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CARLO BARDARO
15.10.1997
Contents
1 Serie di Fourier 3
1.1 Sistemi ortogonali in L2 (I), I ⊂ IR . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2 Il problema della migliore approssimazione . . . . . . . . . . . 6
1.3 Proprietá principali dei coefficienti di Fourier . . . . . . . . . . 8
1.4 Il sistema trigonometrico. La trasformata discreta di Fourier . 10
2 Convoluzioni in IR 15
2.1 Notazioni e risultati preliminari . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
2.2 Convoluzioni in IR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
2.3 Funzioni periodiche e loro convoluzioni . . . . . . . . . . . . . 19
2.4 Due teoremi di Analisi Funzionale . . . . . . . . . . . . . . . . 21
2.5 Integrali singolari di funzioni periodiche . . . . . . . . . . . . . 23
5 La trasformata di Fourier 62
5.1 L’integrale di Fourier . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
1
5.2 La trasformata di Fourier. Prime proprietá . . . . . . . . . . 65
5.3 Proprietá fondamentali della trasformata di Fourier in IR . . . 69
5.4 Inversione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71
5.5 Alcune applicazioni alla teoria dei segnali . . . . . . . . . . . . 72
5.6 Il problema di Dirichlet per il semipiano . . . . . . . . . . . . 78
Bibliografia 80
2
Chapter 1
Serie di Fourier
3
La proposizione seguente mette in evidenza alcune proprietá fondamentali
del prodotto scalare.
Proposizione 1 Se f, g, h ∈ L2 (I), α, β ∈ C
C, sussistono le seguenti proprie-
tá:
(i) < g, f > =< f, g >
Allora si ha:
Z
< g, f > = Re < g, f > −iIm < g, f >= {Re(gf ) − iIm(gf )}dx
Z I Z
= gf dx = gf dx =< f, g > .
I I
4
Pn
complesse tali che j=0 cj ϕj = 0, per quasi ogni x ∈ I. Allora per ogni
k = 0, . . . , n si ha:
n n
cj < ϕj , ϕk >= ck kϕk22 ,
X X
0 =< cj ϕj , ϕk >=
j=0 j=0
ESEMPI
5
(b) Consideriamo lo spazio L2 (IR) ed il sottoinsieme S = {eo , e1 , . . .} con
2
en (x) = xn e−x /2 , n = 0, 1, . . . . É facile mostrare che ogni sottoin-
sieme finito di S é linearmente indipendente. Ortogonalizzando in
L2 (IR) l’insieme S, otteniamo un insieme ortonormale N i cui ele-
menti sono detti funzioni di Hermite.
minvn ∈V n kf − vn k2 = kf − v˜n k2
6
Teorema 1 Siano N = {ϕo , ϕ1 , . . .} un sistema ortonormale in L2 (I) ed
f ∈ L2 (I). Posto per ogni k ∈ IN, fˆk =< f, ϕk > e, per ogni n ∈ IN ,
n n
fˆk ϕk (x), vn (n) =
X X
sn (x) = ak ϕk (x),
k=0 k=0
risulta:
kf − sn k2 ≤ kf − vn k2 (1.7)
ak fˆk . Pertanto:
Pn Pn
mentre < f, vn >= k=0 ak < f, ϕk >= k=0
n n n
vn k22 kf k22 ak fˆk − ak fˆk + |ak |2
X X X
kf − = −
k=0 k=0 k=0
n n
= kf k22 − |fˆk |2 + (ak − fˆk )(ak − fˆk )
X X
(1.8)
k=0 k=0
n n
= kf k22 − |fˆk |2 + |ak − fˆk |2 .
X X
k=0 k=0
7
I coefficienti fˆk =< f, ϕk >, k = 0, 1, 2, . . . , che realizzano le migliori
approssimazioni di f al sottospazio V n , per ogni n, si chiamano coefficienti
di Fourier di f rispetto al sistema ortonormale N e la serie di funzioni
P∞ ˆ
k=0 fk ϕk (x), definita quasi ovunque, é detta Serie di Fourier relativa ad
N. La notazione f (x) ∼ ∞
P ˆ
k=0 fk ϕk (x), significa che la serie a destra é la
serie di Fourier associata ad f ∈ L2 (I) rispetto ad N e non implica alcuna
proprietá di convergenza.
ESEMPIO Se N é il sistema trigonometrico reale (esempio d del par.1)
la serie ∞
1ˆ
(fˆc (k) cos kx + fˆs (k) sin kx)
X
fc (0) +
2 k=1
lim kf − sk k2 = 0,
k→∞
dove le funzioni sk sono le somme parziali della serie di Fourier di f relativa
ad N.
Dimostrazione Se nella (8) poniamo ak = fˆk otteniamo:
n
kf k22 − |fˆk |2 = kf − sn k22 ≥ 0,
X
k=0
8
per ogni n ∈ IN e quindi la (9) segue immediatamente. Ancora con la
sostituzione ak = fˆk nella (8) otteniamo:
n
kf − sn k22 = kf k22 − |fˆk |2 ,
X
k=0
Teorema 3 Sia {cn }n∈INo una successione di numeri complessi tale che
P∞ 2
k=0 |ck | < ∞ e sia N = {ϕo , ϕ1 , ϕ2 , . . .} un sistema ortonormale in
L2 (I). Esiste una funzione f ∈ L2 (I) tale che ck = fˆk =< f, ϕk >, k =
0, 1, 2, . . . .
Pn
Dimostrazione Posto sn = k=0 ck ϕk , si ha
m m
ksn − sm k22 =< sn − sm , sn − sm > =
X X
ck cj < ϕk , ϕj >
k=n+1 j=n+1
m
|ck |2 .
