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Esercitazioni di

Na1ema1ica
2° Volume
parte seconda

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f(x ,y) = sen xy
Paolo NarcelHnj - cario Sbordcnc'

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Esercjtazjo~~j ;_
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Maf:emaf:jca . .
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·2° Volume 7'

parte seconda
Pubblica10da Liguori Edi:orc
Via Mczzocannone 19, 80134 Napoli

C Ll((Uf•riF.dhore.S.r.l., 199! .
I
I diriui l:lilraduzionc,riprodu1jo11e.
e ~da11amcn10 101ale
o padale sono riservali per 1u11i i Paesi. Nessuna pane
di qucs10volume pub essere riprodona, registrala
o trasmessa el'lnqual,lul mezzo: elenronico, clc11ros1a1ico,
meccunico,fo1nsmfico,magncrico(compresi microfilm,
microfichcs e ropie fo1osraticne).

Prima edizione i:alianaGennaio 1991

98765432

,1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992

u cifre sul/a dtsrra indicanoil n11mtrot l'anno


dtlr ulriinariSlampatjf<111iara

Priutcd
in ltaly, OfficineGrafiche Liguori, Napoli

lSBl'I38-207-2002-7
I ND I CE

Capitolo 1
MASSIMI E MINIMI PER LE FUNZIONI DI PIÙ VARIABILI

lJI•• Massimi e minimi relativi pag. 9


lB. Criteri per lo studio di massimi e
mir.imi relativi con Hessiamo.nul.lo Il
28
lC. Massimi e minimi relativi con Hessiano
nullo Il
35
·10. Massimi e.minimi vincolati Il
57
lE. Massimi e minimi assoluti Il
66
lF. Massimi e minimi dellP. funzioni di tre o
piu va:tiabili Il
78

Capitolo 2
MISURAED INTEGRAZIONEIN Rn

2A. Cenni di topologia in R"


2B. Misura di Jordan
2C. Integrale di Rieinann
2D. Misura di Lebesgue
2E. Integrale di Lebesgue
Capit0lo 3
METODIDI CALCOLOPER GLI INTEGRALIMULTIPLI

3A. Integrali doppi su insiemi normali.


Formule di riduzione , pag. 161
3B. Cambiamento di variabili negli integrali
doppi: da coordinate cartesiane in
coordinate polari Il
181
3c. Altri ,::arnbiamenti di variabili negli
integrali doppi Il
206
3D. Applicazioni Il
219
3E. Integrali tripli Il
228

t.::apitolo 4
Ft,NZIONI IMPJ.ICITE

4A. Funzioni implicite in due variab~ii' Il


245
4B. Massimi e minimi delle funzio_ni in:ip!icite Il
259
4C. Il teorema del Dini nel caso gen~rale Il
265
4D. Il teorema di invertibilità locale· Il
281

Capitolo 5
INTEGRALISU S?RVE E SUPERFICI
I

SA. Curv-=:in R" " 286


5B. Lunghezza di un~ curva regolare 292
se. Integrali curvilinei " 3C'.8
:,;so.Area di nna superficie regolare " 3J. 9
1\''.SE.
Integrali superficiali " 342
7

Capitolo 6
FORMEDIFFERENZIALI

6A. Integrali curvilinei di una forma


differenziale pag. 347
6B. Forme differenziali esatte " 358
6C. Formule di Gauss-Green " 374
60. La formula di Stokes ed il teorema
della divergenza " 402

Appendice
Un programma per disegnare al computer
grafici di funzioni di due variabili Il . 412
Capitolo 1

MASSIMI E MINIMI
PER LE FUNZIONI DI PIÙ VARIABILI

lA. Massimi e minimi relativi

Consideriamo preliminarmente massi.mi . e minimi


relativi per funzioni di due variabili reali e
rimandiamo al paragrafo lF la trattazion~ dei rr,assimi
e minimi delle funzioni di tre o più variabili.
Sia f(~,y) una funzione di due variabili reali,
definita in' un insieme A di R2 e sia (x 0 ,y 0 ) un punto
di A.
Si dice che (x 0 , y 0 ) è un punto di massimo relativo
per la funzione f (x, y) se esiste un intorno U di (x,~ y 0 )
te.le che
.\
f(x,,y 0
) 2: f(x,y),· 'r/ (x, y) E U(')A.

Analogamente (x 0 , y 0 ) eA è ~n punto di minimo


relativo per f (x, y)' se esiste un intorno U di (x
0
, y0)
per cui

V (x, y) E UnA.

1]n pun_to di coordinate (x 0 , y 0 ) eA si diçe punto


criti=o per la funzione f(x,y) se f ammette derivate
parziali fx, f.Y in (x 0 , Yn) e se

risulta f X (x O , y)0 =
,f,(x 0 ,y 0 ) = O; in altre parole, un punto critico per
una funzione è un punto in cui si annulla il gradi.ente
della• f.unzioni.
· Per la de~erminazione dei punti di massimo o di
minimo relativo di una funzione f(x,y) sono utili le
proprietà 1) e 2) che elenchiam0 di seguito:

. 1) se (x 0 ,y 0 ) è un punto di massimo o di minimo


relativo interno all'insieme A e se f(x,y) è dotata
di derivate parziali in (x 0 , y 0 ), allora risulta

In modo_ equivalente, se· (x 0 , y 0 ) è un punto di


massimo o di minimo interno ad un insieme A dove la
funzione f (x, y) è derivabile (o differenziabile),
allora ( x 0 , y 0 ) è un_ punto critico per f.

2) Per una funzione f (x, y) di classe C2 in A, si


definisce il ~eterminante Hessiano H(x,y) (o
semplicement ~, Hessiano):

H (X, y) = I :.. (x,


I ...,.
y)
(X, y)

Talvolta, per ricordare la funzione f, si usa la


1otazione Hf Ix, y) = H (x, y).
Se risulta

f, (xo,Yo) = fy (xo,Yo) e O
{H (xc,Yo) >0; f., (xo,yn) >O,

llora è un punto di minimo relativo per


(XI Y) ,

/ fx (xo,Yo) = fy (Xo,Yo)= O
\H (xo,Yo) >O; f,,,. (xo,Yo) <O,

llora (x 0 , y 0 ) è un punto di massimo relativo per


11

fix,y). Se infine

il punto (x 0 ,y 0 ) non è nè di massimo, nè di minimo peI


f(x,y). In questo caso si dice anche che (x 0 ,y 0 ) à u~
punto a sella per f (x, y) •
In base alla proprietà 1), i punti di massimo e
di minimo interni all'insieme di definizione A di uné
funzione differenziabile f(x,y) vanno ricercati tré
i punti di coordinate (x,y) che.r~solvono il sistema

fx (x, y) "' O
{fy (x, y) = O

Se la coppia (x 0 , y 0 ) è una soluzione e se f (x, y)


è di classe C2 , si calcola il determinante Hessianc
H (x, y) in corrispondenza di (x, y) = dc0 , y 0 ). In basE
a quanto detto nel punto 2), s~ H(x 0 ,y 0 )>0, allora il
punto (x 0 , y 0 ) è sicuramente di massimo (se f 0 (x 0 , y 0 ) <O)
o di minimo (se f •• (x 0 , y 0 ) >O) relativo. Se H (x 0 , y 0 ) <C
si può escludere che (x 0 ,y 0 ) sia di massimo o di minime
relativo. Se infine H (x 0 , y 0 )-0, allora· occorrE
I procedere oltre nello studio della funzione f(x,y) ir
· un intorno di (x 0 ,y 0 ); rimandiamo al paragrafo seguente
lo studio dei casi a determinante·Hessiano nullo.
• I
1.1 Sia f(x,y) una funzione di classe C2 in un intorno
del punto (X O ,y O ), tale che f K •.(-X~·,y
O O
)=f y (X O ,y O )=O,
H (x 0 , Y.,>>O. Per decidere se (><0 , y 0 ) .è un punto di
massimo o di minimo relativo, si considera il
segno di fxx(x 0 ,y~). Verificare che si p1;1ò
decidere allo ste~sb modo in base al segno di
fyy(x 0 ,y 0 ),, essendo:

f •• (x 0
, y0 ) ~- O <=> fyy (x 0
, y0 ) ~ O.

[Per ipotesi H,.(:<0


,y) = f.,(x,,y 0 ) fyy(x 0 ;y 0 )-(f•Y(x 0
,y 0 )) 2 > O;
perciò, a maggior ragione f., (x 0 , y 0 ) f 11 (x .., y 0 ) > O e quindi
f,,(x,,,y 0 ), f 1Y(x 0 ,y.) hanno lo stesso segno]
!2

1.2 Esempi.tipici di funzioni di due variabili che


hanno un punto critico in (0,0) sono le seguenti:
2
(a) f (x, y) = x 2 +y 2 (b) f(x,y) = -x 2 -y
(e) f (x, y) = x 2 -y 2 Cd) f (x, y) = xy
In (O, O) la funzione in (a) ammette un minimo
relativo, la funzione in (b) assume un massimo
relativo, mentre le funzioni in (c) e (d) non
hanno né massimo né minimo. Verificare tali
affermazioni.

(In tutti i ·casi risulta f. (0, O) ~ O, fv (O, O) .., O; quindi il


punto (0,0) è critico per f(x,y), In tutti i casi il
daterfflinante Hessiano H(x,y) è costante rispetto ad (x,y) é
vale:

(a) H(x,y)
=I
f.,.
f,,.
f.y
fw
I= I ~I
2
O
= 4;

(bl H (X, y)
-Io -2 o
-2
- 4;

(cl H (x, y) = ~I o
-2
= -4; (dl H (X,,Y)
=Io1 ~I.. -1.

Nel caso (a) risulta f.(O,O) • fy(O,O)•Ò, H(x,y) > O, f .. >O;


perciò (0,0) è di minimo p~r f(x,y) • x 2 +y 2 • In figura l.l è
6
rappresentato il gr~fico •tridimension~le della funzione
f(x,y) • x 2 +y 2 , eseguito con l'uso di un computer; si
confronti la figura 1.1 con la figura 3.1 dalla prima parte
del secondo volume di ese:cizi, che invece è stata eseguita
a mano.
Nel caso (bt risulta f, (O, O) =fv (O, O) •O, H (x, y) >_O,· f.,<0;
perciò (O, O) •è di massimo per f (x, y) • -x 2 -y 2 •
Nei casi (cl e (d) risulta f.(O,O)•fv(0,0)-=0 e H(x,y)<O;
perciò (0,0) è un punto a sella per entrambe le funzioni.
In figura 1.2 è rappresentato il grafico della funzione
f(x,y) • x 2 -y 2 • A differenza delle altre figure, il grafico
rappresentato in figura 1.2 è ~trasparente", nel senso che
13

figura 1·1 - f(x,y ) • X 2+ y2

figura 1·2 - f(x,y) = x2-y2


14

figura 1.3 - f(x,y) •, xy

là i-up-er.ficie lascia vedere anchP. il re:ticolo in secondo


piano. Il lettore può confrontare il giafico in figura 1,2
c6n quello della figura 3.6 della parte ~rima del secondo i

v~lume di esercizi.
'In figura 1. 3 è rappresent'ato il. grafico della funzione
!(x,y)•xy; si può notare in modo evid~~te che la superficie
è "rigata")

1.3 Determinare i punti di massimo o di minimo


relativo delle seguenti funziohi

(a) f (x,y) xl+yl+xy (b) f (x, y) x 3-y· 1+:<y

lC) f(x,y) xl+yl-xy (d) f (x, y) x3-y3-xy

[ (di I punti critici di f(x~y) =x1+y 3 +xy sono le soluzioni del


sistema

f 3x 2 + y O cioè (y=, - 3 x'


{ f~ = 3y' ... x. & O 27x + x = O
15

La seconda equazione si scompone in x (27x 3 +1) •0 ed equivale ,


a ~-o e x•-1/3. In corrispondenza, dalla prima equazione ai·
ottiene y-0 e y•-1/3. P~rci6 i punti di coordinate (0,0). e
(-1/3, -1/3) sono critici per f (x, y). Il determinante
Hessiano vali;!

1
6y
I-36xy - 1.

Essendo H(0,0) • -1, il punto (0,0) non è nè di massimo, nè


di minimo. Dato che H(-1/3, -1/3)-3>0 e f •• t~l/3,-1/3)•-2<0,
il punto (-1/3, -1/3) è di massimo relativo per f(x,y). Il
grafico della funzione f(x,.Yl' • x 3+y 3 +ky è riportato in figura
1, 4,

.I
e~,.•>-~.
~· E:??'?'--

/ figura
"

1·.4 - f(x,yl - x'+y'+xy

(b) Il punto di coordinate (1/3, - ·1/3) è di minimo. relati,,o


per f (x,y) = x 3 -y 3 +xy; (O, O) è punto critico, ma non è né di
massimo nè di minimo.
Il grafico~ella funzione è riportato in figura 1.5.
(cl Minimo ~elativo in (1/3, 1/3); grafico in figura 1.6.
(cl) Massimo relativo in· (-1/3, 1/3) J
16

figura 1. 5 - f(x,y) a X l -y'+xy

figura 1. 6 - f (X, y) ~ X 3 +y'-xy

l.~ Determinare . massimo o di minimo


relativo d ella J. punti
funz. d.
ione J.

f(x,y) = 4y4-l 6x2y + X


17

[Si determinano i punti CLitici risolvendo il sistema

f. = · - 32xy + 1 = O y " x2"


, cioè: ( 1 - 32 x 1 • 213 = O
( f, = 16y 3 - 16x 2 = O

Dalla seconda equazione si ricava x 513 =J2- 1=2-s, da cui x 113 cr 1,

3
x=r =1/8; in corrispondenza troviamo y= (2- 3 ) 213 c2· 2cl/ 4.
Il punto di coordinate (1/8,1/4) è quindi critico per f(x,y).
Il determinante Hessìano vale

Hf (x, y) = 1-32y -32xl


-32x 4By 2

e si vede chiaramente che è negativo per ogni y>O e x*O; in


particolare Hf(l/8, 1/4) <O e quindi il punto di coordinate
(1/0, 1/4) non è nè di massimo nè dì minimo. Il grafico della
funzione é rappresentato in figura 1.7)

figura 1. 7 - f (x, y) 4y 4 -l 6x 1 y + X

1.5 Determinare i punti di massimo o di minimo


relativo delle funzioni
18

[ (a) I punti critici di _f (x, y) si ottengono risolvendo il


sistema

f:-
3
f • lx - 4x - 4• (l-x2) - O
{
ly - 4y 3 = 4y (1-y-) - 0

Si scrivono le soluzioni combinando i valori x-0, x=±l e y=O,


y=±l. Si ottengono i neve punti critici di coordinate: (O, O),
(0,±1), (~1,0) (1,±1), (-1,±1). Il determinante Hessiano
vale

Hf (x,y) = I l-12x
2

Risulta che: (O, O) è un punto di minimo relati.va, perché


Hf (0,0) = 16>0 e f,. (0,0) - 4>0; i punti di coordinate (0,±1)
e (±1,0) non sono nè di massimo n·é di minimo, per.ché in tali
punti il determinante !iessiano vale llf-- 32<0; infine i punti
di coordinate (1,±1) e (-1,±1) seno di massimo relativo,
p~rchè in tali punti If=64>0 e f •• =-8<0. Il grafico della
funzione è rappresentato in figura 1. 8.

(b) Occorre risolvere il sistema

{fx = 8x
3
- 2 (x+y) - 2 (4x 3-x-y) = O

\tv= ey3 - 2 (x+y) = 2 (4y3-x-y) - O

Sottraenc'.o membro a membro, otteniamo 4x 3 -4y 3 =0, cioè x 3=y3,


cioè ancora x=y. Sostituendo, ad esempio, nella prima
equazione, abbiamo 4x 3 -,x
= O, cioè :x(2x 2 -l)=O, che ha come
soluzioni. i valori x-0 e x=± 12/2. Critici risultano quindi
i punti cli coordinate !O, O), (1212,..ff12) ,(- .fi/2, - -./212)
Il determinante Hessiano vale
19

"

f::.gura 1.8 - f"(x,y) = 2 (x 2 +y 2 +1) - (x'+y')

Hf (x,y) =I
I 24x 2-2 -2
I -2 24y 2-2

e, in corrispondenza di (x,y) = (612, Y212),e (x,y) = (-V2/2,


-V212),si ha Hf"-'96>0 e f,.=10>0; perciò i due punti di
coordinate (v212,..ff12),(- -12.1 2, - V212)sono di minimo relativo.
Più complessa è la s-ituazione in (O, O), dove risulta
Hf(0,0)=0; non è quindi possibile decidere se (0,0) è un'
punto di, massimo o di minimo relativo in base al segno
dell 'Hessiano. Osserviamo però che la funzione di una
variabile g (x) =f (x, x) =4 {x'-x 2 ) + 2 presenta un massimp
relativo per x=O, mentre la funzione h (x) = f (x, -x) =4x 4 +2
presenta un minimo per x=O; ciò è sufficiente ad affermare
che (0,0) è un punto nè di massimo nè di minimo. Il grafico
della funzione in (b) è rapprese~~ato in figura 1.9)
kV

('ti
~. fi)
z.

'"
figura 1.9 - f(x,y) = 2 (x'+y 4 +1) - (x+y) 2

1.6 Determinare i punti di massimo o di minimo


relativo delle funzioni

(a) f (x, y) = eix'+Y')

(b) f(x,y) = (x---y) eix'+yi

[ (a) Le derivate parziali fx= -2:;.;: e-<K'+yi, fys-2y e-<•'+y') si


annullano contemporaneamente per (x,y) - (0,0). Risulta poi
Hf (O, O) = 4>0, f .. (O, O) =- fYY(0, 0) = -2<0; pertanto il punto
(x,y) = ,o:o) è di massimo relativo per f(x,y). Il grafico
è ~appresentato in figura 1. 10.
(b) I punti critici si determinano risolvendo il sistema

2 2 2 2
e-(x +r) - (x-y) e-{i<2+y ) • 2x = e-(x +Y } (1-2x 2 +2xy) = O

2 2 2 2 2
-e-(x +y2} - (x-y) e-{x +y ) • 2y = -e-{x +Y } (1+2xy-2y 2) = O
21

figura 1.10 - f(x,y) = e-{x',yi

Sottraendo membro a membro, si trova la condizione x 2 =y 2 , cioe


x=±y. Sostituendo tali valori dix nella prima equazione si
ottiene l-2y 2±2y 2=0; nel caso del segno +, la relazione l=O
non e verificata; invece nel caso del segno -, ottenia!':lo
l-4y 2 =0 e quindi y=±l/2; in conseguenza risulta x=-y=+ 1/2.
Perciò, i pu~ti di coordinate (1/2,-~l/2) e (-1/2, 1/2) sono
critici per la funzione. Il determinante HesSiano vale

3
2 e-<•'•v') (2x -2x'y-3x+y~ 2 e {,2,,2)
(2x'y-2xy'+x-y) I
H (x,y) =
I 2 e-<•
1·• 2) (2 x :z.. 2 '·
1 - xy--,.x-y 2 e{•'•r') ( 2xy 2-2y'-x+ 3y)

ed in particolare per (x,y) (1/2, -1/2) .risulta

mentre per (x,y)=(-1/2, 1/2) risulta H=B/e e fxx "' 3e- 112 •
Ne segue che il punto (1/2, -1/2) è di massimo relativo,
mentre il punto (-1/2, 1/2) è di minimo relativo. Il grafico
della funzione è rappresentato in figura 1.11]
figura 1.11 - flx,y) = (x-y) e-(x'+y')

1.7 Determinar~ i punti critici, cioè i punti in cui


si a-nnullano entrambe le derivate parziali, delle
funzioni:

(b) f (x, y)

[ (a) I punti critici si determinano risolvendo il sistema

f. = (2x+y) e .. 'Y + (x'+xy+y') ~••2, = O


fv z (x+2y) e .. ,, + (x 2+xy+y2) 2e"'''' = O

Moltiplicando la prima equazione per 2 e sottraendo,


ottenlamo la condizione 4x+2y-(x+2y)=O, cioè x=O;
sostituendo nella prima equazione, abbiamo y+y'=O, che ha per
soluzioni y=O e y=-1. Quindi i punti di coordinate (0,0) e
(0,-1) sono critici per la funzione f (x, y).

(b) (0,0) e (-3/2, -1/2) l


23

1.8 Determinare i punti di massimo o di minimo


relativci delle funzioni

xy
(a) f (x, y)

(b) f (x, y) = 2x 2 y + 2xy 2


- x 2y 2 - 4xy

[(a) Le derivate parziali valgono

y (1 - x' + y') x ( l+x'-y')


fx - --'-----..!... fy
( 1 + x' + y ')' ' (l+x 2+y')'

Imponendo che i due numeratori si annullino


contemporaneamente, si ottengono i quattro sistemi:

y=O y=O l-x 2+y>,.O l-x 2+y'=O


x=O l+x'-y'=O x=;O ( l+x 2-y'=O

~l primo dei quattro sistemi ha ovviamente la soluzione


(x,y)= (0,0). Nel secondo si é ricondotti a studiare
l'equazione l+x 2 =0, che non ha· soluzioni reali; analogamente,
neanche il terzo si.sterna ha soluzioni. Infin1::, sommando
membro a membro le equazioni del quarto sistema si trova 2=0,
che è una -:ontraddizione. Perciò, l'unico punto critico della
funzione assegnata é (x,y)=(O,C).
Dal fatto che f(O,O)=O e dal segno di f(x,y) (positivo nel
primo e nel terzo quadrcnte e negativo nel secondo e nel
quarto), si vede che (0,0) non è né di massimo né di minimo.
In ogni caso il determinante Hessiano risulta negativo in
(O, O).
(b) La funzione ammette cinqu~ punti critici, di coordinate:
(O, O), (2, 0), (O, 2); (2, 2), (1, 1). In corrispo_ndenza ai primi
quattro punti il determinante Hessiano vale -16; perciò essi
sono' puniti a sella (nè m;:ssimi né minimi). Inve::e ir:
corrispondenza del punto di coordinate (1, 1) il determinante
Hessiano vale 4 e f •• (1, 1) =2; quindi il punto .(1, 1) è di mini.mo
relativo. Il grafico della funzione è rappresentato in figura
1.12 I
24
z

-
--
\__
" (2,0) ~~ ~

(2,2)

figura 1.12 - f(x,y) = xy (2x+2y-xy-4)

~-9 Determinare i punti di massimo o di minimo


relativo della funzione

f(x,y) - senx sen2y

[Le derivate parziali valgono

f. ~ -cosx sen2y,

e si annullano conte~por3ne~mente in corrispondenza alle


soluzioni di almenc uno dei quattro sistemi:

cos x - O . f cos x = O . {sen 2y - O i { sen 2y = O


{sen x • O ' \ cos 2y = O ' sen x a O cos 2y = O

Si vede subito che il primo si:;tema non ha soluzioni (le


funzioni seno e coseno non si annullano contemporaneamente)
e cosi pure il quarto sistema non ha soluzioni.
Risolvendo il secondo ed il terzo sistema, si ottiene:

rt/'2. + hrt, 'v'heZ


(*) ;
(:::)
{; = rt/4 + krt/2, 'v'keZ

{sen 2y = O hrc/2 , 'v'he ~


(**)
sen x = O
~
{~ krt, v'ke Z
25

Il determinante Hessiano vale

Hf ~ Isenx sen2y
-2 cosx cos2y
-2 cosx cos2y
4 s.enx sen2y
I
4 (sen'x sen 22y - cos'x cos 22y)

Le soluzioni di (*), essendo tali che cosx - cos2y=O, hanno


la proprietà che Hf = 4>0; sono quindi punti di massimo o di
minimo relativo in dipendenza del segno di f .. = senx sen2y.
Invece le soluzioni di (**) hanno determinante Hessiano
negativo (=-4) e sono perciò punti di sella. In figur~ 1.13
è rappresentato i 1 . grafico di f (x, y) per -7tSxS7t, - 1tSyS1t.
Ad esempio nel primo quadrante (OSxS1t, OSyS7t), si può notare
il punto di coordinate (7t/2, 7t/4), di minimo per f(x,y), ed
il punto di coordinate (7t/2, (3/2)7t), di massimo per f(x,y)]
l

figura 1. 13 - f (x, y) = - s.enx sen2y

1.10 Determinare i punti cii rnassirn-;, o di minimo


relati?,To delle funzioni

(a) f (x, y) vx2 + Y.2

(b) f (X, y) xy I Y I
( (a) La fun?.ione è definita per ogni (x,y) eR 2 , m;.1 non è
differenziabile (nè derivabile) per (x, y) • (O, O) (si vedan~
gli esercizi 3.41 e 3.53 (al della parte prima del 2° volume
di esercizi). Le derivate parziali per (x, y) 'I: (O, O) valgono

f. (x, y) x , f, (x, y) • y
~ ..Jxi + y'

e non si annullano in R2 - ((0,0)]; perciò la funzione f(x,y)


non ammette punti critici. Ciononostante ii punto (O, O) è di
minimo relativo (e assoluto) per la funzione, perché,
seguendo la definizione, risulta

f(O,O) = O :S ../x!"+y'1 = f(x,y)', 'v'(x,y)eR'.

Il grafico della funzione è rappresentato in figura 1.14.

figura 1. ! 4 - f (x, y) vx2 + y2

(b) Le derivate parziali valgono

fx (x, y) = Y I Y I, fy (x,y) 2x Iy I

(il lettore verifichi che la derivata della funzione di una


variatale y I y I vale 2y se y~O, e vale -2y se y<O, cioè vale
2 I y I. Si noti anche che le derivate parziali sono funzioni
continue; perciò la funzione e di classe C1 ed è quindi
differenziabile anche se y=O).
27

Le derivate parziali si annullano contemporaneamente sulla


retta di equazione y=O (asse x); perciò tutti i punti (x, O),
con xeR sono critici per f(x,y). Però nessuno di tali punti
è di massimo o di minimo per f(x,y); infatti, se x;tO, la
funzione f(x,y) = xy I y I cambia segno per y>O o per y<O e
quindi f(x,OJ = O non può e~s~re un valore di massim~ o di
minimo relativo. Infine, se·x=O, risulta f(0,0) = O, f(x,y)>O
nel primo e terzo quadrante e f(x,y)<O nel secondo e n~l
quarto quadrante]

,.__

'::e::: -.
~~ ·,;.;., ,·
·"_;':-X~.
"'~----
~~-~

/\,//\' ,·
,

figura 1.15 - E (x, y) [-y]

1.11 Si consideri la funzione (costante rispetto a y)


f (x, y) = [xl ( [xl è la parte intera di x, cioè il
più grande intero minore o uguale ad x). Si
verifichi che ogni ·punto (x, y) ER 2 è di massimo
relativo pèr f(x,y). Quali sono i punti di minimo
relativ; p~r f (x, y)? Quali sono i punti di massimo
o di minimo relativo per la funzione g(x,y)
[-yl?

[La funzione f (x, y) non è derivabile (e quindi neanche


28

differenziabile) su tutto R2 • Deter,niniamo i suoi punti "ù:i.


ma~simo relativo in base alla definizione. La funzione parte
intera è monotona crescente; quindi, se xSx 0 allora (x]S(x 0 ).
Inoltre [x 0 ] = (x] per ogni xeR per cui [x 0 ]Sx<[:< 0 ]+1. Quindi

2
per ogni (x,y) eR 2 per cui x<[x 0 )+lt tale insieme A-{(x,y)eR :

x< [x 0 ) +l} è un intorno del punto (x 0 , y 0 ) •.


Perciò (x 0 , y 0 ) è di massimo relativo per f (x, y) •
Ogni pt•nto (x 0 , y 0 ) e R2 risulta di minimo relativo per f (x, y),
purchè x 0 non sia un numero intero.
La funzione g(x,y) = [-yJ, ~appresentata in figura 1.15, ha
propri~tà analoghe)

18. Crite1:i per lo studio di massimi e minimi relativi


con Hussiano nullo

Il criterio per la ricerca dei punti di massimo o


di minimo relativo, espcsto al punto 2) del paragrafo
precedente e basato sul segno del determinante
Hessiano, è soltanto sufficiente ma non necessario.
Ci si convince facilmente che, per un'ampia classe
di funzioni f (x, y), non è possibile determinare i
punti di massimo o di minimo relativo in base a tale
criterio.· Infatti, ad esempio, se f(x,y) = g(x) è
cost-3.nte rispetto ad y e se g (x) è una funzione
derivabile due volte su· R, risulta evidentemente

Hf (x, y)
g"
=I o
(x)
~ I = O, 'v'xeR;

in questo caso il determinante Hessiano Hf(x~y) non


fornisce alcuna informazione sugli eventuali pÙnti di
_>massimo o di minimo relativo di f (x, y) = g (xl:, che sono
del tipo (x 0 , y), con y generico in R e x 0 j:>u;1to di
massimo o di minimo per la funzione di una sola
variabile reale g(x)
-
Più generalmente (si veda l'esercizio 1.12) sono
29

ad Hessiano identicamente nullo. le funzioni f(x,y)


del tipo

f(x,y) = g(ax+by)

con a,beR e g=g(t) funzione derivabile due volte per


te R. In questo caso si determinano preliminarmente i
punti di massimo o di minimo relabivo della funzione
di una variabile reale g-g(t). Se, ad esempio, t 0 è un
punto di minimo relativo per g(t) in R, allo:·a la retta
di R2 , { (x,y)ER 2 : ax+by=t 0 }, è un insieme di punti di
minimo relativo su R2 per f (x, y) = g (ax+by) .
Nel seguito, dal n. 1.12 al n. 1.14, so_no proposti
esercizi relativi a funzioni del tipo f(x,y)
g (ax+by).
In modo analogo (si vedano gli. esercizi dal n. 1.15
al n. 1.19) si studiano, ad esempio, funzioni del tipo

2
f{x,y) =g(Yx +y 2 ).

Talvolta è possibile stabilire che un dato punto


critico (x 0 , y 0 ) per una funzione f (x, y) non è nè di
massi~o n~ di minimo, determinando due curve regolari
passanti per (x 0 , y 0 ) e con la prop:::ietà che,
relativamente alla prima curva, la funzione coreposta
ha un minimo nel punto, mentre, relativamente alla
seconda curva, la funzione composta ha un massimo. Si
veda 11 seguente esempio:

Si vogliono determinare i punti di massimo ed i punti di


minimo relativo su R2 della funzione

f(x,y) = 2(x 4 +y 4 +1) - (x+y) 2


Si verifica, come nell'esercizio 1.S(b), che i due punti di


coordinate (n/2, V212) e (-V2/2, -V212) sono di minimo re-
lativo, mentre l'origine degli assi (0,0) è un punto critico
per f (x, y) ed in tal punto il determinante Hessiano è nullo.
Consideriamo una generica retta (non verticale) passante per
30

(O, 0), di equazione y=mx, con m parametro reale. La funzione


composta vale

La derivata prima cp• (X) si annulla pe:· x=O (ed in altri due
punti) e la derivata seconda vale

<p"(X) 24(1+m 4 )x 2 - 2(1+m) 2

e per x=O risulta q>"(O) = -2(1+m) 2 • Perciò, se m;è-l, si ha


che q,"(0)<0 e quindi q,(x) ha un massimo relativo per x=O.
Invece, se m=-1, risulta q," (0) =O ed. in tal caso si verifica
che cp1m 1 (0)=0, cp11v1 (0)=48(l+m 4 ) = 96>0; perciò, per m=-1, la
funzione q, (x_) ha un minimo in corrispondenza di x=O. Ciò
basta per concludere che (O, 0) _ non è nè di massimo nè <li
minimo ·per f(x,y).

Gli esercizi 1.24, 1.25 e 1.26 che· seguono si


possono risolvere con il metodo precede,:itemente
esposto.
Un altro metodo per determinare i punti di massimo
o d;i, minimo relativo per una funzione di due variabili
f (x,y), è quello di studiare preliminannente il segno
di una delle due derivate parziali (quella
analiticamente più semplice), come nell 'e3empio che
segue:

Si pone il problema di determinar~ su R2 i punti di massimo


ed i punti di minimo relativo della funzione

Le derivate parziali valgono f.=4x 3 -4x+4e" (e"-y)',


3
fY=-4 (e"-y) , e si annullano contemporaneamente quando y=e•
e x 3 -x=x (x'-1) =O, cioè in corrispondenza dei punti di
coordinate (O, li', ( 1, e), (-1, e" 1 ) • Si vede subito che le
derivate seconde f, .•, f,v' fYY si annullano se y=e•; perciò il
determinante Hessiano è nullo in tutti i punti del tipo (x,
e•); in particolare il determinante Hessiano è nullo in
corrispondenza ai tre punti critici (0, 1), (1, e), (-1,e- 1 ) -
jJ

Determiniamo il segno di fv-=4 (y-c"l 3 ; risulta fv>O per y>e• ed


fv<O per y<e•. Ciò si interpreta dicendo.che, fissato x, la
funzione di una variabile y➔ f-(x, y) e crescente per y>e• ed
e decrescente per y<e•, ed ha un minimo per y=e• (x fissato).
Si dice brevemente che la curva y=e• è una curva di minimi
per x fissato.
Abbiamo schematizzato questa proprietà in figura 1.16,
usando i simboli delle carte topografiche: le "frecce"
indicano la .-~irezione in cui il cammino è in salita; il
"cammino" .n~l. ~-gstro cdso e costituito da ciascuna retta
parallela 'al,,t-•'a-~se y (x costante).
,..:~-f.-_.-..~--

t
figura 1.16

Poniamoci ora sulla curva ,di minimi per x fissato, cioè sulla
curva y-e•; la funzione di una variabile ~(x) = f(x,e")= x 4 -2x 2
2
ha derivata q>'=4x(x -l) che si annulla per x=O e x=±l (in
accordo con il fatto che f(x,y) ammette i punti critici di
32

coordinate (0,1), (l,e), (-1, e- 1 1. Si verifica che cp(x) .ha


il grafico come in figura 1.17; in particolare q>(x) assume
minimo per x=-±1 ed ha un punto di massimo relativo per x=O.
In figura 1.18 abbiamo di nuovo utilizzato i simboli delle
carte topografiche: sul "cammino" di equaz.ione y=e• la
funzione f(x,y) è crescente per xe(-1,0] e per xe[l,+-); i
punti (l,e) e (-1, e- 1 ) sono di minimo, il punto (O, 1) è di
massimo relativo_

figura 1. l 7

In figura 1.19 abbi.mo sovrapposto, nelle vicinanze del punto


(0,1), i disegni delle figure 1.16 e 1.18. Si vede
chiaramente che il punto (0,1) non è nè di massimo nè di
minimo per la funzione di due variabili f (x, y); infatti,
lungo la curva di equazione y=e• si ha un massimo per x=O
(il valore f(O,l) è più grande dei valori f(x,y), con y=e•
e x (;o!:0) vicino a zero), mentre lungo 1 '-asse y si ha un minimo
per y=l (f(0,1) è più piccolo dei valori f(x,y), con x=O e
y;t:J.). Ancora più precisamente, risulta f (O, 1) =O,
f(O,y)=(l-y) 4
>O per ogni y;t:1, f(x,e")= x 4 -2x 2 <0 per ogni x;tO
33

X
-1

U,gura 1.18

sufficientemente vicino a zero; perciò (O, 1) non è nè massimo


nè minime p~r f (x,y).

Viceversa, i punti di coordinate (1,e) e (-1, e- 1 1 sono di


minimo relativo per f(x,y). La ver{fica è analoga nei due
casi e ci limitiamo al punto di coordinate (x 9 , y 0 ) = (l,e).
Osserviamo il -disegno in figura 1.20; indicato con U
l'intorno di (x 0 ,y 0 ) definito da

U = /(x,y)ER': I x-xo I <1, I y-y. j <1)

(è necessaria una limitazione per I x-x 0


I; non è invece
essenziale una limitazione per I y-y I),
0
scegliamo un punto
generico' (x, y) e U e consideriamo i tre punti di coordinate
(x, y), (x , y ) e (x, e•) come in
0 0
figura 1. 20. Dato che sulla
retta x=costante la funzione y ➔ f (x, y) assume minimo per
y=e", abbi amo

( *) f (X, y) ?. f (X, e•) ;


y

figura 1.19

( x,yl
y --.

Yo -- __ __: (Xo,Yol
I
I
I

(x. e·x) I
l ' I
I I
I
I ,I
I I
I I

figura 1. 20
35

dato che sulla curva y=e• la funzione ~(x)=f(x,e") ha minimo


relativo per x-x 0 =1, otteniamo

Confrontando (*) e (**) deduciamo che f (x, y) ~ f (x 0 , y 0 ) per


ogni (x, y) EU; perciò (x 0 , y 0 ) è un punto di minimo relativo
per f(x,y).

A partire dall'esercizio 1.21 proponiamo la


ricerca dei punti di massimo o di minimo relativo di
una funzione f (x, y) in base al segno · ~elle sue
derivate parziali. Invece gli esercizi posti di
seguito nel paragrafo successivo si riferiscono
inizialmente a funzioni del tipo f(x~y) g(ax+by)

lC. Massimi e minimi relativi con Hessiano nullo

1.12 Sia g=g(t) una funzione derivabile due volte per


ogni teR. Verificare che è identicamente nullo il
determinante Hessiano della funzione di due
variabili f(x,y) = g(ax+by), con a,b e R fissati.

2
[Risulta:::.= ag', fY=bg', da cui f,.=a g", f.f=abg", fYY=b'g".
2
Quindi Hf=[a b 2 -(ab) 2 ]g"=0]

1. 13 Determinare i punti di mass imo o di minimo


relativo delle funzioni

(a) f(x,y) = (2x-y) [3-(2x-y) 2


]

(b) f(x,y) = (x+Sy) 3 + qx + 20y


(e) f(x,y) (.x-y) 4 -18 (x-y) 2

[(a),Ris_ulta f(x,y) = g(2x-y), con g(t) = 3t-t 3 • La derivata


2
prima della funzione g(t) vale g' (t)=3(1-t ), si annulla per
t=±l, è positiva per te (-1, 1) ed è negativa altrimenti.
Il punto t=l è di massimo relativo per g(t), mentre t=-1 è
di minimo relativo: In corrispondenza la retta di equazione
2x-y=l è un insieme di punti di massimo relativo per f(x,y)
(infatti, se (xJ,y 0
) e .1 (x,y) eR 2 :2x-y•l}, cioè se 2x 0 -y 0 =1,
allora

per ogni (x,y) t_ale che 2x-y=t, con t sufficientemente vicino


a t=l). Analogamente la retta di equazione 2x-y=-l è un
insieme di punti di minimo relativo per f(x,y).
(b;• Risulta f(x,y)ag(x+Sy), con g(t)•t 3 +4t. La derivata
prima della funzione g(tl vale g' (tl - 3t 2 +4 e non si annulla
per alcun valore reale di t. Perciò la funzio_ne f (x, y) non
ha nè massimi nè minimi relatlvi.
(c) La retta di equazione·x-y=O è un insieme di punti di
massimo relativo per f(x,y); le rette di equazione x-y =
3/V2 costituiscono 1 'insieme dei punti di minimo per f (x, y) j

1.14 Determinare i punti di massimo o di minimo


relativo delle seguenti funzioni

(a) f(x,y) - senx seny - cosx cosy

(b) f(x,y) I x-y I eY-•

[ (al Ricorda11dc lél formula di addizione del coseno, la


funzione si rappresenta nella f-:>rma f(x,y)=-cos (x+y)=g(x+y),
con g(t) = -cost.
Ne risulta che f(x,y) ha minimi relativi in ogni punto delle
rette di equazione x+y = 2k1t, per ogni intero k, ed ha m·aseimi
relati vi sulle rette x+y = (2k+l) 7t, per ogni ke Z.
(b) Risulta f (x, y) = g (x-y), con g (t) = lt le-'.
La funiione di una vèriabile reale g(t) ha massimo relativo
per t=l ed ha minimo relativo per t•O (dove non è derivabile).
In corris-pondenza la funzione f (x, r> assume massimo relativo
se x-y=l:ed assume minimo lungo la retta di equazione x-y=0]

1.15 Sia g(t) una funzione derivabile due volte per


ogni t>O e sia f (x, y) = g (Yx 2
+y2 ). Verificare che:
(a) tutti e soli i punti critici (x, y) -:I- (0, O)
jf

della funzione f (x, y) soddisfano la condizione


g , ( vx 4+y2 ) = o;
(b) il determinante Hessiano della funzione
f(x,y) si annulla se e soltanto se risulta
g'(Vx 2 +y2 }. g" {Vx2 +y2) = O; in particolare il
determinante Hessiano vale zero in corrisp~ndenza
a ogni punto critico (x,y):;i!: (O, O).

[(a) Le derivate parziali della funzione f(x,y) valgono:

f.= g' (vx2+y2) __ x_, fy=g'(Vx2+y2) __ Y_


. ,Jx2+y2 ,Jx2+y2

e, se (x,y)*0, si annullano contemporaneamente se e soltanto


se g ' ( Vx2+y2} = O.
(b) Ii
determinante Hessiano Hf(x,y) vale:

2
xy
g" ....2S:....
+ g' y g" 2L- g'
x2+y2 {x2+y2)312 x2+y2 (x2+y2)l/2
xy y2 x2
g"~- g' g" --+ g'
x2+y2 ( x2+y2)l/2 x2+y2 ( x2+y2)i12

e, dopo aver effettuato le semplificazioni, si riduce a


Hf(x,yj = g'g" (x2+y')-1121

1.16 Determinare i punti di massimo o di minimo


relativo della funzione f(x,y) q (Vx 2 +y2}, e o n
g(tl definita rispettivamente da

(al g (t) t (t-1) (t-2)

(b) g'(t)

[Occorre determinare i punti di massimo o ,di minimo relativo


di g(t) per t~0.

(a) La derivata di g (t) si annulla per t=l± V3/3; la fun-


zione risulta crescente all'esterno dell'intervallo
[1-V3/3, l+VY/3); il punto l-VJ/3 (>O) è di massimo relativo,
.mentre ìl punto l+V3/3 è di minimo relativo. Occorre inol-
tre tener conto che stiamo studiando la funzione g (t)
nell'intervallo [O,+oo); essendo g(t) crescente per t<l-
·{Ù3, risulta g(O) S g(t) per ogni t E '(O,l-VJ/3 );perciò
t=O è un punto di minimo relativo per la funzione g (t)
nell'intervallo [0,oo).
In corrispondenza, per la funzione di due variabili f(x,y),
otteniamo che la circonferenza di centro (0,0J e raggio
l+V3/3 è un luogo di massimi relativi; la circonferenza di
centro (O, O) e raggio l+VJ/3 è un luogo dì minimi relativ,i;
infine il punto (0,0) (che corrisponde alla circonfeninza
degenere• dì equazione x 2 +y 2 =0) è dì minimo relativo per
f(x,y). Il grafico di f(x,y) è rappresentato in figura 1.21.

fig~ra 1.21 - f(x,y) = g (vx 2+y2 ) con g(t) = t(t-1) (t-2)

(b) La derivata della funzione g(t) si annulla


nell'intervallo [0,+ 00 ) pec t=O, t~V2/2, t=l. La funzione g(t)
i·isul.ta crescente nel! 'intervallo [V2/2, 1] e de;::r.escer.te
in [O, V2/2) e [l,too); il punto t=O è di massimo (a di.fferenza
della funzione studiata in (a), questa vc-lta per t=O la retta
tangente al grafico della funzio~e g(t) è orizzontale; il
punto t=V2/2 è di 'minimo relativo, il punto tacl è di massimo
relativo.
In corrispondenza (0,0) è un punto di massimo per f(x,y) (con
piano tangente orizzontale), la circonferenza x 2 +y 2 =1/2 è un
luogo di minimi, la circonferenza x 2 +y 2 =1 è un luogo di
39

massimi. Il grafico dì f (x, y), i.n un intorno di. (O, 0), è


rappresentato in figura 1.22]

figura 1.22 - f(x,y) = g (Vx 2 +y 2 ) con g(t) = t 2 (9t 2 -6-4t;)

1. 17 Determinare. i punti di massimo o di minimo


relativo delle funzioni

(a) f (Y.., y) = cos (x 2


+y 2 ) (b) f (x, y) = sen (x 2
+y 2 )

[ (a) La funzione ha un massimo relativo nell'origine e sulle


circonferenze cii equazio,1e x 2 +y 2 =2k::, con k=l, 2, 3, ... ;_
inoltre le circonferenze di equazione x 2 +y 2 =(2k+l)7t, con
k=l,2,3 ... , sono luoghi di p;.mti di minimo relativo. Il
grafico della funzione è rappresentato in figura 1.23.

figura 1.23 - f(x,y) = cos(x 2


+y 2 )
40

(b) I punti di massimo relativo sono sulle circonfere·nze di


equazione x 2 +y 2=n/2 + 2kn, con k=0,1,2, ... ; i punti di minimo
relativo sono sulle circonferenze di equazione x 1 +y 2 =
(3/2)n+2kn, con k=0,1,2, ... , oltre ·che nel punto di
coordinate (0,0). Si noti in particolare che (0,0) è un punto
di minimo per la funzione f(x,y) = sen (x 2 +y 2 ), nonostante che
t=O non sia un punto di minimo relativo per la funzione sent,
con teR (ma, t=O è un .punto di minimo relativo per sent
relativamente all'intervallo [O, + '"')). Il grafico di f(x,y)
è rappresentato in figura 1.24)

figura 1.24 - f(x,y)

1.18 Determinare i punti dì massimo ed i punti di


minimo relativo delle funzioni

(a) f (x, y) = 2 log (x 2 +y 2 ) - log2 (x2+y2)


1/t-1
(b) f(x,y) =g(Yx 2
+y 2 ),cong (t) = 2 -

[(a) La funzione non è definita nell'origine degli assi e


diverge a _.., per (x,y) ➔ (C, O) (ed anche se x 2 +y 2 ➔ + '"'); si
rappresenta nella forma f(x,y) = g (Vx 2 +y2 )con g (tl = 4 (logt
- log t). 2 L~ funzione di una variabile g (t) assume massimo
(rel.:1.tivo ed assoluto) per t = ./e; in corrispondenza f(x,y)
assume massimo lungo la circonferenza di equazione x 2 +y 2me.
Il grafico di f(x,y) è rappresentato in figura 1.25.
41

figura 1. 25 - f (x, y) = 2 log (x 2 +y 2 ) - log 2 (x 2 +y 2 )

(b) la funzione g(t) è definita per t~l; perciò la funzione


f (x, y) è definita se x 2 +y 2~1, cioè al di fuori del cerchio
aperto di centro 1 'origine e raggio 1. Nell'intervallo
[ 1, +00 ) la funzione g (t) assume minimo (relativo ed- assoluto)
per t=3/2 ed assume massimo (relativo ed assoluto) per t=l
(dove non è derivabile). In corrispondenza f(x,y) assume
rr.inimo si.:lla circonferenza di equazione x 2 +y 2 =9/4 ed assurr.e
massimo se x 2 +y 2 =1. Il grafico d.t f (x, y) è rappresentato in
figura 1. 26)

1 .19 Determinare i punti di massimo e di minimo


relativo della funzione

[La funzione è definita sulla corona circolare:


4:2

1.26 - f(x,y) = 2 -
'h-1 con t = Vx 2 +y2
l

:igura 1.27 -- f(x,y) = ✓1 - (vx 2+y 2 - 2)2

s~ tal~ corona circolare risulta f(x,y) ~ O; in particolare


f(:{,j,") ·' (I s1.;lla frontiera di~, cioè sulle due cir::::::nferer.zE<
d:. e'!1.:a:(ione x 2 +y 2 =1 e x 2 +y 2 =9, che risultano quindi luogo di
p;.:m:i :ii minimo per la funzione f (x,y) (ed in tali punti la
fu!'lzio:-.e non ammette derivate parziali). La circonferenza di
eq..1az1:re x;+y 2 =4 risulta un luogo di punti di massimo. Il
g1:afic::, di f (x, y), rappresentato in figura 1. 27, è un "toro"
(piu precisamente, è la parte z~O· di un toro che è simmetrico
rispetta al piano x,y); ulteriori proprietà del toro sono
descritte nell'esercizio 5.50)
43

. !I

figura 1.28 - f(x,y) sen (xy)

1. 20 Determinare i punti di massimo o di minimo


relativo delle funzioni

(a) f(x,y) sen(xy)

(b) f (x, y)

[ (a) Gli insiemi di livello della funzione f(x,y),


rappresentata in figura 1.28, sono iperboli equilatere di
equazione xy = costante. In particolare ri:iulta che, per ogni
ke Z:

2 7[
( ( x, y) eR : xy + 2k1t} è un luogo di punti. di massimo
2
·{(x,y) eR 2 : xy = l.. 1[ + 2irn} e un luogo di punti dj minimo.
2
(b) Gli insiemi di livello della funzi.One f (x, yi sono ellissi
di e4uazione x 2 +xy+y'= costante (>O).
In particolare, 1 'ellisse x'+xy+y'=e< è t:n luogo di punti di
minimo (relativo ed assoluto) per la funzione f(x,y) nel suo
insieme di ·definizione { (x,y)eR 2 : (x,y) ,t,. (0,0) }]

1.21 Utilizzando eventualmente il metodo dello studio


del segno di una delle derivate parziali,
44

determinare i punti di massimo o di minimo


relativo delle funzioni

(a) f (x, y) x (x 2 -x-2) 4


+ (x 2 -y) 4
(b) f (x, y) (x-cosy) 6
+ y 2 - rcy

[(a) Evidentemente tra le due derivate parziali della


funzione f(x,y), quella analiticamente più semplice è la
derivata parziale rispetto a y, che vale fy(x,y) = -4 (x 2 -y) 3
e che si annulla per y=x 2 • Risulta inoltre f,>O per y>x 2 e f,<O
2
per y<x ; ciò significa che, fissatd x (stiamo infatti
studiando il segno della derivata parziale rispetto ad y),
la funzione y➔ f (x, y) è decrescente per y<x 2 ed è crescente
per y>x 2 • Qui_ndi la parabola di equazione y=x 2 è una curva di
minimi per x fissato; la figura i.29 schematizza questa
proprietà (le frecce indicano la direzione in cui il cammino
è in salita).

fy < o

figura 1.29

Sulla curva di minimi per x fissato la funzione assume i


valori

q>(X)
45

X1 X2 X

figura 1. 30

In . Lase ai valori in cui la derivata cp' (x) si annulla ed in


base al segno di cp' (x) si trovano i punti x 1 =-l (massimo
relativo), x 2 = (5-V97)/18 (minimo relativo), x 3 =(5+V97)/18
(massimo relativo), x,=2 (minimo relativo), come
s~hematizzato in figura 1.30.
"Sovrapponendo• le figure 1.29 e 1.30 otteniamo due diverse
situazioni per i punti di ascissa x 1 , x 3 (di massimo) e per
i punti x 2 , x, (di minimo); ad esempio, dalla figura 1. 31
relativa al punto di ascissa x 1 , si deduce che il pnnto (x,,
xì) = (-1,1) è ~n punto critico per f(x,y), ma non è nè di
massimo nè di min.i.mo, perché in (-1, 1) si · incrociano aue
curve con "frecce" (direzioni di crescita) discordi (f(-1,1)
risulta minore dei valori f(-1,y) e risulta maggiore dei
valori f (x, y) con y=x 2 e x vicino a x 1 =-l).
Invece il punto di coordinate (x 2 ,x~) è di minimo relativo per
f(x,y) pe~ché, sex è sufficientemente vicino Jd x 2 come in
figura 11. 32 (x 1~x~x ) allora risulta
3

In modo analogo si verifica che il punto critico di


coordinate (x 3
, x3 l nan è né di massimo nè di minimo, mentre
X

figura 1.31

(x, y l

figura 1.32

il punto (x , xi)
4
= (2, 4) è di minimo relativo per f (x, y).
(bl La derivata parziale f. si annulla per x=cosy, che risulta
47

una curva di minimi per y fissato. Su tale curva la funzione

cp(y) = f(cosy, y) = y 2 -7ty

assume minimo per y=Tt/2. In corrispondenza il punto di


coordinate (cos(Tt/2) ,Tt/2) ~ (0,Tt/2) è di minimo per.f(x,y) J

1.22 Determinare i punti di massimo ed i punti di


minimo relativo delle funzioni

(a) f (X, y) 3x 4 + y 4 + 4x 3 y

3 2
(b) f (x, y) l+y (x-arctg y)

[(al La derivata parziale rispetto ad y vale f, - 4(y 3 +x') e


si annulla se e soltanto se y =-x, che risulta una curva di
minimi per x fissato (perché fv~O per y ~ -x). Su tale curva
la fur:zione assume il valore cp (xl = f (x,-x)~ O identicamente;
perciò la funzione è costante sulla curva dei minimi (ad x
fissato) ed ogni xeR è punto di minimo(ed anche di massimo)
per ~(x). Ne segue che la curva y=-x è un luogo di punti ài
minir.10 per la funzione f (x, yJ.
(b) I punti di coordinate (x,y) con x=arctgy e y>O sono di
minimo per f(x,y), ment~e se y<O sono di massimo relativo.
L' oriqine degli. assi è un puntò critico, ma non è nè di
massimo nè di minimo perché f(0,0) = 1 e f(O,y)~ 1 se y~O)

1.23 Determinare i punti di massimo ed i punti di


minimo relativo della funzione

f (x, y)

[La funzione f(x,y) è. definita per ogni (x,y) - (0,0). La


derivata parziale rispetto ad x vale
fx (x,y)

e si annulla, oltre che per y=O, anche sulle rette di


equazione y=x e y •-x (con x.éO). Dal segno di f. si deduce
lo schema in figura 1.33; la retta y=x (x.éO) è una curva di
massimi per y fissato, mentre la retta y=-x (x.éO) e'.!una curva
di minimi per y fissato. Dato che f(x,y) é costante su tali
rette (f(x,±x) • ± 1/2), risulta che y•x (x.éO) è un luogo di
massimi relativi, mentre y=-x (x;éO) è un luogo di minimi
relativi.
Si può verificare il risultato ottenuto anche osservando che,
dalla disuguaglianza (x±y) 2 =x 2 ±2xy+y 2 ~0, si deduce che ±2xy
S: x 2 +y 2 e quindi per ogni (x, y) ;é (O, O) risulta I f (x, y) I S:
1/2; dato che vale l'uguaglianza I f(x,y) I = 1/2 per y=±x
(precisamente f(x,y)=l/2 se y=x e f(x,y) =-1/2 se y=-x), la

f, <O f.< o

f,> o f, > o

figura 1.33

retta yax (x.éO) è un luogo di massimi assoluti (e quindi


ar.che relativi) per la funzione f(x,y) su R2 -{(0,0) }, mentre
la retta y•-x (x;éO) è un luogo di punti di minimo &~soluto.
Per verificare che la funzione non ha altri punti di massimo
o di minimo relativo, si può osservare che il sistema
costituito dalle equazioni f.(x,y)=O, f (x,y)=O ammette come
1
49

figura l. 34 - f(x,y) xy/ (x,+y2)

soluzioni tut.ti." e ·solo i punti gia trovati y=±x, con xi"'O.


Il grafico della funzione è rappresentato in figura 1. 34; si
confronti il disegno, eseguito a_l compute.c, della figura 1. 34
con quello~ eseguito "a mano", della figura 3 .11 della parte
prima del •• volume Gi esercizi)

1. 24 Determinare i punti di massimo o di minimo


celativo della funzione

f(x,y) = x8 - 2x 4 y + y3 - y

[La funzione ha quattro punti critici, di coordinate


1±1,1>, co,±v3!3l. Il determinante Hessiano vale

6
__ ,- 56x - 24x 2y -ax1 1•
Hf(x,y)
I -Bxl 6y

ed in particolare, per (x,y)=(±l,1), risulta Hf(±l,1)=


192-64>0; essendo fYY (±1, 1) = 6>0, i punti di coordinate
(±1,1) sono di minimo relativo per f(x,y).
Al contrario, si vede facilmente che, per x=O, il det~rminitnt.e
Hessiano si annulla. Consideriamo separatamente le rette
pas,9anti per i punti (O,± YJ/3 ) e parallele agli assi
coord.inati; di equazione rispettivamente y = costante =
± YJ/3 e x costante = O. La funzione

g(x) = f
-
(x,± ii.) 3
= x8 -
+
li3 .x4 + costante

ha le proprietà: g'(O) = g"(O)=g 1III 1 (0) = O, g"v 1 (0) = :i: 16Y3;


quindi relativamente al segno+ la funzione g(x) assume
massimo. relativo per x=O e relativamente al segno - assume
minimo. Invece la funzione

h (y) = f (0, y) = y3 - y.

h (± V313) = O, h" (± V313)= ± 2 V3; quindi


0

ha le prop,rietà:
h(y) assume minimo per y = V3/3, mentre assume massirr.o per
y = - '-{3/3,
I risultati di massimo e di minimo che si riferiscono alle
funzioni g (xl - f (x, ± Y3/3) e h(y) = f (0,y) sono schematiz-
zati dalle "frecce" in figura 1.35.
Se ne deduce che· nessuno dei punti (o,± h/3) è'di massimo
o di minimo relativo per f(x,y))

V3 g(xl= f(x,V3/3l
3
{

h(yl= f<O,yl

l'3
3

g(xl = f <x,l'3/3l

figura 1.35·
51

1. 25 OP.terminare i punti di massimo o di minimo


relativo della funzione

f(x,y)

[La funzione ha dué punti critici, di coordinate


(x 1 ,y 1 )=(0,-(54)- 115 ); (x 2 ,y 2 )=(-(3+2 6 -3 3 ,5- 5 J- 115 ,
-(2/5)·
• (3+2 6 ·3 3 ·5-s)- 115 i. Il determinante Hessiano vale

Hf(x,y) =
I
3ox 4 - 60 x 3 y
-15x 4
-15x
-270y4
4
I
Il punto (x 2 , y 2 ) è situato sulla retta di equazione 2x-5y=0;
su tale retta il determinante Hessiano vale Hf=3 2 ·5 2 ( 3 2 •5 4 -1) x 8 •
In particolare Hf (x 2 , y 2 ) >O; quindi, essendo fv (x 2 , y 2 ) <O,
il punto di coordinate (x 2 , y 2 ) è massimo relativo per f (x, y) •
Invece Hf (x,y) = O se x=O, in particolare per (x,y) = (x;,y,).
Fissato y=y 1 la funzione g(x) - :f(x,y 1 ) - x 6 -3y 1 x 5 + costante
ha le proprietà: g'(O)=g"(O)=g 1 II 11 -(0)=g 11 v 1 (0)-0,

g'v'(0)=-3·S!•y 1
;1,0. Perciò g(x) ha un flesso (a tangente
o=izzontale) per x=x,~o e quindi f(x,y) non ha nè massimo nè
minimo nel punto (x 1 , ~ 1 )]

1. 26 Studiare, in un intorno del punto di coordinate


(o, o) , ii comportamento delle funzioni

( a) f(x,y) x:100 + y60 + x3y1S


(b) f(x,y) xlOO + yl4 + X3y1S
(C) f (x, y) x:100 + yl4 + x4y4
(d) f(x,y) XlOO- yl4 + xlyJ
(e) f(x,y) XlCO + ylOO + Jcx49ys1 (kER)

[ (a) Lungo le rette di equazione y=±x la funzione compost,;,


vale qH~)=f (x,±x)=x 100 +x 60 ±x 18 • Le derivate q,I k I , per k=l,2, ... ,
18, in x=O valgono cpli1 (O)-q, 121 (O)= ... -cp 1171 (0)=0, cplltl (0)=±18!.
Perciò il punto x=O è di ~inimo relativo per f(x,x), ed è di
massimo relativo per f(x,-x). La funzione f(x,y) non assume
nè massimo nè minimo in (0,0).
(b) Il metodo di studiare la funzione composta lungo le rette
52

per l'origine non è decisivo, perché lungo tali rette la


funzione assume sempre minimo per x=O. La derivata parziale
fY=yu (14+15x 3y) si annulla, in un intorno sufficientemente
picç:olo di (0,0), soltanto sull'asse delle x(y-0), che
risulta un luogo di minimi per x fissato. ·sull'asse x la
funzione vale f (x, O) =x 100 ed ha m.inimo per x=O. Perciò (O, O)
è un punto di minimo relativo per f(x,y).
(c) Risulta f(0,0) .. 0 e f(x,y):2:0 per ogni (x,y)eR 2 ; perciò
(0,0) è un punto di minimo relativo ed assoluto per f(x,y)
su R2 •
(d) Calcoliamo f(x,y) sugli assi coordinati: dato che
f (x, 0) =x 100 ha minimo per x=O e dato che f (O, y) ~-y 14 ha massimo
per y=O, il punto (0,0) non è nè di massimo nè di minimo.
(e) Lungo le rette per l'origine di equazione y-mx, con meR,
la funzione vale f (x, mx)= (2+km 51 ) x 100 ed è convessa se 2+km 51
:2: O, cioè se ~ - (2/k) 1151 (per k;,!:Q) ed è concava altrimenti.
Il purito (0,0) non è quindi nè di massimo nè di minimo, se
k;i!:0. Invece, se k=O, la funzione si annulla per (x,y)=(0,0)
ed è_positiva altrimenti; quindi (O, O) in tal caso è un punto
di minimo (assoluto))

1.27 Determinare i punti di massimo ed i punti di


minimo relativo della funzione

f (x, y)

[I punti critici della funzione si ottengono risolvendo il


sistema

{x-y) (x2+y2- !) 2 ~ (x-y )2(x2+y'-1) · 2x=O


{
- (x-y) (x2+y2-1)2 + (x-y )2 (x2 +y2-1) · 2y-O

Si ottiene subito che risultano critici tutti i punti della


retta di equazione y=x e della circonferenza di equazione
x 2 +y 2 =1. Tali punti sono di minimo relativo (ed assoluto) per
f (x, y) su R2 , perché in corrispondenza a tali punti la
53

funzione si annulla, mentre ~isulta f(x,y)~O per ogni (x,y)


2
eR •

Sommando membrc e membro le due equazioni del sistema si


trovano, sulla retta x+y=O, anche i punti critici di
coordinate (11"6,- 1/VG} e (-1/VG,1/VG}; essi risultano di
massimo relatiyo per f(x,y), in base a1 seguente argomento:
per il teorema di Weierstrass la funzione continua f(x,y)
assume massimo e minimo negli insiemi chiusi e limitati A,B
(rappresentati in figura 1.36):

figura 1. 36

2
A {~x, y) t::R2: x +y2S:1, x2:y},

2
B ((x,y) eR : x 2+y½;l, x~y}.

La funzione f(x,y) è non negativa e si annulla su tutti


i punti della frontiera degli insiemi A e B; perciò

min ( f(x,y): (x,y) EA) min { f (x, y): (x, y) EB) o


~1 il massimo in entrambi i casi è necessariamente assurito
;:: : 'interno dei due insiemi A e B, rispettivamente nei punti
:..::::.tici di coordinate (11v'6,- 111'6)e (-1/VG,111'6).
:: grafico della funzione è rappresentato in figura 1.37.

