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Esercitazioni

diMatematica

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Paolo tlarcelHnì - Carlo Sbordone

Esercitazioni di
Natematjca
1·Volume
parte prima

:§_
Li9uori Editore a
Pubblicato da Liguori Editore
Via Mezzocannone 19, 80134 Napoli

© Liguori Editore, S.r.l., 1987

I diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale


o parziale sono riservati per tutti i Paesi. Nessuna parte
di questo volume può essere riprodotta, registrata
o trasmessa con qualsiasi mezzo: elettronico, elettrostatico,
meccanico, fotografico, magnetico (compresi microfilm,
mlcrofiches e copie fotostatiche).

Prima edizione italiana Novembre 1987

~ 7 6 5

1997 1996 1995 1994 1993 1992 1991

Le cifre sulla destra indicano il numero e l'anno


dell'ultima ristampa

Printed in Italy, Liguori Editore, Napoli

ISBN 88 - 207 - 1684 - 4


Capitolo 1
NUMERI REALI
Operazioni sugli insiemi pag 9
Funzioni " 17
Massimo, minimo, estremo superiore,
estremo inferiore " 22
Numeri razionali-e numeri reali " 28
Valori approssimati di numeri reali " 31
Il principio di induzione " 35

Capitolo 2
RICHIAMI DI TRIGONOMETRIA
Il
2A. Definizioni 42
2B. Elenco delle principali proprietà " 49
2C. Risoluzione di triangoli rettangoli 53
2D. Formule di addizione e conseguenze " 56
2E. Equazioni trigonometriche " 61

Capitolo 3
DISEQUAZIONI
3A. Disequazioni di primo e di secondo grado " 69
-3B. Disequazioni algebriche di grado superiore
al secondo " 76
3C. Disequazioni razionali. Sistemi di dise-
Il
quazioni 81
3D. Disequazioni irrazionali " 86
3E. Disequazioni esponenziali e logaritmiche " 90
3F. Disequazioni trigonometriche " 98
6

Capitolo 4
NUMERICOMPLESSI
4A. Forma algebrica e trigonometrica pag. 10 7
4B. Potenze e radici " 110
4C. Radici c<>l_llplesse di equazioni algebri-
che " 113

Capitolo 5
MATRICI E SISTEMI LINEARI
SA. Determinanti " 117
SB. Caratteristica di una matrice " 124
se. Lo spazio vettoriale .i{n
" 126
SD. Sistemi lineari di n equazioni in n
incognite " 133
SE. Sistemi lineari i m equazioni in n
Il
incognite 140
SF. Applicazioni lineari " 145
SG. Autovalor· " 148

Capitolo 6
GEOMETRIAANALITICA
6A. Coordinate cartesiane nel piano
.,, 153
Il
6B. Equazioni della retta 15 7
6C. Problemi sulle rette " 160
6D.
6E.
Equazioni della
Luoghi geometrici.
circonferenza
Ellisse, iperbole,
" w
parabola. " 168

Capito o 7
LIMITI JI SUCCESSIONI
71..Use della definizione " 178
:z:t.Operazioni sui limiti. Forme indeter-
minate " 183
7

7C. Successioni e valore assoluto pag. 188


7D. Elenco dei principali limiti notevoli ti
190
ti
7E. Uso dei limiti notevoli 192
7F. Uso dei teoremi di confronto ti
199
7G. Successioni non regolari ti
202
ti
7H. Successioni estratte 206
ti
71. Ricerca di successioni estratte regolari 211

Capitolo 8
LIMITI DI FUNZIONI

!M- Definizioni (f
217
il. Legame tra limi ti di funzioni e limi ti
di successioni ti
222
a;(. Limiti notevoli ti
226
~- Limiti di funzioni composte ti

ti
229
8E. Calcolo di limiti 232
ti
8F. Infinitesimi 240
8G. Infiniti ti
246

Capitolo 9
FUNZIONI CONTINUE
9A. Continuità e discontinuità ti
249
9B. Funzioni continue in.un intervallo ti
257
9C. Funzioni uniformemente continue 260

Capitolo 10-
DERIVATE
l~f- Derivate delle funzioni elementari ti
266
r)(s. Derivate delle funzioni composte e
delle funzioni inverse ti
271
lOC. Derivate di ordine superiore " 277
lOD. Applicazioni delle derivate " 280
8

Capitolo 11
CALCOLODI LIMITI CON L'USO DELLE DERIVATE
llA. Il teorema di L'H6pital pag. 2 86
llB, Uso del teorema di L'H6pital Il 291
llC. La formula di Taylor Il 298
llD. Uso della formula di Taylor nel
calcolo di limiti Il
302

Capitolo 12
SUCCESSIONI DEFINITE PER RICORRENZA
12A. Uso del principio di induzione 313
12B. Successioni definite tramite funzioni
monotòne Il
320
12C. Contrazioni 329
12D. Le successioni sen nx 1 cos nx Il
335
12E. Successioni dipendenti da un parame-
tro. Comportamento caotico Il
336
Capitolo 1

NUMERI REALI

~ Opera.zioni su.g1:i. in.siE!mi

Sia S un insieme e P una proprietà definita su


S. L'insieme di tutti gli elementi di S per cui P è
vera si indica con

(il simbolo 11 1c11 si legge "appartiene"; il simbolo":"


si legge "tale che") e si chiama sottoinsieme (o parte)
di S determinato dalla proprietà P.
L'insieme delle parti di S si indica con P(S).Il so!_
toinsieme vuoto di S è l'insieme degli elementi di S
determinato da una proprietà falsa in Se si indica
-con$. L'insieme i cui èlementi sono a 1 ,a 2 , ... ,an si
indica con {a 1 ,a 2 , ••• ,an}.
Se X,Y sono due sottoinsiemi di S, la loro unione
XUY è il sottoinsieme di S determinato dalla propri~
tà P = « xeX oppure xeY »; cioè:

XUY = {xeS: xeX oppure XEY}


10

L'intersezione XnY di X,Y è il sottoinsieme di S


determinato dalla proprietà P = « XEX e XEY »; quig
di:

xnY xEX e XEY} .

J_l complementa, di Y rispetto ad X è il sottoinsi~


me di S determinato dalla proprietà P= « x EX e x /Y »
(il simbolo"/" si legge "non appartiene");quindi il
complemento, che si indica con X-Y, è definito da

X-Y = {xES : xeX e xlY}

In particolare il complementare di un sottoinsie-


me X di S è l'insieme S-X·e si indica con CX, oppure
con Xc, oppure con -X. Risulta quindi:

Xc = {xES : xlX} .

Siano X 1 ,X 2 , ••• ,Xn n sottoinsiemi di S. La loro


n
unione U Xi è il sottoinsieme di S definito da
i=l

n
uxi
i=l

n
la loro intersezione n Xi è il sottoinsieme di S defi
i=l
nito da

n
nxi {x E S : x exi , Vi E{ 1 , 2 , . . . , n} }
i=l

(il simbolo ''V" si legge "per ogni").


Una successione X1 ,X 2 , ••• ,X 0 , ••• di sottoinsiemi
11

di S si indica anche con il simbolo (Xi'). 1 E


N, dove N

è l'insieme dei numeri naturali. Si pone inoltre:

u xi = {x e s : 3i E N
iEN

n xi= {xES:
iE N

Si dice che X è contenuto (o incluso ) in Y se ogni


elemento di X è anche elemento di Y; in tal caso si
scrive XcY. In simboli risulta

X e Y <=> XEX => XEY

(il simbolo "<=>" si legge "se e solo se"; il sim -


bolo "=>" si legge "implica").
Due insiemi X,Y sono uguali se ognuno di essi è
contenuto nell'altro, cioè:

X=Y <=> XcY e Ye X .

Si dice
inoltre che X è contenuto strettamente ( o
propriamente)_ in Y se X e Y e se X f Y e si seri ve XcY.
Come già detto, indichiamo con N l'insieme dei nu
meri naturali, cioè l'insieme

N {1,2,3, ... ,n, ... }

indichiamo inoltre con Z l'insieme degli interi (o


interi relativi), con Q l'insieme dei numeri razionali
e con R l'insieme dei numeri reali.

1.1 Consideriamo l'insieme S = {1,2,3}. Quali delle


seguenti scritture sono corrette?
12

2f-S, {1} e S .

[La prima e la quarta ]

1.2 Quali delle seguenti scritture sono corrette?

OE{XER: x 2 t- 1},

[ Tutte tranne la quarta ]

1.3 Quali dei seguenti sottoinsiemi di N sono vuoti?

A={nEN: n=n-3} , B={nEN: n=Zn-3} ,


C={nEN: 1/(n+2)EN}, D={nEN: n/2EN} .

[Soltanto A,C sono vuoti. Invece B= {3 }, mentre D è costituito dai nu-


meri naturali pari]

1. 4 -Consideriamo l'insieme S = { 1, 2, 3}. Determinare


l'insieme P(S) delle parti di S.

[P(s)={(j),{1},{2},{3},{1,2 },{1,3 },{2,3 },{1,2,3}}]

1.5 Determinare i tre sottoinsiemi di N individuati


dalle seguenti proprietà (il simbolo "3:" si leg-
ge "esiste"):

pl: « 3:kEN: X = 3k >> '


Pz « 3:kEN: X = 3k+l »
P3 «-3:kEN: X 3k+2 »
[ { 3,6,9,12, ... } ;{ 4,7,10,13, ... } ; {s,a,11,14, ... }J
13

1.6 Indicare per ciascuno dei seguenti sottoinsiemi


di N una proprietà che lo determini:

A {1,3,5,7,9, ... }, B={3,5,7,9,11, ... },


e {3,6,9, 12,15, ... }, D= { 2 , 5 , 8 , 11, 14 , ... },
E {2,4,8,16,32, ... },. F={l,4,9,16,25, ... }.

[ A : « 3:kEN : x = 2k-l »; B: .« l k EN : x=2k+l »


e << 3:k EN : X = 3k » D: «.3:kEN x=3k-l »
k
E « 3:k EN: X =2 » F: «3:kEN x=k 2 »]

1.7 Determinare esplicitamente il seguente sottoin -


sieme dell'insieme Z dei ~umeri interi:

X= {XEZ : 1/xeZ}

[ Se x > 1 allora O< 1/x < l; perciò in tal caso 1/x r/z. Si verifica
in modo analogo che 1/x (z sex< - 1. Rimane da esaminare il caso
-1 i x i 1. La risposta finale è X = { -1,l}]

1.8 Sia X= {xeZ: HkeZ~x = 3k}. Quale relazione sus-


siste tra i due insiemi

A={xeZ: HkeZ: x=6k}, B={xeZ: HkeX: x=2k}.

[A= B]

1.9 Indichiamo con Np, Nd rispettivamente l'insieme


dei numeri pari e dispari, cioè:

Nd = {ne N : HkE N : n =2 k - 1 } .

In quale relazione sono con Np, Nd i seguenti sot


toinsiemi di N?·
14

A B

[Risulta A=Mp,B=Nd. Infatti se n è pari anche n 2 è pari (n=Zk =>n 2 =

=2(2k 2 ) ) e se n è dispari anche n 2 è dispari (n=Zk-1 => n 2 =4k 2 -

-4k+l = 2(2k 2 -Zk+l)-1); dunque un numero naturale è pari se e solo se


il suo quadrato è pari, mentre è dispari se e solo se il suo quadrato
è dispari. Analogamente si verifica che C=Np, D=Nd

1.10 Verificare che

X e Y <=> X U Y y .

[ => In generale risulta Y ~ X U Y. Quindi basta verificare che


X·U Y ~ Y. Ciò segue dal fatto che, se xE XU Y, allora x EY oppure
xE X~ Y; perciò in ogni caso x E Y.
<= Basta osservare che X~ X U Y =Y ]

1.11 Verificare che

X e Y <=> X n Y X .

[ => Essendo certamente X nY ~ X, basta dimostrare che X~ X n Y;


ciò segue subito dall'ipotesi, dato che, sex ex, allora anche x E Y
e quindi x E xnY.
<= Basta osservare che X =X nY ~ Y]

1.12 Verificare che

Xe Y <=>
[ Supponiamo che X ,E Y; allora x E Yc => x/Y => xi X => x E X~
c c c c
Viceversa, se Y S X , allora x E X => x i X => x ~ Y => x ey]
15

1. 13 Verificare che X-Y = X n Yc

e
[x EX-Y <=> X 1c X e x{ Y ç=> xEX e X EY < > x e xn l J

1.14 Verificare che (Xc)c = X.


e
[x E(xct <=> X ,fx <=> X EX] /

/
1. 15 Dimostrare la proprietà distributiva dell'unione ri-
spetto all'intersezione :

(AnB)UC = (AUC)n(BUC)

1. 16 Dimostrare la proprietà distributiva dell 'intersezio-


ne rispetto all'unione

(AUB)nc = (AnC)U(BnC)

1. 17 Consideriamo i seguenti sottoinsiemi di N:

xo - {neN: HkeN: n=4k}


'
Xl {neN: HkeN: n=4k-1},

x2 {neN: HkeN: n=4k-2},

X3 {neN: HkeN: n=4k-3 }·.

Verificare che essi sono a due a due disgiunti e


che si ha:

[ Verifichiamo ad esempio che X 1 nX2 = et>.Se esistesse n E X 1 nx 2 ,

esisterebbero due numeri naturali k 1, k2 tale che n=4k 1 -1, n=4k 2-2;

ciò è assurdo in quanto ne seguirebbe 4k 1 -1=4k 2 -2, cioè k 2 -k 1= 1/4

non sarebbe un numero intero.


16

L'ultima uguaglianza si può dimostrare verificando che ogni numero pari


appartiene a X0 U X 2 , mentre ogni numero di:;,pari appartiene a X 1 vX 3

A tale scopo consideriamo n pari. In tal caso esiste h EN per cui


n=2h; inoltre esiste kE N tale che h=2k oppure h=2k-1 a seconda che h
sia pari o dispari. Nel primo caso risulta n=Zh, h=2k e perciò n=4kEXò
Nel secondo caso sì ha n=2h, h=2k-l e perciò n=4k-2 E X 2 • Analogamente
si procede se n è dispari]

1. 18 Dimostrare le relazi.oni di De Morgan:

(XnY) c = Xc U Y c

[ Dimostriamo la prima: x E (X UY)c <=> x i XU Y <=> x i X e


xr/Y <=> X EXC e xEYc <=> X E Xc n yC
Dimostriamo la seconda: x E (X n Y)c <=> x i xnY <=>
X r/X O X r/Y <=> X EXC O X E Y C <=> X EXc LJYc ]

1.19 Siano X1 ,X 2 , .•. ,Xn n sottoinsiemi di un insieme


prefissato. Generalizzando l'esercizio precede~
te, dimostrare le relazioni di De Morgan:
n
U X~
i=l 1

n n
[ Dimostriamo la prima: x E( U X. ) c
i=l 1
<=> X i LJ Xi <=>
i=l

e
Vi 1,2, •.• ,n <=> x·ex.
1
'Vi=l,2, •.• ,n <=>
n c
X E n X i Analogamente si dimostra la seconda]
i=l
1 1 1
1.20 Per ogni keN poniamo Xk = {1, 'k }
2' 3'
Determinare il sottoinsieme di R n
kEN
Xk .

[. n Xk { I } . Ciò segue dalle re lazfoni:


kEN
17

IEn~!:=X 1 = {1}]
kEN

1.21 Per ogni keN poniamo Xk = {neN: n>k} .


Determinare l'insieme n Xk .
k EN
[n Xk = Ql• Infatti, se esistesse m E n Xk , risulterebbe m tXk
k EN k EN
Vk E N. In particolare, per k=m, avre111110
mE Xm' cioè l'assurdo m >m]

1.22 Per ogni keN poniamo Xk = {neN: n~k}


Determinare 1' insieme n Xk
k EN

[come nell'esercizio precedente risulta n Xk q,. Però la dimo -


kEN
strazione va lievemente modificata]

~ Fun.zio=i

Una funzione dal 1' insieme X all' insieme Y è una


legge che ad ogni elemento dell'insieme X fa corri-
spondere un elemento dell'insieme Y. Se indichiamo
con f tale funzione, scriveremo f: X_ ➔ Y, oppure
y=f (x) con xeX e yeY. Si dice che X è il dominio (o
insieme di definizjqne') di f.
Sottolineamo che una funzione f: X ➔ Y è una re-
gola che ad ogni xeX associa
--------.~--- ..--··-·-·--·- - ---- .. --- yEY. In genera-
un solo
le non è detto che ad ogni yeY corris'i:,orida un X E X
per_ cui y = f(x); potrebbe infatti accadere che a
qualche yeY non corrisponda alcun x, oppure che a
qualche yeY corrispondano molti xeX per cui y=f(x).
Ad esempio, la funzione f:N➔N definita f(x)=2x
è la corrispondenza che ad ogni numero naturale assQ
eia il suo doppio. Con i simboli usati in precedenza
risulta X=N, Y=N. Ad ogni numero naturale xeX corri-
sponde un solo yeY (uguale a 2x). Non vale però il
18

viceversa: non è vero che ad ogni yEY corrisponde un


numero naturale XEX tale che 2x=y; ciò è possibile
soltanto se y è pari; infatti, solo se y è pari x=
= y /2 E N.
Consideriamo,un altro esempio: la funzione f:R➔ R
definita da f(x)=x 2 , cioè y=x 2 , con x,yER. Anche in
questo caso ad ogni XER è associato un solo yER per
cui y=x 2 • Però solo ad y=O corrisponde un solo x(x =
=-0) per cui y=x 2 ; al contrario, se y>O esistono due
numeri x reali per cui y=x 2 (x=± ✓y), mentre se y < O
non esiste alcun numero reale per cui x 2 =y<O.
Sia f: X➔Y. Si dice che f è suriettiva (o surgettl_
va) se per ogni yEY esiste almeno un XEX per cui
y=f(x).
Ad esempio, le due funzioni considerate precederr
temente non sono suriettiye. Viceversa, la funzione
f:R➔R definita da f(x)=2x è suriettiv~
Sia f: X➔Y. Si dice che f è iniettiva se dalla re
lazione f(x)=f(x') segue x=x'. Ciò è equivalente adi
re che se xfx' allora f(x)ff(x').
La funzione f:N➔N definita da f(x)=2x èdnietti-
...Y.a..-mentre la funzione f:R➔R definita da f(x)=x 2 non
è iniettiva (perchè, se (x) 2 =(x') 2 , allora risulta
x=x' oppure x=-x', e ciò contrasta con la definizio-
ne data se x'r O).
Se f: X➔ Y è contemporaneamente inietti va e c;nyj et
tiva, allora si dice che f è inveil::ibile a hi~eHiv.a
( oppure si dice che f è una corrispondenza biunivoca ) .
Se f : X ➔ Y è una corrispondenza biunivoca tra
gli insiemi X,Y, allora è definita la funzione inversa,
come quella funzione che ad ogni yEY fa corrisponde-
re il solo xeX per cui y=f(x). La funzione inversa
si indica con il simbolo f- 1 • Naturalmente il domi-
nio di f- 1 è Y e si ha: f- 1 : Y ➔ X.
Infine, se abbiamo due funzioni g:X➔ Y e f:Y➔ Z,
possiamo considerare la funzione composta h:X ➔ Z definì
ta combinando le due precedenti funzioni nel modo s~
guente: se y=g(x) e z=f(y) allora z=h(x). Si usano i
19

simboli: h(x) = f(g(x)), oppure h=fag.

