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Autore:
Donatiello Giovanni Vincenzo
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Indice
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Parte I
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Capitolo 1
i2 = −1
z = x + iy
Definiti p
r= x2 + y 2 = |z| tan θ = y/x
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segue che
x = r cos θ y = r sin θ r≥0
Ciò di da la rappresentazione polare di un numero complesso
z = x + iy = r(cos θ + i sin θ
z = reiθ
z̄ = x − iy = re−iθ
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Definizione 1.2.1 (Intorno). Un intorno di un punto z0 è l’insieme dei punti
|z − z0 | < (1.2.1)
dove è un certo numero positivo arbitrariamente piccolo. L’intorno è dunque il luogo dei
punti all’interno della circonferenza di raggio esclusa la frontiera.
Definizione 1.2.2 (Punto interno, Insieme aperto, Punto di frontiera). Un punto
z0 di un insieme di punti S è chiamato punto interno di S se esiste un intorno di z0
completamente contenuto in S. Se tutti i punti di S sono interni, l’insieme è detto aperto..
Il punto z0 è detto di frontiera se ogni intorno del punto contiene almeno un punto interno
di S e almeno uno non contenuto in S.
Definizione 1.2.3 (Regione, Regione aperta, Regione chiusa, Regione Compatta).
Un insieme costituito da tutti i punti di un insieme aperto e nessuno, alcuni o tutti i suoi
punti di confine è indicati come regione. Una regione aperta è detta limitata se esiste
una costante M > 0 tale che tutti i punti z della regione soddisfano |z| < M , ovvero che
si trovino all’interno del cerchio. Una regione è detta chiusa se contiene tutti i punti di
frontiera. Se una regione è sia limitata che chiusa, si definisce compatta.
Definizione 1.2.4 (Regione connessa e dominio). Siano dati i punti z1 , z2 , ..., zn del
piano. Ci saranno n − 1 segmenti z1¯z2 ,z2¯z3 ,... formano una linea spezzata. Una regione
aperta è detta connessa se qualunque coppia dei suoi punti possa essere collegata da una
linea spezzata. Una regione aperta e connessa è chiamata dominio.
Essendo un dominio un insieme aperto, nessuno dei punti di confine del dominio può
appartenere al dominio. Indicheremo una regione con R. La regione chiusa contenente R e
tutti i suoi punti di frontiera è indicato con R̄. Un dominio sarà denotato in genere con D.
Se per ciascun z ∈ R esiste univocamente un certo numero complesso w(z), diciamo che
w(z) è una funzione di una variabile complessa z
w = f (z)
f (z) = z n , n = 0, 1, 2, ..
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dove u è la parte reale di f e v la sua parte immaginaria. Valgono le stesse proprietà delle
funzioni reali per la somma, prodotto e composizione di funzioni complesse.
Definiamo la funzione esponenziale
ez = ex+iy = ex eiy
dove aj ,z0 sono costanti. La convergenza è valida, tramite criterio del rapporto, ovunque
a
n+1
lim |z − z0 | < 1
n→∞ an
Complemento 1
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1.2.2 Proiezione Stereografica
Considera una sfera unitaria situata sopra il piano complesso con il polo sud della sfera situata
all’origine del piano z (vedi Figura 1.2.6). In questo sottosezione mostriamo come il piano
complesso esteso può essere mappato su superficie di una sfera il cui polo sud corrisponde
all’origine e il cui nord polo al punto z∞ . Tutti gli altri punti del piano complesso possono
essere mappati univocamente sulla superficie della sfera usando quanto segue costruzione.
Collegando il punto z nel piano con il polo nord usando a retta. Questa linea interseca
la sfera nel punto P. In questo modo ciascuna punto z = (x + iy) sul piano complesso
corrisponde univocamente ad un punto P sulla superficie della sfera. Questa costruzione
è chiamata proiezione stereografica. Il piano complesso esteso è talvolta indicato come
piano complesso (chiuso) compattato.
Sfera di
Riemann
se per qualunque > 0 esiste δ > 0 tale che |f (z) − w0 | < se 0 < |z − z0 | < δ.
Il limite esisterà solo quando z tenderà a z0 in una direzione arbitraria. Questo semplicemente
implicherà che w → w0 .
Il limite può essere applicato anche a z = ∞
Definizione 1.3.2 (Limite all’infinito). Diciamo che
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se per qualunque > 0 esiste δ > 0 tale che |f (z) − w0 | < se |z| > 1/δ.
In altri termini, dato > 0 esiste δ > 0 tale che |f (z) − f (z0 )| < se |z − z0 | < δ.
