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Analisi complessa

per Metodi Matematici per la Fisica

Autore:
Donatiello Giovanni Vincenzo
2
Indice

I Basi e Tecniche della Teoria delle Funzioni Complesse 5


1 Numeri Complessi e Funzioni Elementari 7
1.1 I Numeri Complessi e le loro proprietà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.2 Funzioni Elementari e Proiezione Stereografica . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.2.1 Funzioni Elementari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.2.2 Proiezione Stereografica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
1.3 Limiti, Continuità e Derivazione Complessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11

2 Numeri Complessi e Funzioni Elementari 13


2.1 Funzioni Analitiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
2.1.1 Le Equazioni di Cauchy-Riemann . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
2.1.2 Flusso di un fluido ideale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.2 Funzioni multi-valore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
2.3 Funzioni multi-valore più complicate e Superfici di Riemann . . . . . . . . . 19
2.4 Integrazione complessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
2.5 Teorema di Cauchy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
2.6 Formula Integrale di Cauchy, la sua Generalizzazione ∂¯ e Conseguenze . . . . 38
2.6.1 Formula Integrale di Cauchy e le sue derivate . . . . . . . . . . . . . 38
2.6.2 Teoremi di Liouville, Morera e del Modulo Massimo . . . . . . . . . . 41
2.6.3 Formula di Cauchy generalizzata e derivazioni su ∂¯ . . . . . . . . . . 46

3 Successioni, Serie e Singolarità delle Funzioni Complesse 51


3.1 Definizioni di successioni e serie complesse e loro proprietà fondamentali . . . 51
3.2 Serie di Laurent . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68
3.3 Risultati teorici per Successioni e Serie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75

4 Calcolo dei residue e applicazioni per integrali curvilinei 91

3
4
Parte I

Basi e Tecniche della Teoria delle


Funzioni Complesse

5
Capitolo 1

Numeri Complessi e Funzioni


Elementari

1.1 I Numeri Complessi e le loro proprietà


Useremo la notazione di Eulero per l’unità immaginaria:

i2 = −1

Un numero complesso è un’espressione nella forma

z = x + iy

dove x prende il nome di parte reale di z mentre y parte immaginaria di z. Possiamo


rappresentare z in un sistema di coordinate cartesiano chiamato pianocomplesso, dove
l’asse delle ascisse raccoglie i numeri puramente reali mentre l’asse delle coordinate quelli
puramente immaginari.

Definiti p
r= x2 + y 2 = |z| tan θ = y/x

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segue che
x = r cos θ y = r sin θ r≥0
Ciò di da la rappresentazione polare di un numero complesso

z = x + iy = r(cos θ + i sin θ

La quantità |z|, che rappresenta il valore assoluto di z, prende il nome di modulo di z.


θ prende invece il nome di argomento di z; essendo la tangente periodica, l’argomento è
multi-valore e tutti i valori si differenzieranno di 2π. Definendo l’esponenziale polare

cos θ + i sin θ = eiθ

un qualunque numero complesso potrà essere scritto come

z = reiθ

Usando le proprietà degli esponenziali, si potrà risolvere un’equazione del tipo:

z n = a = |a|eiφ = |a|(cos φ + i sin φ, n = 0, 1, 2, ...

che avrà soluzioni


z = |a|1/n ei(φ+2πm )/n, m = 0, 1, 2, ..., n − 1
Definiamo complesso coniugato di z il numero complesso

z̄ = x − iy = re−iθ

utile proprietà è che z z̄ = |z|2 .


Due numeri complessi sono uguali se sono uguali le loro parti reali e immaginarie.
Le operazioni di addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione seguono dalle regole per il
calcolo reale. Inoltre da un punto di vista geometrico la somma di numeri complessi equivale
alla regola del parallelogramma per i vettori.
L’utile disuguaglianza
||z1 | − |z2 | ≤ |z1 + z2 | ≤ |z1 | + |z2 |
prende il nome di disuguaglianza triangolare. Tale relazione di generalizza come:

Xn X n
z ≤ |zj |

j

j=1 j=1

1.2 Funzioni Elementari e Proiezione Stereografica


1.2.1 Funzioni Elementari
Un cerchio di raggio r intorno ad un punto z0 è denotato da |z − z0 | = r.

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Definizione 1.2.1 (Intorno). Un intorno di un punto z0 è l’insieme dei punti

|z − z0 | <  (1.2.1)

