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La storia della Pedagogia Speciale è una mirabile avventura. C’è meraviglia nel vedere come sono cambiati
gli atteggiamenti sociali, le metodologie educative, le culture relative a persone con disabilità. Gli studiosi di
Pedagogia Speciale amano dire che nel 1800 ci fu un loro precursore: Jean Gaspard Itard. Un medico
francese che iniziò a seguire un ragazzo selvaggio, Victor, dichiarato ineducabile. Lui lo porta a casa sua e
prova a dargli un’educazione mirata, studiata e finalizzata. L’attenzione di Itard per l’educazione speciale
nasce in un periodo dove da tempo le persone con disabilità sensoriali avevano delle attenzioni educative e
didattiche speciali, come le scuole per ragazzi con deficit sensoriale a Parigi aperte dal 1770. Il primo
manuale di Pedagogia Speciale è di Bonet e riguarda l’educazione verbale dei sordi, nel 1620. Itard ci fa
capire come non si debba partire da convinzioni assolute, fu il primo a intuire una differenza tra un ritardo
mentale congenito e uno dovuto a isolamento socioculturale prolungato. Il nostro paese ha contribuito alla
mirabile avventura con la l’integrazione scolastica negli anni ’70, uno dei primi paesi a farlo, perché il
rispetto, la comprensione e la conoscenza parte dalla scuola. Fu il primo passo per scardinare le mura
dell’emarginazione ed esclusione sociale. Ma il percorso è ancora lungo, bisogna trovare nuove
competenze per affrontare le nuove sfide dell’inclusione, e un libro che parla di storia della Pedagogia
Speciale ci permette di non dimenticare, e a trovare nuove soluzioni.
Introduzione
Dalla Rivoluzione Francese al Risorgimento italiano si sviluppa, parallelamente alla storia conosciuta dai più,
la storia della Pedagogia Speciale. Una battaglia per valorizzare la vita dei più deboli, coloro i quali erano
esclusi dalla società. Da una parte delle Alpi troviamo l’abate de l’Epée, Jean Itard, Eduard Séguin; in Italia
troviamo Tamburini, Sergi, Bonfigli, Gonnelli-Cioni, De Sanctis, Ferruccio-Montesano, e Maria Montessori.
In questo volume si ripercorre la storia della Pedagogia Speciale che è una “mirabile avventura”. Mirabile
per gli intenti, i valori umani, l’impegno profuso dai protagonisti e avventurosa perché sono dovuti andare
controcorrente, in antitesi alle autorità del loro tempo. Le motivazioni che mi hanno spinto a scrivere
questo volume sono il poter inserire la Pedagogia Speciale in un quadro di senso, e valorizzare il continuum
tra le radici e le innovazioni del percorso dell’inclusione.
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Prima parte: la nascita della pedagogia speciale e i primi tentativi di educazione dei disabili
Itard mosso da intessi scientifici e partendo dall’idea che il suo selvaggio non sia un idiota, è comunque in
grado di modificare la sua azione e il suo modo di pensare l’azione stessa utilizzando il metodo scientifico, e
tutto questo ha al centro l’educazione/educabilità di Victor. Questo processo parte da prima di Itard, altri
pensatori avevano iniziato percorsi per educate le persone con deficit sensoriale, riportando ottimi risultati
come Péreire e de l’Epée e Hauy, ma di loro parleremo nei prossimi capitoli.
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CAPITOLO 2 - L’educazione dei sordi e dei ciechi
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I primi tentativi di educazione speciale dei sordi
Nel XVI sec c’è un atteggiamento mutato verso la scienza, le nuove conoscenze mediche definiscono meglio
il nesso tra sordità e mutismo. Tutto questo fa sì che l’educazione dei sordi diventi una possibilità.
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L’educazione dei sordi in Italia
Tra il 1784 e il 1844 in Italia si susseguono diverse iniziative e figure importanti. Con l’avvento dell’Unità
d’Italia si fondano tre istituti governativi a Roma, Milano e Palermo. Tra le figure più importanti troviamo:
- Tommaso Silvestri che fonda a Roma la prima scuola per sordomuti nel paese. Si reca a Parigi e studia il
metodo epeano, sulla base di quanto appreso sviluppa un proprio metodo pubblicato nel volume
Maniera di far parlare e d’istruire speditamente i sordi e i muti di nascita, si basa sul metodo dei segni
accompagnato dall’articolazione labiale.
- Provolo fonda la scuola di Verona nel 1830. Acerrimo nemico del metodo epeano, propone la propria
variante del metodo orale, per far sentire agli allievi attraverso le vibrazioni del petto e della gola, con
strumenti musicali, l’uso della parola e del canto.
- Assarotti dopo diverse esperienze in scuole per sordomuti, ne apre una sua a Genova che diventa poi
Istituto nazionale nel 1911. Il suo metodo (metodo Assarotti) usa la mimica e l’alfabeto manuale
affiancato da esercizi di articolazione labiale.
- Pendola studia le opere di de l’Epée e Sicard constatando la scarda letteratura e i pregiudizi della
società in merito ai sordi. Apre a Siena l’Istituto Reale Toscano per Sordomuti, che diventa anche
convitto. Nel 1869 pubblica la Metodica applicata alla istruzione e educazione del sordomuto, dove
riassume i risultati teorici e pratici delle sue esperienze. Si avvicina poi al metodo orale sperimentato
dall’abate Balestra, si convince della sua maggiore validità rispetto al mimico-gestuale e ne parla al
Primo Congresso Internazionale sull’Educazione dei sordomuti del 1873 portando alla svolta oralista
decisa al Congresso di Milano nel 1880. A lui si deve, inoltre, la fondazione della prima rivista di settore
“educazione dei sordi” nel 1872.
