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Esercitazioni di

Na1ema1ica
2 °Yolume
z parte prima

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/

--- ..........

X =
\

y \
\
Paolo Ma'rcellin/- Carlo Sbordane

Esercitazioni di
Matexnatica
2° Volume
parte prima

edizio,ne riveduta

Lig1,J'ori
Editore
Pubblicato da Liguori Ec.Ji1or·:
Yiu Mczzocannonc 19, SOi34 Napoli

© Liguc.-riF.di1orc,S.r.l., l'i89. 1995

l diritti di traduzione. fiprocluzionee ada11amen10,


101alco purziale, sono riservati
per tUtlÌi Paesi. Nessuno pane Gliquesto volume !')UÒc~scre riprodotta, registrata o
trasmessa con qualsiasi mezzo:elenronico. ele11ro,11atko, meccanico, fotografico,
ottico o rnagnetico (compresecopie fo1ostauche,microlilm e microfiches).

Seco!1daedizione italiana Gennaio 1995

98765432.10

2001 2000 1999 1998 1997 1996 1995

Le cifre s11/lutlesrra indicanoil numeroe ranno dd/' 11/timaris1ampaeffc11ua,a

Primed in ltaly, Officine Graliche Liguori, Napoli

ISBN 88-207 -1864-2


I ND I CE

Capitolo 1
SUCCESSiùNI E SERIE ·or FUNZIONI

lA. Successioni di funzioni: convergenza


puntuale ed uniforme pag. 9
Il
lB. Serie di funzioni 7 . 37
lC. SeriP. di potenze " 46
10. ~erie di Taylor " 54

Capitolo 7-.
SPAZI METRlCI E SPAZI NORMATI
2A. Spa1i metrici Il
76
2 .8. Condii ione di Cauchy. Completezza " ~6
zc. Spaz~. metrici compatti " 93
2D. Spazi normati " 97

Capitolo 3
FUNZIONI .DI PIU' VARIABILI
3A. :lappresentazione grafica . . ".
107
3B. Insierr,i di definizione Il
115
Il
3C. Lir,1iti e continuità 123
3D. Derivate parziali Il
138
3E. D1fferenziabilità Il
154
3F. Derivate delle funzioni composte " 166
3G. Gradiente: -D~rivati direzionali " ·.174 ::
3H. Funzioni di tre o piu. variabili 1'eali '
.,

. .,
18'1
6

Capitolo 4
EQUAZIONI DIFFER~NZIALI LINEARI
4A. Equazioni differenziali lineari del
primo ordine pag. 197
4B. _Equazioni differenziali lineari omoge:-
nee a coefficienti costanti " 211
4C. Equazioni lineari non omogenee a
coefficienti costanti Il
222
4D. Il metodo della variazione delle co-
stanti Il
232
4E. Problemi ai limiti " 236
4F. Equazioni lineari di Eulero Il
242
4G. Integrazione per serie " 250
4H. Sistemi di equazioni differenziali
lineari " 255

Capitolo 5
EQUAZIONI DIFFERENZIALI NON LINEARI DEL
PRIMO ORDINE
SA. Eciuazioni a variabili separabili Il
265
SB. Eciuazioni di Bernoulli Il
279
se. Eciuazioni della forma y'=g(y/x) Il
289
SD. Eciuazioni della forma y'=g(ax+by) Il
297
ax + by+ c)
SE. Equazioni della forma y' =g (a'x+b'y+c' Il
302
SF. Equazioni non normali della forma
X = g(y') Il
305
SG. Equazioni non normali della forma
y=g (y I) Il
308
SH. Equazioni di Cl:i.iraut Il
311
SI. Il teorema di Cauchy Il
319
SL. Integrazione grafica Il
329
SM. Esercizi di riepilogo Il
339
7

Capitolo 6
EQUAZIONIDIFFERENZIALI NON LINEARI DI
ORDINE SUPERIOREAL PRIMO
6A. Generalità pag. 344
Il
6B. Equazioni della forma g(x,y' ,y")=O 346
Il
6C. Equazioni della forma g(y,y' ,y")=O 357
6D. Equazioni di ordine superiore al
Il
secondo 367
Capitolo 1

SUCCESSIONI E SERIE DI FUNZIONI

lA. Successioni di funzioni: con~=rgenza


puntuale ed uniforme

Sia (fn) una successione di funzioni reali defi-


nite nell'intervallo I di R.
Si dice che (fn) converge puntualmente in I verso la
funzione f:I ➔ R, se risulta

J.im fn (x) f(x)


n ➔ <D

cioè se: 'h > O e VxeI, esiste ve-


c.. ,x
eN tale che per
n>vE,x sihalfn(x)-f(x)I <E.
In generale, il numero vE,x dipende anche da x;
se invece, VE > O, tale numero è indipendente da x,
si parla di convergenza uniforme.
Precisamente, si dice che (f n ) converge unifoxmemen
-
te in I verso f, se VE> O esiste vEeN tale che
10

Vn > vE si ha

Vxe I.

Dunque la convergenza uniforme implica quella pug


tuale.
Se le funzioni fn,f sono limitate .in I, allora
(fn) converge uniformemente verso fin I se e solo
se, posto Mn = sup { lfn(x)-f(x) l:xeI}, risult~
lim Mn O.
n ➔ CD

La successione (f n) si dice equilimitata in I, se


esiste una costante M > O tale che

I fn (x) ! < M

si dice equicontinua 1n I, se, per ogni E > O esiste


6E > O tale che

VneN.

Sussistono i seguenti notevoli teoremi.

TEOREMA1 (di. Ascoli-Arzelà). Se {fn) è una successione

di funzioni equilimitate ed equicontinue nell'intervallo chiu -

so e limitato I = [ a,b] , allora essa ammette un'estratta con

vergente uniformemente in I.

TEORE11,A
2 (Condizione di Cauchy uniforme) . Condizione
11

necessaria e sufficiente affinchè la successione (fn) converga

uniformemente verso una funzione definita in I è che: Vt > O

.esista "t tale che Vp,q > "t sia


VxeI.

TEOREMA 3 (Continuità del limite uniforme di funzio-


ni continue). Se (fn) converge uniformemente verso f e tut-

te le fn sono continue in x 0 , allora anche f lò è.

TEOREMA 4 (Passaggio al limite sotto il segno di de-


rivata). Sia (fn) una successione di funzioni derivabili in

I=(a,b) ed ivi convergente puntualmente verso f. Se la succes-

sione (f~) converge uniformemente in I, allura f è derivabile

in I e si ha:

lim f~ (x) f' (x) Vxe I.


n ➔ a:>

TEOREMA 5 (Passaggio al limite sotto il segno di in··


tegrale). Sia (fn) una successione di funzioni continue in

I= [a,b] ed ivi convergente uniformemente verso f. Allora si

ha

n
lim
➔ a:>
f b

a
f(x) dx.

1.1 Siano a,~ due numeri reali e sia (fn) la succes-


12

sione definita in (0,1) da

se xe(0,1/n]

se xe (1/n, 1)

Determinare il limite puntuale di (f n) e stabi-


lire.sotto quali condizioni la çonvergenza è an

che uniforme.

[ Il limite puntuale è la funzione identicamente uguale a ~- Inoltre,


essendo

sup Ifn<x) - ~ I = Ia- aI


X E (0,1)

si ha convergenza uniforme se e solo se è a=~]

J.2 Studiare la convergenza delle successioni di


funzioni (fn), (gn) definite per xeR da

sen nx

[si ha lim fn(x) = O solo per x=k11, con k E Z e lim gn(x)=l so-
n-+co n➔ m

lo per x=Zk·rr, con k E Z (si veda il paragrafo 12D del val. I, parte

prima) J

1.3 Verificare che la successione (fn) definita da


n
= x per xe(-1,1) converge verso la fun -
zione f(x) = O puntualmente, rna non uniforrnemen
13

te.

[si ha lim fn(x) = lim xn = 0 1 Vx E(-1 1 1).


n ➔ co n ➔ a>

Esse.T1do poi

sup I xn-ol = sup I xn I =1 ,


xe(-1,1) x e (-1 1 1)

la successione non converge uniformemente ]

1.4 Verificare che la successione (fn) definita da


fn(x) = xn per xe(-1,1) converge uniformemente in
ogni intervallo del tipo (-a,a) con O< a< 1.
n
[ Si ha sup lim a = o, si ha
n ➔ a,

I 'asserto]

1.5 Studiare la convergenza della successione di fun-


-n
zioni fn (x) = X negli intervalli

(a) (b) J = ( 2 , +a,)

[La successione (fn) converge puntualmente verso zero per x 2_ 1.(R) E.§.

sendo Mn = sup { x-n : xE I} =l, la su~cessione (Mn) non converge a ze-

ro e dunque (fn) non converge uniformemente in ·I. (b) Essendo M~ = sup

{ x-n : xE J} = 2-n si ha lim M~ = O e perciò la successione (fn)con


n ➔ <X>

verge unifo:aneuiente a zero in J ]

1.6 Il teorema 5 stabilisce che la convergenza unifor


14

me è una condizione sufficiente per passare al ]i


mite sotto il segno di integrale. Non è però cog
dizione necessaria. Per mostrare ciò si conside7·
ri la successione di funzioni (un altro esempio
è proposto nell'esercizio 1.25):

-n2x2
f n(x) =nxe VxeR,

e si verifichi che
(a) fn(x) converge a f(x)=0 per ogni xeR.
(b) (fn) non converge uniformemente in [0,1].
(c) L'integrale definito di fn (x) nell'interval-
lo [0,1] converge a zero.
(d) Si determinino tutti e soli i numeri reali
a,b (a<b) con la proprietà che (fn) converga
uniformemente in [a,b].

[ (b) Consideriamo

Fissato n, il massimo assoluto di fn{x) nell'intervallo [0,1] si de-

termL,a scegliendo il valore più grande tra fn(O), fn(l) e fn(x) per

x tale che f~(x) = O. La derivata prima vale

e si annulla in [ o,~ ] per x = / li(2n 2 ) . Essendo fn{O) o,


-112
fn(l) =ne ➔ o, per n sufficientemente grande risulta

La successione (Mn) è definitivamente costante(> O) e non converge a


zero. Perciò (fn) non converge uniformemente in [ O,l ]

(c) Per n ➔+co l'integrale definito di fn(x) in [0,1] converge a ze-

ro (e zero è il valore dell'integrale definito di f(x) in [0,1]); in -

fatti:
1 2 2
-n 2
Jfn(x)dx = n
f 1xe -n x dx= n
[ --1
2n 2
= -
2n
1
(1-e ) ➔ O.

o o

(d) La successione converge unifomeme~te in [ a,b ] se a,b hanno lo


stesso segno, mentre non converge uniformemente se a,b hanno segni di -
scordi o s~ uno di essi è nullo. Infatti, ad esempio se O< a< b, defi
nitivamente si ha / 1/(2n 2 ) ~ a e quindi

Hn= max { fn(x) : x E [a, b J}

1.7 Sia (fn) una successione di funzioni continue


nell'intervallo I di R, convergente uniformemen-
te in I verso f. Verificare che, se xn,xel e xn ➔
➔ x, allora si ha

lim
n ➔ co

[ Sia E>O e sia VE tale che Vn > '\JE, Ifn(x)-f(x) i< E /2 ,

Vx E I. Allo-ra per n > \! E si ha

Poichè f è continua e xn ➔ x El, si ha anche f(xn) ➔ f(x), per cui

3:VE: > VE tale che lf(xn)-f(x) I < E /2, Vn > \JE. Ne segue facil-

mente l'asserto ]

1.8 Sia a un parametro reale e sia (fn) la successio


16

ne di funzioni definita da

cx
n \fxeR.

(a) Verificare che, per ogni cxeR, fn(x) conver-


ge a f(x)=O puntualmente su R.
(b) Utilizzando la proprietà enunciata nell'eser
cizio precedente con xn=l/n, verificare che
(fn) non converge uniformemente su R. se cx>l.
(c) Verificare che (fn) converge uniformemente su
R se cx < 1.
(d) Mostrare che, se~< O, la successione delle
derivate (f~) converge a zero uniformemente
su R.
(e) Verificare che, per a=O, la successione (f~)
converge puntualmente per ogni xeR ad una~
zione g(x) f f' (x) (questo esempio mostra che
il teorema 4, di passaggio al limite sotto il
segno di derivata, non vale in generale sup-
ponendo che la successione delle derivate(f~)
converga soltanto puntualmente,· invece che~
niformemente).

[ (b) Essendo f(A) = o per ogni xe R, in base alla proprietà enunciata

nell'esercizio 1.7, se (fn) convergessa a f(x) uniformemente su R, d2

vrebbe risultare

lim fn(xn) = f(x) = O ,


n-++a>

per ogni successione (xn) convergente ad x. Invece, se CX > 1, p9sto

xn = 1/n si ottiene
17

se a > l
a-1 -1 { + a,
lim n e =
n ➔ +a>
-1
e se a l .

(c) Come nell'esercizio 1.6 (b), si verifica che

VnEN.

Se ne deduce che (fn) converge unifonnemente su R se e solo se a<1.


a -n2 x2
(d) La successione delle derivate vale f~(x) = n e (l-2n 2
x 2 ) e,

se a < O, converge a zero per ogni x E R. Inoltre si verifica che

il massimo assoluto di If~ (x) I su R è raggiunto per x=O ( f~(x) I I pr~


2 2
senta massimi relativi anche sex =3/(2n )) ed il valore di massimo

vale

max { If~(x) I : x E R } = max { If~(O) I ;


a
n max
{ l; 2
--:;;fi_ }• = n
a

se a < O tale valore converge a zero per n➔ +a> .


2 2
(el Se a =O la successione f;,(x) = e-n x (l-2r.. 2
x2 ) converge a

se X 1 0
lim f~(x) g(x)
n ➔ + a,
se X= 0.

Essendo f(x) = O per ogni A E R, risulta f'(x) O# g(x) nel punto x=


o]

1.9 Studiare la convergenza in I=[0,1] delle succes


sioni di funzioni

(a) f n (x) =x/ (. l+nx) (b) gn (x) =nx/ ( 1 +nx},


18

[ (a) Si ha lim fn(x) ' O per ogni x E I. La convergenza è uniforme ;


n ➔ CD

infatti, fissato f. > D per n >v,1/E si ha fn(O) = O <E e, per

xé (0,1] risulta O < f


- n
(x) 1/ [ (1/x)+n] < 1/n < E .

(b) Posto_g(x) = lim ~(x), si hag(O)=O e g(x) = 1 per ogni x e


n ➔ co
E (O, 1 ] • Poichè le ~ s>no continue e g è discontinua, la convergenza

non è uniforme·, grazie •l teorema 3. Il grafico della funzione gn è

rappresentato in fig. 11 per n = 1,2,10,"30]

y= nx
2/3 - - 1 + nx

.1/2

o 1 ·X

figura 1.1

1.10 Studiare la convrrgenza in (0,1) delle succes -


sioni di funzioni
2
(a) fn (x)=n/(l+nx)

[ Le due successioni conveP,ono puntualmente verso la funzione identice


mente nulla, ma la conveP,enza non è llliifomie, perchà ie f 0 e le ~
19

non sono funzioni equilimitate in (0,1}]

1.11 Studiare la convergenza in I=[-1,1] delle suc-


cessioni di ~unzioni

[ (a) Si ha lirn fn(x) = O per ogni x è I. Essendo fn(x) = (1/n)nx/ [1+


n-+m
2 2
+(nx) ] , la convergenza è uniforme in quanto t/(l+t ) i 1/2 per o-
gni t ~ O.

(b) Si ha lirn ~(x) = O per ogni xE I. Essendo ~(l/n)=l/2 (x= 1/n


n-+a,
è punto di massimo per~), la convergenza non è uniforme, grazie a1

l'esercizio 1.7. Il grafico di gn è rappresentato in figura 1.2 per

n = 1,2,10 ]

1 n=1
nx
y =

1
-1 2
1 1
2

1
I 2
I

figura 1..2
20

1.12 Studiare la convergenza in I = (0,1] della suc-


2 2 2
cessione di funzioni fn (x) n /(l+n x ).

[Si ha lim fntx) • 1/x 2


= f(x) per ogni xe I. Essendo Ifn(x)-f(x) I =_
n➔ m

2 2
= 1/x (l+nx ), la convergenza non è uniforme, perchè nesswia delle fil!!

zioni fn- f è limitata in I] .

1.13 Studiare la convergenza in I= [0,l] della sue-


cessione di funzioni fn(x) n 2 x 2 /(l+n 2 x 2 ).

[Si ha lim fn(x) = 1 per ogni x e I. Essendo fn(l/n)=l/2,la convergenza


n➔ m

non è uniforme, grazie all'esercizio 1.7]

1.14 Sia (fn) :una successione di funzioni derivabili


,
in un intervalJo chiuso e limitato [a,b] con de-
rivata continua. Dimostrare che:
(a) Se (fn) converge per qualche x 0 e[a,b]e se la
successione delle derivate (f~) converge unifor-
memente in [a,b], allora anche (fn) converge uni
formemente in [a,b].
(b) Se (fri) converge puntualmente e se esiste u-
na costante M tale che jf~(x)I ~ M per ogni neN
e per ogni xe(a,b], allora (fn) converge unifor-
memente in [a,b].
21

[(a) In base alla fonoula fondamentale del .calcolo integrale possiamo


scrivere
X

fn(x) • fn(x 0
) + J f~(t)dt , V xe [a,b] , V n EN.
X
o

Indichiamo con g(x) il limit~ per n -+ +co di f~ e con !I.. il limite

della successione di numeri reali fn(x 0


). Definiamo poi
X
f(x) = R. + r g(t)dt , Vxe [a,b]
Jx
o

Con lo scopo di provare che (fn) converge ad f uniformemente in

[ a,b ] , consideriamo:
b
Ifn(x)-f(x) I ~ Ifn(x 0
)- R.j + J I f~(t)-g(t) I dt <
a

Si giunge facilmente alla conclusione utilizzando le ipotesi di


convergenza fatte su fn(x 0
) e f~(x).

(b) Basta di.mostrare che vale la condizione di Cauchy uniforme (teg


rema 2). Per ipotesi e per il teorema di Lagrange si ha, Yn:

Vx,ye[a,b].

Sia E > O e sia O =E /3M. Sia { I 1 , ... ,Ir} una pa_rtizione di

[ a,b ] costituita da intervalli di ampiezza minore di o.,e siano

yi E Ii. Per ogni p,qe Ne per ogni i è { 1, ••• ,r} si ha, J>er x E

e [a,b]:

I fp(x)-f 4
(x) I < Ifp(x)-fp<yi) I +.Ifp(yi)-fq(Yi) I+
I4
+ f (yi)-f
4
(x) I~ M lx-yi l+ltp(yi)~f
4
(yi) I+M lx-yiJ
22

Sia V tale che Vp,q > V e Vi e{1, ••• ,r} risulti

Allora, poichè Vx E [a,b], li E{ l, ... ,r} tale che j x-yij< 6


= E/3M, si ha

Vp,q >Ve VxE[a,b]J

l.is Verificar~ che la successione (f~) definita da

f (x) = sen nx Yxe[0,2n]


n n
converge uniformemente verso la funzione identi-
camente nulla.

[La successione (fn) converge puntualmente verso zero. Essendo j f~{x)I=

j cos nx I _::.1, basta invocare il risultato dell'esercizio preceden

te.Sì conclude anche osservando che I fn{x) I i 1/n ]

1.16 Dimostrare che, se (gn) è una successione di fun-


zioni continue ed equilimitate in [a,b], allora
la successione (fn) definita da

rgn(t)dt
a

ha un'estratta c-onvergente uniformemente.


[ Sia M > O tale che Ign ( t) Ii M per ogni n e per ogn:i t. Essendo
23

f~(x) = ~(x), si ha If~(x) I~ M e

lfn(x) li Jx
a
l&n(t) I dt _i f a
x M dt _i M (b-a)

per ogni ne per ogni x. Dal teorema di Ascoli-Arzelà segue la tesi]

1.17 -~i dimostri il seguente teor&ma del Dini.Sia (:Èn)


una successione di funzioni continue convergerr
te puntualmente verso una funzione continua in
un intervallo chiuso e limitato [à,b].
Se (fn) è monotòna rispetto ad n, allora con -
verge uniformemente in [a,b].

[Pur di cambiare fn con -fn, possiamo li~itarci a considerare il caso

in cui fn(x) è decrescente rispetto ad n. Indichiamo con f(x) il li-

~ gn+l(x) e (gn) converge a zero.puntualmente. Dimostriamo che gn

converge uniformemente. Fissato E > o, per ogni x E [a,b] esiste

\ix E N tale che O ~ g\J (x) < E/2. Grazie alla contimiità delle ft..:J
X

zioni gn e per la d~crescenza della successione(~) esiste un'aper-

to Ax contenente x tale che O i gn(y) < E, Vy E Ax e Vn ~ Vx.

U . • . U A e pon:iamo \}
, xr
= max {\I , ... , Vx } . Allora si ha O i gn(y) < E per·ogni y e
xl · r
per ogni n ~ V.

Proponiamo anche una seconda dimostrazione, per assurdo: se la

successione (f) non converge unifonnemente ad fin [a,b], esiste


n
E > O tale che, per ogni \/EN, esiste n > V per cui la relazione

lrn(x)-f(x) I ~ E è verificata da qualche x E [a,b]. Consideriamo


24

il caso in cui (fn) è decrescente rispetto ad n. Essendo fn(x) L f(x),

risulta quindi fn(x)-f(x) L E per qualche xe [a,b] • Ponendo \J = k ,

con k arbitrario in N, si ottiene:

Per l'ipotesi_di monotonia, se rn i k, si ha

V xE [a,b ] , k L m.

Perciò risulta anche

Vm,k e N,·con k L m.

La successione(¾) è limit;i.ta in [a,b]. E' perciò possibile estrar-

re da essa una sottosuccessione xkh convergente ad un numero reale

x0 E [a,b]. Per la continuità di fm(x) e di f(x), al limite perti ➔ +co

otteniamo

Vm E N.

Ancora al limite, stavolta per m➔ +co, troviamo l'assurdo O~ è]

1.18 Dimostrare con un esempio che il risultato del-


l'esercizio precedente non sussiste se si sosti
tuisce l'intervallo chiuso e limitato [a,b] ri-
spettivamente con:
(a) l'intervallo aperto (a,b).
(b) un intervallo chiuso, ma illimitato.
[ (a) La successione fn(x) = xn converge decrescendo alla funzione con-

tinua f(x) = O per ogni xè (0,1), ma la convergenza non è uniforme in

(0,1) (Ei veda l'esercizio 1.3); la stessa successione converge decre-


25

scendo anche nell'intervallo chiuso e limitato [O,l ] , ma in tal caso


la funzione limite non è continua.
Anche le successioni (fn)' (1:n) dell'esercizio 1.10 sono continue
rispetto ad x è(O,l), sono decrescenti rispetto ad ne convergono pun-
tualmente in {0,1) alla funzione identicamente nulla, ma la convergen-
za non è uniforme.
{b) la successione (fn), definita da fn{x) = x/n, converge decrescendo

a f{x) = O nell'intervallo [o,+co), ma non uniformemente.

Le successioni fn{x) = ex·n, ~(x) = e(x+l/n) convergono decrescen

do rispettivamente a f{x) =O e g(x) = ex, ma la convergenza ~on é uni


forme su R]

1.19 Sia fn(x) una successione di funzioni convesse

in [a,b] che converga puntualmente, per n➔ +co,ad


una funzione f(x). Dimostrare che f(x) è conve~
sa in [a, b].

[ Per ipotesi, per ogni n EN, fn{x) verifica la relazione

Al limite per n➔ +"' si ottiene la 'disuguaglianza di convessità per


f{x) ] ~

1.20 Sia fn(x) una successione di funzioni convesse

in [a,b] che converga puntualmente, per n ➔ +co,ad

una funzione f(x). Sia x 0


e(a,b). Se fn(x)e f(x)

sono derivabili in x0 e se f~ (x 0 ) converge ad i,

allora l=f' (x 0
).

[Dato che per ogni n EN,fn{x) e derivabile in x 0


e convessa in [a,b]

risulta
26

Vx E [a,b].

Al limite per n ➔ +co otteniamo

Vx E [a,b].

Dividiamo entr"3Jllbi i membri per (x-x 0


), distinguendo se (x-x 0
) è posi

tivo o neg~tivo:

f(x)-f(x f(x)-f(x)
~ R., se X > X
o i R., se X < Xo •
x-x o x-x o

Al limite per x ➔ x0 si ottiene la tesi f'(x 0


) i]

1.21 La proprietà di convergenza delle derivate,pro-


posta nell'esercizio precedente, vale in ogni
punto x 0 interno all'intervallo [a,b], ma in g~
nerale non vale agli estremi dell'intervallo.MQ
strare ciò discutendo il caso in cui fn(x) sia
definita nell'intervallo [0,1] da:

xn
Vxqo,1]
n

[ fn(x) è una successione di funzioni convesse che, per n➔ +a>, converge

a f(x) = O per ogni x E [0,1] • La successione delle derivate f~(x)

~xn-l, per x = l è costante (f~ (1) = 1) e quindi converge al valore

i= l, che è diverso dalla derivata f'(l) = O ]

1.22 Oimostrare il teorema 5 sul passaggio al limite


sotto il segno di integrale.

[ Sia E: > O ; allora :il\J E N tale che per ogni n ~ V si ha


27

VxE [a,b] .

Ne segue che per n LV

1.23 Sia (fn) una successione di funzioni continue


in [a,b], convergente uniformemente verso f.Di
mostrare che, per ogni p ~ l,risulta
b
lim J I fn - f IP dx = O .
a

[Dal teorema della media segue che


b
1
b-a
f Ifn I
- f p ·dx i sup If 0
- f Ip
Ja xE [a,b]

da cui la tesi]

1.24 Data la successione (f 0 ) definita in R da (fig.


l. 3):

se n i x < n + 1

altrimenti

verificare che fn(x) ➔ f(x) = O per ogni xeR.


Verificare inoltre che essa converge uniforme -
mente in ogni intervallo limitato, ma non con-
28

verge uniformemente in tutto R.


[ Per ogni intervallo [a,b] , se n > b si ha sup {fn(x):a,S_x,S.b } =O.

Da ciò segue in particolare che fn(x) ➔ f(x) = O, Vx ER. Invece si

ha sup {fn(x) : xER} = 1 per ogni n EN']

y Vn --?-:
I
I
I
I I
I I
I I
1 - - - - - - - - - - - -- ,....---o I: I

I;i
O n n+1 orti~---X►
2n ri

figura 1.3 figura 1.4

1.25 Per ogni neN si consideri la funzione fn(x) raQ


presentata in figura 1.4 e definita in [0,1] da

se 1/(2n)< x < 1/n

altrimenti.
29

Mostrare che:
(a) La successione (fn) converge verso la fun -
zione f(x) ~ O puntualmente, ma non uniformeme~
te in [0,1].
(b) Per n➔ + 00 l'integrale definito di fn(x) nel-
l'intervallo [0,1] converge a zero.

[ (a) Si ha fn(O) = O per ogni n. Se poi x E (O ;l ] , per ogni n > 1/x


si ha x > 1/n e perciò fn(x) =O.Ne segue la convergenza puntuale di

fn verso f. La convergenza non è uniforme, in quanto sup { fn(x) : x E

E [ O, 1 ] } = ;-;;- non converge a zero.

f ;;:;-
1 1/n
J fn(x)dx = dx = ;-;;
(
~ -
n
~)➔
2n
o.
O 1/(Zn)

Si noti che O e il valore dell'integrale definito di f(x) nell'inter -


vallo [0,1] ]

1.26 Siano a> O, b > 1. Studiare la convergenza~


I =[0,b] della successione di funzioni (fn) de
finita da

fn lx) r:'x1-b
n2x +
ab
b-1
n 1/n <· x < b/n

'- o b/n < x < b

In particolare, studiare la convergenza per n ➔ ro


dell'integrale di fn su I.

[ Se vede subito che (fn) converge pW1tualmente alla funzione f(x) = O,


30

V x E _I. Essendo l o
b
fn (x)dx = ab/2, f b

o
f(x)dx = O, non può esservi corr

vergenza unifonne, grazie al teorema 5 J

1.27. Data la successione di funzioni fn (x)=n(x(n+l)/n_


- x), calcolare, per x > O, le funzioni g0 , g1 ,

g2 , ••• tali che

g 0 (x)=lim f (x), lim f' (x),


n ➔ co n n ➔ co n

g 2·(x)=lim f~'(x), ...


n ➔ co

Trovare inoltre il legame tra g 0 ,g 1 ,g 2 , ...

[Si trova in particolare g 0 (x) = x log·x. Si verifica anche che¾ è la


derivnta ·n-sima di g 0 ]

1.28 Verificare che la successione di funzioni fn(x)=


= (x 2 -x)n converge a zero uniformemente nell'in-
tervallo [0,1].

[ Se verifica faci !mente che -1 < x 2


- x _$_O per ogni x E [O, 1] . Perciò

fn(x) converge a zero per ogni x E [0,1] . Calcoliamo

n 2 ) rt : x E [0,1]
n
I
M =max{ (x 2 -x) I : x E[o,1]} = max {(x-x };

' 2 n
la funzione gn{x) = (x-x ) è non negativa in [0,1] e si annulla agli

estremi dell'intervallo. Perciò asswne massimo in un punto interno allo

intervallo LO,l], che si può determinare annullando la derivata prima.


n-1 -,
Risulta g~(x) = n(x-x 2 ) {1-2x) = O per x = o, x = 1 e x=l/2. Il

punto x = 1/2 è di massimo per !;i(x) ed il valore massime vale M11


31

n
= i;,(1/2) ~ (1/4) . Dato che per n ➔ +co,Mn converge a zero, la succes-

sione fn (x) converge unifonneme11te in [ O,-1] . In figura l. 5 abbiamo di

segnato il grafico di fn(x) per alcuni valori di n (con due diverse u-

nità di misura sugli assi) ]

y
1
16

1 X
1
64

figura 1.5
32

1.29 Verificare che la successione di funzioni fn(x)=


= (x~l)x-n converge a zero uniformemente nell' in
tervallo [1,+ai).
-n
[Poniamo Mn= sup {(x-l)x x L 1} • Per detenninare Mn consideriamo

la derivata

-n-1
f~(x) = x [ n - (n-l)x] •

Per n=l risulta f~(x') > O per ogni x L l; mentre per n L 2, f~(x) sian-

nulla per x = n/.(n-1), che è un punto di massimo (assoluto) per f(x) nel

l'intervallo [ 1, +ai ) . In corrispondenza otteniamo M1 = 1 e

n n -n
M =
n
fn ( -n-1n )
n-1
! ) ( -
n-1 .
) -
n-1
1
(l-
l n
- ) .
n

Per n ➔ +ai, Mn converge a zero. Perciò fn(x) converge uniformemente in

[1, + ai). In figura 1.6 abbiamo disegnato il grafico di fn(x) per alc~

ni valori di n ]

1
4

4 ----- ------- ----


27
3/2 2 X

figura 1.6
33

1.30 Posto fn(x) = n(x-l)x-n , verificare che:


(a) fn(x) converge a zero per ogni xl 1.
(b) fn(x) non converge uniformemente nell'inter
vallo [l,+e0).
(c) fn(x) non converge uniformemente nell'inter
vallo [1,2].
(d) fn(x) converge uniformemente nell'interval-
lo [ 2, +CD)•
[Si può procedere comenell'esercizio precedente. In particolare in (b)
e (c) per ogni n l 2 risulta
n n 1 n 1
M =f ( - ) = - (1 - - ) ➔ e-
n n n-1 n-1 n
perciò Mnnon tende a zero e quindi la convergenzanon è uniforme.In-
vece, nel caso (d), per ogni n ~ 21 si ha:

1.31 Stabilire per quali xeR risulta convergente la


n
successione fn(x)=n ( lx - 1) e dP.terminare il
limi te. Determinare inoltre un intervallo in cui
la successione converge uniformemente.

[Per ogni n pari fn(x) è definita per x ~ O. La successione diverge a


-CD per· x = O e convergeper x > O a f(x) = logx in base al limite
xl/n _1
lim
n➔ +CD 1/n

Per deteminare un intervallo in cui la convergenzaè uniforme,studia-


34

n_
mo per x > O e n E N la funzione gn(x) = fn(x) - f(x)=n ( /x -1) -
- logx. La derivata

1 !
n:-1 1 1 n
g~(x) = x - - = - (x - 1)
X X

si annulla per x = 1, è positiva per x > 1 ed è negativa in (0,1).Il


punto x=l è di minimo per &n(x) ed il valore minimoè &n(l)=O.
Perciò gn(x) ~ O per ogni xE {O,+a,). Se ne deduce inoltre che fn(x)
converge a f(x) u11iformementein ogni intervallo [a,b] , con O<a <b;
infatti, ad esempio, se a= l risulta:

1.32 Date le successioni di funzioni


(a) fn(x) = (e-l/n2x2)/nx (b) gn(x)=e-l/(x2+n)

stabilire per quali XER convergono e calcolarne


il limite. Determinare almeno un intervallo non
degenere in cui la convergenza sia uniforme.

[ (a) Si ha fn(x) ➔ f(xì = O per ogni x -I O. La convergenza è unifor-


me in ogni intervallo che non contenga un intorno di zero. (b) Si ha

&r,i(x) -+ g(x) = O uniformemente in R]

1.33 Date le successioni di funzioni

= (nLx2)2
(a)
(n2-x2)2+1
35

2
3(x+n) +2
log (x+n)2 +1

stabilire per quali xeR convergono e calcolarne


il limite. Determinare almeno un intervallo non
degenere in cui la convergenza sia uniforme.

[ (a) Si ha fn(x) ➔ f(x)=l, per ogni x ER. La convergenza è uniforme in

ogni intervallo limitato.

(b) Si ha &n(x) ➔ g(x) = log 3 per ogni xE R. La convergenza è unifo_r

me in ogni intervallo [a,+m) con a ER]

1.34 Verificare che nell'intervallo [1,+m)


f n (x) = (xn-I + log x n) /xn ➔ 1/x non uniformemente

g n (x)=(logx-xn+Z )/xn ➔ -x 2
uniformemente

1.35 Verificare che nell'intervallò [o,+~)


uniformemente

non uniformemente

1.36 Verificare che nell'insieme R


2
n sen(x 2 +l)+n x -,~2 uniformemente
f n (x)= -
n2(x2+1)
- ➔
x +l

sen x non uniformemente

1.37 Verificare che


36

f n (x) = sen(x 2 /n) + (1- ✓ 1-x 2 )/n ➔ O

in [-1,1] uniformemente.

1.38 Verificare che

f n (x) (cos x)/n-cos(x/n) ➔ f(x)=-1

in R non uniformemente.
[ Si ha fn(n)-f(n) ➔ 1-cos 1]

1.39 Sia (x)n la successione dei numeri . razionali del-


l'intervallo [0,1]. Studiare la convergenza del-
la successione f 0 definita in [0,1] da

X E {X l , • • . , xn }

x È [ O, 1 J - {X 1 , . . . , Xn }

[La successione (fn) converge puntualmente verso la funzione f definita

da f(x) = 1 sex è razionale, f(x) = O sex è irrazionale. Infatti se

x è razionale, allora esiste \) tale che x E {x 1 , ••• ,xn} per ogni

n > \! e perdò risulta fn(x) = l per ogni n > V. Se x è irraziuna-

le si ha fn(x) = O per ogni n. Poichè per ogn,i n EN risulta fn(xn+il=O

f(xn+ll = 1 allora sup { I fn(x) - f(x) I : x E [0,1]} = 1 e perciò

non vi può essere convergenza uniforme ]


37

lB. Serie di fun.zioni

Sia (fn) una successione di funzioni reali defi-


nite nell'intervallo I di R. Se per ogni xel la se-
rie

CO

E
n=l

è convergente, cioè, se la successione (sn)delle som


me parziali

converge puntualmente in I, allora si dice che la se


rie di funzioni

00

(1)

è convergente in I.
Se la successione (s) Il converge uniformemente in
I verso f, allora si dice che la serie (1) converge u-

niformemente in I verso f.
Se esistono dei numeri Yeali Mn ~ O tali che
lfn(x)/.::_ M11 per xEI e per neN e se la serie n_umeri-
ca M1 + M2 + ... + M n + ... è convergente, allora si di
ce çhe la serie (1) è totalmente convergente in I.
Si verifica facilmente che una serie totalmente
convergente è anche uniformemente convergente.
I teoremi di passaggio al limite sotto il segno
38

di integrale o di derivata per le successioni di fun-


zioni (ved.paragrafo lA) implicano i seguenti,relati-
vi all'integrazione o alla derivazione per serie, ri-
spettivamente.

TEOREMA(di integrazione per serie). Se la serie (1) di fun -


zioni continue in I = [ a,b] converge uniformemente verso f ,a!:._
lora
b <» b

Ja
f (x) dx = E
n=l Ja
f n (x) dx

TEOREMA(di derivazione per serie). Se la serie (1) di funzi~


ni derivabili in I = ( a.,b ) converge in I verso f e se la se-
rie derivata
a,

E f'n
n=l

converge uniformemente in I, allora f è derivabile in I e risu!:._


ta
a,

f I (X) E f~ (x) vxer.


n=l

1 .40 Dire se la serie geometrica

1 + x + X 2 + ... +xn-l +.

è convergente unifo1·memente per XE I= [-a, a], con


O<a<l.

[Essendo

IXn-1 I .$_a n-1 Vx H

ed essendo O< a< 1, la serie data è maggiorata da una serie numerica


39

convergente e perciò essa converge totalmente in I ]

1.41 Dire se la serie

senx - sen 2x + sen 3x - sen 4x + ...

è convergente per xe(O,n).

[La serie non converge in alcun punto x E (O, 'li), perchè il" suo tenni-
ne generale (-l)n,+- 1sen n x non converge]

1.42 Studiare per xeR la convergenza della serie


a,
COS ll X
E n2
n=l

[La serie è totalmente convergente in R. Infatti si ha I (cos nx)/n 2


12.
a,
2 2
.::_ ·1/n e la serie numerica E l/n è convergente (ved. es. 6.21
n=l
del vol. I, parte seconda) ]

1.43 Stabilire per quali x > O convergono le serie


a:, a,
1
(a) E (b) E
n=l nxn n=l

[ (a) X > l; (b) X ~ l]

1.44 Verificare che la serie


a,
1
E n 4 xn
n=l

converge totalmente in [1,+~).


40

[ Per ogni x ~ 1, risulta 1/(n 4


xn) i 1/n 4
]

1.45 Studiare la con~ergenza puntuale in R delle se-


rie

a> 00
(a) E ~ e -nx 1
(b) E
n=l, n n=l nenx

[ (a) La serie converge puntualmente se e solo sex~ O. Infatti, se x<O


-nx
il termine_generale fn(x) =e x/n non è infinitesimo"per n -->a>. Se

x = O risulta fn(O) = O e -la serie ha somma zero. Se infine è x >O

essendo O< e-x < 1, la serie

a, -x n
(e )
X E
n=l n

converge in base al criterio della radice o del rapporto; (b) la serie


converge puntualmente se e solo sex> o]

; X
1.46 Si consideri la serie L ------ 2
essendo p un
n=l n P ( 1 +nx )

parametro reale. Verificare che essa:


(a) converge puntualmente su R se p > O;
(b) converge uniformemente su R se p > 1/2.

[ (a) Sex= O la serie ha somma zero. Sex# O, per il criterio degli


infinitesimi (paragrafo 6B del volume 1°, parte seconda) la serie data
ha lo stesso carattere della serie armonica generalizzata
CX>
1
E
n=l nP+l

ed è quindi convergente se (e solo se) p + l > I, cioè se p > O.


41

2
(b) Poichè la funzione dispari fn(x)=x/(1+nx )assume il valore massi

mo su R per x = 1//-; , risulta

l
2n(p+l/Z)

(p+l/2) .
La serie numerica di terminP. generale 1/n e convergente se p+
+ 1/2 > 1. Dunque la· serie data è totalmente e perciò uniformemente
(e assolutamente) convergente se p > 1/2]

1.47 Verificare che la serie

2
x-(x /2)+(x 3 /3)-(x 4 /4)+ ...

è uniformemente convergente in [0,1], ma non è


1v1 totalmente convergente ..

[Si ha sup lxn/n I= 1/n ed e8sendo divergente la serie di termine~


O~x~l
nerale 1/n, allora la serie data non è totalmente convergente.
Per ogni x E (0,1] la serie data è una serie numerica alternata e-on
termine genE:rale infinitesiuio e decrescente ir. valore a5soluto.
Per il teorema ~ulle serie alternate (vcd. ~aragrafo 6C del vol.I,
parte seconda) la serie è convergente pun_tualmente in [O, 1] verso una
funzione f(x); inoltre, detta (sn(x)) la successione delle ridotte,ri-
sulta

e perciò la convergenza di sn a f è uniforme ]

1.48 Utilizzando il teorema di derivazione per serie


calcolare la somma della serie
1+2 X+3x 2 + 4x 3 + ... + nx n-l + ...
42

nell'intervallo I [-a,a], con O< a< 1.

, [osserviamo in primo luogo che per x e I la serie data· è convergente.In


fatti si ha

lim lim lim li.'11


n ➔ CD n ➔ CD n ➔ a:, n ➔ CD

jxj~a<l

(si veda la (4) del paragrafo 7Ddel vol. I, parte prima) ed allora la
serie converge assolutamente grazie al criterio della· radi.ce (ved. il
cap. 6 del val. I parte seconda). Essendo n j x jn-l i nan-l per xEI,
la serie è totalmente e perciò uniformemente convergente.
La serie data si ottiene derivando termine a termine la serie geom~
trica

2
l + X + X + •.. -!- xn + ...

che converge totalmente e perciò uniformemente in I verso la funzione


f(x) = 1/(1-x). Pertanto, dal teorema di derivazione per serie, segue
che
CD
1 1 2 ]
1+2x+3x 2 + ... + nxn-l + .• . = D ( E xn) D
1-x 1-x)
n=O

1.49 Verificare che la serie di funzioni

CD
X -nx
e
n

converge totalmente in I= [0, 00 )

[La serie converge pW1tualmente in I (ved. l'esercizio 1.45). Per stabi-


lire se essa converge totalmente in I, calcoliamo l'estremo superiore:

{ X -nx
sup e x~O
n
43

Per ogni n EN la funzione fn(x) = xe -nx /n è derivabile e risulta f~(x)=


-nx
= e (1 - nx)/n. La derivata f~ si annulla per x = 1/n, che è punto di.
2
massimo per fn. Si verifica facilmente che Mn = fn(l/n) = l/(en ). Poi

chè la serie numerica

<D 1 <D
1
E Mn = - E
n=l e n=l n2

è convergente (ved. es. 6.21 del vol. I, part_e seconda) allora la se-
rie di funzioni considerata è totalmente convergente in I e quindi an
che uniformemente ed assolutamente convergente in tale insieme ]

<D

1.50 Stabilire se la serie di funzioni E xe -nx con


n=l

verge totalmente in I [0,+m).

[ Posto Mn= sup {xe-nx: x Lo} si vede che Mn=l/(en).Perciò la serie


data non converge totalmente]

1.51 Stabilire se la serie considerata nell'eserci-


zio precedente converge totalmente in I=[l,+~).
[ Posto Mn = sup { xe -nx : x L l} , si ~ede c,he Mn = e -n. Perciò la se-

rie converge totalmente per x L 1]

1.52 Stabilire per quali x ~ O converge la serie


CD

E (/n 3 +(x 2 +2)n 2 +4 - ✓n 3


+3xn 2 +1)
n=l

[La serie converge solo per x = 1 e x = 2; essa è invece dive~gente


in ogni altro x LO. Infatti si ha

2
/ n 3 + 3xn + 1
44

2 2
(x - 3x + 2) n + 3

Ne segue che : se x 2 - 3x + 2 = O Xcioè sex= 1 oppure x=2), allora


il termine generale della serie è infinitesimo dello stesso ordine di
n-j/Z e quindi 1~ serie è convergente (ved. il paragrafo 6B del vol.
I, parte seconda), Altrimenti il termine generale non è infinitesimo
per n ➔+·a,]

1.53 Determinare l'insieme dei numeri reali x in cui


la serie
a,
log(l+nx)
L
n=l n 3 x+n 2

converge e stabilire se in tale insieme la con-


vergenza è totale.

[ La serie converge puntualmente e totalmente per x ~ O. Si osservi che


dalla disuguaglianza log (l+y) ~ y, vy > - 1 (ved. l'eserc. 1.50 del
vol. I, parte seconda) segue che il termine generale della serie data
si può maggiorare con 1/n 2 ]

1.54 Studiare la convergenza puntuale della serie


a,
n log (l+x/n)
E
n=l (x+n) 2

[ La serie converge puntualmente per x > - l ]

1.55 Verificare che la serie dell'esercizio precede~


te co~~erge totalmente nell'insieme [O,+"').
45

1.56 Stabilire per quali xeR risulta convergente la


O)

serie E fn (x) con


n=l

(nx)" /n ! se Xl 0

{ 4 2
/(nx) +1 -n se X < 0

3x/n _
2 1/n se x l O

{
n ! / (nx) n se x < O

[ (a) O~ x < 1/e, x=-1; (b) x =log 2 /log 3, x < - 1/e ]

1.57 Studiare per x >Ola convergenza puntuale del·


la serie

O)

E x-log n
n=l

[La serie si può rappresentare sotto la forma

O)
-(log n)(log x)
e
n=l

ed è quindi convergente se log x > 1, cioè sex> e (ved. es.6.21 del


val. I, parte seconda) ]

1.58 Studiare la convergenza puntuale della serie di


funzioni
46

CD

L [ (x/2)n + 1/x n]
n=l

[E' opportuno eseguire la scomposizione

CD a, CD

I [ (x/2)n + 1/xn] E (xtzt + I 1/xn.


n=l n=l n=l

La serie risulta convergente per ogni x tale che 1 < I X I< 2 ]

lC. Se.rie di potenze

Sia a 0 ,a 1 , ••• ,an, ... una successione di numeri


reali. La serie di funzioni
/Xl

(1) I
n=O

si chiama serie di potenze (di punto iniziale zero), di


coefficienti a0 , a1 , ••. , a n' •..
Si chiama raggio di convergenza della serie di pote!!,
ze (1) l'estremo sup·eriore re[O,+°'J dell'insieme de-
gli xeR nei quali essa converge.
Si possono verificare tre casi:

1) r=O. Allora la serie (1) converge solo per x = O.

2) 0 < r < + °'· Allora la serie (1) converge assolutamente


per x E (-r,r) e totalmente in ogni intervallo chiuso conte-
nuto in (-r,r), mentre non converge in alcun punto x tale che
lx I > r.
3) r = + CD Allora la serie (1) converge assGlutamente in o-
gni xe R e totalmente in ogni intervallo chiuso e limitato
di R.
47

Osserviamo che, nel caso 2), nulla. si può dire in g~


nerale sulla convergenza della serie di potenze nei
punti -r, r.
Per il calcolo del raggio di convergenza di una
serie di potenze, sussistono i seguenti teoremi.

TEOREMA DI CAUCHY. se esiste il limite

lim n~ = 1 E R,
n ➔ co

allora il raggio di convergenza r della serie di potenze (1)


è dato da

r = 1/1,

pur di porre 1/0 = + co.

TEOREMA DI D I ALEMBERT. Se risulta an I O per ogni n ed e-


siste il limite

lim
n ➔ co
Ia:+~I = 1 eR
allora il raggio di convergenza r della (1) è dato da

r = 1/J!.

pur di porre 1/0 = +"'

Più in generale, una serie di funzioni del tipo

"' n n
(2) }: an(x-x 0
) = a 0 +a 1 (x-x 0
)+ ... +an(x-x 0 ) + ... ,
n=O

ove x 0 eR, si chiama serie di potenze di punto iniziale x 0 •

Si dimostra che l'insiene X dei numeri reali per cui


48

essa converge
è sempre un intervallo, detto intervallo
di convergenza.Precisamente, se r è il raggio di con -
vergenza della serie (1) avente gli stessi coefficieg
ti e punto iniziale O, allora l'intervallo di conver-
genza X è:
se r = o ,.
ii) uno degli intervalli di estremi x 0 -r, x 0 +r, se
O<r<+co;

iii) R, se r + cc

Il numero r si chiama raggio di convergenza anche del


la serie (2) .
Si dimostra che se la serie di potenze (2) ha rag_
gio di convergenza r > o, la sua somma f(x) definita
per x e (x O -r, x 0 +r) da
Q)

(3) f(x) L
n=O
è continua e derivabile in (x 0 -r, x 0 +r). Inoltre ri-
sulta
cc
f (X)
n-1
(4) I L nan (x-x 0
)

n=l

(5) Ix f(t)dt cc
L
an
n+l
( x-xo ) n+l ,
X n=O
o

le serie a secondo membro delle (4) e (5) avendo an-


ch'esse raggio di convergenza uguale a r.
Si dimostra inoltre che, se la serie (3) ha rag-
gio di convergenza r > O, allora f è dotata di deriva
te di ogni ordine in (x -r, x 0 +r) e risulta 0
49

VneN.

per cui la (3) può esser riscritta sotto la forma


a, .cCnl
.L
('"
Ao
)
(6) f(x) E
n=O n!

Enunciano infine il seguente


TEOREMA DI ABEL. se la sex ie di potenze ( 2) ha raggio di
convergenza rE (O,+°') e converge in x 0 +r (rispettivamente in
x O -r J, allora essa converge uniformemente in [ s,x O +r] ( rispe!:_
tivamente in [x 0 -r,s ]J per ogni se (x 0 -r, x 0 +r). In partico-
lare la somma f(x) è continua in [ s, x 0 +r·] (risp. in [x 0 -r,
s ] J.

1. 59 Verificare che le seguenti serie di potenze han


no raggi-o di convergenza r = 1

CD CD <lD
n xn xn
(a) E X (b) E (c) E
n=O n~l n n2
n=l

Studiarne il c_omportamento agli estremi dell' in


tervallo di-convergenza.
t.(a) Si tratta della serie georretrica di ragione x che converge solo se
Ix I < 1. (b) Si ha an+l/an = n/n+l e perciò r = 1, grazie al teore-

ma di D'Alembert. La serie c·onverge per x =- 1 (vEd. l'eser::izio 6.38


del vol. I, parte seconda), non converge per x = 1 (ved. l'Pserc-izio
6.5 del val. I, parte seconda). (c)' Si ha an+l/an = n 2 /(n+l) 2 e per-

ciò r = 1, grazie al teorema di D'Alembert. La serie converge per x =

- 1 (ved. l'esercizio 6. 39 del ,val. I, parte seconda), e per x = I


(ved. l'esercizio 6.21 del val. I, parte seconda)]

CD

1.60 Verificare che la serie di potenze I n! x0 ha


n=O
50

raggio di convergenza r = 0.-


[si ha ::'n+ifan = (n+l) ! /n! = n + 1 ed allora basta invocare il teorema di
D 'Alembert ]

1.61 Determinare il raggio di convergenza r delle se-


rie di potenze

CD CD

(a) E (b) E
n=l n=l (3+1/nP

[ (a) Essendo

(n+l)/(n+2) = (n+l) 2
n/(n+l) n(n+2)

si ha lim I e perciò _r = 1, a nonna del teorema di D1Alem

bert. (b) Si ha· lim n/i/ [ 3+(1/n)] n = lim 1/ [ 3+(1/n)] = 1/3 e pe!:
n ➔ o:>

ciò r = 3, a normadel teorema di Cauchy]

1. 62 Determinare il raggio di convergenza r delle se-


guenti serie di potenze
a,
CD
xn
(a) E (b) E n! (x/2)n
n=l n! n=l

a,
xn a, n
X
(c) E (d) E
n=l si1 n=l
nn

a, nn CD
n! xn
(e) E xn (f) E nn
n=l n! n=l

[ (a) Essendo an'an+l = (n+l)!/n! = n+l, si ha r=+a,, a nonna del teorema


51
n
di D'Alembert. (b) r=O. (c) Essendo~ = -1/5, si ha r = s, a norma
n -
del teorema di Cauchy. (d) Essendo / an = 1/n, si ha r=+ co. (e) Es -
n n
sendo iit.ç-= n/ /~, .risulta lim
n➔ m
~ = e (ved. 1 1 esercizio

7.58 del vol. I parte prima) e perciò si ha r=l/e. (f) r = e]

1.63 Determinare l'intervallo I di convergenza delle


serie
(X) (X)

(a) E (b) E
n=O n=l

·n2
[ (a) Per Ix I .S. 1 si ha Ix I /n! .S.1/n! e perciò la serie con-
n2 • 2
verge. Per Ix I > l si ha lim ( lx I /n!) ~ lim ( lx In /nn)=
n ➔ co n· ➔ m

= lim ( Ix I n/n
n ➔ a:>
t = + co perciò là serie non converge. Pertanto I =

[ -1,1] . (b) Posto t = 2x, studiamo la convergènza della serie


a,

~ tn/ /;.Essendo (l/~)/(1/ /-;)= I n/(n+l) ➔ l, per il tecre-


n=l
rna di D 1 Alembert questa serie converge per lt I<1 e diverge per !ti>
> 1. Per t = 1 essa si riduce alla serie divergente i: 1. / /-;;- e per
e,:, n=l
t = - 1 alla· serie alternata L (-l)ntrn che converge. In definitiva
n=l
la serie data converge per x El= [-1/2, 1/2)]

1.64 Determinare l'intervallo di convergenza I della


(X)
xn
serie E
n=O

[Essendo an+l/an = (n+1)2 n / [ ( n+2)2 n+l J = (n+l)/2(n+2), dal teorema di

D'Alembert segue che il raggio di convergenza della serie data valer=


=2. l'e;::-tanto la serie converge per Ix I < 2. Per x = - 2 essa si
52

riduce alla serie armonica alternata che converge, mentre, per x=2 essa
si riduce alla serie armonica che diverge. Dunque è I= [-2,2) ]

1.65 Determinare l'intervallo di convergenza I della


o:,

serie E
log n Xn

n=l
n· 2 n

[Essendo

log(n+l) n log(n+l)
(n+l)2n+l log n 2 n+l logn

dal teorema di D'Alembert segue che il raggio di convergenza della se-


rie data vale r = 2. Pertanto la serie converge per Ix I < 2. Per
x = - 2 essa si riduce alla serie alternata

log n .
n

che converge, mentre per x = 2 essa si riduce alla serie

E log n
n=l 11

che diverge in quanto maggiorante della serie armonica]

1.66 Calcolare, per ogni valore del parametro reale a,


il raggio di convergenza della serie di potenze

"'E a(a-1) ... (a-n) ,xn


n=l n!

Ia -n-1 I ,
[Essendo la:l I= n+l
per ,il teorema di D'Alembert si ha

r=l se a; 0,1,2,3, •.• Altrimenti il termine generico della serie data


è definitivamente nullo e perciò essa ha raggio di convergenza r=+ 00 ]
53

1.67 Studiare la convergenza delle- serie di potenze


n
CD 2n n
CO
X
(a) E X (b) I
n=O n=l

[(a) Essendo an+l/an = 2 ~ / /n+4 , per il teorema di D'Alem -

bert il raggio di convergenza è r = 1/2. Per x = - 1/2 si ottiene .una

serie alternata convergente, mentre per x = 1/2 la serie diverge (ved.

es. 6.21 del vol. I, parte seconda). (b) Si verifica facilmente che

lim a +Ifa = 1/9. Perciò il raggio di convergenza valer= 9. la s2


n -+CD n n

rie non converge per x = ± 9, perchè il suo termine generale non è in

finitesimo ]

1.68 Calcolare il raggio di convergenza T di ciascu-


na delle seguenti serie di potenze
(D
Sn xn (D
n1 n
(a) E zn (b) E X
n=l n=O
(n+l)!

(D
.(n+l)n n
CO
n
(c) E X (d) l:
n=O n! n=l n+l

n
CO
X
(D
n 3 +n?. xn
(e) E
(1 +n) s
n=l

[ (a) r = 2; ( b) r =+ co; ( c) r = l; ( d) r 5; ( e ) r= 5; ( f) r= 1 ]

1.69 Determinare l'intervallo di convergenza di cia-


scuna delle seguenti serie di potenze
54

~ n(x:3r
m
(a) (x+4) n
(b) E
n=l 2 n=O zn ✓ n+l

(c) "'
E
(x+t.Jn m

n2 (d) E nn(x+?)n
n=l n=l

a,
a,
(x+3)n (x+9) n-1
(e) ~ (f) E
2~3 n=2 (n-1) 2
n=l

[(a) (-5, -1); (b) [-6, -2); (e) [ -3, -1); (d) {-7 } ;

(e) [-5~ -i] ; (f) [ -10, -8] ]

lD. Serie di Ta.ylo:r

Sia f(x) una funzione reale dotata di derivate di


ogni ordine nell'intervallo (a,b) e sia x~e(a,b). La
serie dì funzioni
m
(1) r
n=O

prende il nome di serie di Taylor di f (x), di punto i-


nì z iale Xo.
Se la serie (1) è convergente in (a, b) verso f(x),
cioè se risulta, Vx:e(a,b):

f(x) E
n=O

allora si dice che f (x) è sviluppabile in serie di Taylor


di punto iniziale x 0 , nell'intervallo (a,b).
Dalla definizione del resto n-simo Rn (x) della
formula di Taylor
55

n
f(x)- E
k=".l

si ricava che: condizione necessaria e sufficiente affinchè


f(x) sia sviluppabile in serie di Taylor di punto iniziale x0 ,

in (a,b) è che

(2) lim Vxe (a, b).


n ➔ m·

Da tale condizione, ricordando l'espressione di La-


grange per il resto Rn (x):

(3)

(con~ opportuno valore compreso fra x 0 e x)e la con


seguente stima del resto

Mn+l n+l
(4)
(n+l)! Ix-xo I

nell'ipotesi Mn+l = sup { I én+l) (x) I :xe (a, b) }< "",


si deduce il seguente

TEOREMA 1. Se f(x) è dotata di derivate di ogni ordine in (a,


b) ed esistono M,L ~ O tali che

Vxe (a, b)

(in particolare se le derivate di f sono equilimitate in (a,b)J


allora, lz'x 0 e (a,b), f(x) è sviluppabile in serie di Taylor di
punto iniziale x 0 nell'intervallo (a,b) e si ha:
56

[L (b- a) J n+l
(5) IRn(x)I < (n+l)! M, Vxe(a,b).

Le stime del resto (4) e (5) hanno notevoli applica -


zioni al calcolo numerico dei valori delle funzioni.
Utile è inoltre il seguente
TEOREMA 2. Sia f(x) dotata di derivate di ogni ordine in (a,
b) e sia x 0 e(•,b). Se risulta

a,

f'(x)=I Vxé(a,b),
n=l

cioè, se la serie derivata della serie di Taylor di f ha_ per


somma f', allora f è sviluppabile in serie di Taylor di punto i
niziale x 0 nell'intervallo (a,b).
Nel caso x 0
= O, la serie (1) prende anche il nome di
serie di Mac Laurin di f (x) .
Sussiste infine il seguente
TEOREMA 3 Se f(x) è sviluppabile in serie di Taylor di punto
iniziale x 0 nell'intervallo I =(x 0 -r, x 0 +r) e se g:X ➔ I
è una funzione definita nell'insieme X e R tale che g(X) è chi!:!_
so, allora si ha, uniformemente.in X

a,

1. 70 Sia f(x) = E per lxl< r e sia g(x)


n=O
a,

E bnxn per lxl< s. Posto t=rnin {r,s}, verifi-


n=O
care che
a,

f(x)+g(x)= E per lxi< t.


n=O
57

[ Basta oss:irvare che per ogni k E N

n=O

1.71 Calcolare i primi quattro coefficienti della s~


rie di Taylor di punto iniziale x 0 =l di f(x) =
= 1/(l+x 2 ).
2 2
[a 0 =f(l)= 1/2; essendo f'(x) =- Ìx/(l+x ) , si ha a 1 =f'(l)=-l/2; es-

2 2 3
sendo f"(x) = (6x -2)/(l+x ) , si ha a 2
= f"(l)/2! = 1/4; essendo
3 2 4 (3) ]
f'"(x) = 24(x-x )/(l+x ) , si ha a 3
= f (1)/31 = O

1.72 Scrivere la serie di Mac Laurin della funzione


f(x) = cos hx =(ex+ e-x)/2.

[Si ha f(n)(x) = cos hx se n è pari, f(n)(x) = sen hx se n è dispari .