dove  è un certo numero positivo arbitrariamente piccolo. L’intorno è dunque il luogo dei
punti all’interno della circonferenza di raggio  esclusa la frontiera.
Definizione 1.2.2 (Punto interno, Insieme aperto, Punto di frontiera). Un punto
z0 di un insieme di punti S è chiamato punto interno di S se esiste un intorno di z0
completamente contenuto in S. Se tutti i punti di S sono interni, l’insieme è detto aperto..
Il punto z0 è detto di frontiera se ogni intorno del punto contiene almeno un punto interno
di S e almeno uno non contenuto in S.
Definizione 1.2.3 (Regione, Regione aperta, Regione chiusa, Regione Compatta).
Un insieme costituito da tutti i punti di un insieme aperto e nessuno, alcuni o tutti i suoi
punti di confine è indicati come regione. Una regione aperta è detta limitata se esiste
una costante M > 0 tale che tutti i punti z della regione soddisfano |z| < M , ovvero che
si trovino all’interno del cerchio. Una regione è detta chiusa se contiene tutti i punti di
frontiera. Se una regione è sia limitata che chiusa, si definisce compatta.
Definizione 1.2.4 (Regione connessa e dominio). Siano dati i punti z1 , z2 , ..., zn del
piano. Ci saranno n − 1 segmenti z1¯z2 ,z2¯z3 ,... formano una linea spezzata. Una regione
aperta è detta connessa se qualunque coppia dei suoi punti possa essere collegata da una
linea spezzata. Una regione aperta e connessa è chiamata dominio.
Essendo un dominio un insieme aperto, nessuno dei punti di confine del dominio può
appartenere al dominio. Indicheremo una regione con R. La regione chiusa contenente R e
tutti i suoi punti di frontiera è indicato con R̄. Un dominio sarà denotato in genere con D.

Se per ciascun z ∈ R esiste univocamente un certo numero complesso w(z), diciamo che
w(z) è una funzione di una variabile complessa z

w = f (z)

L’insieme di tutti i valori f (z) corrispondenti a z ∈ R costituisce l’immagine o codominio


di f (z). L’insieme R in questo caso è spesso denotato con insieme di definizione.
La funzione più semplice è la funzione potenza

f (z) = z n , n = 0, 1, 2, ..

Un polinomio è definito come combinazion lineare di potenze


n
X
Pn (z) = aj z j = a0 + a1 z + a2 z 2 + ...
j=0

dove aj ∈ C. Il dominio di definizione di Pn (z) è l’intero piano complesso. Una funzione


razionale è il rapporto di due polinomi. La funzione f (z) complessa può essere scritta nella
forma:
f (z) = u(x, y) + iv(x.y)

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dove u è la parte reale di f e v la sua parte immaginaria. Valgono le stesse proprietà delle
funzioni reali per la somma, prodotto e composizione di funzioni complesse.
Definiamo la funzione esponenziale

ez = ex+iy = ex eiy

che può essere scritto come


ez = ex (cos y + i sin y)
Le funzioni trigonometriche e iperboliche sono definite come quelle reali e godono delle
medesime proprietà delle corrispondenti funzioni reali. Tale analogia è valida in generale e
ciò ci permette di introdurre il concetto di serie di potenze. La serie di potenze centrata
in z0 è definita come
n
X ∞
X
j
f (z) = lim aj (z − z0 ) = aj (z − z0 )j
n→∞
j=0 j=0

dove aj ,z0 sono costanti. La convergenza è valida, tramite criterio del rapporto, ovunque

a
n+1
lim |z − z0 | < 1
n→∞ an

La serie converge all’interno del cerchio |z − z0 | = R dove



a
n
R = lim
n→∞ an+1

se questo limite esiste. R è chiamato raggio di convergenza.


Una funzione w = f (z) può essere vista come mappatura o trasformazione di punti nel
piano complesso z ai punti nel piano complesso w

Complemento 1

Talvolta conviene aggiungere un punto all’infinito (denotato con ∞o z∞ . L’intorno di


z∞ è definito da quei punti che soddisfano |z| > 1/ per qualunque  > 0 (sufficientemente
piccolo). Il piano complesso con i punti all’infinito è spesso chiamato piano complesso
ampliato.

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1.2.2 Proiezione Stereografica
Considera una sfera unitaria situata sopra il piano complesso con il polo sud della sfera situata
all’origine del piano z (vedi Figura 1.2.6). In questo sottosezione mostriamo come il piano
complesso esteso può essere mappato su superficie di una sfera il cui polo sud corrisponde
all’origine e il cui nord polo al punto z∞ . Tutti gli altri punti del piano complesso possono
essere mappati univocamente sulla superficie della sfera usando quanto segue costruzione.
Collegando il punto z nel piano con il polo nord usando a retta. Questa linea interseca
la sfera nel punto P. In questo modo ciascuna punto z = (x + iy) sul piano complesso
corrisponde univocamente ad un punto P sulla superficie della sfera. Questa costruzione
è chiamata proiezione stereografica. Il piano complesso esteso è talvolta indicato come
piano complesso (chiuso) compattato.

