Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
NICCOLO’ PAGANINI:
DIABOLICO VIOLINISTA
1
CHE NON RIPETE
2018
2
DEDICA
Ed ora la dedica, oltre gli affetti familiari più vicini, al lettore che sfoglierà
queste pagine e, in particolare, a quello che avrà la voglia e il tempo di
leggerle; un grazie, infine, alle persone care e amiche che hanno visto
crescere giorno dopo giorno questi fogli e che mi sono state vicine:
mancano in questo elenco di dediche ma non nel mio affetto.
Ringrazio infine Luigi Monti , uomo di rara cultura musicale, per le parole
che mi ha voluto rivolgere nella presentazione di questo mio lavoro e che
credo, in tutta sincerità, di non meritare appieno, e il celebre Conservatorio
comasco che mi ha permesso la consultazione di vari testi, la visione di
dvd e l’ascolto di cd di musica lirica.
Concludo con il dire che se qualcuno, dopo aver letto questa raccolta
(concepita per menti curiose di scoprire le corrispondenze fra musica e vita
e la saggezza che diventa comprensibile all’orecchio pensante) sarà tentato
di ascoltare qualche brano musicale di Niccolo’ Paganini, ebbene farà
dono a me, lusingato d’aver sollecitato un interesse così nobile, e farà
anche e soprattutto regalo a se medesimo.
Sandro Boccia è un uomo scherzevole nel senso pieno del termine: gli
piace giocare in ogni momento del suo quotidiano rapporto con gli altri,
non già per burlarsi di loro ma per esprimere un atteggiamento di
autodifesa (sic!) dalle insidie della vita sminuendone l’impatto. Lo
scherzo, spesso venato da ironia, è quasi sempre orchestrato su un gioco di
parole basato per lo più da un intento canzonatorio senza mai offendere 7
poiché non è questo il suo fine ma per far sì che la vita scivoli via, mai
presa di petto, affinchè non faccia troppi danni per il tempo delle
riflessioni per un comportamento a divenire. Perciò il nostro poeta non
risparmia frecciatine sui “vizietti ed abitudini” decisamente non esemplari
ma indulgenti nel proporsi come umane scorciatoie, tipiche all’indole
romanesca, al fine di godere e far godere piccole soddisfazioni di ogni tipo
ai sensi e in tutti i sensi. Moltiplica le occasioni d’esaltazione
dell’esistenza quotidiana e cerca di far dimenticar tristezze e dolori dando
spazio a gioie grazie all’immaginazione fantasiosa. Il nostro personaggio
che è verseggiatore di copiosa vena ,dotato di una facilità straordinaria
nel porre le parole in rima, ultimamente si è cimentato nell’esporre in
prosa rimata la vita e le opere di Verdi, Puccini, Rossini, Mozart,
Beethoven, Ciaikoski, Usiglio e Paganini, quest’ultimo oggetto della
presente raccolta. Al riguardo parafreserei le parole di Ludwig quando
ebbe ad affermare:” Ci son tanti principi reali ma di Beethoven c’è ne solo
uno!” con queste: “Esistono tante pubblicazioni sul grande violinista ma
nessuna è come quella del Boccia, in prosa rimata!” Assiduo frequentatore
della biblioteca del Conservatorio di Como per le sue ricerche far la sua
conoscenza è un “bene” ma attenzione un consiglio sincero: Sandro Boccia
va preso a piccole dosi (direi da farmacopea) e quando non lo vedete in
quanto in vacanza o ammalato, ebbene avrete la riprova che Iddio esiste
veramente. Purtroppo ne sentite la mancanza!
Luigi Monti
AUTORITRATTO D’AUTORE
LA CULTURA
DEL MELODRAMMA
IL MELODRAMMA
alle parole, ossia al testo scritto nel libretto, a cui non si può esser sordo.
Nell’opera, invece, essa assume un ruolo fondamentale, giacchè da essa
dipendono gli altri suoi elementi costitutivi che, non è promessa,
nell’ambito di un nesso inscindibile contribuiscono a dare forma metrica
allo spettacolo teatrale. In tal contesto la componente letteraria e poetica
ha anch’essa un ruolo di importanza primaria. Già nella tragedia greca
la poesia si univa alla musica, così pure nel Medioevo, scene d’ispirazione
religiosa e profana erano accompagnati da ausilio musicale, che stellone!