La generalizzazione a z∞ è ovvia.
Da notare che la continuità di f (z) in z0 implica la continuità nel suo complesso coniugato
z¯0 .
Definizione 1.3.5 (Derivata). Sia f (z) definita in una certa regione R contenente l’intorno
di un punto z0 . La derivata di f (z) in z = z0 è definita dal limite (se esiste)
!
f (z − 0 + ∆z − f (z0 )
f 0 (z0 ) = lim (1.3.5)
∆z→0 ∆z
Se la derivata esiste in qualunque punto della regione, allora diciamo che f (z) è differenziabile
o analitica nella regione. Inoltre la derivabilità implica ovviamente la continuità nel punto
z0 (non vale il viceversa). Valgono come immaginabile le stesse proprietà delle derivate delle
funzioni reali.
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Capitolo 2
ux = vy vx = −uy (2.1.2)
Definizione 2.1.3 (Funzioni intere). Una funzione analitica in ciascun punto nell”’intero”
piano finito è detta intera.
Se esiste una regione R tale che f (z) è analitica i R, si parla spesso della funzione come
funzione analitica.
Dalle relazioni di C.R. segue che
∂ 2u ∂ 2v ∂ 2v ∂ 2u
= =− 2 (2.1.4)
∂x2 ∂x∂y ∂y∂x ∂y
Complemento 2
da cui
∂ 2u ∂ 2u
∇2 u = + =0 (2.1.5)
∂x2 ∂y 2
∂ 2v ∂ 2v
2
∇ u= + =0 (2.1.6)
∂x2 ∂y 2
L’equazione ∇2 w = 0 è chiamata equazione di Laplace. La funzione w(x, y) che soddisfa
l’equazione di Laplace è detta funzione armonica in D. Le funzioni u(x, y) e v(x, y), che
soddisfano l’equazione di Laplace in D, sono le funzioni armoniche in D, e v è detta
coniugata armonica di u (e viceversa).
L’equazione di Laplace ha molta importanza per lo studio dei fenomeni fisici. In genere
siamo interessati a risolvere l’equazione di Laplace in un dominio d con certe condizioni al
bordo, tipicamente nella forma:
∂w
αw + β =γ su C
∂n
Ci riferiamo alla soluzione dell’equazione di Laplace quando β = 0 come problema di
Dirichlet; quando α = 0 invece si parla di problema di Neumann. Il caso generale è detto
problema misto.
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• incomprimibilità (la divergenza delle velocità è nulla)
∂v1 ∂v2
+ =0 (2.1.7)
∂x ∂y
dove v1 e v2 sono le componenti orizzontali e verticali della velocità v;
∂v2 ∂v1
− =0 (2.1.8)
∂x ∂y
il cui complesso coniugato è analogo alla velocità usuale del vettore in due dimensioni.
Le condizioni al contorno associate sono le seguenti: la derivata normale di φ (cioè la velocità
normale) deve svanire sulle pareti rigide di un fluido ideale. Avendo mostrato che φ ψ sono
costanti e mutuamente ortogonali in ogni punto (x,y), deduciamo che gli insiemi di livello
della funzione di flusso, seguono la direzione del campo di flusso; cioè, seguono la direzione
del gradiente di φ, che sono essi stessi ortogonali agli insiemi di livelli di φ. Le curve di livello
ψ(x, y) = costante. sono chiamati linee di flusso del liquido. Di conseguenza, le condizioni
al contorno in un problema di flusso ideale in corrispondenza di un bordo possono essere
specificate fornendo condizioni di annullamento sulla derivata normale di φ al bordo (nessun
flusso attraverso il bordo) o specificando che ψ è costante su un bordo. Per problemi con
un dominio infinito, un qualche tipo di condizione al contorno deve essere data all’infinito.
Di solito specifichiamo che la velocità è uniforme (costante) all’infinito. Di seguito alcuni
esempi:
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Vedi Complementi 3-7-8
2.2 Funzioni multi-valore
Una funzione multi-valore, dato un numero complesso z, ammette più√ di un valore di w =
f (z). L’esempio più semplice è la funzione radice quadrata, w = z. Scrivendola come
w2 = z e sostituendo z = reiθ e ponendo θ = θp + 2πn, dove 0 ≤ θ < 2π. Dato un valore di
z, w(z) può assumere i valori
√ iθp /2 √
re and − reiθp /2
Una conseguenza importante del fatto che w possa assumere più valori, è che percorrendo
una piccolo cammino intorno a z = 0, w non torna al suo valore iniziale. Nel caso in esame,
iniziamo con un valore corrispondente a n = 0 e finiamo con un valore corrispondente a
n = 1!. Il punto z = 0 è detto punto di ramificazione. Si vede che anche z = ∞ è un
punto di ramificazione.
