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L. VANDELLI
"IL SISTEMA DELLE AUTONOMIE LOCALI"
Comuni e Province: enti esponenziali di collettività territoriali. Perseguire interessi delle proprie
collettività, un proprio indirizzo politico-amministrativo.
Autonomia:
• politica,
• organizzativa,
• normativa,
• amministrativa,
• finanziaria.
Comuni e province: enti autonomi nell'ambito di principi firmati da leggi generali della Repubblica,
che ne determinano le funzioni. Circoscrizioni di decentramento statale e regionale.
Competenze legislative regionali nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello stato.
Le funzioni amministrative potevano essere attribuite da leggi statali e comuni, province e altri enti
locali ove considerate di interesse esclusivamente locale.
Il controllo sugli atti degli enti locali veniva attribuito ad un organo della Regione.
Legge Statale per distacco di Province e Comuni da Regioni e aggregazioone ad un'altra, per
creazione nuove Province.
L. 81 del 25/03/1993
I"l Sindaco e il Presidente della Provincia sono eletti dai cittadini a suffragio universale e diretto.
Ad essi il potere di nominare e revocare i componenti della giunta."
Modello cooperativo: Conferenza Stato - Regioni, Conferenza Stato – Città – Autonomie Locali,
Conferenza Unificata.
Conferimento di funzioni:
• individuaizone funzioni da trasferire,
• allocazione delle funzioni distinguendo quelle da riservare alle Regioni, Province, Comuni o
altri enti;
• quantificazione e attribuzione alle Regioni e agli enti locali delle risorse per l'esercizio
nuove funzioni.
L. 59/97
D.LGS. 112/98
L. 265/99
Cap. 4 – Dalla riforma del Titolo V alla Legge 56 del 2014 e al nuovo disegno di revisione
costituzionale.
Nuove competenze legislative delle Regioni nelle materie di interesse degli Enti Locali
Materie a competenza regionale concorrernte Materie a competenza regionale piena
• Armonizzazione dei bilanci pubblci; • Circoscrizioni comunali,
ccordinamento della finanza pubblica e • Edilizia residenziale pubblica,
del sistema tributario, • Opere pubbliche, viabilità, trasporti,
• Governo del territorio, • Polizia amministrativa locale,
• Porti ed aeroporti civili, • Musei, biblioteche, enti locali,
• Protezione civile, • Fiere e mercati,
Nuovi disegni di legge nel 2007 e nel 2009 sul federalismo fiscale: falliti.
L. 42/2009: disciplina dell'autonomia finanziaria degli enti locali in attuazione dell'art. 119 della
Costituzione (I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia
finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dell'equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad
assicurare l'osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione
europea):
L.56/2014:
- istituzione Città Metropolitane: enti di governo delle più rilevanti agglomerazioni urbane del
paese, funzioni di craattere strategico per lo sviluppoe conomico e sociale dle territorio. Sistema di
governo con i tre organi del Comune.
- Province: ridimensionamento funzioni conferite ai loro organi e una legittimazione indiretta
espressa da sindaci e consiglieri.
- Unioni e Fusioni di Comuni per esercizio funzioni amministrative.
COMUNE – ente più vicino ai cittadini, primario soggetto esponenziale degli interessi della
collettività locale.
Regione: istituire nel prorpio territorio nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e
denominazioni.
+ intervento consultivo popolare tramite referendum.
L. 142 – processi volti ad aggregare su base volontaria i Comuni minori -> fusione di comuni:
lo Statuto del Comune creato in seguito a fusione può prevedere l'istituzione di municipi nei territori
già corrispondenti a distinti comuni.
Organizzazione e funzioni del Comune sono disciplinate dallo Statuto e del regolamento comunale
Fusione di Comuni, esperienza deludente. Meglio forme associative a sostegno degli enti minori
tramite appoggio finanziario.
L. 56/2014: la Legge Regionale può attenuare o differire l'applicazione ai Comuni derivanti dalla
fuzione degli obblighi di esercizio associato.