Il riferimento a modalità espressive antiche, non s’andava mica alla cieca
a quel tempo, non mancavano: è il caso del gruppo “Camerata fiorentina”
che usava riunirsi nelle dimore di nobili a Firenze, a Palazzo Bardi, per
eseguir la propria musica. Questo gruppo s’ispirava a un modello-vetrina
mutuata dalla musica greca, eseguendo semplici melodie: ciò dette luogo
alla diffusione di un genere di pratica musicale legata al canto, non logo,
ove la declamazion per lo più di versi, affidata a un solista, accompagnata
era dalla melodia degli strumenti. Con l’evoluzione arrivò, come una fata,
la forma melodrammatica con la messa in scena di due opere teatrali
del poeta Rinuccini (1550-1620): tuttavia toccò al primo grande autore
di opere liriche, Monteverdi, rovesciare la struttura, con tuoni e strali,
del melodramma favorente la musica, che la “Camerata”, a tutte le ore,
aveva inteso far dipender dal canto e da parole. Tale svolta rapidamente
fu accolta con un’idonea soluzione per avere dal connubio musica-parola
un risultato ricco di sviluppi per il melodramma grazie anche, non è sòla,
alla concomitante apertura dei primi teatri pubblici. Fu nel XVIII secolo
che il melodramma italiano raggiunse il vertice della popolarità 12
.
IL MELODRAMMA TRA REUSTARAZIONE
E RISORGIMENTO
L’OPERA ROMANTICA
e della sua indipendenza dal discorso musical, l’opera del 700, fatto vario,
non è mai andato a teatro. L’opera in musica proietta insomma, lì per lì,
16
l’espressione romantica della passione verso una dimensione collettiva
ritratta nelle sue forze più generose, nei suoi valori morali, va da sé,
e nello stesso tempo del sol genere romantico italiano che sappia di solare
un’immagine tutta romantica del nostro Paese, della nostra bella Italia!
IL MELODRAMMA NEGLI ANNI DELLA
RESTAURAZIONE
e attribuisce scarso rilievo al ruolo del libretto; il secondo vive una sana
lavora su libretti francesi sin alla fine della sua lunga vita. Bellini muore
attingendo alla tradizione comica e romantica con temi dei più svariati,
fra cui primeggiò Felice Romani che collaborò pure con Bellini (“Norma”
il dramma sul triangolo d’amore (qui Renato Zero non c’entra), via posta 18
Nelle opere di Verdi ,il suo genio musicale e drammatico offre la sintesi
più potente
della sensibilità e della cultura romantica italiana , giungendo alla
manifestazione
più elevata del dramma musicale, estraniandosi al dibattito intellettuale
20
possente,
e adducendo a pretesto la sua scarsa cultura generale e di fatto la sua
formazione
di musicista e d’uomo di spettacolo, non abituato alle sottili dispute
ideologiche.
Dramma musicale, concepito come intreccio di passioni e ideali con
movimenti
carichi di valenze teatrali; le voci si scavano all’interno di storicamente
ambienti
determinati, con concretezza superiore a quelli del romanzo di storie
tragiche.
I sentimenti dei protagonisti son sempre legati a ruoli sociali definiti, la
relazione
tra le diverse voci è sempre un rapporto di potere, radicato in un contesto
preciso.
Sulla scena si sviluppa una dialettica dell’autorità e del dominio, in
ambientazione
politica e familiare, in cui l’autorità è riconosciuta come valenza suprema
per inciso.
Le passioni amorose metton di continuo in dubbio gli equilibri, sembran
travolgere
ogni limite musicale, imponendosi con una sensualità dirompente, sebben
ostacolate
dall’autorità e dai valori sociali, e l’amore trasgredisca spesso l’ordine
morale
e inevitabilmente richiami sui protagonisti la colpa e la punizione, come
frustrate.
Ma quanto più è vietato e colpevole, tanto più esso s’esprime in forme
assolute e sale
come promessa di felicità illimitata, tragicamente interdetta e esaltata sin
al trionfo
della morte; trattasi di motivi tipicamente romantici, riassorbiti entro
un’ideologia
moralistica che diffonde a livello popolare un linguaggio estremo delle
passioni, via
via fatto di formule convenzionali e schematiche che creano un’ampia,
come un tonfo,
comunicazione romantica, rivolta al pubblico e non limitata alle èlites 21
intellettuali.