Sfera di
Riemann

1.3 Limiti, Continuità e Derivazione Complessa


I concetti di limite e continuità in campo complesso sono simili a quelli in campo reale.
Definizione 1.3.1 (Limite). Considerando una funzione w = f (z) definita in tutti i punti
in un intorno di z = z0 , escluso al più z0 . Diciamo che f (z) ha limite w0 se per z tendente a
z0 , f(z) tende a w0 .
lim f (z) = w0 (1.3.2)
z→z0

se per qualunque  > 0 esiste δ > 0 tale che |f (z) − w0 | <  se 0 < |z − z0 | < δ.

Il limite esisterà solo quando z tenderà a z0 in una direzione arbitraria. Questo semplicemente
implicherà che w → w0 .
Il limite può essere applicato anche a z = ∞
Definizione 1.3.2 (Limite all’infinito). Diciamo che

lim f (z) = w0 < ∞ (1.3.3)


z→∞

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se per qualunque  > 0 esiste δ > 0 tale che |f (z) − w0 | <  se |z| > 1/δ.

Valgono le proprietà dei limiti reali.

Definizione 1.3.3 (Continuità). Una funzione è continua in z = z0 se

lim f (z) = f (z0 ) (1.3.4)


z→z0

In altri termini, dato  > 0 esiste δ > 0 tale che |f (z) − f (z0 )| <  se |z − z0 | < δ.

La generalizzazione a z∞ è ovvia.
Da notare che la continuità di f (z) in z0 implica la continuità nel suo complesso coniugato
z¯0 .

Definizione 1.3.4 (Continuità in una regione, Continuità uniforme). f (z) è continua


in una regione se è continua in ogni punto della regione. Ciò in genere implica che δ =
δ(, z0 ) per z0 ∈ R. Se δ = δ() (ovvero è indipendente da z0 , f(z) è detta uniformemente
continua nella regione R.

Come in campo reale, una funzione continua in un compatto è uniformemente continua


e limitata.

Definizione 1.3.5 (Derivata). Sia f (z) definita in una certa regione R contenente l’intorno
di un punto z0 . La derivata di f (z) in z = z0 è definita dal limite (se esiste)
!
f (z − 0 + ∆z − f (z0 )
f 0 (z0 ) = lim (1.3.5)
∆z→0 ∆z

Diciamo talvolta che f è differenziabile in z0 .

Se la derivata esiste in qualunque punto della regione, allora diciamo che f (z) è differenziabile
o analitica nella regione. Inoltre la derivabilità implica ovviamente la continuità nel punto
z0 (non vale il viceversa). Valgono come immaginabile le stesse proprietà delle derivate delle
funzioni reali.

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Capitolo 2

Numeri Complessi e Funzioni


Elementari

2.1 Funzioni Analitiche


2.1.1 Le Equazioni di Cauchy-Riemann
La derivata di f (z) è definita dal limite
!
f (z − 0 + ∆z − f (z0 )
f 0 (z0 ) = lim (2.1.1)
∆z→0 ∆z

Diciamo talvolta che f è differenziabile in z0 . Si dimostra facilmente che per ∆x → 0 e


∆y → 0
f 0 (z) = ux (x, y) + ivx (x, y)
e
f 0 (z) = −iuy (x, y) + vy (x, y)
dove ux ,vx ,uy e vy rappresentano le derivate parziali. Segue che

ux = vy vx = −uy (2.1.2)

Tali equazioni sono chiamate condizioni di Cauchy-Riemann. Sono una condizione


necessaria e sufficiente che deve essere valida se f (z) è differenziabile.

Teorema 2.1.1. La funzione f (z) = u(x, y) + iv(x, y) è differenziabile in senso completo


nel punto z = x + iy della regione nel piano complesso solo e soltanto se le derivate parziali
ux ,vx ,uy e vy sono continue e soddisfano le condizioni di C.R. in z.

Si dimostra che le curve di livello di u sono ortogonali a quelle di v come conseguenza


delle condizioni di C.R..
Le condizioni di C.R. possono essere scritte in coordinate polari
∂u 1 ∂v ∂v 1 ∂u
= =− (2.1.3)
∂r r ∂θ ∂r r ∂θ
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Definizione 2.1.2 (Funzioni analitiche). Una funzione f (z) è detta analitica nel punto
z0 se f (z) è differenziabile in un intorno di z0 . La funzione f (z) è detta analitica in una
regione se è analitica in ogni punto della regione. Talvolta le funzioni analitiche sono dette
anche olomorfe.

Definizione 2.1.3 (Funzioni intere). Una funzione analitica in ciascun punto nell”’intero”
piano finito è detta intera.

Definizione 2.1.4 (Punto singolare). Un punto è singolare se in quel punto f non è


analitica.

