Esercitazioni
di Matematica
y
1° VOLUME
PARTE SECONDA
3π
2π
π
– 3π –π 2π
– 4π – 2π π 3π x
– 2π
– 3π
Liguori Editore
Paolo Marcellini Carlo Sbordone
Esercitazioni
di
Matematica
1o Volume
Parte seconda
nuova edizione
Liguori Editore
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Marcellini, Paolo :
Esercitazioni di Matematica – 1o Volume – Parte seconda/Paolo Marcellini, Carlo Sbordone
Napoli : Liguori, 2014
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Indice
[La derivata f 0 (x) = 3x2 + 1 è positiva per ogni x ∈ R. Quindi f (x) è strettamente crescente
su tutto l’asse reale]
[La derivata f 0 (x) = 4x3 è positiva per x > 0 ed è negativa per x < 0]
[Se n è dispari allora n − 1 è pari; in questo caso la derivata f 0 (x) = nxn−1 è positiva per
ogni x 6= 0 (se n 6= 1). Se invece n è pari, allora n − 1 è dispari e quindi f 0 (x) ≷ 0 se x ≷ 0]
[(a) La derivata f 0 (x) = 2x2 (2x − 3) si annulla per x = 0 e x = 3/2, ed è positiva per
x > 3/2. La funzione f (x), essendo strettamente decrescente in (−∞, 0] e [0, 3/2], è quindi
strettamente decrescente nell’intervallo (−∞, 3/2], ed è strettamente crescente in [3/2, +∞);
(b) risulta f 0 (x) = 14(x2 + 2x + 3)6 (x + 1). La derivata è positiva per x > −1 (infatti il
Capitolo 1. Applicazioni del calcolo differenziale 3
[(a) La funzione f (x) è crescente in (0, 1], decrescente in [1, +∞); (b) la funzione f (x) è
crescente in (0, e], decrescente in [e, +∞)]
f (x)
= [cos log log x − 3 + sen log log x] .
x
Qualunque sia l’argomento delle funzioni seno e coseno, il risultato è un numero minore od
uguale ad 1. Si ottiene pertanto
f (x) f (x)
f 0 (x) ≤ [1 − 3 + 1] = − < 0.
x x
Pertanto f 0 (x) < 0 in (1, +∞) e f (x) è una funzione strettamente decrescente in tale
intervallo]
[(a) La derivata vale f 0 (x) = 2 sen x cos x = sen 2x. La funzione risulta crescente negli
intervalli [kπ, π/2 + kπ], ∀ k ∈ Z, ed è decrescente altrimenti; (b) la funzione è decrescente
negli intervalli [π/3 + 2kπ, (5/3)π + 2kπ], ∀ k ∈ Z, ed è crescente altrimenti]
1.12 Sia f (x) una funzione pari, cioè tale che f (x) = f (−x) per ogni x ∈ R.
È possibile che f (x) sia crescente in un intorno del punto x0 = 0? È possibile
che f (x) sia strettamente crescente in un intorno di x0 = 0?
[Supponiamo che esista δ > 0 per cui f (x) risulti crescente nell’intorno (−δ, δ) del punto
x0 = 0. Fissiamo x1 ∈ (0, δ); essendo −x1 < 0 < x1 , risulta quindi
f (−x1 ) ≤ f (0) ≤ f (x1 ).
Inoltre, dato che f (x) è una funzione pari, risulta anche f (x1 ) = f (−x1 ). Otteniamo
quindi f (−x1 ) = f (0) = f (x1 ), ∀ x1 ∈ (0, δ). Perciò, se f (x) è crescente in (−δ, δ) , allora
è necessariamente costante in tale intervallo. Inoltre, per lo stesso motivo, non esiste una
funzione pari e strettamente crescente in un intorno di x0 = 0]
[La funzione verifica la proprietà f (x) = f (−x) per ogni x ∈ R; è quindi una funzione pari.
Non è derivabile per x = 0, a causa dell’addendo |x|. La studiamo per x ≥ 0; in tale insieme
la funzione f (x) ha espressione analitica
√
f (x) = 1 + x2 − x , ∀ x ∈ [0, +∞)
e la sua derivata prima vale
√
x x − 1 + x2
f 0 (x) = √ −1= √ .
1 + x2 1 + x2
√
Dato che x < 1 + x2 per ogni x ≥ 0, risulta f 0 (x) < 0 per ogni x ∈ [0, +∞). Pertanto f (x)
è decrescente in [0, +∞) e, essendo una funzione pari, è crescente in (−∞, 0]]
Capitolo 1. Applicazioni del calcolo differenziale 5
2 x2 − 1
[Risulta f 0 (x) = 1 − 2
= 2 , da cui si deduce che f (x) è crescente separatamente
1+x x +1
negli intervalli (−∞, −1] e [1, +∞), mentre è decrescente in [−1, 1]]
f 0 (x0 ) = 0
f 00 (x0 ) > 0 x0 punto di min. rel.
f 00 (x0 ) < 0 x0 punto di max rel.
f 00 (x0 ) = 0 f (3) (x0 ) > 0 x0 punto di flesso
:
f (3) (x0 ) < 0 x0 punto di flesso
f (3) (x0 ) = 0 :
(4)
f (x0 ) > 0 x0 punto di min. rel.
f (3) (x0 ) < 0 x0 punto di max rel.
f (3) (x0 ) = 0 : . . .
...
...
[La derivata f 0 (x) = 2(6x2 −5x+1) si annulla in corrispondenza dei valori x1 = 1/3, x2 = 1/2.
Per stabilire se x1 , x2 sono punti di massimo o di minimo per f (x), si può procedere in due
modi. Il primo metodo consiste nello stabilire gli intervalli di monotonia di f (x), in base
al segno della derivata prima. Risulta 6x2 − 5x + 1 > 0 all’esterno dell’intervallo [1/3, 1/2];
perciò f (x) è crescente negli intervalli (−∞, 1/3] e [1/2, +∞) ed è decrescente altrimenti (si
veda lo schema in figura 1.1).
figura 1.1
8 1B. Massimi e minimi
Con l’aiuto dello schema in figura 1.1 possiamo affermare che x1 = 1/3 è un punto di
massimo relativo, x2 = 1/2 è un punto di minimo relativo.
Il secondo metodo è basato sul segno della derivata seconda in corrispondenza di x = x1 ,
x = x2 . Risulta f 00 (x) = 2(12x − 5); essendo f 00 (1/3) = −2 < 0, il punto x1 è di massimo
relativo; essendo f 00 (1/2) = 2 > 0, il punto x2 è di minimo relativo]
[La derivata f 0 (x) = 3(x − 1)2 si annulla per x = 1. Dato che f 0 (x) > 0 per ogni x 6= 1,
la funzione f (x) è strettamente crescente su tutto R; quindi, il punto x = 1 non è nè di
massimo, nè di minimo. Si noti che, essendo f 00 (x) = 6(x − 1), f (3) (x) = 6, risulta f 00 (1) = 0,
f (3) (1) = 6 > 0. Perciò, in base allo schema proposto in precedenza, il punto x = 1 è di
flesso per f (x) ]
[(a) La funzione f (x) è definita per x ≥ 0 ed è derivabile per x > 0. Limitatamente alle
x > 0, la derivata f 0 (x) si annulla per x0 = 1, è negativa in (0, 1), è positiva in (1, +∞).
Perciò f (x) è decrescente in [0, 1] ed è crescente in [1, +∞). Il punto x0 = 1 è di minimo
relativo ed assoluto. Infine, il punto x = 0, dove f (x) non è derivabile, è di massimo relativo;
(b) la funzione f (x) è definita e continua su R ed è derivabile per x 6= 0. Ha un massimo
relativo per x = −8/27 ed un minimo relativo per x = 0. Non ha nè massimo, nè minimo
assoluto, perchè lim f (x) = ±∞]
x→±∞
[La funzione è definita per x 6= 0. La derivata prima si annulla nel punto x0 = 2, che risulta
di minimo relativo per f (x). Non ci sono punti di massimo relativo. Inoltre x0 = 2 non
è un punto di minimo assoluto perchè f (x0 ) = e2 /4 > 0, mentre f (x) → 0 per x → −∞;
quindi esistono numeri reali x per cui f (x) < f (x0 ). La funzione non ammette nè massimo,
nè minimo assoluto nel suo insieme di definizione (e risulta inf f (x) = 0, sup f (x) = +∞)]
Capitolo 1. Applicazioni del calcolo differenziale 9
[(a) La funzione è definita per x > 0. La derivata prima si annulla per x1 = e−2 , che è
un punto di massimo relativo, e x2 = 1, che è di minimo. Inoltre, essendo x > 0, risulta
f (x) = x log2 x ≥ 0 = f (1); quindi il punto x2 = 1 è di minimo assoluto. Invece il massimo
di f (x), per x > 0, non esiste, dato che f (x) → +∞ per x → +∞; (b) è definita in (0, 1),
assume massimo assoluto (= log(1/4)) per x = 1/4, è illimitata inferiormente]
[I punti x = π/2 + 2kπ, con k ∈ Z, sono di massimo relativo ed assoluto per f (x). Il massimo
vale 0. Non ci sono punti di minimo e l’estremo inferiore vale −∞]
[(a) la funzione f (x) è definita e continua per ogni x ∈ R, ed è derivabile per ogni x 6= −3.
Dove la derivata esiste, essa vale +1, oppure −1, e pertanto non si annulla mai. Quindi f (x)
non ha punti di massimo o di minimo diversi da x0 = −3. Dato che f (x) = |x + 3| ≥ 0 =
f (−3), il punto x0 = −3 è di minimo assoluto.
(b) Ricordando la definizione di valore assoluto, si trova che
x + 1, se x≥1
f (x) = 3x − 1, se 0<x<1
−x − 1, se x ≤ 0.
figura 1.2
1 4
= 0 · x3 + (−1 + 5)x5 + ◦(x5 ) = x5 + ◦(x5 ).
5! 5!
Abbiamo perciò trovato lo sviluppo in formula di Taylor di f (x) = f (0) + f 0 (0)x + . . . +
(f (5) (0)/5!)x5 + ◦(x5 ). Confrontando i coefficienti, ne deduciamo che f (0) = f 0 (0) = . . . =
f (4) (0) = 0, f (5) (0) = 4]
1.26 Traendo spunto dalla funzione dell’esercizio 1.24, si consideri una funzio-
ne f (x) derivabile su R e tale che
f 0 (x) = 0 ⇐⇒ x = x0 , lim f (x) = ±∞.
x→±∞
Dimostrare che il punto x0 non può essere nè di massimo, nè di minimo, per
f (x).
[Supponiamo per assurdo che x0 sia un punto di minimo relativo per f (x) (il caso x0 , punto
di massimo, si tratta in modo analogo). La funzione f (x) non può essere costante in un
intorno di x0 , perchè altrimenti la derivata f 0 (x) non si annullerebbe solo in x0 . Esiste
quindi un punto x1 < x0 tale che f (x1 ) > f (x0 ) (si veda la figura 1.3).
figura 1.3
Essendo f (x1 ) > f (x0 ) e lim f (x) = −∞, per il teorema dell’esistenza dei valori
x→−∞
intermedi, esiste x2 < x1 per cui f (x2 ) = f (x0 ). Per il teorema di Rolle, esiste un punto
ξ ∈ (x2 , x1 ) tale che f 0 (ξ) = 0. Ciò contrasta con l’ipotesi che la derivata si annulla solo per
x = x0 .]
1.27 Siano a > 0, p > 1. Determinare il minimo della funzione definita per
x > 0 da f (x) = xp − ax.
figura 1.4
[Evidentemente il vertice opposto all’origine O del rettangolo di area massima giace sulla
retta di equazione x + y = a. Indicata con x la lunghezza del lato orizzontale di uno generico
di tali rettangoli, il lato verticale avrà lunghezza y = a − x. L’area A(x) del rettangolo è
perciò A(x) = xy = x(a − x).
Occorre trovare il massimo assoluto della funzione A(x), per x ∈ [0, a]. Si verifica
facilmente che la derivata A0 (x) si annulla nel punto x0 = a/2. Essendo A00 (x) = −2 < 0 per
ogni x, il punto x0 = a/2 è di massimo relativo. Il massimo assoluto può essere assunto in x0 ,
oppure agli estremi dell’intervallo [0, a]. Dato che A(0) = A(a) = 0, A(a/2) = a2 /4, il punto
x0 = a/2 è di massimo assoluto, mentre i punti x1 = 0, x2 = a sono di minimo assoluto per
la funzione A(x) nell’intervallo [0, a] (si confronti con l’esercizio 10.32 della parte prima)]
1.29 Sia p > 0. Dimostrare che fra tutti i rettangoli di perimetro p, quelli di
area massima sono i quadrati di lato p/4.
[La derivata seconda vale f 00 (x) = 6(x + 4), è positiva per x > −4, è negativa per x < −4.
Perciò f (x) è convessa nell’intervallo [−4, +∞) ed è concava nell’intervallo (−∞, −4]. Il
punto x0 = −4 è di flesso per f (x)]
[(a) La derivata seconda vale f 00 (x) = 90x8 ed è maggiore od uguale a zero per ogni x ∈ R.
Quindi f (x) è convessa su tutto l’asse reale. In particolare il punto x0 = 0 non è di flesso
(ma, come già visto nel paragrafo precedente, è un punto di minimo); (b) la derivata seconda
vale f 00 (x) = 6(1 − x), é positiva per x < 1, è negativa per x > 1. La funzione f (x) risulta
14 1C. Concavità, convessità e flessi
convessa nell’intervallo (−∞, 1], risulta concava nell’intervallo [1, +∞). Il punto x0 = 1 è di
flesso per f (x)]
[(a) f (x) risulta convessa in [0, +∞) e concava in (−∞, 0]; il punto x0 = 0 è di flesso per
f (x). (b) Risulta
x
f 0 (x) = arctg x + ,
1 + x2
1 1 + x2 − 2x2 1 + x2 + 1 − x2 2
f 00 (x) = 2
+ 2 2
= = > 0, ∀ x ∈ R.
1+x (1 + x ) (1 + x2 )2 (1 + x2 )2
Quindi f (x) è una funzione convessa su R]
1.38 Una funzione definita su R si dice pari se f (x) = f (−x) per ogni x ∈ R.
Una funzione si dice dispari se f (−x) = −f (x) per ogni x ∈ R. Supponiamo
che f (x) sia una funzione pari derivabile due volte in un intorno del punto
x0 = 0. È possibile che f 00 (x) > 0 per x > 0 e che f 00 (x) < 0 per x < 0 (in
modo che x0 risulti un punto di flesso)?
[No,non è possibile. La derivata di una funzione pari è una funzione dispari; infatti, per la
regola di derivazione delle funzioni composte, essendo f (x) pari, risulta
d d
f 0 (x) = f (x) = f (−x) = −f 0 (−x), ∀ x ∈ R.
dx dx
Per lo stesso motivo, derivando entrambi i membri della relazione f 0 (−x) = −f 0 (x), si
trova che la derivata seconda è pari. Perciò la derivata seconda non può avere segni opposti
a sinistra ed a destra di x0 = 0]
1.39 Sia f (x) una funzione dispari, derivabile due volte su R, e tale che f 00 (x) >
0 per x > 0. Dimostrare che 0 è un punto di flesso per f (x).
[Come nell’esercizio precedente si verifica che la derivata seconda f 00 (x) è una funzione
dispari. Perciò, se f 00 (x) > 0 per x > 0, allora f 00 (−x) = −f 00 (x) < 0 per ogni x > 0
cioè per −x < 0. Quindi la derivata seconda ha segni opposti a destra ed a sinistra di
x0 = 0, che perciò è un punto di flesso]
16 1C. Concavità, convessità e flessi
1.40 Sia f (x) una funzione derivabile due volte nell’intervallo chiuso e limitato
[a, b], con a 6= b. Supponiamo che f (a) = f (b) e che f 0 (a) = f 0 (b). Dimostrare
che la derivata prima si annulla almeno due volte in [a, b] e che la derivata
seconda si annulla almeno una volta.
[La derivata seconda si annulla in (a, b), in base al teorema di Rolle applicato alla funzio-
ne f 0 (x). Per dimostrare che la derivata prima si annulla in due punti distinti di [a, b],
supponiamo che f 0 (a) = f 0 (b) 6= 0 (altrimenti non c’è niente da provare).
figura 1.5
Se f 0 (a) = f 0 (b) > 0, come in figura 1.5, esistono x1 , x2 ∈ (a, b) tali che f (x1 ) > f (a),
f (x2 ) < f (b); infatti, se per assurdo fosse f (x) ≤ f (a) per ogni x ∈ (a, b), risulterebbe anche
f (x) − f (a)
f 0 (a) = lim ≤ 0.
x→a x−a
In modo analogo si prova f (x2 ) < f (b). Per il teorema dell’ esistenza dei valori intermedi,
esiste x0 ∈ (x1 , x2 ) tale che f (x0 ) = f (a) = f (b). Applicando il teorema di Rolle alla
funzione f (x) negli intervalli [a, x0 ], [x0 , b], si ottiene la tesi]
1.41 Sia f (x) una funzione derivabile tre volte in [a, b]. Dimostrare che, se
f (a) = f (b) e f 0 (a) = f 0 (b) = 0, esiste in (a, b) almeno un punto in cui si
annulla la derivata terza.
1.43 Sia f (x) una funzione definita in [a, b] e convessa nel senso della definizio-
ne (1). Verificare che, per ogni x1 , x2 ∈ [a, b] e per ogni t esterno all’intervallo
[0, 1], risulta
f (tx1 + (1 − t)x2 ) ≥ tf (x1 ) + (1 − t)f (x2 ),
purchè tx1 + (1 − t)x2 ∈ [a, b]. Geometricamente ciò esprime il fatto che il
grafico della funzione y = f (x), al di fuori dell’intervallo [x1 , x2 ], è al di sopra
della retta congiungente i punti di coordinate (x1 , f (x1 )), (x2 , f (x2 )).
1.45 Verificare che, per una funzione f (x) derivabile in [a, b] le definizioni di
convessità (1) e (2) sono fra loro equivalenti.
[Proviamo preliminarmente che (1) implica (2). Abbiamo già detto che da (1) discendono le
disuguaglianze (a), (b) dell’esercizio precedente. Passando al limite per x2 → x1 nella l.40
(b) otteniamo f (x) ≥ f (x1 ) + f 0 (x1 )(x − x1 ), cioè la (2).
Proviamo ora che (2) implica (1). Fissati x1 , x2 ∈ [a, b] (x1 6= x2 ) e λ ∈ [0, 1], consideriamo
x0 = λx1 + (1 − λ)x2 . Per la (2) risulta
f (x1 ) ≥ f (x0 ) + f 0 (x0 )(x1 − x0 ); f (x2 ) ≥ f (x0 ) + f 0 (x0 )(x2 − x0 ).
Moltiplichiamo la prima relazione per λ e la seconda per 1 − λ e sommiamo le due relazioni:
λf (x1 ) + (1 − λ)f (x2 ) ≥
≥ λf (x0 ) + λf 0 (x0 )(x1 − x0 ) + (1 − λ)f (x0 ) + (1 − λ)f 0 (x0 )(x2 − x0 ) =
= f (x0 ) + f 0 (x0 )[λ(x1 − x0 ) + (1 − λ)(x2 − x0 )].
Rimane da provare che la quantità in parentesi quadra è nulla. A tale scopo ricordiamo che,
essendo x0 = λx1 + (1 − λ)x2 , risulta
x1 − x0 = (1 − λ)(x1 − x2 ); x2 − x0 = λ(x2 − x1 ).
Capitolo 1. Applicazioni del calcolo differenziale 19
1.46 Verificare che, per una funzione f (x) derivabile due volte in [a, b] le
definizioni di convessità (1), (2), (3) sono fra loro equivalenti.
[Come provato nell’esercizio precedente, le definizioni (1), (2) sono fra loro equivalenti.
Proviamo che (1) implica (3) e che (3) implica (2).
Cominciamo con (1) ⇒ (3): Se x ∈ (a, b) e x ± h ∈ (a, b), poniamo in (1) x1 = x + h,
x2 = x − h, λ = 1/2. Otteniamo
1 1
λx1 + (1 − λ)x2 = (x + h) + (x − h) = x
2 2
e la disuguaglianza di convessità diventa
f (x) ≤ [f (x + h) + f (x − h)]/2 cioè f (x + h) + f (x − h) − 2f (x) ≥ 0.
Applicando il teorema di L’Hôpital (si noti che deriviamo rispetto ad h), otteniamo
f (x + h) + f (x − h) − 2f (x) f 0 (x + h) − f 0 (x − h)
0 ≤ lim = lim =
h→0 h2 h→0 2h
f 0 (x + h) − f 0 (x) f 0 (x − h) − f 0 (x)
1 1
= lim + lim = {2f 00 (x)} = f 00 (x)
2 h→0 h h→0 −h 2
Proviamo ora che (3) ⇒ (2): Applichiamo il teorema di Lagrange nell’intervallo [x0 , x],
supponendo per semplicità x > x0 . Esiste un punto x ∈ (x0 , x) per cui
f (x) − f (x0 ) = f 0 (x1 )(x − x0 ).
Per ipotesi f 00 (x) ≥ 0 per ogni x ∈ (a, b). Quindi la derivata prima f 0 (x) è crescente in [a, b].
Perciò, essendo x1 > x0 , f 0 (x1 ) ≥ f 0 (x0 ) e quindi
f (x) = f (x0 ) + f 0 (x1 )(x − x0 ) ≥ f (x0 ) + f 0 (x0 )(x − x0 ) ]
1.47 Sia f(x) una funzione convessa in [a, b]. Sia x0 ∈ [a, b]. Il rapporto
incrementale g(x), definito da
f (x) − f (x0 )
g(x) = ,
x − x0
risulta crescente su [a, b] − {x0 }. Verificarlo nei due casi seguenti:
(a) f (x) è derivabile in [a, b] e vale la (2);
(b) f (x) è definita in [a, b] e vale la (1).
[(a) Se f (x) è derivabile in [a, b], allora anche g(x) è derivabile per x 6= x0 e risulta
f 0 (x)(x − x0 ) − f (x) + f (x0 )
g 0 (x) = .
(x − x0 )2
Tale derivata è positiva o nulla perchè, scambiando il ruolo di x, x0 nella disuguaglianza di
convessità (2), risulta f (x0 ) ≥ f (x) + f 0 (x)(x0 − x). Perciò g 0 (x) ≥ 0 e g(x) è crescente
20 1D. Funzioni convesse in un intervallo
negli intervalli [a, x0 ), (x0 , b]. Inoltre, dato che i limiti destro e sinistro di g(x) sono uguali
fra loro (ed entrambi uguali a f 0 (x0 )), la funzione g(x) è crescente globalmente nell’insieme
[a, b] − {x0 }.
(b) Occorre provare che, se x1 < x2 , allora g(x1 ) ≤ g(x2 ), cioè
f (x1 ) − f (x0 ) f (x2 ) − f (x0 )
≤ .
x1 − x0 x2 − x0
Limitiamoci al caso x0 < x1 < x2 . La relazione precedente è equivalente a
x1 − x0
f (x1 ) − f (x0 ) ≤ [f (x2 ) − f (x0 )] = λ[f (x2 ) − f (x0 )],
x2 − x0
dove si è posto λ = (x1 − x0 )/(x2 − x0 ). Dato che x0 < x1 < x2 , risulta 0 < λ < 1. Inoltre
f (x1 ) ≤ f (x0 ) + λ[f (x2 ) − f (x0 )] = λf (x2 ) + (1 − λ)f (x0 ).
La tesi segue dalla (1), osservando che x1 = λx2 + (1 − λ)x0 ]
1.48 Sia f (x) una funzione convessa in un intervallo aperto (a, b). Dimostrare
che f (x) è continua in (a, b).
[Sia x0 ∈ (a, b). In base alla parte (b) dell’esercizio precedente, il rapporto incrementale g(x)
è crescente in (a, b). Come tutte le funzioni crescenti, g(x) è limitata in ogni intervallo chiuso
[x1 , x2 ] ⊂ (a, b); infatti
g(x1 ) ≤ g(x) ≤ g(x2 ), ∀ x ∈ [x1 , x2 ], x 6= x0 .
Scegliamo a < x1 < x0 < x2 < b e calcoliamo
f (x) − f (x0 )
lim f (x) − f (x0 ) = lim (x − x0 ) = lim g(x)(x − x0 ) = 0.
x→x0 x→x0 x − x0 x→x0
Quindi f (x) è continua in x0 . Si noti che l’espressione g(x)(x − x0 ) tende a zero per x →
x0 , essendo prodotto di una funzione limitata per una che tende a zero. (Una diversa
dimostrazione è proposta nell’esercizio 9.28 della parte prima)]
1.49 Sia f (x) una funzione convessa in un intervallo aperto I. Dimostrare che
f (x) è continua all’interno dell’intervallo.
[Evidentemente f (x) è convessa in ogni intervallo aperto (a, b) contenuto in I e quindi, per
l’esercizio precedente, è anche continua in (a, b)]
1.50 Mostrare con un esempio che esistono funzioni convesse in intervalli chiusi
che non sono continue.
Per provare una disuguaglianza del tipo f (x) ≥ g(x), per x ∈ [a, b],
utilizzeremo i criteri esposti negli esercizi che seguono.
1.52 Siano f (x), g(x) due funzioni continue in [a, b] e derivabili in (a, b).
Supponendo che f (a) ≥ g(a) e che f 0 (x) ≥ g 0 (x) per ogni x ∈ (a, b), dimostrare
che f (x) ≥ g(x) per ogni x ∈ [a, b].
[Applichiamo il teorema di Lagrange alla funzione f − g nell’intervallo [a, x]: esiste ξ ∈ (a, x)
tale che
[f (x) − g(x)] − [f (a) − g(a)] = [f 0 (ξ) − g 0 (ξ)](x − a).
Dato che f 0 (ξ) − g 0 (ξ) ≥ 0, x − a > 0, f (a) − g(a) ≥ 0, risulta che f (x) − g(x) ≥ 0, come si
voleva dimostrare]
1.53 Siano f (x), g(x) due funzioni continue in [a, b] e derivabili in (a, b). Si
supponga che f 0 (x) ≥ g 0 (x) per ogni x ∈ (a, b) e che f (x0 ) = g(x0 ) per qualche
punto x0 ∈ (a, b). Dimostrare che:
(a) f (x) ≥ g(x) per ogni x ∈ [x0 , b];
22 1E. Verifica di disuguaglianze con l’uso delle derivate
1.54 Siano f (x), g(x) due funzioni derivabili in (a, b) e sia x0 un punto di
(a, b). Dimostrare che vale l’implicazione:
f (x0 ) = g(x0 )
f 0 (x) ≥ g 0 (x), ∀ x ∈ (x0 , b) ⇒ f (x) ≥ g(x), ∀ x ∈ (a, b).
