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Separazione e divorzio

Lab. appl.: Separazione e divorzio (Università degli Studi di Trento)

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Separazione
e
Divorzio

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Indice
Scioglimento comunione dei beni 2

Separazione consensuale 4

Negoziazione assistita 6

Separazione giudiziale 10

Addebito della separazione 13

Procedure (documentazione) 15

Assegno di mantenimento e Assegno divorzile 18

Simulazione 23

Affidamento dei figli 24

Assegno di mantenimento ai figli 25

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Scioglimento comunione dei beni

Si possono, inoltre, effettuare modifiche al vincolo


matrimoniale, infatti si può sciogliere il regime della
comunione dei beni e optare per la separazione degli stessi o
altri regimi (con il divorzio la separazione è automatica) → la
norma di riferimento è l’art.191 cc

Per capire come applicare l’art.191 bisogna:

1) Ricostruire l’insieme dei beni della comunione secondo l’art.192 e 186 cc

Comma 1 → “Ciascuno dei coniugi e' tenuto a rimborsare alla comunione le somme
prelevate dal patrimonio comune per fini diversi dall'adempimento delle
obbligazioni previste dall'articolo 186”

I beni della comunione rispondono: Art.186 cc
a) di tutti i pesi ed oneri gravanti su di essi al momento
dell'acquisto; → quindi anche la eventuale manutenzione di questo bene
b) di tutti i carichi dell'amministrazione;
c) delle spese per il mantenimento della famiglia e per
l'istruzione e l'educazione dei figli e di ogni obbligazione
contratta dai coniugi, anche separatamente, nell'interesse della
famiglia;
d) di ogni obbligazione contratta congiuntamente dai coniugi

Perciò bisogna capire se vi sono ammanchi nel patrimonio della comunione e stabilire cosa
è fatto dentro gli ambiti stabiliti dall’art.186 e cosa è fuori.

Comma 3 → Ciascuno dei coniugi puo' richiedere la restituzione delle somme


prelevate dal patrimonio personale ed impiegate in spese ed investimenti
del patrimonio comune.

sempre se è fatto in favore della famiglia, non comprende le azioni per interesse personale

Queste operazioni vengono fatte in fase di scioglimento del matrimonio, il problema è


ricostruire la storia di queste operazioni

Bisogna attualizzare il valore delle operazioni effettuate

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2) Una volta ricostruito il patrimonio da dividere, si ha la divisione come sancito


dall’art.194 cc

La divisione dei beni della comunione legale si effettua ripartendo in parti
uguali l'attivo e il passivo

Il giudice, in relazione alle necessita' della prole e all'affidamento


di essa, puo' costituire a favore di uno dei coniugi l'usufrutto su una parte dei
beni spettanti all'altro coniuge.

Quando ci sono figli, il giudice deve porre l’attenzione nel tutelare questi ultimi il meglio
possibile, e quindi non devono patire dalla separazione dei genitori.

Il giudice deve costituire degli usufrutti su determinati beni -


es. i coniugi sono in comunione dei beni e hanno acquistato il
mobilio della casa (saranno oggetto di divisione). Il problema
è che si ha spesso una assegnazione familiare dei figli ad
uno dei coniugi, quindi il giudice può costituire un usufrutto su
quei beni di un coniuge all’altro (che abita nella casa), fino a
quando i figli non vadano ad abitare altrove.

N.B. leggere articoli 195 e 196 cc

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Separazione consensuale
Per questa procedura si fa capo a questo decreto legge (convertito)

D.L. 132/2014 → L. 10 novembre 2014, n. 162
Questo decreto aveva l’urgenza di diminuire i contenziosi che ricorrevano ai tribunali, tanto
che prende il nome di “misure urgenti di degiurisdizionalizzazione”.

STEP:
1) la richiesta
Possono chiedere la separazione o il divorzio davanti all'ufficiale dello stato civile. Questi riti
presuppongono l’accordo delle parti e per questo si può fare separatamente

2) l’ufficiale di stato civile fissa l'appuntamento


Entrambi i coniugi sono obbligati a comparire davanti l’ufficiale dello stato civile. Se uno
non si presenta, la procedura termina.
In questo momento, l’ufficiale legge ai coniugi il decreto di separazione e divorzio (D.L.
132/2014) dando ai coniugi un tempo non inferiore ai 30 gg per la conferma della loro scelta.

3) dopo i 30 giorni
Bisogna ripresentarsi per confermare la volontà di separarsi e in quel momento viene
trascritta.
Anche a questo punto, se uno dei coniugi non si presenta, la procedura viene a meno.

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4) Trascrizione
Se i coniugi si presentano e la procedura viene trascritta e la separazione produce i suoi
effetti.

Questa procedura presenta delle limitazioni
1 limitazione → Questa procedura non è fattibile quando vi sono minori, maggiorenni
non autosufficienti, figli portatori di handicap gravi (L.104/1992), in questi casi non
posso utilizzare la separazione.

2 limitazione → non vi sono trasferimenti patrimoniali perché l’ufficiale di stato civile


non può operare sul patrimonio altrui.

Questa norma ha suscitato un dubbio, ossia se con questa operazione si possa prevedere
un assegno di mantenimento.
Con una circolare, si definisce che con la separazione si può prevedere un assegno di
mantenimento perchè non prevede cambiamenti allo stato patrimoniale (niente
alienazioni, trasferimenti), ma solo commisurare un assegno di mantenimento, ovviamente
nei confronti del coniuge, non verso ai figli.

Riepilogo
○ Dal punto di vista formale la procedura è semplice, la domanda consiste solo nel riportare le
generalità dei coniugi e il certificato di matrimonio con una dichiarazione di volersi separare.

● Luogo: ci si può recare presso il comune dove ho celebrato il matrimonio oppure il


comune di residenza della famiglia (anche se il matrimonio è effettuato all’estero).

○ E’ un atto personalissimo quindi non si può delegare niente.

● Gli avvocati non sono necessari per questa procedura ma nulla toglie che le parti si
avvalgano di un legale per seguire questa procedura (es per commisurare una cifra per
l’assegno di mantenimento)

○ E’ una procedura rapida, poco costosa, richiede un accordo totale e non bisogna avere
figli minori, maggiorenni non autosufficienti, figli portatori di handicap grave.

