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Prima metà 900: modernismo storico

Seconda metà 900: tardo modernismo

Che cosa succedeva nella letteratura italiana a inizio 900?


Quando inizia il 900? Cioè quando inizia una letteratura con caratteri suoi che si stacca
da quella delle generazioni precedenti.

Poeti non ancora modernisti a inizio 900: Carducci, Pascoli, D’Annunzio.


Sono poeti che hanno enorme in usso sui poeti del 900 in positivo e in negativo
(imparano qualcosa da questi 3 ma anche se ne distaccano).

CARDUCCI - Alla stazione in una mattina d’autunno [Odi barbare] (1835-1877)


-Racconta il congedo tra Carducci e Carolina Piva (Lidia), sua amante => Lidia è più
aulico di Lina (abbreviazione di Carolina). Carducci infatti trasporta una cosa del tutto
quotidiana in un piano di tras gurazione poetica.

-Tema: autunno (ricorda l’estate in cui lei gli è apparsa). Con abbandono della donna lui
vorrebbe sperdersi in questa nebbia di Bologna.

-Metrica: la metrica non serve a capire il senso di un testo (solo l’enjambement), ma ci


permette di situare il testo nel campo letterario. È anche una questione di musica, di far
cantare le parole.
L’ultimo accento che conto cade sulla nona sillaba (inséguono -> parola sdrucciola a ne
verso) => verso 1 decasillabo
Verso 2 ottonario
Verso 3 novenario (accento sull’ottava)
Di solito si scrive in endecasillabo o novenario => un poeta professore si ri uta di usare il
verso principe della letteratura italiana perché a ne 800 in tutta la poesia europea c’è la
crisi di verso => istituti secolari erano entrati in crisi, venivano sentiti come vecchi. Da
Carducci in poi nella letteratura italiana non è più ovvio scrivere endecasillabi, perché son
considerati versi vecchi. Carducci si inventa qualcosa di nuovo:
_I primi due versi di ogni strofa hanno sempre qualcosa di simile: sono tutti versi
sdruccioli. Che cosa manca? Le rime! Con le parole sdrucciole nali lui sostituisce un
e etto di suono con un e etto di ritmo.
_Metrica barbara: si ispira alla metrica classica e cerca di trapiantarla in Italia, ma quella
latina e greca è pensata con principi non comparabili a quelli italiani (metrica quantitativa
latina vs qualitativa italiana). Per noi è importante l’apertura delle vocali.
Carducci cerca di trasferire quel sistema in italiano: passa da un sistema quantitativo a un
sistema accentativo.
Le sue sono strofe ispirate ad un metro che si chiama strofa alcaica (introdotto nella
poesia latina da Orazio):
Vidès ut àlta stèt nive càndidum
Soràcte nèc iam sùstineàt onus

Cerca di dare regolarità ritmica (fa nire primi due versi con parole sdrucciole)
All’endecasillabo alcaico sostituisce un quinario e un quinario sdrucciolo. Poi ha messo
endecasillabo alcaico (2) -> quinario
endecasillabo alcaico -> novenario
decasillabo alcaico -> decasillabo
Lui mescola versi dispari (imparisillabi) con versi pari (parisillabi).
Non solo si limita a cercare un equivalente della metrica latina, ma rompe una regola che

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aveva avuto corso per secoli (cioè mescola versi pari con versi dispari).
Carducci sta cercando una risposta ad un problema che sta aiutando tutti i poeti di ne
800. Non è nell’ottica del verso libero (senza regola), il suo schema è estremamente
artefatto => reagisce ad una crisi con un di più di regole, non con un di meno =>
classicista. Fa anche i conti con la tecnologia (treni..) cioè una cosa impoetica. Dice
anche infatti che il treno è qualcosa di mostruoso (rumore, confusione) -> impoetico.
È un poeta che ci dice subito che è estremamente colto.

-Parafrasi:
Ahimè quei fanali (lampioni) si inseguono pigri (‘accidiosi’, lentamente si inseguono) dietro
gli alberi (è lui che è nel treno) tra i rami che fanno ricadere rovesciando la loro luce sul
fango (‘sbadigliando’ = sinestesia, collega luce con sbadiglio).

La vaporiera da vicino schia in maniera debole, acutamente e stridula (‘ ebile, acuta,


stridula’ = climax ascendente, 3 aggettivi diversi per un unico suono => gusto della
parola, è un retore, la poesia è anche un e etto di retorica). Il cielo e il mattino d’autunno
plumbei mi sono attorno come un grande fantasma (enjambement plumbeo/cielo +
sintassi franta = si da regole e le rompe + due soggetti con verbo singolare = costruzione
tipica del latino
=> uso del linguaggio artefatto, metrica calcolata, contro regole comune della lingua
=> la poesia è una lingua speciale, che ha regole diverse dalla comune lingua di
comunicazione, la poesia non è il linguaggio di tutti i giorni
=> saggio famoso anni 50 “Il grado zero” dice che la poesia no all’età classica (metà
800) era P = A + B + C + … => era un discorso comune prosastico addizionato di
metrica, rime, gure retoriche, sintattiche… Carducci ragiona in questo modo.
Si inizia a pensare che la poesia non possa essere questo. In poesia si può parlare di tutto
-> Leopardi ragiona proprio su queste cose, la poesia nasce in occasioni speci che della
vita: la notte e la luna sono poetiche in se perché sono polisemiche ed accendono la
fantasia. Ci sono degli oggetti preferenziali della poesia.
Carducci è un pò indietro di Leopardi.

Questa gente imbacuccata dove e a che cosa si muovono loro che si a rettano a quei
vagoni (‘carro foschi’ = perifrasi -> di coltà del classicismo di nominare gli oggetti per
come sono, anche Leopardi chiama ‘ferree canne’ i fucili
=> Carducci cerca di andare contro la volgarità e l’ineleganza del suo mondo)?
Verso quali dolori che non conosco o verso quali tormenti di speranze lontane?
‘speme’ = arcaismo => per Carducci c’è idea che lui rimpiange nel passato glorioso,
come se nulla fosse scrive speme al posto di speranza, per lui non è un problema perché
è garantito da secoli di istituzioni e regole; per Leopardi invece non è cosi scontato.

Tu pensosa dai il tuo biglietto al taglio secco del controllore e dai la tua giovinezza e gli
istanti di cui hai gioito e i tuoi ricordi al tempo che passa.
=> di coltà di Carducci di chiamare i biglietti del treno ‘biglietti’ (tessera è un latinismo) e
di chiamare il controllore cosi (lo chiama ‘guardia’).
=> doppio registro: primi 2 versi descrivono un atto concreto e poi c’è un salto (quando
lei consegna il biglietto al controllore è come se consegnasse gli anni al tempo) -> la
realtà concreta e quotidiana viene tras gurata e portata su un piano superiore (dal
concreto all’astratto). Per Carducci questa è un operazione naturale. Lui sente la sua
missione di poeta come un compito naturale, collega la sua vicenda con quella degli altri
-> per i modernisti queste cose sono problematiche.

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I vigilanti incappucciati di nero vengono lungo il convoglio nero e vanno come ombre
=> qui si passa da piano concreto a piano astratto -> sono come dei fantasmi, perché
incappucciati di nero e una cosa mortuaria è l’addio alla donna che ama -> quello che
detta questa tras gurazione è il suo sentimento di lutto per l’abbandono della donna -> è
l’io che detta legge alla realtà. Livia citata al verso 13 scompare al verso 14 -> qui l’io
occupa tutto lo spazio. È una poesia lirica in quanto autoespressiva (esprime il mondo
interiore ed il mondo esterno è frutto del mondo interno).
..Hanno una lanterna oca e delle mazze di ferro: ed i treni di ferro rendono un suono
lugubre: dal fondo della mia anima risponde un eco doloroso di tedio che sembra uno
spasimo.
=> tedio = noia. Qui signi ca senso di depressione, di non riconoscimento della vita.
Leopardi ha ragionato a lungo sulla noia e sul tedio.

E gli sportelli del treno sbattuti nel momento in cui si chiudono sembrano schia (o ese),
sembra uno scherno l’ultimo appello (in carrozza) che risuona rapidamente, la pioggia
scroscia sui vetri dei nestrini.

Oramai la locomotiva consapevole della propria anima metallica sbu a, si muove, va


avanti a fatica, sbarra i suoi occhi ammeggianti (fanali), getta il suo schio immenso nel
buio che s da lo spazio.
=> qui c’è l’aspetto opposto: prima gli sportelli li chiamava sportelli, ora la locomotiva è
paragonata ad un mostro, un drago -> volontà di non chiamare le cose con loro nome.

Il mostro empio crudele se ne va e con il suo orribile convoglio sbattendo le ali si porta via
i miei amori.
=> ‘empio’ è una aggettivazione stereotipa e consueta, nel linguaggio di Carducci usare
un aggettivo cosi abusato e privo di fantasia è lecito, non lo sarà più per i poeti
modernisti, perché ‘empio’ è una parola consumata -> linguaggio codi cato della
tradizione letteraria = poethic diction = dizione poetica: la nuova poesia romantica (di
Coleridge) deve abbandonare questa dizione poetica, serve un linguaggio nuovo; per
Carducci invece no, lui oscilla tra la volontà di conservare un linguaggio che sente come il
linguaggio istituzionale della poesia (considerato vecchio) e la volontà di chiamare le cose
con altri nomi.
..bianca faccia e bel velo (un qualunque poeta petrarchista del 400 avrebbe potuto
scrivere queste parole => linguaggio della tradizione poetica è assunto in maniera del
tutto naturale)
=> mescolanza di immaginario e reale (perché non sta realmente vedendo il volto di Lidia.

O dolce viso roseo di pallore (ossimoro), o occhi che risplendevano di pace, o candida tra
i oridi ricci inchinata con atto soave.

La vita fremeva in quel caldo acre, l’estate fremeva quando il volto …: e il sole di giugno
che era giovane si compiaceva di baciare con la sua luce tra i ri essi dei capelli castani le
sue tenere guance: i miei sogni più belli ancora del sole avvolgevano il corpo nobile di lei
come se fosse un’aureola.

Adesso sotto la pioggia nella caligine ora me ne torno e vorrei confondermi nella pioggia
e nella caligine, barcollo come un ubriaco e mi tocco non anche io fossi un fantasma.
=> senza di lei lui si sente morire, si sente un fantasma.

Ahimè quale cadere di foglie sulla mia anima, che è freddo, continuo, silenzioso. Io credo
che in tutto il mondo eterna dimensione temporale sia novembre.
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=> tirannia dell’io: visto che sto male, penso che tutto il mondo stia male con me,
signi ca pensare che il proprio dolore sia un dolore cosmico che riguardi tutti gli uomini.

Per chi come me ha smarrito il senso della vita, sono meglio queste ombre e la caligine
che mi stanno avvolgendo. Io voglio adagiarmi come un sonno che duri eternamente.
=> ripetizioni (io voglio io voglio, io credo io credo) -> reduplicatio, geminatio.

-Paul Valery diceva che il problema dei poeti era diventato ‘torcere il collo all’eloquenza’ =
prendere l’eloquenza come se fosse un pollo ed ucciderla -> non possiamo + essere
retorici, dobliamo cercare un altro sistema. Viene meno la ducia che quello che si è fatto
per secoli sia indiscutibile.

MONTALE - Addii, schi nel buio, cenni, tosse [Le occasioni] ( ne anni 30)
-Tema: addio alla stazione del poeta alla donna che ama
-Sono solo 7 versi -> quella di Carducci è una poesia e usiva, per Montale invece la
poesia è qualcosa di + concentrato. Per Montale la poesia deve cogliere un atto fulmineo,
deve concentrarsi. Di erenza nella materia della poesia e nell’atteggiamento nei confronti
della poesia, oltre che nella forma.
-Metrica: verso 1/2 endecasillabo, verso 3 endecasillabo sdrucciolo (‘appaiono’), verso
4/5 settenario, verso 6 endecasillabo sdrucciolo, verso 7 endecasillabo.
_Sono tutti versi tradizionali, mescolati secondo la regola di Dante.
_Sono versi molto frantumati, molti enjambements.
_C’è una pausa = cesura.
_Quindi si sono versi della tradizione (rispetta la metrica tradizionale), ma che vogliono
suonare dissonanti e tesi.
-Rime: tosse/forse è una rima imperfetta -> fare le cose con consapevolezza della
tradizione ma metterci dentro qualcosa che non torna => classicismo modernista.
Murati/abbassati = rima facile -> per riscattarla l’ha nascosta, perché è una rima al
mezzo.
Fioca/carioca = rima di cile -> carioca non è una parola italiana, è una parola
portoghese.
-Parafrasi: addii, schi nel buio (treno, galleria, notte), cenni (saluti persone), tosse e
sportelli abbassati. È l’ora. Forse gli automi hanno ragione.
=> automa = macchina che simula una persona vera. Gli automi sono le persone che
sono intorno, ed hanno ragione perché? Sono gli altri. Montale da una designazione
connotata negativamente (sembrano esseri umani ma sono macchine), quindi da una
parte ci sono il poeta e la donna e dall’altra tutti gli altri (che pensano di aver ragione).
Carducci non ha lo stesso atteggiamento, ‘a che ignoti dolori o tormenti di speme
lontana?’, per Carducci gli altri provano le stesse cose che prova lui, lui riversa sugli altri i
propri sentimenti. In Montale invece c’è un senso di estraneità (ci siamo tu, Clizia, ed io, e
poi tutti gli altri). Montale parla per se, non per gli altri. Enorme cambiamento della
condizione del poeta: Carducci vive paci camente e condivide gli spazi con gli altri,
Montale vive in un rapporto problematico con gli altri.
_Nella separazione tra lui e Irma si sta pro lando qualcosa che succederà a tutta
l’umanità (ebrei, leggi razziali e 2a guerra mondiale).
Tutti gli altri non sapendo che è l’ora, forse hanno ragione perché questo li rende meno
infelici.
Lui e Clizia invece sono consapevoli. Il poeta quindi si da la parte del torto, si mette nella
posizione di Baudelaire (il suo di + è la consapevolezza e il suo di meno è il fatto di avere
torto e l’infelicità).

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_Come appaiono dai corridoi, murati! -> è come se fossero sepolti, morti => Carducci
quando dice che gli incappucciati sembrano ombre. È la consapevolezza (del male forse)
che rende vivi gli esseri umani.
Montale è stato uno dei pochi che ha rmato il manifesto degli antifascisti di Benedetto
Croce => persino Pirandello era fascista. Montale viene cacciato perché non aveva la
tessera del partito nazionale fascista. Irma era ebrea. => senso di estraneità che
avvertivano nei confronti di un paese che comunque amavano; è anche il senso storico di
un poeta antifascista (liberale) e di una giovane donna americana che non si riconoscono
in un paese avvolto dall’ordine fascista.
_Attribuisci anche tu Clizia al debole suono ripetuto questo ritmo di cadenza di carioca
orribile e fedele =>
1) dire due cose completamente contrapposte
2) Montale usa le danze con una connotazione negativa.
‘orrida e fedele’ -> è un ossimoro e una dittologia (2 aggettivi, riusa questa gura a modo
suo); orrida perché ritmo sta partendo e perché il suono in se non è piacevole, fedele
perché costante (ritmo del treno è sempre uguale, connotazione negativa) e la
connotazione positiva è la fedeltà del rapporto fra i due -> allude anche al patto di fedeltà
che loro hanno stretto, ‘continueremo ad amarci anche con la lontananza?’. Qui la donna
viene caricato di un valore decisivo e signi cativo, è lei che da senso alla sua vita. Anche
questo elemento è molto diverso da quello di Carducci, che esprime il dolore della
separazione in modo diverso, non ha bisogno della donna, è pieno di se, mentre Montale
debolmente ne ha bisogno.
-Carducci ha di coltà (anche lessicale) a rappresentare la contemporaneità, si mostra
anche del tutto fedele nei confronti della poethic diction (usa espressioni e parole della
tradizione). In Montale non c’è la poethic diction, non usa parole tradizionali.
Montale riesce a chiamare le cose quotidiane col proprio nome. Usa anche parole di
lingue diverse (carioca) -> plurilinguismo.
-Dal punto di vista sintattico: nella quartina tutto nella norma, nella terzina le cose si
complicano -> l’ordine non è ovvio ne naturale, gli enjambements e le pause rendono la
frase complicata e elaborata. È capace di scrivere frasi molto lunghe e complesse.
Carducci è più uniforme, la sintassi è più decisa e marmorea.
Tutti questi elementi di Montale vanno incontro a un gusto diverso, non solo il rapporto
con la poesia ma anche dal punto di vista stilistico di erisce da Carducci.
-In questa poesia ci sono 2 movimenti opposti: rispetto a Carducci è più preciso e
determinato delle cose di cui parla (c’è più adesione alla realtà rappresentata), Carducci
non ci dice come è vestita Lidia, Montale allude addirittura alla sciarpa a pois della donna
amata => grado di fedeltà alla realtà concreta estremamente + preciso di quanto non
accada in Carducci. Al tempo stesso c’è anche un salto molto + spericolato dal singolo
all’universale -> ‘è l’ora’ = è l’ora di salutarci, ma è anche l’ora decisiva per tutti -> è
molto + spericolato.
-La gura femminile in Montale è centrale, attraverso la donna cerca di dare risposte
fondamentai alla sua esistenza. In Carducci invece il centro della poesia è lui stesso, e la
donna è solo in funzione di lui e di quello che sente, a lui basta se stesso.
-è una visione modernista => la poesia nasce dalle situazioni concrete della vita.

BAUDELAIRE - Il cigno
-è tratta da una sezione dei ori del male
-si confronta con il cambiamento di Parigi, città di riassestamento urbanistico
-va ai giardini dei … (lungo la Senna), vede un cigno completamente spaesato -> ha
un’illuminazione mentale e infatti cosi inizia la poesia.
-sono versi alessandrini, tradizionali, il corrispettivo dell’endecasillabo italiano + rimato

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-Parafrasi:
1a SEZIONE:
io penso a te Andromaca
-> fantasia, nella sua testa Andromaca esiste, è come se la vedesse veramente
-> vedova di Ettore, sposerà Eleno + eroina di una tragedia di Jean Rassinne
quello stesso ume dove un tempo risplendette gigantesca la maestà del tuo dolore di
vedova, questo Simoenta bugiardo gon ato dal tuo pianto, mentre attraversavo il nuovo
Carosello (piazza di fronte al Louvre), d’un tratto il mio ricordo ha fecondato la mia fertile
memoria (il mio ricordo è stato reso fecondo dal tuo pensiero)
-> immagina Andromaca sposata ad Eleno che, vicino al ume, ricorda Ettore; il ume
che vede è un falso Simoenta (che si trova a Troia)
-> germoglia l’immagine di Andromaca; lui vive la poesia come un’esperienza vera,
qualcosa che accende la sua fantasia
-> versi molto solenni, poesia alta e sublime, che ricorda l’antico ma che se ne appropria
(Virgilio e Rassinne)
-> Andromaca = gura di esule, donna strappata dalla sua patria e trascinata altrove.
Come il cigno esule che non è nel suo ambiente naturale. Andromaca è emblema di tutti
gli esuli sulla terra.
Parigi la vecchia Parigi è sparita, la forma di una città cambia più velocemente ahimè di un
cuore
-> Parigi come metropoli si espande molto, gli edi ci cambiano (vengono distrutte alcune
cose vecchie e quelle nuove vengono riedi cate) => rapporto della modernità con il
passato è un rapporto distruttivo, perché Parigi è una città nuova. Rapporto di
antagonismo tra il poeta (ricorda l’antico) e la modernità (le città scompaiono).
-> senso della sua poesia: mettere in relazione il passato con il presente (ricordo di
Andromaca legato al cambiamento della città contemporanea).
Soltanto la mente adesso vede la distesa delle baracche (muratori), i mucchi di fusti e
capitelli sbozzati, l’erba, i massi di pietra nelle pozze che si coprono di muschio verde, il
bric-a-brac (confusione) che risplendono confusamente perché si rispecchiano nei vetri.
-> sta descrivendo un cantiere, non si fa scrupolo di chiamare le cose con il loro nome;
mette in alessandrini un’espressione colloquiale come bric-a-brac.
Là sorgeva un serraglio (gabbia); la un mattino all’ora che sotto un alto freddo cielo la
gente si risveglia per andare a lavorare e dalle strade si alza un cupo frastuono (rumore di
Parigi quando si sveglia, città frenetica) nell’aria silenziosa,
-> l’esperienza della metropoli è di smarrimento, la folla della metropoli è confusionaria, il
poeta viene assalto, nella folla il poeta vive l’esperienza della modernità
Vidi un cigno fuggito dalla sua gabbia, che stava raspando il selciato con i piedi palmati,
trascina le piume al suolo. Aprendo a un secco rigagnolo il becco, l’animale bagnava le ali
nella polvere e con il cuore colmo del lago in cui era nato diceva: pioggia quando cadrai?
Folgore quando tuonerai? Mito strano e fatale
-> salto da un’occasione molto concreta tras gurata in un mito (del destino, del fato) che
è un mito strano perché il cigno che bagna le ali nella polvere è strano => smarrimento,
essere esuli.
-> cigno = allegoria dei poeti, degli artisti perché prima di morire da un’immagine
sublime. => Il poeta è fuori dal mondo, cosi come Andromaca fuori dalla sua città, cosi
come il cigno trascinato nella polvere.
=> Poesia moderna -> ri ettere su se stessi. Baudelaire sta ri ettendo su se stesso.
Il cigno guarda al cielo crudelmente azzurro e ironico (perché sembra che con la sua
bellezza se ne faccia gioco), lui tende sul collo l’avida testa e a tratti sembra rimbrottare
Dio.

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=> il poeta è diventato un bestemiatore, uno che rimprovera Dio, perché è in rotta con il
mondo, non ha più nulla, il poeta ha perso Dio e non ha più valori assoluti in cui credere.

2a SEZIONE:
Parigi non è più la stessa ma nel mio ricordo nulla è cambiato, i miei ricordi vedono i
palazzi rifatti, le impalcature, tutto dentro di me è allegoria. Pesano come rocce i ricordi
che amo.
=> è uno che si confronta con il presente, ma non gli basta perché ha in testa i ricordi del
passato, è melanconico -> oggi la chiamiamo depressione. La melanconia è lo sguardo
che cerca il passato nel presente e vede che queste due cose non riescono ad unirsi. Il
mondo di fuori nega il ricordo melanconico che lui ha, è un atteggiamento deluso rispetto
alla realtà ma è anche il suo patrimonio, il mondo del passato è morto ma viene ancora
conservato nella consapevolezza che è perduto.
=> Poi c’è atteggiamento intellettuale con cui lui guarda alle cose. ‘Tutto per me diventa
allegoria’, allegoria è come una metafora continuata, una lunga sequenza di metafore.
Etimologicamente allegoria signi ca ‘dire altre cose’, è infatti una cosa che ha un
signi cato ma ne ha anche un altro (la selva è la selva ma è anche il peccato). Questo è il
suo atteggiamento: vede la realtà ma anche qualcos’altro, le cose sono se stesse ma
anche qualcos’altro. In che modo lo fa? Allegoria aveva avuto molta cattiva fama perché è
un procedimento intellettuale, c’è un ragionamento nell’allegoria che la critica romantica
considerava faticosa e contraria alla poesia. Baudelaire restaura i diritti dell’allegoria,
perché non è solo un suo ricordo ma è anche una costruzione intellettuale, per lui il poeta
è anche un critico, un pensatore intellettuale. È un poeta perfettamente consapevole di se
stesso, che pensa e che ri ette su quello che fa, l’allegoria è lo strumento più adeguato
per mettere in forma poetica questa passione intellettuale. Lui vive nella contemporaneità
ma vede anche al di la della contemporaneità
-> è questo il tipo di poeta che i modernisti apprezzano
-> lui sta de nendo un tipo di poeta: ha la consapevolezza di quello che fa e trasforma
questa consapevolezza in una amma di immaginazione.
Il cigno è un esule, la sua patria è il passato ideale, e sublime, perché ha dentro di se la
memoria di queste cose grandi, ma è anche comico (come il poeta). Viene mosso da un
desiderio senza ne (acqua, vita)
=> desiderio di vita e di bellezza che il poeta non può mai soddisfare. La poesia ha
bisogno di insoddisfazione, è una tensione verso qualcosa che non può essere raggiunto
no in fondo.
E a te Andromaca, tu che sei rotolata dall’abbraccio di un grande sposo (Ettore), sei
diventata un agnello disprezzato e sei caduta nelle mani di Pirro, tu che sei stata la vedova
di Ettore e ora ahimè sei sposa di Eleno.
-> adesso c’è uno scatto => Andromaca diventa schiava ed è costretta a sposare Eleno,
come il cigno che è nobile quando scivola sulle acque e vola e ironico quando rimane
sulla sabbia. Ora c’è un ricordo della Parigi contemporanea: una serva nera.
-> ‘Negra tisica e smagrita’ = domestica che ha lasciato l’Africa, è sbarcata a Parigi e
rimpiange l’Africa. Lui rivive in se i destini dei personaggi della Parigi contemporanea.
-> metapoesia: poesia che parla di se stessa => aspetto metapoetico, cioè di ri essione
sulla condizione del poeta e della poesia.
Si abbevera di pianto e succhia dal dolore cosi come qualcuno può succhiare ad una
buona lupa
-> ricordo di Romolo e Remo: l’uno ha ammazzato l’altro per diventare re => immagine di
regalità che ha a che fare con lo sterminio dell’altro, regalità che si abbevera al dolore e
alla violenza => poeta si abbevera al dolore, acquista la sua regalità e anche l’ostilità degli
altri.

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Penso ai magri orfani secchi come ori
-> orfani privati dell’amore dei genitori si impoveriscono: condizione degli organi era
molto di usa -> Baudelaire riusa questa immagine non in senso sentimentale, ma nel
senso della privazione => gli orfani sono privi dei genitori e lui stesso è privo di qualcuno
che gli faccia da patria => condizione di molti poeti ‘a chi ha perduto ciò che non si trova
mai più, mai più!’.
Nel bosco dove va il mio cuore esule, cosi risuona alto il richiamo di un antico ricordo!
Penso ai marinai abbandonati sull’isola, ai prigionieri, ai vinti, ad altri, ad altri ancora
=> epifania = ricordo
-> idea che la poesia nasca dal qui ed ora, da un’esperienza concreta, poi attraverso il
ricordo questa cosa ritorna e assume una dimensione più vasta, richiama a se altre cose
e altre entità => infatti pensa ai marinai, ai prigionieri, ai vinti -> gure di alterità, gure
concrete che non sono lui e con le quali si confronta -> c’è una volontà di instaurare il
rapporto con qualcuno, c’è il tentativo.
=> il poeta è diventato un prigioniero della realtà perché sta in questa condizione, un vinto
=> nel mondo borghese l’arte deve essere ne a qualche cosa, deve servire a qualcosa ->
Baudelaire si ri uta di costruire un’arte del genere, e questo è uno scandalo, qui c’è tutto
un senso di lontananza, provocazione e distanza rispetto al suo tempo. Lui ri uta il
mondo borghese, crede che sia volgare, quindi oppone a questo mondo piccino, povero,
che pensa solo alla volgarità dei sodi, il culto astratto di una bellezza che in realtà non
vuole produrre proprio nulla, che è ne a se stessa.

PASCOLI - La piccozza [Odi e inni] lui è del 55


-testo che ha un certo peso nella poesia di Pascoli, è una specie di autoritratto.
-dedicata alle nozze di Margherita glia del conte Argeli -> scrive poesia per la glia di un
ministro => tra la letteratura e le cariche dello stato (il mondo del potere) c’è una
prossimità.
-dal punto di vista del lessico e della sintassi: è più facile di quella di Carducci (no lessico
ricercato, no metafore o similitudini).
-metrica: sono gli stessi versi che abbiamo visto nella ‘stazione’ di Carducci, cioè i primi
due versi sono un quinario e un quinario sdrucciolo che vogliono rifare la strofa arcaica di
Carducci.
verso 3: senario; verso 4: novenario. Lui ha preso lo schema di Carducci ma lo ha rifatto a
modo suo. In più sono rimati. Spinge un po più verso una metrica contemporanea, perché
ci mette la rima.
-Parafrasi:
Da me!
-> Anafora che mette al centro il poeta stesso, ‘queste cose che vi dirò da me solo, senza
l’aiuto di nessuno’; descrive la sua vita come un’ascesa sul monte.
Non c’era una madre quando trepidante mi avviai col mio zaino, che ponesse due pani nel
mio zaino per il domani solitario
-> ordine parole non naturale, c’è dell’arti cio, ma il linguaggio non è particolarmente
aulico (‘zaino’)
-> non si può non fare i conti con l’immaginario che mette in campo questa poesia: ‘da
solo senza la mamma scalai il monte’ => è una poesia sentimentale, lacrimosa, lagnosa, è
una condizione di orfano => condizione di debolezza, di vittimismo (insistere
sentimentalmente su una condizione di debolezza) => Baudelaire si paragona agli orfani,
mentre Pascoli é orfano! Lui fa appello al cuore, non all’intelletto => c’è un’Italia debole di
sentimenti => questo vittimismo viene messo sotto gli occhi di tutti, ma uno che da
vittima scala da solo le montagne è anche un eroe del vittimismo -> c’è una promozione

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del vittimismo, che da condizione di debolezza diviene condizione di superiorità
sentimentale.
Per me non c’era bacio ne lacrima, ne c’era capo chino sulla spalla a lungo, ne voce piena
di signi cati, neppure un segno di croce (benedizione al glio che parte; è tutto
tradizionale, l’Italia di questi anni ha questi valori: Dio, patria, famiglia).
Non c’eri e nessuno vide che lacero fuggivo gli occhi delle persone che mi stavano
intorno, o madre addolorato perché nessuno mi avesse rivolto uno sguardo.
=> in realtà fa appello ai sentimenti primordiali che invece di separarlo dagli altri lo
uniscono agli altri -> suscita una maggiore adesione emotiva -> il tema dell’esule non è
sostanziale qui, come lo è invece in Baudelaire.
Da me, solo e a amato, per la salita mi avviai lacerandomi con i rovi i piedi e le mani,
piangendo si forse, ma piano.
Piangendo quando la tempesta copriva con il suo grande pianto il mio piccolo pianto, e
quando il mio lutto spariva nell’ombra del tutto.
=> il lutto del padre sparisce nella percezione della vastità cosmica -> tipica mossa di
Pascoli: collegare sua condizione a condizione universale e cosmica => sua piccolezza
rispetto al tutto, che sembra un’ombra che copre tutto.
Continuai a salire, senza una mano che utile mi sorreggesse, senza orme che utili io nuovo
potessi seguire sull’orlo di esamini (che tolgono il ato) abissi. Ascesi il monte senza le
grida dei compagni, ne i miei sconforti bui, non voci che potei sentire, ne voci di morti.
=> gli fa compagnia il ricordo dei morti -> atteggiamento di Baudelaire, ma Pascoli
ricorda i SUOI morti, e inaugura un tema che avrà grande successo nella poesia del 900
-> la memoria dei morti, che è solo nel ricordo di chi conserva questa memoria; non c’è
dimensione ultraterrena in cui i morti continuano la loro vita, i poeti pensano che la poesia
sia un luogo di memoria e di conservazione della memoria dei defunti. Dunque la poesia è
una specie di spazio sacro => questo rapporto della poesia privilegiato con i morti da un
aspetto sepolcrale e malinconico alla poesia => che il poeta ricordi solo i morti è un atto
privato, si confronta con questo mutamento sociale per cui alcuni eventi sono circoscritti
e non sociali.
Da me, da solo, solo con la mia piccozza di acciaio ceruleo, andavo su ansimante
spezzando il ghiaccio!
-> capovolgimento di quello che dice Leopardi nel canto del pastore errante dall’Asia,
perché lo fa diventare un’ascesa e non una discesa, e lo fa diventare un atto eroico.
E salgo ancora da me facendomi da solo la scala, in silenzio costante nel ghiaccio che
infrango scavandomi il ne ed il mezzo …
=> non ho bisogno degli applausi perché scalo, perché lo faccio solo per me stesso;
rivendica una condizione di eroismo del tutto solitario. Ma è contraddittorio che stia
parlando agli uomini, agli altri => in realtà non è da solo, ha bisogno ancora però di
rivendicare la sua eccezionalità, in cui il suo pubblico si identi ca (solidarietà) perché è
una cosa che riguarda tutti, è una cosa che potrebbero vivere tutti. Quindi lui cerca
comunque un contatto con il suo pubblico, nei valori fondamentali della cultura italiana
(famiglia).
Io che ho sentito la valanga che stava scendendo, mica vado a cercare l’applauso degli
altri, mi basto a me stesso. Salgo per restare la dove è più bello restare, cioè sulla vetta
alta luminosa del monte, o uomini. Io che sono cosi umile sono arrivato in alto alla cima
=> umile / alto = contrasto (vergine maria alta e umile)
Ma per restare solo con le aquile, ma per rischiare la morte, la dove mi ritrovi immerso nel
ghiaccio, nella neve cosparso di questo muschio cosparso, dove mi ritrovi chi è salito
=> ‘rischio la morte da solo e un giorno mi troverete’
Lo ritrovano perché la piccozza con il suo improvviso bagliore (è d’acciaio) rivela la sua
presenza a chi sale la montagna, la piccozza ri ette le stelle delle costellazioni (Orsa).

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=> Perché le stelle dell’Orsa? Terra/cielo e basso/alto: le stelle rappresentano la bellezza,
il trascendimento di se -> i valori che lui ha dentro di se stanno nel guardare in alto, le
stelle, sta dicendo che nel suo sforzo penoso di a ermarsi in vita, comunque è stato
guidato da valori trascendenti, spirituali, di bellezza.
Poetica del fanciullino -> il fanciullino sta dentro tutti. Ancora una volta Pascoli lo dice,
‘la poesia che io scrivo non è un contatto esclusivo con il mondo’ c’è la volontà di parlare
per tutti, il poeta è qualcuno che parla per tutti, parla di valori che stanno a cuore a tutti gli
uomini. Non come Baudelaire.
Attribuisce un valore centrale all’io, è una poesia che ha ancora una ducia assoluta
dell’io, che non è messo in discussione. La poesia lirica è il discorso dell’io.

-Linguaggio molto meno aulico, sintassi molto meno sostenuta rispetto a quelli
Carlucciani.
-Pascoli porta nella poesia italiana un linguaggio nuovo, più aperto alla situazione
quotidiana; porta avanti il processo della poethic diction.
-Il suo sforzo è di trovare uno stile e una sintassi adeguati al suo tempo.

Temporale
-Poesia lirica (soggettiva) perché non dice ‘il paesaggio è cosi punto e basta’, c’è una
forte mediazione soggettiva. Nonostante ciò l’io non è centrale, sposta l’attenzione sulla
sua capacità percettiva. É una poesia lirica in cui l’io è il più possibile messo al margine.
-‘bubbolio’ = parola onomatopeica, riproduce il suono naturale della cosa. Le parole
onomatopeiche infrangono uno dei principi primi del linguaggio (quello secondo cui
legame fra signi cante e signi cato è arbitrario). Sono parole che vogliono riprodurre il
suono naturale.
Regressione linguistica: le parole sono il più possibile vicine alle cose, come se fossero
loro stesse a parlare.
-Simbolismo -> in Pascoli c’è questa tendenza simbolica, cioè tendenza a far parlare
direttamente l’essenza di qualcosa, che è un’essenza confusa.
-gusto per il plurilinguismo e pluristilismo -> apertura al linguaggio del 900.
-Parafrasi:
Un bubbolio lontano.. L’orizzonte è rosso e sembra in ammato dal fuoco verso al mare,
Nero scuro come la pece al monte, stracci di nuvole chiare, tra il nero si intravede un
casolare: un’ala di gabbiano (metafora).
-Lessico:
‘Rosseggia’ parola che si segnala perché è un verbo che ha una grande forza espressiva,
da l’idea del prodursi di una cosa, evoca il colore che si manifesta, è una scelta
espressiva, caricata semanticamente.
‘Nero di pece’ = metafora comune
Lui insiste molto sugli aspetti più elementari della percezione, perché ci sono colori molto
elementari (rosso, nero, bianco). Fa scelte lessicali espressive, rispetto ad una materia del
tutto quotidiana e comune.
-Signi cato: non ci sono rapporti di causa e etto, non ci spiega perché dal nero appare
un temporale. C’è anche un’ellissi perché taglia i connettivi, i nessi di causa e etto,
manca l’elemento dell’ipotassi, vengon accostate paratatticamente queste sensazioni.
In più, nel testo non ci sono elementi chiari e inqeuivoci che dicono ‘vuol dire questo’;
non è un testo costruito per de nire una situazione psicologica precisa, si percepisce una
situazione di pericolo ma niente ci dice qualcos’altro -> è percepito per questo: ci da
sensazioni ma niente per capire il signi cato.
La scena nale del bianco che appare come un’ala di gabbano non è un’immagine molto
rassicurante perché sparisce un attimo dopo.
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Nessun elemento certo ci fa capire che cosa sia l’inquietudine; non ci vuole suscitare
associazioni ben precise. Manca l’esplicitazione, un elemento ragionato, non spiega
niente, non vuole che qualcuno identi chi precisamente questa angoscia, si tratta di una
improvvisa rivelazione nel mondo naturale di qualcosa che non si può capire e che
colpisce in maniera angosciosa il soggetto
=> ancora + potente (se fosse perché gli è morto il padre allora non susciterebbe una
catena di signi cati).
-Metrica: ci sono rime (XAB AB BX): lo schema delle rime è quello della ballata, ci sono
un gruppo di versi e una stanza. -> non sceglie la forma della ballata più consueta, e in
più scrive in settenari (non scontato).

Temporale
taglia i nessi
emozioni scollegate, serie di contenuti vasti e inde niti
cancellando un io centrale
tende al simbolico

Digitale purpurea [Primi poemetti]


-scrive in terzine -> Petrarca scrive i trion in terzine in visione allegorica; l’altra possibilità
se voglio raccontare in versi è l’endecasillabo sciolto (scelta solenne). Le 3 scelte erano:
terzine dantesche, ottava, endecasillabo sciolto. Pascoli fa la scelta meno ovvia: le terzine
dantesche -> nell’800 Dante viene riscoperto e la terzina diviene un genere narrativo, si
riscopre Dante.
-temporalmente è costruita cosi: prima c’è il momento del presente (2 donne che si
incontrano dopo anni, avevano studiato insieme al convento); la sezione centrale è il
ricordo (ritornano indietro con la memoria agli anni del convento); poi si ritorna al tempo
presente (le due amiche si congedano e una delle due rivela all’altra una cosa).
-ci sono dei nessi espliciti tra questi momenti temporali? NO, taglia i nessi logici e
temporali.
Quella di tagliare i nessi e iniziare in medias res, raccontare per scene isolate è una
tecnica narrativa del grande modernismo europeo.
Il ritmo è fatto di scene e di sommari = punti in cui narratore racconta laego lasso di
tempo collegando le grandi scene.
=> Questo è un racconto costruito solo per scene, senza sommari, senza connettivi che
cuciono le scene
=> poesia che sente come nemica la prosa intesa come discorso continuato e servile =>
via i sommari, si va direttamente alle scene.
-c’è un narratore? Si, a un certo punto appare, ma non dice ‘io’ -> allora è una poesia
lirica? La lirica non è l’unica possibilità di far poesia, questa è una poesia narrativa.
-Primi poemetti è un titolo rematico, che ci dice almeno una cosa.
-modo di usare la terzina un po strano: tra metro e sintassi c’è una tensione, ci sono molti
enjambements, non è come Dante che lega le frasi in una sola terzina con molti nessi
logici, qua ci sono pause tra verso e verso.
-rendere insolita una cosa che è del tutto comune e consueta => straniamento:
raccontare una cosa anche comune da un punto di vista insolito. Qua non si sa chi parla
delle due ragazze, non ci da elementi per ricostruire questa scena, non si sa bene chi
sono queste due ragazze.
-alle bionde viene attribuita la spiritualità e alle brune la sensualità: quella bruna non ci
viene descritta, viene detto ‘l’altra…’ => forse è lei la protagonista della scena. I suoi
occhi bruciano, ardono -> è un personaggio non leggibile, perché o non spiega le cose
(non la descrive) o non spiega le ragioni delle cose; mentre la bionda si, è leggibile.