0 0
f (x) ≤ g (x), ∀ x ∈ (a, x0 )
[Si può utilizzare il teorema di Lagrange, come fatto in precedenza. Oppure si può studiare
la funzione differenza h(x) = f (x) − g(x). Essendo h0 (x) = f 0 (x) − g 0 (x), risulta
h0 (x) ≥ 0 per x ∈ (x0 , b); h0 (x) ≤ 0 per x ∈ (a, x0 ).
Perciò h(x) è crescente per x ≥ x0 ed è decrescente per x ≤ x0 . Quindi x0 è un punto di
minimo assoluto per la funzione h(x) nell’intervallo (a, b), ed il valore minimo è h(x0 ) =
f (x0 ) − g(x0 ) = 0. Risuita quindi h(x) ≥ 0, cioè f (x) − g(x) ≥ 0, per ogni x ∈ (a, b)]
[Si può utilizzare il criterio dell’esercizio precedente, con x0 = 0. Ad esempio, per la di-
suguaglianza in (a) poniamo f (x) = ex , g(x) = 1 + x. Risulta f (0) = g(0) = 1 e inoltre
f 0 (x) = ex ≷ 1 = g 0 (x) se e solo se x ≷ 0. In base al criterio dell’esercizio precedente
otteniamo f (x) ≥ g(x) per ogni x ∈ R.
Per dimostrare (a) si può procedere anche nel modo seguente: la funzione h(x) =
ex − (1 + x) ha un minimo assoluto per x = 0; infatti la derivata h0 (x) = ex − 1 si annulla
per x = 0; è positiva per x > 0, è negativa per x < 0. Perciò h(x) ≥ h(0) = 0, cioè
ex − (1 + x) ≥ 0, per ogni x ∈ R.
La disuguaglianza in (b) si può dimostrare come fatto per la disuguaglianza in (a).
Si noti anche che la (b) segue dalla (a), calcolando il logaritmo in base e di entrambi i
membri. Infine (a),(b) si possono interpretare come disuguaglianze di convessità, secondo
la definizione (2) del paragrafo precedente, con x0 = 0 e f (x) data rispettivamente da ex
oppure − log (1 + x)]
x2 + 1 x2
[Le derivate di f (x) = , g(x) = valgono
8 (x + 1)2
Capitolo 1. Applicazioni del calcolo differenziale 23
[(a) La derivata della funzione f (x) = (x + 1)2 /x vale f 0 (x) = (x2 − 1)/x2 ed è positiva
per x > 1, negativa per (0 <)x < 1. Perciò il punto x = 1 è di minimo assoluto per
f (x) nell’intervallo (0, +∞), e risulta f (x) ≥ f (1) = 4 per ogni x > 0. Si noti che, più
semplicemente, la disuguaglianza si può provare per via algebrica: Se x > 0, (x + 1)2 ≥ 4x
equivale a (x − 1)2 ≥ 0, che è sicuramente verificata.
√
(b) La derivata della funzione f (x) = (x + 1)2 / x vale
√ √
2(x + 1) x − (1/2 x)(x + 1)2 x+1 (x + 1)(3x − 1)
f 0 (x) = = √ [4x − (x + 1)] = √
x 2x x 2x x
Dal segno della derivata prima si deduce che il punto x = 1/3 è di minimo assoluto per f (x)
nell’intervallo (0, +∞). Perciò, per ogni x > 0, si ha:
√ √
1 16 3 16 3 √
f (x) ≥ f ( ) = >2 (infatti > 2 ⇔ 8 3 > 9 ⇔ 64 · 3 > 81)
3 9 9
√ √
(c) La derivata della funzione f (x) = (x + 1)/ x vale f 0 (x) = (x − 1)/(2x x) e si annulla
per x = 1, è positiva per x > 1, è negativa se 0 < x < 1. Perciò, il punto x = 1 è di
minimo assoluto per f (x) nell’intervallo (0, +∞). Per x > 0 risulta quindi f (x) ≥ f (1) = 2.
√
Si noti che la disuguaglianza si può provare per via algebrica: (x + 1) ≥ 2 x equivale a
√
( x − 1)2 ≥ 0. La (d) si prova in modo analogo. Infine, si noti che le disuguaglianze (a),
(c), (d) sono fra loro equivalenti]
[(a) La derivata della funzione f (x) = x log x − (x − 1) vale f 0 (x) = log x e si annulla per
x = 1, è positiva per x > 1, è negativa per x ∈ (0, 1). Il punto x = 1 è di minimo assoluto
per f (x). Perciò f (x) ≥ f (1) = 0, che è quanto si voleva dimostrare. Si può procedere in
modo analogo per provare la (b)]
1.60 Siano f (x), g(x) due funzioni derivabili per x > a. Dimostrare che
f (x) ≤ g(x), per ogni x > a, se valgono le due condizioni:
f 0 (x) ≥ g 0 (x), ∀ x > a; lim [f (x) − g(x)] = 0.
x→+∞
[Applichiamo il teorema di Lagrange alla differenza f − g nell’intervall0 [x, b], con a < x < b:
Esiste ξ ∈ (x, b) per cui
[f (b) − g(b)] − [f (x) − g(x)] = [f 0 (ξ) − g 0 (ξ)](b − x) ≥ 0.
Al limite, per b → +∞, otteniamo la tesi]
1
1.61 Consideriamo per x > 0 la funzione f (x) = (1 + )x . Utilizzando le
x
disuguaglianze dell’esercizio 1.58 verificare che:
(a) la funzione f (x) è strettamente crescente per x > 0;
Capitolo 1. Applicazioni del calcolo differenziale 25
1.62 Siano p, q due numeri reali maggiori di 1 e tali che 1/p + 1/q = 1.
Dimostrare che, per ogni coppia x, y di numeri non negativi, si ha
xp yq
xy ≤ p + q .
q
xp
[Fissato y ≥ 0, consideriamo la funzione f (x) = p
+ yq −xy, per cui risulta f 0 (x) = xp−1 −y.
1
Perciò f 0 (x) ≷ 0 per x ≷ y p−1 e f (x) assume il suo valore minimo per x = y 1/(p−1) . Quindi
1 1 p−1
p 1 1 +1
f (x) ≥ f (y p−1 ) = y + y q − y p−1 .
p q
Si verifica facilmente che gli esponenti sono uguali fra loro, cioè che
1 p 1 1 p−1
+1= =q (essendo =1− = ).
p−1 p−1 q p p
Si ottiene f (x) ≥ 0 per ogni x ≥ 0]
ha il suo minimo assoluto in corrispondenza del punto x = 0 e inoltre f (0) = 0; (b) si ricava
dalla disuguaglianza in (a) scambiando α con 1/α e ponendo x = αy. Con tali posizioni la
disuguaglianza in (a) diviene:
1
(1 + αy)1/α = (1 + x)1/α ≥ 1 + x = 1 + y,
α
da cui 1 + αy ≥ (1 + y)α ]
1.67 Esprimere in forma decimale, con tre cifre decimali esatte, il seno di un
radiante.
n 1 2 3 4 5 6 7
(n + 1)! 2 6 24 120 720 5040 40320
1/(n + 1)! 0.5 0.16.. 0.041.. 0.0083.. 0.0013.. 0.00019.. 0.00002..
Dalla tabella risulta in particolare che |R6 (1)| ≤ 0.00019.. < 0.0002. Perciò, con un errore
inferiore a 0.0002 = 2 · 10−4 , sen 1 è uguale al polinomio di Taylor x − x3 /3! + x5 /5! (che è
di grado non superiore a 6) calcolato per x = 1:
28 1F. Applicazioni della formula di Taylor
1.68
√ Utilizzando la formula di Taylor, verificare che le prime tre cifre decimali
di 2 sono 1.414..
√
[Le derivate prima e seconda di f (x) = x valgono
1 1
f 0 (x) = √ , f 00 (x) = − x−3/2 .
2 x 4
Utilizziamo la formula di Taylor al primo ordine per f (x) con il resto di Lagrange: Esiste ξ
nell’intervallo di estremi x0 ,x per cui
√ √ 1 1 1
x= x0 + √ (x − x0 ) + (− )ξ −3/2 (x − x0 )2 .
2 x0 2 4
Essendo x = 2, è opportuno scegliere per x0 un valore vicino a 2, in modo che sia semplice
calcolarne la radice quadrata. Ad esempio, se x0 = (1.4)2 = 1.96, risulta evidentemente
√
x0 = 1.4. Essendo 1 < 1.96 < ξ(< 2), il resto di Lagrange verifica le limitazioni
1 1 −3/2 1 (0.04)2
0≥ (− )ξ (x − x0 )2 ≥ − (x − x0 )2 = − = −0.0002;
2 4 8 8
√ 1 1 1
perciò, essendo x0 + √ (x − x0 ) = 1.4 + · 0.04 = 1.4 + = 1.41428..; risulta
√ 2 x 0
√ 2 · 1.4 70
1.4142 − 0.0002 < 2 < 1.41428, da cui 2 = 1.414..]
1.69 Utilizzando la formula di Taylor, verificare che le prime tre cifre decimali
del numero e sono 2. 718..
[La derivata n-sima della funzione f (x) = ex è f (n) (x) = ex , ∀ n. In particolare f (n) (0) = 1,
∀ n ∈ N. In base alla formula di Taylor di centro x0 = 0 per la funzione f (x), con x > 0,
esiste ξ ∈ (0, x) tale che
n 1 eξ
ex = xk + xn+1 .
P
k=0 k! (n + 1)!
Il resto è positivo e, essendo ex crescente, risulta eξ < ex . Per x = 1 otteniamo
1 1 1 e 3
e=1+1+ + + ... + + Rn (1), con 0 < Rn (1) < < .
2 3! n! (n + 1)! (n + 1)!
Con l’ausilio della tavola dell’esercizio 1.64 per n = 6, od anche direttamente, si verifica che
3/7! = 1/1680 < 0.0006, che è quindi una stima dell’errore che si commette nel calcolare il
numero e con la somma (n = 6):
1 1 1 1 1 1957
1+1+ + + + + = = 2.71805;
2 3! 4! 5! 6! 720
Capitolo 1. Applicazioni del calcolo differenziale 29
[Si può utilizzare la formula di Taylor con il resto di Lagrange per la funzione f (x) = tg x
con centro in x0 = 0. Esiste ξ ∈ (0, x) per cui
1 00
tg x = x + f (ξ)x2 .
2
La tesi si ottiene osservando che la derivata seconda
sen x
f 00 (x) = 2
(cos x)3
è crescente in [0, π/4] (infatti sia sen x, che (cos x)−3 , sono funzioni positive e crescenti) e
quindi
π 2sen (π/4)
0 = f 00 (0) ≤ f 00 (ξ) ≤ f 00 ( ) = =4]
4 cos3 (π/4)
1.73 Dimostrare che, per ogni x > 0 e per ogni α ∈ (0, 1), si ha:
30 1F. Applicazioni della formula di Taylor
α(α − 1) 2
1 + αx + x < (1 + x)α < 1 + αx
2
[Si utilizzi la formula di Taylor con centro x = 0 per la funzione f (x) = (1 + x)α e si osservi
che, con le ipotesi fatte, risulta α(α − 1) ≤ f 00 (x) ≤ 0 (si confronti anche con l’esercizio 1.64
(b)]
n an e − an e/2n 3/2n
1 2 0.7182818 1.3591409 1.5
10 2.5937424 0.1245393 0.1359140 0.15
100 2.7048138 0.0134679 0.0135914 0.015
1000 2.7169239 0.0013578 0.0013591 0.0015
10000 2.7181459 0.0001359 0.0001359 0.00015
GRAFICI DI FUNZIONI
Se, come spesso accade, una funzione è assegnata mediante la sua espres-
sione analitica y = f (x), un primo problema da risolvere è quello di determi-
nare il dominio di f , cioè l’insieme dei numeri reali x per i quali l’espressione
f (x) ha significato. Tale insieme si chiama anche insieme di definizione di f
o campo di esistenza di f .
Spesso, la funzione f (x) è composta mediante due funzioni ψ e φ, cioè si
ha
(1) f (x) = ψ(φ(x))
con ψ definita in un intervallo I di R.
Supposto, per fissare le idee, che I sia l’intervallo aperto (a, b), allora, per
determinare il dominio della funzione (1), si dovranno risolvere le disequazioni
a < φ(x)
φ(x) < b .
Queste considerazioni suggeriscono che in molti casi, per determinare il
campo di esistenza di una funzione, si dovranno risolvere certe disequazioni.
Supponendo, per cominciare, che la funzione (1) sia composta median-
te una funzione elementare ψ ed una funzione φ : X ⊆ R → R, possiamo
esaminare i seguenti casi:
1◦ ) L’insieme di definizione di
p
(φ(x))n , m φ(x) (m dispari), aφ(x) , sen φ(x), cos φ(x), arctg φ(x),
Capitolo 2. Grafici di funzioni 33
2 −7x+15
2.6 y = 3x/(x−1) ; y = 5x ; y = 3cos x
[ R − {1}; R; R]
34 2A. Insiemi di definizione
√
2.7 y = log [x/(x − 2)]; y = log [(2 + x)/(3 − x)]; y = log x
p q
2.11 y = log (x + 1 + 1/x); y = log1/3 (2x − 1)
sen log 1 x √
; y = arctg x; y = 2arctg x
1
2.17 y = 3 2
Capitolo 2. Grafici di funzioni 35
π √
2.18 y = log arctg x; y = log ( − arcsen x); y = sen 2x
4
√ S π
[(0, +∞); [−1, 2/2); [kπ, + kπ]]
k∈Z 2
1
2.19 y = log (arctg x − π); y = arcsen 1 + ; y = sett sen h3x
x
x−2
2.20 y = log arccos ; y = logx 5; y = tg |x|
x−3
5 S S π
[(−∞, ); (0, 1) (1, +∞); R − { + kπ}]
2 k∈Z 2
q
2.21 y = [log (x + 1)]/3arctg x ; y = logx x; y = logx log x
[[1/3, 3] − {1}]
[{x ∈ X : f (x) > 0} ∪ ({x ∈ X : f (x) = 0} ∩ ]0, +∞[) ∪ ({x ∈ X : f (x) < 0} ∩ Z);
(X∩]0, +∞[) ∪ ({x ∈ X : f (x) > 0} ∩ {0}) ∪ ({x ∈ X : f (x) ∈ Z} ∩ ] − ∞, 0[) ]
2B. Asintoti
figura 2.1
Le costanti m, q si determinano calcolando i limiti:
Capitolo 2. Grafici di funzioni 37
f (x)
m = lim , q = lim [f (x) − mx] .
x→+∞ x x→+∞
f (x) 1
m = lim = lim f (x) · lim = l · 0 = 0;
x→+∞ x x→+∞ x→+∞ x
x4 + 1
2.29 Determinare gli asintoti della funzione f (x) = .
x3 + 1
38 2B. Asintoti
[Il denominatore di f (x) si annulla se e solo se x3 = −1, cioè x = −1. La funzione non è
definita in −1. Dato che f (x) → ±∞ per x → 1± , la retta di equazione x = −1 è un asintoto
verticale per f (x).
Per x → ±∞ la funzione tende a ±∞ e perciò non ha asintoti orizzontali. Per stabilire
l’eventuale esistenza di un asintoto obliquo calcoliamo i limiti
f (x) x4 + 1
m = lim = lim = 1;
x→±∞ x x→±∞ x4 + x
x4 + 1 1−x
q = lim [f (x) − mx] = lim − x = lim = 0.
x→±∞ x→±∞ x3 + 1 x→±∞ x3 + 1
[(a) La funzione f (x) = log x è definita per x > 0 ed i limiti agli estremi dell’intervallo
(0, +∞) di definizione valgono:
lim log x = −∞ lim log x = +∞ .
x→0+ x→+∞
Perciò l’asse y (x = 0) è un asintoto verticale (destro) per f (x), che invece non ha asintoti
orizzontali (si veda il grafico della funzione logaritmo in figura 2.2). Per stabilire l’eventuale
esistenza di un asintoto obliquo per x → +∞, calcoliamo (utilizzando la regola di l’Hôpital):
figura 2.2
f (x) log x 1
lim = lim = lim = 0 = m;
x→+∞ x x→+∞ x x→+∞ x
Dato che il secondo limite è infinito, la funzione logaritmo non ammette asintoti obliqui; (b)
la funzione f (x) = ex , in base ai limiti
ex
lim ex = +∞ , lim = +∞ , lim ex = 0,
x→+∞ x→+∞ x x→−∞
ammette l’asse x come asintoto orizzontale per x → −∞ e non ha altri asintoti (si veda il
grafico della funzione ex in figura 2.2); (c) la funzione sen x non ha asintoti di alcun tipo;
(d) in base ai limiti
π π
lim arctg x = , lim arctg x = − ,
x→+∞ 2 x→−∞ 2
la funzione arcotangente ammette asintoti orizzontali di equazione y = π/2 (per x → +∞) e
y = −π/2 (per x → −∞) e non ha altri asintoti (si veda il grafico della funzione arcotangente
in figura 2.3)]
figura 2.3
[(a) La funzione f (x) = x log x è definita per x > 0. Calcoliamo i limiti agli estremi
dell’intervallo (0, +∞); in base alla regola di L’Hôpital abbiamo
log x 1/x
lim x log x = lim = lim = lim (−x) = 0.
x→0+ −1/x
1/x 2
x→0+ x→0+ x→0+
Il grafico di f (x) = x log x è rappresentato in figura 2.54. (b) La funzione è definita negli
intervalli (−∞, 0) e (0, +∞). Risulta:
lim e1/x = e0 = 1 ; lim e1/x = +∞ ; lim e1/x = 0.
x→±∞ x→0+ x→0−
[La funzione è definita su R e non ha asintoti verticali, nè orizzontali. Risulta inoltre
√ r
f (x) 1 + x2 1
lim = lim = lim +1=1;
x→+∞ x x→+∞ x x→+∞ x2
√ (1 + x2 ) − x2
lim f (x) − x = lim 1 + x2 − x = lim √ =0.
x→+∞ x→+∞ x→+∞ 1 + x2 + x
√ obliquo per x → +∞. Nel √
La retta di equazione y = x è quindi asintoto calcolo dell’asintoto
per x → −∞, è opportuno ricordare che x2 = x solo se x ≥ 0, mentre x2 = −x se x < 0;
cioè: √
x2 = |x| , ∀ x ∈ R.
Si ottiene:
√ √
f (x) 1 + x2 1 + x2
lim = lim = lim − √ = −1 ;
x→−∞ x x→−∞ x x→−∞ x2
√ (1 + x2 ) − x2
lim f (x) + x = lim 1 + x2 + x = lim √ =0.
x→−∞ x→−∞ x→−∞ 1 + x2 − x
Capitolo 2. Grafici di funzioni 41
figura 2.4
Quindi la retta di√ equazione y = −x è un asintoto obliquo per x → −∞. Il grafico della
funzione f (x) = 1 + x2 è rappresentato in figura 2.4. Si osservi che f (x) è crescente per
x ≥ 0 ed è decrescente per x ≤ 0 (e quindi il punto x = 0 è di minimo). Inoltre, come
indicato nell’esercizio 1.34, f (x) è convessa su R]
sen x
2.35 Determinare gli asintoti della funzione f (x) = .
x
[È definita per x 6= 0 e risulta
sen x sen x
lim =1, lim = 0.
x→0 x x→±∞ x
Perciò f (x) ammette come unico asintoto la retta di equazione y = 0 (asse x). Il grafico di
f (x) è rappresentato in figura 2.5. Si noti che la funzione f (x) interseca infinite volte il suo
asintoto (precisamente per x = kπ, con k ∈ Z). Per comprendere più facilmente il disegno in
figura 2.5, si può osservare che f (x) è una funzione pari (cioè f (x) = f (−x), per ogni x ∈ R)
che verifica le limitazioni
1 sen x 1
− ≤ ≤ , ∀x > 0,
x x x
dato che −1 ≤ sen x ≤ 1. Geometricamente ciò corrisponde al fatto che il grafico della
funzione f (x) è, per x > 0, al di sopra dell’iperbole di equazione y = −1/x, ed è al di sotto
dell’iperbole di equazione y = 1/x (il grafico della funzione f (x) tocca l’iperbole di equazione
y = 1/x, per x > 0, nei punti π/2 + 2kπ, con k = 0, 1, 2, . . .). In figura 2.5 abbiamo assunto
due diverse unità di misura per gli assi x, y]
42 2C. Schema per lo studio del grafico di una funzione
figura 2.5
Ad esempio, è ben noto che le funzioni sen x, cos x sono periodiche di periodo 2π e che
la funzione tg x è periodica di periodo π.
Il nome di pari o dispari per una funzione deriva dal fatto che f (x) = xn , con n intero,
è una funzione pari o dispari a seconda che n sia pari o dispari; infatti:
n
n n n x = f (x) se n è pari
f (−x) = (−x) = (−1) x =
−xn = −f (x) se n è dispari.
Anche la funzione sen x è dispari, perchè sen (−x) = −sen x, ∀ x ∈ R; invece la funzione
cos x è pari, perchè cos (−x) = cos x, ∀ x ∈ R. Nella figura 2.6 è riportato il grafico di una
funzione pari, che è simmetrica rispetto all’asse y, ed il grafico di una funzione dispari,
simmetrica rispetto all’origine.
Capitolo 2. Grafici di funzioni 43
figura 2.6
è definita su tutto l’asse reale, ma non è continua (con discontinuità eliminabile) per x = 0,
perchè lim f (x) = 1 6= f (0) = 1/2. In figura 2.7 è tracciato il grafico di f (x) in un intorno
x→0
di x0 (si confronti con il grafico in figura 2.5).
44 2D. Grafici di funzioni razionali
figura 2.9
x2 − 3
2x − 3
lim [f (x) − x] = lim − x = lim =2;
x→±∞ x→±∞ x−2 x→±∞ x − 2
negativa. La funzione f1 (x) risulta non derivabile per x = 1; (c) la funzione f2 (x) è pari.
Il suo grafico, in figura 2.18, si ottiene per simmetria rispetto all’asse y dal grafico della
funzione f (x), per x > 0. La funzione risulta derivabile anche per x = 0; (d) il grafico della
funzione f3 (x) è rappresentato in figura 2.19. La funzione non è derivabile per x = ±1]
Si ottiene il grafico rappresentato in figura 2.23; in particolare , gli asintoti obliqui hanno
equazione : y = x + 3 (per x → +∞) e y = −x − 3 (per x → −∞). Circa la derivabilità,
osserviamo che f (x) è derivabile anche nel punto x = −1; infatti, essendo f (−1) = 0, si ha
f (−1 + h) − f (−1) |h|3
lim = lim =0 ]
h→0 h h→0 (h − 1)2 h
Capitolo 2. Grafici di funzioni 51
x
2.44 Studiare la funzione f (x) = .
|x| + |x − 1|
[La funzione è definita per ogni x ∈ R, è positiva per x > 0, è negativa per x < 0. Risulta:
x/(2x − 1) se x > 1
f (x) = x se 0 ≤ x ≤ 1
x/(1 − 2x) se x < 0 .
In base ai limiti
x 1 x 1
lim f (x) = lim = , lim f (x) = lim =− ,
x→+∞ x→+∞ 2x −1 2 x→−∞ x→−∞ 1 − 2x 2
la retta di equazione y = 1/2 è asintoto orizzontale per x → +∞, mentre y = −1/2 è
asintoto orizzontale per x → −∞. La funzione risulta crescente nell’intervallo (−∞, 1] e
decrescente nell’intervallo [1, +∞). Non è derivabile per x = 1, che comunque risulta essere
un punto di massimo (relativo ed assoluto). Invece la funzione è derivabile per x = 0, dato
0 0
che f+ (0) = f− (0) = 1, come si verifica facilmente calcolando la derivata delle funzioni
y = x e y = x/(1 − 2x) per x = 0. La funzione risulta convessa separatamente negli intervalli
(−∞, 1] e [1, +∞). Il grafico è rappresentato in figura 2.26]
figura 2.26
[La funzione è definita e continua su tutto l’asse reale. Tenendo conto della definizione del
valore assoluto, f (x) è un polinomio di primo grado (o di grado zero, cioè una costante)
in ognuno degli intervalli (−∞, 0], [0, 1], [1, 2], [2, 3], [3, +∞). Quindi il grafico di f (x), in
ognuno di tali intervalli, è costituito da un segmento di retta. Basta allora determinare i
valori di f (x) in corrispondenza dei punti x = 0, 1, 2, 3, per disegnare il grafico della funzione
nell’intervallo [0, 3]. Risulta f (0) = −2, f (1) = 0, f (2) = 0, f (3) = 2.
Per x ≥ 3 la funzione vale:
f (x) = x − (x − 1) + (x − 2) − (x − 3) = 2 (x ≥ 3),
ed analogamente f (x) = −2 se x ≤ 0. Si ottiene il grafico in figura 2.27]
Capitolo 2. Grafici di funzioni 53
figura 2.27
2.47 Indichiamo con [x] la parte intera di x cioè il più grande intero minore
od uguale ad x. Disegnare i grafici delle funzioni
(a) f (x) = ([x])2 (b) f (x) = [x2 ]
[(a) Il grafico della funzione è costituito da un arco di parabola (per 0 < x < 2) e da due
semirette orizzontali, come in figura 2.32. Si noti che la funzione è continua su tutto l’asse
reale ed è derivabile per ogni x 6= 2. In particolare, è derivabile anche nel punto x = 0 (a
tal fine si verifichi che, per x = 0, le derivate destra e sinistra coincidono); (b) la funzione
è definita per x2 − 1 6= 0, cioè per x 6= ±1. Essendo x4 − 1 = (x2 + 1)(x2 − 1), dove è
definita, la funzione vale f (x) = x2 + 1. Il grafico, in figura 2.33, è costituito dalla parabola
di equazione y = x2 + 1, privato dei due punti di ascissa x = ±1]
figura 2.34
figura 2.35
figura 2.36
[Si verifica facilmente che la funzione f1 (x) è pari, è decrescente per x ≥ 0 ed è crescente per
x ≤ 0. Perciò x = 0 è un punto di massimo per f1 (x). Inoltre f1 (x) è concava su R. Anche
la funzione f2 (x) è pari; le sue derivate prima e seconda valgono:
x 2 1 2
f20 (x) = (x − 6) ; f200 (x) = (x − 2) .
6 2
√
La derivata prima si annulla per √ x = 0 (punto di massimo) e per x = ± 6 (punti√di
minimo). Risulta f (0) = 1 e f (± 6) = −1/2. La derivata seconda si annulla per √ x√= ± 2,
che risultano punti di flesso. La funzione f2 (x) è concava nell’intervallo [− 2, 2] ed è
convessa altrimenti.
In base alle disuguaglianze dell’esercizio 1.72, risulta f1 (x) ≤ cos x ≤ f2 (x), ∀ x ∈ R. I grafici
delle tre funzioni sono rappresentati in figura 2.37.
