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Università degli studi di Milano-Bicocca

Facoltà di Sociologia

Corso di Laurea in Scienze del Turismo e Comunità Locale

RIGENERAZIONE
URBANA E TURISMO
Il caso del parco di Al-Azhar

Lavoro realizzato da:


Sforza Andrea Piero [887902], Gottardi Alessandro Martino [889277], Cornelli Gianluigi [890802],
Guerra Eva [888147], Brigidini Isabella [888398], Veronese Filippo [888174],
Sparvieri Simone [891251], Sorrentino Lorenzo [888661].

Anno accademico 2023-2024


INDICE
1.INTRODUZIONE e STRUTTURA DELL'ELABORATO...............................1
2.PARAGRAFI DI PRESENTAZIONE DELLA TEMATICA............................2
2.1 Rigenerazione urbana...............................................................................2
2.2 L’importanza degli stakeholders................................................................3
2.3 Punti di forza vs punti di debolezza...........................................................4
2.4 Turismo e rigenerazione urbana................................................................4
3.METODOLOGIA...........................................................................................5
4.CASO STUDIO: PARCO AL-AZHAR..........................................................5
5.CONCLUSIONI...........................................................................................10
6.BIBLIOGRAFIA..........................................................................................11
nota nel pe di pagina.....................................................................................11
1.INTRODUZIONE e STRUTTURA DELL'ELABORATO

La rigenerazione urbana è un tema sempre più pressante nella società odierna. Al giorno d’oggi le
grandi città sono tenute a fronteggiare problematiche dovute a diversi fattori, molti dei quali sono
correlati ad un’organizzazione del contesto urbano ormai desueta, non più consona alla soddisfazione
dei bisogni dei cittadini e da rimodulare al fine di ottemperare agli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Nell'ultimo decennio, la rigenerazione urbana, ha fatto passi in avanti affermandosi come occasione per
promuovere politiche di partecipazione sociale, incentivando l'occupazione e l'imprenditoria locale.
Questa potrebbe essere anche un'occasione per dare alle città non solo un aspetto nuovo, attraverso un
rilancio dell'immagine territoriale, ma anche un motivo di rilancio dal punto di vista culturale,
economico e sociale e chiaramente con attenzione agli aspetti ambientali.
Le motivazioni che ci hanno spinto ad approfondire questo argomento sono da ricercarsi principalmente
nella sua attualità: l’impellenza degli interventi legati alla rigenerazione urbana interessano
inevitabilmente tutta la popolazione, e scandagliare a fondo il tema ci ha consentito di comprenderne le
dinamiche, aspetto fondamentale per noi futuri professionisti del settore.

La struttura dell’elaborato presenta una parte iniziale costituita da un’introduzione all’argomento scelto
e le motivazioni che hanno portato a selezionarlo. Successivamente, viene illustrata la letteratura a
supporto della teoria della rigenerazione. Inoltre è presente la metodologia del caso studio preso in
considerazione seguita dalla descrizione dettagliata della città presa in esame come caso studio. Da
ultimo è stata inserita una riflessione collettiva.

2.PARAGRAFI DI PRESENTAZIONE DELLA TEMATICA

www.pedago.it
www.edizionicafoscari.unive.it
www.eventipa.formez.it

2.1 Rigenerazione urbana

Nel tempo le città sono state soggette ad ingenti trasformazioni funzionali e strutturali, a partire
da interventi di recupero e rinnovo urbano degli anni ‘70, di riqualificazione urbana delle aree
dismesse degli anni ’80 e ’90, e il successivo passaggio dal recupero alla rigenerazione
attraversando la riqualificazione (De Leo 2017). Con la fine dell’epoca dell’espansione e
dell’economia industriale si è posto al centro dell’attenzione delle politiche urbane il tema della
riqualificazione (prima) e della rigenerazione (poi), con l’obiettivo di portare qualità urbana
all’esistente.