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-v 5: non si sa chi parla e in più ‘mai non ci tornasti’ dove? È un discorso allusivo, è come
se due persone parlassero tra di loro, c’è una dose di realismo rappresentativo che è
straniante => non c’è nessun elemento contestuale, non si capisce.
In realtà lei non è mai tornata nel convento dove sono state da ragazze; non ha più visto
le suore che le hanno allevate.
-v 8-9-10: linguaggio sentimentale e piccolo borghese (dolci anni, piccoli anni, dolci al
cuore) => questo linguaggio cosi rassicurante in realtà nasconde qualcosa di non
rassicurante.
-v 13: ‘zirlano’ parola non comune e onomatopeica
-v 15: canto misterioso con quel ore => sinestesia = una delle gure predilette della
poesia simbolica, perché fa una cosa irrazionale mischiando campi sensoriali diversi; si
accosta sensi diversi per percepire qualche cosa che non è razionale. Il canto è
misterioso, non si sa di cosa parli.
-‘ or’ rima con ‘tordi’ e ‘ricordi’
-Ha una grande padronanza della metrica e della lirica italiana; prende spunto da Dante
ma con rinnovamento della tradizione.
-tanto misterioso = sinestesia
-qui la bionda chiede e la bruna risponde => la bionda chiede addirittura come si chiama
il ore: ‘ or di …?’ La bionda si chiama Maria (ebraismo Maria nome comune) e la bruna
si chiama Rachele (era un personaggio sensuale)
-v 20: ‘vapore’ vuol dire ‘profumo’ => anima sembra imbevuta di questo profumo, e
l’e etto che produce è la dimenticanza di se stesso, che ha qualcosa di dolce ma anche
di amaro e crudele ==> ‘piccola morte’ è l’ORGASMO (piacere, dolore, smarrimento) ->
c’è un’allusione alla sessualità, ma è solo un’allusione.. non viene detto niente.
In gelsomino notturno c’è un meccanismo ben decifrabile (li i due si sposano quindi è
esplicitato), qui no. In digitale pirpurea c’è la volontà di non dirlo, ma c’è comunque la
riscoperta del piacere sessuale.
- ne 1a sezione: questi gesti sono importanti
1) ‘pone una mano su quella della sua compagna’ -> gesto di conforto, ma introduce
anche una intimità sica
2) guardano lontano -> non si guardano l’un l’altra, quindi il contatto sico non deve
essere troppo intimo (lo sarebbe stato se si fossero guardate negli occhi), e ‘guardano
lontano’ è una chiave di lettura della poesia, perché questo ‘lontano’ dice qual’è il luogo
della poesia, una lontananza non de nita.

2a SEZIONE:
-Rivedono il monastero in cui hanno vissuto da giovani -> tema della MEMORIA, tema
capitale nella letteratura e nella lirica del 900, la memoria non + un processo puramente
mentale, nasce da un qualche contatto con la realtà materiate delle cose; è una specie di
visione.
_La memoria accoglie diversi suoni; c’è un coinvolgimento di tutti quanti i sensi.
_In una poesia come questa parlare di sensi e di corpi è un po turbante, perché è
sessualità dentro il monastero delle monache, è un ambiente spirituale e candido.
-v 35: il narratore si rivolge a tutte le ragazze che erano in convento (ho perso un pezzo al
24 min)
-v40: qualche cosa accade a queste ragazze, piangono => si vuole alludere a qualcosa
che non può essere razionalizzato, siamo in un regime di allusione, non si sa perché
piangono, la poesia diventa il luogo del misterio e di ciò che non può essere spiegato.
C’è anche una risposta, ma è frustrante -> non c’è un motivo per cui piangono, questa è
la dimensione del mistero: non ha una ragione, se uno non conosce le cause non
conosce le cose -> l’IGNOTO totale.
-v 46 ‘libro buono’: libro di devozioni, con preghiere, orazioni…
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-lui da sia spazio a questo immaginario un po zuccheroso (brave ragazze che leggono i
libri in convento) sia un lato più sensuale (?)
-v 47: sono un’immagine rassicurante di giovinezza femminile: belle, agili, piene di salute
=> in contrapposizione a loro c’è uno spirito perturbante: i ori sembrano vita spruzzati di
sangue. Hanno forme che ricordano le dita con piccole macchiette rosse che ricordano il
sangue. => questa digitale purpurea fa esalare l’alito
Alito = più generico di ‘profumo’, signi ca respiro. In genere viene emesso dagli uomini ->
antropomor zzazione.
Ignoto = perché le ragazze in disparte non lo hanno sentito; e anche perché il profumo
dell’alito è un po ignoto.
-linguaggio concreto e preciso anche biologicamente => concretezza referenziale. La
scena ha una concretezza realistica. Volontà di precisione lessicale.
-il sangue fa pensare anche alla perdita della verginità, ma è una cosa suggerita e non
detta => tutto questo è poetico.
-‘dita umane’ => insistenza sulla sicità umana.
Ci vengono suggerite connessioni semantiche che rimangono in un’area simbolica e non
allegorica, perché l’allegoria non vuol essere misteriosa, e deve comunque dirti qualcosa;
il simbolo invece fugge da questo, cerca qualcosa di vasto e indeterminato; c’è anche
l’immediatezza, perché l’allegoria va decifrata al lettore, mentre queste ragazze ci fanno
percepire qualche cosa attraverso i sensi, ci viene trasmesso il mistero di questa digitale
purpurea.
Simbolo in breve:
No decifrabile
Non ha precisione dell’allegoria
Lo comunica immediatamente attraverso i sensi

3a SEZIONE:
-pio: c’è qualcosa di sacro in questo rapporto. Piethas = a ettività, rispetto degli altri, con
valore sacro.
-v54: Rachele sa dell’altra perché l’altra senza parlare le prende la mano.
Maria piange, COLPO DI SCENA: lei rivela di aver visto quel ore, non la guarda negli
occhi perché sta scoprendo qualcosa di se molto intimo e non ha il coraggio di guardarla
negli occhi.
-v63: ‘fermento’ = trepido. ‘Languido’ = una sforza che viene indebolita.
-‘grave’ = pesante, signi ca quella sera decisiva.
-ci sono i baleni ma non ci sono i tuoni -> qualcosa di misterioso, inaspettato.
-Maria forse non ha ben capito cosa sta succedendo e sorride.
-questa voce che dice ‘vieni’ da dove viene? La risposta più ovvia è che sia la digitale.
Ci prepariamo a un esperienza non razionale, allucinatoria. L’esperienza mistica spesso
viene accostata a quella sessuale.
Sta parlando di un esperienza non passata, ma che vive ancora in lei. Lei non sta
ricordando, sta rivivendo. In più usa l’inde nito: dice ‘si muore’ non dice ‘muoio, sono
morta’ -> allude a un esperienza che la porta fuori di lei, lei esce da se (estasi = uscire
fuori di se) lei prova un esperienza estatica, ma in cui ci sono la dolcezza e la morte, la
perdita di se => qualche cosa che ha a che fare con la sfera della sessualità, ma accettata
o respinta? È censurata, per questo è cosi terribile e cosi potente.
Allude a cose che non si possono dire esplicitamente, si allude a qualche cosa che va al
di la dell’impraticabile e dell’umano, perché ‘si muore’ non può essere tradotto nei termini
della ragione, razionalmente. La poesia è questo. Il ne della poesia è portare il racconto
verso quello che il racconto non può dire.
-la capacità narrativa è strabiliante: ci racconta tutto, con scioltezza, uidità.
-è il corpo: lei sente il profumo, si avvicina, cammina sull’erba.
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-vieni vieni duplicato: cantico dei cantici = poesia nordica, interpretata come un canto
mistico.
-mischiare realismo interpretativo e il simbolico.

D’ANNUNZIO - Meriggio [Alcyone, libro centrale delle laudi] lui è del 63


Appartiene ad un altro mondo rispetto ai modernisti;
-Ungaretti
-Montale
-Gadda
-Pirandello
I grandi scrittori di inizio 900 si confrontano con D’Annunzio, ma tutti ci passano
attraverso, vivono in grande suggestione con lui

Meriggio e non pomeriggio => scelte lessicali rare e preziosi.


ALCYONE = diario per vacanze, fatte in Versilia.
Paesaggio che lui vede in Dante, paesaggio costruito ma anche visto.
Lui vede nelle cose naturali le proiezioni delle sue cose culturali.

Metrica: sono 4 strofe lunghissime + un verso nale => lui ama il lungo dilagare musicale
dei versi.
2 quinari
1 settenario
1 senario -> strano
1 novenario
1 settenario
1 quinario
…non abbiamo trovato endecasillabi
Si alternano versi di misura cosi variabile => polimetro. Si alternano non si capisce bene
secondo quale legge. Li mescola in una maniera nuova, è una rivoluzione prudente:
rivoluzione perché non si era mai visto un mix cosi, prudente perché operata in un quadro
conosciuto (non sono versi liberi).
-enjambements -> continuo gioco di respiri, fa fare delle pause alla sintassi, è una musica
già data.
-gioco delle rime (anche molte rime interne al verso stesso)
‘coperti da inerti’ al verso 53 è una rima in un quinario
-la rima è una cosa essenziale
-la rima non basta: serve tutto un apparato sensorio, una concentrazione di suoni, un
gusto particolare, pietosistico.
-enorme maestra stilistica, è bravissimo a fare i versi
-è una poesia metapoetica
-gioco dei suoni
Essere modernisti signi ca fare una critica alla forza della poesia, mentre per d’annunzio
essere modernisti signi ca dare un valore a questa forza.
Parafrasi:
-il mare etrusco è il mar tirreno perché in greco etrusco si dice ‘turrenoe’: sceglie di due
possibilità quella già rara e insolita.
A mezzogiorno sul mar tirreno, che è pallido e verdeggiante come il bronzo dissepolto
dagli ipogei, grava la bonaccia
-gli ipogei sono sotterranei, sono le tombe etrusche da cui sono stati dissepolti i bronzi
-bonaccia = calma, assenza di vento. Se grava vuol dire che c’è un clima pesante

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Intorno non alita neppure un lo di vento. Non trema una canna sulla spiaggia solitaria
che è resa aspra dal rusco (è il pungitopo, una pianta) e di ginepri arsi.
-siamo alla foce dell’Arno. Sono tutte notazioni realistiche, sta descrivendo un paesaggio
realistico.
Non suona voce se ascolto. Una riga di vele in panna (immobili) verso Livorno
biancheggia. Nel silenzio chiaro (risplendente; è una sinestesia) scorgo Capo Corvo (inizio
golfo di La Spezia) l’isola del Faro (Portovenere) come se fossero delle forme aeree
nell’aria vedo le isole che o padre Dante hanno suscitato il tuo sdegno (Capraia, Gorgona;
Dante immagina versione apocalittica delle isole che si spostano e annegano i pisani,
conte Ugolino colpevole)
-costante accostamento di immaginario letterario e osservazione naturale
-regno amaro = distesa delle acque
-assunte dal loro orgoglio = orgogliose della loro mole
-regnare il regno -> scelta di una forma rara
Dal colore del mare in mezzo alle capanne tra le reti che pendono sugli staggi, c’è
silenzio. Come il bronzo sepolcrale, quella che prima risplendeva di luce (foce dell’Arno)
ora pallida immobile. Come se fosse il letea ( ume dell’oblio, Dante -> memorie culturali),
tutta pari, non mostra segno di corrente, non mostra increspatura provocata dal vento.
L’allontanarsi delle due rive sembra chiudersi in un cerchio di canne palustri, che sembra
circoscrivere questa dimenticanza silenziosa.
-accostare l’astratto al concreto: questa zona silenziosa c’è a un certo punto un cerchio
di canne che sembra circoscriverla.
Le canne non sussurrano (non c’è più vento). I boschi di San Rossore più incupiti fanno di
se stessi una specie di circolo cupo (sembra che la pineta si chiuda circondando la
spiaggia) ma più lontani verso l’aria del Gombo, verso il Serchio ( ume Lucca), lassù i
monti sono più limpidi. I monti Pisani stanno inerti coperti da cumuli di vapore inerti.
Bonaccia, calura, e ovunque silenzio. L’estate (personi cata) matura sopra la mia testa
come un frutto che sia stato promesso a me e che io debba togliere con la mia mano e
debba suggere (succhiare) con le mie labbra io solo.
=> vero centro della poesia, c’è l’io che si manifesta in tutta la sua insistenza, l’estate
matura sul suo capo come un frutto promesso per lui -> sembra che la natura si rivolga
direttamente a lui, che è il solo destinatario.
Perduta ogni traccia dell’uomo
-lui è l’unica creatura umana: non c’è soltanto l’assenza di uomini, ma anche lui stesso
sta perdendo caratteristiche umane.
Non risuona voce, mi abbandona ogni so erenza umana, e questa condizione umana
comincio a dimenticarla, non ho più nome,
-è ancora essere umano? Sta attingendo a una dimensione oltreumana, non ha più
un’identità umana e una nitezza di un essere umano che ha quel nome li
E sento che la mia faccia è dorata (resa cosi dal solo) e che la mia barba bionda risplende
come la paglia marina; e sento che il lido rigato dalle onde e dal vento con un lavoro cosi
tenue
-queste increspature gli ricordano il suo stesso palato, similitudine che è una
metamorfosi, si sta trasformando in una creatura fatta dagli elementi del paesaggio. È un
uomo che raconta la propria metamorfosi. Ovidio non aveva mai raccontato la
metamorfosi di se stesso.
-avvicinamento tra lui e gli elementi naturali, tramite gli elementi del paesaggio attorno a
se
-senso di espansione dell’io, non di smarrimento
E come il cavo della mia mano nel punto in cui il tatto diventa più ra nato
-il cavo della bocca e della mano sono assimilati alle acque increspate
-siamo ancora in regime della similitudine
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E la mia forza che sono supino sulla spiaggia si imprime sulla sabbia, si di onde nel mare
-sente energia, dal contatto con le forze naturali, e il suo corpo è come se si di ondesse
nella distesa marina
E il ume è la mia vena, i monti sono la mia fronte, la selva il mio pube, la nube il mio
sudore.
-qui siamo in regime di metafora: dice che il ume è la sua vena
-ora parte dal paesaggio per arrivare al corpo, non il contrario come prima: la natura
re uisce nel suo corpo e lui diventa la natura => panismo.
Io sono nel ore della stiancia (pianta palustre), sono nella scaglia della pigna, nella bacca
del ginepro, sono nel fuco (vegetazione marina), nella paglia marina, in ogni cosa piccola,
in ogni cosa gigantesca
-si è perso qualunque discrimine tra il vicino e il lontano, fra il piccolo e il grande, fra l’io e
il non io (fra soggetto e realtà esterna), lui è diventato tutto il paesaggio intorno a lui. Il
panismo ha un signi cato preciso: ci sta parlando dell’espansione dell’io, che colonizza
tutto il mondo intorno a se (è una poesia megalomane). L’io lirico è diventato
megalomane.
E non ho più nome
-questo non è oggetto di smarrimento, lui non ha più nome, ha perso i suoi limiti di
individuo e non è più nominabile.
E le alpi …. non hanno più il nome consueto che risuona sulle labbra degli uomini
-sta dicendo che non gli interessa la realtà concreta, ama intessere di nomi rari i versi ->
gusto per il nome raro
…io vivo in ogni cosa come la morte silenziosa. La mia vita è divina.
-la morte alberga nascosta, tacita, silenziosa in tutte le cose -> lui qui gioca sulla
compresenza degli opposti
-stato di beatitudine entusiastica -> è una forma di misticismo non cristiana => nirvana.
Mentre in Schopenhauer si tratta del troncare la catena della necessità e della vita per
raggiungere questo stato di oblio di se stesso, in D’Annunzio questo tema viene svolto in
tema euforico: per potenziare l’io. É Schopenhauer travolto.
Che cosa ci dice questa poesia? I modernisti trovano amorale questa cosa di
respingere l’umanità. È un mago della parola, ma al di la di questa megalomania in questa
poesia c’è anche un contenuto di verità, parla di un’esperienza che in qualche modo ci
tocca. La tensione alla perdita del limite, all’uscita dal se, la tensione alla megalomania è
una cosa che tutti possono avere. Parla di un’esperienza che tocca tutti gli esseri umani: il
desiderio di uscire da se stessi, di entrare in contatto con le cose fuori.

Adesso vedremo come uno scrittore modernista svolge lo stesso tema.


Finale di Uno, Nessuno, Centomila -> ultimo romanzo di Pirandello, pubblicato nel 26.
Qua Pirandello riprende dei capoversi della sua novella.
Il testo di Pirandello è realmente schopenhaueriano (il vero romanziere schopenhaueriano
per fama è Svevo).
Vitangelo Moscarda nalmente si fa rinchiudere e li rinuncia a se stesso.
-tema: rinuncia al nome, all’identià. C’è però una di erenza di tono molto marcata: lo stile
è argomentativo ragionativo, complicato. Lui è modernista perché mette nell’arte questo
aspetto ragionativo; pensa che l’arte non sia l’abbandono lirico alla soggettività.
Qualcuno in Italia lo sta dicendo da anni, che l’arte è intuizione lirica: Benedetto Croce.
Lui e Pirandello si detestavano. Croce è il rappresentante di una cultura vecchia, ha la
mentalità di un accademico che difende il passato.
Questa idea di arte è lontana da D’Annunzio.
Vitangelo non si riconosce nell’immagine che gli altri hanno di lui, quindi die ‘ognuno di
voi uomini incida il mio nome come se fosse un epigrafe funeraria’.

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Ri utando il nome ri uta di avere una maschera. Non c’è propriamente il tema
dell’espansione dell’io.
Anche qui c’è una confusione con gli elementi della natura.
Lui enfatizza il senso di smarrimento di se, non il senso di onnipotenza dell’io. ‘Tutto fuori
vagabondo’ signi ca essere esiliati da se stessi, smarrirsi fuori di se; qui l’io svapora.
Stilisticamente e lessicalmente è a ne a D’Annunzio, ma il senso è opposto perché
descrivono esperienze diametralmente opposte. Pirandello detestava D’Annunzio, lui
a ronta lo stesso tema per capovolgere D’Annunzio e per ristabilire la verità di
Schopenhauer.
-altra di erenza: Vitangelo si confronta anche con le creature viventi
Bisogna rinunciare a se per riscoprire la realtà nuova, che si fa sotto i nostri occhi.
Non sta rinunciando solo ai nomi e alla sua identità, sta rinunciando alla sua facoltà
umana raziocinante, sta rinunciando alla ragione => irrazionalismo, grande tema
modernista.
Qua la realtà umana c’è ancora, gli altri continuano a manifestare la loro presenza, non
esiste solo l’io, lui vuole sfuggire da questi -> altra di erenza con D’Annunzio.
Vuole rinunciare ai signi cati, raggiungere una dimensione in cui non esiste il signi cato.
La versione che da lui è quella di un uire cosante in cui uno non è mai se stesso, non è
come in D’Annunzio il raggiungimento divino.
È fuori di se -> estraneo a se stesso: alienazione. Al contrario D’Annunzio ci parla di un
perfetto possesso del se; Pirandello ci parla di uno stato in cui uno diventa estraneo da
se, si esilia dal se, è disperso in ogni cosa fuori, NON ha occupato ogni cosa.
In D’Annunzio c’è il senso della totalità, tutta la realtà è una cosa sola con cui lui si
identi ca. Mentre in Pirandello ci sono tante cose singole nelle quali l’io si disperde
uscendo da se stesso.

GOZZANO - L’altro [Poesie sparse]


Poesia incompiuta che doveva fare parte di un ciclo di preghiere a Gesù.
Qua rievoca Gesù perché non lo faccia diventare un d’annunziano.
-poesia metapoetica: ci dice che cosa vuol dire per lui scrivere versi. Si rappresenta come
uno che fa i conti con l’altro, che può essere Dio, D’Annunzio, il bambino (Gozzano di 3
anni).
Novenario
Ottonario
Ottonario
Novenario
Si alternano novenari e ottonari: i versi hanno un ritmo zoppicante.
Queste quartine alludono a una lastrocca.
-Rime assonanti. A B B A / A B A B / A B A B…
Poeta di fede vuol dire anche uno che ha ducia nella poesia. C’è questa volontà di
costituirsi come poeta, ma da che questa cosa non riesce mai no in fondo. Ha un
atteggiamento ironico nei confronti di se stesso -> prende le distanze da se stesso. In
questi due aspetti è diverso da D’Annunzio.
-è un po scemunito ma è anche grezzo -> c’è un’autenticità in lui, una sincerità di
qualcuno che ha il coraggio di guardare alla sua autenticità. Fa ironia di se, si guarda da
fuori ed è vero in quanto prende distacco da se. Il suo io è un po staccato da se, si
guarda da fuori. È più imile a Vitangelo Moscarda che vive fuori, rispetto all’io di
D’Annunzio.
-gozzano con la g minuscola -> atteggiamento ironico, non di megalomania, ma di
riduzione dell’io. La poesia modernista basce con questo senso dell’io: è una nozione
problematica che va reso in minuscolo, va sminuito.
-Gozzano era tisico, morirà di tubercolosi.
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-la poesia ha una funzione: può operare la consolazione. Nel poema paradisiaco Gozzano
era stato un poeta di consolazione. Gozzano e Svevo creano una delle gure degli
antimiti: l’inetto; essere incapaci di vivere e cercare nella poesia un farmaco temporaneo,
anche se la poesia e la letteratura possono ssere una malattia perché allontanano dalla
realtà.
-è un altro rispetto a lui, un altro Gozzano, è come se fosse lui ma a 3 anni. Rispetto a
quello che lui è la poesia costituisce un altro io, un altro Gozzano, un alter ego
-> la poesia lirica non è autoespressione, non è la voce dell’io (come per i poeti
romantici).
La poesia è un luogo di alienazione dell’io e non di espressione dell’io.
La poesia non è la vita vera, è però una consolazione in cui uno cerca un riscatto alla vita.
È insieme tutte queste cose. La vera vita è la letteratura (-Proust): vita e letteratura sono in
una relazione problematica perché o si vive o si scrive: la letteratura è allontanamento
dalla vita; ma è anche l’unico luogo in cui si dia un senso all’esistenza.
Letteratura come negazione della vita e come luogo della vita vera.
È un idea che attraversa tutta la cultura di questi anni.
-linguaggio semplice e banale
-questo bambino che prende non è il fanciullino di Pascoli, perché quest’ultimo vede
quello che non vede il poeta, mentre questo bambino viene preso per mano e gli viene
mostrato il mondo, le cose. In PASCOLI il fanciullino detta al poesia.
Funzione paterna che esercita Gozzano verso il lui di 3 anni: quella ducia nella poesia
che ha Pascoli, Gozzano non ce l’ha, questo bambino va guidato, va preso per mano.
In Pascoli le piccole cose parlano alla sensibilità infantile dentro di noi (e sono oggetti
naturalizzato), in Gozzano le piccole cose non parlano da sole (e sono oggetti arti ciali).
Sta facendo i conti con l’idea di poesia, quella romantica e quella della generazione
precedente (Pascoli e D’Annunzio) per dire che per lui la poesia è un’altra cosa, non ha
ducia nella poesia come loro e in più loro sono solidali con loro stessi, lui no, lui fa i conti
con l’altro, con qualcuno che è e che non è lui.
-la sua grandezza sta in questo: ngere che stia facendo poesia minore, mentre in realtà
mette in scena grandi temi.

QUESTI TESTI SONO ACCOMUNATI PER IL FATTO CHE PARLANO DELL’IDENTITA’.


Gozzano si interroga sulla legittimità della poesia, su che cos’è la poesia.
È un aspetto di solidarietà con la poesia.
Ri essione sull’impotenza della poesia sulla realtà.

Totò Merùmeni [I colloqui]


= nome di persona che lui da a un alter ego.
Questo è il primo elemento di distacco dal canone lirico (perché li si parla del se in prima
persona) -> come Leopardi nell’ultimo canto di Sa o, ma soprattutto nella poesia Con
Salvo, in cui si inventa un personaggio a cui attribuisce tratti della sua vita.
Con il 900 si di onde di più questo aspetto.
-nome bu o. È un rifacimento ironico del titolo di una commedia di Terenzio:
Leotontimenumeros = punitore di se stesso. Siamo di fronte a un personaggio che si
in igge qualche punizione, non vive completamente la vita.
-Metrica: sono quartine di alessandrini (settenari doppi, introdotti da Iacopo Martello che
l’ha preso dal francese). Gozzano prende l’alessandrino come metro tipico della
letteratura.
Le rime sono A B A B, sono alternate. La rima Nietzsche - dice -> virtuosismo metrico, fa
rimare parola straniera con parola italiana semplice, non è una rima facile. In questa
quartina inoltre la rima è A B B A.

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Ha una sua dose di classicismo, ma è un classicismo ironico (qualcosa non torna), con
gusto giocoso nei confronti della forma. Non c’è serietà ne tensione, è estraneo a Pascoli
e D’Annunzio.

LUI SI ALIENA, SI ESTRANEA DAL SE, DESCRIVE UN PERSONAGGIO CHE è LUI MA


CHE NON è LUI.

1a SEZIONE
-Mescolamento di immaginario letterario e di descrizione realistica: descrive uno scenario
plausibile e esistente, la villa di Gozzano, ma sembra una villa tolta dai versi di lui stesso.
-C’è una di razione dell’io: il narratore parla in prima persona (‘i miei versi’) e il
personaggio parla, con cui ha una relazione di rispecchiamento.
-Ci sta dicendo che questa cosa è insieme realistica e insieme un’immagine di letteratura
(la classica villa bella che si trova nei libri di lettura).
_La villa sembra tolta dai suoi versi => l’ambiente di cui sta parlando ricorda lui; è un
modo per suggerire che c’è una relazione fra lui stesso e quello che sta parlando (toto).
_Libro di Lettura => immagine un po parodica, immagine infantile
Sono cose che si sono degradate, la villa è stata saccheggiata dagli antiquari ed è in
vendita -> oggetto sul quale è passato il tempo e che è declinato.
L’immaginario letterario è portato li per far sembrare le cose reali un po fasulle, non per
dare veridicità alle cose.
-gorgone = battiporta (maniglie di ferro che hanno spesso faccia di medusa).
-Casa Ansaldo… sono famiglie illustri della borghesia o dell’aristocrazia piemontese e
ligure. Assoluta accuratezza storica: cita famiglie esistenti.
Gozzano alimenta la sua poesia di prosa -> grazie anche ai nomi. Dispone questo in uno
schema metrico perfetto -> assoluta prosaicità del linguaggio con uno schema metrico
classico.
-una volta questa famiglia era frequentata dal meglio della società ligure e piemontese ->
regno si Sardegna. Ora invece è in declino.
-Totò è circondato da vecchiaia, lui che ha 25 anni -> pur essendo giovane ha qualcosa
dentro che lo rende vecchio. È vecchio l’ambiente che lo circonda e i personaggi con cui
vive. ‘Silenzio di chiostro (vita di chiesa) e di caserma (c’è qualcosa di militaresco)’.
-è una descrizione connotata, cioè con signi cati simbolici

2a SEZIONE
-ci viene presentato Totò: ha una ‘tempra sdegnosa’ = carattere che sdegna gli altri.
Molta cultura (elemento essenziale, ha letto troppi libri).
Gusto in opere d’inchiostro (> Ariosto, proemio all’Orlando Furioso) -> ama intessere versi
di citazioni. Signi ca che Totò ha un grande gusto letterario.
-Romanzizzazione della lirica = assumere in poesia la pluralità del linguaggio romanzesco
(sentito come fatto di altre voci e citazioni). Bachtin lo chiama cosi.
La romanzizzazione riguarda anche l’attitudine del poeta che racconta e la posizione del
poeta.
Gozzano è esponente di questo superamento tra linguaggio della lirica e linguaggio della
narrativa.
In Gozzano c’è la volontà di far vedere un linguaggio più animato, chiama le cose con il
loro nome.
-Totò ha scarso cervello: signi ca che non è astuto, non è scaltro.
Scarsa morale
Spaventosa chiaroveggenza: vedere lucidamente e anche oltre la realtà, è spaventosa
perché lo ostacola, conoscendo troppo la vita lui se ne stacca.

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Questo atteggiamento troppo ri essivo, questo eccesso di intelligenza separano Totò
dalla vita sociale.
-è vero glio del tempo nostro: diventa un emblema del secolo -> c’è di erenza fra
eccezionalità di Totò e che nella sua eccezionalità si veda qualcosa che riguarda
generalmente lo spirito dei tempi. Questo procedimento è un simbolo o un’allegoria? È un
simbolo perché è un salto improvviso dal particolare all’universale.
-in Petrarca ‘vendere parolette’ signi ca diventare avvocato, come avrebbe voluto suo
padre. Usa la memoria letteraria come un repertorio estraneo.
Gozzano avrebbe dovuto fare l’avvocato, e anche Petrarca.
_’Baratto’ = uno che si vende, barattieri sono nell’inferno di Dante
_’Gazzettiere’ = giornalista
=> disprezzo per mercanti e giornalisti perché la letteratura è una cosa pura che non si
vede, uno che vende le parole sta prostituendo la letteratura => ideologia ben precisa
dell’arte per l’arte = immagina arte come dominio separato dall’economico.
Sta contestando la società borghese, gli avvocati.. Atteggiamento anche di Baudelaire.
La sta contestando dall’interno, perché lui è un borghese.
Il poeta è un borghese che non si riconosce nella propria classe.
-Totò sceglie di rinunciare a lavorare, di vivere di rendita come gli aristocratici (ora fare gli
aristocratici ironicamente _dendi o snob_ signi ca contestare i borghesi).
È un sistema in cui la posizione del poeta è irrisolta, in rotta con i propri tempi e la propria
classe. Nel caso di Gozzano è una contestazione ironica e solitaria => lo fa con
atteggiamento di assoluta libertà intellettuale (‘con libertà’).
‘Ri ette ai suoi trascorsi che sarà bello tacere’ = gusto per l’eros e l’eros proibito
(prostitute) => gioventù libertina, dedito ai piaceri, alla trasgressione, ma anche
all’esercizio della sua spiritualità intellettuale.
-ha le sue forme di solidarietà, tutte esercitate in luoghi speci ci e privati (il povero,
l’amico, lo scolaro, l’emigrante) -> ha simpatia per le gure sociali minori (bambini) o
marginali (migrante).
-personaggio autoconsapevole, lucido, consapevole dei propri vizi, non è cattivo.
Ora ci sono due versi da ‘Cosi parlò Zarathustra’: che una poesia ospiti una citazione cosi
signi ca che il linguaggio lirico si è aperto completamente alla prosa.
Nietzsche ha un in usso straordinario su tutta la cultura e letteratura di inizio 900.
Un conto è il Nietzsche di D’Annunzio, un conto è quello di Gozzano, Thomas Mann o di
Svevo. Qua si fa riferimento al N che sostiene che la bontà e segno di una debolezza.
Termine comune nella letteratura del 900: inetto = in actus = non adatto alla vita, a vivere.
Qui l’inettitudine non è solo un’incapacità, perché viene rivendicata anche come una
resistenza al mondo borghese.
L’inettitudine va letta non solo sotto il grande mito della malattia, che non è solo
condizione di privazione (da anche lucidità, induce a ri ettere, la salute si ignora, chi sta
bene non pensa a se stesso). Qui c’è lo stesso tema: la malattia ti distingue dai borghesi,
ti fa vedere cose che loro non sono in grado di vedere.
-‘ugne’ e non ‘unghie’ perché è di registro più alto, è una forma arcaica e letteraria, la usa
perché sta traducendo Nietzsche, sta alzando il tono.
-atteggiamento regressivo infantile: gioca sull’erba > anche questo è contestazione verso
la morale borghese. I suoi dolci compagni sono una ghiandaia, un gatto, una scimmietta
chiamata Makakita => comunanza con animali piuttosto che con uomini, volontà di non
essere adulto.
Per contestare borghesia ti rappresenti come vecchio (i vecchi non producono più) o
bambino => non vogliono essere entrambi adulti produttivi borghesi.

3a SEZIONE
-grandi amori per attrici e principesse: immaginario dannunziano liberty.
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-relazione con la cuoca diciottenne: non è borghese, si sceglie una donna di uno stato
sociale inferiore. Forse c’è incapacità di confrontarsi con una donna che possa stare al
suo pari, borghese oppure della sua età.
Immaginario erotico di seduzione e di piacere.
C’è un particolare scabroso: c’è lei sopra e lui sotto. Usa una parola che rivela
l’atteggiamento: ‘supino, prono, passivo’ -> unico modo che ha per godersi la vita è
quello di mettersi in condizione di passività e inferiorità, lei domina e lui viene dominato.
Lui sarebbe socialmente superiore alla diciottenne.

4a SEZIONE
-‘non può sentire’: è gelido, non riesce a provare sentimenti.
-analisi e so sma sono esercizi dell’intelletto, i so smi sono ragionamenti troppo
complicati, è un’intelligenza che lo ha allontanato dalla vita.
Nell’immaginario romantico il poeta ha il cuore che trabocca di sentimenti; mentre qua il
poeta ha in se inaridite le fonti dei sentimenti => Gozzano capovolge tutto l’immaginario
di che cos’è un poeta. Questo è un poeta della lucidità razionale, che rimpiange chi vive
nelle passioni. Capovolge molti stereotipi: quello del poeta romantico, e in più vive in
assoluto esilio (il poeta era un personaggio pubblico).
Questa poesia vuole rivendicare quale tipo di valore? Rivendica la lucidità: bisogna
guardare a se stessi e al mondo con lucidità anche a patto di sembrare un po cinici. È un
valore propriamente intellettuale, razionale, non morale.
-continua la similitudine di prima: la sua ragione ha bruciato i sentimenti come un fuoco
ha bruciato un edi cio.
-‘ruine’ = aulico, ma in modo ironico.
-poesia = versi sottili, un po magri -> designazione ironica perché i versi di Gozzano non
sono esili. Per designare aspetto un po disilluso della poesia. In più individua il ruolo della
poesia: consolare. Posizione rinunciataria della poesia di riunire un po le so erenze della
vita.

5a SEZIONE
-‘il Tempo mentre ch’io parlo va’ citazione di Petrarca
-‘sorride’: in questo sorriso c’è il segno della sua autoironia. È un sorriso malinconico, di
qualcuno che conosce la sua pochezza in confronto ai compiti che ha; perché l’arte che
fa è immensa.
-c’è una serena accettazione del proprio destino e non lotta in nulla, non lotta contro la
morte. Siamo a un passo dal nichilismo, dalla dimensione in cui nulla ha veramente
senso.
-qua c’è atteggiamento dimesso, autoironico, disilluso.
-‘e vive. Un giorno è nato. Un giorno morirà’ = settenario + settenario tronco (morirà
parola tronca).

Invernale
-in prima persona parla di se e della donna con cui sta pattinando, quando
improvvisamente il ghiaccio del laghetto si rompe.
-procellaria = uccello che si dice s di le tempeste (paragonato a lei)
-‘sibilante’ = sibilano i serpenti, quindi quello di lei è un atteggiamento velenoso
Metrica:
Sono endecasillabi.
Il primo e il secondo sono un unico verso, divisi da uno scalino. È un endecasillabo
(manca una i in ‘cri i i i i chi’). È un’onomatopea.

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-atteggiamento della donna nei confronti di lui e come si confrontano i due generi sessuali
uomo donna:
_lei è coraggiosa, sta pattinando, sta praticando sport e non è cosa da nulla introdurre
una donna sportiva in poesia, perché ha un corpo, un corpo che agisce, e non ha
connotazioni molto femminili (vuole s dare la morte), ha atteggiamento virile (vuole
reggere il gioco mentre lui scappa spaventato).
Però fa una cosa molto femminile: ‘resta se m’ami’ questo è un gesto molto seduttivo e
molto femminile, ‘fammi vedere se sei veramente un uomo’ e lui non lo è perché se la da
a gambe.
_lui è come se perdesse la propria identità, tanto che si sente uno spettro.
Si abbandona con lei in questo folle accordo, folle perché irrazionale che si mettano a
s dare il lago ghiacciato che si sta crepando. L’agente dell’irrazionalità in questa scena è
la donna.
_La scena è focalizzata sull’io narrante: noi conosciamo i pensieri e i punti di vista del
narratore, ma non quelli della donna, di cui sappiamo solo che cosa fa e che cosa dice ->
questo rende la sua gura più attraente e più a ascinante, è un’immagine opaca.
Invece di lui sappiamo tutto, e la prima cosa che pensa è che ha paura di morire.
Rimpiange la vita che ha vissuto, come se fosse già morto, è come se si proiettasse nel
futuro => preveggenza (vede prima una cosa che succederà dopo).
Poi sente la voce misteriosa dell’istinto (di sopravvivenza) -> aspetto animale
Ha una voluttà di vivere in nita (piacere di vivere) -> aspetto animale ma anche umano
Istinto razionale (prende le cose) + istinto animale (di sopravvivere) + istinto di vita
(umano): intelligenza, timore della morte, consapevolezza della morte.
_La donna non ha queste qualità: non appare preveggente perché è folle, non riconosce
di essere una creatura mortale (è ubriaca di immensità: ignora di essere una creatura
mortale) => questa donna che ci appare cosi coraggiosa all’inizio, c’è un momento in cui
questa di erenza comincia a capovolgersi.
_Apparentemente questa poesia racconta la vincita della donna nei confronti di un uomo:
è l’ennesima poesia autoironica di Gozzano, che si presenta come vinto e come vigliacco.
Però c’è un altro livello del testo in cui questa cosa non regge cosi facilmente: questa
designazione dell’io del poeta diminuita dal vigliacco ha da contraltare tutte le qualità
della donna; ma i poli si invertono.
_La donna è folle, è sconsiderata, non fa i conti con la morte, ubriaca d’immensità, ha
fatto questa cosa folle.
_L’uomo riconosce la realtà, ha paura della morte perché è una creatura mortale.
AUTORAPPRESENTAZIONE DOPPIA: non solo una rappresentazione sminuita di se
(crepuscolare: rappresentazione di un io abbassato), ma anche una rivendicazione di un
qualche minimo valore: c’è anche il timido tentativo di difendere dei valori elementari, quel
minimo di attaccamento alla vita, quel minimo di valore di cui è portatore LUI e NON LEI.
-rappresentazione della donna: la poesia è autorappresentazione dell’io di fronte a
qualcun altro, soprattutto di fronte alla donna -> perché la donna è l’altro rispetto
all’uomo. Tutta l’identità di lui è misurata nel confronto con lei; lui è qualche cosa perché
lei è qualcos’altro.
=> la poesia lirica non può essere considerata solo come un discorso dell’io di fronte a
se, più spesso è un discorso dell’io di fronte ad un altro: uno diventa se stesso se si
misura con qualcun altro.
-questa donna è un’atleta, una sportiva: la condizione femminile delle donne a inizio
secolo è diversa. Questo testo racconta di un’identità maschile che si sente minacciata
da un’identità femminile, che si sta virilizzando mentre quella maschile il contrario.
-> La femme fatale: è questo stereotipo. Si trova ad esempio in D’Annunzio.
Che rapporto c’è tra quelle femme fatale e questa?