- Altra figura importante sono i fratelli Gualandi due sacerdoti, che aprono una scuola a Bologna.
- L’abate Giulio Tarra diventa direttore dell’istituto Pio Istituto Sordomuti Poveri di Campagna, decide di
portare nell’istituto il metodo orale e ottiene l’ammirazione delle figure più autorevoli, come dei
principi Umberto e Amedeo di Savoia e il Ministro della Pubblica Istruzione De Sanctis. Tarra diventa
punto di riferimento per l’educazione dei sordi a livello internazionale e da tale posizione privilegiata
sostiene con forza il metodo orale puro.
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L’educazione dei ciechi
Per i disabili della vista l’esclusione dalla società è stata più duratura rispetto ai sordi. Questo perché la
cecità, fin dall’antichità viene considerata come punizione divina o con potere di indovino, in ogni caso
escluso dalla società. Si deve attendere la fine del XVIII secolo per trovare i primi tentatici di assistenza con
rispetto dei diritti di queste persone. Nel medioevo si intraprendono delle opere pie per assistere queste
persone che però di fatto ne alimentano la segregazione. L’emarginazione è accresciuta anche dall’assenza
di una riflessione sull’educabilità dei ciechi, perché impossibile è trovare un altro medium come fu per i
sordi sostituibile alla vista.
- Hauy è l’iniziatore della didattica per non vedenti. Si interessa all’argomento perché ha una singolare
esperienza educativa condotta con un ragazzo cieco. Egli decide di insegnargli a leggere attraverso il
tatto ponendo le lettere in rilievo. Ha dei buoni risultati e le scuole per ciechi si aprono e si moltiplicano
tra il XVIII e il XIX secolo, in Europa e negli USA.
- Klein, insieme a Zeune, lavora nella scuola di Vienna e diventa il fondatore della Tiflologia, scienza che
studia le condizioni e le problematiche delle persone con disabilità visiva con lo scopo di indagare
soluzioni per attuare la loro piena integrazione sociale e culturale. Klein è l’inventore del metodo di
scrittura con il punteruolo che agisce per mezzo di un evidente margine delle lettere affinché il cieco
possa percepirle tramite il tatto, ma il metodo è di difficile apprendimento per i ciechi.
- Ballu si cimenti nel costruire un sistema di lettura e scrittura detto cubaritmo che prevede
l’accostamento di cubetti di piombo recanti ciascuno una lettera dell’alfabeto.
- Barbier, capitano dell’artiglieria dell’esercito napoleonico, comprendere che per facilitare
l’identificazione tattile è necessario un sistema più idoneo e ne definisce uno puntiforme. Nel 1815
elabora il sistema a 12 punti diversamente disposti all’interno di due colonne verticali con 6 punti
ciascuna per identificare i suoni francesi (metodo sonografico).
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Louis Braille e la storia del suo metodo
Luis Braille nasce nel 1809, quarto figlio di un sellaio piuttosto povero. A causa della sua vivacità e curiosità
ha un incidente con gli strumenti di lavoro del padre e rimane ceco. Grazie a dei benefattori, viene mandato
all’istituto per i ciechi di Parigi che usa il metodo Hauy. L’incontro decisivo si ha con Barbier che giunge
all’istituto per mostrare al direttore il suo metodo, in vista di una sua successiva adozione. Braille critica il
metodo perché manca di ortografia, cifre, e segni di interpunzione, era insomma un metodo militare non
sufficientemente sviluppato. Con il permesso del direttore e di Barbier lo ri-elabora. Riduce il numero dei
punti da 12 a 6, crea le lettere tramite la disposizione dei punti nello spazio. Nel 1825 a soli 16 anni giunge
alla codificazione del suo metodo. Il metodo permette un riconoscimento sensoriale con un solo
movimento e per questo velocizza la possibile lettura. Questo convince il direttore che decide di adottarlo
come metodo affiancandolo al metodo Hauy.
Augusto Romagnoli
Nasce a Bologna nel 1879 e perde la vista per una congiuntivite neonatale. Nel 1884 entra nell’istituto per
ciechi di Bologna e con molti sforzi prende la licenza liceale, poi ottiene la laurea alla facoltà di lettere e in
filosofia. La sua ambizione è inserirsi nella comunità dei vedenti per estirpare i pregiudizi sui ciechi. Dopo
innumerevoli cariche importanti viene chiamato per due incarichi importanti dal Ministero della Pubblica
istruzione, valutare quali istituti potessero diventare enti dell’istruzione, e la predisposizione della
legislatura per l’istruzione obbligatoria dei ciechi. Nel 1926 organizza la Scuola di metodo per gli educatori
ciechi, e ne rimane direttore fino alla sua morte nel 1946. Ha sempre sostenuto la necessità che i bambini
non vedenti frequentassero le scuole comuni.
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CAPITOLO 3 - L’avventura educativa di Jean Marc Gaspard Itard
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CAPITOLO 4 - Eduard Seguin e l’educazione degli idioti
È uno dei pedagogisti che lascia un segno indelebile nella storia delle scienze umane. Con lui si istaura il
pensiero che i problemi posti dall’educazione di un bambino disabile mette alla prova la validità
dell’educazione in generale (Canevaro). Un intellettuale ostinato che va in direzione contraria alla
maggioranza per seguire le sue idee.