Pertanto è f(n)(O) = 1 se n è pari, f(n)(O) = O se n è dispari. La sg_


2 4
rie di Mac Laurin di cos hx è perciò l+(x /2 ! ) + (x /4 ! ) + ... +

+ [x 2n/(2n) ! ] + ... ]

1.73 Scrivere la serie di Mac Laurin della funzione

f"(x)=2 2 e- 2\ f(J)(x)=-2 3 e-Zx ; •.. r(n) (x)


z2 23 I

=(-l)n2ne-zx. Ne sego1e che la serie cercata è l-2x+ - x2 - - x3 + ..


2! 3!
2n
... + (-l)n - xn + .•• ]
n!

1.74 Scrivere la serie di Mac Laurin della funzione


f(x)=(l+x)a per x > - 1, aeR.
58

a-1 a-2 (n)


[si ha f' (x) = a (l+x) ; f"(x)= a (a. -l)(l+x) ... f (x) =
. a~ W
= a(a-1)· ... ·(a-n+1)(1+x) .Perciòf (O)= a(a-1)· ....

... .( a -n+1), e la serie cercata é

a,
a (a -1) ... (a -n+l) n
1 + E
n=1
X J
n!

1.75 Scrivere la serie di Mac Laurin della funzione


y = arcsenx.

[ Si ha y' = 1/ ✓ 1-x 2
, y" = x/ / (1-x 2
)
3
= xy'/(i-'l< 2
), ... da
cui

(6) (1 - X
2 )y 11 - xy 1 = 0.

Dalla (6) si deduce una formula per ricorrenza assai utile per il cal-
colo delle derivate successive di y=arcsen x. Calcolando la derivata
n-sima del primo membro della (6) si ha

2
(n-12) (n+l) (n) (n+l) (n)
(1-x )y - 2nxy - n(n-l)y -xy -ny = O

da cui, semplificando

ed ancora

(n+2) (n+l) (n)


y [ (2n+l)xy + n2 y ]/(1-x 2
)

(n+2) 2
(n) (O)
Poneindo x = o si ha y (O) = n y (O), da cui, essendo y (O)

= y(O) = O segue

(2k) (2k+l) .2 2 2 2
'Y (O)=O; y (0)=1 ·3 ·5 ... (2k-1) •

Se ora indichiamo, VmE N, con m! ! il prodotto di tutti i nwneri natu-


rali non maggiori di m ed aventi la stessa parità di m (ad esempio 6!!=
59

2·4·6; 7!! = 1·3·5·7), dalle precedenti relazioni segue

(2k+l)
y (O) a [ (2k.-l) !! ] 2

Perciò la serie di Mac Laurin di y = arcsenx .è

3 2n+l
lx 1·3 x5 CD
(2n-l)!! X
x+ - -
2 3
+·-
2 ·4 5
+ ..•
n=O (2n)! ! 2n+l
J

1.76 Scrivere la serie di Mac Laurin della funzione


f(x) = log (l+x).
(n) n-1 n
[Si verifica per· induzione chef (x) (-1) (n-1)!/(l+x) e perciò
la serie cercata è

x3 n-1 xn
X
2
+ -
3
- ..• + (-1) -
n
+ ... J

1.77 Verificare che sussistono i seguenti sviÌuppi :in


serie di Taylor

XER

n+l n-1
(b) 1 /x = 1-(x-l)+(x-1) 2
- ••• +(-1) (x-1) +

+... xe(0,2)

(c) logx=(x-1)-
Cx-12 2
+
(x-12 3
- ... +
2 3

(x-l)n
+ ( - l) n+l + ... xE(O, 2)
n
[(a) Le derivate di f(x) ex essendo equilimitate in ogni intervallo]i
mitato di R, basta applicare il teorema 1. (b) Per x E(0,2) si ha 1 -
-x e (-1,1), perciò la serie geometrica di primo termine 1 e ragione 1-x
è convergente e si ha
60

1 __ l_ n-1
2
1 + (1-x)+(l-x) + •.• +(1-x) + ....
X 1-(1-x)

(c) La serie derivata della serie a secondo membro di (c),_coincide con


quella considerata in (b) che converge verso D logx = 1/x. Si può per-
ciò applicare il teorema 2 ]

1. 78 Verificare che sussistono i seguenti sviluppi in


serie di Mac Laurin.

X X2 xn
(a) e- =1-x+ + (xeR)
2! n!

3
2n+l
X n X
(b) senx x- -+
3! .. .+(-1)
~----+ . (x e R)
(Zn+ 1) !

2n
(c)
x2 n X
cosx=l- + .. +(-1)· + (x eR)
2! (Zn) !
2n+l
x3 X
(<l) arctgx=x- -+ .+(-l)n ---+ (xe[-1,1])
3 2n+l

2n+l
x3 X
(e) senhx X + + ... + + ... (xeR)
3! (Zn+l) !

2n
x2 X
(f) coshx=l+ + .. + + ... (xeR)
2! (2n) !

[(a) Segue dall'esercizio pr.ecedente.(b) Le derivate di f(x) = senx es-


sendo equi.limitate in R, basta invocare il teorema 1. (c) Le derivat"\di
f(x) = cosx essendo equilimitate in R, basta invocare il teorema 1. (d)
La serie derivata della ·serie a secondo membro è 1-x 2+... +(-1f""1 x2 (n-l) +
... cioè è la serie geometrica di primo termine 1 e di ragione -x 2 ,che
nell'intervallo (-1,1) ha per sorrana1/(x 2 +1); allora, invocando il te.Q
rema (2) si ha lo sviluppo indicato per x E (-1,1).Che lo sviluppo su~
sista anche per x = ± 1 segue dal teorema di Abel. (e) Essendo senhx =
= (P.x - e-x)/2, si può invocare il risultato dell'eserci1.io 1.70 e gli
61

sviluppi (a) del presente esercizio e di quello _precedente. (f) Si sfru!


ti ..;eme in (e) l'uguaglianza coshx = (ex + e-x)/2]

1. 79 Verificare che per xe(-1,1) sussistono i seguen-


ti sviluppi in serie di Mac Laurin

a,
( - l) n+l n
(a) log (l+x) L X
n=l n
a,
1 2n
(b) L (-1)" X
l+x~ n=O

a,
1 2n
(c) 2 L X
l-x n=O

YR=
CD 2n+l
X
(d) log E
X n=O 2n+l

[(a) Ved. la (e) dell'esercizio 1.77. (b) E' la serie geometrica di pri-
mo termine 1 e ragione -x 2 • (c) E' _la serie geometrica di primo temi-
ne 1 e ragione x 2 . (d) La sede derivata deìla serie a secondo membro
di (d) coincide con quella c~nsiderata in (c) che converge verso 1/(1 -
2
-x ) = D log /(l+x)/(1-x). Si può perciò applicare il teorema 2. Si
può. procedere anche per altra via. Pre~isamente, osservando che
log /(i+x)/(1-_x) [log(l+x)- log (1-x) ] /2 ed allora dalla (a) e
dalla (a) stessa·, nella quale si cambi x in -x, si ottiene per sottra -
zicne lo sviluppo desider<1,to ]

1.80 Dimostrare la relazione

1 1 1
log 2 = 1- + ...
2+ 3 4 + ..
n
[Poichè la serie a secondo membro converge (ved. l'esercizio 6.38 del
val. I, parte seconda), possiamo applicare alla serie (a) dell'eserci -
zie precedente il teorema di Abel. Pertanto la (a) sussiste anche per
62

X = 1]

1.81 Calcolare la derivata sesta f( 6 )(0) della funzio


ne f(x) = 1/(l+x 2 ), utilizzando il suo sviluppo
in serie di Mac Laurin.
. (6)
[ Dalla (b) dell'esercizio 1.79 segue chef (0)/6!, cioè il coefficien
· 6 (6)
te dix , è uguale a -1. Pertanto f (O)= - 6! ]

1.82 Senza effettuare il calcolo delle derivate suc-


cessive della funzione f(x) = log (l+x), verifi
care"che f( 7 ) (O)= 6!
[ Dalla (a) dell'esercizio 1. 79 segue che /7)(0)/J!, cioè il coefficien

te di x 7 , è uguale a 1/7]

1.83 Dare un esempio di funzione indefinitamente de-


rivabile in tutto R, la cui serie di Mac Laurin
non converge in tutto R.
[ Ad esempio f(x) = l/(l+x 2 ) la cui serie di Mac Laurin, indicata nel-
l'esercizio 1.79 (b), converge nell'intervallo [ -1,1] ]

1.84 Sia f(x) una funzione derivabile n+l volte in


[a,b] con derivata f(~l)(x) continua.
(a) Dimostrare per induzione la formula

Rn ( X ) = Jx ( X-
n!
t ) n f (n+l) ( t) d t , Vxe[a,b],
X
o

che esprime, in forma integrale, il resto della


formula di Taylor di f di punto iniziale x 0 e[a,
b].
(b) Dedurre dalla rappresentazione del resto in
63

forma integrale la sua espressione secondo La-


grange: esiste un punto s nell'intervallo di e-
stremi x ed x 0 per cui

[Ricordiamo che, per definizione, e

(a) Per n = O, dalla fonnula fondamentale del calcolo integrale otte -


niamo

f
X

f' (t)dt =
xo
Supponiamo per induzione che per qualche n risulti

f(x) = E
k=O
n f
---
(k)

k!
(x 0 )
(x-x )
o
k
+
f x
(x-t)
n
--, - f
n.
(n+l)
(t)dt.
xo
~upponiamo anche che f(x) ammetta derivata(n+2)-esima continua in
[ a,b ] • Integrando per parti otteniamo

n
f(x) - E

l
k=O

n+l
(x-t)
f (n+:l.) (t)dt =
n+l

x
(n+l) n+l
f
___ (x)....._ (x-x n+l + (x-t) (n+2)
f
J (t)dt
)
0
(n+l)! (n+l)l
xo
64

che è quanto si voleva diEostrare.


(b) Supponiamo x > x 0 (le differenze con il caso x < x 0 sono soltanto

formali). Indichiamo con m,M rispettivamente il minimo ed il massimo di


(n+l) (n+l)
f (t) nell'intervallo [x 0 ,x] , certo esistenti essendo f con-
(n+l) .
tinua. Dalle disuguaglianze m ,i f (t) ,i M, Vt E [x 0 ,x], e dall'e-
spressione integrale del resto Rn(x) ne deduciamo che

n n
(x-t)
(x-~) dt ,i J\i(x) ,i M --- dt.
n. n!

L'integrale è calcolabile elementarmente e vale

n+l t=x = (x-:<o)


n+l
1 n 1 _ (x-t)
(x-t) dt
n! n! [ n+l ] (n+l) !
t=x o

Perciò

m .i M •

Per il teorema dell'esistenza dei valori intermedi applicato alla fun -


·
z1one f(n+l). (t ) ( ta l e f unz1onP.
. asswne tutti . 1. va l ori . compresi . tra 1·1 m1
.

nimo m ed il massimo M) , esiste e-E [ x ,x J tale


.., che r)n+l) e- ) --
( ..,
0

n+l
= Rn(x)·(n+l)!/(x-x 0
) ]

a
1. 85 Dimostrare che VaeR la funzione f(x) = (l+x) è
sviluppabile in serie di Mac Laurin nell'inter -
vallo (-1,1) e risulta
CD
a
(8) (l+x) L
n=O
65

ove ( ~) = a(a-1) ... (a-n+l)/n!" La serie a secon-


do membro della (8) si chiama serie binomiale(ved

esercizio 1.74).
(n+l) a-n-1
[Essendo f (t) = a (a -1) ..• (a -n)(l+t) ( ved. l'esercizio
1.74), il resto J\i(x) della forurula di Mac Laurin é

X
a(a-1) ... (a-'n) x-t n a-1
n! f
o
( -
l+t
) (l+t) dt

(ved. l'esercizio 1.84 (a)). Essendo, per O< jt j<jx j<1, jx-t j!
I Il+t I < Ix I , si ha

Ia (a -1) ... (a -n)j


n!
I In
X
J( X

l+t) a -1 dt
o

e perciò Rn(x) ➔ O grazie al risultato dell'esercizio 1.66 ]

1.86 Sviluppare in serie di Mac Laurin la funzione


f(x) = ✓ l+x 2
.
2
[Ponendo nella serie binomiale (ved. l'esercizio l.85) a 1/2 e X

al pos:to dix, si ha per lx I < 1

6'
X + .. •
3!

1 + x 2
/2 - x 4 /8 + x 6 /16 + ... ]

1.87 Dimostrare la relazione

(9)
1 = 1 + ~ (-l)n 1·3· ... ·(2n-1)
./2 n=l 2·4· ... · (2n)
66

[ Ponendo nella serie binomiale (ved. l'esercizio 1.85) a =-1/2, si ha

per Ix I < 1

1 1 3 n 1·3 •.. (2n-l) n


1- - X+ - - X 2 - ... +(-1) -----X+ ...
2 2 4 2·4 ... 2n

Poichè la serie a secondo membro della (9) converge in quanto essa è


una serie alternata e la successione ( [ 1·3 • .... · (2~ - 1)]/ [2·4·
· ... ·2n]) è decrescente e infinitesima, allora possiamo applicare il
teorema di Abel allo sviluppo di 1/ I l+x ]

1.88 Sviluppare in serie di Mac Laurin nell'interval-


lo (-1,1) la funzione f(x) = (1-; 2 )- 112

-1/2
[Lo sviluppo in serie di g(x) =(l+x) per xE (-1,1) è dato da (ved .
l'esercizio 1.85)

-1/2 1 1·3 1·3·5


(l+x) = 1 - - x +- x2 - -- x 3 + ...
2 2·4 2·4·6
2
Sostituendo -x al posto dix si ha

1.89 Verificare che lo svlluppo iri serie di Mac Lau -


rin in (-1,1) della funzione f(x) arcsenx è da
to da (ved. l'esercizio 1.75):

1 x3 1·3 X 5 1·3·5 x7
arcsenx=x+ -+ -1--+ -+
2 3 2·4 5 2 ·-4 · 6 7

[Poichè la serie derivata della serie al secondo membro converge per x E


e (-1,1) verso f'(x), allora a norma del teorema 2, .si ha lo sviluppo in
dicato]
67

1.90 Sviluppare in serie di Mac Laurin la funzione

4
f(x)
(1-x) (1+3x) '

dopo averla rappresentata come somma di due fra


zioni aventi a denominatore un polinomio di pri
mo grado.
[Vale la scomposizione

· 1 3
f(x) = - + --
1-x 1+3x

La formula per la sormnadella serie geometrica fornisce gli sviluppi

CD CO
1 n 1 n n n
E X (-1) 3 X
1-x n=O 1+3x n=O

validi rispettivamente per jxj < 1 e per lxi< 113.


C0
n n+l n
Pertanto risulta f(x) = I [1+(-1) 3 ]x per Ix I< 1/3 ]
n=O

1.91 Verificare che sussistono i seguenti sviluppi :in


sèrie
, n 2n+l
· 9 3
81 5 1,-1) 3 2n+l
(a) sen3x=3x- z x + 80 X - ... + (2n+l) ! X + .. ·

2n
(b) cos lS.=1-
2
x2
2 2 -2! + 2 t 4! - · · ·+ ( - l) n 2~n (2n) ! + · ··

x6 xa n x2n
(e) 3! + 4! + ... +(-1) ~ + ...

l+x ex 2 ex 3 exn
(d) e =e + ex + 2! + 3! + ... + ~ +

uniformemente in ogni intervallo limitato di R.


68

[ Basta applicare il teo~ema 3 ]

Sia f(~) una- funzione sviluppabile in serie di


Taylor di punto iniziale x 0 nell'intervallo (x 0 -
-r, x 0 +r). La ridotta n-sima della serie di Tay-
lor

n
E
k=O

è un polinomio di grado
n che si chiama polinomio
di Taylor ( di Mac Laurin se x 0 = O), di ordine n e
centro x 0
, della funzio11e f(x).

1.92 Rappresentare graficamente la funzione y = sen x


ed i suoi polinomi di Mac Laurin di ordine 1 e 3.

----
y = sen x
I '-
I '-,
-1 " ~
'
2 3

figura 1.7
69

[I polinomi di Mac Laurin di y = seruc di ordine 1 e 3 sono rispetti-


3
vamente p 1 (x) = x e p 3 (x)=x-x /6 (fig; 1. 7). In fig. 1.8 sono
poi rappresentati i polinomi di Mac Laurin fino all'ordine 19. La
figura è stata eseguita con l'ausilio di un computer ]

P ,5 P,s

figura 1.8

1.93 Per quali valori dix possiamo sostituire sen x


con x, commettendo un errore non maggiore ài E=
= 0.0005?

[Essendo senx = x-x 3


/3! + ... una serie alternata, l'errore ]senx - x I
si maggiora con Ix 3
j /3! (vedi il paragrafo 6C del vol. I, parte se-
conda). Allora risulta Ix 3
j /3! .::_ E se jx 3
j i 0.003, cioè se lx/.$.
3--
i J0.003 ]

1.94 Nel 1706 il matematico J. Machin scoprì un metQ


70

do per calcolare le prime 100 cifre decimali di


TI, basandosi sull'identità

(10) TI=l6 arctg (1/5)-4 arctg (1/239)

e sullo sviluppo in serie di Mac Laurin per l'ar


cotangente. Dimostrare tale identità.
[Per dimostrare la (10), poniamo a = arctg (1/5); allora tg2 Ct=2tga/(1-
-tg20:) = 5/12 e tg 4 a = 2tg 2Ct /(1-tg 2 2CX) = 120/119. Posto ~ =
=4 a - TI /4, dalle fonnule di addizione per la tangente si ricava
tg ~ = (tg4CX-l)/(l+tg4Ct) = 1/239. Essendo O< ~ < TI /2, si ha ~ =
= arctg (1/239) = 4 a - TI /4 e cioè la (10). Nel 1973 J°. Guilloud e
M. Bouyer arrivarono a calcolare un milione di cifre di TI, basandosi
sull'analoga identità:

TI·=48 arctg (1/18)+ 32 arctg (1/57)-20 arctg (1/239).

Nel 1983 sono state calcolate oltre·16 milioni di cifre di TI, con un
metodo un pò diverso. L'uso della (10) per il calcolo approssimato di
TI e assai pia vantaggioso di quello dell'identità TI = 4 arctg 1, che
fornisce l'espressione

1 1 1 n 1
TI= 4 (1- - + - - ..; + ... + (-1) -- + ... ) , in quanto questa
3 5 7 2n+l
1.1ltima serie converge "lentamente". Applicando i noti risultati sulle
serie alternate (ved. il paragrafo 6C del vol. 1 1 parte seconda) si de-
duce la disuguaglianza

4 4 4 n+l 4 4
ITI - (4- -
3
+ - - - + ... +(-1)
5 7 2n-l
) I< 2n+l
Per n = 500, questa stima implica che l'er.ore che si commette approssi
mando TI con la somma dei priJr.i 500 termini della se.ie-(11) e min~re
di 4/1001 < 0.004 < 0.005. Invece, lo sviluppo di arctgx applicato alla
(10) fornisce l'espressione

· 16 1 1 l
TI = - 3·25 + 5·25 2 - 7 · 25 3 +
... ) -
5 (l-
4 __ l__ + 1
(1 - 2
- .... )
239 3 · 57121 5·57121
~1
I -'-

Si noti che, ad esempio, risulta

16 1 1 4
5 (l - 3·25 + 5·25 2 ) - 239 = 3 · 1415 ···

e cioè, prendendo la somma di tre termini della prima serie e solo il


primo termine della seconda, si ottengono gia quattro cifre decimali
esatte di TI. La convergenza in questo caso è molto veloce. Consideran
do un numero maggiore di addendi si trovano ad esempio le prime trenta
cifre decimali:

TI = 3.141592653589793238462643383279 .... ]

Negli esercizi che seguono vogliamo mostrare CQ


me si possa ricorrere all'integrazione per serie,~
lo scopo di calcolare gli integrali definiti di
funzioni non integrabili elementarmente.

1.95 Calcolare l'integrale l


o
1
e
x2
dx.

2
[Lo sviluppo ex= l+x+(x /2!)+ .•. +(xn/n!) + ... sussiste uriiformemente
in ogni intervallo limitato di R. Sostituendovi x 2 al posto di .x si
ha
ci;:,
x2n

uniformemente per x e [0,1]. Perciò si ha


CD CD
1
dx= E dx E J
n=O n=O (2n+l)n!

1
2
e dx con errore in-
1.96 Calcolare l'integrale
f
•o
-x

feriore a 0.001.
[sostituendo -x 2 al posto dix nello sviluppo di Mac Laurin di ex si
ha
72

uniformemente per x E [ O,1 ] . Perciò si ha


l

Jo
e-x
z
dx= Jx
o
1
2
dx+ Jl
o
x4
-
2i
dx
-r o
x6
-+
3!
...

[ X] : _ [X/] : + [ :: ] : _

1 -.Ò/3)+(1/10)-(l/42)+(1/216)-(1/1320)+ •.•

All'ultimo membro abbiamo una serie alternata e perciò (ved. il paragr~


fo 6C del vol. I, parte seconda) l'errore si maggiora con il valore as-
soluto del primo termine trascurato. Per avere un errore inferiore a
0.001 dovremo sommare fino al termine 1/216 incluso. Perciò, a meno di
0.001 si ha

1 2
J e-x dx _ 1 - (1/3) + (1/10) - (1/42) + (1/216) =O. 747 J
o

1.97 Calcolare, con sei cifre decimali esatte, il va-


lore dell'integrale
1
senx x dx.
Jo
co n 2n+l
[si ha sen x L (-1) x /(2n+l)! per x ER e perciò
n=O
2n
sen x x2 x 4 x6 n X
l - - + - - - + ••. +(-1) ---+ ...
X 3! 5! 7! (Zn+l) !

uniformemente nell'intervallo (0,1). Infatti la serie a secondo membro


è maggiorata dalla serie numerica di termine generale 1/(Zn+l)! nell'i!!.
tervallo (0,1). quest'ultima converge, come si verifica facilmente me-
diante il criterio del rapporto. Integrando per serie si ha perciò
73

1 1
x2 X6

f
sen x
--dx=
X J
r (1- -+- 3!
X~

5!
- -+
7!
.•. ) dx
o o

1 1 1 1
1---+-----+-- -
3·3! 5·5! 7·7! 9·9~

Per un teorema sulle serie alternate (ved. il paragrafo 6C del vol. I.,
parte seconda) l'errore che si coJIDllettearrestando lo sviluppo si mag -
giora con il valore assoluto del primo termine trascurato. SoJIDllando,per
ciò, solo i primi quattro termini, l'errore sarà minore di 1/9·9!
= 0.0000003. Il valore approssimato richiesto è dunque

1 1 1
1 - -- + -- - -- = O. 946083 ]
3·3! 5·5! 7·7!

1.98 Calcolare per serie gli integrali

(a) f 1
log~l+x) dx (b) f 1
log x
x+l
dx
o o

CD
n-1 2
[ (a) E (-1) /n ; {b) Integrando per parti si è ricondotti all'in
n=l

tegrale in (a) ]

1.99 Calcolare peT serie gli integrali (xeR):

(a) fx
o
sen(t 2 )dt (b) fo
cos(t 2
)dt

CD
n 4n+3
[{a) E (-1) x /[(2n+1)1(4n+3)];
n=0
00 n 4n+l
(b) t (-1) x / [ (2n)!(4n+l)] J
n=0
Riepilogo di sviluppi in serie notevoli
n
X x2 X
1. e l+x+ - +,, ,+ - +,,, (xe R)
2! n!

2n+l
x3 n X
2, senx x- - + .. ,+ (-1) ---+,., (xE R)
31 (2n+l) !

2 4 2n
x . x n x
3, cosx"' 1- + - -, , ,+(-1) +.,, (x e R)
21 4! (2n)I

a(a-1),,,(a-n+1) a. -n ·x n + .. ,
4, (b+x) a"' ba + a ba -l x + ... + b
n!

X (x loga) 2 (x loga,n
5, a l+ x lega+-----+.,,+-'--..;;;;....;._+.,, (x E R)
2! n! ·

3 5 7
l 'X 1·3•x 1·3·5·x
6. arcsenx = x + -- +---+ + ....
2·3 2·4·5 2•4•6•7

2n+l
1•3·5·. ,, ·(2n-l)x
+ 2·4·6·,,, ·2n(2n+l)
+.'' ( I I < 1)
X

2n+l
X3 XS x' n
7, arctgx X -
3
+-
5
7 +, '.+ (-l)
X
2n+l + < lx !.s.1>
2n+l
x3 X
8, senhx X+ - +.,,+ --- + •.• (x E R)
3! (2n+l)I

4
2n
x2 X X
9. coshx 1 + - + - +,' ,+ -- +, .. (x E R)
2! 4! (2n)!

x3
5 7
1 · 3x l '3 · 5x
10, sett sen hx = x- -+ -- - + ...
2·3 2'4'5 2·4·6·7
75

2n+l
n 1·3·5· ... ·(2n-l)x
+(-1)
2·4·6·- ..• ·2n(2n+l)
( Ix I::. 1)
3 5
2nf-1
X X X
11. sett tghx = x + -
3
+ -+
5
.•. + --
2n+l
+ •.. ( I I< X 1)

X2 X 3 n+l xn
12. log ( l+x) x- +- - +(-1) + ... (-1< X.i 1)
2 3 n

1+x x3 X 5 X Zn+l
13. log -
1-x
= 2 (x + -
3
+ -
5
+ ... + --
. 2n+l
+ .•. ) ( I I < 1)
X

x-1 1 x-1 3 1 x-1 2n+l ]


14, log X 2 - + - ( -) + ... + - ( -) + ••. (x > O)
[ x+l 3 x+l 2n+l x+l ·

xs x9
15. sen hx + senx = 2 (x + - + - + ... ) (x E R)
51 9!

X4 X B
16, COS hx + COS X 2 ( 1+ - +, - +. , , ) (xER)
41 81
Capitolo 2

SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI

- • • Spa.zi metrici

Sia X un insieme ed: Xx X ➔ [0,+ 00 ) una funzio-


~."::. Si dice che d è una distanza o metrica su X, se
:',ì,o verificate le condizioni:
-J d(x,y) O se e solo sex= y
::.ijd.(x,y) d(y,x) per ogni x,yeX
~1iJd(x,y)~ d(x,z)+d(z,y) per ogni x,y,zeX.
( disug11aglianza triangolare)

Se d è una distanza su X si dice che (X,d) è uno


spazio metrico, o anche che X è uno spazio metrico, quan_
~o non vi sarà possibilità di equivoco.
Per ogni r > O, x 0 eX, si' chiama cerchip aperto (o
intorno sferico o sfera aperta ) di centro x 0 e raggio r,
_;_'insieme

si chiama cerchio chiuso di centro x 0 e raggio r l 'in -


77

sieme

Un insieme A'=._Xsi dice aperto, se VxeA esiste un ce.r_


chio aperto B(x,r) contenuto in A. Un "insieme C e X
si dice chiuso,. se X-C è aperto.
Se xeX, I '=._X, si dice che I è un intorno di x, se
esiste un cerchio aperto B(x,r) contenuto in I.
Sia Y e X. Un punto xeX di dice di ·accumulazione

per Y se, per ogni intorno I dix, si ha I n(y-{:x})f0.


L'insieme (eventualmente vuoto) ~ei punti di ac-
cumulazione di Y si indi~a con D(Y).
La chiusura dell'insieme Y e X è l'insieme Y e X
definito da Y = Y U D(Y). Un insieme C è chiuso se e
solo se C = C, cioè se e solo se C ~ D(C).
Sex= (x 1 , ••. ,xn), y ·= (y 1 , ••• ,yn) sono punti
dl . R" ,posto

n·.
la coppia (R ,dn) è uno spazio metrico (ved.es.2.3) che
si chiama spazio euclideo a n dimensioni e che indicher~
mo semplicemente con R".
Per n = 1 la (1) si riduce a

d1(x,y) = lx-yl (x,yéR)

Se (X,d) è uno spazio metrico e Y è un sottoin -


sieme di X, allora, la restrizione della funzione d
a Y x Y è una metrica su Y, che si chiama metrica in-
78

dotta da d su Y .
Un- sottoinsieme Y dello spazio metrico (X,d) si
dice limitato, se esiste un cerchio (chiuso) C che col!_
tiene Y, ovvero se esister> O tale che d(x,y)_ ~ r,
per ogni x,yeY.

2.1 Sia X un insieme e sia, per x,yeX

{: se y
X =
d(x,y)=
sex 'f y

Verificare che (X,d) è uno spazi9 metrico nel


quale ogni insieme è aperto e chiuso.

2.2 Siano a= (a 1 , ••• ,an) e .b = (b 1 , ••• ,bn) punti di


Rn. Verificare che sussiste la disuguaglianza di
Cauchy-Schwarz

n
E
I i:l
a. b. , <
1 l -
r L
'- i=l

[si ha, per ogni t e R

n n
2
( L b~1 )t + 2 ( L a.b.)t
1 1
+
i=l i:l

2
: at + 2 ~t + y .

Si noti che a ,y ~ O; inoltre se a = O ( ed analogamente y) i bi sono


tutti nulli ed in tal caso la disuguaglianza di Cauchy-Schwarz e ovvia-
mer,te verificata. Supponiamo quindi a > O; il polinomio di secondo gr~
do in t: at 2
+2 ~ t +y e non negativo per ogni t E R. Quindi l 'e -
79

quazione di secondo grado ad esso associata non ha due radici reali{al


trimenti il polinomio sarebbe negativo all'interno dell'intervallo del
le radici). Ciò equivale a dire che ti/4·= 13 2
- ay ..'.:_o, cioè l32 i_Cly
che, ricordando il significato dei simboli a, 13,y, corrisponde alla
tesi]

2.3 Tenendo rresente l'esercizio precedente,dimostr~


re che la funzione dn definita dalla (1) -è una_
metrica (dett~ metrica euclidea) .

[ La (i) e la (ii) valgono banalmente. Dimostriamo che dn(x,y)i dn{x,z) +


+ dn(z 1y) con x=(x 1 , ••• ,xn), y = (y 1 , ••• ,yn), z = (z 1 , ... ,zn), cioe'
che si ha

e bi zi - yi basta dimostrare che

n n 1/2 n )1/2 2
E (ai+bi) 2 i [(Ea?) 1
+(Eb? 1
]
i=l i=l i=l

o, ciò che è lo stesso, che

n n 1/2 n 1/2
E a.b.
1 1
<( ~ a~)
1
( E b.1 2 )
i=l - · i=l i=l

relazione vera, grazie all'es. precedente]

Verificare che d' ed" sono metriche in R2 • Rap-


80

presentare graficamente in un riferimento carte -


siano il cerchio di centro O= (0,0) e raggio 1
relativo ai tre spazi metrici (R 2 ,d 2 ), (R 2 ,d' ) ,
(R 2 ,d") (ove d 2 è la metrica euclidea).
[Ved. fig. 2.1 ove sono rappresentati i cerchi

figura 2.1

di centro O e raggio 1, rispettivamente Cd (nella metrica d 2


) _cd, (nel-
2
la metrica d') e Cd" (nella metrica d"} ]

2.5 Verificare che tra la metrica euclidea dn in Rn e


le metriche

n
d'n (x, y) = E
i=l

d~' (x, y) = max { Ix i - Yi I i=l, ... ,n}

sussistono le relazioni
81

che sì esprimono anche dicendo. che esse sono me -


triche equivalenti.

[ Basta osservare che, se al'a 2


, ••• ,an sono numeri reali non negativi,si
ha

n
/ai+ ... + an2 i L a 1. i n max {a 1 1 ••• ,an }
i=l

la seconda disuguaglianza essendo equivalente all'altra: a i + ... +a~ i


n
2
i ( L ai) 1 di semplice ,rerifìca]
i=l

2. 6 Sia (X (k) ) una successione di punti dì Rn Se


(k) ( (k) (k)
Sé X Xl I '• '> Xn ) I verificare che per X =
= (Xl, . .. , xn), si ha dn(x(k) ,x) ➔ o per k ➔ CD se e
(k) k➔ co)
solo se risulta xi xi (per
➔ per ogni i=l,
... ,n.
LDall'esercizio precedente segue ch,e per ogni i 1 1 2 1 ••• ,n, si ha

2.7 Posto per x,yeR

d(x,y) lx-xl
i + lx-yl
verificare che d è una metrica (limitata) su R.
[ Dimostriamo che d soddisfa alla disuguaglianza triangolare (iii). Se
x,y,z ER, tenendo conto dell'esercizio 1.58 del vol. I, parte seconda ,
si ha.

d(x,y)
Ix-y I I (x-z)+(z-y) I
1+ lx-yI l+ i(x-z)+(z-y) i
iì2

Ix-z I +
Iz-y I d(x,z)+ d(z,y).
S. l+ lx-z i l+ lz-yl
Evidentemente, risulta d(x,y) i 1 per ogni x,y ER e perciò d è una fun -
zione limitata ]

2.8 Sia (S,d) uno spazio metrico e siano B 1 =B(x 1 ,r 1 )e


B 2 =B(x 21 r 2 ) due cerchi aperti. Verificare che, se
yeB 1 nB 2 , allora esister> O tale che B(y,r)~B 1 n
n B2 •

[ Posto r = min{ r 1 -d(x 1 ,y), r 2 -d(x 2


,y) sia xe B(y,r). Allora si ha

d(x,xi) i d(x,y) + d(y,xi) < r + d(y,xi) < ri par i= 1,2. "Ne segue

xEB 1 n B1 ]

2.9 Verificare che ogni intervallo aperto I di Rn cog


tiene un cerchio aperto concentrico, e che ogni
cerchio apertv B di Rn contiene un intervallo a-
perto concentrico.
[ Sia I = (c 1 -éi 1 , c 1 -i- o i) x ... x (cn-éin,cn+ éin) un intervallo aperto
n
di R di centro c = (cl'c 2 , ... ,cn) e sia o = min {0 1 , ... ,on}. De!_

to B il cerchio aperto di centro e e raggio éi, se x = (x 1 , ... ,xn) E B ,

si ha, V j = 1, ..• ,n

e dunque x E I.

Siano c = (c 1 , ••• ,cn) e r il centro ed il raggio del cerchio aperto

Be sia
83

Sex= (x 1 , ... ,~n) EI si ha, Vi, lxi-ci I < r/ ✓n ed anche, som -

mando membro a membro, dn(x,c) < r, cioè xE B] ·

2.10 Indichiamo con 1a, l'insieme di tutte le succes-


sioni limitate (xn) di numeri reali. Posto, per
2S.= ( xn ) , Y = . ( y n) E .2.a,:

d(2S_,y) = sup lxn - Yn


n

verificare che (1a,,d) è uno spazio metrico.


[Limitiamoci a dimostrare la disuguaglianza triangolare. Siano~= (xn)

i sup
n
lx n -z n I+sup
n
lzn -ynl

Prendendo l'estremo superiore su n del primo membro, si ha l'asserto ]

2.11 Sia X=Lm([O,l]} l'insieme delle funzioni reali


limitate in [0,1] .e poniamo per u,vex

d(u,v) = sup{lu(x)-v(x)l:xe[0,1]}.

Verificare che d è una metrica su X (ved la fig.


2. 2) . • I
[La (i) e la (ii) sono ovvie. Per dimostrare la disuguaglianza triango-
84

lare, siano u,v,w E X.

Allora

d(u,v) = sup { I (u(x)-w(x))+(w(x)-v(x)) j : xE [0,1]} i

S sup { ju(x)-1-1(x) I +j w(x) - v(x) I: xE [0,1]} S

S sup { j u(x) - w(x) j : x È [0,1]} +

+ sup { j w(x)-v(x) j : xE [0,1]} =

= d(u,w) + d(w,v) ]

u(x)

v(x)

o 1 X

figura 2.2

2.12 Sia X= C([O,l]) l'insieme delle funzioni reali


continue su [0,1]. Per u,veX poniamo
1
d(u, v) =
.
Jo ju(x)-v(x) jdx
85

Verificare che d è una metrica su X (la distan-


za d(u,v) è rappresentata dall'area della regiQ
ne tratteggiata in figura 2.3).

u ( x)

V( X)

o 1 X

figura 2.3.

[La disuguaglianza triangolare si ottiene integrando su [0,1] membro


a membro la relazione

Iu(x)-v(x) I ~ Iu(x)-w(x) i+ lw{x)-v(x) I , VxE [0,1]

E; ovvio che d(u,v) = d(v,u). J:nfin;i, in base alla continuità di .u, v,


come nell'esercizio 5.4 del volume I, parte seconda, si prova che, se
d(u,v) = O allora risulta lu(x)-v(X) I = O per ogni xE [0,1] e quin-
di u = v ]

2.13 Dimostrare che l'unione di due sottoinsiemi Y1 ,

Y2 limitati dello spazio metrico (X,d) è un in-


sieme limitato.
[Sia Ci= Ci(xi,ri) un cerchio chiuso contenente Y i' per i= 1,2. AllQ

ra i 1. cerchio chiuso C = C (x 1
,r) di centro x 1
e raggio r=max {r 1,
86

r 2 } + d(x 1 , x:?) contiene C 1 U C 2 e perciò Y 1 U Y 2 . Infatti C

contiene ovviamente C 1 ed inoltre risulta

per· ogni x E e2 ]

2B. Condizione di Ca~chy. Completezza.

Sia (X,d) uno spazio metrico e sia xn una succes-


sione di punti di X. Si dice che x n converge verso un
punto xeX se, per ogni E> O, esiste veN tale che
d(xnx) < E per ogni n > v, cioè, se risulta d(xnx) ➔ O

Sia C un sottoinsieme di X, allora si verifica


che C è chiuso se e solo se C contiene il limite di
ogni successione convergente xn con x 0 eC, Vn~N.
Si dice che x 0 _è una successione di Cauchy se, per Q

gni E> O, esiste v e N tale che d(xp, xq) < E, per


ogni p, q > v.
Una successione convergente è anche di Cauchy,ma,
in un generico spazio metrico, una successione di Cau-
chy non sempre è convergente (ved. l'eserc. 2.15).
Lo spazio metrico (X,d) si dice completo se ogni
successione di Ca~chy è convergente.,
Poichè ogni successione di Cauchy di numeri reali
è convergente, lo spazio euclideo R è completo (ved.
l'eserc. 2.20).
Relativamente agli spazi metrici completi è impoL
87

tante il seguente:
TEOREMA DELLE CONTRAZIONI . - Sia (X, d) uno spazio
metrico completo e f una contrazione su X con costante L,
cioè una funzione definita su X a valori in X tale che

d(f(x), f(y)) < Ld(x,y)

per ogni X, yEX, con L numero reale positivo e minore di 1.


In tali ipotesi esiste uno ed un solo x 0 eX tale che f(x 0
) =
= X0 (x 0
si dice punto unito o punto fisso per f(x)).
Rimandiamo al paragrafo 12C del volume I (parte
prima) per una discussione e per la dimostrazione del
teorema delle contrazioni nel caso in cui X sia un
intervallo chiuso di Re d la usuale distanza eucli-
dea d(x,y) = lx-yl.

2.14 Sia f:R➔ R definita da f(x) = mx+q, con m,qER.V~


rificare che:
(a) f(x) è una contra~ione su R se e solo se
Imi < 1.
(b) Se m=l la funzione f(x) o non ha punti fis-
si, oppure, se esiste un punto fisso su R,
esso non è unico_
[ (a) Vale l' fdentità

If(x)-f(y) I=Im(x-y) I I m I . I x-y I • ' vx,yE R.

Perciò f(x) è una contrazione con costante L = Im I se e solo se


lmI < l; (b) se m= 1 risulta f(x) = x + q. L'equazione x 0 + q= x 0

o non ha soluzioni(se q 1 O), oppure ogni x ER è soluzione (se q=O) ]

2.15 Verificare che l'insieme Q dei numeri razional~


munito della metrica usuale d(x,y) = lx-yl non
88

è completo.
[La successione di numeri razionali xn = (1+1/n)n è di Cauchy (in quanto

convergente in R) ma non è convergente in Q, in quanto lim xn =e~ Q]


n ➔ «>

2.16 Sia X un insieme e sia d la metrica definì ta da

o se X y
d(x,y) =
{ 1 se X 'f y.

Verificare che una .successione xn dì punti dì X


è convergente verso x, se e solo se essa è defi-

nìtìvamente costante, cioè se e solo se esiste


\!EN, tale che xn = x, per ogni n. > \!.

[Poichè la relazione lim d(xn,x) = O implica che esiste V EN tale,


n
che d(xn,x) < 1/2 per n > V , si ha l'asserto ]

2.17 Verificare che lo spazio metrico (X,d) definito


nell'esercizio precedente è uno spazio metrico
completo.
[se xn è una successione di· Cauchy, allora esiste \! È N tale che d(xp ,

ogni p ,q > \! • Dunque xn è una successione definitivamente costante e

perciò convergente]

2.18 Verificare che una successione xn di Cauchy nel-


lo spazio metrico (X,d) è limitata.
[ Poichè xn è di Cauchy, esiste \! EN tale che d(xp,xq) .$. 1 per ogni p ,q>
> \I. Perciò l'insieme degli elementi della successione aventi indice
maggiore di V è limitato. Poichè l'insieme degli elementi della sue -
cessione aventi indice minore o uguale a \I, essendo finito, è limite_
to, l'asserto segue dall'esercizio 2.13]

2.19 Sia (X,d) uno spazio metrico e sia xn una sue -


cessione dì Cauchy dotata di un'estratta x con
nk -
vergente verso x0 • Allora anche xn è convergen-
te verso x0 •

[ Fissato E > O, sia \I tale che

per. p,q > V

per k > V.

Allora, per k > V risulta

in quanto nk L k > \I J

2.20 Dimostrare che una successione di Cauchy di nu-


meri reali è convergente.
[se xn è di Ca~chy, essa è limitata (ved. l'eserc. 2.18) ed allora; a

norma del teorema di Bolzano-Weierstrass (ved. il paragrafo 7H del vol

I, parte prima) essà ammette un'estratca xn convergente. Dall'eserci-


k
zio 2.19 segue l'asserto]

2.21 Dimostrare che Rn, con la metrica euclidea dn è


uno spazio metrico completo.
90

sendc per i= l, .•• ,n

le successioni xik sono di cauchy in Re percio convergenti. Posto xi=

= lim x.k ex= (x 1 , ••• ,xn) si ha (ved. l'eserc. 2.5)


k➔ CD 1

n
dn(xk,x) ~ [ Ixik - xi I ,
i=l

per cui risulta dn(xk,x) ➔ O, cioe xk converge verso x in Rn J

2. 22 Sia I un intervallo di R e sia L.(I) lo spazio del


le funzioni reali limitate su I. Posto per u,v e
E L(I)

d(u,v) = sup: {lu(x)-v(x)!: xeI};

verificare che la successione une L(I) converge


verso ueL(I) nella metrica d, se e solo se un ➔ u
uniformemente in I.
[Ved. il paragrafo lA ]

2.23 Verificare che lo spazio L([0,1]) delle funzioni


limitate in [0,1], munito della distanza
(*) d(u,v) = sup {lu(x)-v(x)I: xe[0,1]}

è uno spazio metrico co~pleto.


[Sia (un) una successione di Cauchy in L( [0,1] ); allora (un) verifica

la condizione di Cauchy uniforme e, pe_rciò, per il teorema ·2 del par. lA,


essa converge uniformemente verso una funzione u E L( [O, 1] ) ]
91

2.24 Verificare che lo spazio ~([0,1]) munito della


metrica(*) è uno spazic ~etrico completo.
[Basta tener pre~ente l'esercizio p~~~~~~~te e ricordare che il limite
uniforme di funzioni continue è con~:...7~: (teorema 3 del par. lA) ]

2.25 Sia C 1 ([a,b]) l'insieme èelle funzioni continue,


con derivata prima conti~u~ in [a,b]. Posto

d'(u,v) sup lu(x)-,·,,x}j+ sup ju'(x)-v'(x)j


xE [a,b] xE [a,b]

verificare·che (C 1 ([a,b~1 d') è uno spazio me-


trico completo.
[Che d' sia una metrica, si prova eone n~ll'esercizio 2.11. Sia ~ una

successione di Cauchy rispetto ad'; allora un e u~ sono .entrambe di

Cauchy in (C0 ( [ a,b ] ) ,d) ove d è l'usuale metrica su C0 ( [ a,b ] )

considerata nell'esercizio 2.24. P0iché C0 ( [a,b] ) è completo, esistQ

no due funzioni continue u e v tali che d(un,u) ➔ O e d(u~,v) ➔ O.

Dimostriamo che v(x) = u' (x) per ogni x E[ a,b ] • Essendo

un(x) - un(a) = r
a
u~(t) dt

u (a) ➔ u(a), applicando il teorema di pas -


0

saggio al limite sotto il segno di integrale (ved. il paragrafo lA de_l


cap. 1), comP. è lecito in quanto u~ ➔ v uniformemente, si ha

x
u(x) - u(a) =
fa
v(c)dt.

Da quest'ultima uguaglianza segue u' = v]


92

2.26 Sìa (X,d) uno spazio metrico completo, e sia YcX.


Dimostrare che Y, munito della metrica indotta da
d, è uno spazio metrico completo se e solo se Y
è un sottoinsieme chiuso di X.
[se Y è 'completo -rispetto a d, sia Yn una successione di punti di Y con

vergente verso x ex. Poichè Yn è una successione di cauchy in Y, essa

converge verso un punto y e y. Dunque risulta x = yE'f e perciò Y è Cffi!!


so, in quanto r.ontiene_ il limite di una sua qualunque successione con -
vergente.
Viceversa, sia Y chiuso in X e sia xn E Y una success_ione di Cauchy.
Poichè (X,d) è completo, esiste xe X tale che xn➔ x. Poichè Y è chiuso e
xn E y,. allora anche x èy . Pertanto Y è uno spazio metrico completo]

2.27 Considerata la successione un(x) = ✓ 1+n 2 x 2


/n,per

xe[-1,1], verificare eh~ un(x) ➔ lxi uniformernen


te. Dedurne che lo spazio C 1 ([-1,l]) delle fun -
zioni continue con la loro derivata prima in [-1
1], munito della metrica della convergenza uni -
forme

d(u,v)= sup { iu(x)-v(x) I x€[a,b]} ,

non è completo.

[Si ha

l
<
n [ / l +n 2 x 2 +n Ix I] - n

per cui un(x) ➔ Ix I uniformemente. Allora il sottoinsieme C1 ( [-1,1])


di C0 ( [ -1,1]} non è chiuso rispetto alla metrica d. Tenendo conto del

l'esercizio 2.26, si ha l'asserto]


93

2C. Sp=zi metrici comp=tti

Uno spazio metrico (X,d) si dice compatto se da o


gni successione di punti di X se ne può estrarre una
convergente verso un punto di X.
Poichè da ogni successione limitata di numeri rea
li se ne può estrarre una convergente, allora un so!
toinsieme chiuso e limitato Y di R, munito della me-
trica indotta da quella euclidea, è uno spazio metri
co compatto:
Sia (X,d) uno spazio metrico e sia f:X➔~ una fun
zione reale definita in X.
Si dice che f è continua in x eX se per ogni E>O 0

esiste o>O tale che per ogni xeX con d(x,x <6, r1- 0
)

sulti lf(x)-f(x 0 )I < E.


Si dice che f è continua in X se f è continua in
ogni punto x eX. 0

Si dice che f è uniformemente continua in X se, per


ogni E > O esiste o > O tale che d(x, y) <o => If(x) -
- f(y) I < E.
Sussistono i seguenti notevoli teoremi.
TEOREMA 1. Se (X,d) è uno spazio metrico compatto,allora es
so è completo.

TEOREIV,A 2 (di Weierstrass). Se (X ,d) è uno spazio metri-


,::ocompatto e f : X ➔ R è continua, allora :f ha massimo e mi
nimo in X.

TEOREMA 3 (di Cantor). Se (X,d) è uno spazio metrico com-


patto e f : X ➔ R è continua, allora f è uniformemente con-
tinua.

Uno spazio metrico (X,d) risulta separato (o di Haus -


dorff ), cioè due punti distinti di X ammettono sempre
aJ,meno due intorni disgiunti.
Sia (X,d) uno spazio metrico. Un sottoinsieme Y
di X si dice compatto se, munito della metrica indot-
ta da d, esso risulta uno spazio metrico compatto.
94

Un sottoinsieme chiuso di uno spazio compatto è


compatto.
Si dimostra, infine, che un sottoinsieme y dello spa-
zio euclideo Rn è compatto se e solo se Y è chiuso e limitato.

2 .28 Verificare che, se (X,d) è uno spazio metrico e


f : X ➔ R è una funzione reale, allora f è conti
nua in X se e solo se x n ➔ x => f (xn ) ➔ f (x) .

2.29 Verificare che, se (X,d) è uno spazio metrico e


f : X ➔ R è una funzione reale, allora_f è uni -
formemente continua se e solo se, per ogni cop-
pia xn , Yn di successioni di punti di X tali che
lim d(xn,Yn) = O, si ha lim lfCxn)-f(yn)I = O.
n n

[Ved. l'esercizio 9.31 del vol. I, parte prima]

2.30 Sia (X,d) uno spazio metrico. Fissato x 0 eX, veri


ficare che la funzione xeX ➔ d(x,x 0 ) è uniforme-
mente continua su X.
[Proviamo preliminarmente la disuguaglianza

Vx,y EX.

Dalla disuguaglianza triangolare deduciamo che

La disuguaglianza iniziale segue _dalla definizione di valore assoluto e


dalla proprietà della- distanza d(x,y) = d{y,x). La verifica della conti
nuità uniforme la si fà con O=E ]

2.31 Dimostrare che uno spazio metrico compatto (X,d)


è anche completo (teorema 1).
95

[Sia xn una successione di Cauchy. Poichè X è .compatto,esiste un'estra1

ta da xn convergente verso un punto di X. L'asserto segue allora dallo


esercizio 2. 19 ]

2.32 Dimostrare che un sottoin_sieme Y compatto di u-


no spazio metrico (X,d) è limitato.
[se Y non fosse limitato, esisterebbero due successioni xn, Yn di pun-

ti di Y tali che lim d(xn,Yn) = + "'. Poichè Y è compatto, da tali


n

successioni se ne potrebbero estrarre due xnk e Ynk' convergenti ri -

spettivamente verso i punti x,y E Y. Essendo, come si verifica facil -


mente,

Id(x,y)-d(xn k
,Yn )
k.
I i. d(x,xn k )+ d(y,yn
k
),

si avrebbe lim d(xn ,Yn) = d(x,y), il che è assurdo ]


k k k

2.33 Sia Y il sottoinsieme dello spazio i 00 definito


da Y; {xe1 00
: d(x,O) < 1} ove d(x,y) è defini-
ta come nell'eserc. 2.10 e O= (0,0,0, ... ) .
Verificare che Y non è compatto.

[La successione di punti di Y

cioè la successione xk = (xkl' xk2 , •.... ) definita da xki Oki' non

ammette estratte convergenti, in quanto per k f h si ha

2.34 Dimostrare che lo spazio C([0,1]) non è compat-


to rispetto alla convergenza uniforme.
Yb

[La successione un(x) = xn per x E [ 0,1 ] non ammette alcuna estratta

convergente uniformemente, in quanto una qualsiasi estratta puntualmen-


te convergente, converge necessariamente verso la funzione discontinua
u(x) = O per x E [ 0,1), u(l) = 1 ]

2.35 Una famiglia Y di funzioni appartenenti a C0 ([a,


b]) si dice equicontinua se VE > O, 3:6>0 tale che
per x,ye[a,b]

jx-yj < o => ju(x)-u(y) I < E UE Y.

Dimostrare che una famiglia YcC 0 ([a,bJ} equicon-


tinua ed equilimitata è compatta in C 0 ([a,b]).
[Basta invocare il teorema di Ascoli-Arzelà]

2.36 Sia (X,d) uno spazio metrico compatto, sia x 0 e X


e sia xn una successione di punti di X. Se ogni
estratta da xn convergente, converge verso x 0 ,al
lora xn ➔ x".
[se xn non converges~e verso x 0 , esisterebbe E > O ed un'estratta x
nk
da xn tale che d(x 0 ,xn } ~ E per ogni k e N. Poichè X è compatto, x
k nk
ha un'estratta xn convergente verso un punto x. Dall'ipotesi, segue
kh

che necessariamente x = x e cioè x ➔ X Il che é assurdo, in


o nkh 0

quanto d(x ,xn


o kh
) ~ E , per ogni h E N J

2.37 Sia (X,d) uno spazio metrico e sia f: X➔ R uni -


formemente continua. Verificare che se xn è una
'successione di _Cauchy di punti di X, allora f(xn)
è una successione di Cauchy di numeri reali.
97

[ Fissato E> O, esiste o>o tale che d(x,y) o => I f{x)-f(y) I< E:.
<
Poiché xn è di Cauchy, in corri!ipondenza O, esiste \! EN tale che,
di
per p,q > \/ , si ~a d(xp,xq) <o ed anche I f(xp)-f(xq) I< E]

2D. Spa.zi n.orma.ti

Sia X uno spazio vettoriale. Una funzione che ad


ogni xeX associa il numero reale llxll si chiama norma
su X se ha le seguenti proprietà:
(j) llxll ..:. O; llxll = O se e solo sex= O
(j j ) Il À X Il = I À I . IlX Il , VxeX e

( j j j ) Ilx +y Il 2- Ilx Il + Ily Il

Se Il Il è una
norma su X, si dice che (X, Il Il) è uno
spazio o anche che X è uno spazio
normato, normeto,quag
do non vi sarà possibilità di equivoco. Dato uno sp~
zio normato (X, Il Il), ponendo d(x,y) = lix - yll si
ha una distanza su X, per cui ogni spazio normato ;è
anche metrico. Se (X,d) è completo, si dice che -X è
uno spazio di Banach.
Due norme Il 111 e Il 112 sullo spazio vettoriale X
si dicono equivalenti se esistono due costanti c 1 , c2 >
>O tali che

c 1 Ilx Il 1 2- Ilx Il2 2- c 2 Ilx Il 1 V xeX.

Per indicare che la successione xn di punti dello sp.§:_

zio normato (X, Il Il) converge verso il punto xeX,cioè


per indicare che llxn -xll ➔ O, scriveremo xn ➔ x.
Evidentemente, se due norme sono equivalenti,es-
se determinano le stesse successioni convergenti.
98

Nello spazio Rn la norma

n
(1) !xl (r X~ ) 1/2
l.
i=l

prende il nome di norma euclidea.

Se X è uno spazio normato, una funzione f X· ➔ R


verificante le proprietà

f(x+y) = f(x) ~ f(y) Vx·, reX


f (cxx) = o:f (x) VxeX, VaeR

prende il nome di funzionale lineare su X.

2.38 Sia X uno spazio normato e siano Àn,ÀeR; xn,Yn,

x,yeX. Dimostrare che se Àn➔ À, xn ➔ x, Yn➔y, al


lora si ha: xn+yn ➔ X 1-y, ÀXn ➔ Àx, ÀnX ➔ ÀX.

[ Dagli ass:io·mi della no=, segue Il (x+y)-(xn+yn) Il ~ !I x-xn!I +


+ lly-ynl\; IIÀx-Àxnll= IÀI llx-xnll; !IÀnx-Àxll=IÀn-ÀI

lix Il]

2.39 Sia X uno spazio normato. Dimostrare che, per x


yéX, risulta I llx\l - llyll j .s_llx-y\l. Dedurne che,
se xn ➔ x, allora \lxn/1 ➔ llxll.
I

[ Dalla disuguaglianza (jjj) segue Il xli = Il (x-y)+yll ~-- llx-yll +Il y\l ;

scambiando x con y si ottiene la disuguaglianza richlesta ]

2.40 Sia C 0 ([a,b]) l'insieme delle funzioni reali co~


tinue nell'intervallo chiuso e limitato [a,b] .
99

0
Posto, per ueC ([a,b])

xe[a,b]}

verificare che Il llm è una norma, rispetto alla


quale C0 ([a,b]) è uno sp~zio di Banach.
[La (jj) è evidente. Si veda l'esercizio 2.11 per la (j) e la (jjj). Che
lo spazio sia di Banach segue dal teorema 2 del paragrafo 1A e dell'e-
ser.2.22]

2.41 Sia X uno spazio normato e sia f: X ➔ R un fun


zionale lineare su X. Dimostrare chef è conti-
nuo se e solo se 3k > O tale che

(*) lf(x)I .:::_k llxll ìf XEX.

[ Se vale la (>'<), allora per la linearità di f, si ha I f(xn)-f(x) I

jf(xn - x)I .:::_ k llxn - xli, per cui, se xn ➔ x·, allora é f(xn) ➔

➔ f(x).
Viceversa sia f continua e supponi= per assurdo che r,on valga la
(*). Allora per ogni n EN esiste x0 E X- {o} tale che it(xn) I L

L n llxn Il. Posto Yn = x/(n·II xn Il), si ha IlYn Il= 1/n ➔ O e per -

ciò Yn ➔ o. Poiché f è continua, dovrebbe esserP. f(yn) ➔ f(O) = O ,

il che contrasta con la disuguaglianza

v-nEN]

2.42 Sia aeRn e consideriamo il funzionale f(x)


n
= E aixi ove a= (a 1
, ••• a 0
) ex= (x 11 ••• ,xn)
i=l
Verificare che esso è un funzionale lineare con
100

tinuo sullo spazio euclideo Rn.


. n
[Tenendopresente la definizione (1) della normaeuclidea su R e l'eseE
cizio 2.2 si ha

n 1/2 n
I f(x) I ~ ( L a f ) Ix I V xE R •
i=l
Applicandol'esercizio precedente, si ha l'asserto ]

2.43 Per ueC 0


([a,b]-) poniamo
b
I (u)
f
a
u(x) dx ;

verificare che I è un funzionale lineare conti -


0
nuo.su C ([a,b]) munito della norma llul,=max{lu(x)I
: a~ x ~ b}
[Tenendopresente l'esercizio 2.41, basta osservare che, per il teorema
b -
dellamedia, VuEC ([a,b])siha
0
lr(u)I= lf u(x)dxJ~(b-a)·llull]
a

2.44 Consideriamo l'insieme C0 ([a,b]) delle funzioni


continue nell'intervallo chiuso e limitato [a,b].
Posto per p ~ 1, U<C 0 ([a,b])

b
( l/p
I I
lulp = ( Ja lu(x) IP dx)
verificare che Il Il è una norma.
p
[Per verificare che llu Il =O=:>· u=O,si tenga presente l'esercizio
p
5.4 del vol. I, parte seconda. La condizione (jj) è evidente. La condi-
zione (jjj) diviene
101

(f b I-u(x)+v(x) Ip dx) itp i (


ibI- u(x)
Ipdx) itp +
a a

b
Ip dx) 1/p
+ (
fI
a
v(x)

e prende il nome di disuguaglianza di Minkowski . Dimostriamola.


Si ha

b p b p-1

fa
j u(x) t v(x) j dx =
f
a
Iu(x) + v(x) I Iu(x)+v(x) Idx .S.

.S. fI
a
b
u(x) + v(x) I p-l I u(x) j dx +

+ fI
a
b
u(x) + v(x) I p-l I v(x) j dx.

Dalia disuguaglianza di Holder (ved. l'eserc. 5,97 del vol. I, parte


p-1
seconda, con g(x) = I ~(x) + v(x) I e f(x) = u(x), oppure f(x) =

= v(x), (1/p) + (1/q) = 1) si déduce

b p-1

f a
Iu(x) + v(x) j Iu(x) Idx .S.

p-1 q ~q f p ~
f
b( b
~ [ j u(x)+v(•x) j ) dx] [ ju(x)j dx]P
a a

ed anche

b p-1

f a
Iu(x) + v(x) j Iv(x) I dx.$.
102

Dalle precedenti disuguaglianze, osservando che (p-l)q = p, segue

J
a
I u(x) + v(x) IPdx~

+(JI b
v(x) IPdx)P
1 ]

Dividendo ambo i membri per il primo fattore a secondo membro ed osser-


vando.che 1 - (1/q) = 1/p, segue l'asserto]

Z.45 Lo spazio G0 ([a,b]), munito della norma Il Il de-


P
firiita nell'esercizio precedente, non è uno sp~-
zio di Banach. Verificare ciò per p=l, facendo v~
d ere ceh la successione. uk ()x = x l/(2k-l), e d'1 Cau- .
~hy in C ([-1:1]), 0
ma non converge, rispetto ai-
la norma Il 111 , verso una funzione di C ([-1,1]).
0

[Per h,k EN, si ha

rl
lll\i-"lc 111 I~(x) - uk{x) Idx ~
J-1

Con la sostituzione x = - y si ha
103

O l
f-1
It;.i(x)- uk(x) I dx = rI
·o
t;.i(y)- uk(y) I dy

e perciò

11t;.i - uk Il = 2 J
1

o
It;.i - ~ I dx =2 fI o
l
("b-1)+(1-~) I dx 5.