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Nel mito della femme fatale essa viene celebrata. C’è questo mito della donna maga
piena di fascino che conduce l’uomo alla morte. Qui in Gozzano c’è invece la paura.
Quindi c’è un mito ma c’è anche la critica.
-Rime: A B B A A B. È una sestina: introdotta da Dante. Le rime non sono tutte facili.
-designa questo ghiaccio come specchio. È come se vedesse se stesso sepolto sotto
una crosta di ghiaccio -> compare anche nell’inferno di Dante, canto 32:
. Entrambi dicono ‘vetro’ per descrivere la super cie ghiacciata
. Anche in dante compare ‘cricchi’ così come lo scrive Gozzano
. ‘Eran l’ombre dolenti ne la ghiaccia’ come quello che Gozzano vede nel ghiaccio; viene
detto anche in Dante ‘livide’
. ‘Ognuna teneva la faccia volta in giù’ come Gozzano abbassa il volto per guardare il
ghiaccio
. Canto 33: ‘crosta’, allo stesso modo Gozzano de nisce il lago ghiacciato
Ci sono molti richiami danteschi. Parodia: parlare di qualcosa di sublime in termini bassi e
grotteschi. Non si vuole far gioco di Dante. C’è una familiarità tematica: la morte. Lui
gioca sul fatto che sta descrivendo una situazione del tutto banale e prosastica con delle
memorie (Dante) cosi alte. Parla di una cosa banale con un tono troppo alto a tratti. Gioca
sul contrasto. Questo è anche un modo per riusare la tradizione, lo riusa con il senso della
distanza: si rende conto che quella è grande poesia e la vita moderna non è paragonabile
a quello => quel linguaggio non può esser usato alla lettera, va scritto anche con una
materia diversa. Lo riusa perché sa che non è più attuale. C’è anche però un tributo onore
al linguaggio della poesia, ma che è anche distante dalla vita quotidiana.
Per Gozzano la tradizione poetica conserva il suo aspetto esemplare e canonico, ma è
anche qualcosa che va ridiscusso.
L’ironia che usa qui è proprio il senso della distanza (dagli antichi).
=> alla base del modernismo. Non c’è il ri uto per la tradizione, ma c’è anche la
consapevolezza che quello è il passato. Si tratta di trovarsi una tradizione, di rinventarne
una.

L’amica di nonna Speranza


-è una poesia narrativa
-nella prima e nell’ultima sezione compare l’io del poeta, nelle centrali invece il passato:
quando la nonna tornò a casa con un amica Carlotta.
-nasce dal fatto che nel salotto Gozzano vede la dedica di Carlotta alla nonna Speranza.
Metrica:
È costruita in distici (coppie di versi) di esametri.
Sono versi doppi (bisogna cercare la cesura per capirlo).
Loreto-busto / d’Al eri - Napoleone = a volte sono ottonari a volte novenari.
Un altro principio, non sillabico, è quello accentuativo: per ogni verso cadono 6 accenti ->
sono esametri barbari, perché ci sono rime e tante. Le rime sono spesso di cili.
1a SEZIONE
-lui ha intorno a se tutti questi oggetti e rinasce come se fosse un uomo del 1850
-Loreto -> nome tipico pappagalli
-Al eri e Napoleone: Al eri per la provenienza (era di Asti, qua siamo in Piemonte, e lui è
una gloria locale) e perché è un poeta tragico; Napoleone perché è una grande gloria
dell’Italia 8centesca. Sono due gradi di grandezza: una poetica e una civile.
-Fiori in cornice = secchi, schiacciati, sotto una lastra di vetro e incorniciati.
-Buone cose di pessimo gusto = buone cose per chi le ha messe li e anche per Gozzano
(sono le cose di casa, dei suoi avi).
-caminetto tetro = lugubre, sinistro perché fuori uso forse
-protetti dalle campane di vetro = per non farli impolverare.

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Tutti questi oggetti sono della sfera privata, sono a etti della sua famiglia.

-scrigni fatti di valve = scrigni composti da conchiglie


-oggetti con la scritta ‘salve, ricordo’ = souvenir
-noci di cocco = usate come posacenere…
-miniature = ra gurazioni persone famiglia
-dagherrottipo = antenato della fotogra a
C’è tutto lo stereotipo della cultura romantica (anche ‘ gure sognanti in perplessità).
-immilla = verbi inventati da Dante -> im + participio/aggettivo + su sso derivazione =>
verbi parasintetici. Qua è im + numerale. Usa queste parole dantesche sublimi per parlare
di un lampadario vecchio della nonna => cozza aulico con prosastico.

Lui guardando questi oggetti intorno a se ritorna con la mente al giorno in cui è stata fatta
la foto, in cui Carlotta fa visita in quella casa con l’amica ai genitori di lei e lascia questa
foto -> lui subisce un e etto da questi oggetti => rinasco come se fossi un uomo del
1850.

Ingresso cosi massiccio degli oggetti in poesia -> la poesia lirica tendenzialmente non è
che ospiti molti oggetti, cioè cose nominate col loro nome, oggetti quotidiani.
Questo è un mondo a ollato di oggetti concreti.
Perché fa entrare queste cose in poesia? Sono cose di pessime gusto: a olla la poesia di
cose banali. C’è un investimento a ettivo in questi oggetti -> sia da parte di chi ce le ha
messe, sia da parte di chi le guarda. Sono tutti oggetti del ricordo ma anche messi li in
esposizione, conservati, come se fosse una religione privata.
In Gozzano c’è sia l’ironia che la simpatia, perché guardandoli rivede le tracce di questa
vita passata. Sono oggetti ridicoli ma che hanno anche tracce di una vita a cui lui in
qualche modo attinge.
Non sono oggetti neutri, hanno le tracce della vita di chi ce li ha messi e della vita del
poeta.
Che cosa tiene insieme questi oggetti disparati?
Loreto è un pappagallo, è un animale esotico (ovviamente non viene dal Piemonte) -> ci
sono altri oggetti esotici qui: le noci di cocco, le conchiglie, Venezia (un po esotica, ha
fascino orientale, era una meta più lontana all’epoca) => so tratta di elementi esotici
buttati nel salotto di casa; esotismo = distanza nello spazio.
E l’esotismo temporale? Cioè oggetti che sono distanti nel tempo? Sono tutti, perché
sono tutti oggetti del passato => sono tutte cose esotiche, o spazialmente o
temporalmente.
Compare anche l’elemento del vuoto: è pieno di scatole vuote, le noci di cocco, i cofani
-> è pieno di cose che dovrebbero contenere qualcosa ma che non la contengono più.
Sono oggetti fuori uso => compare anche nel raro balocco: i giocattoli se son messi li sui
mobili non sono più in uso.
C’è anche la connotazione della morte: il primo è Loreto (che è morto), i confetti che non
sono più nelle scatole, il caminetto un po tetro… Aleggia in questa scena qualcosa di
perturbante e mortuario.
I frutti di marmo non sono frutti veri, reali: tema della falsi cazione => appare anche nelle
stampe, in Al eri e Napoleone, le miniature… Ci sono oggetti che riproducono
qualcos’altro senza esserlo sul serio.
Inoltre sono tutti oggetti protetti, messi qua dentro vengono sottratti al tempo, c’è l’idea
del protetto e della conservazione delle memorie del passato.

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È una descrizione non inerte, ma sovrasigni cata. Sono oggetti designati con assoluta
precisione, e in più il testo crea una rete di signi cati che da valore a questi oggetti.
Ci sono già suggeriti tutti i temi che verranno sviluppati nel racconto che segue, non è
una descrizione propriamente ambientale.
-Ultima frase della prima sezione: qual’è l’esperienza? Da oggetti banali scaturisce un
evento miracoloso: epifania -> a partire da una sensazione sica si compie
un’immedesimazione nella vita di qualcun altro.

2a SEZIONE
Inizia il racconto: Gozzano racconta per scene senza sommari, senza connettivi, senza
dirci cosa c’è in mezzo. Qui c’è un salto, ritorna al 1950.
Autodiegesi = racconto di se stesso (il contrario è eterodiegetico).
Il passaggio dal 1907 al 1950 è cosi brusco che il 28 giugno del 1950 diventa quest’oggi.
-Le due amiche hanno dato l’esame di stato, ritornano a casa e vengono festeggiate,
accolte da tutta la famiglia.
-La nonna qui è una diciassettenne, come l’amica Carlotta. Il loro è un congedo per l’età
adulta, hanno lasciato il collegio per sempre.
-Qualcuno pronuncia ‘silenzio bambini! bambini fate pian piano’ -> lo dice qualcuno sulla
scena, o i genitori o le ragazze stesse che esortano i bambini a stare zitti perché devono
suonare il piano. Forse è il narratore stesso a dire ‘bambini state zitti che voglio ascoltare
loro che suonano’, è un’ipotesi => questa forma di discorso si chiama discorso indiretto
libero (non ci sono le virgolette e non cita direttamente le battute). È una forma ambigua
perché il narratore si appropria delle parole dei personaggi.
-poethic diction: stile convenzionale della poesia italiana -> qui dice ‘augello’ e non
uccello, ‘core’ e non cuore => si appropria delle parole del passato MA facendo vedere
che sono del passato. Sono le solite parole stereotipe.
-caro mio ben…. => sono tutti quinari tronchi. Le rime sono facili. È comodo avere parole
tronche per fare rime melodiche, cantabili. È una cosa tipica della metrica per musica,
che ha bisogno di tronche.
-cantando immaginano il futuro d’amore destinato a loro
-emerge uno dei remi capitali della poesia: l’immaginario di queste due ragazze, che è
banale perché sognano il Principe Azzurro, lo sposo dei sogni sognati; sognano le cose
che hanno letto sui libri, non sanno che cos’è la passione amorosa o l’eros.
-oscilla fra denuncia della banalità e l’ovvia simpatia.
-Prati = stereotipo del poeta romantico.
Queste ragazzine sono per base della cultura romantica: in questo momento il
romanticismo è diventato una moda per ragazzine.

3a SEZIONE
La scena descrive il dialogo fra i genitori di nonna Speranza e gli zii che sono venuti a
trovarli.
-Il Piemonte con nava con il Lombardo veneto (Lombardia e Triveneto che facevano parte
impero austroungarico, sudditi del kaiser, imperatore Francesco Giuseppe). Lo zio è un
suddito rispettoso dell’imperatore, forse è funzionario dell’imperatore.
-1850 Re di Sardegna era Vittorio Emanuele II ( glio di Carlo Alberto): 1848 aveva
abdicato Carlo Alberto. La zia è un po infatuata da questo giovane Re di Sardegna.
-il babbo e la mamma parlano ai fratellini di Speranza, invitandoli a baciare la mano agli
zii. I genitori presentano agli zii anche l’amica della nipote Speranza.
-rime non facili Capenna-Vienna
-è una conversazione del tutto banale => qui la poesia raccoglie oggetti buoni ma di
pessimo gusto, ma anche un episodio di vita da una banalità sconfortante.

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É questa la cosa nuova che fa Gozzano: mette in versi, accoglie nella poesia, la banalità
della vita quotidiana. Non c’è il gusto dannunziano di mettere nomi strani in verso, c’è il
gusto parodico e ironico sul destino della poesia.
-Ernani = opera romantica di Verdi, tratta da Victor Hugo (romantico, francese).
Siamo nel colmo della cultura romantica.
-Rigoletto = altro grande melodramma romantico di Verdi, tratto anche questo da Hugo.
L’argomento di questa prima parte di dialogo è quindi l’arte => sono chiacchiere da
salotto, l’arte non è considerata come ‘religione dell’arte’, ma è ridotta a conversazione; in
più il melodramma è una forma d’arte popolare e teatrale, non squisita come la forma
lirica. È la forma più adatta per ridurre l’arte a chiacchiera disinvolta e poco seria.
-Le due sorelle confrontano il loro abbigliamento. Hanno imparato che queste cose sono
di moda sulle riviste di moda, che provengono da Parigi.
-Generale Radetzky = generale austriaco che guidava esercito impero austroungarico
contro re di Sardegna.
Qui lo zio sta celebrando la pace che adesso regna grazie a quel generale; mentre la zia
celebra il Re di Sardegna. Qua l’argomento è diventato la politica, la storia; ma stanno
facendo la previsione giusta? No, perché la guerra scoppierà fra il re di Sardegna e gli
austriaci: la loro è una previsione sbagliata, perché il re di Sardegna stava preparando la
guerra.
-Si sta parlando delle guerre del risorgimento, le guerre che hanno portato dal regno di
Sardegna all’uni cazione dell’Italia, grazie a Vittorio Emanuele II => si parla della grande
storia.
Le grande storie vengono ridotte o a chiacchiera banalizzata o a fraintendimento (perché
non capiscono che l’armistizio e la pace non faranno cessare la guerra).
Le grandi cose vengono ridotte a una conversazione banale che non capisce la storia,
messa in perfetti esametri elaborati => processo di parodizzazione, che ricorda anche il
passato perché ci fa vedere la storia con gli occhi dei contemporanei che abbassano
tutto, la grande storia li tocca ma insomma, sono una famiglia di borghesi.
Gozzano = poeta NON ideologo della Storia, ma il poeta della contemporaneità che
guarda alla grande storia come una chiacchierata banale.

4a SEZIONE
-Carlotta è innamorata di un poeta 28enne.
-Balaustri = per far rima con trilustri. Non viene speci cato chi dice le battute.
-Poeta = il fatto che lo chiede subito fa capire che la scelta di Carlotta non è traboccata
dal sentimento, essere poeta voleva dire ‘persona sensibile’, è individuato uno stereotipo.
Tutte volevano innamorarsi di un poeta. Inoltre frequenta la Ma ei, quindi ben introdotto
socialmente. Non era quindi un amore spontaneo.
-Stigmatizzato = lo uso per descrivere il tramonto romanticamente, ma un romantico di un
poeta del 900, un romanticismo ‘scaduto’.
-Gozzano si rivolge alla luna in maniera parodica, è come se lui fosse nella scena. Fa
notare che il passato è un paesaggio convenzionale e che le passioni amorose non sono
autentiche; non si limita a parodizzare.
-Le ragazze proiettano i loro sogni nella natura.
-Ironico il fatto che vorrebbero morire -> hanno l’immaginario eroico romantico, loro
credono veramente in questo => le passioni sono tutte costruite, non c’è niente di
autentico (lo pensava anche Rosseau), Carlotta è innamorata dello stereotipo del tempo.
-Loro credono a questo clima allucinatorio (poesia e arte romantica), clima sognante
interrotto da Mazzini (patriotta), lo ama perché conosce gente importante.
Speranza chiede a Carlotta se ama il ragazzo, lei non risponde ‘si’, ma ‘che versi divini’
=> lo ama non in quanto se stesso, ma in quanto rappresenta lo stereotipo del poeta (che
però non è vero che scriveva versi divini).
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Tutto questo è il desiderio mimetico/triangolare di Girard = scegliamo oggetti che ci sono
presentati da una ‘mediazione’.
-Libro = giovane Werther, la donna si chiama Lotte = Carlotta.
-Si ritorna al presente e parla a Carlotta. Unisce uno schema metrico ra nato con una
data.
-I suoi sentimenti erano un atteggiamento romantico, al quale lei credeva.
-Ultima domanda -> vuol dire che lui non potrebbe vivere un amore reale, ma solo
l’immaginario di una donna.
Lui ha il cuore inaridito: elemento che disdegna la gura del poeta (romantico), il poeta è
diventato un uomo che vive meno le passioni rispetto agli altri.
-L’impossibilità di amore => chiave autobiogra ca e chiave culturale, perché c’è qualcosa
nelle donne che lo inizia a spaventare -> le donne iniziano ad a ermarsi nella società,
vengono ride niti i generi sessuali e gli uomini lo vivono come una minaccia.
-Kitsch = è legato a una cultura di massa che sta nascendo. Vuole dare una funzionalità
pratica all’arte, è l’opposto dell’idea dell’arte per l’arte che produce oggetti unici (arte
auratica?); il kitsch invece è fasullo e seriale -> l’arte non è unica.
In questa poesia c’è anche la falsi cazione della vita.

J. JOYCE - Epifanie
-Amana = montagne del Libano, compaiono nella bibbia e nel cantico dei cantici; a
questa donna veniva chiesto di lasciare le montagne del Libano per raggiungere l’uomo.
-Lui vedendo questa donna e credendo di entrare nel segreto della sua anima, segue un
usso di pensieri che lo fanno entrare nel cantico dei cantici.
-In questo giardino segreto, niente può essere identi cato con precisione; non si capisce
realmente che cosa veramente gli sia rivelato di questa donna => EPIFANIA: rivelazione
irrazionale di qualche cosa. L’epifania ha uno stretto legame con il simbolo; è una specie
di schiusura simbolica di una realtà ulteriore rispetto a quella dei sensi.
-Lui percepisce un mistero ma non c’è nessun contenuto determinato e razionale che gli
dice qualcosa su di lei; nulla si può a ermare razionalmente.
-Viene messo in contatto con qualcosa che non ha tanto a che fare con lei…
L’epifania è qui sempre la rivelazione di qualcosa che uno ha dentro di se; la donna
manifesta un’essenza spirituale, che però sta più in lui che nella donna.
L’epifania ci rivela qualche cosa che è dentro noi stessi; sembra portare alla luce qualche
cosa che stava già dentro noi stessi.
1) Qui l’esperienza epifanica è simbolica.
2) Non è chiaro no a che punto questa esperienza ci metta in contatto con il mondo di
fuori (donna) o piuttosto ci faccia attingere a qualcosa che è dentro di noi.

‘Nuvole grevi hanno coperto il cielo…’


Qui qualcosa cambia, è una scenda diversa: non è più una singolarità (uomo) di fronte ad
un’altra (donna). È una scena cittadina: è una brutta giornata.
-Il momento epifanico è quando il cane ulula -> esperienza disforica (ululato doloroso) a
di erenza di quella di prima che è euforica.
-Questi che sostano trattenuti sono i veri destinatari dell’epifania: non qualunque essere
umano può conoscere l’epifania, perché è un’illuminazione miracolosa.
È l’epifania del loro stesso dolore: l’ululato del cane risveglia in loro stessi il senso della
loro esistenza.
-Esistono due tempi: il tempo ordinario (inerte, vuoto, faticoso, la vita quotidiana) e i pochi
attimi in cui improvvisamente uno è illuminato e capisce qualcosa (non necessariamente
di positivo).
-‘Comincia a piovere’ => il tempo riprende la sua inerzia, l’epifania viene dimenticata,
sommersa.
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-Come riuscire a conciliare il tempo verticale con quello orizzontale? Cioè, cosa ci
facciamo con questa epifania? In questo momento Joyce questo problema non lo sa
risolvere, perché vediamo singole scene epifaniche ma senza un connettivo, senza un
legame; non riesce a intessere un rapporto. L’unico che ci riuscirà veramente è Proust.
-C’è una nuova concezione del tempo => tempo come discontinuità.
Qui il tempo si è fratturato, ci sono pochi momenti in cui la vita ha il suo vero signi cato,
ma nel 99% dei casi la vita è fatica.
-C’è anche una diversa qualità di esseri umani: solo alcuni vengono illuminati
dall’epifania, che non è destinata a tutti (come la grazia -> è una visione infatti
propriamente cattolica). Esistono due specie di uomini: gli uomini che non si voltano, e i
pochi illuminati. Alla radice dell’epifania c’è questa antropologia aristocratica: pochi sono
destinati alla grazia, la massa degli uomini è destinata a seguire questo cammino inerte.
‘Forse.. credono’ -> il narratore sta osservando la scena, dice che gli altri ‘forse’ sono
illuminati dall’epifania (nel brano precedente era lui che veniva illuminato, qua invece
osserva gli altri). Non sa con certezza se loro sono colpiti o no dall’epifania, perché non è
comunicabile (non è esprimibile a parole perché gli altri possano comprendere).
Qui il problema dell’epifania riguarda il rapporto fra noi e gli altri.

‘Una massa di gente a olla il recinto…’


-È una scena non banale e quotidiana, ma ha tratti grotteschi perché
siamo nello stadio (a Dublino), c’è una corsa di cavalli e la folla intorno; è comunque un
ambiente urbano, degradato:
(‘grufola’/‘fanghiglia’/‘donna grassa’/‘beve attaccandosi al collo di una bottiglia’).
È una realtà confusa che colpisce il soggetto e lo stordisce.
-L’epifania è ‘uno splendido cavallo baio.. passa fulmineo lontano in un raggio di sole’ =>
un raggio di sole lo illumina e lui passa fulmineo, rapidissimo.
Questa è un’improvvisa visione, è una rivelazione improvvisa che contrasta con la scena.
Qual’è il signi cato di questa epifania? Non viene detto. Si gioca sul contrasto e si
capisce che è un’immagine di bellezza, agilità, scatto, forza contro quell’immagine di
confusione, incertezza. L’epifania può essere puro mistero, puro manifestarsi di qualche
cosa che non viene chiarito da chi lo percepisce.

‘Una notte illune sotto la quale…’


-Siamo al porto, il mare è inquieto e scuro come una bestia che si sta avventando sulla
terra ferma per divorarla.
-Ci sono molte persone che attendono una nave che arriva: l’arrivo di questa nave non è
scontato perché il mare è molto mosso.
-L’epifania sta nell’attesa, in qualche cosa che deve ancora accadere. È l’attesa di
un’epifania più che un’epifania in se. È ancora più indeterminata delle altre.
Si tratta di un livello di progressiva incapacità di cogliere l’epifania: qui viene vagamente
presagita e non si sa se si compia oppure no (la nave può anche non approdare).
Niente ci garantisce che questo miracolo si compia.

Il libro che Joyce progetta dopo Epifanie (Le gesta di Steven) è l’abbozzo di quello che
diventerà ‘ritratto di un artista da giovane’ => non è intero e queste pagine non le travasa
poi nel romanzo de nitivo => Joyce aveva qualche problema con l’epifania, non era la
soluzione alla sua narrativa, era una problematica -> queste pagine sono più la
presentazione che la soluzione di un problema che voleva risolvere.
Ritratto di un artista da giovane (Stephen Hero)
A questo punto della trama Stephen ha cercato di fare delle avance a Emma, che non ci
sta perché è cattolica.
Lui è indispettito per il suo atteggiamento.
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Fa dei ragionamenti. Guardandosi intorno gli par di vedere l’animo di lei; ogni immagine
comunica qualche cosa di insensibile, l’animo di lei.
Ora non c’è più il ragionamento, c’è una improvvisa impressione in cui a lui sembra di
vedere la natura vera di questa ragazza.
-Il narratore interviene e corregge il suo errore dicendo che Stephen non ha capito.
-Stephen è un poeta, si mette a ri ettere us questo ri uto che ha avuto e immagina una
teoria in cui ci siano due grandi entità (spirito e natura) simboleggiate dal maschio e dalla
femmina => stereotipo misogino.
-è un usso di coscienza, è un racconto psichico in cui Joyce segue l’evolversi
discontinuo del suo personaggio.
-Epifania: ‘quando un incidente insigni cante’ -> improvvisamente la confusione urbana e
i suoi pensieri si spezzano ‘quando ..’. Qui viene detta esplicitamente la connessione
stretta fra epifania e scrittura (in versi, lirica), perché questa cosa (illuminazione) lo spinge
a scrivere versi -> villanella = pastorella, genere di poesia trobadorica; scrive questa
piccola poesia.
-Mette in scena la genesi del libro di epifanie = Joyce (che è Stephen) cammina per
strada e si appunta i momenti di epifanie che vede.
La scena epifanica è da ‘la signorina’ a ‘cattivo’ => non si capisce di cosa stiano
parlando, è una scena insigni cante, ma intercetta qualcosa dell’interiorità di colui che
viene visitato. Lo colpisce perché lui stava pensando a quel tipo di cose e questa scena
ha intercettato i suoi pensieri e fatto scattare questa scintilla.
-C’è anche il livello della storia reale: Dublino sotto il dominio britannico. ‘Case di mattoni
che sembrano l’incarnazione della paralisi irlandese’ => questa non è un’allegoria, ma una
manifestazione concreta, diretta, immediata (le case sono l’incarnazione della paralisi
irlandese, non è un’allegoria, è un simbolo).
Oltre all’incarnazione simbolica, è importante che si passa da un livello di una posizione
strettamente politica ad un piano generalmente esistenziale => c’è un rapporto fra storia e
qualche cosa che è al di la della storia => poesia meta sica (-Elliot) = poesia che sappia
tenere insieme aspetto reale e concreto della realtà con qualche cosa di ulteriore.
Questo problema Elliot lo pone e cerca di risolverlo in modo simbolico (Montale lo risolve
in modo allegorico).
-La realtà vista con occhi epifania è frammentata -> ‘udì un frammento’
-L’epifania si imprime nell’interiorità -> ‘una impressione cosi acuta da colpirlo’
-‘Questa banale scenetta…’ -> non riesce a passare da questo momento lirico a un
romanzo. L’epifania è una manifestazione spirituale (che tocca lo spirito, che si imprime
nello spirito); nasce da un problematico rapporto tra il mondo di fuori e il mondo di
dentro. Il tempo epifanico è discontinuo, discreto.
-L’amico Cranly non è uno in grado di cogliere l’epifanie: guarda l’orologio cercando una
manifestazione di epifania.
-Stephen non spiega che cosa rivela l’epifania dell’orologio. Cranly dice ‘si?’, non
capisce, ma Stephen glielo enuncia e basta, senza spiegare.
Qui c’è un problema di comunicazione, perché le epifanie sono enunciabili, non
comunicabili. Forse il linguaggio razionale non è in grado di spiegare quale sia il
contenuto dell’epifania, perché è un mistero.
Stephen non gli spiega il contenuto, ma una teoria estetica che è il presupposto
dell’epifania.
=> È impossibile mettere insieme tutte le diverse tradizioni culturali, per ognuno l’idea di
bellezza è diversa. Le forme di bellezza sono tante e diverse, se ci muoviamo su questo
piano non arriviamo da nessuna parte. Bisogna trovare la giusti cazione della forma di
bellezza, cioè guardare il meccanismo indietro, capire che cosa porta gli egizi ad esempio
a de nire le cose ‘belle’. Bisogna guardare il meccanismo che ha portato i greci o i cinesi
a ritenere bella una cosa invece che un’altra (es meccanismo che ha portato Picasso a
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dipingere quella cosa). Dunque forse in tutti i popoli c’è lo stesso meccanismo, che poi
porta a risultati diversi. Questo meccanismo ci dirà veramente che cosa sia la bellezza.
Apprensione estetica = percezione sia sensibile e sensoriale, sia del bello.
-Aquinate = Tommaso d’Aquino (teorico cattolico del medioevo).
Spiega che le tre cose che rendono belle le cose sono l’interezza (un oggetto è bello se è
intero), la simmetria (armonia delle parti) e la radiosità (capacità di irraggiamento, quella
che ha più a che fare con l’epifania).
Dobbiamo concentrarci su un oggetto e togliere tutto quello che c’è intorno, per vederne
la bellezza.
Sintesi = capacità di mettere insieme, intuizione -> processo sintetico, in cui vediamo che
la cosa è tutt’una, sintetica e compiuta. L’analisi (scomposizione della cosa) viene solo
dopo.
L’epifania però ha un carattere irrazionale, e questa de nizione di bellezza vuole essere
razionale.
Stephen cerca di razionalizzare qualche cosa che però non può essere razionalizzabile;
l’epifania rivela il limite della ragione e non la sua e cacia.
Emerge un grande tema: la crisi della ragione => la ragione è una costruzione
insu ciente, spesso fasulla e opportunistica.
Claritas = capacità di risplendere, illuminare (è una metafora). Claritas vuol dire quidditas
= essenza, sostanza. Allora la claritas è la capacità di un oggetto di manifestare la sua
sostanza, di rivelare quello che è veramente => sta dando una spiegazione parziale.
Bisogna sperare che le cose da sole balzino al di la dei veli dell’apparenza, l’attività è
compiuta dagli oggetti, sono loro che saltano fuori dall’apparenza e dicono che cosa
sono, non siamo noi che guardiamo al di la dell’apparenza, non dobbiamo rompere i veli
dell’apparenza sensibile per cercare l’essenza => dobbiamo aspettare che le cose si
rivelino per quello che sono.
-Più che descrivere un processo, evoca una magia, sta parlando di un’esperienza
religiosa: anima, identità, squarciare i veli dell’apparenza sono tutte esperienze che
evocano un miracolo. Sta parlando del miracolo della grazia => colpisce qualche d’uno
che ne viene beati cato.
-Qualunque oggetto si può epifanizzare: qualunque cosa abbia questa capacità di
irraggiamento, può far scaturire un’esperienza epifanica, che non è solo esperienza di
bellezza, ma piuttosto di verità, perché è come se la realtà rivelasse come è veramente.
Nella produzione del 900 il problema è rivelare qualcosa di vero. Già nell’antichità Platone
sosteneva che la bellezza era la verità.
L’arte è il luogo della verità, solo l’arte può rischiarare sul senso vero dell’esistenza,
perché in questa ognuno di noi può scivolare via in fatti inutili.
Cranly non capisce e Stephen si rende conto che le sue parole hanno impoverito l’eterna
immagine della bellezza.
-Se Joyce non riesce davvero a risolvere il problema dell’epifania e a inserirlo in un
continuum temporale, PROUST LO RISOLVE.

PROUST
Lui non le chiama epifanie, ma allude a queste.
La più famosa è quella nel primo volume della ricerca del tempo perduto (1913-1927).
Alla ricerca del tempo perduto
- Il narratore ha cercato per molto tempo di recuperare i ricordi della sua infanzia (nel
luogo delle vacanze, dove ha fondato il suo immaginario) e un’altra parte: un amico di
famiglia che aveva sposato una cocot e che cosi si era rovinato la reputazione, in
seguito a questo matrimonio viveva una condizione sociale poco piacevole.
Un giorno d’inverno va a trovare sua madre, che gli o re una tisana. Lui intinge in

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questa tisana un plumcake e quando lo assaggia improvvisamente ricorda quando la
domenica mattina andava a trovare la zia che gli o riva un dolcetto da intingere nella
tisana di tiglio => riesce a ricordare Combrè e di quando era bambino.
- È un’epifania: nasce da una sensazione sica e ha un carattere di rivelazione magica,
recupera il mondo della sua infanzia. Funziona il maniera simile a quella trovata in
GOZZANO (che si metteva al livello della nonna e dell’amica) perché il narratore si
mette a raccontare cose che non conosceva, che non ha vissuto in prima persona.
- In Prosut c’è un forte legame fra epifania e scrittura.
- Le epifanie vengono chiamate anche estasi metacroniche (perché sono al di la del
tempo ma al tempo stesso rivelano l’essenza del tempo).
Questa che vedremo ora è profondamente disforica, perché legata al lutto.
Si fonda su degli assiomi: uno di questi è che il tempo interiore (la vita vissuta) e il
tempo dei calendari non coincidono.
- In e etti non c’è un perfetto accordo fra gli eventi e il modo di viverli: quando la sua
nonna muore non gli crea il dolore e lo sconvolgimento che si aspetterebbe => questo
dolore lo risente qualche anno dopo.
Si china per allacciarsi gli stivali e improvvisamente gli viene in mente che quel gesto lo
faceva sua nonna -> la sua reazione è questa:
-l'epifania si compie per un atto di assoluta banalità: chinarsi per allacciarsi le scarpe.
-‘il petto mi si gon ò’ = è come se lui sentisse la propria interiorità gon a, piena.
-‘presenza ignota divina’ = qualcosa di ignoto, di divino, lo sta riempiendo.
-‘lacrime mi grondarono dagli occhi’ = inizia a piangere.
-il fatto che lui stia so rendo non è in se una cosa negativa, la vera negatività è l’aridità
dell’anima (cioè non sentire nulla) => meglio provare qualcosa (anche di spaventoso)
che non provare ne percepire nulla.
-il tempo è discontinuo, ma per prodigio ci sono momenti del passato che ritornano
identici in un altro momento => si sovrappongono due momenti che sono distinti dai
calendari ma dal punto di vista emotivo sono esattamente la stessa cosa -> fa rivivere
come un atto vero e pieno qualcosa che è già passato.
-‘il momento in cui non ero più io’ => questo essere (la nonna) è venuto a soccorrerlo
perché lui non era più se stesso, cioè aveva un’idea dell’identità molto mobile e molto
di cile da de nire. Questo essere entra dentro di lui ed era lui stesso e più che lui
stesso => i limiti tra se e la nonna svaniscono ‘era lei che aveva in se stessa la mia vera
identità ed è lei che me l’ha portata’ -> è venuta a portargli in contenuto, l’essenza di lui
che lei custodiva in se stessa.
-sta alludendo a una dimensione in cui non sai veramente chi sei. La verità, l’identità è
un’estrema permeabilità con quello che c’è fuori.
- Mentre si china vede la nonna, nel suo ricordo, cosi come era stato quella sera in cui
loro erano appena arrivati a … => vede non la nonna che era morta (di cui aveva solo il
nome, non la aveva neanche pianta), ma la nonna vera.
Emerge il tema della memoria: dal ricordo emerge l’immagine della nonna, quando l’ha
soccorso dopo che aveva avuto una crisi d’asma (lui).
Era dentro di se che lui custodiva che cosa veramente era questa donna per lui: il
ricordo è più vero della vita reale (che è vuota e può non dirci niente), in cui le cose ci
possono sembrare persino estranee.
- Strana inversione: prima ha detto che la vita della nonna lo conteneva, ora dice che la
memoria contiene la vera essenza della nonna => in entrambi i casi i con ni
dell’identità si confondono (o lei è dentro di lei o viceversa).
- L’amore è un’esperienza frustrante, in cui cerchiamo di a errare l’altro senza poterlo
fare mai. L’amore è anche il momento che drammaticamente può rivelare il fatto che gli
altri non li conosceremo mai, che sono irraggiungibili.

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- Crisi della possibilità di fare esperienza, l’uomo massa è indistinguibile da tutti gli altri
=> senso di smarrimento che sentono gli scrittori del novecento.
La vita è questo sperdersi in cose che non ci appartengono, non ci dicono chi siamo.
L’epifania risolve questa crisi.
Per Fredu un trauma = esperienza talmente sovrastante che la coscienza non riesce a
impadronirsene, la ri uta e sprofonda nell’inconscio, dove rimane lasciando delle
tracce (sogni…).
- Anacronismo = sfalsamento temporale.
- Capisce quanto sua nonna fosse importante per lui solo un anno dopo.
- La vita di tutti i giorni lo ha distratto, insieme all’abitudine, che rende opache tutte le
cose mentre l’epifania sottrae le cose all’inerzia di tutti i giorni.
- Noi non siamo mai interamente noi stessi anche se possiamo pensare che dentro di noi
c’è un bagaglio ricco di esperienze => alcune esperienze non le abbiamo veramente in
nostra mano, cioè ce le ricordiamo in una maniera inerte e non dal punto di vista
emotivo. Nella vita psichica in realtà possono avere lo stesso peso sia esperienze
realmente consumate che fantasticherie (lo dice anche Freud).
Viene fuori un’idea dell’identità molto problematica, perché siamo fatti di materia e di
sogni (che ci costituiscono integralmente).
- Intermittenze del cuore => un po sta parlando di un disagio cardiaco (sono aritmie
cardiache) ma anche perché il cuore non batte sempre allo stesso modo e con la
stessa velocità, ci sono dei momenti in cui il cuore pulsa realmente -> momenti di vita
veramente vissuta, che sono legati a questi disturbi della memoria (che viviamo una
cosa solo dopo che si è realmente consumata).
Il corpo è un involucro del tutto illusorio (pensiamo di aver fatto esperienze anche se
non è cosi).
- Le cose più preziose di noi non le conosciamo, stanno in una parte di noi che ci è
ignota => inconscio di Freud (ci sono cose decisive di noi rimosse che non
conosciamo); Proust sta andando nella stessa direzione, sta dicendo che la coscienza
non è la sede in cui ci riconosciamo, in cui veramente possiamo capire chi siamo.
- La memoria si sedimenta, e i ricordi meno preziosi schiacciano quelli più preziosi
sempre più in fondo. Questi ricordi ci impediscono di metterci d’accordo con i ricordi
sepolti dentro di noi.
- Mentre lui si china ad allacciarsi gli stivali, ritorna l’io di qualche anno fa di quando la
nonna compiva questo gesto => esistono tanti io diversi (io del passato che sono
sepolti ma che improvvisamente possono ritornare).
Idea problematica dell’identità: non sono chiari i con ni tra l’io e gli altri ma neanche
all’interno dell’io quale sia la sua natura (perché ci sono tanti io diversi che fanno
riferimento a tante esperienze diverse).
Sovrapposizione tra il presente e quel ricordo, l’io di ora coincide con l’io di allora.
- Stato di uttuazione dell’identità molto forte: ‘l’io che ero allora mi era cosi vicino’ =
come se lui guardasse se stesso e si confrontasse con questo io ignorando quello che
c’è intorno. C’è il senso della fusione.
- Ci sono tanti io diversi che hanno con la realtà un rapporto problematico, perché
ritornano quando neppure ce lo aspettiamo.
- FUNZIONE EPIFANIA IN PROUST E CHE COSA LA DISTINGUE DA QUELLA DI
JOYCE: si lega alla memoria, è un ritorno del passato -> realizza la coincidenza di due
diversi momenti temporali (cosi come in Joyce) + resurrezione di un io del passato, la
cosa ricordata è piena dell’esperienza vissuta di chi la ricorda. Mentre Joyce non riesce
a inserire le singole epifanie in una narrazione continua, Proust ci riesce 1 perché
epifania fa scaturire il ricordo e rinascere il passato 2 non sono tantissime, sono come
calamite che raccolgono la polvere dei ricordi per formare un disegno.
C’è anche una contraddizione perché l’epifania è contenuto e contenente al tempo
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stesso.
Pochi scrittori come Proust sono dei ragionatori cosi sottili.
Lui (come tanti altri modernisti) anche se investe molto sulla costruzione intellettuale,
pensa che l’intelligenza non basta, ci sono verità di fronte alle quali l’intelligenza si deve
arrendere e lasciare spazio all’intuizione.
La scrittura è il luogo che può dare valore all’epifania ed è il luogo in cui l’epifania può
esser ricordata.
- Sta vivendo un’esperienza di presenza: sente quanto la nonna fosse necessaria alla
sua vita ‘lei viva, lei vera’ ma allo stesso tempo è un’assenza e si rende conto che
questa gura non c’è piu per lui, vive quindi anche il senso doloroso del lutto -> per la
prima volta.
- L’esistenza della nonna lui l’aveva sempre vissuta in funzione di se stesso =>
nell’epifania si scopre l’altro non per se, ma per chi lo scopre.
Io per mia nona valevo più di qualunque altro essere umano, ero tutto per lei.
Questa è la prima cosa che sente: la piena appartenenza della vita della nonna a lui.
Non appena capisce quanto gli appartenesse la nonna, sente questa felicità tra tta
dalla certezza che la nonna è morta, che ‘pulsa a ripetizione come un dolore sico’.
L’epifania è questa contraddizione, dolore e felicità allo stesso tempo.
Con la morte il legame necessario che aveva con la nonna sembra essere svanito.
- ‘Trovo mia nonna come in uno specchio’ => lui e la nonna si specchiano l’uno nell’altro,
sono la stessa cosa => senso dell’identità completamente rovesciato (due identità
diventano una sola) + tema delle sovrapposizioni statiche (l’io coincide con l’altro).
Il principio aristotelico di non contraddizione (che è uno dei primi principi della
composizione del discorso) secondo cui io sono io e non sono un altro, qua viene
messo in discussione.
Freud scopre che a livello inconscio è possibile che due enti distinti coincidano
diventando la stessa persona, il principio di non contraddizione non funziona nella
logica dell’inconscio.
C’è tutta una cultura che ha una profonda s ducia nella pura razionalità e cerca
nell’uomo momenti che non sono riconducibili alla razionalità diurna, ma che sono
comunque momenti importanti e profondi, autentici per l’uomo.
- Ricorda tutti i momenti in cui ha appro ttato della nonna per farsi curare da lei.