● Non comprendono trasferimenti patrimoniali. Riguardano soltanto, di fatto, la


commisurazione dell’assegno di mantenimento.

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Negoziazione assistita
Anche qua si fa riferimento al D.L. 132/2014 in particolare all’Art.6.

“Convenzione di negoziazione assistita da avvocati per le soluzioni consensuali di


separazione personale, di cessazione degli effetti civili o di scioglimento del
matrimonio, di modifica delle condizioni di separazione o di divorzio, di
affidamento e mantenimento dei figli nati fuori del matrimonio, e loro modifica, e di
alimenti.”

Rientrano nelle A.D.R. = alternative dispute resolution → questi sistemi richiedono la
collaborazione tra le parti, quindi in materia matrimoniale si ha solo se entrambi le parti lo
vogliono.

★ E’ costosa perché vi è l’obbligo di avvocato.

Un altro motivo per cui viene utilizzata questa procedura è che,


essendo questa procedura di fatto, sviluppata all'interno di un rapporto
privatistico, non c’è quella disclosure di produrre tutta la documentazione patrimoniale (come
davanti al tribunale).

Questa procedura è utilizzabile per:


a. separazione personale
b. divorzio → “cessazione degli effetti civili o scioglimento del matrimonio”
c. modifica delle condizioni di separazione o divorzio
d. affidamento / mantenimento dei figli

Questa procedura si articola in 3 fasi, inoltre è richiesto un avvocato (ognuno delle parti
deve avere un suo legale) ed è necessaria la forma scritta di tutti gli atti.

1. l’invito a negoziare
Una parte, mediante lettera raccomandata / PEC invita la controparte a negoziare. Esso
deve contenere:
○ l’oggetto della controversia (separazione, divorzio, modificazioni, ecc…);
○ indicazione termine di risposta (non superiore ai 30 gg);
○ deve essere sottoscritta e firmata dall’ avvocato;

(la non risposta della controparte equivale al rifiuto → a soluzione è il ricorso davanti al giudice)

e. dopo la risposta affermativa (accetta di negoziare) le parti devono stipulare la


convenzione di negoziazione, ossia la definizione delle “regole del gioco”, ossia si
definiscono le modalità per agire (tempistiche, date, con che cadenza, ecc..).

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Anche questa convenzione ha parti obbligatori:

■ le parti si danno obbligo di cooperare con buona fede e lealtà cioè che durante la
procedura le parti devono produrre tutti gli atti per definire la controversia.
Nel caso il soggetto ometta un documento necessario, l’altro soggetto può agire
(art.1918) e richiedere il risarcimento del danno;

■ il termine → non può essere inferiore ai 30 giorni ma neanche superiore a 3 mesi,


prorogabile solo per 30 gg una sola volta se d'accordo con le parti;

■ indicazione / motivazione della controversia

■ nominazione dei due legali scelti

■ firma autentica degli avvocati

■ impegno delle parti alla riservatezza → le parti si impegnano a non dichiarare


all’esterno ciò che hanno visto all’interno della procedura;

Vi sono anche contenuti facoltativi:


○ indicazione della modalità di scambio della negoziazione

○ ricorso o meno all’ausilio di mediatori ossia la cosiddetta mediazione familiare


normalmente psicologi per avvicinare le parti

Prima di arrivare all’accordo gli avvocati devono tentare alla conciliazione della coppia (è
un obbligo). Per conciliazione si intende che gli avvocati devono valutare se vi è un margine
di restare tale e devono dare atto nel caso non fosse possibile la conciliazione, che questa
non è avvenuta.
Se vi è conciliazione, decade la procedura.

2. Accordo
Una volta decisa la convenzione, le parti arrivano ad un accordo, che avrà come punto
principale la definizione delle condizioni patrimoniali.
Riguarderanno un eventuale assegno di mantenimento (al coniuge, ad eventuali figli, ecc..),
bisognerà stabilire tutte le condizioni patrimoniali.
Decidere la casa familiare.

Le parti iniziano a dialogare cercando di dirimere un accordo su tutte le questioni. Gli


avvocati devono sempre tentare la conciliazione tra le parti (molto raro perché le parti si
recano proprio perché hanno già deciso di separarsi).

Una volta terminata questa fase e le parti hanno raggiunto un accordo si redige l'accordo di
negoziazione (prima convenzione, poi si ha un accordo vero e proprio).

Contenuto obbligatorio nell’accordo di negoziazione:


a) avvenuto tentativo di conciliazione e riportare gli esiti di questo tentativo;
b) condizioni che le parti stipulano tra di loro riguardanti:assegnazione casa familiare
c) trattamento riservato ai figli
d) spese

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e) assegno di mantenimento
f) tutti gli aspetti patrimoniali (beni ed eventuali trasferimenti del patrimonio)
g) eventualmente fissazione di assegno divorzile (se coniugi)
h) dichiarazione che l’accordo giunto non violi alcun diritto indisponibile e non sia
contrario a nessuna norma (che sia compatibile con l’ordinamento vigente);

3. Trasmissione dell’accordo al pubblico ministero


Una volta sottoscritto l’accordo ci sono due percorsi percorribili:

- se non vi sono figli, l’accordo viene trasmesso al PM competente entro 10 gg dalla


sottoscrizione dell’accordo.
Il PM controlla solo la regolarità formale dell’accordo e se rispecchia tutti i requisiti
formali, il giudice dà il nullaosta (= dich. di accertamento che non vi sono
impedimenti)

- se vi sono figli minori/maggiorenni non autosufficienti/affetti da disabilità, in


questo caso l’accordo diviene più complesso. Nel caso dei figli, si aggiunge
qualcos’altro.
In questo caso il PM non si limiterà al nullaosta ma dovrà dare una autorizzazione
(diverso dal primo) perchè non è solo un controllo formale bensì analizza il contenuto
dell’accordo e verifica che questo sia conforme alla tutela dei figli.
Nel caso non lo fosse, il PM trasmette il fascicolo al presidente del tribunale il
quale entro 30 gg convoca le parti (udienza presidenziale) per rendere l’accordo
confacente all’interesse di tutti. Se raggiungono un accordo in quella sede, la coppia
viene autorizzata ma se le parti non raggiungessero l’accordo a quel punto si
instaurerebbe un giudizio di separazione o divorzio giudiziale (quindi da consensuale
a giudiziale)

attraverso questo si tutela l’interesse dei figli

Cosa capita quando il giudice dà l'autorizzazione → quella autorizzazione deve
essere trasmessa entro 10 gg al comune in cui è stato celebrato il matrimonio con
l’attestazione dell’avvocato che la trasmissione è uguale a quella della sentenza.

