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ECONOMIA DEL RISPARMIO

lez 02/12

IL SISTEMA PREVIDENZIALE ITALIANO

il sistema previdenziale italiano ha 2 PILASTRI che sono a tal volta suddivisi in 3.


comunque:
1° PILASTRO PUBBLICO gestito dall’inps-->gestione pubblica.PENSIONE PUBBLICA
2°PILASTRO PRIVATO suddiviso in PREVIDENZA COMPLEMENTARE COLLETTIVA;gestione privata.
poi vedremo i:
- FONDI CHIUSI PREVIDENZIALI o NEGOZIALI
- ADESIONE COLLETTIVA A FONDO PENSIONE APERTO;
3° sottopilastro: PREVIDENZA COMPLEMENTARE INDIVIDUALE cioe i :
-FIP ovvero FORMA PENSIONISTICA INDIVIDUALE.
-ADESIONE INDIVIDUALE A FONDO PENSIONE APERTO.
il terzo pilastro si chiama anche PREVIDENZA INTEGRATIVA per differenziarla dal secondo sottopi-
lastro che si chiama previdenza complementare.
PRIMO PILASTRO -->è quello PUBBLICO; gestito dall’INPS che poi ha raccolto una serie di FONDI
gestiti da altre casse ma comunque con le riforme che sono state avviate l’inps poi ha raccolto la
maggior parte di queste casse.è un SISTEMA A RIPARTIZIONE CONTRIBUTIVO. quindi il sistema
pubblico italiano dagli anni del 1990 è un SISTEMA A RIPARTIZIONE CONTRIBUTIVO ; fino al 1995
avevamo un SISTEMA A RIPARTIZIONE RETRIBUTIVO, dal 1995 in poi abbiamo usato la forma con-
tributiva anche se la transizione è stata realizzata in modo molto lento dallo stato.circa 23milioni di
iscritti aderenti

-SECONDO PILASTRO-->è la PREVIDENZA COMPLEMENTARE che è FACOLTATIVA,è LIBERA, cosi co-


me anche il TERZO PILASTRO che è facoltativo o libero. sono SISTEMI A CAPITALIZZAZIONE CON-
TRIBUTIVI

al PRIMO PILASTRO--> aderiscono 23milioni di lavoratori cioe tutti i lavoratori autonomi o dipen-
denti in italia;
la previdenza integrativa è circa 1/3 degli aderenti nella previdenza complementare e integrativa.
ORIGINI DEL SISTEMA PREVIDENZIALE ITALIANO

è nato alla fine degli anni 1800(1898) , prima a CAPITALIZZAZIONE in via VOLONTARIA, poi a cau-
sa della IPERINFLAZIONE a cavallo delle due guerre e anche dopo la seconda guerra mondiale si è
iniziato a sostenere le pensioni ormai con un potere di acquisto quasi azzerato degli allora pensio-
nati. si è iniziato a puntellare queste pensioni povere con una componente a ripartizione. Quindi
siamo passati da CAPITALIZZAZIONE A RIPARTIZIONE.
a partire dagli anni 20 il sistema previdenziale italaino è diventato OBBLIGATORIO e la compo-
nente a RIPARTIZIONE è diventata sempre di piu prevalente.
negli anni 50 fino a i primi anni 60 l’italia ha avuto il boom economico cioe laFASE ESPANSIVA-->
e questo ha permesso di aumentare i benefici previdenziali perche il Pil andava bene.scompare il
legame tra contributi pagati e pensioni erogate.
quindi nel 1952 c’è stata la rivalutazione delle pensioni minime;
fino al 1968 con politiche di prepensionamento e la introduzione della formula RETRIBUTIVA cal-
colata sugli ultimi 3 anni degli stipendi;
nel 1969 abbiamo avuto un ulteriore miglioramento dei benefici perche si è adeguato le pensioni
al’indice dei prezzi al consumo IPC con il definitivo abbandono del regime a capitalizzazione. dal
1969 in poi il sistema è stato completamente a ripartizione+ la introduzione di pensioni sociali e
di anzianità.
fino al 1992 il lavoratore iscritto all’inps riceveva una pensione il cui importo era collegato alla re-
tribuzione degli ultimi anni di lavoro, una percentuale del salario degli ultimi anni, in particolare
con una rivalutazione del 2% per ogni anno di ocntribuzione per 40 anni di versamenti e veniva ero-
gata una pensione circa del 80% degli ultimi salari.