Essendo per ogni me N

fI
o
1
um(x)-1 I dx = f[
o
l
1-// (2m-l) J dx= -
2m
l

dalle precedenti disuguaglianze s 7gue

e perciò la successione "11:è di Cauchy. Supponiamo ora, per assurdo ,

che uk converga ad una funzione u e C0 ( [ -1,1]) rispetto alla

norma Il '. 111 . Tenendo presente il risultato dell'integrale prece-

dente abbiamo

l
i. 2k + Il "11:-ull1.
104

1
Per k ➔ +m otteniamo J I u(x)-1 I dx = O; per l'ipotesi di conti-
O
nuità di u, risulta u(x) = l per ogni x e [0,1] (si veda l'eser-

cizio 5.4 del volume I, parte seconda). Per motivi analoghi si vede

che deve essere u(x) = - l per ogni x <O.Ciò contrasta con la ipote-

si di continuita di u(x) in [ -1,1 JJ

2.46 Sia tt . Ilp la norma definita su C0 ([a,b]) nell'e-


sercizio 2.44. Posto

!Iuli = lim llull


p
p ➔ + 00

verificare che !Iuli - max { ju(x) I : xe [a, b]}


[Si tenga presente l'es. 5.99 del vol. I, parte seconàa]

2.47 Posto per u~C 0 ([0,2])

f
2

!Iuli sup ju(x) I + ju(x) I dx


O <x< 1
1

dire se Il Il è una norma in C ([0,Z]) 0

2
[se Il ull = o, allora sup { ju(x) I : O ~x~ 1} =Oe J ju(x) idx=O,
l
perciò risulta u(x) = O per x E [0,2] . La condizione (jj) è di facile
V9rifica. Per dimostrare la (jjj) si hsservi che

I u(xj + v(x) I j u(x) j + sup I v(x) I


O~xil

(ved. l'eserc. 1.46 del vol. I, parte prima) e che


105

f.[ ju(x) I
2 2
J / u(x) + v(x) Idx i + / v(x) I ] dx]
1 1

2.48 Si consideri su C0 ([0,1]) la norma llullp defini-


ta per ogni p > 1 nell'esercizio 2.44. Si consi
deri anche la successione di C0 ([0,1]):

Vxe[0,1], \fneN.

(a) Verificare che un converge verso la funzio~


ne identicamente nulla u=0eC 0
([0,1]) rispe!
to alla norma ~u111 •
(b) Verificare che un non converge verso u=O ri
spetto alla norma ttull 2 •

[(a) llun - ull 1 = l Il;


o
1
xn I dx= /~
Jo
l
x
n In
dx= --
n+l
-
perciò

;-
V n
lim llun-u111 .= lim --=
n + 1

,
(b) invece si ha:
n ➔ +co n'+f CD

{ n r
j
l 2n !
2
x dx} = --
n
2n.Ll
o

e tale quantità non converge a zero per n ➔ +co]

2.49 Generalizzando l'esercizio precedente, verifica


re che la successione u n in C ([0,l]) 0
definita
da
1/q
un (x) n
106

(con q > 1) converge per n➔ +m verso la funzione


u=O rispetto alla· norma· llullp se e solo se p < q.
[ Ilu
n
Il
p
= {I I
O
l
n
1/q
x
n IPdx }1/p
= n
1/q {f 1 xnp dx }1/p
O •
=

= n(l/q)-(1/p) { _l_ } 1/p


p+(l/n)

e tale· quantità. conve,ge verso .zerv se e solo se risulta (l/q)-(1/p)<O


cioè, se e solo se p < q]
Capitolo 3

FUNZIONI DI PIU' VARIABILI

In questo capitolo prendiamo in considerazione


funzioni reali di n variabili reali, che denotiamo
con il simbolo

In particolare consideriam~ n = 2; in tal caso


diremo che f -è una funzione reale di ,:!ue variabili
reali e useremo indifferentemente le notazioni

oppure f(x,y);

naturalmente nel primo caso le due variabili indipeg


denti sono x1 , x 2 , mentre nel secondo caso sono x,y.
Rimandiamo invece la trattazione delle funzioni
di tre o più variabili all'ultimo paragrafo di que-
sto capitolo.
Per rappresentare graficamente una funzione di
due variabili si può procedere in due modi. Un primo
1.08

metodo consiste nel rappresentare i punti di coordin~


te (x,y, f(x,y)) in un riferimento cartesiano ortogo-
nale di assi x,y,z, ottenendo una superficie in R3 de!
ta grafico della funzione f(x,y).
Un secondo metodo consiste nel disegnare nel pia-
no x,y le linee di livello della funzione f(x,y), cioè
il luogo dei punti di coordinate (x,y) tali che

f(x,y) = z = costante,

per diversi valori della costante. Questo metodo si~


tilizza usualmente per rappresentare una zona geogra-
fica su di una carta topografica; in tal caso la li-
nea di livello z = O (livello del mare) rappresenta Ja
costa, le linee di livello z =costante> O rappreseg
tana i punti al di sopra del livello del mare ad al-
tezza fissata, mentre le linee di livello z = costan-
te< O danno una rappresentazione del fondo del mare.
Di seguito proponiamo alcuni esempi.

figura 3.1
109

3.1 Si consideri la funzione f(x,y) = x 2 +y 2 . Verifi-


care che il grafico di f è un paraboloide come
in figura 3.1 e che le linee di livello di f si
rappresentano in un riferimento cartesiano orto-
gonale d~ assi x,y come nelle figure 3.Z(a) e
3.Z(b).

3 X

figura 3.2 (a) figura 3.2 (b)

3.2 Disegnare il grafico e le linee di livello della


funzione di due variabili f(k,y) = y 2 -x 2 .

[ Il grafico è in figura 3.3. Le linee di livello y 2 -x 2 =z = costante


sono iperboli equilatere, se z f. O. Mentre, se z = O, il luogo dei pun- ,
2 2
ti di coordinate (x,)I) tali che y - x = O è costituito dalle due re!;_
te di equazione y = '± x. Si veda la figura 3.4]
110

figura 3.3 figura 3.4

3.3 Disegnare approssimativamente e, limitatamente al


le coppie (x,y) per cui f(x,y) ~ O, il grafico del
le funzioni

(a) , f(x,y)=y2-x 2
(b)

[ (a) Il grafico di f(x,y) in un intorno dell'origine è disegnato in figura


3.3 "1, limitatamente alle coppie (x,y) per cui f(x,y) ~ o, in figura 3.5;
(b) figura 3.6]
z z

-----►
y y

figura 3.5 figura 3.6

3.4 Disegnare approssimativamente e limitatamente al


le coppie (x,y) per cui f(x,y) ~ O il grafico daj,_
la funzione f(x,y) = sen x. Deter~inare inoltre
le linee di livello.
[ La funzione_f(x,y) dipende esplicitamente dal4t sola variabile x; Come
tutte le funzioni costanti rispetto ad y (e definite per ogni x E R),le
linee di livello sono rette parallele all'asse y. Il grafico della par_
te positiva di f(x,y) è disegnato in figura 3.7]
112

- - - - - - ~--"'----- y

figura 3.7

3.5 Disegnare il grafico della funzione f(x,y)=~ 2 7x 3 •

[ Figura 3.8]

3.6 Disegnare il grafico della funzione f(x,y)=/x 2 +y 2!

[ Per y = O risulta f(x,O) = /0 = x I I.


Analogamente,. per · x = O ri -
sulta f(O,y) = IYi . Il grafico di f(x,y) si ottiene facendo ruotare in
torno all'asse z il g·rafico della funzione di una variabile reale x➔ Ix'i.
Si ottiene un cono circolare retto (con z ~ O), come in figura 3.9 ]
113

z
z

1 y

X
X

figura 3.8 figura 3.9

3.7 Determinare le linee di livello e disegnare per


X ~ 0, y > o i grafici delle funzioni

y2 x:y
(a) z =
x2+y2 (b) z x2+y2

[ Le funzioni date non sono definite nell'origine degli assi. Le linee di


livello sono costituite dalle semirette passanti per l'origine. La fWl-
zione in (a) è maggiore od uguale a zero per ogni (xiy) I (O,O). Il mi-
nimo di f(x,y) si ottiene per y=Oe vale O; il massimo si ottiene per.
114

>è = O e vale 1. Il grafico della funzione in (a) è in figura 3.10; in


particolare per x = y la funzione vale 1/2. La funzione in (b) assume
il valore O in corrispondenza dei punti (x,y) tali che x = O (e y; O),
oppure tali che y = O (ex; O). Il massimo di f~x,y) si ottiene in co~
rispondenza della retta di equazione y = x e vale z = 1/2 (il minimodi
f(x,y) vale -1/2 ed è assunto sulla retta di equazione y=-x). Il grafi-
co è in figura 3.11]

figura 3.10 figura 3.ll.

2 2
3.8 Disegnare il grafico della funzione z=e-Cx +Y ).

r La funzione è definita e positiva per ogni (x,y) E R2 • Il massimo su R


2

è assunto per (x,y) = (O,O) e vale z=l. Il grafico è.in figura 3.12]
115

figura 3.12

3B. Insiemi di definizione

Di seguito proponiamo la determinazione dell'in-


sieme di definizione , o campo di esistenza , o dominio, di
una assegnata funzione di due variabili reali.

3.9 Determinare l'insieme di definizione delle se-


guenti funzioni
(a) z = log (1-x2 -y2) .(b) z ✓ z-x2-y2

(e) z = log (x2+y2-1) (d) z ✓ -lx2+y2-z1

-1
(e) z = log (x2_+y2) (f) z = (x 2+y2)
llb

((a) La funzione è definita se l-x 2 -y 2 > o, cioè se x 2 + y 2 < 1, che


è il _luogo geometrico dei punti del piano x,y interni al cerchio di cen
tro.(0,0) e raggio 1 (circonferenza esclusa); (b) la funzione è defini-
ta nei punti del cerchio di centro (0,0) e raggio fi (circonferenza
inclusa); (c) la fWlzione è definita all'esterno del cerchio di centro
(0,0) e raggio 1 (circonferenza esclusa). (d) la fWlzione è definita S.Q.
lo se x 2 + y 2 - 2 = O, cioè sulla circonferenza di centro ( O ,o) e rag -
gio /2; (e), (f) definite se (x,y) f. (0,0) ]

3.10 Rappresentare graficamente in un piano cartesia-


no x,y gli insiemi di definizione delle funzioni

[ (a) La funzione è definita per ogni coppia (x,y) E R 2 per cui y 2 -x 4 ::_O
,
cioè y. ::._ x , cioè ancora y ::._ x 2 oppure y ~ - x 2 • Si ottiene lo
2 4

insieme dei punti del piano x,y al di sopra della parabola di equazione
y = x 2 e al di sotto della parabol~ di equazione y = - x2 , tratteggil:!,
to in figura 3.13. Ad esempio, si verifichi come riprova, ponendo x = o,
che la funzione è definita su tutti i punti dell'asse y. (b) Il dominio
è costituito dall'insieme

2 2 2
{ (x,y) ER - X i y i X }

rappresentato con tratteggio in figura 3.14]

figura 3.13 figura 3.14


117

3.11 Rappresentare graficamente l'insieme di defini-


zione delle funzioni

2 2 1-x 2
(a) z=log(l-x )+log(l-y ) (b) z=log l-y 2

x 2 -l
(e) z=log(x 2 -l)+ log(l-y 2)
(d) z=log l-y 2

[(a) la funzione è definita nel quadrato (lati esclusi) definito da

{ (x,y) ER2 : - 1 < x < l; -1 < y < l }

tratteggiato in figura 3.15; (b) figura 3.16; (e) figura 3.17; (d) fi-
gura 3.18] ·

y y

1 X X

fig-..i.ra 3.15 figura 3.16

figura 3.17 figura 3.18


118

3.12 Determinare l'insieme di definizione delle fun -


zioni

(a) z = /sen/x 2 +y 2 (b) z = ✓x sen/x 2 +y 2

[(a) I.a fnnzione è definita quando sen / x 2 +y 2 ~ O, cioè per 2k 1T i


5. I 2 2
x +y i (2k+l) 1T, per k = 0,1,2, ... L'insieme di definizione è
tratteggiato in figura 3.19; (b) l'insieme di definizione ·è tratteggia-
to in figura 3 • 20 ]

y y

figura 3.19 figura 3.20

,
3.J3 Determinare l'insieme di definizione delle fun -
zion,i
x+y-1 .x2 -y2 +1
(a) z arcsen
x-y+l . (bj z=arctg x2+y2+1

[(a) la funzione è definita sotto le condizioni


119

x+y-1
-1 < -- <1 X - y + l / 0.
- x-y+l - '

Si è così ricondotti a risolvere i due sistemi di disequazioni

x-y+l > O x:-y+1 < O


{ -(x-y+l)S {
x+y-1 ~ x-y+l x-y+1 i x+y-1 S - (x-y+l)

Il primo si.sterna ha per soluzioni le coppie (x,y) ER 2 tali che x LO


y S 1 (la condizione x-y+l > O è soddisfatta di conseguenza pµrchè sia
(x,y),; (0,1)). Il secondo sistema ha per soluzioni le coppie (x,y) E
E R2 tali che x So, y l 1, purchè sia (x,y) I (0,1). L'insieme di te_
li punti costituisce il campo di esistenza della funzione ed è rappre-
sentato con tratteggio in figura 3.21; (b) la funzione è definita per
ogni (x,y) ER 2 ]

/
.
/
/
/

/ X X
/

-
/
/
/ ' /
/
/

figura 3.21 figura 3.22


120

3.14 Determinare l'insieme di definizione della fun -


zione

[La funzione è definib per le coppie (x,y)"verificà.llti le condizioni

y 2 - X 2 ~ 0·
{
1 - x
2
- y2 > o

Le soluzioni del sist~ sono rappresentate graficamente in figura 3.2~

3.15 Determinare l'insieme di definizione delle fun-


zioni di due variabili

- (x-1)2+y2 1
(a) z-log log (b) z=log(x log x+y)
X 2 +y 2

[(a) La funzione è definita per tutte le coppie (x,y) ER2 tali che x<l/2
con l'esclusione del punto (O,0); (b) l'insieme di definizione è tratteg
giato in figura 3.23 ]

2
X

flgura 3.23 figura 3.24


121

3.16 Rappresentare graficamente in.un piano cartesia


no x,y l'insieme di definizione della funzione

f(x,y)
_ yzx-(x 2 +y 2 )
- 2+
X y2 - X

[La funzione è definita per tutte le coppie (x,y)E R2 soddisfacenti le


2 2
limitazioni x < x + y _$. 2x. Geometricamente (si veda il paragrafo 6D
del voll.DDe1°, parte prima) tale insieme è costituito dai punti <El ce.r,
chiodi centro (1,0) e raggio 1, privato dei punti del cerchio di cen-
tro (1/2,0) e raggio 1/2, tratteggiato in figura 3.24 ]

3.17 Determinare l'insieme di definizione delle fun-


zioni di due variabili
2
,/4-x2-y
(a) f(x,y) =
V x-y

(b) f(x,y) = V(!x!-l)(!y!-1)


!x!+!y!-1

(e) f(x,y)
arcsen cx~+y 2 -l)
log
xy

(d) f(x,y)
= arcsen (x+y-2)+ arcsen (x-y)
(x 2 -4x+y+3) TT

[(a) L'insieme di definizione, rappresentato in figura 3.25, è dato dal


l'unione:

{ (x,;) ER 2 : x 2 +y 2 _$.4; x >y }U{ (x,y) ER2 : x 2 +y 2 2 4; x<y}.

(b) Si noti in particolare che l'insieme { (x,y) ER2 : !x 1<1} I+ IY


è il quadrato (lati esclusi) di vertici ( ±1,0) e (O, ± 1). La funzio-
ne data è definita nell'insieme tratteggiato in figura 3.26; (c) figu-
ra 3.27; (d) figura 3.28]
122

y y

X X

figura 3.25 figura 3.26

y
2

V2.X

I
figura 3.27 figura 3.28
123

3.18 Determinare l'insieme di definizione della fun-


zione
xz
f(x,y) =arccos e-4
+ y2 - 2)

[La funzione è definita nell'insieme tratteggiato in figura 3.29, costi


2 2
tuito dall'.ellisse di equazione(x /4)+ y 5. 3, privato dei punti in-
terni all'ellisse di equazione(x 2
/4}+ y 2
<1J

\/3

figura 3.29

3C. Limiti e c.on.t.:i.n.1..1ita.'

Ricordiamo la definizione di limite per una fun-


zione di n variabili reali. Se indichiamo con x un
generico punto di Rn e con (x 1 ,x 2 , ••• ,xn) le sue comp.2_
nenti, useremo la notazione
124

per indicare una funzione di n variabili reali. Inol


tre, denoteremo con lxl il modulo (o norma) di x, d~
to da

112
IX I = ( i=lE X~)
l.

Sia D l'insieme di definizione della funzione


f(x) e sia x 0 un punto di accumulazione per D; f(x)
converge ad i e R per. x che tende ad x 0 se, per ogni
E > O esiste un numero o > O tale che lf(x)-il< E:per
ogni XED tale che o r lx-xol < o. In simboli ciò si
scrive:

VE:> O Ho>O: Vxè0-{x 0


}

lirn f(x) = i <=>


x ➔x
{
o lx-x 0 l<o => lfCx)-tl<E:

Il lettore noti l'analogia con la definizione di


limite (finito) per le funzioni di una variabile rea
le. Faccia però attenzione che in questo caso il si!!!_
bolo Ix-x 0 I denota il modulo della differenza x-x 0 ,

cioè la distanza (euclidea) cli x da x 0 ; invece lf(x)-


-i I è il valore assoluto di f(x) - L Si ricordi anche
che x-x è un vettore
0
di Rn mentre f(x)-i è una quan
ti tà reale (scalare) .
Se f(x) è definita in x 0 e se il limite per x ➔ x 0
di f(x) è uguale a f(x 0 ), si dice che f(x) è continua
in X 0 •
Anche in questo paragrafo prenderemo.in conside-
razione le funzioni di due variabili e rimandiamo i
limiti e lo studio della continuità di funzioni di
tre o più variabili alla fine del capitolo. Per n=Z,
ponendo come d'uso (x 1 ,x 2 ) = (x,y), abbiamo la se -
guente definlz~one di limite:
125

lim f(x,y)=R..
joo 3:6>0: V(x,y)eD-{(x 0
,y 0
)}

(x,y) ➔ (xo ,y o)
l
< . /(x-x 0
) 2 +(y-y 0
) 2 <o=>
=> lfCx,y)-tl<e:

3.19 Utilizzando la definizione di limite, verifica-


re che

lim
(x,y) ➔ (O ,O)

[ Per mezzo della disuguaglianza x 4 =x 2 • x 2 ~ x 2 (x 2 +y 2 ) otteniamo

Perciò, per ogni E > O, posto O = fE , lii ha

/ x2 + y 2 < o =>
I---o
X
4

x2+y2 I < e: J

3.20 Utilizzando la d~finizione di limite, verifica-


re che

lim o .
(x,y) ➔ (O,O)

[Essendo
x4 _ y4 I~ --
x4
+ _Y_.
4
, si può procedere come nell '~
I x2 + y2 x2 +y2 x2+y 2
sercizio precedente]
126

1
3.21 Verificare che lirn y 2 cos
xy
o.
(x,y) ➔ (O,O)

[La funzione è definita al di fuori degli assi coordinati.• Dalla relazi.Q.


ne

si deduce che nella definizione di limite si può scegliere 6= IE ]

3.22 Utilizzando la definizione di limite, .verificare


che

3x 3 +2x 2+2y 2
(a) lim x2+y2 2
(x,y) ➔ (ù,O)

{y-12 4
(b) lim
x 2 +y 2 +2(1-x-y)
o
(x,y) ➔ (1,1)

[ (a) In base alla relazione Ix3 I=Ix I · x2 S. Ix I (x 2 + y 2 ) si ottiene

Dato che Ix j= ~ S. /~ 2
+y2 , per ogni E: > O, posto 6 = E: / 3,

si ottiene

3x 3 + Zx + Zy 2 I < E:
I
2 2 -
X 2 + y2

(b) il denominatore si può rappresentare nella forma x 2 +y 2


+2(1-x-y) =
.
= (x-1) 2 + (y-1) 2 . Si verifica la definizione di limite con la relazi.Q.
ne
127

I (y-1) 4
2
x +y 2 +2(1-x-y)
(y-1) 2
[ (x-1)
(x-1) 2 + (y-1) 2
2
+(y-1) 2
J

(y-1) 2 ]

3.23 Utilizzando la. definizione di limite, verifica-


re che

(a) lim (x-1) 5 -(x-1) 2 -3(y-1) 2


=-l
(x,y) ➔ (1,1)
x 2 +3y 2 -2(x+3y-2)

(b) lim
XY + y2 +X+ y = 3
(x,y) ➔ (4,-1)
y + 1

[(a) Il denominatore si può rappresentare nella forma

x 2 +3y 2 -2(x+3y-2) = (x-1) 2 + 3(y-l) 2


Si può procedere come nella parte (b) dell'esercizio precedente; (b)


la funzione data è definita nell'insieme { ( x ,Y) ER 2 : y I - l } • In
tale insieme vale la scomposizione

xy+y 2 +ic+y y(x+y)+(x+y) (x+y)(y+l)


=X+ y
y + l y + 1 y + l

Occorre perciò stimare I (x+y)-3 I . Risulta

dato che I (x-4) 2


~ / (x-4) 2
+ (y+l) 2
(ed a."lalogamente per /(y+1) 2)

si conclude ponendo 6 = E: /2 ].

3.24 Utilizzando la definizione, verificare che la


funzione f(x:y) = xy è continua nel punto (O,0).
128

[Occorre verificare che lira xy =O.A tale scopo è utìle la dis~


(x,y) ➔ (O,O)
1
guaglìanza Ixy I -< -
2
(x 2
+ y 2
) che, come facilmente si verifica, si

riconduce a x 2
+y 2 ± 2xy ~ O, V( x ,Y) E R2 • ìn base a tale disugua~ .

za, per ogni E > O risulta jxy I < E se x 2 + y 2 < 2 E. Perciò nel-

la definizione dì limite si può scegliere o = /u ]

3.25 Verificare che la funzione f(x,y) sen (xy) è


continua nel punto (0,0).
[Si può procedere come nell'esercizio precedente utilizzando la disugua -
glianza Isent I ..'.:_
It I (valida per ogni t E R) con t = xy]

3.26 Le seguenti funzioni

sen(x 2
+y2 /3)
(a) f(x,y)
x2+ y2;3

1-cos(xy)
(b) g(x,y) x2y2

ncn sono continue in (0,0), non essendo ivi defi


nite. Estenderle a (0,0) in modo da renderle, se
possibile, continue in tale punto.
[(a) La funzione f(x,y) può essere definita in (O,O) con il valore f(O,O)=
2
=l ed in tal modo l'estensione rìsulta continua in (C,O) (e su tutto R )

dato che

sen(x 2 +y 2 /3)
lim = l;
(x,y) ➔ (O,O) x2 +y2/3

sent
ciò segue dal limite di funzione di una variabile lim =1. Infa.!;_
t➔ O t
129

ti, per ogni E .> O esiste un nwnero O > O per cui (sent)/t-1 I I<
< E se O -I lt I< o. Perciò, posto t = x 2 +y 2 /3, risulta

O -1 /x2 +y2 i 13° /xz +y2/3 < /36 => lsen (x2 +y2/3) - 1 I<
X 2 + y 2 /3

<E •

(b) Si può procedere come nella parte (a) ponendo g(O,O) 1/2 e utì -
lìzzando il limite dì funzioni dì .wia variabile

1 - cost 1
lim = - ]
t ➔O
t2 2

3.27 Estendere con continuità a tutto R 2 , se possibi


le, le seguenti fuhzìonì dì due variabili reali
(a) f(x,y) = sen (Zx-Zy) _ _El_
x-y (b) f(x,y)- lxyl

(-e) f(x, y) xy loglxyl

(d) f(x,y) =

ex+y - 1
(e) f(x,y) =
3x + 3y

l+yy+x:2 ) y
(f) f(x,y) = (

[ (a) La funzione è definita nell'insieme { (x,y) E R 2 :x -I y } . In ba-


se al limite di funzione dì una variabile t(=x-y)

sen 2t
lim = 2
t4 0 t

è possibile estendere con continuità f(x,y) a tutto R 2 ponendo f(X:,y)=


uu

= 2 se x=y. (b) La funzione non è definita in corrispondenza degli assi


coordinati. Dato che non esiste il limite per t ➔ O della funzione t ➔
➔ t/ I t !,
non e possibile estendere con continuità f(x,y) a tutto R 2•
Si noti che la funzione data vale l sexy >.O (cioe nel primo e nel te~
zo quadrante) e vale -1 sexy< O. (c) La funzione converge a zero se
il prodotto xy tende a zero, in base al limite

lim t log t = O
t ➔ o+

perciò e possibile estendere con continuità, con il valore O, la funzi2


ne f(x,y) anche in corrispondenza degli assi coordinati. (d) La funzio-
2 2
ne non e definita nell'origine. Dato che lxy I 5. (x +y )/2 per ogni
(x,y) E R2 (infatti ciò corrisponde a x 2 + y 2 ± 2xy ~ O), risulta an-
che

lf(x,y) I= jxy I I log (x2 +y2)15. 2l (x2 +y2) log (x2 + y2 );

ponendo t = x 2 + y 2 ,. si verifica come in (c) che f(x,y) ➔ O per (x,y) ➔


➔ (O,O); perciò la fw1zione si estende con com:inuità all'origine degli
assi ponendo f(O,O) = O. (e) La funzione si estende con continuità allo
insieme { (x,y) ER 2 : x + y = O } con il valore 1/3. (f) La fun-
zione si estende con continuità all' insieme {(x,y) E R2 : y = O }
2
con il valore el+x J

Ricordiamo che una condizione necessaria affin-


chè una funzione f(x,y) abbia limite i per(x,y1 ➔
➔ (x 0 ,y 0 ) è che, per ogni curva regolare di equa~
zioni parametriche x=x(t), y=y(t) passanti per
(x 0 ,y 0 ) in corrispondenza ad un valore t0 (cioè
tali che x(tol = Xo, y(to)=yo), risulti

lim f(x(t) ,y(t)) = i.


t ➔t
o

Notiamo esplicitamente che, per l'esistenza del


limite della funzione di due variabili, il valo-
131

re i deve essere indipendente dalla curva (x(t),


y(t)) scelta.
In pratica spesso si prende in considerazio-
ne il fascio di rette passanti per (x 0 ,y 0 ), di
· equazioni para.aetriche

y(t)=y 0 + mt,

con i, m parametri direttori della generica ret-


ta (in questo caso è t 0 = O). Oppure, escludendo
le rette parallele all'asse y, si considera la
famiglia di rette di equazione cartesiana

dove il parametro m è il coefficiente angolare


della retta. In questo tecondo caso la variabile
indipendente è t = x e risulta t 0 = x0 •
Ricordiamo che l'applicazione del criterio s~
pra esposto con una particolare scelta delle CUI
ve passanti per (x 0 ,y 0 ) (ad esempio con una fami
glia di rette) fornisce una cortdizione solo ne-
cessaria, ma non sufficiente, per l 'esistfmza del
limite. Di seguito diamo alcuni esempi.

3.28 Verificare che non esiste il limite per (x,y) ➔


➔ (0,0) d·ella funzione

f (x' y) - ..2IT.._
-
2 2
X +y

[Consideriamo una generica retta passante per l'origine, di equazioni p~


rametriche x(t)=it, y(t)=mt, con 1,m ER ( 1 2 +m 2 ;! O). La funz.ione
composta {di una variabile reale) vale

it-mt im
f(x(t), y(t) )=f( h,mt)= (h) 2 +(mt) 2 Vt ;! O.
12+m 2 ,

Percio, fissati 1,m e R, la funzione composta e costante rispetto a t


132

è quindi, per t➔ O, converge al valore im/( R.2 +m 2 ). Tale valore di-


pende_. evidentemente, dalla particolare retta scelta; perciò la funzio-
ne di due variabili non annette.limite per (x,y) ➔ (o,o).
Si giunge allo stesso risultato considerando la famiglia di rette di
equazione cartesiana y(x) = mx. In tal caso la funzione composta (della
variabile x) vale

nuc2 m
f(x,y(x) )=f(x,mx)= 2 2 = l+m2 Vx i- O.
X +(nuc)

Anche in questo caso il valore limite (per x ➔ O) dipende dal parametro


m che individua. la retta]

3.29 Verificar~ che non esiste il limite per (x,y) ➔


➔ (0,0) della funzione

f(x,y) =
x 3 -2xy+y 3

x2+y2

[ Come nell'esercizio precedente si verifica ad esempio che

-2im
lim f( i t,mt) = R,2 +,n 2 ]
t-+o

3.30 Si consideri la funzione f definita per ogni (x,


y) ::R2 da:

xy
f(x,y)= x2+y2 se (x,y) f (0,0); f(0,0)=0.

Si verifichi che f(x,y) è continua sepa.ratamente


rispetto alle variabili x e y, ma che essa non è
continua in (0,0) come funzioi1e di due .variabili.
[Per y=O la funzione vale identicamente zero. Perciò

lim f(x,O) = lim O = O = f(x 0 ,0).


x➔x
o
x➔ xo
133

La funzione f(x,O) della variabile x è quindi continua su R. Se y=y /0


0

la fW1Zione f(x,y 0 ) è continua perchè rapporto tra due polinomi con.d~


nominatore che non si annulla. Analogamente la funzione della variabi-
le Y, f(x 0 ,y) è continua su R per ogni x 0 E R. Però la funzione ..di due
variabili non è continua in (O,O) perché, come mostrato nel.l'esercizio
3.28, non esiste il limite per (x,y)➔ (0,0). di f(x,y).
Il grafico di f(x,y) è rappresentato in figura 3.11;. si noti in
particolare che la funzione z = f(x,y) é nulla in corrispondenza agli
assi x,y. La discontinuità in (O,O) è evidenzia.ta in figura 3.11 dal
fatto che, avvicinandosi al punto (O,O) percorrendo una generic~ retta
per l'origine, si rimane ad urla quota (valore di z) dipendente dalla
retta stessa; in particolare, per x = y, si ottiene la quota z=l/2,men
tre per y=O (asse x) si ottiene la quota z=O ]

3.31 Utilizzando le rette per l'origine, verificare


che le seguenti funzioni non ammettono limite
per (x,y) ➔ (O,O).

(a) z=arctg Y (b) z = sen(x-2y)


X x-y

[(a) La funzione è costante sulle rette di equazione y=mx e la costante


(=arctg m) dipende dalla retta; (b) ponendo y=mx risulta

sen(x-2mx} sen [ (l-2m)x] l-2m l-2m


lim = lim
x➔ O x-::mx x➔ ù (l-2m)x 1-rn l·-m

Dato che il risultato del li.mite per x ➔ O dipende dal parametro m, la


funzione di due variabili non ammette limite per (x,y) ➔ (O,.O) ]

3.32 Si confrontino gli esercizi 3.31(b) e 3.27(a)


Si verifichi in particolare che il metodo propQ
sto per lo studio del primo limite non si adat-
ta per l'altro.

3.33 Si consideri la funzione f(x,y) =


134

Verificare che:
(a) Esiste il limite per x➔ O della- funzione co~
posta f(x,mx) su ogni retta. per l'origine di e-
quazione cartesiana y=mx ed il valore limite è
indipendente da m.
(b) Non esiste il limite di f(x,y) .per (x,y) ➔
➔ (0,0), dato che il limite per t➔ O della funziQ
ne composta f(it,mt) sulle rette di equazione I!!
rametrica x=it, y=mt dipende dalla retta scelta.
4 4 2
m x" m x
[ (a) Per ogni x ; O risulta f(x,mx) = 4 = •
2
X +m X 4
l+m X 2
4

Perciò lìm f(x,mx)=O. Si ricordi che la famiglia di rette di equazig_


x ➔O

ne y=mx non costituisce l'insieme di tutte le rette per l'orìgine, ma


rimane escluso l'asse y, di equazione x=O. Per x=O rìsulta f(O,y) = 1
per ognì y; o. Quindì_la funzione f(x,y) rìstretta aglì assì x,y con-
verge a valori fra loro dìstìnti (lìm .f(x,O)=O; lim f(O,y) = 1). Ciò è
x➔ O y ➔O

sufficìente ad affermare che la funzione dì due variabili non ammette


limìte per (x,y) ➔ (O,O).
(b) Per ognì t; O rìsulta f( tt,mt)

Si verifica facilmente che

se
lìm f( i t,mt)
t➔ O se i = O (ed m ; o) ]

3.34 Si consideri la funzione f(x,y) =

Verificare che:
(a) Esiste il limite per t ➔ O della funzione co~
posta f(it,mt) su ogni retta per l'origine di~
quazione parametrica x=it, y=mt ed il valore li
mite è indipendente dai parametri i,m.
(b) E' possibile determinare due curve regolari
passanti per l'origine sulle quali la funzione
135

assume limiti distinti; percio la funzione f(x,


y) non assume limite per (x,y} ➔ (O,O).
i 2 mt 3 i 2
mt
[ (a) Per ogni t I O risulta f(R.t,mt) = i - i 4t 2 + m2
· ( t) 4 +(mt) 2

Tale quantità converge a zero per t ➔ O qualunque siano i ,m ER (con


R.2 + m2 I O} (in particolare f(it, mt) è identicamente nulla se m-=0}.
(b) Si consi~erino le parabole di eq~zione cartesiana y=mx 2 , con m
parametro reale (tale scelta è suggerita dalla struttura del denomina~
tore, quadratico rispetto. ad y e di quarto grado rispetto ad x; la sce!:
ta è suggerita anche dal fatto che tali parabole sono linee di livello
della funzione). Risulta

mx4 m
f(x,mx) = 2 4 = l+m2 , vx ; o.
(l+m )x

Perciò la funzione è costante sulle parabole scelte ed il valore della


costante dipende da m. Ad esempio, per y = ± x 2
risulta f(x, ±x2 )=
= ± 1/2 e tale è ~che il limite per x ➔ O dì f(x, ±x 2 )]

3.35 Siano a,~ parametri reali non negativi. Verifì-


care che la funzione

f(x,y)

ammette limite finito (uguale a zero) per(x;yJ ➔


➔ (0,0) se e soltanto ~e a+~> 2.
[Lungo le rette y=mx per l'origine la funzione vale
~ a+~
f(x ,mx)= Im I Ix I
, (l+m2)x2.

Se a+~ -2 < O allora f(x,mx) ➔ +e.o per x ➔ o. Se a+ f3-2 = O la fun-


zione è costante sulle rette per l'origine (che risultano quindi linee
di lì~ell.o) e ·1a costante(= lm I~/(l+m 2
)) dipende da m. Perciò, se
a+~ i 2, la funzione f(x,y) non ammette lìmite finito per (x,y) ➔ (O,O).
Viceversa verifichiamo che, se a+~> 2, allora f(x,y} convel'ge a
zero per (x,y) ➔ (O,O). A tale scopo osserviamo che
136

a/2
(x 2 +y 2 )

ed analogamente I YI~

oi x2 + y2
,9'.+l?.-1
2 2
Se a+~> 2 allora a/2 + ~ /2 - 1 > O. Perciò (x 2 + y 2) ➔ o
per (x,y) ➔ (O,O). In base al teorema di confronto dei carabin~eri la
funzione data converge a zero ]

3.36 Siano a,~,r parametri reali non negativi. Deter


minare i valori dei parametri in modo che le se-
guenti funzioni ammettano limite finito per (x~
y) ➔ (O,O).

(b)

[(a) Come nell'esercizio precedente,la funzione converge a zero se e sol


tanto se a+~ > 2 y ; (b) utilizzando le parabole di equazione y=mx2 , si
•rerifi.ca che la funzione nor. ha limite finito se a+z ~ -4 y 5. o. Viceve1:
sa, se tale condizione non vale, la funzione f(x,y) converge a zero per
(x,y) ➔ (O,O); ciò si dimostra con il teorema di confronto (come nell'~
sercizio preceùente), utilizzando le disuguaglianze
a cx ~ .§
I x Iet = -
(x ,.) 4 5. (x 4 +
-
y2 )4 Iy I 5. <x
.. + y 2 >2 •

In definitiva la funzione risulta convergente in (O,Oj se e soltanto se


O: +2 ~ - 4 y > O. Si noti che la funzione dell'esercizio 3. 34 è un. caso
particolare (a parte i valori assoluti a numeratore) .con a =2, ~ =l e
y = 1; risultando in tal caso a +2 ~ - 4Y = O, la funzione non a11111ette
limite (finito), in accordo con quanto stabilito nell'esercizio 3.34 ]
137

3.37 Calcolare i seguenti limiti

. x2y2 1-cos(xy)
(a) lim 2 (b) lim
(x,y) -+(O,O) x4+y4
6
(x,y) -+(o,o) X +y

(e) lim
1-cos(xy)
(x,y)-+ (0,0) x2+y6

(e) lim lim


{x,y)-+(o,o)
x6+y4
(x,y)-+ {O,O)

x2 y2
[(a) Essendo x 2 ,i x 2 + y6,risulta anche O ,5_ 2 6 ,$_y 2 .5.x 2 + y 2 • Ne
_x +y
se~e che il limite per (x,y) ➔ (O,O) vale O; (b) sulle rette di equa-

zione y = mx la funzione vale

1-cos(mx 2 ) 1-cos(mx 2 ) m2
Vx # O,
x 4 +m"x" '(mx 2 ) 2 l+m"

m2
e per x -+o converge al limite --~- . Dato che tale valere dipende
2(Hm 4 )
dal parametro m, il limite in (b) non esiste; (c) il limite vale zero
e si può ottenere come prodotco dei limiti 3.37(a) e 3.26.(b); (d) con-
siderando la Iunzione sulle rette per l'origine, si verifica che il li-
mite non esiste; (e) si può calcolare il limite con il prodotto

lim lim .
(x,y)-+(O,O) (x,y)-+ (O,o)

Il primo fattore vale uno in base al limite di funzione di una varia-·


bile reale lim log(l+t)/t = 1; il secondo limite vale zero e lo si
t-+ o .
può verificare in modo simile a come indicate nella parte (a) del pr~
sente esercizio; (f) lungo le curve di equazione y = mx312 , con x>ò,
13 8

la funzione vale
m 2x6 m2x6
1-e 1-e m2
6 4 6 2 6
x +m x m x ltm 4

In base al limite di funzione di una variabile lim (1-et)/t = - 1, per


t➔ o

+ 2 ..
x ➔O l'espressione precedente converge a -m /(l+m ) • Dato che · tale
valore dipende da m, cioè dalla curva scelta, il limite in (f) non esi-
ste]

3.38 Quali delle funzioni considerate nell' esercizio


precedente si possono estendere con continuità
nel punto (0,0)?
[E' possibile estendere con continuita le funzioni in (a), (c), (e) defi-
nendole zero per (x,y) = (o,o). Non è invece possibile estendere in(O,O)
le funzioni in (b), (d), ·(f) ]

3D. Deriv-a.t.e pa.rzia.1i

Una funzione f definita in un intorno del punto cli


coordinate (x,y) ammette derivate parziali in tale pun-
to se esistono finiti i limiti (di una variabile rea-
le):
f(x+h,y)-f(x,y) f(x 1 y+k)-f(x 1 y)
lim
h k ➔ O k

Il primo dE,ii due limiti si chiama derivata parziale


di f rispetto ad x e si denota con uno dei simboli, fra
loro equivalenti,

af
ax
. 1
Analogamente, 1 .... secondo limite si chiama derivata par-
139.

ziale di f rispetto ad y e si denota con uno dei sirnbo


li

af
ay

Se f ammette derivate parziali in un punto (x,y)


si dice anche che f è derivabile in tale· punto (il le!,
tore faccia attenzione a non confondere tl concetto
di deri vabil:i. tà con quello di· differenziabilità, che
prenderemo in considerazione nel paragrafo successi-
vo).
Diretta conseguenza della definizione è che le
derivate parziali fx, fy di una assegnata funzione&
due variabili f(x,y) si calcolano con le usuali r~
gole di derivazione delle funzioni di una sola vari~
bile reale, considerando l'altra variabile costante
con il ruolo di parametro.

3.39 Calcolare, nel punto (x,y) (4,7), le derivate


parziali della funzione

f(x,y) = x3 + y2 - xy

[Per detenninare la derivata parziale di f rispetto ad x nel punto(4,7)


si fissa y ~ 7 e si calcola la derivata della funzione della sola va -
riabile x:

f(x,7) = x 3 + (7) 2
- 7x;

si ottiene 3x 2 - 7; ponendo x = 4 si detennina il valore di fx nel PI.I!!.


2
to (4,7): fx(4,7) = 3-(4) - 7 = 41. Per determinare la derivata par -

ziale di f rispetto ad y nel punto (4,7) si fissa x = 4 e si calcola


la derivata della funzione di una variabile (4) 3 + y 2 - 4y, che vale
2y - 4; ponendo y = 7 si ottiene il valore di ·f nel punto (4,7) :
y .
f (4,7) = 2-7-4 =· 10. In un punto (x,y) generico di R2 le derivate
y
140

parziali valgono

3.40 Calcolare le derivate parziali fx• fy deile se-


guenti funzioni nei punti interni ai rispettivi
insiemi di definizione.

f=x 2 · + 2y

f=xy

f=(x+y)(x-y)

1 X
f = X [ f J
y X y' . f y=- -y2
= -

x-y
f [f =~
x+y X (x+y)2
l+y 2
f = .15.±..Y... [ fx = (1-xy) 2 ;
1-xy
X
f

f x2+y2
x2-y2
f x2+y2
xy
f

f y-x
f - r::-::1
J
y I x-yI
1 1
f [f=--=- f = J
x 2 /x+2y Y /x+2y
141

X
[f=-- f = y ]
X /?+? Y/7+?
[f=--x- ; fy = o ]
x ~

f=2./xy [ f
• X
=•/!
v;-
x2
[ fx = (x3+y 3 )2/3

y2

f=sen(xy)

f=sen x · sen y 2 [ fx= cos x•sen y 2

fy=2y senx-cosy 2 ]

1 2 1 2
2
f= sen x+ -cos y [ f = - senx cosx;
3 2 X 3

fy= - seny cosy]

f=xy-sen(xy)cos(xy) [ f X=2y sen 2 (xy};

fy= 2x sen 2 (xy) ]

f=xy sen(xy) +cos (xy) [ fx=· xy 2 cos(xy) ;

fy=x 2 y cos (xy) ]

f=x 2 + [ fx=4x cos 2 (x 2 + y 2 );


+ sen(x 2 +y 2 )cos(x 2 +y 2 )
142

y [f =- y COS X 1
f sen x :i< sen 2x
f = --
Y sen x
]

f tgx·tg3y

tgx [f = --=-1 __
f f =~ ]
tgy x cos 2xtgy Y sen 2 y

1-tg(xy) . -2y
f= [f =
l+tg(xy) x [sen(xy)+ .cos(xy)] 2

-2x
f -------~,- 2
]
y- [sen(xy)+cos(xy) ]

X
f= arctg(xy) f =---
y l+x2y 2

f= arctg(Sx-7y) [r = __ s__ f----]


-7
X l+(Sx-7y) 2 Y- l+(Sx-7y) 2

f= arctg ~ X
]
y fy =- X 2+ y 2

f= l+arctg Y
X

f=(arctg ~) 2 [f = 2y arctg(x/y)
y X X2 +y2

-2x arctg (x/y) ]


f = ---,,-=---.:___:..:.
y X2 + y2

f= arctg x+y
x-y
143

arctg ~
f
x+y

~ [ fl:= Hx 2
1
f y --
-1 J
f = arctg l+xy ; - l+y 2

l
f ~ f Y-1+y2
--- J
arctg l-xy

y_. -y
f arcsen x [ fx= Ix I/x 2 -y 2

f = ✓~]
I I
X

y X X -y

~
f = arcsen
x+y

1
f log(2x+2y) [ f =f
X Y
= -
x+y
]

1
f lùg lx-yl [f=....:...; f=- -J.
x x-y Y y-x

1 l ]
f log (xy) [f=-;
X X
f
y
=-
y

f log .!. [ f
X
= ~X ; f
y
=- ~y J
y

~
f log +
X y
144

f =log ✓x 2 +y 2

f=-log sen(x 2
+y 2 )

2 2
f = 2y cos(x +y ) J
Y sen(x 2 +y 2 )

f=xy [1-log(xy)]

fy = - x log(xy) ]

x+ ✓'i"+"xT 1 -1
f=log [f=--;f=--]
y+ ✓ l+y2 _xri+;r y /i+?"
1+ ✓x2+y2
f=log
1- ✓x2+y2

xiy
f =e

f=e x/eY

y/x
f=2 y/x _ -y 2 log 2
[ fit- - x2

Y/x 1
2 2
f
y
=
X
og J
145

f 11 xy

f = (x - 1 ) exy [ f =xye
xy
• f = (-
1
+ x
2 x
- - ) e
xy ]
y X ' y y2 y

f ·~ex (seny+cosy) [ fx=f; f =ex(rosy-seny)


y.
]

[ f = ex f = O ]
X y

f xx

f [ Si noti che f(~,y)=y. x/2 J

xy xy
f (~) xy [ fx = y log(xy)(-) ;
e e

xy xy
fy = x log (xy) (- ) J
e

f = y
logx [ fx = /ogxlogy ;
X

log x logx
fy = y
y
146

· cosy cosy-1
f=(senx) [ fi:c:=cosx. cosy(senx)

·fy=-(senx)
cosy
seny log senx
J

-y 1 y-1
[ f = - (l+ - )
X X2 X

1 1
f = (l+ - )Y iog(l+ - ) ]
y X X

[ f = ? x? ( lcgy logx + ~ );
X X.

.f y= xy x-'l X
yX log· X J

f = X xY

2
f = xxY xY (logx) ]
y

f = xyY yY logx (l+logy) ]


y

2
3.41 Verificare che la funzione f(x,y)=/x +y 2 non a -
mette derivate parziali nel punto (O,Ò).
[Per y=O risulta f(x,O) = /~ = Ix I e, come ben noto, ·tale funzione
(di una variabile reale) non è d·erivabile per x=O; perciò non esiste
fx(O,O). Si può anche procedere in base all~ definizione, mostrando che
sono diversi i limiti destro e sinistro:

lim
f(h 1 0)-f(0 1 0)
h
lim Mh ± 1.
h ➔ o± h ➔O ±
147

In modo analogo si verifica che non esiste fy(o,o)]

3.42 In quali punti (x,y)eR 2 esistono le derivate paL


ziali della· funzione f(x,y) = lxyl?
[ Fissato y
0
E R, la funzione f(x,y 0
) = Jx I· Jy 0
I è derivabile (rispet-

to ad x) per ogni xi O se y 0 I O; mentre, se y 0 = o, la funzione f(x,

y0 ) è identicamente nulla e quindi è derivabile per ogni xE R. Ne segue

che la funzione f(x,'y) ammette derivata parziale rispetto ad x in- tutti

i punti dell'insieme

{(x,y) e R2 : x; o} U{ (o,o)},

cioè in tutti i punti del piano xy, escluso l'asse y ma inclusa l'origi
ne degli assi. Analogamente fy esiste nell'insieme

3.43 Stabilire se la funzione f(x,y)=lx-yJ (x+y) amme!


te deTivate parziali nei punti di coordinate(l,D,
(0,0), (3,2) e (2,3).

[ La funzione non ammette derivate parziali nel punto (l,l); infatti ad~
sempio, per il limite del rapporto incrementale relativo ad fx(l,l), ri -
sulta

f(l+h,l) - f(l,l)
lim = lim ± 2.
h➔ o± h h ➔O ±

Viceversa la funzione ammette derivate parziali nel punto (O,O) ed esse


valgono zero; infatti ad esempio per fx

fx(o,o) = lim
f(h,0)-f(O,O)
h lim ~ = o.
h ➔ O h ➔O
h

La funzione è derivabile in (3,2) e (2,3) e con le usuali regole di de-


148

Supponiamo che una funzione f(x,y) ammetta deriv~


te parziali fx (x,y), fy(x,y) in un insieme aperto. Se
le funzioni fx, fy ammett.ono a loro volta derivate pa.r.
ziali

a a a -F a
clx f x• ay fx, ax ~Y'· ay fy

esse vengono chiamate derivate parziali seconde. della fun


zione f e si indicano anche con i simboli

fxx ' fxy,

oppure con i simboli

a 2
f a2 f
ax 2 ' ayax ,

Le derivate fxy f yx si chiamano derivate seconde

miste. Per esse sussiste il seguente importante teor~


ma di Schwarz: Le derivate seconde miste fxy , fyx sono u-

guali in tutti i punti in cui sono continue.

3.44 Calcolare le derivate seconde delle seguenti fu~


zioni all'interno dei rispettivi insiemi di defi
nizione e verificare che le derivate seconde mi-
ste sono uguali fra loro.

2 2 (b) f(x,y)=ex cosy


(a) f(x,y)= /x +3y

(c) f(x,y) = yx (d) f(x,y)=arctg ~


1+xy
149

(e) f(x,y)=arctg x+y (f) f(x,y)=log /x2+y2


x-y

-2x 2y
(d) fxx= (l+x 2)2 fxy=fyx = O; f yy = (l+y 2)2

2xy y 2_x2 -2xy


(e) fxx= (x2+y2)2 fxy=fyx=(x2+y2)2 f yy = (x2+y2)2

y2-x2 -2xy x2 _ y 2
(f) fxx= (x2+y~)2 fxy=fyx = (x2+y2)2 f yy. = (x2+y 2)2

3.45 Verificare che la funzione f(x,y) definita da


x3y
f(O,O)=O e f(x,y)= X 2 +y~
, se (x,y)r(O,O),
150

ammette derivate seconde miste fxy , f yx fra loro


distinte nel punto (x,y) = (0,0). Verificare i-
noltre che le derivate seconde miste non sono con
tinue in (0,0), in accordo con il teorema di
Schwarz.
[Si noti che, essendo lim f(x,y)=O (esercizio 3.35) ed essendo
(x,y) ➔ ( O,O)
anche f(O,O)~O, la funzione è continua in (O,O) (ed anche in tutto R 2 ).

Le derivate parziali prime, per ogni (x,y) I (O,O), valgono

Come nell'esercizio 3.36 (a) si verifica che sia fx(x,y) che fy(x,y)con
vergono a zero per (x,y) ➔ (O,O). Ciò implica che fx, fy sono continue
(anche) m.(o,o)",essendo fx(O,O)=fyCO,O)=O;iniatti,ad esempio per fx(O,O):

lim O O.
h ➔ O

Calcoliamo le derivate seconde miste in (O,O):

h s /h4
lim l.
h ➔O h

Perciò le derivate seconde miste sono fra loro distinte in (O,O).Al con
trario, in base al teorema di Schwarz, esse sono tra loro uguali per o-
gni (x,y) f (0,0). Con le usuali regole di c!·erivazione si trova

Essendo fxy = fyx per (x,y) I (O,O) e fxy(O,O) 1 fyx (O,O) ne segue che

almeno una delle due derivate seconde miste non è continua in (O,O). C~
1 51

munque, con verifica diretta, si prova che fxy(x,y) e fyx(x,y) non am-

mettono limite per (x,y)->- (O,O); infatti, sulle rette y=O e x=O si ot--

tengono i limiti fra loro• distinti

lim O O ]
y ➔O

3.46 Siano a,b parametri reali e sia f(x,y) la fun-


zione definiti in R da
2

_ ax 3 y + bxy 3
f(O,O)=O e f(x,y)- 2 2 se (x,y)7'1(0,0).
X +y
Ver_ificare che fxy (O,O)=b e che fyx (0,0) = a.
[Si può procedere come nell'esercizio precedente oppure, piu rapidamen-
te, nel modo seguente: si pone f(x,y) = ag(x,y.) + bh(x,y), dove g,h S.Q.

no definite da

X 3 }' xy3
g(O,O)=h(O,O)=O e g(x,y)= - 2-- , h(x,y)= - 2-- se (x,y)f(O,O).
X +y 2 X +y 2

PGr la linearit.a delle derivate risulta

Le derivate seconde miste in (O,O) della funzione g, calcolate nell'e-


sercizio precedente, ~algono gxy (O,O) = O, ~x(o,o) = 1. Per sinm,etria,

scambiando il ruolo di x,y, risulta anche hxy(O,O) 1, hyx(O,O) = O.

Perciò fxy(O,O)= b e fyx(O,O) = a ]

3.47 Si considerino le funzioni definite per x=O da


f(O,y) = O e per x f O rispettivamente da
152

(a) f(x,y)=x 2 sen y_ (b) f(x,y)=x 2


arctg y_
X X

Verificare che fxy (0,0)=0 e che fyx(O,O)=l.

[(a) Essendof(O,y) = O risulta

f(h,y}-f(O,y)
lim
h➔O
-----
h
= lim h sen
h➔O
rh = O
fx(O,k}-fx(O,O}
perciò fxy(o,o) = lim ------ = lim O= O.
k-+O k k➔o

Conle usuali regole di derivazionesi ottiene fy(x,y)=x cos(y/x) per~


gni x I O; inoltre, dato che f(O,y) è costante (=O},risulta fy(O,O}=O.
Quindi

(b) si verifica in modoanalogo]

3.48 Generalizzando l'esercizio precedente, sia g(t)


una funzione di una variabile reale, limitata su
Re derivabile per t = O, e sia f(x,y) la funzio
ne di due variabili definita da

f(x,y)=O se x=O e

Verificare che fxy (0,0)=0 e che fyx(O,O)=g'(O).


[Si giunge,"3.llaconclusione con lo stesso metododell'esercizio preceden-
te. Si noti che anche la funzionedell'esercizio 3.45 è del tipo qui con
siderato, con g(t} = t/ (l+t 2 ) J

3.~9 Mostrare con un esempio che la tesi dell'eserci-


zio precedente non vale se g(t) non è una funziQ
ne limitata su R.
153

[Ad esempio la tesi non vale se g(t)=t, VtE R]

3.50 Una funzione di due variabili u(x,y) si dice


armonica in un insieme aperto AcR 2 s.., essa arnme!_
te derivate seconde uxx_• uyy per ogni (x,y)eA e
se esse soddisfano l'equazione differenziale(al
le derivate parziali, detta equazione di Laplace)

u.xx + u yy = o.
Verificare che le seg~enti funzioni sono armoni
che nel loro insieme di definizione
X
(a) u=3x+2y (b) u=e seny

(c) u=x2-y2 . (d) u=x"-6x 2


y 2 +y"

(e) U'-=log(x 2+y 2) (f) u=arctg (y/x)

(g) u=arctg x-y (h) u=x6 -15x 4 y 2 +15x2y 4 -y 6


x+y
X x2 -y2
(i) u= x2+y2 (1) u= (x2+y2)2

xy y3 -yx2
(m) u=
·cx2+y2)2 (n) u= (x2+y2)3

4 4
(f),(g) uxx=-uyy= -Zxy ; (h)u =-u 2
y 2 +30y
(x2 +y2)2 xx yy=30x -18Ox

2x(x 2 - y 2 )
(i) UXX = - Uyy = ( X 2 +y 2 ) 3
154

3E. Differe~zi=bi1ità

Al contrario di quanto accade per le funzioni di


una variabile reale, per le funzioni di due 0 più va-
riabili l'esistenza delle derivate parziali in un pu~
to non implica la continuità nel punto, stesso. Un e-
sempio in tal senso è proposto nell'esbrcizio 3.SZ(si·
veda anche l'esercizio 3.82). La nozione naturale per
le funzioni 4i più variabili, che estende il concetto
di derivabilità per le funzioni di una variabile rea-
le, è ·quella di differenziabilità. .
Siano x,heR" e sia f(x) una funzione della varia-
bile (vettoriale) x. Si dice che la funzione f è dif-
ferenziabile in X: se esiste una funzione lineare L:R" ➔
➔R tale che

f(x+h)-f(x)-L(h)
lim o
h➔O Jhl
in tal caso L si chiama differenziale della funzione f
nel punto x e si verifica che

n
L(h) E f x. (x) h i ,
i=l 1

dove hi (i=l,2, ... ,n) sono le componenti del vettore


h e fx.,. sono le derivate parziali della funzione f.Si
dice anche chef è differenziabile in un insieme A se
essa è differenziabile in ogni punto xeA.
In particolare si osservi che se f è differenzia-
bile j n x allo1·a f è anche derivabile in x, cioè amme_!.
te derivate parziali af/axì per i=l,2, ... ,n. Vicever-
sa, un importante teorema (detto teorema del differe~
ziale) afferma che se f ammette derivate parziali in un
intorno di X e se tali derivate sono continue in X, allora f
è differenziabile in X.
Diretta conseguenza della definizione è che, se f
155

è differenziabile in x, allora f e anche continua in


tale punto.
Una applicazione geometrica del concetto di dif-
ferenziabilità è la seguente: se la funzione f(x) è
differenziabile in x 0 ,allora esiste il piano tangen-
, n+l
te in (x~,f(~ 0 ))eR al grafico della funzione f(x)
ed ha equazione

dove (x-x 0
). indica la componente i-esima del vetto-
1

Spesso si utilizzano le seguenti notazioni. Sia


A un insieme aperto di Rn. Se f è una funzione conti
nua in A si dice che f è di classe C 0 in A e si scri-
ve feC (A). Se f ammette derivate
0
parziali prime e
se queste sono continue ne_ll' aperto A, si dice che f
è di classe C 1 in A e si scrive feC 1 (A). Più general
mente fECk (A), keN, significa che f ammette deri vat;
parziali in A fino all'ordine k e che queste sono fun
zioni continue. Sé feCk(A) per ogni keN si dice eh;
f E CCD(A). i .
Con i si~boli introdotti valgono le implicazioni

1 0
feC (A) => f è differenziabile in A=> feC (A).

Nella pratica,
per decidere se una data funzione
è differenziabile, si studia la continuità delle de-
rivate parziali prime e si applica, se possibile, il
criterio enunciato nel teorema del differenziale. Co
sì, in base a tale criterio, le funzioni elementari
(composizioni razionali di polinomi, esponenziali,l~
garitrni, funzioni trigonometriche, ecc.) risultano
differenziabili all'interno del rispettivo insieme
156

ài dtfinizione.
!:'::gli esercizi che seguono proponiamo lo studio ,
fra l'altro, della differenziabilità di funzioni in
situazioni tali da non poter applicare il criterio e-
nuncht(J nel teorema del differenziale.Ricordiamo che,
per. Y'::rificare direttamente con la definizione se ·una
d.ata :ur,zione f è differenziabile in un punto x, è O.E.
~ 0 rt½n0 salcolare preliminarmente le derivate parzia-
'' e suçs'::ssivamente verificare che è nullo il limite
·~ è in ~'::ttore di componenti (hi))
n
f(x + h) - f(x) - -~ fxi Cx) hi
lim 1

In ~articolare, per n=2, una funzione di due va -


,:.a:,::i frz,y) è differenziabile in un punto (x,y) se
'::ssa ~~~'::tte derivate parziali fx, fy in tale punto e
~~

f(x+h,y+k)-f(x,y)-fx(x,y)h-fy (x,y)k =O.


l i r:1
(h,1-.J ~/ri,OJ ✓ h2+k2

s~ f(z,y) è differenziabile in (x 0 ,y 0 ), il piano


:angente al grafico della funzione in corrispondenza
ad (z~,Y~J, cioè tang~nte nel punto (x 0 ,Y 0 ,f(xo,Yo)),
:-,a r:-q1Jazione

3.51 Mostrare che la funzione f(x,y) = !xyl è diffe -


renziabile nel punto (x,y)=(O,O), ma non è diff~
renziabile nel punto (x,y) = (1,0).
[La funzione è identicamente nulla in corrispondenza degli assi coordina-
Li. Perciò le derivate parziali in (O,O) valgono zero; risulta quindi
15 7

lim f(h,k)-f(O,O)-fx(O,O)h-fy(O,O)k = lim ~ =O•


(h,k)➔ (O,O) /h 2 + k 2 (h,k) ➔ (o,o) ~ ,

il limite vale zero perchè, essendo jhk I~ 21 (h 2


+ k 2 ), risulta o~
< -=.
ihkl < -
1 -- 2
/ h +k 2 • In base al la definii:ione, la funzione è
- /h 2+k2 - 2

differenziabile in (O,O). Ponendo x=l, la funzione f(l,y)= jy I non è

derivabile per y=O; perciò la funzione f(x,y), non ammettendo derivata

parziale fy(l,O), non è differenziabile in (1,0)]

3.52 Si consideri la funzione definita da

f(O,O)=O e f(x,y)=
X
~y
+y
2 se (x,y) r (0,0).