~erificare che le due funzioni


,,
X
f(x)=Zx-3, g(x) = - + 5
3

sono corrispondenze biunivoche da Rin R. Calco


lare inoltre le funzioni inverse.

[f- 1(y)=(y+3)/2; g- 1(y)=3y-15]

1 ~\Sia f:Z➔Z la funzione definita da f(x)=x+l.


1/L4 Verificare chef è iniettiva e suriettiva e de-
terminare la funzione inversa.

l: f(x)
f- 1(y)=y-l]

' suriettiva
= x+l?
la funzione f:N ➔ N definita da

[No. Attenzione a non confondere questa funzione con quella dell'ese~


cizio precedente, che invece è suriettiva ]

,;verificare che la funzione f:N ➔ N definita da

X + 1 se X è dispari
f: xeN ➔

X - 1 se X è pari

è invertibile e suriettiva e determinare la sua


inversa.

[sex f x' con x,x' entrambi pari, allora è f(x)=x--1, f(x')=x'-1 e


perciò risulta f(x) f f(x'). Analogamente, se x,x' sono entrambi di-
spari. Se invece x è par_i e x' è dispari allora f(x) è dispari e
f(x') è pari e perciò risulta anche in questo caso f(x); f(x'). Si
verifica facilmente chef è suriettiva e che l'irwersa di f è la fll!!
20

zione f- 1 : N ➔ N definita da: f- 1 (y) = y+l se y è dispari, f- 1 (y)

= y-1 se y è pari. Quindi, in questo caso, f-l coincide con f ]

1.27 Sia f:N ➔ N la funzione definita nell' esercizio


~recedente. Verificare che la funzione composta
di f con f stessa è la funzione identità, cioè
verificare che f(f(x)) = x per ogni XEN.

1. 28 Consideriamo le funzioni f:N ➔ N e g: N ➔ N de fini te


da f(x)=x 3 , g(x)=Zx. Determinare le funzioni
composte gof e fog.

[go f(x)=g(f(x))=2x 3 ; f o g(x)=f(g(x)) = 8x 3 ]

1.29 Date le funzioni g:X ➔Y, f:Y ➔ Z, h=fog, (perciò


h:X➔ Z), dimostrare che:
(a) Se h è iniettiva anche g è iniettiva.
(b) Se h è iniettiva e g è suriettiva allora f
è iniettiva.

[ (a) Se g(x) = g(x') allora f(g(x))=f(g(x')), cioè h(x)=h(x'). Dato


che per ipotesi· h è inietti va, allora x=x' .
(b) Allo scopo di provare che f:Y ➔Z è iniettiva, consideriamo y,y'
tali che f(y) = f(y'). Dato che g è suriettiva, esistono x,x'E X ta-
li che g(x) = y, g(x' )=y'. Allora f(g(x)) = f(g(x')), cioè h(x)=h(x').
Dato che h è iniettiva ris~ta-x=x' ~ perciò y=g(x)=g(x')=y' ]

Consideriamo una funzione f:X ➔Y. Se A è un sot-


toinsieme di X, l'immagine di A mediante f, indicata
con f(A), è il sottoinsieme di Y definito da

f(A) = {yeY: ~XEA : y=f(x) }

Se B è un sottoinsieme di Y, l' immagine inversa di.


E mediante f, indicata con f- 1 (B), è il sottoinsieme
di X definito da
21

1.30 Sia f: X ➔ Y. v~rificare che

(a) f- 1 (f(A))::) A, VA e X

(b) f(f- 1 (B)) e B, VB e y

[ (a) Sex E A allora f(x) Ef(A) e perciò xE cl(f(A)) per la stes'sa


definizione di inlnagine inversa.
(b) Se y E f(C 1 (B)) allora esiste xé C 1 (B) tale che y=f(x). Essen-
do x EC 1 (B),per definizione si ha che f(x) éB. Dunque y E B]

1.31 Esibire un esempio di funzione per cui non va-


le il segno"=", invece che"=:", nella formula
(a) dell'esercizio precedente.

[Ad esempio f : R ➔ R definita da f(x)=x' . Se A= {x ER:O,:Sx.::._1},


risulta f(A) = A e t~l(f(A))=f-l(A)= { xE R:-1.'.:._x < 1 } ]

1.32 Esibire un esempio di funzione per cui non vale


il segno"=", invece che"~", nella formula (b)
dell'esercizio 1.30.

[Ad esempio ogni funzione costante f: X ➔ Y con Y contenente


più di un punto. Una funzione f costante è definita da f(x)=y 0 per
ogni xE X, con y fissato in Y. Risulta f(A)={y }qualunque sia A~ _X;
risulta quindi ~che f(f- 1(B))= {yJqualunque :ia B S Y ]

1.33 Dimostrare che f:X ➔Y è iniettiva se e solo se


f- 1 (f(A)) = A per ogni A e X.

[Se la condizione enunciata è soddisfatta, allora, in particolare,_per


ogni X E X si ha e l (f( {K r ))= {x}' cioè {x EX:f(x)=f(x) }=
{x} e dunque f è iniettiva.
Viceversa, se f è iniettiva e A~ X, per la (a) dell'esercizio 1.3~
basta dimostrare che è C 1 (f(A) )~ A. Sia dunque x E C 1 (f(A)), al-
lora è f(x) E f(A) ed essendo f iniettiva,si ha necessariamente·xeA]
22

1.34 Dimostrare che f:X ➔ Y è suriettiva se e solo se


f(f- 1 (B)) = B per ogni Be Y.
'
[ Se la condizione enunciata è soddisfatta, si ha in particolare
f(C 1 (Y)) = Y ed essendo f- 1 (Y) = X se ne deduce f(X) = Y, cioè
chef è suriettiva. Viceversa, se f è suriettiva e B S Y, per la
(b) dell'esercizio 1.30 basta provare che f(C 1 (B))~ B. Se y EB e-
siste xE X tale che y=f(x). Allora y=f(x) EB e cioè x E C 1 (B);per_
ciò esiste x E f- 1 (B) tale che y=f(x). Da cui l'asserto, per defini
zione di inunagine di un insieme]

,, . " Massimo,mi~imo,estremo s-u.periore, e-


(~
stremo irt:feriore

Un sottoinsieme X dell'insieme R dei numeri rea-


li si dice limitato superiormente se esiste un numero
reale L tale crùi-- x.::_L·12_er·o·grii xeX. Un ~Ù{~ÙÒ L si
dice !!31:fl,'il.~.?!§mte di X. Analogamente diciamo che X è
limitato inferiormente· se esiste un minorante di X, cioè
se esiste un numero reale l .::_ x per ()gnt,,_xeX.
Ad esempio, l'insieme X dei numeri reali positi-
vi è limitato inferiormente ma non è limitato supe -
riormente. Infatti lo ~ero (ed anche ogni numero re~
°le negati vof·è· un minorante. per X; mentre se, per as
surdo, supponiamo che L sia un maggiorante di X, do-
vrebbe risultare L ~ x per ogni xeR e ciò non vale
ad esempio per x = L + 1.
Un sottoinsieme X dell'insieme dei numeri reali
si dice limitato se è limitato sia superiormente che
inferiormente. Quindi X è limitato se e solo se esi-
stono due numeri reali t,L tali che t.::_x.::_L per ogni
XEX.
_,,.,--...__\
(1.35)Verificare che i seguenti sottojnsiemi di R so-
\..~~_./ no limitati
n-1 · 2n
A {- neN} B nE Z } .
n { n 2 +1
23

[ Risulta O .::_x.::_1 per ogni x E A. Invece per 1 1 insieme B, si può veri


ficare la relazione -1< x< 1 per ogni xE B (si veda anche l'eserci-
zio 1.38) ]

1.36 Ricordando la definizione di valore assoluto


(Ix I = x se x2_0, Ix I =-x se x<O), verificare
che un insieme X è limitato se e solo se esiste
un numero reale M tale che !xl.::_ M per ogni XEX
[ Se X è limitato,per deftnizione esistono due numeri reali !l,L tali
che f.::_x.::_L
per ogni xE X. Sia M il più grande tra I !l ! , ILI ;ri-
sulta L .::_ IL I .::_ - I !l j 2_ -M. Se ne deduce che -M.::_x.::_M
M e !l.::_
per o~i xE X e ciò equivale a (vedere l'esercizio 3.27) Ix j .::_M.
Viceversa, se Ix j .::_M per ogni x E X, allora risulta ·-M .::_x.::_M e
quindi -M è un minorante per X, mentre M è un maggiorante]

Sia X un sottoinsieme di numeri reali non vuot9


e limitato superiormente. Si dice che un numero rea-
le M è l'estremo· superiore di X se M è il più piccolo
dei maggioranti di X. Ciò equivale a dire che M è u-
no dei maggioranti e che inoltre ogni numero inferiQ
re ad M, diciamo M-E con E positivo, non è un ma_ggiQ
rante; quindi M-E è minore di qualche elemento di X.
In simboli:

M=estremo
dell'insieme
(M=sup X)
superiore
X <=> IM2_x,
Vc:>O

Analogamente, se X è un sottoinsieme di R non VUQ


to e limitato inferiormente, si dice che m è l' estre
mo inferiore di X se m è il più grande dei minoranti di
~- Ciò s~gnifica che m è un minorante di X e che o-
,gni numero superiore ad m, diciamo m+E, con E posi ti
vo, non è un minorante. In simbolÌ:

m=estremo inferiore!
dell'insieme X <=>
(m=inf X) V E>O 3: xeX: m+E>x.
24

Per descrivere gli insiemi non limitati si uti -


lizzano. i s·imboli + 00 , - 00 In particolare si dice che
l'estremo superiore di un insieme XcR è + 00 se X non
è limitato superiormente; mentre si dice che l'estre
mo inferiore df X è - 00 se X non è limitato inferior-
mente. In simboli:
sup X <=> x>L
inf X -co <=> x< i
La prima delle due relazioni sopra scritte si
spiega in questo modo: l'estremo superiore di X vale
+ 00 se X non è limitato superiormente; cioè se,qualug
que sia il numero LER che fissiamo, L non è un mag-
giorante di X; dire che L non è un maggiorante equi-
vale a dire che non vale la relazione: x~L per ogni
xeX; ciò significa che per almeno un XEX vale la re-
lazione opposta: x>L. Analogamente si spiega la defi
nizione di inf X=- co.
Osserviamo che nelle relazioni sopra scritte ci
si può Iimit~re a considerare L>O, l<O.
Per¾~inire ricordiamo che se l'estremo superiore
M di uA ·insieme X è un numero reale che appartiene ad
X stes;°o, si dice che M è il massimo di X. Analogameg
te si dice che un numero reale m è il minimo di X se
~ è l'estremo inferiore di X e se m è anche un ele -
mento di X. In simboli:
M=rnassimo di X M~x, VxEX;
<=>
(M=max X)

m=minimo di X
<=>
(m=minX) IDEX.

Ad esempio, la prima delle due relazioni sopra


scritte si spiega in questo modo: per definizione M
è il massimo di X se valgono le seguenti tre relazio
ni
~tlj-;, ~ :J...:
~, :-"...(-
· .: · f o..J.,J ~, ,_1/\ l t.··,·c.,._ r;y, J/,"f>,,0.)(. 25

~~ ~ /0'\
M::_x, VxEX; VE>O axEX: M-E<x; MEX.
Allora, dato che MeX, la seconda relazione è ve-
rificata automaticamente perchè, per ogni E>O, risul
ta M-E<x pur di scegliere x=M.

1.37 Calcolare gli estremi superiore ed inferiore ed


eventualmente il massimo ed il minimo dell' in-
sieme
n-1
{-: neN}
Il

[ Dato che nE N, risulta (n-1)/n 2:_O; inoltre per n=l risulta (n-1)/n=
=O. Ciò significa che il numero reale O è il minimo di A (e quindi è
anche l'estremo inferiore) perchè: O ,'.:_x, Vx EA; O EA. Perciò infA =
= min A = Cl...__Yyifichiamo ora che sup A = 1, cioè che 1 2:_ x, Vx E A;
e che V_z ;,: O, -3:xe Jt: 1- E<~. Ul relazione 1 2:_x, Vx E A signi-
fica i !'.::(n-1)/h, che equivale a n 2:_n-1, cioè O 2:_-1 che è quindi
verificata. Fissato E> O risolviamo la disequazione nell' incognita
n: 1- E< (n-1)/n; semplificando la frazione a secondo membro abbiamo
1- E< 1-1/n, cioè -E<-1/n, che equivale a E>l/n, cioè ancora n>l/E.
Quindi, per ogni E> O fissato, abbiamo trovato dei valori di n EN
per cui (n-1)/n > 1- E ; abbiamo infatti verificato che basta sce -
gliere n >1/ E . Ad esempio, se E=l possiamo scegliere n=.2; se E
=0.001 basta prende~e n più grande di mille, e così via.
Il numero 1 non è un massimo 'per l' iniieme A perchè 1 ~ A. Infatti
la relazione lEA significa che pe'r qualche ~EN risulta l=(n-1)/n;
tale relazione equivale a n=n-1, cioè O=-i' che è una reiazione falsa]

(:{s~alcolare gli estremi superiore ed inferiore ed


~ eventualmente il massimo ed il minimo dell'insieme
2n
A = {--;--1:
n +
neZ}

[ Come già indicato nell'esercizio 1.35, l'insieme dato è limitato.In-


fatti risulta -1,'.:_2n/(n 2 +1),'.:_ 1 per ogni n ez, come si verifica f-2,
cilmente eseguendo i conti:

-1,'.:_2n/(n 2 +1),'.:_1 <=> -(11 2 +1),'.:_2n ~n 2 +1 <=>


-(n 2 +2n+l) <o<n 2 -2n+l <=> - (n+1) 2 ~0,'.:_\r.-1) 2
26

L'ultima relazione è manifestamente vera a causa dei quadrati.


Dato che per n=± 1- risulta 2n/(n 2 +l)=± 1, il numero m=-1 è il minimo
di A, mentre M=l è il massimo. Riassumendo abbiamo che supA=maxA = 1,
inf A_= minA =-1]
.,- -'\,
1.39 ~alcolare gli estremi superiore ed inferiore ed
'eventualmente il massimo ed il min~mo dei se-
guenti insiemi

A = { n+l : neN} B neN}


n
(-lìn
e = { ~ : neN} ; D =

[ sup A =,max A= 2, inf A=l. Conviene rappresentare gli elementi di B


. nella forma 3+2/n; risulta sup B = max B=S, inf B = 3. Riguardo agli in
siemi C,D, è opportuno considérare separatamente i termini che hanno
l'indice n pari (ed in tal caso (-l)n=l) da quelli che hanno l'indi-
ce n dili,pari (per cui risulta (-lt=-1). Si ottiene sup e= max C = 1/2,
inf e= mine =-1; supD = 1, inf D=-1]

2eterminare l'estremo superiore e l'estremo in-


feriore del ,sottoinsieme di numeri reali X che
in forma decimale hanno parte intera uguale a
zero e parte decimale con una sola cifra decima
le diversa· da zero.
[ L'insieme considerato si può rappresentare nella forma:

X= {~: a E{l,2,3, ... ,9}, nEN}.


10

Risulta inf X=O, max X= 9/10


/ ·,
1'.41 )Determinare l'estremo superiore e l'estremo in-
\___,/feriore del sottoinsieme dei numeri reali X che
in forma decimale hanno parte intera uguale a
zero e parte decimale formata da un numero fini
to di cifre diverse da zero.
[ Risulta infX=O, supX=l. Se si annnette che il numero finito di ci-
27

fre decimali diverse da zero possa anche essere zero, allora risulta
anche min · X=O ]

:1 --~~eterminare l'estremo superiore e l'estremo in-


feriore del sottoinsieme di numeri reali X che
in forma decimale hanno parte intera uguale a
zero e parte decimale composta dalle sole cifre
O e 7.
~minX=O, maxX=0.7 = 7/9]

1.43 qalcolare l'estremo superiore e l'estremo infe-


_fiore dell'insieme
2
A = { n + neN}
n
[Per ogni n EN indichiamo con xn = n+2/n. Se n> 2 risulta O <2/n< 1

somnando n in tutti i membri otteniamo n < xn < n+l per ogni n > 2 .Ciò

implica che l'insieme A non è limitato superiormente e quindi sup A =

=+ co. Inoltre, dalla relazione n< xn, Vn 2:_3 deduciamo che Xn >n2:_3.