Un mancato invio corrisponde ad un risarcimento danni fino a 10.000 euro

Mediazione assistita/familiare
Un elemento in più che si può chiedere nella negoziazione assistita è la mediazione
familiare.
E’ un istituto di A.D.R. e può essere cercato da coppie coniugate o conviventi nel caso
abbiano dato inizio al processo di separazione o divorzio.

Può essere richiesto dalla coppia ma anche dal giudice stesso durante il processo.

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Soggetto terzo e imparziale → psicologo con competenze giuridiche (iscritto all’albo dei
mediatori)

per facilitare il dialogo tra le parti per trovare un accordo

la risoluzione rappresenta un punto di incontro e quindi si negoziano le problematiche. Il


mediatore incoraggia gli attori per garantire anche il rispetto della prole (se presente).

la separazione o divorzio pretende una collaborazione nelle decisioni sulla prole

Necessaria una expertise giuridica

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Separazione giudiziale

Si richiede con un ricorso → rivolto al tribunale → può essere fatto da un coniuge o


entrambi

Requisiti:
- generalità dei coniugi
- estremi atto matrimoniale
- condizioni proposte per la separazione o divorzio

Poi deve essere sottoscritto da entrambe le parti e dal legale.

Il tribunale fissa un’udienza presidenziale (perché davanti al presidente del tribunale) e
notifica le parti la data nella quale devono apparire personalmente dal giudice (in seguito,
obbligo del giudice è il tentativo di conciliazione tra le parti). → in questo caso si dà la
possibilità alla controparte prima della prima udienza di presentare le proprie memorie.

se non ha luogo, il giudice cerca le condizioni ideali per la separazione / divorzio. Se
l’accordo non si raggiunge, fissa egli stesso le condizioni provvisorie autorizzando i coniugi
di vivere separatamente e fissa le condizioni tra i due (assegno di mantenimento se
necessario ai figli o coniugi, assegna la casa familiare, dispone tutte le regole inerenti i figli).

Da qui inizia un processo ordinario (come quello civile), quindi individuando i testimoni (si
possono avere più udienze) e può avvalersi di tutti gli strumenti di indagini, udienza di
precisazione delle conclusioni. Si arriva alla sentenza. Può confermare o modificare le
condizioni provvisorie precedentemente assunte e nel caso fossero diverse con la sentenza
si modificano le stesse.

Durante questo procedimento, le parti possono raggiungere tra di loro un accordo e quindi
trasformare il procedimento giudiziale in uno consensuale.

Lo status cambia solamente con la sentenza.

Se non ha effetto, il giudice valuta le condizioni proposte dalle parti, se ritiene di


modificarle, invita le parti a farlo (sempre secondo interesse dei figli).

Se le parti accettano le condizioni poste dal giudice, a quel punto il giudice emette una
sentenza di omologazione.

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Punti da dirimere:
- assegnazione casa familiare (il luogo dove abitualmente vive la famiglia)

Se non vi sono figli il problema della assegnazione non vi è perchè è un istituto che ha come
scopo fondamentale la tutela della vita dei figli (farli rimanere nell’ambiente casalingo).

Perciò se non ci fossero, ci sono diverse ipotesi:
1) un coniuge ha la propriet;
2) i coniugi sono comproprietari quindi viene stabilito il diritto di abitare in
quella casa con un affitto
3) la casa può essere divisa (una parte e una parte) → molto raro
4) i coniugi non trovano un accordo, vendono l’immobile e si spartiscono il
guadagno

Diversa è la situazione in cui vi siano dei figli perché in questo caso si pone l’attenzione su
questi ultimi e quindi la casa familiare viene assegnata al coniuge prevalentemente
collocatario, dove il figlio è collocato prevalentemente, solitamente se sono piccoli è la
madre.

L’assegno di mantenimento deve tenere conto della assegnazione della casa familiare.

Art.337-sexies Assegnazione della casa familiare e prescrizioni in tema di residenza


Questo articolo prevede quanto detto precedentemente ossia che l’assegnazione della casa
deve tenere conto principalmente la tutela dei figli ed inoltre la possibile locazione del
coniuge nella casa familiare pur non essendone proprietario. La norma prevede un termine
che sussiste nel momento in cui si verifichi una convivenza more uxorio/nuovo matrimonio
con un terzo soggetto, la cessazione di abitazione ovvero in caso di minori, questi non
abitino più con coniuge locatario (è previsto un preavviso di 30 gg a pena di risarcimento)

Si ipotizza che venga consegnata la casa a tizia, questa assegnazione ha come atto il
contratto fatto dalle parti, infatti dal punto di vista giuridico è un diritto reale di godimento da
contratto (e non da sentenza)

Ipotizziamo che la casa sia di un terzo, a casa andrà in comodato ad uno dei genitori

Il comodato è un contratto mediante il quale una parte dà il diritto ad un altra di utilizzare il
bene senza modificare la destinazione economica di quel bene e diversamente dalla
locazione si presume a titolo gratuito.

Si ipotizza che il terzo abbia prefissato un termine del comodato → scaduto il termine, il
terzo può tornare nella proprietà.

Il problema è che la gran parte delle volte il termine non è prefissato, perché spesso il terzo
concede il comodato per esigenze familiari e quindi senza termine, rimandandola nel
momento in cui saranno disponibili economicamente all’acquisto di una casa.

