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IDENTITA’

Il primo ad occuparsi dell’identità della Gioconda è


stato Giorgio Vasari, un pittore e uno storiografo del
500. Nel suo libro, intitolato “Le vite”, Vasari scrive
chiaramente che la donna ritratta nel più famoso tra
i dipinti di Leonardo Da Vinci, è una donna di nome
Lisa Gherardini.
Lisa era la moglie di un famoso mercante fiorentino,
chiamato Francesco Del Giocondo: secondo le fonti
sarebbe stato proprio lui a commissionare
quest’opera a Leonardo, desiderando un ritratto di
sua moglie.
I due nomi della Gioconda di Leonardo Da Vinci
derivano proprio dalla protagonista e da suo marito.
Infatti la tela è intitolata Gioconda perché la donna
ritratta era la moglie del mercante Giocondo; il
nome Monna Lisa è dovuto al nome della ragazza,
ovvero Lisa (Monna è un appellativo cortese
utilizzato nel 500 per le donne, ma è anche
l’abbreviazione di “Madonna”)
IL PERCORSO DELLA GIOCONDA

Invece di completare il suo incarico, Leonardo se lo


è portato dietro fino alla morte. Forse il motivo che
lo ha portato a non staccarsi mai da questa tela, non
reputandola mai abbastanza buona, è stata proprio
la mania di perfezione.
La storia della Gioconda non finisce in Italia: nel
1516, Leonardo viene invitato da re François I a
lavorare in Francia. Leonardo accetta con piacere
questo nuovo lavoro e tra i suoi bagagli c’è anche la
Gioconda, a cui apporta costantemente delle
modifiche e perfeziona i particolari.
Leonardo non si separa per un momento dal suo
prezioso lavoro, fino alla sua morte; dopo la sua
scomparsa, la Gioconda viene ereditata da Salaì, il
pupillo dell’artista.
Il giovane, però, sceglie di cedere il quadro del suo
maestro al re François I, e nel giro di qualche anno
(senza tenere conto di un breve periodo italiano,
durante il quale probabilmente il quadro è passato
fra le mani di Giacomo Caprotti) viene trasferito dal
palazzo di Fontaine Bleau a quello di Versailles ed
infine giunge al Louvre.
IL FURTO DELLA GIOCONDA

Essendo considerato da moltissimi il quadro più


famoso al mondo, la Gioconda di Leonardo da Vinci
ha fatto gola a molti. C’è stato addirittura un uomo,
Vincenzo Peruggia, che l’ha rubato.
Nella notte tra il 20 e il 21 Agosto, la Gioconda
scompare dal Louvre. All’inizio non ci si preoccupa
molto, perché all’interno del museo era una cosa
normale il fatto che molti quadri venissero
temporaneamente “rimossi” dalle loro posizioni per
poter essere studiati, ma questa volta era diverso.
È stato un copista a rendersi conto del furto ed è
Vincenzo Peruggia che ha messo in atto questo folle
piano.
Vincenzo era attratto dall’importanza della tela e,
sostenendo il fatto che Leonardo era italiano,
riteneva che questo capolavoro dovesse essere
esposto nel nostro paese e non in Francia.
L’uomo non conosceva a fondo la storia dell’arrivo
del quadro di Leonardo in Francia: pensava che la
tela fosse giunta a Parigi a causa delle scorrerie
attuate nei musei italiani da Napoleone Buonaparte.
Ignorava completamente il fatto che era stato lo
stesso Leonardo a portarsi dietro il suo capolavoro,
senza mai abbandonarlo.
IL PIANO DEL FURTO

Il piano era veramente semplice: Vincenzo si è


nascosto in un ripostiglio durante la notte quando i
visitatori sono andati via, ha aperto la teca che
custodiva il quadro (in realta il Peruggia aveva
lavorato al Louvre in precedenza e aveva montato la
teca ccon le sue mani) e se lo è messo sotto il
cappotto.
Compiuto il furto, arriva in Italia senza problemi e
nel 1913 mostra il suo bottino all’antiquario Alfredo
Geri, sperando che le sue fatiche venissero
ricompensate e che magari diventasse un eroe
nazionale.
Geri, effettuate tutte le analisi del caso, si rende
conto che non era l’ennesima copia della Gioconda,
ma l’opera autentica, e così, dopo aver contattato le
autorità, Peruggia viene arrestato.
Dopo la cattura, il ladro viene processato e trascorre
in carcere 7 mesi e mezzo.
D’altro canto, i rapporti tra Italia e Francia in quegli
anni erano molto buoni, e così, prima di essere
riportato al Louvre, il quadro di Leonardo viene
esposto per un breve periodo all’interno di alcuni
musei italiani.
QUANTO VALE LA GIOCONDA?