Inoltre, per la sua tematica e il suo color storico, l’opera di Verdi assume,
con le ali,
durante il Risorgimento un valore politico di rilievo, tanto che il pubblico
coglie
spontaneamente nella sua energia vital uno stimolo alla libertà, all’unità e
raccoglie
un richiamo alla lotta nazionale contro l’invasore autro-ungarico, ove
coglie coglie!
IL LIBRETTO NELL’OPERA DI VERDI
Figura di punta del mondo operistico italiano a caval tra 8e 900, Puccini
prese le distanza proprio dalle due tendenze dominanti: quella prima
verista e dannunziana poi; altrettanto arduo è collocare la sua personalità
artistica
nel panorama internazionale, in quanto la sua musica, pur nell’incessante
evoluzione stilista, non presenta la tensione innovativa e incalzante
di molti dei maggiori compositori europei del tempo. Inver Puccini
si dedicò quasi esclusivamente alla musica teatrale e, al contrario dei
maestri
dell’avanguardia 900tesca, scrisse pensando al pubblico curando con
estri
di persona gli allestimenti e seguendo le opere in giro per il mondo.
Se dette alla luce solo12 opere, comprese le 3 in un atto che compongono
il "Trittico", fu per creare musiche vibranti e impeccabili che si 28
affermarono là per là
nei repertori dei teatri lirici del mondo: interesse, varietà, rapidità, sintesi,
profondità psicologica, trovate sceniche son i fondamentali ingredienti
della profonda "desiderata"
del suo teatro e il pubblico, a volta disorientato dalle novità contenute
nella teatrale
musica, alla fine si schierò sempre dalla sua parte, al contrario della
critica musicale
che guardò il toscano con sospetto o addirittura con ostilità non del tutto
malcelata.
PARTE SECONDA
29
VITA
LA VITA
37
LA MUSICA VIOLINISTICA
DEL 700
LA MUSICA VIOLINISTICA DEL 700
IL SUO GUARNERI
59
PARTE QUARTA
60
che, dal lato violinistico, Paganini non aveva bisogno, senza eccezione,
di niente e di nessuno; né d'altronde apprese, caro lettor, alcunchè
da Paer, un compositore d’opera che lo affidò al suo maestro
Gaspare Ghiretti, violoncellista, e vicino al quale con estro
il giovane bruciò al volo l’ultimo tratto del suo intenso percorso.
Siamo nel1797 e Paganini ha appena 15 anni e così in un sol corso
le due forse, composizione e musica per violino, convivono,
si chiamano, si rincorrono, s’integrano a vicenda: in lui
compositore ed esecutore fan tutt’uno, facce di uno stesso volto.
La musica gli nasce sulle corde del violino e a scriverla, non a bui
tempi, è l’archetto; con le variazioni siamo nel pieno risvolto
del suo carattere, del suo temperamento, del suo gusto e predilezione.
Il sempre variare si annuncia già come l’arma più confacente a cannone,
la sua eclettica fantasia con il suo piglio, il fulmineo acume,
il senso della sorpresa, il frutto senza requie della sua immaginazione.
Estremismo d’arpeggi, salti spericolati, passaggi radenti sulle, per benone
bolle d’aria degli armonici, combinazioni e alternanze che ritroviamo
nei “Capricci”; la sua mano è vento e l’ispirazione un ver baleno:
s’ode il tipico dialogare tra prima e quarta corda nondimeno
contrapposizioni timbriche, dall’accento ronzante della spinetta
alla nota liquida del flauto, al trillo, senti lettor, del mandolino,
al roteare bonario di un organo paesano. Ecco lì per benino
il Romanticismo, la vena segreta che egli trafigge con stretta
morsa con il suo archetto. E nondimeno all’età di dieci anni
quelli che saranno i “Capricci” possono dirsi cosa sua, già 67
PERSONAGGIO D’OPERA
79
di Paganini sta nel “come” suonava, “ciò” che egli suonava l’arte!