L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, approvata dall’ONU il 25 settembre 2015, ha


individuato 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals) da
raggiungere entro il 2030. Tra questi sono previsti anche specifici interventi di riqualificazione
urbana, in particolare, che richiamano i seguenti obiettivi: n.8) incentivare una crescita
economica duratura, inclusiva e sostenibile; n.9) costruire una infrastruttura resiliente e
promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile; n.11)
rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili; n.15)
proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre (…) arrestare e
far retrocedere il degrado del terreno.
Si è evidenziato, quindi, il cambio di prospettiva dalle politiche di espansione a quelle di
riqualificazione del territorio, di rigenerazione urbana e riduzione del consumo di suolo. Il
territorio non è più solo come uno spazio topografico suscettibile di occupazione edificatoria,
ma rivalutato come una risorsa complessa che incarna molteplici vocazioni (culturali,
ambientali, produttive, storiche). Il consumo di suolo rappresenta una delle variabili più gravi
del problema della pressione antropica sulle risorse naturali; inoltre anche con l’agenda
urbana per l’Unione europea, adottata il 30 maggio 2016, meglio conosciuta come “Patto di
Amsterdam”, è diretta a promuovere ed attuare politiche comuni di rigenerazione delle città e
dei territori degli Stati membri.

Cosa si intende con il termine “rigenerazione urbana”?


Esistono diverse definizioni del termine “rigenerazione” che si sono evolute nel tempo. In
questo paragrafo facciamo riferimento alla definizione di Roberts e Sykes (2000) secondo cui
la rigenerazione comprende: “una visione e un’azione globale e integrata che porta alla
risoluzione dei problemi urbani e che cerca di portare un miglioramento duraturo delle
condizioni economiche, fisiche, sociali e ambientali di un’area che è stata soggetta a
cambiamenti” .

In altre parole possiamo definire un processo di rigenerazione urbana come un insieme di


azioni volte al recupero e alla riqualificazione di uno spazio urbano, che avviene tramite
interventi di recupero a livello di infrastrutture e servizi, limitando il consumo di territorio a
tutela della sostenibilità ambientale. Rigenerare permette inoltre alla comunità di riappropriarsi
e di rivivere nuovamente gli spazi rigenerati, con evidenti miglioramenti nella qualità della vita
e nella sfera sociale, economica e ambientale. Il termine “rigenerazione”, dunque, individua e
include molteplici approcci culturali e progettuali, finalizzati a portare un miglioramento
economico, sociale e ambientale alle aree urbane, con l’obiettivo di conferire maggior valore ai
tessuti esistenti aumentandone la vivibilità, la qualità edilizia, la distribuzione dei servizi e
l’efficienza nell’uso delle risorse. Ciò deve essere necessariamente realizzato attraverso una
connessione sinergica tra settore pubblico, privato, volontariato e comunità, che conduca
all’adozione di interventi mirati e tempestivi coordinati da strutture istituzionali mutevoli e che si
adattano nel tempo ai cambiamenti economici, sociali, ambientali e politici, fautrici, attraverso
una collaborazione con gli altri portatori di interesse, di soluzioni appropriate e condivise e di
politiche e azioni volte a migliorare la condizione di aree urbane.
Tale attività di rigenerazione è necessaria per stare al passo con le conseguenze dei continui
processi di cambiamento in atto in un contesto urbano sempre maggiormente integrato.
Tuttavia, i progetti di rigenerazione urbana richiedono tempo, complessità gestionali, hanno un
alto tasso di incertezza di completamento e un alto tasso di fallimento, in quanto per essere
efficaci devono saper coinvolgere una catena di attori e coordinare una sequenza intrecciata di
azioni per migliorare l’economia, le condizioni fisiche, sociali e ambientali di un territorio.
Secondo Roberts e Sykes, i progetti di rigenerazione urbana possono generare risultati
potenziali almeno in 10 dimensioni di sostenibilità sociale e aree politiche: cambiamento
demografico (invecchiamento, migrazione e mobilità); istruzione e competenze occupazione
salute e sicurezza; salute abitativa e salute ambientale; identità, senso del luogo e cultura;
partecipazione, responsabilizzazione e accesso; capitale sociale; mescolanza e coesione
sociale, benessere, felicità e qualità della vita.