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Quando il termine non è fissato, si dice che è un comodato precario art. 1809 cc perché si
prevede che il proprietario possa chiedere la restituzione del bene.Cass. 20448 /2014

Il termine è fissabile anche per relationem ossia determinando un fatto della vita al quale
può essere legato il fatto temporale. Tipico esempio è "finché il figlio non è autonomo
economicamente”.

La corte ha stabilito che anche nella assegnazione della casa, il contratto di comodato
sottostante non viene meno, affinché la casa venga affidata. Ancorché non vi sia un termine,
possiamo considerare il termine per relationem. Non si ha il diritto per la restituzione
dell’immobile perché il termine non si è ancora verificato.

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Addebito della separazione


è un istituto tipico della separazione (non esiste nel divorzio). Nasce dall’art. 1512 c.c.

Quando:
○ Uno dei coniugi viene a meno dell’art. 143 cc → diritti e doveri dei coniugi
○ Diritti costituzionalmente protetti - es. diritto libertà religiosa
○ Violazione dignità dei coniugi

Inoltre ci vuole un nesso eziologico tra violazione di questi doveri/obblighi e crisi
matrimoniale (si deve dimostrare tutto)

è raro l’addebito perchè la prova delle violazioni è complessa.

Effetti:

Al coniuge addebitato
- perde il diritto assegno mantenimento (ratio: mantenere condizioni economiche) →
(non viene meno quello degli alimenti - art.433 cc - ratio: indigenza totale di un
soggetto, non in grado di procurarsi da vivere, il quantum è commisurata alle
esigenze per vivere)
- perdita diritti successori
- al soggetto addebitato vengono imputate le spese processuali
○ NON perde il diritto alla pensione di reversibilità

⚠Si può avere un doppio addebito - es. doppio tradimento - Quindi entrambi avranno le
conseguenze ma la differenza sta nelle spese giudiziarie divise a metà.

pL’addebito si ha soltanto in uno dei riti → solo separazione giudiziale


pL’addebito deve essere chiesto dalle parti, non può essere deciso d’ufficio dal giudice.
SI, una qualsiasi forma che possa portare ad una violazione di fedeltà - Cass. 9380 /2018
Esempi:
La moglie scopre che il marito era attivo in siti web per incontri → cercava relazioni
questo può fondare una dichiarazione di addebito. SI

Il marito si dichiara single su facebook pur essendo sposato. Può fondare una dichiarazione
di addebito. Il solo fatto non è sufficiente ma è un fattore importante quando si dimostra che
il comportamento lede la dignità del coniuge. QUASI

La presenza di messaggi amorosi sul cellulare del coniuge può integrare una violazione
dell’obbligo di fedeltà? SI, può essere una base a patto che si dimostri che questi portino alla
crisi familiare

il marito abbandona la casa coniugale perchè la moglie si rifiuta categoricamente di avere


rapporti sessuali con lui. E’ una giusta causa di abbandono del tetto coniugale? Non è una
giusta causa per abbandonare la casa, tuttavia la cassazione sostiene che comunque

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l’abbandono della casa coniugale non possa comunque fondare motivi di addebito. → Cass.
2539 / 2014

la moglie si era allontanata dalla casa perchè la suocera si ingeriva costantemente e


abitualmente le vicende della coppia, ingerenze tali da generare una crisi coniugale.
L’allontanamento non costituisce motivazione di addebito perchè giustificata dal
comportamento lesivo della suocera. → Cass. 4540 / 2011

Rifiuto reiterato della moglie ad avere rapporti sessuali costituisce un venir meno di obbligo
di assistenza morale - quindi rientra nell’addebito. → Cass. 19112 / 2012
Il rifiuto ad un curare il coniuge durante la malattia rientra in queste violazioni.

La domanda di addebito e la domanda di risarcimento sono due domande distinte che non
possono essere promosse nel medesimo giudizio (uno per volta)
Se voglio chiedere il risarcimento devo chiederlo come autonomo giudizio e autonoma
domanda (perché il giudizio di separazione è diverso dal giudizio civile).

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Procedure (documentazione)
Negoziazione assistita

1) invito a negoziare (una parte all’altra)


Analisi modello nazionale forense

Innanzitutto la forma è una lettera (oggi si utilizza la PEC) il cui oggetto è l’invito a
concludere una convenzione di negoziazione assistita da avvocati ex art.6 del D.L.
132/2014, convertito in L.162/2014.
- Dati dell’avvocato.
- “la invito a stipulare con l’assistenza del Suo legale (non può essere lo stesso), cui
conferire apposito mandato….”
- “...soluzione consensuale di….” separazione o divorzio
- “La avviso che la mancata risposta al presente invito entro 30 giorni dal suo
ricevimento ovvero il rifiuto di aderire alla convenzione potrebbero essere valutati dal
giudice ai fini della condanna alle spese nell’eventuale successivo procedimento
giudiziale contenzioso”

2) Convenzione di negoziazione → stabilire le regole del gioco

Elemento importante da specificare è la presenza di figli (nulla osta, ecc…)

★ Bisogna specificare:
■ Non è contenzioso (= davanti al giudice);
■ Obbligo di buona fede, certezza, trasparenza e riservatezza;
■ Le informazioni (documenti e non solo) non possono essere utilizzate nell’eventuale
procedimento di separazione e divorzio giudiziale;
■ I difensori non possono essere tenuti a deporre(= testimoniare) nell’eventuale
processo giudiziale (se non si raggiunge un accordo);
■ Se si raggiunge un accordo, bisogna trasmettere l’atto al procuratore;

Presa conoscenza delle clausole qui sopra, le parti convengono di voler cooperare in buona
fede per raggiungere un accordo.

è un obbligo giuridico → es. un coniuge non produce un documento (mala fede), questo
comportamento può comportare il venir meno di un obbligo di
contratto (quindi risarcimento danno)
★ Durata della procedura:
3 mesi prorogabili 1 volta sola per 30 gg

★ Fase negoziale:
Le parti stabiliscono data, ore e luogo si incontrano

3) Accordo / Mancato accordo


★ Premesse

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Status della coppia (sposate per separazione, separate per divorzio)

★ Definizione dei termini


Sono le decisioni che le parti prendono:
- casa familiare
- commisurazione assegno di mantenimento (separazione) / assegno divorzile (divorzio)
- tutela dei figli (dove farli vivere, quanto tempo e dove, diritto di vedere i figli, spese,
ecc…)l
- ecc…
Non si verifica l’addebito perchè essendo una sanzione si verifica esclusivamente per una
procedura giudiziale.