con gli anni 90 -->e in particolare con la RIFORMA DINI (1995) abbiamo avuto degli interventi im-
portanti di riforma.abbiamo avuto prima anche la RIFORMA AMATO(1992) che ha reso piu strin-
genti le regole di pensionamento, ma ci concentriamo sulla RIFORMA DINI DEL 1995 che ha intro-
dotto il SISTEMA CONTRIBUTIVO e che ha anche inizato una prima riforma dei fondi pensione che
poi si è definitivamente terminata con laLEGGE 253 DEL2004 e poi vari interventi che hanno dato
vita ai veri e propri FONDI PENSIONE.
nel frattempo quasi tutti i governi che si sono succeduti in questi anni 1992,1995,1997 , ecc quasi
tutti cioe governi che si sono succeduti al potere hanno modificato le regole pensionistiche.la
maggior parte in modo piu stringenti mentre qualche altra volta dilatando un po piu le maglie co-
me quota 100.questi sicuramente non è un bene per i lavoratori perche loro hanno bisogno di
certezza per fare un piano di vita,di lavoro e di consumo che rispetti le proprie preferenze e desi-
deri. che cosa succede quando abbiamo riforme che si susseguono di anno in anno? succede che
le persone vanno in panico e tendono a uscire quanto prima dal mondo del lavoro e a pensionar-
si prima possibile.quindi il governo poi si trova a riconcorrere i lavoratori che vogliono andare in
pensione e cerca cosi di bloccarli. la alternativa sarebbe una riforma definitiva strutturale, ben fatta
e non toccare cosi poi le pensioni per almeno 10 anni cosi consentirebbe alle persone di aver e n
quadro chiaro di regole con cui fare i conti e quindi muoversi cosi liberamente senza cosi seguire di-
ciamo il propri istinto di sopravvivenza : nel dubbio se posso pensionarmi,non posso pensonarmi
ecc e allora quasi quasi esco dal mondo del lavoro, ho la mia pensione certa e quello che poi succe-
derà in futuro non mi interessa. capite che poi si entra in un meccanismo perverso perche aumen-
tando il numero di pensionati aumenta la spesa pensionistica e dunque aumentano gli oneri per lo
stato ecc..
quindi queste riforme rischiano di avere effetti nel breve periodo contrari a quelli che si auspicava-
no.

qua riportiamo brevemente il contenuto di queste riforme che hanno previsto:


-tutte un aumento sistematico della età pensionabile,
-l’aumento dei requisiti contributivi quasi tutte ,sorpattutto AMATO E DINI
-aumento delle aliquota contributive
-modifiche del metodo di calcolo in particolare nel 1995 e 2012
RIFORMA DINI

la RIFORMA DINI è il punto di svolta perche:


- ha introdotto il METODO CONTRIBUTIVO pero con una lunga transizione.
- ha eliminato l’incentivo la pensionamento anticipato perche sappiamo che il PRINCIPIO CONTRI-
BUTIVO si basa sul PRINCIPIO DELLA EQUITA’ ATTUARIALE ; quindi non si guadagna e non si per-
de andando in pensione un anno prima,anche se si parla di quasi equità attuariale nel sistema-
PAYG perche non c’è proprio un annullamento della ricchezza pensionistica se attualizziamo al tas-
so di interesse,però il principio è quello della equità atturiale.quindi sono stati eleiminati sia van-
taggi e svantaggi nell’aderire a un sistema pensionistico e quindi i lavoratori potrebbero andare in
pensione liberamente senza distorsioni sul costo di pensionarsi.
-c’è un NUOVO PRINCIPIO DI SOLIDARIETA’ cioe non è piu potentemente redistributivo cioe ognu-
no prende cio che ha versato in valore attuale. cosa consiste il NUOVO PRINCIPIO DI SOLIDARIETA’
che è alla base del SISTEMA PAYG? anzitutto sempre il fatto INTEGENERAZIONALE tra giovani e
anziani, pero senza una redistribuzione tale da rompere il legame tra benefici e contributi. qui il
principio di solidarietà consiste nel fatto che TUTTI utilizzano uno STESSO TASSO DI RENDIMEN-
TO cioe sia che la economia vada bene che vada male, però tutti i lavoratori godono dello stesso
tasso interno di rendimento,indipendentemente dal fatto che un settore sia andato bene piutto-
sto che meno bene. quello che si condivide è il TASSO DI CRESCITA DEL PIL cioe tutti quanti , i
cotnributi di tutti i lavoratori vengono cistanetemente rivalutati al tasso di crescita del pil che è
uguale per tutti.
-poi c’è stata anche la nuova disciplina dei fondi pensione ma noi ci concentreremo su quella di
metà del primo decennio degli anni 2000.
IL PRINCIPIO CONTRIBUTIVO è una CAPITALIZZZIONE FIGURATIVA cioe i contributi non ci sono fi-
sicamente perche vengono girati ai pensionati e l’inps tiene una contabilità per ciascun lavoratore
e contabilizza il fatto che la richezza pensionistica di ciascun individuo cresce annualmente perchè
è alimentata dai contributi versati e dalla rivalutazione al tasso di crescita del pil, una media quin-
quennale degli ultimi tassi di crescita e vengono rivalutati a questo tasso di crescita del pil-questo
consente un rendimento sostanzialmente unico per tutti i lavoratori e inoltre ,legando le rate
pensionistiche alla dinamica del pil,questo sistema contributivo tende a rendere la spesa pensio-
nistica costante nel lungo periodo.questo ve l’ho dimostrato:il rapporto spesa pensionsitica su pil
bnel lungo periodo tende a essere costante ed è pari a alfa x tao dove alfa è la quota dei salari
sul pil. tao è la aliquota previdenziale.
questa riforma prevedeva poi la progressiva eliminazione delle PENSIONI DI ANZIANITA’.vi ho det-
to la differenza tra pensioni di anzianità e pensioni di vecchiaia.
la PENSIONE DI VECCHIAIA si puo ottenere con il raggiungimento di un requisito anagrafico cioe
60 o 65 anni, con un numero minimo di anni di contributzione per esempio 5.
la PENSIONE DI ANZIANITA’ invece si puo ottenere con il raggiungimento di un altro requisito
cioà quello della ANZIANITA’ CONTRIBUTIVA, ad esempio fino agli anni 90 almeno 35 anni di con-
tribuzione con qualsiasi età.
-la RIFORMA DINI prevedeva anche una LIBERTA’ DI SCELTA di quando andare in pensione tra i 57
e i 65 anni perche quetso sistema è NEUTRALE cioe non da ne incentivi ne disincentivi al pensiona-
mento e quindi la libertà di scelta consente a ciascun individuo di andare in pensione senza guada-
gni e ne regali e ne cosi, pero di fatto questa libertà fino a ora non è mai stata utilizzata perchè le
prime pensioni contributive le avremmo avute solo dopo 35 anni dall’inizio della riforma cioe
nel 2020.quindi di fatto questa libertà di scelta potrà essere reintrodotta solamente dopo che
avremo veramente tutte le pensioni contributive.
poi è stata prevista un aumento della aliquota dal 27% al 33% e anche la separazione tra la com-
ponente assistenziale e quella previdenziale perchè ovviamente l’inps gestisce anche le pensioni
assistenziali ad esempio le pensioni sociali che vengono corrisposte a un individuo che ha versato
poco per avere almeno una pensione minima. è stato previsto anche quindi la separazione contabi-
le tra assitenza e previdenza.
vi spiego quale è stato il problema dal 1995 in poi: fatta la riforma erano i tempi della riforma.
sono state individuate 3 tipologie di LAVORATORI in quella riforma del 1995:
- chi aveva almeno 18 anni di contribuzione al 1995 manteneva al SISTEMA RETRIBUTIVO e quin-
di non veniva toccato dalla riforma.
-chi aveva MENO DI 18 ANNI DI CONTRIBUTI al 1995 aveva un SISTEMA MISTO chiamato anche
PRO-RATA:la pensione era retributiva fino alla anzianità maturata fino al 31 dicembre 1995l, cal-
colata con il metodp contributivo per le anzianità maturate successivamente. ad esempio chi nel
1995 aveva 16 anni di contributi avrebbe avuto uan pensione con la QUOTA A e la QUOTA B. la qu-
toa A è quella calcolata con il metodo retributivo; 16 anni moltiplicato per il 2% fa il 32% dell’iulti-
mo salario; in piu avrebbe avuto una componente calcolata con il metodo contributivo:da quell’an-
no in poi avrebbe maturato contributi.
-per coloro che avevano cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre del 1995 si applicava TUTTO
IL METODO CONTRIBUTIVO.
prima del 1995 c’erano pensioni di vecchiaia per le donne di 55-60 anni di età e di 60-65 anni di
etàper gli uomini e minimo 20 anni di contributi da versare.
le pensioni di anzianità si potevano ottenere dopo 35 anni di contributi.