MONTALE
Cigola la carrucola nel pozzo (ossi di seppia, 1925)
- è vicino ad un pozzo, sente stridere la carrucola nel pozzo, si a accia e appare qualche
cosa nell’acqua.
- ‘Trema un ricordo nel ricolmo secchio’ = nel secchio colmo d’acqua vede qualche cosa
che gli ricorda qualcosa.
- ‘Un’immagine ride’ = un’immagine sorride, non sta vedendo se stesso perché dice
‘accosto il volto a evanescenti labbri’, è un’immagine che ha labbra che stanno per
scomparire (evanescenti) e accosta a queste il proprio volto (per baciarla) -> può aver
visto, immaginato, il volto di una donna che viene dal suo passato con cui ha avuto un
rapporto sentimentale.
- ‘Si deforma il passato’ = signi cato letterale, l’immagine che lui vede si increspa
sempre di più (per l’acqua che si muove), si scompone + questa gura che viene dal
passato non la riconosce più perché si deforma.
- ‘Il passato si fa vecchio’ = questa cosa sta diventando sempre più lontana.
- ‘Appartiene ad un altro’ = i ricordi appartengono ai proprietari di questi, invece qui
Montale fa un’esperienza opposta: una cosa che ricordava e che credeva fosse sua gli
si allontana e non riconosce più questo ricordo come il suo.

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- La ruota stride = il secchio ripiomba giù nel pozzo.
- ‘Atro’ = ater, atra, atrum = colore scuro, buio. O visione, ci divide una distanza.
- Ridere x sorridere -> atteggiamento della donna, nella poesia la donna ride. Ci sono
molti elementi che ci fanno capire che è una gura femminile. In più è una visione,
quindi sta parlando di una esperienza non realistica.
- È un’epifania, ma di che tipo? Una gura femminile viene dal passato. Questa epifania
però non si compie, non si realizza perché l’immagine si deforma e scompare.
È un’epifania fallita. È più proustiana che joyceiana perché legata al ricordo.
- Arletta Annetta era una giovane (Anna degli Uberti) di cui Montale si invaghì. Lei dopo
le vacanze torna a Roma, si sposa e lui non la vede mai più.
- Atro fondo da cui lei emerge = immagine della morte. Lui la presenta come se fosse
morta: sta rappresentando un fantasma. Tanto più quindi si accosta questa epifania a
quella di Proust. Si deforma il passato perché se lei è morta se ne è andata per sempre.
Appartiene ad un altro mondo.
- Rapporto che lui ha con questa visione femminile:
-lui vede lei la dove dovrebbe vedere se stesso -> lei è una gura di rispecchiamento,
si rispecchia in Arletta, che è una gura di identità e non di alterità.
-si sta rispecchiando in un fantasma, in una morta -> lui ha un’identità debole.
Gli ossi di seppia sono la ricerca di un’identità che alla ne non riesce.
Lui si rispecchia in un fantasma perché in e etti lui è un fantasma.
-lei è un rispecchiamento della debolezza dell’io, dell’insu cienza identitaria dell’io.
-la seconda parte della poesia è segnata da una semantica della distanza, della
lontananza. All’inizio è una gura del se e alla ne è una gura di alterità -> stessa
logica di Proust: prima c’è la perfetta immedesimazione e dopo c’è il momento
disforico della perdita, del lutto e della distanza.

CORAZZINI
Desolazione del povero poeta sentimentale
- Metrica: è un polimero = mette insieme versi di diversa estensione.
‘perché…’ ottonario sdrucciolo
’io non sono un poeta’ senario
‘io non sono che…’ potrebbe essere un alessandrino (settenario doppio) ma non
regolare
‘vedi…lacrime’ settenario sdrucciolo
‘da…silenzio’ senario
‘perché…’ ottonario sdrucciolo
‘Le mie tristezze sono’ settenario ‘povere…comuni’ novenario
‘Le mie gioie…’ decasillabo
‘Semplici…dovessi’
‘Confessarle a te arrossirei’ novenario
Questi versi lunghi hanno si delle costanti (per esempio il primo è sdrucciolo) + gioca
settenari / novenari / endecasillabi => non è proprio una metrica libera, è piuttosto una
metrica liberata, che si sta cioè emancipando dalla metrica tradizionale => le strofe
vanno ognuna per conto proprio e i versi sono fatti un po come capita.
È uno che ha un atteggiamento molto disincantato nei confronti della metrica.
Stiamo andando verso un sistema stilistico e una metrica informali. In più mancano le
rime.
La rima è identica (poeta poeta).
- Si conclude con ‘amen’ -> è una preghiera.

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- È un’arte povera, ovvero ridotta al minimo, anche lessicalmente.
C’è un avvilimento del linguaggio poetico, perché i versi perdono il loro fasto musicale,
il linguaggio si spoglia, le gure utilizzate sono elementari (ripetizione).
- Parla al lettore, ma con un distacco, un allontanamento.
Infantilismo e vecchiaia: si presenta in questi due modi (come Gozzano). Questo
fanciullo non da l’idea di essere il fanciullino pascoliano, perché piange e strilla, o re le
sue lacrime al silenzio, non alla poesia, che è qualche cosa di inutile -> non ha una
funzione curatrice.
Questo dolore non è eccezionale ‘sono povere tristezze comuni’ -> i poeti vivono +
profondamente le tristezze di tutti, vivono tristezze di ordine superlativo.
Quindi da un certo punto di vista non ha un contatto con i propri lettori ma da un altro
punto di vista non ha niente di più dei suoi lettori (è al loro livello) => mutamento
radicale nell’idea di cos’è un poeta. Rinuncia a qualunque privilegio.
Si sta contrapponendo a D’Annunzio.
- ‘Oggi io penso a morire’ = è una forma di depressione, una poesia depressiva. Rinuncia
alla vita perché è stanco di vivere, è un inetto, non è adatto alla vita pratica.
- ‘Angioli’ ‘su le’ ‘catedrali’ = innalzamento stilistico. Questo verso signi ca: gli angeli
gli fanno vedere una visione alta e paradisiaca, e anche l’angoscia perché ricordano
la morte. Fa riferimento a questa dimensione lontana dalla vita pratica di tutti i giorni,
ma che gli ispira dolore e felicità al tempo stesso.
È un immaginario religioso ma con dei tratti sentimentali, un po zuccheroso, ma al
tempo stesso un po inquietante (come in Digitale Purpurea).
- Gli specchi sono rassegnati perché ri ettono e basta, sono passivi.
2 similitudini: sono rassegnato come uno specchio (come una persona ri essiva, non
come una che agisce).
- Si contrappone al poeta che da delle risposte, che dice qualche cosa di utile per la
vita. Lui non vuole che gli si facciano domande, perché darebbe risposte vane e
inutili. È una poesia un po ossessiva, ritorna costantemente su attitudini ridotte; è un
avvilimento della posizione del poeta. Viene respinta l’idea che possa insegnare
qualche cosa (Montale: che comunque ha un atteggiamento assertivo, e in questa
negatività ‘non siamo ciò che vogliamo’ c’è comunque una decisione. Montale è
deciso nelle cose che dice, Corazzini è incerto, titubante e usa uno stile che non vuol
essere memorabile, ma che si abbassa).
- Prega non perché ha la fede nella salvezza, ma come un bambino che prega per
dormire. È una preghiera svuotata, perché non crede di poter raggiungere una via
salvi ca => rosario / madonna delle 7 spade = immaginario religioso svuotato, è una
fede senza speranza.
Accosta una religione negativa, del silenzio, lui comunica col niente => misticismo
del niente. Sta sostituendo l’immaginario religioso come immaginario pieno di
contenuti con un immaginario di morte, di negazione, di annullamento.
Lui desidera diventare silenzio, i cui sacerdoti sono i rumori, cioè le cose fastidiose
della vita, che spingono a cercare il silenzio.
- La poeticità risiede nel confessarsi, nel guardare in se stessi. È come se lui avesse
spogliato la poesia di tutte le sue vesti tradizionali: se esiste ancora una possibilità
residua di fare poesia, deve stare in una riduzione al più semplice di una cosa che
deve essere detta. La poesia deve essere spogliata di letteratura, di linguaggio
aulico, di gure retoriche, deve essere allontanata il più possibile dalla poethic diction
(non lo fa no in fondo, ma il più possibile).
- VI: esce immaginario masochistico e quindi erotico (desidera essere ‘battuto’ ->
immaginario dello schiavo) che is lega a un immaginario religioso (‘ho dormito con le
mani in croce’) => viene presentato però come regressivo, come tornare ad essere
un piccolo fanciullo => lo rende perverso perché una tensione erotica è legata al
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fanciullo.
Le rime sono facili, come ’venuto venduto’. C’è sempre il minimo sforzo.
- VII: ‘io amo la vita semplice delle cose’, è lui stesso che vorrebbe diventare una cosa,
tende a regredire allo stato di cosa, di oggetto abbandonato.
Le cose che erano amate sparivano ma al tempo stesso anche le passioni che
queste cose avevano ispirato => rinuncia al desiderio: si espone un solo desiderio
(quello della morte), ma questo fa sparire qualsiasi altro desiderio.
‘Sfogliarsi’ è una metafora = appassire.
‘Ma tu non mi comprendi e sorridi’ => la poesia mette in scena una forma di
derisione, perché il lettore sorride e non capisce. C’è la rassegnazione (i versi che
scrivo sono inutili, non sono capiti dal mio pubblico).
‘E pensi che io sia malato’ e subito dopo ‘oh io sono veramente malato’ => non ha
neanche il coraggio di controbattere il suo lettore. C’è una tale stanchezza che il
discorso è completamente abbandonato, non c’è una posizione di protesta, ma di
ri uto e di fuga.
È un atteggiamento passivo-aggressivo: non ha nessuna intenzione e volontà di
difendersi, è aggressivo perché ai poeti si chiede di spiegare le cose, il suo invece è
uno sciopero della poesia, perché si ri uta di rispondere alle richieste della società
borghese.
- È completamente cosi cato, cioè ha rinunciato a tutto, si spoglia di qualunque tratto
umano. Cita e capovolge D’Annunzio perché vive l’inimitabile: è la polemica di
qualcuno che ha chinato il capo.
‘Amen’ = la tua volontà è che io sia riassorbito dal nulla.
- Nella poesia esiste un io empirico (persona storica che scrive) e un io trascendentale
(che va al di la della persona storica che scrive).
Proust spiega che dentro di noi abbiamo diversi io.
La poesia è un linguaggio del riuso, cioè è fatta per essere letta e riletta.
Trova il suo modello in alcuni moduli della preghiera nei suoi aspetti più canonici.

Salmo De profundis
- C’è un linguaggio piano e sempli cato. La metrica che usa Corazzini si ispira a quella
che in questi anni viene percepita come metrica biblica, versi liberi ma con una loro
metricità. Walt Wittman usa una metrica di questo tipo, ispirata alla bibbia, in cui ci
sono molti versi lunghi. Non c’è solo questo gusto un po arcaizzante (riuso di una
poesia fatta di cose semplici) ma anche la stessa libertà metrica che c’è nelle traduzioni
della bibbia.
- Questa poesia comunque conserva un qualche rapporto con la tradizione, guarda al
passato cercando un qualche modello. Non annulla il passato, ma ci cerca qualche
cosa a cui ispirarsi.

PALAZZESCHI
Chi sono? [Poesie]
- Viene de nito poeta crepuscolare (come Gozzano e Corazzini): è una categoria creata
da un critico letterario dell’epoca, quindi non è una categoria di autodesignazione (non
è un gruppo che si costruisce). Ma c’è una categoria più ampia, più elastica, in cui
possiamo leggere questi poeti insieme anche agli altri, perché la domanda che si fanno
in questo periodo è la stessa per tutti: che cos’è un poeta?
Non si può costruire un panorama storico basandosi solo sui temi o solo sulle forme.
- In questa poesia troviamo alcuni tratti formali che ci richiamano Corazzini, ma lo spirito
è molto diverso.

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- Analisi delle forme: a occhio vediamo una struttura precisa nella poesia (scandita da
follia, malinconia, nostalgia, anima mia che rimano tutte), è come se fosse divisa in
strofe. Quindi c’è una costruzione ma non la rende subito evidente.
Senario - ternario - novenario. C’è un certo ordine, ci sono delle misure che ritornano.
È un componimento polimetro.
L’uso di questi versi cosi brevi, come i ternari, non è comune.
Ci sono rime: poeta non rima con nulla (verso irrelato), certo non rima con nulla, strana
neanche, mia rima con follia/anima mia/malinconia/nostalgia (parole importanti messe
tra virgolette) -> la rima ha un valore costruttivo perché le parole rimate hanno un peso
importante.
Questa poesia ha qualcosa di un po puerile, di infantile -> usa un po le forme della
tradizione ma in una maniera abbassata e un po giocosa (sembra una lastrocca).
Linguaggio intro esso che ha una abbassata solennità (Corazzini) e qui invece un
linguaggio giocoso -> fenomeni stilistici analoghi ma che vanno in direzioni diverse.
- ‘Nella penna dell’anima mia’ = metafora.
Ci sono diversi topos letterari e romantici (melanconia = i poeti sono depressi).
‘Musico’ = parola rara usata però con un altro scopo -> D’Annunzio utilizza ‘musico’
per intendere uno che fa musica con le parole; Palazzeschi no.
- Da un lato sta dicendo che lui non può essere visto come un poeta, ma al tempo
stesso ci ri la un sacco di luoghi comuni e romantici.
- ‘Mettere il cuore davanti alla propria anima’ -> Baudelaire. È veramente una poesia
intro essiva? No, sta assumendo le pose dell’artista romantico ma ci sta prendendo in
giro. Questa posa del poeta che nette a nudo il proprio cuore per farlo vedere alla
gente -> noi non lo vediamo qua il suo cuore.
- ‘Sono il giocoliere, il bu one della mia anima’ => non prende sul serio la propria anima
e il proprio mondo interiore. Ci rappresenta un mondo interiore estremamente ridotto e
non lo prende sul serio.
- Sta prendendo dei luoghi comuni sull’immaginario del poeta romantico e li sta
smontando. Sta sbe eggiando non solo se stesso, ma sta prendendo in giro anche il
lettore, perché si de nisce un ciarlatano.
- Rispetto a Gozzano e Corazzini c’è un atteggiamento molto più provocatorio.
La gura di saltimbanco è una gura di provocazione (perché si prende gioco degli altri)
=> l’orizzonte poetico non è lo stesso.
- La gura del saltimbanco è molto di usa tra 800 e 900, lo vediamo nel dipinto di Seraut
(circo). È una gura aerea, che sta in aria e che vola, cosi come l’artista si vorrebbe
sollevare verso una condizione spirituale, ma è anche una gura eccentrica che ha a
che fare con i pagliacci. Inoltre il circo è visto tradizionalmente come un luogo un po
fuori legge. È eccezionalità, che non vive nella società borghese e che oscilla tra
l’atletico e l’ironico e il malinconico.
Sono gure frequenti nella pittura del giovane Picasso: in ‘Acrobata ed equilibrista’ si
vede un uomo seduto su un cubo e una gura femminile che è aerea, rappresentano un
legame con la terrestri (coi piedi per terra) e anche con la spiritualità.
In ‘Famiglia di saltimbanchi’ non c’è l’aspetto euforico della danza, sono gure in
viaggio. L’euforia si accompagna sempre a un aspetto malinconico e depressivo,
evidente nell’Arlecchino sempre di Picasso, che si guarda allo specchio -> gura di
artista ri essivo, malinconico, che non sta nelle regole della vita borghese.
Testimonia quanto sia di uso questo immaginario del clown, acrobata e saltimbanco e
quanto abbia connotazioni diverse, parlando della condizione dell’artista.
- Palazzeschi usa la gura dell’acrobata in senso di trasgressione ma gli da una
connotazione più sarcastica e aggressiva nei confronti della società. Simula di
assumere atteggiamenti romantici per scardinarli tutti e per presentarsi come
giocoliere.
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Questo aspetto di irrisione del pubblico è ancora più evidente in una poesia famosa di
Palazzeschi:

Lasciatemi divertire
- Sottotitolo: Canzonetta (è un genere lirico, ma qui vale anche come ‘canzone da
quattro soldi’).
- Ha un aspetto molto teatrale.
- Alterna delle strofe di onomatopee con delle strofe discorsive, in cui non parla sempre
la stessa persona, ma voci diverse > elemento fondamentale, perché poesia lirica = un
io che si rappresenta => qui invece c’è un dialogo fra voci contrastanti.
- Le onomatopee compaiono già in Pascoli (in lui è una specie di linguaggio magico: ‘fru
fru fra le frasche’) e D’Annunzio (che ama piuttosto le parole onomatopeiche: ‘fruscio’);
qui le onomatopee hanno un diverso valore, non sono il linguaggio magico della realtà,
ma sono no sense, per prendere in giro il pubblico. In pascoli hanno un signi cato
necessario (una cosa che si esprime col suo suono), qui un suono non allude al suo
signi cato. Quindi sta facendo la più scandalosa delle cose che si possano fare col
linguaggio: sta rompendo il nesso fra signi cante e signi cato. Questo atto è tanto più
grave compiuto in poesia, che dovrebbe avere un linguaggio aulico.
- C’è una certa frequenza di ottonari, ma non siamo in un regime di metrica pensata e
voluta, stiamo andando sempre di più verso la metrica libera -> è un passo piuttosto
deciso verso la metrica libera. Comincia a fare a pezzi tutti i contenuti della poesia. Le
rime sono facili, i versi non sono alti. C’è anche un endecasillabo ‘sbagliato’ (ebbene
cosi mi piace di fare, endecasillabo di 5a).
- Ci sono due voci che parlano: una pronuncia le domande (che accusa il poeta) e
un’altra che risponde. C’è una rima di cilissima: bisbetiche / poetiche, rima sdrucciola
-> e razione alla regola ma si permette anche di fare rime di cilissime.
Queste rime hanno una tradizione: sono per lo più rime comiche, hanno il posto nella
poesia che fa ridere.
- Licenza poetica = per lui è la libertà del poeta di fare tutto quello che gli pare con la
lingua, soprattutto usare le parole in maniera insensata.
- È un poeta che parla della propria poesia = metapoetico, è una poesia sulla poesia. Lui
ri ette su se stesso.
- ‘Perché le scrive quel fesso?’, parla qualcun altro, evidentemente uno del pubblico che
risponde a lui. È una vera e propria poesia dialogica: il privilegio della poesia come
linguaggio dell’io è completamente caduto, perché qui inscena un dialogo che è un
contrasto, una lite. Impossibilità di comunicazione tra il poeta e il suo pubblico. Il poeta
non reagisce al contrasto del suo pubblico difendendo il valore della sua poesia, ma
appoggia l’accusa che gli viene rivolta.
- ‘Non è vero che…’ -> qui fa il passo di giusti carsi, ma non lo fa veramente. Simula di
giusti carsi ma poi di fatto nega di dire qualcosa.
- È la parodia di una famosa poesia: Vocali di Rambaut.
- ‘Ma giovinotto…’ -> questa persona parla con un linguaggio sostenuto (un si gran
foco), usa un linguaggio aulico. Il fuoco cosi grande che dovrebbe voler alimentare con
così poco è il fuoco della poesia => non è una domanda intelligente.
C’è parodia del linguaggio aulico + scredita il proprio interlocutore (che fa una
domanda da de ciente).
- ‘Lasciate pure che si sbizzarrisca…’ -> interviene un’altra persona del pubblico. In
questa accusa inizia a trasparire anche il fatto che sono di fronte ad una forma d’arte
che rompe talmente tanto le convenzioni da non essere più valutabile dalle
convenzioni. È il ri uto provocatorio di stare a qualunque regola del linguaggio.
- ‘Certo è un azzardo…’ -> interviene un altro ‘imbecille’ che fa un’obiezione stolta.

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- Voi avete nto no ad ora di chiedermi delle cose, ma in realtà siamo in un mondo che
ha talmente disconosciuto il valore e il senso della poesia che non chiede più niente ai
poeti. Al poeta resta da divertirsi. Lui provoca, ma fa una cosa più pericolosa: usa il
sarcasmo perché giudica stolto il suo pubblico (io ngo di fare il cretino, voi lo siete sul
serio: la società borghese è ottusa e ipocrita). Il clown è l’unico in grado di dire la verità
a una società ipocrita. In più, lui si ri uta di assolvere ad un qualunque compito; i suoi
versacci sono volutamente insensati, non vogliono dire nulla.
È un poeta che si mette a sabotare il linguaggio e la comunicazione, con il gusto di dire
cose insensate e di distruggere ogni forma comunicativa => atteggiamento violento e
distruttivo = atteggiamento nichilista. La poesia non vuol dire niente.
- Dimensione nichilismo - dimensione del riso => Nietzsche, lo Zarathustra: la loso a è
nichilista perché pone il valore della vita fuori dalla vita stessa. Il suo pensiero ha avuto
in usso anche su questa cultura, che distrugge tutto il passato come un cumulo di
macerie e ci ride sopra. Enorme senso di declino e di vecchiume che sta attraversando
tutta la cultura europea di ne 800.
- Palazzeschi quando esordisce è abbastanza vicino ai crepuscolari, ma in Corazzini
restava un aspetto di serietà, mentre qui questo aspetto è completamente abolito. I
crepuscolari comunque volevano conservare un rapporto con la tradizione e comunque
avevano qualcosa da dire, Palazzeschi sta invece rinunciando completamente al
passato: le forme del passato o sono completamente fatte a pezzi o ritornano in
maniera parodica (enjambement ma sbagliati) o sono ridicolizzati.
Non è un atteggiamento modernista perché non vuole mettere in relazione il passato
con il presente, ma tagliare completamente i posti con il passato. È una logica di
avanguardia, che vuole rompere il passato per inventarsi qualcosa di assolutamente
nuovo. C’è un atteggiamento diverso nel ruolo del poeta.

MARINETTI
Pone le basi per una completa distruzione dell’arte e della cultura europea.
Il futurismo tende a ridurre l’opera ad una pura espressione di principi astratti.
Manifesto tecnico della letteratura futurista (11 maggio 1912)
- C’è l’estasi, il godimento, dell’oggetto tecnologico (l’aeroplano è bello) -> celebrazione
acritica del progresso in quanto progresso. La tecnologia produce oggetti belli ed è
esteticamente produttiva. Sta cogliendo una cosa reale, cioè che sta nascendo il
design (perché l’oggetto tecnologico può e ettivamente essere bello). È una grande
innovazione che comincia a compiersi a inizio 900: l’oggetto industriale può essere di
lusso, non è volgare.
Marinetti avverte questa innovazione.
- C’è anche però un atteggiamento acritico nei confronti del progresso tecnologico, che
viene presentato come IN SE positivo. I modernisti oltre a ciò vedono anche la
possibilità che la tecnologia sia disumanizzante.
- Il periodare latino continua ad avere in usso negli scrittori degli anni 50: basta! Questo
è vecchiume, bisogna liberare le parole dalla prigione dell’accademismo.
Il periodo latino è come un essere umano con i piedi piatti, non potrà mai volare.
- La sintassi è un modo rigido e ottuso di unire parole. Questa idea di far emergere
l’irrazionale del discorso poetico non è proprio una sua invenzione: viene dal
simbolismo, in cui c’è un aspetto estetizzante che lui ovviamente nega (come anche il
legame con la tradizione) -> prende dal simbolismo gli elementi che gli sembrano più
avanzati.
- Idea di dinamismo: la poesia deve dare il senso della società moderna, e ciò che
identi ca la vita moderna è la velocità (treni..). La poesia moderna deve essere veloce.
L’in nito ha due vantaggi: è impersonale e appiattisce tutto (non ci sono sbalzi

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temporali). Questa capacità di resa istantanea è una cosa che gli piace, che rompe la
complessità temporale. Poi, soprattutto, basta con l’io.
- Si devono abolire l’aggettivo e l’avverbio. Ogni sostantivo deve essere seguito senza
congiunzione dal sostantivo cui è legato per analogia, che abolisce il ‘come’ della
similitudine. Noi abbiamo esperienza della velocità -> intuisce quella che oggi si
chiama realtà aumentata (percezione di una realtà aumentata di stimoli e percezioni,
resa possibile dagli oggetti tecnologici). Non bisogna indugiare a descrivere, bisogna
dare sinteticamente l’immagine di tutta una cosa.
- No alla punteggiatura. In questa ideologia c’è un enorme vitalismo: un immaginario
indistinto in cui c’è qualcosa di tecnico e qualche cosa di animale, in cui non è più
possibile l’animato dall’inanimato, la cui unione da questo senso di progresso e di
e cacia tecnologica. Si devono impiegare i segni musicali e quelli della matematica.
- Un’analogia funziona veramente quando mette insieme cose lontane e disparate.
- Il nuovo in se è un valore estetico: una cosa che è nuova è per questo motivo bella =>
rivoluzione culturale. Per secoli la novità in se non era un criterio di bellezza, la bellezza
era anzi un rispetto di canoni dati. Questo tipo di cultura parte dalla rivoluzione
francese (gli uomini si devono dare regole da soli).
- L’arte deve reinventarsi, sbarazzarsi di tutto il vecchiume e rinnovare completamente la
vita intera. Sta programmando la distruzione dell’arte, perché in questa logica di
produzione del nuovo l’arte va in contro al nulla, quasi tutto nel linguaggio va abolito.
- Ai FUTURISTI non interessa che la forma in se sia oggetto di ri essione, la bellezza non
è centrale.
- C’è la tendenza a cercare di prender le distanze da questo aspetto troppo sentimentale
(il soggetto che è centrale), gli autori non danno spazio alle e usioni sentimentali del
se, l’io non è abbandonato dai modernisti, mentre i futuristi vorrebbero rinunciarvi
completamente => quale genere letterario non è più praticabile allora? La lirica!
La poesia lirica intesa come autoespressione o come lavoro sull’io va buttata via.
La letteratura deve cambiare la vita e quindi accordarsi a questa.
L’io va detronizzato, all’io va sostituito l’ossessione lirica della materia.

UNGARETTI
Veglia
- Metrica: siamo in pieno e assoluto liberismo.
- C’è sia un paesaggio sico (quello della guerra) sia un paesaggio interiore.
- Essere attaccato alla vita vuol dire perdersi nella materialità del paesaggio (D’Annunzio)
LEZIONE DA GUARDARE MEGLIO (26/10)

Ungaretti è come se attraversasse il futurismo prendendone alcune idee, ma


capovolgendole e ristabilendo un’idea di lirica fondata sul senso esistenziale.
Prende l’abolizione della sintassi e della punteggiatura.
Il testo è di ordine analogico e non argomentativo.
In più la poethic diction è completamente scomparsa.
È un atteggiamento molto diverso da quello di Corazzini e anche di Gozzano, più simile a
quello di Palazzeschi.
È completamente estraneo ad aspetti di ironia e parodia, quindi usa un linguaggio
comune, dell’uso, riscattato poeticamente.

Mattina
- Se si legge di seguito diventa un settenario, ma lui ri uta l’idea che la poesia debba
stare nei canoni della tradizione.

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- Dal punto di vista del lessico la poesia non ha un linguaggio speciale.
La poesia è un momento di assoluta folgorazione, non c’è ragionamento.
- Questa è un’epifania? Da un certo punto di vista lo sarebbe, perché è un’esperienza
sensoriale, un’esperienza dell’immenso associata all’alba. Però non è proprio
un’epifania, perché quel momento (dell’alba) non è esplicitato o descritto (quindi non
c’è l’aspetto sensibile); in più, è tutto isolato, non c’è un contesto in cui c’è poi uno
scatto epifanico.
- Si inizia a parlare di poesia pura, cioè depurata di elementi che appesantiscono la
poesia e perché distillata, pura.

I umi
- Primo verso: sarebbe un endecasillabo ma l’accento cade sulla quinta -> endecasillabo
sbagliato.
- Dolina = cavità nel terreno. Collegata al circo per la forma circolare.
- Languore prima o dopo lo spettacolo -> lo spettacolo del circo è sicuramente un
momento di pausa; allude alla vita in generale, ha l’atteggiamento di uno che o
rimpiange la vita oppure aspetta che ritorni (con una stanchezza). Languore in cui o la
vita ce l’hai alle tue spalle o l’aspetti stancamente di fronte a te.
- C’è un passaggio temporale: le nuvole le guarda di notte, la mattina è un ricordo.
- Urna d’acqua = ha immerso le sue membra in un ume. Un’urna è genericamente un
recipiente.
- Reliquie = oggetti che rimangono di un santo, oggetti di venerazione oppure parti del
corpo dei santi. Urna e reliquia hanno un legame semantico (una è una metafora e
l’altra una similitudine) -> ambito del sacro. Questa reliquia è lui stesso, il suo corpo =>
è santo perché il suo corpo biologico è santo, è qualcosa di vivo, di minacciato
d’estinzione.
- Isonzo = ume del Friuli. Non c’è panismo, lui non si identi ca nell’acqua, non è una
parte della natura (è come un sasso plasmato dall’acqua del ume).
- Qui c’è la dimensione malinconica dell’acrobata che si solleva dal peso della carne
(mentre Palazzeschi era saltimbanco, giullare di se stesso).
Qui lui cammina sull’acqua => rimando alla gura di Cristo. Non conta la divinità di
Cristo, ma la sua umanità.
- Panni sudici di guerra = uniforme militare sporca e vissuta di guerra => lui quindi si è
spogliato dell’uniforme (per bagnarsi nel ume), ha cioè rinunciato alla storia come
violenza, come qualcosa che insudicia l’umano.
- Beduino -> gura che gli ricorda l’infanzia (è nato in Alessandria d’Egitto). I beduini si
chinano in preghiera => atto di contatto con il sole ma anche atto di preghiera -> è
dimensione religiosa tutta calata nella natura.
- Sta ricordando e improvvisamente usa il presente indicativo ‘questo è l’Isonzo’ -> il
ricordo è presenti cato, cioè tornandogli alla mente diventa presente, quindi dice
‘questo è l’Isonzo’. Il ricordo diventa presente. Dal punto di vista temporale questa
poesia vive queste oscillazioni.
- Fibra = parte di qualcosa (un muscolo ad esempio), una parte essibile, ‘docile’ -> mi
sono riconosciuto una parte dell’universo come parte pieghevole. In contrasto con il
‘sasso’, che è rigido => conduce un progresso in cui si identi ca sempre più con il
mondo intorno a se.
- ‘Questo è l’Isonzo..’ - ‘Il mio supplizio..’ => strofe con un legame. È una relazione
contrappositiva perché prima ci dice quando si sente felice ( bra) e dopo il contrario.
C’è l’accostamento di due pensieri che si susseguono, non ci sono legami ne
connettivi.

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- Intridere = si dice dei liquidi (es intriso di pioggia). Prima lui era un sasso, poi diventa
una bra e ora è intriso d’acqua => processo di fusione con l’elemento naturale.
Queste mani che lo intridono sono delle mani metaforiche, è la corrente del ume.
- Ci sono vari livelli di confusione: quello tra lui e l’elemento naturale e la confusione
temporale (notte e mattina = perfetta sovrapposizione) => Proust (passato e presente
coincidevano).
- Sta dicendo che l’Isonzo è il Serchio, l’Isonzo è diventato il Serchio -> dimensione di
immediata sovrapposizione, non di similitudine (Marinetti dice che bisogna preferire
l’analogia alla similitudine). Logica secondo cui una cosa può essere se stessa ma
anche un altra -> Matte Blanco parla di logica simmetrica (quella che opera
nell’inconscio, due cose distinte possono coincidere a patto che ci sia un elemento che
le accomuna) e logica asimmetrica (quella che usiamo tutti i giorni, che vede le cose
distinte); l’inconscio ragiona per classi (non ci sono individui, ci sono le classi, es quella
delle donne).
Qui siamo in una logica simmetrica. Questo testo è fatto di una logica di analogie
(tempo passato coincide col presente / tutti i umi sono lo stesso ume…).
- Altro elemento di confusione: quello dell’identità propria e dei propri avi (che
coincidono). Lui si ricorda dell’esperienza dei suoi avi, ma non può ricordarselo, è
inverosimile (anche perché lui è cresciuto ad Alessandria d’Egitto).
- Ardere di inconsapevolezza = essere bambini, cioè vivere la vita a pieno ma senza la
consapevolezza.
- Torbido -> si riferisce alla Senna. Rappresenta però anche le esperienze adolescenziali
(confuse) e la sua esperienza a Parigi. Prima era inconsapevole, e li a Parigi ha capito di
essere un’artista.
- Eta disparate della sua vita coincidono in un’unica dimensione temporale.
La poesia è il luogo in cui lui realmente conosce se stesso. Lui trova una patria nella
poesia => elemento lontanissimo dal futurismo (non hanno un’idea religiosa della
poesia). In Ungaretti la lirica riconquista con tutta la forza i diritti che ha; l’io è se
stesso, acquista la propria identità.
La poesia ritorna ad essere il luogo in cui l’io diventa se stesso -> idea religiosa della
poesia (che ritorna a quella romantica e a quella simbolista, secondo cui la poesia è un
linguaggio sacro).
- ‘Questa nostalgia che in ognuno mi traspare’ = in ogni ume che lui vede gli traspare
questa nostalgia (rimpianto della vita), il languore prima dello spettacolo.
- Corolla di tenebre = la corolla è l’insieme dei petali di un ore; la sua vita gli pare una
corolla di tenebre. Non può essere parafrasato.
È tutto suggerito in una maniera che non è completamente decifrabile.
Franco Fortini (poeta metà 900) distingueva due tipi di poesie:
Poesia di cile = si può parafrasare, anche se con di coltà;
Poesia oscura = resiste alla parafrasi, ospita dentro di se una logica diversa, non
razionale -> è la poesia simbolista.
Ungaretti sta tendendo a questo: è oscura ma al tempo stesso profondamente
comunicativa. È un tipo di poesia che vuole ospitare l’irrazionale, il sacro, ma che al
tempo stesso ha un’enorme capacità comunicativa.
Corazzini e Gozzano non sono ne di cili ne oscuri, perché Gozzano non vuole
costruire testi cosi densi e strati cati, ha un aspetto più colloquiale.
Saba idem, non è ne oscuro ne di cile.
Ungaretti tende all’oscurità conservando però questa capacità di parlare.

L’idea di poesiadi Ungaretti è molto lontana da quella di Montale.

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Vanità
- Improvvisamente sulle macerie (della guerra) si vede alto il limpido stupore
dell’immensità -> il cielo è l’attitudine emotiva con cui lui lo guarda (confusione tra il
mondo di dentro e il mondo di fuori) => uno dei modi tipici di fare poesia nel 900.
Ungaretti restaura l’idea che il paesaggio conti come paesaggio dell’anima.
Il cielo non è solo il cielo sico, è una dimensione ulteriore rispetto a quella materiale.
- L’uomo è schiacciato dal proprio peso e si curva sull’acqua che viene improvvisamente
illuminata dal sole -> peso della carne dell’uomo e confusione tra acqua e cielo
(l’acqua ri ette la luce del sole). L’uomo di fronte a questo riconosce di esser solo
un’ombra, cioè mortale, qualche cosa che passa. L’immensità del cielo e dell’acqua
rende l’uomo solo un’ombra.
La poesia tende sempre a una specie di linguaggio archetipico ed eterno della poesia.
- L’ombra è cullata dall’acqua (vede la propria ombra ri essa sull’acqua e sembra che sia
cullata da questa) ma al tempo stesso le onde rompono l’ombra.
Cullata e franta -> sono due immagini contrapposte (idea di accoglimento contro idea
di restringimento): idea che ci sia possibilità di una comunanza tra l’elemento naturale e
l’uomo (natura come madre che si prende cura dell’identità dell’uomo).
Franta = morte o estraneità, perché questa dimensione di identi cazione con la natura
non è totalmente possibile.
- Queste sono interpretazioni ma niente è veramente è esplicitato.
In Montale (cigola la carrucola nel pozzo) invece c’è un sistema di gure e di
rappresentazioni per cui abbiamo minore libertà di interpretazione. Qua c’è più
indeterminatezza, le cose sono suggerite e non dette. Questo anche sintatticamente
(non ci sono legami logici).

Girovago
- Dimensione esistenziale più determinata.
- Sta parlando della sua condizione storica reale.
- In ogni nuovo clima che incontro (dell’Egitto, della Francia..) sento in me una specie di
debolezza, smarrimento.
- ‘Che’ = pronome o congiunzione? Equivale ad ‘al quale’? No perché in questo caso
non torna nella sintassi se uso il che. Non è pronome relativo, è una congiunzione ->
‘perché’ NO perché dovrebbe avere l’accento.
È un CHE vuoto che si usa nel linguaggio parlato, è un collante sintattico senza una
funzione precisa.
Lo usa perché è indeterminato, è un nto connettivo.
- Siamo di nuovo di fronte ad un procedimento oscuro, che non vuole una parafrasi.
- Epoche troppo vissute = non da lui, è l’idea dell’occidente come luogo troppo carico di
storia, so ocato da un eccesso di cultura -> signi ca riscoprire la vita come se la si
vedesse per la prima volta. La sua poesia vuole riscoprire il mondo facendo tabula rasa
della cultura che non permette di vedere la vita nel suo manifestarsi primordiale.
Lui rinasce nella poesia e cerca di scrostarsi di dosso tutti i mali della storia.
- Paese innocente = puro, probabilmente sognato.

