che “diventerà una sorgente di ricchezza e di moralità” 422. Fourier
419
Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétaire, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro
movimenti. Il nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella
società d’Armonia, a cura di I. Calvino, cit., p. 179.
420
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il
nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a
cura di I. Calvino, cit., p. 176.
421
Caso emblematico è quello delle Piccole Orde. Fourier parte dal presupposto che “ tra i
bambini, circa i due terzi, sono inclini alla sporcizia; provano gusto a rotolarsi nel fango, giocano a
maneggiare cose sudicie” (Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétaire, cit., trad. it. in Id.,
Teoria dei quattro movimenti. Il nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione,
l’architettura nella società d’Armonia, a cura di I. Calvino, cit., p. 206). Ebbene, “questi bambini si
arruolano nelle Piccole Orde, la cui funzione è di compiere, per punto di onore e con coraggio i lavori
più ripugnanti...” (Ibid., p. 207), come “ spurgo delle fogne, servizio dei letamai, tripperia, ecc...”
(Ibid., p. 212).
422
Ch. Fourier, Theorié de l’unité universelle, cit., trad, it. in Id., Contro la civiltà, a cura di M.
Moneti, cit., p. 205.
142
del tutto passivo, sia, soprattutto, partecipandovi attivamente. Tutti, infatti, nel
Falansterio sono, anche, attori, musici, ballerini, scrittori, i migliori dei quali
di vista della sua influenza morale sul bambino, il teatro è una scuola di
morale per immagini: là viene educata la gioventù all’orrore di tutto ciò che
Per quel che riguarda l’aspetto economico la Falange può essere considerata
Ogni societario, infatti, ottiene dei compensi sotto forma di dividendi, sul
che è uno dei fattori principali per rendere attraente il lavoro e quindi, per
al dividendo con tutti e tre i fattori perché, come abbiamo visto, anche chi ha
quanto bizzarre possano essere, hanno questo obiettivo: far sì che gli uomini
Fourier, pur non essendo un uomo del popolo come Babeuf, conosce bene la
povertà e la miseria, così diffusa nella Civiltà: il suo primo obiettivo, nel
accettabili. Egli vuole “trovare un nuovo ordine sociale che garantisca anche ai
afferma che gli uomini desiderano questo; il povero “non vuole essere pari ai
ricchi; sarebbe ben contento di mangiare alla tavola dei loro domestici... Egli
avranno privato del lavoro, lo avranno ridotto alla fame, all’abiezione e allo
sconforto”428.
minimo non sia per il povero “un incentivo alla fannullaggine” 429. Per questo,
è necessario:
non far nulla: infatti egli si persuaderebbe facilmente che il minimo gli è dovuto, non offerto
427
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e
altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 569.
428
Ch. Fourier, Egarament de la raison, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e altri
scritti, a cura di M. Larizza, cit. , p. 729.
429
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in A. Salsano (a cura di), Antologia del
pensiero socialista, volume I, I Precursori, cit., p. 128.
145
moltitudine volesse dedicarvisi anche nei giorni e nelle ore assegnati al riposo.
Se la politica sapesse utilizzare questa leva, il minimo sarebbe garantibile di fatto per la
cessazione assoluta dell’ozio. Resterebbe da provvedere agli infermi: fardello leggero e quasi
invisibile per il corpo sociale, se esso diviene opulento, e se l’industria attraente lo libera
lavora più per dovere o per necessità, ma per divertimento 431. “Tutte le
più esisteranno varietà nelle passioni e facoltà di qualsiasi tipo fra i societari,
trasporto della Setta per il lavoro, maggiori i suoi guadagni e l’armonia sociale
435
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in A. Salsano (a cura di), Antologia del
pensiero socialista, volume I, I Precursori, cit., p. 128.
436
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e
altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 577.
437
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il
nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a
cura di I. Calvino, cit., p. 146.
147
che ne risulta”438.
l’emulazione che nasce dai contrasti e dalle differenze tra gli abitanti del
Falansterio.
infatti, afferma che ciò che è realmente importante è che “gli esseri umani
siano identici in ciò che riguarda gli impulsi dell’anima così come in ciò che
concerne lo sviluppo del corpo, che siano, cioè, omogenei per lingua e per
Fourier, in accordo con i liberisti del tempo, ritiene che una perfetta
non propone una confisca o una redistribuzione dei beni con il passaggio
non solo, la spinta iniziale dovrebbe proprio partire dalle classi più ricche, le
quali hanno i mezzi economici per costituire quel primo Falansterio che
dovrebbe convincere tutti della bontà dell’ordine combinato: “Vi sono 3000
candidati per ricchezza o per potere, persone ciascuna delle quali può fare la
economico può essere considerata una società per azioni, in cui il prodotto
finale viene diviso fra tutti gli associati, in base ai tre fattori lavoro, capitale, e
dividendo.