Riforma 2001:
- enti sutonomi, con propri statuti, poteri e funzioni,
- legislatore statale disciplina di legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali,
- potestà regolamentare in ordine alla disciplina dell'organizzazione e dello svolgimento delle
funzioni loro attribuite,
- titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge,
- autonomia finanziaria di entrata e spesa, risorse autonome,
- sottoporre a interventi sostitutivi del governo.
2014: le Città Metropolitane sono costituite per volontà della legge stessa, dal 2015 subentrano alle
Province, il territorio corrisponde.
Organi metropolitani:
- Sindaco del Comune capoluogo,
- due assemblee: Consiglio Metropolitano eletto tra sindaci e consiglieri, Conferenza tutti i sindaci.
Autonomia statuaria.
Ruolo: cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano, promozione e gestione dei servizi,
delle infrastrutture e delle reti di comunicaizone.
ROMA CAPITALE – art. 114: Roma è la Capitale della Repubblica. La legge dello stato disciplina
il suo ordinamento.
Organi:
- Consiglio Provinciale,
- Assemblea Dei Sindaci,
- Presidente.
L. 256/99: allargare gli abiti di autonomia in particolare in materia di organi di governo, di assetti di
forme di decentramento, di aprteciapzione e referendum.
Riforma 2001 -> nella Costituzione "Comuni, Province, Città Metropolitane e Regioni sono enti
autonomi con propri statuti".
Statuto: atto normativo atipico, in posizione di primazia rispetto alle fonti secondarie regolamentari
e al di sotto unicamente delle leggi di principio.
Lo Statuto disciplina:
• le norme fondamentali dell'organizzazione di governo dell'ente (le linee generali
dell'organizzazione, numero degli assessori della Giunta, competenze del Sindaco o del
Presidente, organi di decentramento, Segretario, funzionari dirigenti, forme di garanzia e
parteciapzione delle minoranze);
• citeri generali in materia di organizzazione amministrativa dell'ente (ordinamento uffici,
definizione compiti dei dirigenti, aziende speciali e sitituzioni dipendenti);
• forme di collaborazione comuni/province;
• forme di partcipazione popolare;
• modi per pari opportunità;
• stemma e gonfalone;
• forme di controllo.
Gli statuti devono essere adottati secondo i principi fissati dalla Costituzione, in armonia con i
principi generali in materia di organizzazione pubblica.
Sttauto delle Città Metropolitane: stabilire le norme fondamentali dell'organizzazione dell'ente, ivi
comprese le attribuzioni degli organi nonchè l'articolazione delle loro competenze.
Elaborato dal consiglio ma è la conferenza che lo delibera.
Compito dello statuto: stabilire l'organo cui attribuire la competenza generale residuale.
L. 131/2003:
• organizzazione, svolgimento e gestione delle funzioni di comuni, province e città
metropolitane;
• regolamento opera nell'ambito della legislazione statale o regionale in conformità alla
costituzione;
• contengono norme generali e astratte tendenti alla stabilità nel tempo e all'estensione
all'intero territorio.
Comune:
- Consiglio comunale: unico organo eletto a suffragio universale e diretto e dunque rappresentativo
dell'intera comunità,
- Giunta
- Sindaco.
Provincia:
- Presidente
- Consiglio provinciale
(+ assemblea dei sindaci).
Città metropolitana:
- Sindaco metropolitano
- Consiglio
- Conferenza.
Nessuno dei due sessi può essere rappresentato nelle liste in misura superiore ai 2/3.
Irrobustito il ruolo del Sindaco, poteri di nomina degli assessori, dei dirigenti, e dei rappresentati del
comune.
Consiglio – compito di discutere ed approvare, in apertura del mandato, gli inidrizzi generali del
governo.
Ridimensiona notevolmente la composizione della Giunta.
Limiti alla permanenza delle medesime personae negli esecutivi locali, precludendo una terza
elezione.
Sindaco e Consiglio – investitura diretta, accompagnata dal potere del sindaco di nominare
liberamente ( o revocare) la Giunta.