Niccolo’ è presenza viva che va al di là dei suoi prodigi tecnici
e c’è la sua musica ad affermare questa presenza ed essa ce lo svela oibò
e evoca fisicamente la sua figura infiammata e dolente, ben lo so,
quel fenomeno spirituale inimitabile che va sotto il suo nome,
miracoloso creatore di musica divina, non mi chieder il come
e il perché caro lettor. E come non sottolineare il fatto
capitato in Germania alla domanda di una signora impressionata
dal suo aspetto devastato, lui ebbe a dire, detto fatto:
“Tutta la mia forza se l’è presa questo strumento!”
E come non ricordar le sue parole: “Bisogna sentire
fortemente per far sentire”: è l’indicazione, a ben udire,
del suo segreto in quanto creazione e esecuzione non sono
due valori distinti ma due facce della stessa artistica realtà.
Nella gabbia o bara del virtuosismo Paganini va stretto là per là:
eccolo tendere le ossa e la sua prigione scricchiolare, le assi
vanno in frantumi, il fantasma non c’è più, con al suo posto
un uomo che a toccarlo produce scossa elettrica, come sassi
lanciati, e sentendo la sua musica ecco il paradiso e tutto è composto!
INCONTRI
I PRIMI ANNI
LA GIOVINEZZA
LUCCA
IL CROLLO DI UN MONDO
ROMA E NAPOLI
Metternich a cui promise d’esibirsi a Vienna, cosa che fece, lì per lì.
Lasciata l’Urbe si recò di nuovo a Napoli e tal soggiorno fu tra
i più felici: qui nacquero le Variazioni per violino della “Cenerentola”
rossiniana, i Quartetti e il Moto perpetuo. E’di questo periodo, si sa,
l’amicizia con il pesarese Rossini rafforzata dalla sua direzione
alla prima della “Matilde di Sharan” del Cigno di Pesaro. L’artista
a Roma suonò prima al teatro Valle e poi all’Argentina nel 1881
ben dieci concerti accolto con enorme entusiasmo e dopo aver assistito
a una sua esibizione lo Zar di Russia gli donò un anello di brillanti
per la Sonata Varsavia che variò rispetto a quel che scrisse con squillanti
suoni l’autore Elsuer, maestro di un promettente pianista, Chopin,
e il celebre pianista francopolacco udendo il violinista scrisse, sciuè sciuè,
“Souvenir de Paganini” sul tema del Carnevale di Varsavia del genovese.
Lasciata Varsavia l’artista fece una tournèe in Germania, ben cortese,
incurante del freddo e disagi che comportavano i continui trasferimenti.
Il 1829 costituì uno dei picchi più alti del giro europeo, momenti
con consenso pieno e unanime: musicisti come Schuman
e Zelter, poeti e letterati famosi come Steine e il grande Goethe
lo ascoltarono stupefatti e lo scrittore tedesco descrisse il godimento
nell’ascoltare la sua musica tra sensibilità e ragione in un momento!
Lasciata Antonia Bianchi, Paganini aveva ricominciato a coltivare
progetti matrimoniali: al riguardo è significativa la missiva
che ebbe con l’allemanna Helene Fenerbach. Dalla disperazione
non ti far cogliere caro lettor quando, come in mare arriva
l’onda impetuosa, molte lettere successive il nome di Helene più
non appare. Causa malanni e lo scoppio della rivoluzione
di luglio (che portò alla deposizione di re Carlo X) vieppiù
ritardarono il viaggio in Francia del genovese: soggiornò
allora a Baden-Baden alle terme mentre fu colpito, ben lo so,
dalla morte del fratello Carlo e un anno dopo della madre.
Rimessosi in forze nel 1831 Paganini riprese la strada per
Parigi per affrontare una delle sfide più difficili di tutta 102
Come già accaduto altre volte anche questo scandalo, a tutte le ore,
puramente giornalistico si concluse, come si dice a Roma, in una sòla,
con l’esaurirsi dell’interesse del pubblico. A questo punto
Paganini si rendeva conto di aver idealmente, a tutto punto,
concluso la sua tournèe europea e il desiderio di tornare a casa
per cui pregò Germi di comperare il “Saliceti”, tabula rasa.
Nel frattempo a Parigi il musicista trovò ad attenderlo nuove
polemiche in quanto declinò concerti di beneficienza, non a uove
marce, ossia non per ingenerosità ma solo per motivi di salute.
Ma le accuse del critico musicale Jules Janin furon crude,
livide ed offensive ma poi tutto si sgonfiò anche perché
l’artista era ormai stanchissimo, afflitto nel corpo, verità è,
e nello spirito, e il ritorno in Italia fu una liberazione, certo è!