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La pratica del metodo di Seguin
Seguin definisce il suo metodo fisiologico, e alla base ci sono nozioni mediche, fisiologiche e neurologiche.
Per la parte più propriamente clinica, mediante l’osservazione delinea il Quadro nosografico dell’idiozia che
comprende il ritratto, lo stato fisiologico e lo stato psicologico, stato istintivo e morale, eziologia. Per
descrivere il fanciullo utilizza termini probabilistici, in quanto non è una conferma della diagnosi ma un
modo per conoscere l’idiota, si pone infatti anche domande sistematiche che guidano l’osservazione. È in
qualche modo il profilo di funzionamento, e non una semplice diagnosi. La volontà è il primo motore
perché alla volontà è legata la libertà, la libertà è il fine ultimo dell’educazione che è individuale perché
espressione della soggettività della persona, ma anche collettiva perché intrisa della dimensione sociale.
Per essere liberi c’è bisogno della volontà di libertà. La volontà per Seguin si presenta in 4 forme: la volontà
istintiva, negativa, intellettuale e morale. I soggetti idioti ne manifestano solo le prime due forme. Il
programma educativo allora prevede tre obiettivi: sviluppare il potere, il sapere a il volere.
Gli obiettivi e i principi che ne derivano trovano piena applicazione nella procedura a tre tempi, tanto cara a
Montessori. Il primo tempo è quello della fissazione, al soggetto è presentato uno stimolo che è assimilato
tramite una serie di ripetizioni associative. In questo modo si procede di assimilazione in assimilazione,
comparando e discriminando con quelle precedenti. Il secondo tempo è quello del riconoscimento.
All’allievo è presentato un set di oggetti-nozioni-idee stimolo nel quale è presente ciò che è stato appena
acquisito nella prima fase. Il soggetto deve scegliere la risposta appena acquisita tra le altre che hanno
funzione di distrattori. Questo agisce sulla capacità a breve termine e a lungo termine, sul ragionamento e
capacità di giudizi. Ha funzione di obiettivo e verifica della prima fase al tempo stesso. Il terzo momento è
detto evocazione, qui l’allievo deve nominare l’oggetto in sua assenza. Questa è la fase più complessa.
Attualità di Seguin
Seguin ha lasciato moltissimo alle generazioni successive: la consapevolezza di dover partire dai punti di
forza e non dalle mancanze, l’importanza della socializzazione nell’apprendimento, della dimensione ludcia,
della centralità del soggetto, dell’importanza nella disposizione dei materiali, dello spazio e del tempo, la
valorizzazione dell’identità della persona, una programmazione basata sull’osservazione e revisione
sistemica. Secondo Gaspari, Seguin è anticipatore dell’amore competente, ovvero della relazione educativa
con la volontà di conoscere l’altro per capirlo e progettare con lui un percorso educativo dotato di senso e
di valore etico-antropologico ma fondato su conoscenze scientifiche.
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Seconda parte: La mirabile avventura dell’educazione dei disabili mentali in Italia
I pionieri Vicenzo Chiarugi e Andrea Verga. L’educazione come regolazione e la questione dei
frenastenici e della loro presa in carico
Chiarugi è una figura di riferimento importante in psichiatria, ma anche nell’educazione. Diventa medico nel
1785 e lavora dal 1785 presso il ricovero per dementi di Santa Dorotea a Firenze. Qui comprende la
necessità di una riorganizzazione dell’assistenza dei dementi. E nel 1788 si trasferisce all’ospedale di
Bonifazio con i suoi pazienti, applicando metodi innovativi. Pubblica il trattato Della pazzia in genere e in
specie, che ha molta diffusione in Italia e all’estero. Diventa docente universitario a Pisa. È coevo di Pinel,
ma rispetto a questo comprende l’importanza dell’educazione per evitare la degenerazione dei disabili. Egli
affida all’educazione il compito di regolare gli istinti e le passioni, la funzione di prevenzione ai fattori di
rischio della psiche umana.
Andrea Verga viene considerato il padre dell’alienistica italiana, è il primo a introdurre il termine
frenastenici nel vocabolario psichiatrico. È il primo ad affrontare il Italia il tema dei deboli mentali e nel
1877 pubblica un articolo “frenastenici e imbecilli” che diventerà punto di riferimento obbligato per la
letteratura scientifica sulla questione dei frenastenici. In questo articolo egli parla di frenastenici perché li
individua come soggetti che non sono portatori di una vera malattia della mente ma di una debolezza delle
funzioni mentali, presentano una mente involuta e debole non folle. Per questo la sua gestione dovrebbe
essere affidata al filosofo o al naturalista e non al medico o al clinico, per loro deve predisporsi
un’educazione in alcuni istituti specifici.
La seconda ragione è il fatto che i pedagogisti sono visti in modo distaccato dagli altri scienziati, i quali
ritengono che le condizioni particolari non dovrebbero interessarli. La pedagogia stessa si sta definendo
come disciplina e cerca di capire se darsi un impianto scientifico o meno, quali scienze annoverare come
sorelle nei suoi studi. Queste criticità portano ad un circolo virtuoso che porterà alla presa in carico dei
frenastenici da parte della pedagogia. Avviene per due ragioni: la prima è la consapevolezza
dell’inadeguatezza del trattamento nei manicomi da parte di psichiatrici e psicologi, e la necessità di creare
istituti speciali. Dall’altra la consapevolezza che l’educazione è il fulcro del cambiamento nel trattamento di
queste persone. Si delinea allora il metodo-pedagogico per dare vita alle cure speciali. Da ora si
moltiplicano le esperienze, con la creazione della Lega nazionale per la protezione dei fanciulli deficienti e la
nascita del primo Istituto Medico Pedagogico in Italia.