Dato che da verifica diretta risul t.a x 1 =x 2 =3, possiamo concludere

che minA = infA = 3 ]

7Calcolare l'estremo superiore e l'estremo infe


~ riore degli insiemi
3 4
A { n+ neN} B { n+ neN}
n n

e = {ln -n : neN}; o { (-1t n+ ln : neN}

[ sup A=+ co, min A=7/2; sup B=+ 00 , m_inB=4; max C=O, inf C=- co
sup D =+co, inf D =-co J

\
1.45 )Siano A,B due insiemi limitati e non vuoti di
numeri reali, con A e B. Verificare che
inf B < inf A< sup A~ sup B.
28

[ L'estremo inferiore di A è Wl minorante di A e l'estremo superiore


di A è Wl maggiorante, quindi inf A..'.: sup A. L'estremo inferiore di
B è un minorante di B, cioè inf B .::_b per ogni b E B; essendo A ~ B,
in particolare si ha inf B .::_a per ogni a EA e perciò inf B è un mi -
norante di A. Ma allora inf B .::_ inf A, perchè inf A è il più grande
minorante di A. Analogamente si dimostra l'ultima disuguaglianza].

~Siano f:X➔R, g:X➔R due funzioni limitate. Veri


(_~:1icare che
inf f(x) + inf g(x) < inf {f(x)+g(x)};
X EX X EX x EX

sup f(x) + sup g(x) > sup {f(x)+g(x)}.


X EX X _EX X EX

[ Indichiamo con m = inf f(x), m'= inf g(x). Risulta m..'.: f(x),m' ,:S_g(x),
X EX XE X
Vx EX; quindi m+m' ,:S_f(x)+g(x) per ogni x EX. Ciò significa che m+m'

è un minorante della fWlzione somma f(x) + g(x). Perciò m+m' <


< inf { f(x)+g(x) } . In modo analogo si dimostra l'altra disu-
xE X
guaglianza]

.Ricordiamo che il campo dei numeri reali R è co!!L


pleto; ciò si può esprime~~ndo che ogni sottoin-
sieme X di R, non vuot9_ e .limitato su12.eriormelìte;a:iif=
~str~;-~~erior;~- A~tlog~m~;-~-~- in -
sieme XcR non vuoto e limitato inferiormen_te ammette
~emo·
campo_ Q de i numeri razionali non gode di tale
-~...,.....~--..--:- ·--------·-----
proprietà, cioè non è com:12.leto. J.n_...a.J, tr~.J!_arole e~-
~~ ~-~1!-~.!~_t_
i _!l_Q_~h_~_n2]1_hé!-.!ULO
i ___ .....i.ILQ
estremo inferiore o éstìem_o superio:re (si vedano ad
esempio gli esercizi 1.49, 1.50).

1.47 Dimostrare che non esiste alcun numero raziona-


le XEQ tale che x 3 = 2.
29

[Supponiamo per assurdo che esista una frazione m/n, con men interi
positivi primi fra loro, tale che (m/n) 3 =2. In tal caso m 3 =2n 3 ;pe!:
ciò m 3 è pari. Ma allora anche m è pari, perchè se fosse dispari an
che m 3 sarebbe dispari. Quindi m è della forma m=2k con k EN; ne s~
gue 8k 3 =2n 3 , cioè n 3 =4k 3 • Ma allora anche n è pari e ciò è as-
surdo, perchè avevamo supposto rn,n primi fra loro]

1.48 Sia M l'estremo superiore in R dell'insieme

Verificare che risulta M3 =2.


[ Si può dimostrare che non sono possibili le relazioni M3 < 2 e M3 > 2 .
Limitatamente alla prima delle due, supponiamo per assurdo che M 3 <2
e mostriamo che in tal caso M non è un maggiorante di A, cioè che e-
siste x EA, per cui M< x; se un tale x esiste, deve essere della fa!:
ma x=M+ E con E > O. Poniamo quindi x=M+ E e mostriamo che è pos -
sibile scegliere E (con o< E.::_1) in modo che x EA, cioè in parti -
colare (M+ E) 3 < 2.
Essendo E.::_l si ha pure E 2 .::_E, E 3 .::_E; quindi (M+ E ) 3 =M 3 +3M2 E+
+3ME 2 + E 3 _:::. M 3 +E (3M 2 +3M+l). Ma allora risulta (M+ E) 3 <2 se
scegliamo E minore di (2-M 3 )/(3M 2 +3M+l) J

1.49 Verificare che l'insieme A= {xEQ: x 3 <2} non am


mette estremo superiore nell'ambito dei numeri
razionali.
[Utilizzare i risultati degli esercizi 1.48 e 1.47]

1.50 Verificare che l'insieme B= {xEQ: x 3 >2} non am-


mette estremo inferiore nell'ambito dei ·numeri
razionali.

1.51 Se a è un numero raziona.le e x,y sono numeri .i.I.


razionali (aEQ; x,yER-Q), che cosa si può dire
su a+x, x+y, a·x, x·y?
[a+xE R-Q; a·x ER-Q se a/O; su x+y e x·y non si può in generale dire
nulla, nel senso che è possibile che siano razionali o irrazionali(il
lettore esibisca degli esempi)]
30

1.52 Siano rn,nEN e supponiamo che /rn sia un numero


irrazionale. Verificare che /rn + In è irraziona
le.
[ Se a=;;; + ;;- fosse razionale, allora anche

a 2 =m+z ✓-;;; ;-;; + r., 2a /m - m+n


sarebbe razionale; il che è assurdo perchè nell'uguaglianza sopra
scritta a secondo membro compare un numero irrazionale, essendo a;o]

Ricordiamo che due i~_s__i~_El_t__l).9!!_y_uo_t:i__Qci___D~IB-~!::i:


reali A,B si dicono contigui se x = su:p A = inf B. In
Wcaso x e l~t~-~R~~r~;-_;_-o;;---;ii--A_e __B_,_ -----
----Si verifica che A, B sono ~ontiguT" se:
a.:s_b, VaEA, VbEB;
A,B contigui <=>
VE:>0 3:aeA, 3beB:
In tal caso___J_'.__eJ.~nt9 __dj_ sep~xazio11_e _x di A,B
verihca--Yedisuguaglianze a<x<b Rer ogni a;A.---;-per
_9$ni beB. - ---

1. 53 Consideriamo i due insiemi di numeri razionali


n-1 B = { n+l
5LJCA. {- : nEN} n EN }
n n
Verificare che A,B sono contigui e determinare
il loro elemento-di separazione.
[ Si può verificare che sup A= inf B = 1. Oppure si può ricorrere alla
caratterizzazione precedente cominciando col mostrare che a _:: 1 .:S..
b
per ogni aE A) bE B, cioè che (n-1)/n _:: 1 _:: (n+l)/n per ogni n EN,
Sottraendo 1 a tutti i membri si trova -1/n ..:S..
O _:: 1/n che è una
relazione manifestamente vera, essendo n >O.Verifichiamo poi che
per ogni E > O esiste almeno Wl n E N tale che (n+l)/n-(n-1)/n<E.
Semplificando il primo membro si ottiene_ Ù11 < E , che è soddisfatta
per n >2/ E:. Dunque A,B sono contigui'e x=l è il loro elemento di
separazione ]

1.54 Verificare che i due insiemi seguenti


31

n n+l
A {--
n+l
: neN}
'
B = {-- : n1cN},
n
sono contigui e determinare il loro elemento di
separazione.

1.55 Sia B l'insieme costituito da un solo numero


b 0 >0 • Determinare b 0 in modo che gli insiemi

risultino contigui.
[ Si impone la condizione b O =sup A . Allo scopo di calcolare 1' estremo
superiore di A, posto an = n/(n 2 +9), si possono verificare le rela-
zioni an :!::_l/6, Vn e a 3 =1/6.Quindib 0 =maxA=l/6]

1.56 Sia A l'insieme costituito da un solo numero


a 0 < O. Determinare a 0 in modo che gli insiemi

B neN}

risultino contigui.
[ a0 = inf B = O]

1. 5 7 Nell'ambito dei numeri razionali non sempre due in-


siemi contigui ammettono un' elemento di separa-
zione. Esibire due insiemi contigui di numeri
razionali che non hanno elemento separatore ra-
zionale.
[Ad esempio gli insiemi A,B degli esercizi 1.49, 1.50]

lE. V.a.1o:ri .a.pp:ro:s:sim.a.t.i di n:, ...une.:ri :re..a.1i

La parte intera de 1 numero reale x, indicata con


[x], è il più grande intero (relativo) minore o ugu~
le ad x. Si ha perciò
32

[x] = m meZ, m < x < m + 1.


Sia x un numero reale positivo, con rappresenta-
zione decimale x=m. a 1 a 2 a 3 ••• I numeri a1 ,a2 , a3 , •••

sono interi compresi fra O e 9 e si chiamano le cifre


decimali di x. I numeri razionali
xo=m, Xl =m. al ' x 2 =m.a 1a 2 ,

x~=m+l,

si chiamano rispettivamente valori approssimati per di -


fetta e valori approssimati per eccesso di x, a meno di
un'unità, di 1/10, di 1/100, ecc.
Per ogni k=O~l,2, ... si ha

xk - x k

Per k .:::_1, il numero x k si chiama anche valore ab

breviato di x alla k-esima cifra decimale.


Se x è un numero reale positivo, dei due valori¾
xk approssimati per difetto e per eccesso a meno di
10-k,uno è più prossimo ad x dell'altro(a parità, se
x~-x=x-xk=l/(2·10k),conveniamo che x~ sia il più pros-
simo ad x); lo chiameremo valore arrotondato di X alla k-s_i
ma cifra decimale (a meno di 10-k) e lo indicheremo con x~.
Per stabilire quale dei valori xk, x~ è il valo-
re arrotondato dix alla k-sima cifra decimale, si
procede nel modo seguente:
(a) Si considera la (k+l)-sima cifra decimale
ak+l di x;
(b) se ak+ 1 e{0,1,2,3,4} allora x*
k
33

(c) se ak+1 e { 5,6,7,8,9} allora x*k x'k

1.58 Utilizzando le disuguaglianze


3.141592 <TI< 3.141593
determinare per ciascuno dei numeri TI, ,r/100
,r·lOO, la parte intera, il valore abbreviato al
la seconda cifra decimale, il valore arrotonda-
to alla seconda cifra decimale.
[x = 1T => [ X] = 3, X2 = 3. 14,
x = TI/100 => [x]=o, x 2 = o.03, x1~ = 0.03

x = TT·lOO => [x] = 314, x 2 = 314.15, x; = 314.16 ]

1.59 Scrivere due numeri reali che differiscono fra


loro per meno di 1/100, ma che non hanno nè par
te intera, nè cifre decimali uguali.
[Ad esempio 0.999 e l=l.000]

1.60 Sia xk il valore abbreviato alla k-sima cifra


decimale di un numero positivo X.Verificare che
k k
xk = [10 x]/10 .
k k
[ Se x=m.a 1 a 2 a 3 ••• , allora 10 x = ma 1 a 2 •. -~·~+l" •. ; quindi [10 x ]=
k k·
=ma 1 a 2 •. -~,da cui segue [ 10 x ] /10 = m.a 1 a 2 •. ·<\t = xk]

1.61 Siano x,y due numeri reali positivi e xk,Yk i


rispettivi valori abbreviati alla k-sima cifra
decimale. Verificare che xk + yk è un approssi-
mazione di x+y con un errore inferiore a 2/lOk.
-k -k
[Essendo 02_ x-xk 2_ 10 , O 2_y-yk < 10 , sommando risulta O2_(x+y)-
-k
-(xk+yk) 2_ 2·10 ]

1.62 Ricordiamo che II= 1.414213 ... , 13=1.732050 .. ;


per ottenere l'espressione decimale di /2 + ✓T
34

con errore minore di 0.001, quali valori abbre-


viati di /I e /3 basterà sommare?
[ Tenendo conto deh 'esercizio precedente si ha O.::_ /2 + /i-(x,,+y 4 )<

-4
< 2·10 < O.OOL, ove x 4 + y 4 = 1.4142+1.7320 = 3.1462. Pertanto

/2 + /3 = 3. h-6... con tre cifre decimali esatte ]

1.63 Sia x* il valore arrotondato alla k-sima cifra


k
decimale di t:n numero positivo :x. Verificare che
k k
x* = [10 X+ 0 .5]/10 .
k
[ Si può procedere in modo simile a come indicato nell'esercizio 1. 60 ]

1.64 Determinare i valori arrotondati alla secondaci.


fra decimale dei seguenti numeri reali
4. 855; 83.7; 2.718; 3.994; 3.997.
[ 4. 9; 83 . 7 ; 2 . 72 ; 3 • 99; 4 ]

1.65 Per ognuno dei seguenti numeri scrivere i valo-


ri approssimati per difetto, per eccesso ed il
valore arrotondato a meno di 10- 3 _
(a) 1.2368; (b) 0.1295; (c) o. 0011.
[ (a) 1.236, 1.237, 1.237; (b) 0.129, 0.13, 1.13; (e) 0.001, 0.002,
0.001 ]

1.66 Per ognuno dei seguenti numeri scrivere i valo-


ri approssim~ti per difetto, per eccesso ed il
valore arrot~ndato a meno di 10- 2 •
1 1 1
(a) (b) 4 ' (c) 6
3
[ (a) 0.33, 0.34, 0.33; (b) 0.25, 0.26, 0.25; (e) 0.16, 0.017,0.17 ]

1.67 Qual'è il più grande valore di k per cui i valo


ri arrotondati a meno di 10-k dei seguenti nume
ri coincidono?
35

(a) 2.71828, 2.71832


(b) 0.39765, 0.4
(c) 3.14159, 3.13961
[ (a) k=4; (b) k=2; (c) k=2 ]

1.68 Se un numero x differisce da un numero y per m~


no di 10-•, possiamo dire che le prime tre ci-
fre decimali dix sono identiche alle prime tre
cifre decimali di y?
[Dip~nde. Se y = m. a 1 a 2 a 3 a 4 ••• e se a 4 è diverso da O e da 9 al-
lora x = m. a 1 a 2 a 3 ••• , cioè le prime tre cifre decimali di x sono
identiche alle corrispondenti cifre decimali di y. Se invece a 4 =O og
pure a 4 = 9 allora x può avere cifre decimali differenti da y, cane
accade ad esempio con x=0.9999, y = 1 = 1.0000, oppure con x=2, y =
=1.9999]

lF. I 1 principio di in.du.zion.-

ll_Q!jn_çipio di induzione matematica può essere


enunciato nel modo seguente: Supponiamo di avere una sue
ce~~ior.e P n di propo1?.f:.zioni (n=l ,-~ [,-.-· .. ) ; En__è_"'.':ra pe;
ognT- n se
( i) P1 ... è__y.era;

(ii)_per ~@-ioJ.ç~N, ~0~-~-k+l .


La validità di tale principio si basa sul fatto
che ozni insieme non vuoto di numeri naturali è dota
todi minimo. Dunque, se P0 fosse falsa per qualche
n, vi sarebbe il più piccolo n per cui Pn è falsa,di
~iamolo n,9..... Per la (i) non potrebbe essere n 0 =l,qui~
di n 0 ~2. Allora n 0 -leN e inoltre Pn-l sarebbe vera
o

in contrasto con la (ii).

1.69 Facendo uso del principio di induzione dimostra


36

n li.
re la formula L 2 zn+l - 1, che, per esteso

si scrive:
n n n+l
2°+2 1 +2 2 +2 3 + .... +2 =1+2+4+8+ ... +2 = 2 - 1.

[ Per n=l la fonnula è vera, infatti: 2°+2 1 = 2 2 - 1. Supponiamo che


la fonnula sia vera per n=k e cerchiamo di dedurne che la fonnula è
vera anche per n=k+l. Perciò per ipotesi risulta
k k+l
1+2+4+8+... +2 = 2 - 1 .
k+l
Sommandoad entrambi i membri 2 otteniamo

Abbiamo quindi ottenuto la validitb della formula anche per n=k+l.In


base al principio di induzione la formula data vale per ogni n EN]

1.70 Utilizzando il principio di induzione dimostra-


re la seguente uguaglianza:

n (n+l)
k = 1+2+3+4+ ... +n =
2
[ la formula vale per n=l, infatti: 1= (1·2)/2. Supponiamola vera per
n=k e dimostriamo che essa è allora anche vera per n=k+l:

(1+2+..• +k)+(k+l)= k(k+l) ~ (k+l)=(k+l)(}f +1)= (k+l)(k+Z) ]


2 2 2

1.71 Utilizzando il principio di induzione dimostra-


re la formula
n
}: (Zk-1)=1+3+5+7+ ... +(2n-l)=n 2

k=l
[ La fonrrula è vera per n=l, infatti: 1 = 1 2 • Supponendo che l'ugua -
glianza valga per n=k e sommando(2k+l) ad entrambi i membri, la si
ottiene per n=k+l:

1+3+5+••. +(2k-1}+(2k+l)= k 2 +(2k+l)=(k+l) 2 ]

1.72 Dimostrare l'uguaglianza:


n
L 2k = 2+4+6+ .... +Zn n(n+l) ..
k=l
37

[Si può far uso del principio di induzione, oppure si può utilizzare
la fonnula dell'esercizio 1.70, moltiplicando entrambi i membri per
2 ]

1.73 Consideriamo la formula dell'esercizio 1.70. Da


essa, cambiando n con 2n, oppure moltiplicando
entrambi i membri per 2, otteniamo le due iden-
tità:
1 +2+3+4 ... +2n n(2n+l)
2+4+6+ ... +2n n(n+l)
La prima uguaglianza esprime la somma dei primi
2n numeri naturali, mentre la seconda esprime b
somma dei numeri naturali pari·~ 2n. Dedurre da
esse la somma dei numeri naturali dispari< 2n.
[Per differenza si ottiene la formula dell'esercizio 1.71 ]

1.74 Dimostrare mediante il principio di induzione


che 2n > n per ogni nEN.
[Per n~l la disuguaglianza si scrive 2 1 -> 1 ed è quindi verificata.Di
mostriamo ora che, dall'ipotesi zk> k, segue la tesi zk+l> k+l. A
tale scopo dall'ipotesi otteniamo zk+l = 2k·2 > 2k. Ciò non è equiva-
lente alla tesi; però implica la tesi, dato che 2k=k+k 2_ k+l. RiasS!!_
mendo, dall'ipotesi 2k > k deduciamo che: zk+l> 2k lk+1;confrontando
il primo e l'ultimo membro riconosciamo la tesi zk+l > k+l]

1.75 Sia a >-1. Dimostrare che vale la seguente dis~


guaglianza di Bernoulli:

(1 +a) n 2_ l+na, VneN.