I criteri di ripartizione, legati ai tre fattori, in ogni caso, non sono imposti
440
M. Moneti, “introduzione” a Ch. Fourier, Contro la Civiltà, cit., p. 35.
441
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e
altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 617.
149
industriale e societario:
giustizia luminosa, una piena armonia nella divisione degli utili e una retribuzione
soddisfacente per ciascuno secondo le sue tre facoltà industriali, lavoro, capitale e talento.
Questo prodigio consiste nell’elevare la cupidigia dal modo semplice al modo composto.
(...)
Si vedrà che la cupidigia... diventa in esse [nelle Serie] via di giustizia distributiva, e che,
creando le nostre passioni, Dio ha fatto bene tutto quel che ha fatto.
(...)
Gli armoniani saranno giusti in ripartizione perché l’equità darà loro beneficio, onore e
piacere; poi procurerà gli stessi vantaggi alla massa, che oggi è offesa in ogni senso dalle
pretese individuali...
Se ciascuno degli armoniani fosse come i civilizzati dedito a una sola professione...
ciascuno giungerebbe alla seduta di ripartizione con il progetto di far prevalere il suo
mestiere... Così penserebbe ogni uomo civilizzato; ma in armonia, dove ciascun uomo,
donna, bambino, è membro di una quarantina di Serie che operano nell’industria, nelle arti,
nelle scienze, nessuno ha interesse a far prevalere smodatamente una di esse... 442
442
Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétarie, cit., trad. it. in A. Salsano (a cura di),
Antologia del pensiero socialista, volume I, I Precursori, cit., pp. 139-140.
150
Se a titolo di grande capitalista vuol far destinare la metà del prodotto ai capitali... le due
classi numerose il cui reddito proviene solo dalle altre due facoltà, lavoro e talento saranno
scontente: l’attrazione diminuirà, il prodotto e gli accordi diminuiranno e sin dal terzo anno il
legame societario si scioglierà. Alcippe vede che nel suo stesso interesse bisogna fissare la
ripartizione come segue: capitale 4/12, lavoro 5/12, talento 3/12... Alcippe propende tanto più
per questa giustizia, in quanto ha egli stesso numerose quote da percepire, sul capitale e sul
talento...Inoltre egli ha stretto molti rapporti amichevoli con la classe dei non capitalisti, la
Allo stesso modo, l’autore esamina le ragioni e gli impulsi della classe
povera:
Il suo impulso più forte è quello di favorire il lavoro, poiché non ha niente da pretendere
sui dividendi spettanti al capitale; ma altri due impulsi vengono a controbilanciare questo
rozzo impulso di cupidigia: a Gianni spettano quote di talento; brilla in certe parcelle di
diversi lavori, e gli conviene che il talento conservi i suoi diritti. D’altra parte egli conosce
l’importanza dei capitalisti in una falange, i vantaggi che il povero trae da tutte le loro spese,
443
Ibid., p.140.
444
Ibid., pp. 141-142.
151
sono attratte dal denaro in maniera diretta, ma solo in quanto questo permetta
i gruppi e le Serie che predilige” 445, nel senso che si prova più piacere ad usare
il proprio denaro per migliorare il rendimento di una delle proprie serie, più
che usarlo per acquistare cose per sé. “Il lusso degli Armoniani è quasi nullo
in cose per le quali noi spendiamo inutilmente somme immense” 446; accade
così che i societari più facoltosi spendano somme immense per abbellire la
sede delle Serie da loro preferite, oppure invitino a pranzo i membri delle loro
che, come visto, sono estremamente importanti, soprattutto dal punto di vista
educativo.
risorse, il discorso per quel che riguarda i compensi specifici legati ai vari tipi
di lavori è simile a quello fatto per i tre fattori industriali. I compensi legati al
equa; poiché ognuno partecipa ed è legato a molte serie, non c’è un’attività
445
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il
nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a
cura di I. Calvino, cit., p. 165.
446
Ibid., p. 166.