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Degenerazione, educazione, igiene, profilassi e rigenerazione
Il dibattito scientifico, culturale e sociale su degenerazione-educazione ha portato a quel circolo virtuoso di
cui parlavamo prima. Per tutto l’800 le teorie di Morel sulla degenerazione e sulla malattia mentale
influenzano molto la psichiatria europea e italiana. Morel considera l’idiozia come l’ultimo stadio di
degenerazione di una condizione che viene trasmessa di generazione in generazione aggravandosi. la
trasmissione è genetica e può arrivare all’estinzione della razza. La psichiatria deve assumersi il compito di
controllo delle popolazioni, cercando i fattori sui quali intervenire con un’azione educativa per contrastare
la degenerazione. L’educazione non è quella scolastica dell’epoca, ma di tipo igienico-educativa alla vita
sana, all’alimentazione, alla ginnastica, all’educazione dei sensi. In questo modo la pensano Adriani
esponente della psichiatria e Sergi studioso antropologo.
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CAPITOLO 2 - Dalle prime esperienze educative per i frenastenici alla “lega nazionale
per la protezione dei fanciulli deficienti”
Dal 1889 al 1899. Dieci anni di esperienze in Italia per l’educazione dei deficienti
Il professor Cioni è dà vita a una serie di iniziative per i frenastenici. La sua scuola Istituto Italiano per
Frenastenici Gonnelli-Cioni è inaugurata il 1889 a Chiavari. Mano a mano che cresce viene spostata a
Vercurago in provincia di Bergamo. Dalle testimonianze emerge come ci siano le scuole elementari, di
disegno, musica, palestra, refettori, dormitori ecc ecc. nel 1900 apre anche una sezione femminile in un
altro istituto poco distante, che verrà diretto da Lucchini. In questa esperienza c’è l’incontro tra la
dimensione affettiva e quella tecnologica con procedure di cure educativo-didattiche. Si tengono delle
schede e delle fotografie degli abitanti per monitorare i loro progressi dal punto di vista medico ed
educativo.
Un’altra esperienza importante è l’Asilo scuola pei deficienti poveri realizzato a Roma da Sante De Sanctis.
Qui si accolgono frenastenici di basso ceto sociale. Ci confluiscono diverse figure professionali come medici
ed educatori, arrivano anche studiosi come Sciamanna, ordinario di Psichiatria, e Sergi che coordina la parte
Pedagogica. L’istituto segue un atteggiamento scientifico-sperimentale. Per la parte medico-psichiatrica
viene redatto una carta biografica, un prototipo del profilo di funzionamento, volte ad una precisa
progettazione educativo-pedagogica. Nella parte educativo-didattica troviamo l’educazione fisiologica, del
linguaggio, elementare e morale. De Sanctis crede nell’importanza di utilizzare procedure precise e supporti
particolari. Usa i materiali di Froebel, Montessori e Decroly. Come metodologia è solito dividere gli studenti
in piccoli gruppi omogenei e fargli fare delle attività-giochi a scopi didattici. Utilizzava come test una serie di
reattivi, simili a quelli di Montessori e altri, per valutare il livello di gravità.
Clodomiro Bonfigli e la nascita della Lega nazione per la protezione di fanciulli deficienti
Clodomiro Bonfigli dà vita alla Lega nazionale per la protezione di fanciulli deficienti. Egli è stato direttore di
manicomio e diventa insegnante di Psichiatria e Clinica psichiatrica nella Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Dal suo discorso iniziale si comprendono due cose della sua filosofia: non è la natura a determinare ciò che
noi siamo o diventiamo, quanto la società per mezzo dell’educazione. Il secondo aspetto riguarda il fatto
che con questa teoria egli getta le basi per un ponte tra la ricerca scientifica e l’educazione. Una studiosa
che sente questo discorso è Maria Montessori, che si laurea però con Sciamanna in quanto Bonfigli si
candida per il parlamento, con la volontà di sostenere le sue teorie per i frenastenici. Come deputato
prende la parola e denuncia lo stato di arretratezza delle istituzioni di salute pubblica in Italia, senza
aspettare la politica ufficiale, lancia un appello per raccogliere fondi e far nascere la Lega nazionale per la
protezione di fanciulli deficienti. Tra i sottoscrittori c’è Montesano, figura importante nell’ambito
dell’educazione dei disabili. La Lega nasce nel 1899, con l’emanazione di uno Statuto.
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CAPITOLO 3 - L’istituto medico-pedagogico emiliano, la formazione degli insegnanti
specializzati e altre esperienze educative
Nel 1899 si riunisce la prima seduta del Comitato Emiliano per la protezione dei fanciulli deficienti, a
convocare la riunione è Tamburini, con Sanguinetti, deputato Provinciale di Bologna e Brugia, Direttore del
Manicomio di Imola. Qui si formalizza la nascita dell’Associazione Emiliana, che confluisce nella Lega
nazionale ma volendo mantenere la sua indipendenza. L’intento dell’Associazione è realizzare in poco
tempo gli Istituti specializzati per l’educazione degli Idioti. E con la raccolta di fondi riesce a istituire in poco
tempo il primo Istituto Medico Pedagogico Italiano per frenastenici.