dopo il 1995 le pensioni di vecchiaia era stata data la possibilità di andare in pensione liberamen-
te tra 57 e 65 anni di età con almeno 5 anni di contributi, mentre la anzianità di poteva ottenere
dopo 40 anni di contributi, è statao inasprito il requisito della anzianità.

di fatto è stata operata una DISCRIMINAZIONE TRA GENERAZIONI:ci sono stati i prilviegiati cioe
quelli piu anziani che hanno mantenuto il metodo retributivo ; una generazione di mezzo che ha
avuto degli sconti da queste riforme e poi le generazioni future che hanno sopportare il vero pe-
so di questa riforma e questa è stata una battaglia sindacale .i sindacati si sono impuntati per cer-
care di strappare qualche privilegio in piu per i lavoratori piu anziani.
qua abbiamo altre riforme; non entriamo nel dettaglio pero vediamole:
riforma berlusconi, maroni , prodi ,RIFORMA FONERO;

RIFORMA FORNERO

ha esteso il SISTEMA CONTRIBUTIVO nel senso del PRO-RATA.


queste sono le 3 generazioni che sono state trattate in modo divderso, questi tre pilastri.
-per il terzo pilastro non è cambiato nulla: questi lavoratori che avevano iniziato a lavorare
nel1995 avevano e gli è rimasta la pensione contributiva.
-per la generazione di mezzo lo stesso non è cambiato nulla perche loro aveavano gia il pro
rata:una parte retributiva;per tutte le anzianita contributive maturate dopo il 1995 avrebbero avu-
to la pensione calcolata con il metodo contributivo.
-per la generazione piu anziana che aveva 18 anni di contributi invece è stato introdotto anche
per loro il PRO-RATA:quindi dal 1 gennaio del2012 le anzianità maturate da questi individui
avrebbero dato diritto a una quota di pensione calcolata con il metodo contributivo.

quindi diciamo che è stata introdotta una sorta di giustizia intergenerazionale cioe tutti con una
parte almeno di contributivo.
il problema è che questi individui della prima colonna erano gia parecchio anziani dal punto di vista
dei contributi versati perchè avevano almeno 18 anni nel 1995 e quindi vuol dire che avevano al-
meno 35 . quindi nel 2012 è stato introdoto il pro rata e ha toccato coloro che avevavo almeno 35
anni di contributi, ma molti di questi erano gia pensionati e quindi sono rimasti toccati pochi pero è
stato un gesto simbolico per ripristinare la giustizia tra generazioni.