Lo studio analitico delle funzioni multi-valore di solito viene effettuato al meglio mediante
l’espressione della funzione multi-valore in termini di funzione a valore singolo. Uno metodo
per farlo consiste nel considerare la funzione in una ristretta regione del piano e scegliere un
valore in ogni punto tale che la funzione risultante è a valore singolo e continua. Una funzione
continua ottenuta da una funzione multi-valore in questo modo è chiamata ramificazione
della funzione multi-valore. Per la funzione w = z 1/2 possiamo eseguire questa procedura
assumendo n = 0 e restringere la regione di z come piano aperto o tagliato. Per questo
scopo viene tagliato il vero asse positivo nel piano z. I valori di z = 0 e z = ∞,sono anche
cancellati. La funzione w = z 1/2 è ora continua nel piano di taglio che è una regione aperta.
Il semiasse Rez >0 è chiamato taglio del ramo. Da notare che il posizionamento del taglio
è arbitrario salvo il fatto che finisca sui punti di ramificazione.
Un esempio più complicata è z = ew . Posto w = u + iv, si ricava z = eu (cos v + i sin v). In
coordinate polari z = reiθp per 0 ≤ θp < 2π, dunque
r = eu
v = θp + 2πn, n intero
Dalla prima espressione: u = log r. Dunque in analogia alle variabili reali
e dove θp assume i valori in un particolare rane di 2π. Nel libro 0 ≤< 2π. QUanod n = 0
si parla di solito di ramo principale del logaritmo e del corrispondente valore della funzione
com valore principale.
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2.4 Integrazione complessa
Consideriamo una funzione a valori complessi f di variabile reale t in un intervallo fissato
a ≤ t ≤ b:
f (t) = u(t) + iv(t) (2.4.12)
dove u(t) e v(t).
Dal teorema fondamentale del calcolo integrale, abbiamo per le funzioni continue
Z t
d
f (τ ) dτ = f (t) (2.4.14)
dt a
Estendiamo la nozione di integrale ad una curva nel piano complesso mediante la parametrizzazione
z(t) = x(t) + iy(t), con a ≤ t ≤ b. Per ciascun valore di t dato in [a, b] esisterà un insieme di
punti (x(t),y(t)) immagine dei punti dell’intervallo. I punti di immagine z(t) sono ordinati
per valori crescenti di t. Se x e y sono continue, la curva è continua. Se sono differenziabili,
la curva è differenziabile.
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L’integrale curvilineo di una funzione definita a tratti su un contorno liscio C è definito
da Z Z b
f (z) dz = f (z(t))z 0 (t) dt (2.4.16)
C a
ottenuta mediante la formale sostituzione dz = z 0 (t)dt. In generale dipende da f (z) e dal
contorno C. Da notare (importante) che il valore dei precedenti integrali sono invarianti
per opportuni cambi di parametro t, permettendoci di calcolare l’integrale attraverso la
parametrizzazione più opportuna e conveniente al fine del calcolo. Si applicano le normali
proprietà dell’integrazione; invertendo la percorrenza del contorno, l’integrale cambierà segno
e si può integrare a tratti.
Teorema 2.4.4. Supponiamo F (z) funzione analitica e f (z) = F 0 (z) continua in un dominio
D. Allora per un contorno C in D con estremi z1 e z2
Z
f (z) dz = F (z2 ) − F (z1 ) (2.4.17)
C
Per un percorso chiuso, l’integrale curvilineo è nullo. Talvolta uò essere opportuno calcolare
l’integrale complesso riducendosi allo studio di due integrali reali nel piano x,y. Si dimostra
che è equivalente alla parametrizzazione vista in precedenza.
Teorema 2.4.5. Sia f (z) continua su un contorno C. Allora
Z
f (z) dz ≤ M L (2.4.18)
C
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Definizione 2.4.6. Definiamo un dominio D semplicemente connesso quello dove ogni
contorno chiuso semplice al suo interno chiude solo punti di D. Un dominio non semplicemente
connesso è detto connesso in maniera multipla (multiply connected).