Verificare che:
(a) f(x,y) non è continua in (0,0).
(b) f('x,y) è derivabile in (0,0).
(c) f(x,y) non è differenziabile in (0,0).
[(a) Si vedano gli esercizi 3.28 e 3.30; (b) la funzione é costante(=O)
sugli as~i coordinati; perciò fx(O,O) = fy(O,O)=O; (c) essendo f di-
scontinua in (O,O) ne segue che essa nort e differenziabile in tale pu~
to. In ogni caso la verifica diretta, in base alla definizione, è mol-
to semplice: essendo f(O,O) = fx(O,O) = fy(O,O), f è differenziabilem
(O,O) se P, solo se è nullo il limite seguente

f(h,k)
lim
(h,k) ➔ (O,O) /~

Si verifica invece, con le rette per l'origine, che il limite non esi-
ste]

3.53 La continuità di una funzione f(x,y) in un pun-


to non implica la sua differenziabilità in tale
1 r. O
.L-'V

punto. Dimostrare l'affermazione fatta studiand~


nel punto (0,0), le funzioni

(a) f(x,y)

(b) f(x,y) = /Tx'Yf


(c) f(0,0)=0 e f(x,y)= xy se (x,y)f(0,0)
✓ x2+y2

[(a) I.a. funzione è continua in (O,O) ma, non essendo derivabile in tale
punto (esercizio 3.41), non è nenmeno differenziabile in (o,o); (b) la
funzione è continua in (O,O) (si può procedere come nell.'esercizio 3.24)
ed è derivabile con derivate fx(O,O) = fy(O,O) = O. Non è però differen.
ziabile in (0,0) perchè non esiste il limite

lir.i
f(h,k)
= lim Vjhkj 2 2
(h,k) ➔ (o,o) lh 2
+k
2
(h,k) ➔ (O.,O) h +k

(c) utilizzando la disuguaglianza Jxy li 21 (x 2 +y 2 ) si verifica che

la funzione è continua in (O,O). E' anche derivabile nell'origine e le


derivate parzinli valgono zero. Però non è differenziabile in (O,O) peK
che non esiste il limite

f(h,k) hk
1m -=== = 1m ]
(h,k) ➔ (010) / h 2 tk 2
(h,k)➔ (O,O) h 2 +k 2

3.54 La continuità delle derivate parziali prime im -


plica la differenziabilità. Mostrare che non va-
le il viceversa studiando, nel punto (O, O), la
funzione definita da
1
f(x,C)=0 e f(x,y)=y 2
cos se y f O.
y
[La funzione f(x,y) è costante rispetto ad x; perciò fx(x,y)=O per ogni

(x,y) E R2 • La funzione è derivabile anche rispetto ad y e risulta


159

f(x,k)-f(;.:,O) 1
lim = lim k cos - = O
k➔O k k ➔O k

1 1
fy(x,y) = Zy cos - + sen - , se y I O.
y y

La derivata parziale fy(x,y) non é continua in (x,O) perché non esiste


il limite per y➔ O di fy(x,y). Peré la funzione risulta differenziabi-
le in (x,O) perchè

2
f(x+h,k) k cos(l/k)
lim lim o
(h,k) ➔ (o,o) ✓~ (h, k) ➔(O,O) ✓ h2 + k 2

3.55 Traendo spunto dall'esercizio precedente,si con


sideri una funzione costante rispetto ad x, del
la forma f(x,y) = g(y). Mostrare chef è diffe-
renziabile in (x,y) se e solo se g è derivabile
iny.
[se f è differenziabile in (x,y),èsistono le derivate parziali fx, fy.

Essendo fyCx,y) = lim [ g(y+k)-g(y) ] /k, la funzione g _é derivabile


k➔ O

in y e e'(y) = fy(x,y). Viceversa, se g è de~iv~bile in y, risulta

g(y + k) = g(y) + g'(y)k + o(k)

o(k) g(y+k)-g(y)
(infatti -- = ----- - g'(y) converge a zero per k ➔ O).
k k
Es:;;endo /k/ /h 2
+k 2 / ~ 1, si ottiene

f(x+h,y+k)-f(x,y)-fxh-fyk o(k)
lim = lim
(h ,k) ➔ (O,O) ✓ h 2 +k 2 (h,k) ➔ (O,O) k

3.56 Sia a un parametro positivo. Mostrare che la fun


zione
.a
f(x,y) = Ixyl
160

è differenziabile in (O,O) se e soltanto se a.>1/2.


[La funzione è identicamente nulla sugli assi coordinati. Perciò fx(O,O)=
=fyCO,O)=O.La funzione risulta differenziabile in (o,o)se e solo se

lim
(h,k) ➔ (O,O)

Con il metodo dell'esercizio 3.35 si verifica .:he il limite vale zero


se e solo se a. > 1/2 ]

3. 57 Stabilire per quali valori dei parameti:i a, S. > O


risulta differenziabile in (0,0) la funzione de-
finita da

a ~
f(O,O)=O e f Cx ) =
,Y
Ix2+y2
x I IY I se (x,y)f(0,0).

[ Con il metodo dell'esercizio 3. 35 si verifica che la funzione è differen


ziabile in (O ,O) se e solo se a. +S> 3 ]

3.58 Sia p un parametro reale positivo ed f la poten-


za p-esima del modulo di (x,y), cioè la funzione
definita da
/2
f(x,y) = (x 2 +y 2 ) P •

CD
Se p è un numero naturale pari, allora feC (R 2 ).
Se invece p è un numero naturale dispari, allora
feCp-l (R 2 )-CP (R 2 ). Se infine p non è un numero
[p J 2 [p]+1'
naturale,allora feC (R )-C (R 2 ), dove il
simbolo [p] indica, come al solito, la parte in-
tera di p.
Si verifichi la proprietà enunciata per alc~
ni valori di p; ad esempio per p=Z,4, per p=l e
per p = 1/2, 3/2.
161

[Per p=2,4, o in generale se p è un naturale pari, la funzione f(x,y) è


un polinomio di grado 2p e perciò é di classe Ca, (R 2 ) • Se p = 1 . ( ed
anche se p = 1/2). la funzione è continua, ma non derivabile in (O,O) ;
perciò in tal caso f E C0 (R 2), ma f ~ C 1 (R 2 ). Se p=3/2 le parziali
in (O,O) sono nulle e per (x,y) I (O,O) esse valgono

3 X y
4 .. -- 4--
V x2+y 2 :; x2+y 2

Con il metodo dell'esercizio 3.35 si verifica che.fx(x,y), fy(x,y) so-·

no continue (anche)in (O,O). Inoltre la funzione non ammette derivate

seconde fxx(O,O), fyy(O,O) (mentre le derivate seconde miste in (O,O)s2

no nulle). Perciò, se p = 3/2, f E c 1 (R 2 ) ma ff/ c 2 (R 2) ]

3.59 Si consideri la funzione definita da f(O,O)=O e


x3+x2y(y-l)+xy2-y3
f(x,y)= x2+y2 '\f (X J Y) f ( o I o) •
Stabilire se è differenziabile in (0,0) ed in
caso affermativo calcolarne il differenziale.
h2k2
(Risulta f(h,k)-f(O,O)- t;c(O,O)h-fy(O,O)k = - -- - e per (h,k)-+(0 10)
. h 2 +k 2 .
tale esprsssione, divisa per
----
✓ h 2 + k 2 , converge a z~ro. Perciò la

funzione è differenziabile in (0 1 0) ed il differenziale vale L(h,k)

3.60 Nel caso siano differenziabili in (0,0), deter-


minare il differenziale delle s~guenti funzioni:

(a) f=x 2+x(lyl-1)~2y (b) f=(lxl-x) IYl-3y+l

(c) f=x (1+ ✓ lsen. Y! ) (d) f=( ✓-fxf-x) ✓ lsenyl +


+ 4y
162

[ (a) Risulta f(h,k)- [f(0,0)-fx(O,O)h - fyCO,O)k ] = h 2


+h Ik I - Si ve-
rifica (con il metodo dell'esercizio 3.35) che

h2+hlkl
lim
(h,k) ➔ (O,Ò) ✓ h2+k2

Perciò la funz~one è differenziabile ed il differenziale vale L(h,k) =


=-h + 2k; (b) la funzione è differenziabile in (O,O) ed il differenzia-
le vale L(h,~)=-Jk; (c) la funzione è differenziabile in (O,O) ed ildif
ferenziale vale L(h,k)=h; (d) la funzione, pur ammettendo derivate par-
ziali fx(O,O)=O, fy(0,0)=4, non è differenziabile in (O,O) perchè non
esiste il limite (si considerino le rette per l'origin~ h=mk):

lim
(/Th'T- h) ✓ Isenk I J
(h,k) ➔ (O,O) ✓h 2 +k2

3.61 Stabilire se è differenziabile in (0,0) la fun -


zione definita da

sen/x +y 2
2
f(O,O)=l e f Cx,y) = ✓ • se (x,y)f(O,O).
X 2 +y-

[La funzione ammette derivate parziali in (O,O) e queste valgono zero.In


fa~ti, ad esempio per fx(O,O):·

La funzione è anche differenziabile in (0,0). Infatti, _ponendo t


✓ h' +k 2 , si ottiene

f(h,k)-f(O,O) sen ✓h 2 + k 2 -· ✓h 2 + k 2
lim lim
(h,k) ➔ (O,O) ✓ h 2 + k2 . (h,k)➔ (O,O)

sent - t
t 2 o J
163

3.62 Stabilire se in (0,0) risulta continua, deriva-


bile o differenziabile la funzione f definita da
f(O,O) = O e, se (x,y) r (0,0), rispettivamente
da

1-cos xy 1-cos xy
(a) f x4 -1- y4 (b) f= x2
+ y2

sen xy x4+3y4
(c) f x2+y2 (d) f=x 2 log x4+ y4

x2+3y2 sen 2 x+sen 2y


(e) f X log x2+y2 (f) f=
✓x2+y2

[(a) Con le rette per l'origine (si veda anche l'esercizio 3.37(b)) si
verifica chef non é continua in (O,O) e quindi neanche differenziabi-
le. E' pero derivabile e le derivate parziali in (O,O) sono nulle; (b)
é continua, derivabile e differenziabile in (O,O); (e) non è continua,
né differenziabile, ma è derivabile in (O,O); (d) ut~lizzando le disu-
guaglianze, valide per ogni (x,y) 1 (O,O)

X4 + y4 X 4+3y4 3x 4+3y 4
O=log -
X
--
4 +y 4 -< lcg .
X -+y•
4 i log
X
4+y 4 log 3,

si verifica che la funzione é differenziabile in (O,O); (e) funzione


continua e derivabile, ma non differenziabile in (O,O); (f) continua,
ma non derivabile né differenziabile in (O,O)]

3.63 Determinare l'equazione del piano tangente al


grafico delle seguenti funzioni, in corrispon -
denza del punto indicato.
I

(a) f(x,y)=x 3 -2x 2y+Sxy 2+y3 (x, y) = (O, 1)


(b) f(x,y)=x 3 -2x 2y+Sxy 2+y 3 (x,y)=(l,O)
(c) f(x,y)=arctg (x+Zy) (x,y)=(l,O)
(d) f(x,y)=arctg (x+Zy) (x,y)=(O,O)
(e) f(x,y)=(x 2+y 2 )- 2 (x, y) = (1, 1)
164

(x,y)=(/2,o)
[(a) z=5x+3y-2; (b) z=3x-2y-2; (e) z = x/2 + y + 1T/4 - l; (d) z=x+2y;
(e) z=S/4-(x+y)/2; (f) z=S/4 - x/./z J

3.64 Determinare l'equazione del piano tangente al.gr~


fico della funzione dell'esercizio 3.59 per(x,y)=
=(0,0).
[z = X - y }

3.65 Determinare, in un punto generico di coordinate


(x 0 .,y 0 ), l'equazione del piano tangent~ al grafi_
co della funzione f(x,y) = x 2 +y 2 •

3. 66 Determinare 1' equazione de 1 piano tangente al gr~


fico della funzione

f(x,y) = ✓~

in un punto generico di coordinate (x 0 ,y 0 )!(0,0).


[z = (xo x + y o y),/ lx o
2+ y o2 J
3.67 Due funzioni differenziabili in un aperto conne~
so, con derivate parziali fra loro uguali, diff~
riscono per una costante. Utilizzare tale prop~
tà per discutere le identità (cioè per determin~re
re se è in quale insieme esse valgano):
1T
~
X
(a) arctg + arctg =
y 2
X .'.!!.
(b) arctg·y + arctg =
X y 2

[La funzione f(x,y) arctg (y/x) + arctg (x/y) è derivabile al di fuori


=
degli assi coordinati e le derivate parziali sono nulle (percio la fun -
165

zione è differenziabile al di fuori degli assi, perchè le derivate par-


ziali sono costanti e quindi continue). La funzione f(x,y) è costante :il
ogni componente connessa del suo insieme di definizione, cioè in ognuno
dei quattro quadranti. Le costanti si determinano scegliendo (x,y) ad!!.
sempio.uguale a (1,1), (-1,1), (-1,_-1), (1,-1)._Risulta che l'identita'
(a) vale nel primo e nel terzo quadrante (cioè per xy > O), mentre l'i-
dentità (b) vale nel secondo e nel quarto quadrante]

y y

~ ~~'?{@"
-
A
-------+-------- X X
A

figura 3.30 figura 3.:H

3.68 Discutere le identità

(a) arctgx + arctgy = arctg ~


1-xy
~
(b) arctgx - arctgy = arctg
l+xy
X 1T
+ arctg ?S.:.Y
(e) arctg - x+y
y 4
166

[(a)"calcolando le derivate parziali pri.me,si verifica che la funzione

x+y
f(x,y)_ = arctgx + arctgy - arctg --
1-xy

è costante in ognw:io dei tre insiemi connessi A,B,C rappresentati in


figura 3. 30 e def;initi da

2
A= { (x,y)·ER : xy < 1}; B= {(x,y) ER2 :x>O,y>.l };
X

e= {
.
(x,y) ER 2
: X < o, y < -I .} •
X

Ponendo (x,y) = (O,O) si verifica che f(x,y) è nulla in A. Ponendo y=x


e calcolando il li.mite

1T 1T 1T
lim . f(x,x) = - + - + - ,
x-+1+ _4 4 2

si verifica che f(x.,y) vale 1T in B. Analogamente f(x,y) vale -TI in C.


Perciò l'identità (a) vale nell'insieme A, cioè per xy < I; (b) I'ideg
· tità vale nell'insieme { (x,y) ER 2 : xy >-1 } . Si noti che l'identità
{b) si ottiene dall'identità (a) scambiando y con -y; (e) l'identità v~
le nell'insieme tratteggiato in figura 3.31]

3F. Deri~=te de11e fu.n.zio~i composte

Siano x(t), y(t) due funzioni reali definite nel-


l'intorno di un punto t ~ sia f(x,y) una funzione di
due variabili definita in un intorno del punto (x(t),
y(t)). Se le funzioni di una variabile x(t), y(t) so-
no derivabili in ·t e se la funzione di due variabili
f(x,y) è differenziabile in (x(t), y(t)), allora ri -
sulta derivabile 'rispetto ·a t la funzione composta(di
una variabile reale) t-+f(x(t),y(t)) e la derivata va-
le

d
dtf(x(t) ,y(t))=fx (x(t),y(t))x' (t)+fy(x(t),y(t))y'(t).
167

Geometricamente x=x(t), y=y(t) sono le equazioni


parametriche di una curva in R 2 (nel piano x,y), meg
tre

x=x(t), y=y(t), z=f(x(t), y(t))

sono le equazioni parametriche di una curva in R3 (nel


lo spazio di assi x,y,z) che giace su~la superficie
di equazione cartesiana z=f(x,y), come nelle figure
3.32, 3.33, 3.34, 3.35. In particolare, in figura
3.32 abbiamo scelto x(t)=x 0 , y(t)=t, che sono le e-

z = f(x, y)

'.' x= X0 , _y= t

X
figura 3.32

figura 3.33
168

quazioui parametriche di una retta passante per (x 0 ,

O) e parallela all'asse y; in fig. 3.33 consideriamo


una retta parallela all'asse x, di equazioni x(t)=t,
y(t)=Yo·

z= ICx,y)

·figura 3 . 34

z = f(x y)

figura 3.35
169

La derivata della funzione di una variabile rea-


le t➔ f{x(t),y(t)) fornisce una misura della pendenza
del cammino scel'to, quando si pensi al grafico della
funzione z=f(x,y) come alla superficie di una zona
geografica, ad esempio· una collina; e alla curva
(x(t), y(t), .f(x(t),y(t)))come ad un sentiero trac -
ciato su tale superficie. Con questa analogia di ti-
po geografico, la curva di equazioni parametriche x=
=x(t), y=y(t) è la rappresentazione topografica bidi
mensionale (nel piano x,y, che costituisce la carta
topografica) del sentiero sulla superficie della col
lina.

3.69 Determinare la derivata, rispetto alla variabi-


le reale t, delle funzioni composte come indie~
to" di seguito
(a) f(x,y)=x 2 +y 2 con x(t)=l+t, y(t)=l-t
(b) f(x,y)=x 2 +y 2 con x(t)=cost y(t)=sent
1

xy2
(c) f(x,y)= ----=--'-- con x(t)=y(t)=t ·(ti O)
x2+y4
xy2
(d) f(x,y)= i 2 +y' con

(e) f(xiy)=log(x 2
-y 2 ) con x(t)•cost, y(t)
=sent (O<t< !)
(f) f(x,y)=log(x 2 -y 2) con x(t)= ✓ l+t 2 , y(t)=t
d .
[(a) - f(x(t),y(t))=f (x(t),y(t))x'(t)+fy(x(t),y(t))y'(t)=2(l+t) -
dt X

- 2(1-t) = 4t.
(b) fx(x(t),y(t))x'(t)+fyCx(t),y(t))y'(t)=-2 sent cost+ 2 sent cost=O.
La derivata rispetto a tè identicamente nulla. Ciò significa che la
funzione f(x,y) è costante lungo la curva di equazioni parametriche
x(t) = cost, y(t) = sent. Infatti tale curva è la circonferenza di cerr
tro (0 1 0) e raggio 1 ed è una delle linee di livello di f(x,y) (sì ve-
170

da l'esercizio 3.1 e la figura 3.2. Infine osserviamo che, con una sem-
plice verifica per sostituzione, risulta f(cost,sent) costante, uguale
ad uno. (c) Le derivate parziali dì f(x,y), per (x,y) f (O,O), valgono

e la derivata della funzione composta è uguale a (l-t 2 )/(l+t 2 ) 2 • (d)La


derivata rispetto a t della funzione composta f(3t 2 ,2t) è nulla; infat-
ti la parabola di equazioni parametri.che x(t)=3t 2 , y(t)=2t (e dì equa-
zione cartesiana x = (3/4)y 2 ) per t f O è una linea di livello di f(x,
y). (e) La derivata della funzione composta vale -2 sen(2t)/cos(2t).(f)
La derivata della funzione composta è nulla; la funzione è costante lug
go il ramo di·iperbole di equazioni parametriche x(t) = /1+t 2 , y(t)=
=t (e di equazione cartesiana ~ 2 -y 2 =l, x > O) ] ·

3.70 Sia A un insieme aperto di R 2 con la proprietà


che, se (x,y)eA, allora (tx,ty)eA per ogni t > O
(un insieme siffatto si dice un cono di R 2 ). Una
funzione di.due variabili f(x,y) si dice omogenea
di grado aeR in A se, per ogni (x,y)eA, risulta
(*) f(tx,ty) = taf(x,y) Vt>O.
Ad esempio le funzioni dell'esercizio 3.3 sono
omogenee dì grado 2 in R 2 ; quella dell'esercizio
3.6 è omogenea di gradc 1 in R 2 ; quelle dell' e-
sercizio 3.7 sono omogenee di grado zero in R 2 -
-{(0,0)}.
Sia f (x, y) una funzione differenziabile e omogenea
di grado a. Verificare che:
(a) le derivate parziali sono omogenee di grado
a-1;
(b) vale l 'ide'ntità di Eulero xfx +yfy = af.
[ Sì inizi derivando la relazione di omogeneità (:'<).
(a) Derivando rispetto ad x la (>'<) membro a membro,si ha
171

Dividendo entrambi i _membri per t,si vede che fx è omogenea di grado


a -1. Analogamente per fy.
(b) Derivando membro a membro rispetto a.t la relazione di omogeneìta'
(>\), in base alla formula dì derivazione delle funzioni composte sì oJ;
tiene

Sì ottiene la conclusione per t = 1 ]

Dato che una derivata parziale si calcola rispe!


to ad una variabile reale considerando l'altra vari~
bile costante (o le altre variabili costanti) con il
ruolo di parametro, vale la formula· di derivazione
Gella funzione composta f(x,y) anche quando x,y sono
a lorb volta funzioni di due (o più) variabili reali
Così, se x=x(s.~), y=y(s,~) sono funzioni derivabili
e se f(x,y) è differenziabile, risulta

3.71 Il legame tra le coordinate cartesiane (x,y) e


le coordinate polari (p, -&) si esprime con le rel~
zioni

X= p COS -S, y=p sen -S.

Assegnata una funzione differenziabile f(x,y) ,


verificare che le derivate parziali della fun-
zione composta f(pcos-S, psen~) rispetto alle va
riabili p,-S sono date da
172

3.72 Verificare la seguente identità, che esprime in


coordinate polari il quadrato del modulo del gr~
diente di una funzione differenziabile f(x,y)~er
il gradiente si veda anche il paragrafo che se-
gue):

f 2 .+ f 2 = f 2 + 1 f 2
X y p ~ -6

[ Utilizzando le espressioni f p , f,e dell'esercizio precedente, si ottiene

f 2 + .l. f 2 = f 2 cos 2 -6+ 2f f sen-6cos-6+ f 2 sen 2 .S+


p p2 ,e· X xy y

+ f;_.sen
X
2 -6-2f f senBcos .\,+
xy
f 2 cos 2
-y
-6=fX2 + f y2 ]

3. 7 3 Sia f (x, y) una funzione di classe C2 • Calcolare


le derivate parziali seconde fPP' fp-e• f,e,e della
funzione composta f(pcos-6, psen-6).
[Utilizzando le formule dell'esercizio 3.71 si ha:

f pp = aap [ fx( pcos -e, p sen -e )cos-6+ fy (pcos-6' p sen-6 }sen-6J

=fxx cos 2 -6 + 2fxy sen~ cos -6+ fyy sen 2 -e;

a
f p-6 = cl.!½[ fx( P cos -6 ,P sen -6)cos.S+fy<P cos -6 ,P sen -6 )sen-6]

=-fxx p sen -6cos -6+ fxy pcos 2 .S - fx sen-6

-fyx p sen 2 -e·+ fyy p sen -6cos -6+fycos -6

= p [ (f w - f ~)sen -6cos -6+f~ (cos 2 -e-sen 2 -6}+f ycos -6-fxsen-6] ;


1 73

2
·=P

(fxxsen2 ·-S-2fxysen-Scos-S
+ fyy cos. 2 -S~- p (fX cos-&+f
ysen-S)]

3.74 Verificare la seguente identità differenziale ,


che è utile nello studio di alcune proprietà del
le funzioni armoniche (esercizio 3.50):

f XX + f 1 f + __1_ f
YY = f pp + p p p2 -s-s
[Utilizzando le espressioni di f pp, f-S-Sdel.l'esercizio precedente e
l'espressione di fp data nell'esercizio 3.71, otteniamo
1 1
fpp + p2 f -s-s+ p f p =

= fxxcos 2 -S+ 2f xy sen -Scos -S+f":fY sen2 -S

1 1
- - (f
pX
cos -S+f y sen-ti) + -
p
(f cos~+ f y sen -S)
X
= f
XX
+ f YY ]

3.75 Verificare che le seguenti funzioni, espresse :in


coordinate polari p,-S, sono armoniche per pi O
(qualunque sia il valore del parametro reale a)

(a) f(p,-S) = p 0 cos(a-S)


174

In base all'identità differenziale dell'esercizio prècedente,la funzio-


ne f è armonica. In (b) si procede analogamente ]

3.76 Si consideri la trasforrnaiione di coordinate

X= S + T),

Verificare che, per ogni funzione 1


f(x,y) • di clas-
se C2 , vale l'identità differenziale

fxx - fyy = fsn


a
[fS = af (f( s+17, s-n)) = fJ< + fy I da cui

a
t sn = ~ <tx<-s+n ,s -n )-+ t:1 es +11,s -11))=txx-txy+fyx-ryy J

Se f(x,y) è una funzione derivabile in un punto


(x, y), in tale punto è possibile de fini re il gra-
diente di f, indicato con DF o 'vf oppure con gradf,
che per definizione è il vettore di R 2 avente per
componenti le derivate parziali di f; quindi

o, più concisamente, Df = (fx,fy).


Per capire il significato geometrico del gra-
diente è opportùno considerare anch~ le derivate
direzionali di f. A tale scopo cons ideriarno un ve_!
tore di modulo unitario À=(À 1 ,À 2 ), cioè tale che
Àf + À: = 1. Un tale vettore si chiama anche una
175

direzione in R 2 • La derivata direzionale di f (x, y)


in un punto (x,y) nella direzione (À 1 ,À 2 ) è il
limite (se esiste ed è finito)

f(x+tÀ 1 ,y+tÀ 2 )-f(x,y)


lim
t ➔ O
t

'èJf
e si indica con il simbolo 'èJÀ , con À=(À 1 ,À 2 ) e
2
eR •

In particolare, se À=(l,O), la direzione co!l


siderata è quella parallela all'asse x (ed il
verso è quello delle x positive) e la derivata
direzionale coincide con la derivata parziale
rispetto ad x; mentre, se À=(0,1), si ottiene Ja
derivata parziale rispetto ad y.

3.77 Si calcoli in base alla definizione la derivata


direzionale della funzione f(x,y)=(x+y) 2
nel pu!l
to (x,y) = (1,2) nelle direzioni di seguito in-
dicate:
(a) À=(l,O) (b) À=(0,-1)

[Ingenerale, se À.=(À
1 ,À 2 ), siha

'è)f
TI c1,2>
[3+t(À 1+ À2 >P-9
t

= lim
t➔O

Quindi nel·caso (a), se À=( À1 ,À2 ) = (1,0), si ha 'è!f/ 'èJÀ=6; (b)

'è!t/ 'è!À=-6; (e) se À= ( .fz12, ./z/2) allora 'è!t/ 'è!À= 5 /2; se in-
vece À =( /212, -./z/2) allora 'è!t/'è!À= O]

Seguendo la definizione, la derivata dire -


zionale 'èJf/'èJÀ, con À=(À1 ,À 2 ), è la derivata del:_
la funzione di una variabile reale t ➔ f(x+tÀ 1 ,y+
176

+tÀ 2 ), calcolata per t=O. Se f(x,y) è differen


zi~bile in (x,y), per la regola di derivazione
delle funzioni composte,la derivata direzionale- è
data da

af
dÀ = fx(x,y)À 1 + fy(x,y)À 2 •

Con i simboli vettoriali À=(À 1 ,À 2) e Df


=(fx,f 1 ), in ogni punto dove f è tlifferenziabile
la derivata direzionale risulta uguale al prodot-
to scalare tra il gradiente Df e la dir:ezione À
(si ricordi che il prodotto scalare tra due vet-
tori v=(v 1 ,v 2 ) e w ~ (w 1 ,w 2 ) è uguale a v 1 w1 +
+ v 2 w 2 ). Utilizzando il simbolo (,) per il pro-
dotto scalare, si ha

(Df I À) •

Il prodotto scalare tra due vettori non nul-


li di modulo fissato è massimo quando i due vet-
tori sono fra loro paralleli e orientati nello
stesso verso (il prodotto scalare è minimo se i
due vettori sono paralleli e con versi discordi,
mentre il prodotto scalare vale zero se i due ve!_
tori sono ortogonali). Quindi nel nostro caso la
derivata direzionale risulta massima se À è la
direzione del gradiente.
Dato che- la derivata è una misura della pen-
denza della funzione considerata, ne risulta che
il vettore gradiente, se· non è nullo, indica la dire-
zione di massima pendenza.
In altre parole, fissato un punto (x,y), la
funzione di una variabile reale
177

(che, come già detto nel paragrafo precedente,ge~


metricamente corrisponde ad un cammino sulla su-
perficie z = f(x,y)) ha derivata massima per t=O
(il sentiero ha la massima pendenza) se À ha la
stessa direzione e lo stesso verso del gradiente
Df.

3.78 Si consideri la funzione f(x,y) = ~ 2 +y 2 •

(a) Calcolare il gradiente di fin un punto gen~


rico di coordinate tx,y).
(b) Calcolare la derivata direzionale di f nel
punto (1,1), nella direzione della retta y=x
nel verso delle x crescenti.
(c) Si verifichi che, in ogni punto (x,y)=f(O,O),
il gradiente è ortogonale alle linee di li-
vello (rappresentate nelle figure 3.2(a) e
3.2(b)) della funzione f.
[ (a) Df = {2x,2y); (b) Si richiede di calcolare la derivata nel punto
(1,1) nella direzione À =( /212, ./2/2) (si ricordi che la direzione À
ha modulo unitario). La derivata direzionale vale

ar
- = 2x -
12 rz = ./z (x+y)
+ 2y -
aÀ 2 2

e nel ptmto (1,1) essa risulta uguale a ·2 /z. (c) Le lin_ee di livello
di equazione f(x,y) = z, con z costante positiva, sono le circonferenze
rappresentate nelle figure 3.2(a) e 3,2{b) di centro (O,O) e raggio h
Consideriamo un punto di coordinate (x,y) sulla linea di livello x 2 +y2 =
=z; il vettore r di componenti (x,y), applicato all'origine, è un rag -
gio del c~rchlo in figura 3.36 e, naturalmente, è ortogonal~ alla cir -
conferenza x 2 + y 2 ~, z; il gradiente Df = {2x,2y) è uguale a 2r ed è
quindi anch'esso ortogonale in (x,y) alla circonferenza.
Si può anche procedere analiticamente nel modo seguente: consideriamo~
na generica circoriferenza di equazione x 2 + y 2 = z, con z > O. In forma
parametrica tale circonferenza può essere rappresentata con le equazio-
ni
x(t)=/-;_- cost, y(t)=rz sent,
178

figura 3.36

La retta tangente alla circonferenza in (x(t), y(t)) ha coseni diretto-


ri proporzionali alle derivate x'(t), y'(t), cio~ ha la direzione del
vettore v = (x'(t), y'(t)) = (-/-; sent, ;-:;, cost). Il gradiente vale
Of = (2x,2y) e, per (x,y) = (x(t), y(t)), risulta nullo il prodotto se~
lare tra i due v~ttori ve Df; infatti

(v,Df)=x'(t)x(t) + y'(t)y(t)=-/-:;, sent cost + h cost sent = o]

3.79 Si verifichi che il gradiente, quando non è nul-


lo, è ortogonale alle rispettive linee di livel-
lo nei casi in cui la funzione f(x,y) sia defini
ta da
(a) f(x,y) y-x
xy
(c) f(x,y) = e x· (d) f(x,y)=

[(a) L'insieme delle linee di livello è costituito dalle rette parallele


alla bisettrice del primo e terzo quadrante. Il gradiente è costante e
179

·vale Df=(~1,1);il vettore di componenti (-1,1) ha la direzione della bi


settrice del secondo quadrante ed è quindi ortogonale alla famiglia di
rette parallele ~nzidette. (b) Le linee di livello, di equazione y2 -
-x 2 = z, sono iperboli per ogni z; o, mentre sono le due rette di eq1.1e
z.',one y = ± x se z=O (si veda la figura 3.4). Se z I O tali iperboli
si rappresentano in forma parametrica per mezzo delle funzioni iperboli
che (il lettore segua, in dettaglio, anche questa strada) oppure, se
z >Oe y > O, ad esempio con le equazioni
2
x(t)=t, y(t) = /z+t , VtE R.

La direzione del vettore tangente è data da

(x' (t), y' (t)) = (1, t/ I z+t2 )

e si vede immediatamente (verificando che x'fx+ y'fy O) che tale vet-


tore è ortogonale a

2
Df = (-2x,2y) = (-2t, 2 / z+t ).

Se z = O e se co_nsideriamo ad esempio la linea di livello y=x(IO), essa


ha la direzione del vettore (1,1); il gradiente Df~(-2x,2y), se non è
nullo, per x=y ha la direzione del vettore (-1,1) ed i due vettori sono
tra loro ortogonali.
(c) Le linee di livello hanno equazione ex z con z costante positiva ,
cioè x = logz = costante. Perciò le linee di livello sono rette parall~
le all'asse y. La Jìrezione del gradiente Df = (ex,O) è costante ed è
la stessa del vettore (l,O), che è ortogonale alle linee di livello.
(d) La funzìone è rapprese~tata in figura 3.11. Le linee di livelle so-
no ~emirette per l'origine di equazioni parametriche x(t)= it, y(t)~mt,
2 2
con t > O ed i + l!I = l ( il vettore ( i ,m) è la direzione della semi-
retta). Il gradiente vale

(y(y2-x2) x(x 2 - y 2 )
Df
(x2+y2 )2 (x2+y2)2

e si verifica che x'(t)fx + y'(t)fy tf X


+ mfy =O·' infatti:

o J
180

3.80 Si consideri la funzione dell'esercizio 3.79(d)

xy
f(x,y) =
x2+y2
Calcolare ove possibile:

(a) il modulo· del gradiente IDf I;


(b) il vettore (di modulo unitario) Df/lDfl e
rappresentare graficamente il corrispondente
campo vettoriale (cioè disegnare la direzio-
ne ed il verso di Df/jDfl (o equivalentemen-
te di Df) in corrispondenza ad ogni. punto (x,
y)).

[ (a) IDf I = lx 2 - y 2 I (x,y) I- (0,0).


(x 2 +y2 )3/2

(b) Df non é definito in (0,0) e, altrimenti, è nullo se y = ± x. Tol-


ti questi casi, il vettore Df/ Df è uguale a I I

Distinguendo i casi y 2 ~ x 2 , si ottiene

Df y
fotl=± ((x2+y2)1/2'
I
Df/ jof è il vettore unitario tangente alla circonferenza di centro la
origine e passante per il punto (x,y), orientato in verso orario se
jyl> lx I (figura 3.37(a)) ed in verso antiorario se IY [< IY.I (fi~
ra 3.37 (b)).
Sia per y > Ix I I I
che per y < I I IxI
il versore Df/ Df indica la I I
direzione ed il verso da prendere per "avvicinarsi" alla retta di eq!J!!
zione y = x (x I- O). ,Dàto che il gradiente (e quindi anche Df/ jofl) i!!
dica la direzione di massima pendenza, cio significa che, avvicinando-
0

si a tale retta lungo le circonferenze per l'origine, la funzione f cr~


sce. Ciò è visibile anche dal grafico di fin figura 3.11: in corrispo!!
181

-Y
y

y -x

y
(
I

'' I

''
X ''
''
figura 3.37(a) figura 3.37(b)

denza della retta y=x(x#O) la funzione assume il suo massimo (z=l/2) ,


~entre assume valori inferiori in corrispondenza alle altre rette per
l'origine. In particolare f(x,y) e nulla lungo gli assi coordinati (o-
rigine esclusa) ed è minima in corrispondenza alla retta y=-x (x ;. O}.
Il campo del gradiente è schematizzato in figura 3. 38 ]
y

)(

figura 3. 38
182

3.81 Sia g(t) una funzione <lerivabile per t > O e sia

f(x,y) = g( ✓x 2 +y 2 ).

V~rificare che IDfl = lg' I per ogni (x,y)i(O,O).


[si osservi che, essendo g(t) derivabile per t > o, con il metodo dell'e-
sercizio 3.55 si può provare che f(x,y) è differenziabile per ogni(x,y)i
i (O,O). Il metodo più elegante per calcolar~ il modulo del gradiente di
f è quello di scrivere fin coordinate polari, mediante la trasformazio-
ne x = p cosB , y e p sen B, e di utilizzare 1 1 espressione del modulodel
gradiente (si veda l'esercizio 3.72):

Iori = ✓ f X2 + ry2 =
· ✓ t Q + ...L
2
p2 t~"\J .
Essendo nel nostro caso f = g( p ) , risulta f-\, = O e quindi

Si può anche procedere in base alla formula di derivazioue delle funzio-


ni composte:

3.82 Utilizzando la definizione, verificare che la fun


zione f(x,y) definita da

f(x,y) -- x2y f (O, O)


4 2 se (x,y)f(O,O) e = O
X +y

ammette in (o,-o) derivata direzionale in ogni di


rezione À=(À 1 ,À 2 ), pur non essendo ivi continua~
Verificare inoltre che in (O,O) nori vale la for-
mula af/aÀ = fxAl + fyÀ2.
183

[ Sia À=( À 1 , À 2 ) un vettore di modulo unitario. In base alla def ini -


zione, la derivata di f, nel punto (O,O), nella direzione À è data da

Perciò la funzione f è derivabile in (O,O) in ogni direzione. Però es-


sa non è continua in tale punto perchè non esiste il limite di f(x,y)
p~r. (x,y)-+ (O,o); si verifica ciò considerando le parabole per l'origi
ne di equazione y=mx2 , con m E R, come indicato nell'esercizio 3.34(b).
Da verifica diretta in base alla definizione, oppure dal limite
precedente ponendo rispettivamente À =(1,0) e À =(0,1), si vede che
in (O,O)le derivate parziali valgono fx(O,O)=fy(O~O)=O.Seinvece À=(Àl'À,)
rappresenta una direzione diversa dalle direzioni degli assi coordina-
ti (ciò corrisponde al caso in cui sia À 1 che >-.2 sono non nulli) al
lora df/dÀ= ÀiJÀ 2 ;. O. Percio in (O,O) la derivata direzionale
non e combinazione lineare delle due derivate parziali]

3.83 Sia f(x,y) la funzione dell'esercizio preceden-


2
te e sia g(x,y)=[f(x,J)] • Verificare che g(x,y)
non è continua in (0,0) nonostante che la deri-
vata direzionale esista e valga zero, qualunque
sia la direzione.
[come nell'esercizio precedente (si veda anche 3.34(b))si verifica che
g(x,y) non ammette limite per (x,y) ➔ (O,O). Circa la derivata direzi~
nale, risulta

ag a>,_
dÀ =
a [ f(x,y) ··J2 = 2f(x,y)
af
a>-.
Essendo f(O,O) = o, risulta dg/ dÌ\ = O nel punto (O,O) qualunque sia
À]

3.84 Si consideri la funzione f(x,y) = x 2 +2xy+2y 2 in


un intorno del punto (2,1). Determinare in qua-
le direzione À la derivata ar/clÀ, calcolata per
(x,y) = (2,1), è massima ed in quale direzione
184

è minima.
[Il gradiente indica la direzione di massima pendenza. Perciò il massimo
della derivata direzionale si ottiene per À = Df/ lnrl ed il valore mas-
simo è
f 2 2
ar = f À + f À =f _x_ + f i_= fx +fy. lnrl
dÀ X 1 y 2 X I I
Df y IDf I iDfT
Analogamente,la derivata direzionale è minima nella direzione e nel ve~
so opposto- al gradiente, cioè per À=- Df/ [Df ed in tal ·caso la deri- I
a
vata vale 'èJf/ À =- I Df I.
Per la fllllzione presa in considerazione otteniamo i valori Df=(2x + 2y,
2x + 4y) ed in particolare Df(2,l) = (6,8). In (2,1) r~sulta quindi
lnf(2,1) I= I 6 2 + 8 2 = 10 e Df/ lnrj = (3/5, 4/5): Perciò, nel punto
(2,1), la derivata direzionale clf/ dÀ è massima se À =(3/5,4/5) ed
in tal caso df / 'èJÀ.= 10. La derivata direzionale è minima (e vale -10)
nella direzione À=(-3/5, -4/5)]

3. 85 Come nell'esercizio precedente, si consideri la


funzione f(x,y)=x 2 +2xy+2y 2 in un intorno del pU!!_
to (2,1). Determinare una direzione À in cui la
derivata direzionale af/clÀ nel punto (2,1) sia
nulla.
[La direzione À deve essere crtogonale al gradiente. Essendo in (2,1)
Df/ lnf I= (3/5,4/5), si può scegliere À =(4/5,-3/5) oppure À = (-4/5 ,
3/5) ]

3.86 Sia f(x,y) una funzione con derivate seconde co!!_


tinue. Verificare che la derivata seconda di f
nella direzione À = (A1 ,À 2 ) vale

[Nell'ipotesi che la funzione sia di classe c 2 , si puo applicare due vol


te la fornrula di derivazione delle funzioni compostè, ottenendo
185

3. 8 7 Dimostrare la seguente re- formula di Taylor con il


st~ di Lagrange del secondo che ordine : nell'ipotesi
f(x,y) sia una funzione di classe C2 in un in-
sieme aperto A, se (x,y) e (x+h,y+k) sono punti
di A con la proprietà che il segmento ~i estr~;
mi (x,y) e (x+h,y+k) è contenuto in A, allora e
siste un numero reale %e(0,1) tale che

f(x+h,y+k)=f(x,y)+fx(x,y)h + fy(x,y)k +
1
+ -z [f xx
(x+-eh ' y+-ek)h 2 +2f xy (x+-eh,y+-ek)hk +

+fyy (x+%h, y+%k) k 2 ]

[La fW1zione di una variabile reale g (t)=f(x+tti,y+tk) è derivabile due


volte, con derivata seconda continua. Possiamo perciò scrivere la for-
·mula di Taylor di g (t), con centro t 0 =O, con t=l e con il resto di 4!.
grange al secondo ordine: esiste un numero % E (O, 1) tale che

g (1) = g (O) +g'(O) + z g"(%


l
).

La tesi segue ponend~ rispet~ivamente t=O et= ,e nelle due relazioni

g'(t) = fx(x+th,y+tk)h + fy(x+th,y+tk)k

2 2
g "(t) = fxx<x+th,y+tk)h + 2fxy(x+th,y+tk)hk+fyy(x+t:!,y+tk)k ]
. ~,,.
.l.OU

3H. F"t..J.:nzion.i di t:re o più -v-a.:ria.bili :rea.li

Proponiamo in questo paragrafo esercizi relativi


a funzioni di tre variabili reali

f = f Cx, y, z) con (x,y,z)èR 3


,

ed anche, soprattutto, relativi a funzioni di n varia


bili reali (n ~ 1)

Nei paragrafi precedenti abbiamo già enunciato,nel


caso generale delle funzioni di n variabili, le prin-
cipali definizioni e proprietà, come ad esempio la d~
finizione di limite ed i concetti di continuità, deri
vabilità e differenziabilità. Ricordiamo qui che usia
mo la notazione
n 2 ) 1/2
lxl = ( E X.
i=l 1

per indicare il modulo (o norma) del vettore x. Deno-


tiamo inoltre con

(x, y)

il prodotto scalare tra i vettori X e y.

3.88 Verificare che il prodotto scalare fra vettori


di Rn verifica le seguenti proprietà (x,y,zeRn ,
ÀER):
(a) (x,y) = (y,x)
(b) (x+y,z) = (x,z) + (y,z)
(c) (Àx,y) = À(x,y)
187

(d) (x,x) ~ O e (x,x)=O se e solo se x=O


(e) I (x,y) l..'.:.lxl · IYI (disuguaglianza di Cauchy-Schwarz)

[ (a),(b),(c),(d) sono diretta conseguenza · della definizione (x,y)=


n .
= E xiyi . La disuguaglianza di Cau~hy-Schwarz (e) é conseguenza del-
i=l
le proprietà precedenti ed è provata nell'esercizio 2.2]

3.89 Dedurre dalla disuguaglianza di Caucby-Schwarz e


dalla relazione (x,x) = lxl 2
la disuguaglianza trian
golare :

n
lx+yl ..'.:. lxl+IYI Vx,yeR .

2
[ lx+y 1 = (x+y, x+y)=(x,x)+i(x,y)+(y,y) = Ix I 2+2(x,y)+ I y I 2 S
2 2 2
i. lxl +2 lxllYl+IYl = clxl+IYl) ]

3.90 Verificare che le seguenti funzioni sono conti -


nue su Rn:
(a) f(x) = lxl (norma dix)

(b) g(x)=(x,y) (prodotto scalare con y fissato)


[ (a) Procediamo come nell'esercizio 2.39. Dalla disuguaglianza triangol~
re si deduce che

I X I= I (x-y)+y I s I x-y I + I y I.

da cui Ix I - I y I s I x-y I • Scambiando il ruolo di x ,y otteniamo i I x 1-


- I y I I s I x-y I • Quindi

ciè implica che lim f(x) = f(x 0 ).


x ➔x
o
(b) La tesi segue dalla disuguaglianza seguente, conseguenza delle pro -
188

prietà (b), (e) con À =-1, (e) dell'esercizio 3.88:

3.91 Verificare che la funzione f(x) = lxl, con xeRn,


non è derivabile per x=O, mentre sex f O le de-
rivate parziali valgono fxi = xi/1~1 per ogni i=
=1,2, ... ,n.
[Ad esempio f non anmette per x=Oderivata parziale rispetto ad x 1 in-
fatti

f(h,o, ... ,o)-f(o,o, ... ,o) li7


fx (O) = lim = lim --. = ± 1.
1 h➔ o± h h ➔o± h

Sex I O,le derivate parziali, per i=l,2, ... ,n, valgono

3.92 Sia À una direzione di Rn (cioè ÀERn con IÀl=l)e


sia f(x) = lxl. Verificare che, per ogni x f O,
f(x) è differenziabile e che il gradiente Df e Ja
de~ivata direzionale af/aÀ valgono

= (x, À)
Df ___2S_ V X f O.
lx! !xl

[Per x I O le derivate pa1·ziali di f valgono fx. = x./


1 1
Ix I, per ogni.

i=l,2, ... ,n. Tali derivate, come rapporto tra funzioni continue (con d~
nominatore non nullo), sono continue. Perciò f è di classe C 1 in Rn-{o}
e quindi è anche differenziabile. Il gradiente vale

La derivata direzionale, per x # O, vale

n xi 1
À. 1 = L
i=l IX
À-=-,I
r:-:-1 1
X
189

3.93 Verificare che l'equazione del piano tangente


al grafico della funzione f(x)=lxl in corrispoB
denza di un punto generico x0 f O è

[y = f(x 0 )+(Df(x 0 ),x-x) 0 = I xo I + ( klx


X
, x-x o )
0

=Ix
o
I+ lx::71
X
[(x ,x)- lx
o o
12 J = ti(x ,x)
X
J
o o

3.94 Verificare che l'equazione del piano tangente al


grafico della funzione f(x) = lxl 2
in un punto
generico x 0 eRn è data da

3.95 Sia g(t) una funzione derivabile per t ~ O e sia


f(x) = g(lxl).
(a) Calcolare le derivate parziali di f per xfO
(b)
··'
Verificare chef è derivabile per x=O se e
solo se g' (O) = O.
(c) Verificare che f è differenziabile per x =O
se e ?olo se g'(O) = O.

(b) Per i = 1,2, ... ,n e per h e R risulta

lim
g( I h I )-g(O) = lim
I
g( I h )-g(O)
• --
ih I = ± g'(O)
h➔ o±
h h➔ o± lh I h

e quindi esiste il limite per·h ➔O (=O=fxi(O)) se e solo se g'(O)=O .

. (c) Se f è differenziabile in O,deve essere anche derivabile in tale


punto e perciò è necessario che g'(O)=O. Viceversa, se g'(O)=O, risul-
190

n
ta fxi(O) = O per ogni i=1,2, •.• ,n; quindi,se h=(hi) ER,
n
f(O+h)-f(O) - l;,l fxi(O)hi
lim = lim g(_ hl:-g(O) =g' (O)=O
h ➔O Ih I h-+ O

e quindi f è differenziabile in o]

3.96 Sia f(x)=lxlp con p parametro positivo. Verific~


re chef è differenziabile per x=o·se e solo se
p>l. Si verifichi inoltre che se p è un intero pari al-
lora f è di classe Cm(Rn) ,mentre se,ad esempio, p =
=3/2 ·allora f è di classe C1 (Rn)ma non di classe c2 (Rn).
[Per quanto riguarda la differenziabilità in x=O, si può applicare il cri
terio dell'esercizio precedente con g(t)=tP. Per il resto si proceda co-
me nell'esercizio 3.58]

3.97 Sia f(x,y,z) la funzione di tre variabili reali


definita da
a
f(x,y,z) = lxyzj

con a parametro positivo. Verificare che nel pUQ


to (0,0,0) la funzione f è:
(a) derivabile per ogni a> O;
(b) differeniiabile se e solo se a>l/3.
[(a) Essendo f~O lungo gli assi coordinati, in (O,O,O) le derivate fx,fy,
fz sono nulle.

(b) La funzione è differenziabile in (O,O,O) se e solo se è nullo il li-


mite

(*) lim
(x,y,z) ➔ (O,O,O) /x 2 +y +z
2 2

Utilizzando la disuguaglianza
191

e le analoghe disuguaglianze per j yj , j zj , otteniamo lxya


I
i (x 2 +y 2 + z 2 )'312 , da cui, se (x,y,z) f. (O,O,O)

Oi

Perciò, se a > 1/3, il limite(*) vale zero. Se invece a.'.::,1/3, lun


go le rette per l'origine di equazioni· parametriche

x(t)=i t, y(t)=mt, z(t)=nt

( R,2 +m 2 + n 2 =l), il rapporto in ("•) vale

a I inm I a I t 13a
jxyzj
h,2-lm2+n2 jtj

e, se a.<1/3, diverge all'infinito (per J1.nm f. O) mentre, se a=l/3,di


penda dalla retta scelta; ciò prova che, se a .'.::. 1/3, non esiste il
limite ('~) ]

3.98 Generalizzando l'esercizio precedente (ed anche


l'esercizio 3.56), verificare che la funzione

f (X 1 , X2 1 ••• , X n) lxi ·X2 ..•• ·xnIa


è differenziabile nell'origine degli assi se e
solo se a> 1/n.
[ Utilizzare la disuguaglianza ·, xi j i Ix j , valida per ogn:l. i=l, 2, .. n
e per ogni x =(xi) E Rn (°si faccia attenzione che a primo membro della
disuguaglianza c'è un valore assoluto, mP.ntre a secondo membro c'è un
modulo) ]

3.99 Calcolare, all'interno dei rispettivi insiemi cli


definizione, le derivate parziali delle seguen-
ti funzioni di tre variabili reali
192

(a) f xyz (b) f log (xyz)


(c) f = X yz (d) f = X yZ

[(a) fx= yz, fy=xz, fz=xy; (b) fx=l/x, fy=l/y, fz=l/z;

(c) fx=yzxyz-l , fy=xYZz logx, fz = xYZ y logx;

(d) fx=y z xyZ- 1 , fy=x yZ y z-1 zlogx, fz = xyZ y zlogx logy J

3.100 Verificare che le seguenti funzioni di tre va-


riabili real i

(a) f = log .!Y (b) f = x arctg (yz)


z
soddisfano la tesi del teorema di Schwarz rela-
tiva alle derivate seconde miste:

3 .101 Calcolare le derivate parziali fx,l (i=l, 2, ... , n)


delle seguenti funzioni di n variabili reali
(x 1 , X 2 , ••• , X n) x:
n
(b) f = E x 1.x.
i,j=l J

(c) f=arcsen lxi (d) -


f-log V~
\~
✓jxj 2
+1

[ (a) fx = 1/xi; (h) fxi =2x1 (il lettore in difficoltà provi a consid~
1
rare preliminarmente il caso n=2);

Xc
(c) fx. = ~ ; J
1
I I(I I
X X
2
+1)

3.102 Calcolare la derivata direzionale delle funzio-


ni considerate nell'esercizio precedente, nella
:i.93

direzione della retta di equazione x 1 =x 2 = ...


=xn, nel verso delle xi crescenti.
[ .Si chiede di calcolare la derivata direzionale 'af/ 'aÀ, dove À è il.
vettore unitario

Nei punti in cui f è differenziabile, la derivata direzionale vale

Ad esempio, nel caso (a), nell'insieme di definizione di f risulta


n
df/dÀ= (1//;) L 1/xd
i=l
3.103 Sia f(t) una funzione definita in [0,+m) e de-
rivabile due volte per t > O. Poniamo

u(x)=f(lxl),
Verificare che, per ogni x f O, le derivate se
conde ux·x·· 1. l.
soddisfano la relazione

n
E
i=l
(x) = f" (Ix I ) +(n -1) f' ~I
IX
Ì I)

Nel sommare rispetto ad i=l 12, ... ,n cccor·re tener pt:esente che

n X~ 1
E _1._=--
i=l lxl2 lxl2
3.104 Sia g(t) una funzione derivabile due volte per
t > O e sia
u (x) = g (Ix I2) VxeRn .
194

Verificare che, per ogni xeRn, si ha

3.105 Sia u(x)=f(lxl), con f(t) derivabile due volte


per t>O. Verificare che, per ogni x f O,risulta·
f" n-1 . f'
(1 +f I 2) 3/2 + IX I _(_l_+_f-,2-)-=-11=2.

3.106 Una funzione di n variabili reali u(x 1 ,x 2 , •••.

. . . , xn) si dice armonica in un insieme aperto A se


essa ammette in A derivate seconde ux·x·
1 1
e se_ es
se soddisfano l'equazione differenziale (equazi~
ne di LapÌace)
n
L UX1•X1• o
i=l
2-n
Verificare che, se n~3, la funzione u(x)=lxl
è armonica in Rn - {O} .
2-n
[ Si può utilizzare la formula dell'esercizio 3.103 con f(t)=t , oppg
1
2-n)/2
re quella dell'esercizio J.104 con g(t)=t' • Ad esempio,per.f(t)

risulta

f' (t) -n
f"(t)+(ri-1) -- =t [ (2-n)(l-n)+(n-1)(2-n)] =O, Vt # O]
t

3.107 Verificare che la f.unzione u(x)= ✓ l-lxl 2 (che ha


per grafico una semisfera in Rn) verifica l' e-
quazione differenziale alle derivate parziali
(detta equazione 0elle superfici con curvatura
media costante)
195

n
i:: =-n, V X e Rn : IX I < 1.
i=l

2
[ Si u~ilizzi la formula dell'esercizio 3.105 con f(t)= /1-t ]

3.108 Una funzione f definita in Rn-{0"} si dice omo-


genea di grado Clse

\ft>O, VxeRn-{O}.

Sotto tale ipotesi, verificare che:


(a) se f(x) è differenziabile in Rn - {O} , le
derivate parziali sono omogenee di grado
a -1 e vale 1 'identità di Eulero

a f ;

(b) se a< 0,non è finito il limite per x ➔ 0 di


f Cx), a meno che f non sia identicamente nulla;
(c) se a~0,non esiste il limite per x➔ 0 di f(x)
a meno chef non sia costante;
(d) se a>0 e se f(x) è contin~a in Rn~{0}, es-
sa può essere estesa per continuità in x=0
(con il valore f(0) = O).
[ (a) Si veda l'esercizio 3.70; (b) considP.riamo la semiretta per l'o-
rigine di direzione À e di equazioni parametriche x(t)= Àt (t >O).
Lungo tale retta la funzione vale f(x)=f(tÀ )=t af( À) ; se f(À) /.O,
per t ➔+ a, tale espressione diverge all I infinito; (c) se a =O, con
le notazioni precedenti si ha f(x) =to f(À)=f(À). Perciò, se ~ non
è costante, su ogni semiretta _per l'origine di direzione À, f(x) a§_
sume valore costante rispetto a x, ma dipendente da À . Ciò implica
che non esiste il li,11ite di f(x) per x ➔O; (d) per il teorema di
Weierstrass, la funzione f(x) assume massimo e minimo (ed è quindi
limitata) nell'insieme chiuso e limitato {x ERn : Ix I= 1 } . Sia
Mt R tale che I f(x)li M per ogni x E Rn, con Ix I ,; 1. Essendo
x/ Ix I un vettore di modulo I ,per ogni x E Rn - { O } , otteniamo
196

Vx/0.

Dall'ipotesi a > O segue che f(x) ➔ O per x➔ O]

3 .109 Dimostrare la formula di Taylor con il resto di L3. -


grange al secondo ordine : se f (x) è una funzione di
classe C2 in un insieme convesso A, sex, x + h
sono punti di A, allora esiste un numero reale
-Se(0,1) tale che

n 1 n
f(x+h)=f(x)+ L fx.1 (x) h.1 + [ fx,1 x·J (x+~h)h.h.
i=l 2 i,j=l
1 J

In simboli più compatti, si può scrivere tale for


mula in modo equivalente (dove (Df,h) è il pr~
dotto scalare tra il gradiente Df ed il vettore
h, D2 f è la matrièe nxn delle derivate seconde,
D f·h è un prodotto
2
tra matrici con h pensato
matrice riga o colonna, infine (D 2 f·h,h) è un
prodotto scalare tra vettori di Rn):
1
f(x+h)=f(x)+(Df(x),h)+ (D 2 f(x+-Sh)·h,h)
2
[ Applichiamo il metodo proposto neil'esercizio 3.87 per il caso n = 2.
Posto g (t)=f(x+th) per tf [0,1] , in base alla formula di Tayl,:,r (per
le funzioni di una variabile) con il ~esto di Lagrange al secondo ordi
ne, con centro t 0 =0 e con t=l, esiste .\'le (t 0 ,t 1 )=(0,l) per cui
,
g(t) = g(O) +g'(O) +~ g"(-S).
2

Si ottiene la tesi esplicitando le-derivate g', g" con la regola di d§.


rivazione delle funzioni composte:
n
g '(t)= L fx , (x+th)hi ;
i=l 1

n
g ''(t)= [
i=l
Capitolo 4

EQUAZIONI DIFFERENZIALI LINEARI

4A. Eq~azioni differenziali lineari del


primo ordine

Un'equazione del tipo

(1) g(x,y,y') = O,

ove y=y(x) è una.funzione incognita e y' la sua der_i


vata prima ed ove g è un' asse.gnata funzione reale di
tre variabili reali, prende il nome di equazione diff§.
renzia+e (ordinariaidel primo ordine. Per soluzione (o in -
tegrale particolare) della (1) ,, si j_ntende una funzione
y=y(x) definita in un intervallo I di R ed ivi deri-
vabile, che soddisfi la (1), cioè tale che risulti

g (x, y (x) , y' (x)) = O, \fxel.

Un'equazione differenziale del primo ordine si di.


ce di forma normale se è del tip o

(2) y' = f(x,y).

Un'equazione del primo ordine del tipo

(3) y' = a(x)y + b(x),


198

ove a(x) e b(x) sono funzioni continue nell'interval


lo I, si dice lineare . Se è b (x) = O, l'equazione (3)
si dice omogenea. Le funzioni a(x), b(x) si chiamano,
rispettivamente, coefficiente e termine noto dell' equ~
zione (3).
Esempi di equazioni lineari del primo ordine so-
no le equazioni

(4) y' b (x)


(5) y' y.

Com'è noto dal calcolo integrale, le soluzioni


della (4) sono date dalla formula

(6) y = B(x) + c

ove B(x) è una primitiva di b(x) e ceR. Per quanto1i_


guarda la (5), osserviamo che le funzioni

y = cex (cER)

sono sue scluzioni. Viceversa,se y(x) è una soluzio-


ne della ( s) , cioè se risulta

y' (x)-y(x)=O, Yxel,

moltiplicando ambo i membri per -x S1 ha


e '
e-xy'(x) - e-xy(x) O

e cioè

d
dx [e-><y(x)] = O, Yxe I.

Ne segue
199

con c costante opportuna e perciò

( 7)

Abbiamo così verificato che tutte le soluzioni


dell'equazione differenziale (5) sono date dalla (7).
Le equazioni differenziali (4) e (5), che sono
casi particolari della (3), ammettono infinite solu-
zioni, dipendenti da una costante arbitraria c. E'
perciò naturale aspettarsi che, anche in generale,la
equazione differenziale (3)·ammetta infinite soluzi.2_
ni, dipendenti da una costante scelta arbitrariamen-
te.
Sussiste in proposito il seguente

TEOREMA.Tutte le soluzioni dell'equazione differenziale


(3) sono espresse da

(8) y(x) = eA(x) ( f e-A(x) b(x)dx)


ove A{x) è una primitiva di a(x).
Si noti che l'integrale indcfini to che figura neJ.
la (8), dipende, al solito, da una costante arbitra-
ria. Volendo mettere bene in evidenza la dipendenza
dalla costante, possiamo riscrivere la (8) nel modo
seguente:

(8') y(x)= eA(x) ( f e-A(x)b(x)dx+c).