quello che è stato fatto è stato che è stata ABOLITA LA PENSIONE DI ANZIANITA’ che adesso si
chiama PENSIONE ANTICIPATA dove non ha rilevanza la età anagrafica ma aveva come requisito
contributivo almeno 42 anni e 10 mersi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne; pero
sempre con un aggiornamento in base alle stime sulla base della stime di vita.quindi questo re-
quisito contributivo poi cambia anche in base alle aspettative di vita che vengono aggiornate
dall’instat.quindi queta pensione anticipata è stata inasprita rispetto alla riforma DINI che aveva
previsto i 40 anni.
inoltre è stata aumentata da 65 a 66 e 7 mesi per gli uomini e 65 anni e 7 mesi per donne il requi-
sito per la PENSIONE DI VECCHIAIA.è stato fatto quindi un GRADINO cioe il salto nella età di pensio-
namento ed è stato inasprito il requisito ANAGRAFICO.
questo perche? perche la riforma contributiva non è ancora andata a regime e quindi c’è bisogno
di fissare dei paletti perchè le persone se vanno in pensione prima, diciamo che hanno meno an-
ni calcolati con il contributivo. è vero che hanno una pensione un po piu bassa ma preferiscono
andare
in pensione prima piuttosto che avere una quota calcolata con il contributivo. dunque è per
questo che non è stata concessa libertà di pensionamento come era prevista nella riforma origianle
ma sono stati messi dei paletti cioe 66 anni aggiornate in base alle stimeISTAT e lo stesso per i con-
tributi aumentate da 40 a 42 anni per gli uomini e 41 anni per gli uomini e in piu si è posto poi il
problema degli esodati--> questi lavoratori che avevano fatto accordi anche a parole, non scritti
e in base ai quali era prevista la fuoriuscita volontaria dal posto di lavoro con una buona liquida-
zione da parte del datore di lavoro in attesa di andare in pensione con le vecchie regole.questi la-
voratori sono stati poi spiazzati dalla riforma Fornero e sono rimasti senza lavoro e senza pensio-
ne e quindi sono satte poi fatte delle manovre per connsetire a queste persone di andare poi in
pensione comunque.

poi ci sono state altre riforme ma non entriamo nel dettaglio.


poi la QUOTA 100 che ha ridotto un poi requisiti anagrafici per la pensione anticipata:abbassan-
do da 42 anni a 38 anni pero con età minima di 62 anni.
comunque era previsto per un trienno cioe dovrebbe essere finita e si sta parlando di QUOTA
102.

questi sono alcune


proeizioni della spesa
pensionistica in base
alle varie riforme: del
2005,la riforma sntecen-
te la elgge del 2010,
quella antecedente del
2011 eccc.

vediamo che il proble-


ma dell’ITALIA è questa
gobba pensionistica a
causa del pensionamen-
to dei baby boomers
previsto tra il 2020 e il
2030 cioe la onda di in-
dividui nati negli anni 60
che raggiungono piu o
meno i 60 nel 2020 e
quindi sarebbero andati
in pensione dopo il 2020
e questo avrebbe generato una GOBBA PENSIONISTICA che è stata quindi oggetto di analisi e di
studio anche da parte di varie riforme che hanno provato ad abbassare queta gobba
piu o meno tutte queste proiezioni protano a una stabilizzaizone della spesa pensionistica su pil
a causa del sistema CONTRIBUTIVO: NEL LUNGO PERIODO dovrebbe portare a una STABILIZZA-
ZIONE DEL RAPPORTO SPESA PENSIONISTICA /PIl secondo quanto abbiamo gia visto.quindi il vero
problema è arrivarci al 2050 perche questa gobba è stata sempre piu tagliata pderose il pil è 1800
milairidiil 2% del pil sono circa 33 miliardi all’anno e quindi ogni anno la riforma , la manovra fiscale
che il parlamento sta approvando è di circa 30 miliardi ed è in deficit.per avere una manovra in pa-
reggio dovremmo avere 40-50 miliardi di manovra complessive.
un 1% di spesa pensionistica in piu è circa 18 miliardi.

quindi varie riforme hanno abbassato la gobba. queste sono diverse proeizioni fatte da diversi en-
ti, ma comunque tutte concordano verso una riduzione della gobba.
quindi sul sistema previdenziale pubblico non dico di piu pero ricordati che ormai è diventato un si-
stema contrivutivo a tutti gli effetti.

FONDI PENSIONE

queste riforme hanno ridotto i benefici derivanti dal primo pilastro e quindi il legislatore si è po-
sto il problema di come garantire ai lavoratori un tenore di vita sufficentemente elavato e la ri-
spostaè stata:miglioriamo il secondo pilastro.
ci sono state diverse riforme prima negli anni 1990 che hanno provato a lanciare i fondi pensione
ma non ci sono riusciti. quale è stato poi lo snodo cruciale? sono stati due che sono stati poi rea-
lizzati nel 2004 prima con la legge delega BERLUSCONI, decreto legislativo,poi la legge approvata
dal governo prodi. c’è stato una serie di governi che hanno mantenuto le riforme del governo pre-
cedente, anzi il governo PRODI ha anticipato l’inizio della riforma dal 2008 al 2007.

gli snodi fondamentali sono stati:


-il SILENZIO ASSENZO--> cioe cosa succede al lavoratore che non dice nulla? fino al 2007 il lavora-
tore che non diceva nulla rimaneva di fatto nel vecchio regime e lo vedremo il TFR.dal 2007 in
poi ilsilenzio assenzo prevede che se il lavoratore non dice nulla allora automaticamente è iscrit-
to in un fondo pensione e deve versare in un fondo pensione. questa differenza non è banale: qua
ci sono degli elementi psicologici molto importanti.è stato dimostrato che gli individui in generale
tendono a rimanere dove li metti cioe c’è una certa inerzia a livello psicologico a cmabiare lo sta-
tus nel quale lo stao ti mette o la istituzione ti mette.dal punto di vista psicologico quindi è cambia-
to la opzione di default:di default tu sei iscritto a un fondo pensione anche se non dici nulla.parlia-
mo dei lavoratori dipendenti del SETTORE PRIVATO attenzione. quindi questo è stato il primo ele-
mento che ha portato a un primo successo della riforma dei fondi pensione.
-INCENTIVI FISCALI-->è stato un buon pacchetto di sconti dal punto di vista fiscale.
quindi queste riforme hanno sempre cercato di rispettare la libertà di scelta, a differenza di altri
paesi come la GRAN BRETAGNA in cui la previdenza complementare è obbligatoria, in ITALIA NON
è OBBLIGATORIA LA PREVIDENZA COMPLEMENTARE però è stato cambiato lo stato di default per
i lavoratori dipendenti del settore privato.
in particolare questa riforma ha RIFORMATO L’ISTITUTO DEL TFR-->sappiamo che il TFR è 1/13 del
salario lordo. 1/13 fa 7,69 del salario lordo. poi togliamo lo 0,5che va al fondo di garanzia + altri
picocli contributi.quindi alla fine il TFR NETTO è circa il 6,91% del SALARIO LORDO dei lavoratori
dipendenti. quindi il tfr esiste sia per i LAVORATORI PUBBLICI che per i LAVORATORI PRIVATI ma la
riforma ha toccato i dipendenti del settore PRIVATO e quindi solo quelli.
il tfr è il SALARIO LORDOche viene trattenuto in aizenda,è un SALARIO DIFFERITO: è la azienda
che trattiene un tredicesimo del salario lordo in azienda per generare cash flow; lo utilizza la zien-
da per investimenti ad esempio. riconosce al lavoratore , questo articolo 120 del codice civile:la
normativa prevede che il tfr venga rivalutato al 1,5% annualmente + i 3/4 della inflazione.quindi
se la inflazione è 0 allora il tfr che i lavoratori lasciano in azienda viene rivalutato annualmente al
1,5%.
chiaramente il tfr era molto amato dalle aziende: la aziende italiane solo al 90% delle imprese
medio piccole. la dimensione media è di 4 addetti delle aziende italiane e quindi il tfr è molto
amato dalle aziende perche si tratta di risorse a buon prezzo perche costano solo al 1,5. se una
azienda va in banca e chiede un prestito gli costa un 7-8 , o 105 all’anno al contrario del tfr.quindi
era molto amato dalle aziende ma anche dai lavoratori: il tfr infatti viene erogato al termine del
contratto di lavoro per qualsiasi motivo e quindi non solo per il pensionamento ma anche nel ca-
so di licenziamento e quindi è un cuscinettoa cui i lavoratori attingevano nei casi di necessità.
inoltre erano possibili anticpazioni per spese mediche, acquisto della prima casa ecc una sola vol-
ta nella vita salvo le eccezioni date dal datore di lavoro. quindi il tfr avevano una natura di RI-
SPARMIO PRECAUZIONALE piu che da ciclo di vita perche era un cuscinetto a cui i lavoratori attin-
gevano nel caso di emergenze, chiedendo anche di piu al datore di lavoro a volte rispetto a quanto
gli aspettava per legge e il datore di lavoro in genere consentiva anche a maggiorti spese.

poi il DECRETO LEGISALTIVO 47 DEL 2000-> HA EQUIPARATO tutte le forme di risparmio previden-
ziale,ma i fondi pensione sono stati poi avvantaggiati nel senso che il tfr scontava prima una ali-
quota del 11% come i fondi pensione. poi è stato differenziato e ora gli interessi maturati sul tfr
vengono tassati al 17% e poi c’era una tassazione separata al momento in cui il lavoratore perce-
piva il tfr. separata perche? perche immaginate il tfr di un lavoratore che va in pensione,ha lavora-
to 35 anni in una azienda; piu o meno ha a disposizone tfr , ogni 13 anni si matura una annualità
circa; quindi circa 3 annualità+ interessi ; salario lordo di un operaio è il doppio di quello che c’è in
busta paga e quindi potrebbe esser 35 mila euro all’anno. capite che se fosse tassato con la aliqu-
toa iperf allora sarebbe tassato a oltreil 40% e quindi era prevista una tassazione separata pari al-
la aliquota media irpef degli ultimi 5 anni . per un operaio è circa il 23% la aliquota iperf piu bas-
sa.quindi queste erano le REGOLE PRIMA DELLA RIFORMA.