Post accordo?

Separazione consensuale

E’ necessario il presupposto che le parti abbiano già raggiunto un accordo. Perciò l’atto
introduttivo è il ricorso, al tribunale di residenza delle parti.

Elementi del modulo:
★ Generalità dei coniugi

★ Premessa → devono essere sposati, se vi sono figli, ecc..

★ Le parti chiedono la separazione per questi motivi → bisogna scrivere una


motivazione, spesso si usa “la convivenza è divenuta intollerabile”.

★ Condizioni precedentemente concordate - es. i figli minori sono affidati a… ,


avranno residenza a …., ecc…

★ Si stabilisce l’assegno di mantenimento se voluto dalle parti

★ Eventuale assegno di mantenimento per i figli con un un aggiornamento istat

★ Firma marito e firma della moglie



In seguito questo atto arriverà al giudice del tribunale che verrà a conoscenza delle
condizioni e nel caso vi fossero figli, dovrà controllare scrupolosamente e verificare che vi
sia una tutela sufficiente di questi. Nel caso non vi siano, rifiuta e propone alle parti di
trovare altre condizioni.

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Separazione giudiziale

La principale differenza è che non vi è un accordo.

Elementi del modulo:

★ La premessa:
- esiste un matrimonio;
- vi siano / non vi siano figli;
- dove risiede il nucleo familiare;
- che la convivenza è intollerabile → si cercano le condizioni tali per cui si
possa poi raggiungere ad un addebito;
★ Motivazioni
★ Richiesta al giudice dell'udienza → al fine di trovare un accordo
★ Conclusioni → importante perché sono quelle che condenseranno la mia posizione in
giudizio (ciò che voglio /desidero), devo indicare i testimoni che chiamerò in giudizio.

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Assegno di mantenimento e Assegno divorzile

Assegno di mantenimento

Avviene a seguito di separazione Art.156 c.c.


“Effetti della separazione sui rapporti patrimoniali tra i coniugi.”

Presupposto:
“Il giudice, pronunziando la separazione, stabilisce a vantaggio del coniuge cui non sia
addebitabile la separazione il diritto di ricevere dall'altro coniuge quanto e'
necessario al suo mantenimento, qualora egli non abbia adeguati redditi propri.”

Come si calcola? → secondo le condizioni attuali (= rebus sic stantibus)


“L'entita' di tale somministrazione e' determinata in relazione alle circostanze e ai redditi
dell'obbligato.”

Possono essere molteplici:


- presenza di figli a carico → quindi il coniuge al quale spetta la convivenza coi figli;
- reddito della parte;
- a chi è affidata la casa coniugale;
- patrimonio → es. uno potrebbe non avere un reddito ma essere un ricco ereditiere -
un gran patrimonio può garantire notevoli entrate;
- durata del matrimonio;
- rinunce fatte da un coniuge in virtù dell’organizzazione familiare

I tribunali hanno delle tabelle per orientare gli importi, non vi è un riferimento normativa che
stabilisce il quantum dell’assegno

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Assegno divorzile

Trova fondamento sul divorzio → (L. 898/1970 art.56 - legge sullo scioglimento del matrimonio)

Non vi è più il matrimonio → non vi è l’obbligo di solidarietà coniugale bensì post coniugale
(sentenza del ‘90). In realtà però quella sentenza partiva da un presupposto ideologico: che
il matrimonio fosse di fatto dissolvibile, ma non del tutto poiché i suoi effetti si portano a vita
(probabilmente condizionata dal diritto canonico).
La giurisprudenza del tempo non può che fondare le sue motivazioni dall’art.5 comma 6
l.898/1970.

Questo ci dice che “Con la sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione
degli effetti civili del matrimonio, il tribunale…dispone l'obbligo per un coniuge di
somministrare periodicamente a favore dell'altro un assegno quando quest'ultimo non
ha mezzi adeguati o comunque non puo' procurarseli per ragioni oggettive.

Presupposto: soggetto assegnatario non abbia mezzi adeguati ovvero non possa
procurarseli ↓
Adeguati perché?
La sentenza del 1564 del 1990, dichiara che il termine “adeguatezza” non
potesse far riferimento ai semplici mezzi per vivere quotidianamente (per quello vi è già
l’istituto degli alimenti), bensì il parametro da tenere in considerazione è il tenore di vita che
la coppia manteneva in costanza di matrimonio. Bisogna valutare se il coniuge debole abbia
i mezzi per definire l’an (=se), quindi se ha diritto all’assegno divorzile.

Il problema è la definizione del quantum → per fare deve essere “tenuto conto:
- delle condizioni dei coniugi (A),
- delle ragioni della decisione (B),
- del contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione
familiare ©
- alla formazione del patrimonio di ciascuno o di quello comune, del reddito
di entrambi

Dopo aver valutato questi parametri, bisogna tenere conto anche di questi elementi
“anche in rapporto alla durata del matrimonio”

Questa valutazione è rimasta fino al 2017 → sentenza Grilli: Grilli doveva versare un
assegno decisamente oneroso alla ex moglie, tanto da portare la questione in Cassazione.
Quest’ultima emana una sentenza che ribalta totalmente anni di giurisprudenza granitica.
Cass. sez.1 11 maggio 2017 n°11.504

E’ rivoluzionaria perché interpreta in modo completamente diverso la visione di
adeguatezza. Afferma infatti che la sentenza del ‘90, riteneva il matrimonio indissolubile a
differenza di oggi dove questo concetto esiste e quindi non vi è più ragione di tenere in vita
obblighi matrimoniali ed assistenziali dati allo status del coniuge, perché genererebbe una
indebita prosecuzione del matrimonio (contraria inoltre alla decisione dei coniugi) e
potremmo assicurare una situazione di vantaggio al coniuge più debole.