[La relazione data vale per n=l (in particolare con il segno di =).Su~
ponendo che essa valga per n=k ne deduciamo
k+l k
(l+a) = (l+a) (l+a) L (l+ka) (l+a) =

=l+a+ka+ka 2 = l+(k+l)a+ka 2 .t l+(k+l)a.

L'ultimo passaggio è stato possibile perchè ka 2 2'._0]


38

1. 76 Nella dimostrazione sopra proposta, per dimo -


strare la disuguaglianza di Bernoulli (l+a) n >
~ l+na, dove è stata utilizzata l'ipotesi a~-1?
[ Abbiamo moltiplicato entrambi i membri della disuguaglianza (l+a)k L
~ l+ka per la quantità l+a. Affinchè il verso della disuguaglianza
rimanga inalterato occorre che l+a_?O, cioè a L - 1 ]

1.77 Consideriamo ancora la disuguaglianza di Bernoulli


(l+a)n ~ l+na. Dimostrare che, se n=2, la disu-
guaglianza vale per ogni aeR; Inoltre, mostrare
con un esempio che, se n=3, esistono numeri rea
li a per cui la disuguaglianza non vale.
[ Se n=2: (l+a) 2 = 1+2a+a 2 ~ 1+2a, V" E R. Se n=3 la disuguaglianza
non vale ad esempio con a=-4, o, più generalmente, se a< - 3; infat
ti

( l+a) 3 = 1+3a+3a 2 +a 3 = 1+3a+a 2 ( 3+a).

Perciò, se a< - 3 risulta 3+a < O e quindi (l+a) 3 < 1+3a; viceversa
se a ~ -3 allora 3+a ~ O e quindi (l+a) 3 ~ 1+3a ]

1.78 Sia x > 1. Utilizzando la disuguaglianza di Ber


noulli verificare che
n 1- l X - 1
>IX - < --- VneN.
n
[ La disuguaglianza si può scrivere in modo equivalente: n,;;-~l+(x-1)/n,
cioè ancora x ~ [ l+(x-1)/n ] n. E' quindi naturale scegliere, nella
disuguaglianza di Bernoulli (l+a)n L l+na, a= (x-1)/n. Si ottiene •.
.. J
1.79 Dimostrare mediante il principio di induzione
che,se x 1 , x 2 sono numeri reali positivi con
x 1 < x 2 , allora per ogni neN si ha x~ < x~.
k k k+l k k k k+l
[ Se x 1 < x 2 allora x1 = x 1 x1 < x2 x 1 < x2 x2 = x~ ]

1.80 Sia a f 1. Facendo uso del principio di induzio


zione dimostrare 'a formula che esprime la som-
ma di una progressione geometrica di ragione a:
39

n+l
1 - a
l+a+a 2 + .. . +an
1 - a
[La fornrula è vera per n=l, in quanto in tal caso essa si riduce alla
uguaglianza l+a = {1-a 2 )/(1-a). Supponiamo ora che la fonnula sia
vera per un certo ne verifichiamo che essa risulta vera anche per
il successivo n+l; infatti:

n+l k n k
n+l
n+l 1-.a n+l
Ia=Ia+ a + a
k=O k=0 1 - a

n+l n+l n+2 n+2


1-a -a +a 1-a
1 - a 1-a

1.81 Dimostrare l'uguaglianza


n n(n+1)(2n+l)
I k2 = 1+4+9+16+ ... +n 2

k=l 6

[
n+l
I k
k=l
2 1k 2 + (n+l) 2 = n{n+1){2n+l) + {n+l) 2
k=l 6

{n+l) [ 2n 2 +n+6n+6 J (n+l)(2n 2 +7n+6)


6 6

si ottiene la conclusione osservando che (n+2)(2n+3)=2n 2 +7n+6 J


1.82 Dimostrare la formula

induzione separatamente le due uguagl:i.él"rze:


n
( n(n+l) ) 2 •
I k3
k=l 2

Oppure,dopo aver verificato la prima delle due uguaglianze, si può


procedere per induzione sulla formula originaria effettuando la ver±-
fica diretta per n=l e procedendo poi così:
40

n+l n n
L k 3 L k 3 +(n+l) 3 ( L k) 2 + (n+l)(n+l) 2
k=l k=l k=l

n n n(n+l)
( L k) 2+n(n+l) 2+(n+l) 2 (L k) 2 +2 --- (n+l)+(n+l) 2 =
k=l k=l 2

n n n n+l
( L k) 2 +2(L k)(n+l)+(n+l) 2 =( L k+(n+l)) 2 =( L k) 2 ]
k=l k=l k=l k=l

1.83 Dimostrare che, qualunque sia neN, il numero


n 2 +n è pari.
[ 1 2 +l è pari. S<.,pponiamo ora che k 2 +k sia pari; allora

(lt+l) 2 +(k+l)= k 2 +3k➔ 2 = (k 2 +k) + 2(k+l)

è anche un numero naturale pari]

1.84 La seguente proprietà è manifestamente falsa:


<< Comunque si ~celgono due numeri naturali a,b
risul t.a sempre a=b » .
Indichiamo con n il più grande tra due numeri
naturali a,b, cioè n=max {a,b}. Altrettanto fal
sa risulta la seguente proposizione: <<Comunque
si scelg<>tno due numeri naturali a,b, posto n =
=max {a,b}, risultaa=b=n».
F' ovvio che la proposizione è falsa, perchè ad
esempio max {4,7} = 7, ma 4 r
7. Diamo di segui
to una dimostrazione sbagliata basata sul prin-
cipio di induzione. Si chiede di trovare l'erro
re nella dimostrazione proposta.
"TEOREMA" - a,beN; max {a,b} = n => a=b=n.
"Dimostrazione". Procediamo per induzione su n.
Se n=l il teorema è vero; infatti, se max{a,b}=
=1, essendo a,b interi positivi deve essere a=
=b=l.
Ccn il metodo di induzione supponiamo vero il
tec,rema per n=k:

max {a, b} = k => a b k.


41

Per verificare il teorema con n=k+l siano a' ,b'


due numeri naturali tali che max {a' ,h'} ""k+l.
Occorre provare che a'=b'=k+l. A tale scopo po-
niamo a=a'-1, b=b'-1. Risulta max {a,b} max
{a' ,b'} - 1 = k. Per l'ipotesi di induzione ri-
sulta a=b=k. Dato che a'=a+l, b'=b+l, si ottie-
ne infine a'=b'=k+l.
[L'errore non è nell'aver posto convenzionalmente N={ l,2,3, •.. } ,ill
vece che N = { O, 1, 2, 3, . . . } ; perchè, con la seconda ,celta, avrem-
mo potuto applicare il metodo di induzione partendo da n=O,invecech:,
da n=l, con una dimostrazione identica nella sostanza.
L'errore è nel non aver verificato se tutti i numeri considerati ap-
partengono all'insieme N. Infatti, a',b' EN; è vero che anche' a=a'-1
b=b'-1 sono numeri naturali?
Per ben comprendere l'importanza di questa verifica il lettore rileg
gala seconda parte della "dimostrazione" proposta nel caso partico-
lare k=l ]

1.85 Dimostrare per induzione che, per ogni n, valg~


no i seguenti raffinamenti della disuguaglianza
di Bernoulli

(a) > l+na+ n(n-1) a2 per ogni a> O


2 '
(b) (l+a) 11 ~ l+na+ n(n-l) a2 + n(n-ll(n-2) a3
2 6 '
per ogni a~ - 1.
[Tener conto, nel caso (a), che è a 3 ~o, mentre, nel c•so (b),utiliz-
zare che è a~ ~O ]
n n(4n 2 -l)
1.86 Dimostrare che I (2k-1) 2 = 3
k=l

[Si può procedere per induzione, oppure si può dedurre il risultato


da 1.81 mediante la relazione
Il 2n Il 2n n
I (2k-1) 2 = I k2 - I (2k) 2 Ik 2 -4Lk 2 ]
k=l k=l k=l k=l k=l
Capitolo 2
RICHIAMI DI TRIGONOMETRIA

2A. Def:in.:izion.i

Due semirette r,r' co.n vertice in uno stesso pun-


to O dividono il piano che le contiene (privato delle
due semirette) in due parti; tali parti vengono chia-
mate angoli (figura 2.1).

r'

figura 2.1

Se le due semirette coincidono, cioè se r=r', al-


lora una delle due parti in cui è diviso il piano è
vuota; in tal caso l'angolo non vuoto è chiamato ang~
lo giro. Per convenzione, la misura in gradi dell'angolo
giro è 360, e si scrive 360° (360 gradi).
In figura 2.2 è disegnato l'angolo giro ed alcuni
suoi sottOIIIllltipli interi. La metà dell'angolo giro è chia
43

mata angolo piatto, misura 180° e corrisponde a due se


mirette r,r' allineate con versi opposti. La quarta
parte dell'angolo giro è chiamata angolo retto e mis~
ra 90°. E' noto dalla geometria che è possibile aSSQ
ciare una misura in gradi a qualsiasi angolo piano.

r'

~3;-6-0° __ _
\J r=r' r' r
270°
180°

figura 2.2

Oltre che in gradi, è utile misurare gli angoli


in radianti. Per far ciò, consideriamo la circonferen
za di raggio 1 con centro nel vertice O, punto di i~
contro delle due semirette r,r', come in figura 2.3.

r'

misura
del l'angolo
in radianti

figura 2.3
44

La misura in radianti di un angolo è la lunghezza dell'aE


codi circonferenza intercettato dalle due semirette. Dato
che la lunghezza di una circonferenza di raggio 1 è
2n, il numero 2TI è appunto la misura in radianti del
l'angolo giro, TI è la misura in radianti dell'angolo
piatto, TI/2 è la misura in radianti dell'angolo ret-
to.
Poichè un valore numerico approssimato di TI e'
3.14, un angolo giro misura più di 6 radianti,un an-
golo piatto misura circa 3 radianti, mentre un ango-
lo retto misura circa un radiante e mezzo. Per lo
stesso motivo un angolo di un radiante misura circa
60° (essendo all'incirca i 2/3 di un angolo retto);
più precisamente:
2.1 Determinare la misura in gradi di un angolo che,
espresso in radianti, _vale 1.
[Indicando con x la misura in gradi dell'angolo di un radiante, abbiamo
la proporzione x : 1 = 360: 2 TI, da cui x = 360/2TT = 180/TT = 57 .Qui!l
di un angolo di tm radiante misura circa 57°; utilizzando anche i pr i:.
mi ed i secondi, si trova più precisamente che un radiante corri-
sponde all'incirca a 57° 17' 44" ]

2.2 Determinare la misura in radianti degli angoli


che, espressi in gradi, valgono rispettivamente
1°, 60°.
[~ex rappresenta la misura in radianti dell'angolo di Wl grado, vale
la proporzione x:l = 2TI:360, da cui x=TI /180 = 0.017. Analogamente
un angolo di 60° misura TI /3 - 1.047 radianti ]

2.3 Verificare che vale la seguente tabella di corri


spondenze tra valori di angoli espressi in gradi
ed in radianti.

gradi oo 30° 45° 60 ° goo 180° 270° 360°

radianti o TI/6 TT/4 n/3 TI/2 TI (3/2)1T 2 TI


45

Si è detto che un angolo è individuato da due


semirette r,r' uscenti da uno stesso punto O e che
la misura dell'angolo in radianti è la lunghezza del
l'arco di circonferenza, di raggio 1 e centro O, in-
tercettato dalle due semirette. Consideriamo r come
retta di riferimento fissata e pensiamo di percorre-
re la circonferenza di raggio 1 per passare dar ad
r'.

---
r'

/ ~
I
( Oc..- ____ _,______ _
/1 r

\ /
"-
--- _./'
/

figura 2.4

In figura 2.4 l'angolo minore formato da r,r' è


percorso in senso antiorario, mentre 1' angolo maggiore
(tratteggiato) è percorso in senso orario. Nel primo
caso si dice che l'angolo è orientato positivamente,
nel s_econdo che è orientato negativamente.
Perciò possiamo definire la misura di un angolo o-
rientato individuato da due semirette r,r', come la
misura dell'angolo presa rispettivamente con il se-
gno positivo o negativo a seconda che l'angolo sia
percorso dar ad r' in senso antiorario oppure ora -
rio.
46

Allo stesso modo, nel movimento dar ad r' si


può percorrere più volte la circonferenza di raggio
1 con centro nel vertice dell'angolo. Ad esempio,coQ
sideriamo in figura 2.4 la retta r fissata e percor-
riamo la circonferenza di raggio 1 fino a raggiunge-
re la retta r'. Se andiamo in verso antiorario e ci
fermiamo al primo incontro dir', individuiamo un aQ
golo la cui misura in radianti è un numero a positi-
vo. Se percorriamo in senso antiorario la circonfe -
renza fino ad incontrare più volte r', individuiamo
angoli le cui misure in radianti valgono
a+211, a+411, a+6n, ... , a+Zk11, ..
Se invece, a partire dar percorriamo la circon-
ferenza in senso orario fino ad incontrare la semi -
retta r' , in funzione d'e l numero di giri otteniamo
gli angoli le cui misure in radianti valgono
a-211, a-4TT, a-6n, ... , a-2k11, ...
Definiamo ora le funzioni seno e coseno . A tale
scopo consideriamo un riferimento cartesiano ortogo-
nale di assi x,y ed assumiamo il semiasse positivo
delle x (ascisse) come retta r di riferimento per mi
surare gli angoli. Consideriamo inoltre un angolo o-
rientato che misura a radianti (aER), come in uno dei
casi indicati in figura 2.5. Ricordiamo che la cir -
conferenza di riferimento ha centro nell'origine de-
gli assi ed ha raggio 1.
Il seno di a, indicato con sen a, è l'ordinata del
punto P sulla circonferenza di riferimento che sottende un an-
golo di misura a, cioè del punto P estremo dell •' arco
di circonferenza di misura a.
Il coseno di a, indicg.to con cos u, è l'ascissa del
punto P sulla circonferenza di riferimento che sottende un an-
golo di misura a .
Consideriamo alcuni esempi: Cominciàmo con a = O;
in questo caso il punto P è sull'asse delle x ed ha
coordinate (1,0);, in base alla definizion~ risulta
l 47

-+-----'P~~L...4--!-+
X ,r· X

X X

figura 2.5

sen O=O, cos 0=1. Troviamo lo stesso risultato per


a=2rr, oppure per a =- 2TT; cioè
sen 211 = sen(-2rr) sen 2krr o, \fkeZ;
cos 211 =~cos(-211) = cos 2k11 1, VkeZ.
Se invece a=11/Z il punto Psi trova sull'asse y
ed ha coordinat~ co:i); perciò sen(11/2)=1,cos(TI/2)=0.
Allo stesso modo si verifica che
sen 1T= O COSTI - 1
sen(3/2)1T=-l, cos (3/2)11 = o
Dalla stessa definizione segue che le funzioni
seno e coseno sono peri9!i;i:_ghe di perigg-? 21T, cioè
--- --- ·--➔...et..: zw:_'<-,,___._,
___

sen (a+21T) = sena, cos(a+Zrr)= cosa, Va.

2.4 Stabilire per quali valori di ae[O,Zrr] risulta


48

(a) sen a= O (b) sen a>O (c) sena< O

.. [(a) a=o, a=1T, a=21T; (b)o< a< TI; (c)1T<a<21r]

2.5 Stabilire per quali valori di aE[0,2TI] risulta


(a) cos a=O (b) cos a>O (c) cos a<O

[ (a) a= 'Tf/2, a =(3/2) 1T; (b) o ~a<'TT /2 e (3/2)1T <

<a.::_ ·2,r; (e) 1T/2 <a< (3/2)1!]

2.6 Determinare tutti i numeri reali a per cui risul


ta
(a) seh a= O (b) cos a = O
[ (a) U=k 1T' V k E z; ( b) a= 1T/ 2+k 1T' V k E z J

2.7 Determinare tutti i numeri reali a per cui risul


ta · ·, ___, ·-
1:"+-? !( iì ¾ Il '"1--~~-t\

(a) sen J = 1 (b) sen a =-1


[(a) a=,,./2 + 2k1T, Yk E Z; (b) a=(3/2)1T+2k 1T Vk EZ]

2.8 Determinare tutti i numeri reali a per cui si ha


(a) cosa= 1 (b) cosa= - 1
[ (a) U=2k1T , YkE Z; (b) a =(2k+l)1T , Vk EZ]

2.9 Stabilire per quali numeri ae[0,2,r] risulta sena


= cosa.
[,r /4, (5/4) ,r]

2~10 Utilizzando la definizione delle funzioni seno


e coseno verificare che
(a) sen(-a)=- sena (b) cos(-a)= cosa
La tangente di a, indicata con tga, è definita median
te il rapporto
49

t sen a
ga =cosa

Naturalmente il denominatore cosa deve essere di


verso da zero e ciò accade per a f TI/2 + kTI, con keZ.
Quindi la funzione tangente è definita se il suo ar-
gomento a è diverso da n/2 + kTI.
Analogamente si definisce la còtangente di a, indi
cata con cotg a, mediante il rapporto
cosa
cotg a =
sena
, a r kTI.

Le funzioni tangente e cotangente sono periodi -


che di periodo TI, cioè, per ogni a per cui sono defi
nite, risulta
tg(a+n) tg a , cotg(a+n) cotg a.