IL DECLINO E LA MORTE
114
gli chiese di fargli visita, cosa che invece fece Niccolo’ a Genova.
IL MITO DI PAGANINI
IL MITO DI PAGANINI
125
BIOGRAFIA
Fin dalla più giovane età Niccolo’ apprese dal padre le prime nozioni
di musica sul mandolino e in seguito fu indirizzato, con emozioni,
allo studio del violino e, non a torto, Paganini è considerato
un autodidatta ; i suoi due maestri furono, vedi lettor è certo il dato,
di scarso valore non ricevendo che poche lezioni di composizione
da Gasparo Ghiretti (il primo fu un certo Servetto o Cervetto);
malgrado ciò, sin dall’età di dodici anni, già, presto detto,
si faceva ascoltare nelle chiese genovesi e, caro lettor sappi, dette
un concerto nel 1795 al Teatro Sant’Agostino (Variazioni
sull’aria piemontese “Carmagnola”) andato bene con emozioni.
Il padre poi lo condusse a Parma per lezioni di Rolla e qui Niccolo’
si ammalò di polmonite e venne curato con il salasso, ben lo so,
che l’indebolì costringendolo a un periodo di riposo
nella casa di famiglia a Romirone, in Val Polcevera,
vicino San Quirico, dove studiò anche, povera
creatura sino a dieci dodici ore al dì su un violino costoso
costruito dal Guarneri, regalatogli da un ammiratore
parmense. Paganini era solito imitare, a tutte le ore, 127
lunghi passi con accordi, con pizzicati con la mano sinistra e anche
misteriosi e spettrali armonici artificiali. Ogni tecnica era anche
portata all’eccesso e le sue violente esecuzioni, quasi sempre lì per lì,
finivano con rotture delle corde suonando poi con l’unica rimasta.
Fu questa forte componente virtuosistica a determinare
il suo successo, con anche il forte alone di mistero e non da icona casta,
che circondava la sua figura: si diceva, a ben osservare,
che aveva ucciso un rivale in amore e che in prigione, ebbene si,
gli era stato concesso di suonare il violino sotto la guida del demonio.
Con il passar del tempo perse tutte le corde, un pandemonio,
tranne quella del “sol”, con cui era costretto a suonare:
da questo aneddoto si faceva derivare la sua, ben bella,
bravura sulla corda del “sol” mentre un altro più inquietante
era quello relativo che le sue corde derivavan seduta stante
dalle viscere delle sue vittime:caro lettor non è ipotesi stravagante?
MALATTIA, MORTE E SEPOLTURA
132
PARTE DECIMA
133
IL DIABOLICO NICCOLO’
CHE NON RIPETE
I PREDECESSORI E I CONTEMPORANEI DI PAGANINI
di due generazioni più anziani del genovese, eran capiscuola, ben visti,
in Italia mentre Lolli era alla corte di Caterina di Russia
e Giornovichi anch’egli approdato a Pietroburgo dopo, a fuxia
tinta, Polonia, Scandinavia, Austria. C’era poi la generazione
di violinisti nati attorno al 1750 (Mestrino, Fiorillo per benone,
Capuzzi, Viotti, Rolla) ma vivere nella Penisola per un solista
era ben duro ,o atteso che i concerti eran esigui, e non in bellavista,
l’editoria non era fiorente a tutto vantaggio di quella straniera. 135
136
NICCOLO’ PAGANINI:
GENIO MUSICALE
IL GENIO DI NICCOLO’ PAGANINI
Per quanto nella capitale d’Austria fosse a quel tempo “di moda”
tutto ciò che era italiano, la città artistica di Mozart, con gran voga,
Beethoven e Schubert, quella che in effetti aveva ascoltato
e applaudito violinisti come Viotti, Kreutzer, certo dato,
Sphor, Lafont e Polledro, costituiva un arduo banco
di prova per un virtuoso pur noto e ben magnificato
da tanta cronaca pubblicistica. Ma il nostro Paganini sbalordì
i tecnici e incatenò il pubblico sin dal primo concerto
del 24 marzo 1828; suggestionava già il suo aspetto lì per lì:
“un uomo alto, secco, di 46 anni, pallido, e di certo
malaticcio, e quasi “selvaggio” come poi lo definì
la stampa musicale concertistica nel commentare la sua esibizione.