: •;, ~ :.:;::erminare i punti di massimo o di minimo


:~_ativo della funzione

f (X, y) XlO (y4-1) + _l_ yl2 + 5y


12

. ;; :u~.:iione ha tre punti critici, di coordinate (O, -5 1111 )


'· =!,-1). Il determinante Hessiano vale_ H(0,-5 1111 )=0,
='.,-1)<0.
~-..:nto (O, -5 1111 ) risulta di minimo relativo]

J • .
1. ✓-·~ :.-<:te;rminare i punti di massimo o d J. minimo
:.':::..ativo delle funzioni

,,,, f(x,y) = x4-xò+ (y-ex) 210g (~+x2)


(":-,, f(x,y) = x 4 -x 6 + (y-ex) 2
log (l+x 2 )

i'•, La curva di minimi per x fissato è y=e•. Su tale curva


55

la funzione vale f (x, e') = x 4 -x 6 e la derivata di tale funzione


si annulla per x=O (minimo relativo) e x=±..f3!2 (massimi
relativi). Soltanto il punto (O,e 0 )=(0,1) è di minimo
relativo per f(x,y).
(b) Come nel caso precedente (O, 1) è un punto di minimo
relativo per f (x, y). Inoltre, a differenza del caso in (a),
anche (O, O) è un punto critico per f (x, y); (O, O) risulta un
punto di minimo relativo per f(x,y), perché:

f(0,0)=0; f(x,y)~x•-x•

e la funzione x ➔ x 4 -x 6 è maggiore od uguale a zero in un intorno


di x=O (assume minimo relativo, con valore zero, in
corrispondenza di x=O))

1. 30 Determinare i punti di massimo ed i punti di


minimo relativo delle funzioni
2
(a) f (x,y) 9-y2 I+ 1.2 (y + log2x)
(bl f(x,y) 9-y2 I - (y - log2x) 2
(C) f (X, y) = ·1x 2 -2 + j_ (ry - X)
4

2
(dl f(x,y) = log2 (x2 -4x) I+ >< ( y - e 2x)
2

<e) f(x,y) elyZ -Sy I - (y - 2log2 (x-1)) 2

(f) f (X, y) el y2 -syl + .1. (y + 2log2 (x-1) )2


2
[ (a) minimo relativo in (2 3 ,-3) e 12· 3 ,+3>;

(b) massimo relativo in (!'o);

(e) minimo relativo in (E, - logz "2);


(d) minimo relativo in (2+vs, - e o21;
I• 514 ,
(eì massimo relativo in (1+2 5/2);
512
(f) minimi relativi in (1+2" ,5) e (2,0))

1. 31 Il criterio, enunciato all'inizio del paragrafo,


56

per stabilire che un dato punto critico non è nè


di massimo nè di minimo, criterio basato sulla
determinazione di due curve regolari (ad esempio
due rette) passanti per il punto critico e con la
proprietà che re~ativamente alla prima curva la
funzione composta ha nil primo caso un minimo e
nell'altro caso un massimo nel punto, tale
criterio:- dicevamo - è solo sufficiente.
In tale contesto si verifichi che la funzione

f(x,y) = x 4 -4x 2y+y 2

{a) ammette come unico punto critico l'origine


degli assi ì
(b) il determinante Hessiano si annulla in (0,0);
(c) lungo ogni retta per il punto (O, 0) la
funzione assume minimo relativo in corrispondenza
dell'origineì
(d) il punto (0, 0) non è nè d,i massimo nè di minimo
per f (x, y) • ·

[(c) Lungo la retta di equazione y=mx la funzione composta


g (x) = f (x, mx) = x 4 -4m 2 x 3 +m2 x 2 hél minimo relativo in
corrispondenza di x=O; infatti, se m~O, risulta f' (O:=o,
f"(0)=2m 2 >0, mentrP., se m=O, la funzione vale g(x)=x' ed ha
ovviamente un minimo per x=U. Infine, lungc la retta x=O,
anche la funzione composta f (O,y)-y 2 assume minimo.
(d) La derivata fr si ar.nulla lungo la parabola di equazione
y=2x 2 , che risulta una curva di minimi per x fissato (fra
l'altro, per x fissato, la fu~zione f(x,y) è una parabola
convessa). La funzione composta vale

ed ha un massimo in corrispondenza.di x=O; perciò il punto


(U,0) non è nè di massimo nè di minimo per f(x,y))
57

1D. Massìmì e mìnimi vincolati

In questo paragrafo proponiamo esercizi sulla


determinazione di punti di mass imo o di mim.mo
relativo per funzioni di due variabili f (x, y), quando
il punto (x,y) è vincolato a variare su di una curva
regolare.
Se ad esempio la curva regolare è definita in forma
parametrica da

x=x(t), y=y(t),

allora occorre determinare i massimi ed i minimi


relativi della funzione composta

Se la curva è definita in forma cartesiana ad


esempio da y=g(x), allora si determinano i massimi
ed i minimi relativi della funzione composta x->
f (x, g (x)) (si procede in modo analogo se la curva è
del tipo x=g(y)),
Se, infine, la curva è definita implicitamente da
una relazione del tipo

g (x,y) = O,

allora, se f ;e g sono funzioni di cla-se C1 , si potrà


utilizzare il metodo dei moltiplicatori di Lagrange,
che consiste nel determinare i punti critici della
funzione di due variabili

(X I y) ➔ f (X I y) + Àg (X, y) ,

dove À è un pa~amet~o reale. Ricordando che (x,y) deve


soddisfare la relazione g(x,y)=O, si è ricondotti a
studiare il sistema di tre equazioni nelle tre
incognite x, y,À:
58

/ fx (x, y) + A gx (x, y) o
fy(x,y) + Agy(x,y) o
\ g(x,y) = O

1. 32 Determ.inare i punti di massimo ed i punti di


minimo relativo della funzione

f(x,y) = xy

al variare di (x, y) sulla circonferenza di


equazione x 2 +y 2 =1.

[É possibile descrivere la circonferenza con le equazioni


parametriche

x(t) = cost, y (t) =sent, con te [0,27t).

La funzione compo~ta

f(x(t),y(tl) = cost sent = ~ sen 2t


2

assume massimo se sen 2t = 1, cioè se 2t=it/2 + 2k7t, cioè ancora


se t=!t/ 4 + k7t.
Nell'intervallo [0,27t) il massimo è assunto se t=n/4 e se
t=(5/4)7t; in corrispondenz11 il punto (x(t), y(t)) sulla
circonferenza vale rispettivamente

Analogamente i punti di minimo sono due e valgono


(fi12, - V2!2)e (- fil2, fi12). Il valore di massimo è 1/2,
mentre il valore di minimo è - 1/2.
Si può procedere con il metodo dei moltiplicatori di
Lagrange, ricercando i punti critici della funzione
f(x,y)=xy, sotto la condizione g(x,yi = x 2 +y 2 -1=0. Il sistema
da risolvere è:
59

fx + À g. = y + À 2x = O
fy + À gy = X + À 2y = 0
{
g • x2 + y2 - 1 - O

Dalla prima equazione si ottiene y=-2Àx che·, insieme alla


seconda .equazion_e, da: x(l-4À 2 ) = O; tenendo conto della prima
equazione, x=O corrisponde a (x,y)=(O,O) e tale punco non
soddisfa la terza equazione e quindi non é accettabile ..
Invece l-4À 2 =0 da À=±l/2, da cui y= +
x. Sostituendo tale
relazione nell-a terza equazione si ottiene 2x 2 =1 e quindi
x•± V2/2.Come in precedenza si trovano i punti di coordinate
(612, ± 612) e (-V2/2, ± 612). ·
Per stabilire quali di questi punti sono di massimo e quali
di minimo relativo, si può osservare che f(x,y) è positiva
nel primo e nel terzo quadrante, è negativa negli altri due
quadranti e si annulla sugli assi coordinati. Quindi,
relativamente all'arco di circonferenza x 2 +y 2 =1 del primo
quadrante, f(x,y) deve avere un massimo assoluto interno;
1 'unico punto critico in tale arco di circonferenza ha
coordinate {612, V2/2), che quindi risulta punto di
massimo. Si procede in modo analogo per gli altri punti.
Proponiamo ancora un metodo di risoluzione: dato che (x,y)
soddisfa la r~lazione x 2 +y 2 -l=O, su tale curva la funzione
vale
f(x,y) xy = xy + l.. (x 2 +y2-1) = 1. (x2+y 2 +2xy) - l. = l.. (x+y) 2 - 1.
2 2 2 2 2
Con tale rappresentazione è facile verificar~ che il minimo
è assunto quar.do x+y=O, cioè sulla retta y=-x (che ha
intersezioni con la circonferenza data nei punti di
coordinate (612, v'?.12)e (- V2/2, V212);analogamente ri-
sulta anche

f (X, y) xy X'j - l_ (x2ty 2- 1\


2 . I

e da tale rappresentazione è semplice dedurre che il massimo


è assunto se x-y=O, cioè sulla retta y~x, che ha intersezioni
con la circonferenza data nei punti

(612, 112/2) -V2/2)1


e (-112/2,
60

1.33 Determinare i punti di massimo ed i punti- di


minimo della funzione f(x,y) con il vincolo
g(x,y) = O, nei casi seguenti:

(a) f(x,y) xy g(x,y) x2+y2-2


(b) f(x,y) xy g(x,y) x 2+4y 2-1
( c) f(x,y) = X g(x,y) x 2+y 2-10
(d) f(x,y) 3x+4y g(x,y) = x2+y 2-2s
(e) f(x,y) -= (x-y) 2 g(x,y) -= x2+y2-1

[ (al punti dì massimo (1, 1) e (-1,-1), punti dì minimo


(1,-1) e (-1,1);
(b) punti di massìmo(:b'2/2, ±V2/4),punti dì mini~o (±1'2/2, +V2/4)
(cl punto di massimo (-lio,o), punto di minimo (--lio,o),
(d) punto di massimo (3,4), punto dì minimo (-3, -4),
(e) punti di massimo(Y2/2, -"212)
e (-V2/2, 612), punti di
minimo (vz12, "212)e (-"212, -'1212') J

1.34 ~eterminare 1 punti di massimo ed i punti ài


minimo della funzione f(x,y) = ax + by, con a,b
pararr.etri reali non contemporaneamente nulli, al
variare di (x,y) sulla circonferenza di equazione
x2+y2.,1.

(In base ai metodci dei moltiplicatori di Lagrange si dAve


risolvere il sistema nelle tre incognite x, y, A:

Si vede dalle pri1,!e due equazioni che A non può essere nullo,
perché a e b non sono contemporaneamente nulli. Si ricavano
i valori

X = - _g_, y= - ..Q.. ,
2A 2A
61

che, sostituiti nella terza equazione, danno a 2 +b 2 =4À2 , cioè


À=±Va2+b 2/2, In corrispondenza risulta x=+a/Va 2+b2,
y=+b/Va 2+b 2 , e ad esempio

f (--a- , _b __ •) = _a_2_ + ~ • Va2+b2.


Va2+b2 Va2+b 2 Va2 +b2 Va2 +b2

Perciò la funzione è positiva in (a~, b/Va


2+b 2 ), che è
un punto di massimo assoluto, ed è negativa in
(-a/Va 2+b 2 , -b/Va 2+b2), che è un punto di minimo assoluto]

1.35 Sia a un parametro reale nori -nullo. Determinare


i punti di massimo e di minimo della funzione
f(x,y) = x ~y 2 , con (x,y) soddisfacente le limi-
tazioni xa+ya=l, x;?O, y~O.

[Notiamo subito che, se a<O, deve essere x*O e Y*O; per cui
in tal caso occorre prendere in considerazione le limitazioni
x>O e y>O.
In base al metodo dei moltiplicatori di Lagrange, occorre
risolvere il sistema

Se a>O, x=O e y=l (e À=-2/o.) è una soluzione. Anche


(x,y)=(l,O) è una soluzione. Altrimenti, per_x,y non nulli,
se a~2, dalle prime due equazioni si ricava x=y e, dalla
terza, 2x"=l, ·cioè x=x o =r 11•. Pertanto risultano critici i I

punti (x 0 ,x 0 )=(2. 11", 2- 110 ), (0,1), (·1,0).


In base al teorema di Weierstrass, la funzione f (x, y) assume
2
massimo e minimo nell'insieme compatto [(x,y)ER :x"+y"=l,
x;::o, y~O J (si ricordi che a:-0). Essendo

f(O,l) = f(l,-0) = 1,
f(X.,X.J .= f(2-1/C1 1 2-l/CI) e 2c2-l/Gj2 = 21-2/c, 1

i punti di coc,rdir,ate (1, O) e (O, 1) sono di minimo assoluto


se 1<2 1- 210 , cioè se 1-2/a>O, cioè ancora se a>2; in tal caso
il punto (x0 ,x 0 ) è di massimo.
Viceversa, se a e (O, 2), i punti (0, 1) e (1, O) sono di massimo
assoluto, mentre il punto (~ 1 x 0 ) è di minimo assoluto.
62

Si vede subito che per aa2 la funzione è costante nell'insieme


consid~rato e tutti i punti sono di massimo e di minimo.
Infine, se a<0·, dato che l'insieme {(x,yieR 2
:x 0 +y 0 =1, x>0,
y>O) è illimitato, possiamo calcolare il limite per x ➔ +"" (ed
in conseguenza y =1-x" ➔ l) di f (XrYl = x 2 +y 2 ~x 2 ,
0
che vale +co.
Perc.i.ò l'unico punto critico (x 0 , y 0 ), non potèndo essere di
massimo assoluto, è (per il teorema di Weierstrass) di minimo]

1. 3 6 Det.erminare i punti di massimo o di minimo


relativo della · funzione f (x, y) = x+y, con le
limitazioni xy=l, x>0, y>O.

[ Si può utilizzare il metodo dei moltiplicatori di Lagrange.


Si pu6 anche studiare la funzione f(x,y) sulla cur~a di
equazione cartesiana y=l/x, con x>0. La funzione composta

ha, per x>O, derivata nulla in corrispondenza <li x=l, ha


derivata positiva per x>l ed ha derivata negativa in (0, 1).
Perciò x=l è un_punto di :ninimoper f(x, 1/x) e (x,y)=(l,l)
è un punto di minimo per la fu_nzione f (x, y), con il vincolo
poste)

1. 37 Determinare i punti di massimo o di minimo


relativo della funzione f(x,y)=xy, con la limi-
tazione x+y=l.

[<•x,y)
= (½-,
}) è un punto di massimo]

1.~B Determinare l'estremo superiore e l'estremo


inferiore. della funzione

al variare del punto (x, y) sulla retta di


equazione 3x+4y = 25.
63

[Componendo la funzione f (x, y) = e- (x2,y1


con y (25-3x) /4 si
ottiene la funzione di una variabile

La derivata di cp(x) si annulla per x=3. Inoltre cp(x) è


positiva per ogni xeR e converge a zero per x ➔ ± oo. Perciò
x=3 è un punto di massimo assoluto per cp(x) ed il valore
massimo vale e-», mentre la funzione non ha minimo ed il suo
estremo inferiore vale zero.
In corr.ispondenza a x=3 risulta y= (25:-3x) /4 - 4. Perciò
(3,4) è un punto di massimo per f(x,y), il massimo vale e-H,
il minimo non esiste e l'estremo inferiore vale zero)

1.39 In relazione all'esercizio precedente,


verificare che il gradiente della funzione f(x,y)
= e-(x'•y2), nel punto di massimo vincolato ( 3, 4) è
ortogonale alla retta 3x+4y=25. ·

1. 40 Generalizzando i precedenti esercizi l. 38 e


1.39, si consideri una funzione f(x,y) di classe
C1 (R2 ) e sia (xo,Yo) un punto di massimo O di minimo
relativo per f(x,y) con il vincolo ax+by+c = O
(a 2 +b 2~0l. Si dimostri che, in ·tali condizioni, il
gradiente di f(x,y) in (x 0 ,y 0 ), se non è nullo, è
ortogonale alla retta ax+by+c~O (che equivale a
dire. che . il gradiente è parallelo al vettore
(a,b)).

(Si può procedere con il metodo dei moltiplicatori di


Lagrange (si veda::.. 'esercizio che segue), oppur.e, supponendo
ad esempio che risulti biO, si può rappresentare la retta con
1 'equazion,e cartesiana y=- (ax+c) /b. In tal caso x 0 è un punto
di massimò o· di minimo relativo per la funzione d~ una
variabile

cp(x) f (x, - axb+c).


64

Perciò la derivata di tp (x) si annulla per x=x 0 ; essendo

risulta bf• (x 0 ,y 0 ) - a fv(x 0 , r0 1 = O ·e quindi i vettori (a,b)


e~(f.- (x 0 ,y 0 ), fY(x 0 ,y 0
)) sono fra loro paralleli)

1.41 Generalizzando l'esercizio precedente, si


considerino due funzioni f (x, y); g (x, y) di classe
C 1 (R 2 ) e sia (x 0 ,y 0 ) un punto di massimo o di minimo
per f(x,y) con il vincolo g(x,y) = O.
Si verifichi che il gradiente di f(x,y) è
parallelo, nel punto (x 0 , y 0 ), al gradiente di
g(x,y), supponendo che tali gradienti siano non
nulli in (x 0 , y ).
0

[Osserviamo che, in base dl teorema delle funzioni implicite,


in un intorno di (x 0 ,y 0 ) il vincolo g(x,y)=O è rappresentabile
mediante una funzion~. Per il metodo di moltiplicatori di
Lagrange, in (x., y 0 ) valgono le relazioni

f. (xo, Yo) + À g. (xo, Yo) = O


fy (xo, Yo) + À gy (xo, Yo) = O

Dato che il gradiente di f(x,y) in (x 0 ,y 0 ) è non nullo, una


delle due derivate parziali, ad esempio .fv (x 0 , y 0 ), è non
nulla; dalla seconda equazione risulta che anche À e gv(x 0 ,y 0 )
non sono nulli e ~1 ha

À. =_ fy (xo, Yo)
gy (xo, Yo)

Sostituendo tale valore di À nella prima equazione si ottiene


la relazione di parallelismo cercata.
Più rapidamente, con il linguaggio delle matrici si può
osservare che il vettore non nullo (1, À) è soluzione del
65

sistema lineare e omogeneo scritto in preceden2a, Perciò,


per il teorema di Rouchè-Capelli, la matrice dei coefficienti

fx (Xo, Yo) gx (Xo, Yo) )


( fy (Xo, Yo) gy (Xo, Yo)

ha determinante uguale a zero, che e la relazione di


parallelismo cercata]

1.42 Determinare i punti critici della funzione


f(x,y)=x-y con la condizione

[Con il metodo dei moltiplicatori di Lagrange, per il valore


del parametro À = -1/3 si trova il punto critico di coordinate
Cl, -1) l

1.43 Calcolare i valori ed i punti di massimo e di


minimo assoluto delle funzioni f (x, y) seguenti
con il vincolo indicato:

(a) f (x, y) (x-2yy sulla x +


4 3
= lcurva
2
L
(b) f (x, y) (3x+2y)2 sul la curva 4x 2 + y 2 = 4

[ (a) min f=O in {V3,612) e (-6, -612);


max f=l 6 in ( 1, -3/2) e (-1, 3/2) .

(b) min f=O in (4/5, -6/5) e (-4/5, 6 / 5) ;


max f=25 in (3/5, 8/5) e (-3/5, - 8/5) I
òb

1.44 Generalizzando l'esercizio precedente,


determinare i valori ed i punti di massimo e di
minimo assoluto della funzione

f(x,y) 2
(ax+by)

sulla curva di equazione

x2 y2
- + 1,
cx2 82

essendo a, b, cx, P parametri reali non nulli.

[Con il metodo dei moltiplicatori di Lagrange si ottiene il


valore massimo

ed il valore minimo

fm1n = O nei punr.i ( bcxB 2 2 -ao:B


Va2cx2 + b 13

lE., Massimi e minimi assoluti

Di fondamentale importanza è il seguente:

'l'EOREMA
. DI WEIERSTRASS. - Una funzione continua su .

di un insieme compatto AcR" assume massimo e minimo


su A.
67

Per mezzo del teorema di Weierstrass talvolta è


possibile stabilire se un dato punto critico per una
funzione è di massimo o di minimo. Citiamo ad esempio
il caso (già considerato nell'esercizio 1.27) di una
funzione di due variabili f(x,y) che si ànnulla sulla
-frontiera di un insieme compatt~ A, è non negativa ed
ha un solo punto critico all'interno di A; tale punto
critico risulta necessariamente ·un punto di massimo
(perché il minimo di f (x, y) è assunto su tutti i punti
della frontiera di A ed il massimo, esistente in base
al teorema di Wei~rstrass, è necessariamente-interno
ad A).
Il lettore costruisca un ragionamento analogo per
risolvere il seguente esercizio:

· 1. 45 Dimostrare la seguente generalizzazione del


teorema di Rolle: sia f(x), con xeRn, una funzione
continua su di un insieme compatto A (con interno
non vuoto) e differenziabile all'interno di A.
Se f(x) è costante sulla frontiera di·A, allora
esiste un punto interno ad A dove il g~adiente di
f(x) si annulla.

[Se la funzione è costante il gradiente é ovunque nullo.


Altrimenti, in base al teorema di Weierstrass, f(x) assume
massimo e minimo su A ed al~eno uno dei due è intarno ad A;
infatti, se un punto di massimo a~soluto x 1 ed un punto di
minimo x 2 fossero sulla frontie~a; indicando con c il valore
ccstante che la funzione f(x) assume sulla frontiera,
avremmo:

per ogni xeA e quindi f (x) sarebbe costante (•c) in A. La


conclusione segue dal fatto che ogni funzione differenziabile
ha gradiente nullo in corrispondenza ai punti di massimo o
di minimo interni]

Nella ricerca dei valori (e dei punti) di massimo


e di minimo assoluto per una funzione differenziabile
in un . insieme A (che supponiamo abbia frontiera
68

regolare) è spesso possibile prescindere ~~lla


determinazione se un dato punto critico è di massimo
o di minimo relativo.
Generalmente per ricercare i massimi ed i minimi
assoluti si può seguire il metodo seguente: si
determinano preliminarmente i · punt.i critici della
funzione all'interno dell'insieme A; successivamente
si determinano i punti critici sulla frontiera di A.
Supponiamo'che tali punti critici siano in numero
finito; allora si determinano i valori che la funzione
assume in corrispond~nza ai punti critici trovati. Il
pit grande di tali valori è il massimo assoluto ed il
più piccolo è il minimo assoluto.
Come·si vede, nello schema sopra proposto non è
richiesto lo studio dei punti critici interni ad A.
In particolare, non si richiede di stabilire se un
dato punto critico interno ad A è di massimo o di
minimo relativo.
Se poi la funzione non è differenziabile in un
numero finito di punti di A, o se la frontiera di A
è una curva regolare a tratti (cioè regolare con-
1 'eccezione di ·un numero finito di punti), òccorre
calcolare anche i valori che la funzi~ne assume in
corrispondenz~ a tali punti e, come in precedenza,
scegliere il più grande ed il più piccolo tra tali
valori.
Negli esercizi seguenti esemplifìchiamn il metodo
proposto.

1. 4 6 Determinare i valori di massimo e di minimo


assoluto della funzione

f(x,y) = x 2 + xy + y2

,, 1 variare del punto (x, y) rispettivamer.t~:

(a) nel cerchio A= {x 2 +y 2 ~1}


(b) nel quadrato B={-2$x$2; -2~y~2}
69

(e) nel quadrato C={-1:Sx:S2; -2:Sy:Sl}


(d) nel rettangolo D= {-2:Sx:S2; l:Sy:S2}

[ Ca) Il gradiente della funzione f(x,y) si annulla nel punto


(O, O), che è interno al cerchio A; in corrispondenza la
funzione assume il valore f (0, O) =O. Parametrizzando la
frontiera di A con le equazioni

x(t)=cost, y(t)=sent, te [0,2n)

si ottiene la funzione composta

f (x (t), y (t)) - 1 + cost sent - 1 + l. sen 2t


2
che assume massimo quando la funzione seno vale led assume
minimo se sen 2t = -1,
Perciò sulla frontiera di A il massimo ed il minimo di f
valgono rispettivamènte 1+(1/2) = 3/2 e 1-(1/2) = 1/2,
Tenendo anche in conto il valore f(O, O), il massimo assolu_to
della funzione f Cx, y) nel cerchio A vale 3/2, mentre il
minimo assoluto vale zero.
(b) Come in precedenza, il gradiente della funzione si
annulla in (0,0), che è interno a B ed in corrispondenza
f(O,O) = O. Sul lato del quadrato con y =costante= 2 la
funzione vale

f(x,2) = x 2 + 2x + 4, - 2~x:52,

ha minimo f (-1, 2)=3 in corrispondenza di x=-1 (dove si


annulla la derivata) ed agli e:itremi valP. f(-2,2) = 4, f(2,2)
= 22. Sugli alt~i lati del quadrato la funzione assume gli
stessi valori di massi~o e di minimo Quindi in definitiva
il massimo assoluto di f(x,y) vale f(2,2) = f(-2,-2) = 12 ed
il minimo assoluto vale f(O,O)=O.
(c) I valori della funzione da confrontare sono:
punto critico interno: f(O,O)=O;
sul lato y=l (-1:5~2): f(-1,1) = 1, f (- 1/2, 1)
= 3/4, f(2,1) = 7:
sul lato x=2 (~2~y~l): f(2,-2) = 4, f (2, -1) = 3, f(2,1) = 7;

sul lato y= -2 (-1~~2): f(-1,-2) = 7, f (1, -2) =


= 3, i'(2, -2) = 4;
sul lato x= -1 (-2~r-1): f(-1,-2) 7, f (-1, 1/2) =
• 3/4, f(-1, 1) = 1;
il massimo assoluto vale 7 ed il minimo assoluto è O.
(d) Il punto (0,0), dove si annulla il gradiente, è esberno
all'insieme D e quindi non deve essere pres~ in
considerazione. Il massimo assoluto di f (x, y) in D vale
f(2,2)-12, mentre il minimo assoluto vale x(-1/2,~) = 3/4]

1. 47 Determinare il massimo ed il minimo assoluti


della funzione

f ( x, y) = x 2 y + · xy 2 - xy

nel triangolo· T in figura 1.38, definito da:

2
T={ (x,y)eR :x~O, y~O, x+ySl}.
y
...
1'

x=O

figura 1.38

[La fun;:ione ammette i punti critici (0,0), (0,1), (1,0),


(1/3, 1/3). Soltanto l'ultimo di tali punti è interno al
triangolo T ed in corrispondenza la funzione vale f(l/3,
, ...

1/3) = - 1/27. Inoltre f(x,y) è identicamente nulla sulla


frontiera di T. Perciò il massimo assoluto di f(x,y) è zero
mentre il minimo vale -1/27)

1.48 Sia r un parametro reale positivo. Determinare


il massimo ed il minimo assoluti delle seguenti
funzioni con il vincolo indicato:

(a) f(x,y)=x 2+y 2, con (x,y): x4+y4::;;r4


(b) f (x, y) =x 4+y 4, con (x,y) x2+y2::;;r2
(c) f (x, y) =x 3 +y 3 , con (x,y): x2+y2::;;z:2

[ (a) La funzione f(x,y) ammette il punto critico (0,0), che


è interno all'insieme (x 4 +y•~r 4 ), ed il valore corrispondente
assunto dalla funzione è f (O, O) =O. Determiniamo i punti
critici della funzione ristretta alla frontiera x'+y'=r• con
il metodo dei moltiplicatori di Lagrange: si tratta di
annullare il gradiente della funzione g(x,y) = f(x,y) + À
(x 4 +y 4 -r 4 ); si tratta cioè di risolvere il sistema:

q. = 2x + 4 À x3 = 2x (1 + 2 À x2) • O
f 9y = 2y + 4 À y 3
= 2y (1 + 2 À y 2) • O
x4 + y'' ... r4
\

Non pot~ndo essire contemporaneamente x=y=O (a causa della


terza equazione) si trova ad esempio x=O, y'=r' da cui y=±r
(e À. = -1/ (2r 2 )); analogamente, per lo .stesso valore del
parametro À, (x,y) = (±r,O) è un'altra soluzione. Infine, per
x=±y (e À =-1/ (2x 2 )) si ottengono i punti

In corrispondenza a tali punti la funzione vale V2 r 2 ,men-


tre risulta f(O,±rJ = f(±r,0) = r 2 • Quindi il massimo assoluto
I .t,

vale,~ r~ mentre il minimo assoluto vale zero.

(b) min f-f(0,0)=0, max f = f(0,±r) - f(±r,0) = r•.


(cl min f~f(0,-r)=f(-r,0)=-r 3, max f ~ f(r,0) = f(0,r) r 3]

1.49 Determinare il massimo ed il minimo assoluti


della funzione f (x, y) = x6 +4y 6 nel cerchio di
centro l'origine e raggio 1.

[min f=0, max f=4]

1.50 Determinare il massimo ed il minimo assoluti


della funzione

f (x,y) =I x 1114 +Iy 1114

nell'insieme { (x,y) e R2 : x 2 +y 2 :5:2).

[Il minimo vale zero ed è assunto in (0,0), dove f(x,y) non


è differenziabile (nè derivabile). Il massimo vale 2 ed è
assunto nei punti (1,±1) e (-1,:H)]

1. 51 Determinare 'il massimo ed il minimo assoluti


della funzione

[L'unico punto critico di f (x, y) è 1 'origine degli assi, dove


la funzione si annulla, Sui due lati del quadrato con y=±l
la funzione vale f(x,±l)=x1±(3+x2) e la derivata f,(x,±1) =
x (3x±2) si annulla per x=0 e per x=+2/3; in corrispondenza
la funzione vale f(0,±1)=±3, f(2/3,-1) = -85/27, f(-2/3,1)=
65/27.
73

Sui due lati del quadr.ato con x=±l la funzione vale f(±l, y)
= ±1+3y'+y e la derivata fY (±1,y)=9y 2+1 non si annulla. Infine
sui vertici del quadrato la funzione assume i valori:

f(l,l) - 5, f(l,-1) = -3, f(-1,1)=3, f(-1,-1)= -5.

Risulta quindi che max f=5 e-min f=-5]

1.52 Siano a,b numeri reali fissati. Si definisce


norma della funzione lineare (o funzionale
lÌneare) f(x,y) definita su R2 da f(x,y) = ax+by,
la quantità:

Il f Il = max { f (x, y):

Calcolare Il f Il in funzione dei parametri a, b.

· [Risulta Il f Il = Va 2+b2 • Infatti, .se i parametri a,b non sonc,


contemporaneamente nulli (ed in tal·caso il massimo di f è
ovviamente nullo), con il metodo dei moltiplicatori di
Lagrange si trova, come -indicato nell'esercizio 1.34, che il
massimo sulla circonferenza vale

t(•-a
'Va+b 2 2 '

Si può dedurre il risultate an~he dalla disuguaglianza di


Cauchy-Schwarz; infatti, essendo x 2 +y 2 Sl, si ha

inoltre, per (x 0 ,y 0
) = (-a-,
Va Ya 2+b2
_b_)
2+b2
(si noti che x~+y~-= 1)

risulta f(x 0
,y 0
) =Va 2+b2 •

Perciò 11 f 11 = max (f (x,y): x2+y2 Sl] = Va2 +b 2 ]


74

1. 53 Determinare i valori di massimo e di m~nimo


assoluto della funzio~e

xy
f (x, y)

nel cerchio di raggio 1 e centro (0,0).

[Come nell'esercizio l.8(a) si verifica che l'unico punto


critico di f(x,y) è l'origine degli assi deve '1a funzione si
annulla. Il massimo ed il minimo sono assunti sulla frontiera
(in (1tv'2~11./2) e (-l/V2, -11"2)), dove la funzione vale f (x, y)
=xy/2, e sono dati rispettivamente dai velcri 1/4 e -1/4)

1. 54 Determinare, al variare del parametro k>O, il


massimo assoluto della funzione

f(x,y)

nell'insieme {(x,y) eR 2 : lxi::; k,

[La funzione ammette i punti critici (±1/3, O), i0,±1). I due


punti (0,±1) sono sempre sulla frontiera dell'insieme dato
per ogni valore di k, mentre i punti (±1/3, 0) sono interni
se e solo se k>l/3; in tal caso oc,corre prendere in
considerazione i corrispondenti valori f(l/3,0) = -2/9 e
f(-l/3,0)a2/9.
Per lyl = 1 la funzione vale f(x,±1)=3x 3
, è monotòna e assume
quindi massimo e· minimo agli estremi con i valori f (k, ±1) =3k 3 ,
3
f(-k,±1)=-3k •

Per Ix 1· - k la funzione vale f (±k, y) = ± [3k 3 +k (y 2 -1)]: i


valori estremi sì ottengono per y,• O e y • ±1 e valgono
±[3k 3 -k] e ±3k 3 • Perciò sulla frontiera occorre confrontare
.i. quattro valori

t evidente che il primo fra tali valori è più grande del


75

secondo, e così il terzo rispetto al quarto. Il primo è


maggiore c:jel terzo se· 3k 3 >-3k 3 +k, e ciò avviene se k> 1/16 .
Quindi, se k< 1/16 il massimo sulla frontiera vale -3k 3 +k.
Se l/3<k<l/'16 occorre confrontare il valore 2/9 con -3k 3 +k.
La funzione· g (k) • -3k 3+k ha derivata g' (k) =-9k 2 +1 negativa
per k>l/3; perciò g(k) S g(l/3) = 2/9 per ogni k~l/3.
Infine, per k> 1/16 , risulta 3k 3 >2 / 9 se k> 3./213
Riassumendo, s·i ottiene il seguente schema:

se O<k S 1. ⇒ max f = k - 3k 3
3
se !. S k S Yi_ ⇒ max f = Z.
3 3 9
se ~ < k ⇒ max f = 3k 3

3

Il grafico della funzione è rappresentato in .figura 1.39)

figura 1.39 - f(x,y) = 3x 3 -!-xy2 -x

1. 55 Determinare i valori di massimo e di minimo


assoluto della.funzione

2 2
f(x,y) = -12xy - ~x ) (9-16y )

nell'insieme { (x,y) E R2 : I X I $ .1_ t I Y I $ _1 } •


3 4
76

2
figura l.40 - f (x,y) = -12xy - Y(l-9x ) (9-16y~)

[Risolvendo il sistema fK=fY=O si verifica che la funzione


ammette come critici tutti i punti della retta di equazione
9x-4i·=O; su tale retta la funzione è costante• -3.
La funzione risulta lineare (cioé il suo grafico è un
segmento di retta) su ogn.i lato del retta'.lgolo di ·definizione,
Il massimo si ottiene ai vertici (1/3,-3/4) e (-1/3, 3/4) e
vale 3; il valore minimo è -3. Il grafico della funzione é
rapprP.sentato in figura 1.40]

1. 56 Determinare 1 'estremo superiore e l'estremo


inferiore (ed il massimo ed il minimo, se
esistono) della funzione

f(x,y) = 1
x2-xy+y2

nt"ll 'insieme A={ (x,y) ER 2 : x 2+y 2~1}.

[Si osservi che la funzione è definita in A, perchè, dalla


77

relazione x 2 +y 2 -2xy~O, segue che

e quindi il denominatore di f(x,y) non si annulla; inoltre


f(x,y) S 2 per ogni (x,y) eA,
Il massimo di f(x,y) é uguale a 2 ed é assunto sulla frontiera
di A, per x=y-~/2. Dalla stima precedente_ si ottiene anche
che

O< f(x,y) • -- 1~- s-2-


x2-xy+y2 x2+y2

e quindi f (x, y) ➔ O per x 2 +y 2 ➔ + oo, Perci6 1 'estremo inferiore


di f(x,y) in A vale zero e non è un minimo]

1.57 Nella striscia {(x,y) ER 2 :0:s;x~2} .determinare


l'estremo superiore e l'estremo inferiore delle
funzioni

(a) f (x, y)

(b) f (x, y) _l_ + _1_


2
5-x 1+y2

[ (a) Le derivate parziali di f(x,y) si annullano all'interno


della striscia soltanto nel punto (x,y) (1,0) ed in
corrispondenza la funzione vale f(l,O) = l,
Sulla frontiera la funzione assume i valori f(O,y) = J e
f(2,y) = 4y 2 -8; ques~'ultima funzione di y &ssume minimo per
y=O e f (2, O),, -8, mentre d.i.verge a +00 per y➔±oo: In definitiva
-8 é ,il valore minimo di f (x, y) nella striscia, mentre
1 •estremo superiore vale +oo.
(b) Il mass,i.mo di f (x, y) vale 2 e si ottiene per (x,y) = (2, 0).
L'estremo inferiore vale 1/5 (ed è uguale al limite di f(O,y)
per y ➔ ± 00 )]
1.58 Siano a,b due parametri positivi; verificare che

2 2
sup {(ax 2 +by2) e-{x+Y )}
(x,y) eR 2

[Se a=b la funzione si rappresenta nella forma f (x, y)


e-t, con t=x'-+y 2 , ed il massimo
a (x 2 +y 2 ) e- (-2.,.2) = at (relativo
ed assoluto) della funzione g(t) = ate-t per t~0 si ottiene
per t=l e vale g(l)=a/e.
Se a~b, gli unici punti critici della funzione sono (0,0)~
(0,;!:1), (±1, 0) ed in corrispondenza la funzione ass1..me i
valori

f(0,0)=O, f(0,±l)=be- 1, f(±l,0) = ae- 1•

Infine f (x, y) ➔ O per x 2 +y 2 ➔ + Perciò 00 • il minimo -della


funzione f (x, y) su R2 vale zero, mentre il massimo va~.e max
jae- 1 , be- 1 ) = max {a,b)/e)

lF. Massimi e minimi delle funzioni di tre o più


variabili

1. 59 Verificare che il massimo assoluto della funzione


di tre variabili reali

f ( x, y, z) = xyz 3
,

sotto la condizione x 2 +4y 2 +2z 6 :::; 6, è uguale ad 1.

[Tutti i punti critici della funzione sono del tipo (0,0,z),


con zeR, e (x,y,0), con (x,y)eR 2 ; in corrispondenza ~a
funzione f(x,y,z) si annulla. Perciò, dato che la funzione
assume anche valori positivi, il massimo, certe, esistente in
base al teorema di Weierstrass, è assunto sulla frontiera.
Utilizzando il metodo dei moltiplicatori di Lagrange,
79

determiniamo i punti critici (con x 2 +4y 2 +2z 6 •6) di

cioè risolviamo il sistema:

yz3 + 2Àx o
[°' xz 3 + BÀy o
I
gy
3xyz 2 + 12 Àz5 o
g,
x 2 + 4y 2 + 2z 6 = 6

Il massimo assoluto non è certo assunto se una delle


componenti (x, y, z) è nulla, perch.è altrimenti anche f (x,y, z)
si annulla; in tal caso, ricavando 1 dalle prime tre equazioni
otteniamo

da cui x 2 =4y 2 e z'=2y 2 • Sostituendo nella quarta equazione


troviamo infine 2y 2 =1, da cui y~ ±-.f5.12, x= ± ../2, z 3 =±1. Il
prodotto dei tre valori positivi, uguale ad 1, è il massimo
di f(x,y,z) nell'insieme dato)

1. 60 Determinare il massimo ed il minimo assoluto


del~a funzione f(x,y,z) - x 4+y 4 sotto la condizione
x 2 +:,/+z 3 ~ 3.

[La funzione è indipendente da z; perciò possiamo considerare


z come parametro e studiare la funzione di due variabili
f=x 4 +y 4 con la condizione x 2 +y 2 ~ 3-z 2 (pensando il secondo
membro fissato). Come nell'esercizio 1.48(b), con r 2 =3-z 2 , si
80

trova che il miniyio di f vale zero ed il massimo vale


r 1a(3-z 2 ) 2 , Il massimo rispetto al parametro z (con la
condizione 3-z 2
~ 0) si ottiene per zaQ ed il valore massimo
è 9]

I. 61 Determinare il massimo ed il minimo as s·oluto


della funzione di quattro variabili reali

sotto la condizione xi + x~ + xi + x~ S 1.

[Per determinare i punti critici di f occorre risolvere il


sistema fx 1 =f..,= fXJ = fx,, = O.
Risulta ad esempio fx 1 • 2 (3x 1 +x 2 +x 3 +x,) = O, . mentre per somma
si ottiene

da cui necessariamente Y. ~0.


1
Analogamente risulta x 2 =x 3 =x,=O,
Perciò l'origine degli assi è l'unico punto critico per la
funzione P. risulta in corrispondenza f=O. Con il metodo dei
moltiplic~tori di Lagr~nge, determiniamo i punti critici
sulla frontiera della funzione

Si pu6 procedere per g come in precedenza per f; in


particolare, la condizione gx1 + gx, + g.,+ g,.. = (12 + 2À.)
(x 1 +x 2 +x 3 +x,J =_O è soddisfatta per À.•-6.
Per tale valore di À. si trova poi ~:,=x2 =x 3 •x, • ±1/2 che sono
punti di massimo. ,In definitiva il massimo di f vale 6 ed il
minimo di f, assunto nell'origine, vale zero)

1.62 Determinare i punti critici della funzione


f (x,y,z) .:...x_ + y + _z_
x+y y+z z+x

nell'insieme {(x,y,z) ER 3 : x>O, y>O, z>O}.

(La funzione è omogenea di grado zero, cioè f(tx,ty,tz)


f(x,y,z) per ogni t>O. Perciò, se (x 0 ,y 0 ,z 0 ) è un punto critico
per f, anche (tx 0 , ty 0 , tz 0 ), per ogni t>O, lo è. I punti
critici sono soluzioni del sis_.1:ema

fx = _Y_ - _z_ a O
(x+y)2 (z+x)2
I fy a _z_ - _x_ = o

l
(ytz)2 (x+y)2
fz = _x __ _ Y_= O
(z+x)2 (y+z) 2

Si vede facilmente che, ad esempio, la terza equazione é


conseguenza delle prime due; perciò le prime due equazioni
determinano completamente le soluzioni del sistema dato.
Svolgendo i calcoli, si verifica che, nel! 'insieme dato, gli
unici punti critici sono del tipo (x,y,z), con x=y=z>O)

J..63 Sia f:R 4 -tR defini.ta da f(x 1


,x 2 ,x 3
,x 4
) = x 1x 4 - x 2 x3 •
Calcola.re

[ Il valore massimo vale 1/2. Proponiamo due metodi di


risoluzione; 11 primo· si basa sulla verifica diretta, il
secondo,è il metodo dei moltiplicatori di Lagrange.
Essendo 2x 1 x 4 :S ~+xi,-2x 2 x 3 :S ,d+x~, risulta anche
se xi + xi + xJ + xi • 1. L' uguaglianza vale, ad esempio, se
(x 1 ,x 2 ,x 3 ,x 4 ) = ('1/2, -1/2, 1/2, 1/2).
Con il metodo dei moltiplicatori di Lagrange si considerano
i punti critici dalla funzione g=.,f(x 1 ,x 2 ,x 3 ,K 4 ) +
).,(1-x}-x~-x3-xi}, cioè le soluzioni del sistema

gx:1 = X4 - 2Ax 1 = O
gxz = -x3 - 2Ax 2 • O
( gKJ • -x2 - 2À.x3 = O
g"-4 = X1 - 2A.K4 • 0

Confrontando la prima
e l'ultima equazione abbiamo
x 4 -2A.x 1 •2A.(2Ax 4
)=4A. 2 x 4 ,
da cui x,=O, oppure A= ± 1"/2.
Continuando in modo - simile e tenendo presente anche la
condizione ,q+x~+xhxi-1, si trovano i punti critici

In corrispondenza, il massimo di f vale 1/2, il minimo -1/2)

4
1. 64 Per ogni vettore X=- (x 1 , x
2
, x3 , x4) ER si definisce
come determinante dix la quantità:

Xl
det x = det (
X3

Come al solito, il modulo di x è la quantità


I x I = ( x1+x2+x3+X4
2 2 2 2)112
.

Dimostrare ehe

I det x I '5 l. I x 12 ,
2

[La disuguaglianza è ovvia per x=O; perciò basta provare che

f(x) • I det x I~!., v'xeR' - (e).


I X 12 2
83

Sia ldet xl che lxl 2 sono funzioni dix omogenee di grado 2;


quindi f (x) è una funzione omogenea di grado zero, cioè f (tx)
= f(x), per ogni t>O.
In particolare, per t=l/ Ix I (si ricordi che x;t:0), risulta
f (x/ Ix I) =f (xl, cioè i valori assunti da f (x) sono tutti e
soli i valori assunti da f(y), con y=x/lxl, che è un generico
vettore di modulo 1. Quindi

max {f(x): xeR 4 -{0)} = max {f(y): lyl .. 1).

Il massimo a secondo membro è stato calcolato (a meno del


valore assoluto) nell 'ese!'.cizio 1.63 e vale 1·/2)

1. 65 Sia a= (a 1 , a 2 , ••• , a.) un vettore fissato in R" e si


consideri la funzione lineare di n variabili

+ ... + anX n

(si noti che f è il prodotto scalare di a per x= (x 1 ,


x2 , ••• , x0
): f (x) = (a, x)}. Si calcoli la norma di
f, definita da

[Pro~edendo come nell'esercizio 1.52 si verifica che

12
Il f Il= I a I"' (ai+a~+ ... +a~)1 •

Ad esempio, in base alla disuguaglianza di Cauchy-Schwarz,


x I= (xt+x~+..• +xU ' ~ 1, risulta
1 2
dato che

I f(x)I = j(a,x)j :S jal · jxl :S !al

e l'uguaglianza vale per X"'a/lal se a;t:O (altrimenti, se a=O,


risulta ovviamente Ilf Il=O)]
84

1. 66 Sia a= (a 1 , a 2 , ••• , an) un vettore non nullo di· R" e


si consideri la funzione quadratica

n
f (x) = I, a1ajX1Xj, con x= (x1, x2, ••• , Xn) .
i,j=l

Determinare:

(a) il minimo di f (x) su R";


(b) il massimo di f (x) nell 'ins~er,,e {xeR"; lx I $
1} •

[Il lettore in difficoltà consideri preliminarmente il caso


n-2, in cui

2
f (x1, x2) = :E a1 aj x1 Xj = ai xf + 2a1 a.2 x1 x2 + a~ x~.
i, j•l

La funzione f(x) si può rappresentare nella forma

perciò il minimo di f(x) su R" si ottiene quando (a,x)=O, cioè


quando x è ortogonale ad a, ed il valore minimo vale zero.
Il massin,o di f(>e) per lxls1 vale lal 2 ; infatti:

e 1 'uguaglianza vale per x=±a/ Ia I J


Capitolo 2

MISURA ED INTEGRAZIONE IN Rn

2A. Cenni di. topologia in Rn

Indichiamo con dn la metrica euclidea in R", definita da

OVe X=(X 1 , • • .,X 0


) e y=(y 1 , •• •rYn) •
Un sottoinsieme A di R" si dice aperto se, per _ogni xeA,
esiste un cerchio aperto B (x, r) ={ye R": dn (x, y) <r) contenuto
in A.
Dunque A è aperto se è unione di cerchi aperti o,' ciò
che è lo stesso (ved. esercizio 2. 9 del vol. 2°, parte prima)
se è unione di intervalli ap·erti.
Un sottoinsieme C di Rn è chiuso se il suo complementare
è aperto.
L'insieme degli aperti di R" gode delle seguenti
proprietà:
I

(i) l'insieme vuoto 0 e l'insieme R" sono aperti;


(ii) l'interse7ione di due aperti è un aperto;
(iii) l'unione di una famiglia di aperti è un aperto.

e prende il nome di topologia usuale in R".


86

Un sottoinsieme I di Rnè un intorno del punto x, se


esiste un aperto AçI, tale che xeA.
Un punto xeRn si dice interno al .sottoinsieme X di R",
se X è un intorno di x. L'insieme X0 dei punti interni a
X si chiama interno di X ed è il più grande aperto contenuto
in X. Perciò un insieme A è aperto se e s_olo se coincide
·con il suo interno.
Un punto xeR" si dice aderente all'insieme X, se ad ogni
intorno dix appartiene almeno un punto di X. L'insieme
X dei punti aderenti a X si chiama chiusura di X ed è il
più piccolo chiuso contenente X. Perciò un insieme C è
chiuso se e solo se coincide con la sua chiusura.
Un punto xeR" si dice di frontiera per X, se esso è
aderente a X e al complementare -X di X. L'insieme ax dei
punti frontiera per X si chiama frontiera di X, e si ha

ax=xn (4·
Un punto xeR" si dice di accumulazione per X se, per ogni
intorno I dix, si ha I lì (X-{x))*0. L'insieme D(X) dei
punti di accumulazione per X si chiama derivato di X e si
ha
X = XUD (X).

P_~rciò un insieme è chiuso se e solo se contiene j 1


proprio derivato.
Utili sono anche le seguenti definizioni. Sia X un
sottoinsieme -di R". Un sottoinsieme di X si dice aperto
(risp. chiuso) su X se è intersezione di X con un aperto
(risp. un chiuso) di Rn. Evidentemente un insieme è aperto
su X se e solo se il suo complementare rispettc a X è chiuso
su X.
Un sottoinsieme I di X si chiama intorno su X di un punto
xeX se è l'intersezione di X con un intorno dix.
Un sottoinsieme X di Rn si dice compatto, se da ogni
successione di punti di X se ne può estrarre una convergente
verso un punto di X.

Si dimostra il seguente notevole


87

TEOREMA(di Heine) . Un sottoinsieme X di R" è compatto


se e solo se esso è chiuso e limitato. ·
Un sottoinsieme X di Rn si dice connesso se non esiste
alcuna partizione {A,B} di X costituita da insiemi non
vuoti, entrambi aperti (o entrambi chiusi) su X.
Si dimostra che X è connesso se, per ogni coppia x,y di
punti di X, esiste un sottoinsieme connesso Y di X, tale
che xE Y e ye Y,.

Nel caso particolare n=l, vale il seguente


TEOREMA1. Un sottuinsieme X di R è connesso se e solo
se X è un intervallo.
Se a= (a 1, ... , an) e b= (b 1,, .. ,bn) sono due punti distinti
di Rn, 1 'insieme dei punti x= (x 1 , ... , xn) di R" del tipo

x=ta+(l-t)b: ~ ~ ~~ ~ ~~
~1·=·t·a·1_< 1 tE [ Q, 1]
1
{
Xn=ta.+ (1-t)bn

si chiama segmento di R" di estremi a e b.

Un sottoinsieme X di R" si dice convesso se, per ogni


coppia di punti a,bEX, il segmento di estremi a e b è
contenuto in X, o, ciò che è lo stesso, se per ogni te (0,1)
risulta ta+(l-t)bEX.
Sia Xç;R e sla f:X ➔ Rm. Si dice che f è continua in X 0EX
se, per ogni E>O esiste O>O tale che, per ogni xEX con
dn(x,x 0 )< O risulta dm(f(x),f(x 0
))<E.

TEOREMA 2 La funzione f:Xc;;;;Rn➔R" è continua in X se e solo


se, per ogni aperto A di Rm, 1 'insieme r 1 (A) è intersezione
di X con un aperto di Rn.

TEOREMA(di Weierst.rass generalizzato) . Se f:Xc;;;;R"➔R" è


continua e X è compatto, allora f(X) è compatto.

TEOREMA (di Bolzano generalizzato). Se f:Xc;;;;R"➔ R" è


continua e X è connesso, allora f(X) è connesso.
Una corrispondenza biunivoca f: X➔Y, con Xç;;R"e Y~Rm si
dice omeomorfismo se è continua insieme con la sua inversa
f- 1 : Y➔X. In ·tal caso gli insiemi X e Y si dicono omeomorfi.

Sia Xç:Rn e sia x 0eX. Una funzione reale f (x) definita


per xeX si· dice semi continua inferiormente (risp.
superiormente) se, per ogni e>O esiste intorno I di x 0 , tale
che f (x 0 )-E<f (x) (risp f (x) <f (x 0 ) +E) per ogni xeXnI.
Si dice che f(x) è semicontinua inferiormente (risp.
superiormente) in X se essa lo è in ogni punto x 0 eX .
. Evidentemente f(x) è continua in.x 0 se e solo se essa
è semicontinua inferiormente e superiormente in x 0 •

2.1 Dimostrare che la famiglia dei sottoinsiemi chiusi di


Rn gode delle seguenti proprietà:

a) ,, e R" sono chiusi;


b) un'unione finita di chiusi è un chiuso;
c) ogni intersezione di chiusi è un chiuso.

[La a) è evidente. Quanto alla b) , siano C1 , C2 , ••• , e~insiemi chiusi


k k
e osserviamo che - u C1 = lì (-c1),
i=l i~l . k
Poiché un'intersezionP. finita di aperti è un a~erto, -u C1 è un
k
aperto e cioè u c 1 è un chiuso. La e) si dimostra analogamente]
i•l

2. 2 Se X, Y sono sottoins iE=mi di Rn, · dimostrare che

[ (al L'insieme X0 lìY 0 è un aperto contenuto in XlìY e perciò x• r,y'


~ (XrW) 0 • Viceversa, (XnYl O è contenuto sia in x• che in Y0 , perciò
(XlìY) o ~ X0 1ìY0 '- - I

(bl L'insieme XUYé' un chiusq_ cont~nente XUY~_per_fijXUY :i. XUY,


Viceversa, ·xuY contiene sia X che Y, perciò »J'l :i. XV':i.]

2.3 Se X,Y sono sottoinsiemi di R", dimostrare che

(a) xrw ç;;; Xr"IY (b)(xuY)°:i. x u 0



89

potendosi anche verificare che le inclusioni sono


strette.

[(al Basta osservare che XlìY è un chiuso contenente Xf"IY. Siano


X=[O,l) e Y=(l,2]; alloraXrW=0ment_reXnY ={li, (bl Basta
osservare che X0 UY0 è un aperto contenuto in XUY. Siano X=(O, 1)
e Y=[l,2), allora (XUY) 0 = (0,2) mentre X0 UY0 =(0,2)-{l}J

2 . 4 Dimostrare che un segmento X di R" è connesso.

[Detti a=(a 1 , .. ,,an) e b=(b 1


, ... ,bn) gli estremi•del segmento, la
funzione vettoriale

è continua perché tali sono le sue componenti. Allora, per il


teorema di Bolzano, X=f([0,1)) é connesso]

2. 5 Dimostt:"are che se (X 1 ) ier è una famiglia di insiemi


connessi di R", tale che Y = (ì X1:;i!:0, allora X=U X1
ie I ie I
è un insieme connesso.

[Se X non fosse connesso, esisterebbero due aperti A e B di R" tali


che (XlìA, XlìB} sarebbe una partizione di X costituita da insiemi
nor. vuoti. Si a xe Y e supponiamo che sia xeA (altrimenti sarà xe B
e si ragiona analogamente) . Poiché esiste i tale che X/'\B-;f:121,
l'insieme (X 11ìA, X11ìB} sarebbe una partizione di X 1 costituita da
aperti su X non vuoti] '

2. 6 Dimostrare che se X1 , ••• , Xk sono sottoinsiemi connessi


di R"' tali che XinY. 1 • 1:;t:0 per i=l, ... , n-1, allora
k
1 'insieme U Xi è connesso.
i=l

[Segue facilmente dall'esercizio 2.5)


2. 7 Sia X un insieme connesso di Rn e sia Y tale che Xç;;;;Yç;;;;X.
Dimostrare che Y è connesso.

[Supposto che Y non sia connesso, esistono due aperti A, B di R" tali
che {Ar"IY, BrWJ é · una partizione di Y costituita da insiemi non
vuoti.
Poiché {Anx, Bn>C} e una partizione di X costituita da insiemi aperti
su X e X é un connesso, -dovrA essere Af"'IX"'21,oppure Bf"\X=0. suppo~to
AlìX•~0, allora -A é un chiuso contenente X e perci6 si ha X6 Y!;X!;
-A, cioè, in particolare, risulta Yr.A.=0, contro l'ipotesi)

2. 8 Dimostrare che un insieme connesso costituito da più


di un punto, non ha punti isolati.

[ Supponiamo che esista un punto x 0e X isolato per X. Ci6 vuol dire


che esiste un aperto A tale che AlìX={x 0 }, e perci6 {x 0 } é aperto
su X. Ma {x 0 } é anche chiuso su X, per cui {{xGI, X-{x 0 }} é una
partizione di X costituita da aperti su X, non vuoti)

2.9 Dare un eserr.pio di insieme connesso di R2 che non sia


un intervallo ..

2 .10 Dimostrare che un sottoinsieme convesso X di R" è


connesso. In particolare un cerchio di R" è connesso.

[Per cgni coppia x,y di punti di X, il segmento di estremi x,y é


.un connesso contenuto in X)

2.11 Dimostrare che l'insieme piano X={ (x,y)eR 2


: x 2 +y 2 <1,
~1/2} non è connesso.

[Posto X,={ (x,y)eX:y>l/2), X 2={ (x,y)eX:y<l/21, 1 'insieme {X1 ,X 2 ! è


una partizione di X costituita da insiemi aperti su X e non vuoti)

2.1.2 ?er ogni m-pla (a 1


, a 2, ••• ,al di punti di R", sia Sk
m m-1
il segmento di estremi ak, ak•i · L'insieme P=U Sk si
k=l
91

chiama poligonale di primo vertice a 1 , secondo vertice


a2 , ••• , m-mo vertice am.
Dimostrare che le poligonali sono insiemi connessi.

[Poiché i segmenti sono insiemi connessi, basta invocare 1 'esercizio


2. 6] .

2 .13 Dimostrare che 1 'insieme aperto A di R" è connesso se


e solo se A è_conne~so per poligonali, cioè se e solo
se Vx, yeA esiste un poligonale Pç;A di estremi x, y, cioè
di primo vertice x ed ultimo vertice y.

[Che la condizione sia sufficiente é evidente, in quanto le


poligonali sono insiemi connessi. Viceversa, supponiamo che A sia
connesso e fissiamo un punto xeA. Indichiamo con X l'insieme dei.
punti yeA che possono essere congiunti con x mediante una
poligonale tutta contenuta in A. Detto I un intorno sferi~o dix
contenuto in A, tutti i punti di I si possono congiungere con x
mediante un segmento contenuto in I e perciò in A. Pertanto si ha
X#0. D'altra parte, se I è un cerchio aperto contenuto in A, ogni
punto di I oppure nessun punto di I può essere congiunto con x
mediante una poligonale Pi;;;A. Perci6 X é aperto e risulta X=A, perché
se fosse Y~A-X#0, l'insieme {X,Yf sarebbe una partizione di A
costituita da aperti (su A) non vunti. Osserviamo ..che 1 'ipotesi che
A sia aperto è es;enziale, come è mostrato nell'esercizio 2.18)

2 .14 Dimostrare che il grafico G di una funzione reale f (x)


con~inua nell'intervallo I di R è un insieme connesso
di R2 •

(Si ha G={ (x,y)eixR:y=f(x) I={ (x,f(x)) :xeI} perci6 G è il codominio


della funzione continua (a valori in R2 ) g:xeI ➔ (x,f(x)leG.
Dal teorema di Bolzano _generalizzato segue 1 'asserto] ·

2.15 Sia {A,B) una partizione di X costituita da in-siemi


ndn vuoti. Dimostrare che A e B sono chiusi su X se e
solo se AnB=0 e AnB=0.
92.

[Dire che A e B sono chiusi su X equivale a dire che J.e loro chiusur.e
su x, (Al; e (B); coincidono rispettivamente con A e B, da cui risulta
(A);nB=111-Ar\
(Bl;. _
Essendo evidentemente (Al;-A nx e (B); =B nx si ha 1 'asserto]

2 .16 Sia X un insieme non connesso e sia {A, B) una


partizione di X costituita da chiusi su X e non vuoti.
Se Y è un sottoinsieme connesso di X, allora si ha Yç;;A
oppure Yl:13.

[Supponiamo per assurdo che YnA~0 e YnB~0. Allora {YnA, YnBJ è


una partizione di Y costituita da insiemi non vuoti. Inoltre, se
e, D sono chiusi di Rn tali che A=CnX, B=DnX allora YnA•YnC e
YnB•1f'lD sono chiusi su Y, contro l'ipotesi]

2 .17 Dimostrare che se A e B sono due insiemi connessi tali


che Arl~0, allora 1 'unione AUB è un insieme connesso.

[Si tratta di un caso particolare dell'esercizio 2.5. Il lettore


può ripetere la dimostrazione con i nuovi simboli]

2.18 SianoA={(O,y) :-1:S:ys;l} eB={(x,sen(l/x)) :x>O) (figura


2 .1) . Dimostrare che X=AuB è connesso ma non è connesso
per poligonali.

[L'insieme A è connesso, perché è un segmento (v. eserc. 2.4);


l'insiemée è connesso, perché è l'immagine di (0~ 00 ) mediante la
funzione continua xe (O,oo) ➔ (x, sen (1/x)).
Poichà ogni punto di A è di accumulazione per B, si ha An Il ~».
Allora, tenendo conto dell'esercizio precedente, X = AvB=AvB è
connesso.
Poiché non esiste alcun segmento e perciò alcuna poligonale
congiungente (0,"0) eA con un punto del tipo (x, seri (1/x)) eB, tutta
contenuta in X, allora X non è connesso per poligonali]

2 .19 · Si chiama arco continuo (o cammino continuo) una


93

= sen C1/x)
A

1 X

-1

figura 2 .1

funzione continua di (0,1) in R". I punti p=f(O) e


q=f.(1) si chiamano primo e secondo estremo dell'arco.
L'insieme f ( [O, l)) çR" si chiama sostegno dell'arco o
anche, con abuso di locuzi0ne, arco determinato da f.
Se f(O)=f(l), si di~e che l'arco è chiuso.
Sia XçR. Di:?::emo che X è connesso per archi se, per ogni
p, qe X esiste un arco continuo di estremi p, q, contenuto
in·x.
Dimostrare che ogni insieme X connesso per archi è
anche connesso.

[Basta osservare che il sostegno di ogni arc:o coutinuo è connesso


in quanto immagine di un connesso (l'intervallo [O, 1]) mediante una
funzione continua (ved. il teor. di Bolzano generalizzato).]

2. 20 Sia A ~n aperto di R" e siano q,,'ljf: [O, 1) ➔A due funzioni


contin~e t~li che <p(O)=~(l) e 'ljf(O)='ljf(l).
Detti C=<p([O,l))e C'='ljf([0,1)) i corrispondenti archi
(chiusi), diremo che e e e' sono om6topi in A se esiste,
un'omotopia tra e e C', cioè se esiste u~a funzione
continua G: [O,l)x(O,l) ➔A tale che:
Q4

G (t, O) =<p(t), G(t,l)='lf(t) Vte (0,1)


G(O,s)=G(l,s) Vse [O, 1)

L'aperto · connesso A di Rn si · dice semplicemente


connesso, se ogni arco chiuso e~. è omotopo ad un punto,
cioè ad un arco, che si riduce ad un punto, in quanto
determinato da una funzione 'l': [O, 1) ➔A costante.
Dimostrare che un cerchio aperto del piano è semplicemente
connesso.

[Sia B il cerchio aperto di centro Q= (O, O) e raggio r. Sia e un arco


ch:Luso contenuto in· B, determinato dalla funzione continua
ljf: [O, 1) ➔ C.
La funzione G(t,s)=sljf(t) è un'omotopia che trasforma C in (QJ)

2.21 Dimostrare che 1 'intersezione di una famiglia (X1 ) ier


di insiemi convessi è un insieme convesso.

[Posto Xan X1 , se X=0, allora X é convesso. Se X;t0, siano x,yeX.


i<I
Ne segue x,yeX 1
, per ogni iEI e perci6 il segmento di estremi x,y

è contenuto in ogni X1 e dunque nella loro intersezione Xl

2. 22 Sia X un insieme convesso. Dimostrare che X è un


convesso.

(Sia ÀE (O, 1) e siano x, yeX. Allora esistono due successioni (xn)


e (y) rli punti di X tali che x ➔x e y ➔ y.
Esse~do X convesso, si ha z"=À.x+(l:À.)yEX e d'altra parte
zn➔À.x+(l-À)y per cui À.x+(l-À.ly~X] n

2. 23 Dimostrare che una funzione f: Xç;;;Rn➔Rm è continua in


X se e solo se, per ogni chiuso C di Rm, 1 'insieme
r-1 (C) ~ chiuso su X.
[Se f è continua, sia C un chiuso di R". Essendo X-f- 1 (C) =r· 1 (-Cl e
-e aperto, si ha X-f· 1 (Cl aperto su X e perciò e 1 (C) chiuso su X.
95

Viceversa, se vale la condizione enunciata, sia A un aperto di Rm.


Essendo X-f- 1 (Al =f- 1 (-Al e -A chiuso, si ha X-f- 1 (A) chiuso su X e
perciò f- 1 (A) aperto su X. Dal teorema 2 segue l'asserto]

2. 24 Siano XçR", YçRm e sia f :X ➔ Y una corrispondenza


biunivoca e continua. Dimostrare che, se X è·compatto,
allora f é un omeomorfismo di X su Y. .

[Per dimostrare che f- 1 :Y➔X è continua, tenendo conte dell'esercizio


2.23, basta provare che per ogni chiuso Ci:;X, (f- 1 J- 1 (Cl è
intersezione di Y con un chiuso dì Rm. Poiché f è biunivoca, si ha
(C 1 ) • 1 (C) =f (Cl. Essendo f continua e C compatto, per il teorema di
Weierstrass generalizzato, f(C) è chiuso, in quanto compatto]

2.25 Dimostrare che due intervalli chiusi e limitati, non


degeneri, [a, b] e (c, d] sono omeomorfi.

[La funzione f:xe [a,b] ➔ c+ (d-c) Cx-a)/ (b-a) e [c,d] è strettamente


crescente e suriettiva. Perci6 a norma del teorema inverso di
Balzar.e essa é continua. Ragionando in modo analogo su t· 1 si
pervie'"e alla conclusione)

2. 2 6 Sia e un sottoinsieme di R" e sia d la metrica e11clidea


su R"·. Posto per xe R"

dist (x,C) = inf{d(x,y) :yeC)

dimostrare che la funzione f(x)=dist(x,C) è continuò.

[Se zeC, dalla disuguaglianza triangolare segue

d(x,z)~d(x,y)+d(y,z)

Perciè:

d;.st (·x,c) = infd(x,z)~ d(x,y) +inf d(y,z)


zec zEC

=d(x,y) + dist (y,C)

e anaiogamente
96

dist (y~Ci S d(x,y) + dist (x,C)

Abbiamo cosi dimostrato che

ldist (x,c) - dist (y,c) S d (x,y)

e ciò comporta facilmente la continuita di x ➔ dist (x,C))

2. 27 Sia A un aperto di Rn. Dimostrare che esiste una


funzione continua f(x) tale che A={xeRn: f(x)>O):

[Posto f(x) = dist (x,R"-A), si ha chef è continua (ved eserc. 2.26),


inoltre risulta f (x) >O per xeA, ·in quanto A è aperto, e f (x) =O per
xeR"-AJ

2.28 Siano Ce D due sottoinsiemi chiusi, disgiunti di Rn.


Dimostrare che esiste una funzione continua f: Rn➔ [O, 1)
tale che

xeC
f(xl = {0
1 XED

[Essenào e e D disgiunti, si ha.dist(x,C)+dist(x,D)>O per ogni xeR".


La funzione f(x) definita da

f(x) = dist (x, C) / [dist (x,C) + dist (x, D)]


'verifica le condizioni richieste)

2. 2 9 Sia A un aperto di Rn e sia K un compatto contenuto


in A. Dimostrare che esiste r>O, tale che, 'v'xeK si ha

B(x,r) = {yeRn: d(x,y)<r)ç;A

[La funzione f(x) = dist (x, R"-A) è continua (ved. eserc. 2.26)
e si ha f(x)>O per ogni xeK. Essendo K compatto, f(x) ha minimo
positivo rin K, cioè risulta f(x)~r, per ogni xeK. Ne segue dist
(x, R"-A)~r per ogni xe K e perciò 1 'asserto)
97

2. 30 Sia A un aperto di R" e sia KcA un sottoinsieme


compatto. Dimostrare che esiste un aperto B con
chiusura compatta, tale che KçBç E çA.

[Dall'esercizio precedente segue che, posto C= u B (x,r), si ha


KEK

Cç;A. D'altra parte, posto B=U B (x, r/2), si ha che B è un aperto


,a;K
contenente K la cui chiusura è contenuta in Ce perciò in A)

2.31 Sia~. un aperto di R" e sia K un compatto contenuto


in A. pimostrare che esiste un plurintervallo P tale
che Kç;PçA.