152
considerata più importante di un’altra, tutte sono poste sullo stesso piano e i
Filinto è membro di trentasei serie che distingue in tre categorie A, B, C; nelle dodici
Serie della scala A egli è ex socio sperimentato ed ha uno dei primi posti per importanza e
diritti agli utili. Nelle dodici Serie C è socio nuovo, poco sperimentato e può sperare solo in
piccole quote. Nelle dodici della scala B infine è di anzianità media, con talento e pretese
medie. Sono tre classi di interessi opposti, che stimolano Filinto in tre direzioni diverse e lo
In effetti: se c’è errata valutazione del merito reale di ciascuna serie, Filinto sarà leso
nelle dodici serie in cui eccelle e in cui ha diritto a quote maggiori; inoltre si risentirà nel
vedere il loro e il suo proprio lavoro male apprezzato. In verità questa ingiustizia potrà
favorire le dodici serie C, ma poiché qui egli è solo subalterno, retribuito con quote modeste,
non sarebbe mai compensato delle riduzioni subite nelle dodici serie A, dove ottiene le quote
maggiori. D’altra parte, egli non vuole che si svalutino le serie C, dove le sue tendenze
l’hanno da poco portato ad arruolarsi; egli stima e protegge la loro attività, le sostiene per
amicizia cabalistica e per amor proprio. Quanto alle dodici serie B dove è socio di medio
rango e ottiene quote medie, conviene ai suoi interessi che abbiano quanto è loro dovuto
In questo modo, nascono senz’altro delle differenze tra i compensi dei vari
447
Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétarie, cit., trad. it. in A. Salsano (a cura di),
Antologia del pensiero socialista, volume I, I Precursori, cit., p. 143.
153
spontanee, non imposte. Inoltre esse non saranno eccessive, perché Fourier ha
piaceri.
Le mense, pur essendo comuni, sono di tre classi diverse, in base alla quota
pagata. Le differenze nella qualità dei cibi sono sensibili; i vari tipi di alimenti,
vengono selezionati e, a seconda del livello qualitativo, sono assegnati alle tre
classi448. Nella Teoria dei quattro movimenti si legge: “Il vitto del popolo
oscilla intorno ad una varietà di circa seicento derrate diverse; quello dei ricchi
Anche gli appartamenti, in cui vivono gli armoniani, sono di vari livelli a
di appartamenti modesti, perché passano quasi tutto il loro tempo nelle Serie;
448
Per una spiegazione dettagliata riguardo al modo, in cui gli alimenti di differenti qualità
vengono assegnate alle tre classi, si veda direttamente: Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit.,
trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro,
l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a cura di I. Calvino, cit., pp. 263 e segg.
449
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e
altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 419.
450
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il
nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a
cura di I. Calvino, cit., p. 242.
154
di un minimo che sarà superiore alla condizione del nostro buon borghese”454.
quelli che fanno attualmente la delizia dei nostri gastronomi” 455. Ancora, “...in
451
Ibid., p. 167.
452
F. E. Manuel, I Profeti di Parigi, cit., p. 290.
453
M. Larizza, “introduzione” a Ch. Fourier, Teoria dei quattro movimenti e altri scritti, cit., p. 45.
E’ necessario precisare, per evitare ogni possibile equivoco, che, in questo caso, con eguaglianza
sostanziale non si deve intendere una distribuzione delle ricchezze perfettamente egualitaria; ad essa,
come abbiamo visto, Fourier è decisamente contrario. Ciò che si vuole affermare, come si vedrà
meglio in seguito, è che in Armonia la diseguaglianza, pur essendo sempre presente, tende a diventare
irrilevante; da una parte per l’estrema abbondanza, che viene creata, dall’altra, soprattutto, per la
particolare struttura organizzativa del Falansterio, che permette a chiunque, indipendentemente dalle
ricchezze materiali da lui possedute, di soddisfare ogni suo desiderio: proprio in questo, gli armoniani
sono perfettamente uguali.
454
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il
nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a
cura di I. Calvino, cit., p. 177.
455
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e
altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 418.
155
fatto di spettacoli, l’uomo più misero avrà senza spesa alcuna godimenti cento
volte maggiori di quelli che possono procurarsi oggi i più ricchi sovrani”456.
Diventa chiaro, che in un mondo in cui non c’è più posto per la miseria e
lunga superiori ai poveri, piaceri, del resto, inimmaginabili per chi vive in
Civiltà.
Armonia, siano assicurate pari opportunità e chiunque può arrivare alla classe
più ricca.
In primo luogo, l’educazione è collettiva e uguale per tutti. Come gli infanti
collettivamente:
essere ottenute solo per mezzo di una educazione collettiva che dia al fanciullo povero le
maniere proprie del fanciullo ricco. Se in Armonia vi fossero, come da noi, insegnanti di
diverso livello per le tre classi, - ricca, media, povera,- accademici per i ricchi, pedagoghi per
la classe media, semplici maestri per i poveri, si arriverebbe agli stessi nostri risultati,
456
Ibid., p. 409.