58 2D. Grafici di funzioni razionali
figura 2.37
Per il teorema dell’esistenza degli zeri e per le proprietà di monotonia di f1 (x), f2 (x),
esistono numeri positivi x0 < x1 < x2 tali che f1 (±x0 ) = f2 (±x1 ) = f2 (±x2 ) = 0. A titolo
indicativo segnaliamo le valutazioni numeriche approssimate: x0 = 1.32 . . ., x1 == 1.59 . . .,
x2 = 3.076 . . .; si noti che, essendo π/2 = 1.57 . . ., π = 3.14 . . ., in accordo con le stime
dell’esercizio 1.72, risulta x0 < π/2 < x1 < x2 < π]
1 bc − ad 2 bc − ad
f 0 (x) = − ; f 00 (x) = .
c2 (x + d/c)2 c2 (x + d/c)3
La derivata prima ha segno costante (ha lo stesso segno di ad − bc). Perciò, se ad − bc > 0,
la funzione f (x) è crescente negli intervalli (−∞, −d/c), (−d/c, +∞); se invece ad − bc < 0,
la funzione è decrescente negli stessi intervalli.
La convessità e la concavità si studiano in modo analogo, in dipendenza dal segno di ad − bc,
tenendo presente che il denominatore di f 00 (x) cambia segno per x ≷ −d/c]
√
y≥0
y= x ⇔
y2 = x ,
per cui il grafico di f (x), rappresentato in figura 2.38 da un tratto continuo, è parte della
√
parabola (tratteggiata) di equazione x = y 2 (b) la funzione f (x) = 3 x è definita e continua
per ogni x ∈ R, è dispari, ma non è derivabile per x = p 0, dato che il limite del rapporto
incrementale vale +∞ (figura 2.39) (c) la funzione f (x) = |x|, il cui grafico è rappresentato
in figura 2.40, è definita e continua su R. È una funzione pari; non è derivabile per x = 0
perchè il limite del rapporto incrementale, per x = 0, non esiste (precisamente, il limite
destro vale +∞ mentre il limite sinistro vale −∞)]
[(a) È definita per x ≥ 0, è positiva per ogni x ≥ 0 e risulta f (0) = 1. L’asse x è un asintoto
orizzontale per x → +∞. Non è derivabile per x = 0 e risulta:
lim f 0 (x) = −∞ ;
x→0+
La funzione è decrescente e convessa; (b) è definita nell’intervallo [0, 2]. Risulta f (1) = 0,
è positiva per x ∈ [0, 1), è negativa per x ∈ (1, 2]. Non è derivabile per x = 0, x = 2 e la
derivata prima tende a −∞ in corrispondenza di tali punti. La funzione è decrescente in
[0, 2], è convessa in [0, 1] ed è concava in [1, 2]. Il punto x = 1 è di flesso orizzontale. Il
grafico è rappresentato in figura 2.42]
r
8
2.57 Studiare la funzione f (x) = x2 − .
x
[È definita per x < 0 e x ≥ 2. Si annulla per x = 2 ed è positiva altrimenti. Valgono i limiti:
lim f (x) = lim f (x) = lim f (x) = +∞ ;
x→0− x→−∞ x→+∞
figura 2.45
r
x2 (x − 1)
f (x) = .
x+1
[È definita nell’insieme (−∞, −1) ∪ {0} ∪ [1, +∞). Si annulla per x = 0 e x = 1 ed è positiva
altrimenti. Ha un asintoto verticale di equazione x = −1 e due asintoti obliqui di equazione
y = x − 1 (per x → +∞) e y = 1 − x (per x → −∞). Non è derivabile per x = 1 e risulta
lim f 0 (x) = +∞ .
x→1+
√
La funzione risulta decrescente per x < x0 = (−1 − 5)/2 ed x0 è un punto di minimo
relativo. Il grafico è rappresentato in figura 2.46. Si noti in particolare il punto di coordinate
(0, 0)]
figura 2.46
[È definita per ogni x ∈ R. Si annulla per x = 0, x = 10, ed è positiva altrimenti. Ammette
asintoti obliqui di equazione y = x − 5 (per x → +∞) e y = 5 − x (per x → −∞). Non è
derivabile per x = 0, x = 10, che risultano punti di minimo assoluto (perchè f (0) = f (10) =
0 ≤ f (x), ∀ x ∈ R). La derivata prima si annulla per x = 5, che risulta di massimo relativo.
Da notare i seguenti limiti relativi alla derivata prima
lim f 0 (x) = lim f 0 (x) = +∞ , lim f 0 (x) = lim f 0 (x) = −∞
x→10+ x→0+ x→10− x→0−
che, nel grafico in figura 2.47, corrispondono alle singolarità per x = 0, x = 10. La derivata
seconda, dove esiste, è negativa. Per finire, osserviamo che vale l’equivalenza:
Capitolo 2. Grafici di funzioni 63
(x − 5)2 + y 2 = 25
p
y = |x2 − 10x|
⇔
0 ≤ x ≤ 10 y≥0.
Ciò comporta che, nell’intervallo [0, 10], il grafico della funzione f (x) è costituito dalla
semicirconferenza di centro (5, 0), raggio 5, con y ≥ 0]
figura 2.47
[(a) È definita nell’intervallo [0, 1]. Si annulla per x = 0 e x = 1/2; è positiva nell’intervallo
(1/2, 1]. Non è derivabile per x = √ 0, x = 1, che risultano punti di massimo. La derivata
prima si annulla per x = 1/2 − 2/4, che è un punto di minimo interno. La funzione è
convessa nel suo insieme di definizione. Il grafico è riportato in figura 2.48.
(b) È definita nell’insieme (−∞, −2] ∪ [4, +∞). È positiva per x ≥ 4 ed è negativa per
x ≤ −2. Le rette di equazione
√ √
2 2
y = 1∓ x± (per x → ±∞)
2 2
sono asintoti obliqui per f (x). La funzione√non è derivabile per x = −2, x = 4, che sono
punti di massimo relativo. Il punto x = 1 + 18 è di minimo relativo. La funzione è convessa
negli intervalli (−∞, −2] e [4, +∞). Il grafico è riportato in figura 2.49]
64 2E. Grafici di funzioni irrazionali
[La funzione è definita su tutto l’asse reale. Si annulla per x = 0, x = 1 ed è positiva per
x > 1. La retta di equazione y = x − 1/3 è un asintoto obliquo per x → ±∞. La derivata
si annulla per x = 2/3, che è un punto di minimo relativo. La funzione non è derivabile nei
punti x = 0, x = 1 e valgono i limiti:
lim f 0 (x) = +∞ ; lim f 0 (x) = −∞ ; lim f 0 (x) = lim f 0 (x) = +∞ ;
x→0− x→0+ x→1− x→1+
figura 2.50
[(a) Definita per ogni x ∈ R; si annulla per x = 0 e x = 1 (ed in tali punti la funzione non è
derivabile); è positiva per x < 0. La derivata prima si annulla per x = 1/3, che è un punto
di minimo relativo. La retta di equazione y = 2/3 − x è un asintoto obliquo (per x → ±∞)
per la funzione. È convessa negli intervalli [0, 1] e [1, +∞) ed è concava in (−∞, 0]. Il grafico
è rappresentato in figura 2.51.
(b) La funzione, definita per ogni x ∈ R, si annulla per x = 0, è positiva per x > 0 ed è
negativa per x < 0. Ammette asintoto obliquo per x → ±∞ di equazione y = x + 5/3.
La funzione è derivabile per ogni x 6= 0 e f 0 (x) → +∞ per x → 0. La derivata prima si
annulla per x = −2 (punto di massimo) e x = −4/3 (punto di minimo). È crescente negli
intervalli (−∞, −2], [−4/3, +∞), mentre è decrescente nell’intervallo [−2, −4/3]. Il grafico è
rappresentato in figura 2.52]
66 2E. Grafici di funzioni irrazionali
figura 2.53
Capitolo 2. Grafici di funzioni 67
[È definita e continua per x > 0. Risulta f (x) > 0 se e solo se log x > 0, cioè se e solo se x > 1.
Come verificato nell’esercizio 2.31 (a), la funzione non ha asintoti verticali, nè orizzontali nè
obliqui. La derivata prima vale f 0 (x) = log x + 1; per ogni x > 0. Perciò f 0 (x) > 0 se e
solo se log x > −1, cioè se e solo se x > 1/e; inoltre f 0 (x) = 0 per x = 1/e. Ne segue che
f (x) è strettamente decrescente in (0, 1/e] ed è strettamente crescente in [1/e, +∞); il punto
x = 1/e è di minimo (relativo ed assoluto). Essendo f 00 (x) = 1/x > 0 per ogni x > 0, la
funzione è convessa in (0, +∞). Si osservi anche che f 0 (x) → −∞ per x → 0+ . Il grafico è
rappresentato in figura 2.54]
[La funzione è definita per quei valori di x per cui log x > 0, cioè per x ∈ (1, +∞). Per x = e
risulta log e = 1, e quindi f (e) = 0; inoltre f (x) > 0 per x > e, f (x) < 0 per x ∈ (1, e).
Dato che f (x) → −∞ per x → 1+ , la retta di equazione x = 1 è un asintoto verticale per il
grafico di f (x). La funzione non ha asintoti orizzontali, perchè f (x) → +∞ per x → +∞.
Non ha neanche asintoti obliqui, perchè, in base alla regola di L’Hôpital, risulta
f (x) log2 log x 1
lim = lim = lim = 0.
x→+∞ x x→+∞ x x→+∞ x log x log 2
[(a) È definita e continua per x > 0, si annulla per x = 1 ed è positiva altrimenti. Il limite
di f (x) per x → 0+ vale 0. Non ha asintoti. La funzione è derivabile per x > 0 e le derivate
prima e seconda valgono
2
f 0 (x) = log x(log x + 2) ; f 00 (x) = (log x + 1).
x
La derivata prima si annulla per x = 1 e x = e−2 , è negativa nell’intervallo (e−2 , 1) ed è
positiva altrimenti. Inoltre, si noti che f 0 (x) → +∞ per x → 0+ . Il punto x = e−2 è di
massimo relativo (e risulta f (e−2 ) = 4e−2 ), mentre x = 1 è di minimo. La derivata seconda
si annulla per x = e−1 , che è un punto di flesso, dato che f 00 (x) > 0 per x > e−1 , mentre
f 00 (x) < 0 per x ∈ (0, e−1 ). Il grafico è rappresentato in figura 2.56.
(b) È definita per x > 0. Si annulla per x = e−2 e x = 1 ed è negativa in (e−2 , 1). L’asse
y è asintoto verticale. È decrescente in (0, e−1 ] crescente in [e−1 , +∞); il punto x = e−1 è
di minimo assoluto ed il valore minimo è f (e−1 ) = −1. La funzione è convessa in (0, 1], è
concava in [1, +∞). Il grafico è rappresentato in figura 2.57]
log x
2.67 Studiare la funzione f (x) = .
1 + log x
[L’insieme di definizione è (0, e−1 ) ∪ (e−1 , +∞). La funzione si annulla per x = 1, è negativa
nell’intervallo (e−1 , 1) ed è positiva altrimenti. Valgono le relazioni di limite
lim f (x) = 1 ; lim f (x) = ∓∞ ; lim f (x) = 1 .
x→0+ x→1/e± x→+∞
Perciò, la retta x = 1/e è asintoto verticale per f (x), mentre la retta di equazione y = 1 è
asintoto orizzontale. Le derivate prima e seconda valgono:
1 −(log x + 3)
f 0 (x) = ; f 00 (x) = .
x(1 + log x)2 x2 (1 + log x)3
Si osservi che f 0 (x) → +∞ per x → 0+ . Essendo f 0 (x) > 0 per ogni x dell’insieme di
definizione, la funzione è strettamente crescente in (0, e−1 ) e (e−1 , +∞). La derivata seconda
si annulla per x = e−3 ed è positiva nell’intervallo (e−3 , e−1 ), dove la funzione è convessa. Il
punto x = e−3 è di flesso. Il grafico è rappresentato in figura 2.58]
Capitolo 2. Grafici di funzioni 69
figura 2.58
[(a) È definita nell’intervallo (−1, 1). Si annulla per x = 0 ed è positiva per x ∈ (0, 1). È
una funzione dispari, infatti
−1
1−x 1+x 1+x
f (−x) = log = log = − log = −f (x) .
1+x 1−x 1−x
Le rette di equazione x = −1, x = 1 sono asintoti verticali per la funzione. Le derivate prima
e seconda valgono
2 4x
f 0 (x) = ; f 00 (x) = .
1 − x2 (1 − x2 )2
Si verifica che f (x) è strettamente crescente, e che è convessa in [0, 1). Il punto x = 0 è di
flesso. Il grafico è in figura 2.59. Osserviamo che f (x) è esprimibile in termini della funzione
inversa della tangente iperbolica nel modo seguente: f (x) = 2sett tg hx.
(b) È definita per x 6= ±1. È una funzione dispari. Le rette x = ±1 sono asintoti verticali; la
retta y = 0 è asintoto orizzontale. Le derivate di f (x) hanno la stessa espressione analitica
delle derivate calcolate nella precedente parte (a) (si ricordi a tal fine che la derivata, rispetto
a t, della funzione log |t| è 1/t). La funzione è crescente in (−1, 1) ed è convessa in [0, 1) e
(1, +∞). Il grafico è riportato in figura 2.60 ]
70 2F. Grafici di funzioni logaritmiche
x2
2.69 Disegnare il grafico della funzione f (x) = log .
|x + 2|
[È definita per x 6= −2, x 6= 0. Si annulla per x = −1, x = 2. Valgono le relazioni di limite
f (x)
lim f (x) = +∞ ; lim f (x) = −∞ ; lim f (x) = +∞ ; lim = 0.
x→−2 x→0 x→±∞ x→±∞ x
La funzione ammette due asintoti verticali, di equazione x + 2 = 0, x = 0. La derivata prima
si annulla per x = −4 ed è positiva negli intervalli (−4, −2), (0, +∞). Il punto x = −4 è di
minimo relativo. Il grafico è rappresentato in figura 2.61]
figura 2.61
Capitolo 2. Grafici di funzioni 71
√
(b) È una funzione pari, definita per ogni x 6= 0. Si annulla per x = ± 4 e; x = ±1 sono punti
−1/3
di minimo. È convessa per |x| > e . Per x → 0 risulta f (x) → 0, f 0 (x) → 0. Grafico in
figura 2.65]
figura 2.66
Capitolo 2. Grafici di funzioni 73
2.75 Disegnare il grafico delle funzioni f (x) sottoindicate, dopo aver semplifi-
cato l’espressione in base alle proprietà dei logaritmi e del valore assoluto.
(a) f (x) = x + log |x| − log |x3 − x|
(b) f (x) = 2x + 1 + log |x3 + x2 + x + 1| − log |x + 1|
[(a) La funzione è definita per x 6= 0. Semplificando in base alle proprietà dei logaritmi e del
valore assoluto, si ottiene per ogni x 6= 0:
f (x) = x − log |x2 − 1|
74 2F. Grafici di funzioni logaritmiche
La funzione tende a ±∞. Le rette di equazione x = ±1 sono asintoti verticali, non ci sono
altri asintoti. Le derivate prima e seconda valgono
x2 − 2x − 1 x2 + 1
f 0 (x) = ; f 00 (x) = 2 .
x2 − 1 (x2 − 1)2
√
La derivata prima si annulla per x = 1 ± 2, che sono punti di minimo relativo. La derivata
seconda, quando è definita, è positiva. Il grafico è rappresentato in figura 2.69; si noti la
discontinuità (eliminabile) per x = 0.
(b) La funzione è definita per x 6= −1. Semplificando si ottiene
f (x) = 2x + 1 + log (x2 + 1) , ∀ x 6= −1.
Le derivate prima e seconda valgono
x2 + x + 1 1 − x2
f 0 (x) = 2 ; f 00 (x) = 2 .
x2 + 1 (x2 + 1)2
La funzione risulta crescente; è convessa nell’intervallo (−1, 1] ed è concava all’esterno. Il
punto x = 1 è di flesso, mentre si ricordi che f (x) non è definita per x = −1 (ma può essere
prolungata con continuità)]
figura 2.69
La derivata g 0 (x) = log x + 1 si annulla per x = 1/e, è positiva per x > 1/e, ed è negativa
se x ∈ (0, 1/e). La funzione g(x) è decrescente in (0, 1/e] ed è crescente in [1/e, +∞). Il
punto x = 1/e è di minimo assoluto ed il valore minimo è g(1/e) = (e2 − 1)/e > 0. Perciò
la funzione g(x) è positiva per ogni x ∈ (0, +∞). Il grafico di g(x) è rappresentato in figura
2.70.
Dato che g(x) > 0 per ogni x > 0, la funzione f (x) è definita per ogni x > 0, si annulla per
x = 1, è positiva per x > 1 ed è negativa nell’intervallo (0, 1). Si verifica facilmente che l’asse
y è un asintoto verticale (destro) e che l’asse x è asintoto orizzontale per f (x). La derivata
prima, per x > 0, vale:
e − x log2 x
f 0 (x) = .
x(e + x log x)2
Il denominatore di f 0 (x) è positivo per ogni x > 0. Consideriamo il numeratore:
h(x) = e − x log2 x .
La funzione h(x) è definita per x > 0, tende ad e per x → 0+ , diverge a −∞ per x → +∞.
La derivata
h0 (x) = − log x(log x + 2)
si annulla per x = 1 e x = e−2 . Il punto x = 1 risulta di massimo, mentre il punto
x = e−2 è di minimo relativo. Si veda il grafico di h(x) in figura 2.71. In particolare, essendo
h(e−2 ) = (e3 − 4)/e2 > 0, la funzione h(x) è positiva nell’intervallo (0, 1]; dato che h(x) è
strettamente decrescente per x ≥ 1, si annulla una sola volta. Da verifica diretta si riconosce
che h(x) = 0 per x = e. Perciò h(x) < 0 per x > e e h(x) > 0 per x ∈ (0, e).
In base al segno di h(x), la derivata f 0 (x) risulta positiva in (0, e) e negativa in (e, +∞).
Il punto x = e è di massimo (assoluto) per f (x). Il grafico di f (x) è rappresentato in figura
2.72]
76 2F. Grafici di funzioni logaritmiche
figura 2.72
[(a) La funzione è definita nell’insieme (−∞, −1) ∪ (0, +∞). È positiva nel suo insieme di
definizione. In base alle relazioni di limite
lim f (x) = 0 , lim f (x) = +∞ , lim f (x) = 1 ,
x→0+ x→−1− x→±∞
si deduce che la retta x = −1 è un asintoto verticale (sinistro) e y = 1 è asintoto orizzontale
per f (x). Le derivate prima e seconda valgono
1 1 −1
f 0 (x) = log 1 + − ; f 00 (x) = .
x 1+x x(1 + x)2
Dal segno della derivata seconda si può risalire al segno della derivata prima. Infatti, ad
esempio per x > 0, risulta f 00 (x) < 0 e quindi f 0 (x) è una funzione strettamente decrescente.
Dato che f 0 (x) → 0 per x → +∞, ne segue che f 0 (x) > 0 per ogni x > 0. Analogamente,
essendo f 00 (x) > 0 per ogni x < −1, in questo caso la derivata prima è strettamente crescente;
dato che f 0 (x) → 0 per x → −∞, ne segue di nuovo che f 0 (x) > 0. Perciò f 0 (x) > 0
nell’inieme di definizione (si veda anche l’esercizio 1.58). La funzione risulta crescente e
convessa in (−∞, −1), crescente e concava in (0, +∞). Il grafico è rappresentato in figura
2.73.
Capitolo 2. Grafici di funzioni 77
figura 2.73
(b) La funzione è crescente e convessa in (−∞, −1), decrescente e convessa in (0, +∞). Le
rette x = 0, x = −1 sono asintoti verticali, la retta y = 0 è asintoto orizzontale]
Si noti che f 0 (x) → 0 per x → 0− ; ciò significa che la retta tangente diventa orizzontale
quando x si avvicina a 0 da sinistra. Dal segno della derivata prima si deduce che f (x)
è decrescente in (−∞, 0), (0, +∞). Dal segno della derivata seconda si deduce che f (x)
è convessa negli intervalli [−1/2, 0) e (0, +∞) ed è concava in (−∞, −1/2]. Il grafico è
rappresentato in figura 2.74.
(b) Grafico in figura 2.75]
[La funzione è definita su tutto l’asse reale. Prima di studiarne il segno, è opportuno calcolare
la derivata prima:
f 0 (x) = ex − 1.
Risulta f 0 (x) = 0 per x = 0, f 0 (x) > 0 per x > 0 e f 0 (x) < 0 per x < 0. La funzione è quindi
crescente in [0, +∞), ed è decrescente in (−∞, 0]. Il punto x = 0 è di minimo assoluto e
risulta
f (x) ≥ f (0) = e0 − 0 = 1 ∀x ∈ R.
In particolare ne segue che la funzione è positiva per ogni x ∈ R. Si verifica che la retta di
equazione y = −x è asintoto obliquo per la funzione per x → −∞. La funzione è convessa
su R. Il grafico è rappresentato in figura 2.76]
ex − 1
2.80 Studiare la funzione f (x) = .
ex + 1
Essendo f 0 (x) > 0 per ogni x ∈ R, la funzione è crescente su R. Essendo f 00 (x) ≷ per x ≶ 0,
la funzione è convessa in (−∞, 0] ed è concava in [0, +∞). Il punto x = 0 è di flesso. Il
grafico è rappresentato in figura 2.77]
[(a) È definita per ogni x 6= log 2. È positiva per x > log 2, è negativa per x < log 2. La
retta di equazione x = log 2 è un asintoto verticale. La retta y = 0 è un asintoto orizzontale
per x → +∞, la retta y = −1/2 è asintoto orizzontale per x → −∞. È decrescente e
convessa per x > log 2, è decrescente e concava per x < log 2. Il grafico è in figura 2. 78.
(b) È definita, positiva e strettamente crescente su tutto l’asse reale. Ammette asintoti
orizzontali di equazione y = 1/3 (per x → +∞) e y = 0 (per x → −∞). È convessa per
x < − log 3 ed è concava per x > − log 3.
Il punto x = − log 3 è di flesso. Il grafico è rappresentato in figura 2.79]
x−2
2.82 Studiare la funzione f (x) =
ex
[Per il calcolo delle derivate è conveniente scrivere la funzione nella forma f (x) = (x − 2)e−x .
Ha un asintoto orizzontale (per x → +∞) di equazione y = 0. Si annulla per x = 2. Il punto
x = 3 è di massimo. Il punto x = 4 è di flesso. Il grafico è rappresentato in figura 2.80]
80 2G. Grafici di funzioni esponenziali
figura 2.80
[(a)La funzione è definita, positiva e continua per ogni x ∈ R. Dato che f (x) → 0 per
x → ±∞, l’asse x è asintoto orizzontale per f (x). Per studiare la monotonia e la convessità
di f (x), è opportuno preliminarmente stabilire il segno del trinomio x2 − x − 2 (che è positivo
all’esterno dell’intervallo [−1, 2] ed è negativo all’interno) ed in conseguenza scrivere:
( 2
e−x +2x+2 se x < −1 , oppure x > 2
f (x) = 2
ex −2 se − 1 ≤ x ≤ 2.
La funzione non è derivabile per x = −1, x = 2 (e ciò è ben visibile nel grafico in figura
2.81). Si verifica poi che la derivata prima è positiva per x < −1 e 0 < x < 2, mentre è
negativa per −1 < x < 0 e x > 2. La derivata prima si annulla per x = 0, che è un punto di
minimo relativo; i punti x = −1, x = 2 risultano di massimo relativo. La derivata seconda,
quando è definita, è positiva; la funzione non ha punti di flesso.
(b) Definita e positiva per x 6= 0. Valgono i limiti:
lim f (x) = lim f (x) = 0 ; lim f (x) = lim f (x) = +∞ .
x→−∞ x→0− x→0+ x→+∞
figura 2.81
Capitolo 2. Grafici di funzioni 81
[(a) Definita per x ≥ −1/2; f (−1/2) = 0; è positiva per x > −1/2. Tende a +∞ per
x → +∞ e non ha asintoti. Le derivate prima e seconda, per x > −1/2, valgono
x+1 2x2 + 4x + 1
f 0 (x) = 2ex √ ; f 00 (x) = 2ex .
2x + 1 (2x + 1)3/2
La derivata prima è positiva
√ per ogni x > −1/2 e√tende a +∞ per x → −1/2. La funzione è
convessa per x ≥ −1 + 2/2; il punto x = −1 + 2/2 è di flesso. Il grafico è rappresentato
in figura 2.84.
(b) Definita per x ≥ 1; f (1) = 0; è positiva per x > 1. L’asse x è asintoto orizzontale per
x → +∞. Non è derivabile per x = 1 e f 0 (x) → +∞ per x → 1+ . Ha punto di massimo
(assoluto) per x = 3/2 ed un punto di flesso per x > 3/2. Il grafico è rappresentato in figura
2.85]
82 2G. Grafici di funzioni esponenziali
[È definita e continua su tutto l’asse reale. Si annulla per x = 2/3. ed è positiva per x > 2/3.
L’asse x è asintoto orizzontale per x → +∞· Non è derivabile per x = 2/3 e f 0 (x) → +∞
per x → 2/3. La funzione ha un punto di massimo (assoluto) per x = 1, due punti di flesso
per x = 0, x = 2, e cambia la concavità anche in corrispondenza di x = 2/3. Il grafico è
rappresentato in figura 2.86]
figura 2.86
[La funzione data è definita se 1 + x > 0, cioè per x > −1. Per x → −1+ la funzione f (x)
diverge a +∞; quindi la retta x = −1 è un asintoto verticale. La funzione f (x) non ammette
altri asintoti. Le derivate prima e seconda valgono
1 1
f 0 (x) = ex − ; f 00 (x) = ex + .
1+x (1 + x)2
Prima i valutare il segno di f 0 (x) è opportuno studiare il segno di f 00 (x); risulta infatti
immediatamente che f 00 (x) > 0 per ogni x ∈ (−1, +∞). Ne segue che f 0 (x) è strettamente
crescente in tale intervallo. Dato che f 0 (0) = e0 − 1 = 0, ne segue che f 0 (x) < 0 in (−1, 0)
e f 0 (x) > 0 in (0, +∞). Pertanto f (x) è decrescente in (−1, 0) e crescente in (0, +∞); il
punto x0 = 0 è di minimo. Il valore di minimo è f (x0 ) = f (0) = e0 − log 1 = 1. La funzione
f (x) è quindi positiva (e maggiore od uguale a 1) in tutto l’intervallo (−1, +∞). Il grafico è
rappresentato in figura 2.87. ]
figura 2.87
1
2.88 Studiare la funzione f (x) = xe log x .
[È definita nell’insieme (0, 1) ∪ (1, +∞) ed è positiva in tale insieme. Essendo
lim f (x) = 0 · 1 = 0 , lim f (x) = 1 · e−∞ = 0 , lim f (x) = 1 · e+∞ = +∞ ,
x→0+ x→1− x→1+
la retta x = 1 è l’unico asintoto verticale (destro) per f (x). Dato che f (x) → +∞ per
x → +∞, è opportuno verificare se esistono asintoti obliqui; risulta:
84 2G. Grafici di funzioni esponenziali
f (x) 1
lim = lim e log x = 1 ;
x→+∞ x x→+∞
1
e log x − 1 L’Hôpital 1 x
lim [f (x) − x] = lim = lim e log x
x→+∞ x→+∞ 1/x x→+∞ log2 x
Si verifica separatamente, utilizzando di nuovo il teorema di L’Hôpital, che x/ log2 x → +∞
per x → +∞. Perciò [f (x) − x] → +∞ per x → +∞ e la funzione non ha asintoti obliqui.