[Sia (B Cx, r) >xu la famiglia di cerchi aperti considerata


nell'esercizio 2.29. Tenendo conto dell'esercizio 2.9 del vol. 2°,
parte prima, ogni B Cx, r) contiene un intervallo aperto concentrico
I (x,r). La famiglia di aperti (I(x,r))x•• è un ricoprimento aperto
m
del compatto K, per cui esistono x 1, ••• , xmeK tali che P= U I (x 1 , r)
i•l
contiene K. Essendo I (x,r) !:A pei: ogni xeK, si ha l'asserto)

2. 32 Dimostrare che ogni aperto A di R può essere espresso


come unione di una successioP.e ( Ik) di intervalli
aperti a due a due disgiunti.

[Per ogni xeA, denotiamo con Ix l'unione degli intervalli aperti


contenuti in A a cui x appartiene. Evidentemente I è un intervallo
aperto. Se x,x'eÀ e x*x', allora I e I , o coincid~no, oppure sono
disgiunti. Infàtti, se è I X n I X ,*0:
l 'u~ione I )( uI, K è un intervallo
aperto contenente x ex' e perciò deve essere IxUix,s;;;Ix e IxUI::.!:Ix,;
da cui segue su.bit o I,=l,, ..

Pertanto A F I.J Ix e, poiché ogni I, contiene un numero razionale,


la famiglia (Ix) è necessariamente numerabile (o finita)]

2.33 Dimostrare che ogni insieme aperto di R" può essere


98

rappresentato come unione di. una successione di


intervalli chiusi con interni a due a due disgiunti.

[Per semplicita, limitiamoci al caso n=2. Consideriamo, nel piano,


tutte le rette parallele all'asse delle y, aventi ascissa intera
e tutte le rette parallele all'asse delle x, aventi ordinata int C?ra.
In tal modo si ottiene una suddivisione in quadrati del piano che
chiamiamo suddivisione "del primo ordine".
Consideriamo poi tutte le rette parallele agli assi ed intersecanti
gli assi nei punti di coordinate O, 1/2, -1/2, 1, -1, 3/2, -3/2,
2, ·-·2,... In tal modo si ottiene la suddivisione "del secondo
ordine". La suddivisione "del k-simo ordine" si ottiene considerando
le rette parallele agli assi ed interseca.nti gli assi nei punti di
coordinate del tipo m/2k, con m intero.·
Tale suddivisione è costituita di quadrati di lato l/2k.
Sia A un aperto di R 2 e sia 1 1 1 'unione dei quadrati del primo ordine
contenuti in A. Sia 1 2 1 'unione dei quadrati del secondo ordine
contenuti in A e disgiunti da 1 1 • In generale sia r. 1 'unione dei
k-1 .
quadrati del k-simo ordine ~contenuti in A e disgiunti da u IJ,
j•l
Evidentemente risulta A = u Ik e I~ fì Ih = 121per k;i!chj
k•l

2.34 Dimostrare che se f:X ➔ R è semicontinua inferiormente,


per ogni aeR l'insieme. (xeX:f(x)>a} è aperto su X.

[Basta dimostrare che tale insieme è un intorno su X di ogni suo


punto. Sia dunque x 0eX tale che f(x 0 )>a. Allora esiste un intorno
I di x 0 , tale che f(x)>a per ogni xeXfìI, cioé tale che Xfìiç;
(xeX:f(x)>a). Poiché XfìI è un intorno su X di x 0 , anche txeY.:
f(x)>a} gode di tale proprietà]

2B. Misura di Jordan

Sia I=[a 1
,b 1 )x ... x(a",b") un intervallo superiormente
semiaperto di R"; si chiama misura ( elementare) di I il
numero non negativo

se It0, altrimenti, per convenzione, si pone m(0)=O.


99

Si chiama plurintervallo superiormente semiaperto


un'unione finita di intervalli superiormente semiaperti.
Si chiama misura del plurintervallo superiormente
semiaperto P il numero non negativo

m (P) = r
h

r=l
m {Ir),

ove { I 1 , ••• , Ih} è una partizione di P, costituita da


intervalli superiormente semiaperti.
Indichiamo con P. l'insieme dei plurintervalii
superiormente semiaperti di _R".
Sia ora X un sottoinsieme limitato di Rn. La misura
interna ill (X) e la misura esterna rii(X) di X secondo Jordan
sono definite rispettivamente da

ID (X) sup {m(P) :PeP., PçX}


m (X) = inf {m(P) :PEP,, P::,X}.

In generale risulta m (X) :s;m(X). Se si verifica che m(X)=


r.i (X), allora 1 'insieme X si dice misurabile secondo Jordan
ed il valore comune m(X) di m(X) e m(X) si chiama misura
secondo Jordan di X.
Si vede facilmente che ogni plurintervallo chiuso
(risp. aperto) di R", cioè ogni unione finita di intervalli
chiusi (risp. c:1.perti) di R" è misurabile secondo Jordar..
Inoltre se PEP si ha m(P)=m(P )=m( P) .

Indicata con M la famiglia• di tutti gli insiemi
misurabili e limitati di Rn, si dimostra che

X, YEM ⇒ XUYEM, XnYeM, X-YEM.

La funzione m:XEM ⇒ m(X)E[O,oo) si chia1'na misura di


,lo.rdan e 'gode delle seguenti proprietà:

i) m è finitamente additiva:

X, YEM, XnY = 0 ⇒ m"(XUY) m(X) +m(Y)


100

ii) m è finitamente sub-additiva:

X,YeM rn (XUY) :s; m (X) + m (Y)

Sussiste il seguente utile

TEOREMA 1. Un sottoinsieme lJmitato X di R" è misurabile


secondo Jordan, se e solo se la sua frontiera dX ha misura
nulla.
Se X è u,1 sottoinsieme limitato misurabile di R", la sua
misura viene i=lnche indicata con m" (X); se n=2, m2 (X) si
chiama anch•: area di X; se n=3, ml (X) si chiama anche volume
di X.
Si dimostra che se X è un sottoinsieme misurabile di R"
e Y un sottoinsieme misurabile di RK allora XxY è un
sottoinsieme misurabile di R"'k e si ha mn+k (XxY)=m (X) mk(Y) . 0

La nozione di misurabilità può esser data anche per


j_nsiemi non limitati. Precisamente, un sottoinsieme non
limitato X di R" si dice misurabile se, per ogni YeM si ha
XnYeM. In tal caso la misura di X è d~finita da

m (X) = sup {rn(Y) : YeM, YçX}.

Uri esempio notevole di insieme misurabile di R2 è


costituito'dal rettangoloide di base [a,b] di una funzione
continua e non negativa f: [a,b] ➔ R, cioè dall'insieme

Tr = { (x, y) E [a,b] xR: Q:s;y:s;f(x)}.

Si dimostra,

(1)
infatti,

m,
che

(T,)= r
Tr è misurabile

f(x)d><
e risulta

>(si veda anche il paragrafo se del vol. I, parte prima).


'Più in generale, se f(x) e g(x) sono due funzioni
continue su [a,b], tali che g(x) :s; f(x), ~xe[a,b], allora
l'insieme
101

T = { (x,y) e [a,b] xR: g(x) :;;; y !'. f(x)}

si dice normale rispetto all'asse x; esso risulta


misurabile e si ha

(2) m, (T)~ f [f(x) - g(x) J dx.

2. 35 Sia a<b e sia x 0 eR. Dimostrare che l'insieme


X={ (x,y)eR 2
: x=x 0 , a$y<b} ha area nulla.

[Sia e>O ed indichiamo con I, 1 'intervallo ;.; +e/ (b:-al l x [a,, b)


[x 0 ,0
contenente X (figura 2.2), Si ha m2 (I,)=e, da cui l'~sserto]

a
xif- _J
1
,

Xo x0 +t/Cb-a)

figura 2.2

2.36 Sia X un pluriritervallo superiormente semiaperto di


R". Dimostrare che, per ogni E>O, ·esistono due
12luri ntervalli
0
superiormente semiaperti Y e Z tali che
YçXçZ e m(Z)-m(Y)<E.

[Basta osservare che, se X u" n


k•l
n
[ a~i>' b:.11)con a?' < b:il,
i•l

allora, posto, per 6>0

z u
m

1•1
n
n

k•l
[ ak<i>--o
'
b'il)
k '

si ha
Y = ~
i-1
Il [a~ b: -dl~
k•l
11
,
11
!:: X

y !:: ~ fI (a~ -d, b~


11 11
) !:: z
0
]
i•l k•l

2.37 Sia g,c l'insieme dei plurintervalli chiusi, cioè delle


unioni finite di intervalli chiusi di Rn. Dimostrare
che

(a) m(X) sup {m(P) :Pefl'c,Pç;;;X}

(b) m(X) = inf {m(P) :Pefl' e , p:2.. X}

[ (a) Fissato E>O sia P0 un plurintervallo superiormente semiaperto


contenuto in X tale che m (X) < m (P 0 ) + E/2. Sia poi P un
plurintervallo chiuso contenuto in P 0 tale che m(P 0 ) ,< m (P)+ E/2;
allora risulta m(X) < m(P) +E· e l'asserto è dimostrato.
Analogamente si dimostra (b)]

2. 38 Sia X un sottoinsieme limitato di Rn. Dimostrare che


X è misurabile ed ha misura nulla se e solo se,· per ogni
e>O, esjste un insieme limitato e misurabile Y:2_Xtale
che rn (Y) =:;; e.

[La condizione è evidenternente necessaria. Quanto alla sufficienza,


basta osservare che, fissato E>O, se Y verifica la condizione,
esiste un plurintervallo P, contenente Y tale che m (P,)-m(Y)<e.
Ne segue che P~X e m(P,)<2E, da cui l'asserto]

'
2. 39 Sia X l'insieme degli elementi di una successione (xk)
di numeri. reali convergente. Dimostrare che m1 (X) = 0.

[Posto lalim · xk, fissato E>O, sia veN tale che per k~v risulti
xkeI= (l-[E/2], l+[E/2]). Posto Ya!U(x 1 , x·2 , ... , x._,J si ha m1 (Y)=E
e Y:2><; perciò m1 (X) .,O]
103

2; 40 Sia X l'insieme degli elementi di una successione


limitata (xk) di numeri reali e supponiamo che X abbia
un numero finito di punti di accumulazione. Dimostrare
che m1 (X) =O.

(Basta osservare che ogni punto di accumulazione per X è limite di


un'estratta da (x.> e ricondursi all 'ese~cizio precedente)

2.41 Verificare che l'insieme X=[O,l]nQ non è misurabile


secondo Jordan.

(L'unico plurintervallo P' contenuto in X è l'insieme vuoto. Un


qualunque plurintervallo P" contenente X contiene 1 'intervallo
[0,1) e perciò ha misura m(P")~l)

2. 42 Mostrare che esiste una. successione di insiemi


misurabili e limitati la cui unione è limitata ma non
misurabile.

[Detta (x.) ia successione degli elementi_dell 'insieme x=[O, l)nQ,


sia x.~rx.J. Allora x. è misurabile, ma v X k • X non è misurabi-
·k•I
le, grazie all'esercizio precedente)

2.43 Utilizzando la finita additività della misura mdi


,Jordan, dimostrare che, se X e Y sono insiemi limitati
e misurabili,_si ha

(a) m (X-Y) = m (X) - .m(XnY)

(b) m(XUJY) = m(X) + m(Y) - m(XnY)

(c) YçX => m (Y) :S:: m (X)

( (al Essendo X=(X-Y)U(XnY) con X-Y e Xr'IY disgiunti, si ha m(X)=m(X-


Y) +m(XnY) _.
104

(b) Essendo XUY=YU(X-Y) con Y e X-Y disgiunti, si ha m(XUY)=


m (Y) +m (X-Y), eia cui l'asserto grazie alla (al. (e) Dalla (a) ·segue
m(X)-m(Y)=m(X)-m(:Knì')"'lll(X-Y)20]

2.44 Dimostrare che, se un insieme XcR~ ha misura nulla


secondo Jordan, allora risulta X0 =0.

[Se fosse xc*"•·l 'insieme X conterrebbe un intervallo aperto I non


degenere e perciò dovrebbe essere m(X)2m(I)>O, contro l'ipotesi]

2. 45 Sia aeR" e sia I_.: R"➔R" la traslazione di ampiezza a,


cioè la funzione definita da Ia (x) =x+a per xe Rn.
Dimostrare che se X è misurabile e limitato anche Ia (X)
lo è, e.che risulta m(Ia(X))=m(X) '.

[Basta osservare che la misura di un plurintervallo P é invariante


per traslazioni]

2.46 Dimostrare che se X e un .sottoinsieme di R2


misurabile, non necessariamente limitato, posto Ik=(-
k,k)x(-k,k) si ha m(X) = lim m(Xfìik).
k ➔-

[Dimostriàmo 1 'asserto nel caso m (X) ~+oo; in modo analogo si procede


se m(X)<+oo. Se m(X)a+oo, per ogni M>O esiste un insieme limitato
e misurabile Y!;X tale che m (Y) >M.
Sia J un intervallo chiuso contenente Y e sia v tale che I•~ J ~
Y pe:: k2v.
Ne sugue Xl"'II• ~ X /"'I J ~ Xnì'=Y e anche m(Xrir.) 2m(Y) > M per kè?:v]

2.47 Siano f(x) e g(x) due funzioni non negative


nell'intervallo [a,b] di R ed ivi limitate. Dimostrare
che se i rettangoloidi di f(x) e g(x) sono misurabili,
a11che i rettangoloidi di (f/\g) (x) = min {f (x), g (x) }
e di (fvg) (x) = max {f(x), g(x)} lo sono.

[Il rettangoloide di ft,,g (risp. fvg) è l'intersezione (risp.


105

l'unione) dei rettangoloidi di fedi g]

2.48 Sia G il grafico della funzione continua f:[a,b] ➔R.


con a, beR. Dimostrare che G è misurabile ed ha misura
nulla.

[Sia E>O'. Poiché f e uniformemente continua, esiste 6.>0 tale che


lx•-x 11 l<6. ⇒ if(x')-f(x") l<E/(l+b-a). Sia {[x 0 ,x 1 ), [x 1 ,x 2 ), ••• ,

[x,_ 1 , xk] I con x 0 =a, x,=b, una partizione di [a,b] tale che
Ixt-x1-1 I <6< per ogni i. Posto rn1 = inf { f (x) : xe· [x1-1, x 1 ] ) , M1•sup
n
(f(x): xe [xi-l,x 1
] J, si ha M1-m1 < E /(l+b-a). Posto P= u
t i•l

2.49 Dimostrare che un segmento S di Rn (n>l) è misurabile


ed ha misura nulla secondo Jordan.

[Detti a e b gli estremi di S, si ha xes se e solo se x-x(t):ata+(l-


t)b con te (0,1). Fissato l'intero k>l, consideriamo una suddivisione
t 0=0<t 1
<. ••• < t,. 1 <t,=l di [0,1], tale che d(x(t _ ),
1 1
x-(t 1
)) < d(a,b)/
2k.
Per i=l, ... , k, sia J 1 l'intervallo di centro x:(t 1
) e :1emidirnensioni
k k k •
uguali a d(a,b}/k. Si ha u J,2s e m( u Ji):;; L m(J 1 ) = 2"d(a,b)"/
i•l i•l i•I
r."·1, da cui 1 '"asserto]

2. 50 Dimostrare che il cerchio chiuso e di R2 di centro


(0,0) e raggio r>O è misurabile secondo Jordan.

[Sia G1 il grafico della funzione

f1:xe [-r, r] ➔ Vr2-x2


lUO

e sia G2 il grafico della funzione

Grazie a.11 'eserciz-io 2. 4 8, G1 e G2 sono insiemi ·misurabili secondo


Jordan ed hanno misura nulla. Perciò anche la loro unione, che è
la circonferenza di centro (O, O) e raggio r, ha misura nulla. Poiché
tale circonferenza è la frontiera di C, allora, a norma del teorema
1, e è misurabile. Si noti comunque che C è un dominio normale]

2.51 Sia C il cerchio chiuso di R2 , di centro (0,0) e raggio


r. Dimostrare che m2 (C) =7tr 2 •

[Si ha

C {<x,y)
e [-r, r] xR: - •.Jr2-x2 5 y $ 1/r 2 -x 2 }

e perr.iò e è nor.male rispetto all'asse x. Dalla (2) segue

Eseguendo la sostituzione x=r sent, si ha

Jr \
-r
1r 2-x 2 dx = J"'i/
2

-K/2
r 2 {l-sen 2
t) r cost dt = r 2 J"' 2

-ff/2
cos 2t dt ~ r 21t/2,

da cui 1 'asserto. Si veda anche l'esercizio 6. 32 (a) I

2.52 Calcolare l'area dell'ellisse

ove a,b>0.
2
[Posto g(x)=-bV_l-{xta)2;f(x) = b Vl-{xia) per XE [-a,a). si ha
107

E= I (x,y) e[~a,a)xR: g(x) S y S f(x)}

e perciò _l'ellisse è normale rispetto all'asse x. Dalla (2) segue

m2 {E) = 2b e Yl-{x!a)2 dx.

Eseguendo la sostituzione x/a=t, si ha·

1
m2 (E) = 2ab J Vl-t 2 dt.
-1

Procedendo come nell'esercizio prec~dente, si trova m2 (E)=xab. Si


vedano anche gli esercizi 3. 71 (a) e 6. 32 (b) J

2.53 Sia X un sottoinsieme compatto e misurabile di Rn e


siano f (x) e g (x) due funzioni reali continue in X, tali
che f(x)~g(x) per ogni xeX.
Il sottoinsieme H di Rn+i definito da

(3) H={ (x,y)eXxR: f(x)~y~g(x)}

si chiàma insieme, di base X, normale rispetto alla


prima coordinata, determinato dalle funzioni f(x) e
g (xl . In figura 2. 3 è rappresentato un insieme di base
[a,b)cR, normale rispetto a x.

y=g(x)

Y= f(x)

a b X

rigura 2.J
108

Analogamente, il sottoinsieme K di Rn♦ 1, definito da

(4) K=( (x,y) ERxX:f(y) $X$ g(y)}

si chiama insieme, di base X, normale rispetto alla


seconda coordinata.
In figura 2. 4 è rappresentato un insieme di base
[c,d] cR, normale rispetto a y.

e:

figura 2.4

Dimostrare che un insieme normale di base [a,bJcR è


misurabile secondo Jordan.

[Dirr.ostriamo che l 'insi.eme H, definito da (3) per X=[a,b], è


misurabile, facendo vedere che la sua frontiera dH ha misura nulla
secondo Jorcian. Posto m=min {f(x) :xeX}, M=max {g(xl :xeXI, dH è
unione dei grafici di f(x) e g(xl, che sono di r.iisura.nulJ.a (ved.
eserc. 2.~6) e di un i:isieme contenuto in {a,b] x [m,M] anche esso
di misura nulla, perché {a,b] ha misura null~]

2.54 CaJ~olare l'area della regione piana X compresa fra


le curve ài equazioni y=cosx e y=cos(x/2), con xe [0,n].

[L'insieffie X è normale rispetto all'asse x (figura 2.5) è perciò


è mi.sura.t.:.le;
109

1 cos~
2

X
2
y = COS X

figura 2. 5

si ha:

2.55 Calcolare l'area della regione piana X compresa fra


i grafici delle funzioni y=senx e y=cosx per xe [O,n/
4 ] (figura 2 . 6) .

figura 2. 6
(L'insieme X è normale rispetto all'asse x e perciò è misurabile.
Si ha

K/4
m2(X) = (cosx - senx) dx [senx + cosx] ~14 =V2-l]
J0

2.56 Calcolare l'area della regione piana X compresa fra


le curve di equazioni y=x 2 e y=x 4 , con xe [O, 1] .

(L'insie~e X è normale rispetto all'asse x (figura 2.7). I punti

)(

figura 2. 7

di intersezione delle due curve sono (O, O)· e (1, 1). Pertanto si ha

m2 (X) =
I1(x
o
2 - x4) dx = [x,33- .lL55r= L15 J

2.57 Calcolare l'area della regione piana X compresa fra


i grafici delle funzioni y=.fx. e y=x 3 •
111

[L'insieme X è normale rispetto all'asse x (figura 2.8). I punti

figura 2.8

di intersezione dei due grafici sono (O, 0.) e (1, 1). Pertanto si ha

mi(X) - I:(vx-x
3
) dx = [} x
312
- :•]: = 5
12
]

2.58 Calcolare l'area della regione piana X ~ratteggiata


in figura 2. 9.
y

3
Y=-vx

figura 2. 9
l IL.

(Per motivi di simmetria basta calcolare l'area della parte Y di


X conte.iuta nel primo quadrante. L'insieme Y è normale rispetto
all'assa x ed è perciò misurabile. Si ha

Jol(Vx-x ) dx= [3 J o - [;31


4x p ] al= 2-.
2 413
Jll2(Y) =
12

Pertanto m2 (X)-S/3]

2.59 Determinare la misura della regione piana X limitata


dalle parabole di equazione y=x 2 e x=y 2 •

[L'insieme X è normale rispetto all'asse x e perciò misurabile. Esso


2
è determinato dalle funzioni a(x)=x ~ jl(x) =i/x per xe[O,l).
Pertant_o, grazie alla (21, si. ha

2. 60 Determinare la misura dP.lla regione piana X compresa


fra il grafico della funzione y=logx, l'asse delle x
e la retta di equazione x=e.

2.61 Sia f(x) una funzione continua e positiva


nell'intervallo [a,b] di R. Detto X il rettangoloide
di f, l'insieme

S={ (x,y,z) E [a,b] xR2 : O :s;; z 2 + y 2 S f 2 {x)}

è il solido di rotazione attorno all'asse x generato


da X (figura 2.10).

Si dimostra che S è misurabil~ e che risulta


(5) ffi3 {S) = 7t rr f (X) )
2
dx.
113

figura 2.10

In base a tale formula, calcolare il volume di un cono


circolare retto, di altezza h ed avente per base un
cerchio di raggio r (figura 2.11).

figura 2.11

(Tale ceno S si otti~ne facendo ructare atto~nc all'asse delle x


la retta di P-quazione y=(r/h)x. Applicando la (5) si ha:

2
m3(S) = Jt Jh (;;_ x\J dx= Jt L · h3 : 7tr' h/3
u h · h2 3

Un altro metodo di risoluzione, basato sul teorema di Guldino


relativo ai solidi di rotazione, e proposto nell'esercizio 5.52
!cl I
i i4

2.62 Utllizzando la formula (5), ricavare l'espressione


V= (4/3) 1tr3 per il volume della sfera di raggio r.

[La sfera di raggio r può essère ottenuta dalla rotazione intorno


a.11 'asse x del semicerchio ra.pp;esentato in figura 2 .12.

-r r. X

figuri< 2 .12

Per.tanto si ha

Altri mei:odi di calcolo sono proposti negli esercizi 3.82 (b) e 5.52
(l.JI )

2.63 Calcolare il volume V della calotta sferica come in


figura 2 .13.

[Si ha, grazie alla (5)

Si confronti con il metodo dell'esercizio 3.93 (a))


115

fCx) = Vr2 -x 2

h r li

figura 2.13

2.64 Sia X il rettdngoloide della funzione y=x 2 di base


[0,1). Calcolare il volume del solido S determinato
dalla rotazione di X intorno all'asse x (figura 2.14).
[Applicando la (5) si ha

m3 ( s) = 7t J:(x 2 2
) dx = 7t J:x ctx=
4
[ 7ttJ:= : ]

figura 2. 14
116

2. 65 Sia X il rettangoloide della funzione 1/vx nell 'interval-


lo [a,1) ove O<a<l. Calcolare il volume del solido S
genera.to dalla rotazione di X intorno all'asse x
(figura 2~15).

1/1/x

figura 2 .15

[Si ha

3
m (S) = 7t f.rx.
1(l'J2 clx = 7t
1
J.x1. cix = [1tlog x]! =- 7t log a

Si noti che per a➔ O• il volume del sclido diverge a+ ... J

. •i6 Sia X :ì.a regione piana compresa fra i grafici delle


funzioni senx ex in [0,1t/2). Calcolare il volume del
solido S determinato dalla rotazione di X intorno
all'asse x (figura 2.16).

[Il volume del cono ottenuto dalla rotazione intorno all'asse x del
rettangoloide relativo alla funzione yax, xe[O,n/2] vale
117

y = sen x

figura 2 .16
•/2
4
x2 dx = /24.
7t
J
O
7t

Il volume del solido ottenuto dalla rotazione intorno all'asse x


del rettangoloide relativo alla funzione y=senx, xe[O,Jt/2), vala

=-.
4

Pertanto si ha m3 (S) C1t'/24l - (1t 2 /4l I

2.6, Determinare i valori di b>O per cui il volume del


solido Sa generato dalla rotazione intorno all'asse x
del rettangoloide di f (x) = 1/xb di base [a, 1), è dotato
di limite per a ➔ O•. · Determinare il valore di tale
limite in funzione di b~

[be (0, 1/2); lim ml (S ) = Jt/ (l-2b). Infatti


a➔ O+ a

~3 (s.) = Jt [ (1/xh) 2 dx = Jt [x 1- 2b/(l-2b)] ! = 1t/(l-2b) + infinitesimo

purché 2b<l, altrimenti la funzione integranda non è sommabile in


CO,1) I
118

2. 68 Calcolare il volume dell'ellissoide E ottenuto dalla


rotazione intorno all'asse x dell'ellisse di equazione

x2 + y2 =· 1
a2 b2

[Si ha

m3(E} = 7t 1• 2
y dx ~ 1t J" b~(1-Y.
2
2
) dx_= n · b 2 [x - -~~.J
2
= i. a 1tab2]
-• -• a -- 3a 3
] -•

2. 69 Sia V un solido di R3 • Sia S (x) una famiglia di piani


paralleli tali che V giaccia tra S (a) e S (b), con aSxSb.
Supponiamo che l'area della sezione di V determinata
da S(x) valga A(x).
Si dimostra allora che il volume di V è dato da

Calcolare medj_ante la formula (6) il volume della sfera


V di raggio r.

[La sfera V di raggio r giace tra S(-r) e S(r) (figura 2.17)-e la


sua sezione

Vr2-.,_2

regione di area ACx)

figura 2.17
119

con il piano S(x) è un cerchio di raggioVr 2-x 2 , qualunque sia


xe(-r, r). L'area A(x) di tale sezione vale A{x)=7t (Yr-x2 2 )' s

7t (r 2 -x 2 ). Perciò dalla (6) si ha

m3 (v) = J'A dx= J'


-r
(x)
-r
7t ( r 2-x 2) dx = 7t [ r 2x - (x 3/3)] ~. = .i. 7t rll
3 J

2.70 Sia f(x) una funzione continua e positiva


nell'intervallo [a,b] di R. Detto X il rettangoloide
di ·f, il volume del solido di rotazione attorno
all'asse y generato da X vale

27t r x f(~) dx,

(figura 2·.18ì. Determinare il volume del solido di ro-

y y

a b X X

figura 2 .18

cazione attorno all'asse y generato dal rettangoloi1e


della funzione f(x) = ex per xe [1,3].

(Per la (7), il volume del solido S vale

m3{S) =27t r xe• dx = 27t {[xe•) :- re• dx}= 27t [e• (x-1)]: 47t e
3
]
120

2. 71 Sia S il solido generato dalla rotazione intorno


all'asse- y del semicerchio di raggio 1 e centro (3,0)
contenuto nel primo quadrante del piano xy. Calcolare
il_valume di S (figura 2 .19; ·si veda anche la figura
1.27).

Y.

Cx-3)
2
+ y2 = 1

3 X

Ugura 2.19

[Si ha
4 1
m3(S) = 27t J ~ Vl-(x-3) 3
dx= 27t J (y+3) Vl-y 2
dy =
2 ~

27t cy Vl-y2 dy + 61t Cv1-y 2 dy.

Poiché la funzione f (y) = y TI-y2 è dispari: f (-y) =-f (y), il suo

integ1.'al<1 esteso all'intervallo [-1, 1] è nullo. Essendo f


-1
1 V1-y 2

dy = n/2 si ha m3 (5) =67t· (7t/2) =37t2 • Il solido 5 è parte di un "toro",

il cui volume è calcolato anche negli esercizi 5.SO(c) e 5.52(a)]


121

2C. Integrale di Riemann

Sia X un sottoinsieme limitato di R", misurabile secondo


Jordan e sia f:X ➔ R una funzione limitata.
Si dice che f è integrabile secondo Riemann in X, se gli
insiemi numerici A e B descritti dalle sornrr,a
k k
I m(Xi) inf f (Xi) e I m (X 1 ) sup f (Xi)
i=l i=l
rispettivamente, al variare delle partizioni {X 1 ,;. ,,Xk} di
X, costituite da insiemi Xi misurabili, sono contigui, cioè
risulta sup A = inf B. In tal caso l'elemento di separazione
fra A e B, cioè sup A= inf B, si indica con

Lf (x) dm

o, più comunemente, con Lf (x) dx


e si chiama integrale secondo Riemann di f esteso a X.
Si dimostra che ogni funzione continua su un insieme
rnisurablle e compatto è integrabile. Allo scopo di
enunciare una notevole caratterizzazione delle funzioni
integrabili secondo Riemann, premettiamo qualche definizione ..
Un insieme X0cR" si dice di misura nulla secondo Lebesgue
(veci. il paragrafo seguente) se per ogni E>O esiste una
successione (Ik) di intervalli, tali che
00

k=l .
Una funzione f: X ➔ R si dice quasi ovunque continua
secondo Lebesgue, se 1 'insieme X0 dei suoi punti di
discontinuità ha misura nulla secondo Lebesgue.
Sussis~e il seguente notevole:
CRITER!O DI INTEGRABILITÀ (di Vitali-Lebesgue)
Condizione necessaria e sufficiente affinché una funzione
f limitata sull'insieme X limitato e misurabile di R" sia
integrabile secondo Riemann è che f sia quasi ovunque
continua secondo Lebesgue.
Analogamente al caso delle funz'ioni di una variabile,
122

anche per le funzioni di piu var~abi.li si può dar~


un'interpretazione geometrica dell'integrale. A tale
scopo, se f è una funzione limitata ed integrabile
nell'insieme limitato e misurabile X di Rn, si chiama
cilindroide di base X relativo a f, l'insieme
1
cf = {(x,y) E XxR: y E I[O,f{x)]},

ove I [O, f(x)] denota l'intervallo chiuso avente per estremi


O e f(x). Nel çaso n=l, Cf si chiama anche rettangoloide.

Sussist~ il seguente:
TEOREMA. Il cilindroide di base X relativo ad una
funzione f integrabile in X è un sottoinsieme misurabile
di R"~1 e la sua misura vale J x f (x) dx. I I
Da tale teorema, ricordando che la frontiera di un
insieme limitato e misurabile ha misura nulla secondo
Jordan, segue in particolare che il grafico di una funzione
integrabile·e limitata in un insieme limitato e misurabile
ha misura nulla secondo Jordan.
Utili per il calcolo di integrali di funzioni di due
variabili sono le seguenti formule di riduzione.
Si~ f(x,y) continua nell'insieme H, di base [a,b] e R,
normale rispetto alla prima coordinatd, determinata dalle
funzioni continue a(x) e P(x):
H={ (x, yì E [a, b] xR: a (x) ~Y~ P (x) } ,
allora
1
f (x, y) d:xdy =
JH Jb
a
dx J~''f
a(xl
(x, y) dy.

Se invece K è un insieme nor.:nale, di base [c,d] e R,


normale rispetto alla seconda coordinata, determinato
dalle funzioni y(y) e O(y):
K={ (x,y) E R x [c,d] : y(y) :=:;;x~O{y) },

si ha
d J6 (yl
J Kf (x, y) dxdy dy f (x, y) dx.
Je y (yl
Il problema del passaggio al limite sotto il segno di
integrale si può porre anche per le funzioni di più
variabili. In proposito sussiste il seguente
TEOREMA (di passaggio al limite sotto il segno di
integrale). Sia XcR" un insieme limitato e misurabile e sia
fk: X ➔R una successione di funzioni limitate ed integrabili
in X secondo Riemann, convergente uniformemente verso la
funzione f:X ➔ R. Allora f è integrabile e risulta
lim
k ➔ oo
J fk
X
dm = Jx fdm.

S_ia X un sottoinsieme di R" misurabile secondo Jordan


e non necessariamente limitato. ·sia f:X ➔ [0, 00 ) quasi
ovunque continua secondo Lebesgue. Indichiamo con_ f. (f)
1 'insieme delle parti misurabili e limitate di X, su ognuna
delle quali f è limitata.
La funzione f si dice sommabile (o integrabile in senso
generalizzato) su X, se
sup {Lf dm: Yef. (f}) < + oo.

In tal caso, si pone

Lf dm= sup {Lfdm: Yef.(f)}.

Sia ora f:X ➔ R quasi ovunque continua secondo Lebesgue


e consideriamo le funzioni

f+ (X) = max { 0, f (X)}, e(x) =-min {O, f(x)}.

Evidentemente risulta f (x) = f' (x) - e (x) • e I :f: (x) I=


e(x) + e (x) . Si_ dice che f è sommélbile. su X se I f I è
som~abile su X ed in tal caso si pone

Lf dm '."' Lr dm - Lr dm,
in quanto allora sommabili sono anche f• e f-.

Sia f:X➔R quasi ovunque continua secondo Lebesgue e


sia (Xk) una successione di insiemi appartenenti a f.(f),
tale che
124

(1) O;

allora sussistono le seguenti implicazioni, assai utili per


il calcolo degli _integrali generalizzati:

( f2:0, 3 fdrn = 1)==>( f


k:1-.eJXk sommab_ile in = 1)
Xe J/cirn
(3) (f sommabile in x) ==>{.J fdrn =
X.
lim
k➔oo
JXk
fdrn)J
·

Si osservi che 1 'esistenza del limite a primo membro della


(2) non è sufficiente a garantire la sommabilità di f, se
f assume valori di segno arbitrario (eserc. 2.74).

Evidentemente, se g è sommabile in X e se risulta


O::;;f(x)~g(x) per ogni xeX, al.!.ora anche f è sommabile e si
ha L fdrn s; L
gdrn.
Fissiamo ora un punto x 0E R" e consideriamo, per xe R"-
( x0), la funzione

ove a>O ed è la distanza euclidea in R". Indicato con I un


intorno limitato e misurabile di x 0 , sussistono le seguenti
implicazioni (ad es. vedere l'esercizio 3.49)

(i) O<a<n -.,


--.. (gg
sommabile
non sommaNle
in I
in R"-I l
(ii) ~n ⇒
·(g non sommabile

9 sommabile in R"-I
in I

l
Da quanto appena osservato segue che
125

1) se X è limitato e f:X➔R è quasi ovunque continua


secondo Lebesgue, se x 0 eD (X) e f è non limitata in XnI per
ogni intorno I di x 0 , se esistono ae (0,n), k>O tali che

allora f è sommabile in X.

2) se X è non limitato e f:X ➔ R è quasi ovunque continua


secondo Lebesgue e limitata, se esistono a>n, k>O tali che

I f(x) I ~ k d(O,x)-a

per x esterno ad un intorno limitato di zero, allora f è


sommabiJe in X.

Nella pratica, per lo studio della sommabilità di una


funzione di una variabile reale (n=l), e per il calcolo del
relativo integrale, assai utili sono le seguenti
conside!:"azioni.

Sia f(x) una funzione continua in [a, x 0 ) cR.


Ricordando che f (x) è infinita di ordine a>O per
x-➔ x-
o
se
li~ f(x) (x 0-x)a=k con keR-{0},
x ➔ x,

da quanto premesso segue che


(i) se f (x) è infinita per x ➔ x; di ordine a<l, allora
essa è sommabile in [a,x 0
].

(ii) se f(x) è infinita per x ➔ x; di ordine ~1 allora


essa non è somrr.abile in- [a, x 0 ].
1
Analogh' condizioni sussistono se f(x) è continua in
(x 0 , b) ed è infinita per x- ➔ x;.
Sia f(x) continua in [a,+~); f(x) è infinitesima di
ordine a>O per x ➔ +oo se
lim f (x) x-a=-k, con keR-{0};
x➔ -+-
126

(j) se f (x) é, per x ➔ + 00 , un infinitesimo di ordine a,


con a>l, essa è sommabile in [é., +oo);

(jj) se f(x) é, per x➔ + 00 ,. un infinitesimo di ordine


minore o uguale a 1, essa non è sommabile in [a, +oo) •

Analoghe condizioni sussistono per una funzione f(x)


definita in (-00,a].

2.72 Dimostrare direttamente che una funzione f(x),


monotona nell'intervallo [a,b] di R, é integrabile
secondo Riemann.

[Supposto che f(x) sia crescente, essendo f(a) ~ f(x) ~ f(b) per
•xe [a,b), f(x) é limitata.

Sia E>O e sia keN tale che [f(b)-f(a) ]/(b-a) < ke.Considerata la
suddivisione a=x 0<x 1< ... <x, - b di [a,b) con x 1-x _
1 1
= (b-a) /k, posto
. ~l
Xl = [.ic,., x1+1 ) per i=O, .•. , k-2; XH = [xH, xk], si ha i:Om(Xil
[sup f(Y. 1 ) - inf f(X 1 ))= [(b-a)/k)~[f(x 1
) - f(xl_ 1
)] = [(b-a)/
i•O
k] [f (b) -f (al I <E)

2.73 Sia f(x) la funzione definita per xe (0,lj da


SP. XER-Q
· f (x) = ( O
1/q se x=p/q,
con p,q interi, q>O, p e q primi fra loro.
Dimostrare che essa é discontinua solo nei punti
irrazionali di (0,1) e perciò é integrabile secondo
Riemann.

(Sia te (0,1). Fissato e>O, esistono a.l piu un numero finito di


interi positivi q non maggiori di 1/e, perciò, in (O, 1) .esiztono
al rtu un numero finito di razionali p/q tali che f (p/q) = 1/q 2:
e. Pertanto esiste 6>0, tale che per xe (t-6, t+o)-(t} risulta
f (x)<E. Ne· segue che per x razionale o irrazionale verificante O<
lx-ti
'
<o si ha lf(xl I < E. E anche che lim f(x) = lim f(x) = O. X➔t- x➔t+
Se tl!Q-allora f(t)=O ed f(x) è continua in t. Se teQ, f(t)*O ed
f(x) è discontinua in t)
127

2.74 Sia f la funzione definita in X=(-1,1] da f(x)=l/x se


x*O, f(O)=O. Verificare chef non è sommabile in X e
tuttavia risulta lim J f (x) dx= O con Xk = (-1, -1/k]
k~- Xk
u [1/k, 1].
[Si ha v Xk X - {O) e perciò ·è verificata -la condizione (1).
k•l
Inoltre:

fXk
f (x)dx = J-l/k l.
-1 X
dx + J1/k l.
1

X
dx = O.

Tuttavia f non·è sommabile in X perché lim


k➔+-
I~--
lr /ali
0ft.
dx -
= lim
k➔+-
2 log k = + 00 ]

2.75 Siano X,Y due sottoinsiemi misurabili di R. Dare un


esempio di funzione di due variabili f (x, y) , integrabile
in XxY, tale che f(•,y) non sia integrabile in X, per
qualche ye Y.

[Sia X=Y~[0,1] e consideriamo la funzione f definita in XxY da

f (x,y)
se (x,y) e ( [0,1] lì o) x {OJ
altrimenti.

Poiché l'insieme dei punti di discontinuità di f ha misura nulla


secondo Lebesgue, la funzione f è integrabile in XxY. Tuttavia la
funzione f (•,O) non è integrabile in [O, l] perché è i vi totalmente
discontinua)

2. 76 Mostrare con un esempio che il limite puntuale di


funzioni integrabili secondo Riemann può non essere
integrabile secondo Riemann.

[Sia (xkl la successione degli elementi ~i (0,1] lì Q.


Consid~riamo la successione f.(x) definita per xe [0,1] da

sex e {x1, ... ,xk)


sex e [O,l]-{x1, ... ,xk)-

Il limite puntuale di {f.l {ved. l'eserc. 1.39 del vol II, parte
128

prima) è la funzione f(x), definita per xe[O,l) da:

se x e Q /""I [ O, 1 J
f(x) = (~ se x e [O, 1)-Q.

Poiché fk ha un numero finito di punti di discontinuità, allora è


integrabile in (0 1 1] a norma del criterio di Vitali-Lebesgue.
Poiché f è totalmente discontinua (ved l 'eserc. 9. 8 del vol I, parte
prima),. per lo stesso criterio f ncn é integrabile)

2.77 Sia f(x) integrabile.in ogni intervallo limitato dì


R e tale che f (x+y) = f (x) t-f (y) per x, yER. Dimostrare
che f(x)=f(l)x per xER.

[Int~grando rispetto a t la relazione f(y) = f(t+y)-f(t),


nell'intervallo [0,x), si ha xf(y) = J:f(t+y) dt - [ f(t)dt.
Poste) t+yas, si ha Ix f (t+y)
O
dt = r•yf (s) ds
•Y
= Ix•yf (s) ds
O
-

- J:f(s)ds

e dunque

xf(yJ - Jorx•yf(t)dt -
I~
0
f(t)dt -
Iv
e f(t;)dt.

Cambiando xcon y in quest'ultima uguaglianza, si deduce


xf(y)•yf(x) e cioè per x~O si ha f(x)/x - ce f(x) =cx.Essendo
f(O)•O si ha f(x)mcx anche per x=O)

2. 78 Sia u (x) una funzione dotata di derivata prima


continua nell'intervallo aperto J di R. Sia I un
1 ntervallo aperto contenente u (J) • Se ,f (y) è una
funzione continua in I, dimostrare che vale la formula
di cambiamento di variabile:

J
b
a
f(u(x))·u•(x) dx= J"~
_u(a)
f (t) dt,
129

per a,b e J.

[Fissato ce I, sia F(y) = [ f(t)dt. Per il teorema fondamentale


del_calcolo integrale, si ha F'(y)=f(y) per yeI. Posto G(x)=F(u(x))
per xeJ, si ha G'(x)=f(u(x))u'(x) e dunque
b = = F(u(b))-F(u(a))=
Ju(bl
Ja f(u(x))u' (x)dx G(b)-G(a) e f(t)dt -

- J:'•If(t)dt = Ju(bl
f(t)dt]
e u(al

2. 79 Sia g strettamente monotona e derivabile nell'intervallo


aperto IcR con g' (x)~O per xel. Dimostrare che
b Jg(bl1
dy = bg(b)
J g(x)dx
a
+ g- (y)
g(al - a g(a)
per a, bel.

[Posto J=g(I), J è un intervallo aperto su cui la funzione f~g-•


è derivabile. Posto u=g nell'esercizio precedente, si ha
b• g- 1 (g (x)) g' (x) dx =
Jg(bl
g- (t) 1 dt
J a g(a)

ovvero
b Jg(bl1
g' (x) dx= g- (t) dt.
Ja x g(aJ

In~egrando per parti al primo membro, si ha subito l'asserto. Si


veda la figura 2. 20 per un 'i.1!:e;:pretazione geometrica della formula
dimostrata]

2.80 Dimostrare la formula di Dirichlet

J.b dx J." f(x,y) dy = Jb


• dy Jb
Y f(x,y) dy

ove f(x,y) è una funzione integrabile in [a,b)x[a,b].

[L'integrale della funzione f (x, y) esteso al triangolo T di vertici_


(a, a), (b, a), (b,b), che è un dominio normale rispetto ad entrambi
130

y -~

Y= g(x)
g('b) .
,___
-.
f g(bl 1
g- Ct)dt
~

~ g(al ~~

g (a)
I
i 'b
g(x) dx
.

11 -
~

a b X

figura 2.20

gli assi, vale simultaneamente r dx [ f(x,y) dy

e b dy Jybf(x,y) dy ]
Ia

2.81 $ia p>l. Dimostrare che l'insieme

è un insieme non limitato di misura finita secondo


JÒrdan.

[Poiché la. funzione f (xl = x·' è sommabile in (1, +00 1 per p>l, al lor a
il suo rettangoloide, che coincide con C, è misurabile e si ha

1112
(C) = J~ x-P dx = 1/ (p-1)]
131

2.82 Sia f(x) una funzione non negativa sull'intervallo


[l,+oo) ed ivi sommabile. Posto

C {(x,y) E [1,+ 00 ) X R: Q::;;~f(X) },

dimostrare che C ha misura finita secondo Jordan e che


risulta m2 (C) = I+-f (x) dx.
. l

[Poiché per ogni intervallo I di R2 l'insieme Cf"II ha frontiera di


misura nulla ed è perciò misurabj le secondo Jordan, 1 'insieme C è
misurabile. Posto, per keN, I,=(-k, k) x (-~, kJ, si ha

I,f"IC= {(x,y) E [1,k) icR: OSySf(X)}

perciò la misura di Ikf"ICcoincide con quella dell'insieme di base


"[1,k] normale rispetto a x, determinato delle funzioni xe[l,k) ➔ O
e xe [l,k) ➔ f(x). Ne segue

ed anche l'asserto, grazie all'esercizio 2.46]

2.83 s~udiare la sommabilità in fO,l] delle funzioni

(a) f (X) (b) g (x) =x/ V(l-x~)

[ (a) Per x➔ O• e per· x➔ l-, f(x) è infinita di ordine 1/2, e perciò


è sommabile in [0,1). Si ha

dx ~ lim J:-E
· -fx"];-f.
I 0
l
Vx
1
(1-x) •➔o• • Vx
l
(1'-x)
dx = 2 lim (arcsen
c➔ o•

2 lim
E-tO
[arcsen Vl-E - arcsen -fflJ = lt.

(b) Per x ➔ l-, g(x) è infinita di ordine 1/2 e perciò è sommabile


in [O, 1).
J .1.l

Si ha

l _x_· dx = lim Jl-E_X_ dx = 2 lim - ,!.. Jl-E(1-x2fl/2


Jo V1-x2 . •➔o• o V1-x2 •➔ o• 2 o

D(1-x 2
) limO+ -
dx • E➔ [vi~t•J = lim (1- V2~
-A E➔ O• .w ,.. ,
• 1]
;

2.84 Studiare la sommabilità della funzione y=cotgx


nell'intervallo [0,1t/2].

[ Si ha, per E>O

r"'2cotgx
J, dx ~ [ log lsenx( J;' 2
• - log (sen t).

Essendo L¼f- ,log (senE) +oo, la funzione non è sommabile]

2.85 Calcolare gli integrali

(al J: logx dx I (b)


Xl

Jo logx dx

C/al Integrando per parti, si ha Jlogx dx= x (logx - 1) +c. Pertanto


1)~!~ E➔ ~
I0
logx dx .. lim
E➔ C+
[x (logx - lim[-1
I/
-E (log t-1)1
:.J
-1.

(b) Integrando per parti, si ha Jx logx dx = x 2 (2logx-!) i4 + ,:;.

~ertanto
I l
O
x logx dx = 1~
•~O
[ 2
lL (21ogx
4
- 1) ~I
t
= -1/4] '

2.86 Studiare la sommabilità in [O, l/2j delle funzioni

(a) f (x) = logx/x (b) g (x) = 1/ [x (log x) k], (kE Rì

[(a) l:'er xe[O,l/2] risulta lt(x) (log2)/x e perciò I~


f non è
sommabile. (b) Per x➔ O•, g(x) è infinita di ordine inferiore a 1,
ma superiore a qualsiasi a<l. Poiché g (xl ha segnc costante
(positivo se k è pari, negativo se k è dispari) e risulta
133

l/2
.lim
t.➔ O+ I
t
1 lx
'L
(log x)k] dx =

;]ffe [ log Ilog } I- log I log E 1]- - ...

ne segue che g(x) é so;nm~bile sole per k>l, avendosi in tal caso

J0 l1/x
l/2 - (log x)' ] dx - 1/ [ (1-k) (log }ik-l ]

2.87 Fissato a>O, calcolare gli integrali


• 1- .. 1
(a) dx dx.
Io - Jo iJa2-x2

[(a) Si ha J +:-ctx=...LJ
a'-x' 2a
dx
a-x
+.1-[
2a J
dx
a+x
=C-(log la-xl)/2a

+ (log la+xl)/2a. Pertanto

[(- log I a-y 1)!2a + (log I a+y I) +

+ (log a)/2a] = +""

(b) Si ha 1•_9L_
0 Va~-x'Z
= lim
y-+a-
f Y
0
__M._
Va2-x2
= lim
l'"""•-
[arcsen (x/a)Jo
lim
y➔ a-
arcsen (y!a) = 1t/2]

2.88 Studiare la sommabilità in (1, 00 ) della funzione f(x)


= ( log x) /xP cqn p>O.
134

[Se p>l la funzione· è sommabile. Infatti, integrando per parti, s_i


trova

log x dx =
I xP
_1_
1-p
log x __ 1____ 1_
xP-1 (1-p)2 xr-1

da cui

I••
1
log
---
xP
x d
X e:
.
1 1ffl
r-t ►•
JY---log
1 xP
x d
X -
_

= lim,,...._

se O<pSl, la funzione non è sommabile. Infatti, per x~ e, si ha


(log x) /xP è? 1/xP)

2. 89 Studiare la sommabilità in [e, +00) della funzione


1/(log x)P, per p>O.

[Dato che (log x)P/x ➔ O per x ➔ +oo, esiste x~>l tale che (log x)~/
x<l per ogni x>x 0 e dunque 1/x <1/ (logx) P. Perciò f (X) non é
sommabile qualunque sia p]

2.90 Studiare la sommabilità in [0,oo) della funzione f(x)


= 1/V x+x 3 .

[Essendo f- 1-~
o ~x+x3
dx S J:- 1 -
VX
rtx = 2

la funzione è sommabile in (O, 1). Essendo per x~l, Yx+x3 2: x-112 ,


ovvero l/Vx+x 3 S l/x 312 ne_ segue

Il- ____M__<
i/x+xl -
I-
l xl/2
dx ·= 2

Perciò f è sommabile in [0,+ 00 ) e si ha 1:· f(x)dx ~4)


J .)J

2. 91 -Dimostrare che se f (x) è sommabile nell'intervallo


[a,+oo) e se esiste l = lim
x--++•
f(x), allora risulta l=O.

[Supponiamo che risulti le (0,+ 00 ]. Fissato ke (0,1), sia a'>a tale


che f (x) > k per xe [a', +oo). Per ogni intervallo [e, d) é [a', +oo)
si ha allo:::a

Poiché la differenza d-c può esser resa arbitrariamente grande, ne


d .
segue
limitato
che gli
al variare
integrali
dice
I e
f (x) dx non possono
d. Perciò f(x)
descrivere
non é sommabile
un insieme

in [a',
+ oo) e neanche in [a,+ 00 ) • Analogamente si ragiona se le [-oo, O)]

2. 92 Studiare la sommabilità della funzione f (x, y)


1/ (x+y) nel triangolo T di vertici (O, O), (O, 1), (1, 1)
e, in caso affermativo, calcolare l'integrale.

[La funzione-1.Jlt,y) è infinita nel punto (0,0). Essendo, in T,


f(x,y) S: l/Vx 2+y 2 essa è sommabile. Per calcolare l'integrale,
consideriamo la successione (T•) di insiemi invadenti T, ove T, é
il trapezio di vertici (0,1), (0,1/k), (1/k, 1/k), (1,1). Si hc1.

JTk
dx dy
---=
x+y
J
1

11k
dy Jy--=
dx
o x+y
( 1-- l) log2,
k

in quanto T .. e un insieme, di base [ 1/k, 1], normale rispetto alla


seconda coordinata. Pertanto:

log 2)

2.93 Determinare i valori di p>O per i quaii la funzione


f(x,y) definita nell'insieme X= { (x,y) ER 2 : lxl+lyl~l}
da

se (x,y) -:t:- (O, O)


f(x,y)
se (x, y) (O I O)
risulta sommabile.

[Utilizzando le disuguaglianze ~ S lxl + IYIS V2Vx2+y 2 -(di


facile verifica elevando tutti i membri al quadrato), si trova. che
f(x,y) è sommabile nell'insieme X se e solo se p<2]

2. 94 Studiare la sommabilità della funzione f (x, y) =


1/ (2-x-y) nel triangolo X di vertici (O, O), (1, 2),
(2,2) (figura 2.21).

o 1

fi.gur.a 2. 21

_J___ 1 S 1
per Cx, y) e X-
_[Si ha 2-i,:-y Ci-11) + (1-y) [(1-x)2 + (1-y)2]1'2
((1,1)), perciò f(x,y) è sommabile in X]

2.95 Verificare che le seguenti funzioni sono sommabili


nel cerchio unitario e definito da e = { (x, y) ER 2 :
x 2+y 2Sl}

(a) f(x,y) 1/Vl+y (b) g (x,y) 1/(1-x)

2.96 Studiare la sommabilità della funzione


nell'insieme non limitato X={(x,y)eR 2
: x~O; y~O}.

[Essendo O < f (x, y) ~ 1 = 1


(x2+ y2)2 (~x2+ y2r
per la 2) del! 'introduzione, essendo 4>n=2, si ha che f è sommabile
in X)

2D. Misura di Lebesgue

Cominciamo col definire la misura secondo Lebesgue µ di


un aperto A e di un compatto K di R". ·
Se A è u_n aperto di R", la misura secondo Lebesgue µ (A)
di A è definita da

(1) µ(A) = sup {m(P) :P plurintervallo chiuso, Pç;A}

eù è un numer.o appartenente a [O,+~]. Se K è un compatto


di R", la misura secondo Lebesgue µ(K) di K è definita da

(2) µ(K) = inf {m(P) :P plurintervallo chiuso, P::::>K}

Se X è un sottoinsieme qualsiasi di R", la misura intez:nél


secondo Lebesgue J,l(X) è definita da

!!,.(X) = sup {µ(K): K compatto, Kç;X}

e la misura esterna secondo Lebesguc µ (X) è definita


da

µ(X) ~ inf {µ(A); A aperto, A;;;;;i,X}.

generale risulta
In J,l (X) :5 µ(X) • Se si verifica che l!,.{X)=
µ(X) allora
<+~, l'insieme X si dice misurabile secondo
Lebesgue ed il valore comune µ (X) di J! (X) e µ (X) si chiama
misura secondo Lebesgue di X.
138

Si dimostra che un aperto limitato A ed un compatto K


di R'· son-:. misurabili secondo Lenesgue e le loro misure
coincidono rispettivamente con (1) e (2); si dimostra
inoltre che un insieme X è misurabile secondo Lebesgue se
e solo se, per ogni t>O, esistono un aperto A ed un compatto
K, con K~X!;A, tali che µ(A) - µ(K)<e.
Da ciò segue che ogni insieme limitato misurabile
secondo ,Jordan l_o è anche secondo Lebesgue e le relative
misure ~oincidono. Il viceversa non sussiste (ved.
! 'esercizi,:., 2.10°1).
Ind.icata con L la famiglia di tutti gli insiemi
misurabili secondo Lebesgue di R", si dimostra che

X,YeL::::) XUYEL, Xr'\YeL, X-YeL.

L-:i misura di Lebesgue µ: L➔ [ O, +00 ) gode delle seguenti


proprietà:

µ ~ numerabilmente
li additiva: per ogni successione
(Xt) di ir,~::hmi misurabili a due a due disgiunti la cui
un:Lon0 X ahbia misura esterna finita, si ha: Xe L e

µ (X) I µ (xK),
k=l

2) µ è nur.1erabilmente subadditiva: per ogni successione


(Xt) di insiemi misurabili la cui unione X abbia misura
esterna finita, si ha: XEL e

Fino a questo, punto abbiamo incontrato solo insiemi di


misura finita. Più in generale, un insieme qualsiasi X di
~" si dice mi-surabile se misurabile risulta 1 '·intersezione
di X con 1·.utti i cerchi aperti B (0, r) al varia~e di r>0.
La misura (eventualmente infinita) di un tale insieme
si definisce mediante la relazione
2.97 Dimostrare che se µ(X) = O, allora X =0.
0

[Se fosse X0 .t0, esisterebbe un intervallo aperto I;t0 tale che I!:X,
Posto E=µ(I), essendo µ(X)=inf (µ(A): A aperto, bX)=O, dovrebbe
esistere un apert_o lOX:::,I tale che µ (A) <E. Ne segue E=µ (I) Sµ (A) <E
il che è assurdo]

2. 98 Dimostrare in base alla definizione _che un insieme


misurabile secondo ,Tordan, avente misura nulla secondo
Lebesgue, ha anche misura nulla secondo Jordan.

[Fissato E>O esistono un aperto lOX tale che µ (A) <E/2 e due
plurintervalli superiormente semiaperti P',P" tali che P'i:;X!:;P",
µ(P") - µ(P') < E/2. Ne segue µ(P') S µ(A) < E/2 e perciò µ(P") =
µ(P") - µ(P') + µ(P') < E/2 + E/2 = E, da cui segue subito l'asserto]

2. 99 Dimostrare che un sottoinsieme X di R" ha rnisur-a ·nulla


secondo Lebesgue se e solo se, per ogni E>O, esiste una
successione (Ik) di intervalli tale che

V Ik;;;2.X e L µ (Ik) <E.


k•l k-1

[Sia µ(X)=O. Fissato E>O, esiste un aperto A;;l.X, tale che µ(A) <E.

Decomposto A nell'unione di una. succE>ssione (Ik) di i:itervalli


superiormente semiaperti a due a due disgiunti, come nell'esercizio
2.33, si ha µ(A) = 2. µ(I,) <E.
' il•l
Viceversa, fissato r>O, si (I,) una successione di intervalli tale
che v I, ;;i_ X e l: µ (I,) <; E/2.
k•l k•l
Per ogni. ke~ sia J, un intervallo con,:=entrico con Ik tale che µ(J,)
< m (I,) + E/2" e J::::, r,. Posto A= v J~ si ha lQX e µ(A) S
k•l
I µ (J,) S I µ(I,)+ I E/2" < (E/2) + (E/2) = E]
k-1 k•l k•l
140

2 .100 Dimostrare che ogni sottoinsieme numerabile di R" ha


misura nulla secondo Lebesgue.

[Se X è numerabile esso è unione di una successione di insiemi


,;ostituiti da un sol punto e perciò di misura nulla. Per la
numerabile additività di µ, risulta allora µ(Xl = O.
Si può anche pervenire alla tesi direttamente nel modo seguente.
Sia (xkl l.a successione degli elementi di X. Fissato E>O,
indichiamo, per ogni keN, con Ik un interva,:lo aperto di centro
x, e di misura minore di E/2k. Posto A = u Ik, 1 'insieme A è
k•l
aperto e, per la numerabile ~ubadditivita di µ, si ha µ(Al S

t µ(I ►.) < L E/2k = E.


li:•I k•l
Allora risulta µ(Xl· = O e perciò µ (Xl O]

2 • 101 Dimostrare che esistono insiemi di misura nulla


secondo Lebesgue che non sono misurabili secondo
Jordan.

[Sia X= [O, 1] nQ. Allora, per l'esercizio precedente, si ha m(Xl =O


P. tut:.tav.ia, come mostrato nell'esercizio 2 .41, X non è misurabile
secondo Jordan]

2 .102 Dimostrare che esistono insiemi limitati di R",


misurabili secondo Lebesgue, la cui frontiera non ha
misura nulla.

· [Sia X - [O, l] n Q. Allora, dX = [O, l] e perciò µ(dXl 1, mentre


µ (Xl = O]

2.103 Sia X un insieme.misurabile secondo Lebesgue con m(X)


< +oo, Dimostrare che esistono una successione di
insiemi <2hiusi Ck ed un insieme X0 di misura nulla, tali
che X== u ck u x 0.
k•l
141

[Per ogni ke N siano Ck chiuso e Ak aperto tali che Ck !:: X !:: Ak e


µ (Akl - µ Le.i< 1/k ~ ·
Posto C= u c., A = n A., si ha ck ç;- e ç; X !:: A !:: Ak e perciò A-C
k•l k•l
ç; A• -C•.
Ne segue µ(A-C) S µcA.-c.> :;; µ(Ak)-µ(Ck) < 1/k, da cui, per
l'arbitrarieta di k, µ(A-C)=O. Essendo inoltre X=C u (X-C) e X-
C ç; A-C, si ha l'asserto con X0 =X-C)

misurabili
una
secondo
successione
Lebesgue.
decrescente
Posto
·- di
X= fì Xk, dimostra-
insiemi

k•l
re che µ(X) = lim m(Xk), se m(X1 ) <+oo.
k--+oo .

[Si ha X1=xucx 1 -X 2 ) u ... u <x.-x •• 1 1u •.. e gli insiemi che figurano


a secondo membro sono misurabili e a due a due disgiunti. Poiché
ogni x. ha misura finita, si ha ·

µ cx1 1 = µ (Xl + eµ cx 1 1-µ cx2 >1+ .•• + cµcx.1-µ cx•• 1 >>+ ••.

=µcxi+ µ(x 1 1 - ;..!-.Tµcx.>


da cui, essendo µ(X 1 ) <+ =, segue sub{to l'asserto.
Notiamo che la tesi può non valere seµ (X 1 )=+~, infatti, ad
esempio, non vale per l':! successione decrescente-di intervalli di
R, x.=lk,+=), la ~ui intersezione è l'insieme vuoto]

2 .105 L'insieme di Cantor, di seguito descritto, è un


insieme non numerabile (ha la potenza del continuo),
è chiuso ed ha misura nulla secondo Lebesgue.
Dimostrare le ultime due pr0prietà.

L'insieme di Cantor: il primo passp per la costruzione del_l 'ins;.e:ne


di Cantor consiste nel suddividere l'intervallo (O, 1] in tre parti
uguali! e nel rimuovei:e 1 'intervallo aperto al centro A1 = (1/3,
2.'3). I passi successivi della costruzione sono simili. Cosi, al
secondo passo, suddividiamo ciascuno dei rimanenti due intervalli
[O, 1/3)-e [2/3, 1) in tre parti, rimuovendo di nuovo gli intervalli
aperti centrali (1/9, 2/9) e (7/9, 8/9) in tal modo rimuoviamo
dall'intervallo [0,1) l'insiemeapertoA 2
=(1/9, 2/9) U(7/9,8/9).
E cosi via: al k-simo passo si suddivide ciascuno dei 2•-•
intervalli in tre parti uguali e si rimuove, per ciascuno di essi,
142

la parte centrale, che è un intervallo aperto di ampiezza 3-k (in


figura 2. 22 sono rappresentati gli insiemi rimossi A1 , A2 , A3 nei
primi tre passi).

A1
o 1 2 1
3 3
A2 A2-
o 1 2 7 8 1
9 9 9 9
0-0 00 ·o--o 0-0
1 2 A3 1
27 27

figura 2.22

Indicando con Ak 1 'insieme aperto che si rimuove al passo k-simo,


per definizione l'insieme di Cantor C.è dato da

C = [0,1] - VAk•
k~l

[Occorre dimostrare che C è chiuso· ed ha rr.is:Jra nulla secondo


Lebesgue. Dato che Ak è aperto per ogni k, anche l'unione per kGN
è tale e quindi C è chius~. Poiché l'insieme A• che si elimina al
ic-simo passo è ottenuto rimuovendo da 2k-i intervalli le rispettive
parti centrali di ampiezza 3-k, Ak ha misura µ(1',k) = 2k-l,3·•·. Essendo
· gli insiemi ~ a due a due disgiunti, risulta che e ha misura nulla;
infatti:

~i dimostra che un numero xe (0,1] appartiene all'insieme di Cantor


se e solo se nella sua rappresentazione in base 3 non figura la
cifra 1. Allora i punti dell'i~sieme di Cantor possono essere
riguardati come successioni costituite dalle cifre O e 2; poiché
l'insieme di tali successioni è ovviamente in corrispondenza
biunivoca con quello delle successioni costituite dalle cifre O
e l e quest'ultimo è in corrispondenza biunivoca ,::on l'intervallo
[0,1) (in quanto ogni punto di [0 1 1) si può esprimere, nella
rappresentazione binaria, mediante una di tali successioni)
allora l'insieme Cdi Cantor ha la potenza del continuo]
143

2.106 Sia f:R"'➔R~ una funzione continua. Dimostrare che,


per ogni intervallo limitato I di R", f(I) è misura_bile
secondo Lebesgue ed ha misura finita.

[L'asserto è evidente se I è compatto, in quanto, a norma del


teorema di Weierstrass generalizzato (paragrafo.2A) anche f(Il è
compatto. Se I non è compatto, esiste una successione crescente
(I•)

f(Il =
-u
di intervalli
f(I•l
compatti,
e quindi f(Il
.
la cui unione è uguale
è misurabile con misura
a I. Ne segue
finita non
k•l • _
maggiore di µ (f ( I ll I

2E. Integrale di Lebesgue

Sia XçR" un insieme misurabile secondo Lebesgue. Si dice


che una proprietà è verificata quasi ovunque in X, se esiste
un sottoinsieme X' di X, "di misura nulla secondo Lebesgue,
tale che la proprieta sia verificata in ogni punto di X-
X'.
Così, ad esempio, dire che la funzione reale f(x) è
definita quasi ovunque in X, vuol dire che esiste X'çX, con
µ(X')=O, tale che f(x) è definita per xEX-X'.
Si dice che la funzione f(x), definita q.o. (quasi
ovunque) nell'insieme misurabile XçR", è misurabile se, per
ogni teR, l'insie@e I(f>t) dei punti x nei quali risulta
f(x)>t è misurabile.
Sia ora f (x) una funzione misurabile definita q.o.
sull'insieme X di misura finita secondo Lebesgue soddisfacente
la condizione

q.o. in X

e vediamo come sia possibile definire 1 'integrale secondo


Leb~sgue di f(x) in X.
Decomponiamo l'intervallo (m, M) in k intervalli parziali
mediante i punti

(1) M
144

e poniamo

Ij = {x: aj-1~ f(x) < aj} per j = 1, 2, ... , k-1

Ik = {x: ak-1~ f(x) ::;; ak}

Gli insiemi I 1, ••• , Ik sono a due a due disgiunti e si ha


k
X=X0 U u I j ove X0 è il sottoinsieme di X di misura nulla,
j•l
in cui f non è definita.
Si di~ostra che gli insiemi numerici A e B descritti
dalle somrne

k
L aj-1 µ (Ij),
j•l

rispettivamente, al variare delle decomposizioni (1), sono


contigui, cioé risultd supA = infB.
L'elemento di separazione di A e B (cioè sup A=inf B) si
chiama integrale secondo Lebesgue di f (x), esteso a X e si
indica con

Lf (x) clµ,

anche, più semplicemente, con Lf(x) dx.