457
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., L’Armonia Universale, a cura di
M. Larizza, cit., p. 158.
156
è necessario e naturale che i bambini fin dall’età di due anni inizino a fare
presso le Serie da cui sono attratti, dove svolgono le attività da loro preferite:
Un bambino, per esempio, benché figlio di un principe dà prova all’età di tre anni di aver
gusto per il mestiere di ciabattino, e vuole frequentare il laboratorio dei ciabattini, membri
dell’associazione non meno educati degli altri. Se lo si impedisce, se si reprime la sua mania
ciabattina, sotto pretesto che non è all’altezza della filosofia, il bambino si irriterà contro tutte
le altre attività, non prenderà alcun gusto per i lavori e per gli studi ai quali lo si vorrà
indurre.458
ottiene dei lasciti, a titolo di adozione industriale da parte di anziani ricchi, che
vedono in lui il sostegno delle propria industria favorita”460. In tal modo, anche
458
Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétaire, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro
movimenti. Il nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella
società d’Armonia, a cura di I. Calvino, cit., p. 198.
459
La grande libertà che si instaura in campo amoroso e sessuale, porta alla scomparsa del nucleo
famigliare.
460
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il
nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a
cura di I. Calvino, cit., p. 153.
157
unioni amorose, che non sono più guidate dal denaro, ma dalle passioni461.
raggiungeranno all’improvviso l’oggetto dei loro voti più ardenti, una fortuna
immensa, venti e cento volte superiore a quella che potevano sperare nello
Stato civile”463. “Per questo, ogni uomo di poche sostanze cercherà solo di far
A parte questi casi particolari, ma non rari, Fourier sottolinea come la vita
Poiché riceve come anticipo tutto il necessario per un anno, in cibo, vestiti, alloggio non
accade che si rimanga in arretrato con pagamenti o che ci si indebiti. Il popolo non va a
spendere all’osteria o nelle lotterie il frutto del suo lavoro: non manca di nulla e non si
abbandona più ai sogni di ricchezza causati dalla mancanza del necessario: non ha bisogno di
perdere i due giorni di domenica e lunedì per riposarsi dalle fatiche della settimana e
461
F. E. Manuel, I Profeti di Parigi, cit., p. 291.
462
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e
altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 400.
463
Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétaire, cit., trad. it. in G. M. Bravo (a cura di),
Il socialismo prima di Marx., cit., p. 99.
464
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e
altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 404.
465
Anche perché i bambini cominciano a lavorare fin dalla prima infanzia e non potendo spendere
più di quanto guadagnano si trovano a pochi anni proprietari di un piccolo patrimonio (Ch. Fourier,
Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il nuovo mondo
amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a cura di I.
Calvino, cit., p. 153).
158
dimenticarne i fastidi, perché il suo lavoro è trasformato in un piacere continuo. La spesa del
popolo è di solito limitata al debito di quel minimo che gli è stato anticipato, inferiore al
Allora fa economia e investe in azioni tutto l’utile che gli resta una volta pagate le spese;
che gli interessi individuali siano in contrasto fra loro e con il bene generale.
poveri con i ricchi, perché “il povero, anche se non possiede che una piccola
l’insieme dei beni mobili del territorio” 468: questo crea un legame di amicizia e
piaceri, che non passano più attraverso la mediazione del denaro 469. Nei legami
466
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il
nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro, l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a
cura di I. Calvino, cit., p. 154.
467
Ch. Fourier, Le nouveau monde industriel et sociétarie, cit., trad. it. in A. Salsano (a cura di),
Antologia del pensiero socialista, volume I, I Precursori, cit., p. 142.
468
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., L’Armonia Universale, a cura di
M. Larizza, cit., p. 144.
469
M. Larizza, “introduzione” a Ch. Fourier, Teoria dei quattro movimenti e altri scritti, cit., p. 45.
159
passionale, nonché per il meccanismo societario, non c’è alcuna distinzione tra
gli uomini. Ritornando alla teoria delle Passioni, che nell’uomo sono
soddisfatte, del denaro in via diretta. Le altre, in particolare le tre seriali, che
esse, gli uomini sono perfettamente uguali, perché ognuno può svolgere
organizzata secondo una struttura militare. Ogni setta ha “un altissimo numero
di ufficiali... più numerosi degli stessi soldati” 471. Gli ufficiali, che hanno
funzioni e nomi diversi, sono scelti all’interno di ogni gruppo dagli stessi
settari.
privilegi.
