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UNA MIRABILE AVVENTURA – Fabio Bocci

Prefazione – Luigi d’Alonzo

La storia della Pedagogia Speciale è una mirabile avventura. C’è meraviglia nel vedere come sono cambiati
gli atteggiamenti sociali, le metodologie educative, le culture relative a persone con disabilità. Gli studiosi di
Pedagogia Speciale amano dire che nel 1800 ci fu un loro precursore: Jean Gaspard Itard. Un medico
francese che iniziò a seguire un ragazzo selvaggio, Victor, dichiarato ineducabile. Lui lo porta a casa sua e
prova a dargli un’educazione mirata, studiata e finalizzata. L’attenzione di Itard per l’educazione speciale
nasce in un periodo dove da tempo le persone con disabilità sensoriali avevano delle attenzioni educative e
didattiche speciali, come le scuole per ragazzi con deficit sensoriale a Parigi aperte dal 1770. Il primo
manuale di Pedagogia Speciale è di Bonet e riguarda l’educazione verbale dei sordi, nel 1620. Itard ci fa
capire come non si debba partire da convinzioni assolute, fu il primo a intuire una differenza tra un ritardo
mentale congenito e uno dovuto a isolamento socioculturale prolungato. Il nostro paese ha contribuito alla
mirabile avventura con la l’integrazione scolastica negli anni ’70, uno dei primi paesi a farlo, perché il
rispetto, la comprensione e la conoscenza parte dalla scuola. Fu il primo passo per scardinare le mura
dell’emarginazione ed esclusione sociale. Ma il percorso è ancora lungo, bisogna trovare nuove
competenze per affrontare le nuove sfide dell’inclusione, e un libro che parla di storia della Pedagogia
Speciale ci permette di non dimenticare, e a trovare nuove soluzioni.

Introduzione

Dalla Rivoluzione Francese al Risorgimento italiano si sviluppa, parallelamente alla storia conosciuta dai più,
la storia della Pedagogia Speciale. Una battaglia per valorizzare la vita dei più deboli, coloro i quali erano
esclusi dalla società. Da una parte delle Alpi troviamo l’abate de l’Epée, Jean Itard, Eduard Séguin; in Italia
troviamo Tamburini, Sergi, Bonfigli, Gonnelli-Cioni, De Sanctis, Ferruccio-Montesano, e Maria Montessori.
In questo volume si ripercorre la storia della Pedagogia Speciale che è una “mirabile avventura”. Mirabile
per gli intenti, i valori umani, l’impegno profuso dai protagonisti e avventurosa perché sono dovuti andare
controcorrente, in antitesi alle autorità del loro tempo. Le motivazioni che mi hanno spinto a scrivere
questo volume sono il poter inserire la Pedagogia Speciale in un quadro di senso, e valorizzare il continuum
tra le radici e le innovazioni del percorso dell’inclusione.

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Prima parte: la nascita della pedagogia speciale e i primi tentativi di educazione dei disabili

CAPITOLO 1 - La nascita della pedagogia speciale


Convenzionalmente si va risalire a Itard la nascita della Pedagogia Speciale.
Le ragioni possono essere tre:
1. Itard prende in considerazione la possibilità di educare un individuo che la società considera
ineducabile. Infatti Pinel, padre della psichiatria, aveva dichiarato Victor ineducabile per cause naturale,
di deficit, e non sociali o culturali. Itard nella definizione di Pinel non critica l’educabilità dei disabili,
quanto il fatto che Victor non faccia parte di questi e che la sua condizione sia dovuta a fattori sociali,
ma in ogni caso educa una persona dichiarata ineducabile.
2. Itard decide di utilizzare la ricerca e l’osservazione per procedere nell’educazione con Victor. Pone le
basi per le scienze dell’educazione, per la scienza della pedagogia e di conseguenza per la pedagogia
speciale.
3. Comparando il pensiero di Itard con quello degli altri studiosi del tempo vediamo quanto sia innovativo.
 Comenio, considerato precursore dell’educazione per tutti, lascia comunque esclusi i disabili dal
suo discorso.
 Rousseau, considerato fondatore del rispetto del bambino, rifiuta il disabile.
 Diderot uno dei massimi rappresentanti dell’illuminismo, è distaccato nei confronti del disabile-

Itard mosso da intessi scientifici e partendo dall’idea che il suo selvaggio non sia un idiota, è comunque in
grado di modificare la sua azione e il suo modo di pensare l’azione stessa utilizzando il metodo scientifico, e
tutto questo ha al centro l’educazione/educabilità di Victor. Questo processo parte da prima di Itard, altri
pensatori avevano iniziato percorsi per educate le persone con deficit sensoriale, riportando ottimi risultati
come Péreire e de l’Epée e Hauy, ma di loro parleremo nei prossimi capitoli.

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CAPITOLO 2 - L’educazione dei sordi e dei ciechi

L’educazione dei sordi


La sorte dei diversi è stata a lungo caratterizzata da emarginazione da una società che si è autodefinita
normale. Canguilhem nel suo libro propone di sostituire la parola anormale con anomalia, in quanto la
prima porta con sé un giudizio di valore, mentre la seconda esprime una condizione oggettiva. Egli chiama
in causa nel suo libro “normale e patologico” Geoffroy il quale afferma che quello che è considerato fuori
natura, è in realtà creato dai meccanismi della natura stessa e quindi rappresentazione delle sue tante
forme. Per quanto riguarda la sordità il progresso della storia ha reso evidente quello che tale minorazione
avrebbe potuto essere da sempre, un modo di manifestarsi della condizione umana, che non preclude la
possibilità di esprimersi pienamente. Parlando dell’approccio educativo alla sordità si nota che a causa di
errate conoscenze scientifiche questa si associava all’essere muti. Il sordo è considerato incompleto perché
solo attraverso l’udito l’uomo può formarsi sul piano personale e sociale. Questo è sostenuto da Aristotele,
Sant’Agostino, dalle Sacre Scritture (la buona novella è annunciata). La Torah è la prima forma giuridica che
sancisce la tutela dei sordi in quanto considerati come minorenni o ritardati. Anche la società ateniese,
come quella romana e fedatale non riconoscono pieni diritti civili alle persone sorde come non potersi
sposare o non poter ereditare. Non mancano voci isolate contrastanti come nel Talmud dove si esorta a
considerare i sordi come persone dotate di intelligenza ed educabili. Ma occorre attendere il Rinascimento
affinché si apra la strada all’elaborazione di metodi appropriati che si basano sul linguaggio parlato o di
sistemi alternativi come la lingua dei segni.

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I primi tentativi di educazione speciale dei sordi
Nel XVI sec c’è un atteggiamento mutato verso la scienza, le nuove conoscenze mediche definiscono meglio
il nesso tra sordità e mutismo. Tutto questo fa sì che l’educazione dei sordi diventi una possibilità.

- Cardano, intuisce la possibilità di istruire i sordomuti sostituendo la scrittura alla parola.


- D’Acquapendente è un medico che all’inizio del 600 pubblica due trattati sulla questione dei sordomuti:
De visione, voce et auditum e De locutione et eius instrumentis.
- Il medico Benedettino Ponce documenta il primo caso di educazione dei sordomuti agli inizi del 500. Il
metodo Ponce si fonda sull’apprendimento della lingua scritta e sulla produzione della parola in seguito
all’imitazione dei movimenti delle labbra.
- Bonet in Reducion de las lettras y arte para ensenar a hablar los mutos riassume i principi e metodi di
Ponce, con l’aggiunta di una nuova metodologia d’insegnamento, che consiste nel ridurre la pronuncia
di ogni singolo fonema a una specifica articolazione dell’apparato fonatorio e nel favorire l’interazione
con l’alfabeto manuale. Con Bonet si afferma il metodo orale (riabilitazione logopedica per il recupero
dell’udito residuo tramite l’insegnamento della parola) che diventerà il principale metodo per
l’educazione dei sordi dall’800.
- In Inghilterra si diffondono iniziative con Digby, con il seguace Bulwer, fissa nella sua opera Filocofo i
principi della lettura labiale.
- Wallis e Holder considerano l’uso della mimica spontanea e la scrittura strumenti più idonei per la
comunicazione tra allievo e maestro. Il metodo mimico-gestuale si afferma in Francia con Péreire e de
l’Epée.
- In Germania, Amman capostipite della scuola tedesca e ideatore del metodo orale su base scientifica
approfondisce lo studio della fisiologia dei suoi nell’emissione dei fonemi, arrivando ad educare i sordi.
Il suo seguace Heinicke mette in pratica i suoi principi per 18 anni, sviluppa poi un metodo di lettura
sillabica proprio che ottiene ampio riconoscimento, fino a creare una scuola pubblica tedesca.
- Lo svizzero Pestalozzi nella sua scuola dà vita a un’esperienza con i fanciulli sordomuti.
- Hirsh fonda diverse scuole.
- Hill definisce l’insegnamento della lingua secondo natura, secondo lui la lingua si collega alle idee e
pensieri e non a gesti o scrittura. Egli collega l’educazione dei sordomuti ai principi della pedagogia
generale.