CONSIGLIO COMUNALE:
Il numero dei consiglieri comunali è correlato al numero degli abitanti (da 10 a48).
Al consiglio spetta autonomia funzionale e organizzativa.
Presidente del Consiglio è presente necessariamente solo nei comuni con + di 15000 abitanti, negli
altri deve essere previsto dallo statuto.
Al presidente del consiglio i poteri di convocazione e direzione dei lavori e delle attività del
consiglio stesso e quello di assicurare un'adeguata e preventiva informazione ai gruppi ausiliari ed
ai singoli consiglieri sulle questioni sottoposte al consiglio, ruolo di garanzia, di regolare
funzionamento del consiglio, di equilibrio nei rapporti tra gruppi politic, il rispetto di ciascun
consigliere.
Revoca del presidente del consiglio – sfiducia istituzionale.
Ruolo proiettato sulla produzione delle norme, sulla programmazione e sulla pianificazione
territoriale, sulle grandi scelte istituzionali e finanziarie = ruolo che tende a configurare l'esercizio
di una funzione di indirizzo dell'ente.
SINDACO:
eletto in via diretta, contestualmente al consiglio svolge ruolo di rappresentanza nei rapporti esterni
e di impulso, direzione ed esecuzione nei confronti del governo e del funzionamento complessivo
dell'ente locale.
Spetta al sindaco:
• esercitare la responsabilità dell'amministrazione comunale,
• rappresentare l'ente locale,
• convocare e presiedere la Giunta e, se non c'è il presidente, il consiglio,
• sovrintendere al funzionamento dei srevizi e degli uffici,
• sovrintendere allesecuzione degli atti,
• sovrintendere all'espletamento delle funzioni attribuite o delegate da Stato e regione,
• eserciztare le funzioni attribuite,
• nominare gli assessori,
• nominare i responsabili degli uffici e dei srvizi, attribuire incarichi dirigenziali e di
collaborazione esterna,
• provvedere a nomina, designazione e revoca dei rappresentanti del comune.
Provvedimenti contingibili ed urgenti devono essere adottati con atto motiovato e nel rispetto dei
principi generali dell'ordinemento giuridico.
La cessazione della carica di sindaco può essere determinata da decesso, impedimento permanente,
dimissioni, decadenza, sfiducia, rimozione.
GIUNTA COMUNALE:
La giunta comunale è composta dal sindaco che la presiede e un n° di assessori determinato dallo
statuto (non possono superare un numero pari ad 1/4 dei consiglieri) (da 12 a 2)
Gli assessori sono membri della giunta e partecipano alla formazione della volontà collegiale.
Cessazione dalla carica per dimissioni, decadenza o revoca da parte del sindaco sempre connessa ad
una motivazione.
La giunta è chiamata anzitutto a collaborare con il sindaco nel governo del comune.
Adozione di ogni atto che non sia riservaqto dalla legge al consiglio e che non rinetri nelle
competenze del sindaco, degli organi di decentramento, del segretario o dei funzionari dirigenti.
Opera in forte connesisone con il consiglio, ruolo di proposta e di impulso, ne attua gli indirizzi
generali, ad esso riferisce sulla propria attività.
Demandata alla giuta l'adozione dei regolamenti sull'ordinamento degli uffici e dei servizi.
L. 56/2014:
Sindaco metropolitano,
consiglio metropolitano,
conferenza metropolitana.
Tre organi ma senza alcun organo collegiale esecutivo. Due assemblee di cui una composta dai
sindaci di tutti i comuni compresi nel territorio.
La conferenza è l'unico organo a formazione costante.
Consiglio metropolitano:
formato dal sindaco metropolitano e consiglieri (da 14 a 24)
eletto dai sindaci e dai consiglieri dei comuni compresi nel territorio tra gli stessi sindaci e
consiglieri.
Organo di indirizzo e di controllo:
• proporre alla conferenza lo statuto,
• approvare i regolamenti,
• approvare i piani e i programmi,
• approvare o adottare ogni altro atti ad esso sottoposto dal sindaco metropolitano,
• eserciatre le funzioni di statuto,
• adottare gli schemi di bilancio.