Si dir.tostra che una funzione limitata f (x), integrabile


secondo Riemann sull'insieme X limitato e misurabile
secondo Jordan, è ivi integrabile secondo Lebesgue. Si
dimostra poi che, in tal caso, i valori dei due integrali
coincidono.
Passiamo al caso di funzioni non necessariamente
limitate.

Sia Xç;Rn di misura finita e sia f{x) non negat-iva


q.o.
e misurabile in X. Si dice che f {x) è sommabile .in X· se,
145

posto, per keN, fx (x) min {f(~),k}, rJsulta

In tal caso si pone

IX
f(x) ciµ= lim
k ➔ oo
J
X
fx(x) dµ.

Se f (x) è di segno variabile·, considerate le funzioni


misurabili, q.o. non negative

f+(x) = max· {0,f(x) }, f-(x)=max {0,-f(x) },

si dice che f(x) è sommabile su X, se tali risultano f+(x)


e t·(x) ed in tal caso si pone

Lf (x) dµ = Le (x) dµ - Lr (x) dµ.

Se è µ(X) = +00 e f(x)~O q.o. in X, supposto che f(x)


sia sommabile su ogni sottoinsieme misurabile e limitato
di X, diremo chef (x) è sommabile in X se l'insieme descritto
dagli integrali

Lf (x) dµ
al variare di Y tra i sottoinsiemi di X limitati e misurabili
è superiormente limitato. In tal caso tale estremo
superiore si ,indicherà con L
f (x) dµ.

Se infine f(x) è di segno variabile su di un insieme


misurabile X di misura infinita, diremo chef è sommabile
su X, se tali sono le funzioni f+ e f- ed il suo integraie
si definisce come nel caso di insiemi di misura finita.
146

Per l'integrale di Lebesgue valgono alcuni notevoli


teoremi di passaggio al limite sotto il segno di integrale.
Ricordiamo che,· per ogni success_ione (xk) di numeri
reali, si definiscono il minimo ed il massimo limite
mediante le posizioni

lim'
k-+oo
Xk = sup inf Xh;
k ~k
lim" Xk inf .sup Xh,
k➔oa
k ~k

Si usano anche le notazioni equivalenti per il minimo


limite (detto anche limite inferiore):

lim' Xk = min lim Xk = lim inf Xk


k➔ oo k➔ oa k➔ oo

ed analogamente per il massime limite.

LEMMA(di Fatou) .• Sia (fk) una successione di funzioni


q.o. ,"'lon negati.ve, integrabili sull'insieme misurabile X.
Allora

I (lim'
X k-+oo
fk) (x) dµ ~ lim'
k-+""
J f: (x)
X
dµ.

TEOREMA (di Beppo Levi) .Sia (fk) una successioJJe


crescente di funzioni q.o. non negaci ire,. integrabili
sull'insieme miaurabile X, e sia .•

(2) f (x) = lim fk (x) q.o. in X.


·k~

Allora ,

t f (x) dµ = lim
k➔ oo
fx fk (x) dµ.

(di Lebesgue o della convergenza


TEOREMA dominata) . Sia
(fk) una successione di funzioni sommabili nell 'insieme
misurabile X ed esista una funzione ~(x) non negativa e
147

sommabile in X tale che Ifk (x) I s;; cp:x), g. o. in X. Se


fk(x) ➔ f(x) g.o. in X, alLora

Ricordiamo ora le formule che eiprimono il legarne


mediante il teorema fondamentale del cal:olo integrale, tra
le operazioni di derivazione ed integ.1azione:

J.) d
--- J" f (t) dt = f (X)
dx •
· j j) [ F' (t) dt = F (x) ~ F ( a)

ove f (x) è continua e F (x) ha derivat::é continua.


Si dimostra che se f (x) è soltanto htegrabile secondo
Lebesgue, allora la j) vale quasi ovuque.
La (jj) non sussiste nella sola ipo·.esi che F' (x) sia
definita q.o. e risulti intE;!grabile secmdo Lebesgue (ved.
eserc. 2.117); occorre aggiunge~e l'ipitesi che F(x) sia
assolutamente continua.

Una funzione F (x) definita nelJ. 'int~rvallo [a, b] di R


si dice assolutamente continua se, per orni E>O, esiste 6>0
tale che per ogni famiglia finita di intervalli a due a due
disgiunti (a 1 , b 1~, (a 2 , b 2 ), ••• , (al<, bk), contenuti in
[a,b], tale che I, (bi-ai) < 6, risulti
i=l

k
I, I F (bi) - F (a1) I< E
i=l

I seguenti due teoremi stabiliscoo un importante


legame tra la nozione di assoluta contimità e l'integrale
indefinito secondo Lebesgue.
TEOREMA 1. Se f (x) è sommabile se,ondo Lebesgue in
[a,b], allora 1 'integrale
]48

F (x) [ f(t) dt

é ·una funzione assolutamente continua.

TEOREMA 2. Se F (x) è una funzione assolutamente continua


in [a,b], essa è quasi ovunque derivabilè; la sua derivata
F' (x) é sommabile in [a,b] e risulta

[ F ' (t) dt = F ( x) - F (a) .

Una funzione f (x) definita nell 'intervall'O [a, b] cR si


'dice a variazione limitata se esiste una costante C>O, tale
che, per ogni decomposizione dell'intervallo [a,b],
determinata dai punti

(3)

risulta

(4)
i=l
Ir. tal caso, 1 'estremo superiore delle somme in (4) , al
variare delle decomposizioni di [a,b] determinate da punti
del tipo (3), si chiama variazione totale di f su [a,b] e
si indica con Vt [a,b].

Si dimostra che se f (x) è derivabile e risulta I f' (x) I~


per ogni xE [a,b], allora f è a variazione limitata su [a,b]
e si ha Vt[a,b] ~ M (b-a). Si dimostra inoltre che ogni
funzione a variazione limitata è limitata.

Sussistono
inoltre i seguenti notevoli teoremi.
Se f (x) è a variazione
TEOREMA 3. limitata, allora
esistono due funzioni crescenti p(x) e q(x) tali che f(x)
= p(x)-q(x), per xE[a,b].

TEOREMA 4. Se f(x) è monotòna nell'intervallo [a,b],


allora f(x) è quasi ovunque derivabile in [a,b].
149

TEOREMA5. Se f(x) è continua e a variazione limitata


in [a, b], allora I f' (x) I é sommabile (si noti che, in base
ai teoremi 3 e 4, f(x) è quasi ovunque derivabile in [a,b])
e si ha

rI f'(x) I dx ~ Vt [a,b].

2 .107 Sia f (x) una funzione definita, nell'insieme misurabile


.X. Dimostrare che ciascuna delle seguenti condizioni
implica le rimanenti:

(a) (xEX:f(x)>t) misurabile, 'ftER

(b) {xEX: f (x) ~t) misurabile, 'ftE R

(c) [xE X: f (x) <t) misurabile, 'ftE R

(d) {xEX:f(x)~t) misurabile, 'ftER

[Basta osservare che

{xeX:f(x)~t) =n {xeX:f(x)>t-1/k)
k•l

{xeX:f(x)<tJ = X- {xeX:f(x)~tl

{XEX:f(x):5t) = n {xEX:f(x)<t+l/k)

{xeX:f(x)>ti = X- {xeX:f(x):5t)]

2.108 Dimostrare che una funzione f(x) crescente


nell'i.ntervallo [a,b] di R é ivi misurabile.

(Sia teR tale che I(f>t);o!c0. Posto d=inf I(f>t), si ha I(f>t)=[d,b]


oppure Ì(f>t) = (d,b)]

2.109 Dimostrare che se f è misurabile in X, allora, per


ogni tER l'insieme I(f~t), costituito dai punti x in
150

cui risulta f(x)St, è misurabile, e viceversa.

[I(fSt) è il complementare rispetto a_X di I(f>t); si veda anche


l'esercizio 2.107]

2.110 Dimostrare che una funzione f(x) semicontinua


inferiormente nell'insieme misurabile e limitato Xè
ivi misurabile.

[Basta dimostrare (ved. l'eserc. precedente) che, per ogni teR,


l'insieme I(f~t) è misurabile. ·
Si ha (ved·. l'eserc. 2.103) X- uC,uX 0 conC,chiusieµ(X 0
)=0.
k•I
Ne segue

Ck r'\ I ( fSt) ] U [ Xo ('\ I ( !St) ]

e allora, essendo c.nr (fSt), misurabile in quanto chiuso e


X0nI(fSt) di misura nulla in quanto contenuto in un insieme di
misura nulla, si ha che I (fSt) è misurabile]

2 .111 Siano f {x) e g (x) funzioni non negati ve nell'intervallo


(0,1), con f(x) crescente e g(x) decrescente.
Dimostrare che,

J: f ( x) g (X) dx :5: e f (Xi dx 1:g (X) dx.

[La differenzd a = I: _f (x) dx J:g (x) dx - J: f (x) g (x) dx può

esser scritta sotto la forma


1 1
b • J J [flx)
. o o
g(y) - f(x) glxl] dx dy

o
ov~ero sotto la forma

l JOl
e = Jo [flyl glxl - f(yl glyl] dx dy
151

con a=b=c. Perciò risulta a=(b+c)/2, ovvero

a=l II1 1
[t:(x)g(y) -f(x)g(x) +f(y) g(x) -f(y)g(yl]dxdy -
2 o o
- - l
2 o o
1
II[1
f (xl - f (y)] [g(x) - g (y)] dx dy

Poichèf(x) cresceeg(x) decresce, siha [f(x)-g(x)][g(x)-g(y)]SO


e dunque J
è a<!!O

2 .112 Si.a f (x) una funzione misurabile e non negativa


sull'insieme AcR" di misura finita. Sia À.(t) . =
µ({xeA:f(x)>t}, per·t~O. Dimostrare che

t f (x) dx = I~À.(t). dt.

[Posto

se f(x)>t
K(x,t) - {~
se f(x)St

si ha per q.o. t>O

IA
F(x,t) dx= f K(x,t)
(xeA:f(x)>tl
dx+ I K(x,t)
I xeA:f(x)St}
dx

(s) = µ ({xeA:f(x)>t}) = À(t);

inoltre risulta per q.o. xeA

•- K(x,t) dt =f K(x,t) dt + f K(x,t) dt


Io (t:O<t<f(x)) (t:t~ f(x))
1

f(x)
=
I0
1 dc. = f (x)

Per le (5), (6) sj ha, applicando il teorema di Fubini:


i.32

J,,f(x) dx I~
= J,, K(x,t) dt dx = J~J,, K (x,t) dx dt

-I~ À(t) dt]

2 .113 Consideriamo la successione di funzioni definite per


xe (0,1) da fk(x)=ke-kx. Dimostrare che fk(x) ➔ O
puntualmente e che fk non converge in O in L1 (O, 1) .

[La prima affermazione è ovvia. Quanto alla seconda, basta


osservare che

Il
~
f 1 (Y.) dx-k J1 e-kx dx-1-e-k
~
➔ 1, per k ➔ °"·

Quindi questo è un caso in cui non si passa al limite sotto il segno


di integrale]

2.114 Dimostrare che se f(x) è monotona in_ [a,b], allora


essa è a variazione limitata e risulta Vf [a, b] =
lf(b)-f(a) I.
[Sia ad esempio f(x) crescente. Per ogni decomposizione del tipo
(3), risulta

J I~
1
{x1) - f (x1-1) I= 1[ f (x1) - f (x1-1) ] = f (b) - f (a)]

2.115 Dare un esempio di funzione limitata che non sia a


variazione limitata.

[Per xe (0,2/x], poniamo

x sen (1/x) se ic~O


f (X) = {Q se x='J.

Tale funzione è cor.tinua e limitata in [0,2/x]. Per ieN, si ha

+ 1
> __ 1__
[ i+ (3/2)] X (i+l} X
153

perciò, per ogni keN

k~ k
vf [o, 2/Jt] > I: 1 - .!.. :E l
l•O (i+l) 7t 7t l•l i

e dunque •f (x) non è a variazione 1:-:nitata, in quanto la serie


armo~ica è divergente positivamente. Si veda la figura 2.23)

y
2,m

xsen(1/x>
/
/

2fa li'.

figura 2.23

2 .116 Dimostrare che la derivata di una funzione crescente


f(x) in [a,b) è sommabile e risulta

r f I (X) dx !', f (b) - f (a) .

[L'esistenza q.o. di f' (x) segue dal teorema 4. ·


Posto ~.(x)-n _(f(x+(l/n)) - f(x)J, evidentemente~. è sommabile
154

in [a, b] (dato c_he f è limitata in [a, b]) e si ha

r (f)n (x) dx= n r f(x+(l/n)) dx - n r f(x) dx =

- n
I
b+l/n

a+l/n
f(x) dx - n r f(x) dx=

b+l/n Ja+l/n
= n
Ja f(x) dx - n a f(x) dx.

Affinchè l'espressione f(x+(l/n)) abbia senso per ogni xe[a,b],

possiamo supporre di avere prolungato f (x) fuori di [a,b], ponendo

f(x)=f(a) per x<a e f(x)-f(b) per x>b. P~sto f(a+)=limf(a+h),


tHo•
per n ➔ oo, 1 'ultimo membro_ delle precedenti uguaglianze tende

verso f(b)-f(a+) ed allora, per il lemma di Fatou

r f'(x),dx !> 1km r q,. (X) dx= f(b) - f(a+) !> f(b) - fin)]

2 .117 Dar_e un esempio di funzione crescente per la quale


risulta

f f'(x) dx< f(b) - f(a)

iSia f(x) = O per xe[0,1/2] e f(x)=l perxe(l/2,1). Allora f'(x)=O


q.o., mentre f(l)-f(O)=l.
Si noti che f(x) non è assolutamente continua in [0,1]]

2. 118 Sia a<c 1<c 2 < ... <cr<b una decomposizione de~l 'in~ervallo
[a, b). Dimostrare che se f (x) è una funzione a
variazione limitata in·ciascuno degli intervalli di
tale decomposizione, allora essa è a variazJ.one
limitata in [a,b).

[Limitiamoci a dimostrare l'asserto per r=l.


Sia dunque ce (a,b) ed f(x) a variazione limitata in (a,c) e in
155

(c,b). Dimostriamo che V,[a,b] S v, [a,c] + V,[c,bJ. Sia


a=x 0<x 1< ... <x.=b e sia h tale che x._ 1Sc<xh. Allora
k h-1
L
i•l
If (xi) - f (Xi-1) IS L
i•l
If (x1) - f (x1-1) I+
+ If (xh) - f ( e) I+ If ( e) - f (xh-1) I+
+ ±I
i•h+l
f (xi) - f (xi-1) IS Vt [a, e] + Vf [ e, bj

(ove 1 'ultima somma al secondo membro va considerata nulla se h=k) .


Analogamente si prova che V,[a,b] 2:- v,[a,c] + V,[crbJJ

2.119 Tenendo presente il teorema :·, dimostrare che, se


f(x)è assolutamente continua in [a,b], allora essa
è anche a variazione limitata e risulta

Vt [a' b] = rI f I (t) I dt

[Dal teorema 2 segue che, per ogni decomposizione di [a,b],


a=x 0 <x 1< ... , x.=b, si ha
f (Xi) - f (Xi-i) = fXi-1
Xi f I (t) dt

da cui segue subico che

Ì I f (xi) - f (x1-1) IS /b I f' (t) I dt


i•l a

e perciò che
v, [a,b] s rI f' (t) I dt.
L'altra disuguaglianza segue dal teorema SJ

2.120 Dimostrare, in base alla definizione, che una


funzione f(x) assolutamente continua in [a,b] è ivi
a variazione limitata.

[Sia E>O e sia 6 il corrispondente numero positivo di cui alla


156

definizione di assoluta continuità. Siano c 1<c 2 < •.. <cr dei punti
interni ad [a,b]tali che c 1-c1-1<6 per ogni i.

Scomponiamo ognuno degli intervalli (cl-1, c 1 ), per esempio (a, c 1 ),

mediante un numero finito di punti a=x 0<x 1< .•. <xk _.. c 1 • Poiché la

somma delle lunghezze degli intervalli (xl-I, x1) vale <:\-a<6,


k .
risulta l: lf(xl)-f(xl_ 1
) l<e e dunque f(x) è a variazione L.mitata
j•l

in (a, c 1 ) con Vr[a,c 1


]:Se. Dall'esercizio 2.118 segue che Vr[a,b]<oa]

2.121 Dimostrare che una funzione lipschitziana in [a,b]


è ivi assolutamente continua.

[Sia lf(x)-f(y) I :S L lx-yl per x,ye [a,b]. Allora per ogni famiglia
finita costituita di intervallì (a 1 , b 1 ) e [a, b] a due a due
disgiunti, risulta

2.122 Dare un esempio di funzione assolutamente continua


che non sia lipschitziana.

[La funzione f (x) = ./x non è lipschitziana in (O, 1), ma è ivi


assolutamente continua. Infatti, fissato e>O, esiste ae (0,1) tale
che -fii < r,/2.
Sia 1 0 tale che If (xt -f (y) I :S L Ix-y I ;,er
0
x, ye e [ G/2, 1 I e poniamo

6=min(a/2, e/2 1 0 ). Siano (a 1 , b 1 ), ••• , (ak,bk) intervalli contenuti


k
in (0,1], a due a due disgiunti, tali che _:r.(b 1 -a 1 l < 6. Sia I
••I
l'insieme degli indici i tali che (a 1 ,b 1 )C(O,a) e sia I l'insieme
dei rimanenti indici. Si ha

_r IG";-rarl+
ieI
r 1~-.Ja71:S .iE.I'

:S ../cr+ Lo _l: I b1-a1 I < e]


••1
157

2 .123 Dimostrare che il teorema di Lebesgue sulla conve:i:-genza


dominata è falso se . la successione (f n ) non ammette
una funzione ''maggiorante" cp(x) che sia sommabile.
[Sia fk(x) definita in [0,1) da (figura 2.24)
se xe (o, 1/k]
se xe (1/k, 1]

2k

0 1 1 X
le
figura 2.24

Evident:ement:e si ha fk (x) ➔ O per ogni xe_ (O, 1) e quindi q.o. in


[0,1); inoltre

per ogni k. Si veda anche la successione (fk) dell'esercizio


seguente o la successione dell'esercizio 2.113)

2.124 Dare un esempio di successione (fk) di funzioni non


negative in (0, 1) per cui si ha il minore stretto nella
tesi del lemma di Fatou.
se 0:$;~1/k
[Sia ft (x) •
-
(k-
o se x>l/k
Allora si ha lirn'
k
ft (x) = O q,o, in [O, 1], ma lim'
k➔-
I o
1
fk dx = 1.
Si veda anche ~a successione (fkl dell'esercizio precedente]

2 .125 Dedurre dal lemma di Fatou che se (gk) è una


succéssione di funzioni non positive nell'insieme
misurabile X, risulta

lim"
k➔-
J gk (x)
X
I
dx ::;; (1im" gk) (x)
X k➔ ...
dx

[Posto fk (xl =- gk (xl, si ha l.i:_,~" gk (xl = - lk~• fk (x).

Applicando alla successione (f•l di. funzioni non negative il lemma

di Fatou, si ha

cioè

- lim"
k-+•
Ixgk (x) di..,

da cui l'asserto]

2. i26 Sia X un insieme di misura finita e sia (fk) una


successione di funzioni misurabili in X, tale che
I fk (x) I SM e fk ➔ f, q. o. in X. Dedurre dal lemma di
Fatou che

L f (x) dx.
159

Tale risultato, semplice conseguenza dei teorema


della convergenza dominata, prende anche il nome di
teorema della convergenza limitata.

[Posto g, (x) = fk (x) -M, si ha g,~o e, per il lemma di Fatou,

I(
X
f (x) - M} dx :;;; lim'
k-t•
J ·9k
X
(x) dx = lirn'
k➔ •
JX
fk (x) dx - M

da cui

Analogamente, applicando alla successione hk (x) -fk {x) +M il


risultato dell'esercizio 2.125 si trova

Da (*), {**) segue subito 1 'asserto]

2.127 Utilizzando il teorema della convergenza limitata


(ved. 1 'eserizio precedente) di"mostrare che, posto
gk (x) = kx/ (l+k 2x 2 ) per xe [O, 1], risulta
1
lim / gk (x) dx = O.
k- ➔ 00 0

[Si halim 9k (x) = C per xe [0,l]elaconvergenzanonèunifcrme


(ved. ":i:'•esercizio 1 .. 11 del vol II, parte prima). Essendo
O~g,(x)~l/2 per xe [0,1], l'asserto segue dal teorema dell'esercizio
precedente]

2.128 Studiare il problema del passaggio al limite sotto


il segno di integrale per la successione fk (x)
definita per·xe (0,1) da

se xe (1/ (2k), 1/k)


altrimenti
160

[Si ha

Il
O
fk (x) dx = Jl/k
1/12~
(1/x) dx log 2.

La su.cce~sione (fk) tende a O e perciò non è lecito il. passaggio


al limite sotto il segno di integrale, conformemente al fatto che
non esiste alcuna funzione ~(x) sommabile in (0,1) che maggiora
uniformemente le funzioni fk]

2 .129 Mostrare co_n un esempio che in generale la tesi del


teore,ma della convergenza limitata (esercizio 2 .126)
non vale se l'insieme X non ha misura finita.

[Poniamo X=R e consideriamo la successione (fk) definita da

se xe [k,k+l]
altrimenti.

Per ogni xeR fk(x) converge a f(x)=O (però la convergenza non è


uniforme su R, come mostrato nell'esercizio 1. 24 della parte prima
del 2° volume) e inoltre

1, 'v'keN, /: f (x) dx o,

nonostante che Ifk (x) ISl=M per ogni xe R t! per ogni ke N.


Infi11e notiamo che questo esempio non contraddice "ii teorema di
Lebesgue della conve=genza dominata, perché la funzione t:p(x)
identicamente uguale a 1 non é sommabile su X=R]
Capitolo 3

METODI DI CALCOLO
PER GLI INTEGRALI MULTIPLI

In questo capitolo vengono trattati alcuni metodi di


calcolo per integrali doppi e, più generalmente, per
integrali multipli. Un ulteriore importante metodo di
risoluzione, legato alle formule di Gauss-Green,è proposto
nel paragrafo 6C del capitolo 6.

3A. Integrali doppi su insiemi normali. Formule di


riduzione

Molto utili per il calcolo di integrali doppi in insie~i


normali sono le formule di integrazione per riduzione a due
integrali semplici.

Come già detto nel capitolo precedente (paragrafo 2C),


un insieme H del piano x, y si dice normale rispetto all'asse
x se è possibile rappresentare H nella forma:

con a,beR, a<b e con a(x), P<x) funzioni continue in [a,b)


e a(x)SP(x) per ogni xe [a,b].

In tal caso, se f (x, y) è una funzione continua in H, vale


la formula di riduzione:
162

IL f (x, y) dx dy = It. dx
a
J~'"'
f (x, y)
a(Jc)
dy.

Analogamente, se K è un insieme normale rispetto


all 'asse y, cioè se è possibil'e rappresentare K nella forrna

con c<d e y(y)~S(y) fupzioni continue in [c,d], e se f(x,y)


è continua- ~n K, allora vale la formula èi riduzione:

IL f (x,
d J~IYI
y) dx dy = f (x, y)
Jc dy YIYI
dx.

3.1 Utilizzando le formule di riduzione, calcolare


l'integrale doppio

xy dx dy
II s

• dove S è il semicerchio chiuso in figura 3 .1, di centro


(1,0) e raggio 1, con y~O.

1 2 X

figura 3.1
163

[La fr.ontiera di Sé costituita dall'unione della semicirconferenza


di equazione (x--1) 2 +y 2 =l, (cioè y 2 =2x-x 2 ), con y:::?:O,e dal segmento
della retta di equazione y=O, con 0Sx$2. S è un insieme normale (ad
esempio) rispetto all'asse x e può essere rappresent_ato nella foma

S = { (x,y) eR 2 : 0:5~2, 0:5y$ Y2x-x 2 }.

In base alle formule di riduzione dell'integrale doppio a due


integrali semplici, si ha:

r2. dx I"2•-x2
II 5
xy dx dy = Jo
O
xy dy.

Nell'integrale semplice rispetto ad y il fattore x gioca il ruolo


di parametro (é costante rispetto alla variabile di integrazione) ;
si ottiene quindi

-./2x-x
2 -./2x-x 2

Jo
xy dy x
I
o
y dy

integrando rispetto ad x l'espressione trovata, per xe[0,2], si


trova:

f2 (xz- 1.. x3)dx


Ir
, s
xy dx dy
JO · 2
l. l
3.

3 . 2 Calcolare l 'integrale doppio

II A xy dx dy

[A è un dominio normale rispetto all'asse x; ìn base alle formule


di riduzione si ha:

I2x-x2
II I
2
A xy dx dy = ij dx xy dy
O
· 1(.4

= I2 x dx [y2] y•2•-•2 • .L J2 ( 4x3-4x4+xs) dx =


O 2y•O 20

+ 1.)
[x (1-.5! x+ l.6 x~o = 8(1- .B.. • L15 I
2
4 2
• .l. )~
2 5 3

3.3 L'integraie doppio dell'esercizio 3.1 vale 2/3 ed è


maggiore dell'integrale doppio considerato
nell'esercizio 3.2, che_vale 8/15. Verificare tale
proprietà in base a considerazioni geometriche sui
domini di integrazione Se A.

[Essendo 2x-x 2 :!>l (infatti -1+2x-x 2 -(1-x) 2


:!>0) risulta V2x-x 2 ~
2
~2x-x per ogni xe [O, 2] (in base alla proprietà o:;;t:;;1 ~ ..ft ~t).
Perciò l'insieme A è contenuto nell'insieme S (figura 3.2); dato
che la funzione f(x,y)•xy è non negativa negli insiemi consideraL·i,
l'integrale di f(x,y) esteso ad A è inferiore all'integrale di
f(x,y) esteso ad S]

I
I :\ /
" 'Y=2x-x
/ \ X
2
I ' \
\ I

figura 3.2

3. 4 Calco:_are 1 'integrale doppio

IL_x_ l+y
dx dy,

2
dove A è l'insieme A={ (x,y)eR 2
:0::;x~l,x ::;y::;x). Si
165

risolva l'esercizio con due metodi, considerando


preliminarmente A come dominio normale rispetto
all'asse x, poi come dominio normale rispetto all'asse
y.

[A s~ può pensare normale rispetto all'asse x (figura 3.3):

oppure come insieme normale rispetto all'asse y (figura 3.4):

y
y

X X

1 1

figura 3. 3 figura 3.4

Utilizzando la rappresentazione in figura 3.3 si ottiene

---1L dx dy - l
Jo X dx J" d y -
JJ A l~y ~ l+y

= I: X [log (l+y) )];~ dx = 1:X log (l+x) dx - I: X log


2
(l+x ) dx.

I due integrali semplici si risolvono per parti:

a [x2 log
2
(l+x)]l
o
- l.
2
J1x2dx -
o 1 +x
[x2 lo<; (l+x2>]1 +
2 o
Jlo ~
l+x
dx2
-
166

-= - .l
2 o
I (x-1 + ...1....) + J (x - ~)
1

l+x
clx
o
1

l+x 2
clx =

-= - .l
4
[(x-1)2p-1.
2
[log (1+x)p+ 1. -
2
[!.
2
log (1+x2)11~ l. -·
'.lo 4
log 2.
Rappresentando A come dominio normale rispetto all'asse y, come _in
figura 3.4, si giunge più rapidamente al risultato finale:

= Il ~ J./y
X
II A
_L_
l+y
clx d'j
~ l+y y
dx =

Il l+y [x2r•./y
e: o 2 .-, = -
Il
c\y 1_
2 o l+y
y2-y
dy =

· -= - I (y-2 i_)
1.
2
1

o
+
l+y
dy - 2. - log
4
2)

3. 5 Si calcolino i seguenti integrali doppi con due metodi,


considerando il dominio di integrazione prima normale
rispetto all'asse x, poi normale rispetto all'asse y:

(a) II A X dx ày .
IJ 8
y
(i+x) (1+y2)
dx dy

dove A e 8 sono rispettivamente gli insiemi rappresentati


nelle figure 3.5, 3.6.

y .

1
y

-1
1 X

f~gu::-a 3.5 figura 3.6


[(a) Come dominio normale rispetto all'asse x, A si rappresenta
nella forma

e l'integrale doppio diviene

~
JL x dx dy = J: x dx I dy =

x Vl-x
2
dx - [-
- -ri::;J

f (1-x}3' ½·2 2
r•
L'insieme A è anche dominio normale rispetto all'asse y: A=
{<x,y)
eR -1.s;y_s1, 0Sx5 Vl-y 2}, ed in tal ~a·so l 'i~tegrale
2
: doppio
si trasforma in:

IL X dx dy -
li
-1
dy I~ O
x dx -

= fl
-1
dy [x2] ••~
2 x•O
= l.
2
J' (1-y2) dy = 1..
-I J

(b) Se pensato normale rispetto all'asse x, l 'insierne a si


rappresenta nella forma

e 1 'integrale doppio esteso a B diviene

II Y dx dy 1•dx
8 (1+x) (1+y2) = o l+x

= .1. J1 dx [109 (1+y2}] ~=½=


.L log2 dx - l. J1 11log(l+xi dx
2 o ~ +x 2 o 1 +x 2 o 1 +x
= .1. log 22 - l. log 2 2
2 4

Rappresentando B come dominio normale rispetto all'asse y, si


ottiene:
168

y dy Iy ~ -
1+y 2 o l+x

3.6 Calcolare l'integrale doppio

fJT eY2 dx dy

dove T è il triangolo chiuso del piano x, y di vertici


nei punti di coordinate (0,0), (O, 1), (2, 1).

[Il triangolo Tè normale sia rispetto all'asse x che all'asse y


(il lettore disegni T in un riferimento cartesiano) e può essere
rappresentato nei due modi equivalenti:

T { (x,y) eR 2 : o x 2, x/2 y 1)
{ (x, y) eR 2 : O y 1, O x 2y}.

In corrispondenza alla prima rappresentazione l'integr2le

II T
eY2 dx dy - f2
O
dx I 1

x/2
eY2 dy
.

non si calcola bene. Invece, rappresentando T come insieme normale


rispetto all'asse y, risulta:

IIT
2
eY dx dy = I: dy e eY'°dx - e 2
eY [x] ~=~y
dy -=

.,I: 2y eY2 dy = I: 2
eY (o/) dy -=[eY ]:-= e-1)
2

3.7 Calcolare l'integrale doppio


JLse~ y dx dy

dove Q è il quadrilatero di vertici


169

[In modo analogo allo svolgimento deli'esercizio precedente,


considerando Q insieme normale rispetto all'asse y, si trova che
l'integrale doppio esteso a Q vale -1]

3. 8 Senza calcolarli, esprimere i seguenti integrali doppi


invertendo l'ordine di integrazione:

1/";
(a) r: f(x,y)
dy fa Y d:x

(b)
r:dx I-ii:;;:if(x,y) O
dy

(c)
r: I: dy f (x, y) d:x

r: dx L f(x,y)
-2-
(d) dy

( (,a•) f 1
O
dx Il x4
f (x, y) ÒJ

1 (Vl•y 2
(b)t dyj f(x,y) d>
0

(c)J: dx[ f(x,y) d}

(d) ee dy f(x,y) dx + I: I~
dy f(x,y) dx I

3.9 Calcolare
!
l'integrale doppio

IIs
(x-y) dx d}

dove S è il semicerchio di centro l'origine e raggio


r, contenuto nel semipiano delle y positive.
J. ,v

r ,/,2_,.2
dI
I S
(x-y) dx dy =
J-r dx
1
O
(x-y) dy

Si veda anche la risoluzione in coordinate polari, proposta


nell'esercizio 3.33]

3.10 Calcolare l'integrale doppio


JJx (ax +by) 2
dx dy,

ove a,b eR e X= {(x,y) e [-1,1] x R: x 2:;;y,=,;1).

3.11 Calcolare l'integrale doppio

IIAX cos y dx dy

2
ove A=, {(x,y) e [0,1] xR: O~~l-x ).

l Il-x2
[
II A x cosy dx dy ~
I x dx
0
cosy
O
dy m

~.12 Calcolare l'integrale doppio

JIe x
3
dx dy
dove l'insieme C è costituito rispettivamente dal

(a) semicerchio {x2+y 2 :;;1, K~0}

(b) cerchio {x2+y 2 ~1}

[ (a) È opportuno considerare C come dominio normale rispetto l'asse


y. Applicando le formule di riduzione si ottiene

·• j.~
-1
dy [2L4]x•-'17 •
4 x•O
.l..
4
Il (
-1
l-2y 2+y 4) dy =

= .l. [y _ l_ y3 + .l.. ysl1 = ..!..


4 3 s L1 1s

(bl Il risultato è zero per motivi di simmetria, dato che


l'integrale esteso al semicerchio con x>O è uguale in valore
assoluto, ma di segno opposto, all'integrale esteso al semicerchio
con x<O]

3.13 Calcolare l'integrale dcppio

IL
dove Tè il trapezio del piano x,y di vertici (1,0),
(1,1), (3,0), (3,3).

[È più semplice calcolare l'integrale doppio utilizzando le


cocrdinate polari (si veda l'esercizio 3. 41). Comunque, volendo
utilizzare le formula di integrazione per riduzione a due integrali
semplici, dopo ave·r osservato (figura 3. 7) che T={ (x, y)e R': l!>xS3,
O;S;y;S;x), si ottiene

dx dy - JJ dx fo"~
II 1 x2+y2 1 x2+y2

Per x costante, una primitiva della funzione


f(y) - _1_ è F (y) = !. arctg .!'....
xz+yz X X

Perciò:

Il T
dx dy_ =
x2+y2
J3

1
[1.arctg x..l
. dx
xJ
X
= y-x
y-o

= J13arctgl dx .. 2: JJdx - ~ log 3]


X 4 4 I X

y y

3 X

figura 3.7 figura 3. 8

3.14 Calcolare l'integrale doppio


dx dy
Il T Vx2-y2

dove T,è il trapezio del piano x,y di vertici (2,1),


(2,-1), (4,2),· (4,-2).

[Con r~ferimento alla figura 3.8, T si rappresenta nella forma

T = {<x,y)R e
2
: 2SxS4, - } X SyS } x}·
L'integrale doppio diviene

II T
dx dy
yx2-y2
I Jft y
4

2
dx
-
dy
x 2_y2 •

Per x>0 fissato, una primitiva della funzione

è F(y) arcsen 1-.


.X

Quindi si ottiene

II
T
dx dy
yx2-y2
I'
2
dx [arcsen L]
X
y•x/
y•-x/2
2
=

= [ arcsen } - ~rcsen {- ~)] I: dx = 4 arcsen ~ =} 1t

3.15 Calcolare l'integraie doppio

II T Vx2-y2 dx dy,

dove Tè il trapezio del piano x,y di vertici (1,1)


(1,-1), (2,2), (2,-2).

[ f
j
I T
Vx2-y 2 dx dy = [
,I
2
dx j"
-•
Vx2-y 2 dy.

Occorre calcolare separatamente una primitiva deila funzione


f(y) = Vx 2-y 2 , considerando x parametro fissato. Si ottiene (si
veda 1 'esercizio 4 .103, Yolume 1°, parte seconda) come primitiva·:

2
F (y) = x arcsen 't- + X. Vx 2-y 2,
2 X 2

da cui
174

j
II T
Vx2-y 2 dx dy =-
I
1
2
dx [ 2
.lL
2
arcsen 1. + '1..Vx2-y 2
X 2
y•x

y•-x

= [arcsen 1 - arcsen (-1)] I~ 2

1 2
dx = !:.
2
[x
31
3
l2 - 1.
6
lt)

3 .16 Sia I 1 'insieme tratteggiato in figura 3. 9. Verificare


che

(a) (b) X.. dx dy = l


X 2

y
\
\ \ /
\· \ /2x-y=0
\ \ I
__\ ).___
\;
21/2
\
\
\
2

1 V2 2 2V2 X

figura 3. 9
175

{j_
[ (a) II I x2y2 dx dy •
I 1

x 2dx
4/x
y 2dy +
J2Y2x2dx I4/xy2dy ~
f2/x 2 x/2
...

Un altro metodo di risoluzione é proposto nell'esercizio 3. 63 (a) .

(b) Si può procedere per riduzione a integrali semplici in modo


analogo a come indicato nella parte (a); un metodo alternativo è
proposto nell'esercizio 3.63 (b)]

3.17 Siano A e Bi triangoli tratteggiati in figura 3.10.


Verificare che

(a) II A cosx cosy dx dy • O

(b) II 8
(l+cosx cosy) dx dy ~ : - }

(e) II l\VB
(l·-cosx cosy) dx dy •-+-
r(
2
4
3

2n )( .

figura 3.10

[ (al II A cosx cosy dx dy = J;dx c-x cosx cosy dy =


176


- Io cosx [sen y]~:r"
dx m 1·cosx
O
sen (1t-x) dx

• cosx
- Io senx dx = } I" sen
0
2x dx = O

(b) È opportuno considerare B insieme normale rispetto l'asse y)

3.18 Calcolare l'integrale doppio

JLxy dx dy

[Per x>O la parabola di equazione y=x 2 incontra la circonferenza


di t:quazione x 2 +_y2 =1 nel punto di ascissa x 0= (-VS -1) /2. I; 'integrale
doppio vale x~ - x3/ 2 - x8 / 3 e tale quantità, semplificata, risulta
uguale a (19 VS- 39)/12)

3.19 Sia T il trapezio in figura 3.7. Verificare che

3. 20 Calcolare l'integrale doppio

(a) JIe 1,~eY dx dy (b) II


e
l+x+eY
l+eY
dx dy

ove e

[ (a) 6log3 - 61092-1; (b) 6log3-2log2 - 3)


177

3.21 Calcolare l'integrale doppio

If e
Y
x2+y2
dx dy

-2 -1 1 2 )(

figura 3 .11

[L'insieme e, trattegglato in figura 3.11, si rappiesenta come


dominio normale rispetto all'asse x, nella forma:

e= [(x,y) ~R2 :-2~xS2, a(x)Sy~P<xll,

ove P (x) = V4-x 2


e

2
a (x) = Vl-x se f xf S 1, a(x) _O se 1 < fxf S 2.

L'integrale doppio esteso a C diviene:

IP!•)_y_
II x2+y2 . I_
2
_y_ dx dy = dx dy =
e- 2 a C•l x2+y2

=[ dx [ log \'x2+y 2
]~ ::: = [ [ log2 - log Vx2+a2(x)] dx =
178

a 4 log2 -([ log I x I dx + fi log 1 dK + r log I x I dx).


Effettuando nel primo integrale la sostituzi•one -x ➔ x, ci si
riconduce a

II e xiy2
dx dy = 4 log 2 - 2 r log x dx = 2.

Un altro metodo è proposto nell'esercizio 3.29)

3.22 Sia k=0,1,2, ... un numero naturale e R,r numeri reali


tali che R>r>0. ·Utilizzàndo il metodo risolutivo
dell'esercizio precedente, verificare che risulta

IL
dove C è la parte situata nel primo quadrante della
corona circolare di centro (0,0) ~ raggi r,R.

(Stesso metodo dell'esercizio precedente]

3.23 Calcolare l'integrale doppio


JJe jxyj sen (y2) cos (x2 +y2) dx dy,

dove C è il cerchio di centro (0,0) e raggio Yn/2.


[Per motivi di simmetria è sufficiente calcolare 1 'integn.le
sull'insieme

A= {(x,y) eC: K?,D,y~O}

e poi moltiplicare· ,il risultato per 4. Dato che la struttura


analitica dell'integrando è più semplice rispetto alla variabile
x, è opportuno integrare preliminarmente rispetto a tale variabile
considerando A insieme normale rispetto all'asse y. Risulta:

II A xy
2
sen {y ) cos (112 +y 2) dx dy •
179

_ .• i

./n12
= .l
2 I o
y sen (y 2) [ 1- sen (y 2)] dy =

ff/2
=.l sent(l-sent)dt=
4 Jo
sen 2 tdt=1. (1--;7t)
IK/2
= .1
40 I n/2 ·
sentdt-l.
40 4 4

quindi l'integrale dato, esteso all'insieme e, vale 1-it/4]

3.24 Calcolare l'integrale con integrando illimitato:

II D y-1/2 dx dy

dove D = ((x,y) eR2 : x>O, y>O, vx + vy < 1}.


l I (1-&)'
[
II D y-
112
dK dr =
I
O dx O y-112 dy =

= j,1o e.ix [ 2
r-{1-&)'
vy]y•c = 2
Il ( 1-v'x ) dx = l.. J
o 3

3.25 Calcolare l'integrale con integrando illimitato

II e vy ·(x2+y2)
X dx dy,

dove C '{(x,y) ER2 : x>O, y>O, x 2 ty 2<1}.

[4]

3. 26 La funzione f (x, y) = xy/ (x 2+y 2 ) è discontinua in (O, O),


180

pur rìmanendo lìmitata su R2 -{_(0, O)}. Verìficare che


rìsulta

fJ lf (x, y)I dx dy = 1.
( x2+y2s1}

3.27 Calcolare i seguentì ìntegrali estesì a dominì non


limitati:

(a)

(b) fJ 1
l+x+y 2
dx dy
[o, 1) xR

[ (a) ff R2 __ dx __,,___
.dy .
= 1 im fk --dx fk --dy
(1+x2) (1+Y2) k➔+• -k l+x2. -k l+y2
2
= li.m
(f k dx ) = lim (2 arctg k)2= 1t".
k➔ +- -k l+x2 k➔♦-

(b} I
[o.1) xR
dx dy =
l+x+y 2 o
r- dy fI ___M_
o 1+x+y 2

2 2
= Io-ày [_log ( :i+x+?)] ::~ = ,ro·-log +y dy =
l+y2

= ·[y log 2+y:]


l+y
y➔-
y•O
- f..
o
y -2y
(2+y 2) (1+/)
dy -
-

2
= lim
y➔ +•
y log
l+y2
+i_ + 2 fo+- (-~
2+y•
- -1-:-'J
l+y'
dy =
:

= 2 [viarctg ~ - arctg y]y➔+• = (vi -;-1}


lt
'/2 y•O

3.28 Calcolare i seguenti integrali estesi a domini non


limitati
181

(a) JI x I y I dx dy
I YI se-X}
{x20,
(b) JJ e-x (1+ I Y I ) x dx dy
(x~O)

[(a) 1/4; (b) 2)

3B. Cambiamento di variabili neg·l.i integrali doppi: da


coordinate cartesiane in coordinate polari

Avvertìamo il lettore che, neì vari testì dì teorìa, le


formule dì cambiamento dì variabilì negli integrali
multipli vengono provate sotto ìpotesi talvolta più
generali, talvolta più restrittive, dì quelle presentate
in questo paragrafo. Per semplicità consideriamo un dominìo
B (chiusura di un insieme aperto) del piano u,v (figura
3.14) con frontìera regolare.

V
y

u X

figur.; 3 .12 figura 3.13


182

Siano x=x(u,v), y=y(u,v) due funzioni di classe C1 (B).


Indichiamo con g l'applicazione da R' in R2 definita per
(.u,v) e B da (u,v) ➔ (x(u,v), y(u,v)); cioè:

g: (x = x(u,v)
y = y(u,v)

Come al solito, indichiamo con g(B) l'immagine di B


tramite l'applicazione g (A=g (B) è rappresentato nel piano
x, y in figura 3 .13)) . Si chiama determinante Jacobiano
della trasformazione g (si veda anche il paragrafo 4A), e
si indica con· il simbolo det Jg, oppure semplicemente con
J,q oppure con det a(x,y)/a(u,v), la quantità:

ax ax
det a(u,v) au av ax ay ax ay
det J 9 = =
a(u,v) ay ay au av av au
au av

Sia f(x,y) una funzione continua in A. Se g è


un'applicazione invertibile tra B e g(B)=A e se il
determinante Jacobiano non si annulla, allora vale la
fozmula di cambiamento di variabili:

IJ f(x,y) dx dy = JJ f(x,y) dx dy
A 919,

= Jf f(x(u,v), y(u,v)) det a


(X, y)
d(u,v)
Idudv.
B

Il lettore noti 1 'analogia con la formula di cambiamento


di variabili" per gli integrali semplici: se x=x (t) è
Uljl 'applicazione di classe C1 dall '•intervallo [a, b] in R, e
se f(x) è continua in R, risulta

x(b) Jb

I
x(a)
f(x) dx =
a
f(x(t)) x' (t) dt;
183

il motivo per cui nell'integrale compare x' (t) , invece del


valore assoluto lx• (t) I, è che, in quest'ultimo cas6, si
tiene conto dell'orientamento del domin.io; in particolare
ad a corrisponde x (a) ed a b corrisponde x (b) (e non
viceversa) . Il lettore noti anche l'ulteriore analogia che
si ottiene nel caso particolare x=x(u) e y=v, risultando
det d(x,y)/d(u,v) = x' (u).
Come già detto, la formula di cambiamento di variabili
negli integrali doppi vale anche in ipotesi più generali
di quelle enunciate.
Un caso notevolmente significativo è quello del
cambiamento di variabili da cartesiane in_polari: (x,y) ➔ (p,~)
tramite la trasformazione

X= p cos ~
(y = p sen ~

Tale trasformazione non è biunivoca tra Be { (i,,t}) eR 2 :


p~O, OS~<2n} e la sua immagine A; infatti, se (x,y)=(0,0)
EA, ad esso corrisponde ogni punto di B del tipo (p,~) =
(0,6), con t'} arbitrario in [0,2K); ciononostante vale la
formula di cambiamento di variabili (da coordinate
cartesiane in coorcinate polari):

JJ f (x, y) dx dy = JJ f (pcos6, psent'}) p cip di},

essendo
dX ax
a (x,y) ap ~ cosò -psent'}
det
d(p,t't) ay ay I sent'} pcos~
= p.

ai, <hl
, Altre trasformazioni ·,notevoli, come ad esempio le
trasformazio~i lineari tra x,y e u,v, sono trattate
all'inizio del paragrafo successivo.

3.29 Calcolare l'integrale doppio


184

dove C è la parte della corona circolare di centro (O, O)


e raggi 1,2, contenuta nel semipiano delle y~O.

[Con la trasformazione in coordinate polari x=pcos1', y=psen1', il


dominio C del piano x,y si trasforma nell'insieme A del piano p,1'
(si veda la figura 3.14):

y e

1 2 )(

figura 3.14

Risulta quindi

I'I
e
y
,c2+y2
dx dy - II(P
A cos
p sen ,'., . _ p dp d1'
1')2 + (p sP.n 1')2
e

= If sen
A
t} dp cffl = r dp [ sen~ d~ =

- Il l
dp [- cos1']!:; = 2 I2 dp
1
e 2

O~serviamo esplicitamente che il metodo utilizzato in questa sede,


di integrazione in coordinate polari, è più semplice del metodo di
integrazione diretta in coordinate cartesiane, come proposto
nell'esercizio 3.21)
185

3.30 Calcolare l'integrale doppio

II V
B
2
x +y
2
dx dy

dove B è il settore del cerchio di centro 1 'origine e


di raggio 1, contenuto nel primo quadrante;

I II 'Vx 2+y2 dx dy = II V(p cos-0)2 + (P sen1')2 p dp di),


B A

dove A= I (p,1}) eR 2 : OSpSl,OS'OSit/21. Si verifica· facilmente che il


risultato del! 'integrale doppio è it/6)

3.31 Sia B la circonferenza di centro l'origine e raggio


1. Verificare che risulta

1t(e-l)
4e

3. 32 Sia B la corona circolare di centro 1 'origine e raggi


1 e 2. Verificare che risulta

JJ x 2
( l+x
2
y}dx dy 1.5..7t.
4
B

3.33 Indicando con S-= { (x,y) ER 2 : x 2+y 2~r 2 , y~O}, ove r è


un parametro positivo, calcolare l'integrale doppio

IIs (x-y) dx dy.

(In coordinate polari s si rappresenta nella forma: { {p,1') eR 2 :


OSpSr, OS~Slt}. L'integrale diviene

II (x-y) dx dy ~ e e p2 cip (cosa - seni)) di) = - ½r3,


186
,,,
che corrisponde al risult3to trovato per altra via nell 'eserciz!o
3. 9)

3.34 Calcolare gli integrali doppi


(a) JIx dx dy (b) JI y 2 dx dy
e e

dove C è il settore di corona circolare rappresentato


in figura 3.15.

y
I
I
I.
·/ y=O X

- - ........I
I

\
\
\ .\
\
1 2 X

figura 3.15

[ (a) II
e
X dx dy ~ r I:;:
p 2dp cos,, d1'

0•~/3 7 (VJ-1)
sen 1'] -a,6 = ----,
11
6

(b) II e
y2 dx dy = r e: p 3 dp sen21' d1' =

~ [~]
4
P-
p•I
2
[1.(ù -
2
seni! cosil)l "~'
J 0~/6
3
= ..2..!t)
16
187

3.35 Calcolare l'integrale doppio


II (ax+by+c)
e
dx dy

ove a, b, c sono parametri reali e C è un generico cerchio


di centro (x 0 ,y 0 ) e raggio r.

[È opportuno utilizzare la trasformazione in coordinate polari con


centro in (x 0
,y 0 );

+ p COS ~
X,;,Xo
{
y=yo + p sen ~

che pone in corrispondenza il cerchio e con ! 'insieme A={ (p,~) eR 2 :


OSpSr, OS~<27t}.
Il determinante Jacobiano della trasformazione, come nel caso.
(x 0 ,y 0 )=(0,0), è uguale a p. Si ottiene quindi

JI(ax+by+c) dx dy = JJ[a (x.+pcos~) +b (yo+psen~) +e] pdp di)


e A

e si verifica facilmente che! 'ultimo integrale vale 7tr 2 (ax 0 +by 0 +c))

3.36 Sia C il cerchio in figura 3.16 di centro (r,O) e


raggio r, con r parametLo positivo. Calcolare gli
integrali doppi:

(a) Jf ,Jx 2 +y 2 dx dy
e

[Proponiamo due metodi di calcolo basati su due dlversi cambiamenti


di coordinate. Il primo metodo è migliore per. 11 calcclo
del! 'integrale in (a), mentre il secondo è più efficace per
l'integrale in (b).
Il primo metodo utilizza l;i trasformazione in coordinate polari con
centro in (r,O);

x=r+p cosò
y=psenò
188

2r X

figura 3.16

'il determinante Jacobiano vale p e la quantità x 2 +y 2 s.i. trasforma


in

x 2 +y 2 = r 2 +2r p cos i) + p 2 cos 2 i) + p 2 sen 2


tl
= r 2 + 2rpcoso + p2 •

Infine il. cerchio C è trasformato nel rettangolo A={ (p,1)) ER 2 :


O~pSr, 0~~<2n}. L'intP-grale in (a) diviene

Jf (x2+y2) dx dy JJ(r 2
+ 2rp cos1' + p 2) cip dtl =
e A

- 2n:
.
lr Q: + 2:.
r 2 Z

2
4~ p-r

4 p-0
3
.. -nr
2
4

La presenza della radice quadrata rende più complicata 1 'applicazione


189

del metodo scpra espost., all'integrale in (b) , Un metodo più


efficace consiste nP.l rappresentare il cerchio C con le usuali
coordinate polari di centro (0,0).

figura 3.17

Con riferimentc al triangolo in figura 3.17, dato che l'angolo in


P è retto, la lunghezza del cateto OP, uguale a p, è anche uguale
al prodotto della lunghezza dell'ipotenusa, che vale 2r, per il
coseno di 1'.f. Q:iindi un punto generico della circonferenza si
rappresenta in coordinatP. polari con l'equazione p=2r costf, con
-n/2<1'.f<n/2, ed il ce=chio e corrisponde all'insieme

A f(o tf)
I., eR
2
.

L'integrale in (b) diviene

HVx2+:,r2 dx .dy II p2 dp dò
e A

n/2 J2r cos1' 2 Ja,2· (2r cos t>)l


dò p dp = -'------''- dtf =
f
-K/2 ' · 0 -flÌ2 3
i90

Con quest'ultimo metodo_ si può !inche calcolare l'integrale in (a):

II
C
(x 2+y 2) dx dy • II
A
p3 dp d-6 ~ 4r 4 J::2
cos 41' d-6;

calcoliamo separatamente, per parti, l'ultimo integrale:

K/2
cos"-6 d-6 =
I K/2
cosl-6 • cos-6 d-6 :
J -K/2 -rc/2

= ( cosl-6 · sen-6] ~
,2
12 +
I ,r,/2

-rr./2
3 cos 21' · sen 21' di}
K/2
- 3
I
-K/2
(cos21, - cos4i)) d-6;

confrontando il primo e l'ultimo membro si trova

Con lo stesso metodo. di integrazione per parti si trova che


1 'integrale di cos 21' este,so all 'inter·,allo (-1ti2, it/2) vale 7t/2.
Ciò implica che l'integrale di cos 4 1' nello stesso intervallo vale
. (3/8) lt e quindi si ritrova per l'integrale in (a) il valore
(3/2)7t r 4)

3.37 Sia S il semicerchio di centro (r,0) e raggio r (con


r parametro positivo) contenuto nel semipiano y~O.
V?,rificare che r.isulta

(a)
II
s
x dx dy l. 7tr3
2
(b) Hs
x 2 dx dy = .5..7tr4
8

(e) II y dx dy = i. r~
. { d) II y 2 dx dy l. 7tr4
s 3 8
s

(e) II
s
x 3 dx dy = ]_ 7tr4
8
{f) JJx 4 dx
s
dy Zl. 1tr6
16
191

[Si utilizzino i metodi proposti nell'esercizio precedente. Ad


esempio per l'integrale doppio in (b), rapp?:esentando il seraicerchio
Sin coordinate polari (con centro (0,0)) nella forma

.si ottiene:

II x 2 dx dy = II pJ cos 21'.}dp di'.}

"
•12 l 2r coso K/2

-1 0
cos 21'.}d1'
o
pJdp 4r 4
l0
cos6\} d15;

con una integrazione per part~ si ottiene

n/2
cos~ di'.} =
1•!2cos~
l0 0

= ( cos 51' • sen1'] ~


/2
+
1•/25 cos 4
\I sen 21'.}d1'
0

da cui
•l2
cos 6\I d1' =. ~
1•/2cos · 1' di}. 4
lo 6 o

Con una nuova integrazione per parti si riduce 1 'integrale di cos'1',


esteso all'intervallo [0,n/2), all'integrale della funzione cos 21'.}.
Analogamente a come già fatto nell 'esarcizio precedente, pt!r motivi
di simmetria, dividendo il risultato finale per 2 dato che
l'integrale è esteso all'intervallo [O, n/2) invece che all'intervallo
(-n/2, n/2), si ottiene:
•12 •l2

1 o
cos 41'.}di} = ..l... n
16
e quindi
l
o
cos~ d1' • ...2....
32
n;

riassumendo i conti fatti in precedenza si trova il risultato


(5/8) n r 4 per l'integrale in (b). Per gli integrali doppi in (e),
(f) è utile la seguente formula di ricorrenza, che si ottiene
integrando per parti:

•12
cos2k1'.} di> = 2k-1 1•12cos21k-1J1'.} d1'
1o 2k o
c,on k=2, 3, 4, ••. (si osservi che, per verifica diretta, la formula
vale anche per k=l), In particolare, ai fini del calcolo degli
integrali doppi in (e), (f), risultano utili rispettivamente:

ff/2 a/2

I
O
cos 81, d-6 - li 1t
28 , JO
cos 10 1' d1' = -2.J..1t
29

3.38 Calcolare in coordinate polari l'integrale doppio

IJ xy dx dy

dove S è il semicerchio di centro (1,0) e raggio 1,


contenuto nel semipiano delle y~O.

I
II xy dx dy
_J a/2
d1'
f Zco,.,
p 3 sen1' cos1' d1'
0 0
•l2
- 4
I0
sen1' cos1' d1' a 2...[- cos61'] ~12 = l..,
3 3

Si confronti con il metodo proposto nell'esercizlo 3.1)

3.39 Sia B l'insieme delimitato da due circonferenze di


raggio 1/2 e tratteggiato in figura 3.18. Verificare
che risulta

dx dy
II 1/1-x2-y2
e.

[Si noti che 1 'integr,'ile è improprio, nel senso che la funzione


integranda non è limitata in B; comunque il calcolo non risente di
tale singolarità. È opportuno rappresentare B in coordinate polari
(con centro in (O, O)). La circonferenza di centro (O, O) ha equazione
p=l/2, mentre la cir:ionferenza di centro (1/2, O) ha equazione (si
veda 1 'esercizio 3.36) p=cos1'; 1 'intersezione delle due circonferenze
si ottiene per p=l/2=cos1', cioè per 1'=±1t/3. Quindi ia coordinate
polari B si trasforma nell'insieme
1!;1,j

/ - I
1/2
-/ ......

\ 1 X

\
\
-
........
-' .,,,..

figura 3.18

e l'integrale ùoppio diviene

3. 40 Sia B l '~nsielTle, delimitato da tre circonferenze,


tratteggiato in figura 3.19. Calcolare l'integrale
doppio
I x I e yx2+y2
.JJ~-----x2+y2
B
dx dy
194

. 1 X
\ I -
2
figura 3.19

[La circonferenza i.-. figura 3.19 di centro (0,0), in coordinate


polari, ha equazione p=l/2. Indicando con d il ùiametro delle altre
due circonferenze, rispettivamente uguale a 1 e a V2/2, la ri-
spettiva equazione; in coordina~e pola~i, risulta uguale a p=
d cos (~-lt/2) (figura 3.20) oppure a p=d cos (1t/2-~l (figura 3.21i.

t
\.
\.
\.
d \.
\
\.
\.

figura 3.20 figura 3.21


195

In entrambi i casi risulta p=d cos ('Ò-1t/2)= d cos (7t/2-il)=d sem3;


tali circonferenze incontrano quella di equazione p=l/2 quando p=
1/2=d sen'Ò, con d=l e d= Y2/2 , perciò quando seni) = 1/2 oppure
quando sen'Ò='V2/2 • Le coo~dinate polari trasformano il dominio B
nell'insieme A rappresentato in figura 3.22.

1 ----
V2
2
1
2 1, /
I -V
I 1,
/
// I
// I

n; n; 8
6 4
figura. 3.22

Per motivi di simmetria possiamo calcolare l'integrale =on 1t/6 S


t ~ '!',/2 e poi m0ltiplicare il risultato per 2. Indichiamo con a (il)
la funzione definita in [1t/6, x/2) da: a(1')=1/2 ~e 1t/6SaS1t/4 e
a (il)= ( Y2/2) senil se 7t/ 4<-dSx/2. L'integrale doppio si trasforma in

'Jx2.i7dx n/2 1sen1)


II
B
I x I e
x2+y2
dy 2
Ix/6
dil
IX(1))
cos-d e" clp

I ii
I
x/4 .,2
- 2e 112 cos 13 d1' - 2 e 2 ••n,,cos1' d1'
n/6 Jt/4
196

= 2 (e - e
112
) - 2e
112
(~ - }) - 2 V2(e 612 - e 1' 2) =

., 2e - e 112 (3+V2-2"2) - 2V2 e'/2 12 I

3.41 Risolvere in coordinate polari l'esercizio 3.13.


Precisamente, indicando con T il trapezio in figura
3.7, di vertici (1,0), (3,0), (1,1), (3,3), calcolare

lj x2!y2 dx dy

[Il contorno del trapezio (il lettore veda la figura 3. 7) è


costituito dalle rette di equazione cartesiana y=O (asse x) e y-x,
che in coordinate polari si rappresentano rispettivamente nella
forma 1'=0 e 1'=1t/4, e dalle due rette "yerticali" di equazione x=l
e x=3 che, essendo x=p cos1', y=p sen1', in coordinate polari si
rappresentano rispettivamente nella forma p cos1'=1 e p cos1'=3.
Perciò, tt'amite la trasformazione in coo.cdinate polari, il trapezio
T si trasforma nell'insieme

che, nel piano p,1', p~ò essere rappresentato come dominio normale
rispetto a 1', nella forma:

Molto semplicemente si calcola l'integrale doppio:

dx dy JK/4 Jl/cosO l _
--- = cl\'} - dp
JJ x2+y2 O · 1;cos
O fl
T

114
.,. [10g _3_ - log _l_l d1' = J0 log 3 dl) = ~ log 3 J
Jo . cos1' co5"J 4
197

/
/
/
/ y= X
/
/
/

I r )(
I

figura 3. 23

J. 42 Indicando con B 1 'insieme tratteggiato in figura


J.23, calcolare l'integrale doppio

II
B
_x_
X2+~
dx dy

[ ff _X_ dx dy = j,x/4 e osò d1' f


r/cosfJ cip =
x2+y2 o r
B

3.43 Calcolare l'integrale doppio della funzione

f (x, y) = . 1
Vx2+y2

esteso rispettivamente agli insiemi Be C definiti da


(r parametro positivo):
(a) B

y
/
/
r

r X

figura 3.24

I (a) L'insieme B, tratteggiato in fig11ra .3.24, ha la frontitra


e;ostituita da tre archi di curva regolare che, in coordinate polari,
si rappresentano ccn le equazioni:

p=r, con 0~i¾n/2,


pccs-6°r, con 0~t)Sn/4,
psent>-r, con n/4~t>Sn/2.

Indicando con P<-6) la funzione definita da P<t>)=r/cos,, se OSt>S


n/ 4 e p(t>)=r/sent> se n/ 4<i¾n/2, 1 'insieme B può essere rappresentato
come dominio normale rispetto a t), nella forma:

In corrispondenza, l'integrale doppio si trasforma in

----
dx dy
-
- f"'2 .dt> IPl1')cip =
Jf
e vx2+y2 o i
199

r r•l4 __ 1_ dt> + r. 1•12


__1_ dt} - ~ r.
o cos t} •l4 sen ~ 2

I due integrali semplici sono uguali fra loro~ ad esempio il secondo


si riduce al primo con la sostituzione 1''= (lt/2)-1'. Calcolando
separatamente tale integrale semplice· si ott_iene (si veda
l'esercizio 4.114 della parte seconda del·1° volume):

.f"'2 ~ = [!.
log 1-cost> p12 !. log lill...
•t4 sen t} 2 l+cost>J •l4 2 2-V2

In definitiva risulta

r (10g 2 +R -
2-V2
.!:.).
2

"' '
r' '

figura 3.25

(b) Dato che la retta di equazione cartesiana x+y=r si scri,e in


coordinate polari nella forma p(cost>+sent>)=r, l'insieme C in figura
3.25 può essere considerato, nel piano p,1', come dominio normale
rispetto a t>:
L'integrale doppio diviene

II dx dy
· e _ ,Jx2+y2 = Jo
r•t2 Jr
d1' r/lco,O+sen1'1
dp =r (~ -
2
1•12 _ç!JL__)
o · cosi,+sen1'
,)

e l'integrale semplice si risolve con la sostituzione:

tg ~ = t (d1' = 2 dt,2 sen1' = .1L, cos.1' = l-t ).


2

2 l+t l+t 2 l+c 2

Ai valori di 1'-0 e ~=rt/2 corrispondono i valori di t=O e t=l. Si


ottiene:

1
=
I •IZ
o
d1}
cos1' + sen~
_ /
0
-2
t 2-2t-l
dt

- ,ff_
-
I!(~~
2 ' o
1 -
t-1-V2
1 ) dt ,..

- 'il. [10g
2
It-l+fi
t-l-V2
I]
I
1

o
- 'fI...log 'il=l..,
2 '12+1

In definitiva il risultato dell'integrale è:

H dxdy = r (~
e Vx 2
+y2 2
+ 'ii_ log
2
fi-1) 1
V2+1

l. 44 Verificare che il seguente integrale doppio esteso


all'insieme C tratteggiato in figura 3.26 vale

IJ(x +y 2 2
) dx dy = 937L
e

[Indichiamo con B(x 0 ,y 0 ,r) il cerchio di centro (x 0 ,y 0


) e raggio
r>O; usiamo inoltre la notazicne
201

4 X

figura 3.26

I (x., Yo, r) = II
8 ("<>, Yo, r)

Con tali posizioni risulta

Jf (;:2+y2) dx dy =
e

= I(0,0,4) - [I(0,2,2) + I(l,-Ì,1) + I(-2,-2,1)).

Per giungere al risultato occorre quindi calcolare ·1(x 0 ,y 0 ,r). A


tale scopo prendiamo in considerazione la trasformazione in
coordinate polari di centro (x 0 ,y 0 ):

y=y O
+p cosi}.
202

Si ottiene facilmente

3.45 Calcolare l'integrale doppio della funzione

esteso rispettivamente agli insiemi A,·a,c, definiti


da:

(a) A

(e) e = { (x-1) 2 +y 2~1, :x2 + (y-1) 2 ~1, x~O}

[ Il lettore disegni preliminarmente gli insiemi A, B, e in un


riferimento cartesiano ortogonale e controlli il risultato del
disegno con quello in figura 3.27.