La scuola francese: Pèreire, Dechamps, de l’Epée e Sicard


- Pereirè nasce a Estremadura da una famiglia ebrea. Conoscitore delle opere di Bonet e di Amman il suo
approccio educativo ai sordi è piuttosto articolato: utilizza sia la dattilogia che il metodo
dell’insegnamento della parola mediante la vista.
- L’abate Dechamps fonda una scuola a Orleans nella quale usa l’alfabeto manuale, nel 1779 pubblica
corso elementare di educazione dei sordomuti per divulgare il metodo mimico-gestuale in Francia.
- Charles de l’Epée, uno dei personaggi più rappresentativi tra gli educatori dei sordi. Fonda nel 1777 un
luogo di accoglienza, che diventerà la prima scuola pubblica per sordomuti. È l’ideatore del metodo dei
segni metodici o metodo epeano, fondato sulla mimica. Parte dai gesti spontanei usati dai sordi per
comunicare ampliandoli grammaticalmente e per concetti astratti, aggiungendo il movimento delle
braccia e la mimica facciale. Parte dai punti di forza dell’allievo, opera un’osservazione sistemica, se il
bambino non apprende è colpa del metodo sbagliato del maestro e auspica ad un approccio
multimodale. Il suo successore è Sicard che prende il posto del maestro per continuare la sua opera.
Assumerà Itard all’istituto dove poi arriverà Victor.

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L’educazione dei sordi in Italia
Tra il 1784 e il 1844 in Italia si susseguono diverse iniziative e figure importanti. Con l’avvento dell’Unità
d’Italia si fondano tre istituti governativi a Roma, Milano e Palermo. Tra le figure più importanti troviamo:

- Tommaso Silvestri che fonda a Roma la prima scuola per sordomuti nel paese. Si reca a Parigi e studia il
metodo epeano, sulla base di quanto appreso sviluppa un proprio metodo pubblicato nel volume
Maniera di far parlare e d’istruire speditamente i sordi e i muti di nascita, si basa sul metodo dei segni
accompagnato dall’articolazione labiale.
- Provolo fonda la scuola di Verona nel 1830. Acerrimo nemico del metodo epeano, propone la propria
variante del metodo orale, per far sentire agli allievi attraverso le vibrazioni del petto e della gola, con
strumenti musicali, l’uso della parola e del canto.
- Assarotti dopo diverse esperienze in scuole per sordomuti, ne apre una sua a Genova che diventa poi
Istituto nazionale nel 1911. Il suo metodo (metodo Assarotti) usa la mimica e l’alfabeto manuale
affiancato da esercizi di articolazione labiale.
- Pendola studia le opere di de l’Epée e Sicard constatando la scarda letteratura e i pregiudizi della
società in merito ai sordi. Apre a Siena l’Istituto Reale Toscano per Sordomuti, che diventa anche
convitto. Nel 1869 pubblica la Metodica applicata alla istruzione e educazione del sordomuto, dove
riassume i risultati teorici e pratici delle sue esperienze. Si avvicina poi al metodo orale sperimentato
dall’abate Balestra, si convince della sua maggiore validità rispetto al mimico-gestuale e ne parla al
Primo Congresso Internazionale sull’Educazione dei sordomuti del 1873 portando alla svolta oralista
decisa al Congresso di Milano nel 1880. A lui si deve, inoltre, la fondazione della prima rivista di settore
“educazione dei sordi” nel 1872.
- Altra figura importante sono i fratelli Gualandi due sacerdoti, che aprono una scuola a Bologna.
- L’abate Giulio Tarra diventa direttore dell’istituto Pio Istituto Sordomuti Poveri di Campagna, decide di
portare nell’istituto il metodo orale e ottiene l’ammirazione delle figure più autorevoli, come dei
principi Umberto e Amedeo di Savoia e il Ministro della Pubblica Istruzione De Sanctis. Tarra diventa
punto di riferimento per l’educazione dei sordi a livello internazionale e da tale posizione privilegiata
sostiene con forza il metodo orale puro.

Il Congresso di Milano del 1880


Il Congresso Internazionale per il miglioramento della sorte dei Sordomuti segna un momento di svolta
importante. Partecipano 164 delegati provenienti da numerose nazioni e nel dibattito la maggioranza
preferisce la logicità e la convenienza del metodo orale puro, che diventa il metodo che deve essere
preferito per l’educazione dei sordomuti. Il prevalere di questo metodo e la temporanea chiusura delle
scuole a metodo mimico-gestuale non ha terminato il dibattito dell’educazione dei sordi che è continuato
per molto tempo.

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L’educazione dei ciechi
Per i disabili della vista l’esclusione dalla società è stata più duratura rispetto ai sordi. Questo perché la
cecità, fin dall’antichità viene considerata come punizione divina o con potere di indovino, in ogni caso
escluso dalla società. Si deve attendere la fine del XVIII secolo per trovare i primi tentatici di assistenza con
rispetto dei diritti di queste persone. Nel medioevo si intraprendono delle opere pie per assistere queste
persone che però di fatto ne alimentano la segregazione. L’emarginazione è accresciuta anche dall’assenza
di una riflessione sull’educabilità dei ciechi, perché impossibile è trovare un altro medium come fu per i
sordi sostituibile alla vista.

I primi tentativi di educazione dei ciechi


Durante l’illuminismo studiosi e filosofi come Berkeley, Bonnot de Condillac, Diderot, Leclerc rifletto sul
rapporto tra cecità e conoscenza e sulle potenzialità intellettuali dei non vedenti. È grazie all’opera di alcuni
studiosi se l’idea di educabilità dei ciechi si è sviluppata. Hauy, Ballu, Klein, Barbier e Braille comprendono
che il tatto può essere il mezzo sostitutivo della parola scritta e sviluppano sistemi alternativi sempre più
funzionali.

- Hauy è l’iniziatore della didattica per non vedenti. Si interessa all’argomento perché ha una singolare
esperienza educativa condotta con un ragazzo cieco. Egli decide di insegnargli a leggere attraverso il
tatto ponendo le lettere in rilievo. Ha dei buoni risultati e le scuole per ciechi si aprono e si moltiplicano
tra il XVIII e il XIX secolo, in Europa e negli USA.
- Klein, insieme a Zeune, lavora nella scuola di Vienna e diventa il fondatore della Tiflologia, scienza che
studia le condizioni e le problematiche delle persone con disabilità visiva con lo scopo di indagare
soluzioni per attuare la loro piena integrazione sociale e culturale. Klein è l’inventore del metodo di
scrittura con il punteruolo che agisce per mezzo di un evidente margine delle lettere affinché il cieco
possa percepirle tramite il tatto, ma il metodo è di difficile apprendimento per i ciechi.
- Ballu si cimenti nel costruire un sistema di lettura e scrittura detto cubaritmo che prevede
l’accostamento di cubetti di piombo recanti ciascuno una lettera dell’alfabeto.
- Barbier, capitano dell’artiglieria dell’esercito napoleonico, comprendere che per facilitare
l’identificazione tattile è necessario un sistema più idoneo e ne definisce uno puntiforme. Nel 1815
elabora il sistema a 12 punti diversamente disposti all’interno di due colonne verticali con 6 punti
ciascuna per identificare i suoni francesi (metodo sonografico).

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Louis Braille e la storia del suo metodo
Luis Braille nasce nel 1809, quarto figlio di un sellaio piuttosto povero. A causa della sua vivacità e curiosità
ha un incidente con gli strumenti di lavoro del padre e rimane ceco. Grazie a dei benefattori, viene mandato
all’istituto per i ciechi di Parigi che usa il metodo Hauy. L’incontro decisivo si ha con Barbier che giunge
all’istituto per mostrare al direttore il suo metodo, in vista di una sua successiva adozione. Braille critica il
metodo perché manca di ortografia, cifre, e segni di interpunzione, era insomma un metodo militare non
sufficientemente sviluppato. Con il permesso del direttore e di Barbier lo ri-elabora. Riduce il numero dei
punti da 12 a 6, crea le lettere tramite la disposizione dei punti nello spazio. Nel 1825 a soli 16 anni giunge
alla codificazione del suo metodo. Il metodo permette un riconoscimento sensoriale con un solo
movimento e per questo velocizza la possibile lettura. Questo convince il direttore che decide di adottarlo
come metodo affiancandolo al metodo Hauy.

