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1 Introduzione 3
1
4 Alcuni esempi di Studio Completo di funzione 18
4.1 Funzioni basilari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
4.1.1 La funzione esponenziale ex . . . . . . . . . . . . . . . 18
4.1.2 La funzione potenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
4.1.3 I logaritmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
4.1.4 f (x) = x3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
4.2 Funzioni Fratte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
3
4.2.1 f (x) = x2x−1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
4.3 Funzioni Esponenziali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
4.3.1 f (x) = (x2 + x)e−x . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
A prova capitolo 32
2
Capitolo 1
Introduzione
Lo studio di funzione....
3
Capitolo 2
3. Positivitá e negativitá
4
D : x ∈ R − {1} (2.2)
In generale, per individuare il domino, bisogna andare a studiare quelle si-
tuazioni particolari che matematicamente non so accettabili e sono quin-
di da escludere (come il caso del denominatore uguale a zero dell’esempio
precedente). I casi da studiare per il dominio sono:
1. Denominatore
(deve essere posto diverso da zero);
2. Logaritmo
(l’argomento deve essere posto maggiore (>) di zero)
3. Radice
(il radicando deve essere posto maggiore o uguale a zero (≥), o, se la
radice si trova al denominatore, strettamente maggiore (>) di zero)
5
2.3 Positivitá e negativitá
Per determinare la positivitá e la negativitá di una funzione basta porre la
funzone maggiore di zero.
f (x) > 0 (2.7)
6
i parametri m e q si ottengono nel seguente modo:
f (x)
lim =m (2.14)
x→+∞ x
lim (f (x) − mx) = q (2.15)
x→+∞
7
2.7 Studio della derivata seconda: punti di fles-
so
Lo studio della derivata seconda ci da informazione sui flessi, ovvero quei
punti in cui la funzione cambia concavitá o convessitá. La procedura è uguale
allo studio della derivata prima. I punti di flesso infatti sono quesi punti che
annullano la derivata seconda, e lo studio del segno della derivata seconda ci
da informazione sulla concavitá o convessitá della funzione.
8
Capitolo 3
9
3.2 Teoremi di de l’Hopital
3.3 il criterio di sufficiente derivabiltá
3.4 Concavitá e convessitá di una funzione
Sia I un intervallo di R, e sia f : I → R una funzione continua e derivabile
in I. Si dice che f é convessa se comunque prendo un x1 ed x2 di I ed un
numero λ (0 ≤ λ ≤ 1) si ha:
f (λx1 + (1 − λ)x2 ) ≤ λf (x1 ) + (1 − λ)f (x2 ) (3.1)
Sia f : I → R una funzione continua e derivabile in I. Condizione
necessaria e sufficiente affinché la f (x) sia convessa é che la f 0 (x) sia crescente
(f 00 (x) > 0).
3.5 Derivate
Piú precisamente, una data funzione f (x) definita in un intorno di x0 si dice
derivabile nel punto x0 se esiste ed é finito il limite:
f (x0 + h) − f (x0 )
lim (3.2)
h→0 h
e il valore di questo limite, indicato normalmente con f 0 (x0 ), prende il nome
di derivata della funzione nel punto x0 . Se la funzione f (x) é derivabile in
ogni punto di un dato intervallo (a, b), allora si dice che essa é derivabile in
(a, b), e la funzione f 0 (x) che associa ad ogni punto x la derivata di f in x é
la funzione derivata di f .
Significato geometrico della derivata
Il valore della derivata di f (x) calcolata in
x0 ha un significato geometrico: é il coef-
ficiente angolare della retta tangente alla
curva rappresentata dal grafico di f (x), nel
punto di coordinate (x0 , f (x0 )).
In altre parole, la derivata é il valore della
tangente trigonometrica dell’angolo che la
retta tangente a una curva in un suo punto
forma con l’asse delle ascisse. L’equazione
della retta tangente in x0 risulta:
10
3.6 Teoremi principi dei limiti
3.6.1 Unicitá del limite
Una funzione f : X → R definita su un aperto X dei numeri reali non puó
avere due limiti distinti in un punto x0 di accumulazione per X. Se la funzione
ha limite in x0 , questo é unico.
Dimostrazione Supponiamo che l1 ,l2 siano limiti della funzione in x0 . Mo-
streremo che l1 = l2 , ragionando per assurdo e supponendo quindi che l1 e l2
siano distinti. Allora esistono due intorni V1 di l1 e V2 di l2 disgiunti.