La dimostrazione del teorema fornisce anche il
procedimento che conviene seguire nella pratica per
risolvere equazioni particolari e perciò la richi~
mo. Moltiplichiamo ambo i membri della (3) per e -A(x~
detto fattore integrante , ottenendo
cioè, essendo A'(x) = a(x):

relazione che può esser riscritta nel modo seguente:

d~ [e-A(x) y(x) ]= e-A(x) b (x) -

Integrando ambo i membri, si ha

e-A(x) y(x) = f e-A(x) b(x)dx,

ciQè la (8). Viceversa, se y(x) è data dalla (8), si


~erifica facilmente che essa soddisfa l'equazione(3),
La ( 8) prende il nome di integrale generale de 11 '~
quazione differenziale (3),
In particolare, le soluziùni dell'equazione omo-
genea

( 10) y' = a(x)y

sono espresse da

( 11) y (x) = c eA(x) (c eR)

con A(x) primitiva di a(x).


Sussiste inoltre il
TEOREMA DI CA.UCHY(PERLE EQUAZIONI LINEARI DEL PRI -
MO ORDINE) . Siano a(x) e b(x) funzioni continue nell 'inter -
vallo chìuso e limitato I, e sia x 0 eI. Per ogni y 0 eR esi-
ste u;1a ed una sola funzione y(x), derivabile in I , soluziore
del problema dì Cauchy
201

a(x)y + b(x)
(12)
= Yo

Dalla formula (8) sì rìcava l 'espressìone della


soluzìone y(x) dì (12):
x t

Jx a(t)dt x - J a(s )d s
( 13) y(x)=e
O
(yo+ Je
X
x
0
b (t)dt)
o

che, per b(x) = O sì rìduce a

fX
x a(t)dt
(14) Y (x) Yo e o

4,1 Dimostrare che la funzìone identìcarnente nulla è


l'unìca soluzìone del problema dì Caucµy

( y' = a(x)y

t y(x 0 ) = O

ove a(x) è continua ìn I e x 0 el.


[Chela funzione y(x) =O sia soluzione del dato problema di Cauchy è e-
vidente, Che sia l'unica segue dal teorema di esistenza ed unicità ]

4,2 Dimostrare chs la soluzione del problema di Cau-


chy

con a(x) continua ìn [a,b] e x 0 e[a,b], non sian


202

nulla in alcun punto di [a,b].


[ Se esistesse-;;- E [a,b] tale che y(x)=O, la funzione y(x) sarebbe anche
soluzione del problema di Cauchy

y'_= a(x)y
{ y(x) = o

e c1oe, per l'eserci~io precedente, dovrebbe essere y(x) identicamente


nulla, contro il fatto che y(x 0 ) = 1 ]

4.3 Sia y 0 (x) la soluzione del problema di Cauchy

y' = a(x)y
{ y(x 0
) = 1

con a(x) funzione continua in [a,b] e x 0 e[a,b]


Dimostrare che l'integrale generale dell'equaziQ
ne y'=a(x)y è dato da

[ Si deve dimostrare che la gene:rica soh•zione y dell'equazione y'=a(x)y,


è data da y(x) = cy O (x), con c. costante opportuna. Post.o c=y(x 0 ), le
funzioni y(x) e cy 0 (x) sono entrambe soluzioni del problema di Cauc~y

y' = a(x)y

{ y(x ) = c
0

e perciò, per il teorema di unicità di Cauchy, risulta y(x)=cy 0 (x) .Per


ogni x E [a,b]]

4.4 Risolvere l'equazione differenziale lineare omo-


genea y'=sxy.
2
[ Una primitiva di a(x)=8x è A(x)=4x • Moltiplicar.do ambo i membri della
203

2
.
equazione data per e -A(x) =e -4x
. i.«2 - Bx e- 4x 2 y
y•e- = O, da cui

2
·J
2
Ne segue e -4· x y • c, cioè y = c e4x

4.5 Risolvere l'equazione differenziale lineare omo-


genea

y'

[ Una primitiva di a(x) = x/(x 2 +l) è A(x)=log /~ . Moltiplicando


ambo i membri dell'equazione data per e-A(x) = 11/x 2+1 , si ha
[y•I J;'2+i" J- [yx/(x ~ +1) 312] = O da cui
d
- (y/17+1 ) = o.
dx

Ne segue y/ ~ = c, cioè y = c /~ ]

4.6 Risolvere nell'in•tervallo (0,11) l'equazione dif-


ferenziale omogenea

y' = (cotg x)y.

[ Una primitiva della funzione z.(x)=cutgx è A(x)=log ]senx j. Neil'inter-


vallo (O, 1T), la funzione sen.x e positiva; quindi in tale intervallo ,
A(x) = log senx. Dalla formula risolutiva (11), si ricava

y(x) = e eA(x) = e elog senx= e senx.

Si poteva procedere anche tenendo conto dell'esercizio 4.3. Infatti,de!_


ta y(x) la soluzione del problema di Cauchy
204

y' = (cotg x) y

{ y(x 0 ) = 1

si ha y(x) > O per x E(0,1T ), grazie all'eserc!.zio 4.2, e perciò,

y' /y = cotg x.

Integrando ambo i membri fra x0 ex, si ha

f
X
x y' (t)°
--dt
y(t)
f
X
X

cotgt dt
o o

da cui, essendo log y(x 0 ) = log 1 = O

log y(x) = log sen x - log sen x0

Scegliendo x 0 = 1T/2 si ha log y(x) = log sen x e infine y(x)=senx.Dal

l'esercizio 4,3 segue che la generica soluzion~ dell'equazione data è


, y = c sen x. In generale, per K 'f k1T, si trova la soluzione y=c' senxl I
che è equivalente a y=c senx pur di cambiare il segno alla costante]

4. 7 Determinare l'integrale generale delle seguenti


equazioni differenziali lineari omog1;?nee

3x
y' = 3y [ y = ce ]
x2
y'=Zxy [ y = ce ]
X
y'=(x-l)y/x [ y = ce /x J
senx
y'=(cosx)y [ y = ce J
-ex
y, =_ex y [ y = ce J
2 , eX2
y'= 2xex y L y = ce ]

y'=(tgx)y [ y = c/cosx J
y'=-y/Zx [ y = et/--;_]
205

y'=2y/x [y=cx 2
]

y'=-(cotgx)y [ y = c/senx ]
. 2/(3.,/?') ]
y' =C ✓x)y [ y = ce

y'=y/ ✓ x+S [y = ce
2rx+s]
(log 2 x)/2 ]
y'=(logx)y/x [ y = ce

y' =·xy/ (x 2- 1) [ y = c Ix2 -1 I 1/2 ]

y'=(l+log x)y [y = c/]


y'=y/(x logx) [ y = c logx ]

y'=y/sen(x+l) [ y=c tg [ (x+l)/2]]

y'=xy sen x [ y=ce


(senx-xcosx) J
2
COS X ]
y'=-(sen2x)y [ y =ce

y'=(arctgx)y [ y=c /arctgx / fi+xT J


(x arcsenx + /1-x 2 )]
y'=(arcsenx:)y [ y=c e

y'=g'(x)y [ y = c eg(x) ]

4.8 Risolvere l'equazione diffcrenzialP. non omogenea


2 sen 4x
y'=--y+
X X2

[ Una primitiva A(x) di a(x)=-2/x è A(x)=-2log I I =-logx


y.
2 , per cui ii

fattore integrante è a-A(x) = x 2 . Si ha, moltiplicando per x 2 ambo i


membri dell'equazione, 2 2
x y'=-2xy + sen4x, cioè x y'+2xy=sen4x e anco-
ra D(x 2 y)=sen4x. Integrando ambo i m~mbri di que;t'ultima relazione,si
f
~ x 2 y = sen4xdx =-(cos4x)/4+c e ,perciò y=(-cos4x/4+c)/x 2]

4.9 Determinare l'integrale generale delle seguenti


equazioni differenziali lineari non ·omogenee
3x
y'=3y+l [ y =ce - (1/3) ]

y'=ay+b, (a,beR, a;iO) [y = c e ax - (b/a) ]


206

X
y'=y+x [y -x-1]
= e e
-x
y I= -y+e-X [y=e (x+c) ]

y' +y/x = 1/x [y=l+c/x ]


X
y'=(y/x)+xex [y=xe +cx ]
X
y I =y+e X · IY=(c+x)e ]
4x 2x
y I =4y- e2X [y=ce + e /2 ]
bx
y'=ay+e~ (afb) [y= [ e /(b-a) ] +e]
2 -x 2 .
y' = - Zxy+xe -x [y=e (e+ x 2 /2) ]
2
y'=(Zy/x)+(x+l)/x [y=cx - x -( 1/2) ]
X
y'=y+x 2
-l [y=ce -·(x+l) 2 ]

y'=ex-(y/x) [y= [ c+(x-l)e x ] /x J


2 2
y' =Zxy+e x_cosx [y=ex (senx + e) ]
-x
y' =-y+e-x cosx [y=e (senx + e)]

y 1 = _ ( y+ e -X / X 2 ) [y=e-x(c + 1/x) ]
-x
y' +y=Zxe -x [y=e (x·2 + e) ]
-x
y, +y=3x 2 e-x [y=e (x 3 +e)]
y I +y=e -X /2./x [y;,e-\l~+c)]
seruc
y' = (cosx.) y+e senx1ogx [y=e (xlogx-x+c)]
X
y'=(3y/x)+X: 3
ex [y=x3 (e +e)]

y'=(tgx)y+cosx [y= [(x/2)+(sen2x) /4+c ] /cosx ]


2/~
y'=(y+l)/ ✓x [re e - 1 J
senx
y'=(y+l)cosx [y=c e - 1]

4.10 Risolvere il problema dì Cauchy


207

2
y' = 3x ex y
[ y(O) = 1
2 2
[ Una primit;iva di :a.(x)=3xex è A(x)=3ex j2, perciò l.' integrale generale
3 x2/2
dell'equazione data è y(x)=c e e . Imponendo la condizione y(O)=l,

si trova y(O) = e e 3 l 2 = 1, da cui c = e - 3 /z. Pertanto la soluzione del


2
3(eX -l)/2
problema di Cauchy è y(x)=e ]

4.11 Risolvere i seguenti problemi di Cauchy

y' = (1-y)/x
[ y = (x-1)/x ]
{ y(l) = o

y'=Zy+l 2x
[ y = ( 3e -1) / 2 ]
{ y(O)=l

y'=ay+b (a,beR,afO)
{ y(O)=O

1
y' + y = x3
X [y=x''ts]

{ y(l) i/5

( y' = (tgx)y+l

i y(TI) a 1
[ y tgx - ( 1 / cosx) ]

y' =[ (x+l)y/x]+x(l-x) x-1


[ y=(e-l)xe + x2 ]

{ y(l) = e
208

y' =[-y/(sen 2
x cotgx)J+

I +cotg 2

y(n/4)=log( ✓2/2)

y'= 2y/x+3x
x

2
cosx
[·y = (cotgx)(log

[- y = 3x 2
senx) ]

(sen x + TI) ]
{ y(n) = 3TI3

y' =~ (cosx)y+senxcosx -senx


[ y = senx + e - 1 ]
{ y(O) = O

y'=(cotgx)y + x 5 senx 6
[ y = seruc ( e + x / 6) ]
{ y(O) = O

y'=Zxy/(l+x 2
)+(x+x 3 )senx[ (
y= l+x 2
)(
seruc-x cosx)
J
{ y(O) = O

4.12 Siano a(x) e b(x) funzioni continue nell'inter-


vallo chiuso e limitato [a,~] e siano x 0 e[a,~J,
y 0 eR. Detta y(x) la soluzione del problema di
Cauchy

{ y' = a(x)y + b(x)


l y(xo)=yc

ed indicata con Il Il la norma del sup in C0 ([a ,


~]), dimostrare che esiste una costante c > O ,
dipendente da a,~ e Ila,11, ma indipendente da y(x),
tale che

llyll+lly'li < cCIY I+


0 llbll).
209

[Dalla formula risolutiva (13}, tenendo presente che (x 0 ix)

f
X
X

a( t)dt
fa
13
ja(t} I dt
o
e i e i e

( 13-a ) Ila Il
.$. e K

e che

-f t
a(s.)d s
e xo i e

e ricordando le proprietà degli integrali definiti, si ha

I y(x) I .$. K ( Iy I + IJ K b(t)dt 0


I) .$.
X
0

.$. K( , y o , + K r, a
b( t) , dt} .$.

5. K( I y I+K( 13-a)
O
Il b Il } i.

.$. J(' ( J 'JO I+ Il b Il )

ove si é posto K'=max {K,K 2 (13-a)) .


Passando al sup per x E [a, 13] , ne segue

("') llyll.$_K (j=,, 1


0
j+llbll)

con K' costante dipendente solo da a., 13,a(x} e non da y(x).


Essendo per ipotesi y' = ay + b, si ha

Il y' Il .$_Il a Il • Ily Il+ Ilb Il ;


210

dalla{*) segue allora

llyll+lly' 11.$.( llall+1) llyll + llbll .s


.$.( ·Ila Il +l)K' ( IyJ + Il b Il ) + Il b Il

.$. c ( IY I+
0
Il b Il)

ove si è posto c = ( Ila Il +l) K' + 1 ]

4.13 Siano a(x) e bn(x) funzioni continue nell'inte~


vallo [a,p] e sia j o,n una successione di nume-
ri reali. Supposto che b n (x) ➔ b(x) uniformemen -
te in [a,P] e che Yon ➔ y0 , dimostrare che la
·'
successione yn(x)_delle soluzioni dei· problemi
dì Cauchy

f y~ = a(x)yn + bn(x)

lY n (x o) = Yo,n
converge in C 1 ([a,~J) verso la soluzione y(x)
del problema di Cauchy

+ b(x)

[sottraendo membro a membro, si ottiene

Applicando il risultato dell'esercizio precedente,si ha

Il yn-y Il + Il y n1 - y' Il -< c ( I y o,n - y I+ Ilbn - b Il· )


o
211

da cui segue l'asserto, ricordando la definizione della norma su c1


(ved. ·esercizio 2..25) ]

4B. Eq~azioni differenz~ali lineari omo-


genee a coefficienti costanti

Un'equazione differenziale del tipo

(1) y" + ay' + by = f(x)

con a,beR e f(x) funzione continua in un intervallo


I di R, prende ì 1 nome di equazione differenziale linea -
re del secondo ordine a coefficienti costanti, di termi-
ne noto f(x). L'equazione (1) sì dice omogenea se f(x) ='
= O, altrimenti si dice non omogenea.
Per soluzione (o integrale particolare) dell' equazi.2_
ne (1), si intende una funzione y = y(x), derivabile
due volte in I, che soddisfi la (1), cioè tale che

y"(x)+ay' (x)+by(x)=f(x) Vxe I.

L'equazione differenziale omogenea

(2) y" + ay' + by = O

prende i 1 nome dì equazione omogenea associata al l 'equ~


z ione (1).
Nel presente paragrafo ci limitiamo a studiare
l'equ~zìone omogenea (2), rimandando al paragrafo su!:.
cessivo lo studio della (1).
Per determinare l'integrale generale dell'equa -
zion~ (2) e cioè l'insieme di tutte le sue soluzioni
particolari y(x), assai utili sono i seguenti teore-
mi.

TEOREMA 1. Se y 1 e y 2 sono due soluzioni particolari


212

della (2), allora anche la funzione

con C 1 , C 2 E R, è una soluzione particolare della ( 2).

TEOREMA 2 . Se Y 1 e Y 2 sono due soluzioni particolari


della (2), tali che

allora tutte le soluzioni della ( 2) sono del tipo C 1y 1 (x) +


+ c 2 y 2 (x) , al variare dei parametri c1 , c2 •

Si dimostra che la condizione (3) equivale a di-


Te che le funzioni y 1 (x), y 2 (x) sono linearmente indi -
pendenti, cioè che le uniche costanti c 1 , c 2 per cui
si ha

V XER

sono le costanti c1 = c2 O.
Dal teorema 2 segue, pe!'ciò, che: per determinare
l'integrale generale dell'equazione omogenea

(4) L(y) = y" + ay' + by "' O

basta conoscere due suoi integrali particolari linearmente in-


dipendenti y 1 e Y 2 .

Per determinare esplicitamente due integrali pa.!:_


ticolari y 1 e y 2 della (4), si considera la sua equa-
zione caratteristica

l 5) À2 + aÀ + b = O,

che è un'equazione algebTica di secondo grado,le cui


213

radici (complesse) sono

(6)

ove ò = a2 - 4b.
Se ò < O, allora porremo

(7) a= - a/2 , f3 = -ì-F./2

in modo che a e ±P saranno, rispettivamente, la parte


reale ed il coefficiente della parte immaginaria dei
numeri complessi À1 e À2 •

Si dimostra il seguente

TEOREMA
3 (SOLUZIONI DELL'EQUAZIONE
OMOGENEA)
Tutte le soluzioni dell'equazione (4) sono date da

À1X À X
(i) y(x)=c 1 e + c2e 2
, se ò > o
À 1 li. À1X
( ii) y(x)=c 1
e + c 2 xe se ò o
ax ax
(iii)y(x)=c 1 e cosf3x+c 2 e senf3x, se ò < o'
ove c 1 e c 2 sono cos·tanti arbitrarie, ed ove À1 , À2 , a, f3

sono definite dalle ·(6), (7).

4.14 Risolvere le equazioni differenziali omogenee

('a) y"-6y'+Sy = O (b) y"-2y'+2y = O

[ (a) L'equazione caratteristica À 2 -6 À+S=O ha discriminante Ò=l6 > O


e perciò ammette due radici e distinte: reali
À 1 =l, À 2 =5. Perciò lo
integrale generale è y(x)=c 1 ex+c 2 e 5x.
(b) L'equazione caratteristica À 2 -2 À+2=0 ha discriminante Ò=-4· < O
ed ammette come radici i numeri complesEi coniugati À 1 =1-i, À 2 =l+i
214

Perciò l'integrale generale è y(x)=c 1 excosx + c 2 exsenx ]

4.15 Risolvere l'equazione differ.enziale y"-Zy'+y=O.


2
[L'equazione caratteristica è À 2 -2 À+l=O, ossia (À-1) 2
0 ed amme_t
1
te À 1 =l come radice doppia. Perciò 1 integrale generale è y(x)=c 1 ex+
+ c 2 xex ]

4.16 Risolvere le equazioni dìfferenzìali lineari o-


mogenee

(a) y"-Zy'=O (b) y"+4y=O

[(a) L'equazione caratteristica è À 2 -2 À =O, cioè À (À-2)=0, ed am -


mette le du_e radici reali O e 2. Perciò, l'integrale generale è y=c 1 +
-t-c 2 e 2 x. (b) L-1 equazione caratteristica è À 2 +4=0, ed aimnette le due
radici complesse c?niugate ± 2i. Perciò l'integrale generale è y =
=c 1 cos2x+c 2
sen2x ]

4._17 Risolvere l'equazione y"+Zy'+y=O.

[L-'equazione caratteristica è À 2 +2À+ 1 = o, cioè (À+l) 2


=O. Perciò
-1 è radice doppia e l'integrale generale è y=(c 1
+c 2 x)e-x ]

4.18 Determinare l'integrale generale delle seguenti


equazioni lineari omogenee
X 2x
y"-3y'+Zy=O [ y = c1 e + c2 e ]
3x 7x
y"-lOy'+Zly=O [ y c 1
e + c2 e ]
J x·
y"-Zy'+y=O [ y (c 1 + c 2 x) e ]
Sx
y"-lOy'+ZSy=O [ y = (c 1 +c 2
x)e]

y" + y = o [ y = c 1
cosx ·+ c 2
senx J
y'' + 3y = o [ y=c 1 cos(/3x)+c 2
sen(/3 x)]
-3x Sx
y"-Zy' -15y -· o [y=c 1
e + e2 e ]
215

y"-y=O [y=c1 e-x + c2 ex]

y"-4y'+4y=O [y=(c1 + C2 x)e2x ]

y"-2y'+Sy=O [ y=ex( e 1 cos2x + c 2 sen2x) ]


-x/2 - · ~
y"+y'+y=O [ y=e [ c 1 cos(/ 3 x/2)+c 2 sen( ·v 3 x/2)]]
2x
y."-4y' +20y=O [y=e (c 1 cos4x+c 2 sen4x)]

y"+9y=O [y=c 1 cos3x+.c 2 sen3x]


y"-6y'+10y=O (y=e 3K(c 1 cosx + c 2 senx) ] .

y"+ ✓I y'=O
-/z X
[y=c 1 + c 2 e ]

y"-8y'+16y=O. (y=(c1 + c2x)e4x ]

y"-y'/2 + y/16=0 (y=(cl + c 2 x)ex/4 ]

Passiamo ora a studiare l'equazione differenzia


le lineare omogenea ài ordine n:

(8)

a coefficienti costanti a1 , •.. ,an-l ,an e R.


La (8) è un caso particolare della più generale
equazione differenziale lineare di ordine n

Per l'equazione (9) si dimostra il seguente teo-


rema di Cauchy :

TEOREMA 4 (DI ESISTENZA ED UNI CITA'). se i coeff4_


cienti ai (x) ed il termine noto f(x) dell'equazione (9) so-
no continui nell'intervallo limitato [a, b], allora, per ogni
(1) (n-1) n
X O
E[ a , b] e per ogni (Yo , YO , - •• , YO ) ER , esiste una

ed una sola soluzione yin [a,b] della (9), tale che


2'16

( ) (1) (n-1) ( , _ (n-1)


(1 0 ) Y( Xo ) =Yo , Y1 Xo =yo , • • • , Y Xo, -y o

La soluzione y, di cui al teorema di Cauchy, si


chiama soluzione del problema di cà.uchy relativo alla
equazione (9) ed alle condizioni iniziali (10). L'equa-
zion~ (9) si dice omogenea se risulta f(x) = O, altri
menti si dice non omogenea.
Ana-logamente a quanto già visto nel caso n=Z, si
dimostia che se y 1 (x), y 2 (x), ... ,yk(x) sono k inte -
grali ~articolari dell'equazione (8), allora anche
una loro combinazione lineare del tip~

è un integrale particolare della (8).


Se ora y 1 (x), y 2 (x), ... y n(x) sono n integrali par
ticolari dell'equazione (8) il loro Wronskiano è, per
defini~ione,il seguente determinante

y l (X) Y 2 (x) y n(x)

Y; (x) y ~ (x) y~(x)


W(x)=
.... . . . .............. •-· .....
(n-1\ ) (n-1) (n-1)
yl X Y2 (x) ... Yn (x)

che si dimostra essere o identicamente nullo o sem -


pre diverso da zero nell'intervallo [a,b]. .Si ha
W(x) f O per ogni xe[a,b] se e solo se le funzioni
Y1 (x), ... , Yn (x) sono linearmente indipendenti, cioè s-e

Sussiste- il seguente
TEOREMA 5. Se y 1
(x), ... ,Yn (x) sono n soluzioni partj,_
217

colar i linearmente indipendenti .dell'equazione (8), allora una


qualsiasi soluzione della (8) è del tipo

cioè, la (11) è. l'integrale generale dell'equazione (8),


Per determinare n integrali linea~mente indipen-
denti dell'equazione (8), basta conoscere le radici
dell'equazione algebrica di grado n

che prende il nome di equazione caratteristica della (8)


in modo analogo a come abbiamo già visto nel caso n=
=2.
Si dimostra infatti che
1) Se le n radici ( reali o complesse) À 1 , À 2 , ••• , Àn dell 'equ~

zione caratteristica sono tutte distinte, al·lora le funzio-

ni (rispett. reali o complesse)

À2 X À nX
e , ... ,e

sono n soluzioni linearmente indipendenti della (8).

2) Se À é una radice (reale o complessa) multipla di ordine r


dell'equazione caratteristica, allora le funzioni (rispett.
reali o complesse)

Àx Àx r-1 Àx
e xe , ... , X e

sono r soluzioni linearmente indipendenti della (8).

Poichè per ogni radice À si trova un numero di


soluzioni linearmente i~dipendenti della (8) pari al
:a molteplicità di À, in tal modo si determinano n
soluzioni linearmente indipendenti della (8).
OSSERVAZIONE1. Se l' equa7.ione caratteristica ha
218

una radice complessa À=a+ip, essa avrà anche la radi


ce coniugata I = a-ii3 ed alle due soluzioni comples-
se
Àx ax
e e {cospx + i senPx)
Ix ax
e e (cosax - i senax)

si potranno sostituire le due soluzioni reali


ax eix)/2
e cosax
ax eÀ X)/2 Ì,
e senpx

risultando, il nuovo sistema di integrali particola-


ri che si ottiene, ancora di n integrili linearmente
indipendenti.

4.19 Risolvere l'equazione y"'+ y = O.


[L'equazione caratteristica À 3 +1=0 ammette le radici -1,(1/2) ±i/ 3/2
-x [(1/2)+i/3/2x]
e perciò l' integr11.ls generale è dato da y(x)=c 1
e +c 2 e +

+ c e
[ (1/2)-i/3/2 X J, ovvero, tenendo conto dell'osservazione 1,
3
-x x/2 - x/2
da .y(x) = e 1 e + c2 e cos / 3/2 x + c 3 e sen M x ]

4. 2 O Riso! vere 1 'equazione y "' - 3y" + 3y' - y =O.


3
[L'equazione caratteristica (À-1) =0 ammette la radice tripla À =l. Per-
2
ciò l'integrale generale è dato da y(x)=ex(c 1
+c 2 x+c 3 x ) ]

4.21 Risolvere l'equazione y"'-Sy''=O.


[L'equazione caratteristica è À 3 -5 À 2 = À2 ( À-5 )=O ed ammette la radice À=
=5 e la radice doppia À =O. Perciò l'integrale generale è dato da y(x)=c 1+
+e 2 x+c 3 e 5x .Si poteva procedere anche diversamente:p6sto u=y', l'equazione
data diviene·u 11-5u'=O.L'integrale generale di quest'ultima equazione e'
u(x)=c 1
+c 2· e 5x. Risolvendo l'equazione y'=u(x)=c 1 +c 2 e 5x,. si trova
219

Sx
y(x)=c 1 x+Sc 2 e ·+c 3 , integrale generale che coincide con quello già

determinato, per l'arbitrarietà delle costanti]

4.22 Determinare l'integrale generale delle seguenti


equazioni omogenee del terzo ordine
y'." o [y=c 1+c 2 x+c 3 x 2 ]

y'" - 4y' = O [y=c1+c2e-2x+c3 e2x J

y lii - y'-' = o [y=c 1+C 2X+C3 eXJ

y"' -4y"+4y'=O [ y=c 1+ (c 2 +e 3 x)e2x J

y"'·-2y"+Sy'=O [y=c 1+ex(c 2


cos2x+c 3 sen2x)]

y lii -y"-y I +y=O [y=c 1 e-x+(c 2+c 3 x)ex ]

y'"+y"-y' -y=O [y = c 1ex+(c 2 +c 3 x) e-x J

Y "' +6y"+ 12y 1


+8y=O [y=(c 1 +c 2x+c 3 x 2 )e- 2 x]

y 111
+Zy"-1 ly 1
-12y=O [y=c 1 e-x+c 2 e 3x+c 3 e- 4 x ]

y"' -4y"+Sy' -Zy=O

. 1 vere l' equazione


. 4 6 y 11 = 0 •
4. 23 R iso y < ) - y (J) -
[L'equazione caratteristica è À4 - À 3 - 6À 2 = À.2 (À-3)(À+2)=0, quin
di -2 e 3 seno radici semplici e O è radice doppia .. L'integrale generè
le è dato da y(x) = c 1 + c 2 x + c 3 e -2x + c 4 e Jx

4
4.24 Risolvere l'equazione y( ) + 3y" - 4y = O.

[L'equazione caratteristica À 4 + 3 À 2 - 4 '• O è biquadratica e le sue rè


dici sono ±1 e ± 2i. Perciò l'integrale generale è dato da y(x)

= c 1 e -x + c 2 e x + c 3 e -2ix +c 4 e 2ix ~ ovvero, tenendo conto dell'os-

servazione 1, da y(x) = e 1 e -x + c 2 ex + c 3
cos2x + c 4
sen2x ]

4
4.25 Risolvere l'equazione y( ) +2y(J) +3y"+2y'+y=O.
[L'equazione caratteristica può essere scritta sotto la forma ( ·À 2 + À+
+1) 2
=O.Perciò l'integrale generale è y(x) = e-x/ 2 [(c 1 +c 2 x)
cos ( ✓
3/?)x + (c 3 +c 4 x)sen( /3/2)x]]

4
4. 26 Risolvere l'equazione y C > + y" = O.
[L'equazione caratteristica è À 4+ À2= À 2 (À 2 +1)=0; essa. anmette
la radice doppia À =O e le radici ± i. Perciò 1 1 integrale general.e è
dato da y(x)=c 1 +c 2 x+c 3 cosx+c 4 senx]

4
4.27 Risolvere l'equazione y( ) + y = O.
[L'equazione caratteristica è À 4 +1=0; le sue soluzioni sono le radici
1Ti/4 ✓- 31Ti/4
complesse quarte di -1, cioè e = (l+i)/ 2 , e = (i-1)/ /2,
51Ti/4 ✓- 71Ti/4 ✓-
e =- (i+l)/ 2 , e = (1-i)/ 2. Perciò, l'integrale gene-
x//2 ✓- x/ /2 ✓-
rale è y(x) = c 1 e cos(x/ 2) + c 2 e sen(x/ 2 +

+ c3 e
-x/ /2 ccs(x//
-2) + c4 e
-x/ ./z
sen (x/ /2) ]

'4)
4.28 Risolvere l'equazione y\ + y' = O.
[L I equazio,1e caratteristica è À 4 + À = À ( À 3 + 1) =O; le sue soluzioni
1Ti/3 · ✓-
sono O e le radici complesse te~ze di -1, cioè -1, e =(l+i 3 )/2,
211 i/3 - -x
e = (1-i/3 )/2. Perciò l'integrale generale è y(x)=c 1 +c 2 e +
x/2 - x/2 -
+ c3 e cos (/3x/2) + c4 e sen (/3x/2)]

4.29 Determinare 1 'integrale generale delle seguenti


equazioni omogenee del Quarto ordine
(4)
y o [ y=c l + C 2 X+ C 3 X 2 + C4 X
3
]

(4) -4x X
y + 3y"' -4y" = o [y=c 1 +c 2 x+c 3 e +e 4 e ]
(4) X 2X
y -3y"' +2y" = o [y=c 1 +c 2 x+c 3 e +c 4 e ]
(4) _zy X
y 11, +Zy" o [y=c 1 +c 2
x+e (c 3 cosx+c 4 senx) J
221

(4) 11
y -6y +8y=O
(4)
y -3y"-4y=O

y(4) -y'" -y"+y'.= o [ y=c 1+(c 2 +c 1 x)e X+c 4 e -x ]


(4)
y -4y"=O [y =c 1 +e 2
x+c 3
e 2 X+c 4 e-Zx J
(4)
y -2y"'+y"=O [y=c 1+c 2
x+(c 3
+c 4 x)ex]
4
y < > +Zy"+y=O [y=(c 1+c 2 x)cosx+(c 3
+c 4
x)senx ]
y(4) -a4y=O [ y=c·1e -ax + c 2 eax+ c 3 cosax+c 4 senax ]
y (4) +a 2 y"=O [ y=c 1 +c 2 x+c 3 cosa-.:+c 4 senax ]

4.30 Determinare l'integrale generale delle seguenti


equazioni omogenee di ordine superiore al quar-
to.

(5) 2 3 ~. ]
y o r
L y=c1+c2 i-:.+c
3 x +c,.x +c 5 x
(6) -x X
y - y" = o [ y=c1 +c2 x+c3e +c4 e +c5 cosx+c 6 senx ]
(6) -2x 2x
y - 16y" o [ y=c1 +c2 x+c3 e +c4 e +c5 cos2x+c 6 sen2x]
( 6) y (4) -X X
y - = o [ y=c1+c2 x+c3 x 2 +c4 x 3 +es e +<;;e
(5) 2 -2x 2x
y - 4y lii o [y=c 1+c2 x+c3 x +c4 e +c5 e ]

4.31 Determinare la soluzione del problema di Cauchy

y" - 2Y I - Y = Q

y(O) = O
{
y' (O)= 2 ✓2

[L'equazione caratteristica À 2 -2 À -1 = O annnette le due radici reali


1 ± /2. Perciò l'integrale generale dell'equazione data è y(x) =
(1+/2)x (1-/2)x .
= c1 e + c2 e La condizione y(O)=O i~hca c2 c1 •

- (l+fi)x - (1-h )x
Essendcy'(x)=c 1
(1+/2)e c 1 (1-/2)e si ha
222

y' (O)=Zc 1 /2. La condizione y' (O) = 2/2 implica perciò e1 = 1 e


. . . (1+/z)x (1-lz)x
c2 = - 1. La soluzione e y = e - e ]

4.32 Determinare la soluzione di ciascuno dei segue~


ti problemi di Cauchy

y"-y'-2y = O y" - 6y' + 1 Oy=O


(a) y ( O) =O. (b) y(O)=l'
{ {
y' (0)=3 y'(O)=O

y''-10y'+25y=O y"-Zy I+ Sy=O


(e) y(O)=O (d) y(O) =1
{ {
y' (O)=l y' (O)=l

2x -x 3x 5x x
[(a) y = e -e . (b) y=e (cosx-3senx); (e) y=xe ; (d) y=e cos2x]

4.33 Risolvere il problema di Caucny

y lii - Zy" + Sy I = o
{ y (o) = o> y I (o)= 1 , y" (o) = o
X
[y = - 2/5 + e [ (2/5) cosZx + (3/10)sen2x] ]

4C. Eqt..ia.zioni 1inea.ri_ non omogenee a. coef


ficienti costanti

Sia

(n) (n-l)
(1) y . +a 1 (x) y + ... +an-l (x) y' +an (x) y = f(x)
223

un'equazione differenziale lineare di ordine n, a


coefficienti ai(x) e termine noto f(x) continui in
un intervallo limitato [a,b]. Per determinare l'inte-
grale generale della (1), assai utile è il seguente

TEOREMA 1 . Sia v un integrale particolare


O
della ( 1) e
siano y 1 , ••• , y nl n integrali particolari linearmente indi -
pendenti dell'omogenea associata

Allora, l'integrale generale della (1) è dato da

In questo paragrafo ci limitiamo a studiare le equa-


zioni del tipo (1) a coefficienti costanti, cioè le
equazioni

(2) y(n) + aly(n-1)+

in cui f (x) è un termine noto di tipo particolare.


Sia

P(À) =

l'equazione caratteristica dell'equazione


(n) (n-1)
y + al y + .•. + a n-1 y, + an y = O

omogenea associata alla (2). Si dimostra che, nel ca


so

lf(x)

con Pm(x) polinomio di grado m,


i) se P(À) I O, allora la (2) ammette un integrale particol~
re del tipo

À.x
e q~(x)

con qm(x) polinomio di grado m.

ii) se P( À)=O e À ha molteplicita. h, allora la (2) ammette un


i~tegrale particolare del tipo

h À X
x e qm (x).

Si dimostra inoltre che, nel caso

con Pm(x) polinomio di grado me rk(x) .polinomio di


grado k:
j) se P(À±iµ) I O, allora la (2) ammette un integrale parti-
colare del tipo

con q- (x) ,
m
s -Cx)
m
polinomi di grado m = max { m,k }

jj) se P( f.±i]l)=O e À±iµ ha molteplicità h, allora la (2)


ammette un integrale particolare del tipo

xh e Àx Lqiii
- ( x ) cosµx + siii( x ) senµx ]

In particolare: se f(x) è un polinomio di grado m e


risulta, nell'equazione (2), a 0 f O, allora la (Z)ha
per integrale particolare un polinomio dello stesso
grado;. se invece a 0 =0 e perciò À=O è una radice di
225

P(À)=O, allora la (2) ha per integrale particolare


un polinomio di grado m+h del tipo x h(b 1 +b 2 x+ ... +hm x'")
ove h è la molteplicità della radice À=O.

4.34 Risolvere l'equazione gifferenziale non omoge -


n·ea y"-3y' + Zy = 2x 3
- x 2 + 1.
[L'equazione caratteristica dell I omogenea associata è À 2 -3 À +2=0 ed
ammette le radici 1,2; perciò l'integrale generale dell'omogenea asso-
ciata è c 1ex+c 2e 2x. Poichè il termine noto dell'P.quazione differenzia-
le data è un polinomio di terzo grado, e À =O non è radice dell'equa-
zione caratteristica, allora l'equazione data ammette un integrale paE

ticolare del tipo v 0 (if) = b 0 x 3 +b1x 2+b2x+b3 • Sostituendo v 0 nell'equa -


3 2
zione, si ricava v~(x) - 3v~(x) + 2v0 (x)=2x -x +1, cioè:

da cui, per ogni xE R

Da tale relazione, per il principio di identità dei polinomi, segue:

e cioè b 0 =l, b 1 =4, b 2 =9, b 3 =10. Pertanto, l'integrale generale è

4.35 Risolvete l'equazione differenziale non ornoge -


nea y"-4y' = x 2 +1.
2
[L'equaziori.e caratteristica dell'omogenea associata è À -4 À= O ed
arrunette le radici 0,4; perciò l'integrale generale dell'omogenea ass~
ciata è c
4x
1 + c 2e .
Poichè il termine noto dell'equazione data è un polinomio di secon
226

do grado e À =O è radice semplice dell'equazione caratteri~tica, allQ


ra l'equazione data ammette un integrale particolare del tipo v 0 (x)
x (b 0 x 2 +b 1 x+b 2 ). Sostituendo v 0 (x) nell'equazione, si ricava

da cui, per ogni x E R

Da tale relazione, per il principio di identità dei polinomi segue

-12b =l· 2b 1 -4b 2 = 1


o '

e cioè b 0 =-l/12, b 1 =-1/16, b 2 =-9/32. Pertanto,l'integrale generale


è y(x) = c. 1 + c 2 e4x - x[ (x 2 /12)+(x/16)+(9/32)] ]

4.36 Risolvere lLequazione differenziale non omoge -


nea y" - ty' - 3y = 8e 3x •
[L'equazione caratteristica dell'omogenea associata è À 2 -2 À -3=0 ed
ammette come radici -1 e 3; perciò l'integrale generale dell' omogenea
associata è c 1 e-x+c 2 e 3x. Poichè À=3 ;, radice dell'equazione caratt~
ristica (per la ii)) l'equazione data ammette un integrale particolare
del tipo v o (x) = bxe 3~. Sostituendo v o (x) nell'equazione data, si tro-
va:

da cui, dividendo ambo i membri per e 3x, segue b=2. Pertanto, l'inte -
gr.:le generale è y(x) = c 1 e-X+c 2 e3x + 2x e3x ]

4.37 Dimostrare che se il termine noto dell'equazio-


ne

(*) y" + ay' + by f(x)


227

k
è del tipo f(x) iEl f i (x) e se yi (x) verifica

l'equazione

n
alloL·a y (x) ì yi(x) verifica l'equazione(*)
i=l

4.38 Tenendo presente l'esercizio precedente, deter-


minare l'integrale generale dell'equazione y"-
- 3 y ' + 2 y = 2 X 3 + 1 - x 2 + e 3x

[y(x) = x 3 + 4x 2 + 9x + 10 + (e 3x/2) + c 1
ex+ c 2 e 2x ]

4.39 Risolvere l'equazione differenziale non omoge-


nea y" - 2y' - 3y = cos 2x
[L'equazione caratteristica dell'omogenea associata è À 2 -2 À - 3 =O
ed ammette come radici -1 e 3; perciò l'integrale generale dell 'ornoge-
nea associata è c 1e-x + c 2e 3X Poichè O ± 2i non è radice dell'equa -

zione caratteristica, allora per la j), l'equ~zione data arnmette un in


tegrale particolare del tipo v0 (x) = bcos2x + csen2x. Si ha v~(x)

= - 2b sen2x + 2c cos2x, v~(x) = - 4b cos2x - 4c sen2x. Sostituendo nel.

l'equazione data si trova

(-7b - 4c)cos2x + (4b-7c) sen2x cos2x,

da cui segue -7b -4c = le 4b - 7r, = O e quindi b=-7/65, c=-4/65. Per-


tanto l'integrale generale è y[x)=-(7/65) cos2x-(4/65) sen2x + c 1e-x +
+ cze?X J

4.40 Risolvere l'equazione differenziale non omoge -


228

nea y" - Zy' + y = xex .


[L'equazione caratteristica dell'omogenea associata è À 2 -2 À +l=(À -
2
-1) = O ed ammette la radice doppia À=l. Perciò l'integrale generale
dell'omogenea associata è c ex + c x ex. Poichè À =l è radice
1 2 doppia
dell'equazione.caratteristica, per la ii) l'equazione data ammette un
2
integrale particolare del tipo v 0 (x) = x eX(bx+c).
Si ha

3
v~(x) = ex [bx +(3b+c)x 2 +2cx]+ex [3bx 2
+ 2(3b+c)x + 2c ] =

3 2
= ex [bx + (6b+c)x + (6b + 4c) x + 2c]

da cui, sostituendo v 0 nell'equazione data, si ha

ed anche, semplificando

ex (6bx + 2c) - xe X

Dividendo per ex ed applicando il princ1p10 di identità dei polinomi ,


si ha b = 1/6, c O. Pertanto l'integrale generala dell'equazione da-
ta è y(x) = c 1e ;< + c 2xe_X + x 3e K /6 J

4.41 Risolvere le seguenti equazioni differenzialidà


secondo ordine lineari, non omogenee:

y" + y =-'X+ 1 [y=c 1 cosx+c 2senx+x+l J


y"-Zy'+y rLY=(c +c x ) e X
1 2 +x 2 +Sx+8 J

y" - Zy I +'y [y= (c +c x)ex+x 2ex/2 ]


1 2
y" - Sy'+6y = ex [y = cle2x+ c2e3x+ ex/2
229

y"-2y'-3y=(2x+l)ex [ y=c e-x+c e 3 x~(2x+l)ex/4


1 2
J
y"-y = xex [ y=c e-K+c eX+(x 2 -x)ex/4
1 2
J
y 11 _ 2 y , + 2 y = e zx [ y=ex(c cosx+c senx)~e 2Xtz]
1 2
y"-y'-2y = 2senx 2
[ y=c e-x+c e x+(cosx-3sen
1 2
x)/5 J
y" + y = cosx [ y=c 1cosx+c 2 senx+(xsenx)/2 J
y" + ·4y _= sen2x [ y=c 1cos2x+c 2 sen2x-(xcos2x)/4]

y" 2y' + Zy senx [ y=eX( c cosx+c


1 2
senx)+('2cosx+seruc)/5] ·

y 11 _ 2 y , + y = e 2x [ y=( cl+czx)ex + ezx

y"-4y'+4y=e 2x [ y=(cl+czx)e2x+x2e2x/2 ]

Y 11 -y I = COSX [ y=c1+ciex-(cosx + senx)/2

y" + y'=senx+cosx [ y=c1+c2e-x - cos K ]

y"-y=2xsenx [ y=c1e -x+c2 ex-xsenx-cosx ]


3 [ y=c1ex+cze2x+e3x ]
y"-3y' +2y=2e x
y"+y' =ex (3cosx+senx) [ y=c1+c2e-x+exsenx
[y=c +c e-x+(S/2)x 2 -Sx+ex]
y"+y'=Sx+zex 1 2

y"-2y' +2y=e xsenx [ y=ex(c 1cosx+c2senx)-xeKcosx/2 ]

y" +9y= s en.x +e 2x

[y=c 1 cos3x 1-c


2
~en3x+(senx)/8+e 2
X/J3 J
y" - 4y=e zx sen2x
2 e2x (sen2x + 2cos2x,',"20 1
1 - 2e x_
[ y = c e -Zx + ,- J

y" - y = xe -x

[ y "cle
X
+ c~e-x c~2 + x) e-x/4

y" + 2y' + 3y e-xcosx

[y = e-x(c cos ( /2x) + c2sen (/2 X) + cos,c)


1
y" + y = X sen 2x
230

[ y = c senx + c 2cosx - x(sen2x)/3 - 4(cos2x)/9 ]


1
yn+y=x exsenx
[ rc 1senx+c 2cosx+ex [ (14-10x)cosx+(Sx-2)senx] /25]

y"+y=x+ex senx

4.42 Risolv_ere l'equazione y"'- y"=senx.


[L'equazione caratteristica dell' omogenea associata è À3 - À 2 =
= À 2 ( À - 1) = O ed ammette la radice semplice ">..= 1 e la radice dop-
pia À=O. Perciò l'integrale generale dell'omogenea associata è c 1eX +
+ c 2x + c 3 . Per la j) dell'introduzione, esistono due numeri reali q,s
tali che v 0 (x) = qcosx + s senx è un'integrale particolare dell'equa -
zione data. Sostituendo v 0 nell'equazione, si ricava q=s=l/2, pertanto
l'integrale generale della data equazione è y(x) = c 1 eX+c2x+c 3+(cosx+
+senx)/2 .]

4. 43 .Risolvere l'equazione differenziale y (4 J -y=x 3


[L'integrale generale dell'omogenea associata è y=c e-x+c ex


1 2 + c 3cosx+

+ c 4senx. Cerchiamo un integrale particolare sotto la forma v 0 (x) =

=ax 3 + bx 2
+cx+ d. Imponeudo a v 0 di risolvere L'equazione data,si

4
4. 44 Risolvere l'equazione y < ) + 2y" + y=xex

[L'equazione caratteristica dell'omogenea associata è À "+ ZÀ 2 + l= O


ed élJIIIIlettele due radici doppie i, -i. Pertanto l'integrale generale
dell'omogenea associata è c 1cosx + c 2senx + x (c 3cosx + c4 senx). Poi-
chè À= 1 non è radice dell'equazione caratteristica, l'equazione da-
ta ammette un integrale particolare del tipo v 0 (x) = eX(b1x + b2). S2
stituendo v 0 nell'equazione, si ricava b 1 = 1/4, b2 =-l/2; pertanto lo
231

integrale generale. della data equazione è y(x) c cosx + c sen x


1 2
+
+ x(c 3 cosx + c 4senx) + ex [ (l/4)x-(l/2) ] ]

4.45 Risolvere le seguenti equazioni lineari non omo


genee di ordine superiore al secondo
y" 1
- 3y" + 3y 1
- y -=- cosx
[ y = c ex + c xex + c 3x 2ex + (senx + cosx)/4 ]
1 2
y 111 + y 11 _ y 1 _ y -=- e 2x

[ y=c ex + c e -x+ c xe -x+ e 2x /9 ]


1 2 3
1 1
Zy" + 7y" + 7y + Zy x2
[ y=c e-Zx + c e-x/Z + c e-x + (l/2)x 2 - (7/2)x + 35/4]
1 2 3
y 111
- Zy" + Zy 1 = e 2x
[ y = c + ex(c cosx + c senx) + e 2x/4 J
1 2 3
y"' - Zy" + Zy' = cos X

[ y = c 1 + ex(c 2cosx + c 3 senx) + (senx + 2cosx)/5]

y 1
" - y" = 3X 2 + X

4 3 2
[y = c 1 + c 2x + c 3 ex - (l/4)x - (7/6)x - (7/2)x ]

4
y <> + y = Zsenx cosx
[ y = c ex/ /z
1
cos(x/ /2) + c
2
ex//z sen (x/ /z ) +

+ c e-x//z
3
COS(X/ /2) + c e-x//z
4
sen (X/ ✓z )+(sen2x)/17 ]
4
y < > - 3y 111
+ Zy" = cosx
232

4D. Il metodo della ~ariazione delle co-


stanti

Consideriamo l'equazione lineare del secondo or-


dine

(1) y" + a(x)y' + b(x)y = f(x)

a coefficienti e termine noto continui. Nel paragra-


fo 4C abbiamo visto che, per determinare il suo inte
grale generale, è sufficiente conoscere due integra-
li y 1 (x), y 2 (x) linearmente indipendenti delJ'omoge-
nea associata ed un suo integrale particolare v 0 (x).
In tal modo, l'integrale generale è dato da

Y (x)

Per determinare v (x)


O
si può ricorrere al metodo della
variazione delle costanti, dovuto a Lagrange, descritto
dal seguente
TEOREMA.. Siano y 1 (x), y? (x) due integrali linearmen-
te indipendenti dell'omogenea associata alla (1). Siano y 1 (x)
y2 (x) due funzioni tali che le loro derivate prime risolvano
il sistema

o
f (x) .

Allora la funzione v,(x) = y 1 (x)y 1


(x)+y 2
(x)y 2 (x) è un
integrale particolare qell'equazione (1).

4.46 Determinare l'integrale generale dell'equazione


y" + y = 1/cosx.
[Le due funzioni y (x)=cosx, y (x) = senx sono integrali
2 particolari li
1
neannente indipendenti dell'omogenea associata. Per deteminare un'ìn-
233

tegrale particolare dell'equazione data con il metodo della variazione


delle costanti, cerchiamo una soluzione della data equazione sotto la
fonna

con Y 1(x), Y 2(x) soluzioni del sistema

J y 1(x)cosx + y ;/x)senx = O

1 -y 1(x)senx + Y'j.x)cosx = 1/cosx.

Si trova Y i(x)=-tgx e Y 2(x) 1. Una primitiva di ta!i funzioni è d~


ta da

Y 1 (x) = log Icosx I , Y 2 (x) x.

Perciò risulta v 0 (x) = (log jco~x I) cosx + xsenx. L'integrale gener~


le dell'equazione data è y(x)=(log jcosx I) cosx + x senx + c 1cosx +
+ c senx
2

4.47 Applicando il metodo della variazione delle co-


stanti, risolvere l'equazione

y" - y 3x 2
- 1

[L'integrale generale dell'omogenea associata è c ex·+


1
c 2e-x. Cerchiamo

una soluzione della forma v 0 (x) = Y 1 (x)ex + Y 2 (:<)e-x con Y Fx)

y 2(x) 5oluzioni del sistema

Yi(x)ex+ Y 2(x)e-x=O

{ Y (x)ex
1 - y 2(x)e-x = 3x 2 - 1

y 'i(x) = e-x(3x 2 -1)/2

y 2(~:)=- ex(3x~ -1)/2.


2-34

Una primitiva.di tali funzioni è data da

y 1
(x)=-3e-x [x 2 +2(x+l)-(l/3) J /2
'( 2 (x)=-3ex [x 2 -Z(x-1)-(1/3)] /2.

In definitiva, l'integrale generale è y = c eX+ c e-x


2 - 3x 2 -5 ]
1

4.48 Applicando il metodo della variazione delle co-


stanti, risolvere le equazioni differenziali
(a) y'' + y = tgx (b) y"+y=cotgx
[(a) y=c 1cosx + c 2 senx + cosx log I cotg (i+:) I•
(b) y=c 1cosx + c 2 se_nx + sern: log I tg(x/2) I ]

4. 49 ·Applicando il metodo della variazione delle co-


stanti, risolvere le seguenti equazioni diffe -
renziali

(a) y"-3y'+Zy=Ze 2x (b) y' 1 +4y=S senZx

(c) y"+4y = 5 sen3x - 7 cos3x

(d) y"-3y'+2y=xe 3x (e) y"+2y'+y=(logx)/ex

[(a) y = c ex + c e 2x + 2xe 2x. (b) y = c cos2x + c sen2x -


1 2 1 2
- 5(xcos2x)/4. (e) y = c sen2x + c cos2x - sen3x + 7(cos3x)/5;
1 2
(d) y = c e 2x + c ex + [ (x/2)-(3/4)] e 3x; (e) y=(c +c x)e-x +
1 2 1 2
2
+ x e-x(2 logx-3)/4.]

4.SO Determinare l'integrale generale dell'equazione


differenziale y" + k 2 y= f(x), ove f(x) è una fu!!_
zione continua nell'intervallo limitato [a,b] e
k f O.
235

[I due integrali dell'omogenea associata y 1 (x) = sen k x, y 2 (x)=cos k x


sono linearmente indipendenti, in quanto il loro w~onskiano è uguale
a -k. Cerchiamo un integrale particolare dell'equazione data sotto la
forma

v O (x) = y 1 (x) senkx + y 2 (x) coskx

con Y~(x), Yk(x) soluzioni del sistema

{:::::
=•-
Y:(;:::::. X
f(x)
X

Si trova y 1 (x) = ; f f(t)cosktdt, y 2 (x") = - ~ f f(t)senktdt e


a a

pertanto risulta v (x) =


o
~k fa
X

f( t) [ senkx coskt-coskx
.
sen ckt] dt =

= ~k f
a
X
f(t)senk(x-t)dt.L'integrale generale è y= ~k f a
X
f(t)senk(x-t)dt+

4.51 Determinare l'integrale generale dell'equazione


differenziale y" - k2y= f(x) ove f(x) è una fun
zione continua in [a,b] e k f O.
[Applicando il metodo della variazione delle costanti, in modo analogo

a quanto fatto nell'esercizio precedente, si trova y(x)=c_ ei<x+c2e-kx +


1

+ [ ekx J\(t)
a
e-kt dt - e-kx f a
\(t) ekt dt ] /2k ]

4.52 Risolvere l'equazione lineare del primo ordine


y' = a(x)y+b(x), ricorrendo al metodo della va-
riazione delle costanti.
236

[sia y 1 (x) 1· O un integrale particolare dell'omogenea associata; allo-

ra si ha y' 1 = a(x)y 1 • Cerchiamo un integrale particolare del tipo

v 0 (x)=Y (x) y 1 (x).Imponendo che v 0 verifichi l'equazione data si trova

y 'y l + YY\. = a(x) Yy 1 + b(x), da ::ui, per l'ipotesi su y 11


X
X
b(t)
Jx a(t)dt
= b(x). Ne segue y (x)
f X
o
~
yi(t)
dt, con y 1 (x)=e o ; si ri-

trova così la formula (13) del paragrafo 4A]

4.53 Applicando il metodo della variazione delle co-


stanti, risolvere l'equazione y""'3y'+2y=ex/(ex+
+ 1) .

4E. Problemi ai limiti

Come sappjamo dal teorema 1 del paragrafo 4C, lu


integrale generale di un'equazione differenziale li-
neare del secondo OTdine è dato da

ove y 1 ,y 2 sono due integrali particolari, linearmen-


te indipendenti, dell'omogenea associata e v0 è un
integrale particolare dell'equazione data;definiti in
un intervallo [a,b].
Dal teorema di Cauchy enunciato nel paragrafo 4B
sappiamo che è sempre possibile determin~re univoca-
mepte le costanti ci e c 2 in modo da ottenere un in-
tegrale particolare verificante le condizioni iniziali
y(x 0 ) = Y 0 , Y 1 (x 0 ) = yJll
237

Se invece si impongono alla y le cosiddette condi


zioni ai limitiy(a) = A, y(b) = B, o, più in generale~
hy(a) + h'y'(a) = A, ky(b)+k'y' (b) = B con h e h'
non entrambe nulle e k,k' non entrambe nulle, si po~
sono avere una sola soluzione o nessuna soluzione o
infinite soluzioni.
Ad esempio, nel caso più semplice delle condizio
ni ai limiti y(a) = A, y(b) = B, si ottiene il si~
sterna di due equazioni lineari nelle due incognite
ci' c2

y,(a)c, + y,(a)c, :-v 0 (~) + A

(2)
{ y (b)c + y (b)c --v
1 1 2 2 0
(0) + B

il cui determinante dei coefficienti

può essere diverso da zero o uguale a zero.


Il sistema omogeneo associato al sistema (2) è
quello relativo all'equa~ione differenziale omogenea
associata alla dat~, corr le condizioni ai limiti omQ
genee, cioè nelle quali risulti A=O, B=O. Perciò, se
questo problema omogeneo ha come unica soluzione la
funzione identicamente nulla, il problema non omoge-
neo avrà un'unica soluzione. Se .il problem·a omogeneo
ha invece una s6luzione non nulla, il problema non
omogeneo avrà infinite soluzioni, o sarà impossi~ile
a-seconda che il termine noto f(x) e le costanti A,
B verifichino, o meno, certe condizioni.
Ad esempio, studiamo i problemi ai limiti per la
equazione differenziale y" + y = O, con le condizio-
ni
238

·y (O) = 1 y(O)=l y(O) =O


(a) (b) (c)
{ y(,r/2)=-1 { y(n)=l { y(,r)=O

L'integrale generale è y(x)=c 1 cosx + c 2 senx; impone!!:_


do le condizioni (a), si ottiene il sistema lineare
nelle incognite c1, c2

c 1 cos O+ c 2 seno= 1
{ ·c cos(1r/Z) + c 2 sen(1r/Z)~-l
1

cioè c 1 =1, c 2 =-l, per cui il problema ammette l'uni-


ca soluzione y = cosx-senx.
Imponendo le condizioni (b), si ottiene il siste
ma

c 1 cos0 + c 2 sen0
{ C 1 COS1T +

che è impossibile, per cui il problema non ha solu -


zione. Infine, nel caso (c) si ottengono le infinite
soluzioni y=c 2 senx, c 2 eR.

4.54 Determinare tutti i valori reali ciel parametro


k, per cui esiste un'unica soluzione del probl~
ma

{ y" + ky = o
y ( o ) =y ( 1T) = o
[L'equazione caratteris_tica é À 2 + k =· O. Distinguiamo tre casi:
(a) k > O, (b) k = O, (c) k < O.
(a) Le soluzioni dell'equazione caratteristica sono . ± i/k, perciò
l'integrale generale è y(x)=c 1 cos(/k x)+ c 2 sen (/"k x). Affinchè ri-
sulti y(O) = y(1T)=O, dovrà essere
239

c:. cos O + c 2 sen O = O

{
c 1 COS o

ovvero c 1 = O, c 2 sen( lk 71 ) = O.

Se 1k é intero, allora si ·ha sen( /k TI)=O per cui il sistema


precedente è soddisfatto da c 1 = O, c 2 E R. Se lk non é intero, all.Q
ra sen(fk TI) I O perciò dev'essere c 1 = c 2 = d.
In definitiva, se k > O, il problema considerato ha una ed una so-
la soluzione (identicamente nulla) se e solo se /k non è intero.
· (b) L'equazione caratteristica À 2 = O ammette lo zero come radice doE.
pia, per cui l'integrale generale è y(x)
c 1 + c 2 x. Affinché risulti
y(O)· = y(TI) = O, dovrà essere c 1 = c 2 = O e cioé y(x) = O per ogni x.
Pertanto in questo caso il problema ha unica soluzione.
(c) L'equazione caratteristica À2 - (-k)=O ammette le due soluzioni
/~ X
±/:iZ"",perciò l'integrale generale è y(x)= c1 e

Affinché risulti y(O) = y(TI) = o, dev'essere

ovvero c 1 c2 O. Pertanto in questo caso il problema ha unica solu-


zione]

4.55 Determinare i valori del parametro k per cui e-


siste una ed una sola soluzione del problema ai
limi ti
X
4y' + ky = xe
{ y" '
y (o) = y(l) o
[ Per k # - 5 l'equazione differenziale ammette l'integrale particolare

6 X
v 0 (x) [ X
2 ] e
k+S - (k+5)
7.40

Per k < 4 (k I - 5) l'integrale generale è

y(x)

con Ài = - 2 ± / 4-k . Le condizioni ai limiti implicano

2
6/(k+5)

e perciò il problema ai limiti ha unica soluzione.


Per k=4, l'integrale generale è

-2x
y(x) c 1e

Le condizioni ai limiti implicano

e perciò il problema ai limiti ha unica soluzione.


Per k > 4, l'integrale generale è

e le condizioni ai limiti implicano

2
c 1 =6/(k+5)

( c e -2 cos lk-4
-
+
1

Il determinante di .questo sistema nelle incognite c ·1 , c2 è /:. =


-2 -
e senlk-4 , perciò il sistema aimnette unica soluzione se k/ 4+h 2 112
con h intero.
Nel caso k=-5, si verifica che il problema ha unica soluzione ]
Z4l

4.56 Determinare i valori del parametyo keR per iqu~


li esiste almeno una soluzione del problema ai
limi ti

y"+y = asenkx + l3coskx


{ y(O) = y(,r) = O

[L'integrale generale dell'equazione è dato da

a senkx 13coskx
y(x)=c 1 cosx +c 2 senx + ~ + l-k 2

se k f. ±1; è dato da

y(x) =e 1 cosx +c 2 senx + ( 13senx-a cosx) x/2

se k = l; è dato da

y(x)= e 1 èosx + c 2 seme + ( 13senx + a cosx)x/2

se k=-1. Nel caso k # ± 1, le condizioPi ai limiti implicano

y(O} =c 1 + l3/(1-k 2 ) =O
2
{ y(TI )=- c 1 + j3 cosk1T /(l-k ) = O

e questo sistema è compatibile se e solo se cosk1T =-1, cioè se e solo


se k'!T = (2m± 1) TI con m intaro. Per k = ±1, il sistema è compatibile
solo se a = O ]

4. 5 7 Determinare i valoTi del parametro k f O per J_


quali il problema ai limiti

{ y" + k2y = f(x)


y (O) = y(TI) = o

con f continua in [O,n], ammette una ed una so-


242

la soluzione.
[Da1~ 1 esercizio 4.50 segue che l'integrale generale dell'equazione è d~
to da

y(x)
1
k
J f(t)senk(x-t)dt + c 1 senkx + c 2 coskx.
o
Imponendo le condizioni ai limiti, si ricava il sistema nelle incogni-
te c1, c2.