Dura in craica 5 anni.
Conferenza metropolitana:
composta da tutti i sindaci del territorio esercita attribuzioni deliberative in ambito limitato e
straordinario, metre in via generale svolge funzioni di carattere consultivo e propositivo.
Analogia con lo schema organizzativo della città metropolitana e anche la riaprtizione delle
attribuzioni tra questi tre organi
presidente eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali, scegliendolo tra i sindaci stessi.
Il consiglio è composto da presidente + consiglieri (da 10 a 16), dura in carica 2 anni.
Riforma costituzionale del 2001: gli enti locali occupano una posizione centrale negli assetti delle
funzioni amministrative, funzioni che ora in via generale sono attribuite al comune salvo che, per
assicurarne l'esercizio unitario, siano conferite a province, città metropolitane, regioni e stato, sulla
base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.
Distribuzione delle funzioni amministrative: in via prioritaria ai comuni, esercitare i propri poteri di
allocazione di funzioni partendo dagli enti più vicini ai cittadini, salendo progressivamente ai livelli
più ampi, soltanto quando tali enti si presentino non rispondenti ai criteri di idonetià ottimali.
Criteri di sussidiarietà, adeguatezza, differenziazione.
Art. 118 riconosce a comuni, province e città metropolitane Funzioni Proprie, si identificano con
quelle che i comuni possono assumere spontaneamente, con delibera del consiglio comunale.
Funzioni oltre quelle fondamentali, non implicanti l'esercizio di poteri autorativi, non attribuite o
conferite dalle leggi ad altri enti, volte a soddisfare bisogni generali e durevoli della comunità.
Svolgimento coordinato di funzioni e di servizi di comune interesse che non presuppongono alcuna
struttura giuridica ed organizzativa stabile e dotata di una distinta personalità giuridica: convenzioni
(rapporti orizzontali tra enti locali) e accordi di programma (rapporti verticali tra enti di diverso
livello).
le origini: interventi degli enti locali nell'ambito dei servizi a rilevanza economica e sociale. Alla
gestione di servizi assunti direttamente l'ente locale provvedeva mediante aziende speciali, prive di
personalità giuridica ma con autonomia amministrativa. All'amministrazione di pubblici servizi
Comune, Province potevano comunque provvedere, senza dar luogo ad aziende speciali, mediante
gestione diretta in economia o mediante concessione a privati.
L. 142/90 – sancisce il principio che comuni e province provvedono alla gestione dei servizi
pubblici che abbiano per oggetto la produzione di beni ed attività rivolte a realizzare fini sociali e a
promuovere lo sviluppo economico e civile delle comunità locali.
Forme di gestione:
- gestione in economia, quando per le modeste dimensioni o per le caratteristiche del servizio non
sia opportuno costituire un'azienda o un'istituzione,
- in concessione a tersi, quando sussistano ragioni tecniche, economiche o di opportunità sociale,
- a mezzo di azienda speciale, per la gestione di più servizi. Azienda diventa ente strumentale
dell'ente, condistinta personalità giuridica e con autonomia imprenditoriale,
- a mezzo di istituzione, esrcizio servizi sociali senza rilevanza imprenditoriale,
- a mezzo di società per azioni o a responsabilità limitata a prevalente capitale pubblico locale,
- a mezzo di società per azioni senza il vincolo della proprietà pubblica maggioritaria.
In sintesi:
• minicipalizzazione (anni 90) = il comune imprenditore, in cui il comune interpreta le
domande della comunità e fornisce risposte erogando i servizi richiesti. Per i servizi più
complessi si avvale di una propria articolazione, l'azienda municipalizzata, dotata di
un'autonomia tecnica ma strettamente legata alle precise scelte degli organi comunali;
• privatizzazione (1990-2011) = il comune azionista, per la gestione dei servizi pubblici locale
compare la società per azioni a capitale pubblico. Il comune stabilisce regole e tariffe ma
interviene nell'organizzazione esercitando il ruolo complesso di azionista. Aziende dotate di
personalità giuridica;
• - liberalizzazione e mercato = il comune regolatore, meccanismi di concorrenza. La società
per azioni diventa strumento generale, gli affidamenti diretti sono limtati ai casi dell'in
house. Le gare sono lo strumento generale per gli affidamenti. Il comune bandisce le gare,
stabilisce le regole del servizio, le tariffe e gli oneri che spettano al gestore, in base al
contratto di servizio.