Per definizione di limite, esistono due intorni U1 e U2 di x0 in per cui vale:
x 6= x0 ∈ U1 =⇒ f (x) ∈ V
x 6= x0 ∈ U2 =⇒ h(x) ∈ V
Allora, preso l’intorno U = U1 ∩ U2 di x0 succede, per ipotesi, che:
cioé:
x ∈ U \ {x0 } =⇒ g(x) ∈ V
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3.6.3 Permanenza del segno
Se il limite della funzione risulta positivo allora anche la funzione é positiva.
Sia f una funzione continua nel suo dominio, f : X ⊆ R → R e x0 , l ∈ R∗
con x0 di accumulazione per X allora:
f (x) ∈ V ∀x ∈ U ∩ X\ {x0 }
cioé:
l + > f (x) > l − > 0
12
3.7 Forme indeterminate
Nella matematica, ed in particolare nel calcolo infinitesimale, le scritture:
0 ∞
, ,0
0 ∞
· ∞, 1∞ ,00 ,∞0 ,∞ − ∞
13
3.9 Limiti di funzioni
Siano dati una funzione f : X → R definita su un sottoinsieme X della retta
reale R ed un punto di accumulazione x0 di X. Un numero reale l é il limite di
f (x) per x tendente a x0 se la distanza fra f(x) ed l é arbitrariamente piccola
quando x si avvicina a x0 .
∀ ∈ R+ ∃δ ∈ R+ ; |f (x) − l| < ∀x ∈ X con 0 < |x − x0 | < δ (3.7)
In questo caso si scrive:
lim f (x) = l (3.8)
x→x0
14
Resta quindi da esaminare il caso in cui entrambi x0 ed l sono infiniti. La
funzione f ha limite +∞ per x → +∞ se:
15
3.10 Punti di discontinuitá di una funzione
1. Prima specie: se i limiti da destra e da sinistra della funzione esistono
ma sono diversi. (l-s = salto della funzione)
2. Seconda specie: se almeno uno dei due limiti (da destra o da sinistra)
o non esiste oppure é infinito
3. Terza specie: esistono i limiti della funzione sia da destra che da sinistra
e sono uguali (discontinuitá eliminabile)
16
3.11 Strumenti per il calcolo dei limiti
Funzioni aventi lo stesso dominio possono essere sommate o moltiplicate. In
molti casi é possibile determinare il limite della funzione risultante dai limiti
delle singole funzioni.
Siano f e g due funzioni con lo stesso dominio X, e x0 un punto di
accumulazione per X. Se esistono i limiti
allora:
lim (c · f (x)) = c · l1 ∀c ∈ R
x→x0
1 1
lim = se l1 6= 0
x→x0 f (x) l1
f (x) l1
lim = se l2 6= 0
x→x0 g(x) l2
Alcune delle uguaglianze elencate sono estendibili ai casi in cui l1 e/o l2 sia
infinito, facendo uso delle operazioni seguenti: l + ∞ = +∞, l − ∞ = −∞,
+∞ + ∞ = +∞, −∞ − ∞ = −∞.
Se l 6= 0 , anche l · ∞ = ∞, 01 = ∞, ∞ 1
= 0 con i segni opportuni calcolati
con la usuale regola del prodotto.
17
Capitolo 4
Proprietá
Usando il logaritmo naturale é possibile generalizzare la nozione di funzione
esponenziale. La funzione
ax = ex ln a
definita per ogni a > 0, e tutti i numeri reali x, é chiamata funzione espo-
nenziale di base a.
18
Ovviamente l’equazione appena citata é valida per a = e, poiché ex ln e =
x(1)
e = ex .
Le funzioni esponenziali godono delle seguenti proprietá:
• a0 = 1
• a1 = a
• ax+y = ax ay
• axy = (ax )y
x
• a1x = a1 = a−x
• ax bx = (ab)x
Esse sono valide per tutti i numeri reali a e b e tutti i numeri reali x ed y.
Le espressioni contenenti frazioni e radici possono spesso essere semplificate
utilizzando la notazione esponenziale perché a1 = a−1 e, per ogni a e b numeri
√n √ b
reali con a > 0, e per ogni intero n > 1: ab = ( n a) = ab/n
f (x) = xn
• (an )m = an·m
• an · bn = (a · b)n
n n
• abn = ab
• b1 = b e quindi :b = b1
19
• La potenza :00 é priva di significato!
a0 1
a−x = a0−x = x
= x
a a
20
4.1.3 I logaritmi
Si dice logaritmo in base a di un numero x l’esponente da dare ad a per
ottenere x (x viene chiamato argomento del logaritmo). In altre parole, se
x = ay , segue che:
y = loga x (4.1)
1. loga a = 1
2. logm 1 = 0
3. aloga x = loga ax = x
7. logm ak = k · logm a
21
4.1.4 f (x) = x3
• Campo di Esistenza il campo di esistenza della funzione é tutto R
quindi scriviamo
D : ∀x ∈ R (4.2)
• Studio della paritá
f (−x) = −x3 = −f (x) (4.3)
la funzione é dispari
• Positivitá
f (x) = x3 > 0 (4.4)
La funzione é negativa per x < 0 ed é positiva per x > 0
• Intersezione con gli assi
y=0
(4.5)
x = ....