2B. E1enc.o del le p:rin.c.ipali p:rop:rie.t.à

Per comodità del lettore indichiamo di seguito


alcune tra le principali proprietà delle funzioni bi
gonometriche sen a, cos a, tg a, con solo alcuni cenni
di dimostrazione. Daremo ulteriori elementi di dimo-
strazione nei paragrafi successivi.
Dalla defini-zione del seno e del coseno risulta
immediatamente·che
(1) -1 < sena< 1, -1 < cos a ~ l, VaeR;
c1O si può scrivere in modo equivalente con il valo-
re assoluto (si veda l'esercizio 3.27):
(2) !sena.I~ 1, !cosa.I~ 1, VaeR.
Altre disuguaglianze molto utili, sono le segue~
ti per la funzione seno:
(3) sena < a,, V a > O; I sena Ii I a I, V a eR.
La relazione fondamentale tra seno e coseno è:
(4) VaeR;
50

tale formula segue dal teorema di Pitagora applicato


al triangolo rettangolo di cateti I sena I , Icosa I in
figura 2.5 (si ricordi che l'ipotenusa è lunga 1).
Utili sono anche le formule di addizione (dimostra-
te nel paragrafo 2D):

(5) sen (a+f3) sena cosf3 + sénf3 cosa


(6) cos (a+f3) = cosa cosf3 - sena senf3
e le formule di sottrazione:

( 7) sen(a-13) sena cosf3 - senf3 cosa


(8) cos(a-13) cosa cosf3 + sena senf3
Ponendo f3=a nelle (5), (6) si ottengono le formu
le di duplicazione:
(9) sen 2a= 2sena cosa ,
(10) cos 2a= cos 2 a - sen 2 à
Altra conseguenza delle formule di addizione e
sottrazione (si veda l'esercizio 2.28) sono le formu
le di prostaferesi:
Q:!:.g_ I2..:..9.
(11) sen p + sen q 2 sen cos
2 2
I2..:..9. cos Q:!:.g_
(12) sen p - sen q 2 sen
2 2
Q:!:.g_ I2..:..9.
(13) cos p + cos q = 2 cos cos
2 2
(14) cos p - cos q =-2 sen ~ sen I2..:..9.
2 2
Circa la tangente, dalla definizion~ tga=sena/cosa, e
dalle corrispondenti formule per seno eco-
seno, si ottengono le formule di addizione, sottrazione
e duplicazione per la tangente

(15) tg(a+f3) = tga+tgS tg(a-f3)= tga-tgS


1- tgatgf) ' l+tgatgf3 '

( 16) t 2a = 2 tga
g 1-tg 2 a

Le formule seguenti esprimono sena, cosa, tga co


51

me funzione razionale di tg(a/2) e sono utili, ad e-


sempio, per risolvere per sostituzione alcuni inte -
grali indefiniti od alcune equazioni trigonometriche
(si veda l'esercizio 2.47). Posto t=tg(a/2), si ha:
2t 1-t 2 2t
(17) sena = l+t 2 , cosa= tga = l-t2
1 +t 2 '

Riportiamo una tabella di valori del seno, cose-


no e tangente per alcuni aRgoli particolari. All'ini
zio del paragT,fo successivo è indicato il metodo per
ricavare tali ,alori.

a radianti o- Tr/6 Tr/4 Tr/3 Tr/2 Tr (3/2)1T 211

a gradi oo 30° 45° 60° 90° 180 ° 270° 360°

sena o 1/2 12/2 /3/2 1 o -1 o


cosa 1 /3/2 /2/2 1/2 o -1 o 1
non è non è
tgq o /3/3 1 ✓3
de6niu
o tlefinita
o
ir

I valori della tavola precedente possono essere


riportati in un riferimento cartesiano come nelle fi
gure 2.6, 2.7, 2.8, ottenendo alcuni punti (eviden -
ziati nelle figure) appartenenti rispettivamente ai
grafici delle funzioni seno, coseno e tangente.I gr~
fici completi si disegnano in modo preciso facendo
uso delle derivate.
y
y = sen x

311
2 211
ff. 1t 7t 1t
643 2

figura 2.6
52

y = COS X

figura 2.7

y = tg X

V3

V3/3
1t 131t X
I~ 2
6 4 3 12 I
I I
I
I
I
I

figura 2.8

Nel leggere le figure 2.6, 2.7, è utile te-


ner presente i valori approssimati /2/2 ~ 0.7, /3/2~
~ 0.87; mentre in figura 2.8 sono utili i valori
✓3/3 ~ 0.58, /3 ~ 1.73.
53

ZG_ Ri:sol-uzion.e di tria.n.goli rettangoli

Nella tavola proposta nel paragrafo precedente


sono indicati i valori di sena, cosa, tga in particQ
lare per a= 30°, 45°, 60°. Di seguito proponiamo la
verifica di tali valori.

2.11 Verificare che sen (TI/6) = 1/2.

sen 30°

[Si consideri la figura 2.9, dove è disegnato un triangolo retta-golo


ABCavente l'ipotenusa di lunghezza 1 ed 1m angolo di 30°. Dato che
la soonna degli angoli interni ad ogni triangolo vale 180°, l'angolo
in B vale 60°. Perciò, il triangolo BCB', disegnato in figura2.9 rag
doppiando il tri~golo iniziale, ha i tre angoli uguali ed è quindi
equilatero; dunque il lato BB' è l~go 1, cioè AB= 1/2]

2.12 Verificare che sen (n/4) = ✓2/2.

sen 45°

e A
figura 2.10

[Si consideri in figura 2.10 il triangolo ABC, rettangolo in A. Dato


che la sol!IM degli angoli interni al triangolo vale 180°, l'angolo
54

in B vale 45° come l'angolo in C. Perciò il triangolo è isoscele e


AB = CA. Per il teorema di Pitagora 1 = AB 2 + CA2 = 2 AB 2 , da cui
AB2 = 1/2, cioè All = 1/ /2 ° /212]

2.13 Verificare che sen (n/3) = /3/2


B

figura 2.11

[ Il triangolo BCC' in figura 2.11, ottenuto raddoppiando il triangolo


rettangolo ABC, è equilatero. Perciò CC' 1 e CA= 1/2. Per il
teorema di Pitagora sen 60° A1l= / CB 2 0 - CA 2 e /3/2 ]
2.14 Verificare che

/3 ✓2
(a) cos TI (b) cos ;
6 2 2

1T 1
(e) cos
3 2

[ Si può procedere in modo analogo a quanto fatto rispettivamente ne -


gli esercizi 2.13, 2.12, 2.11]

Consideriamo un triangolo rettangolo ABC, rettag


golo in A, come in figura 2.12. Per semplicità di di
segno supponiamo che il lato CB abbia lunghezza ma,&_
giore di 1.
Con centro in C tracciamo una circonferenza (tratte,&_
giata :in figura)di raggio 1 che incontra CB in B' ;sia poi A'
il piede della perpendicolare al cateto CA passante per
55

B'. Per definizione risulta sena= A'B', cosa CA'.

C,e__
_ _.__
_____ ~._------~A
COSCI'.. A'
figura 2.12

Per le proprietà dei triangoli simili (i triango-


li ABC e A'B'C sono simili perchè hanno angoli corri-
spondenti uguali fra loro) vale la proporzione A'B' /
CB' = AB/CB. Dato che CB' = 1, risulta quindi
sena= A 1 B'
Si ricava quindi che AB CB sena. Abbiamo perciò
verificato che in un triangolo rettangolo la lunghezza di un
cateto è uguale alla lunghezza dell'ipotenusa per il seno dello
angolo opposto.
Analogamente per il coseno si ottiene
cosa= CA' = CA'/CB' CA/CB
cioè CA CB cosa. Quindi in un triangolo rettangolo la
lunghezza di un cateto è uguale alla lunghezza dell ' ipotenusa
per il coseno dell'angolo adiacente.
Dividendo membro a membro le due relazioni trova-
te: AB= CB sena, CA= CB cosa, otteniamo

AB sena
= tga ;
CA cosa
cioè AB CA tga. Quindi in un triangolo rettangolo la lun
ghezza di un cateto è uguale alla lunghezza dell'altro cateto
per la tangente dell'angolo opposto.
Ricordiamo infine la relazione fondamentale
56

che si ottiene dal teorema di Pitagora applicato al


triangolo rettangolo A'B'C in figura 2.12. L'eserci-
zio seguente si risolve mediante tale identità fonda
mentale.

2.15 Verificare le identità


1
(a) (b) l+cotg 2 a

2D. Formuie di =<ldizione e co~seguenze

Le formule di addizione e 'sottrazione (dette an-


che soltanto formule di addizione} sono le seguenti
sen(a±S) sena cos~ ± senS cosa ,
cos(a±S) cosa cos~ +
sena sen~ ,
tg (a±S) (tga ± tg~)/(1 + tga tg~).
Indichiamo come dimostrare tali formule, limita~
doci per semplicità al caso in cui gli angoli a,~ so
no positivi e a+S < TI/2.

----

\
\
o E H A
figura 2.13
57

Con riferimento alla figura 2.13 risulta


sena AB cos a= OA
ser: ~ CD cos 13= oc
sen (a+l3) = ED , cos (a+l3) = OE
Inoltre l'ang0lo segnato in D vale a perchè i lati
sono perpendicolari a quelli corrispondenti all'ang2_
lo in O.
Per dimostrare la formula che esprime sen (a+ 13)
scriviamo:
sen (a+l3) ED HC + KD
Il segmento HC è il cateto opposto all'angolo a
del triangolo rettangolo HCO, la cui ipotenusa ·vale
OC= cosj3. Perciò:
HC = OC sena= cosj3 sena .
Analogamente KD = CD cosa= senl3 cosa, che, in-
sieme alla relazione precedente, prova la formula di
addizione sen(a+l3) = sena cosj3 + senl3 cosa.

2.16 Con riferimento alla figura 2.13, dimostrare la


formula di addizione relativa a cos(a+f3), con
a,13>0, a+l3 < n/2.
[Con i simboli della figura 2.13 risulta cos (a+ f3) =OE = OH - KC -1
noltre OH = OC cosa = cos 13 cos a, KC = CD sena = senj3 sena]

2.17 Dimostrare la formula di addizione relativa a


tg (a+l3).
[Utilizzando le formule di addizione relative al seno ed al cozeno aQ
biamo

0 sen(a+8) sen a cos8 + sen 8 cosa


tg( a+ f.>)=
cos( a+j3) cos a cosj3 - sen a senj3

Dividendo numeratore e denominatore per cosa cos 13si ottiene il


risultato]
58

2. 18 Utilizzando le formule di addizione e sottrazio


ne dimostrare che valgono le identità

sen(a-S) tga. - tgS (purchè tutte le quan-


(b)
sen(a+f3) tga. + tgf3 tità siano definite)

2. 19 Verificare che risulta


/6 - ✓2 ✓6 + ✓2
(a) sen 15° = (b) cos 15 °
4 4

Verificare inoltre che la somma dei quadrati dei


valori indicati vale 1, come ci si deve aspett~
re in generale dalla relazione sen 2 a+cos 2 a=l.
[ E' utile scrivere sen 15° = sen (45° - 30°) e poi applicare le forni!!
le di sottrazione. Analogamente per il coseno]

2.20 Verificare che tg 15° = 2 - ✓3.


[ Basta utilizzare l'esercizio precedente e poi verificare, eseguendo
il prodotto, che (Z- /3)(/6 + v'z) = /~ - /z ]
2.21 Verificare che risulta
/6 + ✓I /6 ✓2
(a) sen 75° = (b) cos 75°
4 4

(c) tg 75° = 2 + ✓3

2.22 Indichiamo con a.,f3,y, (O< a.,f3,y < TT/2) gli an-
goli di un triangolo. Verificare che
tga + tgS + tgy = tga. · tgf3 · tgy
[ Si usi il fatto che, essendo a+ p+y = lT , risulta tg( O +p )
= tg( TT-y) = - tg )' ]

2.23 Verificare le formule di duplicazione


(a) senza= 2 sena. cosa
59

(b) cos2a = cos 2 a - sen 2 a (=1-2sen 2 a=2cos 2 a-1)


(c) tg2a = 2tga/(1-tg 2 a)

[Basta porre /3=a nelle formuledi addizione. Le formuleindicate in


parentesi in (b) seguonodalla relazione fondamentalesen2 a+cos 2 a =
=1 ]

2.24 Verificare le identità (dette formule di tripli


cazione):
(a) sen 3a 3sena - 4sen 3 a
(b) cos 3a 4cos 3 a- 3cosa
[ Cominciarecon il porre f3=2 a nelle formuledi addizione]

2.25 Verificare che, per a f TI/2 + kTI, valgono le i-


dentità
(a) cos2a = (1-tg 2 a)/(1+tg 2 a)

(l+tga) 2 1 + sen2a
(b)
2 1 + cos2a

2.26 Verificare le identità


(a) sen (TI+a) =-sena (b) cos (1r+a)=-cosa
(c) sen (TI-a) = sena (d) cos (TI-a)=-cosa
(e) sen ( .:!!.- a)=cosa (f) cos (.:!!. -a)=sena
2 2
(g) sen ( .:!!.+ a)=cosa (h) cos ( .:!!.+a)=-sena
2 2
[Verifichiamoad esempiola (a): Per le formule di addizione si ha:

sen (TI+a) = sen TIcosa + cos TI sen a =- sen a]

2.27 Verificare le identità

(a) tg(TI-a) =-tga (b) tg Cf±a)= +cotga


2.28 Utilizzando le formule di addizione verificare
le formule di prostaferesi:
60

(a) sen p + sen q = 2 sen Q.::..9.


cos Q.:.9.
2 2
Q.:..9. Q:!:.9.
(b) sen p - sen q = 2 sen cos
2 2

(c) cos p + cos q 2 cos Q.::..9.


cos Q.:.9.
2 2

sen Q.::..9.
12...:_g
(d) cos p - cos q =-2 sen
2 2
[ Ponendo a = (p+q)/2, f3 = (p-q)/2, si ha a +f3 =p, a -13=q. Ponendo
tali valori nelle fornrule di addizione relative a sen( a.±13)abbiamo
p+q p-q p+q p-q
sen p = sen 2 cos
2
+ cos - sen - 2
2 ,

p+q p-q p+q p-q


sen 'l = sen - 2- cos - - cos - sen -
2 2 2

Sommandomembro a membro le due relazioni otteniamo (a), sottraendo


otteniamo (b). Si procede in modo analogo per ottenere (c), (d) a
partire da cos (a.±13) ]

2.29 Mediante le formule di prostaferesi verificare


le identità
sena.+ senl3 tg ~ cosl3 - cosa
cosa.+ cosf3 2 sena - senf3

2.30 Facendo uso delle formule di duplicazione (e-


sercizio 2.23) verificare che, posto t=tg(a/2)
con a. r (2k+l)TT, risulta
Zt 1-t 2 Zt
(a) sena=l+t 2 (b) cosa (c) tga= l-t2
l+t 2

[ Si scrivano le formule di duplicazione relative all'angolo a/2, in-


vece che a.. Con tale sostituzione (c) corrisponde esattamente alla
(c) dell'esercizio 2.23. Per le (a), (b) abbiamo

(l (l
sen a = 2 sen - cos 2, cos Cl = cos 2 :=- - sen 2 a.
2 2 2
61

Dividendo per 1 = sen 2 (a. /2) + cos 2 (a /2) e poi, dividendo ancora
numeratore e denominatore per cos 2 ( a. /2), otteniamo

2 sen (CY./2) cos ( a/2) 2 tg( a /2)


sena.
sen 2 (a /2)+cos 2 (a /2) tg 2 ( a/2) + 1

cos 2(0./2) - sen 2 ( a /2) l-tg 2 (CY./2)


cosa
sen 2 (a. /2) + cos 2 ( a /2)
=
tg 2 (a/2) + 1
J
Negli esercizi 2.47, 2.48 è proposta un'applica-
zione delle formule dell'esercizio precedente.

ZE. Eq-ua.zioni trigonometriche

Una equazione è un'espressione del tipo f (x) = O,


con f(x) funzione (reale di variabile reale) assegn~
ta. Una soluzione dell'equazione è un numero reale x
per cui f(x) = O. Risolvere un'equazione significa
determinare tutte le sue soluzioni. Se f(x) è una fu_Q
zione trigonometrica (senx, cosx, tgx) od è espressa
mediante funzioni trigonometriche, diremo che la co~
rispondente equazione f(x) = O è un' equazione trigono-
metrica.
Le seguenti si dicono equazioni trigonometriche ele-
mentari:

sen x = a, COS X = a, tg X= a,
dove a è un numero reale assegnato. Per scrivere co~
rettamente tutte le soluzioni di tali equazioni è u-
tile far riferimento ai grafici delle funzioni senx,
cosx, tgx e tener presente che tali funzioni sono p~
riodiche.
Cominciamo con senx = a, aER, facendo riferimen-
to alla figura 2.14, dove sono disegnati in uno stes
so sistema di assi cartesiani x,y i grafici della fun
zione y = sen x e della retta y = a, per tre di-
versi valori di a.
62

y
y= a

y = sen x

y =a

figura 2.14

Otteniamo il seguente schema di risoluzione


sen x = a
<=> nessuna soluzione;
a> 1 oppure a<-11
sen x = a scelto x 0 e[-TI/2,TI/2]t~
<__:.
> le che senx 0 =a, le so-
-1 <a< 1
luzioni sono x 0 +ZkTI,
TI-x 0 +ZkTI VkeZ.

2.31 Risolvere le equazioni


(a) sen X = 12/2 (b) sen X =-1/2
y

V2
Y•2·

4" .
1[ 3n
~ T
y,. __
-1 2
y. sen 111:

figura 2.15
63

[(a) Risulta sen x = /2/2 per K = TT/4. Leggendo il grafico in figu-


ra 2.15 si trova che sen x = Tz/2 anche per x = TT - TT/4=(3/4)TT-
Dato che la funzione sen x è periodica di periodo 2TT, tutte le so-
luzioni dell'equazione data sono x = TT/ 4 + 2k TT, x = ( 3/ 4) TT+2k TT,
Vk E Z; (b) Ricordiamo che sen x = 1/2 per x= TT/6; dalla figura
2.15 si legge che sen x =- 1/2 per x =- TT/6 e x = TT+TT/6=(7/6'JIT.
Per la periodicità le soluzioni dell'equazione data sono x=-TT /6t2k TT
(che si può scrivere in modo equivalente x = (ll/6)TT+2k TT) e x =
= (7 /6) 'Il + 2k 'Il , VkE Z ]

2.32 Risolyere le equazioni


(a) sen x = O (b) sen x = 1 (e) sen x=Z
[(a) x=kil, Vk EZ; (b) x = TT/2 + 2kTT, Vk EZ; (c) nessuna soluziQ
ne ]

Consideriamo ora l'equazione cos x a, aeR, ·e


facciamo riferimento alla figura 2.16.

y
y=a

y = cosx

Y=a

figura 2.16

Otteniamo il seguente schema di risoluzione

COS X a
<=> nessuna soluzione,
a>l oppure a<-1
64

COS X= a scelto x E[O,TI] tale


0 che
<=>
cos x 0 a, le soluzioni
-1 <a< 1
sono x = ± x 0 +2kn, VkEZ.