Cap. 9 – La partecipazione.
È possibile distinguere:
• una partecipazione degli interessati (o partecipazione amministrativa), concernente i soli
titolari di posizioni giuridche (interessi legittimi o diritti soggettivi) caratterizzata da finalità
di tutela di tali posizioni giuridiche da parte dei soggetti che ne sono titolari e procedimenti
puntuaali che li riguardano;
• partecipazione di soggetti collettivi, vale a dire dei soggetti portatori di interessi collettivi e
interessi diffusi,
• partecipazione dei cittadini, coinvolgimento dei cittadini che, a prescindere da ogni
posizione o titolo specifico, nella formazione delle scelte dell'amministraizone destinate ad
incidere sulla collettività.
Forme di partecipazione
- decisoria, in cui ai cittadini viene demandata la decisione sostanziale che conclude il
procedimento,
- collaborativa, in cui il coinvolgimento partecipativo si svolge nell'ambito di un procedimento
destinato comunque a concludersi con una decisione di organi rappresentativi come elemento
istruttorio che può rivestire un importante rilievo politico, ma che comunque non vincola la
discrezionalità dell'organo decidente.
Lo statuto prevede procedure per l'ammissione di istanze, petizioni e proposte di cittadini singoli o
associati dirette a promuovere interventi per la migliore tutela di interessi collettivi e definire le
garanzie per il loro tempestivo esame (testo unico art. 8).
lo statuto può prevedere:
- referendum sospensivo per le leggi di revisone della costituzione e le altre leggi costituzionali,
- referendum abrogativo
- referendum propositivo
- referendum territoriale
- referendum consultivo.
Le consultazioni e i referendum locali devono riguardare materie di esclusiva competenza locale e
non possono avere luogo in coincidenza con operazioni elettorali proviciali, comunali e
circoscrizionali.
Difensore civico: figura volta a svolgere funzioni di agranzia dei cittadini nei confronti
dell'amministrazione.
Funzione di garanzia dell'imparzialità e del buon andamento della pubblica
amministrazionecomunale o provinciale. Il suo compito è quello di segnalare, anche di propria
iniziativa, gli abusi, le disfunzioni, le carenze e i ritardi dell'amministrazione nei confronti dei
cittadini.
Cap. 10 – I Controlli.
Nella Costituzione del 1948 rifiuto dell'impostazione, del carattere necessariamente statuale
dell'esercizio del controllo, che veniva demandato ad un organo della regione.
Rimaneva fermo il tradizionale modello del controllo sui singoli atti consentendo al legislatore
ordinario di trasferire ai nuovi organi regionali il medesimo controllo in precedenza già definito al
prefetto ed alla giunta provinciale.
L. 142/90 nuova disciplina – ridimensionando l'ambito del controllo, che veniva soppresso per i
profili di merito, mentre quello di legittimità era limitato ai soli atti del consiglio e su determinati
atti della giunta veniva introdotto un controllo eventuale.
Aumento controlli interni. Revisori dei conti, verifiche della giunta, controlli economici, servizi di
controlli interni, nucleo di valutazione con il compito di verificare mediante valutazioni
comparative dei costi e dei rendimenti, la realizzazione di obiettivi, la corretta ed economica
gestione delle risorse pubbliche, l'imparzialità e il buon andamento dell'azione amministrativa.
Controlli sugli organi. Rimozione e sostituzione del sindaco e scioglimento del consiglio.