(a) IIV xz+y2 dx ày "' I"''~


O
. f dtl 2 cos "
2 sin 1l
p2 cip =
A

+ ..E!.Ill/4
(1-cos2.o) d (cos -o)= { (5V2-4 )•
3 0

(b) Attenzione: la parte più difficile dell'esercizio è rappresentare


B in coordinate polari, come dominio normale. Il lettore rifletta
da solo prima di controllare la risposta sottoindicata:

B "' { O:S~1, O:Sp:5min {2 sen1'; 2 cos-0} },

cioe 0Sp:SP(1'), con P<1')=-2 sen ò se O:SòSn/4, P<ò)=2 cos 1' se


n/ 4S1':S:n/2.
203

2
/
/
/
/
/
/

2 X

figura 3.27

L'integrale doppio diviene

II Vx•+y2 dy = r2 dx d1' ro,


8

- ~
n/4 f
n/2
(a-sfi).
3 Io
sen~ dt} + &..
3 ff/4
cos~ dt} = i.
9

(e) i. (Sti-4), per motivi di simmetria con ial


9

1 X

figura 3.2B
3. 46 Indicato con S il settore- di cerchio di raggio 1/2 in
figura 3.28, calcolare in funzione dell'angolo ~0
l'integrale doppio:

[ JGo •:2 d-"


"
fcod ___JL_ cip =~ - "o - cos i,o
o ~l-p2 2

3. 47 Sia C il cerchio di centro (O, O) e raggio 1. Calcolare,


in funzione dei parametri a,b,c, l'integrale doppio su
C della funzione (discontinua nell'origine):

ax 2 +bxy+cy 2
f (x, y)
x2+y2

[Per definizione l'integrale doppio di f(x,y) esteso al cerchio e


è uguale a

1
l im
r-+0
Jr pdp f 2"
o
(a cos2" + b seni, cosi) + c sen2") d'Ò.

Eseguendo il calcolo si trova il risultato ~ (a+c)


2

3.48 Calcolaie in coordinate polari l'integrale proposte


nell'esercizio 3.26.

2
[ lim
r-+Or
f
1 pd1' f I sen1'

Q
cos1' I d1' = 1. ·r•
40
I sen 21' I d~ = 1

3!49 Sia (x 0 , y 0 ) eR 2 • e a>O. Verificare che.la funzione

f (x, y) 1
205

è sommabile nel cerchio di centro (x 0 , y 0 ) e raggio R se


e solo se a<2; in tal caso calcolare l'integrale.

[Con la trasformazione in coordinate polari di centro (x


0
,y 0
):

x=x 0 +pcos~, y=y 0 +psen~, occorre calcolare:

lim
r-+o+
1 d~
o
2
• lR JL dp
.. r p"

= ,_.;~ 2-a
~ (R'.
2-a - r2-a)

nel caso in cui a~2, altrimenti

lirn 21t ( logR - 1 ogr) .


.--.o'

Il limite risulta finito se e solo se a<2 ed in tal caso il.valore


dell•'integrale è 27t R2- 0 / (2-a)]

3. 50 Verificare che la funzione f (x, y) dell'esercizio


precedente è sommabile all'esterno del cerchio di
centro (x 0 ,y 0 ) e raggio r>O se e solo se a>2.

[Il limite lim


R➔ +•
1
2

O
• d~ lR p 1 -« dp
r

è finito (- 27t r 2 -u; (a-2ì) se e solo se a>2]

3.51 Verificare che

IJe-(x 2 2
•Y ) dx dy = 7t
~2

[Calcoliarnb il limite, per r-►+ 00 , dell'integrale doppio della


funzione e- (-2+y 2).esteso al cerchio dì centro (0, O) e raggio r:

lim
r-+t-
1 lr e-P
2

O

O
2
pdp = lim
r➔ +•
-lt {e-r2 - 1)=lt I
206

3. 52 Calcolare ,i seguenti integrali impropri·

(a)
If (1+x2+y2)2
li'
1 dx dy

(b) II
(1:20) (2+x2+y2}3
1 dx dy

(e)
II
p+y~l}(
1
x2+y2)112
dx dy

(ct) II 1 dx dy
3+x2+y2
{-2+y~l}
(e) II . dx dy
{ùO, y;i;O) ( 1 +X2+y 2)(X 2+y 2)112

(g) II I xy I e-<x
2 2
•Y > dx dy
it2

I (a) !t; (b) 1t/l01 (e) 27t; (d) +oo; (e) 1t2 /4; (f) (3/2) 1t 2 ; (g) 1]

3C. Altri cambia.uenti di variabili negli integrali doppi

3.53 Calcolare l'integrale doppio

IJ (x-y) log (x+y) dx dy


Q

esteso al quadrilatero Q in figura 3.29.


207

y
/
/
/
/ /'Y= x-1
/ /
/
/
' ~"-----------,~/

/ X
/
/ '\. 3 '\.
\ ',y=3-X
y=1-x

figura 3.29

[È opportuno effettuare il cambiamento di variabili

u=><-y, v=x+y,

per cui il rettangolo Q in figura 3.29 si trasforma nel !"ettangolo


A sottoindicato del piano u,v:

Q = { (x,y) ER 2 : 0:Sx-y:n, l:Sx+y:S3};

A { (u,v) eR 2: O:Su:Sl, 1:Sv:S3I.

Risulta inoltre:

I~ -~,
au du
det
d(u,v) = dx dy 2,
d!x,yl av dv =
dx dy

det ~
il/u,v)
=[ det d(u,v)
d(x,y)
]-I=l..;2

si può controllare la validità dell'ultimo risultato anche in base


alle relazioni esplicite x=(u+v)/2, y=(v-u)/2.

L'integrale doppio diviene_


208

JJ(x-y) iog (x+y) dx dy = JJu log v • det .) (x, y)


Ò(u,v)
du dv •
Q A

= .!. J
20
1
u du f1
3 log v dv = l. [u
220
2 1
] [v logv - v] i m .1. log3
4

3.54 Calcolare l'integrale doppio


x-y

fJ ex+y _dx dy
T

esteso al triang0lo T del piano x,y di vertici (0,0),


(1,0), (0,1).

[È utile il cambiamento di variabili:

u = x-y, v=x+y, det a(X, y) • l..


a(u,v) 2

Analiticamente il triangolo T (in figura 3. 30) si rappresenta nella


~= .
2
T = { (x, y) ER : x::?O, y~O, x+y:Sl}.

u
I /
I/

' X

'
figura 3. 30 figura 3.31
209

Essendo x=(u+v)/2, y=(v~u)/2, la retta del piano x,y di equazione


x•0 ha come corrispondente nel piano u, v la retta di equazione u+v=0
(bisettrice del 2° e 4° quadrante); analogamente la retta y=0 ha
per corrispondente la retta u•v.
In corrispondenza al triangolo T si ottiene quindi il triangolo A
del piano u,v in figura 3.31, dato analiticamente da

A={ (u,v) eR 2 : 0SvSl, -vSuSv}.

L'integrale doppio diviene

T
x-y

JI e"'Y dx dy =
. A
II} e; du dv =

=} J:dv [ e; du -- _1
2
Il [
o
dv v l!.]
ev
u-v
u•-v -

Occorre notare che la funzione f (x, y) = e 1•-yllr••vl è discontinua nel


triangolo T per (x, y) = (O, O); per questo motivo sarel:Jbe più·
corretto calcolare l'integrale dato per mezzo del limite

. II f(x,y) dx dy = lir II f(x,y) dx dy,


T Te

dove T, è il quadrilatero definito da

con la trasformazione considerata in precedenza ci si riduce ad un


integrale doppio nelle variabili u,v·esteso all'insieme

Il lettore completi l'esercizio e verifichi che il risultato del


limite é, come in precede,za, (e-e- 1 ) /4)

3. 55 Si calcoli 1 'integrale 1oppio dell'esercizio precedente


dove stavolta T è il trapezio di vertici (1, O), (O, 1),
(3,0), (0,3).
:tiù

3.56 Calcolare l'integrale doppio


2

II X2+y2 dx
T
(x-y) dy,

dove Tè il trapezio" definito da


,.
T = { (x,y) eR 2 : x~O, y~O, ½::;x+y::;1).
[Con il cambiamento di variabili già utilizzato negli esercizi 3. 53
e 3.54, essendo u 2 +v 2=2(x 2 +y2 ), risulta:

II
T
(x-y)2
--dx
x2+y2
dy = II
A
_____it._
u2+v2
du dv

dove A=( (u,v) eR 2 : 1/2 SvSl, -vSu:Sv).

L'ultimo integrale, in coordinate polari u=p cosi}, v=p seni} diviene

II
A
u 2~~ du dv = II
B
p cos ~ dp di}

Il lettore verifichi che il risultato finale è (3/16)7t]

3.57 Calcolare l'integrale doppio

IJ(2x-y) (l-2x-y) dx dy
T

dove Tè il triangolo in figura 3.32.


211

y V

1 1 X 2 u
2
figura 3.32 figura 3.33

[Con la trasformazione

u=2x-y, v=2x+y, det ~ (x,y) = !..,


a (u,v) t_

al triangolo T in figura 3.32 corrisponde, nel piano u,v, il


triangolo A in figura 3.33 (infatti, ad esempiq, al punto (x,y)=
(1/2, 1) corrisponde (u,v)=(2x-y, 2x+y) = (0,2)), che é un dominio
normale sia. rispetto all'asse. u che all'asse v. Il risultato
dell'integrale é 1/6j

3. 58 Con :!:"iferirnent.o ai precedenti esercizi di questo


paragrafo, verificare che per ogni funzione f cç,r.tinua
su R2 si ha

fJf (ax+by+c, a' x+b 'y+c') dx dy


A

1 f (u, v) du dv,
ab'-a'b I {I
212

purché ab'-a'b~O, dove B è l'immagine dell'insieme A


tramite la trasformazione lineare
u = ax+by+c
{ v = a'x+b'y+c'

[Si trat~a della formula di cambiamento di variabili con


determinante Jacobiano:

det d (x, y) = [det d (u, v) -1 1


a (u,v) a (x,y) ab'-a'b

figura 3.34

3.59Sia P il parallelogramma in figura 3.34, con c 1 <c2 , c 3 <c 4


€ ab'-a'b*O. Calcolare l'integrale

IJ(ax+by) dx
p
1

dy
213

3. 60 Calcolare i seguenti integrali doppi, dove I è


l'insieme tratteggiato in figura 3.35:

(a) II Xy dx dy
x2+xy2
----=-- dx
y3
dy

I
I /
l /
y / / Y=2x
/ y=2x 2

I I/
4
I
I
I
I
I
I

1
1
2

1 1 2 X
2
figura 3 _.35 -

[ (a) L'insieme I in figura 3. 35 analiticamente si rappresenta nella


forma:

I = {<x,y)
eR 2
: .l. S ~:.
2 Y
1, 1...S :!. S
2 Y
1};
-
214

il lettore noti che I può essere rappresentato anche in altre forme


equivalenti, come ad esempio ·
;
I _= {(x,y) 2
ER : 1sLsx2 2, 1sLs
X
2) =

= {(x,y)
2
ER : ·l sLs
x2
2, .1.sLs
2 y
1}
.e modifichi .in conseguenza l'argomento che segue.

In base alla prima rappresentazione di I risulta naturale


effettuare il cambiamento di variabili
x2
u = -, V e X.,
':i y

da cui risulta
clu clu
cl (u, v)
~
y
~-
yl
det clx cly ?
.lC.
ò (x, y) òv òv 1. 1L
y3
clx Òy y y2

e quindi Idet ò (x,y) =


cl (u.v)
y3·
x2
I I- 1.. Y
x2
3
(il lettore verifichi diret-
tamente che x-=u/v,· y=u/v 2 e che I det cl (x, y) /cl (u, V) I = u/v'
y3 /x 2); dato:che, tramite la trasformazione proposta, all'insieme
I corrisµonde nel piano u,v l'insieme

si ottiene:

II
.I
X.
y
dx dy ..
II
A
.1!.
y x2
y3
• -du dv ..II A
.lL
vl
du dv

essendo y2/x = u/v 3


• Si giunge poi al risultato finale

II J.!.. du dv =
v3
f 1
1'12
u du · J 1

1/2
v·l dv .. j!_
16
215

(b) Con lo stesso metodo si trova il risultato 13/16]

3. 61 Calcolare l 'integrale doppio

fJx;dx dy
I

essendo a,b parametri positivi.

[Con la sostituzione u=x+y, v=y/x si giunge al risultato 4 loga


logb]

3.62 Calcolare l'integrale doppio

II_lx+y dx dy

este~o al trapezio T del piano x,y di vertici (1,1),


(2,2), (2,0), (4,0).

[Il trapezio T analiticamente si rappresenta nella forma

Con il cambiamento di variabili proposto nell'esercizio precedente:


u = x+y, vmy/x, da cui x=u/(l+v), y=uv/(l+v), lctet il(u,v)/a(x,y)J =
2
= u/(l+v) , si trov~:

3.63 Sia I l'insieme contenuto nel primo quadrante del


piano x,y, limitato delle rette di equazione y=2x,
216

y~x/2 e dalle iperboli di equazione xy~2, xy=4. Si


calcp~ino gli _integrali doppi

y dx dy
X

( (a) L'insieme I analiticamente può .~ssere rappresentato nella


forma

(!{insieme I e tratteggiato in figura 3.9; osserviamo anche che


1 'intE,grale è stato calcolato con un altro metodo nell'esercizio
3 .16).
Con la sostituzione

si ottiene

y X
det i3 (u,v) 2 X. = 2v
a (x,y) 1.
X
- X..
)(2 X

p~r cui l'integrale diviene

Jf (xy,)2 dx dy = II 2
u
2
~ du dv =
I
. I~
A

= .l.
2 I
2
u 2 du •
1/2
l dv
V
= li
3
log 2

(t-) II r X
dx dy = !.
2
1· I
2
du .
2

1/2
dv = ]_
2

3.64 Calcolare l'integrale doppio

If lxyl dx dy
A
217

dove A è l'asteroide definito da

A={ (x,y) ER 2 : x 213 + y 213 :5 r 2 1l_} (r>O)

rappresentato in figura 3.36.


y

-r r X

-r

figura 3. 36

[La frontiere. ùell 'asteroide si rappresenta agevolmente tramite le


equazioni parametriche:

Mediante il cambiamento di variabili x=pcos 3 0, y=p sen 3ò,

l'asteroide A si trasforma nel rettangolo A' del piano p,~:

Il determinante Jacobiano della trasformazione vale

det a"cx,y)
a(p, 0)
-I cos~
-3pcos•t} seno
sen3t'I
3psen 20 cosi} -
I
= 3 p sen 20 cosZ,,.

Infine, utilizzando la simmetria dell'insieme A e dell'integrando


f (x, y) = l·xyI, si ottiene
218

K/2

II A
I xy I dx dy .. 3·4
I0
cos~ sen1'.I ..._.,_
Iorpl
<..ur dp =

K/2
3 r4
I
0
sen56 (1-sen20}2 d (sen 1') =

= 3 r4 [,en 61, _ se ni16 + sen 10 1'.l l "12 = ~ 1


6 4 10 ·] o 20

3. 65 Concludiamo gli eserci:.;i di cambiamento di variabili


proponendo la risoluzione dei seguenti integrali
doppi, in parte con trasfonna~ione in coord~.nate
polari, in parte con• tra·sformazioni lineari:

II ( x2+y2rJ12
<a> dx dy D trapezio
(2,0), (1,1),
di vertici
(2,2)
(1,0),
D

e (x/2+y)
(b) II 2x+3y-l dx dy D è definito dalle limitazioni O :5
e x+2y S 2, -3 S 2x + 3y S -1

(c) II
D
X COS
2
y2
Vx 2+y2 ci;: dy D - è 1 'intersezione
circolare
della coron.;
di cent:i;-o 1 'origine e
raggi r=7t e R•27t con 1 'insieme
{-y <X< 0)

()II
d (2x+3y)
el•••Y dx dy
log (2x+3y)
D è definito da 2y S -3x S 1 + 2y
O O S 2x + 3y - 2 ~ P. - 2

(x 2-y 2) arctg (x 2+y 2)


(e)
II
0
~-~---'---'-
x2+y2
dx dy D è 1 'intersezione
circolare di centro
della corona
1 'origine e
raggi r=l, R=2 con l'insieme {x <
y < O)

()II
f D
ex+y
(2x+y_-1)2
dx dy D è definito
x+y -2. S 1,
dalle limitazioni
-2 :52x+y :5 O
O :5

(g) II y log Jx2+y2) dx dy D è ia parte di corona circolare di


D centro (O, O) e raggi r=l, R=e,
contenuta nell'insieme {2x S y :5 x
SO}
219

D è definito da O~ x+y/2 ~ e-1


-3x ~ y ~ 1 -3x

(a) V2/4; (b) (e-1) log (1/4);

(e) (1 -12) 1t/2; (d) (1-e) (Se)- 1 log log2;

(e) arctg4 - 2:.. - l. log il; (f) l.. (e 3-e 2 );


16 B 2 3
(g) 2 (n- cos
1
arctg 2
); (hl 2 (e-1) I

3D. Applicazioni

Questo paragrafo è dedicato al calcolo di aree,


baricentri e momenti d'inerzia di insiemi piani. Nel
paragrafo 6C sono proposti altri esercizi sul calcolo di
aree di figure piane, con particolare riguardo a quegli
insiemi che sono definiti mediante equazioni parametriche
della frontiera.
Sia A un insieme misurabile e limitato del piano x,y.
La misura m(Al, o area, dell'ins~eme A è data da:

Se A ha misura non nulla, il baricentro dell'insieme A


è il punto B=(x 0 ,y 0 ) ER 2 di coordinate

Xo = m (A) lj X <lx dy, Yo m (A) lj y dx dy.

I momènti d'inerzia I (A), I y (A) dell'insieme


X
A rispetto
agli assi x e y sono definiti rispettivamente da:

Ix (A} = JI y 2 dx dy, Iy (A}= fJ x2 dx dy;


A
,,.
.220

più generalmente, il momento d'inerzia Ir (1\) dell'insieme


A rispetto ad una assegnata retta r è dato dall'integrale
doppio

Ir (A) = Jf [dist ((x, y), r )] 2 dx dy,


A

dove dist((x,y),r) è la distanza del generico punto (x,y)


eA da~la retta r.

3. 66 Determinare il baricentro della parte di corona


circolare C=C1 u C2 in figura 3. 37.

1 3 X

figura 3.37

(In ba~e alle formule di riduzione, essendo C=C1 u C2 , si ha:

JJ x d:< dy • JJx dx dy + JJx dx dy =


1
e Cl Cl

=J ,1x dx
O
I~
~
dy +
I-3x
1
dx
J~
O
dy =
221

= e Y. V9-~
2
dx - I: X Yl-x
2
dx + I: X V9-x 2 dx

Si ottiene lo stesso risultato piu · rapidamente in coordinate


polari:

II e
X dx dy ., C 2
cos~ d~ r 2
p c!p • 2:-·

L ··area di C è uguale alla quarta parte dell'area del cerchio di


raggio 3 meno la quarta parte dell'area del cerchio di raggic 1.
Cioè:

area (C) = rn(C) = l (9n-n) 2n.


4

Dato che per motivi di simmetria risulta y 0 =x 0 , il baricentro di


C è dato da B=(x 0 , y 0 ), con

xo=yo = - 1- JJr x dx dy = ll
m (C) 31t
e

3. 67 Generalizzando l'esercizio precedente, verificare


che il baricentro dell'insieme

con R>r>O, ha coordinate (x 0 ,y 0


) date da

Xo Yo _i_ R -r
3 3
= _L R2 +rR+r 2

31t R2 -r 2 31t R+r

3. 68 Determinare i momenti d'inerzia Ix (C), IY(C) dell'insieme


C in figura 3.37.
222

3.69 Sia T il triangolo di vertici (0,0), (p,0), (0,q), con


p,q>0, in qgura 3.38. Verificare che il suo baricentro
B coincide:con il punto di incontro delle mediane.
y

'\ \
\
q \
2 \
- .... \ B
.9. - -- _:,-_--\..::
1, .... _

-
3
I \ -
I \ --
\ .....
p p p X

3 2
figura 3.38

[Il baricentro B ha coordinate B=(x 0 ,y 0 )=(i' f);


Verifichiamo ~iò per la coordinata x 0 , dato che il conto per y 0 é
simile. In base alle formule di riduzione per gli integrali doppi
e dato che 1-'area del triangolo vale pq/2, si ottiene

xo ,. - 1 - j'Jx dx dy =L JP x dx Jq(~-•IP) dy
m(T) pq o - o
T •

(si é utilizzato il fatto che T é un dominio normale rispetto


all'asse x ed il ··lato che congiunge (p, O) con (O, q) ha equazione
(x/p) + (y/q) a 1, cioè y-q(l-x/p)), Quindi:
·223

Consideriamo le due mediane.del triangolo T disegnate in figura


3; 38; il loro punto di incontro si determina risolvendo il sistema

Sottraendo membro a memb.co si trova x/p a y/q da cui; sostituendo,


si ottiene xap/3 e y = q/3)

3.70 Verificare _che il baricentro di un generico cerchio


di centro (x 0 ,y~) e raggio r>O ·coincide con il centro
stesso.

[Si usino le coordinate polari x=x 0 + p costi, y-y 0


+ p sen ti)

3. 71 Considerati l 'ellisse E ed i suoi sottoinsiemi Ae B


in figura 3. 39, calcolare:

(a) l'area di E;

(b) il baricentro di A;

(c) il baricentro di AU B;

(d) i momenti d'inerzia Ix, I y di E.

I (a) É utile la trasformazione

. x=apcostl, y=bpsen~

con determi~ante Jacobiano

det a (x,y)
a (p,ò)
= I
a cosò
-apsenò
bsenò
bpcostl
I= abp.

La misura, o area, di E è data da


224

-a a )(

-b

figura 3.39

m(E) = H
E
dx dy = _ab I: p dp r dO = 1tab.

(b) La prima coordinata x 0 del baricent~o di A è espressa da:

xo =- 1
- II x dx dy = - 4- •IJ x dx dy
m(A) 1tab
A A

- 4
7tab o
Il dp r"/2(apcos1')
.o
(abp) d1' =

I"/2c6s1'
=~
7t Il
o
p2dp
o
d1' = ~
37t

Analogamen'-!e la seconda coordinata del baricentro di A vale


y 0= (4b) / (31t).

(c) LP. coordinate del baricentro di AUB sono (x 0, Y0 )


(O, (4b) / (31t)) .
225

3.72 Si consideri la cardioide C in figura 3.40, la cui


frontiera si rappresenta in coordinate polari tramite
l'equazione

p=r (l+cost}), t}e [O, 21t],

con r parametro positivo. Calcolare:

(a) l'area di C;
(b) il baricentro di C.

e= r (1 + cos8)

2r X

figura 3.40

2• Jr (l+cos~I
(a) rn(c)= JJdx dy =
fo di}
o
p dp =
e

= L2 r2•(1 + 2 cos1' )
+ cos 21' d1' = -3 7tr 2 •
2 o 2
226

(b) (xo, Yo) • (} r, o)I


3. 7 3 Sia S il semicerchio di centro ( 1, O) e raggio 1,
contenuto nel semipiano y~O. Calcolare:

(a) il baricentro di S;

(b) i momenti d'inerzia Ix(S), IY(S).

[Si ·utilizzi_no ·:!. metodi degli esercizi 3.36 e 3.37.

(a) (x 0 ,y 0 ). = (1, 4/ (37t)) .

(b) I 0 (S) ~ 7t/B; Iy (S) - 57t/8)

3. 74 Calcolare 1 'area del parallelogramma P in figura 3. 34


(alcune pagine prima).

[Con il metoC::,; dell'esercizio 3. 59 si determina il valore dell'area


(c 2 -e 1 ) (e 4-c 3 ) / I ab' - a' b IJ

3.75 Determinare l'area ed il baricentro dell'insieme A


tratteggiato in figura 3.41.

[ m(A) e .2. - log l..; ><o- - 1- · 16 , Yo =- 1- ·.il]


2. 2 m (A) 3 m (A) 12

3. 76 Determinare l'area dell'insieme illimitato A definito


tramite le disuguaglianze: x>O, O S y S a~ctg(x- 2 ).

[E opportuno utilizzare la formula di integrazione per parti.


L'area vale 7t]

3.77 Si determinino ìl baricentro ed i momenti d'inerzia


dell'insieme A delimitato dalle disuguaglianze: x>O,
y>O, 1/2Sy/x~2, rSx 2+y 2SR, con R>r>O.
227

2 3 X

figura 3.41

[Il baricentro di A ha coordinate (Y.~,y 0 ), con

2 (V3-1)
xo = Yo =
7t

lt
I momenti d'inerzia valgono I,(A) (R 4 -r 4 )]

48

r X

figura 3.42
228

3.78 Determinare le coordinate del baricentro del settore


di cerchio S rappresentato in figura 3.42, dove r>O e
O < ~o < rc/2.

[Si ricordi che 1'0 è la misura dell'angolo in radianti. La risposta


è: (x 0 ,y 0 )= (k
31'o
sen 1'o, .l.L(1-cos
31'o
1'o))]

3E. Integrali tripli

I metodi di calcolo degli integrali doppi, esposti nei


paragrafi precedenti, si estendono agli integrali in tre
o più variabili. Ad esempio, rimanendo nell'ambito delle
tre variabili, si dice che un insieme HcR 3 è un dominio
normale rispetto al piano x,y se esso può essere
rappresentato nella forma

H={ (x,y,z) eR
3
: (x,y) EA, CX(x,y) ~z~ ~(x,y) },

con A dominio normale del piano x, y e a (x, y), ~ (x, y)


funzioni continue su A. In tal caso, se f(x,y,z) è una
funzione continua su H, sussiste la formula (detta formula
di riduzione)

IIIf(x,y,z) dx dy dz = ij dx dy
Pl•,yl

I
a(x,y)
f(x,y,z) dz,
H A

cosicché 1 'integrale triplo è ridotto ad •.m integrale


semplice (in dz) ed a un integrale doppio (in dx dy).

Sussistono simili formule di riduzione nel ca~o di


domini normali rispetto al piano y, z, oppure al pian~ z, x.
Analogamente alle formule di cambiamento di variabili
negli integrali doppi, se

x=x(u,v,w), y=y (u,v,w), z=z(u,v,w)


')')Q

è un 'applicazione di classe C 1 (B) e biunivoca da un insieme


B dello spazio u, v, w alla sua immagine A dello spazio x, y, z
e se il determinante Jacobiano det Ò(x,y,z)/a(u,v,w) non
· si annulla, allora vale la formula di cambiamento di
variabili

Hff (x, y, z) dx dy dz = _

=JJJ f (x (u,.v, w), y (~, v, w), z (u, v, w)) I det ~x, Y, z)I dudvdw.
e acu,V,W)
Di particolare importanza sono le trasformazioni in
coordinate polari (o coordinate sferiche):

sen ~ cos 1'}


f x=p
y=p sen ~ sen 1'}, d et aa (x,y,z) p2 sen ~'
\ z=p cos ~ (P,~,1'})

(si veda l'ese~cizio 4.29) ed in coordinate cilindriche:

x= p cos 1'} a
y= p sen 1'}, det (x,y,z) = p;
( z=z a ~,1'},aj

in pratica le coordinate cilindriche lasciano inalterata


la variabile z e operano una tras·fnrmazione in coordinate
pola=i (in due Vèriabili) del piano x,y. Il significato
geometrico delle variabili p,-t},~ nelle coordinate polari
e delle variabili p, 1'},z nelle coordinate cilindriche è
schematizzato rispettivamente in figura 3.43 ed in figura
3. 44.

3.79 Calcolare l'integrale triplo

IJJ eY Vx -z 2 2
dx dy dz
L.jU

Cli
o
u
a,

N Cx,y,z)

I
y = p senf}) sene
y

figura 3.43 - coordinate polari

''
'-, Cx,y, z)
I
I
I
y = {!sene
·y

figura 3. 44 - coordinate cilindriche


231

dove H è 1 'insieme di R3 definito dalle disuguaglianz1?.


0$z:5;x:5;1, 0:5;y:5;x3 •

[Le disuguaglianze OSzSx permettono di rappresentare H come domini,)


normale rispetto al piano x,y, nella forma:

H={ (x,y, z) eR 3 : (x,y) 'eA, OSz~x}

essendo

(si noti
che_ la· disuguaglianza OSx inserita nella definizione di.
A era già contenuta implicitamente nella definizione di H, essendc•
OS (zS) x); anche A risulta un dominio nor~ale (rispetto all'asse x).
L'integrale triplo diviene

JIJ<:Y Vx -z 2 2
dx dy dz - II
A
eY clx dy J: Vx2-z 2 dz. _

Per sostituzione, ponendo z=x sent, risolviamo l'integrale in dz:

. Vx.2-z 2 dz = I•l2x 2
V1-sen 2
t cost dt -
I0 0

D3 cui, essendo A normale rispetto all'asse x:

= -.1t [ l. ( e• J - x 3)~ x•l - .L 1t (e-2) J


4 3 ••0 12

80 Con considerazioni geometriche elementari si trova


che il volume, o misura m(T), del tetraedro T in figura
3.45 vale
abc
6
232·

Verificare tale risultato per mezze degli integrali


:tripli.
z

b y

figura 3.45

[Il tetraedro T in figura 3.45 è delimituto dai piani coordinati


~-o, y=O, z=O e del piano obliquo di equazione
~+X..+~=l.
a b e
Lo spigole del piano x,y che unisce i punti di coordinate {a,O,OJ
e· (0,b, O) ha equazione (x/a) + (y/b) =l. T risulta normale ad esempio
rispetto al piano x,y nella forma
T ~ (osxSa, OSySb(l - !), OSzsc(l - ! - f)}·
La misura, o volume, di Tè uguale a

m (T)= m
T
1 dx d~ dz = e e( ~ e(
dx
1
- dy
1
- } - ~ dz
233

=
I. 0
dx
Ib(1- l!.) c (1 - "!-- f) dy
O
• =

• [ 2]y-b
(t-l!.) 1•
= e
I (1-X)y - L
O
dx • =
a 2b y•O
be
2 O

= be
2
[- (1-~r]
a
à
3
•·• A•O

3. 81 Si consideri il tetraedro T in figura 3. 45, con


a=b=c=l; determinarne le coordinate del baricentro.

[Per motivi di simmetria il baricentro ha coordinate (x 0


, y 0 , z 0 J,
con x 0 =y 0=z0; eseguendo i conti si ottiene:

xa = m(;) IIIxT
dx dy dz
T
x dx dy dz = ..i
4

3.82 Con riferimento alla figura 3.46:

(a) calcolare il volume del solido tratteggiaco,


essendo OSr<R, OS1\<1\S2rc, 0Scpl<cp/57t;

(b) particolarizzare i parametri in rnodo che il solido


coincida con una sfera di raggio R.

[ (a) Indichiamo con H il solido in figura 3. 4 6. H può essere


rappresentato in coordinate sferiche nella forma

ee
La misura, o volume, di H vale

m (!!) = IIIdx
H
dy dz = r p
2
di! sen <p dcp

- 1.. (R3 !.. r 3) (il 2 - il 1} (cos <p1 - cos cpz).


j I

(bl Per la sfera di centro l'origine e raggio R>O i parametri


valgono:
234

\
\
\
\
\
\
\
\
\
\
\

81
r

figura 3.46

Dail'espressione ottènuta in precedenza per m(H) sl deduce la ben


nota formula:

Volume della sfera di raggio R = .i n:R1 ]


3

3.83 Determinare il volume e le coordinate del baricentro


del solido tratteggiato in figura 3.47.

[Il solido tratteggiato in figura 3.47, indicato con H, pu6 essere


rappresent~to in coordinate cilindriche nella forma
235

I
I I
I I I
I I I I
k------1--- 1
-1--------
I I y
,--........._ I I I I
/ ___

',,(1)1
__À' '- . --..I .._I

..
I
I I

I
I
I

/x R

figura 3.47

La misura m(H) di H vale

m (H) = m dx dy dz ~ r p dp r:: dò [: dz

= l.. (R2-r 2) (1'.li-t},)(z2-z,).


2

La prima coordinata x 0 del baricentro B=(x 0 ,y 0 ,z 0) è ugual~ a


Xo = ...J_ JJJx dx dy dz = _1_ JRp2dp fil2cos1' dO r•2 dz
m{H}8 m(H}r 01 •1

., l_ R3-r 3 sen 1'2 - sen 1'1


2
3 R -r 2 ''2 - 1'1

Mentre
2
zo - J_
- ~ {tt} 8
III JRp dp
z dx dy dz -= _l__{}
m H r
fil1
0 dO f 1
z1
2
z dz •

= .1 zi - z~ =· z1 + z2
2 Z1 - Zo 2

Si osservi che il valore trovato per z 0 , medio fra z 1 e z 2 , ha un


chiaro significato geometrico dovuto alla simmetria del solido (è
costante la sezione con un generico piano z=costante=c, con z 1~c~z 2 )

3.84 Calcolare l'int~grale triplo

fJf (x 2
+ y 2) àx dy dz
s

dove S è la sfera di centro (G,0,0) e raggio 1.

[In coordinate polari risulta

x 2 +y 2 = (p sen q, · cos 1') 2 + (p sen q, sen -6)2 = p 2 sen 2


<p,

per cui

IH(x +y dx dy, dz 1:p


2 2
) =
4
dp r e dO
3
sen q, dq, =

• .i
5
J•
a
(cos q, - 1) d (cos
lt 2
q,) = ..!_ lt
15
237

3.85 Calcolare l'integrale triplo

HJ(x +y2) dx
2
dy dz
V

dove V è:

(a) il dominio esterno alla sfera di centro l'origin:


e raggio 1/2 ed interno al cubo circoscritto alla sfer.3.
anzidetta e avente le facce parallele ai piani
coordinati;

"(b)similmente ad (a) V è 1 'insieme interno alla sferét


di raggio 1 ed esterno al cubo inscritto.

[(a) Indicando con S la sfera e con c il cubo, si ha:

HJ(x +y 2 2
) dx dy dz = HJ(x +y2) dx2
dy dz - HJ(x +y2) dx
2
dy dz
V e s

Il secondo dei due integrali a .secondo membro si calcola in


coordinate-polari come nell'esercizio precedente; il primo di tali
integrali si calcola mediante le formule di riduzione. Il risultato
finale è (1/6) - (lt/60).

(b) ..]__ 1t -· ili.. l


15 3

3.86 Calcolare l'integrale triplo

HJz dx dy dz

dove:

(a) V è l'insieme interno al tetraedro limitato dai


piaqi x=O, y=O, z=O, x+y+z=3 -V3 ed esterno alla sfera
di centro (1,1,1) e raggio l;

(b) V è il dominio interno alla sfera circoscritta al


tetraedro limitato dai piani x=O, y=O, z=O, x+y+z=l ed
esterno al tetraedro stesso.
238

(a) -1...
24
(3-,/jl
-~,
4
- i..
3
1t; (b) ll.4 1t - .L I
24

~.87 Calcolare il volume del solido limitato dal piano


x+y+z=O e dalla superficie di equazione z=(x 2 /9) + y 2
-x-y-1.

I H dx dy dz • .J..1t
2
{~ + y2 si}
-~. 88 Calcolare il volume del solido V di R3 definito dalle
limitazioni O!!.~l, O!!.y!!.l e os;z (l+x 2+y 2 ) s;xy.

·~. 8 9 Sia a un parametro positivo e siano A, B ì sottoinsiemi


dì R3 rappresentati rispettivàmente nelle figure 3.48
e 3.49. Calcolare

(a)III{x2+y2+z)° dx dy dz
A
2

(b)III(x+y2)° dx dy dz 2

r (a) .:fi'_ 1t ( in coordinate polari);


2a+J

(u) _L 1t (in coordinate cilindriche)


a+l

►]. 90 Sia S la sfera di centro nel punto di coordinate


(3,2,1) e raggio 1. Calcolare gli integrali tripli

(a) IIIx
s
2
dx dy dz (b)IIJz 2
dx dy dz
s
239

tronco di cono z =Vx2 +y 2

semisfera di raggio 1

figura 3. 48

[ (a) {12 + ~) 1t; (b) g_ 7t l


1 5

3.91 Calcolare gli integrali tripli:

(a) Jif f x 2+y 2 dx dy dz


e

dove e è il cono di vertice nel punto (0,0,-2) avente


per base il cerchio di centro l'origine e raggio 1
contenuto nel piano xy.

(b}IIJYx 2 +z 2
1
dx dy dz
e

e cono di vertice (0,1,0) e base, nel pi~no xz, il


cerchio di centro l'origine e raggio 2.
240

piano di equazione
x+1'...+z=3
2

cilindro circolare
/ retto

\ circonferenza di base
di raggio 1

figura 3.4.9

(e) IJI{:/+z 2
)2dx dy dz
e

con C cono di vertice (3, O, O) e base circolare di raggio


1 (e centro l'origine) nel piano yz.

[ (a) 127t (!-- /J: (b) } lt; (e)~


7

3. 92 Calcolare il volume del solido limi tata inferiormente


dall'insieme A del piano xy tratteggiato in figura
3. 50, superiormente dalla superficie z=x 2 e lateralmente
241

I
\
1
\ y = x2
\
\
\
\

1 61 X
I

figura 3.50

da rette parallele all'asse z. Inoltre, dividere il


solido con un piano z=costante in modo da ottenere due
solidi aventi lo stesso volume.

[Volume = 16/3; piano di equazione z=4.J

3.93 Calcolare il volume:

(a) della calotta sferica in figura 3.51;

(b) della parte di cilindro circolare retto in figura


3.52.

( (a) Il volume della calotta sferica e in figura 3.51, con O~h~R,


vale 7t (t R + ½h 3 3
- hR
2
) e si ottiene mediante 1 'integrale
triplo in coordinate cilindriche:

2• J✓R2_hl J,/R2-,:2
= p dp
JJJ
e
dx dy dz
f O
di)
O h
dz •
242

z z

figura 3.51 figura 3.52

Si confronti con il metodo dell'esercizio 2.63.

(b) Il cilindro ha equazione y 2 +z 2~R2 • La parte P di cilindro in


figu:a 3.52, con O<~R e k>O si rappresenta come dominio normale
rispetto al piano x,y nella forma:

P - {os>CS:k, - 'VR
2
-h
2
S y S fi._'l:;r, OSzS i/R 2-y 2
}.

In coordinate cartesiane si calcola l'integrale triplo:

k dx J .;;'Ci,2° dy JVR2..,?dz
Jo · VR2..h2 O

che ha per risultato la quantità

k (Rarcsen
2
,; 1 - (:r-
24:

3. 94 Sia (x 0 , y 0, z 0 ) E R3 e a>O. Analogamente all'esercizio


3. 49, facendo uso delle coordinate polari, verificarE•
che la funzione non limitata

f (x,y, Z) 1

è sommabile nella sfera di centro (x 0 ,y 0 ,z 0


) e raggio
R>O ,se e solo se a<3.

3.95 Verificare le seguenti formule relative è integrali


su insiemi non limitati:

(a) r·
_ • e- X2 dx = Vrc
7t

(b) IJ e- (x2+y2) dx d~ = 7t
R2

III (x2•Y 2•• 2


(c) e- ) dx dy dz 7t3/2

RJ

[L'integrale doppio in (b) si calcola direttamente, con una


trasformazione. in coordinate polari, come indicato nell ··esercizio
3.51. Da (b) segue poi:

l}.;(t e-• dx)(r.e-Ycty)=


2 2
lim
k-++•

= (J:~ e-• ctxf,


2
ci6 implica (a), considerando la radice quadrata di entrambi i
membri. Infine (e) segue da (a), perché:
Capitolo 4

FUNZIONI IMPLICITE

4A. Funzioni implicite in due variabili

Sia F(x,y) una funzione definita in un sottoinsieme A


di R2 e consideriamo l'equazione

(1) F(x,y)=O.

In generale, ad un valore dix potranno corrispondere


uno o più valori (o nessun valore) di y, in modo che sussista
la (1). Ha interesse percio stabilire sotto quali
condizioni la (1) esprime yin funzione di x (o x in funzione
di y) almeno per certi valori delle variabili. In altre
parole, si pone il problema di risolvere l'equazione (1)
rispetto ad una delle due variabili, almeno per certi valori
dix e y.
Nel cas6 che esistano due sottoinsiemi U e V di R tali
che: per ogni xe U esiste un unico ye V per cui vale la (1),
allora si dice che 1 'equazione (1) definisce implicitamente
una funzione di U in V. Indic~ta con y=f(x) ta~e fun1.ion~
di x, che viene detta anche funzione implicita, si ha

(2) F(x,f(x))=O 'v'xEU.

In molti casi, l'equazione (1) rappresenterà una curva


piana del tipo disegnato in figur.a 4 .1 ed allora, aà
esempio, in un intorno U del punto x 0 sarà definita impli-
y

Xo X

figura 4,1

y
, ,. --.....
I
I
I

...
Xo X

figura 4.2
247

citamente una funzione dix (figura 4.2), mentre non sarà


possibile, in generale, ottenere una funzione implicita
definita per ogni valore dix.
Il seguente teorema stabilisce che se F (x, y) è una
funzione continua con le derivate parziali prime nell'aperto
A di R2 , cioè se F (x, y) è di classe C1 (A) (ved. il paragrafo
3E del vol. II, parte prima) e se (x 0 ,y 0 ) è un punto in cui
aF/ay non si annulla, allora è possibile e~primere yin
funzione di x, in un intorno U di x 0 •

TEOREMA (del Dini). - Sia F(x,y) definita nell'aperto


A del piano R2 e di classe ci (A). Se esiste (x 0 ,y 0 )eA tale
che
ÙF
(3) ay (xo, Yo) ,t;; O,

allora esistono un intorno U di x 0 ed un intorno V di y 0 tali


che 1 'equazione (1) definisca implicitamente una funzione
f:U➔ V. Inoltre f è di classe ci (U) e si ha, VxeU:

(4) f' (X) = -F X


(X, f (x)) /F y (x, f (x)) .

Osserviamo che il teorema del Dini assicura l'esistenza


della funzione implicita y=f(x) definita dall'equazione
(1), ma non fornisce un criterio di calcolo per f (x).
Viceversa, esso fornisce un 'espressione della derivata
prima di f(x), in funzione dix e y=f(x).
Nella pratica si potrà calcolare direttamente f' (x)
derivando ambo i membri dell'equazione (1) rispetto a x
pensando y come funzione dix e risolvendo rispetto a y'
la relazione risultante.

Ad esempio, nel caso dell'equazione

deriviamo rispetto a x, ottenendo

3x 2 +3y 2y' -3y-3xy '=0.

Risolvendo rispetto a y', si ottiene


248

y' Y-x2 ;
= --
y2-x

questa è 1 'espressione di y • in funzione di x e y, in conformi Ù1.


con la (4); si noti che si tratta di un 'equazione differenziale del
i:>rimo ordine.

Il procedimento mediante il quale si calcola f' (x) senza


conoscere esplicitamente l'espressione di f(x), si chiama
derivazione implicita. Tale procedimento può essere
iterato se F ha derivate parziali di ordine superiore.
Precisamente,· da (4) segue che, se F (x, y) è di classe
Ck, allora anche f(x) è di classe ck e la derivata k-sima
di f può esser calcolata a partire dalla (4) stessa. Iri tal
modo si potrà scrivere la formula di Taylor di f (x), di punto
iniziale x 0 , a meno del termine complementare.
Osserviamo che, se nel teorema del Dini sostituiamo
l'ipotesi FY(x0 ,y 0 ):;t0 con l'ipotesi Fx (x 0 ,y 0 );t0, allora
l'equazione F(x,y)=O definirà implicitamente una funzione
x=g(y) nell'intorno di y 0 ; in altre parole, in questo caso
l'insieme Z={(x,y): F(x,y)=0} degli zeri della funzione F
sarà, in un intorno di (x 0 , y 0 ), g-rafico cartesiano avente
per base un'intervallo dell'asse y.
In entrambi i casi considerati Z è dotato di retta
tangente nel p•mto (x 0 ,y 0 ) avente equazione

Viceversa, un punto (x 0 ,y 0
) tale che risulti

si dice punto singolare della curva di equazione F(x,y) =


O, dato che in tale punto non è possibil·e utilizzare il
teorema del Dini. ,Altrimenti, se una delle due derivate
parziali non è nulla, il punto (x 0 ,y 0 ) si dice regolare.

4 .1 Considerata 1 'equazione F (x, y)


applichi il teorema del Dini e si determini la funzione
implicita da essa definita, ove possibile.

[L'equazione data rappresenta 1 'ellisse di figura 4 .3. Si ha FY=2y


ed allora,

A B
-2 2

-1

figura 4.3

se (x 0 , y 0) con y 0-:1;0è un punto della curva, e!'liste un intorno di x 0


nel quale è definita implicitamente una funzione y~f(x). Invece,
nell'intorno dei ?tmti A=A(-2,0) e B=B(2,0) non è possibile
definire alcuna funzione implicita del tipo y~f(x).
Se il punto (x 0 ,y 0 ) della curva ha ordinata positiva, la funzio~e
implicita è y = V4--x2 /2; se· 1 'ordinata è negativa, la . funzione
implicita è y = -Y4-·x 2 /2]

4.2 Come in p~ecedenza si consideri la funzione

Determinare i valori di x 0 per cui 1 'equazione F (X, y),


= O definisce una funzione implicita y=f (x) in un
intorno di x 0 , ove F(x 0 ,y 0 ) = O.

[Si ha FY(x,y) = 3y 2 -3x per cui risulta FY(x,y) = O se e solo se x=y 2 •


Risolvendo il sistema

x=y2
2:'iO

si trova x•y•O, oppure x-2 213 , y=2 113 • Allora il teorema del Dini non
è applicabile per (x 0 ,y 0 ) = (0,0) nè per (x 0 ,y 0 )~ (2"/3, 2 1n)·.
L'equazione data definisce implicitamente una funzione y=f(x) in
un into::-no di ogni punto x 0 diverso da O e da 2 213 •
Il grafico della curva di equazione F (x, y) = O è rappresentato in
figura 4. 4. Tale curva, detta folium di Cartesio, . è presa in
considerazione anche negli esercizi 4.21, 6.34(m), 6.35(e) e
6.35 (m) 1

fi.gura 4.4

4.3 In ciascuna delle seguenti equazioni, supposto che y


sia definita implicitamente· in funzione dix, calcolare
y' (x) in funzione dix e y(x):

[(a) Derivando ambo i membri rispetto a x, si ha ....!l(x 2 +y 2 -1)


dy dydx
A x 2+....9...y2 -A..1 = 2x + 2y -= O, da cui x + y-- mQ e cioè y'
dx dx dx dx dx
251

= -x/y. (b) y' - - x/3y. (c) y' = x,'y. (d) y' = (e"-4x)/2y. (e) y'
- (2x+3x 2 sen x 3 ) / (2y-l). (f) y' = -ex♦,.2 / ( e.+r. 2y + Sy 4 )]

4. 4 Dare un esempio _di equazione del tipo F (x, y) = O che


definisca implicitamente una funzione f (x) in· .un
intorno di un punto x 0 con y 0 =f(x 0 ) pur essendo Fx(x 0 ,y 0 )=
= FY(xo,Yo) = O.

[Posto F (x, y) = (x-y) 2 si ha l'asserto con x 0 -y 0 -0 e f (xl = x. Più


generalmente, se G (x, y) = O definisce i_mpl.icitamente una funzione
f (x) in un intorno di x 0 , allora F (x, y) = [G (x, y)] 2 definisce
implicitamente la stessa funzione f(x), pur essendo

entrambe nulle ne 1 punto (x 0 , y 0) ]

4.5 Sia F(x,y) una funzione verificante le ipotesi del


teorema del Dini e sia y=f(x) una funzione definita
implicitamente dall'equazione F(x,y)=O. Supposto che
F sia di classe C2 , esprimere f" (x) mediante le derivate
parziali di F.

[Derivando la (4) si ha facilmente

ove le derivate al secondo membro sono calcolate in (x, f(x))!

4.6 Dimostrare che, in assenza dell'ipotesi FY(x 0 ,y 0 ):;t0,


possono esistere più funzioni y(x) definite
implicitamente dall ~equazione F (x, y) =O nell'intorno
di x 0 e tali che y (x 0 ) =y 0 •

[Sia F(x,y) = (x··x 0 ) 2 - (y-y 0 ) 2 • Allora risulta F,(xc,Yo)=O e


1 'equazione F (x, y) =O definisce implicitamente le funzioni y 1 (x) =y 0 + (x··
>< ) e y (x)=y - (x-x)]
0 2 0

4. 7 Si consideri la funzione F (x, y) definita per (x, y) e R2


252

da (figura 4.5):

se IYI;S; x 2
F (x,y) ={ ;_x2 se y > x 2
y+x2 se y < -x 2

y=-x2
figura 4.5

Verificare che;

(b) 1 'equazione F (x, y) =O definisce implicitamente


infinite funzioni dix in un intorno di x 0 =0, passanti
253

per l'origine degli assi.

Spiegare perché (a) e (b) non sono in contraddizione


con il teorema del Dini.

[(a) Risulta FY(0,0)=1. (b) L'equazione F(x,y) ~ O definisce


implicitamente ogni funzione y=y(x) il cui grafico sia-contenuto
nell'insieme non limitato A= { (x,y) eR 2 : lyl ~ x 2 }, tratteggiato
in figura 4.5, in cui F è identicamente nulla. Infine, nell'ipotesi
che F sia di classe C1 , il teorema del Dini assicura l'esistenza
di un'unica funzione y=y(x) definita implicitamente da F-0 in un
intorno ·di x 0 =0 e tale che y (O) =O. Nel nostro caso F 1,on è di classe
C1 ; infatti, ad esempio, FY(x,0)=0 per ogni x;i!O, mentre FY(0,0)=1]

4.8 Applicare il teorema del Dini all'equazione

[Si ha F.=2,x-1), FY=2(1-y). Per ogni punto (x 0 ,y 0 ) tale che


F(x~ 1 y 0 )=0 e y 0;i!l (le condizioni F(x 0 ,y 0 )=0. e y 0 =1 equivalgono a
(xc,Y~)=(l,l); perciò stiamo prendendo in considerazione i punti
del luogo geometrico F(x,y)=O, con l'eccezione del punto di
coordinate (1, 1)) esiste una funzione implicita y=f (x) definita in
un intorno di x 0 e risulta f' (x) = (x-1) / (y-1). Per ogni punto (X 0 ,y 0 )
tale che E·(x 0 , y 0 ) =O e x 0;,!:l esiste una funzione implicita x=g (y)
dP.finita in un intorno di y 0 e risulta g' (y)=(y-li/(x-1).
Nel punto (1, 1) il teorema del Dini non è applicabile (figura 4. 6)]

4.9 Dimostrare che l'equazione

F(x,y) = 2y 3 +4x 2 y - 3x 4 + x + 6y = O

definisce una funzione. implicita y=f (x) .per ogni• xeR.

[Si ha F (x,y) = 6y 2 +4x 2 +6 > O per ogni x,y eR. Pertanto, per ogni
fissato Y!xeR, la funzione y➔ F (x, y) è strettamente crescente.
Essendo per ogni x

lim F (x,y) - - -, lim F (x,y) a + -,


y-+- y--1-

dalla continuità di F segue che per ogni xeR esiste un unico punto
ye R tale che F (X, y) =O]
254

figura 4. 6

4.10 Utilizzando il teorema del Dini, dimostrare che, nei


casi sottoindicati, l'equazione F (x, y) =O definisce
implicitamente una funzione derivabile y=f (x) in un
intorno di x 0 , tale che f(x 0 )=y 0 • Calcolare inoltre
f' (x 0 ).

(a) F (x, y) = x+2y+xseny; (x 0 , y 0 ) = (0, O)

(b) F(x,y) = xeY+y+2; (xo,Yo) = (O, -2)

(c) F (x, y) = xy+log <xy)-1; ( x 0 , y O) = ( 1, l)

(d) F(x,y) = y 5 +log [ (x-+y) /2] - xy; (x 0 ,y 0 )=(1,1).

[(a) Si ha F(0,0)=0; F,.=l+seny, Fv=2+xcosy, f' (x)~F/Fv, perciò


f' (0)=1/2 (b) Si ha F(0,-2)=0; F.=eY, Fy=xeY+l, f' (x)=-F/Fy, perciò
f'(O)=-e· 2 • (e) Si haF(l,l)=O; F.=y+(l/x), Fr=x+(l/y), perciò f'(l)
= -1. (dl Si ha F (1, 1) = O; r. = (1/ (x+yl J - y, F 1, = Sy 4 + (1/ (x+y) J
- x, perciò f' (1) = 1/9)
255

4 .11 Nell'equazione F (x, y) = x 4 +y 4 - 5x 2 y 2 =0, supposto che


y sia definita implicitamente in funzione di x,
calcol-a're y' (x) e y" (x).

[Si ha FY(x,y) = 4y 3 -10x 2 y e risulta FY(x,y) - O per y=O oppure per


y= ± x VS/2. Posto y=O nell'equazione F(x,y)=O si trova x=O; il
pu.nto (x,y)=(O,O) risulta singolare per F(x,y), perché in tale
punto anche F., oltre che FY e F, si annulla. Invece la condizione
y=±x VS/2 non è compatibile con l'equazione F(x,y)=O (cioè non è
compatibile con la condizione F (x,±x Ys/2) =- 6x 4 -O) a meno che
x=y=O. Perciò, con l'esclusione del punto (0,0), si ha

= _ Fx = ~ Sy -2x
2 2
y'
Fy Y 2y2 - Sx 2

Dall'equazione F(x,y)=O si ricava

/ x 2 (xLsy2) y4

\ yz (yLSxz} = _ x4

ovvero
/ 2X2-5y2 = (X4-y4)/;<2
\ 2y2-Sx2 = (y4-~4)/y2

da cui (5y 2-2x 2 )/(2y 2-5x 2 ) = y 2/x 2, Pertar.to si ha y'=y/x e y"=O,


Quest'ultima condizione comporta che y (Y.) è una funzione lineare,
Da un calcolo diretto, ponendo nell'equazione t/x-t, si ve?:ifica
che il luogo geometrico corr.ispondente all'equazione r·cx,y)=O è
unione di 4 rette per l'origine]

4 .12 Generalizzando l'esercizio precedente, verificare


che, se F=F(x,y) è·una funzione omogenea di grado a,
allora il luogo dei punti (x, y) soddisfacem'.i la
condiiione F(x,y)=O è un cono, cioè è una unione di
seffiirette per l'origine.

[Dalla condizione di omogeneità

F ( tx, ty) = tm F (x, y), 'v't>O,


256

segue che, se F(x 0 ,y 0 )=0, allora anche F(tx 0 ,ty 0 )=0, per ogni t>O.
_Perciò, se (x 0 ,y 0 )'#(0,0) è uno zero per la funzione F(x,y), anche
tutti i punti dell.a semiretta di equaz::,oni pa.rametriche x=tx 0 , y=tx 0
sono zeri di F]

4,13 Nell'equazione F(x,y) l+xy - iog (eXY+e-xY) = O,


supposto che y sia definita implicitamente in funzione
dix, calcolare y' (x).

[Si ha F, a x -. [ (x,eKY-xe-•Y)/ (e•Y+e·•Y)) = x 2e·•Y / (e"'+e·•Y); quindi


F, si annull.a solo per x=O e la funzione implicita y (x) è definita
in ogni intervallo che escluda l'origine. Si ha poi F.=y 2e·•Y/(e•Y+
e·•Y) e perciò:

y'(x) =-F/F,=-y(x)/x.

Risolvendo, per separazione delle variabili, l'equazione


differenziale y'=-y/x, si ottiene la famiglia di soluzioni y=c/x,
con c=costante. Si os~ervi che, dall'equazione F(~)=O, segue
e 1 '•Y= e•Y + e·•v, da cui e 2 •Y (e-1) =1 e anche e•Y = 1/Ve-l. Passando
ai logaritmi si ha xy ~ log (1/Ve-11 e y (x) = (1/x) log (1/ M),
da cui y' (x) = (-1/x 2 ) log (l/Ve-1) I

4 .14 Sia F (x, y) una funzione di classe C2 e sia (x 0 , y 0 ) un


punto singolare per il luogo F (x, y) =O, cioè risulti
F(x 0 ,y 0 ) = Fx(x 0 ,Yc) FY(x0 ,y 0 ) = O. Dimostrare che, se

· allora l'equazione F (x,y) =O ha l'unica soluzione


(x 0 ,y 0 ), che è un punto isolato per la curva data.

[Nel punto (x 0 ,y 0 ) si annulla il gradiente di F (x, y) e il


dete~inante Hessiano è posit:ivo. Perciò (x 0 , y 0 ) è un punto di
minimo relativo (se F.,(x 0 ,y 0 )>0) o di massimo relativo proprio, cioè
F (x, y) > F (x 0 , y 0 ) per ogni (x, y) '# (x 0 , y 0 ) o viceversa F (x, y) <
F(x 0 ,y 0 )/ in ogni caso risulta F(x,y) "#- F(x 0 ,y~) per ogni (x,y) T'
(x ,:: ) in un intorno di (x 0 ,y 0 ))
0 0

4, 15 Verificare che l'equazione F (x, y) = x 3 +y 3 - 4x 2y + 2 =


O definisce una funzione implicita y=y (xl in un intorno
del punto x=l, Determinare l'equazione della tangente
257

alla curva di equazione data nel punto (1,1) e


determinare il verso della concavità in tale punto.

[Si ha FY(x,y) = 3y 2 -4x 2 e FY(l,l) = - lit:O, per cui l'equazione


F(x,y)=O definisce implicitamente yin funzione ~ix in un intorno
del punto 1. Derivando la relazione x 3 +y 3 (x) - 4x 2 y (x). + 2 = o
rispetto a x, si ha 3x 2 - Bxy(x) + (3y 2 (x) - 4x 2 )y' (x) • O e, derivando
ancora, si ha 6x - By - 16xy' + 6yy' 2 + (3y 2 - 4x 2 ) y" =O.Ne segue

2
By+ 16xy' - 6x - 6yy•
y' y"
2
3y2-4x

e perciò, essendo y (1) • 1, si ha y' (1) = -5 e y" (1) = 288. La funzione


implicita è perci6 9ecrescente e il suo grafico è convesso in un·
intorno di x=l.
L'equazione della tangente è y = -5x+6)

-
4 . 16 Determinare i punti a tangente orizzontale ed i punti
a tangente verticale della curva di equazione
F (x, y) = 4 (x 4 + x 2 y 2 ) - 12x 3 y + x 2 = O.

[Per determinare i punti a tangente orizzontale basta risolvere il


sistema

F (x, y) = O
{ F, (x,y) = O

Essendo F, (x, y) 16x 3 + Bxy' - 36x 2 y + 2x, il sisteraa da risolvere


div::.ene

4x2 + 4y 2 - 12xy .= -1
2 2
Bx + 4y - lBxy = - 1

Sottraiamo dalla péima equazione del sistema, moltiplicata per


-1, lo s,econda, moltiplicata per -1 e sostituiamo la prima equazione
con l'equazione cosi ottenuta. In tal modo si è ricondotti al
sistema
/ X (2x-3y) = 0
2 2
\ Bx + 4y - 18xy - 1

che si scinde nei due sistemi


258

Il primo sistema non ha soluzioni, Il secondo ha le soluzioni x=


±3/ (2 VS ) , y-±1/VS. Analogamente si vede che i punti a tangente
verticale sono dati da x=±l/VS, y = ±3/ (2 VS)e 1 'asse y privato
dei punti (O,± 1/2) J

4. 17 Determinare i punti della curva di equazione

F (x, y) = x 4 + y4 - 3x 2y = O

in cui la retta tangente è parallela all'asse x.

[Occorre risolvere il sistema

F(x,y) = O, o,
cioè:

Si trovano le due soluzioni: (±3/2, 3/2) ]

4 .18 Determinare i punti a tangente orizzontale ed i punti


a tangente verticale per ciascuna delle seguenti curve
di equazione:

(a) x4y + x2y3 - 6x3y2 + x2y O

(b) 3 (( + xy) - 2y
2
- != O
3 2
(e) ~ + A + 10 lL .lL = O
y3 y y2 y3

[ (a) Punti a tangente orizzontale: (±3/(2Y2) , ±l/(2Y2)), asse x


esclusi i punti (±1, O), (O, 0) , Punti a tangente vert,icale:
(± 1/(2Y2) , ± 3/ (2Y2)), asse y esclusi i punti (0,±1), (O, O).
Rappresentando l' equazionj nella forma equi valente x 2 y (x 2 +y 2-
,t..J';/

6xy+l)=O, si vede che la curva data è unione dei due assi coordinati
e dell'iperbole di equazione x 2 +y 2-6xy+l=O; studiando separatamente
l'iperbole (e le sue intersezioni con gli assi), si ottengono più
facilmente le risposte richieste. (b) Punti a tangente orizzontale:
(±1/(2V6,) ± 3/(2V6J, asse x tranne i punti (O, O) e (±V3/3, O). Punti
a tangente verticale: (±3/ (2V6), ± 1/ (2\'6)) . (c) Punti a tangente
orizzontale: nessuno. Punti a tangente verticale: asse y esclusi
i punti (0,±1) e (0,0) J

4B. Massimi e minimi delle funzioni implicite

Sia F (x, y) una funzione verificante le ipotesi del


teorema del Dini in corrispondenza del ,puntò (x 0 , y 0 ); in
particolare sia F(x 0 ,y 0 )=0 e FY(x 0 ,y 0 )~0. Sia f(x) definita
implicitamente da F (x, y) =O in un intorno I di x 0 , cioè
risulti f (x 0 ) =y 0 e

F(x,f(x))=O, VxeI.

Ricordando che

FK (x,f(x))
f I (X)
Fy (x, f(x))

e che, se F è di classe C2 (ved. esercizio 4.5)

( 1)
f" (x) = _ FKK r: -2 F ..y Fx Fy + Fyy F~
F~

ove le derivate parziali di F sono calcolate in (x,f(x)),


allora, una condizione sufficiente affinchè il punto xc sia
di massimo (risp. di minimo) .relativo per f, è chef' (x 0 )=0,
cioè F. (x 0 , y 0 ) =O e che f" (x 0 ) < O (risp. f" (x 0 ) > 0) . Tenendo
conto derla (1), in cui si ponga F.=o, si ha

e perciò x 0 è un punto di massimo (risp. di minimo) relativo


260

per f(x) se (x 0 ,}~) è soluzione del sistema


F (x, y) = O
(2) { Fx (x, y) = O

ed inoltre risulta

(3)

(4)

4.19 Verificare che la funzione y=y(x) definita


implicitame~te dall'equazione F(x,y) = x 2 +y2 +seny = O,
tale che y(O)=O, ha un massimo per x=O.

[Il sistema

F (x, y) = x 2 + y 2 + seny = O
F, (x,y) = 2x = O

ammette la (:-.::: 'Jnica) soluzione (O, O), Essendo FY=2y+cosy, si ha


FY(0,0)=1. Pe=-::;,.nLo, grazie al teorema del Dini, l'equazione F(x,y)
= O definis:e :~plicitamente una funzione y=y(x) in un intorno di
O. Essendo

F., = 2
Fy 2y + cosy

tale quant::à =isulta positiva per x=y=O; dunque ~0 =0 è un punte


di massimo =~:;,.:ivo per y(x)]

4:20 Determinare i pu11ti di massimo e di minimo relativo


delle funzioni y=y(x) definite implicitamente
dall'equazione F (x, y) = x -x y + y - 8 = O.
3 2 3

[Consideriai: :1 ~istema

F (x, y) = x3 - x 2y + y 3 - 8 G
2
Fx (x,y) - 3x - 2xy = O

Dalla seconèa equazione ricaviamo x=O oppure y= (3/2) x. Sostituendo


261

x=O nella prima equazione, si ottiene y 3-8=0, cioè y=2 e perciò (0,2)
è soluzione del sistema. Sostituendo y=(3/2) x nella prima
equazione, si ottiene x 3=64/23, cioè x=4/ 6 e perciò ( 4/b,
6/9 è soluzione del sistema. Essendo
Fxx = 6x-2y
Fy 3y2-x 2

si verifica facilmente che tale quantità è negativa per x=O, y=2


ed è positiva per x = 4/VD, y = 6/b . Pertanto, detta f(x)
la funzione definita implicitamente da F(x,y) = O tale he f(O) =
2, si ha che O è un punto di minimo relativo per f. Inoltre, detta
g (x)
3
la funzione
3 ·
definita implicitamente
3
da F (x, y) =·o· tale che
g ( 4 !fui = 6/ h3, si ha che 4/ G é un punto di massimo rela-
tivo per g]

4.21 Determinare i massimi e minimi relativi delle


funzioni y=y (x) definite implicitamente dall'equazione
F (x, y) = x 3 -6xy + y 3 = O, senza prendere in considerazione
i punti si~golari.

[Il sistema

f F (x, y) = x3 - 15xy + y 3 O
2
\ Fx (x, y) = 3x - 6y = O

ammette le soluzioni (O, O) e (2 413 , 2 513 ). Es~tendo FY = -6x+3y 2 , si


ha F (O, O) = O e perciò la soluzione (O, O) non va considerata essendo
(0,0) un punto singolare per il luogo F(x,y) =· O. Dato che
FY(2"3, 2''3) = J . 21n, Fx• (2"3, 2s11) ~ 3,2113, si ha

F xx ( 2413, zsll)
1 > o.
Fy ( 2 4t3, 2 st3)

Perciò la funzione f (x) definita. implicitamente da F(x,y) = O, che


assume in 2 413 il valore 2 513 , ammette un 111aso;imo relativo in 2"~ (si
veda la figura 4.7)]
L.OL.

figura 4.7

4. 22 Determinare i massimi ed i minimi relativi delle


funzioni y=y (x)_ definite implicitamente dall'equazione
F (x, y) = x 4 + o xy 2 + y 4 = O, tralasciando i punti
singolari.