X
=
k=n+1
un n tale che per ogni n, m > n, ksn − sm k22 < ε. La successione {sn } é
allora di Cauchy e siccome L2 (I) é completo, esiste f ∈ L2 (I) tale che
limn→∞ kf − sn k2 = 0. Resta da provare che fˆk = ck . A tale scopo siano
n, k con n ≥ k. Usando l’ortonormalitá di N é facile vedere che < sn , ϕk >=
ck e quindi usando la disuguaglianza di Hölder, si ha:
|ck − fˆk | = | < sn , ϕk > − < f, ϕk > | = | < sn − f, ϕk > |
≤ kϕk k2 ksn − f k2 .
9
Passando al limite per n → ∞ otteniamo |ck − fˆk | = 0, cioé l’asserto per
l’arbitrarietá di k.
OSSERVAZIONE La funzione f ∈ L2 (I) la cui esistenza é assicurata dal
teorema di Riesz-Fischer é tale che
∞
kf k22 |fˆk |2 .
X
=
k=0
10
dove
ˆ 1Zπ ˆ 1Zπ
fc (k) = f (x) cos kxdx, k = 0, 1, . . . , fs (k) = f (x) sin kxdx, k = 1, 2, . . .
π −π π −π
Se scriviamo la serie di Fourier di f rispetto al sistema (trigonometrico)
complesso N = { √12π einx }n∈ZZ , otteniamo
+∞
fˆk eikx ,
X
f∼
−∞
ˆ 1 Zπ
fk = f (x)e−ikx dx, k ∈ Z . (1.10)
2π −π
In generale una generica serie trigonometrica a coefficienti reali {ak }, {bk }, definita
dalla:
∞
1 X
ao + (ak cos kx + bk sin kx) (1.11)
2 k=1
11
|f (x)|, quasi ovunque in [−π, π]. Cosı́ ad ogni f ∈ L1 ([−π, π]) puó essere
associata la serie di Fourier rispetto al sistema trigonometrico (reale o com-
plesso).
Se f ∈ L1 ([−π, π]), la successione {fˆk }k∈ZZ si chiama trasformata discreta
di Fourier di f . La serie di Fourier di f in forma complessa:
+∞
fˆk eikx
X
f∼ (1.13)
k=−∞
puó essere vista almeno formalmente, come una formula di inversione della
trasformata discreta di Fourier; una formula cioé che consenta di ricostruire
la f a partire dala successione {fˆk }. Il problema della ricostruzione di
f a partire dai coefficienti fˆk é di grande importanza nelle applicazioni,
specie nella teoria dei segnali. Perció dovremo occuparci dello studio della
convergenza delle serie di Fourier.
Se ad esempio sapessimo che +∞ ˆ
k=−∞ |fk | < +∞, allora la serie (13)
P
12
Lemma 1 Se f ∈ L1 ([−π, π]) allora
lim kτh f − f k1 = 0
h→0
13
e quindi la (14).
(n)
fk = (ik)n fˆk k ∈ Z . (1.15)
d
(n)
poiché |fk | tende a 0 quando |k| → ∞, si ottiene:
d
14
Chapter 2
Convoluzioni in IR
15
quanto seguirá. Con X(IR) denoteremo uno degli spazi Lp , 1 ≤ p < +∞, o
C.
é in L1 , allora:
Z +∞ Z +∞ Z +∞
f (·, y)dy ≤ g(y)dy = kf (·, y)kX(IR) dy. (2.4)
−∞ −∞ −∞
Dimostrazione Omessa. Osserviamo soltanto che la (4) non é altro che una
estensione della classica disuguaglianza di Minkowski.
lim kf (· + h) − f (·)kX(IR) = 0.
h→0
16
2.2 Convoluzioni in IR
Siano f, g due funzioni definite su IR e misurabili su IR. L’espressione:
1 Z +∞
(f ? g)(x) = √ f (x − u) g(u)du (2.5)
2π −∞
é detta convoluzione di f e g.
0
Teorema 3 Sia f ∈ Lp , 1 ≤ p ≤ +∞ e g ∈ Lp , con p−1 + p0−1 = 1. Allora
f ? g ∈ C e risulta:
17
Se x ∈ IR é tale che |x| > 2a, allora [x − a, x + a] ⊂ {u : |u| > a} e quindi:
(Z )
1 a Z
|(f ? g)(x)| ≤ √ + |f (x − u) g(u)|du
2π −a |u|>a
( )1/p ( )1/p0
1 Za p 1 Z p0
≤ √ |f (x − u)| du kgkp0 + kf kp √ |g(u)| du
2π −a 2π |u|>a
( )1/p
1 Z x+a p
≤ √ |f (u)| du kgkp0 + εkf kp
2π x−a
( )1/p
1 Z
≤ √ |f (u)|p du kgkp0 + εkf kp
2π |u|>a
≤ (kgkp0 + kf kp ) ε.
Un altro risultato é fornito dal seguente teorema del quale non riportiamo
la dimostrazione che, peraltro, é sostanzialmente analoga a quella del teorema
3.
18
Le dimostrazioni sono semplici conseguenze della definizione. Osserviamo
soltanto che nella (iii) il prodotto (f ? g) ? h é ben definito poiché essendo
f, g ∈ L1 , anche f ? g ∈ L1 (teorema 4).
kf kL∞
2π
= ess.sup|x|≤π |f (x)| < +∞. (2.9)
19
per ogni a ∈ IR. Infatti, posto u = v + 2π, si ha:
Z a+π Z a−π
f (u)du = f (v)dv
π −π
e quindi:
Z a+π Z −π Z π Z a+π
f (u)du = + + f (u)du
a−π a−π −π π
Z π
= f (u)du.
−π
Inversamente, é possibile dimostrare che se (11) vale per ogni a ∈ IR, allora
f é 2π− periodica.