Riforma Cost. 2001: abrogato controlo necessario e preventivo sugli atti degli enti locali, affidando
l'esercizio ad uno specifico organo regionale. Nuova disciplina di controlli sostitutivi in caso di
mancato rispetto di norme e trattati internazionali o normative comunitarie o pericolo grave per
l'incolumità e la sicurezza pubblica o per la tutela giuridca e economica.
L.131/2003 – art. 120 – nuova previsione in materia di controlli sostitutivi affidando al governo il
potere di sostituirsi a organi delle regioni, delle CM, delle provicne e dei comuni
- in caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o nomativa UE,
- pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica
- per la tutela giuridca e economica
sempre nel rispetto del principio di sussidiarietà e leale collaborazione.
Il procedimento si articola in: fase di diffida ad adempiere, fase di aprtecipazione, fase decisoria.
In caso di mancata approvazione del bilancio viene nominato un commissario, spetta agli statuti
disciplinarne la nomina oppure al prefetto.
Oppure nei casi di mancata approvazione di misure di riequilibrio finanziario, mancata
approvazione del rendiconto della gestione di servizi, mancata deliberazione di dissesto,
deliberazione di tasse e imposte di spettanza dell'ente dissestato.
Aboliti i controlli sui singoli atti, la questione degli strumenti e delle modalità di verifica dell'azione
degli enti locali si concentra sui controlli della corte dei conti.
Corte dei conti: organo imparziale dello stato cui i revisori dei conti devono trasmettere una
relaizone sul bilancio e sul rendiconto, in un controllo che ha la finalità di confronto e adozione di
eventualoi misure correttive, ai fini della tutela dell'equilibrio finanziario e di osservanza del patto
di stabilità interno.
Dopo la riforma costituzionale sono superati i controlli sui singoli atti e rimangono:
- controlli interni al fine di garantire il funzionamento dell'ente, secondo criteri di efficienza, di
efficazia e di economicità,
TUEL riscritta la disciplina dei controlli interni affidati all'autonomia organizzativa dell'ente che
deve adottare strumenti per verificare efficacia, efficienza, controlo degli equilbri finanziari e del
patto di stabilità, attuaizone degli indirizzi e degli obiettivi gestionali, controlo di qualità e
soddifazione degli utenti.
- controllo di regolarità amministrativa e contabile,
- controllo strategico,
- controllo sulle società,
- controlo sugli equilibri finanziari,-
rispetto dei vincoli di finanza pubblica e salvaguardia degli equilibri
colegio dei revisori, revisione economico-finanziaria, si esprime sulla proposta di bilanciio e su atti
di carattere economico finanziario.
Riforme degli anni 90 verso l'organizzazione delle aziende private: flessibilità organizzativa,
temporaneità degli incarichi dirigenziali, resposabilizzazione della dirigenza, distinzione dalla sfera
politica, diritto privato, competenze esterne, obiettivi di funzionalità ed economicità di gestione
= privatizzazione cioè introduzione e valorizzazione di moduli tipici del lavoro privato,
contrattualizzazione sia collettivo che individuale.
SEGRETARIO:
ruolo centrale e peculiare. Svolge la propria attività, estesa dalla cura dell'istruttoria e dell'attuazione
dei provvedimenti alla verifica della legittimità dell'azione amministrativa, dalla partecipazione e
verbalizzazione nelle riunioni del consiglio e della giunta al coordinamento dei dirigenti, ngli enti di
maggiori dimensioni. Nei piccoli comuni il segretario si identifica con l'amministrazione, svolgendo
o seguendo direttamente il complesso dell'attività.
Compiti: collaborazione e assistenza giuridico amministrativa nei confronti degli organi dellente, in
ordine alla conformità dell'azione amministrativa alle leggi, allo statuto e ai regolamenti.
Parteciap con funzioni consultive, referenti e di assistenza alle riunioni del consiglio e della giunta e
verbalizza. Può rogare i contratti nei quali l'ente ne è parte e autenticare scritture private e atti
unilaterali nell'interesse dellente.
Sovrintende alle funioni dei dirigenti e ne coordina l'attività.