[Il sistemd
F (x,y) = x 4 + Y3 xy2 + y 4 • O

Fx (x, y) = 4x 3
+ V3 y2 • O

ammette, intanto, la soluzione (0,0), che non va considerata, in


quanto F. (x,y) = 2Y3xy + 4yl si annulla per x~y•O •. Tale sistema
ammette inoltre le soluzioni x=-3/ 4, y=± 3512 /2'. Essendo
2
Fxx = 6x
Fy y (VJ X + 2y2)
263

si verifica facilmente che tale quantità è negativa per· x=-3/4,


y--3 s12 12• ed_ è positiva per x-3/4, y-3 s12 /2'. Pertanto, detta f (x)
la funzione definita implicitamente da F (x, y) =O, tale che
s12
f(-3/4)=-3 /2', si ha che -3/4 è un punto di minimo relativo pe:r
f. Inoltre, detta g(x) la funzione definita implicitamente da
F(x,y)=O, tale che g(-3/4)=3 s12/2 4 , si ha che -3/4 è un punto di
massimo relativo per g (si veè3 la figura 4.8)]

figur:-3. 4.8

4.23 Deterrnlnare i punti di massimo e di minimo relativ~


aelle funzioni y~y(x) definite implicitamente
dall 'eqùazione F (x, y) = (x 2 +y2 ) 2 +2a 2 (yLx 2 ) =O, tralasciandc
i punti, singolari.

[Consideriamo il sistema

I (y2-x2) = O
F (x,y) - (x2+y2)2+2a2

\ Fx (x, y) a 4x (x2+yl-a 2) = O
'.lb4

Esso ammette la soluzione (0,0) che va scartata in quanto


Fy (x, y) =4y (x 2 +y 2 +a 2 ) si annulla per x=y=O e quindi (O, O) é singolare.
Dalla seconda equazione ricaviamo x 2 +y 2 =a 2 che, sostituita nella
prima, implica x 2 =(3/4)a 2 , da cui y 2 =a 2 /4. Ne segue che le quattro
coppie

sono soluzioni del sistema. Essendo


2
rxx • 3x +y¼ 2
fy y (x2+y2+a'} '

si verifica facilmente che tale quantità è positiva per


x=±(V3/2)a, y=a/2 ed è negativa per x=±(V3/2)a, y=-a/2. Pertanto,
la Eunzione implicita che per x-(V3/2)a assume il valore y=a/2 ha
un nassimo in (i3 /2)a, quella che in -( V3/2)a assume il valore
y=a/2 ha anche un massimo in -(V3/2)a. Invece, la funzione implicita
che per x= ( V3 /2) a assume il valore y=-a/2 ha un minimo in
( ~ /2) a e quella che in -( V3 /2) a assume il ·valore y=-a/2 ha un
minimo in - ( V3/2) a.
Si veda la fìgura 4.9 ove è rappresentata la curva di equazione
F (x, y) =O, che prende i:!. nome di lemniscata· di Bernoulli. Tale curva
è dE,finita come il luogo dei punti del piano tali che il prodotto
delle loro distanze dai due punti (-a,0), (a,0) sia costantemente
uguale ad a 2 •

-V2a X

figura 4.9 - Lemniscata di Bernoulli


265

Verifichiamo che tale definizione conduce all'espressione indicata,


Siano A=A (-a,O), B=B(a,O) e sia P-P(x,y) il generico punto del
luogo. Si ha

perciò [ (a+x) 2 +y 2 ] [ ( (x-a) 2


+y 2 ]-a 4
, Sviluppando, si ottien~

e, semplificando, risulta

ovvero

Infine osserviamo che la lemniscata di Bernoulli si rappresenta


agevolment~ anche in coordinate polari; per questa e per altre
proprietà si vedano gli esercizi 5.26, 5.57, 6,34(c) e 6,35(c)ì

4C. Il teorema del Dini nel caso generale

Nel paragrafo 3B abbiamo introdotto il determinante


Jacobiano di un 'applicazione di R2 in R2 , Passiamo, adesso,
ad estendere tale nozione ad un contesto più generale.
Sia A un aperto di Rn e sia f=(f 1 , ••• ,fm) una funzione
vettoriale di A in Rm, Se le funzioni f 1 :A➔ R sono d<:!rivabili
parzialmente ir. x,,EA rispetto a tutte le variabili, la
matrice
266

si chiama matrice Jacobiana di f nel punto x 0 •


Nel caso particolare m=l, la matrice Jacobiana si riduce
al vettore riga

àf
-(Xo) )
· dXn

e coincide con il gradiente di f in x 0 • Nel caso particolare


m=n, · il determinante det Jf (x 0 ) della matrice Jacobiana
prende il nome di determinante Jacobiano (o Jacobiano) di
f nel_ punto x 0 : •
Un esempio notevole di applicazione f :AcR2 ➔ R2 , da noi
già considerato nel capitolo terzo, è quello del passaggio
da coordinate polari in R2 a coordinate rettangolari, in cui
per p~O, 0eR

f(p,0)=(pcos9,psen9);

in tal caso, si ha det Jf(p,9)=p.

Talvolta la matrice Jacobiana della trasformazione


f=(f 1
, ••• ,fn): A_ç;;R"➔ R", si indica con

d (f l, ••• 1 fn)
Ò (X1, • • • t Xn)

ed il determinante Jacobiano con

d (f 1, ••• , fn)
det
d (X1, ..• , Xn)
Il teorema del
Dini può essere esteso a funzioni di tre
o più variabili. Ad esempio: se F=F(x,y,z) è una funzione
di classe ci su un aperto A di R3 e (x 0 ,y 0 , z0 ) è un punto di
A tale che
àF
F (xo,Yo, zo) = O, -
az (xo, Yo,zo) -:/:-O
allora esistono un intorno U di (x 0 ,y
0
) ed un intorno V di
zc tali che per ogni (x, y) EU esiste uno ed un solo z=f (x, yJ E V
267

per cui risulti

F(~,y,z) = O.

La funzione f è di classe ci e risulta


FK (:x,y,f(x,y)) _ F.,, (x,y, f(x,y))
I fy
Fz (:x,y,f(x,y)} Fz (x,y, f(x,y))

Un'altra estensione del teorema del Dini concerne i


sistemi di equazioni. Ad esempio: se F=F (x, y, u, v) e G=
G (x, y, u, v) sono funzioni di classe ci in un aperto A di R(
e (x 0 ,y 0 ,u 0 ,v 0 ) è un punto di A tale che

F (xo, Yo, uo, vo) O


G (xo, Yo, uo, vo) O

e nel quale lo Jacobiano rispetto alle variabili u e v


Fu
/1)
I Gu
sia non nullo, allora esistono un intorno Udi ix 0 ,y 0 ) ed
un intorno V di (u 0 , v 0 ) tali che per ogni (x, y) e U esiste
uno ed un solo (u, v) E V con u=f (x, y), v=g (x, y) per cui
risulti
/ F (x, y, u, v) o
(2)
\ G (x, y, u, v) o
Le funzioni f (x, y) e g (x, y) definite, così, implicitamente
dal sistema (2) hanno derivate_ parziali continue che si
ottengono in funzione di f(x,y) e g(x,y) e delle derivate
parziali di F e G derivando rispeco a x e a y le equazioni
del sistema

(x, o
I F y, f (x, y), g (x, Y))

\ G (x, y, f (x, y), g (x, Y)) o

Ad esempio, derivando parzialmente rispetto a x, si ha


..lOO

ÒF + ÒF ~ + ÒF Òg =
o
f ax au
òx èiv ax

l ÒG + ÒG ~ + ÒG Òg =
ax au
Òx èiv ax
o

cioè un sistema lineare in Òf/Òx, Òg/Òx con determinante


uguale allo Jacobìano (1), che si risolve facilmente.
Analogamente si ricavano le derivate Òf/Òy e èig/èiy.

Prima di enunciare un teorema generale che estende i


precedenti risultati, passiamo ad introdurre alcune
notazioni.
Siano F 1 , ••• , Fn funzioni delle k+n variabili x 1 , ••• , xk,
Y1 , • •• , Y,.· Posto x=(x 1 , ••• , xk) e y=(y 1, ... , Yn), indicheremo
con F=F lx, y) la funzione di Rk•n in Rn di componenti
F 1 (x,y), ... , Fn(x,y). Suppostoc~e le F 1 siano di :::lasse C1 ,
poniamo

ÒF1 ÒF1
Òx1 'axk
ÒF d (F1,... , Fn) ......................
Ò (x1, .. , , Xk) ÒFn ÒFn
Òx1 ÒXk

dF1 ÒF;
Òy1 Òyn
ÒF Ò (F1, ... , Fn) .....................
Òy èJ (y1, ... , Yn) ÒFn ÒFn
dy1 Jyn

In pratica, ÒF/èlx è la matrice (nxk), Jacobiana di


F= (F 1 , ••• , Fn) rispetto alle -,1ariabili x 1 , ••• , xk, mentre
ÒF/Òy è la matrice (n x n) Jacobiana di F rispetto alle
variabili y 1, .•. , Yn•
269

Con il simbolo rÒF (x, y)]-\ndichiamo la matrice inversa


. aF (x, y).
di -
lòy
Òy

TEOREMA (del Dini per i sistemi). - Sia A un aperto di


RkxRne siano F 1 (x,'y), ... ,_ Fn (x, y) funzioni di classe C 1 (A) •
Se nel punto (x 0 ,y 0 )EA sì ha per i·=l, ... , n
ÒF
F1 (xo, Yo)=O, det -- (xo, Yo);éO,
Òy

allora esistono un intorno ÙcRk di x 0 ed un intorno VcRn di


y 0 tali che per ogni xeu esiste un unico y=f (x) = (f 1 (x) , •.• ,
f 0 (x)) eV tale che
F1 (x, y) o
l ..............
F2 (x, Y)

,....
o

\ Fn (x,y) = O

Inoltre, la funzione f= (f 1
, ••• , fn): U➔Rn ha <.:omponent:i
di cl asse C1 e risulta

Jf (x) = - rl-clF (x, f(x:))]-l-dF .(x, f{x)L


cly ax /

4.24 Determinare lo Jacobiano della trasformazione (x,y)


➔ (u,v) definita pP.r x+y > -1 da

u = __ x_ y
V =
l+x+y l+x+y

l+y X
(l+x+y) 2 ( l+x+y )2
det a (u, ·v) = 1
a (x, y) y l+x (l+x+y)3
(1+x+y)2 (1+x+y)2
270

4. 25 Determinare lo Jacobiano del! 'appliciizione f: R2 ➔ R 2


definita da f(r,0) = (e' cos8, e' sen0)
(Si ha f=(f 1 , f 2 ) con f,(r,8) = e• cos8, f 2 (r,8) e' sen0. Perciò
la rr,atrice Jacobiana è

e• cose -e" sene


( e• sene er cose

e dunque lo Jacobiano vale e 2']

4.26 Calcolare- lo Jacobiano della trasformazione


f: (x,y) ➔ (u,v) definita in R2 da

(Si ha

da cui det ~u, v) = - 1 Si noti cl,e x 2 +y~=r' se e solo se


a (x,yj (x2~y2)2
2 2 2
1~ +v =1/r e pei:ciò l'immagine mediante f di una c·irconferenza di

centro l'origine è una circonferenza di centro 1 'origine)

4.27 Determinare lo Jacobiano della trasformazione (x,y, z)


➔ (u,v,w) definita in R3 da

y z
u = X V w
271

a (u, v, ~)
[ de t ---''--'----'---'--'--
1
a (x, y, z) (x2+y2+z2)3

4. 28 Calcolare lo Jacobiano dell'applicazione f: R 3 ➔ R 3


definita da f(x,y,z) = (xz,xy,yz).

[Si ha f=(f 1,f 2,f 3) con f 1 (x,y,z)=xz, f 2 (x,y,z)=xy, f 3 (x,y,z)=yz. La


matrice Jacobiana è, perciò,

e lo Jacobiano vale det J, (x, y, z) =2xyz]

4.29 Calcolare lo Jacobiano della trasformazione f: (p,<p,0)


-> (x, y, z) relativa al passaggio da coordinate sferiche
(o polari) a coordinate rettangolari in R3 , definita
da
p sen<p cose
p sen<p sene
p cos<p

[Si ha, sviluppando secondo gli elementi dell'ultima riga:

det a (x,y, ~)
sen<p cose
sen<psen8
pcos<pcos8
pcos<psen8
-psen<psen8
psen<pcos8
I =
a (p,q,,e) cos<p -rsen<p O I

= p 2 cos<p (sen<p cos<p cos 28 + sen<p co~.(I) sen 28) +

+ p 2 sen<p (sen2<p cos 2 8 + sen2q, sen28) =


•= p 2 sen<p ]

4. 30 Siano A un aperto di R", B un aperto di Rme siano f:A ➔ B,


g:B ➔ Rk, di classe C1 • Dimostrare che, per xeA, si ha
272

ove, a secondo membro, abbiamo il prodotto righe per


colonne della matrice kxm, Jg (f (x)), per la matrice
mxn, Jf (x) .

[La matrice a primo membro è una matrice kxm il cui elemento di posto
a m ag1 af
(i, j) è - g1 {f (x)) = :E- (t (x)) _r (x) per la regola di deri-
axj r•l ayr axj
vazione delle funzioni composi:e)

4.31 Sia z=z(x,y) definita implicitamente dall'equazione


x 2 +y 2-z 2 =5. Determinare Òz/Òx e dz/dy.

[Derivando implicitamente rispetto a x, si ha 2>.:- 2z caz;ax) = O,


da cui az;ax = x/z. Derivando implicitamente rispetto a y si ha 2y-
2z (az;ay) = O, da cui dz/ay = y/z]

4.32 Sia z=z(x,y) definita implicitamente dall'equazione


x 3+y 3 +z 3+xyz = 1. Determinare dz/dx e dz/dy.

[Derivando implicitamente rispetto a x, si ha 3x 2 + 3z 2 (dz/ax) +


yz + xy (dz/dx) = o, da cui az;ax = -(3x 2 +yz) / (3z 2 +xy) . Derivando
implicitamente rispettc a y, .,i ha subito dz/dy = - (3y 2 +xz) I
(3.z2 +xy) l

4. 33 Per ciascuna delle seguenti equazioni F (x, y, z) =-O,


determinare la derivata parziale rispetto a y della
funzione z(x,y) da essa definita implicitamente:

(a) F(x,y,z) 3x 2
+ 2y 2 + 6z 2 + y - x - 12 = O

(b) F(x,y,z)

( (a) iJz/dy = - (1+4y) /12z, (b) dz/dy = (y e• 1v-,i - z 2 ) I (y 2 e• 1v-•• - xz


- 1) l
273

4. 34 Dimostrare che, se nelle ipotesi del teorema del Dini


l'equazione F(x,y,z) = O definisce implicitamente le
tre funzioni x=x(y,z), y=y(x,z), z-z(x,y) in
corrispondenza dello stesso punto (x , · y , z ) , allora
o o o
si ha, in tale punto

[Dal teorema del Dini seg'.le.

moltiplicando, si ottiene la tesi]

4.35 Verificare che l'equazione F(x,y,z)=e'-z 2 -x 3 -y 3

definisce una funzione implicita z=z(x,y) i'n un


intorno del punto (x 0 , y 0 ) = (1,0) tale che z(x 0 ,y 0 )=0.
Calcolare inoltre zx(x 0 ,y 0 ) e zY(x 0 ,y 0 ).

[Si ha F.~3x 2 , Fv~3y 2 , F.=e• -2z. Essendo F. (1, O, 0)=1, si può


applicare il teorema del Dini. Inoltre risulta
3y2
z.· (x, y) = '.lx2 Zy (x,y) = ---"---
e•<x,y)-2z (x,y) e•(X,j)-2z (x,y)

per (x,y) appartenente ad un intorno di (1,0) per cui z.(1,0)=3,


zv (1, O) =O I

4. 36 Per cìascuna'delle seguenti funzioni F (x, y, z) verificare


che r'e~uazione F(x,y,z) = O definisce una funziorte
implicita z=z (x, y) in corrispondenza del punto (x 0 , y 0 , z 0 )
indicato. Calcolare inoltre z.(x 0 ,y 0 ) e zY(x 0 ,y 0 ).

(a) F(x,y,z) = x 3 +y 3 +z 3-5xyz+2; (x 0 ,y 0 ,z 0


) (1,1,1)

(b) F(x,y,z) (0,0,-1)


274

(c) F(x,y,z) (0, -1, 2)

[(a) z.(1,1) -·zv(l,l) =-1; (b) z.(0,0) =-3, zy(0,0) =-2; (c) z.(o,-
1) = -3, zv(0,-1) -_ -1; (d) z.(0,0) = -1/3, z, (0,0) = 1/3]

4.37 Verificare che la funzione

F(x,y,z) = x+y+z - e~z

ammette un unico punto critico (cioè un punto in cui


si annulla il gradiente di F) che non è un punto
singolare del luogo geometrico F(x,y,z) = O.
[Consideriamo il sistema

1 - yz e"Yz = o
1 - XZ e•Y• o
1 - xy e•Y• = O

vvverc

I
\ xy exyz 1

Notiamo preliminamente che nè x, nè y e neppure z sono nulli;


dividendo membro a rnembrc a due a due le equa7-ioni di tale sistema,
si ricava x=y-z ed anche x 2 e" 3=1. Dimostriamo che 1 'ultima e4uazione
alT'.mette una edund sola soluzior.e. A tale scopo_, consideri;;.mo ::.a
funzipne f (x) = x 2 e•~ essa è crescente per x>O, l irn f (x) =+ oc- ed
. x ➔ ,.•

113
esiste un unico ~assimo relativo in x 1=- (2/3) , con valore massimo
f (x 1 ) <l ( infatti f (x )
1
= (2/3) 2 n · e-2/l è il prodotto di due fattori
3
entrambi minori di 1) . Dunque 1 'equazione x 2 e• =l ha un 'unica
soluzione x 0 >0 e in corrispondenza il punto di coordinate (x 0 , x 0 , x 0 J
è critico per F.
275

Il punto (x 0 ,x 0 ,x 0
) non è singolare per il luogo geometrico dato,
in quar,to risulta F(x 0 ,x 0 ,x 0
) i- O;precisamente, se fosse F(x 0 ,x 0 ,x 0 i
= 3x 0 - e•~ =O allora, unitamente all'equazione X6e"6= 1, trove-
remmo

da cui x 0 =3- 1 1J. Sostituendo questo vai'ore nell'equazione x~ e~


113
= 1 otterremmo 1 'assurdo x~ ex~ = r 213
• e 113 = (~) = 1 ]

4. 38 Calcolare le derivate prime delle funzioni y (x) e z (x)


definite implicitamente dal sistema

/F(x,y,z) O
\ G {x,y,z) = O

[Derivando rispetto a x nelle equazioni

F (x, y (x), z (x)) = O


G (x,y (x), z (x))"' O

si ottiene il sistema lineare in y', z'

I
dF , + dF z dF
-y I

dy az ax
dG ilG 3G
-y•
\ èJy
+ -
az z' ax

che .si risolve mediante la regola di Cr=imer, purché

d (F,G) =
-èJF dF
iìy iìz ;,!e o
a (y' z) dG iìG
iìy iìz

4. 39 Calcolare le derivate prime delle funzioni y (x), z (x)


definite implicitamente dal sistema
ax+bv+cz = d
{ x3+y3+z3 = rJ

[Derivando rispett) a x nelle equazioni

ax + by (x) + cz(x) = d
{ K3 + y3(x) + z'(x) = r 3

si ottiene

a+ :,y'(x) + cz'(x) = O
(
3x 2 t 3y2(x) y'(x) + Jz2(x) z'(x) = O

che è un sistema lineare nelle incognite y' (xl e z' (xl. Supposto
che il determinante

sia diverso da zero, dalla regola di Cramer si ricava

-a c
2
3z 2 (x) 2 (x) + cx 2
y'(x) = ·3x -az
2
.6 (x) bz (x) - cy2 (x)

2
-bx + ay 2 (:<l
2
bz (x) - cy 2 (x)

Tali espressioni valgcno pur di escludere i valori sulla curva per


cui y (x) = ± Vb/c · z (x) J

4 .40 Calcolare le deri"rate prime delle funzioni y (x), z (x)


definite implicit~mente dal sistema

(::z+
-/ +z' b
277

[Derivando rispetto a x nelle equazioni

xy(x) z(x) = a
x 3 + y:X-x) + z,x) b

si ottiene

( yz + xy'z + xyz' = O

che e un sistema lineare nelle incognite Y'"'Y' (x) e z'"'z' (x).


Supposto che il determinante

xz xy
I:,,.(x) -
I 3y2 3z 2

sia diverso da zero, dalla regola di Cramer, si ricava

xy
1-yz2
_ -3x 3z 2 y (xl+zl)
y'
ti,. (x) . X (yl-z3) ,

xz -yz

z'
3y2 -3x
I:,,.(x)
2
I =
z (xl+yJ)
X (y3-z3)

Vanno esclusi i valori per cui x (z 3 - y 3 ) = O,· ovvero le intersezioni


della cu.cva con i piani di equazione x=O e z=y]

4 . 41 Il sistema
I

F(x, y; z)
( G(x,y,z) xy+yz-xz + 3 = O

è verificato in particolare per x=l, y=-1, z=l.


278

Dimostrare che esso definisce y=y(x) e z=z(x) come


funzioni implicite dix in un intorno del punto x=l.
Calcolare y'(l) e z'(l).

[Si ha

ÒF ,., 2x,
ax
aG
--
ÒF
ay
aG
2y,
ÒF
-=
az
-2z

-= y-z, -= x+z, aG = y-x,


òx Òy az

perciò lo Jacobiano

J=det ò (F,G)=
Ò (x,y)
aF
Òx
ÒG I 2y
=. x+z
-2z I
y-x = 2 (y 2- yx + xz + z2 ) ,

clx

calcolato in (1,-1,ll, vale 8. A norma del teorema del Dini, il


sistema dato definisce due funzioni derivabili y (x) e z (xl
nell'intorno del punto x=l, che assumono i valori y(l)=-1, z (1)=1.
Essendo · ·
F(x, y(x), z(x)) = O
{ G(x, y(x), z(x)) = O
ovvero

x 2 + y 2 (x) - z 2 (x) + 1 = O
( xy(x) + y(x) z(x) - xz(x) + 3 i)

possiamo derivare rispetto a x P.ntrambe le eq;.1a7.i.cni, ottenendo


2x + 2yy' - 2zz' ~ O
{ y-z + (x+z) y' + (y-x) z' O

ovvero

f(2y)y' -(2z)z' =-2x


\ (x+z) y' + (y·-x) z' = z-y

che è un sistema lineare nelle incognite y' e~•-


Risolvendo tale sistema mediante la regola di Cramer, si ha
279

y, = ,_,_:~_,;,___,;,_~_:___,_I
= -xy + x 2 + z2 - zy
J y2 - xy + xz + z 2

yz - y 2 + x 2 + xz
J y2 - xy + xz + z2
Essendo y(l) = -1, z(l)=l, ne segue y'(ll = 1, z'(l)=O)

Sia z=z(x,y) una funzione definita implicitamente


dall'equazione

F(x,y,z) = O,

con F di classe C2 • Per determinare i punti di massimo


o minimo relativo di z(x,y) si procede nel modo seguente:
si considera il sistema

F (x,y,z) = O

/ dF
dx (x, y, z) = O
dF
-(x,y,z) = O
\ dy
Sia (x 0 ,y 0 ,z 0
) una sua soluzione, con (x 0 ,y 0 ) interno al
dominio di z (x, y) e dF (x 0 , y 0 , z 0 )
dz
* O.
1) Se in (x 0 ,y 0 , z 0 ) si ha

d2 F d2F
-- 2
dx òx dy
> O,
2 2
dF dF
dy dx
--
dy2
allora: (x 0 ,y 0 i è di massimo relativo, se

dF cJ2F
(xo,Yo,zo) - 2 (xo,Yo, zo) > O;
dz . ax
280

(x 0 ,y 0
) è di minimo relativo, se

aF éfF
az (xo, Yo, zo) --
ax2(xo, Yo, zo) < O.

2) Se in (xo, Y0 , zo) si ha

a2r a2r
ax2 axÒy
< e
ò2F o2F
Òy òx Òy2

allora il punto (x 0
, y 0 ) non è nè di massimo nè di minimo
relativo.

4.42 Determinare i massimi e minimi relativi della


funzione z=z (x, y) definita implicitamente dall'equazione

F(x,y,z) = z 2 + xyz - xy 2 - x3 = O.

[Consideriamo il sistema

F (x, y, z) = z 2+xyz-xy 2-x:; = o


I ax
ÒF
yz - y2 - 3x2 = o
ar
\ Òy
xz - 2xy = O

Escludendo l'origine, che è un punto singolare in quanto in essa


si annullano tutte le derivate parziali prime di F, dalla terza
equazione ricaviamo z=2y e, sostituendo nella seconda equazione,
abbiamo y 2=3x 2 • Dalla prima equazione segue subito x = -6. Pertanto
•le terne corrispondenti ad eventuali punti di massimo o di minimo
relativo sono

(-6, -6 V3, -12 1/3),


(-6, 6 V3, 12 V3).
281

Si ha, in,,ltre,

6x,

Quindi, nel punto (-6, -6 V3, -12 V3)è


2
aF a2F
-- ax ay
ax2
a'-F a F 2 = I ~6
o
12
I= 432 > o

ax ay ay2

e inoltre dF à°2F = 12 V3> O.


az ax2
Ne segue.che (-6, -61:3") è un punto di massimo relativo. Nel
punto(-6, 6 V3,12 "3Ìè

a2F a2r
ax2 ax ay 36 o > o
a2F a2r =I o 12 I= 4.12
ax ay ay2

e ar cfF -"-- 12 fi < O. Ne segue che (-6, 6Y3)i!! un punto di


az dx2
minimo relativo]

4D. Il teorema di invertibilità locale

Una conseguenza del teorema del Dini, enunciato nel


paragrafo 4A, è il noto teorema delle funzioni inverse di
una variabile reale: se A è un aperto di R ed f è una funzione
reale di classe C1 (A) tale che f' (x 0 ) ;t; O e f (x 0 ) = y 0 , allora
esiste un intorno I di y 0 nel quale è definita 1 'inversa di
f, r 1 ed è i vi dotata di derivata continua data da

(f- 1 )' (y) = 1/f' (x), con y = f(x).


La àimostrnz:i.on?. R i ':''::.iene .S81uplicemente· applicando
alla funzione F(x,y) = y-f(x:) il teorema del Dini.
Un analogo risultato sussiste per funzioni f:A ➔ R";
con A aperto di R", e si deduce immediatamente dal teorema
sui sistemi del paragrafo 4C. Allo scopo di enunciare tale
risultato premettiamo una defìnizìone.-

DEFINIZIONE. - Sia A un aperto di R" e sia f:A ➔ R".


Diciamo che f è localmente invertibile in x/2A se esiste
un interno ICA di x 0 tale che la restrizione di f ad I sia
una funzicne invertibile di I su f(I).
Se poi tale restrizione è di classe C 1 insieme alla sua
inversa, diremo chef è un diffeomorfismo locale in x 0 •

Sussiste ìl seguente notevole


TEOREMJ-. (dell'invertibilità locale). Siano A un aperto
di R", f: .Z.. ➔ R" una funzione di classe ci e x:0 eA. Se

det -
at (x:o) '# O,
ax:
allora f è un diffeomorfismo locale in x 0 •

Dal te-:.::ema del Dinì µer i sistemi si ricava anche


1 'espressic:1e per le derivate dell'inversa locale f- 1 di f:
1 1
ar (Y) = [at Ir1 (y)}]-
iJy èJx \

che, in termini di Jacobiani, si scrive

1.43 Data l'applicazione f:(x:,y,z) ➔ (u,v,w) di R 3 in R3


definita da

2x:y
3yz
283

dire se essa è localmente invertibile nel punto


(1,1,1).

[Si ha

o
2x
3z
>:
o
3y
l
per cui det Jr (x,y,z) = 12 xyz, come si verifica immediatamente,
Dal teorema di invertibilità locale segue chef è invertibile in
!1, 1, ll J

4.44 Stabilire sotto quale condizione la trasformazione


f: (x, y) ➔ (u, v) definita in R 2 da

u ax + by
V CX + dy

è invertibile. Determinare l'inversa di f.

[Si ha

J = det a (u,v) =I a bd I= ad-be,


a (x,y) C

La condizione è dunque ad>'bc, Se tale condizione è soddisfatta,


l'inversa di f è l'applicazione g: (u,v) ➔ (x,yj definita da

- 1. (du-bv}
J

= 1. (-cu+av)
J

ccme si verifica subito applicando la regola di Cramer al sistema]

4.45 Sia f=(u,v)·:R 2 ➔ R 2 definita da u(x,y)=eKcosy,


v (x, y) =e"seny. Verificare che f è localmente invertibile
in ogni punto (x 0 ,y 0 )ER 2 , ma chef non è un'applicazione
globalmente invertibile in tutto R2 •
284

(Si ha (esercizio 4 .25) det a (u,v) (xo,Yo) = e 2xo e perciò f. è


a (x, y)
localmente invertibile in ogni punto (x 0 , y 0 ), grazie al teorema di

invertibilità locale. Introducendo le coordinate polari (p,8),


p>O, nel piano u,v, otteniamo p=e•, &=y, per cui la trasformazione
f è periodica in y, di periodo 2rc. Le rette di equaziom, x=c
corrispondono ai cerchi di equazione p=e 0 e le r.ette di equazione
y=d corrispondono al1e semirette di equazione 8=d (si veda la figura
4 .10) J

V
y ,.
Y= T
n/z
,.
1</3 y"'.6
·,~,-
.n/6

o o u
- ,r/6
. - tr/3

- .n/2 -+---'--+--+--t-----11----t-

figura 4.10

4. 46 Studìare la locale ìnvertibìlità della trasformazione


f: (x,y) ➔ (u,v) definita ìn R2 da

u V=

(Lo Jacobiano di f vale (ved. l'esercizio 4.26)

det cl (u, v) = - __ l_
e) (x,y) (x2+y2)2
285

per (x,y)~(O,O). Dunque f è localmente invertibile in ogni punto


(i-: 0 ,y 0 )~(0,0))

4. 4 7 Dimostrare il teorema del Dini enunciato nel paragrafo


4A, facendo uso del teorema dì invertibilità locale.

(Sia F(x 0 ,y 0 )=0 e FY(x0 ,y 0 )~0. Introduciamo la funzione vettoriale

(1) f(x,y)=(x,F(x,y))

ed osserviamo che

Jr (x, y) =( l O )
Fx Fy

per cui

Si ha f (x 0 , y 0 ) = (x 0 , O) ed f è invertibile in un intorno di (x 0 , y 0 ),
grazie al teorema di invertibilità locale. La funzione inversa
locale sarà del tipo g(x,z) = (x,G(x,z)) con G(x,z) definita da

y=G(x,z) (=) z-F(x,y).

Poniamo u(x)=G(x,O). Essendo

f(x,u(x)) ..= f(x,G(x,Ol) = f(g(x,O)) (x, O)

ed ar.che, per la (1),

f(x, u (x)) (x, F (x, u (xl) ,

ne segue

(2) F(x,u(x)) = O
Essendo, inoltre, f(x 0 ,y 0 ) = (x 0 ,F(x 0 ,y 0 )) = (x 0 ,0), si ha g(x 0 ,0l
= (x 0 ,~), in quanto g è l'inversa (locale) di f e perciò risulta

(3)

Dalle (2), (3) segue che u (x) è una funzione definita implicitamente
dall'equazione F(x,y)=O in corrispondenza del punto (x 0 ,y 0 ll
Capitolo 5

INTEGRALI SU CURVE E SUPERFICI

·5A. Curve in Rn (1)

Si chiama curva in Rn una funzione~ di un intervallo


chiuso [a,b) e R in Rn. La curva ~ si dice di classe Ck
(k=0,1,2, ... ) se le sue componenti ~ 1 , ~ 2 , ... , ~n sono
funzioni di classe Ck e le relazioni

X1 ~l (t)

f X2 ~2 (t)
tE [ a,b]

I ..........
Xn -- ~n ''-)
\ '-

si dicono equazioni parametriche di q>.


L'insieme immagine r=~([a,b]) si chiama sostegno della
curva~, o anche, con abuso di locuzione, curva di base [a,b]
determinata da ~; si dirà anche che ~ è una rappresentazione
di f. I punti ~(a) e ~(bi si chidmano estremi della curva.
La curva si dice semplice in uno dei seguenti casi:
1) ~ è un omeomorfismo di [a,b)su ~ ([a,b)) (in tal caso
si dice anche che~
~
è una curva semplice aperta);

(1) Il lettore interessato esclusivamente alle curve regolari o regolari


a tratti può passare direttamente al paragrafo 5B.
287

2) cp è continua da [a,b] su cp ([a,b]), cp(a)=cp(b) e cp è


bigettiva da (a,b) su cp((a,b)), (in tal caso. si dice che
cp è una curva semplice chiusa)
su
Se cp: [a,b]_) r è una curva semplice aperta di Rn, sul
suo sostegno r si può introdurre la relazione d'ordine R,
definita da
xR"' y <=> cp-1(x) ~cp-1(y) .

Se poi y : [a, b) ~ r è una curva semplice aperta


equivalente a cp, se cioè esiste un omeomorfismo y: [c,d)
➔ [a,b] tale che cp='lf•Y, potremo considerare su r ancb~ la
relazione d'ordine R'I'. Poiché y è necessariamente strettamente
crescente o strettamente decrescente, si verifica che le
due relazioni R, e R'I' o coincidono, o sono 1 'una 1 'opposta
dell'altra. Nel primo caso diremo che cp e 'I' hanno lo stesso
verso, nel secondo che hanno verso opposto.
Per indicare che il sostegno r della curva cp è ordinato
mediante una delle
-) ~
due possibili relazioni d'ordine,
scri~eremo r or e diremo anche, con abuso di locuzione,
che r (o T ) è una curva orientata.
-)
Se r è una curva orientata-) e a,~ sono i suoi estremi,
se risuita a$~ diremo che r è orientata nel verso che va
da•a a~-
Analogamente si dimostra che, se ì è 11na curva semplice
chiusa e aEf, allora r può essere orientata solo mediante
due relazioni di origine a, l'una oppQsta dell'altrd.
Sia cp: [a,b] ➔ R" una curva contin~a e sia Il una
suddivisione dell'intervallo (a,b] mediant~ i .punti
a=t 0 <t 1< ... <t .=b. Posto
0
m

r (Il) L dn (<P(t1-1},<p (ti}}


i•l

(ove d è la metrica euclidea in R"J, diremo cl!e cp è una curva


0

rei:.tificabi!J..e se è finito 1 'estremo ·superiore di C(I]), al


variare della suddivisione I].
In ogni caso, tale estremo superiore si a.hiama lunghezza
della curva cp e si indica con r(<p) • In altre parole, la
lunghezza della curva cp è l'estremo superiore del~e
lunghezze delle poligonali inscritte in cp.
288

Sussiste il seguente
TEOREMA (di Jordan) . Condizione necessaria e sufficiente
affinché la curva semplice (aperta o chiusa) cp sia
rettificabile è che le componenti cp1 , ••• , cpndi cp siano a
va~iazione limitata.

5.1 Dimostrare che, se y:[a,b) ➔Rn è una curva semplice


(apecta o chiusa), allora il suo sostegno y([a,b]) è
un insieme compatto e connesso.

[Basta invocare il teorema di Weierstrass generalizzato ed il


teorema•di Bolzano generalizzato)

5.2 Dimostrare che, se f: [a,b)-rn è una funzione continua,


allora il grafico G di f è (il sostegno di) una curva
semplice aperta di R2 •

[Posto, per te [a,b), y(t) = (t, f (t)), si ha che y è un 'applicazione


-biunivo~a e continua di [a,b] su G e perciò, grazie all'esercizio
2.24, un omeomorfismo di [a,b] su GJ

5. 3 Sia r la circonferenza di R2 avente centro (O, O) e


raggio r>O. Determinare una sua rapp:cesentazione
parametrica di base l'intervallo (0,1).

i Sia •.p:te (0, 27t] ➔ (rcost:, rsent) er l 'usl.lale -rappres~ntazione di r.


Posto -y(s) =27ts per sG (0, 1 J, la curva 'ljl-=<p.y fcrnisce la rappresen-
tazione richiesta]

5.4 Sia cp: [a,b]~r una curva semplice aperta di Rn e siano


a=<p (a), ~=cp(b) i suoi estremi. Dimostrare che
dn (et, P)Se(q>) •
(Sia a=t 0<t 1 < .•. <t,.=b una suddivisione del! 'intervallo [a,b] e
poniamo per k=O, ..• , m, pk=~(tk) •
Dalla disuguaglianza triangolare segue

d (a,l})=dn(P
n 0
,P,.)S: f_ dn(pk_1 ,p.)!>t(~)]
k•l
289

5.5 Verificare che l'arco di circonferenza unitaria con


centro nell'origine degli assi, contenuto nel primo e
nel quarto quadrante, può essere rappresentato da
ciascuna delle seguenti coppie di equazioni parametriche

X cast te [-1t/2, 1t/2] ·


y sent

2
Y1-t
te [-1, 1]
t

(1-t
2
)!{1+t2)
te [ -1, 1] ·
2t/(i+t2)

[Basta osservare che, in ogni caso, risulta x 2 +y2=1, che i valori.


ammissibili di t comportano x~O, y~O, ovvero x~O, y~O e che
(O, -1), lO, 1) sono gli estremi della curva (cor,tinua)]

5.6 Dare un esempio di una curvar di classe C1 ,dotata di


una rappresentazione parametrica cp continua, ma non di
c:lasse C1 •

[L'arco ai circonferen~a considerato nell'esercizio 5.5 ha tale


proprietà, scegliendo <p(t>={Yl~ 2 , t) per te [-1,1] l

5. 7 Sia f: [a, b) ➔R una funzione crescente e continua. Posto


cp(t)=(t,f(t)), dimostrare che la curva~ è rettificabile.

[Sia TI un·a' suddivisione dell'intervallo [a,b] mediante i punti


a=t.,<t 1
< ..• <t.,.=b. Posto

dalla disuguaglianza triangolare (figura 5.1)


290

I
,,, I
/.
-:- - ~
I I
.. I I
I I

t;

figura 5.1

inàicando con d la distanza euclidea in R2 , segue

da cui, facilmente

t(Il)- f, d (j (t1-1), j (t1)}< (b-a) + (f (b) - f (a)).


i•l

Perciò, l'estremo superiore di t iill, al variar1;i della suddivisicne


Il in tutti i modi possibili, risulta finito e~ è rettificabile]

5. 8 Dare un esempìo dì curva semplice aperta di R2 che non


sia rettificabìle~

[Sia f(t) la funzione reale definita per te[C,l] da

f (t)
O se t=O
{ t sen (lit) se t~O

Tale fu~.zione è continua ma a variazione non limitata (vedere


l'esercizio 2.115). Pertanto la curva
291

te [O, 1 l

non è rettificabile, a norma del teorema di Jordan]

5.9 Sia q>: [a,b] ➔RN una curva continua e rettificabile;


dimostrare che la sua lunghezza t(q>) è uguale al limite
delle lunghezze delle poligonali inscritte in cp,
ottenute suddividendo [a,b] in n partì uguali, quando
n tende all'infinito.

[Fissato E>O, esiste una poligonale P inscritta in q>, individuata


dalla suddivisione

tale che l(P)>l(q>)-E. Indicati con p, i vertici di P, cioè, posto

k=0,1, ... ,m,

risulta

(.)

Per l'uniforme continuità di q>, esiste 6,>0 tale ~he

lt'-t"I < 6, ⇒ dN (qi (t ·), qi (t ")) < .f.


m

Suddividiamo ora [a,b] in n intervalli di ampiezza minore di 6,,


(per cui sarà (b-a) /n<6,, (per cui sarà (b-a) /n < 6) e poniamo per
i=l, ... , n

s1 a + b··a i, q1 q> (s1).


n

Detto s ' 1, il primo dei punti s; che è maggiore di t,_ 1 e s" 1


, l'ultimo
dei punti s 1 che è minore di e,, si ha

Inoltre, sia r, la lunghezza della parte della poligonale Qn di


vertici {q 1 ) relativa all'intervallo [s 'n, s" ,..] . Evidentemente
risulta
Sommando per k=l, ... , m si ha

e perciò, dalla (*) segue (per n>(b-a)/o)

Abbiamo cosi dimostrato che 1km


e (Q )-r
0
(q>)]

5B. Lunghezza di una curva regolare

Una curva q>: [a,b] ➔ R" si dice regolare se le sue


componenti q>~,... , q>n sono funzioni di classe C1 in [a,b)
e risulta, per_ ogni tE (a,b)

La curva q>: [a, b] ➔ R" si dice regolare a tratti (o


generalmente regolarej se esiste una suddivisione di [a, b]

tale che q> è regolare in ogni intervallo [ai-i, ai).


Se ·q,:[a,b) ➔R" è una curva regolare, allora essa è
rettificab:'.le e si" dimostra che la. sua lunghezza è data da

(2)

}\naloga formula vale nel caso che q> sia regolare a


tratti.
Nel caso particolare che la curva sia il grafico di una
funzione f: [a, b] cR➔ R di classe C1 , la formula della
lunghezza_ si riduce a
293

(3) t (q,)= r ✓ l+f' 2 (X) dx,

ove <p(t) = (t,f(t)) per te [a,b].


Se la curva piana <pè data mediante l'equazione pola~e

p=p(8.), 8e [a,b),

con p(8) di classe C1 , si ha

(4)

(vedere l'esercizio 5.17).

Sia. cp: [a,b] ➔ Rr, una curva regolare e siano t 0 ,t 1 e [a,b).


La retta secante la curva nei punti cp(t 0 ) e cp(t 1 ) ha
equazioni parametriche

X~ ( t)

per i=l , ... , r, e teR. Passando al limite per t 1 ➔ t 0 si


cttiene la retta tangente alla curva nel punto <p(t0 ), le cui
equazioni pa~amBtriche sono

Il vettore unitario di componenti


!_1' (to)
H ( t)

con H (t) definito dalla ( 1), si, chiama versore tangente alla
curva nel pu,nto <p(t 0 ) •

5.10 Disegnare la curva di equazioni parametriche


I X (t)
te [o, 1t/2]
\ y (t)
294

dopo aver verificato che si tratta di una curva


regolare.

[Le due funzioni x(t), y(t) sono di classe C' ed inoltre

H (t) = Vx'
2
(t) + y' 2
(t) - 2 V2 sent cost

per cui H(t) > O per te (0,n/2) (e risulta H(tl = O solo per te(O,
n/2}) • La curva è perciò regolare. Essendo x (t) + y (t) = l, la curva
coincide con il segmento di estremi (1,0) e (0,1)]

5 .11 Verificare che la curva r di equ.3zioni parametriche

te [0,2n]

è una curva regolare a tratti.

[Essendo x' (t) = -3 cos 2t sent, y' (t) = 3ser: 2t cost, risulta
x' 2 (t)+y' 2 (t) =9 (cos 4t 2
sen t + sen 4t cos t) 2
= 9 sen 2t 2
cos t. Pertanto
2 2
la quantità H(t) = Vx' (t) _+ y• (t) si annulla nei punti O, rt/2,
7t, (3/2)7t, 27t e perciò la curva è unione di un numero finito di curve
regolari. Si noti che la curva considerata è l'asteroide (vedere
la figura 3.36)]

5.12 Sia ~(t) = (f(t), g(t)) una curva piana, con f e g


funz.ioni di classe C1 nell'intervallo [a,b]. Supposto
f' (t 0 ):;t:O, scrivere l'equazione cartesiana della tangente
alla curva~ nel punto (f(t 0 ), g(t 0 )).

[Le equazioni -parametriche della retta tangente sono

x = f (to) + f' (to) (t-to) te [a,b]


{ y = g (to) + g' (to) (t-to)

da cui segue facilmente


g'(to) ( / ))
y = g ( to ) + -( -) x - fl to ]
f' to
295

.5.13 Sia cp la curva piana di equazioni parametriche

te [-2, 2].

Scrivere le equazioni parametriche e l'equazione


cartesiana della tangente a cp nel punto cp(l).

[Tenendo conto dell'esercizio precedente, le equazioni parametriche


sono

>< = 2 ( t-1)
{ y = 1 + 2 (t-1)

e l'équazione cartesiana è y=x+l]

5.14 Fare la verifica de~la formula

della lunghezza della curva piana ì definita da y=f(x),


xe [a,.b), limitatamente al caso in cui f (x) = mx+q sia
una funzione lineare.

[Utilizzando il fatto che la lunghezza di ur. segmento di estremi


A e B coincide con la distanza euclidea di A da B, basterà cal::olarc
la distanza tra i punti A= (a, ma + q) e B = (b, mb+q). ·Si ha

Essendo evidentemente

si ha l'asserto]
296

5.15 Sia r il grafico della funzione y=x 3 n per xe [1,4).


Calcolare r.(r) .

[Si ha

Posto t=l+(9/4) x si ha dt=(9/4) dx, da cui

Pertanto

5.16 Determinare la lunghezza della curvar di equazioni


palar.i

p=p (t)' te [a,b].


[Essendo

x-p(t) cost)(t),

derivando rispetto a t, si ha

x' =p' cos1' - psen1'·1'', y' =p' sen1' + pcos1'·1'',


2
da cui x' 2 +y' 2 =p' 2 +p2 8' , perciò

r (r) = e Vp I
2
( t) + p 2 ( t) 9I
2
( t) dt l

5.17 Determinare la lunghezza della curvar rappresentata


dall'equazione polare

p=p(0), 8 E [a, b] .

(Questo è un caso particolare dell'esercizio precedente, in cui si


ha 8=8(t)=t. Pertanto è

r (r) = r {p;i (8) + p 2 (0) d0 J


297

5 .18 Calcolare la lunghezza dell'arco r di cicloide,


rappresentato in figura 5.2, di equazioni (r>O)

/ x = r (t-sent }.
te [ O, 21t)
\ y = r (1-cost)

[Si ha x' (t) = r(l-cost), y' (t) r sent, per cui


2ff
r (r) =
J v? (t)
0
+ y•2 {t) ctt = ·

~ r J:"Vl-2 cost + cos 2 t + sen 2t dt =

=r e V2(1-cost) dt = 2r e ✓ l-c ost


2
dt =
2n
2
= 2r sen (t/2) d': = 4r [- cos(t12)]o" = 8r ]
f O

2r

nr 2nr X

figura 5.2

5.19 Calcolare la lunghezza della cardioide rin figura


3.40 la cui equazione in coordinate polari è

p=2r (l+cos8),
298

[Si può applicare la formula -dell'esercizio 5.17. Essendo

P' (8) =- 2r sen8, p2 (8) + p' 2 (8) =


- 4r 2
(1+2cos8 + cos 2 8 + sen 28) = Br 2 (l+cos8)

si ha

1 (r) = [ Vp'
2
(8) + p2 (8) d8 .= 2 V2r [. Vl+cos8 d8

4r
I• V-11
l+cos8
---
2
d8 = 4r J" cos
....
(812) d8 =

• Br e cos (812) d8 = 16r [ cos (812), D (812) d8 =

- 16r [sen (812))~ = 16r I

5.20 Calcolare la lunghezza della curva piana r di


equazioni parametriche

f yx (t) = te [o, 1t/2]


\ (t) = ésent

[Si ha

:,,:' (tl = e• (cost-sent), y' (t) = e< (sent+cost),

pertanto

K/2
(r) =
f
f
O Ve 2 • (cost-sent)2 + e 2 t (sent + ::ost)2 dt =

ll/2
= V2
J e• dt = '12(e" 12-l) ]
0

5.21 Calcolare la lunghezza dell'arco r della spirale di


Archimede definito da
299

p=a0 8e [0,1t/4]

(figura 5.3), a>O.

o X·

figura 5.3 - Spirale di Archimede

[Si ha, grazie all'esercizio 5.17


ff/4 ff/4
r (r) = Ya2 +a28 2 d8 a Y1+82 d8.
f0 fO

L'integrale inàefinit0·

f Yl+x
2
dx

può essere calcolato per parti:

I f Yl+x
2
dx = x ~ - f ~ dx
~
= x Yl+x2 - f l+x2-l dx.=
1h+7
= X 'Vl+x 2 - I + f _1_ dx
vi'+7
da cui
300

I = 1.2 (xVl+x+ J _1 - dx).


2

Vl+7
Tenendo conto dell'esercizio 4.5 del Vol. I, parte seconda, si ha

I -Vl+7
1- dx = sett sen h x + c = log (x + ~
IHA'+ c,
pertanto
I = ~ [x V1+x
2
+ log (x+9] + c.
In definitiva, risulta

5.22 Determinare la lunghezza dell'arco r di parabola y=x 2


di estremi (0,0) e (x,x 2 ) con x>O.

ha

e
[Si

r (r) = V1 + (2t)
2
dt =} r Yl+t
2
dt.

Essendo, come nell'esercizio precedente

si ha

5 .23 Calcolare la lunghezza dell'arco r di spirale


logaritmica definito da (a>O):

0 E [0,21t]
301

(Applicando la (4) si ha

5. 24 Calcolare la lunghezza della curva r di equazioni


parametriche (a>O):

fx = a cos 3 t
te (o, 21t)
\ ·y = a sen 3t

detta asteroide (figura 3.36).

[Si hc1

Essendo x' (t) ~ - 3a cos 2t sent, y' (t) = 3a sen 2t cost, · risultà

2
r (r) = 4 J:"V9a 2
sen 2t cos 2t dt = 12a [' sent cost dt =
K/2 · I'
= 3a =
3a
f o
sen2t·D(2t) dt [- cos
.
2t)~ · 6a

5. 25 Dimostrare che per neN si ha

1112 = (2n-1) (2n-3) · ... · 3·1 7t


sen 2"x dx
fO 2n (2n-2) · ... ·.4·2 2
302

(Proponiamo il metodo di risoluzione già considerato in un caso


particolare nell'esercizio 5.37 del volume 1°, parte seconda. Posto

r.. =f sen"'xdx (meR-{o})


cominciamo col far vedere che

(5) I,. - - 1. sen"'- 1 X COSX -I m::1..Im-2•


m m

Si ha

I,. "' J serf'"" 1


x · sen x dx

ed, integrando per parti:

- - seri- 1x cosx + (m-1) f senm- x 2


dx - {m-1) f sen"'x dx

da cui

e cioè la (5). Dall& (5) segue

.,2sen'"x !ll.;
I 0
dx = 1

Supposto m~2n, si ha

JC/2
sen 2 "x dx - 2 n-l J"/2
• sen 2 •- 2 x dx
IO 2n o

ed in•:il tre:

•/2 2•- 2 x 2 n- 3 1•/2sen 2•-•


IO
sen dx m
2n-2
o X dx
303

•l2
sen 2 •- 4 x dx = 2 n-S
1•/2sen 2 "- 6 x dx
lo 2n-4 o

•l2
sen 2x dx = .!.. 1•/2
dx
1t
l O 2 o 4

Moltiplicando membro a membro tali relazioni, si ha l'asserto]

5. 2 6 Calcolare la lunghezza della lemrii.scata r di equazione

(a>O)

(vedere l'esercizio 4.23 e la figura 4.9).

[Passando alle coordinate polari

X= p COS8
y p sene
8e [o, 21t)

l'equazione data si presenta in forma polare:

8e [O, 21t).

2
Derivando tale relazi.one rispetto a 1', si ha 2pp' m -4a sen20, da
cui

p I (0)
2a 2sen20
p (8)

Applicaudo la (4) si ha
ff/4 2 2 2 20 .,4 .
"I/ 1
1 (r) ~ 4
l
, V
a sen
cos 28
. + 2a 2 cos 28 d8 = 4 ·/2 a
o
d8/V cos28

L=. fun1.iorle ir.tegranda non è limitata per 8 ➔ (1t/4) -, tuttavia essa


è sommabile, in quanto infinita di ordine 1/2 rispetto all'infinito
l/[(!t/4)-8]. Si può scrivere anche
•l4
, (r) = 4 {i a
l
0
V1-2
1
sen 28
d8.
304

Posto V2. sen 8 - sent, te [-7t/2, 7t/2], si ha 8=arcse:n [ (sent) / V2J


_e risulta,t=O per 8•0 e t"'1t/2 per 8==1t/4. Inoltre si ha

d 8 = cost dt/ [V2·Vl - (sen 2t)/2)

Pertanto

1 (r ) • r.:
4v2a J•' 2
1 . --=---;::::::;;::::::=:;:::::=
cost dt • 4a. J"' 2
1 dt,
O
Vl-sen 2t V2 V1-{sen 2c)12 0 v1-{112) sen 2t

L'integrale all'ultimo membro è un caso particolare di integrale


ellittico di prima specie cioé è della forma

111:=
r. = J0 1
dt
Vl-k 2 sen 2 e

Per il calcolo di ta_le integrale, sotto forma di serie convergente,


ricordiamo lo sviluppo in serie di Mac-Laurin {vedere 1 'esercizio
J..85 del volume II, parte prima);

con aeR e xe (-1,1), da cui si ricava

= 1 + 1.. k 2 sen 2t + ~ k4 sen 4t + ~ k" sen• t +


2 2·4 2·4·6

1·3·5·., ,{2n-1) k~r. 2n


+,. ,+ -----'-----'- sen t + •.•
2·4·6· •.. ·2n

La serie all'ultimo membro è totalmente e perci6 uniformemente


convergente in ogni intervalio conte:-iuto in (O, 1t/2l, in quanto essa
é maggioraca dalla s~rie numerica
305

1 + l. k2 + 2;2 k 4 +.,.+ 1•3·5·., ,. (2n-1)


-----'----'- k 2n +,,,
2 2•4 2·4·6•,. ,• 2n

che converge, grazie al criterio del rapporto,


Integrando per serie, si ha, perciò:

= K/2 dt + l. k 2
171/2
sen 2t dt + -·-
1 3 4 JK/2 4
sen t dt +
Ik
Jo 1 2 o 2·4
k
o
1·3·5•,. ,• (2n-l) ,.,2
+., ,+ -----'----'-
2•4·6•,. ,•2n
k 2"
1 0
sen 2"t dt +.,.

Essendo (ved, l'esercizio precedente)

K/2 _ (2n-1) (2n-3) •. ,,. J·l 7t


sen 2 "t dt
J0 2n (2n-2) ··, ,· 4·2 2

si ha

Ik = ::_ + l. k2 • l. ~ + 2:2_k 4 _!2 ;!_ + . .,+


2 2 2 2 2·4 2·4 2
1·3·5· •••. (2n-l) 20 1·3·5·.,,• (2n-l) lt
+ -----'----'- k -----'----'- - + .. •"'
2-4-6·., •. 2n 2-4•6·•• ·•· 2n 2

-- llr • 2
_ 1t (1·3·5· .... (2n-1) ") ]
+ !: k
2 n•l 2'4·6· •• ,·2n

5. 27 Calcolare la lunghezza dell'arco dell'ellisse di


semiassi a, b, con a>b>O, contenuto nel primo quadrante.

[L'arco r considerato· ha equazioni parametricl,e

x e a cos't te [o,n/2] •.
{ y "' b sent

Appliçando la (2), si ha

t (r) = rr/2Va2 sen 2t + b 2 cos 2t dt = J"/2.Ja 2-{ a 2-b 2) cos 2 t dt.


f
0 0
306

Eseguendo la sostituzione t=(lt/2)-s, si ha dt=-ds e perci6

= c/2v (1- a2
a2-b2
a2
sen 2 s) ds

= a c2 v1 - a2-b2 sen2s
a2
ds.

Posto k2
ff/2
(6) ( (r) = a O Vl-k 2 sen 2s ds.
J
L 'inteqrale a secondo membro della (6) prende il nome di integrale
ellitt.[co di seconda specie e si calcola per serie, in modo analoyo
all'esercizio 5.26.

Si verJ.fica che

a/2
JO Vl-k 2
sen 2s ds = -
7t [
1 - L• _l (1·3·5· .. ,. (2n-1) k")
2
]

2 n•l 2n-1 2·4·6· ... · 2n

5.28 Determinare la lunghezza della curva di R3 , passante


per 1·'origine degli assi e individuata dalle relazioni

' z = (312) sen -lx


0:5x:54.
( y2 + _z2 = 3y

[È opportuno, preliminarmente, rappresentare la curva con equazioni


parametriche che siano semplici dal punto di vista analitico. Dato
che la variabile x compare esclusivamente sotto radice quadrata,
è naturale assumere come parametro t= ./i , con O~t-s;2. Ricavando y
dall'equazione di secondo grado:

y2 - 3y + z2 y2 - 3y + 2. sen 2 t - O
4
307

otteniamo y~ (3/2) (1-cost) (si é scelto il segno - , invece d~l segno


+, perché in corrispondenza di t=O la variabile y deve valer.e ze,ro,
dato che la curva passa per l'origine degli assi).
Pertanto la curva data è rappresentabile mediante le equazioni
parametriche:

La lunghezza della curva é data dall'integrale definito:

2
Jo
\i(x•)2+ (y')2 + (z')2 dt· = l.
J2
V9+ 16 t 2 dt.
2 o

Calcolando separatamente, mediante la sostituzione t= (a/b) senh (w),


l'integra!~ indefinito:

J Va2 + b 2 t2 dt = } Va2 + b
2
t2 +

+ ~ log (bt + Va2


2b
+ b2 t2)+ costan~e,

si ottiene-il risultato finale:

l. 'h3 + ..2...log 8 + fu'


2 16 3

5. 2 9 Con il metodo dell'esercizio precedente, determinar.e


le lunghezze delle curve rapp:::-esentate rispettivamente
dalle relazioni:

(a) f
z = [sen (x:r 3
] + 2
, 0SxS3
\ z 2 + y2 = 4z + 2y - 4
y2 + z 2 = 4y
, l::5x::5ll
z =2 cos ,./2 (x-1) 2

z = 2 sen ,.f2 (x-z2-y2)


(e) { , 4 ::5 X ::5 il
y2 + zz = 4 2

= zz
(d) { lBy
. , o ::5 z ::5 J.
2
yz =n xz
16

[ (a) ·2:3[(~st2-+
(b): li+ 2 log (3+ V13) - 2 log 2;

(e)} VS+ 2 log [{i/s+ 3)12}_


(d) 1..
6
(,(41
4
_ 1) + .i. log 3
9
+ fil )
B

SC. Inb!grali curvilinei

. Se q>: [a,b] ➔Rn è una curva regolare e se f è una funzione


reale continua nel . sostegno <p( [a, b]) di cp, 1 'integrale
curvilineo di f su <p è definito da

Se cp è una curva regolare a tratti e se


309

è una suddivisione di [a,b) tale che~ è regolare in ogni


intervallo [ai_ 1 , aJ, si pone

Si dimostra che, se~ è una curva regolare a tratti


equivalente a~, allora

· Jq, f. ds J111 f ds.

Se rcRn è il sostegno di una curva regolare a tratti,


con

fr f ds

si rapp:resenta 1 'integrale curvilineo di f su una qualunque


curva regolare a tratti avente come sostegno r.
Nel caso particolare che r sia il grafico della funzione
di classe e! y=g(x), con xe [a,b], si ha

f f ds = Jb f (g (x)) ✓1 + g' 2 (x) dx


,r •

per ogni f continua in r.

5.30 Calcolare l'integrale curvilineo

ove r è il segmento di R2 congiungente i punti (0,0)


e (1, 1) .
310

(1,1,2)

3
Z =X+ X

1
/ y
/

figura 5.4

[Le equazioni del segmento r sono

X (t) = t te[o,1]
y (t) = t

pertanto

t (x+y•) ds - f r
(x(t) + 3
(t)) Vx'2(t) + y'2(t) dt =

a I:(t+t V2 3
) dt = 3 V2/4.

L'integrale dato può essere interpretato come area della parte X


del piano y-x che si trova al di sopra del piano z=O ed al di sotto
del g·rafico della funzione z-x+y 3 (figura 5.4). Indicando con s la'
lunghezza d'arco sul segmento r, le equazioni

{
X = s/fi SE [o,v'2]
y = s/'12

rappresentane anch'esse 1. Introducendo l'asse s come in figura


:.·Hl

5.4, l'insieme X, riguardato come sottoinsieme del piano sz, è il


rettangoloide, di base [O,Y2 ), della funzione z = (s19+
+ (s/2"2).
3

Perciò 1 ···area di X è data da

s2 + s ~ ~fi.
[
2V2 81'2.o

come volevasi dimostrare)

5. 31 Calcol·are l'integrale curvilineo

ove r ha equazioni parametriche

X 2 cost tE [0, 7!/2].


y 2 sent

[Si ha x' (t) = -2 sent, y' (t) = 2 cost, perciò


n/2 ·

I
r x2y ds =
I0
(2 cost)2 (2 sent)
12
v'f2sent)2 + (2 cost)2
2
dt

= 16 J: co:; 2t sent dt = -16 [co;3tJ:' = 16/3)

5.32 Calcolare l'integrale curvilineo

•LVx+2yds

ove y è il segmento di R2 di estremi (0,0) e (2,4).

[Le equazioni del segmento sono


312

X= 2t
te [ O, 1]
{ y = 4t

Essendo x' 2 +y' 2


= 2 2 +4 2 = 20 si ha

LV x + 2y ds = 1:V2t + Bt V20dt = '/200 1:Vt dt ~ 20 ff J

5.33 Calcolare l'integrale curvilineo

JY Y ds

ove 'Yè il grafico della funzione y=g (x) = vxcon xe [ 1, 2 J •

[Si ha g' (xl = 1/ (2v'x") perciò

L y ds = r ,/x · V 1 + 4~ dx =

= ir V4x+l. D (4x+l) dx= t ·½ [(4x+l)


312
]~ = (9312 -5 312);12

5.34 Calcolare l'integrale curvilineo

lr 1x +v2
-
2
ds

ove r è la curva piana di equazioni

x=etcost, y=etsent, tE[0,27t].

[Essendo x'(t) = e'(cost-sent), y'(t)=et(sent+cost), si ha x 12 (t)


+ y' 2 (t)o:2e 2', pertanto

= V21
o
e•
2
• • e< dt • li. 1
2
2

o
• e 2 • D {2t) dt = R.
2
(e'"·-1) )
313

5.35 Calcolare l'integrale curvilineo

ove r è la curva piana di equazioni

X= 2t
te [o, 1] .
(
y = t~

· [Si ha x' (t) a 2, y' (t)=3t 2, perciò

fr (xl+y)ds - J: (st1+ti) V4+9t


4
dt =

-J o
1
V4+9t'. 9tJ dt = .1./(4+9t')1'
4
1

o
2
• o(4+9t
4
) dt

5.36 Calcolare l'integrale curvilineo

fr(senx + cosy) ds

ove r è il segmento di equazioni


X= 7tt
te [o, 1].
y = 27tt

[Si ha x' (t)=7t, y' (t)=21t, per cui

I
2 2
r (sér,x+cosy) ds = (sen1tt+cos21tt) V1t +47t dt -
I ID

= VS[I:(sen1tt) 1tdt +'} f (cos2~~- 27tdt]

= VS{[-cos1tt]~ + ~ [ sen21tt ]} = 2VS I


114

5.37 Calcolare l'integrale curvilineo

fr z ds
ove rcR 3 è la curva di equazioni parametriche

3 cost
3 sent te [o,1t]
4t

[Essendo x' (t) .• -3sent, y' (t) - 3cost, z' (t) - 4, si ha

fr z ds - [
2
4t V9sen t + 9cos't + 16 dt - 20 J: t dt = lti 1t
2

5.38 Calcolare l'integrale curvilineo

~ve rcR 3 è la curva di equazioni parametriche

te [o,1]

[Essendo x' (t)=3, y' (t)=3t, z' (t)=3t 2, si ha

fr(~ X + 4z) ds =- r: (2t + 4t


3
} V9 + 9t
2
+ 9t
4
dt

3r: Yl+t 2 +t 4 • ( 4t 3+2t} dt =


315

5.39 Dopo aver parametrizzato con la sostituzione z=cos~


la curva y, definita dalle relazioni

x2 + Y2 = 9z 2

X ·= 3z 2

calcolare l'integrale curvilineo

Ir y ds.

[Posto z-cos<p, con OS:<pS:~/2, risulta x=3z 2=3cos 2


<p e quindi

Essendo OS:<pS:~/2e y<!O, se segue che y=3 sen<p cos<p, con il segno +.
La curva y assume la forma parametrica:

= 3 cos 2<p

y: I X

y 3 sen <p cos<p OS:<p~

\ z = cos<p

Si ha:

(x') 2+(y'l:T(z') 2 ~ 36 sen 2<p cos 2<p ~ 9 (cos 4<p +


+ sen'<p - 2 sen 2<p cos 2<p) + sen'<p =
= 9 ( sen 2<p + cos 2<p)2 + sen 2<p = 9 +_ sen 2<p,

da cui

n/2_ .~-

Iy y ds =
I0
3 sen<p cos<p V g + sen2cp d<p =

5. 4 O Indichiamo con y un arco di curva regolare in R". Il


baricentro di y, per definizione, è il punto x 0 = (x 0 .i)
di coordina.ce
316

Xo,1 = tty) J x1 ds, V i=l,2, ... ,n.


1

In particolare, se y è una curva di R2 , il baricentro


di~ ha coordinate (x 0 ,y 0 ) definite da

( 1)
Xo = f Jrx ds,
f Y) Yo = - 1- J
f
y
(Y) r .
ds.

5.41 Si consideri la curva y di R2 costituita dalla parte


della circonferenza di centro l'origine e raggio r>O,
contenuta nel primo quadrante, come in figura 5.5.

y y

r X r r+s x

figura 5.5 figura 5.6

Verificare che le coordinate x 0 ,y 0 del baricentro di Y


sono il limite, per E➔ O, delle coordinate xE,YE del
baricentro della parte di corona circolare e,
rappresentata in figura 5.6.