Da San Giovanni in Persiceto a Bertalia. Storia del primo Istituto Medico-Pedagogico italiano
L’Istituto appena sorto ha un forte successo e diventa un riferimento a livello nazionale. Questo è dovuto
all’impostazione scientifica per le azioni educative e rieducative, come anche il richiamo alle metodologie
adottate all’estero. Le azioni vengono inoltre controllate severamente e sistematicamente dal Comitato
esterno. Il numero dei frenastenici aumenta. L’Istituto diventa sede di scambio come gabinetti scientifici e
per la formazione degli insegnanti specializzati. È importante sottolineare un gabinetto scientifico: il
Laboratorio di pedagogia scientifica fondato da Pizzoli nel 1899. Pizzoli frequenta le figure più autorevoli
come Tamburini, Sergi e Ferrari e ne assorbe l’atteggiamento scientifico e sperimentale. Il laboratorio
scientifico istituisce un corso di formazione per gli insegnanti specializzati e in collaborazione con l’istituto
svolgono il tirocinio. Ferrari, fa parte del comitato di controllo e parlando dell’istituto sottolinea
l’importanza che questi ragazzi acquisiscano competenze per diventare parte attiva, lavoratrice, della
società. Nella sua relazione sottolinea il rischio di rendere l’istituto un’altra istituzione di cura, un puro
ricovero. Ferrari successivamente alla relazione viene nominato direttore dell’istituto e può apportarvi le
modifiche che suggeriva. Ci sarà una definizione di criteri chiari per l’accesso, i bambini sono suddivisi in
correggibili ai quali verrà fornita un’educazione professionale, i deficienti più gravi potranno accedere ad un
addestramento per i lavori di tipo automatico, e gli assolutamente ineducabili che avranno comunque
un’educazione per poi tornare in seno alla famiglia. Osservazione, classificazione, educazione, inserimento
o trasferimento era il processo seguito. Con l’aiuto di un assistente fidato, Neyroz, l’istituto viene riformato.
Sono assunti 8 insegnanti specializzati che redigono ogni giorno un diario di bordo, le osservazioni sono
discusse nelle riunioni istituite ogni 2 mesi, per migliorare l’azione didattica. Lavorano come un team, con
atteggiamento scientifico e i risultati sono evidenti, gli alunni superano le prove per passare dalla 1 alla 2
classe elementare con ottimi risultati.
La chiusura di Bertaglia
Ferrari lascia la direzione dopo aver vinto un concorso per diventare direttore di manicomio. Alla prima
generazione con Sergi, Tamburini, Bonfigli e Se Sanctis, si succede la seconda con Montesano, Ferrari e
Montessori, ma anche questa si disperde per altre strade specializzandosi sempre di più. A Ferrari succede
nella direzione Neyroz fino a che non apre una sua scuola autonoma. Poi diventa direttore e proprietario
Borelli, ma allo scoppio della Prima guerra mondiale viene chiusa.
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Le scuole per la formazione degli insegnanti: il corso di Ortofrenia, la Scuola magistrale ortofrenica
e il Corso estivo di Pedagogia scientifica
Antonio Gonnelli-Cioni, Giuseppe Ferruccio Montesano e Ugo Piccoli sono i tre fautori delle prime
esperienze formalizzate di formazione per insegnanti specializzati, forniscono conoscenze scientifiche di
medicina, psicologia, antropologia e pedagogia, in accordo con l’ottica di Tamburini, Sergi, Bonfigli e De
Sanctis.
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Ulteriori esperienze per l’educazione dei deficienti
- Nel 1900 apre a Roma l’istituo della Lega nazionale.
- Sotto la direzione di De Sanctis, si inaugura la Casa di cusa ed educazione pòei fanciulli deficienti di
agiata condizione, con metodologia degli asili-scuola
- Nasce anche L’istituto toscano per l’educazione e cura dei bambini tardivi, voluto dal comitato toscano
con l’impegno del prof. Tanzi e dott. Modigliano. Qui si accolgono anche i bambini iperattivi o con
disattenzione abituali, con il coinvolgimento delle famiglie per una presa in carico globale.
- Si apre nel 1911 la scuola autonoma Neyroz per fanciulli nervosi e anormali.
- Il padiglione Nalli apre a Trieste, annesso al Manicomio sorge l’istituto medico-pedagogico triestino in
risposta alla legge del 1925 n. 2777 che prevede l’apertura di ambulatori per l’accertamento
diagnostico, delle classi differenziali o di asili-scuole e scuole speciali. Qui opera l’insegnante Pallari con
ottimi risultati.
Nel dopoguerra riprende il cammino per l’educazione dei disabili. Il Convegno di Trezzano del 1946 è una
tappa significativa, qui sono discusse le linee guida per l’istituzione dei Centri Medico-psico-pedagogici.
Apre a Roma il primo CMPP sotto la direzione di Bollea e Ossicini. Sono avviati da ONMI (Opera Nazionale
Materna Infantile) e sono i precursori degli attuali servizi territoriali di neuropsichiatria dell’infanzia e
dell’adolescenza. Nel 1954 nasce l’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici) la prima organizzazione
delle famiglie dei disabili.
La famiglia di Ovitz è una famiglia di nani che nel 1945 viene portata ad Auschwitz e viene scelta dall’angelo
della morta Mengele per fare esperimenti su di loro.