Le derivate prima e seconda valgono
1 log2 x − 1 1 − log2 x + 2 log x + 1
f 0 (x) = e log x ; f 00 (x) = e log x .
log2 x x log4 x
Risulta f 0 (x) = 0 per log x = ±1, cioè per x = e e per x = 1/e; f (x) è crescente negli
intervalli (0, 1/e), (e, +∞). Il punto x = 1/e è di massimo relativo, x = e è di minimo
relativo. Risultano utili per disegnare il grafico in figura 2.88 anche i limiti seguenti:
lim f 0 (x) = 1 ; lim f 0 (x) = 0 .
x→0+ x→1−
√ √ √
La funzione è convessa negli intervalli [e1− 2
, 1), (1, e1+ 2
]. I punti x = e1±2
sono di flesso]
figura 2.88
figura 2.89
Il punto x = 1 è di massimo (assoluto) per f (x) ed il massimo vale f (1) = 1/e. Per
disegnare il grafico in figura 2.89 è anche utile osservare che f 0 (x) → 0 per x → 0+ ]
x
2.90 Studiare la funzione f (x) = e−x log |x| + .
|x|
Cominciamo a studiare la funzione per x > 0. È positiva per x > 1/e ed è negativa
nell’intervallo (0, 1/e). In base ai limiti:
86 2G. Grafici di funzioni esponenziali
figura 2.90
√
2.91 Disegnare il grafico della funzione f (x) = x x.
figura 2.94
[È definita quando 1 + 1/x > 0, e ciò accade negli intervalli (−∞, −1), (0, +∞). Nell’insieme
di definizione la funzione è positiva. Per studiare ulteriormente la funzione è opportuno
rappresentarla nella forma:
1
f (x) = ex log (1+ x ) .
Dai seguenti limiti:
x
1
lim 1+ =e, lim f 0 (x) = 1 lim f (x) = +∞ ,
x→±∞ x x→0+ x→−1−
si deduce che la retta di equazione y = e è asintoto orizzontale, e la retta x = −1 è asintoto
verticale sinistro per f (x). La derivata prima vale
1 1 1
f 0 (x) = ex log (1+ x ) log 1 + − .
x 1+x
Il segno della derivata prima è identico al segno della funzione
1 1
g(x) = log 1 + − .
x 1+x
L’insieme di definizione di g(x) è uguale all’insieme di definizione di f (x) e la derivata vale
1
g 0 (x) = − .
x(1 + x)2
Risulta g 0 (x) < 0 in (0, +∞) e g 0 (x) > 0 in (−∞, −1). Perciò g(x) è strettamente decrescente
in (0, +∞); dato che g(x) → 0 per x → +∞ risulta g(x) > 0 in (0, +∞). Analogamente,
g(x) è strettamente crescente in (−∞, −1); dato che g(x) → 0 per x → −∞, risulta g(x) > 0
anche in (−∞, −1). Osserviamo che si può verificare che g(x) è positiva anche con i metodi
dell’esercizio 1.56. Dato che la funzione g(x) è positiva, anche f 0 (x) risulta positiva. Perciò
f (x) è crescente negli intervalli (−∞, −1), (0, +∞). Si noti che f 0 (x) → +∞ per x → 0+ . Il
grafico di f (x) è rappresentato in figura 2.95]
figura 2.95
90 2G. Grafici di funzioni esponenziali
figura 2.96
Capitolo 2. Grafici di funzioni 91
[La funzione è definita per ogni x 6= π/2+kπ, con k ∈ Z. È una funzione dispari. È periodica
di periodo 2π. È quindi sufficiente studiarne le proprietà in un intervallo di lunghezza 2π,
ad esempio, [−π, π] (ed anzi, essendo f (x) dispari, sarebbe sufficiente studiarla in [0, π]).
Relativamente all’intervallo considerato,la funzione è definita per x 6= ±π/2. Le rette di
equazione x = ±π/2 sono asintoti verticali. La derivata prima vale
1 cos3 x + 1
f 0 (x) = cos x + 2
= .
cos x cos2 x
Essendo cos x ≥ 1 per ogni x ∈ R, risulta anche cos3 x ≥ −1 e quindi f 0 (x) ≥ 0 per ogni
x; inoltre f 0 (x) = 0 se cos x = −1, cioè se x = ±π (nell’intervallo [−π, π]). La funzione è
crescente ed i punti x = ±π sono di flesso a tangente orizzontale. La derivata seconda vale
sen x(2 − cos3 x) 2 − cos3 x
f 00 (x) = = tg x .
cos3 x cos2 x
Dato che 2 − cos3 x > 0 per ogni x ∈ R, il segno di f 00 (x) è determinato dal segno di tg x.
Relativamente all’intervallo [−π, π], la funzione è convessa in [0, π/2) e [−π, −π/2) ed è
concava in (−π/2, 0], (π/2, π]. Il grafico è rappresentante in figura 2.97]
figura 2.97
[(a) La funzione è definita su R e non è periodica. È una funzione dispari. È positiva per
x > 0 ed è negativa per x < 0. La derivata prima f 0 (x) = 1 − cos x si annulla per x = 2kπ
92 2H. Grafici di funzioni trigonometriche
figura 2.98
[(a) La funzione è pari, ed è periodica di periodo 2π. Essendo f (x) = cos x(cos x − 1), risulta
f (x) = 0 quando cos x = 0, oppure cos x = 1. Quindi, nell’intervallo [−π, π], la funzione
si annulla per x = ±π/2 e per x = 0. La derivata prima vale f 0 (x) = sen x(1 − 2cos x);
Capitolo 2. Grafici di funzioni 93
[È una funzione dispari, definita su R, non periodica. Non ammette asintoti e non ha limite
per x → ±∞. La derivata prima vale f 0 (x) = xsen x; limitatamente ad x ≥ 0, la derivata
prima è positiva quando sen x > 0, e cioè per x ∈ (2kπ, (2k + 1)π), con k = 0, 1, 2, . . . I
punti x = 2kπ, con k = 1, 2, 3, . . . , sono di minimo relativo e risulta f (2kπ) = −2kπ. I
punti x = (2k + 1)π, con k = 0, 1, 2, . . . , sono di massimo relativo e risulta f ((2k + 1)π) =
(2k + 1)π. Infine, il punto x = 0 è di flesso a tangente orizzontale. La derivata seconda
f 00 (x) = sen x+xcos x si annulla in corrispondenza delle soluzioni dell’equazione x+tg x = 0.
Il grafico è rappresentato in figura 2.103]
94 2H. Grafici di funzioni trigonometriche
figura 2.103
figura 2.106
[(a) La funzione è periodica di periodo 2π. Limitatamente all’intervallo [0, 2π] la funzione è
definita quando la base sen x è positiva, cioè nell’intervallo (0, π). È positiva e converge ad
1 per x che tende agli estremi dell’intervallo. La derivata prima vale
f 0 (x) = (sen x)sen x · cos x(log sen x + 1)
e si annulla quando cos x = 0, cioè per x = π/2 (che è un punto di massimo e f (π/2) = 1),
e quando log sen x = −1, cioè sen x = e−1 , cioè ancora:
x = arcsen e−1 oppure x = π − arcsen e−1 ,
che risultano punti di minimo. Il grafico è rappresentato in figura 2.107.
(b) La funzione è periodica di periodo π. Limitatamente all’intervallo [0, π], la funzione è
definita in (0, π/2) ed è positiva in tale intervallo. Valgono le relazioni di limite
[(a) La funzione è periodica di periodo 2π. Nell’intervallo [0, 2π] è definita per x 6= (3/4)π e
x 6= (7/4)π. Le rette di equazione x = (3/4)π, x = (7/4)π sono asintoti verticali. La funzione
assume il valore 1 in corrispondenza dei punti x = 0, π/2, π, (3/2)π, 2π. La derivata √ prima
si annulla per x = π/4 e x = (5/4)π, che sono punti di minimo ed il valore minimo è 2/2.
Grafico in figura 2.109.
(b) La funzione è pari ed è periodica di periodo π. Nell’intervallo [−π/2, π/2] non è definita
agli estremi e converge a zero per x → ±π/2. Non è derivabile per x = 0. La derivata prima
si annulla per x = ±π/3, che sono punti di massimo. Il punto x = 0 è di minimo. Il grafico
è in figura 2.110]
[La funzione è periodica di periodo 2π. Ci limitiamo a studiarla nell’intervallo [0, 2π]. È
definita per x tale che sen x 6= 1 e cos x 6= 0; perciò è definita per x 6= π/2 e x 6= (3/2)π.
Con tali restrizioni semplifichiamo l’espressione analitica di f (x) (tenendo presente che |1 −
sen x| = 1 − sen x, dato che 1 − sen x > 0):
f (x) = log (1 − sen x) − log (|cos x|)2 =
1 − sen x 1 − sen x
= log = log = − log (1 + sen x) .
cos2 x 1 − sen2 x
Occorre perciò studiare la funzione f (x) = − log (1 + sen x) con x ∈ [0, 2π], x 6= π/2,
x 6= (3/2)π. La funzione si annulla per x = 0, π, 2π ed è negativa nell’intervallo (0, π). La
retta x = (3/2)π è asintoto verticale per f (x), dato che f (x) → +∞ per x → (3/2)π. La
derivata prima
cos x
f 0 (x) = −
1 + sen x
è positiva per x ∈ (π/2, (3/2)π). Il punto x = π/2 è di minimo per la funzione − log (1 +
sen x). La derivata seconda f 00 (x) = 1/(1 + sen x) è positiva per ogni x. Il grafico della
funzione è rappresentato in figura 2.111]
[(a) La funzione arcsen t è definita per t ∈ [−1, 1]. Perciò f (x) è definita se −1 ≤ |x| − 1 ≤ 1,
cioè 0 ≤ |x| ≤ 2, cioè ancora x ∈ [−2, 2]. La funzione è pari e non è derivabile per x = ±2. È
negativa nell’intervallo (−1, 1). Risulta crescente in [0, 2] e decrescente in [−2, 0]. È convessa
all’esterno dell’intervallo [−1, 1]. Il grafico è in figura 2.113.
(b) È una funzione pari definita su R. Si annulla per x = 0 ed è positiva altrimenti. La
retta di equazione y = π/2 è asintoto orizzontale per x → ±∞. Le derivate prima e seconda
valgono
2x 2(1 − 3x4 )
f 0 (x) = 4
; f 00 (x) =
1+x (1 + x4 )2
La funzione è decrescente in (−∞, 0] ed è crescente in [0, +∞). Il punto x = 0 è di minimo.
La derivata seconda si annulla per x = ±3−1/4 , che sono punti di flesso. Il grafico è in figura
2.114]
[(a) È una funzione dispari definita su R. Non ha asintoti. Le derivate prima e seconda
valgono
1 1 + x2 x
f 0 (x) = log ; f 00 (x) = .
2 4 1 + x2
√ √
La derivata
√ prima si annulla per x = ± √3. Il punto x√= √3 è di minimo ed il punto
x = − 3 è di massimo; risulta inoltre f (± 3) = ±(arctg 3 − 3). La funzione è convessa
in [0, +∞) ed il punto x = 0 è di flesso. Il grafico è rappresentato in figura 2.117.
(b) È definita su R. Tende a ±∞ per x → ±∞. Non ha asintoti. Le derivate prima e
seconda valgono
x
f 0 (x) = 3x2 − 2x + 2arctg x ; f 00 (x) = (3x2 − x + 3) .
1 + x2
Non è agevole studiare direttamente il segno della derivata prima, ma è più opportnno
determinare preliminarmente il segno della derivata seconda.
Essendo 3x2 − x + 3 > 0 per ogni x ∈ R, la derivata seconda è positiva per x > 0 ed è
negativa per x < 0. Perciò la funzione è convessa in [0, +∞), è concava in (−∞, 0] e x = 0 è
un punto di flesso. Inoltre, dato che f 00 (x) ≷ 0 per x ≷ 0, la derivata prima è strettamente
crescente in [0, +∞) ed è strettamente decrescente in (−∞, 0]; il punto x = 0 è di minimo
assoluto per la derivata prima. Quindi:
f 0 (x) ≥ f 0 (0) = 0, ∀x ∈ R .
Ne segue che la funzione non ha nè massimi, nè minimi ed è strettamente crescente su R. Il
punto x = 0 è di flesso a tangente orizzontale]
Capitolo 2. Grafici di funzione 101
figura 2.117
Capitolo 3
[La funzione f (x) = x3 +2x2 +10x−20 tende a ±∞ per x → ±∞. Perciò esistono due numeri
a, b per cui f (a) < 0, f (b) > 0. In base al teorema dell’esistenza degli zeri, l’equazione
f (x) = 0 ha almeno una soluzione reale nell’intervallo di estremi a, b. La derivata della
funzione f (x) vale
f 0 (x) = 3x2 + 4x + 10 .
La disequazione di secondo grado 3x2 + 4x + 10 > 0 è verificata per ogni x ∈ R. Perciò la
derivata prima è positiva per ogni x ∈ R e quindi la funzione f (x) è strettamente crescente
su R. Ne segue che l’equazione f (x) ammette una sola radice reale. Per stabilire il segno di
tale radice basta osservare che f (0) = −20 < 0 e quindi f (x) si annulla per x > 0 essendo
crescente]
[La funzione f (x) = 1 − x2 /2 + x4 /24 è pari; perciò, se ammette una radice x1 > 0, ammette
anche −x1 come radice. Dal segno della derivata
1 3 x
f 0 (x) = −x + x = (x2 − 6)
6 6
√
si deduce che il punto x = 0 è √di massimo, mentre i punti x = ± 6 sono di minimo
per f (x). Risulta f (0) = 1, f (± 6) = −1/2, f (x) → +∞ per x → ±∞. Per il teorema √
dell’esistenza
√ √ zeri,√f (x) ammette una radice reale in ognuno degli intervalli (−∞, − 6),
degli
(− 6, 0), (0, + 6), ( 6, +∞). Più precisamente, f (x) ammette come radici ±x1 , ±x2 ,
104 3A. Esistenza delle soluzioni
√ √
con x1 ∈ (0, 6), x2 ∈ ( 6, +∞). Si veda anche l’esercizio 2.52 e la figura 2.37, dove è
rappresentato il grafico di f (x). Per finire, notiamo che, essendo l’equazione biquadratica,
è possibilepdeterminare esplicitamente le quattro soluzioni, che risultano uguali a ±x1 , ±x2
√ p √
con x1 = 6 − 2 3 e x2 = 6 + 2 3]
[(a) Proponiamo due metodi di risoluzione. Il primo metodo consiste nello studiare la
funzione
f (x) = x9 (x − 4)9 .
Si verifica che f 0 (x) si annulla per x = 2, è positiva per x > 2 ed è negativa per x < 2.
Perciò f (x) è strettamente decrescente in (−∞, 2] ed è strettamente crescente in [2, +∞). Il
minimo assoluto vale f (2) = −218 . Ne segue che l’equazione f (x) = λ ha due soluzioni se
λ > −218 , una sola soluzione se λ = −218 e non ha soluzioni se λ < −218 .
Il secondo metodo, più efficace perchè fornisce una rappresentazione delle soluzioni,
consiste nello scrivere l’equazione data nella forma equivalente
x(x − 4) = λ1/9 , cioè x2 − 4x − λ1/9 = 0 .
√
L’equazione ottenuta è di secondo grado, ed ha per soluzioni x = 2 ± 4 + λ1/9 , purchè
λ ≥ −49 = −218 .
(b) Nessuna soluzione per λ < 0. Due soluzioni per λ = 0. Quattro soluzioni reali se
0 < λ < 1. Tre soluzioni se λ = 1. Due soluzioni per λ > 1]
[L’equazione ha due radici reali. Ciò si può stabilire considerando la funzione f (x) = x12 −
6x6 + 8x3 − 9. La derivata vale
f 0 (x) = 12x2 (x9 − 3x3 + 2) .
Dato che il polinomio x9 − 3x3 + 2 si annulla per x = 1 e dato che esso è composto con
potenze di x3 , si vede che è divisibile per x3 − 1. Effettuando la divisione si determina la
scomposizione:
f 0 (x) = 12x2 (x3 − 1)(x6 − x3 + 2) .
Il polinomio x6 − x3 − 2 è di secondo grado rispetto a t = x3 . Effettuando tale sostituzione
si ottiene t2 − t − 2 = (t − 1)(t + 2). Risulta quindi
f 0 (x) = 12x2 (x3 − 1)2 (x3 + 2) .
La derivata prima si annulla per x = 0, x = 1, che risultano punti di flesso, e per x3 = −2,
cioè x = −21/3 , che è l’unico punto di minimo di f (x). La funzione f (x) è strettamente
decrescente in (−∞, −21/3 ] ed è strettamente crescente in [−21/3 , +∞). Il valore minimo si
Capitolo 3. Equazioni algebriche e trascendenti 105
ottiene quando x3 = −2 e vale −1. Perciò l’equazione f (x) = 0 ha due soluzioni, una minore
ed una maggiore di x = −21/3 ]
x
x2 − 4x + 2 + √ =0.
x−1
[L’unica soluzione dell’equazione data è x = 2. Per verificare ciò, si può scrivere l’equazione
nella forma f (x) = g(x), con
x
f (x) = x2 − 4x + 2 ; g(x) = − √ .
x−1
Il grafico della funzione f (x) è una parabola convessa con vertice nel punto del piano x, y di
coordinate (2, −2). La funzione g(x) è definita per x > 1; ha un asintoto verticale destro di
equazione x = 1; dallo studio del segno della derivata prima
2−x
g 0 (x) =
2(x − 1)3/2
si deduce che il punto x = 2 è di massimo assoluto per g(x) ed il valore massimo è g(2) = −2.
In figura 3.1 sono rappresentati i grafici di f (x), g(x) in uno stesso sistema da riferimento.
Risulta f (2) = g(2) = −2 e inoltre f (x) > −2 > g(x) per ogni x 6= 2. Quindi x = 2 è l’unica
soluzione dell’equazione data]
figura 3.1
Capitolo 3. Equazioni algebriche e trascendenti 107
figura 3.2
Ne segue che l’equazione f (x) = λ ha due soluzioni per λ > 1, una sola soluzione (x = 1)
per λ = 1 e nessuna soluzione se λ < 1]
[Si possono studiare separatamente le funzioni a primo e a secondo membro e verificare che
i due grafici sono fra loro tangenti in corrispondenza al valore x0 = 0, dove le due curve si
incontrano. Oppure si può studiare la funzione
f (x) = ex − log (1 + x) − 1
e verificare, come nell’esercizio 2.85 , che f (x) assume minimo per x0 = 0 e f (x0 ) = f (0) = 0.
Pertanto x0 = 0 è l’unica soluzione dell’equazione data]
e, in base al segno della derivata prima, si verifica che f (x) è strettamente decrescente in
(−∞, 0). Ne segue che l’equazione f (x) = 2 ha tre soluzioni, una negativa, una compresa
tra zero ed uno ed una maggiore di uno]
figura 3.3
[Si veda lo studio della funzione f (x) = x log2 x fatto nell’esercizio 2.66 (a) ed il grafico in
figura 2.56. Si ottiene il seguente risultato:
se λ<0 nessuna soluzione;
se λ=0 una sola soluzione; (x = 1);
se 0 < λ < 4/e2 tre soluzioni;
se λ = 4/e2 due soluzioni;
se λ > 4/e2 una soluzione ]
l’equazione data ammette una ed una sola soluzione reale x0 . Dato che f (x) è strettamente
crescente, tale soluzione x0 è minore o maggiore del numero e a seconda che f (x) sia positiva
o negativa in corrispondenza ad x = e. Risulta
f (e) = e2 − 2e − 2.
2
√
Il polinomio di secondo√ grado t√ −2t−2 si annulla in corrispondenza delle radici t√
= 1± √ 3 ed
è negativo per t√∈ (1 − 3, 1 + 3). Risulta quindi f (e) < 0 se√e solo se e ∈ (1 − 3, 1 + 3),
cioè: e < 1 + 3. Ricordando √ che e = 2.71 . . . e che 1 + 3 = 1 + 1.73 . . . = 2.73 . . .,
risulta effettivamente e < 1 + 3, quindi anche f (e) < 0, cioè ancora e < x0 . In figura 3.4 è
rappresentato il grafico della funzione f (x)]
figura 3.4
Capitolo 3. Equazioni algebriche e trascendenti 111
[Poniamo f (x) = ex , g(x) = (ax + b)/(cx + d). La funzione g(x) è definita per x 6= −d/c;
la retta di equazione x = −d/c è un asintoto verticale e la retta di equazione y = a/c è un
asintoto orizzontale per g(x). Inoltre, come mostrato nell’esercizio 2.53, risulta
112 3A. Esistenza delle soluzioni
1 bc − ad
g 0 (x) = − ;
c2 (x + d/c)2
dato che, per ipotesi, bc − ad > 0, la funzione g(x) è strettamente decrescente negli intervalli
(−∞, −d/c), (−d/c, +∞). Tenendo conto che f (x) = ex è strettamente crescente su R e
tenendo conto delle relazioni di limite
lim f (x) = 0
x→−∞
a , lim g(x) = −∞ ,
lim g(x) = x→(−d/c)−
x→−∞ c
si deduce che, nell’intervallo (−∞, −d/c), l’equazione data ha una soluzione se a/c > 0 e
nessuna soluzione se a/c < 0. Inoltre, tenendo conto delle relazioni di limite
lim f (x) = +∞
x→+∞
lim g(x) = +∞ , a ,
x→(−d/c)+ lim g(x) =
x→+∞ c
si deduce che, nell’intervallo (−d/c, +∞), l’equazione data ha, in ogni caso, una ed una sola
soluzione reale.
Riassumendo, l’equazione ha due soluzioni reali se a, c hanno lo stesso segno (a/c > 0)
ed ha una sola soluzione reale se a, c hanno segni discordi (a/c < 0)]
figura 3.7
Capitolo 3. Equazioni algebriche e trascendenti 113
[(a) Una soluzione è data da x = 0. È opportuno scrivere l’equazione nella forma equivalente
f (x) = (x − 1)2 e−x = 1 .
Risulta f 0 (x) = e−x (x−1)(3−x). Il punto x = 1 è di minimo (ed il valore minimo è f (1) = 0)
ed il punto x = 3 è di massimo (ed il valore massimo è f (3) = 4/e3 < 1). Inoltre f (x) → 0 per
x → +∞. Il grafico di f (x) è rappresentato in figura 3.8. Risulta che l’equazione f (x) = 1
ha soltanto la soluzione x = 0.
(b) L’equazione, oltre alla soluzione x = 0, ha un’altra soluzione maggiore di 1]
figura 3.8
[Poniamo f (x) = 2−x − |x|. La funzione f (x) è definita per ogni x ∈ R ed è derivabile se
x 6= 0. Per x → ±∞ la funzione f (x) tende a ∓∞. La derivata prima, per x 6= 0, vale
−2−x log 2 − 1
se x>0
f 0 (x) =
−2−x log 2 + 1 se x<0.
Per x > 0 la derivata prima è sempre negativa, mentre, nell’intervallo (−∞, 0), è negativa
per
2−x log 2 > 1 ⇔ 2x < log 2 ⇔ x < log2 log 2 .
Il punto x = log2 log 2 risulta di minimo relativo per f (x) (si noti che 0 < log 2 < 1 e quindi
log2 log 2 < 0). Il valore minimo è
1
log 2 1 1
f (log2 log 2) = 2log2 − | log2 log 2| = − log2 ;
log 2 log 2
114 3A. Esistenza delle soluzioni
essendo log2 t < t per ogni t > 0, in particolare per t = 1/ log 2 si ottiene f (log2 log 2) > 0.
Il grafico di f (x) è rappresentato in figura 3.9 (si verifica facilmente che f (x) è convessa negli
intervalli (−∞, 0] e [0, +∞)). Essendo f (0) = 1, l’equazione data ammette una ed una sola
soluzione (positiva)]
figura 3.9
[Invece di procedere come nell’esercizio precedente, scriviamo l’equazione nella forma (si
tratta di una forma equivalente, dato che x = 0 non è soluzione):
λ = |x|1/x .
La funzione f (x) = |x|1/x = e(log |x|)/x è definita per x 6= 0, ha un asintoto verticale sinistro
per x = 0 ed un asintoto orizzontale di equazione y = 1 per x → ±∞. La derivata prima
vale
log |x| 1 − log |x|
f 0 (x) = e x , ∀ x 6= 0
x2
(si ricordi che la derivata della funzione log |x| è 1/x anche per x < 0). La derivata si annulla
quando log |x| = 1, cioè per x = ±e. Inoltre la derivata è negativa all’esterno dell’intervallo
[−e, e]. Consideriamo nel seguito f (x) separatamente per x > 0 e per x < 0.
Nell’insieme (0, +∞) il punto x = e è di massimo assoluto per f (x) e risulta f (e) = e1/e .
Tenendo presente che f (x) → 0 per x → 0+ , l’equazione f (x) = λ ha, per x > 0, una
soluzione se λ ∈ (0, 1], due soluzioni se λ ∈ (1, e1/e ), una sola soluzione (x = e) se λ = e1/e ,
nessuna soluzione se λ > e1/e . Nell’intervallo (−∞, 0) il punto x = −e è di minimo assoluto
per f (x) e risulta f (−e) = e−1/e . L’equazione f (x) = λ ha, per x < 0, una soluzione se
Capitolo 3. Equazioni algebriche e trascendenti 115
figura 3.10
Si noti che l’esercizio precedente è un caso particolare di quello qui considerato, e si ottiene
ponendo λ = 1/2 < e−1/e ]
[Si verifica direttamente che x = 0 è soluzione. Per mostrare che x = 0 è l’unica soluzione
poniamo ex = t, da cui t2 = e2x , t3 = e3x . Con tali notazioni l’equazione diventa
f (t) = t3 + t2 − 5t + 3 = 0 .