Se esiste una regione R tale che f (z) è analitica i R, si parla spesso della funzione come
funzione analitica.
Dalle relazioni di C.R. segue che

∂ 2u ∂ 2v ∂ 2v ∂ 2u
= =− 2 (2.1.4)
∂x2 ∂x∂y ∂y∂x ∂y
Complemento 2
da cui
∂ 2u ∂ 2u
∇2 u = + =0 (2.1.5)
∂x2 ∂y 2
∂ 2v ∂ 2v
2
∇ u= + =0 (2.1.6)
∂x2 ∂y 2
L’equazione ∇2 w = 0 è chiamata equazione di Laplace. La funzione w(x, y) che soddisfa
l’equazione di Laplace è detta funzione armonica in D. Le funzioni u(x, y) e v(x, y), che
soddisfano l’equazione di Laplace in D, sono le funzioni armoniche in D, e v è detta
coniugata armonica di u (e viceversa).
L’equazione di Laplace ha molta importanza per lo studio dei fenomeni fisici. In genere
siamo interessati a risolvere l’equazione di Laplace in un dominio d con certe condizioni al
bordo, tipicamente nella forma:

∂w
αw + β =γ su C
∂n
Ci riferiamo alla soluzione dell’equazione di Laplace quando β = 0 come problema di
Dirichlet; quando α = 0 invece si parla di problema di Neumann. Il caso generale è detto
problema misto.

2.1.2 Flusso di un fluido ideale


Il flusso di un fluido ideale è un caso prototipo dell’equazione di Laplace e delle tecniche
delle variabili complesse. Il moto di un fluido ideale si riferisce ad un moto di un fluido
che sia stazionario (indipendente dal tempo), non viscoso (senza attriti), incomprimibile
(a densità costante) e irrotazionale (le particelle che compongono il fluido on ruotano).
L’equazione bidimensionale si riduce ad un sistema di due PDEs:

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• incomprimibilità (la divergenza delle velocità è nulla)

∂v1 ∂v2
+ =0 (2.1.7)
∂x ∂y
dove v1 e v2 sono le componenti orizzontali e verticali della velocità v;

• irrotazionalità (il rotore della velocità è nullo):

∂v2 ∂v1
− =0 (2.1.8)
∂x ∂y

Una semplificazione delle formule può essere ottenuta mediante le sostituzioni:


∂φ ∂ψ ∂φ ∂ψ
v1 = = v1 = =− (2.1.9)
∂x ∂y ∂y ∂x
In forma vettoriale ~v = ∇φ. φ è chiamato potenziale di velocità e ψ funzione di flusso.
Visto che le equazioni C.R. sono soddisfatte per φ e ψ, abbiamo associato la il potenziale
di velocità complesso
ω(z) = φ8x, y) + iψ(x, y) (2.1.10)
la sua derivata è chiamata velocità complessa

ω 0 (z) = v1 − iv2 (2.1.11)

il cui complesso coniugato è analogo alla velocità usuale del vettore in due dimensioni.
Le condizioni al contorno associate sono le seguenti: la derivata normale di φ (cioè la velocità
normale) deve svanire sulle pareti rigide di un fluido ideale. Avendo mostrato che φ ψ sono
costanti e mutuamente ortogonali in ogni punto (x,y), deduciamo che gli insiemi di livello
della funzione di flusso, seguono la direzione del campo di flusso; cioè, seguono la direzione
del gradiente di φ, che sono essi stessi ortogonali agli insiemi di livelli di φ. Le curve di livello
ψ(x, y) = costante. sono chiamati linee di flusso del liquido. Di conseguenza, le condizioni
al contorno in un problema di flusso ideale in corrispondenza di un bordo possono essere
specificate fornendo condizioni di annullamento sulla derivata normale di φ al bordo (nessun
flusso attraverso il bordo) o specificando che ψ è costante su un bordo. Per problemi con
un dominio infinito, un qualche tipo di condizione al contorno deve essere data all’infinito.
Di solito specifichiamo che la velocità è uniforme (costante) all’infinito. Di seguito alcuni
esempi:

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Vedi Complementi 3-7-8
2.2 Funzioni multi-valore
Una funzione multi-valore, dato un numero complesso z, ammette più√ di un valore di w =
f (z). L’esempio più semplice è la funzione radice quadrata, w = z. Scrivendola come
w2 = z e sostituendo z = reiθ e ponendo θ = θp + 2πn, dove 0 ≤ θ < 2π. Dato un valore di
z, w(z) può assumere i valori
√ iθp /2 √
re and − reiθp /2