2.2 L’importanza degli stakeholders

La rigenerazione urbana è di fondamentale importanza per una vasta gamma di attori e


stakeholder, comprese le comunità locali, il governo della città, le istituzioni regionali e
nazionali, i proprietari di immobili e gli investitori, le imprese, le organizzazioni ambientaliste, i
visitatori a tutti i livelli, dal locale al globale. E’ opportuno valutare il potenziale impatto diretto e
indiretto che le proposte di progetti di riqualificazione urbana possono generare per gli
stakeholder e, quindi, riconoscere la natura collegata dei problemi economici, sociali, fisici,
ambientali.
García (2004) ha sottolineato come non sia sufficiente l’attivazione di un solido partenariato tra
pubblico e privato per il buon funzionamento dei processi di rigenerazione urbana, ma è
altrettanto importante utilizzare un approccio bottom up con un coinvolgimento delle comunità
locali.

Come affermato da numerosi studiosi (Caroli 2007; Vesci 2001), data la natura sistemica
dell’offerta territoriale che deriva da infrastrutture, ma anche da asset intangibili (relazioni
interdipendenti), gli attori quali le imprese, le istituzioni e gli enti non profit sono ovviamente
chiamati a interagire sul territorio stesso, attraverso una più ampia azione di supporto e
incoraggiamento di iniziative quali partnership e collaborazioni. Saper gestire e valorizzare tali
relazioni diviene un fondamentale asset per qualsiasi organizzazione e per ogni azione di
rigenerazione intrapresa.

2.3 Punti di forza vs punti di debolezza

Punti di forza: in termini di persone, la rigenerazione mira a migliorare le competenze, le


capacità e le aspirazioni per consentire loro di partecipare e di beneficiare delle opportunità;
con riferimento alle imprese essa mira a migliorare la competitività economica in termini di
prestazioni aziendali per creare più posti di lavoro e generare prosperità a livello locale. Per
attrarre sia le persone che le imprese, la rigenerazione mira a migliorare, dunque, l’attrattiva
generale di un luogo. Imprese, persone e luoghi si combinano per assicurare la traiettoria
ascendente di una località in modo sostenibile e a lungo termine.
Punti di debolezza: la rigenerazione urbana è un processo complesso, a lungo termine e
spesso frammentato che, per avere successo, richiede la collaborazione di una vasta gamma
di organizzazioni, comunità e individui che lavorano insieme con una visione e obiettivi
condivisi e comuni. Araujo e Bramwell (2002) hanno sottolineato che la collaborazione può
avvenire quando più gruppi vogliono fornire soluzioni fattibili a un problema comune in modo
che le parti interessate lavorino insieme per ottenere vari benefici, evitando eventualmente il
costo della risoluzione dei conflitti tra le parti in contrasto a lungo termine.

2.4 Turismo e rigenerazione urbana

Le città costituiscono i nodi di una rete che condensa molteplici funzioni, prospettando il
turismo urbano come un fenomeno interconnesso a scala mondiale e fattore che ne consolida
la dimensione socio-economica. I territori urbanizzati però, mostrano una fragilità derivante
dall’eccessiva antropizzazione che genera il consumo di suolo e il dissesto idrogeologico che
possono causare una perdita di attrattività del territorio stesso. È necessario avviare un
cambiamento data la fragilità del territorio, iniziando a considerare il turismo come una grande
opportunità e coordinando gli sforzi necessari a valorizzare il potenziale inespresso di questi
luoghi.

Le città possono anche essere viste come un "laboratorio di sperimentazione" basato sulla
riqualificazione e valorizzazione in chiave turistica degli spazi poco o male utilizzati, come le
aree dismesse. Nello specifico la rigenerazione si propone di recuperare il suolo inutilizzato
degli spazi urbani abbandonati, riqualificandolo e destinandolo a nuove funzioni che possano
generare ricadute positive sull’intero sistema socio-economico. È possibile per esempio creare
luoghi aggregativi culturali, spazi di wellness o aree verdi per lo sport e il relax che, insieme a
edifici commerciali o residenziali, stimolano la creazione di percorsi alternativi di turismo
urbano, aumentando la capacità di attrarre potenziali turisti e nuove tipologie di turisti. Le aree
dismesse che sono state oggetto di riqualificazione consentono dunque di recuperare la
pregnanza storica del patrimonio territoriale per poi valorizzarla e rilanciarla in una dimensione
turistica attenta al valore sociale conferito dagli abitanti al proprio territorio.