La fortuna del metodo Braille


Non mancano intralci nella diffusione del metodo. Alla morte del direttore Pignier dell’istituto, gli si
sostituisce Dufau che aveva in antipatia sia il metodo sia il suo inventore, e per questo lo proibisce. Utilizza
al suo posto il metodo Alston, un alfabeto normale con le lettere in rilievo semplificate. Non soddisfatto di
ciò, chiede la distruzione di tutti i testi e tavolette Braille. Gli studenti continuano a studiarlo e utilizzarlo di
nascosto, nonostante le durissime punizioni. Sorpreso da tanta determinazione, un assistente di Dufau,
Gaudet si convince della sua utilità e tramite opere di mediazione con il direttore, il metodo viene
riacquisito dall’istituto. Piano piano acquisisce fortuna, viene acquisito in Francia, in Portogallo, in Germania
(anche se con delle difficoltà per tradurre le lettere). Da Klein arrivano le critiche perché considerato un
metodo segregante. In Inghilterra venivano usati altri metodi che gli sono concorrenti: l’Alston già citato, e
il Moon che prevede lettere semplificate in rilievo. Ermitage, fondatore dell’associazione dell’educazione
dei ciechi, propone che siano i diretti interessati a decidere e crea un gruppo di lavoro che dichiara il Braille
come migliore. Al primo Congresso internazionale per l’educazione dei ciechi sarà adottato come metodo
ufficiale in Francia e da qui in poi lo adotteranno molti altri paesi. Ad oggi l’Unesco si è incaricata di
diffonderlo in tutto il mondo.

L’educazione dei ciechi in Italia


Anche in Italia, l’educazione dei ciechi si sviluppa con pienezza a partire dal 1820. Il primo istituto sorge a
Napoli, seguito da Padova e Milano (benefattore Vitali), ne seguiranno molti altri. È bene far notare come
gli istituti sorgono e si mantengono grazie ai benefattori e come ancora nel 20esimo secondo non ci sia
l’obbligo di frequenza per i minorati della vista. Con la Riforma Gentile del 1923 si arriva all’obbligo di
scuole speciali fino alla classe terza e di scuole comuni dalla 4 classe in poi.

Augusto Romagnoli
Nasce a Bologna nel 1879 e perde la vista per una congiuntivite neonatale. Nel 1884 entra nell’istituto per
ciechi di Bologna e con molti sforzi prende la licenza liceale, poi ottiene la laurea alla facoltà di lettere e in
filosofia. La sua ambizione è inserirsi nella comunità dei vedenti per estirpare i pregiudizi sui ciechi. Dopo
innumerevoli cariche importanti viene chiamato per due incarichi importanti dal Ministero della Pubblica
istruzione, valutare quali istituti potessero diventare enti dell’istruzione, e la predisposizione della
legislatura per l’istruzione obbligatoria dei ciechi. Nel 1926 organizza la Scuola di metodo per gli educatori
ciechi, e ne rimane direttore fino alla sua morte nel 1946. Ha sempre sostenuto la necessità che i bambini
non vedenti frequentassero le scuole comuni.
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CAPITOLO 3 - L’avventura educativa di Jean Marc Gaspard Itard

Jean-Marc Gaspard Itard. Un breve profilo biografico


Itard nasce nel 1774 a Oraison da una famiglia di estrazione borghese. Diventa medico e viene chiamato a
curare un ospite dell’Istituto imperiale per sordomuti dove conosce Sicard che ha ereditato la direzione
dell’istituto da de l’Epée. Itard viene nominato medico della scuola per sordomuti e qui si dedicherà alla
cura educativa di Victor. Consacra tutta la sua vita all’educazione dei bambini sordi e pubblica il trattato
delle malattie dell’orecchio e dell’udito, un testo fondamentale per l’otorinolaringoiatria. Egli ritiene che la
mimica non sia la cosa migliore, ma che bisogna lavorare per una profilo rieducativo dell’organo, propone
quindi la lettura labiale e l’espressione orale. Nel 1831 pubblica Memoria sul mutismo prodotto dalle lesioni
delle funzioni intellettive. Dal suo impegno con Victor, con la pubblicazione della seconda memoria diventa
una figura di spicco nella comunità scientifica e incontra Seguin, che chiama nel 1837 per sostituirlo come
medico educatore di un caso di idiozia, l’anno dopo muore.

Itard e Victor: cronaca e analisi di una straordinaria relazione educativa


Itard conduce una battaglia personale contro un forte pregiudizio del tempo ponendo il problema del
recupero umano in mano all’educazione non solo alla medicina, coì facendo getta le basi per la pedagogia
come scienza. Per Itard l’educazione è uno strumento per il perfezionamento della natura umana. Quando
arriva il Selvaggio questo viene descritto da un punto di vista medico molto meticoloso e definito come
idiota. Nel 1799 viene catturato per la seconda volta. Itard se ne assume la cura, sulla base di motivazione
personali. Si istaura una relazione privilegiata per la quale Itard è divenuto qualcuno aiutando un essere che
non era nessuno a diventare qualcuno. Dà un nome al selvaggio, Victor. Il suo metodo su basa sulla
riflessione, su ipotesi e progettazione di azione sulla base di 5 obiettivi: inserirlo nella vita sociale,
risvegliare la sensibilità nervosa con gli stimoli più energici e sollecitare le emozioni, estendere la sfera di
idee moltiplicando le sue interazioni e creandogli nuovi bisogni, condurlo all’uso della parola, esercitare le
semplici operazioni del suo spirito sugli oggetti legati ai suoi bisogni per orientarle verso oggetti con
funzione di istruzione. Alla fine, ne conserva 3: inserirlo nella vita sociale, risvegliarne la sensibilità nervosa,
estendere la sua sfera di idee. Egli segue un metodo scientifico di osservazione e riflessione sistemica.
Osserva anche che Victor si esprime meglio con il linguaggio d’azione piuttosto che con la parola. Itard
compie uno sforzo educativo perché permette a Victor di essere sé stesso, cosa che ogni educatore
dovrebbe fare. Nella seconda memoria appare una svolta: Itard supera la piena fiducia al metodo
dell’imitazione e lascia spazio all’interazione partecipata con Victor basando l’educazione sui suoi interessi.

La figura di Madame Guerin


Il ruolo di Madame Guerin e molto importante. Itard stesso le conferisce un ruolo nei miglioramenti di
Victor. Hai ruolo di maternage, sembra infatti che Madame Guerin e Itard costituiscano una coppia
genitoriale, ah Madame Guerin è affidata la parte emotivo affettiva del ragazzo e comunque coinvolta nella
sua educazione rappresenta le caratteristiche dello sfondo affettivo indispensabile per l'apprendimento le
sue competenze sono complementari integrative formali o informali e risultano essenziali per il buon esito
dell'azione educativa.

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CAPITOLO 4 - Eduard Seguin e l’educazione degli idioti
È uno dei pedagogisti che lascia un segno indelebile nella storia delle scienze umane. Con lui si istaura il
pensiero che i problemi posti dall’educazione di un bambino disabile mette alla prova la validità
dell’educazione in generale (Canevaro). Un intellettuale ostinato che va in direzione contraria alla
maggioranza per seguire le sue idee.

Seguin: un breve profilo epistemologico


Nasce a Clamecy nel 1812. Nel 1837 viene chiamato da Itard a seguire un caso di un idiota, da qui accetta
l’incarico, con la supervisione dello stesso Itard e si dedicherà tutta la vita all’educazione. Egli identifica
negli idioti una non categoria sociale, particolarmente oppressa perché disconosciuta e si pone il fine di
trasformare questi non soggetti in persone. Nel 1839 è chiamato a lavorare nella scuola dell’ospedale di
Bicetre, diretto da Voisin, ha qui una burrascosa collaborazione con Esquirol (allievo di Pinel) non
approvando l’impostazione della cura dei fanciulli ritardati. Tra il1846 e 47 lavora preso l’ospizio degli
incurabili nei quali fa una distinzione tra chi poteva apprendere solo un lavoro manuale e chi, meno grave,
poteva avere un’alfabetizzazione. Nel 1847 fonda la prima scuola speciale per ragazzi con ritardo mentale e
qui applica il suo metodo. Nel 1848 si trasferisce negli Usa per vari motivi: un processo in corso con la
proprietaria della scuola che lo accusa di maltrattamenti, le sue posizioni politiche contro Napoleone,
l’isolamento scientifico e i contrasti con i colleghi medici, la situazione finanziaria. Si stabilisce a New York
dove riceve la Laurea ad onoris causa in medicina della University College. Nel 1876 diventa il primo
presidente dell’American Association on Mental Retardation. Pubblica molte opere importanti e muore nel
1879.