Il capitano non è tale che alla parata472; se si eccettua questa occasione egli lavora come
470
Per maggiori dettagli, riguardo alla struttura organizzativa delle Serie, si rimanda direttamente a
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e altri
scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 585 e segg.
471
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e
altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 592.
472
In Armonia, le Serie, periodicamente, sfilano con i propri vessilli e costumi in parate, in cui
viene reso loro onore per i risultati che hanno conseguito. Fourier ritiene questo meccanismo molto
160
tutti gli altri, perché si diventa membri di una Setta progressiva solo per Attrazione e per
amore verso le attività verso cui è appassionata la Setta. Per esempio è chiaro che in una Setta
settari. Lo stesso avverrà nel lavoro, che nell’ordine combinato diventerà così attraente come
possono esserlo oggi il piacere della tavola e altri godimenti. E se in un gruppo di venti
membri ad ognuno è attribuita una carica, l’attività e l’emulazione saranno per questo più
intense, senza che ciò venga a costare un soldo di più, eccettuate le spese per i distintivi
onorifici. Perché le Sette, avendo passione per l’attività che le fa riunire, non danno degli
emolumenti ai loro ufficiali: esse si avvarranno del duplice strumento della passione che
induce ad entrare nella Setta, e del grado che li distingue. Ciò basta perché questi ufficiali,
quando hanno ampie disponibilità, facciano a gara a spendere per la Setta, senza pensare al
guadagno...473
Dunque, gli unici privilegi che hanno gli ufficiali consistono nell’onore di
Eguaglianza e fraternità
importante per sviluppare l’emulazione e il contrasto fra le Serie e, quindi, per spingere i societari a
produrre di più.
473
Ch. Fourier, Théorie des quatre mouvements, cit., trad. it. in Id., Teoria dei quattro movimenti e
altri scritti, a cura di M. Larizza, cit., p. 595.
161
Falansterio...”474.
Fourier non elabora un sistema che ricerchi l’eguaglianza, ma che dia a tutti
povertà; per questo, nel Falansterio, non sono eliminate le differenze, ma, in
l’eguaglianza propugnata dai filosofi non può che limitare e porre dei lacci alle
passioni.
volta che gli uomini e le loro passioni saranno organizzate nel meccanismo
476
L. Tundo, La Società Armonica, in A. Colombo e L. Tundo (a cura di), Fourier. La passione
dell’utopia, cit., 1988, p. 225, nota 39.
477
Questo discende direttamente dalle concezioni di Fourier riguardo all’ordine naturale e al
principio di attrazione. Si veda, in questa tesi, il paragrafo L’attrazione passionata.
163
D’altra parte, accanto a questo, Fourier ritiene che tutti, senza distinzioni,
riguardo, parla di diritti naturali, goduti dall’umanità nelle prime fasi del suo
Pretendete di non dover nulla all’uomo? Voi gli dovete tutto ciò che avrebbe avuto allo
stato selvaggio, la possibilità di godere liberamente dei frutti della terra dove è nato, il diritto
di raccolto sulla sua terra natale, la pratica della caccia o della pesca cui l’educazione
selvaggia l’avrebbe addestrato. Voi non potete contestargli questi diritti se non assicurandogli
478
Bisogna aggiungere che Fourier, pur essendo sensibile alle minime differenze di inclinazioni e
capacità tra gli esseri umani, non vede, a priori, alcuna differenza sostanziale tra uomo e donna. In lui,
quindi, non solo non si pone neppure il problema della parità dei diritti, perché è scontato che, in
questo, non ci sia alcuna differenza, ma, anche, viene meno il pregiudizio che ci siano attività
prettamente maschili e femminili. In Ch. Fourier, Le nouveau monde indudtriel et sociétaire, cit., trad.