3.METODOLOGIA

La metodologia di cui abbiamo usufruito per l’elaborazione di questo lavoro è la “case study
analysis”.
Il “case study analysis” è una metodologia di ricerca, tipicamente vista nelle scienze sociali
che serve a fornire un quadro per la valutazione e l’analisi di questioni complesse. Può essere
intesa anche come un'indagine intensiva e sistematica di un singolo individuo, gruppo,
comunità o qualche altra unità in cui il ricercatore esamina dati approfonditi relativi a diverse
variabili.
I ricercatori descrivono come i casi studio esaminano fenomeni complessi nel contesto
naturale per aumentarne la comprensione. Inoltre, quando si descrivono i passi intrapresi
durante l'utilizzo di questo approccio, questo metodo di ricerca permette di prendere un
argomento complesso e ampio, o un fenomeno, e restringerlo in una domanda di ricerca
gestibile. Raccogliendo dati qualitativi o quantitativi sul fenomeno, il ricercatore acquisisce una
visione più approfondita del fenomeno. La prima fase consiste nel definire il singolo caso o
nell'identificare un gruppo di casi simili che possono poi essere incorporati in uno studio.
I dati dei “case study analysis” sono spesso, ma non esclusivamente, di natura qualitativa, ne
è un esempio il nostro caso. I temi emergono dalle analisi e dalle asserzioni sui casi nel loro
insieme. Nonostante i vantaggi di “case study analysis”, ci sono anche delle limitazioni. Può
essere complicato trovare dei dati e analizzarli ma spesso anche se sono presenti non sempre
sono messi a disposizione.Inoltre può anche esserci il rischio di allontanarsi dal focus di
ricerca.