Esercita ogni funzione che gli viene attribuita dallo statuto o dal sindaco.
DIRETTORE GENERALE:
solo nei comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti
il direttore attua gli indirizzi e gli obiettivi degli organi di governo secondo le direttive del sindaco o
del presidente, sovrintende alla gestione dell'ente, persegue livelli ottimali di efficacia ed efficienza.
Compiti di elaborazione e proposta di alcuni atti. Funzione strumentale. Coordina e controlla
l'attività dei dirigenti, ne verifica la congruità dei piani di attività rispetto al perseguimento degli
obiettivi fissati.
Nominato al di fuori della dotaizone organica con contratto a tempo determinato.
La durata non può eccedere quella del mandato del sindaco o del presidente, ha carattere fiduciario.
In caso di mancanza le funzioni possono essere attribuite al segretario.
DIRIGENTI:
ai dirigenti tutti i compiti, compresa l'adozione degli atti e provvedimenti amministrativi che
impegnano l'amministrazione verso l'esterno, non ricompresi espressamente dalla legge o dallo
statuto tra le funzioni di indirizzo e controllo riservate agli organi di governo.
Direzione degli uffici e dei servizi secondo criteri e norme dettate da statuti e regolamenti.
Gestione amministrativa, tecnica e finanziaria.
Compiti di attuazione degli obiettivi e dei programmi definiti con gli atti di indirizzo:
- presidenza commissioni gara e concorso,
- responsabilità gare e concorsi,
- stipula contratti,
responsabilità dirigenziale.
d.lgs. 150/09 potenziare i poteri manageriali demandati ai dirigenti.
Riforma 1970: finanziamento degli enti locali di stampo accentrato, basato su tributi statli.
1977/78 -> obbligo pareggio di bilancio, di controlli sulla spesa, aumentyo aliquote.
1980: consentire a comuni di aumentare tasse, istituire addizionali su imposte statali, leggera
autonomia impositiva.
L. 142/90: autonomia finanziaria: certezza di risorse proprie e trasferite, la legge assicura agli enti
locali potestà impositiva autonoma nel campo delle imposte, delle tasse e delle tariffe.
L. 421/92 obiettivop di " consentire alle regioni, alle province e ai comuni di provvedere ad una
rilevante parte del loro fabbisogno attraverso risorse proprie".
Fonti di entrata:
• imposte prorprie
• addizionali e compartecipazioni ad imposte erariali o regionali
• tasse e diritti per servizi pubblici
• trasferimenti erariali
• trasferimenti regionali
• risorse per inevstimenti.
Autonomia normativa locale in mteria di entrate.
Riforma Titolo V: ridefinisce gli assetti della competenza legislativa, competenze concorrenti, la
materia dell'auonomia dei bilanci pubblici e coordinamento finanza e del sistema tributario.
Cost. Srt. 119 = autonomia finanziaria: i comuni, le province, le città metropolitane e le regioni
hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, hanno risorse autonome.
Risorse:
• tributi ed entrate propri stabiliti dagli enti territoriali,
• compartecipazione al gettito di tributi erariali,
• fondo perequativo per i territori con minore capacità.
Indebitamento da parte delle rgioni ed enti locali solo per finanziare spese di investimento.
Principi e criteri:
• autonomia di entrata e di spesa,
• responsabilizzazione amministrativa, finanziaria, e contabile di tutti i livelli di governo,
• finanza locale coerenza con vincoli UE e internazionali,
• attribuzione risorse autonome a comuni, province, città metropolitane e regioni in relazione
alle rispettive competenze, secondo il principio di territorialità e nel rispetto del principio di
sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza,
• determinazione del costo e del fabbisogno per comparare e valutare l'azione pubblica,
• definizione obiettivi da perseguire nelle funzioni riconducibili ai livelli essenziali di
produzione,
• individuazione principi fondamentali dell'armonizzazione die bilanci pubblici,
• favorire corrispondenza tra responsabilità finanziaria e amministrativa,
• premialità comportamenti virtuosi e sanzioni in mancato rispetto di equilibri economici.