UNGARETTI - GOZZANO - MONTALE


Ungaretti rida alla lirica che in questi anni è in crisi un nuovo signi cato, quindi compie un
gesto molto deciso. La lirica è linguaggio dell’io. A tutte quelle strutture che Marinetti
vuole distruggere e che Corazzini e Gozzano mettono in crisi, Ungaretti crede invece
profondamente.

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Quando lui da una risposta decisa a questa crisi, non è più un poeta modernista, perché
crede che la poesia abbia un valore indiscusso, che possa raggiungere questo paese
innocente. Lui mette in scena la risoluzione di una crisi.
È un poeta modernista (allo stesso tempo) perché gli elementi della crisi sono evidenti:
non crede più nella poethic diction, crede che il linguaggio della poesia si debba
reinventare, fa i conti con la realtà urbana, quando da quelle descrizioni sulla guerra non
usa un linguaggio assoluto e puri cato ma utilizza un linguaggio pesante e denso di
storia.
In lui si trovano sia elementi del modernismo sia elementi che vanno prima del
modernismo (poesia pura assoluta che attinge all’eterno) oppure dopo (ermetismo, fase in
cui poeti fanno poesia che è erede del simbolismo).

Il problema di Ungaretti è parlare a nome di tutti, nonostante ciò nel porto sepolto c’è una
connotazione ideologica abbastanza evidente.

Italia
- Prima di tutto dichiara di essere un poeta -> al dubbio di Gozzano e Corazzini risponde
in maniera decisa: ‘sono un poeta’.
- Grumo di sogni = un condensato, un nocciolo di sogni che hanno qualcosa di vivo che
si esprime.
- Grido unanime = grido da una connotazione espressionista, l’urlo (Munch) è un
elemento della poetica espressionista, è qualche cosa di siologico, è il radicamento
della poesia nella sua esperienza concreta di essere vivente. La poesia è espressione di
questa sicità dell’essere umano. ‘Unanime’ è un accordo tra lui e tutti gli esseri umani
(non solo i soldati).
Sta dando una risposta decisiva: il poeta può parlare per tutti gli esseri umani perché
riscopre una condizione che va al di la della storia (lui l’ha scoperta in guerra).
- Frutto d’innumerevoli contrasti = esperienza autobiogra ca.
Innesti = si parla di questi in botanica (tipo particolare per far riprodurre una pianta).
Maturato in una serra = questa serra è l’ambiente culturale, dell’Europa pre-guerra, un
ambiente protetto che gli ha permesso di maturare.
Sta facendo i conti con il proprio passato.
- Ma -> lui si sente un esule, per lui l’Italia è più una patria da cercare che una patria
indiscussa da cui viene (essendo nato e cresciuto a Parigi).
- Si sente il frutto della storia italiana -> questo per lui è una scoperta, è un punto di
arrivo. Lui è un soldato (volontario) e questo gli permette di dire che è un suddito del re
d’Italia -> in una guerra veste l’uniforme dell’esercito italiano uccidendo gli austriaci
che non vestono quell’uniforme => contraddizione.
Di fronte a ciò lui vuol rivendicare un aspetto universale della sua personalità e la sua
appartenenza al popolo italiano.
Ci sono due idee di identità diverse: una umana aperta all’umanità (innesti, contrasti..) e
l’altra politica e nazionalistica (compito di un essere umano è essere suddito di un
sovrano).
- C’è un esplicito capovolgimento dei umi: li si fa cullare dall’acqua dopo che si è
spogliato dei panni sudici della guerra, e riscopre la sua identità solo quando si è tolto
l’uniforme => riscopre la storia spogliandosi dell’uniforme, qui invece la sua identità
nasce dall’aderire ad una precisa identità storica, politica e morale.
Cerca di superare le contraddizioni storiche per attingere a un paese innocente, ma
questo è sognato perché un paese innocente non è un paese in guerra.
CONTRADDIZIONE IDEOLOGICA, che comunque non indebolisce la poesia di
Ungaretti.
Dopo la guerra si avvicinerà al fascismo e a Mussolini. Al tempo stesso è un poeta che
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cerca di rivendicare un grido unanime. Pur essendo un uomo di destra, un nazionalista,
non ha un’idea di purezza della razza.

Commiato
- Ettore Serra gli ha permesso di pubblicare la prima edizione del porto sepolto.
- Questa volontà di essere poeta è un bisogno esistenziale: per lui essere poeta signi ca
darsi un’identità soggettiva, ma anche come una risposta a quel trauma storico che fa
degli artisti e dei poeti dei ‘poveracci’.
È una condizione storica precisa (artista che vuole rispondere a una crisi che investe
tutti gli artisti, che si sentono senza patria e senza ruolo).
Riesce a rispondere a quello che Corazzini e Gozzano lasciano in sospeso.
- Si rivolge a Serra e gli dice che cos’è la poesia: è solo la parola che da senso
all’esistenza, che di per se sola può perdersi nel niente => idea che circola molto nella
cultura di questi anni: solo l’arte può dare senso alla vita.
- Il linguaggio viene sentito come usurato in questi anni, la cultura europea è stanca ->
lui da una risposta decisiva: bisogna fare tabula rasa, dimenticare l’eccesso di storia e
cultura che avvelena la cultura e le arti europee e farle rinascere.
- Da una de nizione vitalistica della poesia: è il luogo in cui la vita si manifesta meglio di
tutti.
- Dalla seconda strofa spiega che cos’è la parola poetica: le parole vanno cercate nel
proprio silenzio, in se stessi, la poethic diction è inutile alla poesia -> bisogna
pronunciare le parole e sentirle come proprie, il linguaggio deve essere un possesso,
che si realizza a patto di aver fatto silenzio intorno alle parole.
Solo se uno depura il linguaggio, le parole acquisiscono il loro senso de nitivo.
Si sta attribuendo il privilegio del poeta di dare senso alla realtà e senso alle parole che
l’uso comune ha reso inerti.
C’è un senso di comunanza e fratellanza con tutti gli esseri umani ma anche l’orgoglio
del poeta che vive profondamente l’esperienza, che nella lingua sa trovare il signi cato
ultimo delle cose.
Quindi oscilla tra l’essere come tutti e l’essere meglio di qualunque altro essere umano.
- Come un abisso = lui si deve abissare in te ma anche la parola stessa è un abisso.
Questa profondità che sta rivendicando è il luogo in cui la parola ha il signi cato più
pieno, ma è anche oscuro e non totalmente razionale.
- È come se oscillasse tra il linguaggio assoluto della poesia e il ricordo costante che la
poesia venga prodotta da un essere umano in condizioni storiche e politiche ben
precise.

Questo equilibrio a un certo punto si spezza, nella raccolta successiva a la poesia.


Raccolta sentimento del tempo.
L’isola
- ‘Ove’ ‘ch’erasi’ ‘ch’era’ => ritorno molto forte alla poethic diction. In più ritornano
endecasillabi, settenari, versi della tradizione => restaurazione dello stile della
tradizione nelle forme poetiche, nelle immagini… ritorno all’ordine che segna gli anni
20-30.
- Nella prima strofa il soggetto è sottinteso.
- Erra in se = pensare dentro di se, farsi delle domande senza capire la risposta.
Evidentemente ha un dubbio che lo fa errare da simulacro a amma vera.
Si sta chiedendo se qualcosa è un simulacro (statua, parvenza) o una amma vera -> si
sta chiedendo se una cosa è vera oppure una parvenza, un’illusione, un’apparizione.
È la ninfa.

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Fiamma = amore, passione -> se questa creatura (donna) può suscitare amme,
passione, un sentimento amoroso.
- Pioggia pigra di dardi = sono i raggi del sole che ‘cadono’ tra i rami degli alberi, sembra
una pioggia pigra, lenta perché restano fermi.
- Invenzione metaforica molto forte e intensa.
- Ninfe e pastori => poesia bucolica, genere recentemente rilanciato da Mallarmè.
- Fiamma vera = amore per la ninfa, che lo sta consumando come una febbre.
È diventato un vetro, sta perdendo quindi la sua consistenza di corpo sico, sta
diventando come la ninfa che all’inizio sembrava un’illusione.
- Parla di qualcuno che perde il proprio corpo sico consumato da una amma interiore.
È l’opposto di quello che succedeva nell’allegria, in cui si appigliava al suo corpo e alle
sue ossa. Qua invece si disumanizza, perde il suo corpo sico.
I pastori nelle egloghe classiche sono gure del poeta.
Poesia = dimensione di accesso al mito e di smarrimento di se in cui i corpi sici si
perdono, si arriva a una dimensione eterna e non si è più esseri umani.
È una dimensione metapoetica.
Ha cambiato proprio l’idea di poesia, il polo umano non c’è più.
Non può essere considerata una poesia modernista, perché della realtà concreta non
c’è nulla. In più non è il linguaggio della poesia modernista. È un linguaggio
completamente paci cato, sublimato.
È una poesia simbolica -> vaghezza semantica, mito.
- Quindi lui prende congedo dal modernismo, che dagli anni 20 dovrà ride nirsi per fare i
conti con questo tipo di poesia. Montale ri uta questo tipo di poesia.
- In tutta la cultura europea degli anni 20 c'è questo recupero del classico, come norma,
come ritorno all’ordine.

CAMPANA
- Ha alcune soluzioni vicine all’avanguardia, ma è un poeta autenticamente modernista:
si confronta con il mondo contemporaneo, vuol mettere insieme il ricordo della
tradizione con qualcosa di assolutamente moderno -> a volte questa unione è un po
traballante e a volte gli riesce benissimo.
A volte violenta le strutture del linguaggio tradizionale non perché sia matto ma perché
il clima culturale è quello.
- Mostra dell’arte degenerata -> organizzata a Monaco negli anni 30 dai nazisti, per cui
l’arte modernista o d’avanguardia era la malattia dello spirito europeo, era degenerata.
Tre giovani orentine camminano
- Poesia molto musicale -> musicalità data dalle rime e dalle riprese dei versi.
- Sono due strofe di quattro versi scritte tutte unite.
- Sono endecasillabi -> ancora in clima di sostanziale rispetto della metrica tradizionale
(anche quartina una delle strofe più classiche della poesia).
- Immaginario piuttosto perturbante.
- Passo verginale = passo di queste tre giovani donne.
- Chioma musicale perché i capelli oscillano ritmicamente.
- È come se vedesse tre persone distinte ma per una specie di metamorfosi è come se
diventassero una sola creatura -> in realtà dietro c’è l’immagine mitologica delle tre
grazie => cala il mito in uno scenario del tutto contemporaneo, in un realismo urbano.
- È come se fossero diventate una sola creatura a sei piedi che marciano -> la loro grazia
si trasforma in qualcos’altro, di cilmente una marcia militare è graziosa.
- La metrica apparentemente tradizionale ospita simmetrie un po confuse e in più c’è la
trasformazione di uno spettacolo di grazia e di seduzione erotica in uno spettacolo di
minaccia e di aggressione mostruosa.

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- Campana è un poeta che parte con il passo verginale e nisce con una marcia militare
mostruosa.

Notturno teppista [versi sparsi]


- Capovolge in maniera oltraggiosa secoli di connotazione femminile.
- Verlain e Raimbaut -> poeti maledetti (eredi di Baudelaire). Raimbaut scrive in questo
modo, molto violento, molto forte. Da qui a Campana viene l’idea.
Nella tradizione italiana questo è particolarmente sconvolgente, è un atto di violenta
rottura con la tradizione. C’è però anche il tentativo di rivedere forme che hanno a che
fare con la tradizione.
- Il primo verso è doppio composto da due novenari, è un esametro carducciano -> inizia
con un piede solenne. Il secondo è senario + novenario. Il terzo è un senario doppio.
Mette insieme un verso di tradizione sillabica (alessandrino, 7 + 7) con un verso di
metrica barbara > incertezza metrica, oscilla tra due modelli di poesia diversa.
- Parafrasi: Firenze era un vortice di luci e di rumori un po attutiti
> da piazzale Michelangelo si vede Firenze in lontananza -> parte da una descrizione
realistica.
- Il linguaggio della poesia si apre agli oggetti tecnologici del mondo contemporaneo ->
come in Carducci (treno = drago), il tram viene paragonato ad una specie di mostro (ali
di fuoco = scintille sui li dei tram).
- Fiume mostruoso = perché illuminato dai lampioni sembra un serpente con le squame.
- Torpido = sonnolento.
- C'è una connotazione funeraria che mette insieme i cipressi e le accole spente.
- Più aspro ai cipressi CHE le siepi = l’amore è più aspro ai cipressi e più aspro del
fremer dei bussi. Non si capisce bene che cosa voglia dire questo ‘aspro’, non è
metaforico, non si capisce che gura retorica sia.
Non ci sono nessi grammaticali e sintattici chiari, è come se fosse un collage di parti
del discorso appiccicate. Lui ripete musicalmente certe parti del discorso ma in
maniera asintattica -> non c’è una sintassi. La parafrasi di questa poesia è irriducibile
alla prosa, non è riducibile al discorso comune.
- Dal punto di vista del lessico non c’è niente di eccezionale.
Ma si mette a sabotare la possibilità del linguaggio di signi care, è un atto di
sabotaggio.
- Il CHE (che dal mio cuore..) forse non è il secondo termine di paragone,
grammaticalmente non tiene perché i verbi sono sottintesi. È un che vuoto.
- Siamo di fronte all’intento deliberato di ostacolare il linguaggio.
Ma questi versi comunicano qualche cosa, anche se questo qualche cosa non è
razionale. È comunicativo non sul piano logico, ma sul piano semantico qualcosa
arriva.
- Coltrice = coperta.
- Ricadono a quattro zampe = questo atto sessuale viene compiuto a pecorinaaaa.
Descrive in maniera molto oltraggiosa il corpo delle donne ma anche un atto
oltraggioso.
- Ricorrenza di parole sdrucciole -> questo ritmo costituisce i versi, e non il numero delle
sillabe. Sta adottando tre sistemi diversi per costruire versi: metrica barbara, metrica
tradizionale, ritmo delle parole (sdrucciole).
- Immagine del poeta che viene fuori: l’io del poeta c’è, ma è come se qualcuno si sia
insidiato dentro l’io, abbia preso la sua persona e abbia parlato al suo posto.
C’è un io degradato, si presenta come uno che frequenta malviventi =>
autodegradazione. La degradazione complessiva dell’ambiente si riversa su di lui che
diventa un individuo completamente impresentabile.

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C’è anche una scissione del soggetto, che è coerente con questa costruzione
asintattica perché un soggetto scisso non può costruire un discorso articolato e
sintattico.
La parte più comprensibile è il canto, che è pronunciato da qualcuno che si insidia nel
poeta.
Riformula completamente il soggetto lirico.
Questo immaginario violento e grottesco ha un corrispettivo nella cultura e nelle arti di
questi anni.
- In Ungaretti c’è l’io e c’è anche una rivalutazione del soggetto poetico.
Nell’‘isola’ invece il soggetto poetico è completamente scomparso, perché non occorre
più.

L’invetriata [canti or ci]


- Metrica: novenario / senario + ottonario oppure ottonario + senario (5 accenti) /
settenario + senario.. => questa metrica non ha niente a che fare ne con la metrica
tradizionale italiana, ne con la metrica barbara. Magari si è liberato degli impacci
metrici che aveva in Notturno tempista, e si sta inventando qualcosa di nuovo ->
sarebbe un progresso.
- È come se fosse idealmente divisa in tre strofe che si concludono in maniera analoga,
con delle rime (ardente, languente).
Locativi: nel cuore, nella stanza, nel cuore della sera => c’è una progressiva
ascensione, è un climax ascendente.
- Invetriata = vetrata.
- Mescere = versare da bere.
- Siamo in una stanza, in cui c’è una grande vetrata che fa piovere la luce da fuori a
dentro -> riversa chiarori nell’ombra della stanza (è sera).
- Fumosa = c’è foschia, è una sera afosa. Oppure è fumosa dentro la stanza.
- Sigillo nel cuore = gli rimane impresso dentro di lui, non è determinato se è bruciante
nel bene o nel male (se è positivo o negativo).
Quindi lui ha una forte impressione da questa luce.
- A Marradi (paesino vicino a Firenze dove lui è nato) esiste una madonnina del ponte =>
è una cosa realistica, personale.
Sul terrazzo (che sporge dal ponte) lui vede sporgersi una lampada.
Ma è strano il tono con cui dice questa cosa: è un tono ansioso. Questa ansia è
motivata? no. Inizia a prodursi qualche cosa di strano. Questo movimento emotivo non
è motivato, non è giusti cato.
L’io è frammentato, vive una dimensione emotiva che ampli ca le cose in un modo che
non è spiegabile razionalmente.
Qualcosa ci dice che è un punto di vista straniato sulla realtà, c’è qualcuno che viene
colpito dalla realtà in una maniera straniata, cioè con reazioni emotive non motivate.
- Nella stanza c’è un odore di marcio -> sta succedendo qualche cosa di perturbante.
- Piaga rossa languente = una piaga rossa che sanguina e che si indebolisce => strani
accostamenti emotivi. È un confuso dolore.
Questi due versi (nella stanza..) sono costruiti con un parallelismo, non solo una
semplice anafora, sono costruiti in maniera analoga. Anche tra 'nel cuore…’ e ‘nella
stanza…’ (verso 3 e 7). C’è un doppio parallelismo.
Anche il ‘c’è’ è ripetuto, è una rima identica: sono messi in enjambement.
Anche ‘chi ha’ (epanafora) e ‘chi è’ sono ripetuti.
Disloca queste ripetizioni in maniera diversa.
Sta adottando un principio di montaggio, è come se usasse gli stessi schemi sintattici
per costruire versi, ma ci mette anche qualche cosa che impedisce una lettura

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simmetrica. C’è un sistema di riprese, collage, ma un po frastornante perché sono
dislocate. È una specie di metrica verbale, ma non è un testo totalmente disordinato.
C’è insieme un principio di ordine e di disordine.
- La seta è quella che più comunemente si può accostare ad un cielo o alla sera.
Lui usa il velluto perché il velluto nero può ricordare un cielo un po o uscato -> questa
immagine qualche plausibilità può avercela.
A questi poeti interessa dare il senso emotivo di un paesaggio, non una dimensione
mimetica e realistica della natura. Infatti usa la metafora.
C’è la personi cazione della sera in una gura femminile che si veste con un vestito di
gala, serale => immagine straniante, che ci fa un’immagine di seduzione subito dopo la
piaga rossa languente?
Anche quando un’immagine ci può sembrare convenzionale, è comunque accostata a
qualcosa di straniante (di contrapposto).
- Fatua = vana, svagata. C’è tutto un immaginario femminile che si lega alla fatuità.
- Ora questa sensazione abita tutto quanto il mondo, tutta quanta la realtà, è il cuore
della sera => è l’angoscia, un disagio talmente profondo che chi lo sente crede che
riguardi l’intero ordine della realtà e non lui solo. Sta descrivendo questo, e tra l’altro
anche abbastanza lucidamente.
- In questa poesia il soggetto è confermato nella sua identità? no.
Sta parlando di un complessivo sfumare dei contorni dell’io, è come se si dissolvesse
prima nella stanza, poi nel cuore della sera; perde i con ni del proprio io anche con una
connotazione angosciosa.
Smarrimento del senso dell’io raccontato in maniera disforica -> sta parlando di un
disagio psichico ancora più profondo.
Psicosi = perdita del senso della realtà e del senso di se.
Lui sta parlando di questo, di un soggetto che perde il senso di se sovrastato da una
angoscia cosi violenta che a un certo punto sembra occupare tutto il mondo.
Sta rendendo ragione di un'esperienza di perdita psicotica del se, ma non perché è
impazzito, ma è talmente lucido che può renderne ragione.
Non è l’espressione di un matto, ma l’espressione di un io che riesce a parlare di
questa esperienza non razionale.
È un testo a suo modo molto calcolato. C’è comunque una grandissima forza
comunicativa.
- La sua è una poesia oscura, in cui l’irrazionale è ospitato.

CLEMENTE REBORA
Gianfranco Contini è il critico che più ha insistito su questa categoria: l’espressionismo.
L’espressionismo accomuna tutti questi autori che stiamo analizzando.
O carro vuoto sul binario morto
- Metrica -> siamo per lo più nell’ambito della tradizione. Metrica non libera, ma liberata,
perché usa queste misure senza uno schema predeterminato.
- L’oggetto tecnologico diviene oggetto della poesia: il processo di tras gurazione non è
immaginativo (come in Campana, in cui il tram diviene una specie di drago), ma diventa
il correlativo di una condizione spirituale.
- Ciò che stupisce più dell’animalizzazione dell’oggetto tecnologico è il fatto che ci sia
momento preciso in cui avviene: quando il vagone è stato caricato arriva la locomotiva
per portarlo via.
- Lessico: o sceglie un linguaggio non comune (crolla x scrolla) o quando usa parole
comuni non le usa in senso comune => forzatura del linguaggio.
- Noi tutti siamo incatenati nel gregge e destinati ad un cammino continuo -> immagine
della fatica dell’esistere. Se si legge in chiave allegorica, alcune cose che dal punto di

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vista letterale tornano meno, hanno più senso dal punto di vista allegorico -> viene
prima il contenuto concettuale (che spiega l’oggettivazione più dell’oggetto in se) e poi
l’immagine.
È come se per la necessità di rendere in immagini plastiche un contenuto astratto,
dovesse forzare il linguaggio e la rappresentazione.
- Idea che il tempo sia disarticolato, non c’è più una linea continua, è diventato un
labirinto -> è causato dalla mancanza di senso della vita. Di fronte alle leggi della morte
il tempo diventa un labirinto del quale non si trova un signi cato.
- Contro questa noia (tedio) il cielo ‘sguinzaglia’ l’eterno = come i cani, che si
sguinzagliano per attaccare qualcuno -> come se l’eternità dovesse mordere e
sbranare la noia => immagine molto tesa, un po spiazzante (eternità connotata
positivamente).
- È possibile che le cose in cui veramente crediamo siano portate nell’esperienza della
nostra vita? Qui una risposta non c’è. Avere ideai alti vuol dire rendersi conto che la vita
non può accoglierli.
- Per Cartesio i corpi sono la res exstensa. È come se il cielo bucasse i corpi materiali e li
spingesse verso l’amore; è come se lacerasse la materialità della vita. L’amore non può
trovare luogo nella materia della vita, è una specie di violenza verso i corpi. Il cielo
quindi lacera i corpi sici e li spinge con l’amore ad essere più che se stessi.
- Il cielo è eterno (non muore) però vorrebbe, non vive veramente però vorrebbe = (è
di cile spiegare questa immagine) il cielo vorrebbe morire per essere accolto dalla vita
mortale, perché potrebbe incarnarsi ed essere ospitato dalla vita; ma essendo eterno e
amoroso è lontano dalle creature viventi.
La terra chiede al cielo la parola.
- È possibile che la parola di Dio si incarni negli oggetti e che l’orizzonte dei valori eterni
coincida con quello della terra mortale?
- La terra ha un volere acerbo = vuole ricongiungersi col cielo ma non può. Quindi paga
questa sua fede col sangue, cioè con la propria vita perché non arriverà mai a
raggiungere questo orizzonte.
- L’elemento allegorico e concettuale è dominante. È una poesia profondamente
concettuale, tutta nutrita di pensiero, che cerca di tradurre il pensiero in immagini visive
(carro) e in immagini verbali, che non stanno sullo stesso piano: le immagini verbali
(cielo che si congiunge con la terra…) non sono immaginabili visibilmente -> vuol dare
concretezza anche al pensiero astratto.
Leopardi è un poeta di pensiero => La Ginestra: c’è un orizzonte cosmico di
rappresentazione, è un volo di pensiero che ha una distensione che qui non c’è.
Leopardi ce lo aveva in testa ma non era il suo vero modello.
Dante invece è il grande maestro dell’espressionismo => ha una solenne energia
verbale -> Rebora si ispira a lui: poesia che mette insieme tensione spirituale e
tensione verbale. Dante è uno straordinario poeta visivo.
Possiamo parlare di espressionismo = modo in cui Rebora declina il modernismo (è la
sua versione nera del modernismo).

Voce di vedetta morta


- Il titolo lascia immaginare che stia parlando una vedetta (soldato) morta. È dantesco far
parlare un trapassato.
- Sbranare = fare malamente a pezzi, lacerare -> se non avesse usato questa immagine
ne avrebbe ottenuta una meno forte.
- Forzatura sintattica -> corpo non può orire sull’aria sbranata = dimensione
psicologica: è come se questo odore spaventoso sia sovrastato dall’immagine del
corpo in poltiglia.

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- A se stesso: c’è la stessa idea di poesia come specie di epigramma funebre di se
stesso.
- La terra è una specie di inganno crudele = la vita stessa di fronte a questa
devastazione è un inganno.
- Però -> potrebbe essere avversativo, ma in Dante però = perciò.
Qui comincia ad emergere la voce della vedetta => tu uomo di guerra…
Non c’è nulla che esplicitamente ce lo fa capire, forse perch* vuole creare una
confusione, come se quella esperienza di morte lo abbia segnato cosi tanto che è
come se parlasse per lui. c’è un procedimento doppio: bivocalità (perché parla prima
poeta poi vedetta -> 2 soggetti) e tra queste due voci c’è un rapporto di
immedesimazione.
In Gozzano c’è pluralità delle voci poetiche, ma anche in Palazzeschi (lasciatemi
divertire) => qui questo procedimento viene risolto liricamente, nel senso che sono
distinte e immedesimate. Riduce lo sfrangiamento della voce lirica dentro il poeta
stesso.
- Strano rapporto fra comunicazione e incomunicabilità -> la poesia si sforza di dire ciò
che non è comunicabile, come l’esperienza della morte, che nessuno può capire.
- Chi ha vissuto la guerra non può più credere nella vita, quindi non può più parlare di
quelle esperienze che sono d’accordo con la vita.
- Nessuna esperienza nel mondo possa riscattare quello che è successo, quello che
hanno perso: la vita. ‘Noi non possiamo essere salvati in nessun modo e voi altri
superstiti non possono più vivere’.
- Atto di amore si trasforma in un atto rabbioso. La vita non è più una dimensione con la
quale ci si possa conciliare e l’amore è in d’accordo con la vita.
- Forse c’è una dimensione in cui l’amore potrà essere recuperato, o forse mai più.
Non potrai amare più e neanche capire se la dimensione d’amore è possibile.
- Tema capitale dell’immaginario europeo: il fatto che la guerra ha segnato un vero e
proprio shock nella vita degli europei => Freud con i suoi pazienti che tornavano dal
fronte, ha dovuto elaborare un principio teorico diverso, la libido non è più la forza
passionale e la volontà di vivere che spinge l’uomo; con i reduci di guerra scopre che
c’è anche una pulsione di morte negli esseri umani.
Rebora si sta confrontando con questo tema: la guerra non solo ha cancellato alcuni di
loro, ma anche dentro di lui ha prodotto una cancellazione. Idea di una ferita insanabile.
Ungaretti cerca di cucirla in tutti i modi. In Rebora c’è l’idea che si sia consumata una
frattura non sanabile.
- Poesia antilirica perché divide il soggetto in due, ma lirica perché dentro il soggetto c’è
un io che parla e si identi ca con l’altro e con l’estraneo.

CAMILLO SBARBARO
- Al contrario è un poeta che da ai suoi versi una dimensione insieme abbassata e
classica. Ci prepara a Montale.
Dal suo libro Pianissimo.
Taci, anima stanca di godere
- Metricamente e stilisticamente siamo da tutt’altra parte rispetto a Rebora.
Tranne un punto, è una poesia quasi completamente spoglia di gure retoriche, tende
alla letteralità. La poesia non è il luogo della metafora, è il luogo in cui la vita si spoglia
e ci appare nella sua nudità insigni cante.
- A se stesso => ci parla di una condizione di totale atonia, privazione di vita, ma c’è
ancora una condizione eroica perché Leopardi invita se stesso ad abbandonare la vita;
mentre qui la vita è già stata abbandonata, siamo in una dimensione completamente
antieroica.

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- Modernista -> soggetto fratturato in due + svuotato di vita emotiva.
- L’abbassamento -> è molto più fermo rispetto a quello di Gozzano o Corazzini. Scrivere
in endecasillabi cosi decisi vuol dire avere un’idea ben diversa della vita.
È una poesia repertoria nella negatività, che Montale ha imparato da lui.
- Taci -> non è un imperativo, lui non vuole convincersi di qualche cosa, è già in una
dimensione negativa. ‘Giaci come il corpo’ = indicativo presente, è il segnale che ci fa
capire che anche ‘taci’ è indicativo.
La poesia non è più il linguaggio del cuore, perché il cuore e l’anima sono morti.
È crollato il mito romantico della poesia come linguaggio dell’interiorità.
L’interiorità è morta.
- Non c’è bisogno neanche di fare la parafrasi: la poesia è data dagli enjambement che
danno una scansione solenne alla poesia: il linguaggio com une nella sua nudità può
essere molto più poetico del linguaggio letterario.
È come se facesse un passo ulteriore rispetto a Gozzano e Corazzini, che comunque
avevano ancora bisogno di qualcosa:
Gozzano - ironia
Corazzini - pathos
Sbarbaro - prosa diviene il linguaggio della poesia.
- Dislocazione parole secondo ordine non naturale: ‘sospeso se ci fosse il ato’, ma è
comunque una gura retorica minima.
- L’io si è completamente scisso.
- Dichiarazione di poetica antimetaforica: la realtà non può essere riscattata. Le cose
sono solo quello che sono.
- Sirena del mondo = mondo come bellezza che a ascina => unica vera metafora.
La sirena è la forma dei piaceri ingannevoli del mondo, sono piaceri falsi a cui il
soggetto non può credere più.
- Il mondo è un grande deserto = si è privato del suo signi cato. È un insieme di cose
che sono solo loro stesse.
- Non sono più me stesso => la poesia si conclude con questo senso di estraniazione da
se stessi: lui si guarda da fuori in maniera incommossa, si vede e non versa nessuna
lacrima.
- Tema che accomuna questa con le altre poesie moderniste: crisi del soggetto, l’io lirico
è in crisi, è fratturato. Questa crisi coincide con la crisi del mondo fuori e con la crisi
della missione della poesia: la poesia non può che registrare questo stato di privazione
della vita, non può dare un signi cato, è un esercizio mentale di ascesi e un esercizio
critico perché non c’è più nessun valore positivo da restaurare, c’è solo da fare i conti
con la morte in vita.
Montale cerca sempre una via di fuga da questa condizione.
- Il soggetto è diminuito, anch’esso scisso come quello di Rebora ma va verso uno
svuotamento sia di se stesso che del mondo rappresentato.
- Non crede nel sublime, ma crede nella serietà della poesia, che per lui è negatività e
non è l’instaurazione di valori.

Adesso che placata è la lussuria


- Qui c’è già qualche recupero della poethic diction.
- Sono endecasillabi. È un nascondimento della poesia nella prosa -> alimentare di prosa
la poesia è uno dei problemi della poesia del 900: signi ca ridurre o cancellare la
distanza fra linguaggio della poesia e linguaggio dell’uso + confrontarsi con la prosa del
mondo, cioè la quotidianità banale (non solo realistica).
- Placata la lussuria = sta uscendo da un bordello.
- È una poesia in cui la negazione ritorna costantemente. Non ha desiderio di vivere, ma
neppure di morire. L’io è murato nella propria nullità, non ha nulla da desiderare.
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- Sbarbaro una cosa determinante per Montale: costruisce il libro di poesia, un
organismo che va calcolato e pensato. Già Ungaretti ci pensa molto. Per questi poeti è
importante che il libro disegni una parabola.
- Evito di pensarci solamente = rinuncia al compito del poeta lirico di pensare al proprio
destino e all’esistenza umana. Avrebbe potuto mettere una virgola ma lo stacca dal
‘che’ seguente (che comunque rimanda un pò alla poethic diction) -> volontà di creare
uno stile più lapidario.
- Rinuncia ad un’altra cosa tipica dell’immaginario lirico, perché il poeta lirico so re, lui
no. Ormai non so re più, è andato al di la del limite umano.
- Non si sente in colpa per essere andato con una prostitua, almeno la colpa sarebbe un
bene perché prelude un pentimento ed è un segno di vita interiore -> lui neanche
questo.
- Mette in discussione il poeta lirico.
- Ci sono varie causali -> proposizioni del ragionamento, della ri essione.
Montale recupera questo atteggiamento ri essivo integrandolo con l’e usione dell’io o
la rappresentazione di un paesaggio.
- Fanali = lampioni -> questo pezzo rimanda a Baudelaire.
- Incurioso = unica punta lessicale, ma comunque non di cile, e ancora una volta è una
negazione => continua con il lessico negativo.
- Paragone con la nave -> Petrarca (idea della navigazione come metafora della vita).
È una metafora del suo destino.
‘Carcassa’ però non è poethic diction -> riabbassa il tono con ‘carcassa’ e in + è
un’immagine non letteraria perché siamo in una città marina, quindi la nave è
un’immagine pertinente al paesaggio.
- Immagina che la volontà di vivere ritorna, ma non sarà per sua volontà ma perché è
preso nel ciclo delle cose -> Schopenhauer. Si vede anche la completa privazione dei
sentimenti e degli a etti, in Schopenhauer è una cosa positiva, mentre in Sbarbaro no.
La volontà di vivere è quello che lo muove privandolo però di capacità di agire, è un
soggetto completamente abbandonato alla propria inedia.
- Poeta importante perché è quello che forse più di tutti torce il collo all’eloquenza => la
poesia viene strazzata e ridotta a questo linguaggio scabro, spoglio, essenziale -> è
anche una cosa emotiva perché ridurre a ciò la poesia è un atto nuovo e modernista,
perché i modernisti ragionano, l’aspetto intellettuale è predominante.
Tende alla memorabilità -> i versi sono quasi un’epigramma.

MONTALE
- Rilancio della poesia dopo l’età dell’avanguardia. Bisogna reinventarsi la poesia.
- Rimprovera ai crepuscolari di fare una poeisa troppo negativa.
- Vuole fare un passo in più rispetto a Sbarbaro: poesia come acquisizione di
conoscenza maggiore.
- Negli anni 20-30 Montale non è la via dominante della poesia italiana, lo è invece
l’ermetismo.
Ossi di seppia = primo libro di poesie
- La struttura è molto calcolata. C’è un contesto in limine (introduttivo) e un testo nale
(Riviere) che poi Montale sconfesserà (troppo ottimistico).
- Movimenti -> allusivo all’andamento musicale.
- Poesie per Camillo Sbarbaro
- Sarcofaghi -> poesia scritte per i defunti ma in maniera più composta. Ambito
neoclassico.
- Altri versi
- Ossi di seppia -> ha il titolo stesso del libro (chiamati Ossi brevi). Sono tutti testi brevi.
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- C’è un principio formale ma anche un percorso tematico e narrativo.
- Mediterraneo -> ogni singolo pezzo è un elemento di una specie di poemetto.
Confronto con il mare = elemento dell’in nito paterno dal quale bisogna prendere le
distanze.
- Meriggi e ombre -> ha un vago ordinamento narrativo.
In questa sezione si capisce il senso del libro = tracciare un percorso esistenziale in cui
nita l’infanzia come età dei sogni si fa i conti con l’eta matura, nel senso di una perdita
delle illusioni infantili ma anche del riconoscimento del negativo.
Riconoscere che gli esseri umani sono mortali e devono fare i conti con la mortalità, e
in questa assunzione della negatività c’è un signi cato etico positivo.
In Sbarbaro invece c’è solo il negativo.

I limoni [Movimenti]
- È una dichiarazione poetica.
- Ri uto delle piante dai nomi poco usati -> è poeta delle cose quotidiane?
Il registro non è quello di un poeta da piccole cose.
- Vedi … divinità => questa poesia non c’entra niente con le piccole cose.
Non è ne crepuscolare ne pascoliana, non è una dichiarazione di minorità.
- Parla al lettore. Non è un ‘tu’ determinato. ‘Ascoltami’ è un avvio vagamente
dannunziano.
- Metrica: endecasillabo x2 / settenario doppio = alessandrino / Io.. novenario +
novenario (esametro, metrica barbara) => tendenzialmente adotta misure classiche,
ogni tanto ci sono misure un pò strane.
Risente di un clima precedente in cui c’era una certa sperimentazione metrica ma al
tempo stesso va verso misure più regolari.
Nelle occasioni c’è molta più regolarità metrica, qua invece siamo nel passaggio.
Più vicino a Rebora dal punto di vista metrico.
- Sta prendendo le distanze dalla generazione di poetica di Carducci e D’Annunzio, per i
quali conta il suono della parola. Pascoli invece è molto attento alla precisione dei nomi
delle piante.
- Paesaggio quotidiano. Linguaggio che accoglie parole completamente dell’uso, es.
ragazzo x fanciullo -> una scelta di realismo linguistico. Ma c’è anche qualche punta
letteraria (erbosi, riescono).
Apprezzava in Gozzano il cozzo dell’aulico col prosastico => qua non c’è questa
unione, ma c’è la tendenza di cantare uno stile che suoni come uno stile solo.
Montale tende al monostilismo -> stile moderno, alto.
Si confronta con la realtà quotidiana, quindi riscatta le parole basse in uno stile che
suona come sostenuto => unità stilistica e non con itto stilistico.
Volontà di fare seriamente quello che Gozzano fa un pò per scherzo.
- La sostenutezza non vuole essere propriamente letteraria, lui vuole fare poesia dalle
cose quotidiane, da una pianta umile come i limoni.
- Chiaro x chiaramente = enallage.
- Alberi de niti amici perché fanno ombra, riparano dal sole.
- Nell’attaccamento materiale al paesaggio trova l’ispirazione per la poesia.
- Sembra che la realtà riveli il suo ultimo signi cato => dimensione in cui le cose hanno il
loro senso ultimo = la meta sica.
Vero problema della poesia di Montale => è una poesia molto sica, una dimensione
paesaggistica concreta, ma al tempo stesso cerca di raggiungere una dimensione
meta sica e spirituale in cui le cose dicono il loro signi cato ultimo => vuole tenere
insieme queste due dimensioni: della concretezza dell’esperienza umana e quella in cui
l’esperienza umana acquista il suo signi cato ultimo.
Il senso ultimo delle cose si trova in una specie di culto delle cose materiali cosi come
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sono.
Rebora invece usava le cose materiali come allegorie di un concetto; Montale cerca di
giungere al senso ultimo delle cose dall’osservazione delle cose materiali, cerca il
concetto in questo => epifania.
- Cerca la verità ultima delle cose in un errore del mondo. Perché il mondo cosi com’è è
come se fosse una specie di carcere che ci nasconde il vero signi cato della realtà.
Bisogna rompere questo muro per accedere all’orizzonte della verità oppure cercare un
punto in cui la natura ha una specie di spiraglio che ci fa vedere una parte della verità
=> Schopenhauer: la verità è oltre al velo di Maya, che se si squarcia vediamo l’oltre.
Questo è il punto morto del mondo, il punto in cui il mondo non funziona più e quindi si
può intuire quel qualcosa che c’è oltre => lo strappo nel cielo di carta in ‘Il fu Mattia
Pascal’ di Pirandello => clima culturale che guarda all’orizzonte concreto della vita
materiale ma cerca anche al di la.
- È alla ricerca di un senso epifanico, ma non la troverà con accanimento intellettivo.
- Limoni = non sono quelli che lui vede, ma quelli ricordati -> epifania. Rivive quella
esperienza che non ha vissuto in estate (quando tra i limoni cercava l’esperienza
epifanica).
- Confronto con la realtà quotidiana: c’è una dose di realismo nella rappresentazione
paesaggistica che lo allontana dalla poethic diciton. RAPPRESENTAZIONE BANALE
della realtà urbana (come Sbarbaro).
- Tendenza a cercare il sico nel meta sico.
Volontà di dare alla poesia un compito totalizzante, perché deve far vedere il ne ultimo
delle cose.
- Poesia di tono alto, ma adeguato al mondo contemporaneo. Si pone i temi in uno stile
adeguato.
- Vuole ridare alla poesia un ruolo decisivo, dopo la critica futurista e del
crepuscolarismo.
- Il poeta c’è e prende la parola in quanto poeta. Non c’è una vera e propria
autorappresentazione -> è uno dei suoi tratti dominanti. L’io lirico c’è, ma è piuttosto
schivo. L’io ritorna ad avere una funzione, ma una funzione cauta.
Quando è in posizione attiva è fallimentare e quando è negativa è fortunato =>
soggetto problematico.