Nel seguito X2π denoterá sempre uno degli spazi C2π , Lp2π , 1 ≤ p < +∞.
Ovviamente sussistono gli analoghi dei teoremi visti in precedenza. In
particolare si ha:
kf ? gkC2π ≤ kf kp kgkp0 .
20
Teorema 6 Se f, g ∈ L1 ([−π, π]) allora:
per ogni f ∈ X.
Analogamente diciamo che {Tn } é fortemente di Cauchy se risulta:
per ogni f ∈ X.
21
Se indichiamo con L(X, Y ) la classe di tutti gli operatori lineari continui
T : X→Y, definiamo la norma di T ∈ L(X, Y ) ponendo:
kT f kY
kT kL(X,Y ) = sup = sup kT kY .
f 6=0 kf kX kf kX ≤1
kTn kY ≤ Mf , (2.16)
allora la successione {kTn kL(X,Y ) } é limitata, cioé esiste una costante M tale
che:
kTn kY ≤ M kf kX , ∀n ∈ IN, ∀f ∈ X.
22
(b) Sia X uno spazio di Banach, {Tn } una succesione di operatori lineari
continui di X in sé. Allora per ogni f ∈ X,
se e solo se (i) esiste M > 0 tale che kTn kL(X,Y ) ≤ M, per ogni n ∈
IN ; (ii) esiste un sottoinsieme A ⊂ X denso, tale che (17) vale per
ogni g ∈ A.
1Zπ
Iρ (f ; x) = (f ? χρ )(x) = f (x − u) χρ (u)du (2.19)
2π −π
si dice un integrale singolare (periodico).
Diciamo che Iρ é positivo (continuo), se il corrispondente nucleo χρ é
positivo (continuo).
Sussiste il seguente:
23
Dimostrazione É una conseguenza del teorema 5.
Ponendo Iρ (f ; x) = [Iρ f ](x), ρ ∈ A , gli integrali (19) definiscono un
operatore lineare Iρ : X2π →X2π .
Ci proponiamo ora di studiare la convergenza forte degli operatori Iρ . Di
fondamentale importanza, a questo proposito, é la seguente definizione: un
nucleo {χρ (x)} si dice identitá approssimata (periodica) se, per qualche M >
0 risulta:
(+) kχρ k1 ≤ M, ∀ρ ∈ A .
(++) Per ogni 0 < δ < π si ha:
Z
lim |χρ (u)|du = 0.
ρ→ρ0 δ≤|u|≤π
≡ I1 + I2 (2.23)
Poiché f é uniformemente continua, ad ogni ε > 0 corrisponde un δ > 0 tale
che kf (· − u) − f (·)kX2π ≤ ε, per ogni |u| ≤ δ. Questo implica I1 ≤ εM.
Fissiamo ora δ. Allora:
1 Z
I2 ≤ 2kf kX2π |χρ (u)|du.
2π δ≤|u|≤π
24
In virtú della (++), I2 →0, ρ→ρ0 . Pertanto la (21) vale nel caso X2π = C2π .
Sia ora X2π = Lp2π , 1 ≤ p < +∞. In tal caso applicando il teorema 1,
otteniamo:
1Zπ
kIρ (f ; ·) − f (·)kp = [f (· − u) − f (u)] χρ (u)du
2π −π p
1Zπ
≤ k(f (· − u) − f (·)) χρ (u)kp du
2π −π
1Zπ
= kf (· − u) − f (·)kp |χρ (u)|du
2π (−π )
1 Z Z
= + kf (· − u) − f (·)kp |χρ (u)|du
2π |u|≤δ |u|>δ
= I1 + I2 .
In virtú del teorema 2, I1 ≤ εM, mentre:
Z
I2 ≤ 2kf kp |χρ (u)|du
δ≤|u|≤π
da cui l’asserto.
La dimostrazione é omessa.
26
Chapter 3
27
n
X sin(nx/2) sin((n + 1)x/2)
sin(kx) = (3.3)
k=1 sin(x/2)
28
Dimostrazione É noto che se z ∈ C
C é tale che |z| < 1, si ha:
∞
z
zk =
X
k=1 1−z
pertanto :
∞
1+z
zk =
X
1+2
k=1 1−z
dove ak , bk ∈ C
C.
La classe di tutti i polinomi di grado n é denotata con Tn .
La serie:
∞
a0 X
+ {ak cos(kx) + bk sin(kx)} (3.9)
2 n=1
29
che é la somma parziale simmetrica o bilatera della serie:
+∞
ck eikx .
X
(3.10)
n=−∞
k=−n
30
3.3 Convergenza delle serie di Fourier
Per studiare la convergenza delle serie di Fourier di una funzione f ∈ L12π scri-
viamo le somme parziali Sn (f, x) in termini di ”convoluzione”. Si ha:
n
" #
1Z π 1 X
Sn (f, x) = f (u) + {cosku coskx + sinku sinkx} du
π −π 2 k=1
n
( )
1Zπ X
= f (u) 1+2 cos[k(x − u)] du.
2π −π k=1
con j ∈ Z .
Da questo segue la seguente rappresentazione integrale per Sn :
1Zπ
Sn (f, x) = f (x − u) Dn (u)du (3.11)
2π −π
31
Teorema 5 (Localizzazione di Riemann) Sia f ∈ L12π . La serie di Fourier
di f converge in un punto x0 ad un fissato punto c, se e solo se per qualche
δ ∈]0, π[, risulta:
lim (I2 + I3 ) = 0.
n→+∞
allora risulta:
32
Dimostrazione Basta osservare che in tal caso la (13) sussiste con c =
f (x0 ), a causa del lemma 1.