La derivata f 0 (t) = 3t2 + 2t − 5 si annulla in corrispondenza di t = −5/3 e t = 1. La funzione
f (t) è strettamente crescente negli intervalli (−∞, −5/3] e [1, +∞). Il punto t = −5/3 è di
massimo ed il punto t = 1 è di minimo relativo per f (t). Il valore di minimo in corrispondenza
a t = 1 è f (1) = 0. Il grafico di f (t) è rappresentato in figura 3.11. La funzione f (t) si annulla,
oltre che per t = 1, anche in un punto t0 < −5/3 (eseguendo la divisione del polinomio f (t)
per il polinomio t − 1, si trova poi che t0 = −3); in corrispondenza le soluzioni dell’equazione
data verificano:
ex = 1 oppure e x = t0 .
La prima equazione dà x = 0; la seconda equazione non ha soluzioni perchè t0 è negativo.
Quindi x0 resta l’unica soluzione dell’equazione]
Capitolo 3. Equazioni algebriche e trascendenti 117
figura 3.11
[La funzione f (x) è derivabile su R. Dato che f (0) = f (π) = 0, per il teorema di Rolle la
derivata f 0 (x) si annulla almeno in un punto dell’intervallo (0, π). Per dimostrare l’unicità
di tale punto studiamo l’equazione:
f 0 (x) = sen2 x + 2x sen xcos x = sen x(sen x + 2x cos x) = 0 .
Essendo sen x 6= 0 per ogni x ∈ (0, π), otteniamo l’equazione equivalente:
sen x + 2x cos x = 0 .
Osservando che x = π/2 non è soluzione dell’equazione (perchè sen (π/2) = 1 6= 0), pos-
siamo dividere entrambi i membri per cos x (che non è nullo) ottenendo la nuova equazione
equivalente
tg x + 2x = 0 .
La funzione g(x) = tg x + 2x ha derivata g 0 (x) = 1/cos2 x + 2 positiva; perciò g(x) è
strettamente crescente negli intervalli (0, π/2) e (π/2, π).
Dato che g(0) = 0, la funzione g(x) non si annulla nell’intervallo (0, π/2). Inoltre,
essendo
lim g(x) = −∞ , g(π) = 2π ,
x→π/2+
la funzione g(x) si annulla una ed una sola volta nell’intervallo (π/2, π)]
figura 3.12
Pertanto l’equazione f (x) = λ ha almeno una soluzione reale se λ < 1. Lo studio del
segno della derivata f 0 (x) non è immediato. Come nell’esercizio 2.106 si può studiare il segno
di f 00 (x) e si trova che
Capitolo 3. Equazioni algebriche e trascendenti 121
2
f 00 (x) = −
(1 + x2 )2
risultando quindi f 00 (x) < 0 per ogni x ∈ R. Ne segue che la derivata prima è decrescente
strettamente su R; dato che
lim f 0 (x) = 0 ,
x→+∞
l’estremo inferiore di f (x) vale 0 e f 0 (x) è positiva su tutto R. In definitiva la funzione f (x)è
strettamente crescente su R, quindi l’equazione ammette una sola soluzione se λ < 1, non
ammette alcuna soluzione reale se λ ≥ 1]
a22 a1 a2 2a32 q2 p3
p = a1 − ; q = a0 − + ; ∆= + .
3 3 27 4 27
Si noti che, se a2 = 0, allora p = a1 , q = a0 .
Dimostreremo che:
a2 a1 a2 2a32
= t3 + a1 − 2 t + a0 − + = t3 + pt + q .
3 3 27
figura 3.13
Perciò le radici reali sono tre se il prodotto f (t1 ) · f (t2 ) è negativo. Tale
prodotto vale
r !2
2 −p 4
f (t1 ) · f (t2 ) = q 2 − p = q 2 + p3 = 4∆.
3 3 27
Quindi, se ∆ < 0, l’equazione ha tre radici reali distinte. Se invece ∆ > 0,
l’equazione ha una sola radice reale, perchè f (t1 ) · f (t2 ) > 0. Infine, se ∆ = 0,
almeno uno del valori f (t1 ), f (t2 ) è nullo, come in figura 3.14.
Se ∆ = 0 risulta t1 = t2 se e solo se p = 0 (ed in tal caso t1 = t2 =
f (t1 ) = f (t2 ) = 0) e quindi x = −a2 /3. Se invece t1 < t2 (cioè se p 6= 0) allora
l’equazione ha due radici reali distinte.
figura 3.14
124 3C. L’algoritmo di Newton
Dimostrazione: Per il teorema dell’esistenza degli zeri esiste in [a, b] una soluzione x0
dell’equazione f (x) = 0. Dato che f 0 (x) > 0 per ogni x ∈ [a, b], la funzione è strettamente
crescente e quindi l’equazione f (x) = 0 ammette x0 come unica soluzione in [a, b].
Proviamo che xn ≥ x0 per ogni n. Per n = 1 la relazione è vera, infatti x1 = b > x0 .
Per n > 1 utilizziamo la convessità di f (x):
f (x) ≥ f (xn ) + f 0 (xn )(x − xn ) , ∀ x ∈ [a, b] .
Ponendo x = xn + 1 e ricordando che xn+1 − xn = −f (xn )/f 0 (xn ), otteniamo
f (xn+1 ) ≥ f (xn ) + f 0 (xn )(xn+1 − xn ) = f (xn ) + f 0 (xn )[−f (xn )/f 0 (xn )] = 0 .
Perciò f (xn+1 ) ≥ 0; dato che la funzione f (x) è positiva in (x0 , b] ed è negativa in [a, x0 ),
risulta xn+1 ≥ x0 .
Verifichiamo che la successione xn è decrescente: Dato che xn ≥ x0 risulta f (xn ) ≥ 0.
Inoltre per ipotesi f 0 (xn ) > 0. Perciò:
f (xn )
xn+1 = xn − ≤ xn , ∀ n.
f 0 (xn )
Per il teorema sulle successioni monotòne, esiste il limite per n → +∞ di xn . Indichiamo
tale limite con x ∈ [x0 , b]; risulta
f (xn ) f (x)
x = lim xn+1 = lim xn − 0 =x− 0
n→+∞ n→+∞ f (xn ) f (x)
Capitolo 3. Equazioni algebriche e trascendenti 125
(abbiamo utilizzato la continuità di f (x) e di f 0 (x)). Ne segue che f (x) = 0. Dato che
f (x) = 0 ha un’unica soluzione nell’intervallo [a, b], risulta x = x0 . Quindi xn converge ad
x0 per n → +∞.
Il primo termine x1 è stato scelto in modo da soddisfare tale relazione. Supponiamo vera la
(2) e procediamo utilizzando la (1):
1M 1M 2
|xn+1 − x0 | ≤ (xn − x0 )2 < δ ;
2m 2m
dato che δ ≤ 2m/M , risulta
1M 2 1M 2m
|xn+1 − x0 | < δ ≤ δ =δ.
2m 2m M
Perciò la (2) è provata . In particolare la (2) assicura che xn ∈ [a, b] per ogni n.
Verifichiamo per induzione che
2n
2m M |x1 − x0 |
(3) |xn+1 − x0 | ≤ .
M 2m
Per n = 1 la (3) segue dalla (1). Supponendo verificata la (3) per n ≥ 1 e utilizzando di
nuovo la (1) con n + 1 al posto di n, otteniamo
" 2n #2 2n+1
1M 2 M 2m M |x1 − x0 | 2m M |x1 − x0 |
|xn+2 − x0 | ≤ (xn+1 − x0 ) ≤ = .
2m 2m M 2m M 2m
figura 3.15
Si noti che, con l’analisi diretta, abbiamo trovato una stima ottimale: Nel-
l’ipotesi x1 ∈ (0, π/2) la successione xn converge a x1 ∈ (0, ξ), con ξ soluzione
dell’equazione tg x = 2x nell’intervallo (0, π/2).
Deve quindi risultare 0 < η < ξ < π/2 (infatti, che proprio questo è ciò
che accade, è provato nell’esercizio 3.30). A titolo indicativo riportiamo le
seguenti espressioni decimali approssimate:
π
η = 1.07 . . . ; ξ = 1.16 . . . ; = 1.57 . . . .
2
Per finire, notiamo che la successione xn si può rappresentare nella forma
π
x1 ∈ (0, ) , xn+1 = g(xn ) con g(xn ) = x − tg x .
2
Con i metodi del paragrafo 12C della parte prima si verifica che la funzione
g(x) è una contrazione in ogni intervallo del tipo [−δ, δ], con 0 < δ < π/4.
In tal caso la convergenza a zero della successione xn segue dal teorema delle
contrazioni.
x2 x4
3.37 1 − + =0
2 24
p √ p √
[L’equazione ha quattro radici reali: ± 6 − 2 3 = ±1.592450 . . ., ± 6 + 2 3 = ±3.076378 . . .
(si veda l’esercizio 3.2)]
130 3D. Valutazione numerica delle soluzioni
3.38 x9 (x − 4)9 = 1
√ 1
3.42 x+ =0
x−3
[L’equazione ha due radici reali (si vedano l’esercizio 3.9 e la figura 3.2) : x1 = 0.120614 . . .,
x2 = 2.347296 . . .]
1 1
3.43 (a) + log x = 2 (b) + log x = 4
x x
[Si veda l’esercizio 3.10. (a) x1 = 0.317844 . . ., x2 = 6.305395 . . .; (b) x1 = 0.173942 . . .,
x2 = 53.588761 . . .]
1
3.44 + log |x| = 2
x
[Oltre alle due soluzioni della parte (a) dell’esercizio precedente l’equazione ha anche la
soluzione negativa −8.331372 . . .]
x2 − 4x
3.45 log |x| − =0
1 − x2
[ x1 = 0.297993 . . ., x2 = 2.352016 . . .; (si vedano l’esercizio 3.12 e la figura 3.3)]
1
3.46 (a) x log2 x = 1 (b) x log2 x =
2
Capitolo 3. Equazioni algebriche e trascendenti 131
[(a) In base ai risultati dell’esercizio 3.13, dato che λ = 1 > 4/e2 , l’equazione ha una soluzione
: 2.020747 . . .; (b) Dato che λ = 1/2 < 4/e2 , l’equazione ha tre soluzioni: x1 = 0.072958 . . .,
x2 = 0.225832 . . ., x3 = 1.715724 . . .]
3.47 x2 − 2x log x − 2 = 0
[L’equazione ammette una sola radice reale (si veda l’esercizio 3.16) espressa da 2.750883 . . .]
1−x
3.48 ex =
x
[x0 = 0.401058 . . . (si vedano l’esercizio 3.17 (b) e la figura 3.6)]
[Come indicato nell’esercizio 3.22 (b), l’equazione ha due soluzioni reali. Esse sono espresse
da x1 = 0 e x2 = 1.477670 . . .]
[(a) Come risulta dagli esercizi 3.23, 3.24. l’equazione ha una sola soluzione, espressa da
0.641185 . . .; (b) dato che 3 = λ > e1/e , dall’analisi dell’esercizio 3.24 e dalla figura 3.10
risulta che l’equazione ha una sola soluzione (negativa), che è espressa da −0.547808 . . .]
2
3.52 tg x − = 0 con x ∈ (0, π/2)
x
[η = 1.076873 . . . (si vedano gli esercizi 3.29 (b) e 3.30)]
[(a) In base all’analisi fatta nell’esercizio 3.32, entrambe le equazioni hanno due soluzioni.
(a) x1 = −2.320265 . . . , x2 = −0.821327 . . .
(b) x1 = 0, x2 = π = 3.141592 . . .]
x
3.54 arctg x =
2
[Come mostrato nell’esercizio 3.33, oltre a x = 0 l’equazione ha altre due soluzioni, rappre-
sentate da ±2.331122 . . .]
Capitolo 4
INTEGRALI INDEFINITI
Z
f (x) dx = F (x) + c
xb+1
xb dx =
R
(1) +c (b 6= −1)
b+1
R 1
(2) dx = log |x| + c
x
R x ax
e dx = ex + c
R x
(3) (4) a dx = +c
log a
R R
(5) sen x dx = −cos x + c (6) cos x dx = sen x + c
Z Z
1 1
(7) 2
dx = tg x + c (8) dx = −cotg x + c
cos x sen2 x
Z Z
1 1
(9) √ dx = arcsen x + c (10) dx = arctg x + c
1−x 2 1 + x2
Z Z
(11) senh x dx = cosh x + c (12) cosh x dx = senh x + c .
[f (x)]b+1
Z
0
(1 ) [f (x)]b f 0 (x) dx = +c (b 6= −1)
b+1
134 4A. Integrali indefiniti immediati
f 0 (x)
Z
(20 ) dx = log |f (x)| + c
f (x)
Z
(30 ) ef (x) f 0 (x) dx = ef (x) + c
af (x)
Z
(40 ) af (x) f 0 (x) dx = +c
log a
Z
(50 ) [sen f (x)]f 0 (x) dx = −cos f (x) + c
Z
(60 ) [cos f (x)]f 0 (x) dx = sen f (x) + c
f 0 (x)
Z
(70 ) dx = tg f (x) + c
cos2 f (x)
f 0 (x)
Z
(80 ) dx = −cotg f (x) + c
sen2 f (x)
f 0 (x)
Z
(90 ) p dx = arcsen f (x) + c
1 − f 2 (x)
f 0 (x)
Z
(100 ) dx = arctg f (x) + c
1 + f 2 (x)
Z
(110 ) [senh f (x)]f 0 (x) dx = cosh f (x) + c
Z
(120 ) [cosh f (x)]f 0 (x) dx = senh f (x) + c .
Z
1 p
(14) √ x2 − 1) + c
dx = sett cosh x + c = log (x +
x2 − 1
Z
1 1 1+x
(15) dx = sett tgh x + c = log + c.
1 − x2 2 1−x
4.2 Sia F (x) una funzione continua nell’intervallo I di R e sia F 0 (x) = 0 per
ogni x ∈ I − I0 , con I0 sottoinsieme finito di I. Dimostrare che F è costante
in I.
[Siano a, b ∈ I con a < b e siano x1 < x2 < . . . < xn i punti di (a, b) in cui non è verificata
la relazione F 0 (x) = 0. Evidentemente in ciascuno degli intervalli [a, x1 ], [x1 , x2 ], . . ., [xn , b]
la funzione F (x) è costante e perciò si ha
F (a) = F (x1 ) = . . . = F (xn ) = F (b).
Per l’arbitrarietà di a e b si ha l’asserto]
[La funzione g(x) è effettivamente differente dalla funzione f (x), ma la differenza è una
costante:
(x + 1)2 x2 + 1 2x
f (x) − g(x) = − = =2 ]
x x x
136 4B. Integrazione per semplici trasformazioni dell’integrando
Z Z
cotg x dx tg x dx
Z Z
sen ax dx cos ax dx
√
Z Z
1
x dx √ dx
x+a
Z Z
x x
√ dx √ dx (a > 0)
a + x2 a − x2
√ (x + 2)3/2
Z Z
4.7 x + 2 dx = (x + 2)1/2 dx = +c
3/2
1 (2x + 1)3/4
Z Z
1 1 −1/4
4.8 √
4
dx = (2x + 1) D(2x) dx = +c=
2x + 1 2 2 3/4
2p
= 4 (2x + 1)3 + c
3
138 4B. Integrazione per semplici trasformazioni dell’integrando
Z Z
p 1
4.9 x 3 − 2x2 dx = − (3 − 2x2 )1/2 · (−4x) dx =
4
1 (3 − 2x2 )3/2
Z
1 1p
=− (3−2x2 )1/2 D(3−2x2 ) dx = − +c = − (3 − 2x2 )3 +c
4 4 3/2 6
Z Z
x 1
4.10 √ dx = − (2 − 3x2 )−1/2 · (−6x) dx =
2 − 3x2 6
1 (2 − 3x2 )1/2
Z
1 1p
=− (2 − 3x2 )−1/2 D(2 − 3x2 ) dx = − +c = − 2 − 3x2 + c
6 6 1/2 3
Z Z
1 1
4.11 √ dx = s 2 dx = (x > 0)
x x2 − 1 1
x2 1−
x
Z
1 1 1
=− s 2 · D dx = −arcsen + c
1 x x
1−
x
Z Z
5 1
4.12 sen x cos x dx = sen5 x · Dsen x dx = sen6 x + c
6
arcsen2 x
Z Z
1
4.13 √ arcsen2 x · D(arcsen x) dx = arcsen3 x + c
dx =
1 − x2 3
Z Z
1 Darcsen x
4.14 √ dx = dx = log |arcsen x| + c
(arcsen x) 1 − x2 arcsen x
Z Z
1 Darctg x
4.15 2
dx = dx = log |arctg x| + c
(1 + x )arctg x arctg x
Z Z
1 D log x
4.16 dx = dx = log | log x| + c
x log x log x
Z Z
log x 1
4.17 dx = log x · D log x dx = log2 x + c
x 2
(log x)1−n
Z Z
1 −n
4.19 dx = (log x) D log x dx = +c (n 6= 1)
x(log x)n 1−n
Z Z
2 3 2 3 2
4.20 3xex dx = ex Dx2 dx = ex + c
2 2
Z Z Z
1 1 1
4.21 dx = x+a x + a dx = x+a x + a dx =
sen (x + a) 2sen cos tg · 2cos2
2 2 2 2
Z Dtg x + a
2 x + a
= x + a dx = log tg 2 + c
tg
2
[Un altro modo è proposto nell’esercizio 4.115]
Z Z
1 1 π π
4.22 dx = π dx = log tg ( 2 + 4 ) + c
cos x sen (x + )
2
4.23 Utilizzando le formule di bisezione:
α 1 + cos α α 1 − cos α
cos2 = , sen2 =
2 2 2 2
calcolare i seguenti integrali
Z Z
1 1
dx ; dx
1 + cos (x + a) 1 − cos (x + a)
[Si ha:
Z Z Z D( x + a )
1 1 2 x+a
dx = x + a dx = x + a dx = tg 2 + c
1 + cos (x + a) 2 cos 2 cos 2
2 2
Z Z Z D( x + a )
1 1 2 x+a
dx = x + a dx = x + a dx = −cotg +c ]
1 − cos (x + a) 2 sen2 sen2 2
2 2
Z Z
1 1 x π
1 + sen x
dx = π dx = −cotg ( 2 + 4 ) + c
1 − cos (x + )
2
grazie al secondo degli integrali di 4.23. Inoltre:
Z Z
1 1 x π
dx = π dx = tg ( 2 + 4 ) + c
1 − sen x 1 + cos (x + )
2
grazie al primo degli integrali di 4.23]
senn+1 x
Z Z
4.26 senn x cos x dx = senn x · Dsen x dx = +c
n+1
cosn+1 x
Z Z
n
4.27 cos x sen x dx = − cosn x · Dcos x dx = − +c
n+1
Z Z Z
1 1 Dtg x
4.28 dx = 2
dx = dx = log |tg x| + c
sen x cos x tg x cos x tg x
Z Z Z
1 1 D(2x)
4.29 2 2
dx = 2
dx = 2 dx =
sen x cos x [(sen 2x)/2] sen2 2x
= −2cotg 2x + c
x3 −4x3
Z Z Z
1 1
4.30 √ dx = − √ dx = − (1−x4 )−1/2 D(1−x4 ) dx =
1 − x4 4 1 − x4 4
1p
=− 1 − x4 + c
2
x3 4x3 D x4
Z Z Z
1 1
4.31 √ dx = p dx = p dx =
1 − x8 4 1 − (x4 )2 4 1 − (x4 )2
1
= arcsen (x4 ) + c
4
Capitolo 4. Integrali indefiniti 141
xn−1 −nxn−1
Z Z Z
1 1
4.32 √ dx = − √ dx = − (1−xn )−1/2 D(1−xn ) dx =
1 − xn n 1 − xn n
2√
=− 1 − xn + c
n
Verificare che:
x2
Z Z Z
4.34 (hx + k) dx = h x dx + k 1 dx = h + kx + c
2
Z Z Z Z
n
4.35 (a0 +a1 x+. . .+an x ) dx = a0 dx+a1 x dx+. . .+an xn dx =
a1 2 an n+1
= a0 x +
x + ... + x +c
2 n+1
1+x−1
Z Z Z Z
x 1
4.36 dx = dx = 1 dx − dx =
1+x 1+x 1+x
= x − log |1 + x| + c
12x + 15 − 7
Z Z Z
3x + 2 1 12x + 8 1
4.37 dx = dx = dx =
4x + 5 4 4x + 5 4 4x + 5
Z Z Z Z
3 7 1 3 7 4
= 1 dx− dx = 1 dx− dx =
4 4 4x + 5 4 16 4x + 5
3 7
= x− log |4x + 5| + c
4 16
hmx + km − hn + hn
Z Z
hx + k 1
4.38 dx = dx =
mx + n m mx + n
h(mx + n) + km − hn
Z
1
= dx =
m mx + n
142 4C. Integrazione per decomposizione in somma
km − hn
Z Z
h m
= 1 dx + dx =
m m2 mx + n
h km − hn
=
x+ log |mx + n| + c
m m2
Z Z Z
1 1 1 1 1
4.39 dx = dx = dx =
2
3x + 2 2 3 2 r !2
x2 + 1 3
2 x +1
2
r
r Z 3 r
1 2 2 1 3
= r !2 dx = √ arctg x+c
2 3 3 6 2
x +1
2
r
m
Z Z r Z
1 1 1 1 n n
4.40 dx = m 2 dx = 2 dx =
mx2 +n n x +1 n m r
m
n x +1
n
r
1 m
=√ arctg x+c
nm n
Z Z Z
hx + k x 1
4.41 2
dx = h 2
dx + k 2
dx =
mx + n mx + n mx + n
Z Z
h 2mx 1
= 2
dx + k 2
dx =
2m mx + n mx + n
r
h 2 k m
= log |mx + n| + √ arctg x+c
2m nm n
1 − x4 + x 1 − x4
Z Z Z
x
4.42 2
dx = 2
dx + dx =
1+x 1+x 1 + x2
Z Z
2 1 2x
(1 − x ) dx + dx =
2 1 + x2
x3 1
=x− + log (1 + x2 ) + c
3 2
1+x−x
Z Z Z Z
1 1 1
4.43 dx = dx = dx − dx =
x(1 + x) x(1 + x) x 1+x
Capitolo 4. Integrali indefiniti 143
1 + x2 − x2
Z Z Z Z
1 1 1 2x
4.44 dx = dx = dx − dx =
x(1 + x2 ) x(1 + x2 ) x 2 1 + x2
1 |x|
= log |x| − log (1 + x2 ) + c = log √ +c
2 1 + x2
4.45 Calcolare gli integrali indefiniti
Z 2
x +x
(a) dx
x2 − x
A(x − 2)(x − 3) + B(x − 1)(x − 3) + C(x − 1)(x − 2)
Z
(b) dx
(x − 1)(x − 2)(x − 3)
perciò risulta
Z Z
1 2
2
dx = 2 dx =
x + px + q (2x + p) + (4q − p2 )
2
Z
2
=2 dx =
(2x + p)2
2
(4q − p ) 1 +
4q − p2
!
2x + p
Z D p
2 4q − p2
=p !2 dx =
4q − p2 2x + p
1+ p
4q − p2
2 2x + p
=√ arctg √ +c
−∆ −∆
Verificare che
Z Z
1 1
4.47 dx = dx = arctg (x + 1) + c
x2 + 2x + 2 (x + 1)2 + 1
Z
1 2 2x + 1
4.48 2
dx = √ arctg √ +c
x +x+2 7 7
Z
1 1 x+1
4.49 2
dx = √ arctg √ + c
x + 2x + 3 2 2
4.50 Calcolare l’integrale
Z
hx + k
dx
x2 + px + q
nell’ipotesi ∆ = p2 − 4q < 0. Si ha
k Z (2x + p) − p + 2k
Z
hx + k
Z x+ h
dx = h h dx = h dx =
x2 + px + q x2 + px + q 2 x2 + px + q
2k − hp
Z Z
h 2x + p 1
= 2
dx + 2
dx .
2 x + px + q 2 x + px + q
Verificare che:
Z Z Z
3x + 2 3 2x + 4/3 3 2x + 1 + 1/3
4.51 dx = dx = dx =
x2 + x + 1 2 x2 + x + 1 2 x2 + x + 1
Z Z
3 2x + 1 1 1
= 2
dx + 2
dx =
2 x +x+1 2 x +x+1
3 1 2x + 1
= log |x2 + x + 1| + √ arctg √ +c
2 3 3
[Si noti che, essendo x2 + x + 1 > 0, ∀ x ∈ R, si ha log |x2 + x + 1| = log (x2 + x + 1)]
Z Z Z
x+3 1 2x + 2 + 4 1 2x + 2
4.52 2
dx = 2
dx = 2
dx+
x + 2x + 2 2 x + 2x + 2 2 x + 2x + 2
Z
1 1
+2 2
dx = log (x2 + 2x + 2) + 2arctg (x + 1) + c
x + 2x + 2 2
2x + p
Dp
p2 − 4q
Z
2
= −p !2 dx =
p2 − 4q 2x + p
1− p
p2 − 4q
2 2x + p
= − √ sett tg h √ +c
∆ ∆
[Un altro metodo è esposto nel paragrafo 4E]
146 4C. Integrazione per decomposizione in somma
nell’ipotesi ∆ = p2 − 4q = 0. Si ha
p 2
x2 + px + q = x +
2
perciò
Z Z Z Z
hx + k hx + k x 1
dx = 2 dx = h 2 dx+k dx =
2
x + px + q
p p p 2
x+ x+ x+
2 2 2
p
h
Z 2 x+ −p Z
1
(3) = 2 dx + k dx =
2
p 2 p 2
x+ x+
2 2
Z 2 x+
p
Z
h 2 hp 1
= dx + (k − ) dx =
2
p 2 2 p 2
x+ x+
2 2
h p 2 hp −1
= log x + + k− +c
2 2 2 x+ p
2
4.58 Calcolare l’integrale
Z Z
2x + 1 1 2x + 1
dx = dx =
9x2 − 6x + 1 9 2 1
x2 − x +
3 9
1 5
Z Z 2 x− +
1 2x + 1 1 3 3
= 2 dx = 2 dx =
9 9
1 1
x− x−
3 3
1 2
Z D x− Z
1 3 5 1
= 2 dx + dx =
9 27 1 2
1
x− x−
3 3
2
1 1 5 1
= log x − − +c
9 3 9 3x − 1
[Tenendo presente le formule di prostaferesi (vedi parte prima, paragrafo 2B) si ha:
2 sen ax cos bx = sen (a + b)x + sen (a − b)x
2 cos ax cos bx = cos (a + b)x + cos (a − b)x
−2 sen ax cos bx = cos (a + b)x − cos (a − b)x
e perciò
Z Z Z
1 1 cos (a + b)x cos (a − b)x
sen ax cos bx dx = sen (a+b)x dx+ sen (a−b)x dx = − − +
2 2 2(a + b) 2(a − b)
c
Z Z Z
1 1 sen (a + b)x sen (a − b)x
cos ax cos bx dx = cos (a+b)x dx+ cos (a−b)x dx = + +c
2 2 2(a + b) 2(a − b)
Z Z Z
1 1 sen (a + b)x sen (a − b)x
sen ax cos bx dx = − cos (a+b)x dx+ cos (a−b)x dx = − + +
2 2 2(a + b) 2(a − b)
c]
Verificare che:
Capitolo 4. Integrali indefiniti 149
Z Z
sen 5x + sen x 1 1
4.62 sen 3x cos 2x dx = dx = − cos 5x − cos x + c
2 10 2
Z Z
cos 5x + cos x 1 1
4.63 cos 3x cos 2x dx = dx = sen 5x + sen x + c
2 10 2
cos x − cos 5x
Z Z
1 1
4.64 sen 3x sen 2x dx = dx = sen x − sen 5x + c
2 2 10
sen2 x + cos2 x
Z Z
1
4.65 2 2
dx = dx =
sen x cos x sen2 xcos2 x
Z Z
1 1
= 2
dx + dx =
cos x sen2 x
= tg x − cotg x + c
Z Z Z
4.66 sen3 x dx = sen2 x sen x dx = (1 − cos2 x)sen x dx =
cos3 x
Z Z
= sen x dx + cos2 x(−sen x) dx = −cos x + +c
3
cos2 x (1 − sen2 x)
Z Z Z
2
4.67 cotg x dx = dx = dx =
sen2 x sen2 x
Z Z
1
= dx − 1 dx = −(cotg x + x) + c
sen2 x
Se f (x) e g(x) sono due funzioni continue con le loro derivate prime nell’in-
tervallo I allora vale la formula di integrazione per parti
Z Z
(1) f (x)g (x) dx = f (x)g(x) − f 0 (x)g(x) dx .