4.CASO STUDIO: PARCO AL-AZHAR

Sebbene il Cairo sia stato descritto come


il "Giardino del Mondo" nel 14° secolo,
oggi è uno dei luoghi più densamente
popolati del mondo, con una significativa
mancanza di verde. Uno studio della metà
degli anni Ottanta stimava che il tasso di
spazio verde fosse pari alla dimensione di
un'impronta per abitante. Uno studio più
recente ha evidenziato che il tasso complessivo si aggira intorno a 1,5 m2 / persona, che è
ancora molto inferiore alle norme internazionali. Inoltre, questo dato si riduce ulteriormente
a meno di 0,1 m2 / persona nelle aree a più alta densità di popolazione e a basso reddito.
In un contesto così fortemente carente di verde, il parco di Al-Azhar, con la sua grande
superficie (30 ettari) e la sua posizione vicino ai quartieri poveri e al centro del Cairo, si
presenta come il polmone verde di questo nucleo urbano e come veicolo di sviluppo
sociale ed economico per la popolazione.
L’area verde, costata oltre 30 milioni di dollari, fu un regalo alla città di Il Cairo da parte di
Karim Aga Khan IV, un discendente degli Imam-Califfi Fatimidi che fondarono la città nel
969. Egli infatti, quando nel 1984 visitò la città in occasione di una
conferenza, si rese conto che essa avrebbe potuto beneficiare a pieno di
un’oasi verde sul suo territorio. Quest’area è di proprietà della società
d’architettura e di paesaggio Site International, su commissione dell'Aga Khan Trust for
Culture (AKTC), un'associazione impegnata nella realizzazione di progetti volti a
migliorare le condizioni di vita nelle vicinanze del parco. Gli scopi del Trust, fondato nel
1988, sono quelli di fare leva “sul potere della cultura per sviluppare le condizioni socio-
economiche prevalenti in molte comunità islamiche che spesso hanno un ricco patrimonio
culturale ma che vivono in povertà”.
Nel 1992 sorse l’ “Aga Khan Historic Cities Programme” (AKHCP), che ha come obiettivo
“il restauro di strutture storiche, il miglioramento degli spazi pubblici, il ripristino di aree
urbane per avviare lo sviluppo sociale, economico e culturale all’interno delle comunità
nelle quali i musulmani hanno una significativa presenza”, come definito da loro stessi.
Ad oggi, i giardini sono stati insigniti di diversi riconoscimenti a livello mondiale, tra i quali
spicca la loro inclusione all’interno della lista dei sessanta grandi spazi pubblici al mondo
redatta dall’associazione “Project for Public Spaces”, l’unico in Egitto a ricevere tale
premio.
Il parco di Al-Azhar è ubicato nel quartiere di Darasa, fra la città dei morti e le cinta
murarie, vicino ai centri turistico-religiosi di Al Azhar e Al Khalili, a nord e a ovest confina
con i quartieri poveri e densamente popolati risalenti al Medioevo, e rappresenta il perno
dell’ampio progetto di riqualificazione incentrato sul quartiere centrale di Darb-Al-Ahmar,
un'area storica ma degradata dal forte valore monumentale. La sua realizzazione ebbe
inizio nel 1998, e dovette fin da subito fronteggiare parecchi ostacoli, relativi soprattutto
all’arretratezza in ambito di rigenerazione urbana da parte dell’amministrazione locale,
all’epoca, il concetto di rigenerazione ambientale in Egitto era nuovo, non sperimentato e
limitato alla piantumazione di alberi in poche strade. Dopo sei anni di lavori, il Parco di Al-
Azhar fu inaugurato nel 2004 con grande successo sia a livello locale che internazionale,
in quanto il progetto si rivelò di più ampia portata del previsto: includeva, infatti, non solo
un ampio spazio verde per la popolazione del Cairo, ma anche l'uso di materiali riciclati e
locali, il restauro di siti storici islamici, la rinascita di antichi mestieri, il miglioramento delle
condizioni economiche degli artigiani locali, la rivitalizzazione dei quartieri adiacenti e
l’organizzazione di attività culturali che coinvolgano attivamente la comunità e favoriscano
il contatto con gli stakeholders. Inoltre, durante i lavori di sbancamento del versante
occidentale del sito, il team di ingegneri ha portato alla luce il muro Ayyubide costruito da
Saladino nel XII secolo per proteggere la città dai crociati. La costruzione di difesa, lunga
1.500 metri, ha rappresentato il nuovo margine urbano del progetto, dopo essere stato
recuperato dalle macerie. L'esistenza del muro ha favorito l'idea di utilizzare il parco come
piattaforma panoramica da cui osservare il patrimonio del vecchio Cairo e di creare una
passeggiata storica lungo il perimetro dell’intera struttura.
Il parco è sorto al posto dell’ex discarica urbana, una collina di 300 metri di rifiuti esistita
per circa 500 anni, importante dal punto di vista paesaggistico in quanto dalla sua sommità
si possono osservare diversi “landmark” della città, come i minareti della moschea del
sultano Assan, la cittadella fatta edificare da Salah al-Din e la “Città della Morte”. Nel corso
dei secoli, l'accumulo di rifiuti e detriti edilizi aveva raggiunto i quaranta metri di profondità
in alcune aree, e ciò ha reso ancora più necessaria l’operazione di bonifica: 765.000 metri