Soprattutto come tecnica nell’esporre musica ed esecutore
in pratica delle sole sue composizioni, fu, a tutte le ore,
idolatrato dal pubblico con manifestazione di fanatismo
sì che il suo nome fu applicato a confetti (virtuosismo
anche in questo campo), nastri e bastoni, sigari e bottoni,
pane e biscotti. Un “Paganinetto” significava 5 fiorini (soldoni)
e persin un certo colpo al biliardo e “alla Paganini “si chiamò.
Senza poi dimenticar di coloro finiti all’ospedale
dopo averlo ascoltato e di tanti spettatori, a scendi e sale,
che ricorsero a operazioni per poter chiudere la bocca 149
una delle tante prove e documenti per cui l’artista era ammirato!
OPERE
I CONCERTI
161
167
all’esclusivo uso, nota ben caro lettor, della sola quarta corda
in una composizione: ecco come nacque la “Napoleon Sonata”
che suscitò stupore e ammirazione tra gli ascoltatori, una cannonata!
Di pochi anni posteriore a questa sonata la “Polacca” risulta
eseguita in concerto già nell’ottobre del 1810 ed esulta
il pubblico nell’udire l’opera che è gioiosa e vivace.
LA GRAND VIOLA
181
IL CANTABILE
LE STREGHE
184
ALTRE OPERE
OPERE PER VIOLINO SOLO
190
207
IL PRIMO CONCERTO
IL MECENATE DI PAGANINI
210
A LUCCA
LA PRIMA DONNA
quanto alla ragazza tutto per lei finì per il meglio e molto,
un finale inver da farsa, difatti nel 1816, a corti
di danza ella trovò un marito d’indole accomodante
di nome, udite, udite cari lettori, dallo stesso, sacripante,
cognome di Paganini, di nome Giovanni Battista,
e Angelina si consolò ugualmente con lui a prima vista
ma ricordò per sempre Niccolo’, della sua vita un apripista!
UN DUELLO ALL’ARCHETTO
AMOROSE SCHERMAGLIE
220
221
Roma colpì nel profondo Paganini che la vedeva per la prima volta
dicendo: “Questa città sorprende sempre più l’immaginazione”:
l’unico neo era la presenza dei preti (i c.d. “bagarozzi”) alla perfezione
che gli arrecavano fastidio e, vedi lettor, nell’Urbe ci fu la svolta
con una serie di concerti al Teatro omonimo di piazza largo Argentina,
e al Teatro Tor di Nona detto anche Apollo, ben costruito alla sveltina.
Nello stesso 1819 Paganini suonò a Napoli al Teatro San Carlo,
restaurato dopo l’incendio di tre anni prima, un vero e prorpio tarlo,
con un pienone di pubblico entusiasta. Anche nella città
partenopea il nostro artista s’innamorò pazzamente
un paio di volte: la prima volta s’incendiò, là per là,
per la figlia del noto avvocato Catalani, perdutamente,
ma il genitore non acconsentì alle avances del musicista,
tra l’altro, scosso da malferma salute e dopo una caduta 222
IL PICCOLO ACHILLE
229
IN INGHILTERRA E IN IRLANDA
per darvi tre concerti. Paganini accettò atteso anche, certo dato,
che doveva esibirsi anche a Marsiglia: ma la malattia s’era aggravata
e ricominciava la triste sequela di dottori e medici, la chimera del gusto
della vita, e le nuove tribolazioni fisiche dovute alla prostata
che lo lasciavan avvilito, e caro lettor, depresso, esausto:
tutto però andò in fumo: febbre, un vero e proprio olocausto,
reumatismi, infezione, emorragia, tosse catarrale,
insomma triste schiera di spettri intorno, a scendi e sale,
al letto del malato ma d’improvviso il sole radioso
gli arrise tanto che migliorando lo stato di salute, imperioso,
potè recarsi a Torino per ringraziare re Carlo Alberto
che gli aveva concesso la legittimazione del figliolo
e per dare due concerti a beneficio dei poveri. A fagiolo
questi furono i due ultimi concerti dati dall’artista
in pubblico: la sua carriera era durata quaranta anni!