Il pensiero e l’opera educativa di Seguin


Seguin parte da una considerazione generale del sistema educativo, fa notare come prima della Rivoluzione
Francese questo era privilegio dei ricchi. Ora l’educazione è per tutti, ma con un unico metodo che non si
tara sulle differenze personali. Fa una critica serrata dicendo che la scuola ha una funzione di contenimento
sociale e asservimento al potere, critica che avrà lungo seguito nel 900. L’educazione che propone Seguin è
integrale: deve prendere in considerazione l’uomo tutto intero con facoltà, funzioni e attitudini e invece di
sviluppare una sola facoltà, svilupparle tutte. Attribuisce all’educazione un valore assoluto. Egli afferma che
gli idioti non possono pretendere di primeggiare, ma devono essere in grado di fronteggiare gli aspetti
funesti della loro condizione e per questo devono avere un’educazione seria. È estremamente contrario
all’idea dell’ineducabilità degli idioti, e critica fortissimamente la società e i medici che li condannano ad
una vita sempre peggiore.

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La pratica del metodo di Seguin
Seguin definisce il suo metodo fisiologico, e alla base ci sono nozioni mediche, fisiologiche e neurologiche.
Per la parte più propriamente clinica, mediante l’osservazione delinea il Quadro nosografico dell’idiozia che
comprende il ritratto, lo stato fisiologico e lo stato psicologico, stato istintivo e morale, eziologia. Per
descrivere il fanciullo utilizza termini probabilistici, in quanto non è una conferma della diagnosi ma un
modo per conoscere l’idiota, si pone infatti anche domande sistematiche che guidano l’osservazione. È in
qualche modo il profilo di funzionamento, e non una semplice diagnosi. La volontà è il primo motore
perché alla volontà è legata la libertà, la libertà è il fine ultimo dell’educazione che è individuale perché
espressione della soggettività della persona, ma anche collettiva perché intrisa della dimensione sociale.
Per essere liberi c’è bisogno della volontà di libertà. La volontà per Seguin si presenta in 4 forme: la volontà
istintiva, negativa, intellettuale e morale. I soggetti idioti ne manifestano solo le prime due forme. Il
programma educativo allora prevede tre obiettivi: sviluppare il potere, il sapere a il volere.

1. Il bambino deve sviluppare le funzioni sensoriali e intellettuali, ma anche la volontà e la


socievolezza.
2. Tramite i sensi il bambino deve conoscere le nozioni su cose e persone, per deduzione o induzione,
mettendo insieme le nozioni, arriverà al ragionamento.
3. L’educazione del disabile ha senso solo nel concreto, nel reale, nel ludico.
4. Bisogna procedere dal conosciuto all’ignoto, dal facile al difficile, dal concreto all’astratto.

Gli obiettivi e i principi che ne derivano trovano piena applicazione nella procedura a tre tempi, tanto cara a
Montessori. Il primo tempo è quello della fissazione, al soggetto è presentato uno stimolo che è assimilato
tramite una serie di ripetizioni associative. In questo modo si procede di assimilazione in assimilazione,
comparando e discriminando con quelle precedenti. Il secondo tempo è quello del riconoscimento.
All’allievo è presentato un set di oggetti-nozioni-idee stimolo nel quale è presente ciò che è stato appena
acquisito nella prima fase. Il soggetto deve scegliere la risposta appena acquisita tra le altre che hanno
funzione di distrattori. Questo agisce sulla capacità a breve termine e a lungo termine, sul ragionamento e
capacità di giudizi. Ha funzione di obiettivo e verifica della prima fase al tempo stesso. Il terzo momento è
detto evocazione, qui l’allievo deve nominare l’oggetto in sua assenza. Questa è la fase più complessa.

Attualità di Seguin
Seguin ha lasciato moltissimo alle generazioni successive: la consapevolezza di dover partire dai punti di
forza e non dalle mancanze, l’importanza della socializzazione nell’apprendimento, della dimensione ludcia,
della centralità del soggetto, dell’importanza nella disposizione dei materiali, dello spazio e del tempo, la
valorizzazione dell’identità della persona, una programmazione basata sull’osservazione e revisione
sistemica. Secondo Gaspari, Seguin è anticipatore dell’amore competente, ovvero della relazione educativa
con la volontà di conoscere l’altro per capirlo e progettare con lui un percorso educativo dotato di senso e
di valore etico-antropologico ma fondato su conoscenze scientifiche.

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Seconda parte: La mirabile avventura dell’educazione dei disabili mentali in Italia

CAPITOLO 1 - L’educazione dei disabili mentali quando questione scientifica e


culturale

I pionieri Vicenzo Chiarugi e Andrea Verga. L’educazione come regolazione e la questione dei
frenastenici e della loro presa in carico
Chiarugi è una figura di riferimento importante in psichiatria, ma anche nell’educazione. Diventa medico nel
1785 e lavora dal 1785 presso il ricovero per dementi di Santa Dorotea a Firenze. Qui comprende la
necessità di una riorganizzazione dell’assistenza dei dementi. E nel 1788 si trasferisce all’ospedale di
Bonifazio con i suoi pazienti, applicando metodi innovativi. Pubblica il trattato Della pazzia in genere e in
specie, che ha molta diffusione in Italia e all’estero. Diventa docente universitario a Pisa. È coevo di Pinel,
ma rispetto a questo comprende l’importanza dell’educazione per evitare la degenerazione dei disabili. Egli
affida all’educazione il compito di regolare gli istinti e le passioni, la funzione di prevenzione ai fattori di
rischio della psiche umana.

Andrea Verga viene considerato il padre dell’alienistica italiana, è il primo a introdurre il termine
frenastenici nel vocabolario psichiatrico. È il primo ad affrontare il Italia il tema dei deboli mentali e nel
1877 pubblica un articolo “frenastenici e imbecilli” che diventerà punto di riferimento obbligato per la
letteratura scientifica sulla questione dei frenastenici. In questo articolo egli parla di frenastenici perché li
individua come soggetti che non sono portatori di una vera malattia della mente ma di una debolezza delle
funzioni mentali, presentano una mente involuta e debole non folle. Per questo la sua gestione dovrebbe
essere affidata al filosofo o al naturalista e non al medico o al clinico, per loro deve predisporsi
un’educazione in alcuni istituti specifici.

Le esigenze di identità scientifica di Psichiatria e Psicologia


Perché a porre questa questione è stato uno psichiatra e non un pedagogo? Abbiamo trovato due
motivazioni. La prima ragione è la necessità avvertita in quel periodo dalla nascente psichiatria di delimitare
il proprio oggetto scientifico. In questo periodo comincia a delimitarsi anche un’altra disciplina, facente
parte della psichiatria, che vuole definire il suo preciso ambito scientifico: la psicologia sperimentale. Gli
istituti per i frenastenici diventano un perfetto laboratorio scientifico per analizzare queste persone.

La seconda ragione è il fatto che i pedagogisti sono visti in modo distaccato dagli altri scienziati, i quali
ritengono che le condizioni particolari non dovrebbero interessarli. La pedagogia stessa si sta definendo
come disciplina e cerca di capire se darsi un impianto scientifico o meno, quali scienze annoverare come
sorelle nei suoi studi. Queste criticità portano ad un circolo virtuoso che porterà alla presa in carico dei
frenastenici da parte della pedagogia. Avviene per due ragioni: la prima è la consapevolezza
dell’inadeguatezza del trattamento nei manicomi da parte di psichiatrici e psicologi, e la necessità di creare
istituti speciali. Dall’altra la consapevolezza che l’educazione è il fulcro del cambiamento nel trattamento di
queste persone. Si delinea allora il metodo-pedagogico per dare vita alle cure speciali. Da ora si
moltiplicano le esperienze, con la creazione della Lega nazionale per la protezione dei fanciulli deficienti e la
nascita del primo Istituto Medico Pedagogico in Italia.

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Degenerazione, educazione, igiene, profilassi e rigenerazione
Il dibattito scientifico, culturale e sociale su degenerazione-educazione ha portato a quel circolo virtuoso di
cui parlavamo prima. Per tutto l’800 le teorie di Morel sulla degenerazione e sulla malattia mentale
influenzano molto la psichiatria europea e italiana. Morel considera l’idiozia come l’ultimo stadio di
degenerazione di una condizione che viene trasmessa di generazione in generazione aggravandosi. la
trasmissione è genetica e può arrivare all’estinzione della razza. La psichiatria deve assumersi il compito di
controllo delle popolazioni, cercando i fattori sui quali intervenire con un’azione educativa per contrastare
la degenerazione. L’educazione non è quella scolastica dell’epoca, ma di tipo igienico-educativa alla vita
sana, all’alimentazione, alla ginnastica, all’educazione dei sensi. In questo modo la pensano Adriani
esponente della psichiatria e Sergi studioso antropologo.