cubici di detriti e terra sono state rimosse, 165.000 sono stati riposizionati in altre zone del
parco e sono effettuati trattamenti geotecnici i quali, attraverso l’utilizzo di materiali come
argilla e sabbia e la creazione di un innovativo sistema di irrigazione, hanno contribuito ad
adeguare il terreno al fine di trasformarlo in una “buona terra vegetale”. Inoltre, sono state
utilizzate strategie di design volte alla riduzione dell’impatto ambientale, al recupero delle
acque piovane (attraverso la costruzione di tre grandi cisterne per l’approvvigionamento
idrico) ed alla promozione della biodiversità.
L’architettura del parco è perfettamente conforme al contesto urbano circostante, e
rispecchia perfettamente lo stile proprio dei giardini islamici. L’area verde include un orto di
agrumi e filari di palme, attraversati da un lungo sentiero in marmo dai caratteri arabeschi
che conduce ad un belvedere che offre uno straordinario panorama sul Cairo e sulla
moschea di Mohammad Alì. Il resto del parco presenta varie infrastrutture destinate ad
una migliore fruizione del luogo da parte dei turisti, progettate da diversi studi
architettonici, quali campi giochi e sportivi, un anfiteatro, due ristoranti e l’edificio di
accesso, tutti costruiti con materiali di origine egiziana e ispirati alla tradizione decorativa
locale.
Quasi tutto il parco - arredi, illuminazione, dissuasori, sedili, contenitori per rifiuti, fontane,
attrezzature per parchi giochi, pergole - inizialmente doveva essere progettato su misura
dall'architetto paesaggista e prodotto da artigiani locali. Nel processo, gli artigiani hanno
recuperato alcune vecchie tecniche di lavorazione della pietra che erano quasi scomparse.
L'asse pedonale principale è l'elemento chiave del parco, che corre in direzione nord-sud.
È diretto verso la vista della Cittadella del Cairo e della Moschea di Mohammed Ali ed è
caratterizzato da sofisticati schemi geometrici di pavimentazione, accentuati da vari giochi
d'acqua. La serie di giardini geometrici e sequenziali si fonde in modo significativo con la
topografia curvilinea e ondulata del sito, creando una sensazione di freschezza e verde
simile a un'oasi.
É presente un canale d'acqua che segna il percorso, ai cui lati è costellato di vasche e
fontane che discendono verso il grande lago. Sulla grande spianata posta sotto il
ristorante si trova un giardino formale il cui disegno riproduce gli articolati disegni
geometrici ispirati ai disegni degli arredi delle moschee, creando un salto di quota ad una
serie di cadute d’acqua il cui suono accompagna il visitatore. Sulla destra un’altura
terrazzata costituisce uno dei punti "belvedere" da cui si osserva la parte meridionale del
Cairo. Proseguendo per il percorso principale si arriva in una zona caratterizzata da piccoli
giardini a stanze che ospitano alcuni esemplari di palme, e che si aprono, rispettivamente,
a destra e a sinistra del viale.
Gli spazi pubblici, invece, mostrano lo stile di differenti epoche e regioni: le zone di riposo
all’ombra, per esempio, denotano una forte influenza persiana. Inoltre, vi è un lago
artificiale nel versante est del parco, da cui si può ammirare il complesso della cittadella
medievale.
Per quanto concerne l’approvvigionamento di introiti da destinare all'ampliamento e alla
ristrutturazione del parco, l’Aghan Khan Trust of Culture ha voluto introdurre un sistema di
sovvenzionamento tipico delle società islamiche, incentrato sul riutilizzo delle entrate per
sostenere la gestione delle strutture. Infatti, i proventi generati dai biglietti, dei parcheggi e
dai ristoranti del parco sono reinvestiti nella manutenzione della struttura e contribuiscono
a finanziare i progetti di riqualificazione urbana del quartiere adiacente.
Ai residenti di Al-Darb Al-Ahmar è stata data priorità nelle assunzioni come operatori
all’interno del parco.
A causa delle impervie condizioni atmosferiche, sono state implementate rigide regole per
il progetto del verde: più di 650.000 specie diverse sono state piantate, tra le quali
spiccano le erbe aromatiche, al fine di rassomigliare i giardini monumentali di stampo
europeo, in particolare i cosiddetti “giardini all’italiana”, caratterizzati da una disposizione
simmetrica e geometricamente ordinata degli spazi.
Palme, alberi, arbusti, agrumeti e tappezzanti svolgono un ruolo funzionale, visivo, estetico
e ambientale come, ad esempio, le palme contribuiscono a definire lo spazio lineare e a
orientare i pedoni verso la spettacolare vista della Cittadella. Gli alberi di Cassia nodosa,
grazie alle loro chiome fiorite, sono stati utilizzati per delimitare il percorso principale.
La necessità di un adeguato condizionamento del suolo ha rappresentato un problema
importante per la sopravvivenza di alcune piante; infatti la tolleranza alla siccità, la
stabilizzazione del suolo e la prevenzione dell'erosione sono stati i criteri chiave per la
selezione delle piante oltre alla necessità di un drenaggio completo del sottosuolo per
proteggere le mura storiche da eventuali dilavamenti.