2.33 Risolvere le equazioni


(a) COS X= /3/2 (b) cos X= o
[ (a) x= ± TT/6+2kTI, Vk E Z; (b) x = ± TI /2 + 2kTI, Vk EZ, · che
si può scrivere in modo equivalente x = TT/Z+kTT , VkE z]

2.34 Risolvere le equazioni


(a) COS X =- 1/2 (b) cos X 1
[ (a) x = ± (2/3)TT + 2k TT; (b) x = ZkTT]

Facciamo riferimento alla figura 2.17 per l'equ~


zione tgx = a, con aeR
y

y=a

-Tt

Tt Xo X
-21
I
II
figura 2.17 '

Otteniamo le soluzioni seguenti


scelto x 0 e(-1r/2,n/2) tale che
tg x=a <=> tgxo=a, le soluzioni sono X =
= :xo + kTI, VkeZ.
65

2.35 Risolvere le equazioni


(a) tg X= 0 (b) 13 tg x 1
[(a)x=kTT, (b)x= TT/6+kTT]

2.36 Risolvere le equazioni


(a) 1 - tg X= 0 (b) sen x + cos x = O
[(a) x=TT/4 + k 7T; (b) l'equazione data equivale a tg x =-1, che ha
per soluzioni x=- 7T/ 4+kTT ]

Negli esercizi che seguono proponiamo la risolu-


zione di alcune equazioni trigonometriche più gener~
li.

2.37 Risolvere le equazioni trigonometriche


(a) sen 2 x = 1 (b) 2 cos 2 x - 1 = O
[ (a) x = 7T/2 + k 7T; (b) x = ± 7T/4 + 2k 7T e inoltre x= ±(3/4)71 +
+ 2k 7T, che si può anche scrivere : x = TI/4 + k'TT ]

2.38 Risolvere le equazioni


(a) sen 2 x = senx (b) 2 cos 2 x - 3 cosx+l=O
[(a} Attenzione a non semplificare entrambi i membri per senx, perchè
in tal caso si perdono le soluzioni corrispondenti a- senx =O.Le s2
luzioni dell'equazione data sono x = k 7T e x= 7T/ 2 + 2k TI; ( b) Si
tratta di una equazione di secondo grado in cos x. Risolvendo rispe1
to a cosx si trova cos x = 1 oppure cos x = 1/2. Perciò le soluzioni
dell'equazione data sono x = 2k 1T e x= ± 'Il / 3 + Zk'II ]

2.39 Risolvere le equazioni trigonometriche


(a) cos 2 x + 3 sen x - 3=0 (b) 2sen 2 x+7 cosx=8
[(a) Ponendo cos 2 x =1-sen 2 x si ottiene una equazione di secondo gri!
do in seruc che, risolta, dà sen x = 1 oppure sen x = 2; sen x=l ha
per soluzioni x = 7T/2 + 2k7T , che sono anche le soluzioni dell 'eqlli!
zione data, perchè sen x = 2 non è verificata da alcun valore reale
di x; ( b) Ponendo sen 2x ~ 1 - cos 2 x, si verifica che non ci sono
66

soluzioni ]

2.40 Risolvere le equazioni trigonometriche


(a) 2 sen 2 x = cosx + 1 (b) sen 2 x = cosx - 1
[ (a) ± 1T/ 3 + 2k 1T , 11 + 2k 11; ( b) 2k 11]

2 .-41 Risolvere le equazioni


(a) tg 2 x - tgx = O (b) tgx +cotg x +2=0
[ (a) k 11, 1T / 4 + k 11 , ( b) - 11/ 4 + k11 ]

2.42 Risolvere le equazioni trigonometriche


(a) tg x+sen x =l+cos x (b) l+sen 2 x=tg 2 x+cos 2x

[ (a) 1T + 2k 11, 1T / 4 +k 11; ( b) k 1T , 1T/ 4 + kll / 2 ]

2.43 Risolvere le equazioni trigonometriche


(a) sen 2 x=2cos 2 x-1/2
[ (a) ± TI /4 + k 1T , (b) la risposta è immediata senza alcun conto:
nessuna soluzione ]

2.44 Risolvere le equazioni


(a) sen 2x - cos x = O (b) cos Zx - sen x=O
[ Utilizzare le formule di duplicazione]

2.45 Determinare le soluzioni delle equazioni


(a) sen x·cos x·tg x=l (b) 1-4 senx cosx = O
[ Nessuna soluzione, dato che sen 2 x=l solo se cos x=O; (b) Con la so-
stituzione 2sen x cos x = sen 2x si trovano le soluzioni x=11/12+kTI,
x=(5/12)1T + k'IT]

2.46 Risolvere le equazioni trigonometriche


(a) 2 cos 2 x + sen 2 2x=2 (b) 2 cos x +cos Zx=l/2
[ ( a) 1T/ 4 + k 1T / 2, k 1T ; (b) ± 1T / 3 + 2k 11]
67

2.47 Risolvere le equazioni

(a) sen x + cos x=l (b) sen x - cos x =1

[Conviene scrivere le equazioni date in funzione di t=tg(x/2),ponendo

sen x=2t/ ( l+t 2 ),

Nell'effettuare tale sostituzione occorre verificare se si scartano


eventuali soluzioni corrispondenti al caso in cui tg(x/2) non è defi
nita, cioè x/2 = TI/2 + k TI, cioè ancora x=TI+2k TI .
(a) x = TI+2k TI non è soluzione dell'equazione data. Scrivendo la
equazione corrispondente in funzione di t = tg(x/2), si trova 2t 2 -
- 2t = O, che amnette le soluzioni t=O e t=l. Essendo t=tg(x/2), ri-
sulta infine x=2kTIe x= TI/2 + 2.kTI; (b) con la sostituzione 1:J;!f_x/2)=
=t si trova t=l, da cui x=TI/2 + 2kTT. Inoltre l'equazione data am-
mette anche le soluzioni TI+2kTI]

2.48 Risolvere le seguenti equazioni trigonometriche


con il metodo indicato nell'esercizio preceden-
te

(a) ✓3 sen x + cos x=l (b) sen x+Zcos x-1=0

[ (a) 2kTI, (2/3)TI + 2k TI; (b) TI/2 + 2k TI]

2.49 Risolvere le equazioni


(a) cos x + cos 2x + cos 3x o
(b) sen x + sen 2x + sen 3x o
[Utilizzare le foI1DUledi prostaferesi (a) TI/4 + k TI/2, ± (2/3) TI +
+ 2kTI; (b) k TI, ±TI/2 + 2kTT , ± (2/3) TI+2kTI]

2.50 Risolvere le equazioni trigonometriche

(a) sen x + sen 3x=O (b) sen x=sen3x-2cos2x

[,(a) k TI/2, TI/2 + k TI; (b) TI/4 + kTI/2, TI/2 + 2kTI]

2.51 Risolvere le equazioni trigonometriche

(a) sen x + sen (TI/2+x)=O (b) 3 sen 2 x=cos 2 x


(c) 4sen 2 x-8cos x+l=O (d) tg(x+TI/4)=2+3tgx
68

[ (a) - 1T /4 + k 1l ; (b) ± 11/6 + k 11 ; (c) ± 1T/6 + 2k11


(d) ± 1T/6 + k 1!]

2.52 Determinare le soluzioni delle equazioni


(a) sen(cos x)=O (b) sen (sen x) = 1
[ (a) Ponendo cos x=t, l'equazione sen t=O ha per soluzioni t = k1T,
con k E Z. Se k # O, 1 'equazione t = cos x=k1T non ha soluzioni, per-
chè i valori della funzione cos x sono nell'intervallo [ -1,1] ,men-
tre k 1T è esterno all'intervallo [ -3, 3 ] . Se k = O, l'equazione
cos x =O ha come soluzioni x= 1T/2 + k1T , che sono quindi le soluzi2.
ni dell'equazione data; (b) nessuna soluzione
Capitolo 3
DISEQUAZIONI

3A. Diseq'-18.zion.i di p:ri:rno e di sec.on.do


gra.do

Se n è un numero naturale, un polinomio p (x) di


grado n è un'espressione de 1 tipo
p(x) = a n x n +a n- 1
x
n-1
+ ... +a 1 x + a 0 ,

dove x è la variabile (che supponiamo reale)


per k=O, 1, ... , n, sono i coefficienti (che supponiamo
reali),

dei
con an
Una disequazione
seguenti quattro
-- r O.
algebrica
tipi:
è una espressione di uno

p(x) > O, p(x) ~ O, p(x) < O, p(x) ~ O.-


Notiamo che, pur di cambiare il segno a tutti i
coefficienti del polinomio p(x) (il che equivale a
considerare il polinomio -p(x)), ci si può sempre ri
condurre ad una disequazione del tipo p(x) > O, opp~
re p(x) i:
O.
Allo scopo di elencare alcuni metodi risolutivi
per le disequazioni algebriche, andiamo per ordine :in
base al grado del polinomio.
Conside,iamo una disequazione algebrica di primo
grado, ad esempio del tipo
70

ax + b > O, con a=} O.


Dopo aver scritto la disequazione nella forma equiv~
lente: ax >-b, si divide per il coefficiente a. Oc -
corre tener conto del segno di a, perchè, dividendo en-
trambi i membri di una disequazione p~r una quantità a =} O,
il verso della disequazione rimane invariato o cambia a secon-
da che a sia positivo o negativo. Nel nostro caso si ot-
tiene:
a>0: ax+b > o <=> ax >-b <=> X >-b/a;
a<O: ax+b > o <=> ax >-b <=> X <-b/a.

15 Risolvere
do:
le seguenti disequazioni di primo gra-

(a) x+S > O (b) 3x + 7 > O


(c) 5-x > O (d) -x - 7 > O
[(a) x >-5; (b) x > -7/3; (e) x < 5; (d) x < -7]

3.2 Risolvere le seguenti disequazioni di primo gra-


do:
(a) 2x+l > o (b) Zx+l < o
(c) -x > o (d) 2x-4 < o
[ (a) X ~ -1/2; (b) X < - 1/2; (e) X < O; (d) x < 2 J
3.3 Risolvere le seguenti disequazioni
(a) 3x + 4 - X + 1 < X - 6
X 1 3 5
(b) + - + - X > - X + 2
2 3 4 - 4
(e) X -7 -2x < 7 - X
(d) X + 7 + Zx < 7 - X

[(a) x < -11; (b) dopo aver semplificato, la disequazione data si.seri
ve 1/3 ~ 2 che è una relazione falsa, indipendentemente da x; quindi
(b) non ha alcuna soluzione; (e) la disequazione data è equivalente al
la scrittura. -7 < 7, che è vera indipendentemente da x; quindi tutti
i numeri reali x risolvono (e); (d) x < O]
71

Una disequazione (algebrica) di secondo grado è, ad


esempio, del tipo
ax 2 + bx + c > O, con a f O.
Per risolvere tale disequazione è opportuno con-
siderare il discriminante, o delta , definito da ti=b 2 -
-4ac, e distinguere i casi in cui ti>O, ti=O, ti<O.
10 caso: t, >o. Se il t, è positivo,l'equazione ax 2 +
+bx+c=O ammette due radici reali distinte Xl' X2 defi
nite da

-b- ✓ bL4ac -b+/bL4ac


Xl = Xz
2a 2a

Verifichiamo che vale la scomposizione:


ax 2 +bx+c = a(x-x 1 )(x-x 2 ) ;

infatti

-b-lb 2 -4ac -b+ ✓ b 2 -4ac)


a(x-x )(x-x )=a(x------)(x-
1 2 2a 2a

1 [ (2ax+b)+/bL4ac] [(2ax+b)-/b 2 -4ac]


4a
1 1
[(2ax+b) 2 -(b 2 -4ac)J= [4a 2 x 2 +4abx+4ac]
4a 4a

ax 2 + bx + c.
Perciò:
ax 2 +bx+c > O <=> a(x-x 1 )(x-x 2 ) > O.
Se a>O, deve risultare (x-x 1 )(x-x 2 )> O e ciò è possi
bile se (x-x 1 ), (x-x 2 ) hanno lo stesso segno, cioè
se sono entrambi positivi o entrambi negativi. Le
quantità (x-x 1 ) e (x-x 2 ) sono positive sex> x1 e
x > x 2 ; dato che x 2 > x 1 , ciò è verificato sex >x 2 .
Analogamente (x-xl) e (x-x2) sono entrambi negativi
72

Se a< O, deve essere (x-x 1 )(x-x 2) < O; ciò è e-


quivalente a dire che (x-x 1 ),(x-x 2) hanno segno di-
scorde. Essendo x2 > x1 , non è possibile che x-x 2 sia
positivo e x-x 1 negativo. Quindi deve essere x-x 2 < O
(cioè x < x 2 ) e x-x 1 > O (cioè x > x 1 ). Quindi in qu~
sto caso le soluzioni sono tutti i numeri x compresi
tra x1 e x2 •
Se siamo interessati a risolvere la disequazione
ax 2 +bx+c < O, possiamo ricondurci al caso precedente
cambiando i segni di tutti i coefficienti. Natural -
mente le radici x 1 ,x 2 rimangono invariate, mentre oc
corre ricordare che è cambiato il segno di a. Le so-
luzioni della disequazione cambiano in corrisponden-
za.
Riassumiamo di seguito il caso /'J.=b2 -4ac > O:

ax 2 +bx+c > O l
a>O, /'J.>0'
<=>

cl.. '5 (i;y'o1


ax 2 +bx+c > O } .J.

·a < O, /'J. > O


<=>

ax 2 +bx+c < O }
a>O, lì>O
<=>

ax 2 +b:ir+c < O
,'ovi rot'di
..
a < O, /'J.> O
<=>

Risultati analoghi valgono per le disequazioni


ax 2 +bx+c ~ O, ax 2 +bx+c < O.
73

2° caso: [I = O. Se il discriminante /J. è nullo, la


equazione ax 2 +bx+c = O ammette una sola radice reale
o, come si dice anche, due radici coincidenti x 1 =x 2 =
=-b/Za. Come in precedenza risulta
ax 2 +bx+c = a(x-x 1 )(x-x 2) = a (x-x 1) 2 •

Se ne deduce che, se a> O, allora ax 2 +bx+c > O


per ogni x t x 1 ; mentre, se a< O, allora ax 2 +bx+c<O
per ogni x t x 1 •
Riassumiamo il caso L'.=b2 -4ac = O nel seguente
schema:

ax 2 +bx+c > ol
a > o' [1=0 I <=>

ax 2 +bx+c >
o} <=> nessuna soluzione;
a < o' [1=0

ax 2 +bx+c >
o) <=> VxER è soluzione;
a>O, [1=0·

ax 2 +bx+c
a < o' [1=0
>
"] <=>

ax 2 +bx+c <
o) <=> nessuna soluzione;
a > o' [1=0

ax 2 +bx+c < ol
<=>
a< O, [1=0
J
ax 2 +bx+c <
o) <=>
a > o' ll=O
74

ax 2 +bx+c <
a < O, l'l=O
ol <=> VxER è soluzione.

3° caso : l'I < O. Se il discriminante ti è negativo


l'equazione ax 2 +bx+c=O non ammette soluzioni reali.
Non è possibile effettuare la scomposizione del
polinomio ax 2 +bx+c come effettuato nel caso ti>O; pe-
rò continua a valere l'ultima parte della scomposi-
zione che qui riprendiamo:
1
ax 2 +bx+c = [4a 2 x 2 +4abx+4ac]
4a
1
4 a [(2ax+b) 2 - (b 2 -4ac)J.
Dato che stiamo supponendo che b 2 -4ac<O,nella p~
rentesi quadra appare una quantità sicuramente posi ti-
va. Perciò i~ segno di ax 2 ~bx+c è identico al segno
del coefficiente a.Si ottiene il seguente schema:
ax 2 +bx+c > o
a> O, ti<O

ax 2 +bx+c > o '


l <=> VxER è soluzione;

<=> nessuna soluzione;


a < O, l'l<O J
o
l
ax 2 +bx+c <
a>O, ti<O
<=> nessuna soluzione;

ax 2 +bx+c <
o } <=> \fxER è soluzione.
a<O, ti<O
Risultati analoghi valgono per le disequazioni
ax 2 +bx+c ~ O, ax 2 +bx+c < O.