LA RIFORMA 2007 DEL TFR

la riforma ha preivsto:
-dal 1gennaio del 2007 la possibilita per i lavoratori dipendenti del settore privato di destinare il
TFR MATURANDOa cioe quello che viene maturato da quell’anno in poi a un fondo pensionsitico
complementare FPC a loro scelta secondo il PRINCIPIO DELLA LIBERTA’ DI SCELTA e il principio del
CONSENSO TACITO(SILENZIO ASSENSO). quindi per tutti i lavoratori si aprono 3 possibilità:

1. conferire il 100% del tfr maturando a un fondo negoziale , aperto o a un pip cioe le tre tipolo-
gie di fondi previste dal 2007.
FONDI NEGOZIALI O CHIUSI sono quelli posti in essere da accordi tra le parti sociali quindi sinda-
cati e datori di lavoro, associazioni di categoria danno vita a un fondo pensione possono aderire a
quel fondo pensione solo quei lavoratori che appartengono a quel settore. ad esempio il FONDO
COMETA è il fondo pensione del metalmeccanici.
per questo si chiama CHIUSI O NEGOZIALI.
oppure puo aderire a un FONDO APERTO. possono essere messi in campo da azienda o da liberi
professionisti come architetti,ragionieri ecc.
oppure un PIP cioe un paino individuali come quelli di Mediolanum,Generali cioè agenzie assicu-
rastive che propongono anche fondi pensione individuali indipendentemente dal settore.
quindi questa è la prima possibilitàcioe conferire il 100% del tfr; attenzione: questo è il caso di scel-
ta ESPLICITA e a CARATTERE IRREVERSIBILE:se l’individuo cioe decide di aderire a un fondo pen-
sione, un domani lo potrà cambiare però da quel momento in poi dovrà sempre aderire a un fon-
do pensione e non si puo tornare indietro cioe non posso poi tornare al tfr. è questo che ha spa-
ventato un po i lavoratori cioe la irreversibilità della scelta che serviva a sviluppare i fondi pensione
ha generato un po di titubanza da parte dei lavoratori.

2. conservare il tfr maturando cosi come è cioe conservarlo in AZIENDA.è una SCELTA ESPLICITA E
REVERSIBILE cioe un lavoratore puo sempre ritornare su questa decisione.momentaneamente il
tfr lo lascia in azienda però in un domani potrà modificare la sua scelta.

3. non effettuare alcuna scelta entro i primi 6 mesi della assunzione: ecco il SILENZIO ASSENSO.
in quel caso il tfr maturando conferisce in automatico in un fondo pensione indicato dalla norma-
tiva e principalmente se esiste è il FONDO NEGOZIALE.se non esiste si va a vedere se c’è un FONDO
REGIONALE .
comunque questa scelta è iRREVERSIBILE.
nel caso in cui non ci fosse stato nessun fondo residuo, i soldi del tfr dovevano andare in FONDINPS
cioe un fondo separato dall’inps , gestito dall’inps e in realtà doveva essere chiuso da qualche
annno però in realtà esiste ancora,è un ente un po fantasma cioe non si capisce ancora bene se c’è
o meno.era nato nel 2007 ma poi ha funzionato poco, dovevano abolirlo quindi.

Comunque se uno non dice nulla la LINEA DI INVESTIMENTO è quella piu prudente che deve co-
munque almeno garantire il 1,5%;se un lavoratore non dice nulla allora il tfr va va al fondo pen-
sione,peròil fondo pensione va nella LINEA GARANTITA: tutti i fondi pensione devono avere al-
meno la linea garantita che garantisce la restituzione almeno del capitale o garantisce almeno il
1,5%.

NOTA BENE:

OPZIONE 1:se il lavoratore decide di lasciare i soldi dentro LA AZIENDA cioe conservare il tfr
nell’azienda.
se l’azienda ha <50 dipendenti allora effettivamente il tfr maturando rimane nell’azienda cosi co-
me ha deciso il lavoratore.
se l’azienda però ha piu di 50 dipendenti la azienda perde comunque i soldi del tfr perche questi
soldi vanno al FONDO DI TESORERIA costituito dall’inps.
quale è la RATIO di questa cosa? tu grande azienda non puoi mettere la pensione del tuo lavoratore
e cosi mettere i soldi in azienda che fanno comodo alla impresa,cioè è cash flow a poco prezzo che
costa poco. ipotizzando che le grandi aziende hanno grande potere contrattuale rispetto al lavora-
tore allora si è detto:è inutile che tu grande azienda fai pressione al lavoratore per fargli lasciare il
tfr in azienda perchè se anche gli fai presssione i soldi li perdi comunque perche li gestirà il fondo di
tesoreria dell’inps e lo gestirà secondo tutte le regole del tfr cioe 1,5,anticipi una volta nella vita
ecc.
mentre questa opzione di lasciare i soldi in azienda effettivamente si realizza solo per le aziende
medio piccole perchè lea ziende medio piccole sono piu fragili dal punto di vista finanziario e so-
no anche la maggioranza delle imprese italiane e li il tfr effettivamente rimane in azienda.

qua c’è il problema della doppia imposizione del risparmio.


CONFRONTO TFR CON FONDO PENSIONE

-nella colonna di sinistra ci sono le REGOLE DEL TFR-->i contributi versati al tfr sono esenti da tas-
sazione.gli interessi sono tassati al 17%. il tfr in azienda offre il 1,5% + i 3/4 della inflazione e poi
quando è erogato il tfr sconta una aliquota imperf degli ultimi 5 anni a tassazione separata. non
c’è contributo aggiuntivo del datore di lavoro ; è il singolo lavoratore che versa il suo tfr e poi di
norma il tfr viene erogato per intero al termine del rapporto di lavoro salvo degli anticipi tipo una
volta nella vita salvo diversi accordi con la impresa.