La maggior parte dei materiali vegetali non era disponibile in commercio in Egitto, né nella
quantità né nelle dimensioni richieste.

Per quanto concerne l’apporto dato dal parco al turismo del Cairo, esso rappresenta
sicuramente un’attrazione di nicchia agli occhi del turista di massa. Chi si reca nella
capitale egiziana, infatti, pensa subito al museo egizio, alle piramidi di Giza, alla cittadella,
alla vita caotica, al suk (mercato) di Khan al-Khalili o ai locali notturni in riva al Nilo come il
suggestivo Sequoia. Pochi tra i turisti occidentali s’immaginano che nella città che conta
17 milioni di abitanti e uno tra i più bassi valori di superficie a verde per abitante, sorga un
meraviglioso e grandissimo giardino pubblico. Nonostante ciò, l’area verde riesce
comunque ad attrarre un buon numero di visitatori.
I dati sull’afflusso turistico selezionati si riferiscono ai risultati ottenuti dalla ricerca “MEDIA
COVERAGE AND USERS’ REACTIONS: AL AZHAR PARK IN THE MIDST OF
CRITICISM AND POST OCCUPANCY EVALUATION”, per la cui realizzazione è stato
posto un questionario in cinque diverse occasioni agli ospiti del parco. Dalla loro lettura si
può evincere come i modelli di visita siano molto diversi tra loro, a seconda della stagione
e della categoria di turisti. Nei mesi più freddi il periodo di visita prediletto è il pomeriggio
dei fine settimana, mentre in primavera ed estate il maggior afflusso si osserva nelle sere
dei weekend; l’altro estremo è rappresentato dalla mattina e dai primi pomeriggi dei fine
settimana, dove il parco risulta praticamente vuoto, anche a causa del clima arido che
caratterizza questi momenti della giornata nei mesi caldi. Inoltre, la maggior parte dei
visitatori si reca al giardino con la famiglia (64%) e meno con gli amici (31%). In merito alle
infrastrutture di cui dispone il parco, l’80% degli intervistati reputa che esse permettano
una piacevole fruizione dell’area a turisti di qualsiasi età, presentando anche strutture che
agevolano il percorso ai visitatori disabili. In seguito, i ricercatori si sono soffermati sulle
attività preferite dagli ospiti, tra le quali spiccano passeggiare all’aria aperta sulla via
principale, giocare con i figli negli spazi verdi e cenare al caffè in riva al lago artificiale da
cui si gode una una vista spettacolare. Successivamente, l’attenzione si è spostata verso il
livello di gradimento dell’area da parte dei turisti i quali, nella stragrande maggioranza,
hanno dichiarato di essere rimasti soddisfatti o molto soddisfatti dalla loro visita. Infine, è
stato chiesto loro se ritenessero che lo sviluppo del parco abbia giovato all’area urbana
circostante e alla comunità che la abita, contribuito alla sua rigenerazione e alla
salvaguardia del patrimonio culturale cairese. Il 42% degli intervistati ha risposto di sì, a
dimostrazione di come i cambiamenti apportati dal giardino al quartiere di Darb Al-Ahmar
siano così visibili da essere facilmente percepiti anche da chi l’area non la vive
quotidianamente. All’interno di questa percentuale di turisti, le motivazioni fornite alla
risposta sono state molteplici: in primo luogo, alcuni di essi hanno riconosciuto come il
parco di Al-Azhar rappresenti l’unica area verde della zona, dunque la sua costruzione ha
permesso una ripulita dell’intero quartiere ed ha accresciuto la consapevolezza ambientale
dei suoi residenti; invece, altri hanno ammesso che la fruizione del giardino abbia
consentito loro di conoscere più a fondo i monumenti islamici (come la moschea adiacente
al parco, una delle più grandi di tutto il mondo islamico) e di comprendere meglio la città.
5.CONCLUSIONI

in seguito alle ricerche svolte per la realizzazione di questo lavoro, siamo riusciti a
comprendere più a fondo il tema della rige͑ nerazione urbana e come essa influisce sulla
vita della popolazione locale e sull'attrattività del territorio. Ci siamo soffermati
sull'importanza del ruolo degli stakeholders, in particolare sulla necessità di consultare le
loro opinioni ed esigenze affinché il piano urbanistico venga elaborato e messo in pratica
in maniera efficiente.