0
Nella formula (1) il fattore f (x) del prodotto f (x)g 0 (x) si chiama fattore finito,
mentre il fattore g 0 (x) si chiama fattore differenziale.
Z Z
(c) x ex dx (d) x log |x| dx
[(a) Assumendo arcsen x come fattore finito ed 1 come fattore differenziale, si ha:
Z Z Z
x
arcsen x dx = arcsen x · Dx dx = xarcsen x − √ dx =
1 − x2
√
= x arcsen x + 1 − x2 + c
(b) Assumendo arccos x come fattore finito ed 1 come fattore differenziale, si ha:
Z Z
x p
arccos x dx = x arccos x + √ dx = xarccos x − 1 − x2 + c
1−x 2
(d) Si ha
x3 x3 log x
Z 2
x3 log x x3
Z Z
x
x2 log x dx = log xD dx = − dx = − +c]
3 3 3 3 9
Verificare che
Z Z Z
2 2 2
4.71 log x dx = log x · Dx dx = x log x − 2 log x dx =
= x log2 x − 2x log x + 2x + c
Z Z
4.72 sen2 x dx = sen x · D(−cos x) dx =
Z Z
= −sen x cos x+ cos x dx = −sen x cos x+ (1−sen2 x) dx =
2
Z Z
= −sen x cos x + dx − sen2 x dx
da cui
152 4D. Integrazione per parti
Z
sen2 x dx = (x − sen x cos x)/2 + c
Z Z
2
4.73 x sen x dx = x sen x · D(−cos x) dx =
Z
= −x sen x cos x + (sen x + x cos x)cos x dx =
Z Z
= −x sen x cos x + sen x cos x dx + x(1 − sen2 x) dx
da cui
Z
1 1
x sen2 x dx = − x sen x cos x + (x2 + sen2 x) + c
2 4
Z
1 1
4.74 x cos2 x dx = x sen x cos x + (x2 + cos2 x) + c
2 4
Z Z
1 1 1
4.75 x e2x dx = xDe2x dx = x e2x − e2x + c
2 2 4
Z Z
x
4.76 dx = x D(−cotg x) dx = −x cotg x + log |sen x| + c
sen2 x
Z Z
x
4.77 dx = x Dtg x dx = x tg x + log |cos x| + c
cos2 x
1 − cos2 x
Z Z Z Z
2 x
4.78 x tg x dx = x dx = dx − x dx
cos2 x cos2 x
da cui, per l’esercizio precedente:
Z
x tg2 x dx = x tg x + log |cos x| − x2 /2 + c
Z
In = xn sen αx dx Jn = xn cos αx dx ,
[Si ha
Z Z
1 x 1
In−1 = (Dx) dx = − xD dx =
(1 + x2 )n−1 (1 + x2 )n−1 (1 + x2 )n−1
x2 1 + x2 − 1
Z Z
x x
= 2 n−1
+ 2(n − 1) 2 n
dx = 2 n−1
+ 2(n − 1) dx =
(1 + x ) (1 + x ) (1 + x ) (1 + x2 )n
Z Z
x dx dx
= + 2(n − 1) dx − 2(n − 1)
(1 + x2 )n−1 (1 + x2 )n−1 (1 + x2 )n
da cui segue facilmente l’asserto]
Verificare che
Z
1 x 1
4.82 2 2
dx = 2
+ arctg x + c
(1 + x ) 2(1 + x ) 2
(5 + 3x2 )x 3
Z
1
4.83 dx = + arctg x + c
(1 + x2 )3 8(1 + x2 )2 8
Z Z
= −x3 cos x + 3 x2 Dsen x dx = −x3 cos x + 3x2 sen x − 6 x sen x dx
154 4D. Integrazione per parti
Z
ricordando che x sen x dx = −x cos x + sen x + c (esercizio 4.68), si ha
Z
x3 sen x dx = (6x − x3 ) cos x + 3(x2 − 2) sen x + c0 .
[Si può decomporre in somma e poi integrare per parti o, più semplicemente, si può procedere
osservando che la derivata della funzione x sen x è (sen x + x cos x). In tal modo si trova
Z
log x (sen x + x cos x) dx = x sen x log x + cos x + c ]
[Vale la stessa osservazione dell’esercizio precedente. Poichè la derivata di xex vale xex + ex ,
integrando per parti l’espressione iniziale, si trova
Z
log x(xex + ex ) dx = xex log x − ex + c ]
x3 + 1 x3
[ log (1 + x3 ) − + c]
3 3
1 1 1
[(a) − x cos3 x + sen x − sen3 x + c
3 3 9
(b) (xtg2 x − tg x + x)/2 + c ]
x2
2
[(a) log 1+ + x − 2 log |2 + x| + c;
2 x
1 1 1 1
(b) − log 1+ + − log 1 + + c]
x x x x
2
[(a) sen (x2 ) − x2 cos (x2 )]/2 + c; (b) (x2 − 1)ex /2 + c ]
Si chiama funzione razionale una funzione che sia il rapporto tra due polinomi
P (x), Q(x), cioè funzione del tipo
P (x) am xm + am−1 xm−1 + . . . + a1 x + a0
(1) = ; m, n ∈ N .
Q(x) bn xn + bn−1 xn−1 + . . . + b1 x + b0
Se è m ≥ n, cioè se il grado del numeratore è maggiore o uguale al grado
del denominatore, si può eseguire la divisione di P (x) per Q(x). Detti S(x) e
R(x) rispettivamente il quoziente ed il resto di tale divisione si ha
Capitolo 4. Integrali indefiniti 157
P (x) R(x)
= S(x) +
Q(x) Q(x)
con grado di R(x) < grado di Q(x). Volendo calcolare l’integrale indefinito di
P (x)/Q(x), si ha perciò la relazione
Z Z Z
P (x) R(x)
(2) dx = S(x) dx + dx .
Q(x) Q(x)
Poichè S(x) è un polinomio, il suo integrale indefinito è immediato. Dalla (2)
segue allora che l’integrale indefinito di P (x)/Q(x) viene ricondotto a quello
di R(x)/Q(x), che è una funzione razionale, in cui il grado del polinomio a
numeratore è minore del grado del polinomio a denominatore.
Passiamo dunque a studiare l’integrazione indefinita delle funzioni razio-
nali del tipo R(x)/Q(x) con grado di R(x) < grado di Q(x).
In primo luogo consideriamo il caso più semplice che Q(x) sia un polinomio
di secondo grado (se Q(x) è di 1◦ grado, l’integrale è immediato) supponendo,
com’è lecito, che il coefficiente di x2 sia 1 e cioè che sia
R(x) = hx + k, Q(x) = x2 + px + q .
In tal caso l’integrale da calcolare è
Z
hx + k
(2) 2
dx
x + px + q
che è stato già trattato nel paragrafo 4C, mediante semplici trasformazioni
dell’integrando.
Facciamo vedere che, se il discriminante ∆ = p2 − 4q è positivo o nullo,
possiamo risolvere l’ integrale (2) anche per altra via.
Precisamente, se ∆ > 0, dette α1 e α2 le radici reali e distinte del polinomio
Q(x), si ha la scomposizione
x2 + px + q = (x − α1 )(x − α2 )
ed è possibile determinare due costanti A1 ed A2 tali che risulti
hx + k A1 A2
(3) = +
x2 + px + q (x − α1 ) (x − α2 )
per ogni x ∈ R − {α1 , α2 }. Allo scopo di determinare A1 e A2 , scriviamo la
(3) sotto la forma
hx + k (A1 + A2 )x − (A1 α2 + A2 α1 )
=
x2 + px + q x2 + px + q
da cui segue
158 4E. Integrazione delle funzioni razionali
hx + k = (A1 + A2 )x − (A1 α2 + A2 α1 )
e, per il principio di identità dei polinomi:
A1 + A2 = h
A1 α2 + A2 α1 = −k
ossia
hα1 + k hα2 + k
A1 = , A2 = .
α1 − α2 α2 − α1
Una volta determinate A1 e A2 , dalla (3) segue
Z Z Z
hx + k 1 1
(4) dx = A1 dx + A2 dx =
x2 + px + q x − α1 x − α2
= A1 log |x − α1 | + A2 log |x − α2 | + c
Si osservi che la (4) è conforme alla (2) del paragrafo 4C, ricordando che
1 1+x
sett tg hx = log .
2 1−x
Se poi è ∆ = p2 − 4q = 0 si dimostra, in modo analogo al precedente, che
sussiste l’uguaglianza
hx + k A B
(5) = + , ∀x 6= α
x2 + px + q x − α (x − α)2
ove α è la radice doppia di Q(x). Essendo α = −b/2, si ricavano i valori A = h,
B = hα + k.
Dalla (5) segue facilmente
Z
hx + k hα + k
dx = h log |x − α| − +c
x2 + px + q x−α
e tale uguaglianza è conforme alla (3) del paragrafo 4C.
x+3 A1 A2
= +
x2 − 6x x x−6
cioè tali che, per ogni x:
x + 3 = A1 (x − 6) + A2 x = (A1 + A2 )x − 6A1 .
Si ha il sistema A1 + A2 = 1, A1 = −1/2, da cui A2 = 3/2. Perciò
Z Z Z
x+3 1 1 3 1 1 3
dx = − dx + dx = − log |x| + log |x − 6| + c.
x2 − 6x 2 x 2 x−6 2 2
(b) = − log |x − 1| + 4 log |x − 5| + c
7 8
(c) = log |x + 2| + log |x − 3| + c
5 5
(d) Eseguiamo la divisione del numeratore per il denominatore secondo l’usuale schema
x3 − 2x2 − x + 3 x2 − 3x + 2
x3 − 3x2 + 2x x+1
x2 − 3x + 3
x2 − 3x + 2
1
Il quoziente S(x) ed il resto R(x) valgono: S(x) = x + 1, R(x) = 1. Pertanto
si ha la scomposizione
x3 − 2x2 − x + 3 1
=x+1+ 2
x2 − 3x + 2 x − 3x + 2
Allora
Z 3
x − 2x2 − x + 3
Z Z
1
(8) 2
dx = (x + 1) dx + 2
dx .
x − 3x + 2 x − 3x + 2
Essendo Q(x) = x3 − 3x + 2 = (x − 1)(x − 2), determiniamo le costanti A1 e
A2 tali che
1 A1 A2
(9) = + .
(x − 1)(x − 2) x−1 x−2
Essendo per x ∈ R − {1, 2}
A1 A2 (A1 + A2 )x − (2A1 + A2 )
+ =
x−1 x−2 (x − 1)(x − 2)
dev’essere, per la (9)
1 = (A1 + A2 )x − (2A1 + A2 ) ∀x ∈ R
ed allora, per il principio di identità dei polinomi, risulta
A1 + A2 = 0
−(2A1 + A2 ) = 1.
Risolvendo questo sistema, si trova A1 = −1, A2 = 1 e quindi la (9) si riscrive
come
1 1 1
=− + .
(x − 1)(x − 2) x−1 x−2
Pertanto si ha
Z Z Z
1 1 1
2
dx = − dx + dx =
x − 3x + 2 x−1 x−2
162 4E. Integrazione delle funzioni razionali
x − 2
= − log |x − 1| + log |x − 2| + c = log
+ c.
x − 1
Dalla (8) si ricava perciò
Z 3
x − 2x2 − x + 3 x2
x − 2
dx = + x + log x − 1 + c .
x2 − 3x + 2 2
x2
Z
4.98 Calcolare l’integrale dx
x2 − 3x − 4
[Vale la decomposizione
x2 3x + 4 1 1 16 1
=1+ 2 =1− + ,
x2 − 3x − 4 x − 3x − 4 5x+1 5 x−4
1 16
per cui si ottiene il risultato x − log |x + 1| + log |x − 4| + c ]
5 5
Z
x+2
4.99 Calcolare l’integrale dx
x2 + 2
x+2 1 2x 2
[Vale la decomposizione: = + 2 ,
x2 + 2 2 x2 + 2 x +2
per cui
x
Z Z √ Z D √ √
x+2 1 2x 2 1 x
dx = dx + 2 2 dx = log (x2 + 2) + 2arctg √ + c ]
x2 + 2 2 2
x +2 2
x 2
√ +1
2
Z
3x + 2
4.100 Calcolare l’integrale dx
x(x2 + 1)
x2 − 7x + 12
Z
4.101 Calcolare l’integrale dx
(x − 2)3
Capitolo 4. Integrali indefiniti 163
3 4
= log |x − 2| + + + c]
x−2 (x − 2)2
Z
1
4.102 Calcolare l’integrale dx
x4 − 34
[Si ha:
Z Z
1 1 1 1 1 1 1
dx = − − dx =
x4 − 34 4 · 27 x − 3 4 · 27 x + 3 18 x2 + 32
1 x − 3
= log − 1 arctg x + c ]
4 · 27 x + 3 2 · 27 3
Z
1
4.103 Calcolare l’integrale dx
(x − 1)3 x2
da cui si ricava: A11 = −3, A12 = −1, A21 = 3, A22 = −2, A23 = 1. Pertanto
Z Z Z Z Z Z
1 1 1 1 1 1
dx = −3 dx− dx+3 dx−2 dx+ dx =
(x − 1)3 x2 x x2 x−1 (x − 1)2 (x − 1)3
1 2 1
= −3 log |x| + + 3 log |x − 1| + − + c]
x x−1 2(x − 1)2
164 4F. Integrazione per sostituzione
Sia f una funzione continua e sia g una funzione derivabile con derivata
continua nell’intervallo I di R; allora si ha:
Z Z
(1) f (x) dx = f (g(t))g 0 (t) dt .
x=g(t)
a2
Z p
x xp 2
a2 − x2 dx = arcsen + a − x2 + c ]
2 a 2
Z √
sen x
4.105 Calcoliamo l’integrale √ dx .
x
√
[Eseguendo la sostituzione x = t2 , si ha t = x, dx = 2t dt e perciò
Z √ Z Z
sen x [x=t2 ] sen t
√ dx = 2t dt = 2 sen t dt = −2 cos t + c
x t
√
da cui, ponendo t = x nell’ultimo membro, si ha
√
√
Z
sen x
√ dx = −2 cos x + c ]
x
Z
2
4.106 Calcoliamo l’integrale x5 ex dx .
√ 1
[Eseguendo la sostituzione x2 = t, cioè x =
t, si ha dx = √ dt e perciò
2 t
Z √ Z √ Z
2 [x= t] 1 1
x5 ex dx = t2 tet · √ dt = t2 et dt
2 t 2
Integrando per parti, si ha subito
Z
t2 et dt = et (t2 − 2t + 2) + c
da cui, ponendo t = x2 :
Z
2 1 2
x5 ex dx = ex (x4 − 2x2 + 2) + c ]
2
Z p
4.107 Calcoliamo l’integrale 3 − x2 dx .
√
[Con la sostituzione x = 3 sen t si trova
Z p
3 x xp
3 − x dx =
2 arcsen √ + 3−x +c]
2
2 3 3
Z √
x
4.108 Calcolare l’integrale √ dx .
2+ x
√
[Eseguendo la sostituzione x = t2 , si ha t = x, dx = 2t dt e perciò
√
t2
Z Z Z Z 2 Z
x [x=t2 ] t t −4 1
√ dx = 2t dt = 2 dt = 2 dt + 8 dt =
2+ x 2+t 2+t 2+t 2+t
166 4F. Integrazione per sostituzione
Z Z
1
=2 (t − 2) dt + 8 dt = t2 − 4t + 8 log |2 + t| + c
2+t
√
da cui, ponendo t = x nell’ultimo membro, si ha
√
√ √
Z
x
√ dx = x − 4 x + 8 log (2 + x) + c ]
2+ x
√
Z
4.109 Calcolare l’integrale arctg x dx .
√
Z
4.110 Calcolare l’integrale 2x − 1 dx .
2t
[Eseguendo la sostituzione 2x − 1 = t2 , cioè x = log2 (1 + t2 ) si ha dx = dt e
(t2 + 1) log 2
perciò
√ 1 + t2 − 1
Z Z Z
[2x −1=t2 ] 2t 2
2x − 1 dx = t· dt = dt =
(t2 + 1) log 2 log 2 1 + t2
Z Z
2 2 1 2 2
= dt − dt = t− arctg t + c
log 2 log 2 1 + t2 log 2 log 2
√
da cui , ponendo t = 2x − 1 si ha
√ 2 √ x √
Z
2x − 1 dx = [ 2 − 1 − arctg 2x − 1] + c ]
log 2
(4x2 + 1)11 − 1
Z
4.114 Calcolare l’integrale dx .
x
1√ 1 dt
[Ponendo 4x2 + 1 = t si ha x = t − 1, dx = √ , perciò si è ricondotti a calcolare
2 4 t−1
l’integrale
t11 − 1 t11 − 1
Z Z
1 1
√ · √ dt = dt .
(1/2) t − 1 4 t − 1 2 t−1
Eseguendo la divisione di t11 − 1 per t − 1, oppure ricordando la formula che esprime la
somma di una progressione geometrica, si ha
10
t11 − 1 Xk
= t10 + t9 + t8 + . . . + t + 1 = t .
t−1
k=0
Pertanto
10
(4x2 + 1)11 − 1 1 X (4x2 + 1)k+1
Z
dx = +c]
x 2 k+1
k=0
Z
1
4.115 Calcolare l’integrale dx .
sen x
[Questo integrale è già stato da noi calcolato nell’esercizio 4.21. Risolviamolo ora per
sostituzione. Si ha
Z Z Z
1 sen x sen x
dx = dx = dx .
sen x sen2 x 1 − cos2 x
Con la sostituzione cos x = y si ha dy = −sen x dx, da cui, ricordando i metodi d’integrazione
delle funzioni razionali, si ottiene:
168 4F. Integrazione per sostituzione
Z Z Z
1 1 1 1 1
dx = − dy = − + dy =
sen x 1 − y2 2 1+y 1−y
1 1
= − [log |1 + y| − log |1 − y|] + c = [log (1 − cos x) − log (1 + cos x)] + c ]
2 2
3x
Z
4.116 Calcoliamo l’integrale dx .
sen 3x
[Con la sostituzione 3x = t ci si riconduce all’integrale dell’esercizio precedente. Pertanto si
ha
3x 3x
Z Z
1 dt 1
dx = = log tg + c ]
sen 3x log 3 sen t log 3 2
Siano R(x) e Q(x) due polinomi con grado di R(x) < n = grado di Q(x) e
supponiamo che
α1 , α 2 , . . . , α r ; β1 ± iγ1 , β2 ± iγ2 , . . . , βs ± iγs
siano rispettivamente le radici reali e quelle complesse di Q(x), con molteplicità
rispettive:
m1 , m2 , . . . , mr ; n1 , n 2 , . . . , n s
in modo che
m1 + m2 + . . . + mr + 2(n1 + n2 + . . . + ns ) = n .
In questo caso si dimostra che per R(x)/Q(x) vale la decomposizione in
somma
r
R(x) X Ai,1 Ai,2 Ai,mi
= + + ... + +
Q(x) x − α1 (x − α2 )2 (x − αi )mi
i=1
s hj,mj x + kj,mj
P hj,1 x + kj,1 hj,2 x + kj,2
+ + 2 + ... + 2
2
j=1 x + pj x + qj (x + pj x + qj )2 (x + pj x + qj )mj
con Ai,k , hi,k , kj,k costanti opportune, per cui l’integrale di R(x)/Q(x) è ri-
condotto al calcolo di integrali di tipo già considerato e al calcolo di integrali
del tipo
Z
hx + k
dx .
[x + px + q]m
2
−h
Z
hx + k
dx = +
[(x − β)2 + γ 2 ]m (2m − 2)[(x − β)2 + γ 2 ]m−1
Z
1
+(hβ + k) dx
[(x − β)2 + γ 2 ]m
e l’ultimo integrale, eseguendo la sostituzione x = β + γt, diviene
Z Z
1 1 dt
dx = 2m−1
[(x − β)2 + γ 2 ]m γ (1 + t2 )m
per cui basterà applicare le formule di riduzione l’esercizio 4.81.
Z
1
4.117 Calcolare l’integrale dx .
x (x + 1)2
2 2
pertanto
Z Z Z Z
1 1 1 1
dx = dx − dx − dx .
x2 (x2 + 1)2 x2 x2 + 1 (x2 + 1)2
Allora si ha (si vedano gli esercizi 4.81, 4.82):
Z
1 1 x 1
dx = − − arctg x − − arctg x + c =
x2 (x2 + 1)2 x 2(1 + x2 ) 2
1 x 3
− − − arctg x + c ]
x 2(1 + x2 ) 2
r
1−x
Z Z
1
(1) √ dx (2) x dx
x x+4 1+x
Z
dx
(3) √ dx .
x + 1 + x2
Le funzioni integrande sono rispettivamente del tipo
!
√ √
r
ax + b
f (x, ax + b) f x, f (x, ax2 + bx + c)
cx + d
con f = f (x, y) funzione razionale delle variabili x, y, cioè rapporto di due
polinomi nelle variabili x, y. Precisamente:
1
nel caso (1) è f (x, y) = ; a = 1, b = 4
xy
nel caso (2) è f (x, y) = xy; a = −1, b = c = d = 1
1
nel caso (3) è f (x, y) = ; a = b = 1, c = 0.
x+y
√
Per risolvere l’integrale (1), eseguiamo la sostituzione t = x + 4 da cui x =
t2 − 4, dx = 2t dt. Pertanto si ha
Z Z Z
1 1 1 4
√ dx = 2
2t dt = 2
dt =
x x+4 (t − 4)t 2 t −4
Z
1 1 1
= − dt =
2 t−2 t+2
1 1
=
log |t − 2| − log |t + 2| + c =
2 2
1 √ 1 √
= log | x + 4 − 2| − log ( x + 4 + 2) + c .
2 2
Vedremo in seguito che, per risolvere l’integrale (2), conviene eseguire la
sostituzione r
1−x
t=
1+x
e, per risolvere l’integrale (3), basta porre
√
x + x2 + 1 = t .
Passiamo ora a considerare i seguenti casi
√
Z
1◦ )
n
f (x, ax + b) dx (f (x, y) razionale)
Capitolo 4. Integrali indefiniti 171
Si pone
√
n
(4) ax + b = t
tn − b n n−1
cioè: ax + b = tn , x= , dx = t dt
a a
e l’integrale diviene
Z n
t −b n n−1
f ,t t dt
a a
con integrando razionale.
√ √ √
Z
2◦ )
n n n
f (x, 1 ax + b, 2 ax + b, . . . , k ax + b) dx
Z p
4◦ ) f (x, ax2 + bx + c) dx (a > 0)
si ha
Z r Z Z Z
1−x 1 1 1
(9) x dx = 4 dt − 12 dt + 8 dt.
1+x 1 + t2 (1 + t2 )2 (1 + t2 )3
Integrando per parti, si ha
Z Z
1 t 3 1
dt = + dt
(1 + t2 )3 4(1 + t2 )2 4 (1 + t2 )2
Z Z
1 t 1 1
dt = + dt
(1 + t2 )2 2(1 + t2 ) 2 1 + t2
√ √
per cui la (9) diviene, per t = 1 − x/ 1 + x:
Z r Z
1−x 1 3t 2t 3t 2t
x dx = dt − + = arctg t − + +c]
1+x 1 + t2 1 + t2 (1 + t2 )2 1 + t2 (1 + t2 )2
Z
dx
4.119 Calcolare l’integrale √ .
x + 1 + x2
[Eseguiamo la sostituzione
√
x+ x2 + 1 = t
2t2 + 1
cioè x = (t2 − 1)/2t, per cui dx = dt. Pertanto
4t2
2t2 + 1
Z Z Z Z
dx 1 1 1 1
√ = dt = dt + dt =
x + 1 + x2 4t3 2 t 4 t3
1 1 1 p 1
= log |t| − 2 + c = log |x + x2 + 1| − √ +c]
2 8t 2 8(x + x2 + 1)
Z
1
4.120 Calcolare l’integrale I = p dx .
x2 + px + q
Z
1
4.121 Calcolare l’integrale √ dx .
−x2 − 2x + 3
[Si ha −x2 − 2x + 3 = (x + 3)(1 − x), per cui
Z
1 1 1
(11) √ = p = r .
−x2 − 2x + 3 (x + 3)(1 − x) 1−x
(x + 3)
x+3
La sostituzione razionalizzante è
r
1−x
(12) =t
x+3
per cui x = (1 − 3t2 )/(1 + t2 ) e inoltre
−8t 4
dx = ; x+3= .
(1 + t2 )2 1 + t2
Allora, per le precedenti uguaglianze, si ha
Z Z Z
1 1 1 −8t
√ dx = dx = · dt =
4 + t 2 )2
r
−x − 2x + 3
2
1−x (1
(x + 3) 2
·t
x+3 1+t
Z
1
= −2 dt = −2 arctg t + c
1 + t2
ovvero, ponendo in luogo di t l’espressione data dalla (12):
Z r
1 1−x
√ dx = −2 arctg +c]
−x2 − 2x + 3 x+3
In questo paragrafo vogliamo far vedere che anche gli integrali di certe fun-
zioni trigonometriche, esponenziali o logaritmiche possono essere ricondotti,
mediante opportune sostituzioni, ad integrali di funzioni razionali.