ˆ 1Zπ 1 Zπ 0
fc (k) = f (x) cos kxdx = − f (x) sin kxdx
π −π kπ −π
1
= − fˆs0 (k), k = 1, 2, . . . ,
k
ed analogamente si ha fˆs (k) = fˆc0 (k)/k, k = 1, 2, . . . .
Allora possiamo scrivere:
fˆc (0) ∞
(|fˆc (k)| + |fˆs (k)|)
X
+ (3.15)
2 k=1
33
fˆc (0) X ∞
|fˆc0 (k)| |fˆs0 (k)|
!
= + +
2 k=1 k k
|fˆc (0)| 1 X ∞ h i ∞
1
(fˆs0 (k))2 + (fˆc0 (k))2 +
X
+ 2
. (3.16)
2 2 k=1 k=1 k
34
Ancora, questo implica che {Dn } non é un’identitá approssimata e quindi
non é possibile applicare il teorema 10 del Capitolo 2.
Sia f ∈ X2π e sia Sk (f, x) la somma parziale k-esima della serie di Fourier
di f calcolata nel punto x.
Definiamo medie di Fejer della serie di Fourier di f le somme:
n
1 X
σn (f, x) = Sk (f, x). (3.18)
n + 1 k=0
35
sin2 ((n + 1)x/2)
( " #)
1 1
= 1+ − sin(x/2)
n+1 sin(x/2) sin(x/2)
" #2
1 sin((n + 1)x/2)
=
n+1 sin(x/2)
36
n
fbc (0) X k 1Z π
= + (1 − ) f (x − u) cos(ku) du
2 k=1 n + 1 π −π
n
fbc (0) X k
= + (1 − ) {fbc (k) cos(kx) + fbs (k) sin(kx)}
2 k=1 n + 1
Lemma 2 Risulta:
< f − F, ϕk >= 0, k = 0, 1, 2, . . . .
37
Dimostrazione Osserviamo intanto che per ogni funzione g ∈ L2 (I) si ha:
e quindi
∞ ∞
fˆk ϕk , g >= fˆk < ϕk , g >,
X X
< (3.21)
k=0 k=0
per ogni funzione g ∈ L2 (I). Dalla (21) abbiamo allora, per ogni j =
0, 1, 2, . . . ,
cioé l’asserto.
(fˆc (0))2 ∞
{[fˆc (k)]2 + [fˆs (k)]2 }
X
+ (3.22)
2 k=1
1Zπ 2
= f (x)dx,
π −π
per ogni f ∈ L2 ([−π, π]).
38
3.6 Θ− fattori
Abbiamo visto che il nucleo di Dirichlet non é una identitá approssimata.
Questo implica che non é possibile applicare il teorema 10 del Cap. 2. In
particolare si dimostra che in generale non c’é convergenza delle serie di
Fourier in L12π o in C2π .
Tuttavia possiamo ottenere la convergenza in norma considerando delle
”somme generalizzate” che si ottengono moltiplicando i coefficienti fbc (k), fbs (k)
per opportuni ”fattori” Θ(k).
Sia A un insieme di parametri i cui elementi indicheremo con ρ. Una
famiglia {Θρ (k)}ρ∈A é detta un Θ−fattore se ∀ρ ∈ A , Θρ (k) é una funzione
reale su Z tale che:
(i) Θρ ∈ `1 , cioé |Θρ (k)| < +∞;
P
k∈ZZ
(ii) Θρ (0) = 1;
(iii) Θρ (k) = Θρ (−k).
Se f ∈ L12π possiamo formare le Θ−medie:
∞
1 b X
Uρ (f, x) = fc (0) + Θρ (k) {fbc (k) cos(kx) + fbs (k) sin(kx)}. (3.23)
2 k=1
39
uniformemente. Poiché Θρ é pari, Cρ (x) definisce un nucleo pari e continuo.
L’ipotesi Θρ (0) = 1 implica:
Z π
Cρ (u)du = 2π.
−π
ESEMPI
(1) L’integrale di Abel - Poisson
Poniamo Θr (k) = r|k| , A = [0, 1[, ρ0 = 1.
Poiché r ∈ [0, 1[, é ovvio che {Θr } é un Θ−fattore. Esso é detto
Θ−fattore di Abel - Poisson.
In tal caso la (23) diventa:
∞
1 b
rk {fbc (k) cos(kx) + fbs (k) sin(kx)}
X
Pr (f, x) = fc (0) +
2 k=1
∞
r|k| fb(k) eikx .
X
= (3.26)
k=−∞
40
dove, per il teorema 4, si ha:
∞
1 − r2
rk cos(kx) =
X
pr (x) = 1 + 2 .
k=1 1 − 2r cos x + r2
Sussiste il seguente:
41
Teorema 14 Per ogni f ∈ X2π , l’integrale singolare di Rogosinski con-
verge in norma ad f, per n→∞.
Dimostrazione Omessa.
42
3.7 Criteri di convergenza forte per l’operatore
Iρ
Dal teorema 9 del Cap. 2 segue che l’integrale Iρ (f ; x) definisce una trasfor-
mazione lineare Iρ su X2π , e si ha:
kIρ kL(X2π ,X2π ) ≤ kχρ k1 , ρ ∈ A . (3.32)
In certi casi é possibile dare un teorema di rappresentazione per la norma di
Iρ , come operatore. Riportiamo qui senza dimostrazione questi risultati.
Teorema 15 Sia {χρ (x)} un nucleo continuo. Allora per ogni ρ ∈ A , si ha:
kIρ kL(C2π ,C2π ) = kχρ k1 (3.33)
kIρ kL(Lp2π ,C2π ) = kχρ kp0 (3.34)
con 1 ≤ p ≤ +∞.
per ogni h ∈ A ⊂ X2π , con A denso in X2π , allora per ogni f ∈ X2π ,
lim kIρ (f ; ·) − f (·)kX2π = 0. (3.35)
ρ→ρ0
43
Teorema 18 L’insieme dei polinomi trigonometrici (reali o complessi) forma
un insieme - test per la convergenza in norma.