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Terza parte. Protagonisti, figure di raccordo e interlocutori: tra passato remoto e passato prossimo
Desirè-Magloire Bourneville
Nasce nel 1840 in Normandia. Laureatosi in medicina. Nel 1879 entra come interno a Bicetre e alla
Salpetriere, maturando un grande interesse per i fanciulli idioti ed epilettici. Riconosce una sindrome la
Sclerosi Tuberosa, malattia genetica che porta al ritardo mentale. Sarà lui a riscoprire e valorizzare in
Francia l’opera di Seguin. Maria Montessori potrà entrare in contatto con la filosofia di Seguin proprio a
Bicetre. Bourneville fonda una propria scuola speciale per i fanciulli deficienti che ha la caratteristica di
essere aperta alla città, tramite la musica. In questo modo si favoriscono incontri e inclusione, abbattendo
le barriere dei pregiudizi. Goussot lo associa a De Sanctis per l’idea comune degli asili-scuola: anche
Bourneville vuole il pieno coinvolgimento della famiglia, l’accuratezza nell’allestimento degli spazi e la
promozione delle esperienze che possano favorire l’inclusione.
Ovide Decroly
Nasce in Belgio, nel 1871. Nonostante l’insofferenza verso il sistema d’istruzione che ne inibisce la curiosità
e voglia di sperimentare, si laurea in medicina. Il suo interesse si rivolge a bambini con problemi psichici o di
apprendimento. Diventa assistente al policlinico di Eperonniers, si affeziona ai bambini lì presenti e decide
di accoglierli in casa sua, che diventa un centro educativo specializzato. Con l’aiuto della moglie e di due
maestre sperimenta nuovi metodi come quello dei centri d’interesse. L’esperienza si trasforma in una vera
e propria scuola detta Ecole pour enfants irreguliers. Nel 1905 fonda la Società pedotecnica e nel 1907 dà
vita alla celebre scuola dell’Ermitage. Passa sempre di più dalla medicina alla pedagogia e questo lo associa
a Maria Montessori, gli aspetti in comune sono: l’attenzione alla globalità della persona, la centralità del
bambino, la cura dell’ambiente, l’importanza dell’osservazione, il legame tra sfera emotivo-affettiva e
apprendimento cognitivo. L’approccio di Decroly può essere detto “ecologico” perché dà molta importanza
all’ambiente naturale e a quello sociale. Decroly rifiuta i test di intelligenza come categorizzazione delle
persone, preferisce delle “biografie individuali a lungo termine” basate sull’osservazione sperimentale. Può
essere considerato un anticipatore del modello bio-psico-individuale.
Il metodo globale
la critica più forte di Decroly al sistema scolastico è che questo segua un metodo analitico, dal particolare al
generale. Secondo Decroly, invece, predilige il metodo globale che va dal generale al particolare. Nella
letto-scrittura, per esempio, si partirebbe dalla frase con un’associazione di disegno (metodo ideovisivo) per
poi analizzare le parole, le sillabe e le lettere. L’insegnamento ha tre momenti principali:
a) l’osservazione: riguarda il mondo dell’esperienza, l’insegnante parla il meno possibile e invita gli
alunni a conoscere l’ambiente con i loro sensi.
b) l’associazione coordina sul piano spazio-temporale le osservazioni condotte nella fase precedente.
c) L’espressione è la dimostrazione di ciò che il fanciullo ha appreso, può essere concreta (lavori
manuali, teatro, musica) o astratta (espressione linguistica).
Tutto parte dall’osservazione spontanea del bambino nel contesto. Per questo è ecologico, l’ambiente ha
un’importante funzione nel percorso di apprendimento.
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I centri d’interesse
L’insegnamento dei centri d’interesse vuol dire basare l’insegnamento sugli interessi dei bambini. Non c’è
una divisione specifica delle materie ma un programma che fa leva sulla curiosità del bambino. Decroly
identifica 4 bisogni primari: nutrirsi, lottare contro le intemperie, difendersi dai pericoli e nemici, agire e
lavorare in solidarietà, ricrearsi e migliorarsi.
Paul Robin
Paul Robin nasce nel 1837 a Toulon. Lavora come insegnante in una scuola, ma ne viene allontanato per i
metodi anticonvenzionali (gite scolastiche, partecipazione della popolazione). Tra il 1867 e 68 è incaricato
dall’internazionale, di redigere un rapporto sull’educazione integrale che egli intende come congiunzione di
tre dimensioni che sono tra loro interagenti: fisica, intellettuale (di cui fa parte anche quella pratica) e
morale. Nel 1880 è nominato direttore dell’orfanotrofio di Cempius. Qui applicherà il suo metodo basato
sull’interesse e l’educazione integrale. Gli allievi lavorano insieme: maschi, femmine e disabili. La scuola è
pensata come un museo della scienza con diversi centri di apprendimento. Dai 12-13 anni si applica il
metodo papillon di Fourier: con attività laboratoriali i bambini fanno esperienze nei campi più disparati.
L’educatore dà ampio spazio all’iniziativa e alla curiosità dei bambini, evitando il nozionismo e sviluppando
il senso critico. La scuola è però scomoda perché dimostra che anche i bambini svantaggiati possono
imparare e migliorare e per questo dopo una diffamatoria di alcuni giornali Robin viene rimosso
dall’incarico.