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CAPITOLO 2 - Dalle prime esperienze educative per i frenastenici alla “lega nazionale
per la protezione dei fanciulli deficienti”

Dal 1889 al 1899. Dieci anni di esperienze in Italia per l’educazione dei deficienti
Il professor Cioni è dà vita a una serie di iniziative per i frenastenici. La sua scuola Istituto Italiano per
Frenastenici Gonnelli-Cioni è inaugurata il 1889 a Chiavari. Mano a mano che cresce viene spostata a
Vercurago in provincia di Bergamo. Dalle testimonianze emerge come ci siano le scuole elementari, di
disegno, musica, palestra, refettori, dormitori ecc ecc. nel 1900 apre anche una sezione femminile in un
altro istituto poco distante, che verrà diretto da Lucchini. In questa esperienza c’è l’incontro tra la
dimensione affettiva e quella tecnologica con procedure di cure educativo-didattiche. Si tengono delle
schede e delle fotografie degli abitanti per monitorare i loro progressi dal punto di vista medico ed
educativo.

Un’altra esperienza importante è l’Asilo scuola pei deficienti poveri realizzato a Roma da Sante De Sanctis.
Qui si accolgono frenastenici di basso ceto sociale. Ci confluiscono diverse figure professionali come medici
ed educatori, arrivano anche studiosi come Sciamanna, ordinario di Psichiatria, e Sergi che coordina la parte
Pedagogica. L’istituto segue un atteggiamento scientifico-sperimentale. Per la parte medico-psichiatrica
viene redatto una carta biografica, un prototipo del profilo di funzionamento, volte ad una precisa
progettazione educativo-pedagogica. Nella parte educativo-didattica troviamo l’educazione fisiologica, del
linguaggio, elementare e morale. De Sanctis crede nell’importanza di utilizzare procedure precise e supporti
particolari. Usa i materiali di Froebel, Montessori e Decroly. Come metodologia è solito dividere gli studenti
in piccoli gruppi omogenei e fargli fare delle attività-giochi a scopi didattici. Utilizzava come test una serie di
reattivi, simili a quelli di Montessori e altri, per valutare il livello di gravità.

Clodomiro Bonfigli e la nascita della Lega nazione per la protezione di fanciulli deficienti
Clodomiro Bonfigli dà vita alla Lega nazionale per la protezione di fanciulli deficienti. Egli è stato direttore di
manicomio e diventa insegnante di Psichiatria e Clinica psichiatrica nella Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Dal suo discorso iniziale si comprendono due cose della sua filosofia: non è la natura a determinare ciò che
noi siamo o diventiamo, quanto la società per mezzo dell’educazione. Il secondo aspetto riguarda il fatto
che con questa teoria egli getta le basi per un ponte tra la ricerca scientifica e l’educazione. Una studiosa
che sente questo discorso è Maria Montessori, che si laurea però con Sciamanna in quanto Bonfigli si
candida per il parlamento, con la volontà di sostenere le sue teorie per i frenastenici. Come deputato
prende la parola e denuncia lo stato di arretratezza delle istituzioni di salute pubblica in Italia, senza
aspettare la politica ufficiale, lancia un appello per raccogliere fondi e far nascere la Lega nazionale per la
protezione di fanciulli deficienti. Tra i sottoscrittori c’è Montesano, figura importante nell’ambito
dell’educazione dei disabili. La Lega nasce nel 1899, con l’emanazione di uno Statuto.

Lo Statuto della Lega Nazionale


La Lega, nel suo statuto, si propone di: promuovere la istituzione di educatori speciali, creare un grande
Istituto Medico-Pedagogico Nazionale per accogliere i fanciulli, creare Classi Asilo esterne all’Istituto per i
meno-gravi, creare classi parallele nelle scuole comuni per i non molto inferiori alla norma. La lega in
un’ottica di innovazione e ricerca si avvale di figure innovatrici come la Montessori e Montesano come
Consiglieri della Lega. Altri articoli sottolineano la possibilità di istituzioni che seguano i principi della Lega.
Lo statuto richiede anche di stabile una commissione che controllo l’applicazione del metodo scientifico
nella definizione di pratiche medico-pedagogiche. A partire dall’approvazione dello statuto si ha l’obiettivo
della costruzione dell’istituto e delle classi speciali, con l’approvazione del Ministro dell’Istruzione Baccelli.
La Montessori, nel frattempo, con conferenze in vari centri d’Italia diffondeva l’iniziativa. Dallo statuto
nascono movimenti locali come la Lega Emiliana con Tamburini e dei corsi specializzati per la formazione di
insegnanti.

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CAPITOLO 3 - L’istituto medico-pedagogico emiliano, la formazione degli insegnanti
specializzati e altre esperienze educative

Nel 1899 si riunisce la prima seduta del Comitato Emiliano per la protezione dei fanciulli deficienti, a
convocare la riunione è Tamburini, con Sanguinetti, deputato Provinciale di Bologna e Brugia, Direttore del
Manicomio di Imola. Qui si formalizza la nascita dell’Associazione Emiliana, che confluisce nella Lega
nazionale ma volendo mantenere la sua indipendenza. L’intento dell’Associazione è realizzare in poco
tempo gli Istituti specializzati per l’educazione degli Idioti. E con la raccolta di fondi riesce a istituire in poco
tempo il primo Istituto Medico Pedagogico Italiano per frenastenici.

Da San Giovanni in Persiceto a Bertalia. Storia del primo Istituto Medico-Pedagogico italiano
L’Istituto appena sorto ha un forte successo e diventa un riferimento a livello nazionale. Questo è dovuto
all’impostazione scientifica per le azioni educative e rieducative, come anche il richiamo alle metodologie
adottate all’estero. Le azioni vengono inoltre controllate severamente e sistematicamente dal Comitato
esterno. Il numero dei frenastenici aumenta. L’Istituto diventa sede di scambio come gabinetti scientifici e
per la formazione degli insegnanti specializzati. È importante sottolineare un gabinetto scientifico: il
Laboratorio di pedagogia scientifica fondato da Pizzoli nel 1899. Pizzoli frequenta le figure più autorevoli
come Tamburini, Sergi e Ferrari e ne assorbe l’atteggiamento scientifico e sperimentale. Il laboratorio
scientifico istituisce un corso di formazione per gli insegnanti specializzati e in collaborazione con l’istituto
svolgono il tirocinio. Ferrari, fa parte del comitato di controllo e parlando dell’istituto sottolinea
l’importanza che questi ragazzi acquisiscano competenze per diventare parte attiva, lavoratrice, della
società. Nella sua relazione sottolinea il rischio di rendere l’istituto un’altra istituzione di cura, un puro
ricovero. Ferrari successivamente alla relazione viene nominato direttore dell’istituto e può apportarvi le
modifiche che suggeriva. Ci sarà una definizione di criteri chiari per l’accesso, i bambini sono suddivisi in
correggibili ai quali verrà fornita un’educazione professionale, i deficienti più gravi potranno accedere ad un
addestramento per i lavori di tipo automatico, e gli assolutamente ineducabili che avranno comunque
un’educazione per poi tornare in seno alla famiglia. Osservazione, classificazione, educazione, inserimento
o trasferimento era il processo seguito. Con l’aiuto di un assistente fidato, Neyroz, l’istituto viene riformato.
Sono assunti 8 insegnanti specializzati che redigono ogni giorno un diario di bordo, le osservazioni sono
discusse nelle riunioni istituite ogni 2 mesi, per migliorare l’azione didattica. Lavorano come un team, con
atteggiamento scientifico e i risultati sono evidenti, gli alunni superano le prove per passare dalla 1 alla 2
classe elementare con ottimi risultati.

La chiusura di Bertaglia
Ferrari lascia la direzione dopo aver vinto un concorso per diventare direttore di manicomio. Alla prima
generazione con Sergi, Tamburini, Bonfigli e Se Sanctis, si succede la seconda con Montesano, Ferrari e
Montessori, ma anche questa si disperde per altre strade specializzandosi sempre di più. A Ferrari succede
nella direzione Neyroz fino a che non apre una sua scuola autonoma. Poi diventa direttore e proprietario
Borelli, ma allo scoppio della Prima guerra mondiale viene chiusa.

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Le scuole per la formazione degli insegnanti: il corso di Ortofrenia, la Scuola magistrale ortofrenica
e il Corso estivo di Pedagogia scientifica
Antonio Gonnelli-Cioni, Giuseppe Ferruccio Montesano e Ugo Piccoli sono i tre fautori delle prime
esperienze formalizzate di formazione per insegnanti specializzati, forniscono conoscenze scientifiche di
medicina, psicologia, antropologia e pedagogia, in accordo con l’ottica di Tamburini, Sergi, Bonfigli e De
Sanctis.

Il primo Corso di Ortofrenia


il professore Antonio Gonnelli-Cioni inaugura il corso nel 1894, con il benestare del ministero. Nel corso
verranno impartite conoscenze di caratteristiche dell’allievo con disabilità, conoscenza delle
disabilità/diversità, conoscenza dei contesti di vita, conoscenza delle tecniche specifiche che facilitano il
processo di insegnamento-apprendimento, conoscenza delle teorie e tecniche usate all’estero e in passato.
Al termine del corso propone un programma per l’istituzione delle classi speciali nelle scuole comuni.