Una conseguenza importante del fatto che w possa assumere più valori, è che percorrendo
una piccolo cammino intorno a z = 0, w non torna al suo valore iniziale. Nel caso in esame,
iniziamo con un valore corrispondente a n = 0 e finiamo con un valore corrispondente a
n = 1!. Il punto z = 0 è detto punto di ramificazione. Si vede che anche z = ∞ è un
punto di ramificazione.
Lo studio analitico delle funzioni multi-valore di solito viene effettuato al meglio mediante
l’espressione della funzione multi-valore in termini di funzione a valore singolo. Uno metodo
per farlo consiste nel considerare la funzione in una ristretta regione del piano e scegliere un
valore in ogni punto tale che la funzione risultante è a valore singolo e continua. Una funzione
continua ottenuta da una funzione multi-valore in questo modo è chiamata ramificazione
della funzione multi-valore. Per la funzione w = z 1/2 possiamo eseguire questa procedura
assumendo n = 0 e restringere la regione di z come piano aperto o tagliato. Per questo
scopo viene tagliato il vero asse positivo nel piano z. I valori di z = 0 e z = ∞,sono anche
cancellati. La funzione w = z 1/2 è ora continua nel piano di taglio che è una regione aperta.
Il semiasse Rez >0 è chiamato taglio del ramo. Da notare che il posizionamento del taglio
è arbitrario salvo il fatto che finisca sui punti di ramificazione.
Un esempio più complicata è z = ew . Posto w = u + iv, si ricava z = eu (cos v + i sin v). In
coordinate polari z = reiθp per 0 ≤ θp < 2π, dunque

r = eu

v = θp + 2πn, n intero
Dalla prima espressione: u = log r. Dunque in analogia alle variabili reali

w = log z = log r + iθp + 2πni

e dove θp assume i valori in un particolare rane di 2π. Nel libro 0 ≤< 2π. QUanod n = 0
si parla di solito di ramo principale del logaritmo e del corrispondente valore della funzione
com valore principale.

2.3 Funzioni multi-valore più complicate e Superfici di


Riemann

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2.4 Integrazione complessa
Consideriamo una funzione a valori complessi f di variabile reale t in un intervallo fissato
a ≤ t ≤ b:
f (t) = u(t) + iv(t) (2.4.12)
dove u(t) e v(t).

Definizione 2.4.1 (Funzione integrabile). La funzione f (t)si dice integrabile nell’intervallo


[a, b] se le funzioni u e v sono integrabili. Allora
Z b Z b Z b
f (t) dt = u(t) dt + i v(t) dt (2.4.13)
a a a

Dal teorema fondamentale del calcolo integrale, abbiamo per le funzioni continue
Z t
d
f (τ ) dτ = f (t) (2.4.14)
dt a

e per f 0 (t) continua


Z b
f 0 (t) dt = f (b) − f (a) (2.4.15)
a

Estendiamo la nozione di integrale ad una curva nel piano complesso mediante la parametrizzazione
z(t) = x(t) + iy(t), con a ≤ t ≤ b. Per ciascun valore di t dato in [a, b] esisterà un insieme di
punti (x(t),y(t)) immagine dei punti dell’intervallo. I punti di immagine z(t) sono ordinati
per valori crescenti di t. Se x e y sono continue, la curva è continua. Se sono differenziabili,
la curva è differenziabile.

Definizione 2.4.2 (Curva e contorno semplice). Una curva o un arco C è semplice


(talvolta si parla di arco di Jordan se non si interseca, ovvero z(t1 ) 6= z(t2 ) se t1 6= t2 per
t ∈ [a, b] escluso al più il caso z(a) = z(b). Per quest’ultimo caso si parla di curva chiusa
semplice (o curva di Jordan).

Importante: quando la curva è chiusa, il segno di percorrenza positivo convenzionale è


quello che lascia la parte interna alla sinistra di C.

Definizione 2.4.3 (Funzione continua e continua a tratti, arco liscio, contorno).


La funzione f (z) è detta continua su C se f (z(t)) è continua per a ≤ t ≤ b, f è detta
continua a tratti su [a, b] se [a, b] può essere diviso in un numero di sotto-intervalli dove f
è continua. Un arco liscio C è un arco per cui z 0 (t) è continua. Un contorno è un arco
costituito da un numero finito di archi lisci connessi (il contorno è un arco liscio a tratti).
Dunque dato un contorno C, z(t) è continuo e z 0 (t) è continuo a tratti (considereremo solo
questo caso salvo specificato). Un contorno chiuso semplice è spesso chiamato contorno di
Jordan.