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L’unica funzione che può avere l’assegno divorzile una volta che il matrimonio è cessato,
non può che essere una funzione meramente assistenziale.

Essendo così inficia sia l’an quanto il quantum

Tuttavia, la sez.1 creò un gran dibattito, infatti vi erano difetti in questa sentenza, ossia che
se da un lato si avesse superato il parametro del “tenore di vita”, dall’altro però aveva però
mancato tutti i parametri di interpretare adeguatamente il quantum perchè non teneva conto
dell’apporto della moglie in rinuncia di possibili opportunità.

La cassazione, a seguito del dibattito si esprime con la sentenza n°18.287 del 2018, la
quale è chiamata ad affrontare questa situazione, non solo della dottrina.
Non si torna al 1990 e si riconosce nuovamente l’interpretazione della sentenza Grilli.
Soltanto che dall’altro lato riconosce la bontà della perplessità nate dalla sentenza Grilli e
riconosce buone quelle perplessità in vista delle quali si riteneva che la sentenza Grilli non
avesse fatto un buon bilanciamento dei pesi economici e sforzi dei coniugi effettuati
durante il matrimonio (soprattutto il coniuge non lavoratore).

Da queste sentenze si riconoscono 3 funzioni → assistenziale, perequativa
(normalizzante), compensativa

Numerose sentenze recenti hanno stabilito come non possa essere tollerato il
comportamento del coniuge debole che a causa dell’assegno divorzile, non si dia da
fare per procurarsi i mezzi di sostentamento (cercare lavoro).
Non deve essere un disincentivo a occuparsi, anzi non ha diritto il coniuge debole
all’assegno divorzile, soprattutto alla parte assistenziale, se pur avendone le capacità non si
dà da fare per cercare un lavoro.

Certo però che permane la dimensione perequativa e compensativa perché attengono a un


tenore di vita precedente al lavoro del matrimonio.

Quando cessa il diritto a percepire l’assegno divorzile?


Dal punto di vista normativo, il tema è affrontato al comma 10 dell’art.5 l.898/1970:

“L'obbligo di corresponsione dell'assegno cessa se il coniuge, al quale deve


essere corrisposto, passa a nuove nozze.”

Ci sono diverse ragioni oltre a questa, può sia risposarsi che morire sia il coniuge
assegnatario che assegnante (non si trasmette ai successori).
Bisogna tenere inoltre in considerazione una serie di sentenze della Cassazione

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SENTENZE
Art.5 comma 6 → assegno divorzile
doveva versare 10.000€ /mese→parametro: tenore di vita (dopo autosufficienza economica)
Come viene abolito il criterio del “tenore di vita” → ricorso all’art.2 Cost come formazione sociale

L’anno successivo interviene la Cassazione

Cass. sez. unite 18287/2018


La cassazione esamina i precedenti e li considera manchevoli sottolineando come sia criticabile la
separazione an/quantum.
La funzione primaria dell’assegno divorzile è quella assistenziale. Tuttavia è necessario indagare
sulla causa della disparità e valutare l’origine: dettata da scelte matrimoniali o riconducibile alla vita
pre matrimoniale? → nesso eziologico

Sono sciolti i dubbi sul concetto di adeguatezza: natura perequativa e compensativa.


Ispirazione al principio di solidarietà e criterio di molteplicità degli attuali attuali modelli familiari →
encomiabile elasticità della posizione della Cassazione che si adatta alle esigenze concrete di una
società in evoluzione.
Il complesso elemento probatorio diviene fondamentale!

La valutazione dei tre elementi assistenziale, perequativo e compensativo, avviene in un’unica fase →
è richiesta una continua disamina probatoria: durata del matrimonio età dei coniugi, aspettative,
nesso causale.

Legge salva mariti


22604/2020 → Ipotesi: coniuge che riceve assegno divorzile si ritrova in una convivenza more uxorio
3 motivi:
- 1
- 2
- la moglie riceveva 400 euro al posto di 700

Cosa chiede la moglie:


- Affidamento dei figli
- Assegno divorzile
- Assegno di mantenimento a carico del marito

Cosa chiede il marito:


- condivisione dei figli
- rigetto assegno divorzile

La ex-moglie è in convivenza more uxorio

3661 /2020 → decurtazione per condotta attendista e lassista


23998 /2022 →
23318 /2021 → lavoro part time (se la scelta sia stata fatta in costanza di matrimonio
1) il soggetto deve essere in attività lavorativa;
2) titolo di studio;
3) atteggiamento → deve essere disponibile a cercare lavoro;

Esame scritto, 3 domande (di cui due non solo teoriche ma di applicazione), foglio di brutta. - chiedere
il voto via mail.

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Assegno agli alimenti

Ha una sua giustificazione autonoma (indipendentemente separazione o divorzio) ossia se il


coniuge è indigente. → Anche se a causa di addebito non mi spetta di diritto l’assegno
(divorzile/mantenimento).

Funzione assistenziale → Art.433 c.c.Cass. sez.1 11 maggio 2017 n°11.504

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Simulazione
Tizio e Caia sono sposati, separati, la loro convivenza è divenuta intollerabile, tentano il
divorzio, cercano una consensualità, ma non la raggiungono. Attraverso ricorso, divorzio
giudiziale.
Tizio è un manager di una società info, percepisce stipendio netto di 3500/mese +
proprietario della casa coniugale.
Caia è laureata in economia e commercio, svolge un part time come segretaria (non la prof
che avrebbe potuto esercitare), stipendio netto 800/mese e nel resto del tempo si dedica ai
due figli Mevio e Sempronio. Mevio frequenta l’asilo 3 anni, Sempronio scuole elementari (2
elementare).
Figli nati dal matrimonio
Durata matrimonio: 9 anni
Tizio: 37 anni
Caia: 33 anni

Domande:
Caia chiede assegno divorzile, assegnazione casa familiare con i figli prevalentemente
collocati da lei.
Tizio chiede assegno di mantenimento per quanto riguarda i figli.
Non trovano un quantum per l’assegno ai figli, detiene che caia sia indipendente
economicamente (non corrispondere l’assegno divorzile) tenuto conto del fatto che essendo
caia locataria, egli concederà l’uso della casa familiare.