Dimostrazione Dal teorema di Fejer i polinomi σn (f, x) costituiscono un
insieme denso in X2π . Cosı́ se Iρ (f ; x) verifica la (35) per ogni f ≡ σn , allora
esso soddisfa la (35) per ogni f.
44
Operando il cambiamento di variabile v = x − u, con x ∈ [−π, π], si ottiene:
1Zπ x−v
Iρ (sin2 (u/2), 0) = sin2 ( ) χρ (x − v) dv
2π −π 2
1 Z π 1 − cos(x − v)
= χρ (x − v) dv
2π −π 2
1 1Zπ 1Zπ
= χρ (x − v) dv − cos(x − v) χρ (x − v) dv
2 2π −π 2π −π
Tenendo conto che χρ é periodica, applicando la formula di addizione degli
archi nel secondo integrale della precedente relazione, otteniamo:
1
Iρ (sin2 (u/2), 0) = {1 − cos x Iρ (cos u, x) − sin x Iρ (sin u, x)} (3.36)
2
Ora il secondo membro della (36), a causa della (ii) tende, rispetto alla norma
di X2π , a (1/2){1 − cos2 x − sin2 x} = 0, e perció poché il primo membro non
dipende da x, segue la (iii).
(iii) =⇒ (iv). Poiché χρ ≥ 0, per ogni δ con 0 < δ < π, si ha:
1Zπ
Iρ (sin2 (u/2), 0) = sin2 (u/2) χρ (u) du
2π −π
1 Z
≥ sin2 (u/2) χρ (u) du
2π δ≤|u|≤π
sin2 (δ/2) Z
≥ χρ (u) du,
2π δ≤|u|≤π
45
É chiaro che ogni nucleo {χρ } tale che kχρ k1 ≤ M, per ogni ρ ∈ A e per
qualche M > 0 e che verifica la proprietá (P) é una identitá approssimata
(verificarlo!).
Sussiste il seguente:
Teorema 20 Sia f ∈ X2π e supponiamo che il nucleo {χρ (x)} dell’integrale
Iρ (f ; x) sia una identitá approssimata, verificante la proprietá (P). Allora:
(a) In ogni punto di continuitá x0 , di f si ha:
lim Iρ (f, x0 ) = f (x0 )
ρ→ρ0
allora:
lim Iρ (f ; x) = c.
ρ→ρ0
46
per ogni ρ. Inoltre,
1 Z
I2 = |f (x0 − u) − f (x0 )||χρ (u)|du
2π δ≤|u|≤π
1 Z
≤ sup |χρ (u)| |f (x0 − u) − f (x0 )|du
2π δ≤|u|≤π δ≤|u|≤π
si ha:
lim Iρ (f ; x) = f (x).
ρ→ρ0
47
dove δ ∈]0, π[.
Poniamo ora:
Z u
G(u) = [f (x + t) + f (x − t) − 2f (x)] dt.
0
da cui per la proprietá (P), |I2 |→0, ρ→ρ0 . Da questo segue l’asserto.
48
Teorema 22 Sia f ∈ L12π e supponiamo che il nucleo {χρ } dell’integrale
Iρ (f ; x) sia una identitá approssimata, pari, positiva e tale che χρ é decres-
cente in [0, π], per ogni ρ ∈ A . Allora in ogni punto x per cui vale la (38) si
ha:
lim Iρ (f ; x) = f (x).
ρ→ρ0
Pertanto:
( Z δ )
ε
|I1 | ≤ δχρ (δ) + u d(−χρ (u))
2π 0
ε Zδ
= χρ (u) du ≤ εM.
2π 0
Inoltre é facile provare che:
|I2 | ≤ χρ (δ){2kf k1 + |f (x)|}
da cui l’asserto per la (40).
49
Corollario 6 Se f ∈ Lp2π , 1 ≤ p < +∞, allora:
lim Pr (f, x) = f (x) (3.41)
r→1−
Teorema 24 Sia f ∈ L12π e supponiamo che {χρ } sia un nucleo pari, che
possiede un maggiorante {χρ ∗ } su [0, π] verificante le ipotesi del teorema 23.
Allora in ogni punto x in cui vale (38) si ha:
lim Iρ (f ; x) = f (x)
ρ→ρ0
50
Corollario 7 Sia f ∈ Lp2π , 1 ≤ p < +∞. Allora per quasi tutti gli x ∈ IR,
si ha:
2π{Iρ (f ; x) − f (x)}
(Z Z π)
δ
= + [f (x − u) + f (x + u) − 2f (x)] χρ (u) du
0 δ
= I1 + I2 .
51
Se G é la funzione definita nel teorema 19, segue che :
Z δ
I1 = [f (x − u) + f (x + u) − 2f (x)] χρ (u) du
0
Z δ
= G0 (u) χρ (u) du
0
Per la (44), esiste un δ > 0, tale che per ogni u ∈ [0, δ], si ha |G(u)| ≤
M u1+α , per qualche costante M > 0. Integrando per parti si ha:
Z δ
|I1 | = G(δ) χρ (δ) + G(u) [−χρ 0 (u)]du
0
Z δ
≤ |G(δ)| χρ (δ) + |G(u)|[−χρ 0 (u)] du
0
Z δ
≤ Mδ 1+α
χρ (δ) + M u1+α [−χρ 0 (u)] du
0
Z δ
= M δ 1+α χρ (δ) − M δ 1+α χρ (δ) + M (α + 1) uα χρ (u) du
0
Z δ
= M (α + 1) uα χρ (u) du = O(m(χρ ; α)), ρ→ρ0 .