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Giuseppe Sergi
Sergi è il capofila della ricerca antropologica all’Università di Roma. Nasce a Messina nel 1841. Nel 1884
diventa professore di Antropologia all’università di Roma e inaugura il primo Laboratorio di psicologia
sperimentale. Il gabinetto è frequentato da molti studiosi, come Maria Montessori, perché le ricerche sono
moltissime e vertono nell’ambito psico-antropologico. Inaugura il primo Comitato italiano di Eugenetica,
opponendosi a Mendel propone un’eugenetica ecologica: l’ambiente migliorato, unitamente allo sviluppo
di un’educazione speciale, può modificare i tratti ereditari dell’uomo. Per Sergi i risultati ottenuti nelle
ricerche scientifiche sulla degenerazione delle razze portano alla necessità di una maggiore giustizia sociale.
Molta della sua attenzione è posta all’educazione e al convincimento della società della scuola come luogo
prioritario che porti al miglioramento sociale.
Sante De Sanctis
De Sanctis nasce in provincia di Terni nel 1862. Si Laurea in Medicina e Chirurgia a Roma nel 1886, con una
tesi sulle afasie. Si interessa moltissimo di neuropsichiatria, psicologia e pedagogia scientifica. De Sanctis
considera due grandi mestri: Sergi e Lombroso. Nel 1899 apre a Roma l’Asilo scuola pei deficienti poveri.
Dal 1902-03 diventa docente della cattedra di psicologia a Roma e tiene il primo corso di Psicologia con
metodi sperimentali. Nel 1915 pubblica Educazione dei deficienti, opera significativa: da una parte lo stesso
titolo definisce il settore della scienza nella quale si colloca l’educazione dei deficienti ovvero la pedagogia,
l’intento dello studioso è quello di educare per favorire lo sviluppo e l’espressione della personalità dei
fanciulli con deficienze mentali che sono trattati come individui a cui non si può negare il diritto di
esprimere le proprie potenzialità, infine il destinatario dell’azione educativa è il malato mentale. De Sanctis
attraversa le diverse discipline scientifiche con rigore metodologico e consapevolezza critica
approfondendo le teorie pedagogiche e medico-psichiatriche vedendone i limiti e suggerendo
miglioramenti. Altro aspetto importante è il discorso sui maestri che non devono diventare azzecca-
garbugli, ma neanche medicoidi, la formazione del maestro diventa una questione che si discute. DE Sanctis
è anche il padre della neuropsichiatria infantile.
Maria Montessori
Nasce a Chiaravalle nel 1870. Laureata in Medicina, entra in contatto con i massimi studiosi del tempo:
Sergi, Bonfigli e De Sanctis. Lavora presso la Clinica Psichiatrica dell’Università di Roma la porta a
interessarsi dei bambini frenastenici e a viaggiare a Londra e a Parigi dove scopre e traduce i libri di Seguin.
Da Itard Montessori eredita l’osservazione sistematica, rigorosa e scientificamente fondata. Da Seguin
eredita: l’importanza dell’educazione senso-motoria per lo sviluppo di personalità e capacità cognitive,
l’individualizzazione del percorso di apprendimento sulle caratteristiche del bambino, materiali didattici
specifici e adeguati, materiale autocorrettivo per lo sviluppo dei sensi, la cooperazione tra bambini è
importante nel processo di apprendimento. Montessori si batte per l’istituzione delle scuole speciali, delle
classi speciali nelle scuole comuni per i meno gravi e per la formazione dei maestri. Le case di cura vengono
aperte anche ai bambini normali, con lo stesso metodo di quello per i disabili, poiché ciò che vale per i
disabili vale per tutti i bambini. la prima casa dei bambini nasce nel 1907 a Roma. Dopo la pubblicazione del
libro il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nella Case dei bambini, si
fondano il movimento montessoriano, la scuola magistrale Montessori e l’opera nazionale Montessori. Le
associazioni e le scuole sono chiuse dal nazi-fascismo. Durante la Seconda guerra mondiale viaggia molto,
anche in India dove incontra Gandhi e il credo teosofico e continua a diffondere il credo pedagogico.
Antonio Gonnelli-Cioni
Antonio Gonnelli-Cioni nasce a Firenze nel 1854. Si impegna per l’educazione dei frenastenici e pare
l’istituto per frenastenici a Chiavari. E istituisce un corso di ortofrenia. L’intervento educativo deve essere
calibrato sulle capacità dell’allievo e deve essere stimolante, con caratteri ludici.
Ugo Pizzoli
Nasce il 1863 a Piacenza, di classe media. Nel 1898-99 istituisce il Laboratorio di Pedagogia scientifica, nel
1900-02 assume la direzione didattica del primo Istituto Medico Pedagogico italiano. Nel 1902 inaugura il
Corso estivo di pedagogia sperimentale per docenti.
Vygotskij
Nasce nel 1896, in una famiglia ebrea colta ed agiata. Studia con un tutore privato, brilla nel ginnasio della
città dove è cresciuto, Gomel, e si laurea a Mosca. Nel 1918 torna a Gomel e diventa docente nella scuola
magistrale della cittadina. Fonda qui un piccolo laboratorio di esercitazioni e sperimentazioni in psicologia.