it. in Id., Teoria dei quattro movimenti. Il nuovo mondo amoroso e altri scritti sul lavoro,
l’educazione, l’architettura nella società d’Armonia, a cura di I. Calvino, cit., pp. 200-201: “Benché
ogni branca d’industria sia adatta in modo particolare all’uno dei due sessi, come il cucito alle donne e
l’aratura agli uomini, la natura richiede tuttavia delle mescolanze, qualche volta per metà e in talune
occupazioni per un quarto; in ogni funzione riservata a un sesso, la natura richiede la presenza di
almeno un ottavo dell’altro sesso... L’Armonia non commetterà come noi la follia di escludere le
donne dalla medicina e dall’insegnamento, e di ridurle al cucito e alla zuppa. L’Armonia saprà che la
natura distribuisce ai due sessi, in uguali proporziono, l’attitudine alle scienze ed alle arti, salvo una
ripartizione dei generi... Così i filosofi, che vogliono tirannicamente escludere un sesso da alcune
attività, sono paragonabili a quei cattivi coloni delle Antille, che dopo aver abbruttito dalle torture i
loro negri, già abbruttiti dall’educazione barbara, pretendono che questi negri non sono creature al
livello della specie umana. L’opinione dei filosofi sulle donne è giusta quanto quella dei coloni sui
negri”. Riguardo alla condizione femminile nel sistema fourierano, cfr. M. A. Sarti, La nuova
condizione della donna, in A. Colombo e L. Tundo (a cura di), Fourier. La passione dell’utopia, cit.,
pp. 175-192. Inoltre, cfr. M. Moneti, Charles Fourier e la liberazione della donna: attualità di
un’utopia, in “Movimento operaio e socialista”, n. 4, pp. 343-362, 1976.
164
nazionale.479
degli uomini nel diritto a vivere con un certo benessere e le differenze esteriori
agiatezza, dall’altra, per ciò che riguarda i criteri distributivi delle ricchezze
bisogni.
nonché una partecipazione alle attività produttive anche da parte dei bambini.
assistenza e produttività480.
senza limiti. Ecco, quindi, che diventa ancora più facile, per Fourier,
ciò che desidera, l’eguaglianza non è più essenziale; per l’autore, essa non è
un’aspirazione degli uomini quando questi possono avere tutto quello che
desiderano.
Per quel che riguarda il riparto delle ricchezze prodotte, Fourier, come
associati, ossia tutti gli abitanti della Falange, sono in funzione dei tre fattori
industriali capitale, lavoro e talento481. Per quel che riguarda gli ultimi due, è
480
L. Tundo, La Società Armonica, in A. Colombo e L. Tundo (a cura di), Fourier. La passione
dell’utopia, cit., p. 218.
481
Si ricorda che la Falange, per ciò che concerne la produzione e il riparto delle ricchezze, è una
sorta di società di lavoro e capitale, in cui gli strumenti di produzione sono di tutti gli associati, anche
se non è stabilito esplicitamente il principio di collettivizzazione dei mezzi di produzione. Riguardo
alla particolare organizzazione del lavoro all’interno della falange, cfr. R. Massari, Lavoro, non
lavoro, autogestione, in A. Colombo e L. Tundo (a cura di), Fourier. La passione dell’utopia, cit., pp.
166
serie482.
87-88. Inoltre, dello stesso autore cfr. Le teorie dell’autogestione, Milano, 1974.
482
L. Tundo, La Società Armonica, in A. Colombo e L. Tundo (a cura di), Fourier. La passione
dell’utopia, cit., p. 224.
483
E’ necessario aggiungere che la quota spettante ad ogni funzione è diversa a seconda che essa
venga classificata attività necessaria, utile e gradevole. In ogni caso, difficilmente le differenze,
stabilite da tutti gli armoniani, nella seduta di ripartzione saranno sostanziali. Cfr. L. Tundo, La
Società Armonica, in A. Colombo e L. Tundo (a cura di), Fourier. La passione dell’utopia, cit.,
p.224.
167
essere la guida in una qualche Serie 484. Anche perché nel Falansterio
falansteri.
484
M. Moneti, “introduzione” a Ch. Fourier, Contro la civiltà, cit., p. 45.
168
sviluppo della produzione. Ciò che vuole assolutamente evitare sono le funeste
come un sistema che, pur partendo dal principio che lo stimolo principale
alta soglia di equità sociale, non solo perché tutti godono dei medesimi diritti
diritti economici.
attraverso una organizzazione del tutto paritaria del lavoro 486, l’educazione
eliminando i privilegi legati alla ricchezza e alla cultura, infine, il modo di vita
familiari.
partenza, derivanti non solo da una completa eguaglianza nei diritti, ma anche
comunità.
486
Abbiamo visto che gli unici privilegi che si possono avere sono quelli legati alle gerarchie da
parata, che hanno lo scopo di soddisfare il desiderio di ambizione degli uomini, e quindi di incanalarlo
in modo che non crei disarmonie.
170
Falansterio.
In ultima analisi, egli, come garanzia al sistema, finisce per affidarsi alla
nel corrotto sistema civile, non tarderà ad emergere con la nascita dell’ordine
combinato.