0
Inoltre si ha:
Z π
|I2 | = [f (x − u) + f (x + u) − 2f (x)] χρ (u) du (3.46)
δ
≤ χρ (δ) {2kf k1 + |f (x)|}
e questo implica che χρ (x) = O(m(χρ ; α)), per ogni x ∈]0, π[. Ma allora
dalla (46) segue che χρ (δ) = O(m(χρ ; α)) e quindi:
52
Se oltre alle ipotesi del teorema precedente, il nucleo χρ verifica la con-
dizione:
allora otteniamo:
53
Chapter 4
∂ 2U ∂ 2U
+ = 0, (4.1)
∂x2 ∂y 2
con le condizioni al contorno:
54
Figure 4.1:
da cui
X 00 (x) Y 00 (y)
=− . (4.3)
X(x) Y (y)
Siccome il primo membro della (3) é una funzione della sola x mentre il
secondo membro é funzione della sola y, dovrá necessariamente risultare:
X 00 (x) Y 00 (y)
=k=− , (4.4)
X(x) Y (y)
con k ∈ IR costante. Risolvendo le due equazioni (ordinarie) in (4) otteniamo
(α > 0):
U (x, y) = c4 c1 sin(αx)e−αy , c1 , c4 6= 0.
55
Dalla U (δ, y) = 0 segue allora αδ = nπ, n ∈ IN, cioé α = nπ/δ. Posto
bn = c4 c1 (in corrispondenza ad un fissato n), otteniamo che la funzione:
nπ
Un (x, y) = bn exp(− y) sin(nπx/δ), n = 1, 2, 3, . . . ,
δ
verifica l’equazione (1) e le condizioni (2) ad eccezione della U (x, 0) = T. Se
la serie:
∞
X nπ
bn exp(− y) sin(nπx/δ), n = 1, 2, 3, . . . , (4.6)
n=1 δ
é convergente, essa verifica ancora la (1) e le prime tre delle (2). Cerchiamo
allora i coefficienti bn in modo che la serie (6) sia tale che U (x, 0) = T. Si
ha:
∞
X
T = bn sin(nπx/δ), 0 < x < δ.
n=1
Posto:
(
T se 0 < x < δ
f (x) =
−T se −δ < x < 0
56
Figure 4.2:
sono soluzioni particolari della (8). Esse sono funzioni 2π− periodiche rispetto
a ϑ. Siccome ρ−k → +∞ se ρ → 0, assumeremo c2 = 0. Posto Ak =
c1 c4 , Bk = c1 c3 , per ogni scelta di k = 0, 1, 2, . . . , otteniamo un insieme di
soluzioni del tipo:
Posto dunque:
∞
(Ak ρk cos kϑ + Bk ρk sin kϑ),
X
U (ρ, ϑ) = Ao + (4.11)
k=1
dove:
T
ϑ se 0 < ϑ < π
f (ϑ) = π
T
− ϑ se −π < ϑ < 0
π
Quindi le condizioni al contorno saranno verificate se la serie nella (12) é la
serie di Fourier di f in [−π, π[. Usando il corollario 4, deve quindi risultare:
1
Ao = fˆc (0), Ak rk = fˆc (k), Bk rk = fˆs (k),
2
da cui
4T
Ao = T /2, Bk = 0, A2k = 0, A2k−1 = −
r2k−1 (2k − 1)2 π 2
58
Figure 4.3:
X 00 (x) 1 Y 00 (t)
= 2
X(x) v Y (t)
u(x, t) = (c1 sin kx + c2 cos kx)(c3 sin kvt + c4 cos kvt). (4.17)
Poniamo allora:
∞
X
u(x, t) = [An cos(nπvt/r) + Bn sin(nπvt/r)] sin(nπx/r). (4.18)
n=1
60
Sostituendo questi valori nella (18) otteniamo una soluzione del problema,
verificante le (15), (16).
61
Chapter 5
La trasformata di Fourier
62
per ogni r > 0, ragionando come nel teorema 6, Cap.3, si ha:
In generale la funzione
Z +∞
g(λ) = f (t) cos(λ(t − xo ))dt
−∞
63
Teorema 2 (Jordan) Se f ∈ L1 (IR) e se xo é tale che f é a variazione
limitata in [xo − δ, xo + δ], per qualche δ > 0, si ha:
1 1 Z +∞ Z +∞
{f (xo + 0) + f (xo − 0)} = dλ f (t) cos(λ(t − xo ))dt. (5.2)
2 π 0 −∞
In analogia con quanto accade nella teoria delle serie di Fourier, é facile
mostrare che se f ∈ L1 (IR) verifica l’ipotesi del teorema 1 in xo ed é pari,
si ha:
2 Z +∞
Z +∞
f (xo ) = cos(λxo ) f (t) cos(λt)dt dλ
π 0 0
mentre se é dispari,
2 Z +∞
Z +∞
f (xo ) = sin(λxo ) f (t) sin(λt)dt dλ
π 0 0
64
Teorema 3 Se f e xo verificano le ipotesi del teorema 1, si ha:
Z +∞ Z +∞
1
−iλ(t−xo )
f (xo ) = (P.V.) f (t)e dt dλ, (5.3)
2π −∞ −∞
R +∞ RN
dove (P.V.) −∞ = limN →+∞ −N é il valore principale.
Omettiamo la dimostrazione.