Falsetto
- Titolo rematico: tipo di tono alto in cui la voce maschile sopra a quella femminile.
- Dedicato a Esterina Rossi, che lo mette in crisi perché ha un grande coraggio ->
Gozzano, la procellaria di ‘Invernale’.
- Mescola versi di varia lunghezza: endecasillabo sdrucciolo / settenario / endecasillabo
o novenario (con sinale ) … tendenzialmente mescola endecasillabi e settenari
(canzone libera leopardiana). Il sistema metrico degli Ossi sarà poi più libero.
- Esterina Rossi non è la donna amata, le due gure di donne amate sono Paola Nicoli e
Anna degli Uberti Annetta, che compare in una versione di una poesia col nome di
Arletta.
- C’è un sistema di rime.
- Ti minacciano i vent’anni -> è detto ironicamente.
- Nube grigio rosea -> rosea per i venti anni, grigia perché quando passano i vent’anni si
va verso la maturità.
- ‘Sommersa…’ comincia ad emergere il soggetto della poesia, che è plurale. Alla ne
sarà ‘noi …’. È un plurale di modestia.
- Metafora della fumea -> viene dalla nube grigio rosea, coerenza metaforica.
- Adusta -> parola rara, participio che viene da bruciare (latinismo colto).

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- Lessico molto aulico => ma non da prendere sul serio, è uno stile parodico, più alto di
quello che solitamente usa.
- Dal otto di cenere uscirai -> araba fenice (componente mitologica): immagine
dell’eternità del tempo (ciclo ininterrotto di morte e rinascita) => parla del tempo che
passa, di cui lei sembra non toccata, sembra come l’araba fenice, come una quindi che
sa che è in un ciclo eterno.
Atteggiamento di con denza nella vita del futuro, si considera immortale ed eterna.
- Arciera Diana => Diana è un personaggio attivo, di femminilità sportiva, in più è vergine.
Sta parlando di una giovane donna ancora vergine che va incontro alla vita e alla
perdita della verginità.
- Salgono i venti dell’autunno -> autunni aggettivo raro.
- Elisie sfere = cieli più alti, quelli che ruotando creano un’armonia sublime -> giunge a lei
un suono (presagio) che le profetizza quello che potrebbe accadere in futuro. Sta
dicendo ‘spero che li futuro non ti dia un presagio di sventura’.
- Immagine della brocca incrinata -> quadro del 700 di un pittore francese che si intitola
‘la brocca rotta’ = perdita della verginità. Modo garbato per alludere a questo.
- È una donna che ha un atteggiamento sconsiderato, il domani non la spaventa. È
insieme ammirata per il suo coraggio e presa in giro per la sua sconsiderataggine.
Come nel testo di Gozzano (procellaria), c’è una contrapposizione tra lui e lei che ha un
atteggiamento con dente nel futuro.
- Modernismo => non sta tanto nel confronto con la realtà materiale, ma piuttosto nel
cambiamento dei costumi della contemporaneità (ci propone un modello di donna
completamente diverso).
- C’è un pericolo = il tempo che passa.
- Rapporto con la natura => lei si ritrova nel mare, ha un rapporto di simbiosi ed
identi cazione con il mare (alcione di D’Annunzio / Mediterraneo, ossi di seppia, in cui
fusione considerata regressiva) -> la maturità consiste nel fare i conti con la propria
nitezza vitale. C’è una parodia della donna fatale dannunziana ma anche
dell’atteggiamento dannunziano.
L’acqua marina non la corrode, la puri ca.
- Ponticello esiguo = perifrasi (trampolino) usata ironicamente.
- La vede con uno sfondo di perla -> siamo nel pieno meriggio -> in D’Annunzio è il
momento dell’estasi.
- Divino amico che t’a erra = il mare.
- ‘Noi siamo contemplativi’ ti guardiamo mentre ti tu , rimaniamo a terra => posizione di
Gozzano alla ne di ‘Invernale’, ma questo rimanere a terra in realtà è un valore
positivo, perché si prende le distanze da Esterina, cieca nel futuro e megalomane che
pensa di potersi fondere con l’elemento naturale.
Rimanere a terra (in Ossi di seppia) vuol dire riconoscersi come persone mortali, più
onorevole dell’ubriacarsi nell’in nito (che è un sogno regressivo) -> riprende e scavalca
Gozzano e soprattutto compie un atto di rivendicazione morale. In Gozzano era tutto
implicito, qua invece c’è un maggiore grado di esplicitezza. Il rimanere a terra viene
rivendicato come valore.
- In Sbarbaro c’è solo una condizione negativa, che qua invece viene rivendicata con un
valore. Nell’accettare il limite c’è l’onore della poesia = riconoscersi mortali e niti.
Rivendica il carattere morale e etico della sua poesia.
- Modo in cui si autorappresenta => è un inetto. Tema inettitudine attraversa tutti gli Ossi
di seppia. Parla sempre di una condizione esistenziale di privazione, dalla quale cerca
una fuga -> tema dell’identità incompiuta, che qui viene rivendicata come un’identità
necessariamente incompiuta. Va verso una accettazione della propria inettitudine
trasformandola in consapevolezza del limite umano.
In Occasioni e in Bufera la presenza femminile avrà una funzione di salvezza.
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Meriggiare pallido e assorto
- Anche Rebora tende a queste sonorità aspre. Maestro illustre dell’espressionismo
lessicale italiano = Dante.
- Metrica: mescola versi di misura analoga -> è più dissonante. Ha più presente la norma
della regola.
- Rime: molte sono di cili.
- In questa asprezza dei suoni da il senso della spiacevolezza esistenziale di cui sta
parlando (Gozzano lo fa con preziosismo ironico) qua invece no.
- Meriggiare = verbo letterario
1) stare in riposo all’ombra nelle ore calde del pomeriggio -> allusione al riposo dello
spirito;
2) tenere il bestiame a riposo all’ombra;
3) riposare in casa dopo aver mangiato a pranzo -> Gozzano.
Ci sono diversi in niti (meriggiare, spiare, osservare) => perché non usa il presente
indicativo? Perché è impersonale, quindi con l’in nito cancello la persona (riserbo
nell’esposizione del soggetto) + il presente dell’indicativo è diverso dal presente
dell’in nito, che ha un rapporto diverso con il tempo (indeterminazione temporale).
Si mette in una condizione di tempo bloccato.
‘Io meriggio’ suona male perché equivoco il sostantivo (meriggio).
- Paesaggio molto realistico: descrive persino l’entrata di un formicaio (minuscole biche)
- Mette insieme linguaggio letterario con alcuni tecnicismi (veccia, bica..).
- Paesaggio segnato dall’aridità e dalla privazione di vita.
- Vita = costeggiare questo muro ma abbagliati dal sole. Il muro è invalicabile.
Signi ca percepire che c’è un oltre nella vita (qualcosa al di la del muro) ma che non è
valicabile.
Rebora parte dal concetto e lo traduce nell’immagine, Montale fa l’opposto: parte dalla
descrizione paesaggistica e li vede una rappresentazione plastica e visibile di una
condizione esistenziale, un camminare nella vita ‘abbagliati come
sonnambuli’ (Sbarbaro, privazione di vita, tema dell’atonia).
Quindi prima c’è l’immagine plastica e poi si ricava da questa la condizione lapidaria.
Problema di risolvere rapporto tra lirica e commento.
Poesia che da all’oggetto un signi cato in più = allegoria. È una poesia allegorica,
sembra una descrizione che va presa alla lettera ma poi si capisce che non è cosi (un
po come in Dante). L’allegoria moderna si inventa da se, a di erenza di quella antica di
Dante.
Allegoria tiene insieme immagine sensibile (la selva, il leone, la lupa…) con il concetto.
Gli permette di:
- passare dal concreto all’astratto
- passare dal particolare all’universale

- Montale è molto debitore della poethic diction. Sta cercando di rompere questa
dittatura inserendoci un lessico più comune -> riesce a farlo solo un pò più in la…in
particolare in Arsenio.
Arsenio
- Montale si chiamava Eugenio -> legame fonico con il proprio nome.
Ars -> dal latino ars, artis = arte. Legame anche con la gura di Arletta. Il nome
richiama temi autobiogra ci ed è anche una dichiarazione di poetica.
Ha costruito un alter ego, parla a un personaggio che è una specie di suo alter ego
(Gozzano in Totò Merumeni): procedimento modernista di estraniazione di se.
È un modo antiromantico di rappresentarsi e di intendere la lirica.

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- Metrica: molto più regolare delle misure dei versi precedenti. È costruito in una maniera
più solida rispetto ai testi precedenti di Ossi di seppia.
Riesce a fondere molto bene un registro realistico e uno sostenuto, con e etto
complessivo di un tono alto.
Apre alla raccolta successiva (Occasioni) anche per i temi e le impostazioni.
- La poesia si sta modernizzando. Quello da adesso in poi è un classicismo modernista
= confronto molto più serrato e diretto con la tradizione ma in cui si vuol dare alla
poesia una veste formale più composta e solenne.
- Rappresentazione molto realistica e linguaggio solenne.
- Versi con carattere icastico, cioè sensibile ma anche sonoro es ‘ghiacciata moltitudine
di morti’. Contrasto fra una situazione esistenziale incerta e uno stile con carattere di
de nizione molto netta.
- Siamo in Liguria, in faccia al mare. È invitato a scendere verso il mare.
- Castagnette = suono che preannuncia qualcosa che sta per accadere, è il segno del
dischiudersi di un’altra possibilità di vita.
Siamo già in piena epifania = metodo principe di Montale per raccontare in versi.
- Tromba di piombo che sovrasta l’orizzonte marino = tromba d’aria.
- Ribelle elemento = vento.
- Fa = imperativo.
- Anello di una catena -> Limoni.
- Immoto andare = ossimoro.
- Delirio d’immobilità = come se ti agitassi ma senza andare da nessuna parte => tema
dell’identità incompiuta: è una vita incompleta. È come se fosse l’opposto del romanzo
di formazione in cui il protagonista compie il proprio destino; qui c’è un romanzo di
formazione impossibile, la vita di Arsenio non ha realmente un senso. Proprio perché lui
vive questo delirio d’immobilità, questo l’oltre, la luce improvvisa potrebbe scamparlo
da questo destino immobile e immutabile.
- Tremulo degli archi = quando il violino ripete la stessa nota ripetutamente. Esiste un
brano famoso in cui c’è un getto tremulo che descrive un temporale => Estate di
Vivaldi.
- Lamiera percossa = macchina che si usa nei teatri che dà il suono e ettivo del tuono.
- Canicola = afa estiva. Il temporale è gradito quando c’è la canicola.
- Perifrasi astrologiche -> da Dante.
- Tzigani = zingari.
- Globi accesi = lampade di carta cinesi.
- Gozzi = imbarcazioni. Acetilene = combustibile usato per le lampade dei gozzi, parola
tecnica impoetica -> mescola scena molto referenziale, parole di uso tecnico, tono
molto sostenuto.
- Fuma = e etto pioggia su terreno estivo che crea una specie di polvere. Descrizione
molto esatta.
- Il temporale diventa una specie di scena apocalittica.
È un paesaggio insieme naturale e urbano, siamo pur sempre in una città turistica.
Lui è sulla soglia, nel punto della spiaggia che divide il paesaggio naturale del mare da
quello urbano della città.
Dimensione naturale (tipica della lirica) + dimensione culturale, sconvolta da questo
evento naturale.
Lui sta cercando in questo sconvolgimento lo spiraglio che gli apra la porta per la vita
oltre.
- Giunco = pianta essibile, Dante nel purgatorio la usa come simbolo di umiltà.
Arsenio è una persona umile, avvilita dall’esistenza, ma in questa umiltà lui trascina con
se le proprie radici, cioè di essere una persona umana mortale.

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È diviso tra la consapevolezza di essere una creatura mortale e la tensione alla vita e
all’oltre.
- Vuoto risonante di lamenti so ocati = tutto lo spazio intorno a lui che risuona dei rumori
della tempesta che sta arrivando. Dimensione spettrale: è come se lui fosse in questa
dimensione infernale, vuota, di non vita, che risuona di lamenti so ocati (come quelli di
Dante) che sono la sua condizione: condizione di dannazione, di morte in vita dalla
quale sta cercando una salvezza.
- Lui cerca un oltre rispetto alla sua condizione di esistenza, cerca una dimensione
ulteriore alla vita ma poi il tempo lo riprende e lo incarcera di nuovo nel suo ciclo
immutabile di dolore.
Torna ad essere ostaggio della realtà materiale (descrizione simile in Sbarbaro, in cui le
case sono solo case, le donne solo donne => vita atona, la realtà è quella che è,
soggetto inchiodato) -> ritorna lo stesso tema ma Montale fa un salto: quando designa
la realtà come quello che è fa un salto metaforico e dice che la realtà lo cca in una
ghiacciata moltitudine di morti = tutti sono privi della vita vera.
Questa immagine viene dall’Inferno -> è con ccato in questa dimensione infernale di
morte in vita:
1) idea dalla massa anonima
2) idea dell’immoto andare
- L’alter ego del poeta ha perso qualunque privilegio. Il poeta è come tutti = una
ghiacciata moltitudine di morti. L’unica cosa che lo distingue dagli altri è la
consapevolezza => unico valore che lui difende, un valore intellettuale => poesia
modernista conferma ancora una volta il suo carattere di ri essione intellettuale.
Non sottolinea il carattere sentimentale della poesia, ma il carattere di rigore morale
intellettuale.
- Ora che si scioglie = ora che si scioglie in pioggia / sera che si avvicina.
- Questa gura femminile dovrebbe salvarlo => gura femminile per la prima volta legata
alla salvezza (Arletta).
Vita strozzata -> Benedetto croce usa questa espressione per parlare di Leopardi, la
cui vita sarebbe stata so ocata dal dolore, non in grado di aprirsi.
Arletta è una gura leopardiana, è una giovane donna stroncata dalla crudeltà del
destino.
- ‘Il vento la porta con la cenere degli astri’ = la cenere è un prodotto della combustione
degli astri. O allude alla polvere che si solleva (come all’inizio) o è la pioggia che cade
dall’alto e trascinata dal vento.
- Tema EPIFANIA
1) evento che rompe ordine naturale, che potrebbe dischiudere l’oltre ma che non lo fa
=> l’epifania NON SI COMPIE.
2) collegata alla presenza femminile, collegata al tema della salvezza => cambia le
carte in tavola dell’epifania. L’epifania qui nasce dal contatto con una gura salvi ca,
che però non esercita il suo potere salvi co. Questo perché non è lui, è il suo alter ego.
La donna non è veramente l’altro rispetto a Montale, è una specie di gemello di lui,
quindi non può salvarlo.
Inizia il problema della salvezza, dell’epifania e del rapporto dell’uomo con la gura
femminile in quanto gura salvi ca (solo se è un altro rispetto al poeta).

• Irma Brandeis => studiosa di Dante, aveva letto Montale. Da New York viene in Italia
per approfondire i suoi studi danteschi e conosce Montale.
• La loro relazione è stata molto discontinua perché lei essendo americana è venuta in
Italia un paio di volte.
• Nelle occasioni viene rappresentata come una passione esclusivamente spirituale.
• Montale aveva una relazione con Drusilla Tanzi Marangoni, gelosissima di Irma.
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• 38 promulgate leggi razziali => prescrivono che se ci sono cittadini non italiani ebrei
dovevano tornare in patria e non tornare mai più in Italia.
Irma era ebrea -> torna negli Stati Uniti con l’ipotesi che non si vedranno mai più,
Montale teme che sia per sempre -> esita tra il piroscafo (ipotesi di raggiungerla) oppure
di farsi fuori per la disperazione.
Non fa nessuna delle due cose, perché Drusilla era in crisi.
• La presenza di Irma è per lui una esperienza euforizzante, diventa per lui la donna che
dà la salvezza = spirituale, che dà accesso a una vita più vera, più appagante.
• Per lui ha rappresentato la possibilità di accedere alla vita e di conquistare una pienezza
=> quando sente che la deve abbandonare per sempre
1) la idolatra, tras gurandola in una gura cosi alta e sublime da essere irraggiungibile e
rischiacciarlo nella sua inettitudine.
2) ripiomba nel senso di insu cienza che ha -> rinuncia alla donna che ama per colpa
di un’altra donna (Drusilla, che lo obbliga a scrivere una lettera di addio a Irma).
• ALLEGORIA va letta in chiave intellettuale. Mette insieme un investimento esistenziale
con la volontà di tras gurare una vicenda privata in una vicenda spirituale.
• In più, Irma amava molto i poeti meta sici. La poesia meta sica inglese è quella che
prende a modello Montale, una poesia insieme intellettuale allegorica e esistenziale
emotiva.
• Montale riesce a inventarsi un suo modo di fare poesia d’amore senza ricadere negli
stereotipi della poesia romantica.
• IRMA BRANDEIS => brand = fuoco; eis = ghiaccio.
La designerà anche con il nome Iride = messaggera tra gli dei e gli uomini => la
descriverà solo a un certo punto come un angelo.
• Non è l’unica gura femminile delle Occasioni, è come preparata da altre donne.
• -Arletta = donna con cui ci si rispecchia nella propria manchevolezza, gura mortifera
-Irma Clizia = gura salvi ca, superiore, che ti può salvare
=> lui si muove tra queste due diverse dimensioni..

Le Occasioni
- La struttura è simile a quella degli ossi: testo introduttivo (Il balcone) + diverse sezioni
che più o meno si rispecchiano.
- Ne Il balcone compaiono delle gure femminili: Gerti, Liuba, Dora Markus = tutti nomi
mitteleuropei, sono tutte donne ebree.
Cose che tengono insieme questa sezione: gure di donne che preannunciano Irma
Clizia perché come lei sono ebree e in più cercano una salvezza (per loro stesse).
Ritornano i luoghi, il tema è quello del viaggio -> è come se fossero viaggi con queste
gure femminili che sono al centro e il cuore della sezione.
- Sezione miscellanea in cui compaiono molti testi dedicati a Irma.
- C’è una specie di disegno più simbolico che narrativo.

Il balcone
- Titolo di una poesia di Baudelaire.
- Pone il tema del libro: la parola rivolta al tu salvi co lontano e non più raggiungibile.
- Quando Irma era a Firenze abitava in una pensione e lei lo salutava dal balcone -> lui
ripassa da questa nestra e lei non c’è più.
- Lo spazio che gli era aperto = il paesaggio che potevano vedere insieme guardando da
questo balcone. Signi cato metaforico: la donna gli apriva uno spazio vitale.
Sembrava un gioco da nulla trasformare in nulla questa possibilità che gli si era aperta
-> ora deve rinunciare a lei e non riesce a rinunciare davvero allo spazio che gli aveva
aperto lei.

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- Ora che tu non ci sei più devo rinunciare allo spazio che mi aprivi e al fuoco che
rappresentavi.
Ripiomberò nella mia inedia e non sarà per me di cile -> e invece no, ho scoperto che
è di cile, mi costa molto dover rinunciare a tutto questo.
- A quel vuoto ho unito ogni motivo di vivere che mi sembra tardivo visto che non ci sei
più. La giovinezza non c’è più ora che tu non ci sei più.
- Continuerei a desiderare di vederti di nuovo e di continuare ad essere vivo, ma questa
speranza è diventata un’ansia, che si indebolisce sempre più.
- Tu vedi solo la vita che dà lampi di luce = occasioni, epifanie.
Tu ti sporgi a quella vita che da barlumi da questa nestra che oramai non si illumina
più (evoca una presenza fantasmatica) -> vede la sua essenza e percepisce la sua
mancanza.
- Mette questa poesia all’inizio delle Occasioni perché ci presenta il libro: dedicato a lei e
alla sua presenza salvi ca, ma anche al senso di privazione che lui sente e anche
all’idea che qualche cosa di quei barlumi possa sopravvivere in lui.
- Ci sono rime.
-prima strofa = ABBA
-barlumi - illumina = rima ipermetra
-scorgi - sporgi = rima interna
- Versi: ottonari. Clima di regolarità metrica. L’uso di versi minori (al posto degli
endecasillabi) dà alla poesia un tono un pò galante.

Carnevale di Gerti
- Gerti = Gertrude, amica austriaca di Montale, nome tedesco. Suo marito era militare, in
quel momento era a Lucca. Ricorda due occasioni in cui è stato con lei:
1) il giorno di carnevale: passeggiata in carrozza.
2) il giorno di San Silvestro, in cui attendono insieme lo scoccare della mezzanotte; lei
fa un giochino: ha fuso in un cucchiaio del piombo, lo ha versato in un bicchiere di
acqua fredda -> si faceva per trarre le sorti sull’anno che veniva.
I momenti sono collegati dal fatto che Gerti non è col marito.
Figura di donna amica che ha qualche tratto magico, sembra una maga.
È la prima gura di donna maga che incontriamo.
Sembra una pre gurazione di Irma: presagisce il futuro, è ebrea, è di origine
mitteleuropea.
- Scrive questa poesia nel 28 quando Irma non la conosceva ancora => aspetto tipico di
Montale: usa aspetti del suo vissuto per comporre una specie di disegno simbolico,
una trama. Questa poesia acquista signi cato nel momento in cui conosce Irma.
- Racconta con una strana mistione di realismo descrittivo e chiusura verso un orizzonte
magico.
- Prima scena: lei sta tornando a casa in carrozza durante il Martedì Grasso, avvolta da
una specie di aurea che la isola dal mondo circostante.
- Iride = parte colorata dell’occhio (rotonda come i coriandoli) + dea dell’arcobaleno nella
mitologia classica => iridi trascorrenti = coriandoli.
- Descrizione realistica del passaggio della carrozza a Firenze + dimensione altra della
donna, che è come se fosse avvolta da un’aurea fragile.
- Due momenti temporali si contrappongono => in Proust nell’epifania degli stivaletti.
Qui succede una cosa analoga: due giorni diversi e il 31 dicembre precedente
magicamente sembrano sovrapposti.
- Fare spogli i suoni = far tacere tutto ciò che è intorno.
- Lei viene tras gurata in un clima favoloso, che sembra la sua patria vera rispetto al
mondo reale in cui vive. È la prima donna in contatto profondo con una dimensione che

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è altro rispetto alla vita quotidiana => donna maga, profetessa. Arletta è in contatto
con la morte, in quanto preda e vittima della morte.
- Fa sempre riferimento a circostanze molto precise, come il rituale mondano descritto
con esattezza.
- Sortilegio = sors + legere = leggere la sorte. Il potere magico della donna è solo
parziale perché anche se ha potuto leggere la sorte, non ha potuto esercitare no in
fondo la sua missione magica (non ha potuto dire agli assenti il loro destino e
consegnare loro i doni magici).
- Tutta la poesia ruota intorno anche al dubbio del potere della donna.
- SECONDA STANZA: ambigua perché allude allo scorrere del tempo (ritorna il natale…
Gerti vuole che il tempo torni indietro), ma dice che torna ‘questo carnevale’ -> unica
funzione di salvezza si accorda allo scorrere naturale del tempo, se lei si accorda a
questo allora i prodigi che vuole compiere si realizzano.
- Immagine dei muri che si squarciano = per prodigio sembra che le mura si spalanchino
-> il suo potere magico trova un’e ettualità.
- Gerti ha un rapporto con ittuale col tempo: o guarda al futuro o cerca la coincidenza
tra presente e futuro. Tema già incontrato in Falsetto, Esterina aveva un rapporto
con ittuale col tempo, ma è trattata ironicamente, mentre Gerti cerca di esercitare
veramente il suo dominio sul tempo.
- ‘Le logge suppongono all’aperto esili bambole..’ = orologi a cucù possono avere un
castelletto che fa uscire dei piccoli pupazzi allo scoccare dell’ora.
- Paesaggio fatto di baiocchi reali che ha intorno a se + paesaggio della terra fatata nella
quale vuole trovare ospitalità.
- Questa è come se fosse una versione ipotetica e magica dell’epifania.
- Lei non accetta il mondo, è sola, si rintana nella sua solitudine e al tempo stesso
questa sua fuga dalla realtà non riesce a compiersi.
Montale la guarda a ascinato ma si rende conto che è una dimensione (quella di
riconciliazione del passato col futuro) irraggiungibile.
Negli Ossi di seppia avrebbe respinto una dimensione di questo tipo (+ c’è tema
dell’accettazione dei limiti umani). Qui invece si introduce l’idea dell’accesso a una
dimensione ulteriore, che è strettamente legata alla presenza femminile (solo la donna
potrebbe essere mediatrice di questo mondo ulteriore).
- Gerti diventa un personaggio inconciliato con qualunque dimensione, diventa una
straniera dal mondo così com’è e dal mondo fatato.
- Ci sono dei momenti nella vita in cui sembra che si aprano delle possibilità, ma si
aprono come degli errori -> nei Limoni solo uno sbaglio di natura può metterci nel
mezzo di una verità. Forse si può realizzare il ritorno del passato in un’altra dimensione,
in quella interiore, solo nella memoria, nella psiche, e non nella realtà.
Non è chiaro se questo ritorno possa essere comunicato; ‘forse tu puoi raggiungerlo
dentro di te ma puoi esercitarlo anche negli altri? Evidentemente no’ -> ruolo magico
della donna limitato.
- Lui invita la donna a fare i conti con la dimensione deludente della realtà.
- Sta cercando di mettere a punto una nuova gura femminile ma registra anche
un’impossibilità di mettere nel suo immaginario una gura di questo tipo.

Verso Capua
- Sembra registrare una tappa di viaggio.
- Lui vede in lontananza una carrozza, dalla quale lo saluta una gura femminile con la
sua sciarpa.
- Volturno = ume. Le sue acque stanno calando nella creta.

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- Il postiglione si ferma, tutto freme e ci sono piccolissime farfalle che svolazzano ->
clima d’attesa.
- Improvvisamente (‘di colpo’) succede qualche cosa (‘furtivo’) -> il bosco di sughere
viene illuminato di una luce rossa da un raggio di sole.
- Continua l’inondazione del ume ma per un attimo c’è stato questo momento magico
improvviso, in cui sembra compiersi un prodigio = epifania:
1) legata alla presenza della donna
2) contenuto dell’epifania: sciarpa = bandiera stellata (americana).
La donna qui rappresentata è Irma Clizia, che aveva una sciarpa che ricordava la
bandiera americana (lei era americana).
Lui vede una dimensione di salvezza politica ed esistenziale.
Inondazione = preannuncio della devastazione verso cui sta andando l’Europa.
Ha scelto un luogo simbolico del destino d’Italia rappresentandoci una scena in cui
intravede la possibilità di un’altra dimensione a cui accedere: una dimensione storico-
politica (contrappone all’Europa gli USA come patria di Irma ma anche come luogo
ideale).
Stiamo interpretando l’epifania come un simbolo o un allegoria? È una dimensione
allegorica: l’epifania legata a questa gura femminile non è tanto una gura che ha a
che fare col simbolo, quanto piuttosto con l’allegoria.
Irma diventa sempre + una gura che incarna dei valori, che hanno una connotazione
politica perché sono valori di libertà in senso ampio e di libertà politica.
- Gerti si deve misurare col fallimento del suo tentativo magico e Montale la riporta alla
realtà; qui invece è la donna che porta lui in una dimensione oltre => è Irma ad additare
a Montale la strada che deve prendere. La donna inizia veramente ad assumere una
funzione di vita.

A Liuba che parte


- Poesia molto breve ma anche molto elaborata dal punto di vista formale.
- Versi: settenario/quinario/settenario sdrucciolo/endecasillabo/settenario/endecasillabo/
endecasillabo/endecasillabo. Grandissima regolarità metrica (se si fanno versi diversi
allora tutti dispari o tutti pari), Dante stesso ammette il quinario.
- Rime: gatto - riscatto / focolare - lare (rima interna e inclusiva o leonina) / consiglia -
famiglia (rima al mezzo, cioè dove c’è la cesura) / rechi - ciechi (rima al mezzo) /
cappelliera - leggera (rima al mezzo) / utto - riscatto (consonanza).
Struttura metrica estremamente elaborata.
- Gatto del focolare = questo gatto è come se rappresentasse la divinità protettrice della
famiglia, la domesticità.
- Fatti consolare dal gatto, non dal grillo. Liuba comprò un grillo alla festa dell’Assunta.
C’è un piano legato alla realtà non solo quotidiana, ma anche molto intima.
-Grillo = ragione
-Gatto = dimensione familiare
= non a darti a valori astratti ragionativi, a dati alla tua famiglia.
Lari = dei protettori della famiglia (nella religione romana).
I suoi parenti erano sparsi per l’Europa, lei li avrebbe raggiunti in Inghilterra.
Lei è ebrea => diaspora = dispersione popolo ebraico.
1938 promulgate leggi razziali e lei deve lasciare l’Italia, è costretta a farlo.
ENORME PARADOSSO: lui gli sta dicendo che deve conservare in se l’appartenenza
alla sua dispersa famiglia, la invita a riacquisire le proprie radici identitarie ebraiche,
quelle stesse radici che la mettono a rischio.
- ‘La casa’ = il gatto che si porta dietro. ‘Ravvolta’ in un foulard probabilmente, perché i
gatti non potevano viaggiare sul treno.

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- ‘Tempi ciechi’ = tempi bui, è scoppiata la persecuzione antisemita ed è imminente la
seconda guerra mondiale.
- Cerca un riscatto (=somma di denaro pagata per il rilascio di qualcosa) -> signi cato
religioso (Cristo è redentore, cioè la salvezza): ‘il fatto che porti con te questo simbolo
di domesticità basta a riscattarti’. Non è la donna salvi ca, è la donna che cerca una
salvezza per se stessa -> comunque il tema è posto, c’è una relazione simbolica fra la
gura femminile e la salvezza. Irma che era ebrea apparteneva ad una famiglia vicina
ad un ramo dell’ebraismo molto vicino al tema messiano.
- C’è anche un piano storico: dell’imminenza della seconda guerra mondiale e della
proclamazione delle leggi razziali.
- C’è un altro piano: unica salvezza che ha essere umano è guardare alla propria
mortalità.
- Ci sono quindi diversi piani: livello biogra co, storico e metastorico.
- In Ossi di seppia mancava la storia, che qui appare.
- Duplice realismo: realismo delle cose di tutti i giorni e realismo storico.

Dora Markus
- Prima sezione scritta negli anni 30, seconda sezione scritta oltre.
- Porto Corsini = porto industriale di Ravenna.
- Versi 4-5: per alcuni lei indica la zona austriaca da cui sta venendo (la sua patria), per
altri sta additando Isdraele, la Palestina (terra patria da cui lei verrebbe) -> in ogni caso
ci è presentata come un’esule. Dal punto di vista geogra co è più plausibile la prima
interpretazione, che additi la Palestina dà più senso simbolicamente.
- Era primavera ma non sembrava spuntare dalla palude, era una specie di tempo
bloccato, senza speranza (le primavere che non oriscono nel nale di Gerti).
- Screziarsi = variegati (dei colori luccicanti) -> a Ravenna i mosaici delle chiese.
- Le sue parole sono un discorso incerto, poco a errabile e ricordano una triglia
moribonda = richiamano qualcosa di angoscioso. Persino la sua dolcezza ha qualcosa
di inquieto.
- È un personaggio contrastante: ha in se un turbine tempestoso ma anche una specie di
indi erenza => duplicità tra angoscia e indi erenza.
- Ritorna il legame tra una donna di identità ebraica e la salvezza.
- Forse le basta un piccolo oggetto magico perché lei si riscatti =>
-come Gerti cerca magicamente un contatto con la realtà;
-come Liuba perché anche lei cerca un riscatto.
Seconda sezione
- Lei è tornata in Carinzia, nella sua patria.
- Così come nella prima scena loro guardavano i pescatori che tiravano fuori le reti, così
lei ora guarda i pescatori che fanno abboccare una carpa.
- ‘Interno di nivee maioliche’ = si sposta dall’esterno all’interno della casa di Dora,
coperta di piastrelle bianche.
- Lei rivede nella casa dove è stat ragazza il proprio passato, cioè i suoi antenati che
hanno compiuto errori senza battere ciglio, incisa in maniera non scal bile, non
cancellabile da una spugna.
Errori imperturbati sono l’atteggiamento di orgoglio borghese che hanno avuto i suoi
antenati ebrei => lui vede in lei tutto il destino di una borghesia ebraica, segnata da un
senso di inquietudine universale.
La storia dei suoi antenati è diventata la sua leggenda, il suo destino.
- Armonium = strumento, piccolo organo. È guasto, è scordato, quindi produce una
musica guasta, in cui c’è il destino di lei.
- Esiste nella tua famiglia un segno di permanenza e valore = l’alloro.
- Fede feroce = nazismo.
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- Non si può cancellare la propria identità ideologica, la propria abitudine, il proprio
destino.
- La sua possibilità di riscatto è negata dalla storia.
- C’è un incupimento nella poesia di Montale mano a mano che ci si avvicina alla guerra,
la possibilità di salvezza si assottiglia sempre più. Cerca di difendere la possibilità di
salvezza, ma vede anche questi valori sempre più remoti e forse impossibili.
I valori in cui crede non sono solo suoi o di lei, ma sono valori di civiltà, di libertà e
consapevolezza che il nazifascimo sta per cancellare del tutto.
Nazifascismo per Montale = cancellazione della civiltà europea ma anche dell’umano
tout court.
La sua è un’osccillazione fra l’angoscia per la cancellazione civiltà occidentale e il
tentativo di salvarla.
Cultura ebraica = segno della grandezza della civiltà occidentale.

Mottetti
Lo sai: debbo riperderti e non posso
- Il personaggio che costruisce qui è coerente e subisce un’evoluzione.
- Endecasillabi, quinari e settenari. È diviso in due tempi.
- In Montale tornano i segni della poethic diction, perché si sente padrone della
possibilità di nominare una realtà del tutto quotidiana (porto di Genova) e si sente
anche padrone dello stile del passato. È riuscito a trovare uno stile di classicismo
modernista => la rappresentazione della realtà quotidiana in uno stile alto e solenne.
Gli intellettuali antinazisti e antifascisti cercano di salvare un aspetto umanistico della
tradizione occidentale.
- Pegno = dono di Dio. Questo oggetto è una grazia che lei gli dà, l'unica possibilità di
salvezza di lui. Il potere di salvezza si esercita? No, perché il pegno è smarrito e perché
‘l’inferno è certo’.
- Pone il tema dell’assenza e il tema della ricerca della salvezza.
La speranza di pure rivederti
- Questo tipo di contatto e questa possibilità di salvezza qua pare realizzarsi.
- Costruita con isterom proterom = la cosa che viene dopo è quello che viene detto
prima. La parentesi spiega quello che accade prima.
- È rivolta ad Irma Clizia.
- Schermo d’immagini = realtà piatta, vuota. Questa immagine viene dal cinema, è come
se vedesse la realtà piatta in bianco e nero, privata dal fatto che lei non ci sia: l’assenza
di lei rende la realtà come uno schermo d’immagini. (>velo di Maja).
Questo schermo gli preclude ogni percezione di lei, non hanno un contatto perché
sono lontani (Modena-NY); esiste un contatto spirituale pur nella separazione sica.
- Epifania: è come se questa donna gli mandasse un messaggi miracoloso, che lui può
leggere in due modi opposti -> o lei gli sta dicendo 'non ci vedremo mai più’ oppure
‘guarda io sono presente, ti sto pensando’).
- Servo gallonato = in alta uniforme, militare. A Modena c’è l’accademia militare.
Sciacalli vivono in Africa -> per la guerra di Etiopia erano in Italia intorno agli anni 30.
Hanno la fama di animali che si cibano delle carcasse di animali.
Vedendo questa scena ha pensato a lei. Clivia amava gli animali bu .
È un’epifania molto strana, lui sta sempre più andando verso l’allegoria e non il
signi cato simbolico dell’epifania, decifra la realtà in due modi diversi.
Dal passato viene in questa scena un suo segnale positivo, luminoso.
- Irma = angelo della visitazione (propriamente è l’arcangelo Gabriele).
- Dio egiziano Anubi, che traghetta le anime dei morti alla risurrezione, ha la testa di
sciacallo => può essere sia animale mortifero sia animale che porta alla risurrezione.

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Scena mortifera (non mi vedrai mai più) o scena positiva (se non ritorni, possiamo
essere comunque in contatto spiritualmente).
Ti libero la fronte dai ghiaccioli
- Due quartine di endecasillabi.
- Una delle ultime poesie delle Occasioni.
- Irma è tras gurata in un angelo e viene a visitare Montale.
Connotata come una gura fredda, di ghiaccio, un pò per il carattere, un pò per i suoi
occhi chiari e un pò perché era una donna newyorkese, del nord.
Inoltre il suo cognome ha insieme l’inferno e il ghiaccio.
- Nebulose = ammassi interstellari. Dimensione non sica (come le nuvole), dimensione
altra rispetto a quella mondana.
- I ghiaccioli che raccoglie sulla propria testa e che lei gli toglie => corona con le spine di
Cristo. Irma sta diventando un’incarnazione dei valori assoluti, una gura di Cristo.
Beatrice di Dante è accostata alla gura di Cristo. Irma sta diventando Beatrice, una
gura allegorica di salvezza e di sacri cio degli uomini. Tema centrale dell’incarnazione
dei valori.
Idea dantesca del fatto che una persona reale compie il suo destino dell’eterno ma
conservando le identità storiche (Irma salva i suoi valori ma è anche un’americana).
- Atteggiamento classicistico = usare un repertorio culturale a ni allegorici, senza
crederci alla lettera.
- Rappresentata come una donna angelo, ma ferita, di cui è il poeta a prendersi cura ->
appare in una forma del tutto inconsueta => può davvero salvare?
La sua missione di salvezza è una missione molto di cile e non c’è nessuna garanzia
che si compia.
- Le altre ombre = gli altri uomini, ‘altre’ rispetto all’ombra del nespolo.
Da una parte ci sono lui e lei, dall’altra tutti gli altri ridotti a ombre (Addi, schi nel
buio…gli altri sono murati, sono ombre), non sono veramente vivi, sono inconsapevoli.
Sdegno aristocratico: i veri valori sono destinati ad una ristretta élite di illuminati, qui
composta da lui e lei, mentre la massa è destinata alla indignazione, gli altri non sanno
che lei è qui. La poesia è la tutrice di valori che valgono per pochi.

