Gianni Schicchi è un’opera in un atto di Giacomo Puccini, su libretto di
Giovacchino Forzano basato su un __________________ del Canto XXX dell’Inferno di Dante (vv. 22-48). Fa parte del Trittico. La prima assoluta ha avuto ________________ il 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York.
La storia. Gianni Schicchi, famoso in tutta Firenze per il suo __________________
acuto e perspicace, viene chiamato in gran fretta dai parenti di Buoso Donati, un ricco mercante appena spirato, perché escogiti un mezzo ingegnoso per salvarli da un’incresciosa ___________________: il loro congiunto ha infatti lasciato in eredità i propri _____________________ al vicino convento di frati, senza disporre nulla in ________________ dei suoi parenti. Inizialmente Schicchi rifiuta di aiutarli a causa dell’atteggiamento sprezzante che la famiglia Donati, dell’aristocrazia fiorentina, mostra verso di lui, _________________ della «gente nova». Ma le preghiere della figlia Lauretta (romanza «O mio babbino caro»), innamorata di Rinuccio, il giovane nipote di Buoso Donati, lo spingono a tornare sui suoi __________________ e a escogitare un piano, che si tramuterà successivamente in beffa. Dato che nessuno è ancora a conoscenza della dipartita, ordina che il cadavere di Buoso venga trasportato nella ____________________ attigua in modo da potersi lui stesso infilare sotto le coltri, e dal letto del defunto, contraffacendone la voce, dettare al notaio le ultime _______________________. Abbina ognuna delle seguenti parole al suo sinonimo sottolineato:
proprietà – colui che – desiderata – volontà – giustizia – accade –
davanti – grida – ognuno – pure
Così infatti avviene, non senza che Schicchi abbia preventivamente
assicurato i parenti circa l’intenzione di rispettare i desideri di ciascuno, tenendo comunque a ricordare il rigore della legge, che condanna all’esilio e al taglio della mano non solo chi si sostituisce ad altri in testamenti, ma anche i suoi complici («Addio Firenze, addio cielo divino»). Schicchi declina dinanzi al notaio le ultime volontà e quando dichiara di lasciare i beni più preziosi – la «migliore mula di Toscana», l’ambita casa di Firenze e i mulini di Signa – al suo «caro, devoto, affezionato amico Gianni Schicchi», i parenti esplodono in urla furibonde.
Riordina le parole in grassetto.
Ma il finto Buoso li canterellando a mette tacere il motivo dell’esilio e
infine li caccia dalla casa, di sua esclusiva proprietà divenuta. Fuori, sul balcone, Lauretta e Rinuccio si abbracciano teneramente. Schicchi, contemplando la loro felicità , della compiaciuto astuzia propria sorride, che tuttavia lo condannerà all’inferno.
O mio babbino caro è un’aria dell’opera Gianni Schicchi. La canta il
personaggio di Lauretta, rivolgendosi al padre Gianni Schicchi, quando lo scontro tra questi e la famiglia Donati giunge a un punto tale da mettere a rischio la sua storia d’amore con Rinuccio Donati.
Ascolta l’indimenticabile versione cantata da Maria Callas nel lontano 1963 e
poi completa il testo.
O mio babbino caro,
Mi ______________ è bello, bello; Vo’ andare in Porta Rossa a comperar l’___________________! Sì, sì, ci voglio __________________! E se l’amassi indarno, andrei sul Ponte ________________, ma per buttarmi in Arno! Mi struggo e mi tormento! O Dio, vorrei morir! Babbo, pietà , pietà !…
Glossario: Vo’: vado Indarno: invano, inutilmente Mi struggo: soffro in silenzio