Analogamente si ottiene la forma complessa del teorema 2.
b: f 7→ fˆ,
ˆ 1 Z +∞
f (λ) = √ f (t)e−iλt dt, λ ∈ IR (5.6)
2π −∞
L’antitrasformata di Fourier é invece la trasformazione inversa:
Z +∞
1
f (x) = √ (P.V.) fˆ(λ)eiλx dλ, (5.7)
2π −∞
65
Si osservi che la somiglianza tra le formule (6) e (7) é solo formale. Mentre
la (6) é ben definita in L1 (IR) la (7) non é sempre definita e sotto le ipotesi
del teorema 3, esiste come ”valore principale”.
ihλ ˆ
τd
h f (λ) = e f (λ), λ ∈ IR.
66
Teorema 4 La trasformata di Fourier ” b ” definisce una trasformazione
lineare limitata di L1 (IR) in Co , dove
Co = {g : IR → C
C : g é continua e lim g(λ) = 0}.
|λ|→∞
ˆ ˆ 1 Z +∞
|f (λ + h) − f (λ)| ≤ √ |f (t)||e−iht − 1|dt.
2π −∞
Sia ora {hn } una successione qualsiasi tale che hn → 0. Posto
gn (t) = |f (t)||e−ihn t − 1|, n ∈ IN, t ∈ IR,
si ha gn (t) → 0 quasi ovunque per n → +∞, ed inoltre, |gn (t)| ≤ 2|f (t)|. Es-
sendo f ∈ L1 (IR), utilizzando il teorema di convergenza dominata di Lebesgue,
si ha:
lim |fˆ(λ + hn ) − fˆ(λ)| = 0,
n→+∞
67
C, f, g ∈ L1 (IR).
con λ ∈ IR, α, β ∈ C
Concludendo, la (v) ci dice che ” b ” é una trasformazione lineare limitata
di L1 (IR) in Co .
ˆ 1 Z +∞ −γ|t| −iλt
f (λ) = √ e e dt
2π −∞
2 Z +∞ −γt
= √ e cos(λt)dt
2π 0
1 2γ
= √ 2 .
2π λ + γ 2
(b) Sia (
1, |t| ≤ a
f (t) =
0 |t| > a
con a > 0. Si ha:
ˆ 1 Z a −iλt 2 sin(λa)
f (λ) = √ e dt = √ .
2π −a 2π λ
Osserviamo che in tal caso fˆ ∈
6 L1 (IR).
1
(c) Sia f (t) = , a > 0.
t2
+ a2
In tal caso utilizzando la teoria delle funzioni di variabile complessa, si ha:
π 1 −a|λ|
r
fˆ(λ) = e , λ ∈ IR.
2a
2
(d) Sia f (t) = e−at , a > 0.
In tal caso, si ottiene:
ˆ 2 Z +∞ −at2
f (λ) = √ e cos(λt)dt.
2π 0
Derivando sotto il segno di integrale, si ottiene l’equazione differenziale:
λ
fˆ0 (λ) = − fˆ(λ),
2a
68
√
ed inoltre é facile verificare che fˆ(0) = 1/ 2a; pertanto fˆ é l’unica soluzione
del problema di Cauchy:
y 0 + (t/2a)y
(
√ =0
y(0) = 1/ 2a,
Da questo segue che
1 2
fˆ(λ) = √ e−λ /4a .
2a
69
OSSERVAZIONI (a) In generale se f ∈ L1 (IR)∩C k (IR), k ∈ IN, k ≥ 2, e
se f (j) ∈ L1 (IR), per ogni j = 1, . . . , k, si ha :
(k) (λ) = (iλ)k fˆ(λ).
fd (5.9)
70
Teorema 8 Sia f ∈ L1 (IR). Se fˆ(λ) = 0, per ogni λ ∈ IR, si ha f (t) =
0 quasi ovunque in IR.
5.4 Inversione
Sia f ∈ L1 (IR). Se f verifica la condizione di Dini per ogni x ∈ IR, il teorema
integrale di Fourier (teorema 3), fornisce una formula di inversione del tipo:
1 Z +∞ ˆ
f (x) = √ f (λ) eiλx dλ, x ∈ IR,
2π −∞
dove l’integrale é inteso nel senso del valore principale. Tuttavia é spesso
utilizzato il seguente teorema, del quale non daremo la dimostrazione.
Teorema 11 Se f, fˆ ∈ L1 (IR), si ha:
1 Z +∞ ˆ
f (x) = √ f (λ) eiλx dλ, q.o.x ∈ IR, (5.14)
2π −∞
dove l’integrale é inteso nel senso di Lebesgue. Inoltre se f é continua la
(14) vale ovunque in IR.
71
Corollario 2 Siano f, g ∈ L1 (IR). Se ĝ ∈ L1 (IR), si ha:
1 Z +∞ ˆ
(f ? g)(x) = √ f (λ)ĝ(λ) eiλx dλ, (5.15)
2π −∞
quasi ovunque in IR.
72
limitata, anche se nella pratica questa assunzione é normalmente utilizzata,
senza compromettere la validitá dei modelli matematici.
Tratteremo qui una impostazione generale del problema della ricostruzione
dei segnali, non necessariamente a banda limitata, che é stata introdotta re-
centemente da P.L.Butzer. In questo assetto la (16) sará verificata in un
senso approssimato, ma utilizzando di fatto un numero finito di campioni. Il
trucco sta nel sostituire la funzione ”sinc” con altre che abbiano un supporto
compatto.
Indicheremo qui, come al solito, con C lo spazio di tutte le funzioni
f : IR → IR uniformemente continue e limitate, con l’usuale norma kf k∞ =
supt∈IR |f (t)|. Indicheremo poi con C (r) lo spazio delle funzioni f ∈ C tali
che esiste la derivata r-esima, r ∈ IN, e f (r) ∈ C. Infine indicheremo con
Cc (IR) e Cc(r) (IR), r ∈ IN, i sottospazi di C e C (r) costituiti dalle funzioni
a supporto compatto.