La scuola magistrale ortofrenica


La scuola magistrale ortofrenica nasce nel 1900, sotto gli auspici della Lega Nazionale e con l’impegno di
Bonfigli che ne è il direttore, a dirigerla sono però i due allievi prediletti Montesano e Montessori. È un vero
e proprio corso di formazione teorica con annesso tirocinio. Formerà moltissimi insegnanti, il programma è
all’avanguardia e grazie alle tecnologie innovative diviene un vero e proprio Laboratorio di psicologia
scientifica, grazie anche all’influenza di Sergi.

Il Corso di Pedagogia Sperimentale di Crevalcore


il corso estivo di Pedagogia Sperimentale si svolge a Crevalcore, sulla volontà di Pizzoli, nel 1902. Vi
partecipano 102 maestri provenienti da tutta Italia. Il corso si chiama Pedagogia Sperimentale per
sottolineare il carattere più generale e meno specialistico dell’impresa. Il corso si inserisce in un più ampio
progetto. Egli da tempo ha avviato il Laboratorio di pedagogia scientifica e le sue iniziative sono volte a
diffondere la cultura scientifica per la Pedagogia. Le basi pedagogiche dei suoi corsi sono di estrema
attualità anche oggi: l’adattamento della didattica alle caratteristiche dell’allievo, rinnovare la formazione
degli insegnanti con formazione teorica e di strategie didattiche, la valutazione continua degli allievi in
ottica di miglioramento dell’insegnamento, e il fatto che lui si riferisce a tutti gli insegnanti e non solo quelli
specializzati, in quanto tutti i bambini sono in qualche modo speciali. Sergi attribuirà a Pizzoli e ai suoi corsi
il merito di aver diffuso la pedagogia sperimentale, iniziando un rinnovamento richiesto da tempo.

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Ulteriori esperienze per l’educazione dei deficienti
- Nel 1900 apre a Roma l’istituo della Lega nazionale.
- Sotto la direzione di De Sanctis, si inaugura la Casa di cusa ed educazione pòei fanciulli deficienti di
agiata condizione, con metodologia degli asili-scuola
- Nasce anche L’istituto toscano per l’educazione e cura dei bambini tardivi, voluto dal comitato toscano
con l’impegno del prof. Tanzi e dott. Modigliano. Qui si accolgono anche i bambini iperattivi o con
disattenzione abituali, con il coinvolgimento delle famiglie per una presa in carico globale.
- Si apre nel 1911 la scuola autonoma Neyroz per fanciulli nervosi e anormali.
- Il padiglione Nalli apre a Trieste, annesso al Manicomio sorge l’istituto medico-pedagogico triestino in
risposta alla legge del 1925 n. 2777 che prevede l’apertura di ambulatori per l’accertamento
diagnostico, delle classi differenziali o di asili-scuole e scuole speciali. Qui opera l’insegnante Pallari con
ottimi risultati.
Nel dopoguerra riprende il cammino per l’educazione dei disabili. Il Convegno di Trezzano del 1946 è una
tappa significativa, qui sono discusse le linee guida per l’istituzione dei Centri Medico-psico-pedagogici.
Apre a Roma il primo CMPP sotto la direzione di Bollea e Ossicini. Sono avviati da ONMI (Opera Nazionale
Materna Infantile) e sono i precursori degli attuali servizi territoriali di neuropsichiatria dell’infanzia e
dell’adolescenza. Nel 1954 nasce l’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici) la prima organizzazione
delle famiglie dei disabili.

Lo sterminio dei diversi


250.000 disabili e malati di mente sono stati uccisi dai nazifascisti. Nel progetto Action T4 venivano
sperimentate le tecniche di soppressione sui disabili. Si raccontano ora due storie quella di Bruno Ludcke e
della famiglia Ovitz.

Due tragici destini


Bruno Lucke è un soggetto ritardato con difficoltà a provvedere a sé stesso, da giovane è accusato di piccoli
furti senza conferma. Trova lavoro in una lavanderia. Nel 1945 viene accusato di punto in bianco di omicidio
di una donna, senza prove, sulla base delle teorie di lombrosiane. Alla fine dell’interrogatorio è accusato di
51 omicidi irrisolti e dato in pasto all’opinione pubblica come capro espiatorio, per sostenere la necessità
dell’eliminazione fisica dei deviati che sono pericolosi per la società.

La famiglia di Ovitz è una famiglia di nani che nel 1945 viene portata ad Auschwitz e viene scelta dall’angelo
della morta Mengele per fare esperimenti su di loro.

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Terza parte. Protagonisti, figure di raccordo e interlocutori: tra passato remoto e passato prossimo

CAPITOLO 1 - In favore dei più vulnerabili: l’esperienza pedagogica di Bourneville,


Decroly e Robin

Desirè-Magloire Bourneville
Nasce nel 1840 in Normandia. Laureatosi in medicina. Nel 1879 entra come interno a Bicetre e alla
Salpetriere, maturando un grande interesse per i fanciulli idioti ed epilettici. Riconosce una sindrome la
Sclerosi Tuberosa, malattia genetica che porta al ritardo mentale. Sarà lui a riscoprire e valorizzare in
Francia l’opera di Seguin. Maria Montessori potrà entrare in contatto con la filosofia di Seguin proprio a
Bicetre. Bourneville fonda una propria scuola speciale per i fanciulli deficienti che ha la caratteristica di
essere aperta alla città, tramite la musica. In questo modo si favoriscono incontri e inclusione, abbattendo
le barriere dei pregiudizi. Goussot lo associa a De Sanctis per l’idea comune degli asili-scuola: anche
Bourneville vuole il pieno coinvolgimento della famiglia, l’accuratezza nell’allestimento degli spazi e la
promozione delle esperienze che possano favorire l’inclusione.

Ovide Decroly
Nasce in Belgio, nel 1871. Nonostante l’insofferenza verso il sistema d’istruzione che ne inibisce la curiosità
e voglia di sperimentare, si laurea in medicina. Il suo interesse si rivolge a bambini con problemi psichici o di
apprendimento. Diventa assistente al policlinico di Eperonniers, si affeziona ai bambini lì presenti e decide
di accoglierli in casa sua, che diventa un centro educativo specializzato. Con l’aiuto della moglie e di due
maestre sperimenta nuovi metodi come quello dei centri d’interesse. L’esperienza si trasforma in una vera
e propria scuola detta Ecole pour enfants irreguliers. Nel 1905 fonda la Società pedotecnica e nel 1907 dà
vita alla celebre scuola dell’Ermitage. Passa sempre di più dalla medicina alla pedagogia e questo lo associa
a Maria Montessori, gli aspetti in comune sono: l’attenzione alla globalità della persona, la centralità del
bambino, la cura dell’ambiente, l’importanza dell’osservazione, il legame tra sfera emotivo-affettiva e
apprendimento cognitivo. L’approccio di Decroly può essere detto “ecologico” perché dà molta importanza
all’ambiente naturale e a quello sociale. Decroly rifiuta i test di intelligenza come categorizzazione delle
persone, preferisce delle “biografie individuali a lungo termine” basate sull’osservazione sperimentale. Può
essere considerato un anticipatore del modello bio-psico-individuale.

Il metodo globale
la critica più forte di Decroly al sistema scolastico è che questo segua un metodo analitico, dal particolare al
generale. Secondo Decroly, invece, predilige il metodo globale che va dal generale al particolare. Nella
letto-scrittura, per esempio, si partirebbe dalla frase con un’associazione di disegno (metodo ideovisivo) per
poi analizzare le parole, le sillabe e le lettere. L’insegnamento ha tre momenti principali:

a) l’osservazione: riguarda il mondo dell’esperienza, l’insegnante parla il meno possibile e invita gli
alunni a conoscere l’ambiente con i loro sensi.
b) l’associazione coordina sul piano spazio-temporale le osservazioni condotte nella fase precedente.
c) L’espressione è la dimostrazione di ciò che il fanciullo ha appreso, può essere concreta (lavori
manuali, teatro, musica) o astratta (espressione linguistica).

Tutto parte dall’osservazione spontanea del bambino nel contesto. Per questo è ecologico, l’ambiente ha
un’importante funzione nel percorso di apprendimento.

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I centri d’interesse
L’insegnamento dei centri d’interesse vuol dire basare l’insegnamento sugli interessi dei bambini. Non c’è
una divisione specifica delle materie ma un programma che fa leva sulla curiosità del bambino. Decroly
identifica 4 bisogni primari: nutrirsi, lottare contro le intemperie, difendersi dai pericoli e nemici, agire e
lavorare in solidarietà, ricrearsi e migliorarsi.