Per dare un’idea del tipo di funzioni che vogliamo trattare, consideriamo
gli integrali
Z Z
1 1
(1) x
dx (2) dx
1+e 1 + tg x
Z
1
(3) dx
1 + sen x
i cui integrandi sono funzioni razionali di ex , di tg x e di sen x rispettivamente.
Per risolvere l’integrale (1), eseguiamo la sostituzione ex = t, da cui x = log t
e dx = dt/t. Perciò: [ex = t]
Capitolo 4. Integrali indefiniti 175
Z Z Z Z
1 1 1 1 1
dx = · dt = dt − dt =
1 + ex 1+t t t 1+t
= log |t| − log |t + 1| + c = x − log (ex + 1) + c .
Z
2◦ ) f (tg x) dx
[(a) Eseguendo la sostituzione log x = t si trova arctg log x + c. Allo stesso risultato si
perviene utilizzando la (100 ) del paragrafo 4A.
(b) Eseguendo la sostituzione log x = t si trova log x − log 9 · log | log x + log 9| + c ]
Z
1
4.127 x2 cos (x3 ) dx = sen (x3 ) + c
3
Z
1
4.128 dx = log | log (x + 3)| + c
(x + 3) log (x + 3)
Capitolo 4. Integrali indefiniti 179
Z
2x + 5
4.129 dx = log (x2 + 5x + 7) + c
x2 + 5x + 7
Z
sen 2x
4.130 dx = log (7 + sen2 x) + c
7 + sen2 x
Z
1 p
4.131 √ dx = 2 log x + c
x log x
Z
1
4.132 sen (log x) dx = −cos (log x) + c
x
Z
4.133 ex cos (ex ) dx = sen (ex ) + c
Z
1 2
4.134 x(x2 + 10)6 dx = (x + 10)7 + c
14
2
tg3 x
Z
1 7
4.135 dx = tg x + c
cos x 7
Z
1
4.136 x sen (3x2 + 5) dx = − cos (3x2 + 5) + c
6
Z
x +x x
4.137 ee dx = ee + c
1 + tg2 x
Z Z
1
4.138 dx = dx = log |tg x| + c
tg x cos2 xtg x
[Si ricordi che 1 + tg2 x = 1/cos2 x (ved. esercizio 2.16 della parte prima)]
1 + cotg2 x
Z
4.139 dx = − log |3 + cotg x| + c
3 + cotg x
[Si ricordi che 1 + cotg2 x = 1/sen2 x]
1 + x − x4 x3 1
Z
4.140 dx = x − + log (x2 + 1) + c
x2 + 1 3 2
Z
3x + 5 8
4.141 dx = 3 log |x − 1| − +c
x2 − 2x + 1 x−1
16x4 + 3
Z
4 1 1
4.142 2
dx = x3 + x + log |x − | − log |x + | + c
4x − 1 3 2 2
Z 2
x +x+1
4.143 dx = log |x| + arctg x + c
x3 + x
180 4I. Esercizi di riepilogo
x4 + x3 − 1 x2
Z
4.144 dx = + x − log |x| − arctg x + c
x3 + x 2
x2 + 3
Z
4.145 dx = x + 2arctg x + c
x2 + 1
Z
2x + 1 1 1 3
4.146 2
dx = log (4 + 9x2 ) + arctg ( x) + c
4 + 9x 9 6 2
Z
1 1 x+1
4.147 dx = √ arctg √ + c
x2 + 2x + 3 2 2
Z
x 1 2
|x − 2|
4.148 4 2
dx = log 2 +c
x −x −2 6 x +1
|x − 2|
Z
x+2 4 3 1
4.149 3
dx = 4 log + + +c
(x − 1) (x − 2) |x − 1| x − 1 2 (x − 1)2
Z
x
4.150 log (x2 + 4) dx = x log (x2 + 4) − 2x + 4 + arctg + c
2
[Si integri per parti]
x5
Z
4 1
4.151 x log x dx = log x − +c
5 5
Z
1
4.152 tg2 5x dx = tg 5x − x + c
5
[Si integri per parti]
√ √
Z
log x
4.153 √ dx = 2 x log x − 4 x + c
x
x2
Z
1 p 1
4.154 √ dx = − x 1 − x2 + arcsen x + c
1−x 2 2 2
[Per sostituzione]
x2 + 1 2 √ √ √
4.168 √ dx = x3/2 + 2 x + 2 log ( x + 1) − 2 log | x − 1| + c
x(x − 1) 3
[Per sostituzione]
3x2 − 2 + x 4 − 5x 3 x2 + 1
4.169 dx = − arctg x + log +c
(x2 + 1)(x − 1)3 2(x − 1)2 4 (x − 1)2
√
x3 + 5x x − 7 √
4.170 3
√ √ 3
x dx =
x (x x) + x x + x + 1
13 11 √ √
= log (x3 + 1) − log (x x + 1) − arctg (x x) + c
6 3
√
[x x = t]
3 cos xsen2 x + 5cos x
4.171 dx =
sen3 x + cos2 x − sen x
= 2 log (1 + sen x) + log (1 − sen x) + 4/(1 − sen x) + c
INTEGRALI DEFINITI
ove f è continua in [c, d], φ : [a, b] → [c, d] è derivabile con derivata continua.
Il teorema fondamentale del calcolo integrale afferma che: se f (x) è
continua in [a, b], allora la funzione
Z x
F : x ∈ [a, b] → f (t) dt
a
è una primitiva di f .
Grazie a tale teorema, per calcolare l’integrale definito di una funzione
continua nell’intervallo [a, b], basta trovare una primitiva di f ed applicare la
seguente regola:
[Siano 0 = x0 < x1 < x2 < . . . < xn = 1 i punti di una partizione P dell’intervallo [0, 1].
Consideriamo le relative somme integrali inferiori s(P ) e superiori S(P ):
n
P n
P
s(P ) = mk (xk − xk−1 ); S(P ) = Mk (xk − xk−1 ),
k=1 k=1
5.3 Esistono funzioni integrabili, non identicamente nulle, nell’intervallo [0, 1],
tali che f (x) ≥ 0, per ogni x ∈ [0, 1] ed il cui integrale definito sia nullo?
5.4 Esistono funzioni continue e non identicamente nulle nell’intervallo [0, 1],
tali che f (x) ≥ 0, ∀ x ∈ [0, 1] ed il cui integrale definito sia nullo?
186 5A. Integrazione definita elementare
[No,non esistono. Supponiamo infatti che f (x) sia una funzione continua in [0, 1], con f (x) ≥
Z 1
0 per ogni x ∈ [0, 1] e tale che f (x) dx = 0. Dimostriamo che f (x) è identicamente nulla.
0
Supponiamo per assurdo che esista x0 ∈ [0, 1] tale che f (x0 ) > 0. Per il teorema della
permanenza del segno, esiste in [0, 1] un intorno I di x0 , per cui
f (x) ≥ f (x0 )/2 , ∀x ∈ I .
Per semplicità, supponiamo che x0 sia interno all’intervallo [0, 1] e che I sia della forma
I = {x ∈ [0, 1] : x0 − δ < x < x0 + δ}, con δ > 0. Dalle relazioni
Z 1 Z x0 −δ Z x0 +δ Z 1
f (x) dx = f (x) dx + f (x) dx + f (x) dx ≥
0 0 x0 −δ x0 +δ
Z x0 +δ
f (x0 )
≥ f (x) dx ≥ (2δ) > 0
x0 −δ 2
si perviene ad un assurdo]
5.5 Siano f1 , f2 due funzioni continue in [0, 1], tali che f1 (x) ≤ f2 (x), per
ogni x ∈ [0, 1] ed inoltre tali che f1 (x0 ) < f2 (x0 ) per almeno un x0 ∈ [a, b].
Dimostrare che
Z 1 Z 1
f1 (x) dx < f2 (x) dx .
0 0
[Basta osservare che la funzione f (x) = f2 (x) − f1 (x), per l’esercizio precedente, ha integrale,
esteso all’intervallo [0, 1], strettamente positivo]
1 2 n−1
[Dividiamo l’intervallo [0, 1] in n parti uguali mediante i punti , , . . . , . Le somme
n n n
integrali inferiori e superiori sono, rispettivamente
1 1 2 n−2 n−1
sn = + + ... + +
n n n n n
1 1 2 n−1 n
Sn = + + ... + +
n n n n n
1
per cui è : Sn − sn = e perciò lim(Sn − sn ) = 0.
n n
D’altra parte, ricordando che 1 + 2 + . . . + n = n(n + 1)/2, si ha
1 1 n(n + 1) 1 n2 + n 1
limSn = lim (1 + 2 + . . . + n) = lim = lim =
n n n2 n n2 2 2 n n2 2
e perciò l’integrale dato vale 1/2]
Capitolo 5. Integrali definiti 187
5.9 Sia f (x) una funzione limitata ed integrabile nell’intervallo [0, 5] e tale che
Z 5
f (x) dx = 10.
0
Dimostrare che
(a) esiste almeno un punto x0 ∈ [0, 5], tale che f (x0 ) < 3;
(b) se f (x) è continua in [0, 5], allora esiste almeno un punto x0 ∈ [0, 5] tale
che f (x0 ) = 2;
(c) se f (x) è strettamente monotòna in [0, 5], allora esiste almeno un punto
x0 ∈ [0, 5] tale che f (x0 ) < 2.
[(a) Se, per assurdo, fosse f (x) ≥ 3 per ogni x ∈ [0, 5], risulterebbe
Z 5 Z 5
f (x) dx ≥ 3 dx = 15 .
0 0
188 5A. Integrazione definita elementare
(b) Per il teorema della media, essendo f continua, esiste x0 ∈ [0, 5] tale che
Z 5
10 = f (x) dx = 5f (x0 ) ;
0
perciò f (x0 ) = 2.
(c) Per fissare le idee, sia f (x) strettamente crescente in [0, 5]. Supponiamo per assurdo che
f (x) ≥ 2, ∀x ∈ [0, 5]. Non potrà essere f (x) = 2 per ogni x ∈ [0, 5], perchè, in tal caso f (x)
non sarebbe strettamente monotòna. Scelto arbitrariamente x1 ∈ (0, 5), dovrà essere
f (x) > f (x1 ) > f (0) ≥ 2 , ∀x ∈ (x1 , 5) .
Da cui segue:
Z 5 Z x1 Z 5 Z x1 Z 5
f (x) dx = f (x) dx + f (x) dx ≥ 2 dx + f (x1 ) dx =
0 0 x1 0 x1
[Siano x0 < x1 < . . . < xn−1 < xn = 1 i punti di una qualsiasi suddivisione di [0, 1]. Poichè
in ogni intervallo [xk−1 , xk ) cadono sia numeri razionali che irrazionali, si ha
inf f (x) = 0 sup f (x) = 1 .
x∈[xk−1 ,xk ) x∈[xk−1 ,xk )
Pertanto ogni somma integrale inferiore è zero ed ogni somma integrale superiore vale 1]
[Fissato k ∈ N, i numeri razionali di [0, 1) del tipo m/n, con m, n primi fra loro e tali che
n < k, costituiscono un insieme finito:
x1 < x2 < . . . < xnk
e si ha f (xi ) > 1/k, mentre, in tutti gli altri punti x ∈ [0, 1), si ha f (x) ≤ 1/k. Possiamo
costruire una partizione finita Pk di [0, 1) costituita di nk intervalli I1 , . . . , Ink (di centro
rispettivamente x1 , . . . , xnk ed ampiezza δk sufficientemente piccola) e di altri nk +1 intervalli
J1 , . . . , Jnk +1 su ognuno dei quali risulta f (x) ≤ 1/k. Detta S(Pk ) la somma integrale
superiore, si ha (indicando con |Ji | l’ampiezza dell’intervallo Ji ):
Capitolo 5. Integrali definiti 189
nk nP nk +1 nk
P k +1 nk
P 1 X X 1 2
S(Pk ) = δk supf + |Ji |supf ≤ δk f (xi ) + |Ji | ≤ δk f (xi ) + <
i=1 Ii i=1 Ji i=1 k i=1 i=1
k k
nk
P
pur di scegliere δk < 1/k f (xi )]
i=1
x sen 2x
[Poichè la funzione G(x) = − è una primitiva della funzione f (x) = sen2 x, per la
2 4
formula fondamentale del calcolo integrale, si ha:
Z 2π 2π
x sen 2x
sen2 x dx = − = π]
0 2 4 0
[Per motivi di simmetria, ben visibili dal grafico delle due funzioni sen2 x e cos2 x, i loro
integrali definiti in [0, 2π] danno lo stesso risultato. Pertanto
Z 2π Z 2π Z 2π
sen2 x dx + cos2 x dx = 2 sen2 x dx ;
0 0 0
[La funzione G(x) = (h/2)x2 +kx è una primitiva di f (x) = hx+k, ed allora, basta applicare
la formula fondamentale del calcolo integrale]
[L’area del triangolo S1 , in fig. 5.1, vale 1/2, mentre l’area del triangolo S2 vale 2]
figura 5.1
Capitolo 5. Integrali definiti 191
[(a) 1; (b) −9/2 + 4 log (5/2); (c) 1/3 − arctg 2; (d) 1/18]
y
y α+1 xα+1
1
= log y − ,
α+1 α+1 α+1 1
√ 3 √
8 Z 3
2t2 √
Z
1+x t−1 1 2−1
dx = √ 2 dt = 2t + log = 6 − 2 2 + log + log √ ]
1 x 2 t −1 t + 1 √2 2 2+1
5.33 Posto φ(x) = (1 + x)/(1 − x), dimostrare che, per ogni a < 1, risulta
Z a Z φ(a)
dx dx
2
=
0 1+x 1 1 + x2
Z 2π
5.36 Calcolare l’integrale |sen x| dx .
0
[(a) Si esegue la sostituzione cos x = t, da cui sen x dx = −dt. Il risultato è 1/6; (b) log (3/4);
(c) (1/2) arctg (1/2) ]
Z Z
= −(sen x)n−1 cos x + (n − 1) (sen x)n−1 dx + (1 − n) (sen x)n dx
n − 1 π/2
Z
= (sen x)n−2 dx
n 0
Pertanto
Z π/2 π/2
7 5 π/2
Z Z
7
(sen x)8 dx = · (sen x)6 dx =
(sen x)4 dx =
0 0 8 8 6 0
7 5 3 π/2 7 5 3 1 π/2
Z Z
35
= · · (sen x)2 dx = · · · dx = π]
8 6 4 0 8 6 4 2 0 128
Z b
area di T +− area di T− = f (x) dx
a
figura 5.2
figura 5.3
5.41 Sia f (x) = x2 , e sia g(x) = x per x ∈ [0, 1]. Calcolare l’area dell’insieme
piano definito da (figura 5.4):
T = {(x, y) ∈ [0, 1] × R : x2 ≤ y ≤ x} .
figura 5.4
Z 1 1
1 2 1 3 1 1 1
[Area di T = (x − x2 ) dx = x − x = − = ]
0 2 3 0 2 3 6
5.42 Calcolare l’area della regione piana T compresa fra le due parabole di
equazioni y 2 = 9x e x2 = 9y.
[Evidentemente risulta
1 2 √
T = {(x, y) ∈ [0, 9] × [0, 9] :
x ≤ y ≤ 3 x}
9
in quanto le parabole si incontrano nell’origine e nel punto P (9, 9), come si vede risolvendo
il sistema costituito dalle equazioni delle due curve (si veda la fig. 5.5). Si ha
figura 5.5
9 9
√
Z
1 1 3
area di T = (3 x − x2 ) dx = 2x3/2 − x = 27 ]
0 9 27 0
5.43 Calcolare l’area della regione piana T delimitata dalla retta y = −2x + 3
e dalla parabola y = x2 .
Capitolo 5. Integrali definiti 199
[La retta interseca la parabola nei punti (−3, 9) e (1, 1) e, nell’intervallo [−3, 1], risulta
−2x + 3 ≥ x2 . Perciò, si ha:
T = {(x, y) ∈ [−3, 1] × R : x2 ≤ y ≤ −2x + 3}
e risulta
1 1
x3
Z
32
area di T = (3 − 2x − x2 ) dx = 3x − x2 − = ]
−3 3 −3 3
5.44 Calcolare l’area della regione piana T compresa fra la curva y = 1/x,
l’asse delle x e le rette di equazione x = a e x = 5a, con a > 0 (fig. 5.6)
figura 5.6
Z 5a
1
[Area di T = dx = [log x]5a
a = log 5a − log a = log 5 ]
a x
figura 5.7
200 5C. Applicazioni al problema delle aree
5.46 Calcolare l’area della regione piana T compresa tra la curva y = 1/xα
(α 6= 1), l’asse delle x e le rette di equazione x = a, x = b (con 0 < a < b).
Z b 1−α b
1 x
[Area di T = dx = = (b1−α − a1−α )/(1 − α) ]
a xα 1−α a
5.47 Calcolare l’area della regione piana T compresa tra la curva y = log x,
l’asse delle x e la retta di equazione x = e.
Z e
[Area di T = log x dx = [x(log x − 1)]e1 = 1 ]
1
figura 5.8
(Il lettore verifichi che tale limite vale 1). Anche tale limite viene considerato
come integrale improprio di f (x) su [1, +∞) e si pone
Z +∞ Z t
1 1
2
dx = lim dx .
1 x t→+∞ 1 x2
(Si dimostra che tale integrale è indipendente da c). Una condizione sufficiente
affinchè la funzione f (x) continua in [a, +∞) (risp. in (−∞, b]) abbia integrale
improprio assolutamente convergente è che esistano α > 1, A > 0, k > 0, tali
che
A
|f (x)| ≤ per |x| > k .
|x|α
Talvolta, invece di dire che una funzione positiva f (x) ha integrale improprio
(convergente) sull’intervallo di estremi a, b, si dice che l’integrale
Z b
f (x) dx
a
è convergente.
Z 2
1
√ dx = 2
1 2−x
[Per t ∈ [1, 2), si ha
Z t Z t
1 h it
√ dx = (2 − x)−1/2 dx = −2(2 − x)1/2 = −2(2 − t)1/2 + 2
1 2−x 1 1
Z t
1
da cui lim √ dx = 2 ]
t→2− 1 2−x
[La formula fondamentale del calcolo integrale non si può applicare nel caso di funzioni
discontinue e non limitate. Si ha:
Z 1 Z 0 Z 1
1 1 1
2
dx = 2
dx + 2
dx .
−3 x −3 x 0 x
Poichè gli integrali a secondo membro sono divergenti, anche l’integrale assegnato è diver-
gente]
e perciò
Z 0
1 π
√ dx = − lim arcsen t = −arcsen (−1) =
−1 1−x2 t→−1 2
Per t ∈ [0, 1), si ha
Z t
1
√ dx = arcsen t − arcsen 0 = arcsen t
0 1 − x2
e perciò
Z 1
1 π
√ dx = lim arcsen t = arcsen 1 = .
0 1 − x2 t→1 2
Pertanto, si ha l’asserto]
[Si ha
Z 9 Z 1 Z 9
1 1 1
p
3
dx = p
3
dx + p
3
dx
0 (x − 1)2 0 (x − 1)2 1 (x − 1)2
Essendo, per t ∈ [0, 1)
√
Z t
1 h p it
p
3
dx = 3 3 (x − 1) = 3 3 t − 1 + 3
0 (x − 1) 2 0
si ha
1 √
Z
1
p
3
dx = lim [3 3 t − 1 + 3] − 3
0 (x − 1) 2 t→1
Pertanto si ha l’asserto]
Verificare che:
Z 3
x(x + 1) 9
5.59 √ dx = 3 + π
2 9−x 2 4
[Porre x = 3 sen t]
√ !
3
9 − x2 3√ 3 3√
Z
3+ 5
5.60 √ dx = 7 log − 5 = 7 sett cos h − 5
2 x2 − 4 2 2 2 2
[Porre x = 2 cos h t]
Z 7r
7−x
5.61 dx = 2π
3 x−3
Z π/2
sen x
5.62 dx = 1
0 cos3 x· etg x
[Porre tg x = t ]
Z 2
x 8
5.63 √ dx =
1 x−1 3
Z 1
5.64 log x dx = −1
0
Verificare che
Z +∞
1
5.75 dx è divergente
2 x log x
Z +∞
1 1
5.76 dx =
2 x(log x)2 log 2
210 5D. Integrali impropri
Z +∞
1 1
5.77 3
dx =
2 x(log x) 2(log 2)2
Z +∞ √
1+x2 2
5.78 xe− dx =
0 e
[(a) Essendo,
√ per x ∈ [1,
√ +∞), 1/x4 (1 + x4 ) ≤ 1/x4 , l’integrale converge; (b) diverge; (c)
3 3
essendo x4 + 1/x ≥ x4 /x = 1/x, l’integrale diverge; (d) diverge]
[(a) è convergente; (b) è convergente; (c) è divergente; (d) è convergente; (e) è convergente;
(f) è divergente]
Verificare che :
Capitolo 5. Integrali definiti 211
Z +∞
n!
5.82 xn e−αx dx = (α > 0 n ∈ N)
0 αn+1
Z +∞ Z +∞
n
[Integrando per parti si ha xn e−αx dx = xn−1 e−αx dx, da cui, per l’esercizio
0 α 0
5.71 si ha facilmente l’asserto]
Z +∞
1 1
5.83 2
sen dx = 1
2/π x x
Z +∞
b
5.85 e−ax sen bx dx =
0 a2 + b2
Z +∞
5.86 (1 + x)e−x dx = 2
0
Sia f (x) una funzione continua in un intervallo [a, b]. Il teorema fonda-
mentale del calcolo integrale stabilisce che la seguente funzione integrale
Z x
F (x) = f (t) dt (con x0 ∈ [a, b] )
x0
5.87 Stabilire per quali numeri reali x risulta derivabile la seguente funzione
Z x√
F (x) = t dt .
0
[Si può procedere con il calcolo esplicito dell’integrale, oppure, più velocemente, si può
√
affermare, in base al teorema fondamentale del calcolo integrale, che F 0 (x) = x per ogni
x ≥ 0]
212 5E. Funzioni integrali
La derivata della funzione G(y), in base al teorema fondamentale del calcolo integrale, vale
2
G0 (y) = ey . Per la regola di derivazione delle funzioni composte otteniamo
√ 1 1
F 0 (x) = G0 ( x) √ = √ ex ]
2 x 2 x
[Fissato un numero reale x0 , la funzione integrale F (x) si può rappresentare nella forma
Z x0 Z 3x Z 3x Z 2x
F (x) = cos2 t dt + cos2 t dt = cos2 t dt − cos2 t dt .
2x x0 x0 x0
In base al teorema fondamentale del calcolo integrale, la derivata vale F 0 (x) = 3 cos2 (3x) −
2 cos2 (2x) ]
5.92 Sia f (x) una funzione continua in [a, b] e siano g1 (x), g2 (x) funzioni
derivabili in [a, b]. Generalizzando l’esercizio precedente, verificare che in [a, b]
vale la formula di derivazione
Capitolo 5. Integrali definiti 213
Z g2 (x)
d
f (t) dt = f 0 (g2 (x))g20 (x) − f 0 (g1 (x))g10 (x) .
dx g1 (x)
Z x
5.93 Calcolare il limite lim cos t2 dt .
x→0 0
Perciò, la funzione integrale data converge a zero per x → 0+ . Si procede in modo analogo
per x → 0− ]
Z x
1
5.94 Calcolare il limite lim cos t2 dt .
x→0 x 0
x
cos t − 2
Z
F (x) = dt
0 t3 + 2
[La derivata vale F 0 (x) = (cos x − 2)/(x3 + 2). Essendo cos x − 2 ≤ 1 − 2 = −1, la derivata
è negativa nell’intervallo [0, +∞). Perciò F (x) è una funzione strettamente decrescente per
x ≥ 0 ed assume massimo in [0, +∞) per x = 0. Il massimo vale F (0) = 0 ]
sen2 x
[(a) La derivata vale F 0 (x) = 1 − , per x > 0. Essendo | sen x| < |x| per ogni
0
x2
x 6= 0, risulta F (x) > 0 per ogni x > 0. Perciò F (x) è strettamente crescente nell’intervallo
(0, +∞);
sen2 x
F (x)
(b) m = lim = lim F 0 (x) = lim 1− = 1;
x→+∞ x x→+∞ x→+∞ x2
abbiamo applicato il teorema di L’Hôpital al rapporto F (x)/x. Poi, calcolando esplicitamente
l’integrale della funzione nell’intervallo [2, x], abbiamo:
Z x
sen2 t
q = lim (F (x) − x) = lim x−2− dt − x = 2 − lim G(x) ,
x→+∞ x→+∞ 2 t2 x→+∞
Z x
sen2 t
dove G(x) = dt .
2 t2
Proviamo che la funzione integrale G(x) è monotòna crescente ed è limitata per x → +∞. In
tal caso esiste finito il limite per x → +∞ di G(x) e perciò F (x) ammette asintoto obliquo
di equazione y = mx + q.
G(x) è monotòna crescente perchè G0 (x) = sen2 x/x2 ≥ 0 per ogni x ∈ (0, +∞). G(x)
è limitata per x → +∞ perchè, se x ≥ 2, risulta
Z x
1 1
0 ≤ G(x) ≤ lim G(x) ≤ lim dt = .
x→+∞ x→+∞ 2 t2 2
(c) La derivata prima vale F 0 (x) = 1 − sen2 x/x2 ; la derivata seconda vale
−1 −2 sen x
F 00 (x) = (2 sen x cos x · x2 − 2x sen2 x) = (x cos x − sen x).
x4 x3
Capitolo 5. Integrali definiti 215
figura 5.9
Per 0 < x < π/2 risulta tg x > x; mentre per π/2 < x < π risulta tg x < 0 < x. Perciò
l’equazione tg x = x non ha soluzioni nell’intervallo (0, π). Dato che anche l’equazione
sen x = 0 non ha soluzioni nell’intervallo aperto (0, π), la funzione integrale F (x) non ha
punti di flesso in (0, π).
(d) Si vede dal grafico in figura 5.9, che l’equazione tg x = x ha una soluzione x1 nell’inter-
vallo (0, 2π), una seconda soluzione x2 nell’intervallo (2π, 3π), e cosı̀ via. Per ogni k ∈ N,
l’equazione tg x = x ha k −1 soluzioni nell’intervallo (0, kπ), come pure l’equazione sen x = 0.
In definitiva, la funzione integrale F (x) ha 2k − 2 flessi nell’intervallo (0, kπ) ]
5.99 Siano f (x) e g(x) funzioni continue nell’intervallo [a, b] e siano p, q > 1
tali che 1/p + 1/q = 1. Dimostrare la seguente disuguaglianza di Hölder :
Z b Z b 1/p Z b 1/q
p q
|f (x)g(x)| dx ≤ |f (x)| dx · |g(x)| dx .
a a a
[La disuguaglianza sussiste in modo ovvio se una delle funzioni f e g è identicamente nulla.