3. 4 Risolvere le seguenti disequazioni di secondo grado


(a) x 2 -3x+2 < O (b) 1-x 2 < O
75

(c) 2x 2 -3x+l > O (d) x 2 +5x > O


[ (a) 1 < x < 2; (b) x .s_-1 e x ~ 1; (c) x .s_1/2 e x ~ l;

(d) x <- 5 e x >O ]

3.5 Risolvere le seguenti disequazioni di secondo~


do
(a) 16x 2 +8x+l > O (b) 16x 2 +8x+l < O
(c) x2 < O (d) -9x 2 +12x-4 > O

[ (a) x I - 1/4; (b) nessuna soluzione; (c) x : O; (d) x:2/3]

3.6 Risolvere le seguenti disequazioni di secondo gra


do
(a) x 2 -x+l < O (b) -2x 2 +3x - 2 < o
, (c) 3x 2 -7x+5 > O _·(d) -1+5x-7x 2 >0
[ (a) nessuna soluzione; (b) VxE R; (c) Vx E R; (d)nessuna soluzione]

3.7 Risolvere le seguenti disequazioni di secondo~


do
(a) l6x 2 +24xt9 ~ O (b) 5+4x-3x 2 > O
(c) 5+4x+3x 2 > O (d) (x+5) (6-x)~ O
[ (a) x:-3/4; (b) {2- /19)/3 < x < (2+v'I9)/3; (c) Vx ER;
(d) X .S.- 5 e X ~ 6 ]

3.8 Risolvere le seguenti disequazioni


(a) (x-2)(x+2) + (x+l) 2 - 1 < O
(b) (x-2) (x+Z) - (x+l) 2 - 1 > O
(c) (x+l) 2 + (x-1) 2 < O

(d) (x+l) 2 < (x-1) 2

[ (a) -2 <x < l; (b) Si riduce ad una disequazione di primo grado le


cui soluzioni sono x < - 3; (c) non ha soluzioni; (d) si tratta di
una disequazione di primo grado con soluzioni x .S.O]
76

3B. Disequa.zio~i =lgebriche di gr=do su-


periore =l secondo

Non esistono metodi risolutivi per equazioni oc!!:_


sequazioni algebriche di grado n comunque elevato.In
questo paragrafo esponiamo alcuni metodi risolutivi,
che sono validi nell'ambito delle condizioni specifi
cate.
Una disequazione di quarto grado del tipo segue!!
te è detta disequazione biquadratica:

ax 4 + bx 2 + c > O.
Si risolve tale disequazione in due passi, con la SQ
stituzione t = x 2 • Si risolve preliminarmente la di-
sequazione at 2 +bt+c > O; supponiamo ad esempio che
sia ~=b 2 -4ac > O, a> O per cui si trovano limitaziQ
ni del tipo t < t 1 , t > t 2 • Ci si è ricondotti a st~
diare le due disequazioni di secondo grado x 2 < t 1 ,
x 2 > t 2 • Di seguito sono proposti alcuni esempi.

3.9 Risolvere la seguente disequazione biquadratica


4x 4 - 17x 2 + 4 > O
[Ponendo x 2 =t, si risolve preliminannente la disequazione 4t 2 - 17t +
+ 4 > O. Risulta ~ = 289-64=225 > O. Le due radici dell I equazione

4t 2 -1-7t+4=0 sono t = 1/4, t = 4; perciò la disequazione nell'in


1 2
cognita t ha soluzioni: t < 1/4 e t > 4. In corrispondenza otteniamo
le due disequazioni di secondo grado x 2 < 1/4, x 2 > 4. La prima
delle due disequazioni ha per soluzioni -1/2 < x < 1/2; ' la seconda
x < - 2, x > 2. In definitiva, la disequazione biquadratica ha soluzi2
ni: X ( - 2, -1/2 ( X ( 1/2, X) 2 ]

3.10 Risolvere la seguente disequazione biquadraticà


9x 4 + 4x 2 - 5 > O
[ Poniamo x 2 = t; risolviamo preliminarmente la disequazione 9t 2 +4t-
-5 > O ottenendo t < - 1 et> 5/9. In termini della incognita x aQ
biamo ottenuto le due disequazioni x 2 < - 1, x 2 > 5/9. La prima
delle due •·on ha alcuna soluzione, mentre per la seconda otteniamo
77

x < - /513, x > Ts73.Riassumendo, le soluzioni della disequa -


zione data sono X < - /s/3 e X > /5/3 ]

3.11 Risolvere la disequazione biquadratica


x4 - 2x 2 - 8 < O
[Ponendo x 2 = t otteniamo la disequazione t 2 -2t-8 ~ O, che ha come
soluzioni -2 ~ t ~ 4. Quindi devono valere contemporaneamente le due
disequazioni -2 ~ x 2 , x 2 i 4. La prima delle due è soddisfatta da
ogni x E R; la seconda è soddisfatta da -2 ~ x i 2. L ' intersezione
dei due insiemi è costituita dall'intervallo -2 ~ x ~ 2, che rappre-
senta l'insieme delle soluzioni della disequazione biquadratica· da-
ta J
3.12 Risolvere le seguenti disequazioni biquadrati -
che
(a) x 4 -3x 2
-> o (b) x 4 +8x 2 +15 < o
(c) x 4 -x 2 +1 >. o (d) x 4 +2x 2 > o
[(a) X~ - ./3, x_=O, XL ✓-i; (b) nessuna soluzione; (c) VxE R
(d) x f O]

Un altro tipo di equazioni o disequazioni per ori.


è noto un semplice metodo risolutivo è quello delle
equazioni o disequazioni reciproche di qua.rto grado ,
che sono relative ad un polinomio p(x) della forma
p(x)=ax 4 +bx 3 +cx 2 +bx+a,
ed in tal caso si parla di polinomio reciproco di prima
specie, oppure
p(x) = ax 4 + bx 3 - bx - a,
ed in questo caso si dice che p (x) è un polinomio reci
proco di seconda specie.

3.13 Sia p(x) un polinomio reciproco di prima o di


seconda specie. Sia x 0 una radice del polinomio,
cioè p(x 0 ) = O, con x 0 f O. Verificare che an-
78

che l/x 0 è radice del polinomio dato.


[ Se ad esempio p(x) è un polinomio reciproco di pr:illla specie e di
quarto grado, allora, per ogni x # O risulta p(x)/x 4 = p(l/x). Per-
ciò, se p(x) = O allora anche p(l/x 0 ) = O.
Se p(x) è un polinomio reciproco di sec~nda specie e di quarto grado
risulta p(x)/x 4 =- p(l/x) per ogni x # O ]

Per risolvere una disequazione reciproca di pri-


ma specie di quarto grado del tipo

per x f O, si dividono entrambi i membri per x2 ; con


ciò non si altera il verso della disuguaglianza. Si
ottiene la disequazione equivalente
1 1
a(x 2 + -
x2
) + b (x +
X
) + c > o.
Ponendo t = x + 1/x, risulta

x2 + - 1 = (x+
1
- ) 2 - 2 = t 2 - 2.
2 X X

Effettuando le sostituzioni, si trova la disequazio-


ne di secondo grado nell'incognita t:
at 2 + bt + c - 2a = O.
Ricordando che t = x+l/x, occorre poi risalire ai va
lori x.

3.14 Risolvere la seguente disequazione reciproca di


prima specie
2x 4 - 3x 3 +4x 2 -3x+2 > O.

[ Si verifica direttamente che x=O è soluzione. Assumendo x t- O e divi


dendo per x 2 si trova la disequazione equivalente

1 1
2 ( X 2 + -; ) - 3 (x + - ) + 4 ) 0.
X X

Ponendo t=x+l/x, risulta x 2 +1/x 2 = t 2 - 2, da cui 2t 2_-3t > O. E'


79

una disequazione di secondo grado che ha per soluzioni t < O e t>3/2.


In corrispondenza abbiamo le due disequazioni:

1 1 3
X+ - ( 0, x+->-.
X X 2

Moltiplicando entrambi i membri per x, e tenendo conto del segno di


x, otteniamo i quattro casi:

Ix>o rX ( 0 fX ( 0 ( X ( 0

lx2+1<0 "i X 2 +l > 0 •1 X 2 +l ) ~


2
X lx2 + 1
3
( -
2
X

Il primo sistema non ha soluzioni; il secondo ha come soluzioni ogni


x < O; il terzo ha per soluzioni ogni x > O; il quarto non ha solu -
zioni.
Riasstm1endo, ogni x ER è soluzione della disequazione data ]

3.15 Risolvere le seguenti disequazioni reciproche di


:J~i prima specie
(a) x 4 -2x 3 + 2x 2 -. 2:x:. + 1 < O
(b) x4 - Sx 3 + 8x 2 - Sx + 1 > O
[(a) x=l; (b) x .$. ('!,-ls)/2, x=l, x ~ (3+ ✓5)/2]

Consideriamo un polinomio reciproco di seconda


specie di quarto grado:
p(x) = ax 4 + bx 3 - bL - a, (a =f O).
Si verifica direttamente che x=l, x=-1 sono radici
del polinomio, cioè p(l) = p(-1) = O. Sempre diretta
mente si verifica che vale la scomposizione

Perciò, una disequazione reciproca di seconda specie


del tipo

equivale a risolvere separatamente i due sistemi:


80

(x2-1 > O rx -1 < o


2

[ ax 2 +bx+a > O l ax +bx+a <


2 O.
'
3.16 Risolvere la seguente diiequazione reciproca di
seconda specie
2x"-5x 3 +5x-2 > O

[ Utilizzando la scomposizione

2x 4 - 5l! 3 + Sx-2 = (x 2 - 1)(2)( 2 - Sx + 2) ,

la disequazione data è equivalente ai due sistemi di disequazioni

fx -l>O
2 rx 2 -1<0

l l
I

2x 2 - 5x+2 > o 2x 2 - 5x + 2 < O

Il polinomio p 1 (x) x 2 -1 è positivo se x<-1, x > 1, ed è negativo


altrimenti. Otteniamo i tre sistemi equivalenti

'x<-1 X ) 1 r-l<x<l
{ {

2x 2 -5x+2 > o 2x 2 -Sx+2 >O L2x 2 -Sx+2 < o

Il polinomio p 2 (x)=2x 2 -5x+2 è positivo sex< 1/2, x > 2, ed è ne-


gativo altrimenti. Ne segue che il primo sistema ha per soluzioni
x < - l, il secondo x > 2, il terzo 1/2 < x < 1. Perciò, le soluzio-
ni della disequazione iniziale sono: x < - 1, 1/2 < ~ < 1, x > 2]

3.17 Risolvere le seguenti disequazioni reciproche di.


seconda specie
(a) x"-Zx 3 +2x-1 < O
(b) 3x 4 +10x 3 -10x-3 > O

[ (a) -1 .s_x .s_ 1; (b) x .S.:.. 3, -1 .S.x .s_- 1/3, xl l ]

3.18 Risolvere le seguenti disequazioni-reciproche


2x 4 - Sx 3 +4x 2 - Sx+Z < O
(b) x 4 -4x 3 +4x-1 < O

(c) 4x 4 -17x 3 +17x-4 > O


81

[ (a) 1/2 ( X < 2; (b) -1 ( X < 2- /3, 1 < X ( 2 + v'J;


(e) X i -1, 1/4 i X i 1, X! 4; (d) X i 1/4, X! 4]

3.19 Risolvere le disequazioni


,
(a)' x 8 -7x 4 +12 > O (b) x 6 -7x 3 +12 > O
(c) x 8 -2x 7 -3x 6 > O (d) x 10 -x 6 > O
[(a) Effettuando la sostituzione x 4 =t, si determina il risultato fi~

le: x <- v'2, -1/'3 _ix i ';f3 , x > ../"i'; {b) x < V3, x > 14;
(e) Si metta in evidenza il fattore x 6 • Il risultato finale è: x!-1,

x=O, x ! 3; (d) xi - I, x=O, x ! 1]

3C. D:i.:sequa.z:i.o:n.:i. :ra.zio:n.a.1:i.- Si:st.em:i. di


di:sequ.a.zioni

Un'espressione del tipo

ilil
q(x) > O '

dove p(x), q(x) sono polinomi, si dice disequazione r~


zionale. Risolvere tale disequazione significa deter-
minare quei numeri reali x per cui p(x) e q(x) hanno
lo stesso segno; perciò la disequazione data è equi-
valente ai due sistemi di disequazioni:

{ p(x) >o { p(x) <o


q(x) >o q(x) <o
3.20 Risolvere la disequazione razionale
x+l
->
x-1
o

[Consideriamo i due sistemi:

rx + 1 >O {x+l<O
lx-1>0 X - 1 ( 0
82

Il primo sistema è soddisfatto da x > 1, il secondo da x < - 1. Per-


ciò la disequazione razionale data ha per soluzioni x < - 1 ex >l ]

3. 21 Risolvere le disequazioni razionali

(a)
X
X
+ 5
+ 6
< o -+1 +
,,S
-,"'
'0 (b)
1 -
---
X
X
>
~
-<. -
()-~-:
~

[ (a) -6 < X < -5; (b) O <x <1 ]

3.22 Risolvere le disequazioni razionali

(a)
3 -
--- X
> o (b) 7 - X < O
X + 1 4 - 3x
[ (a) la disequazione data è equivalente ai due sistemi

r-x+
X~

1 >
0

o
Il primo sistema ha per soluzioni -1 < X 5. Tale intervallo è
r3
1
-

X+ 1 <
X .$_ 0

o
3. an-
che l'insieme delle soluzioni della disequazione razionale data, per_
chè il secondo sistema non ammette soluzioni; (b) 4/3 < x 5. 7]

3.23 Risolvere la disequazione razionale


X 2 -2X
x 2 -4x+3
< o

[ la disequazione è equivalente ai due sistemi

· {.x2 -zxG o X 2 2x<,3)0

X 2 -4X + 300
f
~X 2
-

- 4X + 30 0

Consideriamo il primo sistema : la prima disequazione del primo sist~


maha per sohlzioni x<O,x>-Z;mentre la seconda disequazione ha per soluzio-,
ni · i<x<:3;i valori di x comuni so~o quindi 2<x<3. Il secondo sistema ha per
sohlziaù O<x<l.Perc:iò h disequazia-e data ha ~hlzioni 2<x<3, O<x<l ]
3,. 24 Risolvere le disequazioni razionali
'l
1 1 l > 1 I
(a) 2 + --
x-1 > x+l
(b)
X - 2-x

[ (a) E' conveniente portare tutti gli addendi a primo membro, riducen
83

do le frazioni a comune denominatore. Il risultato è x < -1, x = o,


X ) 1; (b) 0 ( X .$. 1, X >2 ]

3.25 Risolvere le disequazioni razionali


3x 2 +7x+4 (b) 'l ...1Q_ > 6 -
(a) <
x 4 -2x 2 -3 -
o X2
· x 2 +1
[(a) - /3 ( X .$_- 4/3, -1 .$_ X ( /3; (b) X ( - 2, -1, ( X ( 1 ,
X ) 2 ]

3.26 Risolvere la seguente disequazione razionale


1 1 + _l_ > O
+
X x-1 x-2 -

[0 (X.$_ 1 - /J/3, 1 (X.$_ 1 + /3/3, X) 2]

Ricordiamo la definizione di valore


. •
. assoluto, indi
cato, con I X I., di un numero reale x:
X se X >o
lx·I
-x se X < o
Risulta lxl .::'..O per ogni xeR e lxi O se e solo
sex= O. Valgono inoltre le proprietà,: I-xl = lxi ,
lx·yl = lxl · IYI , lx/yl = lxl/lYI. Altre importanti
proprietà sono enunciate nei tre esercizi che seguo-
no.

3.27 Sia r > O. Dimostrare che:

~[Ricordando la definizione
<=>
di I xl,
-r < x < r .
==
la relazione I xl.$.r equivale
ai due sistemi

X?_ 0 X ( 0
{ {

X.$_ r -x.$.r
Il pr:iJDo sistema equivale a O ix.$_ r, mentre il secondo equivale a
84

-r .ix< O; l'unione dei due intervalli è appunto l'intervallo


-r .ix .i r]

3.28 Sia r > O. Dimostrare che:


Ix I < r <=> -r <x <r .
3. 29 Dimostrare la disuguaglianza triangolare:

[ Prendiamo in considerazione la relazione lx I .i r, già studiata nel


l'esercizio 3.27. Ponendo r = Ix I, risulta evidentemente I xl .i
.i lx I (in particolare vale il segno di uguale); in base all'eserci
zio 3.27 otteniamo - lx I .$_ x .i I xl, VxE R. Sex 1 ,x 2 sono nu-
meri reali, abbiamo quindi

Sonunandomembro a membro otteniamo

-( lx1I+ lx2I l.iX1 +x2 ~( lx1l+lx2I)-

Utilizzando di nuovo l'esercizio 3.27 con r= lx 1 I +I x 2 I., ottenia-


mo la disuguaglianza triangolare ]

3.30 Risolvere la disequazione: lx+31 - 2 > O.


[ La disequazione data è equivalente ai due sistemi

x+3>0 {x+3<0
{
x+3-2>0 -(x+3)-2 > o

Dal primo si ottiene x > - 1, dal secondo x < - 5. Perciò la diseql.1§_


zione data ha per soluzione tutti i numeri reali x per cui x < - 5 e
X ) - 1]

3.31 Risolvere le disequazioni:


(a) 2-lx-2I>0 (b) x > Z(lxl-1)
[(a) O.ix_i4; (b) -2/3.$.Xi2]
85

3.32 Risolvere le disequazioni:


(a) x 2 +2lxl- 3 < O (b) x 2 -Zjxj-3 > O

[La disequazione (a) è equivalente ai due sistemi


!)i 1
j
X< 0 /
{ /
/
x 2 -2x-3 <O../

Risolvendo le disequazioni di secondo grado si ottiene

i X ) 0 rX ( 0
~l -1
I -
1--3 <X < l < x < 3

Il primo sistema dà O ix< 1, il secondo -1 < x <O.Perciò la dis~


quazione iniziale ha per soluzioni: -1 < x < l; (b) Procedendo in
modo simile a quanto indicato per l'esercizio (a), si trova il risul
tato: x < - 3, x > 3]

3.33 Risolvere le disequazioni:

(a) 4lxl < - i (b)


x 2 -Zjxj-3
[(a) -3 < x < -1, 1 < x < 3; (b) x < o, O< x < 1/2, x > 3/2 (sen-
za risolvere disequazioni di secondo grado, il risultato si ottiene
più semplicemente dividendo entrambi i membri della disequazione da-
ta per Jxj)]

3.34 Risolvere le disequazioni

(a)' 1 I --
X
X
-
-
1
7
I> 1 (b)
Zx
5 -
1
X I< 2
[(a) x>4,x/.7; (b) X ( 11/4]

3.35 Risolvere le disequazioni


(b) (x+l) 2 < Jx 2 -ll
[ (a) 3 < x < 5, x I 4; (b) x < O, x I- - 1 ]
86

3D. Disequazio:n.i irrazio:n.a.1i

Fissato un numero naturale n' espressioni del ti


po
n/i>(xT > q(x) n/p(xT < q(x)
' '
dove p(x), q(x) sono polinomi, si dicono disequazioni
irrazionali. Il metodo di risoluzione è differente a
secondo che n sia pari o dispari. Di seguito distin-
guiamo i due casi.
La funzione y = x n è strettamente crescente su
R se n è un numero naturale dispari. In formule ciò si
esprime:
<=> (n dispari).
Ne segue in particolare che la funzione xn è in-
vertibile su tutto l'asse reale, se n è dispari. La
funzione inversa è y = n/x è definita su tutto R ed
è strettamente crescente, cioè:

(n dispari).
In base a tali proprietà, le disequazioni irra -
zionali con n dispari si risolvono elevando alla n-
sima potenza entrambi i membri. Precisamente:
n dispari
<=> p(x) > [q(x)]n

n dispari
<=> p(x) < [q(x)] n

3.36 Risolvere la disequazione irrazionale

[ Elevando entrambi i membri alla terza 'potenza e semplificando per x 3


si ottiene la disequazione equivalente 2
-x +3x-2 > O:, che ha per
soluzioni: 1 <x <2 ]

3.37 Risolvere la disequazione irrazionale


87

[Elevando alla terza potenza entrambi i membri otteniamo la disequaziQ


ne equivalente

X 3 - X > ( x-1) 3 = X 3 - 3:x 2 + 3x - 1.