= o

'1T
J f(t)senk( '1T-t)dt + c 1 senk TI o
o

Se sen kTI I O, cioè se k non è intero, la costa.pte c:. è individuata


univocamente, àl pari di c 2 , e perciò il problema ai limiti ammet-
te soluzione unica.
Se k è intero, là seconda equazione del sistema è impossibile (e per-
ciò il problema ai limiti non ha soluzione) a meno che non risulti

f'1T

o
f(t)senk(TI-t) dt = O,

nel qual caso c 1 è indeterminata (e perciò il problema ai limiti ha i]l

finit~ soluzioni) ]

4F. Eq~azioni lineari di Eulero

Si chiama equazione di Eulero un'equazione diffe -


renziale lineare del tipo
an-1 an
+ ~ y
(n) (n-1) ' · y g(x)
y + .. + y' + =
X xn-1 xn
con al' a2' , aneR. Per X f o l'equazione può seri-
243

versi nella forma equivalenti.

dove si è posto f(x) = xng(x). Tale equazione,pu·ì· e~


sendo a coefficienti variabili, mediante la sostitu-
zione t = loglxl si riduce ad un'equazione differen-
ziale lineare a coefficienti costanti.

Considereremo nel seguito equ.azioni di Eulero del


secondo ordine:

(1) x 2 y" + pxy' + qy = f(x)

ove p,qeR ex> O. Effettuando per x > O la sostitu-


zione t = logx (cioè x=et) si ha

s!Y. s!Y. dt ..!.s!Y.


dx dt. dx X dt

ndx 2 d
dx
(
X
1 ~ )
dt
1
x2
s!Y.+ 1. Q.:.Y dt
dt X dt 2 dx

1 d2y s!Y.)
( -
x2 dt 2 dt .

Perciò la ( 1) si trasforma nell'equazione a coeffi -


cienti costanti

(7.) ndt 2
+ (p-1) s!y_ + qy = f(et).
dt
L'equazione caratteristica dell'omogenea associata
alla (2) è

(3) À2 + (p-l)À + q = O.

Se À è una radice semplice della (3) allora l'equa -


zione cmogenea
244

(4) x 2 y" + pxy' + qy = O

ammette l'integrale particolare eÀt' cui corrisponde,


come integrale della (4), la funzione xÀ. Se À è una
radice doppia della (3), allora la (4) ammette l'iri-
tegra 1 e part1co. 1 are te Àt
, cui .
corr1spon . d e, come inte
grale della (4), la funzione xÀlogx.
Il fatto che la (4) ammetta integrali particola-
ri del tipo
À À
x, x logx

può essere anche dedotto direttamente dalla (4) stes


À
sa. Ad esempio, posto, nella (4), y = x , con À da
determinarsi, si h~
À -1
y 1 =Àx

Sostituendo nella (4), si ottiene

ovvero

À(À-1) + pÀ + q = O

c1oe, l'equazione caratteristica (3).


Per determinare l'integrale generale dell'equa -
zione omogenea (4), una volta che sia noto un suo
integrale particolare y 1 (x), P.UÒ essere utile appli-
care il procedimento di abbassamento dell'ordine di una
equaiione omogenea.
Tale procedimento consiste nell'effettuare nella
(4) il cambiamento di funzione incognita .
245

y = v (x) y 1 (x) .

In tal modo la (4) diviene, con semplici passag-


gi

Posto u = v' si perviene così all'equazione del pri-


mo ordine

Zy~
U I + ( + E )u = O
Y1 X
di facile risoluzione.

4.58 Verificare che se l'e4uazione (3) ammette due


radici reali e distinte À1 , À2 , allora le fun-
zioni xÀ 1 , xÀ 2 sono integrali particolari lj-
nearmente indipendenti dell'equazione di Eulero
omogenea x 2 y" + pxy' + qy = O.
À1 À2
[Si vede subito che il Wronskiano delle funzioni x , x e uguale a
À 1 + À 2 -1
( À2 -À 1 )x # O per x > O ]

4.59 Verificare che se l'equazione (3) ammette una


radice doppia À, allora le funzioni xÀ, xÀlogx
sono integrali particolari linearmente indipen-
denti dell'equazione (4).
[ Supponiamo che risulti e1x " + c 2
x À logx = O per x > O. Scegliendo x=
À
=1, ne segue c 1 = O, e perciò anche c 2 x logx = O per ogni x > O. Ma

allora dev'essere anche c 2 = O ]

4.60 Verificare che se l'equazione (3) ammette due


radici reali complesse À 1 =a+ i~, À 2 = a-i~,al
246

. . a+i13 a-iS
lora le funz1on1 x , x sono due inte -
grali particolari linearmente indipendenti del-
l'equazione (4).
2a -1
[ Si vede subito che il Wronskiano è uguale a -2 i f3x 'f O perchè f3'f
I O. Due· integrali reali linearmente indipendenti sono x a cos( 13logx),
x asen( f3logx) in quanto

a± i f3 a ±i f3 a :!: i f3logx a ]
x = x x x e =x [ cos( Slogx) ±isen( f3logx) ]

4.61 Risolvere l'equazione di Eulero omogenea x 2 y" -


- 4xy + 4y = oI

À-1
[Cerchiamo un integrale particolare della forma y: xÀ Si ha y' = Àx
À-2
y" = À (À - l)Y. Sostituendo nel! 'equazione, si ha

À À À
À(À-l)x -4Àx +4x =O

À 2
ossia, dividendo per x À - SÀ+ 4 =o.Le radici di questa equa. -
zione sono À= 4 e À = l. Perciò l'integrale generale è y : c 1x ~ +
+ c2 X ]

2
4. 62 Risolvere l'equazione di Eule1·0 x 2 y''+2xy' -2y=x
t
[ Ponendo x = e , si ott:iene 1 1 equazione

d2y dy dy t 2 2t
.,. 2 - - 2y = (e ) ~ e
dt 2 dt dt

cioè

dy 2t
dt - 2y = e

L'equazione caratteristica dell'omogenea associata è À 2 + À-2=0 ed am


mette le radici À 1 =-2, À 2 .=l. Perciò l'integrale generale dell'omo-
-2t t
genea associata è c1 e + e 2 e . Un integrale particolare dell'equa-
247

2t
zione (*) è v 0 (t) = be Imponendo che v 0 (t) risolva(*) si trova b =
-2t t 2t
= 1/4, Perciò l'integrale generale di (*) è y(t)=c 1e +c 2 e +e /4 ,
t
Ponendo nuovamente x = e , si trova che l'integrale generale dell'eq~
-2logx logx 2logx -2 2
zionedataèc 1e +c 2 e +e /4=c 1 x +c 2 x+x /4]

4.63 Risolvere l'equazione differenziale di Eulero


x y'' + 2xy' - y = x (logx + 2).
2

t
[Ponendo x=e si ottiene l'eql,18zione

dy dy t
+ 2 - - y (t + 2)e
dt dt

cioe

t
(t+2)~

L'equazione caratteristica dell'omogenea associata è À 2 +À - l=O ed


ammette le radici (-1± /s )/2. Perciò l'!nt:egrale generale dell'omo~
. (-1- ✓s)t/2 (-1+/s)t/2 .
nea associata alla ('°') e c 1 e + c2 e Un 1.ntegr~,
t
le dP.lla (*) è v (t') = (bt+c)e . Imponendo la condizione che v 0 (c) ri-
0

solva (:'<), si trova b=l, c=-1. Perciò 1' integrale generale di ('')
<-1- ls)t11 c-1+/s)t/2 t
è y(t) = c1 e + c2 e + (t-l)e . Ponendo nuova -
t
mente x =e, si trova che l'integrale generale'dell'equazione data è
<-1- ✓s)12 c-1+ ✓s)12
c1 x + c2 :.. + x(logx-1) ]

4.64 Determinare per x > O l'integrale generale del-


le ::;eguenti eq_uai'..ioni ùifferenziali
-3
x 2 y" + 2xy'-6y=O [ y=c 1 x + c2 x2 ]
-2
x 2 y" + xy' - 4y = O [y = Cl X + C2 X 2 ]
248

x 2 y"-Sxy'+9y=O [ y=c lX
3
+ C2 X
3
logx ]

x 2 y"+xy'+4y=O [y=c 1 cos(2logx)+c 2


sen(2logx)]

x 2 y"-4xy'+6y=O [ y=c l X2 + C2 X 3 J
x y"-.Sxy' +13y=O
2 3
[ y=c 1 x cos(2 logx)+c 2 x 3 s en( 2logx) ]

x 2 y"-Zxy' +Zy=x·2 +2 [y=c 1


x+c 2
x 2
+x 2
logx+1]

x 2 y"-Sxy'+9y=x 3
[ y=c 1 x 3
+e2x 3
logx + (x 3
/2)1og 2 x]

x y"-Sxy'+10y=O
2 3
[ y=c_1 x cos( logx)+c 2x
3
sen( logx) J
x 2 y"+xy'+y=O [y=c 1
sen(logx)+c 2
cos(logx) ]
-1 -1
x 2 y" + 3xy' + y=O [y = c 1 x +c 2 x logx ]

x 2 y"+Zxy'+y O
[y= [c 1 cos(/312 logx)-!-c 2
sen(/3/2 logx)] //;_]

x 2 y"-xy'-3y=x 2 logx
-1
[ y = e 1x + c 2 x ~ -(2/9)x 2
-(x 2
logx)/3 J
X
3
y" + X2 y 1 + xy + 1 = 0
[ y = c 1 cos( logx) + c 2 sen( logx) - 1/ (Zx) ]
3
x y'' - x y' 2
+ Sxy - 10 = O
2
[ y = e 1 x cos(log(x ))+ c 2 x sen(log (x2 ))+ 5/(4x)]

x 3 y 11 + 2x 2 y I - Zxy + 4 = o

x 2 y" + xy' + k2y = O


[ y = e 1 cos(klogx.) + c 2 sen(klogx) ]
k k ]
X 2 y' I
+ xy' - k2y = O [ y = c1 x + (c 2 /x)

4.65 Determinare le soluzioni dell'equazione diffe -


3
renziale x 2 y"+xy'-4y=x- - x che soddisfano la
249

condizione lim Yltl 1


x ➔ +a, X 3
t
[Posto x e si ottiene l'equazione

d 2y -3t t
dt 2 - 4y = e - e
-2t 2t
L 1omogenea.associata come integrale generale y0 (t)=c 1 e +c 2 e
ha
d 2y -3t .-3t
Un integrale particolare di - 2 - 4y = e è e /5 ; un integrale
2 dt
d y .
particolare di - 2 - 4y = et è -et/3 ; perciò ~ integrale partico-
dt
lare di (' ) è vo = (e- 3t/S) + et/3. Allora l'integrale generale di U')
1

è y(t) = c 1 e- 2t + c2 e 2t + (e-Jt/5) + et/3. Posto di nuovo x = et, la


2
equazione data ammette l'integrale generale y(x) = ( c 1 /x 2 )+c 2 x +
3
+ l/(Sx ) + x/3. Imponendo la condizione lim y(x)/x = 1/3 si ha
x ➔ + a,

c 2 = O. Perciò le soluzioni richieste sono y(x) ~ (c/x )+(l/(Sx3.)) +


2

+ (x/3) con c ER ]

4.66 Determinare le soluzioni dell'equazione diffe -


renziale x 2 y"+4xy' + 2y=x 3 -x- 1 che soddisfam la
condizione lirn x 2 y(x) = O
[y(x) = (c/x) + (x 3 /20) - (logx)/x, con e E R]

4.67 Considerata l'equazione differenziale

(x--a)2y"+p(x-a)y' + qy = O,

detta anch'essa equazione di.Eulero, verificare


che, se l'equazione caratteristica

À(À - 1) + pÀ + q = O

ha due radici reali distinte À1 , À2 , il suo in-


250

tegrale generale è dato da


À1 À2
y=c 1
(x-a) + c 2 (x-a) ,

mentre se À è una radice doppia, 1 ' integrale


generale è dato da

4.68 Determinare i valori del parametro k 'f o per i


quali

ry..
il problema

y (1)
ai

+ xy'
y(2)
limiti

+ 4k 2 y = o
= o
ammette una soluzione diversa da quella identi
camente nulla.
[ L'equazione differenziale essendo un'equazione di E~lero omogenea ,
cerchiamo le sue soluzioni sotto la forma y = xÀ. Si trova l'equa -
zione À 2 + 4k 2 = O le cui radici sono date da À. = ±. 2ki.
_Essendo k; O, l'integrale generale è y(x) = c 1 sen(2klogx) +
+ c 2 cos (2klogx). La condizione y(l) = O implicar. 2 = O. La condi -
zione y(2) = O implica c 1 sen(2klog2) = O.
Pertanto, se k f hTI /(2log2) con h intero, allora si ha c 1 = O e
perciò l'unica soluzione del problew4 ai limiti è quella identicamen
te nulla, Se invece esiste un intero h; O tale che k = hTI/(2log2) ,
allora la funzione y(x) = c 1 sen [ (h TI logx) /log2 ] è soluzione non
nulla (.se c 1 # O) del problema dato]

4G. Integrazione per serie

Non sempre è possibile integrare un'equari0neci[


feienziale mediante funzioni elementari, cioè fun -
zioni polinomiali, esponenziali, trigonometriche e
loro inverse. Talvolta, la soluzione va cercata sot
251

to la forma di una serie di potenze

(1)

i cui coefficienti possono essere identificati, im-


ponendo che la (1) sia solu~ione deila data equazio
ne. Il punto x 0 che figura nella (1) potrà essere il
punto nel quale sono assegnate le condizioni inizia
li y(xo) = Yo I y' Cxo) = y~l) I ecc.
Ad esempio, si voglia risolvere il problema di
Cauchy

y I = XY
{ y(O) = 1.

Cerchiamo la soluzione sotto la forma


O)

y(x) = I
n=O

Derivando si ha
cx,

h' (x) = L na x n-l


0
n=l

e, sostituendo nell'equazione differenziale, si ha

(D CD CD
n-1 n+l
E na x = X '., anx n I an X
h=O n n=O n=O

ovvero

Uguagliando i coefficienti delle stesse potenze di


x si ottengono le seguenti relazioni tra i coeffi -
cienti incogniti
252

e, in generale nan = an_2 per n ~ 2.


Ne segue a 2~ 1 =0 per ogni n, ed.inoltre
a zn-z/2n. Dalle relazioni

segue

2·4·6 ' · · · ' a 2 n = 2 · 4 · ... · 2n

cioè

Si ottiene così l'espressione di y(x)

a,

y(x)

Essendo y(O) 1, si ricava a 0 =l e perciò

CD 2n
X
y(x) -- E
n=O 2 11n!

La serie dì potenze a secondo membro essendo lo svi


2
d e 11 a f unzione
. 2
1uppo d 1. Mac L aur1n. ex / .
, ritroviamo.

così la soluzione y(x) = ex 212 che avremmo determina


to procedendo direttamente all'integrazione, con i
metodi del paragrafo 4A.
Osserviamo che non sempre la soluzione ottenuta
mediante integrazione per serie sarà rappresentata
da una serie convergente verso una funzione elemen-
tare.
253

4.69 Risolvere il problema di Cauchy

y" + Zxy' + 2y = O
{ y(O)=l, y' (O)=O

[ Cerchiamo una soluzione sotto la forma

Essendo
a,

y' E y"
n=l
si ha
CD CD CD
n-2 n
y" + 2xy' + 2y = E n(n-l)a 11
x + E 2nanxn + E 2anx
n=2 n=l n=O
CD a, CD
n
= E (n+2)(n~l)an+zXn + E 2nanxn + E 2anx
n=O n=O n=O

Perciò dev'essere, per ogni x


o,

E [(n+2)(n+l)an+Z + 2(n+l)an Jxn = O


n=O

e quindi i coefficienti an devono soddisfare le relazioni di ricor -


renza

n ~ O.

Essendo y' (O) = a 1 = O, d~lla (~) segue che a 2k+l = O per ogni k. Se

invece n = 2k, la i*) implica

Essendo y(O) = a 0 = 1, ne segue


.254

k+l
e cosi via- Pertanto risulta a 2 (k+l) = (-1) /(k+l)!

e cosi si ottiene l'espressione di y(x):


CO
k 2k
y(x) E (-1) x /k!
k=O

Abbiamo percio dimostrato che se la soluzione del problema di Cauchy


si può rappresentare mediante una serie di potenze, allora la serie è
necessariamente quella che figura al secondo membro della (""'') - Poi -
chè tutti i passaggi eseguiti sono invertibili, per dimostrare che la
serie rappresenta effettivamente la soluzione,'basterà dimostrare che
essa converge- Ciò segue 5ubito dal criterio del rapport~. Osserviamo
2
che (''"~) è lo sviluppo dì MacLaurin della f=zione y(x)=e-x e che
tale è la soluzione del dato problema di Cauchy]

4_70 Risolvere, mediante integrazione per serie, la


equazione differenziale y" + xy' + y = O
CD n 2n CD
n 2n+l
(-1) X (-1) X
[ y(x) = a o E + al E
n=O 2nn1 n=O l-3-S-----(2n+l)

4.71 Risolvere, mediante integrazione per serie, la


equazione differenziale (1-x 2 )y"-2xy'+2y=O.
[ y(x)=a 0 x + a 1 [1-x 2
-(x" /3)-(x 6
/5)-(x 8
/7)----·- JJ

4.72 Risolvere, mediante integrazione per serie, le


seguenti equazioni

(a) y"+Sxy=O (b) y"+xy'+3y=O

(e) y"+xy'+7y=O (d) y"+x 2 y 1 +xy=O


a,
n
[ Si ha y = E an x con a 0 e a 1 costanti arbitrarie e (a) a 2
= ù ,
n=O

an+z= - 5an_ 1 / [(n+l)(n+2) ], per n L 1; (b) an+Z =-(n+3)an/ [(n +

+l)(n+2) ] , per n LO; (c) an+Z =-(n+7)an/ [ (n+l)(n+2)] , per n2_0;

(d) a 2 = O, an+J =-(n+l)an/[ (n+3)(n+2)] per n LO]

4.73 Per ogni ceR risolvere mediante integrazione


per serie l'equazione differenziale di Hermite
y"-2xy'+2cy =·O.
a,
n
E a.n x , con an+Z = - 2(c-n)an/ [ (n+l)(n+2)] e a 0 ,a 1 costan-
n=O
ti arbitrarie]

4H. Sistemi di .equazioni differenziali


lineari

Un sistema di n equazioni differenziali del ti-


po

(1)

si chiama sistema di equazioni differenziali line.:i.ri del


primo ordine. Per soluzione di tale sistema si inten-
de una n-pla di funzioni derivabili y 1 =y 1 (x), ... ,yr.=
= yn(x) che soddisfano simuìtaneamente le n equaziQ
ni per x appartenente ad un intervallo I di R.
Sussiste il seguente teorema di Cauchy
2'56

TEOREMA (DI ESISTENZA ED UNI CITA'). Se i coeffi -


cienti a ij (x) ed i termini noti .fi (x) sono funzioni conti

nue nell'intervallo limitato [a,b], allora, per ogni X0 t[a,


b ,] e per ogni ( y o1 , Y o2 , .•. , yno) e Rn esiste
. una ed una sola

soluzione del sistema (1) verificante le condizioni iniziali:

Il sistema (1) si dice omogeneo se tutti i termini


noti fi (x) sono identicamente nulli in [a,b]; altri
menti si dice non omogeneo.
Per risol~ere il sistema omogeneo a coefficien-
ti costanti

(2)

cerchiamo di soddisfarlo ponendo

(3) I••

con À 1 , ... , Àn,a costanti da determinarsi.


Imponendo che le funzioni y1 , ... ,Yn soddisfino
il sistema (2), si perviene al sistema <li equazioni
lineari nelle incognite À 1 , ... , Àn:

( a ll - a) À. 1 'I- a 12 À 2 + ... +aln Àn = O

a21À 1 + (a22 -a )À2 + ... + a2n Àn = O


(4)
257

che ammette una soluzione diversa dal vettore (O, ..


. . . ,O) se e solo se risulta

a 11:- a al2 aln

a 21 a22 - a a2n
(5) = o

anl an2 a. nn -a

cioè (ved. il paragrafo SG del vol. I, parte prima)


se e solo se a è autovalore della matrice a.. . La
(5) è un'equazione algebrica di ·grado n che J.Jprende
il nome .di equazione caratteristica del sistema (2) .
Si dimostra che, se l'equazione caratteristica
(5) ha n radici distinte a 1 ,ct 2 , •.. ,an, cioè, se la
matrice aij han autovalori distinti, allora, detta
(\~k), ... , À (k) ) la soluzione del sistema (4) per a =
n
= ak, le funzioni

(k) (k) akx (k) À(k) akx (k)_,(k) ak·x.


Y1 = À1 · e y 2-2 - e •···•n-n y '/\ e

costituiscono una soluzione del sistema (2), e che


le soluzioni (y t>, y
(k)
2
, ... ,y
(k)
n
), al variare
.
di
k = 1, ... ,n, costituiscono un insieme di soluzioni
linearmente indipendenti. Pertanto, l'integrale ge-
nerale del sistema (2) è dato da (y 1 , ... ,yn) con
,(1) a 1x , (2) ct 2 x À(n) anx
yi = e l '/\ l e + e 2 '/\ 1 e + .•. + cn l e
, (1) a 1x
'/\2 e +c2

Yn = cl
258

ove c1 , ••• ,cn sono costanti . ar b.1trar1e . e À(k)


, ••••• ,
1

,À~~ sono autovettori della matrice A= (alj) corri


spandenti ,all'autovalore ak.

Consideriamo ora il sistema non omogeneo a coefficien


ti costanti

(6)
~ .Cx)
-{y
Y ~ (x)

e supponiamo che i termini noti f(x) e g(x) sianod~


rivabili nell'intervallo [a,~].
Per risolverlo, possiamo procedere nel modo se-
guente. Deriviamo rispetto a x la prima equazione,
ottenendo

y~' = ay ~ + by~ + f' .

Sostituendo il valore di y~ ricavato dalla se-


conda equazione, otteniamo

y~ = ay~ + b(cy 1 + dy 2 + g)+f' =


-=ay~ + bcy 1 + dby 2
+ bg + f'.

Il valore by 2
può essere ricavato dalla prima
equazione: by 2 = y~ - ay 1
- f. Sostituendo, si ot -
tiene

ovvero l'equazione del secondo ordine nell'lncogni-


ta Y1

y~-(a+d)y~ + (ad-bc)y 1
bg-df+f I.
259

Dopo aver determinato y 1 , si ricava y 2 dal si-


stema (6).

4.74 Risolvere il sistema omogeneo

y~ : 5y 1 + 4y2
{ y2 - yl + 2y 2
[ La matrice dei coefficienti è

L'equazione caratteristica è

s-a 41
l l 2 - CL
(5-CX)(2-CX )-4=Ct 2 -7CH 6 O.

Quindi la matrice A ha i due autovalori semplici 6 e l. Per detemi.-.


nare un autovettore di A corrispondente all'autovalore CX=6,risol-
viamo il sistema

À1+4À2=0

À1-4À2=0

da cui segue À 1 = ~À 2 ; ad esempio (4,1) è un autovettore. Analoge

mente si vede che (1,-1) è un autovettore corrispondente a!l'autova-


lore -a=l. Allora l'integrale generale del sistema dato è

4.75 Risolvere il sistema omogeneo


260

4.76 Determinare la soluzione del sistema

che ver.ifica le condizioni inizi ali yl ( O) = 1


y 2 (O) = o. '
-x
+ e -x ) /2,
[ X X
y 1 = (e y2 = (e - e ) /2 ]

4.77 Determinare la soluzione del sistema

che verifica le condizioni iniziali y 1 (0) O,


Y2C0) = 1.
[ y 1 = semi:, y 2 = cosx

4.78 Risolvere i seguenti sistemi omogenei

(b)
[2y~ Y1 + Y2

y 1 + 6y 2 tzy 1 =- 3yl+Sy2

[ (a) y 1 = 3c 1 e
X
3x
- 3c 2 e ,
2X
X
Y2=c1e
3x

-x
(d)

X
t
3x
Y1
=
=
Y1

Y1

X
+

2x
+ c 2 e ; (b) y 1 = e 1 e +c 2e ,
-x
-

3x
Y2

Y2

y2 = e 1
e + 3c 2 e ; (e) Y1=c1e + e2e , y 2 =- e 1 e +c 2e ;
2 61

./zx -./zx - ✓zx -


(d) Y 1 = c 1 e +c 2 e , y 2 a c 1
(/2 - l)e - c 2 (/2+

-/z X
+ l)e ]

4.79 Risolvere il sistema omogeneo

yl=y3
y ~ = 3y l + - 9y3
{
y~ = 2y2

[ La matrice del sistema è

A (: : _:)

O 2 -1

L'equazione caratteristica è

-a o 1
3 7-ct -9 - a
7- a
2 -1-a
-9 I + 6

o 2 -1-a.

= -a 3 +6a. 2 -na.+6 o

ossia (a -l)(ct -:i.)(ct -3)=0. Per decerminare un autovettore corrispon


dente all'autovalore a =l, risolviamo il sistema

- Àl + À3 = o

{ 3 Àl

2 À2
+

-2À3=0.
6À 2 - 9 À3 = o

La soluzione è del tipo (k,k,k) con k ER - { O } e perciò un auto -


262

vettore di A è (1,1,1). Per determinare un autovettore_della matrice


A corrispondente all'autovalore a=2, risolviamo il sistema

rÀ, + À 3· = 0

3À1 + SÀ 2 - 9 À3 o
2À 2 - 3 À 3 = o

La soluzione è del tipo (k, 3k, 2k) con k I O e perciò un autovettore


dì A•è (1,3,2). Per determinare un autovettore corrispondente all'au-

r,
tovalore a-3, risolviamo il sistema

+ À3 ·= 0

3À 1 +4À2-9 À3 o
2À2 -4À3=0

La soluzione è del tipo (k,6k,3k) con k I O e perciò w1 autovettore a.


A è (1,6,3). Allora, l'integrale generale del sistema dato è

X 2x 3x
Y1 c 1e +c2e + e 3e
X 2x 3x
e 1 e + 3c 2 e + 6c 3 e
{ Y,
X 2x 3x
.YJ c 1 e + 2c 2 e + 3c 3 e

con c 1 , e 2 , c 3 costanti arbitrarie ]

4.80 Risolvere il sistema omogeneo

y~ = Ys
y~ = y1
{
y; = yl - 3y 2 + 3y 3

[ Gli autovalori della matrice del sistema sono -1,1,3, Corrispondenti


autovettori sono, rispettivamente (1,-1,-1), (1,1,1), (1,3,1/3). Per-
ciò l'integrale generale è y 1 = c 1 e-x + c 2 ex+ c 3 e 3X, y 2 •-c 1,çx+
263

X 3X -x
+ c2 e + 3c 3 e , y 3
=- c 1
e

4. 81 Rìsolvere ìl sistema omo_geneo

= 6yl - 2y2 + 2y3

[ y 1 = 2c 1 e
r y; = - Zyl + Sy2
y~

3x
3x
2yl

- e 2e
6x

6x
+ 7y3

+ 2c 3 e
9x

9x
Y2 2c 1 e
3x
+ 2c 2e
6x
-c 3 e
9x
Y3 =

- e1 e + 2c 2
e + 2c 3 e J

4.82 Risolvere il sistema non omogeneo


X
Y1 - Y2 + e
2y1-Y2 + 1
X
[ Derivando la prima equazione, si ha y'i = y\_ - y 2 + e . Sostituendo h

espressione di y 2 dedotta dalla seconda equa?.ione si ha y' 1 = y\_


X X
- (2y 1
- y 2 + l)+e = y 1- 2y 1 + y 2 - l + e . Pcichè dalla prima e-
x
quazione segue y 2 = y 1 - y' 1 + e , sostituendo,si ottiene l'equazione
X X
lineare in y 1 : y' 1 =- y 1 + 2e -1, cioè y'i + y 1 = 2e -1. L'integrale
X
generale di tale equazione è y 1 = c 1 cosx + c 2 s~nx + e -1, come si

verifica facilmente. Dalla prima equazione segue poi y 2 = y 1 - YÌ +


X X
+ e = c 1 (cosx-senx) + c 2 (senx - cosx)-1 + e . La coppia di funziQ

ni y 1 (x), y 2 (x) così ottenute fornisce l'integrale generale del si

stema dato]
26'4

4.83 Risolvere il sistema non omogeneo

Y ~ = Sy l - Zy 2 + cosx
{
y ! = Zy 1 - y 2 + senx
(2-/s)x (2+✓5)x
[y 1
= e1 e + e2 e - (7cosx-senx)/10;

y 2 = Cl (3+ /s)e( 2- /s)x + C 2 (3- i5)e(2+ /s)x - (26 cosx +

+ 2senx)/10 ]

4.84 Risolvere il sistema non omogeneo

- Zy l + y2
- 4y 1
+ 3y 2
+ 10 COSX

-x 2x -x 2x
[y 1
(x) = e 1 e + e 2e - 3cosx - sen x; y 2 (x)=c 1
e + 4c 2 e

- 7cosx + senx ]

4.85 Risolvere il sistema non omogeneo

- y 2
+ cosx - senx
- y 1
+ cosx + senx

X -x
[y 1 (x) e 1 e + e2 e + cosx + senx; y 2 ( x)
Capitolo S

EQUAZIONI DIFFERENZIALI NON LINEARI


DEL PRIMO ORDINE

Preliminarmente esponiamo i metodi di risoluzio


ne per alcune equazioni differenziali non lineari
del primo ordine. Successivamente,nel paragrafo SI,
discutiamo del teorema di Cauchy di esistenza ed u-
nicità.

SA. Equ.a.z:i.on.j_ a. v-a.:ria.bil:i. sepa.:ra.biI.:i.

Si dice a variabili separabili un: equazione diffe


renziale del primo ordine del tipo

(*) y' = f(x) ·g(y) ,

con f e g funzioni continue. Ad esempio, sono a va-


riabili separabili le equazioni differenziali

X
y' =
y
266

Nel primo caso è f(x) = x e g(y) = 1/y, mentre, nel


secondo caso, si può por~e f(x) = 1 e g(y)· = 1 + y 2 •
Per determinare le soluzioni. dell'equazione dif-
ferenziale (*), si scrive la derivata y' come rappo~
to tra differenziali y' = dy/dx; si ottiene

.QY = f(x) ·g(y) ·


dx '
poi si separano le variabili (supponendo g(y) r O)

1
g(y) dy = f(x)dx

e si integra membro a membro

f g(y) l dy = f f( x) dx

Si ottiene una relazione del tipo G(y) = F(x)+c che


esprime il legame (in forma implicita) tra x e y.

5.1 Risolvere le equazioni differenziali a variabili


separabili

X
(a) y' = - (b) y' = 1 + y2
y

[(a) Si scrive l'equazione differen~iale nella forma equivalente

dy X
da cui y dy = K dK.
dx y

Integrando membro a membro, otteniamo

=>

cioè ancora y 2 = K 2 + 2c (si noti che, pur di ~ambiare 1~ costante,si


267

può scrivere equivalentemente y 2 = x 2 + e'). L'insieme delle soluzioni.


è quindi costituito dalla famiglia di iperboli equilatere y 2 - x 2 =e' ,
se e' ; o, e dalle rette di equazione y = ± x, se e' = O.
Si può controllare l'esattezza del risultato ottenuto calcolando
la derivata y' e verificando che y' = y/x. A tale scopo ricaviamo la y
in funzione di x dalla relazione y 2 = x 2 + 2c:

y =

(si noti che, globalmente, y non è funzione di x; infatti y=/ x 2+ 2c


è una funzione di x e y = - ~ è un'altra funzione). Derivando
otteniamo

X X
y' e quindi y' .
y ±/x 2 + 2c

(b) Scriviamo l'equazione differenziale nella forma equivalente

dy dy
-=l+y2 => dx
dx l+y2

ed integriamo membro a membro

dy
arctg y =
f -- 2 =
l+y
X + C •

Quindi, in forma implicita, le soluzioni• sono rappresentate dalla rel~


zione arctg y = x + e, Ve E R. Ricavando la y si può scrivere anche
y = tg(x + e).
Verifichiamo il risultato controllando che y' 1 + y2 :

2
y' = D tg(x+c) 1/~os (x + e);
2
sen (x+c) 1
1 +--e--'---'-
' cos 2
(x+c) cos 2 (x+c)
J

5.2 Risolvere le seguenti equazioni differenziali a


variabili separabili
268

(a) y' = cos 2 y (b) y'=Zx cos 2 y


2
[ (a) Dividendo per cos y {se cos 2 y # O) e integrando, otteniamo

dy dy
dx => tg
cos 2 y
y
J cos 2 y =
fdx=x+c.

Quindi le soluzioni trovate sono rappresentate analiticamente dalla rel~


zione tg y = x + c, V c E R. Limitatamente alle funzioni y(x) per cui
- 1T/2 < y{x) < 1T /2 si può scrivere y(x) arctg (x+c).
Oltre a ciò, occorre verificare che, separando le variabili, non si
siano perse alcune soluzioni corrispondenti al caso cos 2 y = O; infatti,
ad esempio, per la funzione co:;:tante y{x) = 1T/2,per ogni x ER risulta
y'(x) = O e quindi y' = cos 2 y· =O.Analogamente ogni altra funzione co-
stante y(x) 1T /2 + k'IT (k EZ) è soluzione. Riassumendo, le soluzioni
sono rappresentate da

1T
tg y x+c, vce R e y --i-kTI, Vk E Z,
2

{b) Come in precedenza si determinano le soluzioni

1T
tg y e y=2+k1', Vk E Z ]

5.3 Risolvere le equazioni a v~riabili separabili


X
(a) y' Zxy (b) y'= y (e) y'=-
X y
[ (a) Oltre che a variabili se:·e1rabili, l_ 'equazione differenziale è anche
lineare omogenea. Notiamo subito che la funzione identicamente nulla è
una soluzione; inoltre, separ~_jo le ·:ar·-ib;.-•, abbiamo

dy
dx
2xy, f~ f = 2:.dx, log IY I = x 2 + e;

da cui Iy I = eX
2
+ c eX
2
.a • A: variare di c in R,é de!'.·rive tut-
ti i numeri reali positivi; perciò ec rappreser.ta una generica costan-
2
·~·
t e i:,os1c.1va. s· ~·
1 nc-1 e e 1 seco,, do memb re e:: +c n,on s1· ann1111
h ·1 _a,· pLrc-1·0·
~ -
269

y(x) non si annulla per alcun valore della x. Distinguendo i casi y ~ o


2
si giunge alla rappresentazione y = ± ex ec, Tenendo conto che an-
che y = O .è soluzione e ponendo e' = ± ec se y(x) , O e e' =O se
y(x) = o, si giunge.alla rappresentazione di tutte· le soluzioni nella

fonna y(x) e' eX2

(b) y(x) = O per ogni x E R (x f O) è soluzione. Separando le variabi-


li si ottiene

log I y I log Ix I + c log (ec I x I ),

e
da cui IYI = e c I x I . Come in (a), posto e' = ± e se y(x) ; O e

c' = O se y(x) = O, si trovano le sol~zioni nella forma y(x) = c'x,

Ve' E R.

(e) Le soluzioni (in fonna implicita) sono date dall'equazionP.


+ y2 = e che, geometricamente, corrisponde alla famiglia di circonfe-
renze con centro l'origine degli assi (per ogni scelta della costante
c > O) ]

5.4 Risolvere le equazioni a variabili separabili

(a) xy' tg y (6) y'tgx y

[(a) Per applicare il metodo della separazione rlelle variabili, occorre


dividere entrambi i membri per x tgy. Essendo tg y=O per. y = kTI, con
k ez, tutte le fw1zioni costanti y(x) = kTI sono soluzioni. Inoltre ,
supponendo tgy f O (e anche x; O), separando le variabili otteniamo

( dx
f
cosy
log I seny I
seny
dy J x = 1011; I x I + c = log ( e e I x I ),

c
Ponendo c' = ± e, come nell'esercizio 5.3 si ottiene seny = c'x. No-
tiamo che, per e' O, si riottengono le soluzioni costanti y(x) = kTI,
con k E Z, Perciò tutte le soìuzioni si possono rappresentare nella for_
270

ma seny = e 'x. (b) y(x) =e selllC, con e E R ]

5.5 Disegnare in un riferimento cartesiano ortogona-


le il grafico delle soluzioni dell'equazione con
siderata nell'esercizio 5.3(a).
[si veda la figura 5.1]

y y

figura 5.1 figura 5.2

5.6 Risolvere l'equazione differenziale y'=-2xy e di


segnare in un riferimento cartesiano ortogonale
il grafico delle soluzioni trovate.
-x2
[y(x) = e e , rappresentate in figura 5.2]

5.7 Determinare tutte le soluzioni dell'equazione dif


ferenziale
271

[y(x)=sen(x 2 + c), con c ~ R, oltre alle due funzioni costanti y(x)=±l]

. x-y
5.8 Risolvere l'equazione differenziale y'=e cosx.
[Separando le variabili si ottiene

dy
dx
= ~
eY
X

=> f/ dy = f e Xcosx dx.

Si può calcolare l'integrale a secondo membro utilizzando due vol-


te la fortJnJla di integrazione per parti

f ex cosx dx = ex senx - Jex senx = ex ( s.enx + cosx) - Jex cosx dx

X 1 X
da cui
J. e cosx dx= 2e (senx + cos x) + c.

y
Perciò l'integrale generale·dell'equazione differenziale è dato da e=
X y-x
(l/2)e (senx + cosx) + c, cioè e = (l/2)(senx + cosx) + c, da cui

senx + cosx
y X+ log + c)
( 2 J
5.9 Siano a,b costanti reali non nulle. Risolvere ,
con il metodo della separazione delle variabili,
l'equazione linear-e

y' = ay + b

[ Sepél.rando le variabili abbiamo

1
a
log Iay + b I
J
( dy
ay+b f• dx X+ C

a(x+c) ax ac
da cui y(x) = [ e - b] /a = c'e - b/a, avendo posto c'=e /a
Il lettore controlli che si ottiene lo stesso risultato utilizzando la
formula risolutiva per le equazioni lineari del primo or.dine, già con-
siderata nel capitolo 4 ]
2 72

5. 10 Risolvere i seguenti problemi di Cauchy

xy'=l+y 2
(b) { xy'=l+y2
(a) .
{ y(l) = 1 y(-1) = 1

.[ L'equazione differenziale si risolve separando le variabili ed ha le


soluzioni y(x) = tg(c + log I x I ).
(a) Le soluzioni y(x) sono ùefinite per x /- O (e per c+log I x Il 1T/2+
+ k 1T); è quindi opportuno considerare separatamente gli intervalli
(-°',O) e (O,+a>). Dato che cerchiamolasoluzioney(x)chesoddisfa la
condizione iniziale y=l per x=l > o, ci poniamo nell'intervallo (O,
+a,). In tal caso risulta y(x) = tg (c + logx) e y(l) = tgc. Perciò
la condizione y(l) = 1 equivale a tgc = 1, cioè c = 1T/4 + k1T. Dato
che la funzione tangente è periodica di periodo 1T, basta scegliere
ad esempio c = 1T/ 4. La soluzione del problema di Cauchy è quindi
y(x) = tg ( 1T/4 + logx) .. (b) y(x) = tg( 1T/4 + log(-x)) ]

5.11 Risolvere i seguenti problemi di Cauchy

y'+3x2y4=Q
(a)
{ y(l) = O y(l) = 1

[ (a) La funzione identicd!Dente nulla soddisfa ~ia l'equazione differerr


ziale che il dato iniziale ed è quindi soluzione (unica) del problema
di Cauchy. Si noti che, separando le variabili, si perde proprio la
soluzione y(x) = o, Vx ER; (b) dopo aver separato le variabili otte-
niélJ:IO

3 3
da cui /" = 3x - 3c. Imponendo la condizione y(l)=l si trova 1=3-3c
da cui 3c = 2. Perciò la soluzione del problema di Cauchy è data da
y(x) = l/(3x 3
- 2/ 13 ]
273

5.12 Risolvere le equazioni a variabili separabili

(a) y'""Y cotg x (b) y'=(y-3)cotg x

[ (a) log I y I= f; f = cos x dx = log


.sen x
I senx I + c,

da cui log I y I = log e c I senx I e quindi y= ± e c I senx I •

Cambiando !a costante, le soluzioni si possono anche scrivere nella


fonna y(x) = c'senx (si noti che anche y(x) = O è ioluzione e si ot-
tiene per c'=O); (b) y(x) = 3 + csenx]

2
5.13 Risolvere l'equazione 2x 2 yy' = l+y •

[Separandole variabili otteniamo

log (l+y
2
) = f !; 1 2 dy = J ::
c-1/x l/Z
dacuiy(x)=±(e -1) J

5.14 Risolvere l'equazione xy' ylogy.


[ La funzione costante y=l, che I\Jlllulla il secondo membro, è soluzio-
~e dell'equazione dìffe.enziale (mentre y = O è da scartare). Se-
parando le variabili, otteniamo y(x) eCX; in particolare, la sol~
zione co-stant-e y = 1 corrisponde a c = O ]

2
5.15 Risolvere l'e uazione 4/x3" yy' = 1 - y •

l/ /;- ]
[ y(x) = ± + C e
274

5.16 Risolvere i problemi di Cauchy

y' = y' =

(a)

l y (O) o
(b)
[
y (O) o

(e)
{
Y
I

y(O)=l/2
- Y..:..:.1.
- x 2 -1
(d) l y

y(O)=
•-·~
- X 2 +1

✓3

2x+l 1T
[ (a) y(x)=x; (b) y(x)=x; (e) y(x)= (d) y(x) =tg(- +arctx)J
x+2 3 .

5.17 Risolvere l'equazione differenziale

✓x y' + ✓y sen/x = o

[ La funzione costante y=O è soluzione. Inoltre, se y # O,

l'integrale a secondo membro si può calcolare per sostituzione, pone~


do h = t. Si ottiene l'insieme di soluzioni y(x) = (c+cos/-;-) 2 ol
tre, naturalmente, alla funzione identicamente nulla]

5.18 Determinare l'integrale generale della equazio-


ne differenziale
X
+ ye = O.

[ L'equazione data non è in forma normale. E' possibile ricavar~ la y'


275

in funzione dix e y mediante la fornrula risolutiva delle equazioni


algebriche di secondo grado:

1
BxeY

y y X y - y/4x
- ( 4xe + ye ) ± ( 4xe - ye )
8xeY { X y
-e /e

Perciò I 'equazione data è equivalent_e alle due equazioni differenzia-


li in forma normale

y
y' = - - y' =
4x

Entrambe le equazioni sonoavariabili separabili e si vede facilmente


che l'integrale generale della prima è y(x) =clx I -l/ 4
, mentre l'in
tegrale generale della seconda è y(x) = iog (e-ex) ]

5.19 Determinare l'integrale generale dell'equazio-


ne differenziale

y' = log [(x + /l+x 2 )Y

[La funzione costante y = O è una soluzione. Separando le variabili


e risolvendo per parti l'integrale in dx, otceniamo

log Iy J = x log (x + /1 + x 2
- /i+x 2
+ e,

--
2
X - ✓ l+X 2
cioè anche y( x) = e' (x+l l+x ) e • Si noti che la funzione
identicamente nulla rientra .in tale rappresentazione, in corrisponden
za di e' = O ]

5.20 Determi~are le curve y = y(x) la cui retta tag


gente nel punto (x,y(x)) incontra l'asse dèlle
276

x nel punto (-x,O), come in figura 5.3.

X X

figura 5.3

[ Le curve incognite, di equazione y = y(x), hanno retta tangente in


(x,y) di equazione (nel piano di assi X,Y):

Y = y(x) + y' (x)(X - x) •

La retta tangente incontra l'asse delle X nel punto (-x,O) se e solo


se O= y(x) + y' (x)(-x-x), cioè se e solo se

y - 2xy' O.

Si tratta di un'equazione differenziale a variabili separabili che,


integrata, fornisce le soluzioni y(x) = e IN. Si tratta di archi
di parabola aventi l'asse coincidente con l'asse delle ascisse e ver-
tice in (O,O) ]
277

5.21 Determinare le curve y=y(x) la cui retta norma


le nel punto (x,y(x)) incontra l'asse delle~~
scisse in un punto C = C(x) a distanza uguale
ad 1 da (x,y(x)), come ir> fi-gura 5.4.

y(x) CP =1

figura 5.4

[ Nel piano X, Y l' eq=zione della normale al grafico di una fun;,;ion"'


derivabile y = v(x) (con derivata non nulla), passaT\te per (x,y(x)),
è data da

1
Y = y(x) - (X-x).
y' (x)

Tale retta incontra l'asse delle ascisse nel pW1to Cdi coordinate
(X,O), con X soddisfacente .l'equazione O= y(x)-(X-x)/y'(x), cioè
yy' X-x, da cui X= x + yy'. La distanza
= del punto P = (x,y(x))
dal pW1to e =
(:< + yy' ,o) è data da

CP = / [ ( x+yy1 )-x ] 2
+ [-y] 2 ✓ (yy I) 2 + y2 •
278

Imponendo la condizione CP = l si ottiene l'equazione differenziale in


fonna non nonnale

(yy') 2 = l _ y2

che, evidentemente, può avere soluzioni solo se 1-y 2


~ O, cioè se
-1 ~ y ~ 1. Si riconosce che le funzioni costanti y = ± l sono due
soluzioni. Inoltre l'equazione data e equivalente alle due equazioni
differenziali a variabili separabili

yy' = ✓ 1-y2 yy' = - ✓ 1-y 2

che, risolte, danno le soluzioni (x+c) 2 + y 2 = l; si trat~a della f~


miglia di circonferenza di centro (-c,O) e raggio 1. Come gia detto, a
questa famiglia di circonferenze vanno aggiunte le due rette di equa -
zione y= ± l ]

5.22 Siano A e Bi punti di intersezione degli assi


coordinati con la retta tangente al grafico del
la funzione y = y(x) nel punto generico (x,y(x))
come in figura 5.5. Determinare le curve y(x)t~
li che:

A - (x-~Y' , o)
B - (o,y-xy')
y (X)

X
figura 5.5
279

(a) l'ascissa di A sia uguale a Zx;


(b) l'ordinata di B sia uguale a Zy;
(c) l'ascissa di A sia uguale a kx (k>O);
(d) l'ordinata di B sia uguale a ky (k>O):
[ La retta tangente di equazione Y=y(x) + y'(x)(X-x) incontra gli assi
X,Y nei punti A e B le cui coordinate si determinano imponendo ri-
1
spettivamente Y = O e X= O e calcolando in corrispondenza 1 altra
coordinata. Ad esempio, posto Y = O, risulta y + y'(X-x) =Oda cui,
se y' f O, X= x - y/y'. In modo analogo si determina B. Con riferi-
mento alla figura 5.5 si ha:

Intersezione con l'asse X: A - (x-y/y' ,o)


Intersezione con l'asse Y: B - (O,y-xy')

(a) la condizione richiesta è x-y/y' = 2x che, se y' f O, equivale al


l'equazione differenziale a variabili separabili y' =- y/x. Tale e-
quazione ha per soluzioni le iperboli y(x) = c/x, con cE R (c=O è da
1/(l-k)
scartare); (b) y(x) = c/x con cE R; (c) y(x) = c Ix I con
c f O se k f l; altrimenti, se k = 1, non esistono funzioni y ~y(x)
che soddisfano la condizione posta; (d) y = c Ix 11-k, con e E R]

SB. Eq1..1a.zio:n.i di Be:rn.01..1lli

Si dice di Bernoulli un'equazione differenziale


del primo ordine del tipo

y' = a(x)y + "b(x)ya

con a(x), b(x) funzioni continue in un intervallo


prefissato e con a parametro reale diverso da O e
da 1 (altrimenti l'equazione è lineare).
Il metodo di risoluzione è il seguente: prelimi
narmente si dividono entrambi i membri dell'equaziQ_
280

ne per ya (così facendo si trascura la soluzione i-


denticamente nulla, nel caso in cui a è positivo);si
ottiene

L = a (x) y l-a + b (x)


ya

Si pone poi z(x) = (y(x)) l-a La derivata della


nuova funzione incognita z(x), per la regola di deri
vazione delle.funzioni composte, vale

d 1 a a v'
z' (x)= (y(x)) - =(1-a)y- y'=(l-a) -'-
dx ya

L'equazione differenziale, nell'incognita z, di-


viene

z' = (1-a)a(x)z + (1-a)b(x);

è lineare del primo ordine e quindi si risolve con i


metodi descritti nel capitolo 4. Vediamo alcuni esem
pi.

5.23 Risolvere l'equazione differenziale di Bernoul-


li
X
y I = 2y - e y2

[ Cominciamo con l'osservare che, essendo a =2 > O, la funzione costante


y = O è una soluzione. Per determinare le altre soluzioni èividiamo err
2
trambi i membri per y :

1 2
Poniamo z(x) (y(x)f , da cui z'=-y- y'. Rispetto a z l'equazione
diventa
281

X
z' - 2z + e

ed è quindi un'equazione lineaée del primo ordine, cioe del tipo z' =
= a(x) z + b(x), con a(x) = - ? e b(x) = ex. Scegliendo A(x)=-2x come
primitiva di a(x), si trova l'Lntegrale generale

z(x) e
A(x) J e -A(x) · b(x)dx = e
-2x 2X- X
dx
Je · e

-2x 1 3x 1 x -2x
= e - e + c) = - e +ce
3 3
1
Ricordando che z = y- , risulta quindi y(x) = z
-1 x
=(e /3 +ce
-zx-1
) .
Tali funzioni, unitamente alla funzione identicamente nulla, sono tu1
te le soluzioni dell'equazione data]

5.24 Risolvere le seguenti equazioni di Bernoulli


y 1 2y'= y 1
(a) y' (b)
X y X y

[ (a) Si tratta di un'equazione differenziale di Bernoulli con esponen


te a =-1. Dividendo entrambi i memèri per y - 1 ( cfoè moltipl icar:do
per y) otteniamo l'equazione

l 2
yy' ~ - y - l.
X

Nell'incognita z = y2 essendo z 1 2yy', si ha l'equazione lineare

2
z' z - 2 .
X

Una primitiva di a(x) d 2/x è A(x) 2 log I x I = log x2 • Perciò,p.Q.


sto b(x) = - 2, si ha

z(x)=/(x) f' e -A(x) b(x)dx -


x2
dx

2
- + c) 2x + cx 2 •
X
282

In definitiva, essendo y= ± /~, l'equazione data ha come soluzioni le


2
funzioniy(x) =± /2x+cx , concER. (b) y(x) = ± ljxj(c-logjxj)]

5.25 Risolvere i seguenti problemi di Cauchy_

y ~ y' y r...
{ Zy' X y X X
(a) (b)
y(l) 1 { y ( 1) = 1/2

[ (a) L'equazione è di Bernoulli con esponente a =-1. Dividendo entram-


bi i membri per y- l e ponendo z = y 2, otteniamo successivamente

y2 1
2yy' - X Z
1
Z - X •
X X

Notiamo che il coefficiente a(x) = 1/x non è definito per x=O. Dato
che la condizione iniziale è posta nel punto x 0 = 1, ci limitiamo a
considerare il caso x > O in cui A(x) = log x (invece che, piu general
mente, log j x j ) è una primitiva di a(x). La funzione z(x) risulta u-
guale a

z(x) x J ;:· (-x)dx x(-x + c)

da cui y(x) = .± ✓cx - x 2 . Imponendo la condizione iniziale y(l) =l


si trova 1 = ± / c-1 ; si deve quindi scegliere il segno+ e c = 2.
Perciò la soluzione del problema di Cauchy è y(x) = / 2x - x 2 . Si no-
ti che tale funzione, definita per O ix i 2, è derivabile solo per
O< x < 2 e perciò è soluzione solo nell'intervallo aperto (0,2). Pe,
y >Osi può scrivere nelle forme equivalenti

2
y / 2X - X l;

in particolare, dall'ultir.a espressione, si riconosce facilme~te che


y(x) ha per grafico la semicirconferenza di centro (1,0) e raggio 1,
con y > O.
(b) L'equazione differenziale è di Bernoulli con esponente a=2,ma an-
283

che a variabili separabili. La soluzione è y(x) x/(x+l)]

5.26 Risolvere le equazioni differenziali di Bernoul


li

(a) y'= Èi... + Zx./y


X
(b) y'= iY
X
+ zx/y
[(a) E' un'equazione di Bernoulli con esponente a =1/2. La funzione C.Q.
stante y=O è una soluzione. Se y i O dividiamo entrambi i membri per
/y e poniamo /y = ~. da cui z' = x + z/x. Una primitiva di a(x) =
=1/x è A(x) = log lx I.
In base alla formula risolutiva per le equa-
zioni differenziali lineari del primo ordine,otteniamo (separatamente
per x > O e x < O)

z(x) e
A(x)
I e
-A(x)
xc1x I I
X
f TI
X
dx

± x· J ±dx·= x Jdx = x(x+c) ( VX 1 O).

Quindi le soluzioni dell'equazione èifferenziale iniziale sono y-(x)


= (x 2 + ci::) 2 , oltre a y-=O; (b) y(x)=x" (e + log Ix I ) 2 e y=O]

3
5.27 Risolvere l'equazione differenziale y'=x(y -y)
[ E' un'equazione di Bernoulli con espone:-ite a =3. Oltre a y(x)· O
V x ER, le soluzicni sono espresse da y(x) ± 1/ I l+ce-x' J

5.28 Risolvere con il metodo di Bernoulli l'equaziQ


ne differenziale proposta nell'esercizio 5.15.

5.29 Risolvere il pToblema di Cauchy:

1
y(l)=l; 2Xyy = y 2
- X 2
+1

[ L'equazione differenziale è di Bernoulli con esponente a =-1. La so-


284

luzione, espressa analiticamente dalla funzione y(x) = / l+3x-x 2 ,cor-


risponde geometricamente alla semicirconferenza di centro (3/2,0) e rag_
gio ✓s/2, con y >O ]

5.30 Risolver.e le equazioni di Bernoulli


senx Y... - xy2
(a) 4y' y tgx - yr- (b) y'=
2
4
c+cos 2x 1
[ (a) y(x) (b) y(x) e y = o]
cosx 2+ce-x /4

5.31 Risolvere i problemi di Cauchy

y' =xy+xy3 .{ Y' =xy+xy3


(a) (b)
{ y(O) = 1/2 y(l/2) = O

[ L'equazione djfferenziale, oltre ad essere del tipo di Bernoulli, è ag


2 -1/2
che a variabili separabili. (a) y(x) = (1+3e-x ) ; (b) y(x)=O ]

5.32 Determinare l'integrale generalR delle seguenti


equazioni differenziali
3/2
(a) xy' + 2y Zy logx
(b) y I y cosx (1-y senx)
(e) y' + Zy = ✓y senx
Zx ( __y_ + _l_ )
(d) y' =
3 x 2 -l ./y
(e) zx3y' + x2-.; + y- 5 tgx o
(f) y' = zx✓y (x 2
+ ✓y )
-2
[ (a) y(x) = O e y(x) ~ (cx+ logx + 1)
-senx -1
(b) y(x) = O e y(x) = (ce + senx - 1)
-x 2
(c) y(x) = O e y(x) = (senx - cosx + ce ) /16;
285

13
(d) y(x) = (x 2 -1 + e /~ / ;
16
(e)_y(x) = x- 112 (c + log lcosx I 3 / ;
2
(f) y(x) = O e y(x) = (x 2
+ 2 + e ex 12 / J

5.33 Determinare una funzione y(x) che diverge a + 00


per x➔ l+ e che è soluzione nell'intervallo (1,
+ 00 ) rispettivamente delle equazioni differen -
ziali:

(a) y' xy [✓y + 1/(x 2 -1)]


3 _g_
(b) y' ( + xy 3/2 )
2 x 2 -1
25 121
[ (a) y(x)
= (l-x2) 2 (b) y(x)
9(1-x 2 )2
J

5.34 Sia a(x) una funzione derivabile in R con deri


vata a'(x) continua. Determinare, per ogni va-
lore del parametro reale a f 1, l'integrale g~
nerale delle equazioni differenziali
a
(a) (1-a)y' a' (x) (y+a(x)y J
a
(b) ( 1-a) y' a' (x) (y+y J
[ (a) Se a> o,una soluzione è y(x)=O per ogni xE R. Dividendo entrambi
i membri per ya e por.endo z(x)= [ y(x)] l- a, otteniamo z'=a'(x)[z+
+ a(x) ] . Si tratta di un'equazione lineare nell'incognita z che ha
per soluzioni:

z(x) = ea(x) ·J e-a(x)_ a'(x)a(x)dx.

Calcoliamo per parti l'integrale a secondo membro:

Je
-a(x)
··a'(x)a(x)dx=
f d
dx [ -e-a(x) ] a(x) dx =
286

· -a(x)
=-e a(x)+ e
J
-a(x)
a'(x)dx = - e
-a(x)
a(x) - e
-a(x)
+ c.

·a(x) 1/(1-a)
In definitiva, per ogni a I 1, si ottiene y(x) = ( ce -a(x)-1) ,
a(x)
oltre naturalmente alla soluzione nulla se a> O. (b) y(x)=(ce -
1/(1-ct)
-1) e y(x) = O se a >o ]

5.35 Siano a(x), b(x) funzioni derivabili su R con


derivata continua e con a(x) non identicamente
nulla. Determinare tutte le soluzioni delle e-
quazioni differenziali

(a) a(x)y' a'(x) (y+y 2


)

2
(b) a(x)y' a' (x)y + b' (x)y

[ L'equazione in (a) è un caso particolare di quella in (b) e si ottiene


ponendo b(x) = a(x)'. Perciò discutiamo il caso piu generale (b). Comin-
ciamo con l'osservare che la funzione costante y=O è soluzione. Dividen
do entrambi i membri per y 2 , otteniamo

a(x)y' - a' (x)y


b' (x) .
y2

Poi si può procedere oltre con il metodo di Bernoulli, con la sostitu -


zione y- 1 = z. Proponiamo un altro metodo di risoluzione: a primo mem-
bro, a meno del segno, compare la derivata rispetto ad x del quozient~
a(x)/y; perciò l'eqUdzione si può scrivere nella fonna equivalente

d. a(x)
[ - + h(x)] = O.
dx y

Risulta quindi (se y I O) a(x)/y + b(x) =costante= c, da cui y(x)


= a(x)/ [ c-b(x) ] • Nel caso particolare dell'equazione in (a) l'insig
me di tutte le soluzioni è dato da y(x) = a(x)/[ c-a(x) ] , oltre a
y(x) = O, Vx ER]
287

5.36 Sia y=y(x) una funzione definita per x > O e


non negativa. Indichiamo con B il punto di in-
tersezione dell'asse delle ordinate con la ret
ta tangente al grafico della funzione in un
punto generico (x,y(x)), come in figura 5.5.De
terminare:
(a) le curve y(x) tali che l'ordinata di B sia
proporzionale a ya, con a > O;
(b) la curva y(x) soddisfacente la condizione
y(Z) = 2 e tale che l'ordinata di B sia uguale
a y2.

[ (a) Come già mostrato nell'esercizio 5.22 1 l'ordinata del punto B,i.n
tersezione della retta tangente con l'asse delle ordinate, vale y -
-xy'. Indicando con k il fattore di proporzionalità, la condizione<!_
viene y - xy' ~ kya. Si tratta di un'equazione differenziale di Be_!:
noulli • che, oltre a y(x) ~ O, ha come soluzioni y(x) = (k +
:!.-a 1/(1- a)
+cx ) per x > O.