Basi per la casa familiare, quantum dell’assegno di mantenimento ai figli, se è dovuto


l’assegno divorzile, di che misura esso possa essere calcolato in base ai parametri che si
conoscono.

Numero e ratio.

La casa familiare assegnata a Caia, perché disponendo di un reddito inferiore risulterebbe più
difficoltoso trovare una sistemazione diversa. Perciò si concede l’usufrutto della casa familiare a Caia.
Di conseguenza l’assegnazione dei figli si concede a Caia al fine di garantire a questi ultimi un
minor impatto dovuto al divorzio.
Assegno di mantenimento ai figli da parte di Tizio verso Caia.
Assegno divorzile da parte di Tizio verso Caia ma ridotto perché bisogna tenere conto
dell’assegnazione della casa familiare a Tizio.

2150 a testa

Considerano un possibile affitto medio di 600€, dall’assegno divorzile sottrarrei questo importo

Tenendo conto che la moglie ha rinunciato ad un impiego professionale per la cura dei figli, aumenta il
valore dell’assegno di 300€

Tizio verso Caia: 900 euro (divorzile, ai figli, + casa familiare)

Assistenziale →
Compensativa →
Perequativa (=necessaria) →

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Affidamento dei figli

Art.337-bis → Capo II

Esercizio della responsabilita' genitoriale a seguito di separazione, scioglimento, cessazione
degli effetti civili, annullamento, nullita' del matrimonio ovvero all'esito di procedimenti relativi ai
figli nati fuori del matrimonio))

In caso di separazione, scioglimento, cessazione degli effetti civili,


annullamento, nullita' del matrimonio e nei procedimenti relativi ai figli
nati fuori del matrimonio si applicano le disposizioni del presente capo

Fondamentale è anche l’ Art.337-ter c.c. → è stato inserito nel 2013 con il d.lgs 154/2013
che è la norma sull’affido condiviso.

1° Comma
Il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo
con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e
assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli
ascendenti e con i parenti (diritti dei nonni) di ciascun ramo genitoriale.

2° Comma
il giudice deve applicare solo l’interesse dei figli. Ci da anche una scaletta di priorità:
- “che i figli minori restino affidati a entrambi i genitori oppure
stabilisce a quale di essi i figli sono affidati” → affidamento congiunto o
meno)
- determina i tempi e le modalita' della loro presenza presso ciascun genitore
- fissando altresi' la misura e il modo con cui ciascuno di essi deve
contribuire al mantenimento, alla cura, all'istruzione e all'educazione dei
figli
Inoltre il giudice deve considerare degli accordi dei genitori agli interessi dei figli, infatti egli

Adotta ogni altro provvedimento relativo alla prole, ivi compreso, in caso di
temporanea impossibilita' di affidare il minore ad uno dei genitori, l'affidamento
familiare

Nel caso non si possa affidare i figli a nessuno dei genitori → l’affidamento familiare è
quando si affida il minore ad un familiare idoneo oppure a delle famiglie a disposizione
(affidamento provvisorio di un minore)

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3° Comma
La responsabilità genitoriale e' esercitata da entrambi i genitori.
Questo significa che entrambi i genitori sono chiamati a decidere congiuntamente sulle
decisioni importanti riguardanti i figli:
->
Le decisioni di maggiore interesse per i figli relative all'istruzione,
all'educazione, alla salute e alla scelta della residenza abituale del minore
sono assunte di comune accordo tenendo conto delle capacità, dell'inclinazione
naturale e delle aspirazioni dei figli.

In caso di disaccordo, però → In caso di disaccordo la decisione e' rimessa al


giudice.

Per quanto riguarda le decisioni di ordinaria amministrazione, il giudice puo' stabilire


che i genitori esercitino la responsabilita' genitoriale separatamente.

Se le decisioni non venissero rispettate, il giudice valutera' detto comportamento


anche al fine della modifica delle modalita' di affidamento.

Assegno di mantenimento ai figli


Salvo accordi diversi liberamente sottoscritti dalle parti, ciascuno dei
genitori provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio
reddito; il giudice stabilisce, ove necessario, la corresponsione di un assegno
periodico al fine di realizzare il principio di proporzionalita', da
determinare considerando:
1) le attuali esigenze del figlio. → il termine attuali richiama all’idea che l’assegno
deve essere modificato del tempo tenuto conto delle esigenze del figlio - rebus sic
stantibus
2) il tenore di vita goduto dal figlio in costanza di convivenza con entrambi i

genitori. → Per i figli ha senso applicare il tenore di vita per evitare più disagi
possibili e quindi il parametro è quello del tenore di vita in costanza di matrimonio
3) i tempi di permanenza presso ciascun genitore. → Più i tempi saranno uguali,
meno sarà l’assegno divorzile
4) le risorse economiche di entrambi i genitori. → anche i patrimoni
5) la valenza economica dei compiti domestici e di cura assunti da ciascun
genitore.

L’assegno di mantenimento non è obbligatorio, è una facoltà, si può stabilire che ognuno si
faccia carico delle spese riguardanti i figli.

L'assegno e' automaticamente adeguato agli indici ISTAT in difetto di altro parametro
indicato dalle parti o dal giudice.

Perchè segue l’inflazione → l’adeguamento è automatico

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Il giudice per comprendere la situazione della famiglia, deve analizzare tutti i dati economici
di quella famiglia → Ove le informazioni di carattere economico fornite dai genitori
non risultino sufficientemente documentate, il giudice dispone un accertamento
della polizia tributaria sui redditi e sui beni oggetto della contestazione, anche
se intestati a soggetti diversi.

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I minori
337-bis e ter → super importante

Condiviso non vuol dire che sia prioritariamente da un genitore → comma 3

Il primo elemento è che il giudice deve valutare che il figlio stia in maniera paritaria da
entrambi i genitori

Se non è possibile → più da uno che dall’altro, ma non riguarderà la responsabilità
genitoriale

Questa norma dà maggiore importanza alla responsabilità genitoriale rispetto alla libertà di
separarsi.