• Asintoti
La funzione non ha asintoti verticali perché non ci sono punti di di-
scontinuitá nel dominio.
La funzione non ha neanche asintoti obliqui, perché per averne dovreb-
be avere al denominatore un polinomio di un grado inferiore (nel nostro
caso dovrebbe essere di grado 2).
L’unica cosa che ci rimane da fare é di andare a guardare se ci sono
asintoti orizzontali, facendo il limite della funzione agli infiniti.
• Studio della derivata Prima: massimi e minimi
f 0 (x) = D(x3 ) = 3x2 (4.6)
Ora che abbiamo trovato la derivata prima vediamo che questa é sem-
pre positiva (é un quadrato), e quindi la nostra funzione sará sempre
crescente.
• Studio della derivata Seconda: punti di flesso
f 00 (x) = D(f 0 (x)) = D(3x2 ) = 6x (4.7)
Studiando la positivitá della derivata seconda vediamo che questa é
negativa per x < 0 ed é positiva per x > 0, quindi nella prima parte
ha la concavitá rivolta verso il basso, mentre nella seconda parte la
concavitá é rivolta verso l’alto. Notiamo che la derivata secondo si
annulla nel punto P = (0, 0), che é proprio un punto di flesso
22
Figura 4.1: Il grafico della funzione f (x) = x3
23
4.2 Funzioni Fratte
24
x3
4.2.1 f (x) = x2 −1
• Campo di Esistenza
Per trovare il campo di esistenza della funzione bisogna porre il deno-
minatore diverso da zero (x2 − 1 6= 0). Risolvendo otteniamo che al
denominatore bisogna avere x 6= ±1 quindi il dominio sará:
D : ∀x ∈ R − −1, 1 (4.8)
quindi otteniamo
x>0 (4.13)
x < −1x > 1 (4.14)
Asintoti Verticali:
x3 −1
lim −2
= − = +∞ (4.17)
x→−1 x − 1 0
3
x −1
lim + 2 = + = −∞ (4.18)
x→−1 x − 1 0
25
x3 +1
lim − = = −∞ (4.19)
x→+1 x2 − 1 0−
x3 +1
lim + 2 = + = +∞ (4.20)
x→+1 x − 1 0
Asintoto Obliquo:
x3
x3x2 −1
m = lim =1 = (4.21)
x→+∞ x x3 − x
x3 x3 − x(x2 − 1)
q = lim 2 − mx = =0 (4.22)
x→+∞ x − 1 x2 − 1
y=x (4.23)
26
x3
Figura 4.2: Il grafico della funzione f (x) = x2 −1
27
4.3 Funzioni Esponenziali
28
4.3.1 f (x) = (x2 + x)e−x
• Campo di Esistenza
il campo di esistenza della funzione é tutto R quindi scriviamo
D : ∀x ∈ R (4.26)
• Positivitá
f (x) = (x2 + x)e−x > 0 (4.28)
Per studiare la positivitá di questa funzione devo fare lo studio del
segno e quindi:
(x2 + x) > 0
(4.29)
e−x > 0
da cui ottengo:
x < −1 ∪ x > 0
(4.30)
∀x ∈ R
e dunque la funzione é positiva per x < −1 ∪ x > 0
y = (x2 + x)e−x = 0
(4.31)
x=0
x=0x=1
(4.33)
y=0
Dalle intersezioni con gli assi abbiamo quindi ottenuto i punti O(0; 0),
A(1; 0)
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• Asintoti
La funzione non ha asintoti verticali perché non ci sono punti di di-
scontinuitá nel dominio.
La funzione non ha neanche asintoti obliqui, perché per averne dovreb-
be avere al denominatore un polinomio di un grado inferiore (nel nostro
caso dovrebbe essere di grado 1).
L’unica cosa che ci rimane da fare é di andare a guardare se ci sono
asintoti orizzontali, facendo il limite della funzione agli infiniti.
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Figura 4.3: Il grafico della funzione f (x) = x3
31
Appendice A
prova capitolo
32