L.R. può:
- istituire tributi regionali e locali,
- determinare per tali tributi le variazioni delle aliquote e delle agevolazioni che gli enti locali
possono applicare nell'esercizio della propria autonomia,
- istituire a favore degli enti compartecipazioni al gettito dei tributi e delle compartecipazioni
regionali.
Il finanziamento delle spese per l'esercizio di funzioni fondamentali e per i livelli essenziali delle
prestazioni da esse implicate è assicurato in base al fabbisogno standard, mediante tributi propri,
compartecipazioni e triobuti standard e regionali, addizionali, fondo perequativo.
Perequazione 2 fondi: comuni – province/città metropolitane. Ripartizione del fondo per fabbisogno
finanziario, fabbisogno immobiliare, caratteristiche montane, demografiche, sociali, produttive.
Principio di sussidiarietà.
In generale, il principio di sussidiarietà attiene ai rapporti tra i diversi livelli territoriali di potere e
comporta che, da un lato, lo svolgimento di funzioni pubbliche debba essere svolto al livello più
vicino ai cittadini e, dall’altro, che tali funzioni vengano attratte dal livello territorialmente
superiore solo laddove questo sia in grado di svolgerle meglio di quello di livello inferiore
(sussidiarietà in senso verticale; Principio di sussidiarietà. Diritto amministrativo).
Il principio di sussidiarietà è un principio relativamente recente per l’ordinamento costituzionale
italiano, in quanto vi ha trovato ingresso – insieme a quello di differenziazione e di adeguatezza –
soltanto con la riforma del titolo V della parte II Costituzione (art. 118 Cost., come introdotto con la
l. cost. n. 3/2001), che ora prevede che «le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo
che, per assicurarne l'esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e
Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza». Infatti, a differenza
di quel che è accaduto in altre esperienze costituzionali profondamente influenzate dal federalismo,
come gli U.S.A. e la Germania – tributarie della riflessione di Althusius e Gierke – ovvero nell’U.E.
(Principio di sussidiarietà. Diritto dell'Unione Europea), la sussidiarietà non è stata considerata in
Italia, fino a pochi anni fa, un principio basilare dell’ordinamento. Anzi, secondo alcuni studiosi il
modello pluralista accolto nella Costituzione italiana sarebbe scarsamente compatibile con il
principio di sussidiarietà, in ragione del diverso grado di strutturazione del potere statale e di quelli
degli altri enti territoriali previsto dal modello regionale rispetto a quello federale.
Ancor più discusso nella dottrina è l’eventuale riconoscimento, nel «nuovo» art. 118 Cost. e in
particolare al suo co. 4, di un principio di sussidiarietà in senso orizzontale, ovvero riguardante i
rapporti tra lo Stato – inteso come insieme dei pubblici poteri – e le formazioni sociali, dotate ex art.
2 Cost. di una tutela costituzionale (si parla, in questo caso di sussidiarietà in senso orizzontale).
Ove riconosciuto, infatti, ciò significherebbe che i pubblici poteri potrebbero intervenire, per lo
svolgimento di attività di interesse generale, solo laddove i privati, singoli o associati, non fossero
in grado di svolgerle autonomamente; e tale interpretazione appare difficilmente compatibile con gli
ampi compiti, anche di trasformazione sociale, attribuiti ai pubblici poteri nel testo costituzionale, in
particolare all’art. 3, co. 2 (Principio di uguaglianza).
In ogni caso, un ruolo fondamentale nell’articolazione concreta del principio di sussidiarietà,
differenziazione e adeguatezza è stato svolto dalla giurisprudenza costituzionale, che ha utilizzato
tale principio per consentire un intervento legislativo di dettaglio da parte dello Stato – in presenza
dello svolgimento di funzioni amministrative da parte di questo – anche al di là delle materie in cui
gode di potestà legislativa esclusiva exart. 117, co. 2, Cost. (Potestà legislativa regionale),
comprimendo così quella regionale (c.d. chiamata in sussidiarietà).