Osservare per educare


Decroly idea il Dossier medico-pedagogico anticipando l’idea di diagnosi funzionale e profilo dinamico
funzionale. Raccoglie informazioni sullo stato bio-psico-sociale tramite l’osservazione. In modo da poter
strutturare poi il percorso ideale per il bambino. È vicino in questo senso alla Carta biografica di Sergi usata
da De Sanctis e alla raccolta amnestica di Seguin.

La sfera emotiva e sfera affettiva per l’apprendimento


la sfera dell’affettività ha per Decroly una forte importanza. È necessario che l’insegnante conosca le
dinamiche psicologiche coinvolte nei processi di apprendimento. Ha una concezione del rapporto sensi-
emotività-rappresentazione di sé di tipo funzionale. Rileva che determinate funzioni si innestino in presenza
di specifici bisogni, che l’insegnante deve riconoscere e attivare.

Paul Robin
Paul Robin nasce nel 1837 a Toulon. Lavora come insegnante in una scuola, ma ne viene allontanato per i
metodi anticonvenzionali (gite scolastiche, partecipazione della popolazione). Tra il 1867 e 68 è incaricato
dall’internazionale, di redigere un rapporto sull’educazione integrale che egli intende come congiunzione di
tre dimensioni che sono tra loro interagenti: fisica, intellettuale (di cui fa parte anche quella pratica) e
morale. Nel 1880 è nominato direttore dell’orfanotrofio di Cempius. Qui applicherà il suo metodo basato
sull’interesse e l’educazione integrale. Gli allievi lavorano insieme: maschi, femmine e disabili. La scuola è
pensata come un museo della scienza con diversi centri di apprendimento. Dai 12-13 anni si applica il
metodo papillon di Fourier: con attività laboratoriali i bambini fanno esperienze nei campi più disparati.
L’educatore dà ampio spazio all’iniziativa e alla curiosità dei bambini, evitando il nozionismo e sviluppando
il senso critico. La scuola è però scomoda perché dimostra che anche i bambini svantaggiati possono
imparare e migliorare e per questo dopo una diffamatoria di alcuni giornali Robin viene rimosso
dall’incarico.

CAPITOLO 2 - I protagonisti della via italiana all’handicap

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Giuseppe Sergi
Sergi è il capofila della ricerca antropologica all’Università di Roma. Nasce a Messina nel 1841. Nel 1884
diventa professore di Antropologia all’università di Roma e inaugura il primo Laboratorio di psicologia
sperimentale. Il gabinetto è frequentato da molti studiosi, come Maria Montessori, perché le ricerche sono
moltissime e vertono nell’ambito psico-antropologico. Inaugura il primo Comitato italiano di Eugenetica,
opponendosi a Mendel propone un’eugenetica ecologica: l’ambiente migliorato, unitamente allo sviluppo
di un’educazione speciale, può modificare i tratti ereditari dell’uomo. Per Sergi i risultati ottenuti nelle
ricerche scientifiche sulla degenerazione delle razze portano alla necessità di una maggiore giustizia sociale.
Molta della sua attenzione è posta all’educazione e al convincimento della società della scuola come luogo
prioritario che porti al miglioramento sociale.

Sante De Sanctis
De Sanctis nasce in provincia di Terni nel 1862. Si Laurea in Medicina e Chirurgia a Roma nel 1886, con una
tesi sulle afasie. Si interessa moltissimo di neuropsichiatria, psicologia e pedagogia scientifica. De Sanctis
considera due grandi mestri: Sergi e Lombroso. Nel 1899 apre a Roma l’Asilo scuola pei deficienti poveri.
Dal 1902-03 diventa docente della cattedra di psicologia a Roma e tiene il primo corso di Psicologia con
metodi sperimentali. Nel 1915 pubblica Educazione dei deficienti, opera significativa: da una parte lo stesso
titolo definisce il settore della scienza nella quale si colloca l’educazione dei deficienti ovvero la pedagogia,
l’intento dello studioso è quello di educare per favorire lo sviluppo e l’espressione della personalità dei
fanciulli con deficienze mentali che sono trattati come individui a cui non si può negare il diritto di
esprimere le proprie potenzialità, infine il destinatario dell’azione educativa è il malato mentale. De Sanctis
attraversa le diverse discipline scientifiche con rigore metodologico e consapevolezza critica
approfondendo le teorie pedagogiche e medico-psichiatriche vedendone i limiti e suggerendo
miglioramenti. Altro aspetto importante è il discorso sui maestri che non devono diventare azzecca-
garbugli, ma neanche medicoidi, la formazione del maestro diventa una questione che si discute. DE Sanctis
è anche il padre della neuropsichiatria infantile.

Giulio Cesare Ferrari


È uno delle figure più significative della scienza medica e psicologica tra 800 e 900, ed è uno dei padri
fondatori della psicologia scientifica in Italia. Nasce nel 1868 a Reggio Emilia. Si laurea in Medicina ed è
assunto nel Manicomio di Reggio Emilia gestito da Tamburini. Il Manicomio è uno dei più rinomati a livello
nazionale e internazionale grazie all’approccio sperimentale e agli studi scientifici praticati. Qui si avvicina
alla psicologia sperimentale. Vince una borsa di studio a Parigi per studiare la psiche umana e incontra nei
suoi studi Binet e i test di intelligenza. Torna in Italia e nel Manicomio di Reggio Emilia apre il Laboratorio di
psicologia. La sua fama scientifica accresce per le pubblicazioni e collaborazioni importanti. Nel 1903 viene
chiamato a dirigere l’Istituto Medico Pedagogico di Bertaglia, qui imposta l’educazione dei frenastenici su
base scientifica con notevoli risultati. Nel 1907 ottiene l’incarico di Direttore del Manicomio di Imola
lasciando la direzione del Bertaglia a Neyroz. Aumenta il suo interesse per i giovani criminali e fonda la
Colonia libera per i giovinetti criminali.

Giuseppe Ferruccio Montesano


Montesano ha affermato il principio della formazione iniziale e continua degli insegnanti che devono
apprendere metodi e strumenti speciali per insegnare ai bambini in difficoltà. Ha un ruolo importante
all’interno della Lega Nazionale per la protezione dei fanciulli deficienti, a lui insieme a Montessori si deve
la divulgazione delle loro idee, e ha un forte impegno nella gestione della scuola magistrale ortofrenica.
Nasce nel 1868 a Potenza. Lavora con De Sanctis, Sergi e Bonfigli. Insieme a Montessori partecipa ai
congressi sui ragazzi deficienti e di pedagogia ritenendo errate le eccessive categorizzazioni dei frenastenici
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e proponendone 3: gli incompleti (difficoltà dovute a un blocco dello sviluppo o lesioni), gli irregolari
(difficoltà comportamentali) e i tardivi (debolezza delle manifestazioni psichiche). Basando la
categorizzazione sulle caratteristiche necessarie per la stipulazione di un programma di apprendimento e
non per etichettare. Qui si fonda la necessità di nuovi metodi da insegnare ai maestri per rispondere alle
diverse esigenze degli alunni.

Maria Montessori
Nasce a Chiaravalle nel 1870. Laureata in Medicina, entra in contatto con i massimi studiosi del tempo:
Sergi, Bonfigli e De Sanctis. Lavora presso la Clinica Psichiatrica dell’Università di Roma la porta a
interessarsi dei bambini frenastenici e a viaggiare a Londra e a Parigi dove scopre e traduce i libri di Seguin.
Da Itard Montessori eredita l’osservazione sistematica, rigorosa e scientificamente fondata. Da Seguin
eredita: l’importanza dell’educazione senso-motoria per lo sviluppo di personalità e capacità cognitive,
l’individualizzazione del percorso di apprendimento sulle caratteristiche del bambino, materiali didattici
specifici e adeguati, materiale autocorrettivo per lo sviluppo dei sensi, la cooperazione tra bambini è
importante nel processo di apprendimento. Montessori si batte per l’istituzione delle scuole speciali, delle
classi speciali nelle scuole comuni per i meno gravi e per la formazione dei maestri. Le case di cura vengono
aperte anche ai bambini normali, con lo stesso metodo di quello per i disabili, poiché ciò che vale per i
disabili vale per tutti i bambini. la prima casa dei bambini nasce nel 1907 a Roma. Dopo la pubblicazione del
libro il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nella Case dei bambini, si
fondano il movimento montessoriano, la scuola magistrale Montessori e l’opera nazionale Montessori. Le
associazioni e le scuole sono chiuse dal nazi-fascismo. Durante la Seconda guerra mondiale viaggia molto,
anche in India dove incontra Gandhi e il credo teosofico e continua a diffondere il credo pedagogico.

Antonio Gonnelli-Cioni
Antonio Gonnelli-Cioni nasce a Firenze nel 1854. Si impegna per l’educazione dei frenastenici e pare
l’istituto per frenastenici a Chiavari. E istituisce un corso di ortofrenia. L’intervento educativo deve essere
calibrato sulle capacità dell’allievo e deve essere stimolante, con caratteri ludici.