Il giudice tutelare sceglie nel caso non vi fosse un accordo

Vi sono casi in cui l’affido condiviso non sia l’opzione migliore → nel caso in cui il genitore
non sia in grado di adempiere alla responsabilità genitoriale (interesse del figlio)

In questo caso si può prevedere l’affido esclusivo → Art.337-quater

“Il giudice puo' disporre l'affidamento dei figli ad uno solo dei genitori qualora
ritenga con provvedimento motivato che l'affidamento all'altro sia contrario
all'interesse del minore.”

Può disporlo il giudice o può richiederlo un coniuge → ma “Ciascuno dei genitori puo',
in qualsiasi momento, chiedere l'affidamento esclusivo quando sussistono le
condizioni indicate al primo comma”

la richiesta deve essere motivata (comma 2) → alienazione parentale: mettere in cattiva luce
l’altro genitore

Nel caso in cui “la domanda risulta manifestamente infondata, il giudice puo'
considerare il comportamento del genitore istante ai fini della determinazione dei
provvedimenti da adottare nell'interesse dei figli, rimanendo ferma
l'applicazione dell'articolo 96 del codice di procedura civile.”

Potrebbe disporre anche di dover pagare le spese procedurali o altre disposizioni

Il genitore esclusivo ha l’esercizio esclusivo della potestà genitoriale rispettando le


condizioni che il giudice prevede con la sentenza.

Quindi vi sono tre opzioni:


A) Affido condiviso

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B) il coniu

ge escluso sia totalmente in grado di esercitare la responsabilità genitoriale, si affida


ad un genitore esclusivamente;
C) può aversi la condizione con cui l’altro coniuge abbia la capacità di esercitare la
pot.genitoriale, in questo caso art.337-quater, le decisioni maggiori devono sempre
essere condivise dai genitori
Ma il genitore a cui non sono affidate ai figli, non sono responsabilità decisionali ma di
vigilanza: “Il genitore cui i figli non sono affidati ha il diritto ed il dovere di
vigilare sulla loro istruzione ed educazione e puo' ricorrere al giudice quando
ritenga che siano state assunte decisioni pregiudizievoli al loro interesse.”

Affidamento condiviso
Possiamo avere due ipotesi:
A) paritario → 50% ad ogni causa → non avrebbe più senso l’assegno ai figli
B) 1 genitore prevalentemente collocatario → avendo questo più spese, nasce
l’esigenza di un assegno di mantenimento ai figli, per partecipare al mantenimento ai
figli (in base alle loro capacità economiche) → avrà uno scopo perequativo, dovrà
perequare il diverso tempo e sforzo economico di uno verso l’altro.

L’assegno copre solo le spese ordinarie, perché quelle straordinarie non si conoscono.
Quindi il tema più dibattuto è quello di stabilire quali sono quelle ordinarie e straordinaria.

Nel caso in cui l’affido sia esclusivo, il genitore non esercitante della responsabilità, dovrà
commisurare l’assegno di mantenimento ai figli, ma con scopo assistenziale.

Spese ordinarie e straordinarie


Nel 2017 è intervenuto il Consiglio Nazionale Forense per determinare con linee guida quali
siano spese ordinarie e cosa straordinarie. (non hanno valore di legge)
Le spese straordinarie sono incerte sia nell’an che nel quantum.

perché afferiscono ad esigenze periodiche del figlio

337-ter → come vengono ripartite le spese straordinarie → in base al proprio reddito



principio di solidarietà

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Escluse le spese universitarie → non si sa se il figlio vorrà farla


Baby sitter → solo se era già presente prima della separazione o divorzio

Le straordinarie si dividono in: necessario accordo e non

Per poter essere richieste, devono essere documentate, in caso contrario il coniuge non è
revocabile.

Il genitore che intende procurare la spesa, deve inviare una richiesta scritta (whatsapp,
email, pec). L’altro coniuge può accettare o rispondere con un mezzo sempre scritto, entro
20 gg. Se non risponde, il silenzio significa assenso.

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L’assegno può aggiornarsi in positivo o negativo in qualsiasi momento, quindi il coniuge ha


la possibilità di chiedere la rettifica dell’assegno e anche rispetto all’affidamento.

Art.337-septies - Figli maggiorenni


E’ un tema particolare → finché il figlio è minore, l’assegno va al genitore
->
Quando il figlio è maggiorenne, esso potrebbe essere il soggetto beneficiario dell’assegno,
se non autosufficiente economicamente.
“Il giudice, valutate le circostanze, puo' disporre in favore dei figli maggiorenni
non indipendenti economicamente il pagamento di un assegno periodico. Tale assegno,
salvo diversa determinazione del giudice, e' versato direttamente all'avente
diritto.”

Art.337-octies - Poteri del giudice e ascolto del minore


Il giudice, nella determinazione delle decisioni inerenti al figlio, possa ascoltare quest’ultimo
se compiuti i 12 anni e anche in età minore se è capace di discernimento.
Inoltre, il giudice può avvalersi, nel caso la coppia ed i genitori lo concordano, l’istituto della
mediazione assistita. Il giudice può avvalersi di mediatori.

L.76/2016 → Legge cirinnà


Regolamentazione dell'unione civile e delle convivenze di fatto.

Coloro che sono uniti civilmente hanno gli stessi obblighi degli sposati tranne (fedeltà e
collaborazione).

Contrazione uguale a quella del matrimonio civile, con una differenza, per le u.c. non è
prevista la pubblicazione.

Al pari del matrimonio, anche le coppie unite civilmente possono affrontare una crisi e
quindi di sciogliere l’unione civile.

Differenza fondamentale → non esiste la separazione ma si va direttamente allo
scioglimento

Come? Congiuntamente o singolarmente viene fatta richiesta all'ufficiale di stato civile. Dopo
tre mesi i partner possono proporre la domanda di scioglimento.
O davanti l’ufficiale di stato civile ovvero nel caso vi siano figli o regimi patrimoniali
complessi, ricorrere alla negoziazione assistita o al tribunale.

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