Non è possibile calcolare una cifra precisa, ma nel


1962 il quadro è stato valutato circa 100 milioni di
dollari; facendo un rapido calcolo e tenendo in
considerazione l’inflazione ed il valore attuale del
dollaro americano, il valore dell’opera
ammonterebbe a 790 milioni di dollari
ANALISI DELLA GIOCONDA

Il dipinto ritrae a metà figura una giovane donna con


lunghi capelli scuri.
E' inquadrata di tre quarti, il busto è rivolto alla sua
destra, il volto verso l'osservatore.
Le mani sono incrociate in primo piano e con le
braccia si appoggia a quello che sembra il bracciolo
di una sedia.
Indossa un sottile abito scuro che si apre sul petto in
un'ampia scollatura.
Il capo è coperto da un velo trasparente e delicato
che ricade sulle spalle in un drappeggio.
I capelli sono sciolti e pettinati con una scriminatura
centrale, i riccioli delicati ricadono sul collo e sulle
spalle.
Gli occhi grandi e profondi ricambiano lo sguardo
dello spettatore con un’espressione dolce e serena.
Le labbra accennano un sorriso.
Non indossa alcun gioiello e sulle vesti non appare
nessun ricamo prezioso.
La semplicità con cui si presenta esalta la sua
bellezza naturale.

Alle su spalle è visibile la linea retta di una


balaustra.
Il balcone si affaccia su un paesaggio limpido e
lontanissimo. Sulla sinistra del quadro si scorge una
strada che si snoda verso una valle, fiancheggiata da
ripide montagne, quindi uno specchio d’acqua,
probabilmente un lago a giudicare dall’andamento
dei riflessi, quindi ancora formazioni mon tuose sullo
sfondo.
Sul lato destro ancora una linea serpentinata
descrive il corso di un fiume impetuoso, sono visibile
rapide e cascate e un ponte su tre arcate. Il corso
del fiume si perde in un altopiano aldilà del quale si
scorge un altro lago, posto ad una quota più elevata
rispetto al primo. Quindi ancora montagne che, in
modo graduale si innalzano fino a raggiungere
altissimi ghiacciai.
La linea dell’orizzonte taglia la figura all’incirca
all’altezza della fronte, che risulta quindi essere
quasi del tutto immersa nel paesaggio.
Nell’esecuzione di questo ritratto Leonardo ha posto
un’attenzione maniacale nello studio di ogni
dettaglio: nella trasparenza del velo come nella terra
rossa che ricopre la strada; nell’incarnato delle mani
e del collo come nei riflessi dell’acqua; nello studio
delle ombre sul volto come nella resa atmosferica.
Lo studio dell’anatomia e dell’espressione umana si
sposa perfettamente con l’indagine paesaggistica e
geologica.
Alla perfezione tecnica si unisce poi quell’elemento
di moto che costituisce la vera e propria magia del
dipinto: la figura è stante ma non immobile. La
morbidezza delle carni lascia percepire il leggero
movimento del respiro. Il volto, non in asse con le
spalle lascia intendere una delicata rotazione della
testa. Una rotazione che ancora non si è conclusa,
come suggerisce lo sguardo che compie un passo
ulteriore rispetto alle spalle e al viso. Il sorriso e
l’ovale dai contorni spumati suggeriscono che le
labbra e le guance stanno delicatamente cambiando
espressione. Il moto è anche nella natura che la
avvolge e la accoglie: le rocce sono ora aspre ora
erose, l’apparente immobilità dei ghiacciai si scioglie
nelle acque tranquille dei laghi e quelle rapide del
fiume.
È la vita stessa il miracolo che si rivela in questo
dipinto.
CURIOSITA’ SULLA GIOCONDA
- Non è stata portata via dall’Italia da Napoleone,
bensì è sempre stata in Francia per volere di
Leonardo.
- Analisi accurate hanno rivelato che la Gioconda
era inizialmente raffigurata con indosso una
cuffia
- Il velo che si trova sul capo della donna
raffigurava in quel periodo lo stato interessante,
dunque è probabile che la donna sia incinta.
- Lo sfondo è diviso dalla figura della donna e gli
orizzonti tra il lato destro e quello sinistro non
corrisponde, pertanto probabilmente si tratta di
due paesaggi diversi.
- Il quadro è stato rubato nel 1911 da un ex
impiegato italiano del Louvre, Vincenzo
Peruggia, ma furono da subito da subito
sospettati Guillaume Apollinaire e Pablo Picasso,
per via del loro movimento d’avanguardia.
- Un allievo di Leonardo (forse il Salaì o Francesco
Melzi) ha realizzato una copia della Gioconda ora
conservata al museo Prado di Madrid.
- L’identità della donna risulta ancora dubbia; si
ritiene sia Lisa Gherardini, moglie di Francesco
del Giocondo, ma sono presenti diverse altre
identificazioni tra cui l’ideale madre del pittore o
il pittore stesso.
LE ALTRE GIOCONDE

La Gioconda ha destato scalpore fin dalla sua


scoperta e sono stati tantissimi i tentativi da parte di
altri artisti, di copiarla, modificarla e migliorarla.
Vi sono 3 varianti della Gioconda molto importanti
ben descritte all’interno del libro di Alberto Angela
intitolato “Gli occhi della Gioconda”.

GIOCONDA DI MADRID: è la prima copia della


Gioconda: nel 1966 è entrata a far parte della
Collezione Reale spagnola per poi giungere
all’interno del Museo del Prado a Madrid.

GIOCONDA DI SAN PIETROBURGO

GIOCONDA DI ISLEWORTH

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