Teorema 2.5.1 (Teorema di Green). Supponiamo che le funzioni reali u(x, y) e v(x, y)
insieme alle loro derivate parziali ∂u/∂x,∂u/∂y,∂v/∂x, ∂v/∂y siano continue in una regione
semplicemente connessa R costituita da punti interni e sul bordo di un contorno chiuso C
nel piano x − y. Sia C descritta nella direzione (contro-oraria) positiva, allora:
I ZZ
∂v ∂v
(udx + vdy) = ( − ) dx dy (2.5.19)
V R ∂x ∂y
Con tale teorema si può dimostrare facilmente il teorema di Cauchy con una certa
assunzione.
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Teorema 2.5.2 (Teorema di Cauchy). Se una funzione f è analitica in un dominio
semplicemente connesso D, allora su un contorno chiuso semplice C in D
I
f (z) dz = 0 (2.5.20)
C
Si sottolinea che tale dimostrazione sia valida solo considerando che f 0 (z) sia continua.
Ciò nonostante, si può generalizzare la dimostrazione senza tale assunzione. In un teorema
successivo (teorema di Morera), si mostrerà che se f (z) è continua e l’equazione 2.5.20 è
valida, allora f (z) è analitica.
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H
Teorema 2.5.4. Se f (z) è continua in un dominio semplicemente connesso D e C f (z)dz =
0 per ogni contorno chiuso semplice C giacente in D, allora esiste una funzione F (z),
analitica in D, tale che F 0 (z) = f (z).
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2.6 Formula Integrale di Cauchy, la sua Generalizzazione
∂¯ e Conseguenze
2.6.1 Formula Integrale di Cauchy e le sue derivate
Teorema 2.6.1 (Formula integrale di Cauchy). Sia f (z) analitica all’interno e su un
contorno chiuso semplice C. Allora in ogni punto interno z
I
1 f (ζ)
f (z) = dζ (2.6.22)
2πi C ζ −z
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Un corollario di tale teorema è il seguente
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Un’immediata conseguenza di questo risultato è la seguente
Teorema 2.6.3. Tutte le derivate parziali di u e v sono continue in ogni punto dove f =
u + iv è analitica
Da tale espressioni possiamo dedurre un risultato per funzioni analitiche in tutto il piano
complesso. Tali funzioni sono dette intere.
Teorema 2.6.4 (Teorema di Liouville). Se f (z) è intero e limitato nel piano z (incluso
all’infinito), allora f (z) è costante.
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Il teorema di Cauchy ci dice che se f (z) è analitica in C, allora f (z) dz = 0. Ora
H
C
dimostriamo che anche l’inverso è vero.
Dimostrazione.
H Dal teorema 2.5.4 (Se f (z) è continua in un dominio semplicemente connesso
D e C f (z)dz = 0 per ogni contorno chiuso semplice C giacente in D, allora esiste una
funzione F (z), analitica in D, tale che F 0 (z) = f (z).), segue che se l’integrale sul contorno
si annulla sempre, allora esiste una funzione analitica F (z) in D tale che F 0 (z) = f (z). La
formula di Cauchy per le derivate (2.6.23) implica che F 0 (z) sia analitica se F (z) è analitica,
dunque anche f (z) è analitica.
Un corollario del teorema di Liouville è il teorema fondamentale dell’Algebra, ovvero
qualunque polinomio
P (z) = a0 + a1 z + .. + am z m (am 6= 0) (2.6.28)
m ≥ 1, intero, ha almeno un punto z = α per cui P (α) = 0. Dunque P (z) ha almeno una
radice. Infatti, se P(z) non si annullasse, allora la funzione Q(z) = 1/P (z) è analitica (ha una
derivata) nel piano z finito. Per |z| → 0, P (z) → ∞; quindi Q(z) è limitato nell’intero piano
complesso, compreso l’infinito. Il teorema di Liouville implica quindi che Q(z) e quindi P(z) è
una costante, che viola m ≥ 1 nell’equazione precedente, e quindi contraddice il presupposto
che P(z) non si annulli.
L’altro risultato degno di nota è il Principio del Massimo Modulo
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Teorema della “mappa aperta”
Sia f olomorfa nell’aperto V. Se W contenuto in V è aperto connesso,
allora o f(w) è un punto o è aperta
2.6.3 Formula di Cauchy generalizzata e derivazioni su ∂¯
Nelle sezioni precedenti ci siamo concentrati su funzioni analitiche o funzioni che sono
analitiche tranne che in punti singolari. Tuttavia esistono funzioni che non sono mai analitiche,
che peraltro hanno importanti applicazioni fisiche (per esempio in problemi di scattering.
Dunque conviene estendere il teorema integrale di Cauchy ad alcune funzioni non analitiche.