Altrimenti, posto
Z b 1/p Z b 1/q
p q
F (x) = f (x)/ |f (x)| dx ; G(x) = g(x)/ |g(x)| dx ,
a a
evidentemente, si ha
Z b Z b
(∗) |F (x)|p dx = |G(x)|q dx = 1 .
a a
|F (x)|p |G(x)|q
|F (x)G(x)| ≤ + ∀ x ∈ [a, b] .
p q
Integrando su [a, b], ne segue, per la (∗)
Z b
1 1
|F (x)G(x)| dx ≤ + = 1
a p q
ossia
Z b
|f (x)g(x)| dx
a
Z b 1/p Z b 1/q ≤ 1
p q
|f (x)| dx · |g(x)| dx
a a
da cui l’asserto]
5.100 Sia f (x) una funzione continua nell’intervallo [a, b] e poniamo, per p ≥ 1
Z b 1/p
1 p
φ(p) = |f (x)| dx
b−a a
Verificare che φ(p) è crescente per p ∈ [1, +∞).
5.101 Sia f (x) una funzione continua nell’intervallo [a, b]; allora
Z b 1/p
p
lim |f (x)| dx = max |f (x)|
p→+∞ a a≤x≤b
[Sia M = max |f (x)| > 0; allora, per ogni k > M −1 esiste un intervallo [ak , bk ] ⊂ [a, b] con
a≤x≤b
ak 6= bk , tale che
Capitolo 5. Integrali definiti 217
1
|f (x)| > M − ∀ x ∈ [ak , bk ] ;
k
per cui, per x ∈ [a, b], si ha
1
(∗) M− χ[ak ,bk ] (x) ≤ |f (x)| ≤ M
k
ove χ[ak ,bk ] (x) è la funzione caratteristica di [ak , bk ], cioè vale 1 per x ∈ [ak , bk ] e vale 0 in
[a, b] − [ak , bk ]. Dalla (∗) segue
Z b p 1/p Z b 1/p
1
M− χ[ak ,bk ] (x) dx ≤ |f (x)|p dx ≤ M (b − a)1/p .
a k a
1 1
Il primo membro di tali disuguaglianze è uguale a M − (bk − ak )1/p e tende a M −
k k
per p → +∞. Pertanto risulta
Z b 1/p
1
M − ≤ lim |f (x)|p dx ≤M
k p→+∞ a
5.102 Sia f : [0, +∞) −→ [0, +∞) una funzione continua e decrescente.
Dimostrare che si ha
1 x
Z
f (x) ≤ f (t) dt ∀x > 0.
x 0
[Basta osservare che, essendo f (x) decrescente, risulta f (x) = inf f (t) per cui, dal teorema
0≤t≤x
della media, segue l’asserto]
b b
1
ove − g dt sta per g dt .
a b−a a
5.105 Sia f : [0, +∞) −→ [0, +∞) una funzione continua, strettamente
crescente, tale che f (0) = 0 e lim f (x) = +∞. Posto g = f −1 , dimostrare
x→+∞
per via geometrica che vale la disuguaglianza
a b
ab ≤ f (x) dx + g(y) dy ∀ a, b > 0 .
0 0
figura 5.10
SERIE NUMERICHE
∞
P
an
n=1
si indica, con abuso di notazione, sia la serie di termine generale an che la sua
somma (ammesso che quest’ultima esista).
Si vede subito che, data una serie convergente, si può modificare un numero
finito di suoi termini senza che essa cessi di essere convergente.
In particolare, se la serie di termine generale an converge, anche la serie
(3) rk = ak+1 + ak+2 + . . .
ottenuta da essa sopprimendone i primi k termini, è convergente.
La serie (3) si chiama resto parziale k-simo della serie (1) e risulta
rk = s − sk
ove sk è la ridotta k-sima della serie (1) ed s la sua somma. Pertanto il resto
parziale k-simo coincide con l’errore che si commette sostituendo alla somma
s la ridotta k-sima.
Ricordiamo, infine, che una serie si dice regolare se essa è convergente o
divergente.
Di facile verifica sono le seguenti proprietà:
∞
P ∞
P
(a) Se an e bn sono due serie convergenti e c ∈ R, allora anche le
n=1 n=1
∞
P ∞
P
serie c an e (an + bn ) sono convergenti e si ha:
n=1 n=1
∞
P ∞
P ∞
P ∞
P ∞
P
c an = c an ; (an + bn ) = an + bn .
n=1 n=1 n=1 n=1 n=1
∞
P ∞
P
(b) Se la serie an è divergente e c 6= 0 allora anche la serie c an è
n=1 n=1
divergente.
6.2 Sia a un numero reale diverso da zero. Verificare che la serie geometrica
di primo termine a e ragione x.
a + ax + ax2 + ax3 + . . .
converge se e solo se |x| < 1. In tal caso risulta
∞ a
a xk−1 =
P
.
k=1 1 − x
figura 6.1
ai lati del triangolo e tra di loro. Quale frazione della superficie del
triangolo è occupata dai cerchi?
[Con considerazioni geometriche si vede che il cerchio maggiore ha raggio 1/3, il secondo ha
raggio 1/9, il terzo ha raggio 1/27 e cosı̀ via. Perciò l’area totale dei cerchi è
222 6A. Generalità sulle serie numeriche
6.5 Dare un esempio di serie non convergente, il cui termine generale sia
infinitesimo.
6.6 Dimostrare, utilizzando la proprietà (a) del presente paragrafo 6A, che la
serie armonica non può essere convergente e dunque è divergente.
è convergente e si ha
1 1 1 1 1 s s
1+ + + ... = s − + + + ... = s − = .
3 5 2 4 6 2 2
1 1
Essendo > per ogni h ∈ N, si avrà la disuguaglianza
h h+1
1 1 1 1 1
(*) 1+ + + ... > + + + ...
3 5 2 4 6
s
che è una contraddizione, in quanto entrambe le somme in (*) sono uguali a ,]
2
[Si ha sn = 1+2+3+. . .+n = n(n+1)/2, per le note proprietà delle progressioni aritmetiche.
Perciò lim sn = +∞]
n→+∞
∞
xn = xk + xk+1 + . . . = xk (1 + x + . . .)]
P
[Basta osservare che
n=k
∞
P 1
6.12 Verificare che la serie è convergente ed ha per somma 1.
n=1 n(n + 1)
1 1 1
[Essendo = − , si ha:
n(n + 1) n n+1
k k
P 1 X 1 1 1 1 1
= − = 1− + − + ...
n=1 n(n + 1) n=1
n n+1 2 2 3
1 1 1
... + − =1− ,
k k+1 k+1
e perciò:
∞ k
P 1 X 1 1 1
= lim − = lim 1− = 1]
n=1 n(n + 1) k→+∞
n=1
n n+1 n→+∞ n+1
k
P
[Si ha (an − an+1 ) = a1 − ak+1 , da cui segue subito l’asserto]
n=1
∞
P 1
6.14 Verificare che la serie è convergente ed ha per
n=1 (2n − 1)(2n + 1)
somma 1/2.
1 1 1 1
[Si ha = − ed allora, posto an = 1/[2(2n − 1)], si ha
(2n − 1)(2n + 1) 2 2n − 1 2n + 1
an+1 = 1/[2(2n + 1)] e siamo nelle condizioni dell’esercizio precedente. Perciò
∞ ∞
P 1 X 1 1
= − = a1 − lim an+1 = 1/2 ]
n=1 (2n − 1)(2n + 1) n=1
2(2n − 1) 2(2n + 1) n→+∞
∞
P n+1
6.15 Verificare che la serie log è divergente, dopo aver calcolato la
n=1 n
somma sk dei primi k termini.
[Si utilizzi la relazione log [(n + 1)/n] = log (n + 1) − log n. Si trova sk = log (k + 1)]
Capitolo 6. Serie numeriche 225
[log 2 ]
[3/4]
∞
21/n è divergente.
P
6.18 Verificare che la serie
n=1
Allora:
∞
∞
(i) se bn = b < +∞, si ha an ≤ b
n=1 n=1
∞
∞
(ii) se an = +∞, si ha bn = +∞ .
n=1 n=1
n=1 n!
è convergente.
k 1 k
1
sk = ≤
n=1 n! 2 n−1
n=1
Poichè all’ultimo membro figura la ridotta k-sima della serie geometrica di primo ter-
mine 1 e ragione 1/2, allora sk è limitata superiormente e si ha
∞ 1 1
sk ≤ = = 2]
n=1 2
n 1 − 1/2
∞
6.20 Verificare che la serie 1/n2 è convergente.
n=1
[Essendo n2 + n ≤ 2n2 per ogni n ∈ N, allora risulta 1/n2 ≤ 2/(n2 + n) ≤ 2/[n(n + 1)].
Applicando l’esercizio 6.12, si ha l’asserto]
1 1 1
p
1+
+ p + ... + p + ... (p ∈ R)
2 3 n
detta serie armonica generalizzata (o serie di Riemann)
[Per p ≤ 1, si ha np ≤ n per ogni n ∈ N, n > 1, perciò risulta 1/n ≤ 1/np . Poichè la serie di
termine generale 1/n (cioè la serie armonica) è divergente, tale risulta anche la serie data,
grazie alla (ii).
Per p > 1, indichiamo con sn la ridotta n-sima della serie data ed osserviamo che
2n 1
= (2n−1 + 1)−p + (2n−1 + 2)−p + . . . + (2n−1 + 2n−1 )−p <
P
s2n − s2n−1 = p
k=2n−1 +1 k
1
s2n < + s1 ∀n ∈ N.
1 − 21−p
Da ciò segue che, in questo caso, la successione delle ridotte è limitata superiormente e perciò,
grazie a (i), la serie è convergente. Per una dimostrazione diversa, si veda l’esercizio 6.56 del
paragrafo 6E]
Allora:
228 6B. Serie a termini non negativi
⎧ ∞
⎪
⎪
⎨ an convergente, se p > 1
l ∈ (0, +∞) ⇒ n=1
⎪
∞
⎪
⎩ an divergente, se p ≤ 1
n=1
∞
l=0 ⇒ an convergente, se p > 1
n=1
∞
l = +∞ ⇒ an divergente, se p ≤ 1.
n=1
∞
6.23 Verificare che la serie (log n)/n2 è convergente.
n=1
∞
6.24 Verificare che la serie 1/(3n − n) è convergente.
n=1
ed allora, poichè la serie geometrica di ragione 1/3 è convergente per il criterio (j), si ha
l’asserto]
3n2 + 1 5n − 1 5
[(a) Essendo lim n2 = 3, la serie converge. (b) Essendo lim n = ,
n→+∞ n4 +n+1 n→+∞ 3n2 + 2 3
la serie diverge]
log n
[Essendo lim n = +∞, la serie diverge]
n→+∞ n
P∞ 1
la serie data ha lo stesso carattere della serie armonica generalizzata 2
ed è quindi
n=1 n
convergente]
[Ricordando la formula di Taylor per la funzione sen x (paragrafo 11C della parte prima):
x3
sen x = x − + ◦(x4 ), posto x = 1/n, risulta sen (1/n) = (1/n) − 1/6n3 + ◦(1/n4 ), da cui:
6
1 1 1 1 1
lim n3 − sen = lim n3 + ◦ = .
n→+∞ n n n→+∞ 6n3 n4 6
230 6B. Serie a termini non negativi
In base al criterio degli infinitesimi per p = 2, la serie è convergente. (b) Utilizzando lo stesso
metodo di (a) ed il criterio degli infinitesimi per p = 1, la serie risulta divergente]
[(a) Come indicato nell’esercizio 11.48 (a) della parte prima, risulta
√
3 1 1
n3 + 1 − n = + ◦ .
3n2 n2
In base al criterio degli infinitesimi per p = 2, la serie è convergente. (b) Utilizzando lo stesso
metodo di (a) ed il criterio degli infinitesimi per p = 1, si vede che la serie diverge]
∞
6.33 Dimostrare che, se la serie a termini positivi an è convergente, allora,
n=1
∞
qualunque sia h ∈ N anche la serie ahn è convergente.
n=1
Capitolo 6. Serie numeriche 231
∞
P
[Se la serie an è convergente, allora risulta lim an = 0 e perciò esiste ν tale che an < 1
n=1 n→+∞
per ogni n ≥ ν. Ne segue che ahn ≤ an per ogni n ≥ ν e quindi, per il criterio di confronto
∞
ahn è convergente]
P
enunciato al principio del paragrafo, la serie
n=1
Per stabilire se una serie a termini positivi sia o meno convergente, assai
utili sono i seguenti due criteri.
∞
P
CRITERIO DELLA RADICE. Sia ak una serie a termini non negativi e
k=1
supponiamo che esista il limite
√
lim n an = l .
n→+∞
Allora:
∞
P
l<1 ⇒ ak converge
k=1
∞
P
l>1 ⇒ ak diverge.
k=1
∞
P
CRITERIO DEL RAPPORTO. Sia ak una serie a termini positivi e sup-
k=1
poniamo che esista il limite
an+1
lim = l.
n→+∞ an
Allora:
∞
P
l<1 ⇒ ak converge
k=1
∞
P
l>1 ⇒ ak diverge.
k=1
xn /n! xn (n − 1)! x
[(a) Essendo lim = lim = lim = 0, per il criterio del
n→+∞ xn−1 /(n − 1)! n→+∞ xn−1 n! n→+∞ n
rapporto, la serie converge qualunque sia x > 0.
xn+1 /(n + 1) xn+1 n n
(b) Essendo lim = lim = lim x = x, allora, per il
n→+∞ xn /n n→+∞ xn (n + 1) n→+∞ n + 1
criterio del rapporto, la serie converge per 0 < x < 1 e diverge per x > 1. Infine, per x = 1,
si ottiene la serie armonica, che è divergente]
nn
[(a) Utilizziamo il criterio del rapporto con an = . Abbiamo
(n + 1)!
n
(n + 1)n+1 (n + 1)!
an+1 n+1 n+1
= · = ·
an (n + 2)! nn n n+2
e tale quantità converge al numero e per n → +∞. Pertanto, in base al criterio del rapporto,
la serie data è divergente
(n − 1)n
(b) Posto an = risulta
n!
n
nn+1
an+1 n! n n 1 n 1
= · = · = −→ = e.
an (n + 1)! (n − 1)n n−1 n+1 (1 − n1 )n n + 1 n→+∞ e−1
Per il criterio del rapporto, la serie data è divergente]
e tale quantità converge al numero 4 per n → +∞. In base al criterio del rapporto la serie
data è divergente.
(b) Con lo stesso metodo del caso in (a) si verifica che la serie data è convergente]
[Utilizziamo il criterio del rapporto e calcoliamo il rapporto fra due termini consecutivi:
α n α
(n + 1)α(n+1) n! (n + 1)(n+1)
n! n+1 1
· αn = · = (n + 1)α =
(n + 1)! n nn (n + 1)! n n+1
n α
n+1
= (n + 1)α−1 .
n
Per n → +∞ tale quantità ammette limite:
n α
n+1
lim (n + 1)α−1 = eα lim (n + 1)α−1
n→+∞ n n→+∞
[Posto an = 1/(2n − 1), la successione an verifica le ipotesi del criterio precedente, per cui la
serie converge. In questo caso la (2) diviene |s−sn | ≤ an+1 = 1/(2n+1); perciò, per calcolare
s con un errore inferiore a 1/10, basterà determinare n in modo che risulti 1/(2n + 1) < 1/10
e cioè n > 9/2. Scegliamo dunque n = 5, per cui la (2) implica
s − 1 − 1 + 1 − 1 + 1 < 0.1 .
3 5 7 9
1 1 1 1
Essendo 1 − + − + = 0.835 . . ., un valore aprossimato della somma s a meno di 1/10
3 5 7 9
è 0.8]
[La serie armonica alternata verifica le ipotesi del criterio precedente, quindi è convergente.
Per determinare n tale che |s − sn | ≤ 1/100 basta che sia an+1 ≤ 1/100. Essendo an+1 =
1/(n + 1), imponiamo la condizione 1/(n + 1) ≤ 1/100 cioè n ≥ 99]
236 6C. Serie alternate
∞ 1
(−1)n−1
P
6.45 Verificare che la serie alternata è convergente per ogni
n=1 np
p > 0.
[Per p > 0 la successione 1/np è decrescente e lim 1/np = 0. Perciò la serie è convergente]
n→+∞
[(a) converge; (b) non regolare; (c) converge; (d) converge; (e) converge; (f) converge]
∞
(−1)n /n!, maggiorare l’errore che si commette sostituen-
P
6.47 Data la serie
n=1
do la sua somma con la somma dei suoi primi quattro termini.
[Si ha |s − s4 | ≤ 1/120 ∼
= 0.0083]
∞ log n
(−1)n−1
P
6.48 Data la serie , verificare che essa converge e maggiorare
n=1 n
l’errore che si commette sostituendo la sua somma con la somma dei suoi primi
nove termini.
[Per il criterio degli infinitesimi la serie in (a) ha lo stesso carattere della serie armonica
∞ 1
P
ed è quindi divergente.
n=1 n
Per la serie in (b) si può applicare il criterio per le serie a termini di segno alterno.
A tale scopo occorre osservare che la funzione f (x) =sen x è monotòna crescente per x ∈
1 1
[0, 1] ⊂ [0, π/2] e quindi la successione sen = f è decrescente su n ∈ N. Dato che
n n
1
sen → 0 per n → +∞, la serie in (b) è convergente.
n
Capitolo 6. Serie numeriche 237
Infine la serie in (c) è convergente per il criterio degli infinitesimi, avendo lo stesso
∞
1/n3 ]
P
carattere della serie armonica generalizzata
n=1
6.50 Verificare che è possibile applicare il criterio dele serie a termini di segno
alterno per stabilire che la seguente serie numerica è convergente :
∞
(−1)n f (n) ,
P
n=2
[La funzione f (x) è definita quando log x > 0, cioè per x > 1. In tal caso la funzione assume
valori positivi. Inoltre, essendo cos log log x ≤ 1 per ogni x > 1, risulta anche
f (x) = x−2+cos log log x ≤ x−1 , ∀x > 1.
Pertanto lim f (x) = 0 .
x→+∞
Verifichiamo ora che f (x) è una funzione decrescente in (1, +∞) studiando il segno della
derivata f 0 (x). Risulta f (x) = x−2+cos log log x = e(−2+cos log log x) log x , da cui, in base alla
regola di derivazione delle funzioni composte,
1 1 1
f 0 (x) = f (x)[−sen log log x · · · log x + (−2 + cos log log x) · ] =
log x x x
f (x)
= [−sen log log x − 2 + cos log log x].
x
Essendo sen α + cos α compreso fra −1 ed 1 per qualunque valore dell’argomento α, l’espres-
sione in parentesi quadra risulta minore od uguale a zero, a causa dell’addendo −2. Perciò
f 0 (x) ≤ 0 in (1, +∞) e f (x) è una funzione decrescente in tale intervallo. In base al criterio
delle serie a termini di segno alterno, la serie data è convergente]
∞
P ∞
P
ai(n) = an .
n=1 n=1
∞
P ∞
P
In sostanza, la serie ai(n) si ottiene dalla serie an , riordinando i suoi
n=1 n=1
∞
P
termini e perciò tale serie spesso si chiama riordinamento della serie an .
n=1
Una delle principali proprietà delle serie assolutamente convergenti è che
la loro somma è indipendente dall’ordine dei termini. Infatti si dimostra che:
una serie è assolutamente convergente se e solo se essa è commutativamente
convergente.
∞
np xn è assolutamente convergente per |x| < 1,
P
6.51 Verificare che la serie
n=1
qualunque sia p ∈ R.
[Si ha |np xn |1/n = (n1/n )p |x|, per cui lim |np xn |1/n = |x|. La tesi segue dal criterio della
n→+∞
radice]
[(a) Essendo |(sen n)/n2 | ≤ 1/n2 la serie è assolutamente convergente. (b) Per n → +∞, la
successione an = sen n non è infinitesima (si veda l’esercizio 7.75 della parte prima) e quindi
la serie non è convergente]
∞
P
6.53 Verificare che la serie sen n è indeterminata.
n=1
∞
P
[Nella parte (b) dell’esercizio precedente, si è verificato che la serie sen n non è conver-
n=1
gente. Si chiede ora di provare, più precisamente, che la serie è indeterminata. A tal fine si
verifichi preliminarmente, per induzione, che per la ridotta k-sima vale la formula
k k+1
k sen · sen
P
sen n = 2 2 .
n=1 sen 12
Per k = 1 tale formula è vera. Procedendo per induzione, supponiamo la formula vera per
k ∈ N e addizioniamo ad ambo i membri sen (k + 1). Otteniamo
k k+1
k+1
P sen 2
· sen 2
sen n = + sen (k + 1) .
n=1 sen 12
Capitolo 6. Serie numeriche 239
k+1 k+1
Ricordando che sen (k + 1) = 2 sen cos , abbiamo
2 2
k+1
k+1 sen k 1 k+1
P
sen n = 2 sen + 2 sen cos .
n=1 1 2 2 2
sen
2
Ora, utilizzando la formula di prostaferesi
p−q p+q
sen p − sen q = 2 sen cos
2 2
con p = (k + 2)/2 e q = k/2; otteniamo
k+2 k 1 k+1
sen = sen + 2 sen cos
2 2 2 2
per cui risulta:
k+1
k+1 sen
P
sen n = 2 · sen k + 2 .
n=1 1 2
sen
2
La serie data risulta indeterminata, in quanto la successione delle somme parziali non ha
limite, come segue da quanto provato nel paragrafo 12.D della parte prima]
∞
P 1 n+1
6.54 Verificare che la serie − log è convergente.
n=1 n n
[Si tratta di una serie a termini positivi, in quanto dalle relazioni (1 + 1/n)n < e < (1 +
n+1 1
1/n)n+1 segue facilmente che 1/(n + 1) < log < . Queste ultime disuguaglianze
n n
implicano anche che
1 n+1 1 1 1 1
− log < − = < 2
n n n n+1 n(n + 1) n
e perciò la serie converge, perchè maggiorata da una serie convergente]
k k
P n+1 X
[Essendo log = [log (n + 1) − log n] = log (k + 1) − log 1 = log (k + 1), allora,
n=1 n n=1
si ha:
240 6D. Serie assolutamente convergenti
k
k 1
P 1 n+1 P
− log = − log (k + 1)
n=1 n n n=1 n
Sia f (x) una funzione continua, positiva e decrescente nell’intervallo [1, +∞)
e sia an = f (n) per n ∈ N. Assai utile è il seguente
∞
P ∞
P
CRITERIO DEGLI INTEGRALI: la serie an = f (n) è convergente se
n=1 n=1
e solo se l’integrale improprio
Z +∞
(1) f (x) dx
1
è convergente.
Notiamo che il numero 1 può essere sostituito, nel precedente criterio, da
un qualsiasi intero positivo.
Inoltre, sussistono le disuguaglianze
Z k+1 k
X Z k
(2) f (x) dx ≤ f (n) ≤ f (1) + f (x) dx
1 n=1 1
6.58 Utilizzando il criterio degli integrali, verificare che la serie armonica ge-
∞ 1
P
neralizzata p
è convergente se p > 1, è divergente se 0 < p ≤ 1. (Si veda
n=1 n
anche l’esercizio 6.22)
[Se p > 0, la funzione f (x) = 1/xp è continua, positiva e decrescente nell’intervallo [1, +∞).
∞ 1 X∞
P
Allora, per il criterio degli integrali, la serie p
= f (n) converge se e solo se l’integrale
n=1 n n=1
Z +∞ Z t
improprio x−p dx = lim x−p dx esiste ed è finito. Tenendo presente gli esercizi,
1 t→+∞ 1
5.66, 5.67, 5.68, si ha l’asserto]
∞
P
6.59 Stabilire il carattere della serie 1/(n log n)
n=2
[Posto f (x) = 1/(x log x) per x ∈ [2, +∞), le ipotesi del criterio degli integrali sono
soddisfatte relativamente a tale intervallo. Essendo (si veda l’esercizio 5.75):
242 6E. Criterio degli integrali
Z +∞ Z t
1 D log x
dx = lim dx = lim [log log x]t2 = +∞ ,
2 x log x t→+∞ 2 log x t→+∞
la serie diverge]
∞
P 1
6.60 Stabilire il carattere della serie 2
n=2 n log n
Z +∞
[Essendo [1/(x log2 x)] dx = 1/ log 2 (si veda l’esercizio 5.76), la serie converge]
2
∞
e−n è convergente.
P
6.61 Verificare che la serie
n=1
Z +∞
[Essendo e−x dx = 1/e l’asserto segue dal criterio degli integrali. Inoltre in questo caso
1
∞
1 X 2
la (3) implica ≤ e−n ≤ ]
e n=1
e
∞
P 1
6.63 Si consideri la serie p logq n
.
n=2 n
(a) Utilizzando il criterio degli integrali, verificare che, se p = 1, allora la serie
converge per q > 1 e diverge per q ≤ 1.
(b) Verificare che, se p > 1 allora la serie converge per ogni q, mentre se p < 1
essa diverge per ogni q.
6.64 Per ogni x > 0 sia f (x) il prodotto di x con tutti i numeri
log x, log log x, log log log x, . . .
che siano maggiori di 1. Allora la serie numerica è divergente
∞
P 1
= +∞
n=1 f (n)
Capitolo 6. Serie numeriche 243
[La funzione 1/f (x) è continua e decrescente nell’intervallo [1, +∞[. Per 1 ≤ x ≤ e si ha
f (x) = x e pertanto
Z e Z e
1 1
dx = dx = [log x]e1 = 1 .
1 f (x) 1 x
Inoltre, per e ≤ x ≤ e2 , ove e2 = ee , si ha f (x) = x log x, perciò
Z e2 Z e2
1 1
dx = dx = [log log x]ee2 = 1 .
e f (x) e x log x
Infine, per e2 ≤ x ≤ e3 , ove e3 = ee2 , si ha f (x) = x log x(log log x) e quindi
Z e2
1
dx = [log log log x]ee32 = 1 .
e2 f (x)
[Basta osservare che ognuna delle serie considerate maggiora la serie dell’esercizio precedente]
6.66 (a) Utilizzando il criterio degli integrali stabilire il carattere della serie
numerica
P∞ π
− arctg n .
n=1 2
e tale espressione diverge a +∞ per t → +∞. In base al criterio degli integrali la serie
data è quindi divergente. (b) La disuguaglianza di sinistra è immediata. Per provare la
1 π
disuguaglianza di destra consideriamo la funzione f (x) = +arctg x − , che è strettamente
x 2
decrescente per x > 0 (perchè f 0 (x) = −1/[x2 (1 + x2 )] < 0) e converge a zero per x → +∞.
Quindi f (x) > 0 per ogni x > 0.
Utilizzando le disuguaglianze con x = np , in base al criterio del confronto, la serie data
è convergente per ogni p > 1]
Questo volume di esercitazioni di Matematica è rivolto agli
studenti che affrontano corsi di Matematica nel primo anno di
università. Esso è articolato nei seguenti capitoli:
– 10π