Nel 1919 manifesta i sintomi della tubercolosi. Lascia Gomel perché invitato a Mosca nell’Istituto di
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Psicologia. Comincia a interessarsi dei fanciulli speciali assumendo la direzione della Sezione
dell’educazione dei bambini con deficit fisici e ritardi mentali, fa molti viaggi d’istruzione all’estero nei
centri psicologici e pedagogici. Rientrato a Mosca fonda un Laboratorio di psicologia del bambino anormale,
e nel libro Fondamenti di Difettologia scrive come un deficit non sia per forza una disabilità è la società a
renderla tale. Diventa estremamente noto e prolifico con opere di vario tipo. Le sue teorie verranno,
successivamente alla sua morte, censurate dal regime del tempo perché scomode. La sua teoria principale
è la zona di sviluppo prossimale.
Hans Asperger
Asperger nasce nel 1906 a Vienna. Si laurea in medicina e assume la direzione del reparto di Pedagogia
Curativa nella Clinica pediatrica dell’università di Vienna. Egli riteneva fondamentale il trattamento
pedagogico oltre che quello medico. La Pedagogia Curativa è per lui una lente di ingrandimento,
un’attitudine mentale per considerare il soggetto osservato nella sua globalità. Conduce uno studio, che
diviene celebre, su quattro fanciulli con comportamenti atipici, che pubblica con il nome di “gli psicopatici
autistici” ne descrive le caratteristiche comportamentali, e una serie di precisazioni sul modo di intendere
l’approccio clinico, l’osservazione e l’intervento educativo. Con le sue intuizioni, Asperger riformula il
rapporto tra clinica e pedagogia: la natura più profonda del bambino non si capisce con test, ma nella
situazione pedagogica. In primo luogo, ciò avviene mediante la de ospedalizzazione che promuove
l'evoluzione del concetto di cura dal trattamento alla presa in carico, per comprendere meglio il soggetto
sono essenziali le attività della vita quotidiana che dovrebbero essere riportate anche all'interno delle
strutture. In secondo luogo, l'intuizione di asperger e di creare uno stretto legame tra scuola e ospedale
così da realizzare procedure di insegnamento individualizzate calibrate sulle necessità e sulle caratteristiche
dei soggetti in difficoltà.
Janusz Korczak
Korczak nasce nel 1878 a Varsavia, il suo vero nome è Goldszmit, ma fin da giovane adotta lo pseudonimo
con cui sarà riconosciuto in tutto il mondo. Dopo la laurea esercita come medico in un ospedale pediatrico
di Varsavia. Cura gratuitamente i figli delle persone povere e di chi ha bisogno di aiuto. Pubblica diversi libri
per bambini, tra cui il Re Matteuccio. Svolge un intenso lavoro educativo sul campo, dirigendo la Casa degli
orfani per bambini ebrei a Varsavia e altri orfanotrofi. Elabora una vera e propria concezione pedagogica
della relazione educativa tra adulto e bambino. Egli critica l’atteggiamento dogmatico dell’educatore che
stigmatizza il bambino dentro categorie fisse.
Roberto Zavalloni
Roberto Zavalloni viene ricordato soprattutto come professore di pedagogia speciale ma in realtà è un
intellettuale eclettico. Nasce nel 1920 in provincia di Ravenna. Dopo innumerevoli e prestigiose lauree
dottorati viene nominato professore del primo corso di insegnamento di pedagogia speciale nel 1964.
Assunto l'incarico di docenza si impegna nel delinearne le caratteristiche, i significati, le funzioni ed i
problemi. per prima cosa cerca di definirla come scienza, poi analizza la formazione delle figure educative
specializzate, infine, si concentra sul contributo che può dare alla scuola comune. Zavalloni fa due
pubblicazioni la prima nel 1967 La pedagogia speciale e i suoi problemi: definisce lo scopo della pedagogia
speciale non quello di far scomparire le anomalie, ma quello di promuovere l'individuo secondo le sue
potenzialità e di contribuire alla realizzazione della dignità della persona al di là della condizione di difficoltà
che la caratterizza. La seconda La pedagogia speciale e i suoi metodi: imposta l'intervento della pedagogia
speciale su tre parti l'aspetto didattico l'aspetto educativo e l'aspetto terapeutico. Altro aspetto di cui si
occupa e la formazione docente, conduce un'indagine su 125 maestri a cui chiede di indicare tre qualità che
ritengono essenziali per l'insegnante da qui scaturiscono numerose pubblicazioni.
Giovanni Bollea
È uno degli studiosi più noti, questa è dovuto alla sua capacità di rivolgersi a tutti traducendo il pensiero
medico pedagogico in una forma comprensiva a tutti. Nasce nel 1919. Nasce come chirurgo, ma poi si
dedica la neuro-psichiatria infantile con un lavoro sulla vita dei minori disabili. Dopo numerose
pubblicazioni e incarichi prestigiosi. Nel 1948 apre il primo centro ONME (opera nazionale maternità e
infanzia), nello stesso anno c'è l'apertura del primo CMPP diretto da Bollea e Ossicini. Bollea riconosce
Montesano e Montessori come suoi maestri. Lavora per la ripubblicazione della rivista “infanzia anormale”
(1953) questa fu fondata nel 1907 da Ferreri e successivamente diretta da De Sanctis, diventa l'organo
ufficiale della sezione di neuro psichiatria infantile. Contribuisce alla Fondazione di due importanti
associazioni l’ AIAS e l’ANDAS. Fonda l'istituto di neuro psichiatria infantile che grazie alla bravura degli
allievi, colleghi e collaboratori e rapidamente consolidata. Durante il dibattito degli anni 70 e 60
sull'integrazione scolastica si enuncia per la scuola che deve essere di tutti e per tutti.
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