(b) Ponendo k=l a a= 2 nella espressione determinata in (a),si ot-


tiene

C -1 X
y(x) = ( 1 + - )
x x+c

Iraponencio la condizione iniziale y(2) z,si trova c=-1. Percic ìa


funzione cercata è y(x) = ~,cx-1) ]

5.37 Determinare le curve tali che il punto di mez-


zo del segmento sulla retta normale, con estr~
mi sulla curva e sull'asse delle x, sia situa-
to sulla raYabola x = y 2 •
[ Si fa riferimento alla figura 5.6.Se P ha coordinate(x,y(x)), allora,
come mostrato nell'esercizio 5.21, C ha coordinate (x + yy' ,O). Per-
ciò il punto medio M ha coordinate (x + (yy')/2, y/2); -tale punto
giace sulla parabola di equazione x = y 2 se e solo se (per y I O)
288

yy' y y 2x
X +- = (-) 2. (=) y' = - -
2 2 2 y

Si tratta di un'equazione di Bernoulli che ha per soluzioni y(x)


X 1/2
= ± {4x + 4 +ce) . In particolare, per c = O, si ottiene la para-
2
bola di equazione x = (y /4) - 1. Il lettore disegni in uno stesso si
2
sterna di riferimento tale parabola e la parabola iniziale x=y e veri
fichi dal disegno la proprietà enunciata nel testo]

- ---
----- --
X=Y 2
M
--

figura 5.6
289

SC. Equazioni della. forma. y' = g(y/x)

Si dicono brevemente omogenee le equazioni diffe


renziali ordinarie che si pongono nella forma

con g funzione continua. Il metodo di risoluzione


consiste nel porre

z = Y, cioè y(x)=xz(x), da cui y'=z+xz'.


X

L'equazione, rispetto all'incognita z, diviene

xz' = g(z) - z

ed è a variabili separabili. Vediamo alcuni esempi:

5.38 Risolvere l'equazione differenziale di tipo o-


mogeneo

y' = 1 + y_
X

[ F' un'equazione ~ei tipo·y• ~ g(y/x), con g(t) = l+t. Poniamo y(x=z,
da cui y = xz e y'=z + xz'. Otteniamo l'equazione equivalente

z + xz' = 1 + z, cioè xz' = 1,

che si risolve separando le va~iabili:

z= Jdz = f-; dx= log /x I+c = log (ec lx l)=log(c'x)

c
dove si è posto c' = ±·e. Ricordando che y = xz,si ottengono le s~
luzioni y(x) = x log(c'x) ]

5.39 Le seguenti equazioni sono nello stesso ·tempo


290

di tipo omogeneo e a variabili separabili ( la


prima è anche linea,e):
X
(a) y'= y (b) y' (c) y'=- -25.
X y y
Risolverle con entrambi i metodi.
[ (a) rette per l'origine y(x)=cx; (b) iperboli equilatere di equazione
x2 - y 2 = c (y r O); (c) circonferenze concentriche con centro nell'.2_
rigine di· equazione x 2 + y 2 = c (y r O) ]

5.40 Integrare l'equazione differenziale y'=2- -25.


y
[ Posto z y/x ( da cui y' =z +. xz') otteniamo l'equazione equivalente l!Z'=

(2z - 1 - z 2 )/z; separando le variabili si ha (se z f 1, cioè se


y Ix)

-f __ z_
(z-1) 2
dz = J dxx ~ log (cx) .

Inoltre, sommando algebricamente -1 e+ 1 a numeratore dell'integrando


a primo membro, otteniamo

j
r _z
( 7--l) 2
dz =
J
r ---dz
z-1
(z-1) 2
---
1
( z-l) 2 dz log /z-1 /

1
+ cost;
z-1

perciò l'equazione differenziale data, oltre a y(x)=x, ha come soluzi.2_


ni le funzioni definite implicitamente dalla relazioae

y
X
-1)
-1
- log I;- I 1 = log(cx)

5.41 Risolvere l'equazione differenziale omogenea

y' = y +
X
291

e verificare che l'integrale generale è costi -


tuito dalla famiglia di funzioni

u(x) .f. x2 - 1 .(con cx - y > O)


2 2c X -

[con la sostituzione z = y/x si giunge all'equazione xz' /1+z 2 ; da


cui, separando le variabili

log (c'x).

Come indicato nel paragrafo 4G della parte seconda del 1° volume, l'in
tegrale a primo membro si determina con la sostituzione ~= t-~
.Si ottiene (si veda anche l'esercizio 4,119, volume 1°, parte seconda):

dz
log (c'x).
✓I+?
Pur di cambiare la costante c', ciò equivale a z + /?+J. = cx. Ri-
cordando che z = y/x, si giunge alla rappresentazione delle soluzioni
nella foi:-ma

y
= cx -
X

Dopo aver posto la condizione cx - (y/x) ~ O ed elevando entrambi


membri al quadrato si giunge alla conciusinne ]

5.42 Risolvere per x > O il problema di Cauchy:

= y + \~1
y(l) = O, y'
X V -,:;i
[L'equazione differenziale ammette come soluzioni y(x)=x sen log(cx) ,
con c -i O, oltre a y(x) = ± x. Tra tali soluzioni, quella che soddi-
~fa la condizione iniziale y(l) =Oè y(x) = x senlogx]
292

5.43 Risolvere per X > 0 i problemi di Cauchy

(a)
r=;. y (2)
tg

TI/3
y
X
(b) j y'=

y (1)
y
X
+ tg

= TI
y_
X

l
[L'integrale generale dell'equazione differenziale è della forma sen(y/i)=
= cx, con c E R. (a) La soluzione è sen (y/x) = x/4; esplicitando la y
si ottiene y(x) = x arcsen (x/4). Si noti che _y(x) è derivabile nell'in-
torno di x = 2 individuato dalle limitazioni -1 < x/4 < 1, cioè nell 'in-
tervallo (-4,4); inoltre, formalmente, il secondo membro dell' equazione
differenziale non è definito per x = O; perciò y(x) è soluzione del pro-
blema di Cauchy nell'intervallo (0,4). (b) y(x) = TIx]

5.44 Risolvere le seguenti equazioni differenziali o-


rnogenee

(a) x2y' y2 + xy + 4x 2

(b) y'
1
2
X
(~ ;)y_
+

(e) y' +
y X
X y
(d) y' + -
y X

(e) y' = ~
y+x
(f) xv'
; = y (1- log y + logx)
2
[ (a) y(x) 2x tglog(cx) ; (b) y(x) = ± ;-;~;-;
2
(c) y(x) ±x ( d) y(x) = ±xhog(c/x)

I~II od anche,
y
(e) arctg - ·+ log tra~ferendo i lQ
X X

y e c/x
garitmi a secondo membro, arctg - = log ~== (f) y(x)=xe ]
X /x2+y2
293

5.45 Determinare, per ogni valore reale del pararne -


tro a f -O, 1, le soluzioni dell'equazione diffe-
renziale

o.xyy' = x·2 + y2
I cx 2(1- a)/ a _1 ) 1/2
[ y(x)= ±x ( ~-~-----1 ]
1 - a

5.46 Verificare che la soluzione del problema di Cau


chy

x+v
y' = ~ y(l) = O
x-y
è la spiral1=: logaritmica che, in coordinate pola-
ri (p,-S), si esprime con l'equazione p=e-S.
[Po~to z=y/x, ed essendo z(l) = O, si lrova la soluzione arctg z -

- log /""i+z"T"
= log x, cioè arctg (y1x) = log / x 2 +y 2 • Rimane da

osservare che p = /7+? e che -S=arctg (y/x) ]

La sottotangente relativa ad un punto generico di


una curva di equazione y=y(x) è pe, definiziorre la
lunghezza (con il SP.gno) del segmento orientato HA
in figura 5.7, cioè del segmento di estremi H=(x,O)e
A, punto di incontro del]'as~e dell~ a~cisse con la
retta tangente al grafico della funzi0ne nel punto
(x,y(x)).
Ricordando (si veda l'esercizio 5.22) che A ha
coordinate (x-y/y', O), per definizione risulta

sottotangente HA = - _y_
y'
294

y = y (x)

figura 5.7

Analogamente la sottonormale è la 1)--1-nghezza (con


il segno) del segmento orientato HC in figura 5.7,cioè
del segmento di estremi H ~ (x,O) e C, punto di inte~
sezione dell'asse delle ascisse con la retta normale
al grafico della funzione nel punto (x,y(x)).
Ricordando (si veda l'esercizio 5.21) che C ha
coordinate (x+yy' ,O), risulta

sottonormale = HC = yy'

5.47 Determinare le curve y=y(x) aventi la sottotan -


gen~e uguale alla media aritmetica delle coordi-
nate del punto di tangenza.
[La condizione è: sottotangente = (x+y)/2, cioè

-2y -2(y/x)
da cui y'
x+y l+ (y/x)
295

Notiamo che la fllllzione costante y = O no~ è accettabile come solu-


zione del problema geometrico proposto ,perchè' per essa non è definita
la sottotangente. Con la sostituzione z = y/x, essendo y'=z+xzi, o.t
teniamo xz' =-(3z + z 2 )/(1 + z). Da cui, separando le variabili,
si è ricondotti a calcolare l'integrale indefinito della funzione
2
razionale (l+z)/(3z + z ); a tale scopo è utile la scomposizione

1 + z A B (A+B)z + 3A
+ -
z 2 +3z z z+3 z(z + 3)

con A+ B = 1 e 3A = 1. Si trovano i valori A=l/3 e B=2/3; perciò


si determinano le soluzioni nella forma:

c
log di.
X

2 dz 1
+ -
3 J z+3
= -logjz[+1logjz+3j,
3 3 ·

che, in base alle proprietà dei logaritmi, si possono anche scrivere


2 3
nella forma z(z + 3) = (c/x) , con z = y/x ]

5.48 Determinare le curve y = y(x) aventi la sotto


normale uguale all'ascissa del punto di tan-
genza.
[Dato che la sottonor.r.ale vale yy', le curve y(x) davano soddisfare
i'eq=zione differenziale del primo ordine yy' = x. Sj tratta di
un'equazione omogenea, ma anche a varia bi 1 i separabili. I 1 suo int~
grale generale è dato dalla famiglia di iperboli di equazione y(x)=
~ .tl?+c J

5. 49 Determina1·e le curve piane tal i che l'ordina-


ta del punto di intersezione dell'asse delle
ordinate con la i~cta tangente al grafico
in (x,y) sia uguale alla distanza di (x,y)dal
l'origine.
296

figura 5.8

[Con le notazioni della figura 5.8 la condizione da imporre è OB=OP


Dato che 0B = y - xy' {si vP.da l'esercizio 5.22}, si ottiene l'equa-

?.ione differenziale y-xy' = /x 2 + y 2 , cioè anche y' = (y/x)

- / l+(y/x) 2 Posto z = y/x, con lo stesso metodo dell' esercizio

5.41 si trova la soluzione z + /7+i"""" = c/x che, per x ~ o, equiv~

le a y ± /~ = c J

5.50 Determinare le curve piane tali che, indicato


con P un punto generico della curva (c0me in
figura 5.8), con A l'intersezione della r-etta
tangente co~ l'asse'delle ascisse e con O l'o-
rigine degli assi, il triangolQ AOP risulti i-
soscele di base OP.
[ La condizione da imporre è OA = AP. Ricorda.ndo che A - (x-y/y ', O )
297

(si veda l'esercizio 5.22), risulta lx-y/y' I= l(-y/y') 2 + y2 , da


cui, semplificando, si giunge all'equazione differenziale omogenea y'=
2 2
(2xy)/(x - y ) che ha per soluzioni le circonferenze x2 + y 2 + cy =
= o }'

5.51 Determinare le curve piane tali che il prodot-


to del quadrato della distanza dall'origine d~
gli assi di un p1mto generico P (x, y) della =
curva per l'ordinata del punto di intersezione
dell'asse y con la retta normale alla curva in
P sia uguale a:

(a) y3 (b) -2y 3

[ Per l'equazione cartesiana della retta normale si veda f• esercizio


5.21. (a) L'equazione differenziale è xyy' =-(x 2 + y 2 ) che ha per s2.
luzioni le funzioni YlX) = ± l(c-x 4 )/(2x 2 ); (b) l'equazione diff§.
renziale é y' =-(x 3 + xy 2 )/(x 2
y + 3y 3
) che ha per soluzioni le CUf:

ve di equazione implicita x ~ + 2x y 2 2
+ 3y 4 = c ]

5D. Eq-ua.zion.i della. fo:1...na. y' = g(a.x+by)

Un'equazione differenziale del primo ordine del


tipo

y' = g(ax + by)

con g funzione continua e a,beR (con a,b non nulli,


al trirnenti l'equazione è già a vaTiabili separabili)
si riconduce ad un'equazi_one a variabili separabili
con la sostituzione

z Cx) ax + by(x)
298

infatti, essendo z' =a+ by', si ottiene l'~quazio-


ne equivalente nell'incognita z: z' =a+ bg(z).

5.52 Risolvere l'equazione differenziale

y' ~ l + x2 - 2xy + y 2 •

[ L'equazione si può porre nella fonna y' = 1 + (x-y) 2 • Con la· sostitu-
zione z = x - y (il lettore svolga l'esercizio anche con l'altra sosti
tuzione z = y - x), essendo z' = 1 - y', si ottiene l'equazione equiv~
lente

z' I - y' = 1 - [1+(x-y) 2 ] - z 2 ;

da cui, separando le variabili (se z f O)

1
z J dzz2-- J dx= X+ c.

Perciò z(x) = 1/(x+c) (oltre a z =


O), da cui, essendo y(x)= x - z(x),
risulta y(x) = x - 1/(x + c) oppure y(x) = x]

5.53 Risolvere l'equazione y' = (x+y) 2


[ Poste z = x + y si ha z' =I+ y' = l + (x + y) 2 = 1 + z 2 ; da cui,


·separando 1~ variabili, arctg z = x + c. Perciò z(x)=tg(x + c) e quin-
di y(x) = z(x)-x = tg(x + c) - x]

5.54 Risolvere l'equazione y' = ex+y.

[ Posto z=x+y, si trova l'equazione equivalente z'=l+ez, cioè

I Jdx = X + c.

z
Si risolve l'integrale a primo membro con la sostituzione e t:
299

dz dt
--- - lo
J l+eZ J t(l+t) - g

+ e'
[t=é
=
J

Perciò 1 1 integrale generale si scrive nella fonna implicita ez /'(ez +


+ 1) = ex+c e, con semplici passaggi algebrici, nella forma esplicita

ex+c X
e
z(x) log --- log
1-ex+c e -c -e X

da cui y(x) = z(x) - x =- log(e-c - ex). Si osservi che l'equazione i


niziale è anche del tipo a variabili separabili e si può risolverepar
mezzo degli integrali indefiniti

Risulta y(x) = - log(-c" - ex) come nel caso precedente, pur di porre
-e" = e -e ]

5.55 Risolvere le equazioni differenziali


X
(a) e y' (b)

[(a) Dividendo entrambi i membri per ex,si ottiene l'equazione diffe-


renziale equivalente y'=l + ey-x, che si risolve con la sostituzione
Z = y - X. a z si ha z' = eZ
Rispettc cla cui, separandc le va-
riabili, z(x) = - log [- (x + c) J
' cioè y(x) x + z(x) =
'
= X - log [- (x + c) ] . (b) Si può procedere come nella parte
(a) ottenendo la soluzione y(x) = X + log (x + c). Si può anchE:
procedere nel modo seguente: dato che eYy• è la derivata del-
y(x)
la funzione w(x) = e , con tale sostituzione otteniamo l'equazione
differenziale lineare w' =ex+ w, il cui integrale generale è espre~
so da
300

w(x)=ex. f e-x • ex dx= ex f dx = ex(x + e).

Perciò y(x) = log w(x) = log [ ex(x + e) J= x + log (x+c) J

5.56 Risolvere-le equazioni differenziali

(a)
, _ 4y-x+l y'= x+y-1
(b)
y - 4y-x+4 2-x-y
4
[ (a) 4y + log (4y-x) = e t 2x;

(b) y(x) = 2-x ± J c-2x ]

5.57 Determinare le soluzioni dei problemi di Cauchy

y r = ( X +y' - 5) 2
(a)
{ y(0)=6

[ (a) y(x) = 5 - x + tg (x + TI /4);


2
( b) ( 2x + y + 2) / 2 + log / 2x + y + 4 / x + log 2 ]

5.58 Risolvere l'equazione differenziale lìneare

y' = ax + by

con a,b costanti reali non nulle.


[ Si può determinare i'integrale generale con la fonnula risolutiva

y(x) = ebx f ax e -bx dx,

oppure mediante la sostituzione z=ax+by, ottenendo l'equazione (linea -


re) a variabili separabili z'=a+by' = a+bz. Si ottengono le soluzioni
b(x+c) be 2
z(x) = (±e - a)/b; perciò, posto ±e /b = e', si ha
301

z(x)-ax bx a
y(x) =-·--
b
c'e X ]
b

5.59 Determìnare, per ogni valore del parametro rea


le À, tutte le soluzioni dell'equazione diffe~
renzìale

y' = À COS (ÀX + y).

[ Posto z = Àx + y, si ottiene l'equazione equivalente z'= À(l+cosz).


Il secondo membro si annulla per À =O e per z = 1T+ 2k1T ; se À= O
y = z = costante è soluzione. Invece, in corrispondenza di z=TT+ 2k1T
si trovano le soluzioni y(x) = z - Àx = 1T + 2k1T- À x, Vk e Z.Per
À # O e cos z 'f - 1, separando le variabili, otteniamo

l
À
dz
+ cosz
" f dx ~ x + e.

In base all'identità 1 + cosz 2


2 cos (z/2), si ha

f
dz d(z/2) z
J cos 2
(z/2) cos 2 (z/2)
=tg
2
+ c'.

Perciò, se À 'f O e z r 1T + 2k 11, si trovano le soluzioni . nella


forma implicita tg(z/2) = À(x+c), cioè tg [ (À x+y)/2 ]= À (x+c).I!l
fine, per Iz I < 1T , tali soluzioni si possono rappresentare nella
forma y(x) = - À x + 2 arctg [ \ (x+r.) ] .
Si noti che, per À =O, si è ritrovata la soluzione identicamen-
te nulla, mentre, come verificato in precedenza, anche ogni altrafun.
zione costante è soluzione. Infine osserviamo che, per À # O, ci si
può ricondurre ad un'equa~ione differenziale indipen~ent_e dal param~
tre À con iT cambiamento di variabile x'= Àx. In tal caso infatti ,
posto w(x') = y(x) = y(x'/ À), risulta w'=dw/dx' = y'/ À e l'equazi.Q.
ne diventa w' = cos (x + w) ]
302

SE. Eq1:..1a.zion.i de11a. forma.


, _ ( ax + by +
Y -g a, x+b, y+c,
c)
Consideriamo un'equazione differenziale del tipo

y' = g ax + by +
( a·, x + ·b 'y +c'
c)
con g funzione continua e a,b,c,a' ,b' ,c'eR. Se le co
stanti a,b,a' ,b' sono tutte nulle, il secondo membro
dell'equazione differenziale si riduce ad una costa~
te e quindi y(x) è una funzione lineare. Se a,b,a' ,
b' non sono contemporaneamente nulle e se a' ,b' sono
proporzionali rispettivamente ad a,b (a'=ka, .b'~kb),
allora il secondo membro dell'equazione è funzione
solo di ax+by e si ritrova il caso già considerato
nel paragrafo precedente, che si risolve con la so-
stituzione z = ax + by.
Rimane il caso in cui a',b' non sono proporziona
li ad a,b,o, più precisamente, il caso in cui ab':-
- a'b f O. Geometricamente, ciò corrisponde a due
rette di equazione ax + by + c = O e a'x + b'y+c' = O
che si incontrano in uno ed in un solo punto.
Indichiamo con (x 0 ,y 0 ) le coordinate del punto
intersezione delle due rette; per risolvere l'equa -
zione differenziale è utile la trasformazione~ coor
dinate da (x,y) in (~,n) definita da

T] = y - y,,

Essendo ax 0 + by 0 +e= O, risulta

ed analogamente a'x + b'y + c' = a's + b'n.


Infine, dato che n' = dn/d~ = dy/dx, si giunge
all'equazione differenziale
303

, _ ( ar,. + bn) g a+ b(n/0)


n -g a'f;+b'n ( a' +b' Cri/O

si tratta di un'equazione differenziale omogenea(di


grado ·o), del tipo già considerato nel paragrafo 5~
che si risolve con la sostituzione z = ri/~.

y-x-2
5.60 Risolvere l'equazione y'
y+x
[ Occorre determinare preliminarmente il punto di incontro .delle· due
rette di equazione y-x-2=0 e y+x=O. A tal fine risolviamo il sistema

y+x=O X = - 1
{ y-x-2=0 =>
{ y = 1

Le rette si incontrano nel punto (x 0 ,y 0 )=(-l,l). E' quindi utile la


trasformazione di coordinate s= x + 1, n =y-1 (cioò x=s -1, y= f1+1);
si ottiene l'equazione differenziale

n'
<n+1)-( t,;-1)-2 Tl - f, ( 17/ s )-1
(n +1J+( s-1) n + f, l 17/ s )+l
Applichiamo il metodo proposto nel paragrafo SC: con la sostituzione
z= n/ ç {da cui 'l I e (zs)' z'i; + z) otteniamo

2
i:-1 i+z
z'f;+z=- => z's=
z+l z+l

e, separando le variabili,

I z+l
l+z2 dz = - Jt d S - log(cf; ).

Per 1' integrale a primo membro si ha

J
z+l
l+z
2
dz = ~
2 f --2z 2
l+z
dz + f --dz 2
l+z
1
- log( l+z
2
2
)+arctgz+c'.
304

Ricordando che z = T7/f, = (y-1)/(x+l) si ottiene infine l' integrale


generale neila fonna implicita_

y-1
+ arctg - = - log (c(x+l)),
- x+l

che, equivalentemente, si può anche scrivere nella forma

2 2
y-1
log (c / (x+l) + (y-1) ) + arctg O ]
x+l

y+S
5.61 Risolvere l'equazione y'
x+y-16
[Le rette di equazione y+S=O", x+y-16=0 si incontrano nel punto(x 0
,y.)
(21,-5). Con la trasformazione di coordinate [,=x-21, n=y+S si ottiene
l'equazione differenziale

n I
=
T7
E,+n
n'r,
l+T7/[, '

da cu;, posto z = n/ E,,


z -z 2
~ z' = - z
l+z l+z

Si noti che z =O è una soluzione ( ciò corrisponde a n = y + 5 = O, cioè


y = - 5). Separando le variabili abbiamo 1/z = log(c[, z)=log(c lì) .Qui!!_
di E,=T]_ log( cn ) , cioè x-21 = (y+S) log [ c(y+S)] . A tali soluzioni
occorre aggiungere la soluzione costante y(x)=-5]

1
5.6? Risolvere l'equazione y'
X

[ Si può scrivere l'equazione nella .fonna y'=(Zx + y - 1)/x, eseguendola


trasformazione di coordinate f, =x, n =y - 1, da cui n '= 2 + ( T]/ [,) •
Posto z = T] {[, , si ottiene f, z' = 2, le cui soluzioni soro z( f,) 2
2
log (e f,). Perciò l'integrale generale è y(x)=l+ xlog(cx) • Si noti
che l'equazione data è lineare ]
305

5.63 Risolvere i problemi di 'Cauchy

y'+Z (~)2=O ,
y 1 +2 (Y..:.i)
y-x
2
=Q
(a) (b)
{ { y(3)
y (3) = 5 = 4

[ (a) La soluzione è definita implicitamente dall'equazione

y-4 . 1 -1T/2
2 arctg - + log cy=O con c=-e
4-x 5

(b) y(x) costante uguale a 4 ]

5F. Eq-ua.zioni non no:rma.1i de11a. forma.

X= g(y')

Nei paragrafi precedenti abbiamo preso in censi


derazione equazioni differenziali del primo ordine
in forma normale, cioè del tipo y' = f(x,y). Da que-
sto paragrafo consideriamo anche equazioni non in
forma normale. Cominciamo con equazioni della forma

X= g(y')

essendo g una funzione derivabile con derivata con-


tinua. Come al solito, per le equazioni differenzi~
li ordinarie del primo ordine, l'insieme delle so-
luzioni dipende da una costante arbitraria c che,in
questo caso, è sempre additiva rispetto alla y; in-
fatti si vede immediatamente dalla struttura dell'e
quaz ione che, se y (x) . è una soluzione, anche y (x) +e
è tale.
Osserviamo anche che, se g è invertibile, allo-
ra l'equazione differenziale nella forma equivalen-
306

te y' = g- 1 (x) è a variabili separabili ed é risolu-


bile mediante una sola integrazione (y è l'integrale
indefinito di g- 1 (x)).
Nel caso generale si cerca una soluzione in for-
ma parametrica x = x(t)r y=y(t). Il metodo di risol~
zione consiste nell'assumere come paramet1·0 t=y' .Dal
l'equazione differenziale si ricava subito x=g(t); i
noltre risulta anche

~ = ~ dx
= y'. g I (t) = . tg' (t)
dt dx dt
ed integrando per parti

y(t)= f ~dt dt= f tg'(t)dt=tg(t): f g(t)dt


Indicando con G(t) una primitiva di g(t), le so-
luzioni sono quindi espresse in forma parametrica
(x(t), y(t)) da

x(t)=g(t), y(t) = tg(t) - G(t) + c.

5.64 Risolvere l'equazione x = y' (1+2 logy').


[ L'equazione differenziale è della forma x=g(y'), con g(t)=t(l+2logt)
Una primitiva G(t) di g(t) si determina con un'integrazione p~r parti:

G(t)= f g(t)dt = J (t + 2t logt) dt =

= -t2 + 2 (-t2 lc,gt -


2 2
f t
- dt)
2
= t 2 lc,gt + costante.
I

Quindi, in forma parametrica, le soluzioni sono date da

x(t) = g(t) = t(l + 2logt);


2
y(t) = tg(t)-G(t)+ e= t (1 + logt) + e ]
307

5.65 Risolvere l'equazione differenziale (y') 2


=x-2.
[ Si tratta di tin 'equazione del tipo x = g(y'), con g(t)=2 + t 2 • Una
primitiva di g(t) e G(t) = 2t + t 3 /3. Perciò le soluzioni sono e-
spresse in forma parametrica da

2
x(t)= g(t)= 2 + t2 ; y(t)= tg(t)- G(t)= - t 3 + c.
3

In questo caso e semplice rappresentare in forma cartesiana le solu-


zioni; a tale scopo si può ricavare t dalla prima equazione e sosti-
tuire il valore trovato nella seconda: t = ± (x-2) 112 , da cui y(x)=
=± (2/l)(x-2) 312 + c. Notiamo che l'equazione data e equivalente al-
le due equazioni differenziali in forma normale: y' = ,;-;::;:, y' =
= - ~ le quali, risolte per semplice integrazione, ridanno le
stesse soluzioni]

5.66 Traendo spunto dall'esercizio precedente, si


consideri un'equazione differenziale del tipo
x=g(y'), con g invertibile su R, e siano G,F
primitive rispettivamente di g e g- 1 • Verific~
re che tutte le soluzi6ni in forma parametrica

x(t)=g(t), y(t)=tg(t)-G(t)+c

sono anche esprimibili nella forma cartesiana

y(x) = F(x) + c.
[ Dato che g e invertibile, la relazione x=g(t) equivale a t=g- 1 (x)_.
Perciò nella rappresentazione parametrica delle soluzioni si può as-
sumere x come parametro ottenendo y(x)=g- 1 (x)x-G(g- 1 (x))+ c. Rima-
ne da provare che y(x) è wia primitiva di g- 1 ; infatti (essendo
g(g- 1 (x))= x):
308

5.67 Risolvere le seguenti equazioni differenziali

(a) xlyT = sen/y'" (b) x(l+sen 2


y')=cosy'
(c) Bx = (y I) 3 (d) x(l-y') = y'
(e) x(y')2=1-(y')3 (f) x=eY' (seny'+cosy')
[ (a) x(t) = (sen ./t)/ /t , y(t)=/t sen/t+ 2cos ./t + c,_che, pur

di porre s = lt > O, si può scrivere più semplicemente x(s)=(sens)/s,


y(s) = s sens + 2.coss + c.

cost tcost
{b) x(t) = --.,,....- y(t) - arctg sent + c.
l+sen2 t ' l+sen 2 t
- 4/3
(e) y(x) (3/2)x + c. (d) y(x) = x - logj x+l I+ c.
2 2
(e) x(t) - t + l/t , y(t) = - t /2 + 2/t +e.
t t t
(f) x(t) = e (sent + cost), y(t) = te (sent + cost)-e sent + e ]

SG. Equ.a.zio:n.i. :n.o:n. :n.o:rma.1 i de11a. forma.

y = g(y')

Consideriamo un'equazione differenziale del pri-


mo ordine non normale del tipo

y = g(y')

con g funzione derivabile con derivata continua.Come


nel paragrafo precedente,cerchiamo soluzioni in for-
ma parametrica (x(t), y(t)) scegliendo come pararne -
tro t = y'. Si ricava subito y=g(t); inoltre,se y' f
t- o '
dx dx QY. g I (t)
-1...g'(t)
dt dy dt y' t
309

Perciò x(t) si ricava integrando g'(t)/t. Indicata


con G(t) una primitiva di g'(t)/~, si ha quindi

x(t) = G(t) + c, y(t) = g(t).

Come verifica notiamo·, direttamente dall'equa -


zione differenziale y(x) = g(y' (x)), cambiando x con
x + c, che se (x(t), y(t)) è una soluzione allora
anche (x(t) + c, y(t)) è tale.
Notiamo anche che, .avendo posto y' t- O, potrem-
mo aver perso soluzioni per cui y' - O in un inter-
vallo. ln tal caso y(x) =costante= c è soluzione
dell'equazione differenziale y = g(y') se e solo se
c = g(O). Perciò alle soluzioni espresse precedent~
mente in forma parametrica va (eventualmente, se
g(t) è definita per t = O) aggiunta la soluzione pa~
ticolare y(x) = g(O), Vx~R.

5.68 Risolvere l'equazione y=y'seny' + cosy'.


[ Per y' =
O si ottiene la soluzione costante y cos O = 1. Posto
g(t) = t sent + cost, risulta g' (t)=t cast. Una primitiva di g'(t)/t
è G(t) = sent. Quindi le soluzioni, in fonna par.ametrica, sono e-
spresse da

x(t) = c + sent, y(t) = t sent + cast,

oltre, naturalmente, alla funzione costante y = 1]

2
5.69 Risolvere l'equazione y = log /1 + (y')
[ L'equazione si può scrivere equ1~alentemente y'=± / e 2Y - 1 e si
può risolvere separando 1~ variabili. Con il metodo esposto in que -
sto paragrafo si nota preliminarmente che y =
O è una soluzione; i-
noltre, posto g(t) = log ~ risulta g' (t) = t/(1 + t 2 ) e una
primitiva di g(t)/t è G(t) = arctg t. Si ottengono le soluzioni in
forma parametrica: x(t) = c + arctg t, y(t) = log /!+t2. Ricavan-
310

do il parametro t dalla prima equazione si determina la forma carte -


siana delle soluzioni:

2
y(x) = log /1 + tg (x-c) ,

oltre alla f1,111zionecostante y =O ]

5.70 Risolvere le equazioni differenziali

(a) 2
y (y') (1-2 logy')
(b) y = [(y'-1)2 + l] eY'
(c) y + ✓ 1-(y')2 o
[ (a) x(t) = 4 (1-t logt) + c, y(t) = t 2 (1-2 logt).

(b) x(t) = (t-l)et + c, y(t) = (t 2 - 2t + 2) et, oltre alla funzione


costante y ~ 2'.

(e) y(x) = - I
cos(x+c) I per x + c -;. ( TI /2) + kTI , kE Z, oltre a
y(x) =- 1; Vx e R]

5.71 Determinare, con il metodo proposto .in questo


paragrafo, le soluzioni dell'equazione lineare
a coefficienti costanti y' = ay + b, essendo af
'I o.
[ Scrivendo l'equazione differenziale nella forma y=g(y'), con g(t) =
=(t-b)/a, si trovano (oltre alla soluzione costante y=-b/a) le solu -
zioni in forma parametrica

1 t-b
x(t) =c + -
a
log It I , y(t)
a

Eliminando il parametro (e ca~biando opportunamente la costante) s:


giunge a y(x) = (c'eax- b)/a ]
311

SH. Equazioni di Cla.ira.ut.

Si dice di clairaut un'equazione differenziale


del primo ord~ne non normale del tipo

y = xy' + g(y') ,

con g funzione derivabile. Come nei due paragrafi


che precedono, si cercano soluzioni in forma param~
trica Cx(t), y (t)), scegliendo come parametro t=y'.
Però, a differenza delle equazioni non normali con-
siderate nei paragrafi precedenti, in questo caso
la relazione y = xt + g(t) non definisce yin fun -
zione della sola t; per eliminare la dipendenza e-
splicita da x, è opportuno preljminarmente derivare
entrambi i membri dell'equazione differenziale:

_Q_ y(x) = _Q_ rxy'(x) + g(y' (x))J


dx dx L
ottenendo (nell'ipotesi che y(x) sia derivabile due
volte) y'=y'+xy"+g'(y')y", da cui

y"[x + g'(y')J = O.

Si hanno due possibilità; (a) y"=O; (b)x+g'(y')=


=O. Nel primo caso, se y" = O in un intervallo, y'
è costante (=c) e, dall'equazione differenziale ini
ziale, si ottengono le soluzioni y(x)=xc + g(c).Ta-
li soluzioni sono polinomi di primo grado (geometri
camente corrispondono a rette) per ogni valore del-
la costante c. ·
Nel secondo caso, se x+g' (y')=O, posto t=y', si
hanno le equazioni parametriche x(t)=-g' (t), y(t) =
=-tg' (t)+g(t). La curva così ottenuta si dice inte -
grale singolare del i' equazione di Clairaut.
Riassumendo, le soluzioni dell'equazione di Clai
raut sono date dalla famiglia di rette di equazione
312

y =cx+ g(c)

e dall' integrale singolare di equazioni parametriche

x(t)=-g'(t), y(t)=-tg'(t)+g(t).

1
5.72 Risolvere l'equazione y=xy' - - (y') 2
4
[ Si tratta di un'equazione di Clairaut con g(t)=~t 2 /4. L'insieme delle
soluzioni é costituito dalla famiglia di rette y=cx-(c 2 /4), al varia-
re di ein R, e dall'integrale singolare di equazioni parametriche

1
x{t)=-g'(t)=
2 t, y(t)=-tg'(t)+ g(t)= 41 t 2
;

l 2
essendo t=2x, risulta anche y = - (2x) = x 2 , che é l'equazione cart~
4
siana dell'integrale singolare]

5.73 Si rappresentino in uno stesso sistema di rife-


rimento i grafici delle soluzioni dell'equazio-
ne di Clairaut dell'esercizio precedente:
1
y = cx - - c 2 (e eR), y = x2.
4
[ Si disegnino le rette y = cx - (e 2 /4) per alcuni valori di ce R; ad
esempio per c = ± 1, ± 2, come in figura 5.9. La famiglia di rette
completa è rappresentata in figura 5.10 ]
313

y = x2 y
C=-2 \
\ C=2

C=-1 I -- - - - - - - - - - - - - 1
I

I \
; \
I

-1 1 X

figura 5.9

figura 5.10
314

5. 74 Si considerino la parabola di equazione y = x2


e la famiglia di rette y = cx-c 2/4 (figura 5.10)
Esse hanno la seguente proprietà: Ogni retta è
tangente al.1a parab?la in almeno un punto e viceversa, 9-
gni punto della parabola è di tangenza per una retta del
la famiglia. Sotto queste condizioni si dice eh~
la parabola è una curva inviluppo della famiglia
di rette.
Verificare analiticamente la proprietà enun
ciata.
[ éònifrìc:iamocon il determinare le intersezioni della parabola y=x 2 con
2
la retta y = cx - c /4. Deve risultare x = cx - c 2 /4, cioè x 2 -cx +
2
2 2
+ c /4 = o, cioè ancora (x-c/2) = O. Ciò significa che, per ogni cER,
x = c/2 è l'ascissa dell'unico punto di intersezione. La retta tangen-
te alla parabola y=x 2 per x0 = c/2 ha equazione y=f(x 0 )+f'(x 0 )(x-x 0 )
con f ( x) = x 2 ; quindi:

2xo x - x o2 = cx - c 2 / 4

come si voleva dimostrare ]

5.75 Si considerino le soluzioni dell'equ~zione di


Clairaut y = xy' + g(y'), supponendo che g" rO.
Generalizzando l'esercizio precedente, verific~
re che la curva di equazioni parametriche

x(t) = - g'(t), y(t)=-tg' (t) + g(t)

è inviluppo della famiglia di rette y=cx+g(c).


[ Le intersezioni della curva con le rette si detenninano con la condi -
zione y(t) = cx(t) + g(c), cioè

-tg' (t) + g(t) =- cg' (t) + g(c).


I

Si vede che t=c è W'la soluzione; in corrispondenza il punto di inters§_


zione ha coordinate (x 0 ,y 0 ) = (-g'(c), -cg'(c) + g(c)). La retta tan -
315

gente alla curva (x(t), y(t)) ha la direzione del vetto~e (x'(t),


y'(t)) = (-g"(t), -tg"(t)) che, se ~"(t) e/ O, è la stessa direzione
del vettore (l,c) (per t=c). Percio l'equazione della retta tangente
per t = c, e

y = y 0 + c(x-x 0 )=-cg' + g + c(x + g')= cx+ g ]

5.76 Si consideri l'equazione differenziale y


=(x-l)y', che è allo stesso tempo lineare e di
Clairaut con g(t) =-t (con riferimento all' e-
sercizio precedente si noti che g"=O identica.-
mente). Verificare che l'equazione ha per sol~
zioni una famiglia di rette, ma non ammette in
tegrali singolari.

y lx=1

figura 5.11
316

[ L'integrale generale y=c(x-1) è rappresentato ìn figura 5.11 e sì de -


termina con ìl metodo delle equazioni dì Clairaut, ma anche con ìl me-
todo delle equazioni lineari. Formalmente l'integrale singolare avreb-
be espressione analitica x(t)=l, y(t)=O; però (1,0) è solo un punto di
R2 e non è una curva regolare. Si noti comunque che (1,0) è proprio il
centro del fascio dì rette y=c(x-1)]

5.77 Risolvere le seguenti equazioni dì Claìraut

(a) y=xy' + e Y' (b) y=xy'+ R


(e) (d) y=xy'-seny'

[ (a) y(x)=cx + ec; y(x)=x-x logx. (b) y(x)=cx·+ /~; y(x)=-1/(4x)


2 1/3
(c) y(x) = cx - (1/c ); y(x)=-3(x 2 /4) . (d) y(x)=cx-senc; x(t)

= cost, y(t) = t cost - sent ]

5.78 Determinare una soluzione del problema dì Cau -


chy

y "' xy' - s eny' y(l) = TI.

[ Dato che l'equazione differenziale non è in forma normale~ non è possi


bile applicare il teorema di Cauchy di esistenza ed unicità. Le solu -
zìoni dell'equazio11e sono indicate nella risposta dell'esercizio 5.77
(d). L'w1ica retta della famiglia y(x) = cx-sene che soddisfa la condi
zìona iniziale y(l)= 1T (cioè ·rr=c-senc) si ottiene (soltanto) per e= 1T
ed è quindi la retta y=1Tx (infatti, dal segno detla derivata prima si
vede che la funzione f(x) = x - senx è strettamente crescente su R ;
dato che f ( 1T) = 1T , risulta f ( x) i! 1T per ogni x i- 1T). Per sta bi lire
se la curva singolare (x(t), y(t)) ·passa per il punto (1, 1T), studiamo
ì1 sistema

(kE Z)
ctost = 1 <=> { cost = 1
<=>
{ t-sent= 1T
cost-sent=1T
317

Il sistema non ha soluzioni e l'unica soluzione del problema dì Cau-


chy è y(x) = 1Tx ]

5.79 Studiare i problemi dì Cauchy

y=xy I _ (y I) 2/ 4 y=xy t - ( y I ) 2 / 4
(a) (b)
{ y(O)=l { y(l)=l

[ L'equazione differenziale è risolta nell'esercizio 5.72. Come sì ve-


de dalle figure 5.9 e 5.10, nessuna soluzione passa per il punto di
coordinate (0,1). Quindi il problema dì Cauchy (a) non ha soluzioni.
invece per il punto (1,1) passano le due curve_y{x) = x 2 e y(x) =
= 2x-l, che sono entrambe soluzioni del problema dì Cauchy (b). Il
lettore ritrovi per via analitica i risultati indicati ]

5.80 Per ogni valore del parametro reale a f 0,1 d~


terminare le soluzioni dell'equazione dìfferen
ziale di Claìraut

Y = xy I - (y I) a .

a
[ L'integrale generale è dato dalla famiglia di rette y = cx - c Lo
a-1
integrale singolare in forma parametrica ha equazioni x(t)= at
a a./( a -1)
y(t) = ( a·-1)t ed in forma cartesiana y(x)=(a-1)(x/a) ]

5.81 Determinare la curva piana tale che il prodot-


to delle lunghezze (con il segno) dei segmenti
orientati intercettati sugli assi coordinati
dalla retta tangente in un punt~ generico sia
costante uguale a 4.
[ Con riferimento alla figura 5. 5, la condizione da imporre è OA·0B=4.
Cii'> equivale a
318

y
( X - - ) (y - xy') = 4 .
y'

L'equazione si può scrivere nella forma equivalente (se y' ; O):

(y-xy') 2
=-4y', cioè y=xy' ±2/7

Naturalmente deve essere y' i O (ciò è evidente anche dal fatto che
OA·OB> O) .Abbiamodue equazioni. di Clairau: che hanno come solllzicni.·1e fani.-
glie di rett~ y = cx ± 2 /~ e gli integrali singolari di equazioni
parametriche x(t) = ± 1;/-:; 1 y(t)= ± /7t ; eliminando il param.!l.
tro si trova l'iperbole equilatera di equazione y=l/x. Il lettore ve-
rifichi che le soluzioni trovate soddisfano effettivamente la condi -
zione OA•OB= 4; ad esempio verifichi che la retta tangente all'iper-
bole y=l/x in un punto generico (x 0 , l/x 0 ) 1 con x 0 ;. O, ha equazione
y=cx ± 2 /~ con c=y' (x 0 )=-1/x 2 e che le intersezioni con gli as-
si coordinati valgono A = ( ± 2//~ O) e B.= (0 1 ± 2 /~, per
cui OA•OB= 4 ]

5.82 Determinare le curve del piano tali che il seg-


mento della retta tangente in un punto generico
delimitato dalle intersezioni con gli assi coor
dinati, abbia lunghezza uguale ad 8.
[ L'equazione differenziale è

y 2 ( l+(y') 2 )-2xy' ( H(y') 2 )y+(x 2 +x 2 (y') 2 -64 )(y') 2= O

che, esplicitata rispetto ad y, dà le equazioni di Clairaut

y'
y = xy' ± 8 -:::==:::;;:
✓ 1+(y')2

che ammettono per soluzioni la famiglia di rette y=cx ± (Be)//~ e


2/3 2/3
l' "asteroide" di equazione x + y = 4 ]
319

5I . I 1 teorema. di Ca.u.chy

Richiamiamo il teorema di Cauchy, di esistenza


ed unicità locale per un'equazione· differenziale del
primo ordine in forma normale. A tale scopo consid~
riamo una funzione di due variabili f(x,y) definita
nell'intorno rettangolare Ix J del punto (x 0 ,y 0 )d~
finito da (a,b > O):

Supponiamo che:

(1) f(x,y) è continua nel rettangolo Ix J;


(2) f(x,y) è Lipschitziana rispetto a y, nel sen-
so che esiste una costante L tale che

per ogni (x,y 1 ), (x,y 2 )el x J(alcune proprietà del


le funzioni Lipschitziane sono discusse nei paragr~
fi 9C e lZC del 1° volume, parte prima).
Usiamo le notazioni:

M=max { lfCx,y) I: (x,y)elxJ}; o=min{a; ~}

TEOREMA DI CAUCHY. - Nelle ipotesi (1) e (2) esiste


una ed una sola funzione y=y(x) definita e derivabile nel-
l'intervallo (x 0 -6, x 0 +é) che verifica il problema diffe-
renziale, detto di Cauchy

y' (x)=:(x,y(x)),
(*)
{ y(x Yo
0 ) -

Notiamo che, talvolta, nella tesi del teorema


di Cauchy si afferma l'esistenza della soluzione
320

y(x) nell'intervallo (x 0 -6 1 x 0 +6), con 6 definito,in


vece che da o=min{a; b/M}, da 6 < min {a; b/M; 1/L}~
La formulazione dipende dalla dimostrazione adottata
è comunque non cambia la sostanza del teorema, che
afferma l'esistenza (e unicità) di una soluzione "in
piccolo", cioè definita in un intorno di x 0 , intorno
contenuto nell'intervallo I= [x 0 -a, x 0 +a]. La ulte-
riore limitazione o< 1/L è utile in una dimostra -
zione di tipo funzionale, basata sul teorema delle
contrazioni negli spazi metrici (si veda il paragra-
fo 2B), e si può evitare con una dimostrazione di a-
nalisi reale, basata sulle proprietà degli integrali
definiti e sulla convergenza uniforme di successioni
di funzioni.
Molto importante è la seguente formulazione del
teorema di Cauchy:

COROLLARIO. - Sia f(x,y) una funzione definita in 1m


intorno rettangolare I X J del punto ( X 0 , y 0 ) • Se f (x, )') e
la sua derivata parziale fy(x,y) sono continue in I X J,
allora esistono o > O ed una ( unica) funzione y = y (x)
definita e derivabile in (x 0 -é, X 0 + é)c I, soluzione del
problema di Cauchy (*).

Dimostrazione - Le funzioni di due variabili I


f(x,y) I I
e fy(x,y) s2 i
no continue in Ix J. Consideriamo lL~ rettangolo chiuso e limitato I' x J' ,di
centro (x O ,y 0 ) 1 contoanuto in I x J. Per il i:eorema di Weierstrass f e fv•I I I I
assumono massimo su I' x J'. Se indichiamo con H,L. i rispettivi valori di ma§.
simo, abbiamo

I f(x,y) I .s_M, V (x 1 y) EI 1
x J'.

In base al teorema di Lagrange (per le funzioni di una variabile reale), per


ogni y1 1 y 2 E J' esiste !; ÈJ' tale che
321

Quindi,in I' x J',f(x,y) è Lipschitziana in y uniformemente rispetto a x •


Perciò, essendo soddisfatte le ipotesi, vale la tesi del teorema di Cauchy.·

Le ipoteii del teorema di Cauchy sono sufficien


ti per l'esistenza di una soluzion~ del problema di
Cauchy definita localmente in un intorno di x 0 , e per
1 'unicità della soluzione in tale intorno. Nel segui
to discutiamo di queste questioni e della necessità
delle ipotesi, cominciando dal problema dell'unici-
tà.

5.83 Si consideri il problema di Cauchy


2/3
y I
= y
{
y(O) = O

Si verifichi che non sono soddisfatte tutte le


ipotesi del teorema di Cauchy. Si verifichi i-
noltre che il problema ammette più di una solu
zione.
2/3
[ L'equazione differenziale e della fonna y'=f(x,y), con f(x,y)=y (f
è costante rispetto ad x). La funzione f(x,y) è continua su _R2 (da-
to che y 213 è continua su R), ma f non è continua in un intorno di
(O,C); anzi, fy = (2/3)y-l/ 3 non /definita per y=O e diverge a ± ai
per y ➔o± . Ciò implica che y213 non è una funzione Lipschitziana
in un intorno di y=O (si veda il paragrafo 12C del 1° volume, parte
prima).
Si vede subito che il problema di Cauchy ammette la soluzione i-
denticamente nulla. Per deten,1inare eventuali altre soluzioni usiamo
il metodo delle equazioni a variabili separabili. Se y 1 O abbiamo

3y
1/3
~
f y
-2/3
dy = fdx=x+c,

da cui y(x) = (x+c) /27. Deve essere y(O)=O, cioè O=c 3 /27, cioè <I!!
3

cara c=O. La funzione y(x)=x 3 /27 è un'altra soluzione del problema


di Cauchy ]
322

5.84 Si verifichi_ che il problema di Cauchy dell'e -


sercizio precedente ha infinite soluzioni. In
particolare si verifichi che, per ogni k ~ -O, è
soluzione su R la funzione h (x) definita da

se X > k
se lxl < .k

se X< - k.

[ Si noti in particolare che yk (x) è derivabile anche per x= ± k ]

5.85 Verificare che il seguente problema di Cauchy

y'cosx = 4y senx
{ y(O) = O
ammette nell'intervallo [0,TI/2) più di una solu
zione.
[La funzione identicamente nulla è una soluzione.Con il metodo delle~
. 3/4
quazioni di Bernoulli (divid~ndo entrambi i membri per y , sostituen
1/4
do la funzione incognita y con z =y e ponendo z(O) = O) si trova
4
anche la soluzione y(x) = (x/cosx) ]

5.86 Verificare che il problema di Cauchy

+ /x2-y2
y' = y
X
{ y(1)·= 1

ammette, in un intoTno sinistro di x 0 =l 1 più di


una soluzione.
323

[Si tratta di un'equazione differenziale omogenea del tipo y'=g(y/x)


Con la sostituzione z=y/x ci si riconduce all'equazione a variabili s~
parabili xz' = I 1-z 2 • Per procedere oltre, prima di separare le va-
2
riabili, è opportuno discutere il caso Il - z =O.Notiamo che la
condizione iniziale y(l)=l corrisponde a z(1)=y(l)/l = 1. Siamo quindi
proprio nel caso I 1-z 2 (x) = O, per x=l. · Si vede facilmente che la
funzione costante z = 1 ~ una soluzione (e ciò corrisponde a y(x)
= xz(x) = x). Un'altra soluzione si ottiene separando le variabili e
supponendo che z 2 (x) < 1 per x # l; per x >Osi ottiene

J -dx
J -=
arcsen z = dz = = c + logx
✓ 1-z 2 X

Imponendo la condizione z(l)=l si trova c =. arcsen 1 = 1T/2. Se TT/2+ I


+ logxl i TT/2 (e ciò accade in un intorno sinistro di x 0 =l) risulta
z(x) = sen(TI/2 + logx) = cos(logx). In termini di y(x) = xz(x); il prQ
blema. di Cauchy ha quindi almeno le due soluzioni (in un intorno sini-
stro di xu=l)

y(X) = X y(x)=x cos(logx) ]

Negli esercizi che seguono discutiamo della esi-


stenza locale delle soluzioni (cioè, come talvolta si
dice, delle soluzioni "in piccolo", per distinguerle
dalle soluzioni "in grande", che risultano definite
in un intervallo fissato a priori) ed in particolare
dell~ stima fornita dal teorema di Cauchy della semi
ampiezza 6 dell'intervallo di definizione della solu
zione.

5.87 Si consideri il problema 1i Cauchy

Yo

con (x 0 ,y 0 )eR 2 e y 0 > O. Si noti che la funzio-


ne a secondo membro dell'equazione differenzia-
324

2
le f(x,y)=y è continua su tutto R2 . Cionono -
stante, si verifichi che:
(a) la soluzione y(x) è definita nell'interval-
lo (xo-o, Xo+o), con o= 1/Yoi
(b) il più grande valore di o, stimato in base
all'enunc{ato del teorema di Cauchy (6 = min {a;
b/M}), è 6=1/(4y 0 ).
[ (a) Con il metodo delle equazioni a variabili separabili, oltre a y=O.
si ottengono le soluzioni dell'equazione differenziale y(x)=-1/(x+c)
La condizione iniziale y(x 0 )=y 0 vale se c=-x 0 -(l/y 0 ). Perciò la solu -
zione del problema di Cauchy è data da

La funzione y(x) è definita per xi x0 +(l/y 0 ). Limitatamente all'in -


tervallo contenente x 0 , la funzione è definita in (- 00 , x0 +(l/y 0 )). Il
più grande intervallo del tipo (x 0 - 6, ~0 + 6) in cui la funzione y(x)
è definita si ha per 6 =1/y .
(b) Le funzioni ·f(x,y) = y 2 \ fix,y)=2y sono continue su R2 (quindi
il problema di Cauchy ammette una ed una sola soluzione y(x\ definita
in un intorno di x 0 ). In particolare f(x,y) è continua in ogni rettan-
golo Ix J del tipo

con a,b > O.


Il massimo M <li f(x,y) ir: Ix J vale
2 2
M=max {f(x,y):(x,y) EI xJ}=max{y :y 0 -b.$._Y.$._Y
0
+b}=(y 0
+b)

Il teorema cii Cauchy stabilisce per 6 la stima 6 =min{ a;b/M}. Po -


tendo scegliere a,bE R+ ed essendo b/M=b/(y o +b) 2 indipendente da a, è
conveniente scegliere a in modo che a 1. b/M; ir: tal caso risulta
2
6 = min { a;b/M} = b/(y 0
+ b) •

.Ora scegliamo b in modo da ottenere per 6 il massimo possibile; cioè


calcoliamo il massimo (assoluto) di 6 = 6(b) .Risulta 6 (O)=O e 6 (b) ➔ O
per b ➔ + 00 ; quindi i 1 massimo assoluto di éì (b) si ottiene in corri -
325

spondenza ad un valore b > O per cui la derivata O'(b) si annulla. Ri


sulta

(y +b) 2 _-2(y· +b)b


6 1
(b)
(yo+b)4

perciò 6 1 (b) = O per b=y0 e quindi max{6(b): b > O}= 6 (y 0 )

= l/(4y 0 ). Il teorema di Cauchy, nelle ipotesi ottimali b=y0 e a~b/M ,


stabilisce l'esistenza di una ed una sola soluzione del problema diffe-
renziale nell'intervallo (x 0 - 6, _x0 + 6), con O=l/(4y 0 ); COfflesi vede
confrontando con (a), la soluzione· è di fatto definita in (- °' , x 0 +
+ (l/y 0 )) che è un intervallo contenente (x 0 -6, x0 + 6),
Infine osserviamo che la funzione f(x,y)=y 2 è Lipschitziana ri -
spetto ad y E [ y O -b, yO +b ] con costante L data da ( si veda il paragr~
fo 12C del 1° volume, parte prima):

L=max { lf y I: y E [y o -b, y o +b]} = 2(y 0 +b).

In particolare, per il valer~ ottimale b=y0 sopra scelto,risulta L=4y0 ;


perciò 6=1/(4y 0
) è uguale a 1/L e risulta anche o=min {a; b/M; 1/L}]

5.88 Si consideri il problema di Cauchy

f y I = (x+y) 2

ly(O) o
Si verifichi che:
(a) la soluzione è definita per lxi < n/2 e non
è definita per x = ± n/2;
(b) il più grande valore di 6, stimato in base
all'enunciato del teorema di Cauchy (6=min { a ;
b/M}) è o=l/2.

l(a) L'equazione differenziale è del tipo y'=g(ax+by) e si risolve con


la sostituzione z(x)=x+y. Si trova la soluzione y(x) = tgx - x.
(b) Sia f(x,y)=(x+y) 2 ; come nell'esercizio precedente, si pone (si no-
ti che (x 0 ,y 0 ) = (0 1 0)):

M=max { f(x,y): lx I~a, I YI $. b (a+b) 2


326

essendo a,b > O. Per determinare il massimo rispetto ad a,b E R+ di O=


2
= min { a; b/11} = min { a; b/(a+b) } , è opportuno calcolare, per .2.
gni a> O, il massimo assoluto della funzione b ➔ b/(a+b) 2
• Tale fun -
zione vale zero per b=O e converge a zero per b ➔ +cc ; il massimo asso-
luto si ottiene quindi quando la derivata

d- b a-b
2
db (a+b) (a+b ) 3

si annulla e ciò accade per b=a. Posto b=a, risulta o=niirt {a·;1/(4a) }•

\ /
//
\
\
\
/
/
/ c5 - min {a; ;a}
\ /
1 \ /
2
o

1 a
2
figura 5,12

Come si vede dalla figura 5.12, il massimo di 6= o(a) si ottiene quan


do 6 =a=l/(4a) e ciò accade· per a=l/2, Il valore massimo è O max =

6 (l/2)_= 1/2]

Il teorema di Cauchy vale per equazioni differen-


ziali in forma normale, cioè del tipo y'=f(x,y), e non
32 7

vale in genere per equazioni non normali. Di seguito


proponiamo alcuni esercizi relativi ad equazioni dif
ferenziali non in forma normale. In particolare gli
esercizi 5.89 e 5.90 sono esempi di non unicità, men
tre l'esercizio 5.91 è un esempio di non esistenza.

5.89 Verificare che y=TI-x, y=x+TI sono due soluzioni


del problema di Cauchy

y' seny + senx o


{ y(0) = TI

5.90 Il seguente problema differenziale non ha unici


tà. Una soluzione è data da y(x)=x+2TI. Trovarne
un'altra.

~ y 'seny = senx
l y(0) = 2 TI
[Ad esempio y(x) = 2TI - x]

5.91 VP-rificare che non esistono, in un intorno de-


stro di x 0 =0, soluzioni del problema di Cauchy

{ y' cosy • cosx


y(O) = TI/2
[Gia dall'equazione differenziale, ponendo x=O e y= TI /2, si trova l'a2.
surdo O=l (purchè y 1 (Ò) E R; si noti che,_dall'espressione analitica
che determiniamo di seguito, la derivata y' (x) diverge per x➔ 0-). Es-
sendo D(sen y(x))=y'cosy(x),
. J(dall'equazione differenziale

f
si ottiene

sen y(x) =
f D(seny(x))dx = y'cosy dx = cosx dx=c + senx.

Dovendo risultare y(O)= TI/2, si ha

l=sen( TI/2) = e + sen O = e,


3 28

da cui seny = 1 + senx. Tale relazione non definisce una funzione y(x)
nell'intervallo (O,1T ), perchè in tal caso seny = 1 + seruc > l è as-
surdo. Quindi il problema di cauchy non ha soluzione in un intorno d~
stro di x 0 =O. Per xE r - 1T,O ] risulta y(x) = arcsen (l+senx). Si no-
ti che tale funzione non è.derivabile per x=0 e quindi y(x) non è so-
luzione del problema di Cauchy (in senso classico) nenuneno in un in-
torno sinistro di x 0 =O ]

5.92 Si consideri un'equazione Jifferenziale del ti-


po

X = g(y')

con g funzioné di classe C 1 (R). Verificare che


se g(t) non è invertibile (localmente) in un i~
torno di un punto t 0 , allora in .corrispondenza
la rappresentazione parametrica delle soluzioni

x(t)=g(t), y(t)=tg(t)-G(t)+c,

(con G'(t)=g(t)) ottenuta nel paragrafo SF, è


non regolare, nel senso che x' (t 0 )=y'(t 0 )=0.
[ Se g non è invertibile . in un intorno di t0 allora necessaria-
mente g'(t,)=0 (infi'itti, se fo:;se g'(t)# o, g sarebbe strettamt>nte
monotòna in un intorno di t 0 ). Ne segue che x'(t)=g'(t)ey'(t)=tg'(t)
si annullano entrambe p~r t=t 0
]

Concl11diamo il paragrafo con il seguente

TEOREMA DI PEANO - Se f(x,y) è una funzione continua .in un


intorno di (x 0 , y O), esiste una funzione y (x), derivabile
in un intorno di X 0 ,-che soddisfa il problema di Cauchy

Notiamo che il teorema di Peano è un risultato di.


329

esistenza, ma non di unicità. Ad esempio i problemi


di Cauchy degli esercizi 5.83, 5.85 e 5.86 sono del
tipo y' = f(x,y), con f continua, ma non Lipschitzia
na in y (la funzione t➔/t è continua in un intorn~
destro. di t=O, ma non è Lipschitziana) e non ·hanno
unicità.
La dimostrazione del teorema di Peano, simile
sotto certi aspetti a quella del teorema di Cauchy,
è basata sul teorema di Ascoli-Arzelà (paragrafo lA)

51. Integrazione grafica.

Talvolta è possibile determinare alcune propri~


tà del grafico di soluzioni di una equazione diffe-
renziale ordinaria
y' = f(x,y)
a priori, senza risolvere l'equazione analiticamen-
te. In particolare può essere possibile determinare
gli intervalli di monotonia delle soluzioni, gli
eventuali p~nti di massimo e di minimo relativo,glj
intervalli di convessità e concavità , i punti di
flesso e gli asintoti orizzoHtali.
Intervalli di monotonia.: Si determinano stabilendo
il segno di y' (x). In base all'equazione differen -
ziale y' = f(x,y), risulta y' ~ O iri corrispondenza
ai punti (x,y)eR 2 per cui f(x,y) ~ O.
Intervalli di convessità : Si determinano in base al
segno di y" (x). A tale scopo è opportuno deriva ..·e
entrambi i, membri dell'equazione differenziale y' (x)=
f(x, y (x)) :

(occorre supporre chef sia una funzione differen -


ziabile; nell'ultimo passaggio si è tenuto conto del
330

fatto che y'=f(x,y)). Risulta quindi y" ~ O in corri


spondenza ai punti (x,y):R 2
per cui fx+fyf ~ O.