[Il baricentro di un insieme misurabile e limitatJ di R2 è stato


der-inito nel paragrafo 30. In particolare, le çoordinate x,,Y,
dell'insieme e, in figura 5.6 si determinano mediante gli integrali
doppi:
317

Y• =m (C.) yil dx-dy,

Per motivi di simmetria risulta x,=y,, come pure x 0 =y0 ; perciò ci


limitiamo a provare la proprietà enunciata limitatamente alla prima
coordinata, verificando che x, converge a x 0 per E➔ O. Si ha:

X

~
[(r+E)2-r
1
2
] (ir/4} r· r
r
p2 cip
o
2
cosi)
37t (r+e)2-r
3
di) - ..i... (r+E) -r
3

e inoltre

..L. 3Er 2 + 3E2 r + El = 2-L.


,lim
...o X. lim
, ...o 37t 2Er + e2 7t

L'ascissa del baricentro della curva y è determinata mediante


l'integrale curvilineo:

Xo
lunghezza
~ ----J
1
di y Y
x ds

rt/2
r 2 cosi) di) = .f.L
r (~12) Jo 7t

per cui risulta x0 lim x, l


t➔O

5.42 Calcolare la lunghezza ed il baricentro dell'arco di


elica cilindrica in figura 5. 7, di equazioni parametriche
(r>O, kER):
r cosi'.},
r seni'.}
ki'.}

[Lunghezza 27t Yr 2 + k 2 ; coordinate del baricer_tro: (0, O k1t))


318

.•

figura 5.7

5. 43 Determinare il baricentro (x 0
, y0 ) dell'arco y di
cicloide di equazioni

I X r (t-sent)
\ y r (1-cost)

per te [O, 27t].

[Dalla (ll si ha

2 2
>-o=·- 1- J " x ds = _r_ J ff (t-sent) Vx'2 (t) + y' 2
(t) d~.
r (Y) o r (y) o

Essendo f(Y)_ = 8r e Vx'2 (t) + y' 2


(t) - 2r sen (t/2) (vedere
l't~ercizio 5.18) si ha
2•
Xo = .L
4 I
o
(t-sent) sen (t/2) dt.

Essendo
319

I {t-sent) sen (t/2) dt = i (3 sen .t. - .1. t cos


3 2 2
!.
2
- sen !.)
2
3
+ e

si trova x 0 =nr. Analogamente si dimostra che y 0 =(4/3)r]

50. Area di una superficie regolare

Sia A un insieme di R2 (nel caso specifico R2 sarà un piano


di coordinate cartesiane u,v), ottenuto come chiusura di
un insieme aperto, limitato e çonnesso. Sia <p:A➔ R 3
un 'applicazione dall'insieme A in R3 (con coordinate
cartesiane x,y,z) di componenti

x = x (u, v)
<p: f\ y y (u, v) (u, v) EA.
z = z (u, v)

Il codominio -s di <p è per definizione una superficie di


R3, di equazioni parametriche (1).. I

La superficie S si dice regolare se:

i) l'applicazione <p è di :::lasse C1 , c1.oe se le tre


funzioni x(u,v), y(u,v), z(u,v) sono di classe C1 , in A;

ii) ad ogni coppia di punti distinti interni ad A


corrisponde una coppia di punti· distinti di S (cioè~'
ristretta all'interno di A, è iniettiva);

iii) ld matrice Jacobiana di <p (si veda anche il


paragrafo 4C)

a (x,y,z)
(2) Jip =
a (u, v) ( Xu
Xv
Yu
'/v
Zu
Zv )

ha caratteristica 2 in ogni punto incerno ad A.


320

L'area di; una superficie regolare S di equazioni


parametriche ( 1) è data dall'integrale

(3} area S =

= II jldet
A~
c3(x,y/Jdet·
~u,v) 'I
~x,z)2jdet
c3(u,v) 'I
~y,z)2
Ò(u,v)
dudv

La formula precedente si può riscrivere anche in forma


più compatta per mezzo delle notazioni seguenti: se~ è
1 'applicazione di classe C1 definita in (1), allora le
derivate ~u' ~v sono definite in R3 da

il prodotto vettoriale (o prodotto esterno) tra i due


vettori ~" e ~v' indicato con ~.'~v' è (come per ogni altra
coppia di vettori di R3 ) il vettore di R3 definito da

Xu I• I Xu Yu I\ =
Xv Xv Yv LJ

det a (y,z), det c3 (z,u) det o (x,y)).


( a (u,v) a (u,v)' a (u,v)J
Con tali notazioni la matrice Jacobiana J~ in (2) ha
caratteristica 2 se e soltanto se il prodotto vettoriale
~u''~v è non nullo (ciòè se ha almeno una componente non
nulla). Inoltre !'integrando in (3) è semplicemente il
I
modu.lo ~u"~v I del vettore <i'u"~v e 1 'area di S è data da

(4} area S = JII ~u"~v I du dv.


A

Terminiamo la parte generale di questo paragrafo


ricordàndo le notazioni classiche:
E I<puJ2 X~ + y~ + z~

G I(pvl 2 X~ + y~ + z~

F = -{<pu, <pv) = Xu Xv + Yu Yv + Zu Zv;

utilizzando tali notazioni risulta J (puA(pv j2 = EG - F


2

e perciò anche

area S JI VEG-F 2
du dv.
A

5. 44 Sia f (x, y) una funzione di classe C 1 in un insieme AcR 2


chiusura di un aperto, limitato e connesso. Indichiamo
con S il grafico di f, cioè il sottoinsieme di R 3
definito da:

3
S={ (x,y,z)ER : z=f(x,y)}.

Verificare che S è una superficie regolare e che la sua


area è data da

area S = II ,Jl + f~ + f~ dx dy .

= II ,J1 + grad J f J
2
dx dy
A

[S è il codominio dell'applicazione ~:A➔R 3 definita da

cp:(;:;'
z = f (x, y)
con (x, y) EA.

L 'applisazione cp è di classe C1 (Al, è inietti va (infatti, se


(x 1 ,yi);t(x 2 ,y 2
), allora anche (x 1 ,y 1 ,f(x 1 ,y 1 )l;t(x 2
,Y 2
,f(x 2 ,Y 2 ))
322

indipendentemente dalla funzione f) e la relativa matrice Jacobia!)a

cl (x,y,z) = (Xx Yx Zx) = ( 1 0 fx)


d (:<,y) Xy Yy ;y O 1 fy

ha caratteristica 2 (indipendentemente dalla funzione f); pertanto


s è una superficie regolare. La for:nula per l'area di S segue dal
semplice conto seguente:

I <p."<py12 ~ 11 o
O 1
r Io
+ fxr +
1 fy
11
f.r =
O fy .
= l t f! + f: = l + I grad f 2
1

5. 45 Sia S la superficie di una sfera di raggio r>O.


Verificare che:

(a) S è una superficie regolare;

(bl 1 'area di S vale 47tr 2 •

[(a) Senza ledere la generalità, consideriamo una sfera di centro


l'origine degli assi. In coordinate polari (si veda il paragrafo
3E) la superficie della sfera è il codominio dell'applicazione
(q>, 1~) ➔ !x,y, z) dEofinita dalle equazioni par.i.metriche (con
funzioni chiaramente di classa C1 ):

r sen<p cast'}
r sen<p sent'}
r COS(j)

con (<p,t'})eA d~f [0,1t] x [0,27t].


Avendo in mente il significato geometrico dagli angoli <pet'} (figura
3.43) si vede che la corrispondenz~ (<p,t'})eA➔ S è iniettiva se
rist::etta all'interno di A (non è iniettiva sulla frontiera, perché
l'immagine di (q,,O) è uguale all'immagine di (<p,27t)).
La matrice Jacobiana è data da
323

Xq, Y, z, ) _ ( r cos<p cos~ r cos<p seni) ~r sen<p )


( xo yo zo -r sen<p seni) r sen<p cos~

e la somma dei quadrati dei minori del secondo ordine vale

det acx,y) 12 + ldet Ò(x,z) 12 + ldet a(y,z) 12


l a (q,,t)) a (q,,t)) a (q,,t))
~ r 4 (sen<p cos<p cos 2t) + sen<p cos<p sen 2t)) 2 +
+ r 4 .sen 4<p sen 20 + r' sen 4<p cos 2t) =
r 4 sen 2<p co s 2<p + r 4 sen 4<p = r' sen 2 t);

tale quantità non si annulla all'interno di A, dove O<<p<7t,pur


annullandosi su parte della frontiera. Quindi all'interno di A la
matrice Jacobiana ha caratteristica 2. Ciò basta, secondo la
precedente definizione i), ii), iii), ed asserire che S è una
superficie regolare.

(b) Tenendo presente il conto eseguito nel precedente punto (a) e


dato ch_e pPr <pe[O, 7t) risulta Vsen <p = sen <p = sen <p, l'area
2
I I
della superficie S della sfera di raggio r è data dall'integrale:

jJ r 2 sen<p d<p di) = 27tr2 [ sen<p d<p ~ 4 7tr2


A

Un alt=o metodo di calcolo è basato sulla formula d~ll'esercizio


5. 44, pensando metà della superficie della sfera come grafico della
funzione z=f(x,y)='Vr 2-x 2-y 2 , con x 2 +y2~r 2 • Risulta

da cui 1 + f~ + f i ~ r
2

r2-x_2-y2

Calcoliamo il seguente integrale doppio in coordinate polari,


tenendo p.esente che si tratta di un integrale improprio perché
!'integrando è illimitato per p->r:

fJ Vl+f~+f~ dx dy r
-yr2-x2-y2
dx dy =
{x2+y2sr2}
324

= lim
E➔ O 1
211d6
0
Jr-•___LJL
0 'Vr2-p2
_ dp = liri1 27tr
E➔ O
1•-•
0
p ( rLpztl/2 cip

= li.m 27tr [- ( r 2--p2) 112] ~--f: = 27tr2;


e--+o

ricordiamo che, in quest'ultimo caso, abbiamo calcolato 1 'area


della m.:!tà superiore (con z~O) della superficie della sfera.
Un terzo metodo di calcolo e proposto nell'esercizio 5.52(b)]

5, ·46 Verificare che 1 'area dei la superficie laterale di un


tronco di cono circolare retto é data dalla meta del
prodotto della lunghezza della circonferenza di base
per la lunghezza dell'apotema_

z z

o r y

/x
figura 5.8
325

[In figura 5.8 è rappresentato il tronco di cono circolare retto


di altezza h e raggio di base r; l'apotema è il segmento OP, che
è 1ungo Vr 2 +h2 •
L'equazione della superficie laterale qel tronco di cono in figura
5.8 è del tipo

z=costante•Vx 2+y2 •

Per determinare il valore della costante imponiamo la condizione


che, se x 2 +y2=r 2 , allora z=h; cioè h=costante·r, da cui
z = h. vx2+y2.
r

Tenendo conto di tale equazione, in coordinate cilindriche (si veda


il paragrafo 3E) la superficie laterale del cono è il codominio
dell'applicazione

(p,t}) e [O,r] x [0,27t] ➔ (x,y,z)e R3

definita dalle equazioni parametriche

z = h p,
r
con matrice Jaccbiana:

cosi} seni}
-pcosi} pseni)

Eseguendo i conti, ci s~ riconduce al calcolo dell'integrale

r di} J:p ·vl + dp = 27t ✓ l


(e-)2 +. (~r[~]:: ~
- 27t V 1 + {~)2~2 ~ .nr 2
Vr 2+h •

Un ~ltro metodo è proposto nell'esercizio 5.52(c) 1

5.47 Calcolare l'area della porzione (O~z~2) del graficc


del paraboloide rappresentato in figura 5.9, di
equazione z=x 2 +y 2 •
z

figura 5.9

[La superficie del paraboloide si rappresenta agevolmE:nte in


coordinate cilindriche (corrispondenti alle coordinate polari nel
piano x,y), mediante le equazioni parametriche

x=pcos1', y=pserd}, z=p',

con le limita;,ioni O!>pS./2, OS1'S21t; la corrispondente matrice


Jacobiana vale

Zp cosi) sen1' 2p
zo -psen1) -pcos1) o

e la somma dei quadrati dei determinanti dei minori del secondo


ordine vale

2
[p(cos 1'+sen 21')) 2
+ [2p 2 sen1') 2
+ [-2p 2 cos1']2=p 2
+ 4p'.
327

L'area della superficie è il risultato dell'integrale:

5. 48 Determinare 1 'area della superficie piana S ùi R3


definita da

z = ax + by + e, 0:5x:51,

Stabilire inoltre sotto quali condizioni sui parametri


a, b, c .1'area della superficie S, che è un parallelogramma
del tipo rappresentato in figura 5 .10, si ottiene come
prodotto delle lunghezze dei lati AC e BC.
z z

e
B B

A,
I
I
I
I
I
I I.
I

~
y 1 y

figura 5.10

[Utilizzando la formula dell'esercizio 5. 4 4 con f (x, y) =ax+by+c, si


verifica in modo elementare che
328

In base al teorema di Pitagora, il lato AC in figura 5.10 è lungo


Vl+a2 , mentre la lunghezza di BC è 'Vl+b2 • Risulta AC • BC = area
S se e soltanto se

é uguale a Vl+a 2 +b 2 ; ciò accade nel caso in ~ui a 2b 2=0, cioè se


a=O, oppure b=-0, oppure a=b=O. -
Si noti che, se ad esempio a=O, allora il segmento AC è ortogonale
al piano yz e quindi AC è ortogonale al lato BC; in tal caso il
parallelogramma S è un rettangolò e la sua area è, come ovvio, il
prodotto delle lunghezze dei due lati)

5.49 La finestra di Viviani, rappresentata in figura 5.11


' con la lettera S (si veda anche il grafico in figura
5 .12), è costituita dalla parte della superficie della
sfera di centro 1 'origine e raggio r, ir.terna ai
cilindro circolare retto avente per base il cerchio di
centro (x,y)=(r/2,0) e raggio r/2, con z~O.

(R) Calcolare l'area di S.


(b) Indichiamo con y il bordo della superficie S. La
figura 5.12, eseguita al computer, non chiarisce se y
sia una curva di classe C 1 nelle vicinanze del punto
(r, O, O) • Verificare che y non è di classe C1 in un
intorno di (r~ O, O), come appare nel disegno in figura
5.11.
(c) Il bordo y della finestra dì Viviani è 1 'intersezione
della sfera di equazione x 2 +y2 +z 2 =r 2 e del cilindro (x-
r/2) 2 +y 2 = (r/2) 2 ; perciò y è definita implicitamente dal
sistema
f x2+y2+z2=r2

\ x 2 -rx+y 2=O
Spiegare perché y non è una curva di classe C1 , nonostante
che il sistema 'supra scritto sia espresso in termini
di funzioni di classe C1 • Spiegare in particolare
perché non vale la tesi del teorema del Dini.
329

_;. X

figura 5.11

figura 5.12
330

[(a) Rappresentiamo la superficie Sin coordin.ate cilindriche

x=pcost!, y=psent!, z=z,

con la limitazione per i parametri p,t> derivante dal vincolo che


(x, y) .:leve essere interno _al cerchio del piano x, y di centro
(r/2, O) e raggio r/2; cio si esprime con la disuguaglianza (si veda
l'esercizio 3.36(b) ed in particolare la figura 3.17, con r/2 al
posto di rl:

pSr cost>.

Imponendo che il punto (x,y,z) sia sulla superficie della sfera,


otteniamo

da cui z =1'r 2-p 2 (si è scelto il segno+ perché z~O). In definitiva


la finestra di Viviani S è rappresentata in forma parametrica dalle
equazioni:

x=p costi
( *) f y=p senti I
'p$rcosil

\ z=Vr2-p2 -~St!
2
:5 ~
2

- La matri=e Jacobiana è
Xp Zp } ( cosi! senti
xo z~ = -psenil pcost>

e la funzione da integrare risulta uguale a


2 2
[P (cos 2t>+sen2t>)J2+ l-p
r 2 sem, ] + [p costi ]2 = p2 + ~ = ~-
,Jr2-,,2 ,Jr2-,,2 r2-p2 r2-p2

L'area di S è data dall'integrale doppio esteso ad un dominio


normale rispetto a il:
1• ~ 1•12dil 1-{r2-p2}1'2]p-rcos~=
l•l2
-•/2
dt!
O
coo1l
'/ r2-p2
dp = r
-•12 " p-0

r•/2
I[1 - !sen t1! ] dt} = 2r 2
K/2
ri (i-senti) dt} = r 2 (x-2).
~n o
(b) Le equazioni parametriche del bordo y della superficie S si
deducono dalle equazioni parametriche (*l di S, ponendo p=rcost>;
si ottiene:
331

::: :::: costl


(
z=r Yl-cos213 = r I sentl I
al variare del .parametro il nell'intervallo [-n/2, n/2). Le funzioni
x=x(tl) e y=y(ò) sono di classe C 1 , mentre z=z(tl) non é derivabile
per ~=O (invece z(tl) è derivabile per tl~O e risulta z' (tl)=r costl
se tle(ù,n/21, mentre z'(il)=-r cos~ se ile (-n/2,0)). Perciò ynon
é di classe C1 in corrispondenza a tl=O.
Esistono però le derivate destra z' (0°) e sinistra z' (O-) di z(6)
e si ha:

(x'(O), y'.(0), z'(0°)) (O, r, r);

(x'(O), y'(O), z'(Q-)) (0,r,-r).

Geometricamente ciò significa che la curva y ammette nel punto


(x,y,z) = (r,0,0), corrispondente al valore del parametro tl=O, una
retta tangente (destra) di direzione v 1 =(0,r,r) ed una retta
tangente (sinistra) di direzione v 2=CO,r,-r), come rappresentato
in figura 5.13.

d
I

I
I
I
C} I
I
I
I

.,
I 11 / /

--- \ / --
,/
y
( O,r, r)

figura 5 .13
332

(e) La curva y ~ definita implicitamente dal sistema

F1 (x, y, z) = x2+y2+z2-r2=0
{ F2 (x,y, z) = x2-rx+y 2=0

le funzioni F 1 ,F 2 sono di classe C1 , ma la matrice Jacobiana

, ha cara~teristica 1 nel punto (r,0,0). Le ipotesi del teorema del


Dini (si veda il teorema del Dini per i sistemi, enunciato nel
paragrafo 4C) non sono soddisfatte: per esplicitare due variabili
come funzioni di. classe C1 della terza, il teorema del Dini prevede
che debba esistere un minore di ordine 2 della matrice Jacobiana
che abbia determinate non nullo]

5. 50 Un toro è un insieme di R3 generato dalla rotazione


completa intorno all'asse z (od intorno a qualsiasi
altra ret taj dì un cerchio di raggio r che giace su di
u;, piano contenente 1 'asse z e tale che la distanza de-1
centro del cerchio dall'asse sia uguale ad un numer.o
R>r (in fìgura 1.27 è rappresentata parte di un toro).

(a) Verificare che la superficie del toro è una


superficie regolare.
(b) Verifì~are che l'area della superficie del toro
valP. 47t2 rR.
(c) Verificare che il volume del toro è uguale a 21t2 r 2R.

[(a) Data la simmetria del problema, introduciamo nel piano x,y


le coordinate polari x=pcosò, y=psenò. Considerando un generico
asse p (p misura la distanza dall'asse z) come in figura 5.14, la
circonferenza nel ~inno p,z si rappresenta in coordinate polari
nella forma
333

figura 5.14

·-----•·-·-
p=R + r cos<p, z=iseiùp-(0$cp$21t) .

Ne segue che una rappresent:azione parametrica della superficie del


toro è data da
/ x = (R+r coscp) costi
(•) \ y = (R+r coscp) :;enù tl,c;, F [o,21tJ
z = r sencp
Tenendo presente il significato geometrico degli angoli tl,cp, si
vede che la corrispondenza (u,<p) -t (x,y,z) è iniettiva pur di
limitare (tl,<p) al quadrato aperto (O,21t) x (0,2n).
Le funzioni x(tl,<p), y(tl,cp), z(ù,cpJ sono di classe C1 ; risulta
inoltre:

det.d(x,y) (R )
iJ (ù,cp) - +r cos<j> r sen<p

det iJ (x, z) = - (R+r coscp) r senti cosq,


iJ (ù,cp)
det iJ (y,z) = (R+r coscp) r costi coscp
iJ (ù,cp)
334

e la somma dei quadrati di tali determinanti vale

r 2 (R+r cos<p) 2 (sen 2<p + sen 2 tl · cos 2<p + cos 2-0 cos 2 <p)
= r 2 (R+r cos<p) 2 ;
essendo r<R e lcosq>I :!sl, risulta R+rcosq>>O per ogni.q>eR; pertanto,
in base alla definizione data, la superficie del toro è una
superficie regolare.

(b) A causa di quanto stabilito nel punto (a), 1 'area della


superficie del toro è il risultato dell'integrale

Un altro metodo per risolvere questo e anche il successivo punto


ìc) è proposto nell'esercizio 5.52; si confronti anche con
l'esercizio 2.71.

(c) Il toro si può rappresentare con equazioni analoghe alle (*)


del punto (a), pur di sostituire r con un generico raggio s tale
che OSsSr. In base alle formule di cambiamento di variabili negli
integrali tripli, il volume del toro è dato da

fo• d-0 J2" d<p JrI det il(x, y, z) I ds J


" , I ;x:-a,<p, s) I

5.51 Con una parametrizzazione simile a quella utilizzata


nell'esercizio precedente, si possono dimostrare i
segueuti teoremi di Guldino. A tale scopo, consid-=riamo
un i,nsierne V di R3 generato dalla rotazione completa
intorno ad una retta (asse z in figura 5.15) di un
insieme misurabile A, con frontiera generalmente r
reçi:olare, che giace su di un semipiano delimitato dalla
retta·. L'insieme V si chiama solido di rotazione e la
sua frontiera è detta superficie di rotazione.

Dimostrare i seguenti teoremi:


335

--- -- -- -
'
/
/
I '-
\' )
'' ....__ ,,
.,, I
I
\
\
\

'' \
\
\
I

figura 5 .15

(a) Primo teorema di Guldino: L'area de.lla superficie


di rotazione è uguale al prodotto della lunghezza della
curva y per la lunghezza della circonferenza descritta
dal baricentro di y.

(b) Secondo teorema di Guldino: Il volume del sol1do


di rotazione è uguale al prodotto dell'area dell'insieme
A per la lunghezza della circonferenza descritta dal
baricentro di A.

[Ricordiamo che il baricentro di una curva regolare è stato definito


al numero 5.40, mentre la definizione di baricentro di un insieme
piano si trova nel paragrafo 30.
336

(a) Come nell 'ese~cizio precedente, introduciamo riel piano x, y le


coordinate polari x=pcost}, y=psent}, con 1'e [O, 27t) e pe [0,+oo) • La
curva. 'Yin figura 5. 15 è per ipotesi una curva generalmente regolare
e, nel piano p, z, ammette una rappresentazione parametrica del tipo

p=p(t)' z=z (t), con te [a,b).

Ir. corrispondenza la superficie di rotazione ha equazioni


parametriche:

y=p(t)sent}, z-z(t)

La matrice Jacobiana vale (nei p·ùnti dove p(t) e z (t) sono


derivabili) :

o
~(x,y,z}
a (1',t)
=
( -p(t) sen1'
P' Ctl cost}
p(t) cost}
P' (tl sent} Z I (t)

e la somma dei quadrati dei determinanti dei tre minori del secondo
ordine è uguale a p 2 [ (p') 2 + (z ') 2 ) • L'area della superficie di
ro~azione vale:

r r dt} p(t) V(p'(t))2 + (z'(t)Y dt

-- 27t Lpds = 27t • (ascissa del caricentro di ì'l • (lunghezza di y)

Rimane da osservare che l'ascissa del baricentro di y è uguale al


raggio della circonferenza descritta da tale baricentro nella sua
rocazione.

(bi In modo analogo al precedente punto (a), l'insieme A si descrive


in c,oordinata cilindriche nella forma
( X p cos1'
I y p se111' , con (p, z) eA, t}e [O, 27t).
\ z = z
Il volur.1e del solido di rotazione è dato dall'integrale triplo

Z• d1' II. I det d (x, y, z) I dpdz = Iz•_dt} II pdpdz


IO A c) (p,1',z) O A

pdpdz =· 27t· (ascissa del baricentro di A) · (area di A) ]


A

5. 52 Utilizzando i teoremi di Guldino dell'esercizio


337

precedente, calcolare l'area della superficie ed il


volume

(a) del toro


(b) della sfera
(c) di un cono circolare retto

[ (a) Un toro, (rappresentato in figura 1. 27), determinato dalla


rotazione comp:eta intorno ad un asse di un cerchio complanare di
raggio r tale che la distanza del centro del cerchio dall'asse di
rotazione sia R>r, rientra nello schema dei teoremi di Guldino;
l'insieme A è il cerchio e la curva y è la circonferenza. Il
baricentro in entrambi i casi è il centro del cerchio; perciò la
lunghezza della circonferenza descritta dal baricentro è 2nR e:

area della superfiéie =2nR•lunghezza della circonferenza - 4n 2rR;


volume~ 2nR•area del cerchio= 2n 2 r 2R.

(b) Come nell'esercizio 5.41_ si v~rifica che il baricentro di una


semicirconferenza di raggio r é si tuat·o · alla distanza 2r/n dal
centro. L'area della superficie laterale della sfera, ottenuta
ruotando la semicirconferenza intorno ·al diametro che la delimita,
in base al primo teorema di Guldino, vale (2r/n) ·2n·nr = 4nr 2 •· Il
volume della sfera, uguale a (4/3) 1ti: 3 , si calcola in modo analogo
ricordando che il b;u:icentro di una ~em.i..ç;ircQDfere.nz..a._~~i veda
l'esercizio 3.71, con a=b) dista (4r)/(3n) dal centro.
(c) Un cono ·circolare retto di altezza h e raggio di base r è ottenuto
ruotando un triangolo rettangolo, avente i cateti lunghi h ed r,
intorno al cateto lungo h.
Il baricentro dell'ipotenusa dista r/2 dal cateto lurago h; per il
primo teorema di Guldino, la superficie la~erale del cono ha area
uguale a (ri2) • 2n •Vr 2+h2 = nr Vr2+h2 • Desiderando l'area totale
della superficie, basta aggiungere L'area del cerchio di base. Il
volume del cono, uguale a (r./3) hr 2 , si calcola tenendo presente ( si
veda l'esercizio 3.69) che il baricentro del triangolo distar/~
dal cateto lungo hl

5.53 Calcolkr~ i'area della superficie

(a) del solido rappresentato in figura 3.49; -


(b) del solido definito da:
338

( (al llaturalmente l'area del cerchio di base è ugualP. a 7t •· La


superficie superiore è parte del grafico della funzione f(x,y) =
J-x- (y/2), con la limitazione x 2 +y 2Sl. In base alla formula
dell 'nsercizio 5. 44, 1 'area di tale superficie obliqua è data
dall ':_ntegrale (con A•{x 2 +y 2Sl)):

JJYl+f~+f~ dx dy - Vl+l+(l/2)2 JJdx dy ; Tt.


A A

La superficie laterale è parte del cilindro di equazioni


parametriche x•cosd, y•sen~, z=z (coordinate cilindriche), con le
limitazioni

o !, Z ~ J - X - X. = 3 - cosd -1-senil.
2 2

La matrice Jacobiana è

a (x,y, z)
a (ò, z) ( -senò
o
cosò
o ~)
e la somma dei quadrati dei determinanti dei minori di ordine 2 è
uguale a 1. L'integrale da calcolare, per a'/ere l 'area della
superficie laterale, è

(3-«sd - (••n0)t2)
ciò
1 o
dz a 61t.

L'area della superficie ~otale è la somma dei tre risultati, cioè


(17/2)it.
(b) La situazione è del tutto simile a quella dell'esercizio in (a),
pur di scambiare y con z. L'area della superficie obliqua vale
2xYS, mentre l'area della superfi.cie latelare, parametrizzata_ con
le coordinate cilindriche

X"' Y2COSÒ, y=y,

è uguale a 107t V2. L'area totale vale 2'1t (l+ ,rs-


+5 Y2)]

5.54 Si consideri il cilindro circolare retto avente per


base nel piano x, z la circonfe:.:-enza di centro l'origine
339

e raggio 2. Si calcoli l'area della porzione di


superficie del cilindro contenuta nel primo ottante
(cioè x~O, y~O, z~O) e nel semispazio ~i equazione
Sx>y.

[Come nell'esercizio precedente si considerano le equazioni


parametriche del cilindro

x=2cosl'}, y=y, z=2sentl,

con le limitazioni

OS\'}:57t/2, 0:5y:510costl.

Ci si riconduce al calcolo dell'integrale

n/2 JIOcosO

Io
d~
o
2dy s 20

5.55 Determinare l'equazione del cono che, dal punto di


coordinate (1,0,2), proietta la curva di equazioni

/ z=O
\ (x-1)2+ y 2 ·= 1

Calcolare inoltre l'area della porzione dì superficie


di tale cono delimitata dalle condizioni

x~3/2,

[L'equazione di un cono circolare retto con vertice in un punto di


coordinate (x 0 , y 0 , z 0 ) in base al teorema di ·Pitagora è del t:ipo
(si veda anche l'esercizio 5.46):

infatti (x,y,z) = (x 0 ,y 0 ,z 0 ) è un punto del !..uogo descritto da tale


equazione e inoltre le curve ottenute intersecando il luogo con
piani z=costante sono circonfe!"enze. Con i dati posti nel testo si
determina l'equazione

(z-2) 2=4 (x-1) 2 +4y 2 •

L'area della porzione ci.i superfi~ie vale VS (f- V:)


.J'tV

5.56 Calcolare l'area della superficie rappresentata in


figura 5.16 e costituita dalla porzione di sup8rficie
cilindrica di equazione x 2 +z 2 =r 2 , interna al cilindro-
di equazione x 2 +y 2 =r 2 , con z~O .

r
-------- ......... / /
,,.
----'(
,,,..- ....

f.:..gi.:ra 5 .16

(Il cilindro x 2 +z 2=r 2 sì rappresenta con le equazioni parametriche

x=r cos~, y=y, z=r seni),

con yeR e Oe [O, 27t] • La limitazione x 2 +y2Sr 2 diventa r 2cos 2~ + y 2Sr 2 ,


2 2 2 2
cioè y 5,.r (1-ccs ~)=r• sen ~, che equivale a

-r seno 5,_ y s r seno

(si ricordi che, essendo z~O, risulta senO~O), Dato che la somma
dei quadrati dei determinati dei tre minori principali della
341

matrice Jacobiana vale ·r 2 , l'integrale da calcolare è:

l l'
ff

O
d1' oenO
-r aen1'
r dy = 2r 2 l"
O
sen1' d1' - 4 r 2 J

5.57 Calcolàre l'area della porzione di superficie della


sfera di centro l'origine e raggio 2 che proietta sul
piano x,y la lemniscata dì Bernoulli di equazione

[Cominciamo con l'osservare (il lettore esegua il cont.o) che la


lemniscata di Bernoulli (descritta nel!' esercizio 4. 23 e rappresentata
i_n figura 4. 9) ammette in coordinate polari xap cos1', y=j) sen 1' la
semplice rappresentazione

p2-4 cos 21'.

Per motivi di simmetria possiamo calcolare l'area della superficie


soddisfacente le ulteriori limitazioni z.!:O e ùO e poi moltiplicare
il risultato per 4.
Dovendo risultare p 2 =4cos21'~0, deve essere -n/2 S 21' S n/2 (qui
usiamo la limitazione ùO), La superficie della sfera si
rappresenta in coordinate cartesiane (per z.!:0) mediante l.:i funzi-:ine
f (x, y) ;,. ,J4-x2-y2 e, in accordo con la formula dell'esercizio
5. 4 4, la sua area è data dall'integrale (inàichiamo con A il dominio
di integrazione):

4 IJ Vl+f~+f~ dx dy
2 dx dy
v4-x 2-y 2
A A

Notiamo che, a rigore, dovremmo procedere come nell'esercizio


5. 45 (b), trattandosi di un integrale improprio. Comunque, in
coordinate polari, l'integrale diviene

12~ 1•11-V
4
8
l-•I•ff/4
d1'
o
,vin
-----
V4-p2
= 16
-•I•
(
1-cos 21' ) d1';

2
ricordando la formula di trigonometria sen (t/2)=(1-cost)/2, per
t=21' otteniamo:
342

5E. Integrali superficiali

Sia S una superficie regolare di R3 ; come ricordato


all'inizio del paragrafo precedente, S è il codominio di
un'applicazione cp:A➔ R 3 , definita in un insieme A di R2 ,
chiusura di un aperto, limitato e connesso. Indichiamo con
x(u,v), y(u,v), z(u,v) le componenti di cp:

x=x(u, v)
cp: y=y(u, v) , (u,v) eA.
(
z=z(u, v)

Sia f(x,y,z) una funzione continua su S; l'integrale


0
di
superficie o integrale superficiale della funzione f esteso
alla superficie S è, con le notazioni compatte introdotte
nel par.agrafo precedente:

J f dcr d,;f .II f (cp(u,v)) j I


<pu"<pv du dv
s :i.

oppure, con notazioni più esplicite:

d:f II f (x(u, v), y(u, v), z(u, v)) ·


"'2
· ,,._/idet
V
~(x,y)
a[u,v)
1 + I1 det ~x,z)
~u,v)
2
1
I
+ I det ~y,z)
~u,v)
2
1 du dv

Nel paragrafo precedente, per determinare l'area di


alcune superfici regolari, abbiamo più volte cc.,lcolato
integrali superficiali nel caso particolare f=l. Di seguito
proponiamo il calcolo di altri integrali di superficie.
}

5.58 Calcolare l'integrale superficiale


343

J x 3 e• dcr,
s

dove S è la porzione di superficie del cilindro di


equazione x 2 +y2=r 2 , limitata dai piani z=O e z=h (>O)
e contenuta nel semispazio x~O.

[In coordinate cilindriche S si rappresenta nella forma

x=r cosi}, y=r seni}, z=z (i}, z) eA,

con A=( ('13,z)eR 2 : - Tt/2 :,;,3:,;n/2, o:,;z:,;h). La matrice Jacobiana è data


da
y., zo)= ( -r sen,3 r cos,3
Yz z. o o

e la somma dei quadrati dei determinanti.dei tre minori di ordine


2 vale r 2 • L'integrale superficiale, con f(x,y,z)=x 3 e•, diviene

J f dcr = JJ f (r cosi3, r sen,3, z) r di3 dz


s A

r Jf (r cos~) 3
e• dtl dz
A
•ll
r 4 (e"-1) (l-sen 2
1'.})d (seni}) i.. r 4
(e"-1) ] _
J-x/2 3

5.59 Calcolare l'integrale di superficie


2
J (x 2 -y 2 +y+3z ) dcr
s

dove s è la superficie della sfera di centro l'origine


e raggio ,r.

[In coordinate polari la superficie S si rappresenta nella forma

x=r senq, cosi}, y=r senq, seni}, z=r cosq,,

con o:,;~Tt e 0$1'.}:,;21t.


Come nell'esercizio 5.45(a) si verifica che la
344

somma dei quadrati dei determinanti dei minori di ordine 2 della


matrice Jacobiana è uguale a r• sen 2<p. L'integrale di superficie
si trasforma nell'integrale doppio

I d-6 I"r
2•
0 0
[
2
sen 2qi ( cos2-6-sen2-6) + r SP,~ sen-6 +_Jr2 cos 2cp]r 2 sem:p dcp.

Pe~ motivi di simmetria si riconosce che l'integrale dei primi due


addendi è nullo. In definitiva il risultato finale è:
2

I
o
• d-6 .f"
o.
3r 4
cos2<p sencp dcp ~ 67tr 4 lr_ 1. cos
3 .
cp]"= 47tr
3

o
4
l

5.60 Calcolare l'integrale di superficie

dove S è la porzione di grafico déJ.la funzione


g(x,y)=xy interno al cilindro di equazione x 2 +y2 =8.

[Con lo stesso metodo dell'esercizio 5.44, indicando con A il


dominio di integrazio:ie: A= [ (x, y) eR 2 :x 2 +y 2S8), otteniamo

s A

Dopo aver effettuato la sostituzione g.=Y, gY=x, risolviamo


l'integrale dcppio in coordinate polari:

l'l'/2
II
A
( x 2 +y 2) Vl +x 2+y2 dx dy = I 23

0
d-6 .
0

= 2lt I:vi[(1+p 2
)-1] fi+iì1°
pdp =

= 2lt I:n[(1+p2)3'2- (1+p2r21pdp =

2lt [l.
5
(1+p•f2 - l. (l+p2)J/2]p•2Y2=
3
(3s-l -
5 ~
21t 33-1)J
3
345

5. 61 Il baricentro di una superficie rego_lare S è, per


definizione, il punto di R3 di coordinate (x ,y 0 , z ) con
0 0
x 0 definito da (la definizione di y 0 , z 0 _è analoga) :

Xo = 1 J x dcr.
area di S
s

Calcolare il baricentro della superficie di una


semisfera di centro l'origine e raggio r, contenuta nel
semispazio x~O.

[Parametrizzando la superficie S della semisfera in coordinate


polari, abbiamo

I X dO' r 3
J".sen
O
2
cp dcp f"n
·•12
cos~ d~ = 1tr 3 ,

dato che l'integrale definito di •sen 2cp, esteso all'intervallo


[0,7t), vale Jt/2. Ricordando che l'area dell.:>. superfici.e della sfera
vale 47tr 2 (esercizio 5. 45), l'ascissa x 0 del baricentro di S. è data
da

Xo - l
21tr 2
I x dcr =~
2
s

Per motivi di simmetria le altre coordinate y 0 , Z 0 del baricentro


sono nulle. Perciò il baricentro di S è il punto di coordinate
(r/2, 0,0))

5.62 Calcolare l'integrale di superficie

' Is (l+x)J/2dcr(1-xy;2
· dove S è la parte di superficie della semisfera
x 2 +y 2 +z 2 =1, z~O · c!1e si proietta nel piano x, y
rispettivamente

(a) nel quadrilatero Q in figura 5.17;


346

(b) nel triangolo T in figura 5.18.

X X

figura 5.17 figura 5.18

·.I (a) Consideriamo la superficie de~.la semisfera come grafico della


funzione g(x,y) = Vl-x2-y~ Come nell'esercizio 5.45(b) si verifica
che

1 + g~ + g~ = __ 1__
1 - x2 - y2

Occcrre risolvere un integrale doppio esteso a Q che si riduce a


due integrali semplici pensando Q come dominio normale rispetto
all'asse x. Si ottiene poi un ir.tagrale semplice in dx dove compare
- ·l' espi:essicne

arcsen V(1-x)/(1+x);
tramite la sostituzione \f(1-x)/(1+x) = t si ottiene i.l risultato
finale (SJt/12) - ( V3/2).

(b) (Jt/2) - 1]
Capitolo 6

FORME DIFFERENZIALI

6A. Integrali curvilinei di una forma differenziale

Sia
n
ù) (x) I· ai (x) dxi
i:1

una forma differenziale li.neare, definita sull'aperto


A di Rn ed ivi continua, cioè tale che i suoi coefficienti
ai(x) siano funzioni continue in A.

Se <p:[a,b] ➔ Rn è una curva regolare a tratti, di


componenti <p1 , ••• , <pne il cui sostegno sia contenuto in A,
l'integrale.curvilineo della forma differenziale w lungo
la curva <p è definito da

L (l)
b
Ja i:JL..,
~
ai (cp(t)) <p'i (t) dt.

Se \j/: [c, d] ➔ Rn è una curva regolare a tratti equivalente


a <p, cioe, se esiste un omeomorfismo y: [a,b) ➔ [c,dj di
classe C1 con il suo inverso, tale che <p=\j/•Y,allora rislllta
348

L t (I) Cll,

se~ e 'I' hanno lo stesso verso, altrimenti si ha

I., (I) = - J"'O) •

Pertanto, se r è il sostegno di una curva semplice, si


ha

Lr = - I+r ro
00

ove + r (oppure equivalentemente f'+ or ) indica uno dei


due versi della curva e - r il verso opposto ..

6 .1 Calcolare l'integrale della forma differenziale su R2

ro (x, y) = x 2dx + xydy

lango l'arco di parabola cp di equazioni parametriche

cp: I
2
x(t) = t
te[-1,1]
\ y(t) = t

(figura 6.1) nel verso delle t crescenti.

= J x 2 dx
I"' Cll
,.
+ xy dy =

CLx 2
(t) x' (t) dt + e X (t) y (t) y' (t) dt e

= L t
4
• 2t dt +
~
e t
3
dt = [ ~ + ~Tlo = I
349

-----
,,- _,,,. X= y2

-1

--
figura 6.1

6. 2 Calcolare l'integrale della forma differenziale in R2


ro (x,y) =- _Y_ dx
x2+y2

lungo l'arco~ della circonferenza di centro l'origine


e raggio 2, di estremi (2,0) e (V3 ,1), orientato in
senso antiorario.

[Le equ~zioni parametriche di~ (~igura 6.2) sono

. { x(t) - 2 cast
t.E [0,Jt/6]
~- y(t) = 2 se_nt '

Essendo x'c-2sent, y"-2cost, risulta


350

--- 2

J (2,0) X

I
I
I
/
/
.,,,/
figura 6.2

r w=
x/fi [
- ,- sent (··2 se11t) -+ .f...f.Qfil. l'2cost)
l dt =f 11'6
· dt = re/ 6 l
)cp Jo 4 4 J o

6.3 Dimostrare che l'integrale della forma differenziale


co, co.nsiderata nell'esercizio precedente, lungo una
qualsiasi circonferenza~ di ~entro (0,0), vale 2n.

[L w = r dt = 2r. I

6.~ Calcolare l'integrale curvilineo della form~


differenziale
ID (x, y) = xy dx + (y 2 +1) dy

lungo ciascuna delle seguenti curve, nel verso delle


x crescenti:
(a) segmento di retta di estremi (0,0) e (1,1);

2
(b) arco di parabola x=y di estremi (O, 0) e (1, 1.).
351

[(a) Il segmento~ ha equazioni parametriche

X (t) =t, y(t) =t, te [O, 1];

essendo x' (t)=y' (t)=l per ogni te [0,1], risulta


1 1
=J t dt + J (t2+1)
2
dt = 2-.
J"' ùl
o o 3
(b) L'arco di parabola~ ha equazioni parametriche

x(t)=t 2, y(t) =t, te [O, ll,

e l'integrale curvilineo della forma differenziale ro vale

J.,ro = I: t
3
• 2t dt + I:(e+1) dt = ~: l

6. 5 Calcolare -1' integrale curvilineo della forma


differenziale

ro (x, y) = xy 2 dx + x 2 y dy
lungo la poligonale~ congiungente il punto (0,1) con
il punto (3,4) rappresentata in figura 6.3 e,
successivamente, lungo il segmento 'I' congiungente tali
punti, orientato nel verso da (0,1) a (3,4).

( 3, 4)

<p2

• (0,1) ( 3, 1)
<p,

figura 6. 3
352

[L' in~egrale lungo rp è la somma degli integrali lungo q>1 e q>2 (vedere
la figura 6.3).
Si ha

cp1 : { x-t te (0,3]; ql2 { x= 3 tE (1, 4]


y=l y=t

e perciò

t dt = 2;
2 I
,2
ro = 14 9t
1
dt = 135
2

Ne segue f. Cll =· 72. Inoltre, essendo

'V . { J<=t te [O, 3)


y=t+l

si ha

6.6 Calcolare l'integrale curvilineo della forma


differenziale

2
roCx, y) x 2 dx + xy dy

lungo la frontiera cp del quadrato [0,1] x [0,1),


percorsa in senso antiorario (vedere la figura 6.4).

[Integriamo su ciascuno dei lati cp1 e sommiamo, osservando che


(figura 6.4)

(111
{ x=t
y=O
tE [o,1]

<P2 ( x=l
y=t
te [ O,1]
I
1:'i:\

CO,1l '/J3 (1 , 1 l

'/J4 'P2

(0,0) 'P, (1,0 l


figura 6.4

x=l-t
(j)J
{ y-1 te [ O, 1]

(jl4
I x=O te [ O, 1]
\ y=l-t

e perciò

jl
( ro = lo t2 dt = 1. ;
3
r
Jq,2
CLl • J: t 2
dt = .!.;

~ J:{I-t)' dt = - 1. J = o.
J.3 ùl -·
3 q,4
CL)

Ne segut! J.
T
CLl ~ 1.. + L - 1.. + o = .l. J
3 3 3 3

6.7 Calcolare l'integrale curvilineo della forma


differenziale
354

(a) lungo l'arco di circonferenza x=+y2 =1, contenuto


nel primo quadrante, di primo estremo (O, 1) e di
secondo estremo (1,0);

(b) lungo il segmento 'I' che va da (0,li a (1,0).

[ (a) -4/3; (b) 2/3]

6.8 Calcolare l'integrale curvilineo della forma


differenziale in R3

m(x,y,z) = (x-z)dx + (1-xy)dy + ydz

lungo le seguenti curve:

(a) ll segmento~ di estremi (0,0,0) e (1,1,1);

(b) 'I' tE [ 0, 1]

(vedere lè figure 6.5 e 6.6).

z
z

(1, 1,1 l

,,, y
I ,,, y
-- - __ _j,,,v

)(
X

figura 6.5 figura 6.6


355

[ (a) (jl è definita dalle equazioni parametriche x=t, y=t, z=t,


te [O, 1]; quindi:

2
(b) Si ha x' (t)=l, y' (t)=2t, z' (t)=3t e dunque

L, ùl ~ e (t-t ') dt + I:(1-t~)• 2t dt + I: t


2
• 3t
2
dt

~ J'{t~-c+3t)
o
3
dt = 1. - .1. + 1- = 1..2.J
5 4 2 20

6.9 Calcolare l'integrale curvilineo della forma


differenziale
r
W(x,y, z) = e dx 2
+ e• dy + eY dz

lungo la curva~ di equazioni

x=l
f y=::. tE [O, 11

\ z=et
[Essendo x' (t)=O, y' (t) 1, z' (t) e'. si ha

+ e 2") dt = [et + c1' =e + ~ - l.


2 Jo 2 2

6.10 Calcolare l'integrale curvilineo della forma


differenziale
356

ro (x,y,z)
.= (x 2 +y2 +z2 ) (dx+ dy + dz)

lungo l'elica cilindrica (figura 5. 1.) cp di equazioni

te [O,n/2]

nel verso delle t cres:enti.

[Essendo x 1 (t) = - sent, y' (t) = cost, z' (t) - 1, si ha

lR/2
I,, ùl - -
0
11/2

1 (1+t
2
) sent dt +
0
(1+t
2
) cost dt i· L11/2
(1+t2) dt =

=-
.,2 sent dt -
1•12t2 sent dt +
10 0

7t + J
I
•l2 11,2 1112
+
o
cost

dt +
1o
t 2 cost dt + -
2 0
t 2 dt

1•12t1 sent
I
•l2 2
+ t cost dt - - dt.
0 0

Essendo (vedere 1 ,·esercizio 4.59 del vol. I, parte seconda)

(1)
l t2 cost dt - (t 2 -2) sent + 2t cose + e

(?.) rt 2
sent dt = (2-t 2
) cost + 2t se:nt + c
J

si ha

6.11 Calcolare l'integrale curvilineo della forma


differenziale
357

m(x,y) = 2(x+y)xdx + 2(x+y)ydy

lungo l'arco~ di spirale di Archimede definito.da

p=k0, 0e [O,n/2),

nel verso antiorario.

[Le equazioni parametriche di~ sono

kt cost te [o,1t/2]
kt sent

per cui x' (t) - k (cost-tsent), y' (t)=k (sent+tcost). Si noti che
il verso antiorario corrisponde al verso delle t crescenti. Si ha:

I·•
12
T
(J) -- fo. 2 k. t" (cast+ 3
sent) cost (cost-t sent) dt +
.,2 3
+
Jo 2k t2 (cast + sent) sent ( sent + t cost) dt =
•/2
2 3
- 2k 3 (t 2
cos3t + t cos 2t sent - t cos 2t sent -
Jo
2
- t' sen 2 t cast + t cast sen 2 t + t 2 sen 3t +
3
+ t3 cos 2 t sent + t sen 2t cost) dt =
ff/2
2k 3 t 2 (cos"t + sen 3 t +- cas 2t sent + sen 2t cast} dt =
Jo

•/2
2k 3 t 2 (sent + cast) dt.
J0

Dalle (1), (2) deli'esercizia precedente si ricava

.12 •l2

Io
t 2
sent dt ~ !t-2;
I0
· t 2 cast dt

Pertanto
358

6B. Forme differenziali esatte

Sia

ro (x)

una forma differenziale lineare a coefficienti continui


. sull'aperto A .di R".
Si dice che ro(x) è una forma differenziale esatta in A
se esiste una primitiva di CO(x), cioè se esiste una funzione
f(x), differenziabile in A, tale che

(1) df(x) = co(x) VxEA

o, ciò che è lo stesso, tale che

VxEA

per i~l , ... , n. In tal caso si dice anche che ro(x) è


integrabile e che f(x) è un potenziale di CO(x).
Si verifica (la i) è immediata mentre la ii) è
·conseguenza del teorema di Lagrange) che se ro(x) è una forma
differenziale esatta a coefficienti a 1 (x) continui, allora

i) se f(x) è una primitiva di co(x), anche f(x)+c lo è,


qualunque sia ce R;

ii) se A un aperto connesso e se f(x), g(x) sono due


primitive di ci)(x), allora la differenza f(x)-g(x) è
costante in A.

Sia A è un aperto connesso di R"; per ogni coppia x,y


di punti di A, indichiamo con <l>(x,y) l'insieme non vuoto
(si veda in proposito l'esercizio 2.13) di tutte le curve
regolari a tratti, con sostegno contenuto in A ed aventi
come primo estremo x e come ultimo estremo y. Il seguente
teorema fornisce una condizione necessaria e sufficiente
affinché una forma differenziale su A sia esatta.
TEOREMA 6 .1. Sia A un aperto connesso e sia ro una forma
differenziale a coefficienti continui in A. Allora CtJ è
esatta se e solo se, per ogni coppia x,y di punt~ di A e
per ogni coppia di curve <p,l{IE<P(x,y), risulta

Icp CO = Iv CO•

COROLLARIO. Nelle stesse ipotesi del teorema precedente,


ro è esatta se e solo se, per ogni curva chiusa regolare a
tratti <p, con sostegno contenuto in A, risulta

L~ = o.
Se ro è esatta nell'aperto connesso A di R", se a,b sono
punti di A, l'integrale curvilineo di ro lungo una qualsiasi
curva da a verso b, con supporto contenuto in A, può essere
indicato, grazie al teorema precedente, con

Sussiste qui~di il
TEOREMA FONDAMENTALE DEL CALCOLO INTEGRALE PER LE FORME
DIFFERENZIALI. Sia

n
ro I, ai(x) dxi
i=l

una forma differenziale a coeffic.ienti a, (x) continui


sull'aperto connesso A di R". Se w· è esatte, ?llora, per
ogni x EA,, la funzione
0

f:xEA ➔ Jx (1)
><o

è una primitiva di m. Inoltre, per ogni primitiva g(x) di


ro, risult:a

(2) r ro = g(b)- g(a) \fa,bEA.

n
Sia oo = I: a1(x) dxi una forma differenziale a coef-
1-1
ficienti a 1 (x) di classe C1 sull'aperto ccnnesso A di R".
Si dice che ro è chiusa se risulta

(3) aaj (x)


ax1

per xEA e per i,j = 1, ... , n.


Se ro è esatta, allora ro è chiusa; infatti, detta f una
sua primitiva, essa è di classe C2 e, grazie al teorema di
inversione dell'ordine di derivazione dovuto a Schwarz
(vedere il paragrafo 3D del volume II, parte prima) risulta
af 2
;j2f

e perciò valgono le (3).


Se A è ~tellato rispetto ad un suo punto x cioe se per 0
,

ogni xEA il segmento di estremi x ex è tutto contenuto 0

in A, vale anche il viceversa. Precisamente, sussiste il:

TEOREMA 6 .2. Se A è un aperto di Rn stellato rispetto


ad un suo punto x 0 , a.llora ogni forma differenziale m di
1
classe C (AJ che sia chiusa è anche esatta in A.

Più in generale, il risultato del teorema 6.2 sussiste


anche'se l'aperto A è semplicemente connesso, cioè se ogni
curva continua chiusa in esso contenuta è omotopa ad un
► punto (ved~re l'esercizio 2. 20) . Notiamo che un aperto A,
steliat:o rispetto ad un suo punto x è semplicemente
0
,

connesso:

infatti, supponendo per semplicità che A sia stellato rispetto


361

all'origine Q di R", sia 'I'= [O,l] ➔A una curva continua chiusa e sia,
per t,À e [0,1], G(t,À)=ÀV(t). Allora, dato che A è stellato, G
assume valori in A (se V(t)EA anche ÀV(t)EA) ed è un'omotopia fra
V(t) e la curva costante ~(t)=Q. Perciò ogni curva contenuta in
A è omotopa all'origine.

Sia
ro = a(x,y) dx+ b(x,y) dy
una forma differenziale esatta in R.
2

Per determinare µna sua primitiva f si può seg1::ire uno
dei due metodi seguenti:
metodo 1) Se f.= a, integrando in x, si trova
f (x, y) = J a (x, y) dx + g (y)
con g(y) da determinare. Imponendo che fY=b, si ottiene
un'equazione in g'(y) che, mediante integrazione rispetto
a y, fornisce g(y) e perciò f(x,y);
metodo 2) Daì teorema fondamentale del calcolo integrale
per le forme differenziali segue: ·
(x,y)
f (x,y) - f (o,o) = J ro
(o,o)

potendosi eseguire l'integrale curvilineo lungo l& curva


indicata in figura 6.7.

(x, yl

( 0,0) (X' OJ X

figura 6.7
362

Perciò modificando, come è lecito,. f in modo che


f(0,0)=0, si ha

(4) f (x,y) = I: a (t,O) dt + I: b (x,t) dt.

6 .12 Dimostrare· che la forma differenziale in R2

ro = (2x+Sy 3) dx+ (15xy 2 +2y) dy

è esatta e ~alcolare µnasua primitiva.

[Posto a(x,y) = 2x + 5y 3 e b(x,y) = 15xy 2 +2y, si ha a,(x,y) = 15y 2


e b,(x,y)=15y 2 • Essendo verificate le condizioni del teorema 6.2,
la forma Cl> è esatta. Allo scopo di determinare una primitiva f di
oo, risolviamo l'equazione

f,(x,y) = a(x,y) = 2x+Sy 3 •

Integrando rispetto a x, si ha x 2 +5xy 3 • A tale funzione f possiamo


addizionare una qualsiasi funzione g (y) senza perdere la proprietà
che la sua aerivata rispetto a x valga 2x+Sy 3 , Dunque cerchiamo
f\x,y) sotto la forma

f (x, y) = x'+Sxy 3+g (y)

con giy) da deterreinare. L'equazione fY=b diviene perciè

15xy 2 +g'(y) = 15xy 2 +2y

da cui g' (y)=2y. Una soluzione è g(y)=y 2 • Pertanto la funzione


f (X, y) = x 2 +5xy 3+:t' è una primi-ti va di 00]

► 6 .13 Verificare che una primitiva di una forma esatta


definita in R2 , ro=a(x,y) dx+ b(x,y) dy, è data da

f(x,y) = L[xa(tx,ty)
l
+ y b(tx,ty)] dt

[Ba~ta osservare che l' i~tegrale a secondo membro coincide con


363

l'integrale curvilineo di roda (0,0) a (x,y) lungo il segmento


(tx,ty) con te[0,1] ]

6.14 Stabilire se la forma differenziale

co = x dx + y dy

è esatta in R2 e, in caso affermativo, si determini una


primitiva f dico.

[Essendo axtay = aytax = O, la forma e esatta. Per determinare una


primitiva di ro, applichiamo il metodo dell'esercizio 6.13. Si ha

6.15 Verificare che ciascuna delle seguenti forme


differenziali in R2 è esatta. Si determini una
primitiva f.

(a) senx dx + cosy dy

(b) [x 2 y + y 2 + 1] dx + [ (x 3 /3) + 2xy] èiy

(c) (2eY-ye) dx + (2xeY-e•) dy

(d) _l_ dx - 2xy dy


l+y2 (1+y2)2

[ (a) f (x, y) = seny - cosx; (b) f (:<, y) = [ (t 2y+y 2 +1) dt +


[ [(x 3
/3)+2xt] dt, (c) f(x,y) =2xeY-ye•; {d) f(x,y) =>..:f(l+y')]

6.16 Dimostrare che i seguenti integrali di forme dif-


ferenziali non dipendono dal cammino di integrazione.
364

Calcolarli scegliendo un opportuno cammino oppure


determinando una primitiva della forma differenziale.

(a)
I (1. 1t~21 [e"cosy dx-e" seny dyJ
(o.o)

(b)
I(1. 11,21 [e"seny dx+e" cosy dy]
(0,0)

[(a) Una primitiva è f(x,y) = e•cosy, perciò l'integrale vale


f(l,lt/2) - f(O,O) = -1; (b)_una primitiva è f(:<,y)ce•seny, perciò
l'integrale vale f(l,it/2) - f(O,0) = e]

6 .17 .Determinare il parametro a in modo che la forma


differenziale

ro = (x-y) dx + (>:+y) dy
(x2+y2)Cl

~ìa chiusa in R2 -{ (O, O)}.

(Si ha

a x-y 1 2ay (x-y)


ay ( x2+y2)° (x2+yz)° (x2+y2fl

a x+y 1 _ ~ax (x+y)


a; (x2-.y2)a ( x2+y')° (xz+y2)°''

Dovlà risultare

e perci6 a=l
6 .18 Verìficare che la forma dìfferenziale

Cl) = _:::J__ dx + _x_ dy


x2+y2 x2+y2

(a) è chìusa in R2 -{ (O, O)};

(b) non è esatta in R2 - { (O, O)},

Invece verificare che la forma ro è esatta negli insiemi


sottoindìcati e calcolare ìn tali insiemi una primitìva:

(c) semipìano x>O;

(d) semipiano y>O;

(e) R2 - { (0,y) y:S:O};

(f) l'insieme che, in coordinate polari, si rappresenta


nella forma

dove ~: (0, +00 ) ➔R è una fu'nzione di classe C1 •

[ (a)

(bl Si noti che l'insieme R 2-{ (O, O) J non è nè stellato, nè


sell'plicemente connesso; quindi il fatto che ro sia una forma
differenziale cl1lusa no~ implica nè contraddice il fatto che essa
sia esatta in R2-( (O, O)), I

Tuttavi~ ro non è esatta in R2 - ( (O, O)), grazie al corollario al


tEorema.6.1 (una ferma è esatta se e solo se è nullo l'integ.rale
curvilineo esteso ad ogni curva chiusa contenuta nel dominio) ed
al fatto che l'integrale di ro lungo uha qualsiasi circonferenza
rti centro l'origine vale 2~ (si vedano gli esercizi 6.3 e 6.2).

(e) Notiamo prel i.minarmente che il semipiano x>O (ed anche gli altri
insiemi considerati nei punti (d), (e), (f) I è semplicern.,nte
366

connesso e perciò Cll, essendo chiusa, è anche esatta in tale insieme.

Calcoliamo una primitiva di Cll, con una variante del metodo 2)


esposto alcune pagine prima, tramite un integrale curvilineo esteso
alla curva M 1 U y2 di estremi in (1,0) e (x,y), con x>O, essendo

t
'Y1: {y X=

o
(t varia tra 1 e p)

X "' p cost (t varia tra O e t})


"'f2: {
y =p sent

dove, con le usuali notazioni in coordinate polari, p=Vx2+y2 e


t}=arctg (y/x) (qui usiamo il fatto che x>O). Una primitiva di ro e
data da

f(x,y)-J (l)=I Tl
Cll+J
72
Cll=
Tl u 72

O + fo~ [--o
sent
p2
(··p sent) + ~
p2
(P cost)] dt

-I: dt arctg l.
K

Il lettere, calcolando le derivate parziali di f(x,y)


arctg (y/x), verifichi esplicitamente che .f.dx + f•dy=Cll.

(d) Ccma nel punto precedente :li trova che una primitiva di ro nel
semipiano y>O si rappr.esenta, in coordinate polari, nella forma
t}+costante, quindi ad esempio g(x,y) = t} e una primitiva. Per
rappresentare esplicitamente g (x, y) in funzio!la di x, y osserviamo
che, per y>O, risulta

1' = 7t - arctg ..1:!..;


2 y

infa1·.ti ci6 equivale a tg( ~ -~) = ~ ~ ços1' e ciò segue dalle ben
2 Y sen1'
note formule di trigonometria

sen (i- 1') = cos1', cos (I- ") sent>.


367

Riassumendo, g(x,y) = (n/2) - arctg(x/y) è una primitiva di ùl nel


semipiano y>O.
(e) una primitiva dico in R2 privato del semiasse negativo delle
y è data da
arc~g (y/x) per x>O
h (x, y) = 1t/2 per x=O, y>O
(
7t+arctg (y /x) per x<O

Si noti· che h(x,y) è continua nei punti (0,y) con y>O (anzi, è di
classe e-, dato che h(x,y)~), mentre non é possibile estendere con
conti_nuita h (x,y) ai punti (O, y) con y<O,· dato che

lim f (x,y) = l 1t, lim f (x, y) = - lt , \:/y<O.


,-+O- 2 x➔ O-t- 2

(f) Esemplifichiamo l'insieme di R2 in considerazione, con due


esempi: (i) se la funzione 13=13(p) è costante = 1'0 , allora l'insieme
è il piano privato della semiretta che parte dall'origine e forma
un angolo 130 con il semiasse positivo delle x; (ii) se 13(p) = logp,
stiamo considerando il piano x,y privato della spirale logaritmica
(figura 6.21). ·
In modo simile al precedente punto (c) si ottiene una.primitiva di
CO integrando su di una curva Y, v Y; che parte da un pt:nto cii
coordinate polari (p 0 , 13(p0 )) con p0 >0, fino ad un generico punto
(p,i'.l), prima lungo la curva 1'¼-=tl(p) (che eh.i.ameremo ì'il è poi lungo
un arco di circonferenza "(2 :

/ X = t COS tl(t) (
Y1:\ y t sen l3(t) t varia tra p 0 e p)

p co:;t
(t varia tra ,'.l(p) e iì)
p sent

Eseguendo i conti si trova la primitiva dico:


6
ùl = JP tl ' (t) dt + J dt = tl - 1'(po)
Pu 6(p)
Yl u 12

Si noti che,· nell'espressione precedente, il valore dell'angolo tl


varia in (- 00 ,+<») e non semplicemente in [ù,27t]; ad esempio, nel
caso della spirale logaritmica in figura 6.21 ogniqualvolta si
attraversa una ''·spira" lungo una retta per l'origine, il valore di
t} si incrementa (positivamente o negativamente) di 2n.
Loca:mente, in ogni aperto che non interseca la curva singolare
t}=t}(p), la primitiva trovata è del tipo G+ccstante; la costante·
368

·cambia attraversando la curva 1' (p). Ciò non contrasta con· il


risultato del punto (d), in cui una primitiva di ro per y>O è g (x, y)
= (!t/2) - arctg (x/y); a tale scopo consigliamo il lettore
interessato di rivedere l'esercizio 3. 67 del 2° volume, parte
prima!

6.19 Sia oo = a(x,y)dx + b(x,y)dy una forma differenziale


chiusa in R2 -{ (0,0) }. Dimostrare che:

·(a) se è nullo 1 'integrale di oo lungo una curva chiusa


~
0
che circonda l'origine, allora la forma 00 è esatta
in R2 -{(0,0)};
(b) esistono una costante k ed una funzione f
eC 1 (R 2 -{ (0,0) }) tali che
-y
a(x,y) = k -- + fx(x,y),
x2+y2

b(x,y) = k _x_ + fy(x,y).


x2+y2

,p

figura 6.8
369

(a) Proviamo che oo è esatta in R2 -( (0,0)} in base al corollario al


teorema 6.1, mostrando che è nullo l'integrale curvilineo di oo
esteso ad ogni curva chiusa~- Con riferimento alla figura 6.8, se
~ è una curva che circonda l'origine, allora unendo~ e~~ con un
segmento si ottiene una nuova curva chiusa che circonda un insieme,
tratteggiato in figura 6.8, completamente contenuto in R2 -{ (0,0) };
in rnodo standard, ricalcando la dimostrazione del teorema 6 .1, si
verifica che l'integrale curvilineo corrispondente è nuJlo. Dato
che i due integrali estesi al segmento si elidono, risulta

da cui
J•·oo=J•o w=O.

Ovviamente tale proprieta vale anche se~ non circonda l'origine.

(b) Posto cr • -2_ dx + _x_ dy , l'integrale curvilineo di cr


x>+y> X 2+y2
lungo una circonferenza~- di centro .(0,0) vale 27t (esercizio 6.3).