Tornò indi a Parigi attratto dai miraggi e con affanni
che persone poche scrupolose gli avevan fatto, a prima vista,
balenar innanzi agli occhi, la scellerata e disgraziata idea
dell’allestimento del “Casinò Paganinì” e l’istituzione, una nomea,
di un grande centro musicale da lui diretto. Sappi caro lettor che più
dal desiderio di guadagno egli in effetti volette persuadere
se stesso d’esser quello di un tempo nell’arte, vieppiù,
dei suoni: dilazionato il proposito di farsi coptare
dalla propria musica, fallito poi il disegno di creare a tutte le ore
un’orchestra modello in Parma, tramontato del resto il sogno 243
PAGANINI DEMONE
IL FUNAMBOLO DEL VIOLINO
Non aveva tutta la dentatura per l’ingerimento del mercurio, fatto vero,
somministrato e per curare la predetta malattia e la bocca, giocoforza,
gli era così rientrata e in tal maniera naso e mento s’erano avvicinati.
CURIOSITA’ PAGANINIANE
L’OPERA EDITA E NON EDITA
IL SEGRETO DI PAGANINI
il segreto della sua personalità, della sua arte seriale, a ben guardare.
Alla sapienza e alla maestria della sua arte il nostro musicista
era giunto attraverso il tormento, il dolore e, in bellavista,
la folla era inconsciamente trascinata dalla guerra e tragicità
di quel destino prometeico e, acclamandolo là per là,
sentiva di esaltare un eroe incomparabile e inimitabile
quale sarebbe apparso nel mondo e Listz mirabile
aveva ragion da vendere: non vi sarebbe mai stato
più al mondo un secondo Paganini, poco ma vero, certo dato!
PREMIO PAGANINI
che farà quella mogliettina mia (non mi lagno, è del resto il suo mestiere),
brava, buona, non paziente come Antonia Bianchi, donna magnifica.
Sapendo dopo tutto che ho fatto per intero il mio dovere,
penso d’avere riportato un poco di musica di fine 800 agli “ignoranti”,
aprendo lor, uno squarcio sulla musica del Maestro già in avanti,
perciò sono soddisfatto con la gioia in cuore che è un piacere!
In effetti mi pare d’aver fatto in tutto questo tempo un sogno
ove, con Niccolo’, il suo violino, le sue donne, c’ero anch’io,
scrivendo dell’autore dei Capricci, per un’esigenza mia, come un bisogno
perché mi son accostato della musica virtuosistica al vero Dio!
EPILOGO
Come detto la colpa non è mia se ho dato vita a questo tipo di stornello,
responsabili son Belli, Pascarella, Zanazzo e Trilussa, illustri favolisti,
a cui, oltre l’indegna imitazione, son grato e faccio loro tanto di cappello
per l’ estro, genio e fantasia, virtù rare ai veri artisti! 268
3….…Dedica
4.......Introduzione dell’autore 271
7…...Presentazione
8…...Autoritratto d’autore
9…...Il prologo
11…Il Melodramma
14…Il melodramma fra Restaurazione e Risorgimento
14…L’opera romantica
17…Il melodramma negli anni della Restaurazione
18…Paganini nel melodramma
20…Verdi e il Romanticismo
22…Il libretto nell’opera di Verdi
24…L’opera fra realtà e illusioni
25…L’opera dei bassifondi
27…L’astro nascente e l’erede: Puccini
273
96…La malattia
99…Vienna, Praga e Berlino
101..Varsavia e la Germania
102..Primo soggiorno a Parigi e a Londra
105..Secondo e terzo soggiorno a Parigi e a Londra
107..Gli ultimi fuochi: Belgio ed Inghilterra
109..Il declino e la morte
157..Concerti
163..Concerto nr. 1 in re maggiore per violino e orchestra
165..Ancora sul Concerto nr.1 op. 6
168..Concerto nr. 2 in si minore per violino e orchestra
169..Le vicende delle opere di Paganini
171..Altre opere per violino e orchestra
176..Niccolo’ Paganini a Mr. Henry
178..Le Convent du Mont Saint Bernard
178..La Grand Viola
180..Variazioni sulla quarta corda sul Mosè di Rossini
181. Il Cantabile
182..Capricci
183..Capriccio in si e in mi bemolle maggiore
275
267..Posludio
268..Epilogo
270..Bibliografia
271..Indice