Polarità molto forte del femminile:


-immedesimazione nella gura femminile -> bisogno di rispecchiamento;
-bisogno di trascendimento -> donna come guida (Irma Clizia), possibilità che la gura
femminile salvi l’io lirico.

La casa dei doganieri


- Figura del tu femminile come incapace di soccorrere l’io e come specchio della sua
incertezza.
- Poesia del 30 (prima che conoscesse Irma: 33).
- Ritorna il fantasma di Arletta per la localizzazione geogra ca (ambientazione ligure) e
perché è una gura che sembra appartenere a una dimensione altra della vita, che ha
connotazioni mortuarie.
- Inizia con l’a ermazione dell’incapacità della donna di avere un contatto con la vita.
- Dimensione altra rispetto alla vita comune, non riesce più ad orientarsi né a contare i
dadi => dimensione di estraneità rispetto al mondo cosi com’è.
- Altro tempo che stridisce = tempo che è trascorso / altra dimensione temporale in cui
non si percepisce più la realtà materiale.
- La casa è sempre più lontana (nel tempo ma anche nello spazio, perché lui sta
viaggiando e la casa di allontana sempre di più).

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- Il varco > immagine di epifania: lei è assente, c’è questa luce che è forse l’epifania che
gli dischiude la possibilità di un contatto tra di loro.
- Donna completamente separata da lui => gura della lontananza e della separazione
(non ricorda quello che invece lui sta ricordando).
- Finale ambiguo: ‘non so più chi va e chi resta’ dove? In vita! Non so più chi sia vivo e
chi no. Torna col momento del rispecchiamento: c’è una relazione tra noi ma è una
relazione negativa. È veramente vita quella che io conduco?
Anche qui come in Arsenio è come se la presenza di lei trascinasse lui all’indietro, in
una dimensione che è non-vita.

Eastbourne (35)
- Località inglese sulla Manica.
- Assiste ai festeggiamenti per Bank Holiday (festa in cui chiudono le banche), suona
l’inno nazionale e lui ha l’impressione di avere di nuovo un contatto con il fantasma di
Arletta.
- Improvvisi bagliori (nella seconda strofa) -> segni epifania.
- Questa onda lunga a lui ricorda la sua vita, perché è un’onda piatta, che procede con
cautela -> una vita che sembra quasi vuota, che attende qualcosa che non arriva.
China = cresta. Sono onde molto piatte. Questo eccesso di calma è di nuovo l’incubo
di Arsenio, di una vita in cui non succede nulla.
- Clima di sospensione, di vita passata -> i soldati sono mutilati, i bambini stanno zitti.
- Voce / prigioniera / sciolta / anima => chiasmo e contrapposizione.
Anima sciolta dal corpo, che si è smarrita e perduta.
- Sente suonare questo inno e lo colpisce perché è come se fosse un sogno epifanico di
ritorno alla sua patria, luogo in cui lui e la donna sono insieme. La patria che sogna è
una patria perduta, il luogo spirituale in cui lui e la donna erano uniti.
- Esiste una forza profonda che mette insieme me, che sono vivo, e te Arletta che sei
morta. Ma questa forza apparirà vana a breve, come una semplice allucinazione.
- La festa non ha pietà e questa illusione di contatto con te si allontana sempre di più.
- Bontà senz’armi = bontà disarmata che non riesce a salvarci -> vince il male.
Ruota che gira = ciclo naturale che impedisce di rompere la catena del tempo.
Luce in tenebra = modo di designare lei > vangelo di Giovanni: gli uomini preferivano le
tenebre alla luce.
- Il confronto con il tu femminile è dettato da un’ansia salvi ca che però è frustrata
perché lei per prima sa che non è possibile una salvezza.

Elegia di Pico Farnese


- Celebra la potenza salvi ca di Irma e ci racconta il suo trasformarsi in una creatura
celestiale.
- Pico Farnese = località in provincia di Frosinone, dove Montale e la donna (ospiti nella
villa di Pico Farnese) assistono a una processione di vecchie donne con un certo
disgusto per la volgarità di queste donne superstiziose che fanno il pellegrinaggio.
- Piccole strofette in cui si riporta il canto di queste pellegrine -> alla loro fede falsa e
superstiziosa si contrappone la fede vera dell’Amore che tramutatosi in un angelo
disperde la follia superstiziosa di queste donne.
- Metrica: testo narrativo alto e ispirato, che stile usa? I versi hanno 12 sillabe, ma non
sono dodecasillabi. Usa versi fatti da 5+7 o 7+5 = endecasillabi etici, perché è come se
la cesura li scandisse in due. Usa anche 6+8 = 14 (settenario doppio = alessandrino).
Immagina una libertà metrica ma sempre pensando a versi doppi, che o sono
endecasillabi etici o vanno verso la misura del settenario doppio con la versione 6+8.
Importante perché è un modo per rompere la metrica o è qualcosa di diverso? C’è una

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certa regolarità, quindi non vuole rompere la metrica, vuole ricercare la sua metrica
adeguata alla narrazione (metro dell’elegia = distico elegiaco, cioè versi lunghi,
esametro e pentametro) ma vuol fare una cosa diversa -> sta cercando il suo
classicismo, un classicismo moderno. È una scelta solenne, che non va verso il
liberismo.
Strofette => è pieno di rime (non come nei versi lunghi). Sono tutti versi brevi, della
tradizione musicale, ma un po’ sbilenchi -> volontariamente, perché i canti popolari
usano versi brevi ma con una certa polimetria => riecheggia questa metrica popolare.
- Soriani = gatti comuni, tipici. ‘Molli’ perché pigri, pieghevoli, essuosi.
- Montale mette insieme un’estrema precisione referenziale (descrizione realistica) e una
dimensione onirica.
- Pietre di spugna = tufo.
- Persone che si svegliano intorno al camino = domestiche.
Si sentono i rumori delle pellegrine che si sono alzate e il loro canto giunge nella casa
dove sono.
- Prima strofetta:
stanno andando verso il santuario del masso spaccato a Gaeta (navate = parti in cui
chiesa è divisa dalle colonne, le isole sono le cappelle laterali delle navate, del
santuario). Ci sono cose che richiamano la vita marinara.
Sono appesi nelle cappelle gli ex voto dei marinari (che rappresentano i viaggi).
Sudario => richiama la Sindone, qualcosa che ha a che fare con la morte. ‘Considera la
vita che ti resta’ -> forse allusione al velo di Maja, o forse allude a un un tendaggio
(presente nelle cappelle) che copre le immagini dei santi.
Linguaggio irrazionale. La religiosità di queste donne è una religiosità arcaica che ha
poco a che fare con la ragione diurna.
- In campagna era comune che gli animali domestici abitassero nelle case.
Maiali con denti perché hanno con denza con gli esseri umani, nelle cui case vivono.
È come se ci fosse un’animalità domestica e un’animalità felina, perturbante.
- Verderame = colore del cielo (dopo che ha piovuto) che si insinua in questo paesaggio
frastagliato.
- Pesce = simbolo di Cristo. Vuole rappresentare una religione barbarica -> vede la
mescolanza di una religione cristiana (fondata sulla superstizione) e di miti arcaici =>
religione sostanzialmente falsa: queste pellegrine sono superstiziose che protraggono
miti arcaici che hanno qualcosa di selvaggio.
- Amore vero per Clizia => si sta trasformando in un angelo, un angelo disdegnato
(perché disprezza le donne pellegrine).
- Diosperi = cachi. Usa la forma colta al posto della popolare, e in più diosperi = fuoco
del Dio -> frutto con carattere magico, potere salvi co della donna che porta a
maturazione i frutti => Venere all’inizio del 2o libro del De Rerum Natura di Lucrezio: qui
confronta Venere celeste (amor sacro, Irma Clizia) con Venere terrena (amor profano,
donne religiose).
- È un angelo, ma un angelo di intelletto, un’intelligenza celeste.
Veglia il trapasso di pochi eletti tra schiere selvagge di uomini-capre.
C’è una antropologia spietata e snob: da una parte ci sono i pochi (lei, il poeta) e una
massa selvaggia bestiale di esseri subumani (le donne e gli uomini capre) > aspetto
tipico della cultura modernista che immagina la poesia come attività per pochi +
immaginario fascista => immagina gli illuminati e le masse abbandonate a loro stesse
(connotazione aristocratica spirituale ma anche storica).
- Epifania => magica trasformazione di Irma in un angelo. Non ha più a che fare con la
memoria né con l’indeterminatezza col simbolo.
Irma si metamorfosa in un angelo => è una sua allegorizzazione: l’epifania si sta

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spostando dal terreno del simbolo al terreno dell’allegoria (costruzione intellettuale di
signi cati ulteriori).
- Amore profano (fede grossolana delle donne barbute) vs Amore spirituale (Montale e
Clizia). Qui come un poeta classicista Montale riusa un paradigma culturale al quale
però non aderisce alla lettera (è agnostico).
- Problema della reincarnazione: Irma incarna poteri spirituali, ma sono valori che
possono essere portati in terra e realizzarsi?
Reincarnazione = portare l’eternità del tempo.
Questi valori sono veri ma non possono valere per tutti, una larga parte dell’umanità
non può essere toccata da questi valori. La donna veglia su pochi eletti, pochi sono
salvati per grazia.
- Seconda strofetta:
la fede delle donne barbute non va verso l’alto ma ripiomba verso il basso.
Parole di cera che si scioglie -> non e caci.
Immagine del girasole => prima connota il girasole positivamente, come un ore solare,
qui invece lo collega alla donna, come se avesse qualche rapporto analogico con il
girasole (guarda in alto, ha valori trascendenti).
Nel suo occhio il suo corpo si scompone in una visione che sembra un sogno.
- Altro prodigio inatteso: il fanciullo Anacleto viene trasformato in una creatura spirituale
per mezzo di Irma.
Lemure = spettro / tipo di scimmia. Prima il potere di lei si esercitava solo sui pochi, ora
invece coinvolge anche il fanciullo.
- Se il lampo delle vesti di lei si scioglie negli occhi di lui vuol dire che lei perde
corporeità => di coltà nel mettere a fuoco la sua gura: è ancora un corpo o diventa
una gura puramente spirituale?
Il problema dell’incarnazione comincia a vacillare, perché se lei è puro spirito i valori
che ha non possono essere concretizzati anche in terra => non si capisce no a che
punto lei rappresenti dei valori che si possano realizzare storicamente, cioè se può dare
corpo all’Amore che rappresenta.
Conciliazione fra umano e divino forse non è completamente possibile, anzi forse è
molto di cile.
Questo dubbio riemerge nella Bufera.

Nuove stanze (nelle occasioni ‘Stanze’ è dedicata a Arletta)


- Qui siamo nell’immaginario del ‘Carnevale di Gherti’ -> Irma non è un angelo, è più una
maga. Questo deriva dal fatto che qui lui a ronta un problema realmente politico, per
cui ha bisogno di una gura che ancora abbia una caratteristica terrena, ha bisogno di
una Irma che sia anche donna.
- Stanza = strofa (in particolare ottave). Sono composte di endecasillabi quinari e
settenari.
- Contrapposizione netta: lui e lei dentro e gli altri fuori.
- Rime: tendono a essere più in chiusa di stanza.
- Proiettando in alto l’immagine della scacchiera, questa morgana compone in cielo una
città (torri e ponti).
- In cielo = nell’alto della stanza. Il fumo è salito, ha composto in alto una specie di
proiezione deformata della scacchiera, si apre la nestra e questa proiezione di fumo si
scompone.
- Stormo = gruppo di uomini armati => SS (sturm). ‘Altro stormo’ perché l’altro sono le
pedine. Relazione fra l’esercito delle pedine della scacchiera e quello fuori.
- Tregenda = evocazione del demonio fatto dalle streghe; danza infernale; gruppo
diabolico di uomini che non conoscono il fumo della sigaretta , ‘incenso’ -> richiama
quello in chiesa, che si usa prima del momento che si realizzi il miracolo, cioè il
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momento in cui il pane e il vino diventano corpo e sangue di cristo => illude a mistero
dell’incarnazione. Qui lei è una sacerdotessa, non è un angelo.
- Comporre il senso = capire il signi cato => è un potere intellettuale di chiaroveggenza,
non è un potere e ettivo (non sta facendo un e etto sugli esseri umani), lei sola può
capire questa scacchiera = la storia.
- Fine anni 30 -> luogo e circostanza storica precisa: imminenza seconda guerra
mondiale.
- Temporale che si sta avventando contro la casa di Irma = antisemitismo (lei è ebrea).
- Follia di morte = quella nazifascista (stormo = nazifascisti).
- Lampo dello sguardo di lei = la sua capacità di chiaroveggenza e il suo potere salvi co.
I suoi valori non bastano, serve un altro fuoco -> quello delle armi: bisogna che un
esercito scenda in campo per fermare la follia di morte, i valori non bastano.
- Sagome d’avorio = pedine bianche della scacchiera.
Impaura solo queste sagome (e non quelle di ebano) perché i neri sono il male
(nazifascisti); i bianchi vengono presentati come inerti, come pedine impaurite, privati di
capacità di agire, sono ombre.
- I pochi sono in attesa che succeda qualcosa di terribile = che scoppi la guerra.
Veglia solitaria perché pochi sono i fedeli di Irma, vincerà il premio della veglia solo chi
può opporre la difesa dei suoi occhi d’acciaio (che non si fanno accecare dagli specchi
ustori) => lei vede, mantiene gli occhi fermi e chi può essere protetto dal suo sguardo
resiste all’accecamento
Opposizione: illuminati (Irma) - quelli protetti dallo sguardo di lei - gli altri, che sono
accecati.
- Poesia politica, antifascista. Nazifascismo visto come un male storico e un male
meta sico -> connotazione demoniaca.
- Città di torri e ponti => viene spazzata via dal fumo che viene da fuori, è come se
rappresentasse un sogno, ma un sogno fragile.
È una città ideale che loro sognano, ma fragile, negata dalla storia => utopia.
Nel loro vissuto una città di torri e ponti che rappresenta questi valori spirituali in cui
credono potrebbe essere Firenze (una Firenze sognata, del passato, patria
dell’umanesimo, della cultura, dell’arte).
Ritorna il problema di concretizzare nella storia i valori in cui loro credono -> le cose
che lei rappresenta sono infallibili, ma non sono realizzabili in terra => fede in quei
valori e s ducia nel fatto che possano essere realizzati in terra (potrebbero se altri
fuochi venissero a realizzarli).
- Altra città di torri e ponti = New York (città di Irma).
- Irma è più che umana, ma non è ancora completamente non-umana.
- Ancora una volta il meccanismo è l’allegoria.
- Poesia come contratto fra razionale e irrazionale.

Notizie dall’Amiata [Le occasioni]


- Irma è lontana, lui si interroga sulla possibilità di contatto con lei.
- Amiata = monte tra Siena e Arezzo.
- Sorta di lettera in tre momenti che lui scrive a lei lontana.
- Andamento endecasillabico.
- Lui immagina l’irrompere miracoloso di lei, spera che si compia l’epifania.
- Siamo in autunno.
- La dolcezza del ricordo di lei aleggia nella stanza.
- Ricrea un clima un pò fatato, con presenza magiche e misteriose (funghi, el che
abitano la valle..).
- ‘Io qui sperduto nel mio angolino come l’essere umano perduto nel nulla cosmico’.

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- A abula = fa di te una favola, un mito -> Montale sta trasformando Irma in una favola.
Se la vita di Montale riuscisse a contenerla, sarebbe troppo breve, lei è troppo più
grande di lui -> inizia a pro larsi un altro problema: lei nella lontananza, divinizzata,
diventa sempre più una donna lontana non raggiungibile.
Divinizzazione di Irma produce due cose opposte:
1 celebrazione di lei
2 + è divina + diventa uno spirito irraggiungibile
Problema astratto dell’incarnazione (valori non realizzabili in terra) ma anche che lei
diventi una gura di spiritualità talmente alta e sublime da riuscire irraggiungibile.
- Qui sembra che l’epifania si sia realizzata, cioè che lei sia apparsa => in realtà questa è
una speranza, e dirà dopo che in realtà lei non è apparsa, la sua apparizione era solo
immaginaria.
- ‘Magari tu fossi qui in questo luogo..’ ma in realtà non sei qui, non sei veramente
venuta a visitarmi.
- Emerge anche qui il rimpianto della sicità, del corpo di lei, dei passi che lei potrebbe
compiere. Oscillazione tra fedeltà al mondo sico (corpo della donna che ama, amore
carnale) e bisogno di angelizzarla, rappresentarla come una gura spirituale.
- Non si compie la metamorfosi della donna in angelo, ma è una gura lontana che poi in
realtà non si manifesta a lei.
- La speranza di lui è una speranza illusoria.
- È come se la invocasse perché lei desse a lui la forza di accettare la realtà materiale.
Comunque ha anche una ducia nella realtà materiale, chiede aiuto a lei perché lo
spinge ad accettare il mondo.
- Stato di morte in vita -> lo ha fatto ripiombare in questa condizione l’assenza della
donna; ora che i segni di lei non si danno, l’unica cosa che gli rimane è sentirsi lui
stesso morto. Morte collegata al tema dell’assenza di lei.
Morte in vita => condizione di Arsenio che ritorna nel momento in cui la donna non può
più esercitare il suo potere salvi co.
- Ultima parte della lettera => unica possibilità di contatto che lui e lei possono avere.
- Lotta cristiana = lotta tra corpo (imprigionato) e anima (che ambisce ad un’unione): lo
spirito lotta contro l’anima.
- Improvvisamente dei porcospini escono da questo cumulo di foglie, si abbeverano al
lo d’acqua, che diventa un lo di pietà (perché permette ancora a questi porcospini di
rimanere in vita) perché mentre lui lì vede i porcospini, lei a New York li vede
contemporaneamente in sogno. Porcospini perché lei amava gli animali bizzarri.
- Invoca un contatto con lei ma non ha nessuna certezza che lei torni a salvarlo.
Qua c’è un’aspettativa di salvezza senza che nulla garantisce che possa essere
realizzata.

MARIO LUZI
Avorio, 1937 (stessi anni delle Occasioni)
- Capriolo: equinoziale, montuoso (=montano), oscuro (=sta nell’oscurità).
Trasferisce costantemente le qualità dall’ambiente alla cosa stessa (vaporoso = foreste
avvolte dal vapore, dalla nebbia).
- Vele a ettuose = mosse dall’a etto.
Olimpia = città della Grecia? Riporta alla dimensione del mito.
- È un paesaggio di parole e non realistico, è una dimensione onirica, di un sogno.
- Amore -> tremebondo (pieno di tremori, non sicuro) e morto ( nito).
- Prima del ma (verso 12) -> immagini connotate positivamente, di una vitalità naturale
travolgente (immagini euforiche). Non c’è nessun riferimento ad una realtà concreta,
persino la donna è letteralmente scorporata, è solo una voce nell’aria.

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Montale ha bisogno di segni corporei di Irma, qui invece il corpo è completamente
cancellato.
- Vuole dare un senso nuovo alle parole della tribù (come mallarmè), rietimologizza le
parole (eccelse = nell’alto dei cieli) => poesia simbolista, fatta sul rovescio della storia
(la storia non c’è), rivendica come spazio della poesia un luogo completamente
immaginario, separato dalla realtà concreta.
Non è una poesia epifanica.
Non è una poesia modernista, perché non s’interessa agli avvenimenti della storia
contemporanea.
È un classicismo svaporato della realtà concreta.
- Il movimento che più si a erma è l’ermetismo in questi anni, e non quella di Montale.
Luzzi dopo la guerra inizia a imparare da Montale, diventa un poeta diverso, un poeta
modernista, perché lo impara da Montale.
- Questa è una linea della poesia italiana contrapposta a quella modernista di Montale.

SABA
Amai
- Rivendica il coraggio di una poesia che ancora ria onda nella tradizione, con parole
non ‘vecchie’, ma che parlano di qualcosa di persistente nella storia degli uomini.
- Non è né di cile come Montale, ma né immaginativo, astruso, ardito come Luzi -> è
una strada ancora alternativa, né ermetica-simbolica né modernista-allegorica.
- Traduce il linguaggio della psicanalisi in un linguaggio antico della poesia, con oggetto
il dolore (che poi la psicanalisi tenterà di spiegare).
- Intento comunicativo con il pubblico (x Montale ci sono i pochi e poi gli uomini capre),
qua c’è un’idea di reale contatto umano della poesia. La poesia è anzitutto e anche
comunicazione.
- Poesia antinovecentista. Questa poesia ha una con denza con la tradizione, un passo
comunicativo, non si vergogna di usare parole che sono ritenute vecchie => non è
l’atteggiamento dei modernisti né degli ermetici.
C’è una lotta in atto sul come intendere la poesia nel 900.
Saba instaura una sua tradizione.
- Montale rispetto a Luzi ha in più la capacità di fare i conti con la realtà storica del suo
tempo; rispetto a Saba ha la volontà di impastare una serie di tradizioni culturali e di
rendere adeguate al mondo moderno.

MONTALE
La bufera
- Bufera = guerra reale (seconda guerra mondiale) + guerra cosmica tra il bene e il male
=> piano della storia e piano meta sico.
- Diversi personaggi: Irma (Clizia) + genitori + scenario guerra che si sta consumando +
due nuove gure di donne (una misteriosa donna inglese e Maria, una specie di
‘antibeatrice’).
- Costruisce il suo libro di poesia immaginando una trama e poi scomponendola.
Racconta il suo attraversamento della guerra e il congedo da Clizia.
È la antibeatrice che vince la Beatrice -> un’altra gura femminile la soppianta.
- È un libro molto calcolato e anche più vario rispetto ai precedenti, con una struttura
diversa (non a 4), ci sono 7 sezioni => è una struttura molto calcolata.
- Titolo del libro ‘la bufera è altro‘ = non c’è sono la guerra, ma anche quello che viene
dopo.
- ‘I principi non hanno più occhi per guardare queste grandi meraviglie, le loro mani
servono solo a perseguitarci’ => apre con idea politica del potere come persecuzione.

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- Sintatticamente è una struttura molto ardita: la prima grande arcata di periodo non ha
neanche il verbo. Dopo c’è uno scalino che interrompe questo endecasillabo e c’è un
componimento dedicato a lei, che lo saluta con un gesto.
- È una bufera reale ma anche un’allegoria della guerra.
- Magnolia => è un sempreverde, un albero che allude alla persistenza.
Allude alla permanenza dei valori umani, degli a etti.
- Marzo -> primavera: qui connotata non positivamente. Questa bufera in realtà si
compie nella stagione primaverile. Questa cosa appena accennata, in alcune poesie
questi contrasti ritornano e acquistano senso (compresenza positivo/negativo).
- Mentre c’è una tempesta, si immagina che ce ne sia anche una dove è Clizia, che però
è protetta dal suo appartamento (ma sente comunque il rumore della grandine).
Immagina l’appartamento di lei, un appartamento chic newyorkese.
- In quell’istante (del lampo) sembra che si sia rivelata l’essenza eterna delle cose.
- Manna = dono celeste, nutrimento celeste, dolce -> carattere nutriente di lei e della sua
dolcezza.
Marmo = carattere duro e repertorio di lei.
Distruzione => la sua forza, violenza, decisione con cui impone il proprio potere.
- È come se lei avesse un rapporto privilegiato con l’eternità, con l’essenza delle cose ->
ma deve sacri care se stessa. È questo privilegio che lega Montale a lei ‘strana sorella’
perché sono a raternati da questa dimensione spirituale.
- Descrizione d’un paesaggio infernale:
-fossa fuia = fossa ladra, che ruba gli uomini alla vita e li dà alla morte.
Il periodo è un puro elenco caotico.
- Entra nel buio = la percezione che ha lui, lei è nel buio perché lui non la percepisce più.
C’è il sospetto che lei non possa più esercitare il suo potere salvi co.
Quindi questa entrata nel buio è anche col dubbio terribile che in qualche modo Irma
forse non può più essere ‘luce in tenebra’.
La bufera celebra il trionfo di lei ma è anche il libro in cui la sua missione di salvezza è
più dubbia e soprattutto il libro in cui montale prende il congedo da lei
=> libro drammatico, vasto.
- Questa scena di inferno è quella che ho vissuto io quando tu sei entrata nel buio.
- Divaricazione sempre più accentuata tra immaginazione e realismo esatto.
Gli orecchini
- Scena esatta => parla della stanza di lei e di orecchini che Irma aveva sul serio.
Ma c’è anche una tras gurazione.
- Metrica: endecasillabi.
Rime: ABAB CDCD EFEF GG => sonetto elisabettiano (della tradizione inglese, di
Shakespeare) 3 quartine + un distico baciato nale -> forma solenne (sonetto) ma non
della tradizione italiana, un modello della tradizione ma non consueto).
- Spera = tipo particolare di specchio (quello di fronte al quale le donne si truccano).
- Da scena realistica > salto improvviso a > dimensione onirica, mondo immaginato.
La dimensione del sogno occupa la realtà materiale che viene descritta con assoluta
precisione.
- Lui cerca i segni della sua presenza, ma non ci sono più, percepisce la sua assenza.
Cerca le sue gemme, i suoi coralli e il ‘forte imperio’ = gesto con cui lei si chiudeva
questi orecchini a bottone => si trasforma in un gesto che caratterizza il carattere
deciso e orgoglioso di lei, che la porta lontano dalla dimensione terrena, verso una
dimensione spirituale.
Rapimento => allude a esperienza mistica (si dice anche dell’amore). L’Amore spirituale
la rapisce, così non ha più connotazioni mortali.
- Questo per lui è un problema, perché lui vorrebbe una creatura spirituale ma con il
corpo di donna. Se lei è una dea che non si incarna è la portavoce di valori astratti,
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eterni, assoluti ma che però non possono essere riportati in terra -> li ha portati in alto
dove nulla potrà corromperli, ma al tempo stesso se stanno lassù non sono calabili
nella terra.
=> Dramma psicologico di lui che sta idolatrano un puro fantasma + dramma culturale
allegorico dei valori che lei rappresenta ma che non possono essere portati in terra.
- Sta dicendo due cose diverse: voglio portare i miei desideri verso la tua dimensione
puramente spirituale, ma questi desideri si sciolgono nella dimensione spirituale / li
porto nché non trovano soddisfazione nella tua luce e allora ‘l’Iddia si incarna’.
Lui non sa se Irma è già diventata una creatura spirituale oppure se è ancora possibile
un contatto fra loro due.
- ‘Molli meduse della sera’ = sono delle luci che si accendono. Lampioni? Forse sono gli
abagure della stanza: è un pò bombato e ha delle frange sotto (come le meduse) -> si
accende l’abagure nella stanza, si ri ette nello specchio. Ma è una luce privata del
valore salvi co, è inquietante.
Le meduse sono animali tossici e queste molli meduse che tornano hanno qualcosa di
spettrale.
-> connotazione mortuaria.
Irma non è più l’angelo che cala dall’alto a portare la luce, ma una specie di fantasma
che cerca di emergere dal basso, non solo non esercita nessun potere di salvezza, ma
addirittura viene trascinata giù nei morti come se fosse ostaggio della morte, cerca di
riemergere dal basso ma viene trascinata giù da ‘squallide mani travolte’ = mani delle
vittime della guerra.
- Corallo => sangue, legato alla passione di cristo. Tema della reincarnazione.
Montale ha scelto il corallo per questo motivo: è una pietra del sacri cio, dilo sangue
versato. È come se dicesse ‘il sacri cio che dovresti compiere è solo un sacri cio di
sangue, ma che non riesce più ad avere un potere di salvezza’.
L’arca
- Compaiono i genitori.
- Mette insieme i lutti personali privati con i lutti della guerra.
- Arca => arca dell’alleanza in cui vengono preservati i valori del popolo d’Israele / arca
di Noè => luoghi, scrigni per proteggere qualcosa di prezioso.
- Vello d’oro -> argonauti, che trovano impigliato tra i rami di un albero.
Salice biondo = foglie del salice (gialle). Ombrello del salice = vello d’oro.
- Aspetto sensoriale presente (vede il salice sconvolto dalla tempesta) e ashback con
cui ricorda le presenze che abitavano quell’orto => salto da dimensione concreta
realistica a dimensione onirica.
- Trabocchetto = morte. Calati ‘vivi’ nel trabocchetto perché è come se la morte li avesse
sorpresi, erano vivi un attimo prima -> morte repentina, trappola che li cattura.
- Luogo in cui loro saranno riuniti = la memoria (la casa che una volta loro abitavano) =>
la sopravvivenza dei defunti è solo nel ricordo, nella memoria di chi resta.
- Musi aguzzi (dei cani) e volti ossuti (delle vecchie serve e dei suoi morti).
Fuori della casa c’è una magnolia che lui immagina come un albero protettivo -> vede
nella pentola il ri esso di questa magnolia.
Lui vede nel camino il ramaiolo (pentola) che fuma -> in questo ramaiolo ha una visione
(la magnolia che si proietta sul ramaiolo, grazie al vento che so a e scuote la chioma
dell’albero proiettandola sul ramaiolo) => apparizione che può essere protetta da
questo albero, che si fa carico di proteggere il ricordo dei morti.
- Arca = casa mentale, casa spirituale (memoria), luogo in cui ricorda la presenza dei suoi
morti.
- ‘Latrato di fedeltà’ -> è quello dei suoi cani, ma anche il suo. Il latrato dà idea di una
fedeltà primordiale, animale, è una specie di istinto in cui lui esprime la fedeltà al

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mondo del passato e cerca di proteggerlo (identi cazione con il suo cane = momento
di regressione biologica della vita).
- Qui la Liguria diventa un paesaggio della memoria, pieno di a etti, è un paesaggio
umano e non più naturale e meta sico come quello degli Ossi.
Come Liuba doveva recuperare le proprie origini così lui ora vuole recuperare il legame
col passato.
- Immagine rigenerata (primavera) e immagine di devastazione (tempesta): persino in
questo momento di devastazione atroce. In qualche modo la vita conserva i suoi segni,
non è completamente cancellata.
Il tuo volo
- È una specie di sogno in cui lui immagina che lei appaia in un paesaggio molto
perturbante (peschiera piena di larve e non di girini) e quasi la scongiura di non farsi
contaminare dalla devastazione della guerra.
- Si domanda se ancora lei possa salvarlo e riconoscerlo.
- Beatrice (purgatorio) appare in un muro di fuoco -> Irma non riesce a passare il muro di
fuoco per salvare gli umani.
- ‘Due luci’: fuoco + amuleti di lei (solitamente le due luci di una donna sono gli occhi).
Forse si riferisce al quadro di Gustave Morot (L’apparizione).
- Vasca con larve -> immagine infernale che rappresenta i morti viventi, i nti vivi,
immagine della vita degradata, incompiuta, falsa.
Immagina che lei scenda nelle devastazioni della guerra ed è come se fosse minacciata
da questa devastazione.
Esorta lei a non incarnarsi, perché è così rischioso scendere in terra che è come se le
dicesse ‘salvati, qui la morte può intaccare persino te’.
- Questa volta la fronte tenera di Clizia è solcata da una ruga (in Elegia di Pico Farnese è
‘crucciata’) -> ha abbandonato il cielo, è ‘scocciata’ per questo.
Lui cerca di salvarne l’immagine, perché la evoca, lei gli appare ma al tempo stesso lui
non vuole che gli appare perché c’è il rischio che questa catastrofe travolga anche lei.
- Irma è un lume risplendente, un’immagine folgorante, ma anche qualcosa di fragile,
un’immagine di morte (che la trascina giù) che in realtà non riesce a esercitare il suo
potere salvi co => dramma psicologico: io riuscirò a conservare il ricordo di te o quello
che sta succedendo mi farà cancellare il ricordo dell’amore che ho avuto per te?
A mia madre
- Per sua madre, Giuseppina Ricci.
- Endecasillabi.
- La madre morendo (era cattolica) avrebbe rinunciato alla propria spoglia mortale, come
se fosse un’ombra. Lei difende una visione da credente (la vera vita è spirituale) a cui
Montale oppone la propria.
- Ad Ermengarda (-Manzoni) le monache dicono di rinunciare alla vita terrena e di
rivolgersi completamente a Dio -> Montale lo corregge: ‘non devi pensare che la vita
mortale non conti veramente’.
L’unico modo per salvare il tuo ricordo è conservare il ricordo della tua materialità, del
tuo corpo sico => solo questo ti può porre nell’eliso (paradiso pagano, non cristiano),
cioè la memoria, l’unica possibilità di sopravvivenza.
- Questa poesia traccia un percorso memoriale in cui Montale recupera il ricordo dei
propri cari defunti. È un momento del romanzo della bufera, in cui ritesse la propria
storia e ria erma i suoi valori, la fedeltà alla terra, al mondo cosi com’è, la fede alle
proprie origini.
- Queste poesie sono una risposta alla crisi che la scomparsa di Irma genera nel poeta.
È come se spingesse Montale all’urgenza di dare risposta ad alcuni problemi, come al
suo smarrimento, cercando fondamento nella realtà concreta materiale.

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- Sceglie una forma (non consueta, sonetto elisabettiano), ci lavora all’interno (rime
imperfette) e la riadatta alle proprie esigenze.
Lasciando un ‘dove’
- Subentrano altre gure femminili. Ci sono due antibeatrici (due gure femminili che
combattono con Irma Clizia): una è Volpe e prima ancora un’altra donna di cui
sappiamo le iniziali del suo nome, GBH, e che lavorava in un’agenzia turistica (che era
sotterranea) in Gran Bretagna ->
-compare quasi sempre nelle poesia di ambientazione britannica;
-non è una gura che viene dall’alto, ma è collegata al basso o spesso accostata a
pesci (trota in particolare);
-donna bruna, con capelli scuri.
- Ambientazione britannica (‘Cattedrale di Ely’, di carattere gotico britannico).
In inglese dove = colomba (= lasciando un luogo della mia vita). Dove = tipo di aereo
turistico, la colomba bianca di cui si parla all’inizio è proprio questo aereo.
- Legame fra Irma e il sole ‘ho amato il sole’, ‘il colore del miele’ (capelli biondo-cinerei di
Irma).
- Tomba che non vola -> nella cattedrale di Ely, che è stata costruita per ospitare la
tomba di Santa Ethereda, glia del re Anna, del nord, principessa, badessa di Ely =>
s da: lei (Irma) ama me, non lei (Ethereda) -> inscena un con itto fra due gure
femminili, Montale rinuncia alla Beatrice per l’Antibeatrice.
Iride
- Momento in cui Montale inizia a diventare un poeta un pò oscuro.
- Iride = messaggera degli dei, arcobaleno.
- Nelle lettere lui allude al colore cangiante dell’iride di Irma (cambiare del colore degli
occhi).
- La super cie del lago è infuocata dal colore del tramonto (o dell’alba).
- Volto insanguinato di Cristo che va alla croce -> fede cristiana (che separa Montale da
Irma, ebraica); oppure vuol dire che lui la sta identi cando in una gura cristologia e
questo lo divide da lei, la rende non più una donna.
- ‘Lotta’ -> della guerra mondiale e una lotta sua interiore, che lo spinge sempre più alla
morte.
- Ci sono dei segni positivi ma non riescono a impedire che lui veda tutta la morte che si
sta compiendo (devastazione guerra e assenza di lei).
-Za ri celesti -> bellezza paradisiaca, richiamano lei.
-Palmizi e cicogne -> cicogna si perforava il petto per nutrire i propri gli (Cristo) =
immagini cristiane di beatitudini, di sacri cio.
- Nestoriano = quello che più di tutti trova nella vita terrena i segni del divino, che
concepiva la natura umana e quella divina come incomunicanti -> tema
dell’incarnazione: avrai insieme natura umana e divina ma io non riesco più a vederne
l’unione.
=> ‘Non riesco a vedere la tua funzione salvi ca, né come sia possibile che tu possa
metterla in atto, né capire come le tue due parti si connettono (umana e divina).
L’incarnazione non è possibile, le due nature di cristo sono separate.
- Iride = iri ( ore) de canan (terra promessa).
- Lince (tratto: vista) / soriano (gatto): sono entrambi felini ma uno selvatico e l’altro
domestico.
Alloro = simbolo della gloria poetica, della poesia.
Mosca = moglie di Montale.
=> C’è un con itto tra la lince (Irma) e il soriano (Montale) da una parte e la mosca
(moglie) dall’altra. Tu hai un atteggiamento combattivo (lince), non come me.
L’uccello mosca sta sull’alloro e il soriano essendo un gatto è pigro e non ce la fa a
prenderlo.
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Altra interpretazione: lince e soriano sono due attitudini, due aspetti del carattere di
Clizia -> lei minaccia l’uccello mosca sull’alloro, ma poi rinuncia ad assalirlo.
- Vischi e pungitopi -> piante tipiche del nord (richiamano provenienza nordica di lei) + in
occasione del natale (incarnazione di cristo).
- Il sole diventa eclissato, che non risplende più -> potere salvi co di lei che non è
possibile.
- Poesia molto potente dal punto di vista immaginativo.

7\12

Finora abbiamo visto due fasi cronologiche del modernismo: la prima (Gozzano) 00.20, la
seconda 20-50. Prima è caratterizzata da maggiore sperimentalismo, sia nella struttura
del linguaggio sia nelle strutture del discorso poetico. Negli anni 20 il ritorno all’ordine
mette in subordine la sperimentazione in primis torna la regolarità metrica. Si restaura
la metrica e il ritorno all’ordine può andare sia verso una evasione dalla
contemporaneità (L’isola Ungaretti) oppure un ritorno all’ordine che mette in contatto il
mondo impoetico contemporaneo con il ricordo delle forme alte della tradizione. Questo
è il modernismo e ne fa parte montale.

Ora ci confronteremo o con poeti post montaliani o poeti, come Luzi, contemporanei
bene o male a Montale ma che prendono via diversa e conoscendolo ancora mutano.

Panorama poesia secondo 900 è molto plurale, più della prima metà. Fare storiografia su
questo periodo è difficile, l’antologia di Cucchi e Giovanardi è organizzata diversamente
da Mengaldo.