-FONDO PENSIONE-->i contributi sono anche essi esenti fino a 5.164,57€ cioe i vecchi 10milioni
di lire ; se il lavoratore decide di versare il suo tfr al fondo pensione allora lo stato praticamente gli
restituisce le tasse, l’eventuale irpef che ci ha pagato sopra e quindi i contributi non sono tassati
per evitare la doppia tassazione del risparmio.se il lavoratore versa piu di 5100€ all’anno, questi
900€ non vengono dedotti quindi il lavoratore ci ha gia pagato le tasse,però questa quota non sarà
tassata in fase di erogazione della pensione.quello che viene tassato prima non viene tassato dopo;
quello che non viene tassato prima verrà tassato alla fine al momento della erogazione.
interessi sono stati aumentati nel 2015,prima erano al 11% ed erano equiparati al tfr che anche
esso aveva il 11%;poi dopo è stata aumentata la aliquota al 20% anche se i titoli di stato ,se il fon-
do pensione investe in titoli di stato si sconta la aliquota al 12,5%.percio diciamo che quasi tutti i
fondi pensione investono in titoli di stato, poi la aliquota media ovviamente si abbassa.
qui il rendimento:il rendimento dei fondi pensione dipende dal mercato e anche dal tipo di inve-
stimento. ci puo essere la linea azionaria, mista, obbligazionaria, tipicamente tutti i fondi pensio-
ne hanno almeno queste tre linee e poi c’è anche quella garantita che almeno ti restituisce il ca-
pitale e quindiil rendimento dipende dalla linea di investimento. sia il tfr che il fondo pensione
hanno una tassazione privilegiata rispetto al capial gain con aliquota del 27% in Italia.
quindi hanno un vantaggio ovviamente rispetto alle altre tipologie di investimenti cioe hanno un
favore dal punto di vista fiscale.
attenzione:quando erogato il fondo pensione, al momento del pensionamento cioe la parte impo-
nibile cioe quella che non è stata ancora tassata di quei contributi sconta una aliquota che va tra
il9% e il 15% cioe la aliquota che si applica dipende dalla anzianità che si è tenuta nel fondo.ogni
anno superiore al quindicesimo in cui il lavoratore è rimasto nel fondo pensione ha uno sconto del-
lo 0,2% ,quindi ad esempio se un lavoratore è rimasto nel fondo 35 annni allora 35-15 fa 20 anni;
20 anni x 0,3% allora fa 6% e questo viene contato rispetto al 15%.quindi di default si pagherebbe il
15% però ogni anno superiore al 15esimo di permanenza al fondo ti da uno sconto fiscale dello
0,3%.quindi il massimo di beneficio si ottiene se rimane nel fondo 35 anni e praticamente succede
che la pensione annualmente che viene erogata dal fondo pensione viene tassata al 9% e questo
è un vantaggio perchè le pensioni pubbliche sono tassate in base all’irpef che è al 23%.

infine vi è anche il CONTRIBUTO DATORIALE cioe i FONDI NEGOZIALI danno la possibilità che il da-
tore di lavoro ci metta fino a un -3% se il lavoratore ci mette altrettanto.se il lavoratore ad esem-
pio ci mette un 2% in piu rispetto al tfr allor il datore di lavoro ce ne mette altri 2diciamo a gratis
cioe un regalo che il datore di lavoro fa e non è poca roba cioe un 2% all’anno per 30 anni non è
poco pero questo succede solo se il lavoratore versa al FONDO NEGOZIALE.se il lavoratore cioe de-
cide di usare un altro fondo che non è quello di categoria perde questo contributo datoriale.
quindi la libertà di scelta è molto opinabile:se un lavoratore non versa piu a un fondo negoziale
che è quello istituito tra i sindacati e il proprio datore di lavoro,se un lavoratore vuole andare via
perde il contributo datoriale cioe non se lo porta dietro a un altro fondo pensione e quindi que-
sto capite che riguarda la concorrenza.quindi un dibattito attuale è se si possa liberalizzare questo
contributo datoriale cioe consentire di portarselo dietro e li si ci sarebbe una maggiore libertà di
scelta e maggiore concorrnza tra i fondi.

poi viene erogata sotto forma di pensione al raggiungimento dei requisiti per la pensione,con la
possibilità di averlo cash al massimo il 50% del montante e il resto deve essere per forza una ren-
dita.questa è la differenza rispetto al tfr:iltfr te lo danno subito appena vai in pensione mentre il
fondo pensione te lo danno al massimo 50% cash e il 50% deve però rimanere come rendita an-
nuale.