Asintoti orizzontali : Consideriamo per semplicità so


lo il caso y'=f(y); con f funzione continua indipen~
dente da x, anche se il metodo che esponiamo si ap-
plica talvolta· anche al caso generale. Consideriamo
gli asintoti orizzontali per x➔ + 00 ; il caso x ➔- 00 è a-
nalogo.
E' opportuno stabilire innanzi tutto il segno di
y'; se esiste x 0 eR per cui y'(x) ha segno costante
per x > x 0 , allora y(x) è monotòna per x ~ x 0 . Indi-
chiamo con leRU _{±00 } il limite per x ➔ + 00 di y(x). In
base al teorema di L'H6pital, se leR anche y'(x) ha
limite per x ➔ + 00 e tale limite vale zero; infatti:

L'Hopital
lim tl.tl lim y I (X) .
x ➔ +a> X X ➔ +cc

Notiamo che, per applicare il teorema di L'H6pital ,


è necessario verificare a priori che esiste il limi-
te a secondo membro; ciò si ottiene direttamente dal
l'equazione differenziale y'(x) = f(y(x)); infatti,
per la continuità di f, y'(x) converge a f(l) per
x ➔ +a>. Ricordiamo anche che il teorema di L' H6pital
si applica alle forme indeterminate. 0/0 e oo/a,, ma a.!!_
che al caso l/a,, con leR.
Al limite per x➔ + 00 nell'equazione differenziale
y'(x)=f(y(x)),otteniamo O=f(l), che è un' equazione
(algeb~ica o trascendente) ·nell'incognita leR. Spes-
so dall'equazione f(l)=O e dalle proprietà di monoto
nia di y(x) è possibile determinare l.

5.93 Determinare·gli intervalli di monotonia e di


convessità e gli eventuali asintoti orizzontali
delle soluzioni dei problemi di Cauchy
331

y'=(y2-4y+3)3 y'=(y2-4y+3) 3

(a) (b)
{ y(O) = 2 { y(O) O

[(a) L'equazione differenziale è.a variabili separabili, ma non è agev2


le risolverla analiticamente e determinare l'espressione cartesianaclaj,_
la soluzione. Applichiamo il metodo di integrazione grafica descritto
precedentemente. La derivata y' è positiva se

y'=(y2 -4y + 3) 3 = (y-1) 3 (y-3) 3 > o

ciò si verifica se y e esterno all'intervallo [1,3] . Inoltre y' < O


se y E (1,3) e y'=O se y=l oppure se y=3. Si iloti che le funzioni co -
stanti y=l e y=3 sono due soluzioni dell'equazione differenziale.
Dato che la condizione iniziale è y(0)=2, per la continuità di y(x)
(notiamo che, in base al teorema di Cauchy, esiste una (unica) funzio-
ne-derivabile y=y(x) che risolve il problema (a) in un intorno di x0 =Q)
risulta y(x) E [ 1,3] in un intorno di x 0 =O e quindi y' (x)° < O in tale
intorno (y(x) è perciò strettamente decrescente). E' possibile chey(x)
sia illimitata nel suo insieme di definizione? E' possibile che y(x)di
venti negativa per qualche valore dix> O? Se ciò accadesse, per il
teorema dell'esistenza degli zeri esisterebbe x 1
> O per cui y(x 1 )=l;
avremmo quindi due funzioni (la soluzione y(x) che stiamo studiando e
la funzione costante uguale ad 1) che soddisfano entrambe il problema
di Cauchy

y' (y 2 - 4y + 3) 3 ' y(x l) l.

Per il teorema di unicità dovrebbe risultare y(x) identicamente uguale


ad 1, in contrasto con il fatto che y(O)=Z. Perciò y(x) non assume ma:i.
il valore 1 e quindi è tale che y(x)>l per ogni X.Analogamente y(x)<3
per ogni x dell'insieme di definizione. Ne segue, tenendo conto anche
della monotonia, che y(x) è-definita in (più precisamente, può essere
estesa a) tutto R ed e limitata su R (1 < y(x) < 3 per ogni x ER). In-
dichiamo con i E [ 1,2] il limite di y(x) per x ➔ +cc . Dalle condizio-
ni
332

lim y(x) R, ' lim y'(x)=O, y'=(y 2 -4y+3) 3


x ➔ +a, x➔+ a,

otteniamo ( i 2 -4 i+3) 3 =O, cioè i =l oppure i =3. Dato che y(0)=2 e


che y(x) è decrescente, y(x) converge ad 1 per x ➔ +a, . Analogamente
y(x) ➔ 3 per x ➔- a:>,

Per determinare gli intervalli di convessità e concavità, calcoli~


mo

y". = 3(y 2 -4y'+ 3) 2 (2y-4)y' .

Abbiamo già stabilito che la nostra soluzione y(x) è decrescente con


y'(x) < O per ogni x ER. E' allora facile verificare che y" > O se e
solo se y < 2. La soluzione y(x) è çonvessa se y(x) < 2 ed è concava
se y(x) > 2; dato che y(O) = 2 e che y(x) è decrescente, ciò significa
che y(x) è convessa nell'intervallo [ O,+ a,) ed è cor.cav;i in (-a:>,c]
il punto x0 ~0 è di flesso. Il grafico di y(x) è disegnato in figura
5.13.

figura 5.13
333

(b) La soluzione y(x) è strettamente crescente e concava su R. La ret~


ta di equazione y=l è un asintoto orizzontale per x➔ +m , mentre y(x)
diverge a - a:, per x ➔ -cc (infatti y(x), essendo monotòna, ha limite
per x ➔ +cc. Se convergesse ad un limite Il ER, Il do·.rebbe essere una
2 3
soluzione dell'equazione ( ll -4 i+3) = o, da cui ll=l oppure i=3.
Ciò contrasta con il fatto che, essendo y(x) una funzione strettamente
crescente con y(O)=O, essa è n~gativa per x < O) ]

5.94 Determinare per x ~-o gli intervalli di monoto-


nia e di convessità e gli eventuali asintoti o-
rizzontali delle soluzioni dei problemi di Cau-
chy

y'=x-yz . y'=x-_y2
(a) (b)
{ y(0)=0 { y(O)=y > O
0

2
[(a) Risulta y' > O per x > y , che è l'insieme piano tratteggiato in
2
figura 5.14, delimitato dalla parabola di equazione x=y .

y y _,,,,,,,,,
/.

'l.

//;g~~
t
~
/,
~ // ,.
X \ X
\
\

figura 5.14 figura 5.15


334

2 3
La derivata vale y" = 1 - 2yy'
seconda l-2y(x-y ) l-2xy+2y • R,i
sulta y"=O se l-2xy+2y 3 =O, da cui

2y 3 + 1
X =
2y

Per y > O risulta y" < O purché x > y 2 + l/(2y) (insieme tratteggiato
in figura 5.15). La soluzione y(x), esistente in un intorno di x 0 ·= O
per il teorema di Cauchy, é strettamente crescente e convessa nelle
vicinanze d_i x 0 = O; essendo y(O) = o, dall'equazione differenziale
segue che y'(O)=O; quindi y(x) ha tangente oriz:i;ontale in corrisponden-
za dix o
=O.Risulta inoltre y(x) < J-;.per ogni x > O; infatti, se

fosse y(x 1 ) = ✓-;-; per. qualche x1 > O e y(x) < J-;. _per ogni

xE (O,x 1
), dovrebbe risultare (si noti che x-x 1 è negativo):

y(x)-y(x 1
)

X - Xl

[
d ✓- ]
dx x :x=x
l

il coP,trasto con il fatto che y'(x 1 ) = x 1 - (y(x 1 ))


2
= x1 -( ✓½) 2 =

= O. Percio è provato che O < y(x) < ;-;_ per ogni x > O. Per x-> + a,

y(x) non ha asintoti obliqui (perché é limitata superiormente da J;z-),


né asintoti orizzontali; infatti., se y(x) convergesse per x -++ a, ad un
numero reale i, risulterebbe y'(x) ➔ O per x ➔ +a> e quindi, dall'equa-
2
zione differenziale, otterremmo l'assurdo O=+ a, ~i =+ a,. Il grafico
della soluzione y(x), per x ~ O, è 5Chematizzato in figura 5.16. (b)
figura 5 . 17 ]

5.95 In dinamica delle popolazioni, un modello di cr~


scita di una popolazione isolata è descritto me
diante l'equazione differe11ziale

y I = qy _ rny 2 1
335

y y

I
/y'>O;y">O\
___
........ I '

X
I ,.._ -
------
figura 5.16 figura 5.17

con q,m costanti positive. La condizione inizi~


le è y(x 0 )=y 0 , con O< y 0 < q/m. Determinare le
proprietà grafiche della soluzione.
[Notiamo preliminarmente che l'equazione data è a variabili separabili
ed anche del tipo di Bernoulli ed è quindi integrabile esplicitamente
(oltre a y = o, l'equazione differenziale ammette le soluzioni y(x)=
-qt
= 1/ [(m/q) +ce ] , con ce R). Comunque, per ottenere rapidamente
un grafico approssimativo della soluzione del problema di Cauchy, si
può osservare che la derivata y' = y(q-my) è positiva se C<y< q/m(CQ.
me nello schema in figura 5 .18). Dato che y = O e y = q/m . sono
soluzioni dell'equazior.e differenziale, per il teorema di unicità ogni
altra soluzione non può assumere i valori O e q/m; quindi se, come nel
nostro caso, y(x 0 )=y 0 è interno ;il!' im:e:rvallo [ O,q/rn], y(x) rimane
interno per ogni altro xE R. In particolare la nostra soluzione verifi
ca le limitazioni O < y(x) < q/m per ogni x E R, ed è strettamente cre-
scente su R. Circa la derivata seconda, abbiamo y" (q-2my)y'; ad e-
sempio, nella zona O < y < q/m risulta y' > O e quindi y" > O per q -
- 2my > O, cioè per y < q/(2m). In figura 5.19 è rappresentatou-o sch~
ma di convessità e concavità delle soluzioni. Circa gli asintoti oriz-
zontali y = l, deve risultare ql- m 1 2 = o, cioè l=O oppure R=q/m
336

y y

\ \ y'< o
\ q/m
Y"> O

q/m
Y" < O

I I y'>O /·.
y" > o

X X

\ \ y'<O
\ y" < o

figura 5.18 figura 5.19

In base alie proprietà di monotonia, si ottengono i grafici in figura


5.20. Il grafico di una particolare soluzione y(x) tale che O<y(x 0 )<
< q/m è rappresentato in figura 5.21 ]

y
y

q
m
q
2m -- - - --

figura 5.20 figura 5. 21


33 7

5.96 Prescindendo (eventualmente) dallo studio del se


gno della derivata seconda, disegnare approssi~
rnativarnente i grafici delle soluzioni delle e-
quazioni differenziali del tipo y' = f(y):

2 20
(a) y'=(y -6y+8)(y-10) (b) y'=y seny

(d) y'=yeylogy

5.97 Disegnare _approssimativamente i grafici delle so


luzioni dell'equazione differenziale y'=-2xy.
[Il segno della derivata prima, schematizzato in figura 5.22, è positi-
vo nel secondo e nel quarto quadrante. In particolare la funzione co-
stante y=Oè una soluzione e nessun'altra soluzione tocca l'asse x .
Inoltre y(x) ha un punto di massimo per x=O se y > O, mentre ha un pun
to di minimo se y < O.

~
y

'-,._/ '--./
~>O y'<~

~
'}">o
/ Y"> O Y"< O

V2
..
" - V2 X

"'
/ X
i
~•<0 y'>1/ y"< o I
I
I
y"> o T y"< o

'
/
~ I
I '-V ~

figura 5.22 figura 5.23

La derivata seconda vale y"=-2y-2xy'=-2y-;2x(-2xy)=2y(2x 2 -1). Se y > O


risulta y" < O all'interno dell'intervallo [ -/2/2, /212]; in fi-
gura 5.23 è rappresentato uno schema di convessità e concavità. Dalle
proprietà di monotonia e limitatezza di y(x) si dedùce che essa ha ce~
33 8

tarnente asintoto orizzontale per x➔ ±.,, e, dall'equazione differenzii!a


le, si ottiene che l'asintoto ha equazione y=O. Il grafico delle solu-
zioni è in figura 5.2; come indicato nell'esercizio 5.6, le soluzioni
'-x2
sono y(x) = e e , con c ER. Il le~tore verifichi da tale espressio-

ne analitica che, ad esempio, x= ±/2/2 sono punti di flesso per y(x)]

5.98 Disegnare approssimativamente per x ~ 1 il gra-


fico della soluzione del problema di Cauchy

y' - ! +
1
y
{
y(l) = 1

[ La soluzione è strettamente crescente e concava per x L 1 e diverge


a + a, per x ➔ +a, . Il grafico è rappresentato in figura 5. 24]

y
y
/
+/
..!,. -7/
,✓ O<y<Y.
/
/
/
1 /
1 --7--- i
I
I

1 X 2 X

figura 5.24 figura 5.25


33 9

5.99 Disegnare approssimativamente per x ~ 2 il gr~


fico della soluzione del problema di Cauchy

[ In un intorno destro di x 0 =2,y(x} è strettamente decrescente e eone~


va. Tali proprietà sono comunque verificate se O< y <x._ Ne segue che
y(x) non è definita su tutto l'intervallo [ 2,+ a,) perchè, se lo
fosse, dovrebbe incontrare l'asse delle x in un punto x 1 dove, es-
sendo y(x 1 )=0, il secondo membro dell'equazione differenziale non è
definito. Quindi, per x ~ 2, y(x) è definita in un intervallo massi-
male [2,x 1 ) e,per x ➔ x- 1 , y(x) conve~ge a zero e y'(x) (dall' e-
quazione differenziale) diverge a - 00 , cioè la soluzione si avvicina
all'asse x con tangente vertisale. Il grafico è schematizzato in fi-
gura s.·1.s ]

5M. Esercizi di -riepilogo

In questo paragrafo proponiamo, in ordine spar-


so, la risoluzjone di alcune equazioni differenzia-
li (o problemi di Cauchy) del primo ordine dei tipi
considerati nei paragrafi precedenti, ivi comprese
le equazioni lineari.

2 2
5.100 y'=4x+xy [ y(x)~2tg(x +e) ]
2
X /2
5.101 y'=4x+xy [ y(x)=c e -4]

5.102 y'=y-xy2 [ y(x)=l/(x-l+ce-x);y(x)=O ]

5.103 y'=y/(x+y) [ y(x)=O; x=y log cy J


2 2 )
5.104 y'=2xy-(x +y [ y(x)=x-tg(x+c) ]
340

- yt4
5.105 y'=Z ~) 2
_ 2 arctg - + log cy=O ]
( x+y x-4

3xy
5.106 y'
x 2 -x-2
=y(:i:)=c(x+l)(x-2) 2
]

x 5 +4y
5.107 y'
X

5 .108 y' = .È._


x+y
y2
5 .109 y' = - - ::• I =O; y + X log cy = o ]
x 2 +xy
x+3y-1
5 .110 y'= -
3-x-3y
=:.~ •3y+y I= x + y + e ]

5. 111 Y, = 3 (y+ 1) - Zx
4(y+l)-3x
2(2x-y) 2 +ll(v-:x·-:~
5 .112 'f I= - -- -
(y-2x+3):
= ::-:,Y-2) ~ .'2+1og I y-2x+4 j =c-x

5.113 y'= Y.. 1 - 1 =:: :,:=:.-:,: log( cx)]


X X

5.114 x = sen y' + y' c03


2
: :l: -: =sent:+t cost,y(t)=t cost + e]

5.115 y=2(y 1
)
3
-3(y 1
)
2

3 2
[ x(t)=~,:-:.: - e, y(t)=?,t -3t ; y(x)=O ]

2
5.116 y=xy'-y : :e:;: =cx/(l-cx); y(x)=-1]

5.117 y=xy'-(y') 2
=::,:=cx-e 2
; y(x)=x 2 /4

2
5.118 x=y+(y'-1)
341

1/x
5.119 y=x 2 y'-y 2
[ y(x)=c/(c-e ); y(x)=-1 ]

5.120 y=xy'-logy' [ y(x)=l+logx; y(x)=cx-logc ]

2
5.121 y=(y') -logy' [ x(t)=2t+(l/t)+c, y(t)~t 2
-logt ]

5.122 X+ yy' = 0

5.123 yy' = ✓~ [ (x+c) 2


+y 2
=l ,con la corn;lizione yy '~o]

2
5.124 2y+(x -l)y'=O [ y(x)=c(x+l)/(x-1)]
3
2 -(x /6)+ (x/2)]
5.125 2y'+(x -l)y=O [ y(x)=c e

5.126 2xyy'-x 2 -y 2 =0 [ y2 = X
2
+ CX ]

2
5.127 (x+y+2)y'+x+y+l=O [(x+y+Z) =2x+c]

5.128 yey' = 1-y' [ y(x)=l; y(x)=(x+c)(l-log(x+c)) ]

5.129 y'=ey(l-x); y(O) = log2


2
[ y(x)=-log ((x-1) /2) ]

5.130 xy'+y=e -x ; y(-1 ) =O ly(x)=(e-e-x)/;: J

5 . 13 1 y 1 =y+ ex ; y (O) = O [ y(x)=x ex ]

5.132 xy' + y=2 JxS°y; y(l) = 1


[ y(x) = (x 2 +l) 2 /4x

5.133 1-y'=/l-(x-y) 2 y(O)== O


[ y(x) = x - sen x ]

5 . 13 4 y' = V1 + y\ y(O) = - 1
[ y(x)=• ✓ X 2 + 2 ✓ 2 X t 1 ]
342

2
...l:f_ · y(O)=O · x+l (x- 2 ] ~-j
5 .13 5 Y '=x- x -l
2 '
[y(x)= -- -2x+log [ (x+l)
x-1 2

5.136 y'=cos(x+y-1); y(O)=l [y(x)=l-x+2 arctgx ]

5.137 y'=cos 2
y; y(O)=n [ y(x)= TI+ arctg x J

5.138 y'=y tgx; y(0)=2 [ y(x) = 2/cosx]

l 1
5.139 ·x=cos 2
y' [x(t)=cos 2 t, y(t)= -tcos(2t)- - sen(2t)+c]
2 4

[y(x)=c(x-senc);x(t)~sent+tcost,y(t)=t 2 cost]
5.140 y = y ' (x - s eny' )

5.141 y'senx+y(cosx-senx)-x=O
[ y(x) 7 (cex-l-x)/senx]

5.142 y'senx-(xy+senx+cosx)y =O
[ y(x)=O; y(x)=senx/(1-x+ce-x)]

5.143 x 2 y' cos 2


,/y'
[x(t)=(cost)/t, y(t)=tcost-2sent+c,con t= /yi"J

2 (y I) 2
5 .144 X -- -
= l+(y')2 - arctg y'
2t 2 2t 3
[x(t)= -- 2 - arctgt, y(t)= - 2 + e ]
l+t l+t

312
5.145 x(y') l+y(y')l/2
1/3
[y(x)=cx-1/ .J'Z; y(x) = (3/2)(2x) ]
343

v'
5 .14 7 x =-'--- + log(y'+l)
y'+l
t t2
[ x(t)= - + log (t+l), y(t)= -+ e ]
t+l t+l

2x+y
5 .14 8 y'+ =O [x2 + y2 + xy + y =e ]
x+2y+l

5.149 x 2 (y'-1)-y(1+2x)=O [y(x)=x 2 (ce -1/x -1)]

5. 15 O x 2 +4y=(x+2y') 2
[y(x)=cx+c 2 ; y(x)=-x 2 /4 ]
Capitolo 6

EQUAZIONI DIFFERENZIALI NON LINEARI


DI ORD~NE SUPERIORE AL PRIM9

6A. Genera.1 i tà..

Una relazione del tipo


(n)) Q
g ( x,y,y I
, ... ,y = '

con x variabile indipendente, y=y(x) funzione inco -


··
gnita · 1 2 , ... ,n ) d er1vata
e y ( i) ( 1=, . . .
1-es1ma d.1 y ( x,)
prende il nome di equazione differenziale (ordinaria)
di ordine n.
Una soluii.one ( o integrale particolare ) è una fun -
zione y=y(x) definita in un intervallo I (con inter-
no non vuoto) di R, derivabile n volte in I e tale
che g(x,y(x), y' (x), ... ,Y (n) (x)) = O per ogni xel.
Un'equazione differenziale di ordine n si dice
in forma normale se può essere rappresentata da

y (n)_.cc
-i.

x,y,y I
, ... ,y (n·l)\
;,
345

con f funzione reale di n+l variabili reali. Per le


equazioni differenziali di tipo normale vale il se-
guente teorema di Cauchy di esistenza ed unicità:
TEOREMA DI CAUCHY. - Sia n ~ 1, x 0 eR e (y 0
,y~, ..
(n-1) n
... , Yo )eR • Sia f una funzione reale di n+l variabili

reali, di classe C 1 in un intorno di (x O


, y O , y ~, ... , y~n-l)).
Allora esiste .una funzione reale di una variabile reale y =
=y (x), di classe Cn in un intorno di X0 , · soddisfacente

il problema di Cauchy

6.1 Nelle ipotesi del teorema di Cauchy sopra enun-


ciato, provare che:
(a) la soluzione y(x) è di classe C n+l ;
k
(b) se f è di classe C , per qualche k~ 1, allo
n+k .
ra y(x) è di classe C ,
o,
(c) se f è di classe C allora anche y(x) è di
Cl)

classe e .
[(a) Secondo il teorema di Cauchy y(x} è tma funzione di classe Cn che
verifica in un intorno di x 0 l'equazioae differenziale

(n) (n-1)
y (x) = f(x,y(x), y' (x), ... ,y (x)).

Per ipotesi la funzione di n+l variabili f è di classe C 1 ; è perciò


anche differenziabife. In base alla regola di derivazione delle funziQ
ni composte,il secondo membro dell'equazione differenziale è derivabi-
le. Perciò anche y(n)(x} è derivabile e si ha
346

(n+l) d (n) d (n-1)


y (x)= - y (x)= - f(x,y(x),y'(x), ... ,y (x))
dx dx

I f Il f (n)
= f x + f yY + y•Y + ••• + y(n-l)Y

n
Dato che y è di classe C, dalla rappresentazione trovata si deduce che

y (n+l)( x ) e· una f unzione


· ·
continua; percio·• y e· d"i casse
1 cn+l •

{b) Con k > 1 si può procedere per indu~ione in modo analogo al caso k=
=l già considerato in (a).
(c) Diretta conseguenza di (b) ]

Nei parag'rafi seguenti prendiamo in considerazio


ne equazioni differenziali di ordine superiore al pri
mo, che si risolvono con opportune sostituzioni del-
la funzione incognita,allo scopo di abbassare l'ordi
ne dell'equazione. In particolare prendiamo in consi
derazione alcuni tipi di equazioni del secondo ordi-
ne la cui risoluzione può essere ricondotta a quella
di equazioni del primo ordine. Le equazioni possono
essere non lineari, ma i metodi di risoluzione si aQ
plicano anche alle equazioni differenziali lineari.

6B. Equ.a.:zion.i della. forma. g(x,y' ,y")=O


Se una equazione differenziale del secondo ordi-
ne è della forma

g(x,y' ,y") o,

cioè se la funzione g non dipende esplicitamente da


y, allora si può abbassare l'ordine con la sostitu -
zione z(x) = y''(x). Infatti, essendo z'(x)=y"(x), la
equazione nell'incognita z diviene

g (x I Z, Z I) O•
347

Si tratta di un'equazione differenziale del pri-


mo ordine che, se possibile, si risolve con uno dei
metodi indicati nei capitoli 4 e 5. Dopo aver calco-
lato z(x), si determinano le soluzioni y(x) come pri
rnitive di z(x).
Si noti che in generale z, soluzione di una equ~
zione differenziale del primo ordine, dipende da una
costante arbitraria z=z(x,c 1 ); perciò y, primitiva di.
z, dipende da due costanti -arbitrarie: y(x)=Z(x,c 1 )+
+ c 2 , con Z' = z .

6.2 Risolvere le equazioni differenziali


(a) y"-(y') 2
= 1 (b) y'_'+ (y I) 2=0

[ (a) Si tratta di un'equazione differenziale del secondo ordine mancante


della y ( oltre che del.la x). Con la sostituzione z(x)=y' (x), essendo
z' =y", si ottiene l'equazione del primo ordine

che e del tipo a variabili separabili. Risulta dz/dx = 1 + z 2 ,da cui

dz r
arctg z =
f l+z 2 = j dx = x + c 1 .

Percio z(x) = tg(x+c 1 ) e quindi

y(x) = f z(x)dx =
f
sen(x+c 1 )
cos(x+c 1)
2
(b) Con la sostituzione z(x) = y'{x) otteniamo l'equazione z'+z =O ,
che si risolve con il metodo delle equazioni a variabili separabili.Ol-
tre a z = O (che annulla il denominatore e che corrisponde a y(x) = co-
stante) si ot~engono le soluzioni

_:
z
= f- fdz =
z2
dx =x + c 1 '

da cui z(x) 1/(x + c 1 ) e quindi


348

y(x) f z(x)dx
J
dx
x+c 1
log Ix + e 1 I + e2

Si noti _che, ponendo e 3 = ± ee 2 , e4 = ± e 1e 3 , è possibile esprime-

re le soluzioni nella forma y(x) = log(c 3 x + c 4 ). In questo modo si ra~

presentano anche le soluzioni costanti (per c 3 = O) ]

6.3 Risolvere l'equazione differenziale

Zxy'y" - (y') 2 + 3 = O

[Si tratta di un'equazione differenziale del secondo ordine mancante del-


la y. Con la sostituzione z(x) = y' (x), essendo z' = y", si giunge a

2xzz' - z 2 + 3 = O.

Si tratta di ·un'equazione differenziale del primo ordine del tipo di


Bernoulli (paragrafo SB), che si risolve con la sostituzione w(x)=z 2 (x)
Dato che w' = 2zz', rispetto all'incognita w si ottiene l'equazione dif-
ferenziale lineare

1 3
W I : - W
X X

le cui soluzioni sono w(x) = c 1 x + 3. In cor~ispondenza risulta z(x)


±lc 1 x+3 , da cui

y(x) = f z(x)dx

Tali funzioni y(x) sono definite per ogni valere della costante e 1 ER,
con e 1 ; O; invece, se et o, risulta

y(x) f z(x)dx

3/2
Riassumendo, le soluzioni sono date da y(x) c 2 ± (2/3c 1 )(c 1x+3)

Vcl f o, Vc2 ER e da y(x) = c2 ± ✓3 X ]


349

6.4 Risolvere l'equazione differenziale

y' = x(Z-y")

[ Si tratta di un'equazione differenziale del secondo ordine mancante del


la y. Posto z(x) = y'(x) (da cui z' = y") si ottiene z=x(2-z') che è
un'equazione lineare del primo ordine. Le soluzioni sono date da z(x) =
= (c 1 /x), + x, da cui

6.5 Risolvere le equazioni differenziali

(a) y' xy" - (y") 2

(b) yI xy" _ (y") -1/2

[ (a) L'incognita z(x)=y'(x) soddisfa l'equazione di Clairaut z=xz'-(z') 2 •


Come indicato nel parag~afo SH, l'equazione runmette come soluzioni la
famiglia di rette

e l'integrale singolare di equazioni parametriche

2
x( t) = - 2t, z(t) = t

il quale, posto t = - x/2, si può anche &crivere nel!a forma cartesiana


z=x 2/4. In corrispondenza si ottengono le soluzioni dell'equazione ini-
ziale

Jz(x)dx J(c )dx = ez1 x 2 - c 2l x + c 2


x-c 2
y(x)= 1 1

y(x) = Jz(x)dx
e 9 4/3
(b) y(x)= ....!.
2
y(x)
8
X + C J
350

6.6 Risolvere l'equazione differenziale

y I = xy" _ (y I ) 2

[Con la sostituzione z(x) = y'(x) si ottiene l'equazione differenziale


del primo ordine a variabili separabili z'=(z 2 + z)/x, che anmette come
soluzioni

z(x)

In corrispondenza alla funzione costante z(x) - l si ha y(x) e - x,


mentre le altre soluzioni sono espresse da

y(x)= f z(x)dx= J1-cc x 1


l X
dx =

l
=-x log I1-c 1 x I + c2

se c 1 I O, altrimenti y(x) costante ]

6.7 Integrare l'equazione differenziale

xy" + y'logx - y'logy' = O

[Con la sostituzione z(x) = y'(x) si ottiene l'equazione differenziale


equivalente z' = (~/x)log(z/x), che è del tipo z'=g(z/x) e che si inte-
gra (si veda il paragrafo SC) ponendo w=z/x (da cui z=xw, z'=w+xw'). Ne
risulta l'equazione del primo ordine w+xw' = wlogv che si risolve sepa-
rando le variabili

log I logv-1 I = J w(logv-1)


dw

oltre alla funzione costante w = e, che annulla il denominatore (w=O è


da scartare). Pur di cambiare il segno di c 1 , risulta logw - 1 = c 1 x,
da cui, ricordando che z(x) = xw(x) e che y'(x) = z(x),
351

y(x)= f z~x)dx Jx w(x)dx = Jx e l+c lx dx

A tali soluzioni va aggiunta quella corrispondente a w e, cioè (z=xw)


2
z=ex, cioè ancora (y'=z) y(x)=(e/2)x + c ]

6.8 Determinare le soluzioni delle equazioni lineari


(a) y" + y' e-x cos X

(b) xy" Zy' + X + 1


(e) xy" = 3y' + x 4 eX

(d) y" + y'tgx + senx cosx = o


[ (a) Con la sostituzione z(x) = y'(x) si ottiene l'equazione differenzi 2
le lineare del primo ordine z' + z = e-xcosx, che ha per soluzioni

-x
z(x) = e (sel'lJi + c 1
) •

Calcoliamo per parti l'integrale indefini~o:

f e
-x
senx dx = - e-xsenx + f e-xcosx dx

=-e
-x
senx - e
-x
cosx - •
f e
-x
!lenx dx,

da cui f e-;.: senx dx - e


-x
(sern, + cosx)/2.

Perciò le soluzioni sono espresse da.

-x -x senx + cosx
y(x)
f e (senx + e 1
)dx = - e (--- -- + c 1) + c 2
2

(b) y(x) e 1x3 - (x 2


+ x) /2 + e 2 •

4 X
3 2
(e) y(x) e1 x + e (x - 3x + 6x - 6) + e 2 •
352

(d) y(x) (x + senx cosx)/2 + c 1 senx + c 2 ]

6.9 Risolvere le equazioni differenziali lineari


4
(a) y" - y' = x"
X

(b) y" - 1 y I 1 - 1
X X

2
(e) y" + YI O
x 2 -1
[(a) y(x) = x 6 /6 + c 1 x 5 + c 2 ; (b) y(x) 2 x +

+ (x 2 /2) log (c 1 x) - (x 2 /4) + c 2 ; (e) y(x)=-c 1 (x+2 log lx-11 + c 2 )]

6.10 Determinare le soluzioni dell'equazione diffe -


renziale

y" + (y' - x) 2 = O

2
[ Con la sostituzione y'(x) = z(x) si perviene a z'+(z-x) =O, che è
un'equazione del tipo z'=g(ax+bz) (si veda il paragrafo 5D) che si ri-
solve con la sostituzione w(x) = z(x) - x. Essendo w·• z' - 1, si ha
w' + 1 + w 2 =· o, da cui, separando le variabili

arctg w=
J l+w
dw 2 = - J dx = - (x + e 1)

Perciò w=tg [ -(x+c 1


)] = -tg(x+c 1) ,cioè y' (x)=z(x) =x+w(x)=x-tg(x+c 1 ). Infine

y(x) = f z(x)dx = x
2
2
+ log lcos (x + c 1 ) I+ c2 ]

6.11 Determinare tutte le soluzioni dell ' equazione


differenziale

xy" + Y ' + (xy') 2 O


353

[con la sostituzione z(x) = y'(x) si perviene ad un'equazione di Ber-


noulli che ammette le soluzioni z(x) = l/(x 2 +c 1x), oltre alla funzio-
ne costante z(x) =O.Quindi, oltre a y(x) = c, l'equazione data anunef
te le soluzioni

Jc\ (; - x+c
dx
y(x) =
Jx2 +c 1 X
-- 1
1
) dx

1
Cl
log
I x:c 1 I + e2

se c 1 I o; altrimenti, per c 1 = o, si ottengono le ulteriori soluzioni


y(x) = - (1/x) + c J

6.12 Risolvere le equazioni differenziali

(a) (1-y")2 + y' = X


2y"
(b) X'f" - y' + e o
x2 1 x2
[ (a) y(x) (x-c 1) 3+ c2 y(x)
2 12 2
X 2
(b) y(x) = .:.! x 2 + xe 2c1 + c
2 y(x)
2 4

6.13 Determinare la soluzione del problema di Cauchy

2 y !· y Il =; ( y I ) 2 - X

{ y(O) = y'(O) = 1

[con la sostituzione z(x) = y'(x) si giunge all'equazione del primo or-


dine del tipo di Bernoulli 2zz' = z 2 - x, che ha come soluzioni z(x)=
= ±I c 1 ex+l+ x . Dalla condizione iniziale z(O) = y' (O) = 1 si deduce
che c 1 = O e che z(x) = + / l+x • Integrando z(x) si trova y(x)=c 2 +
3/2
+ (2/3)(1+x) ; imponendo la condizione iniziale y(O)=l si determina
c 2 = 1/3. Perciò la soluzione del problema di Cauchy (per x > - 1) è
3/2
y(x) ~ [1+2(l+x) J /3 J
~isolvere i problemi di Cauchy

r·y(2) =
(y')3

2;
= o
y I (2) 1/2

t"'
y(l) = 1;
y' = 1
y' (1)=0

(l+x2) y" + 1 +(y') 2 = o

{ y (1) 1/2; Y I (1) = - 1

2
/z;-; (b) y(x) x - logx; (e) y(x)=l-(x /2) ]

~-:~ ~~terminare, per ogni beR e per ogni (y 0


,y~)eR2,
-~ soluzione del problema di_Cauchy

y"cosx - y' senx + b cosx o


( y(O) = y0 ; y'(O) = y~

"C,n la sostituzione z(x) = y'(x) si giunga all'equazione lineare del


rrimo ordine z' = z tgx - b, le cui soluzioni sono espresse da z(x)
= (c 1 /cosxì - b tgx. In base .::.lla condizione iniziale z(O)=y;·(o) = y~
risulta c 1 = y~ ; quindi

y(x) = .Jz(x)dx ~ y~ J~ - b J tgx


cos X
dx
I

= c1 + y ~ log I tg ( ~ +~ ) I + b log Icosx I


(per il calcolo delle primitive di 1/cosx si vedano gli esercizi 4.21,
4.22 del 1° volume, parte seconda). Infine, imponendo la condizione
y(O) = y O si trova.c 1 = y 0 ]
355

6.16 La legge del moto (s = s(t), spazio in funzione


del tempo) relativa ad un punto materiale sog-
getto all'accclerazione di gravità che, partendo
da una posizione di equilibrio per t=O, cade at
traverso un mezzo resistente, soddisfa il pro-
blema di Cauchy

g - ks'
O; s'(O)=O

dove g è l'accelerazione di gravità e k(> O)una


costante di attrito (che è inversamente propor-
zionale alla massa del corpo). Determinare la
velocità asintotica (circa uguale alla velocità
che ha il corpo al momento di toccare· il terre-
no, se cade da una grande altezza), cioè il li-
mite per t ➔ +m di v(t) = s' (t).

[L'equazione differenziale (lineare) non dipende espiicitamente da s.


Con la sostituzione v(t) = s'(t) otteniamo il problema di Cauchy

v' = g - kv ; v( O) = O.

Si può determinare il limite per t ➔+m di v(t) con il @etodo (di in -


tegrazione grafica) proposto nel paragrafo 51. A tale scopo si osservi
preliminarmente che v' (t) > O nella zona g-kv >O, cioè per v < g/k. E2
sendc v(O) = O, risulta v(t) < g/k per ogni t ~ O (infatti, per il teQ
rema di unicità, v(t) non può assumere il valore g/k, essendo tale va-
lore costante soluzione, al pari di v(t), dell'equazione d~fferenzia -
le). Indicando con iE (O,g/k] il limite per t➔ +m di v(t),dato che
v'(t) ➔ O, dall'equazione differenziale si ottiene O=g-k i, cioè i=
=g/k. Perciò la velocità asintotica per t ➔ +co <l g/k.
Osservia~0 che è semplice risolvere il problema di Cauchy e che si
trova

g -kt
v(t) (1 - e )
k
356

g 1 -kt ]
s(t) = - +- (e -1)
k k

Il modello proposto descrive, ad esempio, il lllOto di una gocc_ia di


pioggia che si origina ne'l'atlllOsfera, diciamo a 1000 metri di altezza
e che cade verso il suolo. La sua ac·celerazione s" è il risultato del-
la somma algebrica dell'accelerazione di gravità g e dell'accelerazio-
ne, contraria al moto, dovuta all'attrito con l'aria e proporzionale
alla velocità s'. Con tale modello la velocità asintotica per t ➔ + a,

r.isulta finita. Viceversa, se assumessimo co~e modello quello della c~


duta libera nel vuoto (quindi senza attrito) avremmo il moto unifor-
memente accelerato ( soluzione del problema di Cauchy s"=g; s{0)=s 0
=~
s'{O) = v 0
= O):

v{t) = v 0 + gt gt

1 1
s(t) S
o
+ V
o
t + -z gt 2 - gt 2
2

in tal caso, se lo spazio percorso per raggiungere il suolo è di 1000


metri, il tempo impiegato sarebbe

t Vg
_(E"gs ::,_
V~
{MOOO = 14.2 secondi

e la velocità.corrispondente

V 139.16 m/sec.

I.a velocità di 139 metri al secondo è circa uguale _c.lla velocità di


500 km all'ora (si moltiplica per 3600 (secondi) e si divide pe. 1000
(metri)). Se una goccia d'acqua arrivasse al suolo a tale velocità a-
vrebbe un effecto devastante. Invece, nella realtà, ciò non avviene;
significa che il modello matematico descritto all'inizio è più reali-
stico del modello (di caduta nel vuoto) del moto uniformemente accele-
rato ]
357

6C. Equa.zion.i della. forma. g(y,y' ,y")=O


Nel caso in cui un'equazione differenziale del
secondo ordine non dipenda esplicitamente dalla va-
riabile indipendente x, cioè sia del tipo

g(y,y' ,y") = o '

allora è opportuno, come nel paragrafo precedente, e


seguire la sostituzio~e z=y', considerando però, in
questo caso, y come variabile indipendente.
Cioè, più precisamente, si pone z(y) = y' eri -
sulta

y''=
dv' dz (y) dz gy_
=../...._ z 'y' z .' z.
dx dx dy dx

Si ottiene quindi un'equazione differenziale del pri


mo ordine nella forma g(y,z,z'z) = O che, se possibi
le, si risolve con uno dei metodi indicati nei capi-
toli 4 e 5, pervenendo ad un insieme di funzioni del
la forma z=z(y,c 1 ), con c 1 costante arbitraria. Ri -
cordando che z=y', si ottiene la nuova equazione dif
ferenziale del primo ordine (con c 1 parametro)

che, non dipendendo esplicitamente da x, è a variabi


li separabili.

2
6.17 Risolvere I
l'equazione y" + (y') = O.
[si tratta di un'equazione differenziale del secondo ordine mancante d?,!_
la x (oltre che della y). Con la sostituzione z(y) = y', essendo y" =
= z'z, si ~ttiene l'equazione del primo ordine
2
z'z+z =O,

cioè z(z' + z) = O. Si presentano due possibilità: o z=O (e quindi y'=O


358

-y
da cui y = costante), oppure z' + z = O, da cui z(y) = c 1 e . Rica.i;:
dando che y'=z, abbiamo l'equazione differenziale del primo ordine in
y:
-y
y' = c 1 e

che, risolta con il metodo della separazione delle variabili.._, forni -


sce le soluzioni

e
y
f /dy f c 1 dx c1 x + c 2 •

Tutte le soluzio_ni sono quindi espresse da y(x) = log ( c 1 x + c 2 ). In


particolare le soluzioni costanti si ottengono per c 1 =O. Si confron-
ti il metodo qui proposto con quello dell'esercizio 6.2 (b)

6.18 Risolvere le equazioni del secondo ordine


(a) 2yy" = 1 + (y')2 (b) Zyy" = (y') 2

( C) yy" = (y I ) 2 ( d) yy" + ( y I) 2 = o
[ (a) Poniamo z(y.) = y', da cui y" = zz'. Si ottie_ne l'equazione del
primo ordine 2yzz' 1 + z2 • Separando le variabili abbiamo (si no-
ti che y = O non è soluzione):
- j' dy
f
log (l+z 2
) 2z d~.
l + z' y

cioè 1 + z 2 = c 1 y, cioè ancora z= ± / c 1 y-l

Ricordando che y' ~ z, risolviamo le equazioni y'= ± / c 1 y-l sepa-


rando le variabili

-C2 I -c l y-1 = J
l

In forma cartesiana si ha infine

y(x)
359

{b) y{x)

(c) y(x) (d) y(x)

6.19 D~terminare, per ogni valore dei parametri rea-


li a,b, tutte le soluzioni dell'equazione diffe
renziale
b
y" - (y')2 o
y-a

[Poniamo z(y) y', da cui y" = zz'. L'equazione diviene

z ( z' - ~
y-a
z )=O •
In corrispondenza a z=O otteniamo le soluzioni costanti. Altrimenti la
equazione z' - bz/(y-a) =Osi risolve separando le variabili

dz b dy .b
IzI= Iy-a I
log
f z f y-: a
= log (c l

da cui, pur di cambiare il segno di c 1 , z(y) = c 1 I y-a I b. Essendo


b
y' = z(y), risolviamo l'equazione differenziale y'=c 1 (y-a) (limitan-

doci al caso y > a e supponendo b f 1) separando le variabili

1-b
(y-a)
1-b = f = f e 1 dx

Conglobando il fattore 1-b nelle costanti c1 , c2 , OLteniamo la rap -

presentazione

Se invece b=l risulta y(x) = ~ +·ec 1x + c 2 ]


360

6.20 Risolvere le equazioni differenziali del secon-


do ordine
(a) yy" + (y I) 2 - (y I) 3 = o
(b) yy" - (y I) 2 - (y I) 3 = o
(e) yy" - (y I) 2 + (y I) 3 o
(d) yy" - (y I) 2 - y2y' =o
(e) yy" + (y I) 2 + y(y')3 = o
[(a)y=c; c 1 y 2 +y=x+c 2 .

(b) y = e; y-(l/c 1
) log c 1 y = c 2 - x.

(c) y = c; y-(l/c 1
) log c 1 y = x-c 2 •
(x+c 2 )/c 1 / [ · (x+c 2 )/c 1 ]
(d) y = c 1 e 1 -e y(x) =-1/(x+c).

(e) y=c;

6.21 Risolvere l'equazione differenziale

y"
(y I) 2

[ L'incognita z(y) = y' soddisfa l 'equazior.e differenziale del primo or-


dine

z' y 2 -1
z y(l+y 2)

che si risolve separando le variabili


I

log Iz I =
J (-l+y2
2y - -
y
1) dy = log ( c 1 l+yy2) ,

da cui, pur di cambiare segno di c 1 , z = c 1 (l+y 2 )/y.


il Ricordando
che y'=z, separando di nuovo le variabili, otteniamo
361

2y
log (l+y 2 )
f l+y2
dy =

da cui y(x)

6.22 Risolvere il problema di Cauchy

y" + 2 seny cos 3


y = o
{ y(l) = O; y'(l)";= 1

[Con la sostituzione z(y) = y' (y" = zz') otteniamo zz' + 2 seny cos 3 y=
=O, da cui, separando le variabili,

1
2
J z dz J -2 seny cos 3
y dy = -
2
(cos 4
y +· c 1 ) •

Quindi z 2 = c 1 + cos 4
y. Nel determinare la costante c 1 è opportuno:r;i
cordare che z è funzione di y; più esplicitamente, z=z(y(x)). Per x=~
risulta y=O e y' = z = 1. Perciò, sostituendo i valori y=O e z=l otte-
niamo 1 2 = c 1 + 1 4 , da cui c 1 = O. Quindi z 2 = cos 4 y, cioè z=± cos2y
Affinchè risulti z=l per y=O occorre scegliere il segno positivo; per-
2
ciò z = cos y.
2
Essendo y' = z, si perviene all'equazione differenziale y'=cos y,
che ha come soluzioni

tg y =

Ricordando che y = O per x = 1, si ottiene tg O= 1 + c 2 , da cui c 2 =


= - 1. In definitfra, la soluzione del problema di cauchy è y(x) =
= ar~tg (x-1) ]

6.23 Risolvere i problemi di Cauchy

y" + seny cosy = O


(a)
{ y ( 1) =O;y'(l) -1
362

{ y"cosy + (y')'seny = y'


(b)
y(O) T1/6; y'(0)=-1/2
1-x
e -1 TI 1-x
[ (a) y(x) = 2 arctg "T-"x-" + 2 arctg e
e +l 2

(vale l'identità perché le due funzioni sono uguali per x=l ed hanno
le derivate identicamente uguali fra loro).
X
(b) y(x) = 2 .arctg (-e tg( TI/12)) ]

6.24 Risolvere i problemi di Cauchy

y" = 3y 5
(a)
{ y(Z)=-1; y'(Z)=-1

y" = yS + 1
(b)
{ y(Z)=-1; y'(Z)=O

[ (a) y(x) = - 1/ / 5-2x ; (b) la soluzione è inunediatal E' la funzione


costante y= ••. ]

6.25 Risolvere il problema di Cauchy

(l+y2) y" = y(y')2


{
y(4) O; y'(4) = 1
[ Con la sostituzione z(y)=y', essendo y"=zz', l'equazione differenziale
si trasfom.a in (l+y 2 )zz' = yz~. In corrispondenza a z=O si hanno le
funzioni y = costante, che però non verificano la condizione iniziale
y'(4)=1 e quindi non sono soluzioni del problema di Cauchy. Per z I O
otteniamo (l+y 2 )z' = ~z cioè, separando ie variabili
363

y l
l+y2 dy log ( l +y 2 ) + c 1
2

Per x•4 risulta y=O e y'=z=l; ponendo y=O e z=l si detennina c 1 = O •


Perciò I
I z = / l +y 2 ed ancora, essendo z=y' = l > O in corrisponden-
za di x=4, abbiamo z = /i+y2. Per separazione delle variabili si
ha (z = y' = dy/dx)

f /:+y J 2 = dx = x + c 2 •

L'integrale a primo membrosi calcola per sostituzione, ponendo t = y+


+ /1+y 2 (si veda l'esercizio 4.119 del 1° volume, parte seconda).U-
na primi ti va di l / / l+y 2 è log I y+ / l+y 2 I.
L'equazione in fonna
implicita che definisce y(x) è quindi log I y+ /1+y 2 I= x + c 2 • In
base alla condizione iniziale y(4)=0 si ottiene c 2 =-4 e ~g(y+/i+y2" )=
=x-4, dato che l'argomento del logaritmo è positivo in un intorno di
y=O. Con semplici calcoli si ricava y(x):

x-4 x-4 x-4


/""i+y"'2 = e -y => 2y e = (e ) 2
- 1

x-4 -(x-4)
ed infine· y(x)=(e -e · )/2 = senh(x-4). Si arriva àl risultato fi
nale più rapidamente ricordando che <ina primitiva della funzione y ➔
➔ 1/ / l+y 2 è il settore seno iperbolico di y ]

6.26 Si consideri il problema di Cauchy

y I (O) = o

(a) Verificare che il problema ha più di una s~


luzione.
(b) Spiegare perchè non vale il teorema di Cau-
chy di (esistenza e) unicità.
[(a) Si vede subito che la funzione y(x)=O per ogni x ER è una soluzio-
ne. Con il metodo basato sulla sostituzione z(y)=y' si trova, ad esem-
364

4
pio, anche la soluzione y(x) = x /144. ·(b) L'equazione differenziale
è nella forma normale y"=f(y) ,· con f funzione continua, ma non di cla2,
se c 1 (e nerranenoLipschitziana). Perciò non sono soddisfatte le ipo-
tesi del teorema di Cauchy ]

6.27 Sia y=y(x) una funzione derivabile due volte in


un intervallo di R. La curvatura del grafico di
y(x) nel punto x è data del rapporto

Il

[ 1+ (y 1) 2] 3/2

Determinare le funzioni y(x) il cui grafico ha


curvatura costante, uguale a k.
[ Si deve risolvere l'equazione differenziale del secondo ordine

= k .
[1+(y')2 ]3/2

Se k ~ O risulta y"=O, da cui y(x) • c 1 x + c 2 ; perciò, secondo la d~


fini~ione data, le rette (e soltanto le rette) hanno curvatura identi-
camente uguale a zero.
3/2
Se kfaC, posto z(y). = y' ed essendo y"=zz' si ottiene zz' / [1+z 2] =
= k, da cui, separando le variabili

-[1+z2]-1/2=J zdz. =kf dy=k(y+cl)


[1+z2]3/2

ed elevando entrambi i membri al quadrato (tenendo presente che k(y +


c1 ) < O)

1 z2= l-k2 (y+c1)2


k ~ (y+c l) 2_ =>
l+z 2 k2 (y+c 1)2

Ricordando che z = y' abbiamo


365

1
± / 1-k 2 (y+c 1)2
k

2 2
Risulta infine 1-k (y+c 1 ) = k 2 (x+c Z) 2
, cioè anche (x+c 2 )2+(y-+cJ 2 =

= 1/k 2 • Si tratta della famiglia di circonferenze di raggio 1/ Ik I e


centro in un generico punto di coordinate (-c 2 , -c 1 ). Notiamo che,
anche in generale, la quantità

3/2
[ l+(y') 2 ]

I y" I
è chiamata raggio di curvatura.
Relativamente alla nostra equazione differenziale, ricordando .che
deve essere k(y + c 1 ) < o, otteniamo per k 1·0 le soluzioni (si vedano
le figure 6.1, 6.2):

(se k > O)

2 2
y(x)=-c 1 + / 1/k - (K+c 2 ) (se k < O) ]

y curvatura = k< O
curvatura= k> O y

1
fil
'------- __ /
l
__- ---

X X

figura 6.1 figura 6.7.


366

6. 28 Trovare le curve piane il cui raggio di curvatura

r =

è uguale alla lunghezza del segmento di normale


compreso tra la curva e l'asse delle ascisse.
Il segmento di normale compreso tra la curva e l'asse delle ascisse è
rappresentato in figura 5.4. La si"ia lunghezza vale (si veda l'esercì -
zio 5.21) /(yy') 2 + y 2 . Occorre perciò risolvere l'equazione diff~
renziale

3/2
[1+(y')2 J t IY°' / (yy')2 + y2

Posto z(y)=y' risulta y" zz', da cui, elevando al quadrato e semplifi


cando, si ottiene

zz' 1
± -
l+z 2 y

Consideriamo separatamente il segno+ ed il segno Nel primo caso ab-


biamo

1
7
2
log(l+z 2
)=
f
zdz
l+z 2
f~ dy = log (c 1 y)

2 2
con c 1 I O, da cui l+z = cf y ed ancora z= ±/c~ y2 - 1. Ricordando

che z=y' dy/dK, abiarno

± f dx

L'integrale a primo membro si risolve tramite la funzione inversa del


coseno iperbolico; oppure, ad esemp.io, con la sostituzione /c~ y 2 -1 =
= t - c 1 y (si veda il paragrafo 4G del 1° volume, parte seconda), per
cui, elevando al quadrato, si ha y:(t+l/t)/(2c 1 ), da cui

1
dy t-c l y
Perciò l'integrale diviene

f
dy
/cfy2-l
1
cl
f :t
1
Cl
log Ic 1Y+ /cfy2-l I • "·

Dalla relazione implicita log

si ricava la y:

(si noti che cosh(t) = cosh(-t). Nel caso del segno - abbiamo log/1+z 2 •

- log ( c 1 y) ( c 1 I O), da cui / 1 +z 2 1/(c 1 y) ed ancora z =

± / (1-c i y 2 )/(ci y2 ) • Ponendo z=y'=dy/dx e separando le variabi-

li otteniamo

1
= ± f dx = ± (x+c 2 ) •

Si tratta della famiglia di circonferenze di equazione y 2


+p,+c )
2
2
= 1/c f ]

6D. Eq~azioni di ordin= s~periore al se-


condo

Per risolvere un'equazione differenziale di ordi


ne superiore al secondo, ammesso che sia possibile
per via analitica, può essere utile sostituire la:fu!!_
zione incognita y(x) con una sua derivata (z=y', CJ
pure z=y", oppure ... ) in modo da abbassare l'oniins::
dell'equazione; però è necessario che l'equazione clif
ferenziale non dipenda esplicitamente da x, oppure
day, oppure da y,y', oppure da ... Vediamo alcuni e-
sempi.
368

6.29 Risolvere, per x > O, le equazioni differenzia-


li del terzo ordine

(a) y"' 2 ~
X v~
(b) y"' 2 ~ + Zx ✓yf'f
X

(e) y"' l.:L.'..


X

[ (a) Dato che nell'equazione differenziale non compaiono esplicitamen-


te y e y', è opportuno porre z(x) = y"(x). Essendo z' =y"', otteniamo,
l'equazione del primo ordine in z:

z' = 2 ~
X
- •'=
V;_
che è del tipo di Bernoulli (ed anche del tipo z' = g(z/x), con g(t)=
= 2t - /t ). In base al metodo di Bernoulli (paragrafo 5B), dividia-
mo entrambi i membri dell'equazione differenziale per /~ (nel caso
in cui z(x) > O; notiamo anche che z =Oè una soluzione ed in corri
spondenza (y"=z=O) y(x) = c 1 x + c2 è soluzione dell'equazione del
terzo ordine) e poniamo w = ;;: • Essendo w' = z' /(2 ;;: ) , otteniamo
l'equazione differenziale lineare

1 1
w' ;;: - w
X 2 ;;-

Una primitiva di a(x) 1/x è, per x > O, A(x) logx. Perciò, per
X > O:

w(x)=/(x) f e-A(x) ( - /ix ) dx

-3/2 -1/2
X dx = X (x + Cl ) •

3/2
Ne risulta z=w 2 = ( h + Cl X)
2
= X + 2c l X + C ~ X
2
Ricordando
che y"(x)=z(x), integrando due volte, otteniamo infine
369

y'(x) = f z(x)dx
K2

2
+ -
4
5
C
l
K
5/2 1
+ -
3
c f x3 + c 2

x3 8 7/2 1
y(x)=
f y' (x)dx
6
+-
35
c1K +
12
C f X 4 + c2 x + c 3 .

(b) y(x) 2-x 6 +2-c x 5 +2-c 2 x 4 + c2 x + c 3 , oltre a y(x ) =c 1 x+


30 10 l 12 l

(c) y(x)

6.30 Risolvere le equazioni differenziali del terzo


ordine

(a) y'y'" - (y") 2


= O
11 2
(b) y'y"' + (y ) O

[(a) Nell'equazione differenziale non compare esplicitamente la y (ol -


tre che la x); è perciò opportuno porre z(x)=y'(x); essendo z'=y", z"=
=y'", otteniamo l'equazione del secondo ordine

2
zz" - (z') = O

che è del tipo g(z,z' ,z")=O (considerato nel paragrafo precedente) e


che si risolve con la sostituzione w(z) = z'. Essendo

dz' dw(z) dw dz
z" dx = w'z' = w'w,
dx dx dz

otteniamo l'equazione di primo ordine nella variabile w:

che si scompone in w = O ( ci_oè z' =O, cioè ancora z=c 1 e quindi y( x) =


= c1 x + c2 ) ed in zw' - w = o. Ricordando che w' = dw/dz, separando
le variabili otteniamo
3 70

dz
log Iw I = J: J z

da cui, pur di cambiare il segno di c 1 , w = c 1 z, cioè z'=c 1 z. Si


tratta di un'equazione lineare del primo ordine che ha per soluzioni

c x
Infine, essendo y'(x) = z(x), abbiamo y(x) = (c 2 /c 1 )e 1 + c 3 , se
c 1 1 o, altrimenti y(x) = c 2 x + c 3 (soluzioni che avevamo già trov~
tro in precedenza).
(b) Come in (a) si pone z(x)=y'(x) e w(z)=z'; si trovano le condizio-
ni w=Ooppure zw' + w = O. In corrispondenza risulta z(x)=c 1 (y(x) =
=e 1 x + c 2 ) oppure

log Iw I = J dw w J
dz
z
log

da cui, pur di cambiare il segno di c 1 w=c 1 /z. Essendo z'=w=c 1 /z,

separando le variabili si trova z(x) = ± I c 1 x+c2 (pur di cambiare

2c 1 con e 1 ). Infine

y(x)= Jz(x)dx ±
J dx

con c 1 1 O, oltre a y(x)

6.31 Risolvere il problema di Cauchy

y"' [ (x-l)y"] 2 - y"

{ y (O) = 3; y I (O) 2. y" (o) 1


'
[ La funzione z(x) y"(x) soddisfa l'equazione differenziale del primo
ordine

2
z' [ (x-l)z ] - z ,
371

che è del tipo di Bernoulli; con la sostituzione w(x)=l/z(x) (si noti


che z = O non soddisfa la condizione iniziale z(O) = y"(O) = 1) si
giunge all'equazione lineare del primo ordine

2
w' = w - (x-1) ,

che ammette l'integrale w(}!) = c 1 ex + x 2 + 1. La


generale condizio!le ,
iniziale z(O)=y"(O)=l permette di determinare c 1 ; infatti, dato che
w(O)=l/z(O) = 1, è c 1 =O. Perciò z(x) = l/(x 2 + 1) e

y'(x) = I z(x)dx = arctg x + c2

Dovendo essere y'(O) = 2, si trova c 2 = 2; infine, tenendo conto della


condizione iniziale y(O) = 3, risulta

y(x) = 3 + 2x + x arctgx - log / l+x 2 J

6.32 Determinare tµtte le soluzioni dell' equazione


differenziale del quarto ordine

x2y (IV) + (y"') 2 = 0

[ La funzione z(x) = y"' soddisfa l' eq1.J<!zione differenziale del primo O!:
dine x 2 z' + z 2 =Oche, risolta per separazione delle variabili, dà
il risultato

-x
z(x) - O e z (x)

In corrispondenza a z = y"' =Osi ha y(x) = c 1 x 2 +c 2 x+c 3 • Nel ca-


.so particolare z=-x/(l+c 1
x) con c 1
=O risulta y'" = z = - x, da cui

Infine, se z = - x/(l+c 1 x) con c 1 I O, abbiamo

1
y"(x)= +-
c2
1

poi y(x) si ottiene integrando due volte y"(x)]


372

6.33 Sian> 1, f(x) una funzione continua in un in-


tervallo I e sia x 0 el. Vérificare che la solu -
zione del problema di Cauchy

y<n)= f(x)
{Y(xo) =y( 0) ,• 0 Y
1 (
Xo
)-
-y
(1).
o • • • • •Y
. (n-1) (
Xo
)-
-y
(n-1)
o ,

(O) Y (1) (n-1)°) n ,


Con (y 0
,
0
, ••• ,Yo eR , puo essere rappre -
sentata, per xeI, nella forma

y(x)=
n-1
L
k=O
k!
Yo
(k)

(x-x 0
)k + f x
f(t)
(x - t)
(n-1)
n-1

!
dt.
X
o

[ In base al teorema di Cauchy (per le equazioni lineari) il problema ha


una sola soluzione y(x) definita in I. La fonnula di Taylor.(valida per
ogni funzione derivabile n volte con derivata n-sima continua)di y(x),
di punto iniziale x 0 e con il resto in forma integrale (si veda l'ese~
cizio l.84(a)), fornisce la rappresentazione

y(x) (x-x) k
+ f X

y (n) (t)
(x-t)
n-1

(n-1) !
dt;
X
o
(n)
si noti che y(x) ha derivata n-sima continua, essendo y (x)=f(x) per
(k) (k)
ogni x E I. Tenendo anche presente che y (x 0 ) = y0 per ogni k =

= O,l, •.• ,n-1, y(x) si rappresenta come indicato nell'enunciato ]


La parte seconda del 2° volume di esercizi contiene i seguenti capitoli:

- MASSIMI E MINIMI PER LE FUNZIONI DI Più VARIABILI


- MISURA ED INTEGRAZIONE IN R"
- METODI DI CALCOLO PER GLI INTEGRALI MULTIPLI
- FUNZIONI IMPLICITE
- INTEGRALI SU CURVE E SUPERFICI
- FORME DIFFERENZIALI

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