Se ϕ ∈ Cc (IR) ed f ∈ C, poniamo:
+∞
(Swϕ f )(t) =
X
f (k/w)ϕ(wt − k), t ∈ IR, w > 0. (5.17)
k=−∞
Sussiste il seguente:
Teorema 12 Sia ϕ ∈ Cc (IR) tale che:
+∞
X
ϕ(u − k) = 1, u ∈ IR. (5.19)
k=−∞
73
Se f ∈ C, allora:
Ora I1 < ε +∞ k=−∞ |ϕ(wto − k)| ≤ ε mo (ϕ). Inoltre tenendo fissato il δ >
P
= f (to ).
74
Dimostrazione Dato che il supporto di ϕ é contenuto in ]0, +∞[, ϕ(wto −
k) = 0 se k/w ≥ to . Pertanto:
(Swϕ )(to ) =
X
f (k/w)ϕ(wto − k).
k/w<to
75
mentre, se n = 3,:
2 2
1 3 3 1 1
2 |t| + 2
− |t| + , |t| ≤
2 2 2 2
M3 (t) = 1 3
−|t| + 2 , 1
< |t| ≤ 3
2 2 2
0, |t| > 32
M
d (2πk) = 0, d (0) = √1 .
k ∈ Z \ {0}, M
n n
2π
dove ϕ ∈ Cc (IR).
sussiste il seguente:
Teorema 14 Sia ϕ ∈ Cc (IR). Supponiamo che per qualche r ∈ IN risulti:
+∞
(
X
j 1, j = 0,
(u − k) ϕ(u − k) = (5.25)
k=−∞
0, j = 1, 2, . . . , r − 1
76
Dimostrazione Applichiamo alla f la formula di Taylor con il resto integrale
d’ordine r :
r−1
f (h) (t) 1 Z u
(u − t)h + f (r) (y)(u − y)r−1 dy
X
f (u) =
h=0 h! (r − 1)! t
Pertanto:
+∞
(Swϕ )(t) − f (t) =
X
f (k/w)ϕ(wt − k) − f (t)
k=−∞
+∞
X r−1 f (h) (t)
((k/w) − t)h
X
=
k=−∞ h=0 h!
+∞
(Z )
1 k/w
(r) r−1
X
+ f (y)((k/w) − y) dy ϕ(wt − k) − f (t).
k=−∞ (r − 1)! t
ESEMPIO Se r = 2, il nucleo:
ϕ2 (t) = 3M2 (t − 2) − 2M2 (t − 3),
verifica (27). Inoltre, in tal caso, mr (ϕ2 )/r! ≤ 15, e:
kf − Swϕ2 f k∞ = O(w−2 ), w → +∞.
Se r = 3, possiamo prendere:
1
ϕ3 (t) = {47M3 (t − 2) − 62M3 (t − 3) + 23M3 (t − 4)}.
8
In tal caso, mr (ϕ3 )/r! ≤ 54, e:
kf − Swϕ3 f k∞ = O(w−3 ), w → +∞.
La costruzione di tali funzioni si basa sulla risoluzione di sistemi lineari in
campo complesso la cui formulazione esula dalla trattazione presente.
77
5.6 Il problema di Dirichlet per il semipiano
Il problema consiste nel determinare la distribuzione di temperatura su una
lamina bidimensionale infinita, assimilabile ad un semipiano, nota la tem-
peratura lungo il bordo. Se u(x, y), (x, y) ∈ IR × IR+ , rappresenta la
temperatura nel punto (x, y), e se f : IR → IR é la distribuzione iniziale
di temperatura sull’asse x, il problema consiste nel determinare la soluzione
dell’equazione:
∂ 2u ∂ 2u
∆u ≡ + =0
∂x2 ∂y 2
in IR × IR+ con una condizione iniziale del tipo u(x, 0) = f (x), x ∈ IR.
Il metodo che seguiremo fará uso della trasformata di Fourier in IR (questo
dipende dalla forma del dominio di u(x, y)).
2 2
Supporremo u ∈ C 2 (IR×IR+ ) con u(·, y), ∂u
∂x
(·, y), ∂∂xu2 (·, y), ∂u
∂y
(·, y), ∂∂yu2 (·, y) in
L1 (IR), ed inoltre:
(+) ku(·, y)k1 ≤ M, per ogni y ∈ IR+ , per qualche M > 0.
∂u ∂ 2u
(x, y) ≤ g(x), (x, y) ≤ h(x),
∂y ∂y 2
2u
∂d
(λ, y) = −λ2 û(λ, y), λ ∈ IR, y > 0. (5.29)
∂x2
Inoltre dalle (++), usando un teorema di derivazione sotto il segno di inte-
grale, si ha:
2u
∂d ∂ 2 û
(λ, y) = (λ, y), λ ∈ IR, y > 0. (5.30)
∂y 2 ∂y 2
78
L’equazione ∆u = 0 diventa allora:
∂ 2 û
(λ, y) − λ2 û(λ, y) = 0, λ ∈ IR, y > 0. (5.31)
∂y 2
dove A(λ), B(λ) sono coefficienti (dipendenti dal parametro λ). Occorre
ora determinare A(λ), B(λ).
Dalla (+), |û(λ, y)| ≤ M, per ogni λ ∈ IR, y ∈ IR+ e quindi per y →
+∞, A(λ) = 0, se λ > 0, B(λ) = 0, se λ ≤ 0.
Inoltre la (28) si trasforma nella (teorema 5):
Ció implica che A(λ) + B(λ) = fˆ(λ), per ogni λ ∈ IR; pertanto se u(x, y) é
una soluzione del problema, la sua trasformata di Fourier é data da:
79
Bibliography
[5] A.H.Griffel Applied Functional Analysis John Wiley and Sons, 1981
80