per i lavoratori del pubblico impiego però questa opzione non è stata data:loro possono solo
iscriversi a un PIP o fondo aperto se esiste ma non è stata prevista la opzione di devoldere il tfr al
fondo pensione. perche?
perche il tfr dei lavoratori pubblici è puramente figurativo cioe non esiste. se lo stato avesse do-
vuto prevedere questa opzione anche per i lavoratori pubblici allora avrebbe dovuto sborsare risor-
se per devolvere questo tfr ai fondi pensione, è il motivo per cui questa opzione non è stata previ-
sta per i lavoratori di pubblico impiego che però possono aderire a un fondo pensione individuale e
godere cosi di benefici fiscali.
altri dettagli. sono satte anche previste delle possibilitàdi anticipare i fondi pensioni ad esempio
per spese urgenti in qualsiasi momento si puo chiedere un anticipo del fondo pensione fino a un
massimo del 75% di quanto versato.oppure per acquisto della prima casa; qua si puo avere il 75%
di quello versato una volta ogni 8 anni cioe anche piu volte nella vita.
poi altre esigenze ecc
c’è poi il TRASFERIMENTO DEL FONDO:uno si puo trasferire da un fondo all’altro ma non prima
di due anni dalla iscrizione cioè puoi cambiare un fondo ma non prima di esserci rimasto almeno
2 anni e è impossibile tornare al regime dell’articolo 2120 del codice civile.
non entriamo nel dettaglio dei riscatti.

qua vi riporto dei grafici in cui si ved il confronto tra tfr e fondi pensione in termini economici che
va a favore dei FONDI PENSIONE sicuramente perchè hanno interessi piu alti,trattamento fiscale
della pensione erogata piu conveniente, perche hanno anche il contributo del datore di lavoro
eventualmente e questi sono benefici molto importanti. vi ricordo che la differenza tra 1% e il 2%
di tasso di interesse su 40 anni è molto e non è poco.
questa è una simulaizone in cui si vede il montante del tfr 126.000€ caso benchmark peril fondo
pensione è 227.000€ pe run lavoratre medio.quindi da 126.000 a 227.000

il tema è che comunque non tutti i lavoratori hanno aderito con entusiasmo.c’è stato un umento
dei lavoratori ; qua vi riporto il numero dei fondi pensione al2017, siamo passati e sono scesi via
via negli ultimi anni .SITO DELLA COVIP e li si vede la relazione annuale che fa il presidente della
covip cioe l’ente che supervisiona i fondi pensione in italia con numeri aggiornati. i rendimenti in
genere hanno di fatto però battutto il tfr anche se non sono entusiasmanti.
quindi sicuramente dal punto di vista dei rendimenti conviene aderire al fondo pensione.

numero di ISCRITTI:erano lavoratori dipendenti circa 5milioni500+ lavoratori autonomi 1 milione e


altri iscritti altro milione quindi circa 8milioni e sono quindi ancora pochi. perchè? ci sono diverse
ragioni

queste slide guardatevele con calma.

primo tema è la INFORMAZIONE cioe la EDUCAZIONE FINANZIARIA:i lavoratori italiani sono poco
informati sulla finanza,meno che in altri stati.è un problema di FINANCIAL LITERACY cioein altri
stati c’è piu formazione economica gia dall’età scolara e in genere il lavoratore medio è quasi anal-
fabeta sulle regole essenziali per gli investimenti.
-poi c’è il tema della PORTABILITA’ del contributo datoriale. è un problema anche questo.
-tema della IRREVERSIBILITA’ edè una cosa che ha fatto paura ai lavoratori.
-tema della DIMENSIONE DELLE IMPRESE ITALIANE:
la dimensione media delle imprese italiane è molto piccola e cosa succede? il lavoratore medio è
un lavoratore che lavora in una azienda di 4 addetti in cui il lavoratore di lavoro è piu un collega che
un dirigente.
paradossalmente la pressione negativa si ha piu sulla piccola impresa che non sulla piccola impresa
perche nella grande impresa ci sono i sindacati che comunque ti difendono. poiche la maggior par-
te dei lavoratori in italia è delle piccole imprese,il che spiega il perche delle ancora adesioni bas-
se. quindi ci vorrebbe maggiore informazione e forse prima o poi si arriverà alla obbligatorietà pri-
ma o poi lo stanzionamento del tfr al fondo pensione.
PEP

I PEP sono dei fondi PENSIONE PANEUROPEI previsti dal regolamento ue del2019 -->che ha defi-
nito un quadro noramtivo standardizzato a livello europeo relativo a una nuova tipologia di fon-
do pensionistico che deve avere delle caratteristiche di base in tutta europa.in particolare è pre-
visto:lo scopo è quello di garantire la piena portabilità dei diritti previdenziali per un lavoratore
per garantire la libertà di movimento all’interno della UE anche se poi ciascun stato ha delle ali-
quote e trattamenti fiscali diversi però la cosa importante dei PEP è che è previsto che tutti i pep
debbano avere una LINEA DI INVESTIMENTO che abbia COSTI INFERIORI AL 1% AMMINISTRATIVI.
quali sono i fondi pensione che hanno meno costi in italia? i FONDI NEGOZIALE ai quali aderisce la
maggioranza dei lavoratoi in italia però i PIP quelli cioè promossi anche dalla agenzie di assicurazio-
ne ecc stanno aumentando parecchio perche hanno una grande rete di marketing e di vendita .vin-
ce li ci vende di piu .questi fondi pensione ti formano, una votla che entri dentro alla catena,alla-
squadra,ti assicurano una formazione costante e una crescita.
PEP

nella prima linea ci sono i rendimenti dei fondi negoziali ; il tfr invece è nella riga finale. la differen-
za è sempre stata positiva, tranne il 2020

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