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Enunciamo ora il seguente risultato
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Capitolo 3
Non convergenza
ovvero per ogni z, dato > 0, esista un N dipendente da e z, tale che per n > N si ha
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Definizione 3.1.2 (Convergenza uniforme). Si dice che la successione di funzioni s−n(z)
definita per z in una regione R converge uniformemente in R se è possibile scegliere N
dipendente soltanto da (e non z);
Teorema 3.1.3. Sia la successione di funzioni fn (z) continua per ogni intero n e sia fn (z)
convergente a f (z) uniformemente nella regione R. Allora f (z) è continua e per ogni
contorno finito C in R
Z
lim fn (z) dz = f (z) (3.1.3)
n→∞ C
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Una conseguenza immediata molto utile di questo teorema è l’integrazione termine a
termine se la successione delle somme parziali converge uniformemente, ovvero per bj (z)
∞ Z ! Z ∞
!
X X
fn (z) dz = bj (z) dz (3.1.4)
j=1 C C j=1
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3.2 Serie di Laurent
Spesso si incontrano in varie forme equazioni che sono generalizzazione di funzioni analitiche.
Queste di solito non sono analitiche in alcuni punti, o in alcune regioni, del piano complesso,
e, quindi, non possono essere sviluppate in serie di Taylor in un intorno di questi punti. Ci
viene in aiuto una diversa rappresentazione dove esistono potenze, positive e negative, di
(z − z0 ). Queste serie, dette serie di Laurent sono valide per funzioni analitiche all’interno
e su anelli circolari, R1 ≤ |z − z0 | ≤ R2 . conviene lavorare con serie attorno ad un punto
arbitrario z = z0 .
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Teorema 3.2.1 (Serie di Laurent). Una funzione f (z) analitica in un anello R1 ≤ |z −
z0 | ≤ R2 può essere rappresentata dallo sviluppo
∞
X
f (z) = Cn (z − z0 )n (3.2.5)
n=−∞
I
1 f (z)
Cn = dz (3.2.6)
2πi C (z − z − 0)n+1
e C contorno chiuso semplice nella regione di analiticità circondante il bordo interno |z−z0 | =
R1 .
Nota: vale anche se f (z) è analitica in R1 < |z − z0 | < R2 .
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Definizione 3.2.2 (Residuo e parte principale). Il coefficiente del termine 1/(z −
z0 ), ovvero C−1 prende il nome di residuo e svolge un ruolo molto importante in analisi
complessa. Ci si riferisce alle potenze negative dello sviluppo di Laurent con parte principale
di f (z)
Teorema 3.2.3. La serie di Laurent di una funzione f (z) che è analitica nell’anello R1 ≤
|z − z0 | ≤ R2 converge uniformemente a f (z) per ρ1 ≤ |z − z0 | ≤ ρ2 , dove R1 < ρ1 e R2 > ρ2 .
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Corollario di questo risultato sono l’integrazione termine a termine. Le operazioni elementari
funzionano come per le serie di Taylor. Proviamo ora l’unicità dello sviluppo di Laurent.
Teorema 3.2.4. Supponiamo che f (z) sia rappresentata da una serie convergente uniformemente
∞
X
f (z) = bn (z − z0 )n (3.2.7)
n=−∞
1
H f (z)
nell’anello R1 ≤ |z − z0| ≤ R2 . Allora bn = Cn con Cn , dove Cn = 2πi C (z−z−0)n+1
dz.
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3.3 Risultati teorici per Successioni e Serie
Definizione 3.3.1 (Successione di Cauchy). Una successione di numeri complessi {fn }
costituisce una successione di Cauchy se, per ogni > 0 esiste N = N () tale che per
ogni n ≥ N e m ≥ N si ha |fn − fm | < .
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La stessa definizione si applica a definizioni di un funzioni complesse{fn (z)}.
Teorema 3.3.3. Se la successione {fn (z)} è di Cauchy, allora esiste una funzione f (z) tale
che {fn (z)} converge a f (z)
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Teorema 3.3.5. Sia fn (z) analitica nel cerchio |z − z0 | < R e sia {fn (z)} convergente
uniformemente a f (z) in |z − z0 | < R − δ,δ > 0. Allora (a) f(z) è analitica in |z − z0 | < R,
e (b) {fn0 (z)}, {fn00 (z)}, ... converge uniformemente in |z − z0 | < R − δ a f 0 (z), f 00 (z), ..
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Bisogna sottolineare che il fatto che {fn (z)} sia una successione uniformemente convergente
di funzioni analitiche ci da risultati molto più forti della convergenza uniforme di successioni
di funzioni solo reali.
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Funzione meromorfa
Funzioni analitiche le cui uniche singolarità sono poli
Capitolo 4
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