L’indice di Mengaldo è organizzato in maniera cronologica, modo debole. In realtà


leggendo i cappelli introduttivi vediamo il disegno, si vuol rispettare l’individualità dei
poeti e stabilire rete di relazioni. In Cucchi-Giovanardi c’è divisione in sezioni le quali ci
fanno capire la difficoltà di organizzare. Il primo gruppo è sui poeti “vecchi”, già noti
negli anni 50. Poi altro gruppo di poeti riunitisi intorno alla rivista “Officina”, seppur si
siano avvicinati ad essa anche poco tempo. Poi cappello sulla 4 generazione, ancora più
giovani. Poi altre categorie di poeti che non sa come mettere. Zanzotto è da solo come
fosse avulso, poi c’è avanguardia e quindi sistema diverso di organizzazione ma ci mette
anche Amelia Rosselli che in realtà ha un apporto con essa molto laterale. Giudici da
solo, non si sa perché, poi altro capitolo tematico con Raboni, Rossi ecc… di area
lombarda. Poi 4 percorsi appartati che non sa dove mettere, i dialettali (criterio
linguistico), i narratori poeti (Morante), infine gli esordienti negli anni ’70, poi quelli
esordienti nell’80.

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La pluralità è oggettiva. È anche vero però che possiamo intravedere linee di continuita,
non da intendere nella vecchia tradizione storiografica (romantici, barocchi). Dobbiamo
rendere conto della pluralità delle scelte ma anche che queste non sono anarchiche: una
linea è la continuazione di una tradizione modernista, possiamo dire la nostra terza
fase, tardo modernismo. Avviene in tutti i paesi con grande tradizione modernista, come
in inghilterra. In Italia la tradizione di mezzo secolo di modernismo non finisce, si
continua in maniera plurale, come varie diramazioni più che linea coerente. Poeti in
alcune fasi della loro storia rielaborano il modernismo, si parla di momenti e basta di
questi. Non è un intruppare tutti.

Il poeta da cui iniziamo è Luzi, cambia dopo aver letto Montale dopo aver esordito con
posizione antimontaliana.

Abbiamo letto Avorio che era lontanissimo da Montale, è uno dei padri dell’ermetismo
fiorentino, rimuove la storia del presente, si pone sovratemporale e dà spazio limitato al
soggetto lirico. Dopo aver letto le occasioni e dopo lo scoppio della WWII si rende conto
che quella posizione non regge più, non si può vedere poesia come mondo altro, sarebbe
colpa vedendo com’è devastato.

La prima è Notizia a Giuseppina dopo tanti anni. Già il titolo ricorda Notizie dall’Amiata
di Montale
È estremamente cambiato da Avorio. Qui è poesia discorsiva, non oscura, si rivolge a
amica chiamandola per nome, c’è un passo diverso. Metricamente rimane tradizionale,
versi sciolti in strofe di 5 versi, c’è armonia compositiva con piede classicista. Ma si
misura con interlocutori reali e con lo scorrere del tempo\ vita quotidiana. Se non si
misura con la Storia si misura con la vita quotidiana. La parafrasi è facile stavolta.

Suono abbrunato= Cupo O attenuato.


Mi trovo qui= non c’è posizione onirica, hic et nunc, poi età biografica.

Tempo= vicissitudine sospesa. Dà idea di qualcosa che cambia più qualcosa che non si sa
in che parte vada. È tema montaliano, si parla di vicissitudine sospesa, immoto andare
in Arsenio. Mentre però Arsenio attende epifania che non si come qui il poeta parla con
la voce della saggezza, che ha sua perentorietà. Luzi era cattolico, ciò pesa.
C’è uno sguardo critico su di sé, sguardo Montaliano.

Entri nei miei pensieri e n’esci illesa= calco semantico e fonico di un verso delle
Occasioni.

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Luzi è molto influenzato anche dallo schema di “Oh my daughter” di Elliot, principe dei
modenristi (influenza nella poesia Marina).

Tutto l’altro che deve essere è ancora= il tempo ha in nuce qualcosa di eterno, crede
che la storia di produca ma anche che abbia inizio e fine. Lui cerca i segni del tempo
eterno già in quello storico, ma è difficile il dubbio nasce dalla difficoltà di ciò.

È incerto e quindi è autocritico, ma crede che la presenza di Dio nella storia ci sia e ciò
gli dà sicurezza.

Sonno avventuroso= il tempo reale della storia (grandina…) e il tempo interiore (sonno
avventuroso) che sembra falso ma è più pieno. È come se cercasse di unire vocazione
per dimensione ulteriore col tempo naturale. Non riesce a conciliare le due cose, sa che
sono relazionate ma non si sa quale sia la relazione.

Luzi per effetto di Montale cerca di far entrare dimensione di eternità nella dimensione
del tempo storico= problema dell0incarnazione pr come la vedeva montale, però
Montale era laico, crede in valori autentici che imposta eterni. Luzi crede nella presenza
misteriosa di Dio nella storia. Montale idolatra valori umani e mettendoli in alto si
accorge che non potrà più calarli in terra.

Secondo testo: la lezione modernista è più evidente ma anche compie un passo


antimontaliano

“Presso il Bisenzio” il Bisenzio è fiume fra Prato e Firenze, zona di industria.


Parla di un incontro in questa zona di industrie tessili.

Poesia del ’63 c’è stato il boom economico che cambia molto il Paese, lo cambia
paesaggisticamente (cementificazione, disboscamenti) poi mutazione sociale, l’Italia era
agricola e diviene industriale, poi enormi spostamenti dal sud al nord e da campagne a
città.

Pierpaolo Pasolini identifica in questa fase un genocidio culturale, sterminio di mondo


contadino che era tradizione millenaria e ricca di culture particolari schiacciate
dall’omologazione nella piccola borghesia, si afferma ovunque il modello
tardocapitalistico del consumo. È cambiamento traumatico per poeti come Montale,
Luzi, pasolini, mette in discussione il valore della Poesia.

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Fare poesia nella società di massa cambia il rapporto con la società. L’italia cambia
vorticosamente ai loro occhi e il loro ruolo è rimesso in discusisone. Luzi si confronta sia
con gli operai che col proprio passato recente. È accusato di non aver preso parte alla
resistenza. Si confronta con ciò e con la difficoltà di rapproto con la società di massa.

Enorme divario dalla poesia da cui partiva: racconta mettendo in scena dei personaggi. È
cambiata la sua idea di poesia, poi testo lungo ed argomentativo.

Quella precedente era l’anello di congiunzione. Lo schema del dialogo, l’altro che
sparisce nella nebbia, paesaggio brullo è schema ripreso da Dante. Alcuni testi di
Montale rivengono da lì, attraverso Montale recupera Dante, idolo anche di Elliot e Ezra
Pound.

Metrica: Ormai si può fare di tutto. La scommessa dei poeti di questo tipo è trovarsi
qualche regola.
Anche qui continuano a riconoscersi delle misure, ad un certo punto “retrocede\guarda”
son tutti endecasillabi, poi ne usa sparsi, talvolta mascherandoli dentro altri versi
(imprecano le labbra tormentate) e legando con sinalefe la e di “passava da altre parti”.
Poi usa un verso esametrico. Non è strano usi questi versi.

Paesaggio iniziale è proprio infernale. I canali di scolo sono delle conce, poi in questi
luoghi puzza infernale. Proda parola montaliana.

“non so se visti i non mai visti prima” difficoltà a metterli a fuoco. Lui ha identità netta,
i suoi avversari sono un po’ morti in vita. Operai connotati negativamente, sono più
uomini massi, poi pigri.

Quello insieme più pigro e tormentato gli va incontro e gli dice “non sei dei nostri” è una
accusa, come la pattinatrice di Invernale. Cambia che non è solo autocritica, si fa
criticare da personaggi screditati. Dobbiamo condividere il punto di vista di Luzi, non di
questi operai pigri e indolenti. In secondo luogo si difende, è auto apologetica come
poesia.

Discorso dell’operaio: lessico montaliano. Poi si connotano male= nazifascisti, bene=


adesione al PCI, linguaggio montaliano ma per connotazioni politiche non montaliane,
per lui bene= valori.
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L’operaio ha un tic= parla per rabbia
“tempo per redimersi” richiama Montale. Mentre in Montale linguaggio della redenzione
non solo politico ma anche esistenziale, qui solo linguaggio politico.

Gli altri tre son seccati, non hanno solidarietà.


Masticare gomma= era cosa da selvaggi fino a 40\50 anni fa.

Lui non riesce a mettere a fuoco loro, loro lo guardano “lui o nessuno”, non riescono a
guardarlo non avendo il coraggio di guardarlo, lui non li riconosce perché non hanno
identità, sono anonimi. Loro non sono capaci di vedere individuo\poeta.

Gli si fa sotto ma poi torna indietro, poi aspetta Luzi si difenda.

Cigaro= pianta grassa dei fossati che stilla muco disgustoso connotazione infernale. Nella
connotazione infernale Luzi è Dante, operai i dannati. Si rappresenta come un Dante in
visita ingiustamente accusato. Quando Montale usa Dante non è sulla scena.

Parla: “Io non è fossi fascista, solo io non potevo scendere direttamente in campo” Sto
con te ma il mio cammino è più lungo.

L’operaio si spazientisce e lo incalza.

Garetti= Talloni degli animali. Connotazione bestiale.

“la poesia non si può razionalizzare= è difficile spiegarti”. Quando è più alle strette per
limiti politici rivendica il privilegio del poeta, non segue strade politiche, ero per il bene
ma non capiresti. Gesto modernista. Anche Montale non spiega alle capre il valore di
Clizia.

Luzzi è più in crisi perché è messo alle strette ma rivendica con maggiore forza il proprio
privilegio. Io ho un sapere troppo alto per te.

Lui li segue per parlare con loro= gesto caritatevole.

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Cambia interlocutore, giovane ingenuo, non inacidito come l’altro. Malcerto, quindi
disposto ad ascoltarlo. L’operaio buono lo aspetta, riconosce autorità.

Abbassando gli occhi= posizione di debolezza, condiscendenza ma gli sorride come un


malato, senza pieno possesso di sé.

Strada tortuosa che si perde nel fango= strada degli operai che si perde, non va da
nessuna parte.

“mentre pensi e…
Cosa fa il poeta= pensa e accorda tempo interiore al moto dei pianeti, relaizona
spiritualmente vita terrena Storia con l’eterno, tanto più se cristiani. Immagine
montaliana dell’Orto ma lì Clizia si accorda, qui il poeta.

TU insegui presente eterno, non il nostro, noi siamo operai viventi il presente storico.
Volgiti e guarda il mondo come cambia. Ceca di accordarti col presente che non chiede
profondità ma parole, imitazione dei gesti in cui noi folla ci agitiamo.

Tarantola= provoca convulsioni.

Il giovane operaio lo celebra in maniera inusitata, gli dice che ha profondità e


ardimento, è pure originale.
Si fa lodare spudoratamente.

Poeta così minacciato da accusa politica così pesante che compie autolegittimazione
persino eccessiva, come poeta illuminato che guarda all’eternità. Sforzo di
autolegittimazione non troppo felice, loro parlano di ideologia politica, lui ideologia
religiosa, è un poeta SCRIBA. Come Dante Scriba dei valori eterni.

In Montale Clizia tendeva troppo in alto, qui lui stesso, è la Clizia di se stesso. Montale è
schiaccito dal troppo che Clizia gli chiede, Luzi è direttamente ispirato dall’altissimo,
chiede troppo agli altri. è guida, montale ha bisogno di una guida.

I compagni scompaiono come ombre.

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Lavoro anche per voi anche se parlo di eterno lo faccio per voi, autoinvestitura
smaccata, lo faccio per voi poveretti.

PIETRA= pietra su cui Cristo edificherà la sua chiesa, gli dà valore solido, l’altro tutto ciò
che pensava.

I poeti danno la salvezza dice l’operaio, è brutto non prenderla. I compagni scompaiono.

Non dice nemmeno lui che son poveretti, gesto volgare, bensì se lo dicono da soli.
Odiare un poeta si fa per amore, non potremmo metterci contro di te.

Lui è uno dei pochi uomini veri, non può piangere= lui è VERO, non fantasma.

“Poi corre via succhiato dalla nebbia…”= Dante

Dice a se stesso “Non puoi giudicare di questi anni” in realtà lo fa, qui mossa di falsa
modestia.
Prega perché abbiano pietà di chi? Non di lui, degli operai che hanno bisogno di pietà.

Qui posizione ideologica molto forte che dà anche i limiti di questa poesia: l’altro è
ridotto, sono funzioni polemiche dell’autorappresentazione. Poesia lirica perché c’è
tirannia dell’io lirico unico depositario di valori. Poesia molto limitata dalla sua
ideologia. Testo però di grande interesse, fa cose che Luzi prima non poteva fare:
racconta, fa dialogo, apertura lessicale inimmaginabile precedentemente. Anche
capacità di parlare del presente, prima gli era negato. Nella storia di Luzi è testo
capitale, può fare cose di cui non era capace.

Questa idea di poesia dialogica che parla della realtà torna molto in questi anni, Luzi ha
preso strada additatagli da Montale che è modernista. Poi dopo cercherà di recuperare
matrici simboliste. Dal 49 al 63 si è messo in traiettoria modernista peseguita con
coerenza.

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Altro poeta influenzato da Montale ma in maniera diversa. Poesia diversa da quella di
Luzi che ha sempre cercato di andare sul classicismo paradossale.

Poesia in cui la misura classicismo si vede anche nei temi. Poesia allegorica= impara ciò
da Montale.

Agli dei della mattinata

C’è temporale, lui è in casa propria.


Allori e pini= prima è pianta della poesia, avverte allegorie, secondi sono sempreverdi.

Ai vetri giù acqua= immagine colloquiale, capacità di Fortini di inserire parti del discorso
ordinario in registro solenne. Linguaggio quotidiano può entrare nella poesia senza
togliere solennità.

La mattinata si affina= distilla la propria dolcezza, però dolcezza separata.


Tema= privilegio della poesia di fronte a mondo tumultuante che chiede qualcosa di più.

Fortini poeta di matrice Marxista, crede alla necessità di lotta politica. Si muove nella
tradizione dei grandi dominatori (arte) e espresisone della speranza di rivalutazione
dominati. È la posiaizone della filosofia di Francoforte: Arte manifesto assieme di civiltà
e di barbarie si fonda sul dominio ma è Oltre. Fortini si fa carico di ciò, si fonda
sull’ingiustizia, qualcuno ha i privilegi perché altri zappano e ciò non si può risolvere.

Si dice felice della pioggia, comodo dirlo in una stanza così bella: esibisce di goderne
perché protetto.

Invoca con ironia gli dei di proteggere la casa, ma sa che gli Dei non esistono. Io sono
peota quindi privilegiato, proteggetemi (denuncia propria posizione). Che altro potete
fare Dei dormenti, indulgenti, che guardano ai privilegiati con simpatia.

“meste di frasche le tempie” formula aulica greca per denunciare l’inattualità del
privilegio della poesia.

Sono versi che dicono che il privilegio è del passato. Intanto i piccoli esseri umani stanno
qui e si muovono ansiosi per il temporale= simpatia per gli oppressi.

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Ha posizione difficile, non può solo mettersi dalla parte del popolo, troppo comodo e
falsa coscienza. Vuole dare ragione insieme della sua fedeltà all’ispirazione utopica che
le formiche si riscattino e difendere non astrattamente il valore della bellezza ma la
carica utopica che la poesia può avere.

Fortini è come desse versione politica del modernismo, c’è l’impoetico presente
(dominio) e riscatto futuro. Mondo dei valori non bellezza inseguita da Baudelaire ma
utopia politica, mondo in cui gli esseri umani saranno riscattati.

Dialettica valore disvalore trasfigurata in termini politici oppressione\futuro di umanità


liberatà.

Regime classicista, stile classico che rifà figure della poesia antica, riecheggia esametri,
parla perfettamente del presente “musica rock”.

Fortini tutto modernista.

13/12

SPERIMENTALISMO e che a per poe che lavorano a orno alla rivista O cina.
Rilavorare su forme della tradizione, si fonda su criterio modernista.

da “Le ceneri di Gramisci”, 1957


IV sezione

METRICA
Endecasillabo ipermetro / endecasillabo ipometro / endecasillabo ipermetro
Sono terzine dantesche rima incatenata viene rispe ata MA
-misura endecasillabo raramente torna;
-rispe ato schema tendenzialmente (es. sua : perduta : più)

Che signi ca riprendere Dante nella seconda metà del 900?


Metrica dantesca NON è lirica posizione di Pasolini oscilla fra lirismo e qualcosa di più ragiona vo
(< allegoria della Commedia).
Qui LIRICIZZA IL RAGIONAMENTO crede ancora che poesia ha compito divulga vo di idee, c’è
calcolo – Montale, Gozzano risolvono esclusivamente in poesia ciò che vogliono comunicare.

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PARAFRASI

Lo scandalo del contraddirmi io vivo, dell’essere


conte e contro di te Gramsci (sta spiegando in che posizione si pone rispe o alle ideologie del
tempo); poiché sono con te nell’aspe o sen mentale
e lucido del mio ragionamento, ma nei miei is n io sono contro di te.

Io che sono traditore del mio stato paterno (lui era borghese)
nella mia ideologia, in quello che io immagino (“ombra”) si possa fare poli camente –
in questo mi so a accato ad esso nel calore degli is n

e nella mia passione della bellezza (mi rendo conto che in essi c’è qualcosa che tradisce la mia
origine borghese proprio perché è borghese pone in alto il “popolo”, lui ama la vitalità del popolo,
è una passione ESTETICA, è interesse del borghese che idoleggia il popolo poiché diverso da lui).

Io sono a ra o da vita proletaria anteriore a te, ciò che amo


veramente è la sua allegria, non che lo da millenni per liberarsi dal dominio:
la natura (aspe o primordiale e arcaico), non la coscienza (Marx inneggia alla coscienza di classe);
ciò ispira la mia passione este ca è la forza originaria

dell’uomo (NON categoria poli ca, ma chiunque), che si è perduta quando ha iniziato a agire nella
storia, poiché dà l’ebrezza della nostalgia e una luce poe ca a questa passione:

e non so dire nient’altro del popolo che non sia giusto ma non sarebbe sincero, sarebbe un amore
ma del tu o astra o, ciò che provo veramente è una adesione emo va (“simpa a accorante”)

Povero (categoria NON marxista) come i poveri, mi a acco


come loro a speranze umilian ,
come loro mi ba o per vivere ogni giorno io sono borghese declassato e in ciò ho scoperto
maggiore vicinanza al popolo.

Ma poiché io non sono più borghese


ma sono stato declassato al popolo,
nalmente a me sembra di possedere qualcosa (ovvero il senso dell’esistenza): ciò è il più esaltante

dei possessi borghesi, questo lo stato


più assoluto. Ma come io possiedo la storia, così mi sembra di essere nel usso del tempo;
ne sono illuminato.
Ma che me ne faccio di questa luce (se poi in realtà alla ne dei con quello che gli interessi del
popolo è questa sua adesione este ca e primordiale)?

! CONTRADDIZIONE è spazio della lirica contro quella del ragionamento che dovrebbe essere
chiaro, è come se aggiungesse contraddizioni al ragionamento perché nella contraddizione vi sono
le sue passioni e solo in questa passione può esprimere punto di vista lirico di ciò che sta
a ermando.

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Inoltre rivendica una passione este ca che è in primis a razione ero ca verso ragazzini ciò lo
porterà ad essere allontanato dal PCI. Porta la sua contraddizione in un ambiente os le.

Dall’altra parte man ene ragionamento discorsivo: oscilla fra idea nuova di poesia (si può far carica
di ideologie) e pre novecentesca.
Inoltro ri uta immaginismo di Montale rimane più ancorato al discorso poe co.
Contraddizione:
-visione marxista – a razione pulsionale per il popolo;
-volontà di uscire classe borghese – rimanerci;
-voler uscire dalla lirica e starci ancora.
In ciò sta la sua componente modernista.

NEOAVANGUARDIA (Gruppo 63)


Pasolini amava poesia di Amelia Rosselli.

Come mai poche donne poetesse?


-accesso alla cultura;
-di coltà di entrare nel canone.

1. Per secoli di coltà di accesso alla cultura società patriarcale, inibito a loro accesso a queste
sfere della cultura.
Amelia Rosselli: è canonizzata (grande poetessa) e po di poesia esce dallo stereo po alla
cultura-poesia delle donne (in mista). Poe dell’avanguardia hanno intento di abolire
linguaggio convenzionale – Rosselli: lo fa per un bisogno di dire di più è più vicino a poeta
Andrea Zanzo o. Non c’è a eggiamento nichilista totale, sta nella direzione cri co-posi va
di dire qualcosa di più.

“TUTTO IL MONDO è VEDOVO” DA “VARIAZIONI BELLICHE”, 1964. Ha a che fare con un lu o.

METRICA
Vuole formare un “cubo” = quadrato in cui è inserito tempo di esperienza e musica. è come se
componesse par tura in cui è contenuta il tempo dell’esperienza, per questo scrive cercando di
dare una forma compa a al componimento.

E’ come se avesse ma oni forma da sintagmi: con nua ad usare gli stessi ma oni ma vogliono
dire ciascuna volta cose di eren (“vero, “vedovo”, “mondo”). Inoltre anafora è tantolata: variata,
diviene epifora. C’è sistema di riprese che danno e tolgono al contempo simmetria perdita del
senso di orientamento.

LESSICO
Linguaggio dell’uso comune.
Poesia viene dal montaggio: poesia costruisce pensiero che non può stare dentro le stru ure della
logica diurna.

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PARAFRASI di cilissima

“Tu” = Rocco Scotellaro (rappresentante sinistra italiano). Ma altra gura maschile: Carlo Rosselli
(padre, an fascista assassinato a Parigi).

v. 1 Tu o il mondo sconta l’assenza di te che non ci sei più E QUINDI privo di senso (“vedovo”) se
per quanto io so tu cammini ancora se c’è allucinazione di lui ancora vivente allora il mondo è
privo di senso;
v.2 Se è così com’è il mondo è privo di senso! contraddizione rispe o al verso precedente.
v.3 Tu o il mondo ha realtà se realmente sei presente di fronte ai miei occhi.
v.4 Se non riesco ad acce are il fa o che sei morto tu o il mondo è privo di valore elaborazione
del lu o (< Freud): testo parla della di coltà dell’acce azione della morte, oscilla fra ri uto e
acce azione della realtà
v.5-6 Se io acce o il lu o allora riesco a vivere la realtà MA tu diven una presenza spirituale
(“lanterna”) per i miei occhi che hanno ancora di coltà ad acce arlo (“obliqui”) NON un fantasma
v.7 Sono rimasta cieca per te (“dalla tua nascita” nuova contraddizione con frase precedente,
“lanterna”) cfr. Anniversario di Montale in cui dice di essere in ginocchio dalla sua nascita MA
Rosselli dice l’opposto.
E l’importanza della vita è solo no e perché tu non ci sei più.
v.8 Ma se tu mi sembri ancora camminare nel mondo sono cieca (è allucinazione) e sono cieca
perché mi sembri ancora nel mondo e il cieco è insensato e privo di vita se tu cammini ancora
aggrappato ai miei occhi celes ali rapporto inver to: ora è lui che ha bisogno della luce di lei.
“celes ali” = occhi del poeta, che vede il cielo. Perché lui si aggrappa ad essi? Perché sopravvive in
essi a raverso il ricordo poe co (tema topico). MA tema topico sviluppato in modo innova vo:
1. INVERSIONE CULTURALE DEL TEMA: stavolta è donna che fa sopravvivere lui nei
versi.
2. AMBIVALENZA DEL RAPPORTO (“aggrappato”):esercita forza violenta, è come se
non volesse morire.
C’è contraddizione: volontà di farlo sopravvivere // morto che non la lascia andare.

DIFFICOLTà INTERPRETATIVA: questa poesia è capace di instaurare interpretazione intrapsichica,


anche se non abbiamo nessuna chiave esege ca de ni va (a di erenza di Montale) resta pur
sempre comunica va, a raverso decostruzione di materiali lessicali concre . Si instaura a livello di
irrazionalità.

I ori vengono in dono e poi si dilatano (Amelia Rosselli, da “Documento”)

PARAFRASI

I ori sono dona (siamo in una stanza di ospedale psichiatrico) e poi sbocciano e occupano lo
spazio
il loro potere vitale è impedito dal personale ospedaliero/farmaci
non debbo però stancarmi dei doni perché questo è mio conta o con la vita.

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Il mondo è un dente strappato a me (è stata segregata dalla vita)
non chiedetemi perché
io mi sento così vecchia
la pioggia è sterile (quando invece dovrebbe vivi care).

Elemento nuovo: compare un “tu” (forse rivolto alla persona che ama) si parla di “unione
appassita”, lei ha resistenza nei confron di lei come il contrario (“puntando sui semi distru ” e
non integri, se uno punto sui semi distru probabilmente la relazione è ambivalente, viene meno
il potere vivi co della relazione.
“rubare” verso irrelato suggella il signi cato di questo amore, è amore irrisolto e ambivalente.

“La speranza è un danno forse de ni vo” Se uno con nua a sperare in un amore nito allora fa
danno de ni vo.
“le monete risuonano crude nel marmo della mano” Gesto caritatevole MA:
-mano è di marmo;
-risuonano metalliche è gesto fallimentare.

“mostro” = probabilmente la follia, come ci suggerisce l’”albergo immaginario” (= ospedale che


non riesce a proteggerla da essa).
“vipere” (mostri della follia) “imbalsamate” (non sono a ve ma comunque quasi prote e dagli
psicofarmaci)

E per sopravvivere ho cercato di trovare via di scampo della poesia


ma in realtà non vi riuscivo nei miei versi
mentre la mia in mità si perde in una sorta
di agitazione
e uccide il tenta vo della scienza medica di curare questo dolore (ciò che mi uccide è la cura
imposta).

Il mondo è so le e piano per via delle medicine;


qualcosa che porta devastazione si aggira o uso per l’ospedale ma perché “elefan ”? E’ presenza
psichica al pari delle vipere MA rimane comunque gura di aproskoideton, è elemento crip co e
inaspe ato.
Possibile interpretazione: ho dei ricordi ingombran spunta che vagano in questo mondo di
incompletezza (elefante simbolo della memoria).

Di erenza con i poe della neoavanguardia: è profondamente lirica, che guarda all’aspe o più
dramma co della propria esperienza sogge va e di quello guarda (infa appaiono elemen
autobiogra ci) scomme e ancora su:
-lirismo poesia e comunicabilità;
-linguaggio comune ma decostruito.

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ANDREA ZANZOTTO: si oppone alla neoavanguardia ma ne condivide alcuni stilemi.
Esordisce come poeta simbolista MA raccolta per cui si impone è La beltà (1968).

• Sì, ancora la neve [La beltà]

“Ti piace essere venuto


a questo mondo?”
Bamb.: Sì, perché c’è la STANDA”.

“standa” = supermercato degli anni 90.


È una pubblicità ! poesia si nutre di tutto, anche degli scarti della pubblicazione. Dominio merce
sul linguaggio.

Si tratta di flusso.
Regolato da riferimento alla neve ! descrive paesaggio boscoso (Solivo, Treviso), ai piedi del
bosco c’è magazzino della Standa (talvolta parla alla neve talvolta al bambino).
Contrapposizione tematica tra grande magazzino e neve.

Variazione tonale: passa da tono lirico ispirato (Che sarà della neve? / Che ne sarà di noi?) a tono
satirico (descrizione merci destinate al bambino oppure quando riusa grafemi dei fumetti).

NEVE = bellezza ma si sovraccarica di determinazioni simbolico interiori, es. bianco = foglio su cui
scrive. Poi neve per definizione è qualcosa di transeunte.

Chi parla? Non dice mai io, è poesia lirica (c’è autoespressione), ma autoespressione non io
antropomorfo trasfigurazione dell’autore, ma l’INCONSCIO (= inconscio di Jack Laquan, funziona
come linguaggio non riducibile a quello che usiamo razionalmente, per cui non vale es. il principio
di non contraddizione; funziona per associazione di suoni e parole, prese nella loro materialità e ci
giochiamo facendone scattare dei significati).

“perchèè… per noi” Parte da immagine dei pini, inizia a inventare delle parole (“pinoso” >
“nevoso” > associazione a infanzia > “bambucci ucci”, favola per bambini. Non accostamento
gratuito.
• Il mondo fattosi bambino richiama tema dell’immaginario
occidentale, ovvero dell’incarnazione: relazione fra bellezza
eterna e possibilità di realizzarsi in Terra.
• Il mondo si è fatto roba per noi: si è fatto merce ! bellezza è
vendibile ! per un poeta è trauma, siamo a scadere del boom
economico: ci sono stati ussi migratori e c’è stata
modi cazione paesaggio italiano. Zanzotto vive la
trasformazione del paesaggio come un trauma.

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“”e questo valere…. possibile” ! “persona” dogma trinitario, Dio uno e trino;
CI si chiede come avvenga, se il mondo rimane avvilito come lo vediamo o se c’è possibilità
ulteriore.

“Holderlin” (citazione), poeta romanticismo tedesco ! nel linguaggio di Zanzotto si mescola


linguaggio romantico a latino scolastico a giochi di parole etimologizzanti (“cose-cause”), giochi
etimologiche, “parole venete (ciacola), citazione orazione (umbra fuimus).
Non solo idea di umiliazione del linguaggio MA anche relazione problematica fra significante e
significato (frufruire) E ANCHE
di riflessione metapoetica (“e la tradizione tramanda… ha trovato?) ! utilizza le vecchie merde in
novissimi belletti (trucchi): la differenza è che continua a investire sulla poesia come luogo in cui si
fa confliggere il disvalore del presente con l’aspirazione a qualcosa che permanga (“che sarà della
neve?che sarà di noi?”) ! ZANZOTTO RIMANE POETICA LIRICO (poesia può parlare delle
cose ultime) e MODERNISTA.

Altro punto di incontro con modernismo: PROBLEMATICITA DELLA MESSA IN SCENA DEL
SOGGETTO. C’è anonimità del linguaggio, parla l’inconscio.

MONTALE (Satira) idea della poesia ridotta ad una cloaca. Vive a questa apertura indiscriminata al
linguaggio come umiliazione.

VITTORIO SERENI (Gli strumenti umani, 1965)

• Intervista a un suicida
Incontra lo spettro di uno che si è suicidato e gli parla > poesia piena di ricordi danteschi. MA
modello parziale: impoeticità dell’intervista, è capacità di Sereni di riscattare parole impoetiche.

ANALISI E PARAFRASI

Ultimo verso: endecasillabo dal tono solenne ! in Sereni c’è ancora memoria della grande
tradizione. C’è mistura di versi: blank verse (5 accenti forti), endecasillabi, alessandrini.

Stile alto ma plurilinguista.

Parafrasi possibile a differenza della poesia di Zanzotto.

v.1 anima per Dante è sostanza vera dell’essere umana – per Sereni è fitta di rimorso, momento
emotivo non stabile ma del tutto transitorio. È come se gli esseri umani fossero diventati per Sereni
essenze fragili (cambia antropologia). nima del suicida che gli si presenta non è essenza totale
perfetta ! cambia percezione di Dante per i contemporanei: modello indiscusso ma latore di una
diversa visione del mondo.

L’anima è un lento lamentodi qualcuno che stava per svanire,


mi rimproverò sull’argine (del terrapieno) < “margini” dell’Inferno.

Ero come sempre in ritardo


e arrivai quando funerale era già partito,
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la furia (funerale suicidia > atteggiamento di sgomento) nera (= tutti vestiti a lutto) del funerale era
già giunto al centro del paese.

Il posto: era quello, non cambiato, aveva ricordo dei grilli, e rane, di acquitrini e gruppi di
campanule peste ! paesaggio di un’altra stagione e di un altro tempo: là dove c’era zona di
campagna ora ci sono edifici moderni: CAMBIAMENTO PAESAGGIO.

Ora polvere e secco fango, ricettacolo


di spettri di treni in manovra (= treni di merce ! “spettri” = li vede male; sta proiettando questa
situazione mortuaria sul paesaggio circostante)

Un po’ discosto dal paese c’è il macello (= luogo in cui morte viene combinata nel sangue !
legame simbolico col suicidia + ha ruolo nella storia del suicida).

Tutto questo che rapporto aveva con l’eternità? ! Dante saprebbe dare risposta – Sereni si chiede
quale sia il senso della storia e di tutto ciò cui assiste rispetto ai valori che dovrebbero durare MA
domanda non ha risposta (capovolgimento di Dante).
Inoltre poeta mostra propria diminuzione (non sa dare risposte) ! al contempo investe sulla lirica
come luogo decisivo.

Mi volsi per chiederlo alla suddetta anima, cosiddetta (linguaggio burocratico, impoetico),
una siepe di fuoco immobile uniforme
rispose per lei, per me.

“siepe di fuoco” < fiamma di Ulisse e Diomede.


“per lei” = al posto dell’anima.
“per me” = rispose a mio vantaggio.
Stessa forma “per” ! rapporto di somiglianza e rispecchiamento fra lui e defunto. Si muove fra
dialettica di lirismo (io parla di sé e della propria e della propria vita profonda) e antilirismo (lo fa
con un certo pudore e fa parlare un altro, cfr. Gozzano e Montale). Figura di riserbo dell’io = io ha
bisogno di esporsi MA lo fa tramite qualcun altro.

Rapporto fra io e l’altro = fra lui e l’amico, io si definisce solo quando è in presenza di un altro.

che crepitava leggermente e sembrava vetro liquido (< boiente vetro, Eden Dante)
indolore (= ormai è morto) con dolore (= ricorda tutta la pena della sua esistenza).
Gettai nella sua luce il mio perché lo hai fatto? (= domanda decisiva ma banale ! dimostra sua
difficoltà a rapportarsi con l’amico).
Ma non svettano voci dalle forme di lingue di fuoco (- Ulisse e Diomede),
non la storia di un uomo (= parlano della loro storia come le anime dantesche):
ci sono le parvenze, e neppure queste, ma alcune allegorie della vita.

“figura” = termine dantesco: figurazione in cui persona storica compie proprio destino nell’aldilà
divenendo figura impleta (Auerbach). QUI INVECE ci sono dei piccoli pezzi della sua vita che lo
rappresentano come frammenti, sono allegorie disperse.

Poi lungo discorso in corsivo: sta parlando direttamente il suicida (romanzizzazione della poesia
lirica: attribuiti a personaggi discorsi lirici, cfr. Gozzano).
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La porta carraia, e là immediatamente accadde un trauma,
ovvero una carretta che trasportava persone bruciate da un lanciafiamme (I guerra mondiale).
Puntini di sospensione = interruzione ricordo, non riesce a esprimerlo.

Rinvenni, pare, anni dopo in questo luogo dove siamo ora ! idea identità frantumata: trauma ha
recato scissione nel suicida.

Tra cassette di gerani, polvere o fango


dove il ricordo delle cose successe tutti sbiadiva, anche
- potrei giurarlo, sorrideva nel fuoco – (= inciso di Sereni narratore)
anche… (nuova interruzione ricordo) e parlando ornato:
“mia donna venne da me da Val di Pado” (citazione Dante: modo in cui Cacciaguida designa la
propria moglie, ferrarese)

sicché (MA non consequenziale < “simulacri”: questo è discorso in cui manifesta l’idea di essere
individuo disgregato, come se slogasse linguaggio per dimostrare slogatura nella sua anima).
Perché citazione Dante:
• acculturato;
• relazione con Sereni.
quagliare = non avere niente a che fare, gergale.
Non c’entra niente con me le acque dei laghi, i pioppi commoventi, i papaveri, i fiori di brughiera
(! paesaggio convenzionalmente poetico non ha niente a che fare con me)

Avevo un cane, mi ci ero affezionato anche troppo,


riuscii a distinguere i colpi di pistola che lo uccisero nel mattatoio vicino a questo luogo
“cane” = rappresenta equilibrio psichico del nostro io ! riesce a commuoversi e a parlare della sua
morte ma non della propria, non si può parlare apertamente del trauma ma vi si allude tramite
correlati.

Quanto alla privazione di soldi (= ammanco, gergo dei ragionieri) di cui la gente chiacchierava
lo puoi scrivere sulla lapide (“sasso”) o altrove (= in questo testo; suicidia sta investendo poeta di
un ruolo difendi il mio onore dalle calunnie sul suo conto ! FUNZIONE POESIA È
PRESERVARE DIGNITÀ INDIVIDUO E MEMORIA DI CHI È SCOMPARSO. Cfr. In memoria
di Ungaretti, Dei sepolcri di Foscolo).

L’ammanco non era nelle casse del comune,


ma nel suo cuore (! dentro di lui mancava l’integrità della persona: mai riuscito ad essere uomo
pieno perché traumi della vita lo hanno privato di se stesso).

Come viene dipinta vita del paese? Sereni che vive a Milano, ritorna a Luino (paese di origine).
Immagine ovvia del paese: luogo idillico vs spersonalizzazione metropoli MA QUI paese luogo di
violenza tale che calunnia è stato uno dei motivi che ha spinto suicida a togliersi la vita.

Si indebolisce sempre più e sparisce per tornare all’eternità.


Ed era la stessa eternità ai miei occhi,
ma quella che ci si immagina da bambini, quella dei terrori
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rosso su rosso (= quando immaginiamo inferno, lo raffiguriamo come insieme di diavoli rossi su
sfondo cremisi; ANCHE RICORDO LETTERARIO: cap. 1 Promessi Sposi edicola in cui Don
Abbondio vede delle rappresentazioni del Purgatorio), ovvero il famelico sbadiglio della noia
col suono della pioggia sulle scalinate della Chiesa… (! il vero inferno è la vita privata di tutto che
è la vita di provincia, che non è un idillio ma una non-vita).

Che si abbiano venti o trenta anni


fa lo stesso, sono come il tempo di turbarsi (= si inclinano)
e di tornare in pace (= si raddrizzano) degli steli
se corre una motoretta lungo una strada di campagna (! nulla cambia realmente)

gli steli animati divengono come persone che parlano di quello che è successo
ma non importa loro veramente, la sanno lunga
le acque inquinate (! paesaggio descrive atteggiamento compaesani) tra questi
argini oggi dritti e regolari.

Lo spazio di ricopre di grandi palazzi, ovvero di un altro


squallore in cui ciascuno è imprigionato (“segregato”), abitato dal vuoto ! già prima
dell’industrializzazione vita paesana era squallida e vuota; ora lo è di più.

Pensare cosa può essere – voi che dal cuore


della città vi lamentate delle città
perché sono senza cuore e disumanizzanti –
che cosa può essere la vita di un uomo in un paese piccolo,
sotto un pennino dello scriba (= impiegato dell’anagrafe; allegoricamente verga il registro del
destino, è riferimento dantesco ma impoeticizzato) una pagina che viene sfogliata
e dopo che lo scriba ha registrato la vita dell’individuo
dentro la polvere degli archivi comunali
non rimane niente dell’uomo (! assoluta cancellazione della vita individuale).

FINALE CONTRADDITTORIO: finora si è fatto investire dal suicida dal contrario: protesta come
destino di annullamento, possibilità di combattere per la memoria dell’individuo – angoscia di
distruzione nata dal fatto che il destino degli esseri umani può venire cancellato in una società di
massa.

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