Ugo Pizzoli
Nasce il 1863 a Piacenza, di classe media. Nel 1898-99 istituisce il Laboratorio di Pedagogia scientifica, nel
1900-02 assume la direzione didattica del primo Istituto Medico Pedagogico italiano. Nel 1902 inaugura il
Corso estivo di pedagogia sperimentale per docenti.

CAPITOLO 3 - tre interlocutori: Lev S. Vygotskij, Hans Asperger e Janusz Korczak

Vygotskij
Nasce nel 1896, in una famiglia ebrea colta ed agiata. Studia con un tutore privato, brilla nel ginnasio della
città dove è cresciuto, Gomel, e si laurea a Mosca. Nel 1918 torna a Gomel e diventa docente nella scuola
magistrale della cittadina. Fonda qui un piccolo laboratorio di esercitazioni e sperimentazioni in psicologia.
Nel 1919 manifesta i sintomi della tubercolosi. Lascia Gomel perché invitato a Mosca nell’Istituto di

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Psicologia. Comincia a interessarsi dei fanciulli speciali assumendo la direzione della Sezione
dell’educazione dei bambini con deficit fisici e ritardi mentali, fa molti viaggi d’istruzione all’estero nei
centri psicologici e pedagogici. Rientrato a Mosca fonda un Laboratorio di psicologia del bambino anormale,
e nel libro Fondamenti di Difettologia scrive come un deficit non sia per forza una disabilità è la società a
renderla tale. Diventa estremamente noto e prolifico con opere di vario tipo. Le sue teorie verranno,
successivamente alla sua morte, censurate dal regime del tempo perché scomode. La sua teoria principale
è la zona di sviluppo prossimale.

Hans Asperger
Asperger nasce nel 1906 a Vienna. Si laurea in medicina e assume la direzione del reparto di Pedagogia
Curativa nella Clinica pediatrica dell’università di Vienna. Egli riteneva fondamentale il trattamento
pedagogico oltre che quello medico. La Pedagogia Curativa è per lui una lente di ingrandimento,
un’attitudine mentale per considerare il soggetto osservato nella sua globalità. Conduce uno studio, che
diviene celebre, su quattro fanciulli con comportamenti atipici, che pubblica con il nome di “gli psicopatici
autistici” ne descrive le caratteristiche comportamentali, e una serie di precisazioni sul modo di intendere
l’approccio clinico, l’osservazione e l’intervento educativo. Con le sue intuizioni, Asperger riformula il
rapporto tra clinica e pedagogia: la natura più profonda del bambino non si capisce con test, ma nella
situazione pedagogica. In primo luogo, ciò avviene mediante la de ospedalizzazione che promuove
l'evoluzione del concetto di cura dal trattamento alla presa in carico, per comprendere meglio il soggetto
sono essenziali le attività della vita quotidiana che dovrebbero essere riportate anche all'interno delle
strutture. In secondo luogo, l'intuizione di asperger e di creare uno stretto legame tra scuola e ospedale
così da realizzare procedure di insegnamento individualizzate calibrate sulle necessità e sulle caratteristiche
dei soggetti in difficoltà.

Janusz Korczak
Korczak nasce nel 1878 a Varsavia, il suo vero nome è Goldszmit, ma fin da giovane adotta lo pseudonimo
con cui sarà riconosciuto in tutto il mondo. Dopo la laurea esercita come medico in un ospedale pediatrico
di Varsavia. Cura gratuitamente i figli delle persone povere e di chi ha bisogno di aiuto. Pubblica diversi libri
per bambini, tra cui il Re Matteuccio. Svolge un intenso lavoro educativo sul campo, dirigendo la Casa degli
orfani per bambini ebrei a Varsavia e altri orfanotrofi. Elabora una vera e propria concezione pedagogica
della relazione educativa tra adulto e bambino. Egli critica l’atteggiamento dogmatico dell’educatore che
stigmatizza il bambino dentro categorie fisse.

Tre maestri: Adriano Milani Comparetti, Roberto Zavalloni e Giovanni Bollea


Adriano Milani Comparetti
Comparetti ha rappresentato a lungo il maggior punto di riferimento scientifico nell’intervento riabilitativo
delle Paralisi Cerebrali Infantili. Nasce a Firenze nel 1920, da una famiglia di intellettuali. Una delle sue ave è
una pedagogista della seconda metà dell’800 che sostiene attivamente la filosofia Froebeliana e crea
numerosi giardini d’infanzia, Elena Raffalovich. Si laurea in Medicina e si specializza in pediatria
neuropsichiatria e riabilitazione motoria. A seguito della legge sull'assistenza degli spastici nel 1957 gli viene
affidata dalla Croce Rossa Italiana la direzione del centro di educazione motoria “Anna Torrigiani” di
Firenze, qui da voi c'è la propria vocazione di medico educatore impegnato. Si impegna nel recupero, non
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solo medico, ma anche educativo e sociale dell'infanzia colpita da problemi neurologici e motori.
Contribuisce alla nascita di AIAS, è coinvolto nella nascita delle prime scuole dei genitori, assume la
presidenza della I.C.P.S. (Associazione internazionale per le paralisi cerebrali, apre la prima scuola speciale
per bambini con Paralisi cerebrale all’interno del Centro Torrigiani. La scuola è impostata appartiene ai
principi della pedagogia attiva con una predilezione per il lavoro di gruppo. è una scuola democratica dove il
gioco ha un ruolo centrale, e le attività didattiche possano svolgere una funzione terapeutica. L'intervento
educativo riabilitativo e concentrato sul bambino e sui contesti significativi di riferimento: la famiglia e la
rete dei pari. Svolge Un'attività consultoriale durata 40 anni basata sull'apertura ascolto e circolarità delle
idee con i suoi colleghi coinvolti nell'intervento educativo e riabilitativo. Sia educatori che lo stesso
Comparetti si accorsero che la scuola nonostante fosse concepita a misura dei bambini li separava dalle
famiglie e gli impediva di socializzare con le persone fuori dall'Istituto. per questo si prodigarono per
l'inserimento dei bambini spastici nelle scuole normali. Il centro Torrigiani diventa centro di formazione.

Roberto Zavalloni
Roberto Zavalloni viene ricordato soprattutto come professore di pedagogia speciale ma in realtà è un
intellettuale eclettico. Nasce nel 1920 in provincia di Ravenna. Dopo innumerevoli e prestigiose lauree
dottorati viene nominato professore del primo corso di insegnamento di pedagogia speciale nel 1964.
Assunto l'incarico di docenza si impegna nel delinearne le caratteristiche, i significati, le funzioni ed i
problemi. per prima cosa cerca di definirla come scienza, poi analizza la formazione delle figure educative
specializzate, infine, si concentra sul contributo che può dare alla scuola comune. Zavalloni fa due
pubblicazioni la prima nel 1967 La pedagogia speciale e i suoi problemi: definisce lo scopo della pedagogia
speciale non quello di far scomparire le anomalie, ma quello di promuovere l'individuo secondo le sue
potenzialità e di contribuire alla realizzazione della dignità della persona al di là della condizione di difficoltà
che la caratterizza. La seconda La pedagogia speciale e i suoi metodi: imposta l'intervento della pedagogia
speciale su tre parti l'aspetto didattico l'aspetto educativo e l'aspetto terapeutico. Altro aspetto di cui si
occupa e la formazione docente, conduce un'indagine su 125 maestri a cui chiede di indicare tre qualità che
ritengono essenziali per l'insegnante da qui scaturiscono numerose pubblicazioni.

Giovanni Bollea
È uno degli studiosi più noti, questa è dovuto alla sua capacità di rivolgersi a tutti traducendo il pensiero
medico pedagogico in una forma comprensiva a tutti. Nasce nel 1919. Nasce come chirurgo, ma poi si
dedica la neuro-psichiatria infantile con un lavoro sulla vita dei minori disabili. Dopo numerose
pubblicazioni e incarichi prestigiosi. Nel 1948 apre il primo centro ONME (opera nazionale maternità e
infanzia), nello stesso anno c'è l'apertura del primo CMPP diretto da Bollea e Ossicini. Bollea riconosce
Montesano e Montessori come suoi maestri. Lavora per la ripubblicazione della rivista “infanzia anormale”
(1953) questa fu fondata nel 1907 da Ferreri e successivamente diretta da De Sanctis, diventa l'organo
ufficiale della sezione di neuro psichiatria infantile. Contribuisce alla Fondazione di due importanti
associazioni l’ AIAS e l’ANDAS. Fonda l'istituto di neuro psichiatria infantile che grazie alla bravura degli
allievi, colleghi e collaboratori e rapidamente consolidata. Durante il dibattito degli anni 70 e 60
sull'integrazione scolastica si enuncia per la scuola che deve essere di tutti e per tutti.

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