Fourier afferma che tra tutti i membri della Falange nascerà una profonda
amicizia488, che sarà più forte di qualsiasi egoismo. In tal modo, verranno
essenziali per tenere alto quello spirito di emulazione necessario per produrre
falansteriani è stata uno dei motivi che ha portato l’utopista ad ideare una
comuni.
l’importanza di ognuno, sia di chi mette i capitali sia di chi lavora soltanto
modo del tutto diverso da quella a cui si appella Saint-Simon nel Nuovo
Cristianesimo.
un reale cambiamento nella mentalità degli uomini, perché le passioni, pur non
cambiando nel corso delle varie epoche, in civiltà sono state incanalate in
abitudini contratte nella fase civile ed è convinto che questo sia possibile
allevate nella nuova società, saranno indenni dai vizi della civiltà; con esse la
tempo quest’ultimo non può far funzionare la falange: non ci può essere
falansterio senza uomo armonico e, viceversa egli non può “nascere” senza
Falansterio.
civile, nel senso che questo termine ha nell’autore. Il falansteriano non pensa
Con un tal genere di uomini non ci sono ragioni per dubitare che il
Falansterio prospererebbe.
di loro. Nel nostro caso, non si può affermare che l’uomo civile, posto nella
falansteriano a tutti gli effetti. Quello che si mette in dubbio è che egli
abbiano obiettivi e valori diversi da quelli che egli ha al momento della sua
scelta. Fourier è utopista nel senso inteso da Marx: non si è posto il problema
per dimostrare a tutti la bontà delle sue idee; alcuni falansteri, dopo la sua
prelevato sul prodotto, non pagato, della forza lavoro del proletario, acquistata
Solo alla luce questo nuovo mondo, abitato da uomini nuovi, diventa
possibile capire ciò che Fourier intende realmente per eguaglianza e giustizia.
fondamentale della società senza classi, delineata da Marx, nella quale il libero
In tal modo, gli armoniani dotati di capitali reinvestono nella falange; non
utilizzano il loro denaro per acquistare privilegi, perché non sanno che farsene;
Il denaro perde la sua funzione di simbolo di potere 495 e diventa solo uno
nessuno vuole più prevalere sugli altri. Non solo ognuno ha la possibilità di
ottenere ciò che desidera, senza nuocere agli altri, e l’interesse individuale e
In casi del genere il principe e il plebeo si confondono; la gioia è così piena, così sincera,
496
Ch. Fourier, Théorie de l’unité universelle, cit., trad. it. in Id., L’Armonia Universale, a cura di
M. Larizza, cit., p.167.
177
Conclusione
della società, nell’idea che essi hanno dell’uomo, dalla quale deve partire
diversità delle loro idee si manifesta in maniera chiara. Babeuf, infatti, insegue
risorse e dei lavori, nella convinzione che gli uomini siano identici nella
Infine, Fourier sostiene quella che lui stesso definisce ineguaglianza graduata.
resto della dottrina. Fourier, infatti, difende con forza ogni minima differenza
esistente tra gli uomini. Per lui, inguaribile ottimista riguardo alle potenzialità
non solo nelle ricchezze e nella distribuzione del reddito, ma anche nelle
Tale diversità discende dal fatto che essi hanno opinioni divergenti riguardo
Babeuf non vede grosse differenze tra i bisogni fondamentali degli uomini,
assolutamente imparziale.
Fourier partendo dal medesimo principio, ossia che gli uomini devono
persona a persona. Accade così che nel falansterio l’equità distributiva sia
capitale e talento. Questo permette agli abitanti della falange, non solo
proprio piacere.
tanto sui bisogni quanto sulle capacità umane. Per l’autore, infatti, scopo
poteri e delle risorse proporzionale ai meriti - gli uomini sono, quindi, uguali
nel diritto di essere trattati imparzialmente nel criterio che collega le ricchezze
bisogna riconoscere che tra il pensiero dei tre autori le affinità non mancano.
anzi, la comune adesione agli stessi principi porta i tre autori a propendere per
Una buona strada per cercare di mettere in luce i rapporti tra le teorie sociali
propongono, e che sono la causa delle più evidenti differenze tra i loro criteri
ogni caso, derivando dalla naturale eguaglianza degli uomini nei bisogni
fondamentali. Abbiamo visto nel capitolo a lui dedicato, come non sia
nulla di più.
differenze tra gli uomini e, di conseguenza, nel trattamento che deve essere
loro riservato.
capitali investiti, sia del talento e del lavoro di ognuno. Tali differenze nella
retribuzione, al pari di ogni altra differenza tra gli uomini (gusto, ricchezza,
un’immensa abbondanza.