Al fine di approfondire la tematica, abbiamo scelto un caso specifico da noi ritenuto una
dimostrazione di quanto analizzato in precedenza. Ciò ci ha permesso di entrare in
contatto con il parco di Al-Azhar, che si è rivelato un esempio lampante di come un'area
verde realizzata in una zona arida e degradata dal punto di vista sociale possa
rappresentare un veicolo di rigenerazione tale da consentire al quartiere in cui sorge di
rinascere e presentarsi agli occhi dei residenti e dei turisti in un'ottica completamente
rinnovata. Il parco, infatti, ha apportato numerosi benefici: ha concorso alla preservazione
del patrimonio storico-culturale, ha riportato alla luce un monumento dalla grande
importanza archeologica come il muro di Ayyubide, ha creato nuove opportunità lavorative
e di svago per gli abitanti di Darb-Al Ahmar e ha dato nuova linfa ad un'area
precedentemente occupata da una discarica che impattava pesantemente sull'ambiente
circostante. In particolare, l'implementazione di infrastrutture sostenibili per il
funzionamento del parco, come le cisterne per la raccolta dell'acqua, ha contribuito alla
riduzione dell'impatto ambientale. Inoltre la posizione del parco, adiacente ad attrazioni
turistiche di primissimo rilievo come la moschea di Al-Azhar, ha introdotto nuove possibilità
per i turisti, invogliando loro a trascorrere più tempo nell'area, il che giova sicuramente agli
esercizi commerciali stanziati al suo interno.

Oltre ai vantaggi specifici relativi a questo caso, la sua trattazione analitica ci ha consentito
di individuare in maniera più precisa i benefici generali di un processo di rigenerazione
urbana, i cui effetti si ripercuotono olisticamente sulle tre sfere della sostenibilità:
ambientale, sociale ed economica. L’interdisciplinarietà di questi impatti rende essenziale
l’adozione di una strategia rigenerativa in tutte le città che contengono al loro interno aree
degradate e/o poco considerate ma dalle grandi potenzialità. A tal proposito, abbiamo
identificato altre metropoli che, pur avendo caratteristiche differenti, necessiterebbero degli
stessi interventi impiegati per il parco di Al-Azhar: si tratta di Tokyo e Istanbul. La capitale
giapponese, nonostante disponga di numerose aree verdi rinomate a livello internazionale,
si classifica al primo posto dell’infelice lista delle città con il minor spazio verde per
abitante, appena 5.78 metri quadrati. Ciò è dovuto principalmente all’altissimo numero di
abitanti che vi risiedono, circa 13 milioni. Ad esempio, nel quartiere centrale di Shinjuku
vivono circa 18.000 persone per km2, e sebbene presenti al suo interno uno dei giardini
più importanti della capitale (i Giardini Nazionali Gyoen), la costruzione di un parco in stile
Al-Azhar gioverebbe sicuramente alla qualità dell’aria e all’umore dei cittadini. Tuttavia,
risulterebbe comunque un intervento di difficile compimento, visto il livello di edificazione
della zona.

Anche Istanbul denota dei dati pessimi in relazione al verde urbano, in quanto infatti solo il
2,2% della città è ricoperto da giardini pubblici. Un esempio lampante è rappresentato dal
distretto europeo di Bağcilar, dove lo spazio verde per persona non raggiunge nemmeno il
metro quadrato pro capite. In questo contesto, la realizzazione di un progetto simile a
quello che ha interessato il quartiere di Darb-Al Ahmar sarebbe più che necessario.

In conclusione, in correlazione ad un progressivo cambiamento della concezione delle


città e delle necessità dei cittadini, le politiche di rigenerazione urbana acquisiranno
sempre maggiore importanza: per questo motivo, gli organismi di governance dovranno
farsi trovare pronti, ed è essenziale per noi studiosi del settore conoscere a fondo le
problematiche e le soluzioni relative a questa tematica.
6.BIBLIOGRAFIA

 Angela D’Orazio, 2008, “All’ombra della metropoli. Trasformazioni urbanistiche e nuove


domande turistiche”,
file:///C:/Users/filov/Downloads/monicadf-11_Dorazio_Imbesi%20(2).pdf

 Aya Nassar, 31/10/2013, “Being in Al-Azhar Park: Public Spaces in Cairo”,


‘Being’ in Al-Azhar Park: Public Spaces in Cairo (benthamopen.com)

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