27
L’integrale curvilineo di una funzione definita a tratti su un contorno liscio C è definito
da Z Z b
f (z) dz = f (z(t))z 0 (t) dt (2.4.16)
C a
ottenuta mediante la formale sostituzione dz = z 0 (t)dt. In generale dipende da f (z) e dal
contorno C. Da notare (importante) che il valore dei precedenti integrali sono invarianti
per opportuni cambi di parametro t, permettendoci di calcolare l’integrale attraverso la
parametrizzazione più opportuna e conveniente al fine del calcolo. Si applicano le normali
proprietà dell’integrazione; invertendo la percorrenza del contorno, l’integrale cambierà segno
e si può integrare a tratti.
Teorema 2.4.4. Supponiamo F (z) funzione analitica e f (z) = F 0 (z) continua in un dominio
D. Allora per un contorno C in D con estremi z1 e z2
Z
f (z) dz = F (z2 ) − F (z1 ) (2.4.17)
C

Per un percorso chiuso, l’integrale curvilineo è nullo. Talvolta uò essere opportuno calcolare
l’integrale complesso riducendosi allo studio di due integrali reali nel piano x,y. Si dimostra
che è equivalente alla parametrizzazione vista in precedenza.
Teorema 2.4.5. Sia f (z) continua su un contorno C. Allora
Z

f (z) dz ≤ M L (2.4.18)

C

dove L è la lunghezza di C e M è l’estremo superiore di |f | su C.

28
Definizione 2.4.6. Definiamo un dominio D semplicemente connesso quello dove ogni
contorno chiuso semplice al suo interno chiude solo punti di D. Un dominio non semplicemente
connesso è detto connesso in maniera multipla (multiply connected).

2.5 Teorema di Cauchy


Usiamo un risultato molto noto dall’analisi vettoriale nel piano (enunciato non dimostrato)

Teorema 2.5.1 (Teorema di Green). Supponiamo che le funzioni reali u(x, y) e v(x, y)
insieme alle loro derivate parziali ∂u/∂x,∂u/∂y,∂v/∂x, ∂v/∂y siano continue in una regione
semplicemente connessa R costituita da punti interni e sul bordo di un contorno chiuso C
nel piano x − y. Sia C descritta nella direzione (contro-oraria) positiva, allora:
I ZZ
∂v ∂v
(udx + vdy) = ( − ) dx dy (2.5.19)
V R ∂x ∂y

Con tale teorema si può dimostrare facilmente il teorema di Cauchy con una certa
assunzione.

29
Teorema 2.5.2 (Teorema di Cauchy). Se una funzione f è analitica in un dominio
semplicemente connesso D, allora su un contorno chiuso semplice C in D
I
f (z) dz = 0 (2.5.20)
C

Si sottolinea che tale dimostrazione sia valida solo considerando che f 0 (z) sia continua.
Ciò nonostante, si può generalizzare la dimostrazione senza tale assunzione. In un teorema
successivo (teorema di Morera), si mostrerà che se f (z) è continua e l’equazione 2.5.20 è
valida, allora f (z) è analitica.

Teorema 2.5.3 (Teorema di Cauchy-Goursat). Si considera un dominio semplicemente


connesso U e f : U → C. Allora Z
f (z) dz = 0 (2.5.21)

per ogni cammino triangolare ∆ in U .

30
H
Teorema 2.5.4. Se f (z) è continua in un dominio semplicemente connesso D e C f (z)dz =
0 per ogni contorno chiuso semplice C giacente in D, allora esiste una funzione F (z),
analitica in D, tale che F 0 (z) = f (z).

33
34
2.6 Formula Integrale di Cauchy, la sua Generalizzazione
∂¯ e Conseguenze
2.6.1 Formula Integrale di Cauchy e le sue derivate
Teorema 2.6.1 (Formula integrale di Cauchy). Sia f (z) analitica all’interno e su un
contorno chiuso semplice C. Allora in ogni punto interno z
I
1 f (ζ)
f (z) = dζ (2.6.22)
2πi C ζ −z

Tale espressione è nota come Formula Inegrale di Cauchy.

38
Un corollario di tale teorema è il seguente

Teorema 2.6.2 (Corollario Formula integrale di Cauchy). Se f (z) è analitica all’interno


e su un contorno chiuso semplice C, allora tutte le derivate f (k) (z), k = 1, 2, .. esistono nel
dominio d interno a C e
I
k! f (ζ)
f (k)
(z) = dζ (2.6.23)
2πi C (ζ − z)k+1

39
40
Un’immediata conseguenza di questo risultato è la seguente

Teorema 2.6.3. Tutte le derivate parziali di u e v sono continue in ogni punto dove f =
u + iv è analitica

2.6.2 Teoremi di Liouville, Morera e del Modulo Massimo


Enunciamo una comoda disuguaglianza. Da
I
k! f (ζ)
f (k)
(z) = dζ (2.6.24)
2πi C (ζ − z)k+1

dove C è un cerchi, |ζ − z| = R e |f (z)| < M , abbiamo che



|f (ζ)|
I
n!
(2.6.25)
(k)
f (z) ≤ |dζ|
k+1
C |ζ − z|

I
n!M
≤ |dζ| (2.6.26)
2πRn+1 C
n!M
≤ (2.6.27)
πRn

Da tale espressioni possiamo dedurre un risultato per funzioni analitiche in tutto il piano
complesso. Tali funzioni sono dette intere.