Indichiamo ora con h l'integéale di (I) ~u i;,,,: posto k=h/ (27t) risulta

I'Ilo
(ùl-kcr) = J
CJlc
Cll - k J
'l'o
cr = h - ...!L · 21t = O.
27t

In base al precedente punto (a) la forma differenziale 00-kcr è esatta


in R2 -{ (O, O) I; esiste quindi una funzione feC' (R•-( (O, O) I) tale
che df - w-kcr

6.20 Calcolare l'integrale curvilineo

1-sen Vx2+y2 (xdx + ydy )


I r 1Jx2+y2

ove r è l'ar.co di spirale logaritmica di equazione p=e~


(O~~~n/2), percorsa nel verso delle~ crescenti.
1
(E oppor tuno ricordare che il gradiente Dg della funzicne g (x, y)
= Vx 2+y2 è dato, per ogni (x,yJ~(0,0), da

Dg
370

per cui il gradiente della funzione composta F( Vx+y 2 2 ) = F(p),


se F è derivabile, è dato da

Nel nostro caso, con F' (p)=l-senp, risulta F(p)=p+cosp. L'arco di


spirale logaritmica in coordinate cartesiane si rappresenta nella
forma

x. = ed costi, tle [O, 1t/2 J ,

ha estremi nei punti di coordinate (1,0) e (0,e' 12 ) ed è contenuto


·nell'insieme semplicemente connesso

I (x,y) eR 2 : x:2:0, y:2:0) - ( (0,0)}

dove la forma differenziale è esatta. Perciò il risultato


dell'integrale curvilineo è

6.21 Calcolare l'integrale


y
dx + dy
~x2+y2

dove y è la curva definita da

X t - sent cast, y 4 sent, 7t $t$ l.. 7t


4 4

e percorsa nel verso delle t crescenti.

(Con il meto~o dell'esercizio precedente si trova il risultato:


371

6.22 Calcolare l'integrale

Ir'V~
-~dx+ fi±2"cty,
'\Jy+'i

esteso alla curva y di equazioni

x=cos 5 1',, y=sen 5


'(), '()e [O, 1t] •.

[Si noti (il lettore esegua la verifica) che y è una curva regolare
a tratti, essendo regolare separatamente negli intervalli i'le
[0,it/2) e i'le [7t/2, 1t]. Si verifica facilmente che la forma
differenziale è esatta e che una primitiva è data dalla funzione

F (x,y) = 1. i/(x+2} (y+2}


2

nell'insieme I (x,y) ER2 : x~-2, y~-2); perciò essendo (x(0), y(O))


= (1,0), (x(7t), y(7t)) = (-1,0), l'integralecurvilineodatoèuguale
d F(l,O) - F(-1,0) =(VG -·i/2)12 ] '

6.23 Calcolare l'integrale curvilineo

dove y é la curva di R3 definita da

x=l-cost, y=sen2t:, z=?.t/(2+sen2t),

con te [O, 10007t), 1-ercorsa


1 nel verso delle t crescenti.

[Si verifica che la forma differenziale è esatta su tutto R3 • Perciò


è sufficiente calcol_are l'integrale curvilineo esteso àd una
qualunque curva regolare congiungente gli stessi estremi di y e
nello stesso ordine. Dato che gli e>stremi di y sono nei punti (0, 0,0)
e (0,0,10007tl, basta calcolare l'integrale esteso al segmento y'
di equazioni
372

y-o, z=t, te [O, 1000,c].

·otteniamo l'integrale

lODOK
Jt2 dt
fo

6.24 Dimostrare che la forma differenziale in R3

co=(excosy+yz)dx + (xz-eseny)dy + xydz

è esatta e determinare una sua primitiva.

[Posto a=e"cosy+yz, b=xz-e"seny, c=xy, si ha: ar =-e"seny+ zab,,


a,=y=c., b.=x-cr. Dal teorema 6.2 segue che ro è e8àtta. Detta f una
primitiva di w, dalla relazione

integrando rispetto a x, si ha

(5) f(x,y,z) = e"cosy+xyz+c 1


(y,z)

con c 1 da determinarsi. Derivando rispetto a y ambo i membri della


(5) ed imponendo che il risultato va~ga b si ha

c1c1
- e• seny + xz + xz - e• seny
ay

ovvero elci (y,z) - O, da cui c 1 (y,z)


cly

Sostituendo nella (5) si ottiene

f(x,y,z) - e"cosy + xyz + c 2 (z).

con c 2 (z) da determinarsi. Derivando ambo i membri rispetto a z ed


imponendo che il risultato valg~ c, si ha
373

xy + c;cz) = xy

ovvero c;(z) = O e c 2 (z) = c 2 • In definitiva l'espressione di una


primitiva f della forma differenziale data è

f,(x,y,z) - e• cosy + xyz + c 2

6. 25 Siano a 1 (x) funzioni di classe C1 (R"-{ O}), positivamente


omoge~ee di grado a;;t-1, per i=l , ... , n. Dimostrare
che, se la fqrma ·differenziale
n
ro I ai(x) dx
i=-1

è chiusa, allora ro è esatta in ·R"-{0} ed una primitiva


di CO è data da

f (x) v'x:;éO.

[Essendo

~ (x) =- 1- ( I dai (x) · Xi + a.(x)) =


ax. a+ 1 i•l dXk

=-1 ( ..,
{!- -~-
dak (x)·x1 + a.{x)_)
a+l 1•1 OX1

per l'omogenP.ità dì a, vale l'identità di Eulero (ese.,:cizio 3.108,


2° volume, parte prìmar e si. ha

rJf
- (x) = --
1
{a a~x) + ak(x)) = ai.(x).
dxk a+l

Notiamo esplicitamente che la proprietà discussa in questo


esercizio, cioè che una forma chiusa in R"-{0} è anche esatta in
tale insiemP. se i coefficienti a 1 (x) sono omogenei dì grado a.~-1,
374

non vale se il grado di omogeneità a è uguale a - 1. Un controesempio


è fornito dalla forma differenziale dell'esercizio 6.18]

6.26 Dimostrare che le seguenti forme differenziali sono


esatte nel loro insieme di definizione e determinare
una loro primitiva f.

(a) ro = (cosy - y 3 senx) dx+ (3y 2 cosx - xseny) dy


(b) ro - y(y + 3x) dx+ x(2y + x 2 ) dy
(c) ro ... (1 + cosx cosy - y 2 senx) dx + (2y cosx - senx
seny) dy
(d) ro = (seny - y cosx) dx+ (x cosy - senx) dy
(e) ro = (logy + cosx) dx+ (x/y) dy
(f) ro·= (y 2 - 3y cosx) dx+ (2xy - 3 senx) dy + 4z 3 dz
(g) ro = [y cos(x+z) - sen(x+y)] dx+ [sen(x+z) - sen
(x+y)) dy + y cos(x+z) dz

[·(a) i (x, y) "'. xcosy + y 3 cosx; (b) f (x, y) = xy 2 + x'y; (e) f (x, y)
= x+senx 2
cosy + y co~x; (d) f(x,y) = xseny - ysenx; (~) f(x,y)
x logy + se~x; (f) f(x,y,z) = xy 2 + z' - 3y senx; (g) f(x,y,z) =
co~(x+y) + y sen(x+z)]

6C. Formule di Gauss-Green

Sia A un dominio_ regolare di R2 , cioè un insieme limitato


di R2 , coincidente con la chiusura del suo interno, con
frontiera dA costituita da una curva generalmente regolare
(si veda il paragrafo.5B).

La frontiera di A, come cur~a generalmente regolare,


·ammette versore tangente t in tutti i suoi · punti, con
l'eventuale eccezione di un numero finito di essi. In
►corrispondenza è definita la retta normale, o perpendicolare,
-alla retta tangente alla frontiera <}A.Secondo convenzione,
si orienta la retta normale verso l'esterno dell'insieme
A e si considera il corrispondente versore normal.e esterno
v (figura 6.9).
375

I .
I retta normale
y I

figura 6. 9

Si orienta poi la retta tangente in modo che la coppia


(V,,) sia congruente all'orientamento degli assi x,y (cioè,
con un movimento rigido piano, costitùito da una rotazione
ed una traslazione, tale da sovrapporre il versore v con
il versore dell'asse x, risulti che il -.,ersore 't venga a
concidere con il versore dell'asse y).
In corri.spondenza all'orientamento del versore tangente,
viene indotto un orientamento della frontiera dA che, per
convenzione, viene detto positivo; la frontiera cosi
orientata si indica con+ ÒA. In figura 6.9 è rappresentato
un insieme A la cui frontiera è unione ai due curve~, t:
l'orientazione positiva di dA corrisponde al verso
antiorario della curva y1 ed al verso orario della curva y2 •

Sia

(1)
X = x(t) tE [a,b],
y y(t)
376

una rappresentazione parametrica della frontiera aA (o di


una sua parte). Tale rappresentazione stabilisc~ un
orientamento di aA;se, ad esempio, si cambia parametr.o con
la sostituzione s=-t, si ottengono le equazioni parametriche

x=x (-s), y=y (-'-s)' se [-b, -a],

che rappresentano la stessa curva aA,ma òrientata nel verso


opposto al precedente.
Supponiamo che la rappresentazione parametrica (1)
as·segni il verso positivo a aA.· In tal caso il versore
tangente t è il vettore di R2

y• l
per tutti i valori te [a,b] per cui x(t), y(t) sono
derivabili con derivàta continua e (x' (t) )2 + (y' (t) ) 2 :tO.
Analogamente il versore normale esterno è dato da

Per mezzo delle notazioni introdotte possiamo ora


ricordare le formule di Gauss-Green. Tali formule sono
utiii per il calcolo di integrali doppi estesi a domini A
p_efiniti tramite equazioni parametriche della frontiera;
in tal caso, tramite le formule di Gauss-Green, l'integrale
doppio è ridotto ad un integrale curvilineo di una forma
differenziale estesa alla frontiera aA.
. Oltre a ciò, le formule di Gauss-Green hanno un'importanza
>teorica notevole nello studio delle equazioni differenziali
alle derivate parziali. Questa sede però non è la più
opportuna per richiamare il ruolo delle formule di Gauss-
G~een (nella forma dell'esercizio 6. 28) nella definizione
di soluzione debole di un'equazione differenziale di tipo
377

ellittico in forma di divergenza che, peraltro, viene in


genere proposto nei corsi universitari di Anaii_si Matematica
successivi al secondo anno.
Per ogni A, dominio regolare di R2 , e f=f(x,y), funzione
1
di classe C (A) , valgono le relazioni, dette formule di
Gauss-Green:

(2)
A
af
II -ax dx dy = I
+ilA
f dy;

c)f
(3)
II ay
A
dx dy
I
+iJA
f dx;

si noti che a secondo membro della (2) compare l'integrale


curvilineo esteso alla frontiera di A, orientata
positivamente, della forma differenziale di componenti
(O,f); analoga osservazione vale per la formula (3).

6.27 Verificare che le formule di Gauss-Green (2) e (3)


sono equivalenti alla formulazione seguente (detta
teorema della divergenza):

Sia v = (v 1 (x,y), v 2 (x,y)) un'applicazione da A in R2


di componenti v 1 , v 2 di classe C1 ); risulta

( 4) JJ div v (x, y) dx dy = J (v, V) ds


A

dove div v(x,y) è la divergenza del vettore v, definita


da
,.
div v

v=v(x) è il versare normale alla frontiera dA esterno


ail'insieme A e (v,v) è il prodotto scalare tra il
vettore v ed il vettore v.
378

[Verifichiamo in primo luogo che (2), (3) implicano (4).


Utilizzando le fonnule (2), (3) dopo aver rimpiazzato f rispettivamente
con le componenti v 1 , v 2 del vettore v, abbiamo

II
A
div v dx dy • II
A
~xi dx dy + II
A
ilv2
ily
dx dy

= II
+iA
v1 dy - II
+aA
v2 dx .

Comegià osservato, se x=x (t), y=y (t), te [a, b], è una rappresentazione
parametrica che assegna il verso positivo a ÒA, in tale
rappresentazione il versore normale esterno v ha componenti

V • ( y' -x' )•
V{x'}2+ (y' )2 ' V{x')2+ {y')2 '

quindi, ricordando la definizione di integrale curvilineo di una


funzione (paragrafo SC), otteniamo

J (v,v) ds + (y')2 dt
aA

I v1
aA
dy - vi dx;

nell'ultimo passaggio abbia~o utilizzato la definizione di


integrale curvilineo di una forma rlifferenziale (paragrafo 6A).
Avendo sc9lto in precedenza la rappresentazione pa~ametrica della
frontiera di A in modo che + ilA = ÒA, l'implicazione (2), (3) ~
(4) è provata.
Viceversa, se vale (4i per ogni campo vettoriale v= (v 1 , v 2 ) di classe
C1 (A), allora in particolare per v=(f,0) come in precedenza si
ottiene

r fr'dt
cioè la (2). In modo analogo si prova la (3)]

6. 28 Siano f, g funzioni di classe C1 (A) . Dimostrare le


seguenti formule di integrazione per parti relative
agli integrali doppi:

JJf :: dx dy fg dy - J Òf g dx dy
A A
ax
fg dx -
I
A
Òf
Òy
g dx dy

[Sono diretta conseguenza delle formule di Gauss-Green (2), (3) e


si ottengono sostituendo ad fil prodotto fg)

6.29 Siano X=X(x,y) e Y=Y(x,y) funzioni di classe C1 (A).


Dimostrare 1a formula seguente (detta teorema di
Stokes nel piano):

f X dx + Y dy
•dA

[Diretti\ conseguenza delle formule di Gauss-Green (2), (3). Si


ottiene soi:::traendo membrq a mernbro la (3), con f sustituit:a da X,
dalla (2) quando ad f sia stato sostituito Y]

6.30 Verificare che è possibile calcolare l'area m(A) di


un dominio regolare AcR 2 con una delle formule seguenti
(oarticolarmente utili nel caso in cui il dominio A sia
380

de.finito trc1.mite equazioni parametriche della sua


frontiera) :

(a) m (A) = J X dy J y dx
♦aA ♦dA

_1_ J ax dy - py dx, 'v'a,p: a+p;i!:o


0:+13 ♦dA

.l. J x dy - y dx
2 <3A .

[(a) Segue dalla formula di Gauss-Green (2), ponendo f(x,y) = x.


(bl Segue da (3) con f(x,y)=y. (cl E una combinazione lineare di
(al e (b) . (d) Si tratta di un caso particolare della (cl, con a=P=l;
talvolta la formulazione in (dl semplifica il calcolo dell' ar.ea di
A, come ad esempio nell'esercizio che segue, oppure nell'esercizio
6.32 ibl l

6.31 Se A è un dominio regolare come in figura 6.10, la cui


frontiera si rapprE'!senta in coordinate polari tramite
la relazione p=p(i>), tle [0,2n], allora l'area m(A) di
A può essere espressa tramite la formula

dimostrare tale I
affermazione.

( In coordinate polari la frontiera ilA di A si rappresenta medidnte


le equazioni para;aetriche

X = p(O) coso ,
\'I!: [ o
I 2JtJ•
y = p(O) senO
381

·X

figura 6 .10

Al crescere di il da O a 2x la frontiera dA è percorsa in senso


antiorar~o, che corrisponde all'orientazione positiva di dA, come
definita all'inizio del pa~agrafo. Perciò quella precedente è la
rapprese:itazione parametrica di +dA. Dalla formula (d) dell' eserci-zio
precedente otteniamo

~ f x dy - y dx

- 211:• -:os·•v (P'


, [P ·.:. ,;enil + p cosil) - p seni! (p' cosi! - p senil)] dii=

= l.
2 I~p o
2 _(cos 2 il ➔ sen.2-0 dii = l.
21
I~p o
2
àil.

Proponiamo un secondo metodo di dimostrazione, basato sulla formula


di cambiamento di variabili (da cartesiane a polari) per gli
integrali doppi:

m (A)= _ff dx dy [
2•
dii
JP(o)
p dp = l. JZ•p~1') dii I
Jo o 2 ù
A
382

6. 32 I risultati di questo esercizio sono ben noti;


ritrovarli utilizzando le ·formule dei due esercizi
precedenti. Calcolare:

(a) 'l'area ,di un cerchio C di raggio r;

(b) l'area di un ellisse E di semiassi a,b;

(c) l'area di un rettangoloide R come in figura 6.11.

', Y=fCx)
.......
' ...........
t - --
......

', ....

1
a - - b X

figura 6.11

[(a) La frontiera del cerchio Cdi centro l'origine e raggio r, in


coord.inate polari, ha equazione p-costante=r (con t)e [0,·27t)); in
questo caso la formula piu semplice per il calcolo dell'area di C
e quel.la dell'esercizio precedente:
2 2
m (e) = .l
2
Jox r 2 dtl = L:
2
Jo " dtl 7tr 2 •

{b) Per l'ellisse E, la cui frontiera ha equazioni parametriche


383

x=a cost}, y=b sent}, . t}e [0,2n),

è opportuno utilizzare J.a for:nula (d) dell' eserci:~io 6. 30:


2K
x dy - y dx = 1. ab (cos2t) + sen 21))dt} = nab.
2 Jo
Si confronti con il metodo dell'esercizio 3. 71 (a) ,

(c) La frontiera di R in figura 6.11 con f~O, è costituita


dall'unione delle curve Y,, con i=l,2,3,4, di equazioni parametriche:

b
- Y2 : {y X - a
- t
; te [O, f (al I; + Y4 : X
y
-
t
; te[o,f(b)];

+ Yl { y = to
X
te [a, b]; y
l
, {

X = t
y = f (t)
te [a,b),

con i segni+ e - abbiamo indicato l'orientazione che induce il


paramet~o t, crescendo nell'intervallo indicato, ris•patto
all'orientazione canonica della frontiera di R. Dalla formula (b)
dell'esercizio 6.30 si ottiene:

m (R)= I
""'l'l
y dx + I
-'12
y dx - I
'13
y dx - I '14
y dx = r f (t) dt,

essendo gli ultimi tre integrali nulli. L'area m(R) di R è perci6


ugua.le, ome ben noto, all'integrale definito di fin [a,b). Il
lettore verifichi che si giunge al risultato finale anche tramite
la formula (a) dell'esercizio 6, 30, mediante una integrazione per
parti)

6.33 Generalizzando l'esercizio 6.31, verificare che


l'area m (A) dell'insieme A rappresentato in figura
6.12 vale
'384

\
\
\
\ .,,.
\
.,,.

figura 6 .12

[La formula segue facilmente, come nell'esercizio 6. 31, della


formula di cambiamento di variabili per gli integrali doppi, da
cartesiane a polari, La formula si ottiene anche mediante gli
integrali curvilinei, ancora seguendo lo schema dell'esercizio
6. 31:

m (A)= } J x dy - y dx
"'Yl V +')'2 U +y3

= l.
2
J"
2

1'1
p 2
d~ + 1-
2
f+y2
xdy - ydx + 1.
2
J""YJ x dy - y dx

e gli ult.lmi due integrali sono nulli perché su ogni segmento di


retta ?er l'origine, di equazioni parametriche x-at, y=Pt, t~
[O,t 0 J, risulta

x dy - y d>: Clt · ~ dt - ~t · u dt OJ

6.34 Le figure da 6.13 a 6.23 rappresenLano curve


385

particolarmente significative, alcune delle quali gia


incontrate in questo libro, Mediante un integrale
curvilineo o media.nte nn integrale doppio, calcolare
l'area de:

(a) l'insieme limitato da un arco di cicloide (figura


6.13, con te [0,21t]) e l'asse x;

(b) l'insieme delimitato dalla cardioide (figura


6 .14);

(c) un "cappio" della lemniscata di Bernoulli (figura


6.15 con x2'.0);

(d) il dominio delimitato dall'asteroide (figura


6 .16);

(e) il "cappio" della strofoide (figura 6 .17);

(f) un "petalo" della rosa a tre foglie (figura 6,18


con x~O, y~O);

(g) un "petalo" della rosa a quattro foglie (figura


6.19 con x~O, y~O);

(h) la regione del primo quadrante del piano x, y


delimitata dalJ.e due "spire" ~e [0,1t/2) e VE
[2n, 21t + (7t/2)] della spirale di Archimede in
figura 6.20;

(i) come nel punto (h) per la spirale logaritmica in


figura 6.21;

(1) la regione del primo quadrante del piano x,y


delimitata .dalle due "spire" ~e [27t, 27t+ (7t/2) J e
~e (47t,47t+(7t/2)] della spirale iperbolica in figura
6.22;

(m) il "cappio" del folium di Cartesio (figura 6. 23) .


386

e=- r<1+cos8l
y x- r(t-sentl
l
y-rC1-cosl) - r/4

2r

,., 2nr

figura 6.13 - Cicloide figura 6.14 - Cardioide

y )( 2/3 + y 2/3 =r Z/3

Cx'+ y'J' .. r'(•'-y'l oppure


y
ed anche r x = r cos' 8
e= r-Vcos 29
!y = r sen 3
8

-r X

- r

figurò 6.15 - Lemniscata figura 6.16 - Asteroide


di Bernoulli
387

y
--r r X n
I Q=rsen(38l /""f
I
"/
I
/ I ,,,,E..
I ,,,,,,,.. 6
I
I I
I
I r X
I \ I
\ I
figura 6. 17 - Strofoide \ I

'' ...._ ./
/

y '
= r sen2 (28)
p
/ - -- /
/
,,-4 ~

figura
tre
6.18 - Rosa a
foglie
I \
I
I \
I
I r X

\ I
\ I
\ I

' ...._
......
-- /
/

figura 6.19 - Rosa a


quattro foglie
388

e= e'e

4nr x

e4nr

figura 6.20 - Spirale figura 6.21 - Spirale


di Archimede logaritmica

y
y
r -- - - - -- - - -- ----

figura 6.22 - Spirale figura 6.23. - Folium


iperbolica di Cartesio
389

[(a) Indichiamo con A l'insieme delimitato dall'arco di cicloide


in figura 6.13, con te (0,2,i;J, e dall'asse delle x. Calcoliamo
l'area m (A) di A mediante la formula di Gauss-Green dell'esercizio
6.30 (b):

I
+aA
y dx = I
-ilA
y dx;

quando t cresce tra O e 2,i; il punto sull'arco di cicloide percorre


la frontiera ilAin verse antiorario e ciò corrisponde all'orientamento
negativo della frontiera stessa. Dato che sull'asse delle x risulta
y=O, il contributo all'integrale curvilineo su ÒAviene esclusivamente
dall'arco di cicloide:

• J2Kr (1-cost)
I--ÒA
y dx =
0
r (1-cost) dt

2•
r2 (1-2 cost + cos 2t) dt
J 0

dato che (queste formule sono utilizzate anche nel seguito; si


vedano ad esempio gli esercizi 4.58 e 5.12 del 1° volume, parte
seconda):

2K 2•
sen 2
(kt) dt cos 2 (kt) dt = \fke N;
f0 J
0
1t,

si noti r.he, senza calcoli, le formule sopra scritte si possono


ottenere semplicemente osservando che, per motivi di simmetria dei
grafici delle due funzioni integrande, deve risultare

2Jt
sen?. (kt) dt =
J2Jtcos 2
(kt) dt
J0 0

2
ed il risultato segue con la sostituzione cos 2 (kt) = 1-sen (kt).

(b) :on la formula di Gauss-Green dell'esercizio 6.30(d) si


perviene al calcolo dello stesso integrale del precedente punto
(al. Comunque è più naturale l'uso della formula dell'esercizio
6.31:
390

si confronti con il metodo dell'esercizio 3.72 (a).

(c) La lemniscata di Bernoulli è descritta nell'esercizio 4.23 (::;i


• veda anche l'esercizio 5.57), La parte contenuta nel semipiano x~O
ha equazione·polare p=r Vcos 2~, con ~e[-n/4, n/4); l'area del
cappio delimitato da tale curva, in base alla formula dell'esercizio
6.33, vale

1
2
J"''
-•14p2 d1' .. 1.
2
J"''
-x/4
p2 c:os2~ d1' - L:
2

(d) Al crescere di~ tra O e 27t l'asteroide in figura 6.16 è percorso


in verso anti.or"lrio e ciò corrisponde all'orientazione positiva,
secondÒ ,:onvenzione. L'area dell'insieme delimitato dall'asteroide
A vale

2
xdy - ydx = r
2
2
J.o " (3 cos~t} sen¾, + 3 sen 1i} cos~) d~

=k
2
Jo2
" sen 21' cosZ,, d1' - )r
8
2
Jz• sen 2
o
(21') d1'

ed in base a quanto osservato nella risposta al punt:> (a) , l'ultimo


integrale vale n. Perciò l'area delld regione delimitata
dall'astercide è uguale a (3/8) ~r".

(e) Il "cappio''. e di strofoide, rappresentato nel semipiano xSO in


figura 6.17, è un dominio normale rispetto all'asse x e si
rappresenta nella forma (r parametro pcsitivo; si tenga presente
che x è negativo):

e= {- r SxSO, +x ffli.
v-;::; 5 y $ - x
'V~
IITK}.

Mediante le formule di riduzione l'area m(C) di C vale

Io x ~
0
m (e)= II dx dy =- 2 J
-r
x .fITx. dx=
V r="x
- 2
-r 1/r2-x2
dx
391

(abbiamo moltiplicato numeratore e denominatore del radir.ando per


r+x); infine, con la sostituzione x=r cost, otteniamo
K/2
m (e) = - 2 r cost l+co st • (-r sent) dt =
/ K sent

- 2r 2
J: (cost
12
+ cos 2t) dt • (2- ~)r 2

n/3
(f) 1.. /o r2 sen 2
(3-6) d1' = 2!....
r2
12

(g) l. K/2
r 2 sen 4 2
(2tl) dtl = .i:.:. f"sen 4
-6 d-6;.
2 / o 4 o

calcoliamo l'integrale per parti, con il metodo proposto


nell'esercizio 5.37 del volume 1°, parte seconda (si veda anche
}'esercizio 5.25):

( sen 41' d1' =[ sen31' · d (-cos -6)= [- sen 3


-6 cos 1']~+

da cui • sen 'tl dtl = .J../" sen 2tl dtl = 2 1t.


/o 4 o e
In definitiva l'area di un "petalo" della rosa a quattro foglie vale
( 3/32) 1tr 2 •

(h) L'area delia regione A del primo quadrante, delimitata dalle


due spire, è data dalla differenza:

2n+n/2 Jn/2
m (A)= .l r.~ 2
dt) - 1.. r~ 2
dt =
2 J 21t 2 o

(i) .l 2• + n/2
e2rd di} - 1..
i•/2e2rl) di} = _l.._ ( eS•r - e••• - e"' + 1).
2 / 2n 2 o 4r

(1) A differenza di quanto accade: per le spirali ai preéedenti punti


392

(h) e (i), al ·crescere dell'angolo I'} il punto (p,d) sulla spirale


si avvicina all'origine, invece di allontanarsi; perciò l'area
richiesta vale:

1. 12•••12
_r2 d·q
u - _1 14•••12_r2 d·q
u - .2J_ r~ :
2
2 2x ~ 2 4X 1' 2 36O 7t

(ml Alcune proprietà del "folium" di Cartesio sono esaminate negli


esercizi 4.2 e 4.21. L'equazione x 3 +y3 -rxy in coordinate polari si
trasforma in p 1 (cos 3 -tl + sen 31')_ = rp 2 costi sen1', da cui

p r sen1' cos1'
sen 31~ + cos 3t}

Tramite la formula dell'esercizio 6. 33 otteniamo l'area della


regione delimitata dal cappio contenuto nel primo quadrante; con
la sostituzione t=tg 1' risolviamo po~ l'integrale:

x/2
r·. , sen 21' cos 2.qu d1' = L 2 1•/2
1.
2 l° {sen31' + cos31')2 2 ° cos21' (tg 3
1'} + 1)2

naturalmente l' ult:imo inteqrale, r .ispet to a dt, è un integrale


improprio]

6.35 In margine all'esercizio precedente, verificare le


seguenti proprietà, relative alle curve piane
rapprese~tate nelle figure da 6.13 a 6.23:

{a) la cicloide in figura 6.13 è singolare nei punti


sull'asse x ed in corrispondenza a tali punti la retta
tangente (unilaterale) alla curva è verticale;

(b) la cardioide in figura 6 .14 è singolare nell'origine


393

e la retta tangente in tale punto è l'asse :x:; l'ascissa


minima del punto generico della curva vale -r/4;

(c) le bisettrici dei quattro quadranti sono tangenti


alla lemniscata di Bernoulli (figura 6 .15) nell'origine
degli assi;

(d) l'asteroide (figura 6.16) non è regolare in


corrispondenza di ~=O, ~=rc/2, ~=7t, ~=(3/2)n, nonostante
che le equazioni parametriche x(~) = r cos 31'}, y(,'}) =
r sen ~ siano funzioni
3
di classe C;1

(e) confrontando i grafici della strofoide in figura


6 .17 e del folium di Cartesio in figura 6. 23 può venire
il dubbio che, con una rotazione del pian~, una delle
due curve si riduca all'altra; verificare che non è
cosi;

(f) la rosa a tre foglie (figura 6 .18) non ha "petali"


aci. esempio r;iel settore ,'}e (-n/3, O);

(g) la rosa a quattro foglie (figura 6.19) è tangente


alla circonferenza di centro l'origine e raggio r per
d=(n/4) + k(n/2), con k=0,1,2,3;

!h) la spirale di Archimede in figura 6.20 è tangente


all'asse x nell'origine;

(i) in ogni intorno dell'origine la spirale logaritmica


in figura 6.21 ammette un numero infinito di "spire";

( 1) la spirale iperoolica in figuraI 6. 22 ha un asintoto


di eq~azione y=r;

(m) il folium di Cartesio in figura 6.23 è contenuto


nella "striscia" del piano x,y delimitata dalle
condizioni -r/3 < x+y ~ r ed ammette un asintoto di
equazione x+y = -r/3.

[(a) Il generico punto della cicloide cade sull'asse x quando y=


394

r (l-cost.) =O, cioè per t=2k7t, con ke Z. Per tali valori del parametro
si annullano entrambe le derivate

x' (t) = r (1-cost), y' (t) = r sent

e, ad esempio per t=O, il coefficiente angolare della retta tangente


alla curva diventa infinito:

lim y'(t) = lim sent


t-+o± X'(t) t-+o± 1-cost

(b) Le equazioni parametriche della cardioide sono

x = p cos~ = r (l+cos~) costi


y = p sen~ = r (l+cos1') senti .

Le derivate x' (ti) = - r sen1' (1+2 costi), y' (ti) = r(costl + cos 21~ -
sen 21') si annullano per 1'=1t e (utilizzando, ad esempio, il teorema
de L'H6pital):

lim
t't-♦ ,C
o.

L'ascissa minima si determina studianèo ld funzione x (t}), in


particolare determinando il suo minim9 assoluto. L~ derivata x' (~)
si annulla quando 3en tl=O, oppure per cos1' = -1/2 (cioe per x=7t±
(7t/4), più multipli di 27t), che corrisponde ai minimi cercati; per
costl=-1/2 risulta x (ti) = r (l+costl) cost} = -r/4.

(ci La lemniscata di Bernoulli ammette le equazioni parametriche:

1,: funzioni x mi, y (1') sono definite, limitatamente all'intervallo


[0,27t], ir. [0,lt/41, [ (3/4)7t, (5/4)7t], [ (7/4)7t, 2r.:], Limitiamoci
allo studio nell'intervallo [0,7t/4]; le funzioni x(1'), y(t}) non
sono derivabili (a sinistra) per 1)=1&/4e divergono a - ... quando 1'➔7t/
4 da sinistra; ciononostante si vede subito che y' (ti) /x' (1') ➔ 1 per
ti ➔ (7t/4) ".
395

(d) Si veda l'esercizio 5.ll.

(e) Consideriamo il cambiamento di variabili definito da

x=u+,, U e (x+y)/2
{ y = U - V , od anche { V e (x-y)/2

(si noti che avremmo potuto considerare, più propriamente in questo


caso, la trasformazione x=-u-v, y=u-v, ottenendo per6 sostanzialme.1te
gli stessi risultati). Si verifica faci ..lrnente che la strcfoide ha
equazione, rispettivamente nei piani x,y e u,v:

u 3 + v 3 + uv (u+v) + 2r uv = O

mentre il folium di Cartesio ha equazione

X) + yl rxy v2 u2 r - 2u
r + 6u

Anche analiticamente le due curve si. assomigliano, ma non sono


uguali.

(f) Essendo pè:0, l'equazione polare p=r sen (31') è definita se e solo
se sen(31')è:O, cioè per 2kn~31'~(2k+l)n, con keZ, e quindi non è
definita se (2k-l)Jt <31' < 2kn; in particolare, per k=O, l'equazione
pelare non è definita per -Jt < 31' < O, cioè_ se ~e (-Jt/3,0).

(g) Considerando le equazioni parametriche della rosa a quattro


foglie

y (-il) = r sen1' sen 2 21', 1'e [0,2n],

risulta, ad esempio per 1'=1!/4, x' (Jt/4) = -rfi.12, y' (Jt/4) = rfi12, esat-
tamente cbme per la circonferenza di equazioni parametriche x(tl)
= r cos1', y(-i}) = r sen1'.

(hl La spirale di Archimede ha equazioni parametriche x(1') = r1'


cos1', y(1') = ri) sentl e risulta x' (0) = r, y' (O)=Q.

(i) Sia U un int.orno dell'origine degli assi e indichiamo con r 0 >0


396

il raggio di un cerchio e, di centro l'origine, contenuto in u. Un


punto della spirale logaritmica d~ equazione p=e~ appartiene a e
se pSr 0 , cioè se e~Sr 0 e ciò accade se 1'S(log rn)/r. Perciò tutte
le spire tali che tle (- 00 , (log r 0 ) /r) sono contenute nel cerchio
C, e quindi sono anche contenute nell'intorno u.

.(1) L'ordinata di un punto generico della spirale iperbolica in


figur.a 6.22 vale

p sen ù =r sen tl,


t}

e converge ad r per 1'➔ 0• (si ricordi che la spirale iperbolica si


allontana dall'origine quando t} decresce nell'intervallo (O,+~)).
Analogamente l'ascissa x (tl) ➔ + .. per tl➔ O•. Perci.6 la retta y=r
è asintoto per la curva data.

(m) Come nel precedente punto (e) è opportuno riscrivere


l'equazione x 3 +y 3=rxy mediante la trasformazione di c•:iordinate
x=u+v, y=u-v; nel piano u,v l'e~uazione diventa
v2 u2 r-2u
r+6u

ed è definita purchè il rapporto (r-2u)/(r+6u) sia non negativo.


Risolvendo la disequazione (r-2u) / (rHiu) ~O si trovano le soluzioni

cioè - L < x+y .5 r,


6 2 3

tenendo conto che·u=(x+y) /2. Il precedente legame: tra ti e v si può


esprimere tramite le funzioni v=v(u):

v=±~ Vr-2u
r-!-6U

e per u ➔ -r/6 da destra la funzione v=v(u) diverge. Perciò la retta


di equazione u = -r/6 è un asintoto verticale per v~v (u); ricordando
che u = (x+y)/2, ia retta di equazione x+y = -r/3 risulta asintoto
_ ----------.12-er
il folium _g_i_Ca.rtesioJ ____

6. 36 Calcolare gli integrali doppi


397

(a) II xy dx dy (b) II xy dx dy
A A n (x::2:0, y:!:O}

dove A è il dominio delimitato dall' aste:r:-oide di


equazioni parametriche x=r cos 3~, y = r sen 3 ~, con ~E
(0, 27t].

[(a) Utilizziamo la formula (2) di Gauss-Green:

II
A
fx dx dy

dove +aA é l'asteroide percorso in verso antiorario, f, = xy e quindi


f = l.. x 2y. Risulta:
2

IJxy dx dy jr 1. x2 y dy = 1.. r 4 Jo2


" cos 7i} sen~ di}
A ,aA 2 2

-3 r4 JZ•cos 7
6 (l-cos21'})2 d (cosu).
2 o

Eseguendo i conti si trova che l '. integrale vale zero; ciò si pcte•?a
stabilire fin dall'inizio, tenendo conto del segno dell' integrando
e dell:1 simmetria rispetto all'origine d<;!ll'insieme A.

(b) Come in (a) l'integra!~ doppio si riduce ail' integrale semplice


(tenendo anche in conto che gli integrali curvilinei sugli assi
coordinati sono nulli)

} r 4
L n.i2
cos 7i} sen 5tl d3 - - } r'
[ 9
co: i} -

- CCS IOtj + COS l2i} ljrc/2 =~ '.


5 12 o 80

Si confronti con il metodo proposto nell'esercizio 3.64]

6. 37 Calcolare l'area della regione A del piano x, y


398

delimitata dalla retta di equazione y=x e dalla curva


r di equazioni parametriche

te[0,1].

[Gli estremi della curva y sono i punti di coordinate (0,0) e (2,2);


perciò la retta y-x deve essere presa in considerazione limitatamente
a xE [0,2). Dato che per te [0,1) risulta t 4:$t 2 , su y risulta y(t)
S x(t) e quindi la curva y è al di sotto della retta y=x; ciò è
importante per stabilire il verso positivo della frontiera di A che
risulta quell~ delle t crescenti su y e delle x_decLescenti sulla
retta. L'area m(A) di A vale

m (A)= I
+i!A
x dy = e 3
(t2+t) (4t +1) dt - I: x dx

-J 1

o
4
(4t 5+4t +t 2+t) dt - 2 = ...J..
10

6.38 Calcolare l'area della regione limitata dalla retta


y~x e dalla curva

t 3 + logt
te ·[1,e].
3
t + log 3 t

[ (2/!?) e 3 + 13/36)

6.39 Calcolare l'area dell'insieme limitato dalla retta


y=l e dalla curva di equazione

x = 3 (t-sent)
{ y = 1 - sen2t
te [D,1t/2].

[l l
399

6.40 Calcolare l'area della regione limitata dall'asse x


e dalla curva
t - sent tE [ Q t 1t]•
1 - cos2t

[7t)

6.41 Calcolare l'area dell'insieme limitato dall'asse y e


dalla curva di equazioni parametriche

te[0,1)
(arctg t)/2
I (log2)/4 + 1t/8 - 1/3]

6.42 Calcolare l'integrale doppio

II (sx - 6y) dx dy,


e

dove C è l' in.Rieme limi tata dall'asse x e dall'arco di


cicloide
/ x = (t-sent)/5,
te[0,2r.:J
\ y = (1-cost)!s

[(3/5) 1t(1t-l)J

6. 43 Calcolare l'area dell'insieme contenuto nel semipianc


y~O, limitato dalla- retta x+y=l e dalla curva di
equazioni parametriche

x=2cost - cos2t, y=2sent-sen2t, - te [O, 21t].

[Le curve si incontrano nei punti di coordinate (1, O) e (-V2,V2+l),


rispettivamente per t=O e t=(3/4)7t, Mediante le formule di Gauss-
Green si calcola l'area, che vale (9/4) 7t - 2 1/2] V2-
400

6.44 Calcolare l'integrale curvilineo della forma


differenziale
/ (y 2 e"-7y) dx + {2ye"-7) dy,
+y

dove +y è una curva regola~e, contenuta nel semipiano


y~O,,con estremi nei punti (0,1) e (0,4), orientata da
(0,1) a (0,4), tale che la regione A racchiusa day e
dall'asse y abbia area m(A)=3.

[Indichiamo con +"fi il segmento dell'asse y, con 1Sy$4, orientato


da (0, 4) a (O, 1). L'integrale dato si può scrivere nella forma

I y 2e" dx + (2ye"-7) dy - 7 f ydx + 7 J y dx;


+r + (Y u n) • Yl

una primitiva della forma differenziale ro = y 2e"dx + (2ye"-7) dy è


f (x, y) = y 2 e"-7y, mentre l'integrale curvilineo su + ('f u y!) di
·.:.ydx, in base alla formula di Gauss-Green dell'esercizio 6.30 (b),
è uguale all'area m(A) di A. Quindi l'integrale curvilineo vale

f(0,4) - f(O,l) + 7 · m(A) +O= 15]

6. 45 Sia A un dominio regoiare di R2 e f=f (x, y) una funzione


di classe C2 (A); verificare che
/ f,, dx + fy dy O.
+é!A

[La forma differenziale ~. dx + f,, dy è esatta,_ infatti f (x, y) è


una sua primitiva; perciò l'integra.i.e curvilineo, esteso _alla curva
chiusa dA, e nullo. Si può ottenere ~l risultato anche tramite 1~
formule di Gaus~-G~een (prima la (2) e poi la (3)) ed il teorema
. di Schwarz sull'invertibilità dell'ordine delle derivate seconde
miste:

fy dy = Hax
A
dfy dx dy
ff dfx
"iJy
dx dy -f
+3,-.
fx dx ]

6.46 Sia u=u(x,y) unn funzione di classe C2 (A) in un dominio


401

regolare ACR2 • Indichiamo con v il versore normal_e


esterno alla frontiera ÒA. Dimostrare che risulta

JJdiv au
A.
grad u dx dy =
JaA dV ds,

dove grad u = (uX , uy ) è il gradiente di u e Òu/òv è la


derivata direzionale di u nella direzione v (si veda
il paragrafo 3G del 2° volume, parte prima).

[Per il teorema della divergenza (esercizio 6.27) risulta

JJdiv (grad u) dx dy = J (grad u, v) ds = J clu


dV
ds
A ~ ili\

6.47 Sia u=u(x,y) uua funzione armonica {esercizio 3.50


del 2° volume, parte prima) in un dominio regolare A,
cioè tale che u xx +u y~•=O in A. Verificare che risulta

(a)
au ds =- O (v versore normale a òA)
J
a11dV

1- Ux dy
J
aA

[ (a) Conseguenza dell'esercizio precedente, essendo div· (grad u)


= u xx +u yy =O.

(b) Dimostriamo la formula, ad esempio, con dA orientato


positivamente, cioè con clA=+clA.
In base alle formule di Gauss-Green
(2), (3) si ha

J u. dy = JJ u•• dx dy - JJ Uyy dx c!y = J Uy dx


A
402

6D. La fo?:J11Ulacli Stokes ed il teorema della divergenza

Allo scopo di enunciare il teorema di Stokes ed il


teorema della divergenza, rip_rendiamo le notazioni del
paragrafo 50 sulle superfici regolari di :R3 •
Prendiamo in CQnsiderazione una superficie regolare di
R3 , che indichiamo con S, e che è il codominio di
un'applicazione <p:A➔R definita 3
da equazioni parametriche
del tipo
x = x (u, v)
<p: y = y (u,v) .. , (u,v) e A,
(
z = z (u, v)

con A dominio regolare di R2 e <p:A➔R3 di classe C1 , biunivoca


tra l'interno di A e la sua immagine e tale che la matrice
Jacobiana

Jip
--a (x, y, z) Xu Yu Zu

a (u;v) Xv Yv Zv

abbia caratteristica 2 in ogni punto interno ad A.


Consideriamo sulla frontiera aA di A l'orientazione
positiva secondo la convenzione descritta nel paragrafo
precedente e utilizzata per le formule di Gauss-Green (si
veda la figura 6.9). Come al solito indichiamo con +aA la
frontiera di A orientata positivamente.

Supponiamo che

te [a,b],

sia unr. rappresentazione parametrica di +aA. In corrispondenza


le equazioni parametriche'

x=x(u(t), v!t))
+as: y=y(u(t),v t)) , te [a,b],
( z=z{u(t), v t))
403

rappresentano una curva regolare orientata di R3 (al


crescere di t tra a e b), che si chiama bordo orientato della
superficie Se si indica con +as.
Ricordiamo ora alcune notazioni introdotte nel paragrafo
5D.: i vettori <i>u,<pv:

ed il loro prodotto vettoriale

<j)u"<j)v = (det a(y,z) I det cl(z, x), det ~x_,x))


ò(u, v) Ò(u, v) ~

(YuZv - YvZu, ZuXv - ZvXu, · XuYv - XvYu)•

Orbene, la direzione del vettore <i>u"<i>v


è la direzione
normale alla superficie s in un punto generico; evidentemente
il versore normale v è dato da

V =

Secondo convenzione, il versore v è chiamato versore


normale po!Sitivo e la "faccia" della superficie S rivolta
nel verso div è detta faccia positiva di S ed è indicata
con +S (occorre qui ricordare una proprietà importante e
che generalmente viene illustrata nei corsi di Geometria:
di ogni superficie regolare di R3 è possibile distinguere
due facce, una positiva ed una negativa; ciò non è invece
sempre possibile se la-superficie non è regolare secondo
la definizione il, ii), iii) del pàragrafo so,· ed il ben
noto nastro di Mobius - superficie ottenuta identificando
due lati paralleli di un rettangolo in modo che ogni vertice
coincida con il vertice opposto - è un controesempio).
Notiamo esplicitamente che l'orientazione del versore
v dipende dalla rappresentazione parametrica scelta;
ciononostante l'orientazione del versore normale v alla
superficie S è coerente con l'orientazione del bordo òs di
404

S: cambiando la rappresentazione parametrica di s,


rimangono immutati oppure cambiano contemporaneamente il
verso di V e l'orientazione di dS.
A partire da un'applicazione V: R 3 ➔ R 3 di classe C1 , di
componenti

(2)

si definisce una nuova applicazione rotore di V, indicata


con rot V: R 3 ➔R 3 ,
dj componen':i

per ricordare più facilmente la definizione di rotore di


V si usa scrivere il seguente determinante simbolico, che
conviene sviluppare formalmente secondo gli elementi della
prima riga (i,j,k sono i versori degli assi x,y,z):

i j k

rot V
a a a
clx Òy clz
V1 V2 V3

Con le notazioni introdotte vale la seguente:

FORMULA DI S'.I'OKES. - Sia 00 la forma differenziale


lineare su R3 con coefficienti le componenti di V, cioè

L'integrale curvilineo di O> lungo il bordo cls di S


(orientato positivamente) è uguale all'integrale di
superficie del prodotto scalare tra il vettore rotV ed il
versore v normale a S; cioè:
405

I ù) J (rot V, v) dcr.
+ils s

Ricordiamo che la divergenza di V= (v 1 , v 2 , v 3 ), indicata


con div V, per definizione è data da

Enunciamo il seguente:

TEOREMADELLA DIVERGENZA. - Sia B un dominio regolare


di R3 , cioè B è chiusura di un aperto limitato e connesso
con frontiera aa costituita da una superficie regolare.
:::.,,
integrale triplo della divergenza di V esteso a B è uguale
all'integrale di superficie del prodotto scalare (V,v),
dove V è il versore normale esterno a B; in.formula:

IJIdiv V(x, y, z) dx dy dz = J (v,v) d<J.


B ÒB

Il teorema della divergenza e la formula di Stokes hanno


notevoli dpplicazioni ir. Fisica nello studio di campi
vettoriali (campc:, elettrico, magnetico, ecc.) . In particolare
il teorema della divergenza si interpreta dicendo che il
flusso di. un .vettore V attraverso una superficie chiusa dB,
bordo di un insieme BcR 3 , è uguale all'integrale della
divergenza di V estesQ al solido B. Invece la formula di
Stokes ,3tabilisce che la circuitazione di un vettore V lungo
una curva chiusa as, bordo di una superficie ScR 3 , è uguale
al flusso del rotore di V attraverso la superficie S.

6. 48 Sia B un aperto di R3 , u: B➔ R una funzione e V:B➔ R 3


un vettore di classe C2 (B) . Dimostrare che in ogni punto
di B risulta
406

(a) rot grad u=O

(b) div grad u = ~u

(c) div rot V= O

(Basta calcolare le derivate parziali e utilizzare il teorema di


Schwarz sull' invertibilita dell'ordine delle derivate seconde
miste)

6.49 Caléolare in un punto generico il versore v, normale


alla superficie di equazione carteiiana z=f(x,y), con
f funzione di classe C1 in un aperto AcR·.

[La superficie ha equazioni parametriche

x=u, y=v, z=f (u, v), con (u, v) eA,

I vectori <!>ue q,, valgono

(!).= (1, o, f.),


ed il loro prodvtto vettoriale è uguale a

IPu"(j)v = Io i
1
j
o
I 1

Perciò il versore normale V, secondo la formula ( 1) , ha componenti

V =

6.50 Verificare che, in forma scalare, il secondo membro


della formula di Stokes, cioè l'integrale superficiale
407

su s del prodotto scalare (rotV; v), è uguale all'integrale


doppio

II (v1detà(y,z)
A à(u,v)
+ v2detà(z,x)
à(u,v)
+ V3detÒ(x,y)).dudv
à(u,v)

[Basta ricordare la definizione div in (1) e la definizione di


integrale superficiale, discussa nel paragrafo SE, da cui risulta
che
da = I <jly"'•<jl. I du dv )

6. 51 Calcolar.e l'integrale curvilineo di forma differenziale


J dx+ ydz
+as

dove S è la superficie rappresentata in figura 6.24,


di equazione cartesiana

---=----
------· ---
---::...--:--.::·
-~-..::-~
____
-=:__-.........::.
.._.
-- ......

figura 6.24
408

[Si tratta di.calcolare l'integrale curvilineo su +dS della forma


differenziale oo di componenti

La superficie s ammette rappresentazione parametrica


x=x
S:
( y=y
z=x+3sen (x2-y2) ·
-, (x,y) eA = {x2+y2!;;1}

In base alla formula di. Stokes, l'integrale curvilineo di co su +as


si trasforma nell'integrale doppio (si veda anche l'esercizio
6 .50):

IJ[v1 (-z.) + v2 (-zy) + v3J dx dy


A

= Jf[- (1+6x cos (xLy2))+ y] dx dy_.


A

Risolvendo l'integrale doppio per mezzo delle formule di riduzione,


considerando A come dominio normale rispetto all'asse ·y, otteniamo

I
-1
1- dy [ -x-3sen ( x 2 -y"') + xy ]"'~
x _ -~ = - 7t I

6. 52 Verificare che la formula dell'esercizio 6. 29 è un


caso particolare della formula (4) di Stokes.

[Si ottiene considerando la superficie S contenuta nel piano x,y,


di equazioni parametriche

x=x
y=y , (x,y) eA
z=O

e la forma differenziale

CO= X(x,y) dx+ Y(x,y) dy

con terza componente identicamente nulla]


409

6.53 Si calcoli l'integrale curvilineo della forma


differenziale

CO= z 2 dx + xyz dy + xz 2 dz

esteso al bordo +as della superficie laterale (porzione


di superficie cilindrica) del solido B in figura 3. 4 9.

[Si vede subito che l'integrale curvilineo di ro esteso a ~assi


riduce al solo integrale curvilineo esteso alla componente connessa
di as chr giace sul piano x+(y/2) + z = 3 (si veda la f_~gura 3.4!:l),
perché l'altro integrale curvilineo, esteso alla circonferenza sul
piano z=O, é nullo. Tale parte di as si r,appresenta nella forma

f x=cosi'l
y=seni'l ,-ile [0,2~)
\ z=3 - cosi'l - (1/2) seni'l

(tenendo conto dell'orientazione positiva della frontie:ra aA


dell' insj eme A definito nel seguito, si verifica che l'orientazione
positiva della parte di as sopra scritta corrisponde a 1'
decrescente) e l'integrale da calcolare é

Jf ro = ( (z 2x' + xyzy'+xz 2
z'} di'l.
+ils

È possibile continua::-e il calcolo dell' inteçrale fino in fondo, ma


é piuttosto laborioso. Invece richiede calcoli più semplici
l'applicazione del teor:ema di Stokes:

II
,as
ù)
= J (rot v, V) dcr

dove y ( z•, xyz, xz 2 ). Calcolando il rotore di V si trova

i j k

rot V
a a a -xy i + yz k,
ax ay az
z2 xyz xz 2
410

cioè rot V = (-xy, O, yz). La superficie S ammette equazioni


parametriche

x=cost}, z=z, (t},z) EA,

I minori di secondo ordine della matrice Jacobiana

Ye ze ) = ( - sen1' cost} o
Yz Zz 0 o 1

individuano la direzione del versore normale:

det c.l(y,z) a cose, det Ò(z,x) • sene, det ò(x,y) = O;


ace,z) ò(8, z) ace.z)
il vettore (cos1', sen1', O) è già normalizzato con modulo 1, quindi
si tratta del versore normale positivo v. Dato che (rot V, V) =
-xy cos1', essendo da= d1'dz, otteniamo

/ (I) = f (rotV, v) dcr = J - sentl cos2tl dt dz


+as s A

2x r3-co•Oil12) 1enO
dtl · sentl cos2tl dtl
fo Jo

6. 54 Consideriamo un toro T, generato dalla rotazione


intorno all'asse z del cerchio che, nel piano x,z, ha
centro (R,0) e raggio r<R. Sia V il campo vettoriale
di componenti

V = (x<y, - xy 2
, z).

Calcolare il flusso di V uscente dalla superficie del


toro dT, cioè calcolare l'integrale di superficie
411

f (v, v) dcr.
ar

[Utilizzando la formula (6) del teorema della divergenza,


l'integrale sulla superficie arsi riduce all'integrale triplo su
T della divergenza di V:

f
ar
(v,v) dcr = III
T
div V dx dy dz =

= III
T
(2xy - 2xy + 1) dx dy dz III
T
l dx dy dz = rn (r),

dove m(T) è la misura (o volume) del toro T, già calcolata


nell'esercizio 5.SO(c) (ed anche in 5.52(a)), e vale 2n;r 2R)
Appendice·

UN PROGRAMMAPER DISEGNARE AL COMPUTER


GRAFICI DI FUNZIONI DI DUE VARIABILI

Molte figure del libro sono state eseguite con 1' ausilio
di un computer; abbiamo ritenuto di interesse per il lettore
fornire uno dei programmi predisposti per eseguire i
disegni tridimensionali; peraltro, anche se non è stato
utilizzato un unico programma, le idee di base sono comuni
a tutti.
Descri,,iamo un programma per rappresentare in -tre
dimensioni il grafico di una funzione di due variabili; il
programma che . prendiamo in considerazione permette di
ottenere il grafico in figura 1.1, oppure della figura 5 .12,
ecc., oppure il grafico in copertina.
Si disegna il grafico di ur.a funzione z=f (x, y), definita
al variare del punto .(x,y) nel quadrato delimitato dalle
condizioni -lSxSl, -1Sy$1; si rappresenta il grafico
tracciando le curve di R 3 , giacenti su di èsso, di equazione

x=xi=costante,

dove x;r per i=O, 1, ... , 40, sono punti equidistanti


dell'intervallo [-1,1).
Co.me indicato, l'indice i varia tra O e 40; naturalmente
avremmo potuto scegliere numeri differenti; comunque, nel
caso· specifico, il programma traccia 41 curve giacenti su
pi ahi paralleli al piano y, z (il lettore paziente può
413

contare tali curve nel disegno in copertina; in particola!"e


può verificare che, tra la prima curva, quella "vicina" al
lettore, e la curva intermedia, con x 1=0, costituita da un
segmento di retta, si contano 21 curve). Per motivi che
risulteranno chiari nel seguito, legati al fatto che parti
di tali curve devono rimanere nascoste perché coperte dal
grafico in primo piano, viene rappresentata preliminarmente
la curva più vicina al lettore; per far ciò si sceglie come
primo punto x 0 =l e come ultimo punto x 40 =-1.
Per rappresentare una singola curva z=f (x 1 , y) , . con i
fissato, si suddivid~ l'intervallo [-1,1], di variabilità
della y, in 160 sottointervalli di uguale ampiezza (anche
in questo caso si sarebbe potuto scegliere un diverso numero
di suddivisioni). Si calcola poi il valore f(x 1 ,yj), per
j=0,1, ... ,160 e si rappresenta la funzione (della sola
variabile y) interpolando linearmente i valori calcolati,
come schematizzato in figura 7.1.

Z = f(X; ,y)

{ y
I
I
I
1/

fig~ra 7.1
414

Per creare l'effetto tridimensionale si sovrappongono


due grafici successivi (rispetto all'indice i) traslando
il riferimento y, z, cor1ie indicatò nello schema in figura
7.2.
z

-r--+--1----•\--\----,11-,-F---'1-------r- Cx= x;+1l


---+-'--t-----t------1-~------.,---~--,,-----t'-y Cx-=x; l
y

figura 7.2

Veniamo ora al problema centrale, che è quello di non


tracciare quelle parti delle curve anzidette che devono
rimanere nascoste ~erché coperte da parte del.grafico in
primo p·iano.
Per risolvere tale problema abbandoniamo per ora la
visione tridimensionale del grafico e pensiamo ad esso come
ad una figura pjana; precisamente consideriamo l'immagine
del grafico, rappresentata Dullo schermo bidimensionale
del computer. ·
, Introduciél.mo n€l piano dell'immagine del grafico (o,
equivalentemente, nel piano dello schermo) un sistema di
coordinate cartesiane ortogonali u,v, come schematizzato
in figura 7. 3 (secondo convenzione, solitamente in uno
schermo di computer l'origine degli assi è posta in alto
a sinistra e l'asse vertica.le v è orientato verso il basso;
415

per non complicare le notazioni abbiamo scelto l'usuale


riferimento u, vin figura 7. 3, con l'accortezza di cambiare
poi nel programma il valore z=f(x,y) con -z+costante).

asse "li'

a.sse U

.u.

figura 7,3

Supponiamo di avere già disegnato parte della superficie


da rappresentare (in figura 7.3 è disegnata una parte del
grafico in copertina); cioè supponiamo di aver già
disegnato le curve z=f(x ,y),
0
z=f(x 1 ,y), ... , z=f(xi,y).
Consideriamo le due fun~ioni min(u), max(u), definite per
ogni u rispettivamente come il minimo ed il massimo delle
ordinate ~ dei punti del disegno. Ebbene, al passo
successivo del disegno, relativo all_' indice' i+l, il valore
(u, v) corrispondente a z=f (xi•t' y j) verrà rappresentato nel
piano u, v soltanto se l'ordinata v cadrà al di ·fuori
dell'intervallo [min (u), max (u)] (si noti che quì. stiamo
supponendo che il disegno sia un insieme semplicemente
connesso del piano u, v; ciò è certamente vero se la funzione
416

f(x,y) è continua per lxl~1, IYl~l).


Sulla base delle indicazioni precedenti abbiamo ottenuto
il programma che segue, in BASIC, per il disegno in
copertina relativo alla funzione f (x, y) =sen xy. Evidentemente
non é necessario che il programma sia scritto in tale
linguaggio, che peraltro é particolarmente semplice; il
lettore interessato non avra. difficoltà a tradurlo nel
linguaggio a lui preferito.

3 DEFit-:T C,I,J,M,U,V
5 DIM MAX(550),MIN(550)
7 KEY OFF: CLS: SCREEN 2
10 U=SO: V0=140: X=l: Y=-1
:o FÒR 1=0 TO 40
30 FOR J =0 TO 160
4t' REM - - - - - -- - inserire la funzione
50 Z =SIN(9*X>t<Y)
/2
60 REM -- - - - - - inserire la funzione
?O V=V0-Z>t<60
100 IF 1=0 OR 1=159 OR J-160 THEN MAX(U)=V: MIN(U)=V: GOTO 200
110 IF: V > MAX(U) THEN MAX(U)=V: GOTO 200
120 IF V < MIN(U) THE:N MIN(U)=V: GOTO 200
130 C~O: GQTO 220
200 IF C=O OR J =0 THEN PSET(U,V)
210 UNE -(U,V): C=l
220 U=U+2~ Y=Y+,0125: NEXT J
:::!30 U=U-318: VO=V0-2: X=X-.05: Y=-1: NEXT I

Nel seguito è proposta una descrizione del proyramma.


Osserviamo preliminarmente che la specifica funzione
z=f(x,y) di cui si vuole disegnare il grafico è inserita
nella linea SO. Nella linea SO del listato sopra scritto
compare l'istruzione
417

50 Z=SIN (9*X*Y)/2_.

Si tratta quindi del grafico della funzione z= (1/2)


sen(9xy). I numeri 1/2 e 9 sono fattori di normalizzazione
(o fattori di scala): rappresentare la funzione g(x,y) =
sen (9xy) per lxl~l, lyl~1 è come rappresentare la funzione
f(x,yl = sen(xyJ per lxl53 e lyls3.

Occorre cambiare soltanto la linea 50 per disegnare il


grafico di un'altra funzione. Ad esempio, per ottenere il
grafico della funzione f(x,y) = x 2 +y 2 in figurs 1.1 si deve
modificare la linea 50 con la seguente

50 Z=X*X + Y*Y - 1

(l'addendo -1 ~a lo scopo di traslare verticalmente il


grafico della funzione, ma non ne cambia le proporzioni).
Invece per ottenere il grafico in ·figura 1.8 è opportuno
cambiare le variabili x, y rispettivamente con (3/2) x,
(3/2)y; in tal caso il dominio di rappresentazione della
funzione originaria è un quadrato, di lato lungo 3 che
contiene al suo interno i punti (1,1), (1,-1), (-1,1),
(-1,-1). A meno di un fattore moltiplicativo e di una
costante additiva, la nuova istruzione da considerare è

Altre figure sono state ottenute con le istruzioni


indicate (avvertiamo il 'lettore che, funzione per funzione,
è necessario individuare a priori, anche con es~erimenti
numerici, opportuni fattori di scala):

fig. 1. 7 Z=.3+(X/4+YA4-4*Y*XA2)/2

fig. 1.9 Z=XA4+YA4-(X+Y)A2/2-.3

fig. 1.11 Z=6*(X-Y)*EXP(-5*(XA2+Yn2))

fig. 1.13 Z=-SIN(3.1415*X)*SIN(6.283*Y)


fig. 1.14 Z=l.S*SQR(X*X+Y*Y)-1

fig. 1.15 Z=INT ( ~ 5-2*Y) / 4

fig. 1.21 T=SQR(X*X+Y*Y)*2:Z=T*(T~lJ*(T-2)/9

fig. 1.24 Z=SIN(9*(X*X+Y*Y))/2

fig. 1.25 T=LOG(SQR(X*X+Y*Y)*2): Z=T-TA2+.6

fig. 1.37 XX=X*l.ti: YY=Y*l.8: Z=.8*(1-EXP(-((XX-YY)*


~cxxA2+YYA2-l))A2))

Infine, per ·ottenere la figura 6. 24, abbiamo sostituito


l'istruzione GOTO 200 alla fine della linea 100 con
l'istruzione C=O: GOTO 220. Abbiamo poi considerato le
nuove istruzioni

50 Z=SIN(X*X-Y*Y)+X/3

105 IF X*X + Y*Y > 1 THEN C=0: GOTO 220

Analizziamo più in dettaglio il programma

Linee da 3 a 7 - La linea 5 è la principale; le funzioni


max(u), min(u), introdotte precedentemente, sono defi~ite
come vettori di componenti

(max(O), max(l), max(2), ... , max(550))"

e analogamente per min (u). Nella linea 3, facoltativa,


viene dichiard.to che le variabili indicate (e quelle la cui
iniziale comincia con una delle lettere indicate, come ad
esempio ma;<(u), min (u)) hanno valori interi; tale istruzione
ha lo scopo di rendere più veloce l'esecuzione del
prograrr~ìla.
Nella linea 7 viene impartita l'istruzione SCREEN2 che,
almeno per il GWBASIC in ambiente MS-DOS, corrisponde al
modo grafico in media risoluzione, con 640 pixel orizzontali
e 200 pixel verticali. Questo ed altri dettagli del
419

programma pot:r·ebbero dover essere modificati in base allo


specifico computer e software ·in uso; ad esempio, in
ambiente Apple MACINTOSHgeneralmente l' istr~zionè· 7 va
abolita e sostituita semplicemente con l'istruzione di
pulizia dello schermo CLS.

Linee da 1 O a 70 - Nella linea 10 si fissano le coordinate


(u,v 0 ) del punto del grafico che nello schermo appare in
basso a sinistra nel caso in cui il valore z corrispondente
sia nullo (il lettore provi a far correre il programma dopo
aver sostituito nella linea 50 la nuova istruzione Z=0);
sempre nella linea 10 si fissano le coordinate del punto
iniziale (x 0 ,y 0 ) = (1,-1).
Come già detto, nella linea 50 si inserisce la funzione
z=f(x,y) da rappresentare; le linée 40 e 60 potrebbero
essere omesse.
Con l'istruzione 70 si calcola l'ordinata v del punto
(u,v) da rappresentare sullo schermo; l'ordinata v è il
risultato della somma algebrica della quota v del piano x, y
0
e del valore z della funzione f(x,y), moltiplicato per il
fattore 60 che ha uno scopo di normalizzazione. Il segno
- dipende dal fatto che l'asse delle ordinate del piano
dello schermo è orientato verso il basso.

Linee da 100 a 130 - Nelle linee 110, 120 si aggiornano


i valori max (u), min (u), nel caso in cui l'ordinata v
risulti esterna 3ll'intervallo [min(u), max(u)]; in tal
caso si passa a disegnare il grafico con le successive
istruzioni 200, 210. Altrimenti, se vE [rr.in (u), max (u) j, le
istruzioni 110,120 vengono ignorate; in tal caso e, che è
un parametro di controllo, viene posto uguale a zero per
ricordare a.l passo successivo j+l che l'ultimo pur1to
effettivamente rappresentato sul video non è quello
corrispo~dente al passo di indice j.

L.inee da 200 a 230 - Con l'istruzione contenuta in 210


si disegna un segmento di ~econdo estremo nel punto (u,v)
e di primo estremo nel punto considerato in un p·recedente
passo (a meno che, come indicato nella linea 200, risulti
C=0 oppure j=O; ir, tal caso il segmento si riduce al punto
42u

di cooràinate (u,v)). ,
.Nell~ linea 220 si aggiornano i valori di u e y: u
aumenta, .a passi di 2, 160 volte mentre y, passando dayl
a yj•l' · aumenta di 0.0125=1/80, pari alla lunghezza
dell'intervallo (-1, 1) divisa per 160. Analogamente x, nel
passare· da x 1 a x 1 ♦1, è incrementato nella linea 230 di
0.05=1/20, pari alla lunghezza dell'intervallo (-1,1]
divisa per 40.
La parte prima del 2° - volume
di esercizi contiene i -seguenti capitoli:.·

- SUCCESSIONI E SERIE DI FUNZIONI


- SPAZI METRICI E SPAZI NORMATI
'··
FUNZIONI DI PIÙ VARIABILI
- EQUAZIONI DIFFERENZIALI LINEARI
~ ::(. .
- EQUAZIONI DIFFERENZIALI NON LINEARI DEL PRIMO ORPIN-E::'i\'..;;J,
- EQUAZIONI DIFFERENZIALI NON LINEARI DI ORDINE s·uPk~:r~i~
,... .._..,._\,'
_._
AL PRIMO

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