deve d’altra parte, essere valutato anche alla luce delle altre caratteristiche del
ricreative sono gratuite. Infine, l’ottimismo sulle capacità umane porta l’autore
sia più “sobrio”, a causa, forse, del minore ottimismo dell’autore o più
aggregato della produzione, sostenendo che dare più potere alle persone più
abili e ricche di talento sarebbe d’aiuto per tutti 499. D’altra parte,
dei poteri più che delle ricchezze, i cui criteri, come abbiamo visto, non
egualitaria dei beni e delle risorse. D’altra parte. è anche l’unico a non
delle risorse, tra loro discendono in gran parte dall’importanza che ognuno di
della società.
soprattutto per Babeuf, non c’è discontinuità tra gli obiettivi dei singoli e
Tutti e tre gli autori aderiscono all’idea che tutti gli uomini siano eguali
nell’unità di specie500 e tale unità deve essere ricomposta proprio nella società.
dottrine, ma, al tempo stesso, a seconda di come ogni autore pensa a come la
500
Per interessanti considerazioni sul concetto di eguaglianza come unità essenziale degli uomini,
si veda D. Losurdo, L’egalitè e i suoi problemi, in A. Burgio, D. Losurdo, J. Textier (a cura di),
Egalite/Inegalite, cit., pp. 143-149.
186
Il primo punto comune è che tutti e tre gli autori rifiutano il sistema di
sue sette combinate. La libera concorrenza, criticata dai tre mettendone in luce
meccanismi naturali che devono guidare la società verso gli obiettivi comuni.
Una seconda caratteristica che accomuna i tre autori è che essi ritengono
modo decisamente diverso, vanno ben oltre la teoria della mano invisibile,
perché non semplicemente ritengono che tutta la società finisca per svilupparsi
Babeuf è il più radicale dei tre. Nella repubblica degli Uguali l’interesse
personale non esiste più. Obiettivo primario di ogni cittadino, una volta che
prosperità dell’intera comunità. In Babeuf, non c’è quasi distinzione tra felicità
187
estreme conseguenze. In tal modo, per non rompere tale unità diventa
convinzione che gli uomini, posti nelle medesime condizioni e con le stesse
presenza di evidenti differenze naturali tra gli uomini, qui l’autore si riferisce
in particolare alle capacità produttive, è necessario fare in modo che esse non
Saint-Simon e Fourier, ancora una volta, hanno tra loro maggiori punti di
contatto rispetto a quanti ne abbiano con Babeuf. L’idea comune in loro, idea
che li distanzia da Babeuf, è che essi ritengono che l’unità della società possa
Entrambi gli autori, Fourier in modo più chiaro e deciso, sono concordi sul
fatto che si debbano eliminare tutte quelle differenze, per così dire, artificiali
tra i membri della comunità e questo può essere fatto assicurando a tutti pari
Per quel che riguarda, invece, le diversità naturali (per Saint-Simon queste si
l’unità.
forte componente etica: l’uomo deve perdere il suo punto di vista esclusivo e
personale per acquisire quello più generale e disinteressato che si ricollega alla
In Fourier tutto questo manca: se nel suo sistema c’è una morale questa è
quella del piacere. Non per questo, però, si può affermare che nella sua società
Babeuf e Saint-Simon riguardo alle potenzialità umane. Nel suo sistema non
solo gli interessi individuali non sono in contrasto tra loro e si fondono con lo
immensa.
bisogni non solo primari, ma secondari501. Ciò che accomuna Babeuf, Saint-
Simon e Fourier non è, però, solo questa ricerca, ma anche il fatto che essi, pur
possono essere felici solo in una società in cui l’eguaglianza è assoluta. Per
massima felicità nel contribuire alla prosperità della comunità, nel partecipare
attivamente alla vita pubblica e politica, nel partecipare alle numerose feste e
L’autore, d’altra parte, sa bene che l’uomo che vivrà nella repubblica è ben
diverso dall’uomo che vive ora. Per fondare la società ideale è necessario che
soprattutto, in Fourier. A questa, si riconnette anche il fatto che tutti e tre gli
umanità.
richiesta, più forte negli ultimi sviluppi del suo pensiero, di assicurare a tutti
sottintendere che lo scopo finale del suo sistema sia dare ad ogni uomo la
tutto. L’uomo, quindi, per essere veramente felice deve essere messo in
condizione di potere soddisfare tutte le proprie passioni. Per fare questo nella
maggior parte dei casi non servono beni materiali. Il sistema societario è,
discorso è valido seppur con qualche cautela anche per Saint-Simon, mentre
società contemporanea502.
502
Cfr. A. Burgio, L’ineguaglianza legittima, in A. Burgio, D. Losurdo, J. Textier (a cura di),
Egalite/Inegalite, cit., p. 78.
193
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