Teorema 2.6.4 (Teorema di Liouville). Se f (z) è intero e limitato nel piano z (incluso
all’infinito), allora f (z) è costante.

41
Il teorema di Cauchy ci dice che se f (z) è analitica in C, allora f (z) dz = 0. Ora
H
C
dimostriamo che anche l’inverso è vero.

Teorema 2.6.5 (Teorema di Morera). Se f (z) è continua in un dominio D e se


I
f (z) dz = 0
C

per ogni contorno semplice C giacente in D, allora f (z) è analitica in D.

Dimostrazione.
H Dal teorema 2.5.4 (Se f (z) è continua in un dominio semplicemente connesso
D e C f (z)dz = 0 per ogni contorno chiuso semplice C giacente in D, allora esiste una
funzione F (z), analitica in D, tale che F 0 (z) = f (z).), segue che se l’integrale sul contorno
si annulla sempre, allora esiste una funzione analitica F (z) in D tale che F 0 (z) = f (z). La
formula di Cauchy per le derivate (2.6.23) implica che F 0 (z) sia analitica se F (z) è analitica,
dunque anche f (z) è analitica.
Un corollario del teorema di Liouville è il teorema fondamentale dell’Algebra, ovvero
qualunque polinomio
P (z) = a0 + a1 z + .. + am z m (am 6= 0) (2.6.28)
m ≥ 1, intero, ha almeno un punto z = α per cui P (α) = 0. Dunque P (z) ha almeno una
radice. Infatti, se P(z) non si annullasse, allora la funzione Q(z) = 1/P (z) è analitica (ha una
derivata) nel piano z finito. Per |z| → 0, P (z) → ∞; quindi Q(z) è limitato nell’intero piano
complesso, compreso l’infinito. Il teorema di Liouville implica quindi che Q(z) e quindi P(z) è
una costante, che viola m ≥ 1 nell’equazione precedente, e quindi contraddice il presupposto
che P(z) non si annulli.
L’altro risultato degno di nota è il Principio del Massimo Modulo

42
Teorema della “mappa aperta”
Sia f olomorfa nell’aperto V. Se W contenuto in V è aperto connesso,
allora o f(w) è un punto o è aperta
2.6.3 Formula di Cauchy generalizzata e derivazioni su ∂¯

Nelle sezioni precedenti ci siamo concentrati su funzioni analitiche o funzioni che sono
analitiche tranne che in punti singolari. Tuttavia esistono funzioni che non sono mai analitiche,
che peraltro hanno importanti applicazioni fisiche (per esempio in problemi di scattering.
Dunque conviene estendere il teorema integrale di Cauchy ad alcune funzioni non analitiche.

46
Enunciamo ora il seguente risultato

Teorema 2.6.6 (Formula integrale di Cauchy generalizzata). Se ∂f /∂ ζ̄ esiste ed è


continua in una regione R limitata da un contorno chiuso semplice C, allora in ogni punto
interno z
I ZZ
1 f (ζ) 1 ∂f /∂ ζ̄
f (z) = dζ − dA(ζ) (2.6.29)
2πi C ζ − z π R ζ −z

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50
Capitolo 3

Successioni, Serie e Singolarità delle


Funzioni Complesse

3.1 Definizioni di successioni e serie complesse e loro


proprietà fondamentali

Si considera la seguente successione di funzioni complesse: fn (z) per n = 1, 2, 3, .. definita


nella regione R del piano complesso. Di solito, denotiamo tale successione di funzioni con
{fn (z)}. La nozione di convergenza è di fatto la medesima di quella di limite.

Non convergenza

Definizione 3.1.1 (Convergenza e Divergenza). La successione fn (z) converge a f (z)


su R o su un sottoinsieme di R, assumendo che f (z) esista finito, se

lim fn (z) = f (z) (3.1.1)


n→∞

ovvero per ogni z, dato  > 0, esista un N dipendente da  e z, tale che per n > N si ha

|fn (z) − f (z)| < Setaletalelimitenonesiste(oinf inito)sidicechelasuccessionediverge


(3.1.2)

51
Definizione 3.1.2 (Convergenza uniforme). Si dice che la successione di funzioni s−n(z)
definita per z in una regione R converge uniformemente in R se è possibile scegliere N
dipendente soltanto da  (e non z);

Una importante conseguenza della convergenza uniforme è la seguente

Teorema 3.1.3. Sia la successione di funzioni fn (z) continua per ogni intero n e sia fn (z)
convergente a f (z) uniformemente nella regione R. Allora f (z) è continua e per ogni
contorno finito C in R
Z
lim fn (z) dz = f (z) (3.1.3)
n→∞ C

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53
Una conseguenza immediata molto utile di questo teorema è l’integrazione termine a
termine se la successione delle somme parziali converge uniformemente, ovvero per bj (z)

∞ Z ! Z ∞
!
X X
fn (z) dz = bj (z) dz (3.1.4)
j=1 C C j=1

P∞ (“Test M di Weierstrass”). Sia |bj (z)|


Teorema 3.1.4 P∞≤ Mj in una regione R, con Mj
costante. Se j=1 M −j converge, allora la serie S(z) = j=1 bj (z) converge uniformemente
in R.

Un corollario immediato è il test del rapporto per le serie complesse

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3.2 Serie di Laurent

Spesso si incontrano in varie forme equazioni che sono generalizzazione di funzioni analitiche.
Queste di solito non sono analitiche in alcuni punti, o in alcune regioni, del piano complesso,
e, quindi, non possono essere sviluppate in serie di Taylor in un intorno di questi punti. Ci
viene in aiuto una diversa rappresentazione dove esistono potenze, positive e negative, di
(z − z0 ). Queste serie, dette serie di Laurent sono valide per funzioni analitiche all’interno
e su anelli circolari, R1 ≤ |z − z0 | ≤ R2 . conviene lavorare con serie attorno ad un punto
arbitrario z = z0 .

68
Teorema 3.2.1 (Serie di Laurent). Una funzione f (z) analitica in un anello R1 ≤ |z −
z0 | ≤ R2 può essere rappresentata dallo sviluppo


X
f (z) = Cn (z − z0 )n (3.2.5)
n=−∞

nella regione R1 < Ra ≤ |z − z0 | ≤ Rb < R2 , dove

I
1 f (z)
Cn = dz (3.2.6)
2πi C (z − z − 0)n+1

e C contorno chiuso semplice nella regione di analiticità circondante il bordo interno |z−z0 | =
R1 .
Nota: vale anche se f (z) è analitica in R1 < |z − z0 | < R2 .

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Definizione 3.2.2 (Residuo e parte principale). Il coefficiente del termine 1/(z −
z0 ), ovvero C−1 prende il nome di residuo e svolge un ruolo molto importante in analisi
complessa. Ci si riferisce alle potenze negative dello sviluppo di Laurent con parte principale
di f (z)

Teorema 3.2.3. La serie di Laurent di una funzione f (z) che è analitica nell’anello R1 ≤
|z − z0 | ≤ R2 converge uniformemente a f (z) per ρ1 ≤ |z − z0 | ≤ ρ2 , dove R1 < ρ1 e R2 > ρ2 .

73
Corollario di questo risultato sono l’integrazione termine a termine. Le operazioni elementari
funzionano come per le serie di Taylor. Proviamo ora l’unicità dello sviluppo di Laurent.

Teorema 3.2.4. Supponiamo che f (z) sia rappresentata da una serie convergente uniformemente


X
f (z) = bn (z − z0 )n (3.2.7)
n=−∞

1
H f (z)
nell’anello R1 ≤ |z − z0| ≤ R2 . Allora bn = Cn con Cn , dove Cn = 2πi C (z−z−0)n+1
dz.

74
3.3 Risultati teorici per Successioni e Serie
Definizione 3.3.1 (Successione di Cauchy). Una successione di numeri complessi {fn }
costituisce una successione di Cauchy se, per ogni  > 0 esiste N = N () tale che per
ogni n ≥ N e m ≥ N si ha |fn − fm | < .

75
La stessa definizione si applica a definizioni di un funzioni complesse{fn (z)}.

Teorema 3.3.2. Se la successione converge, è di Cauchy.

Dimostrazione. Analoga al caso reale

Come in analisi reale, ogni successione di Cauchy ha un limite:

Teorema 3.3.3. Se la successione {fn (z)} è di Cauchy, allora esiste una funzione f (z) tale
che {fn (z)} converge a f (z)

Tale risultato ci permette di dimostrare l’M-test di Weierstrass

P (“Test M di Weierstrass”). Sia |bj (z)|


Teorema 3.3.4 P∞≤ Mj in una regione R, con Mj
costante. Se ∞
j=1 M −j converge, allora la serie S(z) = j=1 bj (z) converge uniformemente
in R.

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Teorema 3.3.5. Sia fn (z) analitica nel cerchio |z − z0 | < R e sia {fn (z)} convergente
uniformemente a f (z) in |z − z0 | < R − δ,δ > 0. Allora (a) f(z) è analitica in |z − z0 | < R,
e (b) {fn0 (z)}, {fn00 (z)}, ... converge uniformemente in |z − z0 | < R − δ a f 0 (z), f 00 (z), ..

77
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Bisogna sottolineare che il fatto che {fn (z)} sia una successione uniformemente convergente
di funzioni analitiche ci da risultati molto più forti della convergenza uniforme di successioni
di funzioni solo reali.

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Funzione meromorfa
Funzioni analitiche le cui uniche singolarità sono poli
Capitolo 4

Calcolo dei residue e applicazioni per


integrali curvilinei

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