Semplificando per x 3 si ottiene la disequazione di secondo grado


3x 2 -4x+l > O, che ha per soluzioni x < 1/3 e x > 1]
Se n è un numero naturale pari la funzione y=xnè
strettamente cr~scent~ _per x ~ O. In formule ciò s·i
scrive:
<=> (n pari).
La funzione xn è invertibile nell ' intervallo
[0,+ 00 ) se n -è pari.La funzione inversa è y=n✓x ;è d~
finita per x ~ O ed è strettamente crescente, cioè:

<=> (n pari) .

Consideriamo ora la disequazione irrazionale con


n pari:

n✓pGcT < q(x).


Per le proprietà di monotonia espresse in prece-
denza, anc4e in questo caso eleviamo entrambi i mem-
bri della disequazione alla n-sima potenza; però ri-
chiediamo anche che p(x) > O e q(x) > O. In simbo-
li:
n pari
n/PTi}" < q(x) <=>
Ip(x)
p(x)
q(x)
< [ q (x)
>
>
O
O
t

Oss_erviamo che la condizione q(x) > O è necessa-


ria affinchè valga l'equivalenza sopra sc~itta; in-
fatti la relazione p(x) < [q(x)]n può essere verifi
88

cata anche se q(x) è negativo (dato che n è pari),


ma in tal caso non sarebbe verificata la rela -
zione ~PlXJ < q(x),perchè il primo membro è maggiore
od uguale a zero.
Infine consideriamo la disequazione irrazionale
con n pari:

occorre richiedere che p(x) ~ O. In tal caso, se


q(x) è negativo,la disequazione data è verificata;
mentre, s~ q_(x) > O, allora possiamo imporre la con-:
diz ioni-p (x) > [ q(:~-)
Jii, ~d i~ tal ~aso risulta auto-
:maticame~te p(x) ~-O:- In derinitiva abbiamo:
n pari
<=> Jq(x) < o {
q(x) >O
l p-Cx) ~ o p(x)>[q(x)Jn

3.38 Risolvere la disequazione irrazionale


/ 4X 2-1 < X - 3
[ La disequazione data è equivalente al sistema

r4x 2 -1?_0

l x-3
4x 2 - l
> o
< (x-3) 2 = x 2 - 6x + 9 ;

la terza disequazione si scrive anche 3x 2 +6x-10 < o, che ha per so-


luzioni -1-.fm3 < x < -1+ /39/3; la seconda disequazione ha per
soluzioni x > 3. Dato che -1+/39/3 < 3 (infatti ciò equivale a
/ 39/3 < 4, cioè /39 < 12, cioè ancora 39 < 144, che è vera), il
sistema non ha soluzioni. Perciò anche la disequazione data non ha
soluzioni]

3.39 Risolvere la disequazione irrazionale


12 -x 2 > Zx - 1

[ la disequazione data ha per soluzioni l'unione delle soluzioni dei


sistemi:
89

( 2x - 1 <O 2x - 1 2 O
{
l2-x220 2-x 2 .>.(2x-l) 2

Eseguendo i conti otteniamo i due sistemi equivalenti

( X < 1/2 X ) 1/2


{

l-125.x5./2 - 1/5 ( X ( 1

Cioè ancora:

- /2 5_X < 1/2 1/2 5_ X ( 1 .

Perciò la disequazione data ha per soluzioni: - /2 5. x < 1 ]

3.40 Risolvere le disequazioni


(a) /3x-1 > 2 (b)

[ (a) X 2 5/3 ; (b) /7.:2 < X _i 1]

3.41 Risolvere le disequazioni


(a) /T="i2) X (b) /~ + x > O

[ (a) -1 s.x < /212 ; (b) - Fi/2 s. x 5. 1 ]

3.42 Risolvere le disequazioni


(a) ~64x 3 - x > 4x - 3
[(a) Vx ER; (b) -1/2 <x <1 ]

3.43 Risolvere la disequazione /3x 2 -l > /x 2 -3 .


[la disequazione è equivalente al sistema
I
3x 2 - 1 2 O

x2 - 3 2 O

3X 2 - 1 ) X 2 - 3 ,

che ha per soluzioni: x 5. - /'i , x 2 /3 ]

3.44 Risolvere le disequazioni


(a) lxl ✓ l-Zx 2 > 2x 2 -l (b) x/1-2x 2 > 2x 2 -l
90

[ (a) Dato che x = /;:I I 2 , la disequazione data è equivalente a


/ x 2 (l-2x 2 ) > 2x 2 -1, che ha come soluzioni: - /212 < x < /2/2.
Tali soluzioni si trovano più semplicemente osservando che deve essf
re l -2x 2 ~ O e che per tali x il secondo membro della disequazione
è minore o uguale a zero. Perciò la disequazione data è equivalente
alla disequazione di secondo grado 1 - 2x 2· > O;
(b) Conviene studiare separatamente i casi x ~ O ex< O. Se x ~ O
la disequazione si risolve come nel caso (a) e si ottiene Oix< /2/2.
Se invece x < O, si può porre y=-x e risolvere la disequazione
y /1-2y 2 < l-2y 2 con y > O. Semplificando per /~ (>O) si 01
tiene la disequazione più semplice y < / 1-2y 2 che,nell'ambito delle
y > O, ha soluzioni O< y < /3/3. Riassumendo, le soluzioni della
disequazione iniziale sono -/3/3 < x < /2/2 ]

3.45 Risolvere la disequazione


:;x-1 + ✓x-1 -·z < o
[ Ponendo y =
~--
v x-1 , risulta 13--x-l .= y 2 • Con tali notazioni oc-
corre risolvere y < O. Tenendo conto che y ~ O, deve
2 + y - 2 es-
sere O $_ y < 1 •.• la soluzione è 1 $_ x < 2 ]

3E. Diseq-u.a.zioni esponenzia.1i e 1ogarit-


JDic.he

In questo paragrafo prendiamo in considerazione


le funzioni esponenziale y = ax e logarit:mo y = logax,
con a numero reale positivo e diverso da 1.
A titolo di esempio consideriamo la funzione e-
sponenziale con base a= 2 : y = zx. Allo scopo di
disegnare un grarico approssimativo della funzione
2~, riportiamo i valori di tale funzione in corri-
spondenza ad alcuni valori interi dix:

-1

1/2
91

Con l'aiuto di tali valori disegnamo il grafico


approssimativo in figura 3.1.

y=2x

-2 -1 2 X

figura 3.1

La funzione zx è definita per ogni xeR, è positi


va per ogni x, ed è strettamente crescente, cioè:
=> 2X l < 2X 2 •

Consideriamo ora una funzione esponenziale con


base a minore di 1, ad esempio a= 1/2. Abbiamo la
seguente tavola di valori, ed in corrispondenza il
grafico della funzìone (1/2)x in figura 3.2.

X 2 1 o -1 -2

(1/2) X 1/4 1/2 1 2 4


92

-2 -1 1 2 X

figura 3.2

La funzione (1/2)x è definita e positiva per ogni


XER, ed è strettamente decrescente, cioè

X '
Più in generale, la funzione esponenziale y =a e
strettamente crescente se la base a è maggiore di 1,
ed è strettamente decrescente se O< a< 1. In formu-
le:

Particolarmente importante è il caso in cui la ba


se è ugu~le al numero di Nepero e (=2.71 ... ).Dato eh;
e> 1, la funzione esponenziale y ex è strettamente
crescente.
Qualunque sia la base a (a>O, a f 1) la funzione
esponenziale f(x) = ax è definita su Re la sua immà-
gine (o codominio) è l'insieme dei numeri reali posi-
tivi. Inoltre la corrispondenza tra Re· (0,+ 00 ) è biu-
nivoca, dato' che ax è strettamente monotona; infatti,
per verificare che ax è invertibile, consideriamo x 1f
1 x 2 e ver.ifichiamo che f(x 1 ) 1 f(x 2 ). Pur di cambia-
re l'ordine dei due punti risulterà x 1 < x 2 e quindi
93

se a> 1

La funzione logaritmo è l'inversa della funzione


esponenziale. Scriveremo y . = log a x, intendendo che y
è l'esponente che occorre dare alla base a per ottene
re x; in formule:
<=>
Come in precedenza la base a è un numero positi-
vo e diverso da 1. Come inversa della funzione espo-
nenziale, la funzione logaritmo è definita nell' in-
sieme (0,+ 00 ), con valori in R. Quando si scrive y =
= log x, senza indicare esplicitamente la base, si :iQ
tende che essa è uguale al numero di Nepero e.
Se la base è maggiore di 1, la funzione logarit-
mo è strettamente crescente. Infatti, consideriamo
Y 1 = log 3 x 1 , y 2 = log 3 x 2 , con x 1 < x 2 ; se fosse y1>
> y2 , per la monotonia della funzione esponenziale ,

riamente alle ipotesi. Per lo stesso motivo è as


surdo che y 1 = y2 , perchè aYremmo x1 = x2 . Deve per-
ciò risultare y1 < y2 . Con lo stesso ragionamento si
verifica che la funzione logaritmo è strettamente de
crescente se la base è un numero positivo minore di
1. In formule abbiamo quindi:
logax 1 < log 3 x2 ;

logax 1 > log 3 x2 •

Esempi di grafici della funzione logaritmo, con


base maggiore o minore di 1, sono riportati in figu-
ra 3.3.
94

y
y

a X X

figura 3.3

3.46 Calcolare il valore dei seguenti logaritmi


(a) log 10 10
[ (a) log 1 0 10 è uguale al numero reale y per cui lOY = 10; evidente -

mente y = 1, cioè log 10 10=1; (b) log 2 8 è l'esponente y da dare alla

base 2 per ottenere 8, cioè 2y=8; risulta quindi log 2 8 = y = 3; (c)


l'esponente da dare a 7 per ottenere 1 è O; quindi log 1=0]
7

3.47 Calcolare il valore dei seguenti logaritmi


1
(a) log 8 4 (b) log 3 3 (e) log 112 4
[(a) L'espressione y = log 84 è equivalente a By= 4. Ricordando che

8=2 3 , risulta 8y=2 3y = 4; quindi 3y=2, cioè y=2/3; in definitiva

log 8 4 = 2/3; (b) 1 'esponente da dare a 3 per ottenere 1/3 è -1; quin-
-2
di log 3 (1/3)=-1; (e) Risulta (1/2) = 4, quindi log 4=-2]
1/2

3.48 Calcolare il valore dei seguenti logaritmi


1
(a) log 4 (b) log 8 (e) log
1/8 1/4 1/2 8
95

[ (a) - 2/3; (b) -3/2; (e) 3]

3.49 Calcolare il valore dei seguenti logaritmi


.fi
(a) (b) log 10 1O (e) log 11 ✓IT

[ (a) 1/2; (b) ✓-2 (e) 1/2]

3.50 Risolvere la disequazione log 5 x > 2.


[Scrivendo anche a secondo membro della disequazione un logaritmo in
base 5 abbiamo log 5 x >2 = log 5 25; dato che la funzione log 5x è

strettamente crescente, ciò equivale a x > 25]

1
3.51 Risolvere la disequazione log 3 x <2
[ La disequazione data si può anche seri vere log 3 x < log 3 /3; dato

che la funzione log 3x è strettamente crescente, ciò equivale a O<

<x< ✓3 J
3.52 Risolvere la disequazione log x < ✓I.
1/7

[La disequazione log x < / 2


- = log (1/7)
.fi ha per soluzione i
1/7 1/7

numeri x > (1/7)


li dato che la funzione y=log x è strettamente de-
1/7
crescente J

3.53 Risolvere la disequazione log (x 2 +4x) > - 1.


1/5
[La disequazione data si può anche scrivere:

log 115 (x 2 + 4x) > log 11 s5.


Dato che la funzione logaritmo in base 1/5 è strettamente decrescen-
te, otteniamo le relazioni equivalenti

O <x2 + 4x < 5

La prima delle due disequazioni di secondo grado ha per soluzioni


x < - 4, x > O; la seconda ha per soluzioni: -5< x < 1. Riportiamo
96

tali valori nello schema in figura 3.4.

X< -4 X >O
-5
..
I -4 o X

-5<X<1

figura 3.4

I numerix che risolvono la disequazione data sono quindi quelli ·che


verificano le relazioni·: -5 < x < - 4, O <x < 1 ]

3.54 Risolvere la disequazione

log (1 + l) < 1
X -

[ La base del logaritmo è il numero di Nepero e. Dato che log e=l, la


disequazione data è equivalente al sistema di disequazioni

1 + 1/x <e
{
1 + 1/x >O •
La prima delle due disequazioni ha per soluzioni: x < O e x~l/(e-1);
la seconda disequazione ha per soluzioni: x < - 1 e x > O. I valo-
ri comuni sono x < - 1 e x ~ l/(e-1) ]

3.55 Risolvere le disequazioni


(a) log (x-1) < - 1 (b) log (3x-2x 2 )<0
1 NO 1/2
[(a) 1 ( X ( 1 + 1/e; (b) 1/2 < X< 1 ]

3.56 Risolvere le disequazioni


97

(b) log x 2 > log x


[(a) -2<x< - /2, /2.<x< 2; (b) x> 1]

3.57 Risolvere la disequazione

[x ( - 2, -1 ~X~ 1, X~ 2]

3.58 Risolvere la disequazione 4x > 2.


X 1/2
[La-disequazione si può anche scrivere 4 > 2 = 4 ; dato che la fun-
zione esponenziale 4x è strettamente crescente, la disequazione è
soddisfatta se e solo sex> 1/2 ]

.
3 . 59 R 1so 1 vere 1 a d"1sequaz1one
. (1/3)(1-12x)x < 3.
(l-12x)x -1
[La disequazione (1/3) < 3 = (1/3) è equivalente a x-12x 2 >
> - 1, dato che la funzione esp~nenziale con base 1/3 è strettamente
decrescente. Il risultato finale è -1/4 < x < 1/3]

3 . 1 vere
. 60 R 1so 1 a d"1sequaz1one
. gx+l ~
2x2
3(x+l)
[Dato che 8 = 2 3 ; la disequazione data si può anche scrivere 2 ~
x2
~ 2 , ed è quindi equivalente a 3(x+l) ~ x 2 • Tale disequazione di

secondo grado ha per soluzioni i numeri reali X per cui (3- /n)/2 ~

~X~ (3+ /n)/2] ,<-i<;)< X >1

3.61 Risolvere

(a)
3
'e
4x 4
le
-Sx 2
disequazioni
+1
< 1 (b) e
lx-li
< e
I x
K<=1.

[ (a) -1 < X < - 1/ 2, 1/ 2 < X < 1; ( b) X ) 1/ 2 ]

3.62 Risolvere la disequazione 4x + 2x - 2 < O.


X X
[Ponendo t = 2 , risulta 4 =t 2 • La disequazione t 2 +t-2 < O è soddi-
sfatta da -2 < t < 1. Perciò abbiamo -2 < 2x < 1; la prima disequa -
zione è soddisfatta per ogni x è R, mentre la seconda è soddisfatta
da x<O. Riassumendo, i numeri reali negativi sono le soluzioni della
98

disequazione data ]

3.63 Risolvere le disequazioni


10
(a) < 3 > - 2

[(a) Ponendo ex= t risulta e-x; 1/t; quindi occorre risolvere la di-
sequazione t + 1/t < 10/3. Si tratta di una disequazione razionale
che ha per soluzioni: t < O e 1/3 < t < 3. 19 corrispondenza la dise-
quazione ex< O non ha soluzioni, mentre le disequazioni 1/3 <ex< 3
hanno per soluzioni - log 3; log (1/3) < x < log 3;
( b) x > log ( -1+ /5) ]

3.64 Risolvere le disequazioni

(a) (x+l) (x 2
-l) > 1 (b) (x 2 -3)X < x 2 -3

[ (a) Occorre distinguere i casi in fUi la base x+l è compresa tra O e


1, oppure è maggiore di 1. Si ottengono i due sistemi

0 < X+ 1 < 1 rx+l> 1


{

X 2 - 1 < 0 l x 2 -1 > O

Eseguendo i calcoli si ottiene il risultato finale: -1< x < O e x>l


(b) X < - 2, ✓3 < X < 2 ]

3.65 Risolvere le disequazioni


(a) log(x-1) 2-log(x-2) 2 >0
(b) log- (2x 2 -13x+21) > O
(x-2)

[ (a) X ) 3/2, X 1" 2; (b) 5/2 ( X ( 3; X ) 4 ]

3F. Disequazioni t.rigonomcatrich.e

Nel capitolo 2 abbiamo già dato alcuni richiami


di trigonometria. Ricordiamo qui alcune proprietà ciel
le funzioni sen x, cos x, tg x.
Le funzioni sen x e cos x sonq i,eriodiche di pe-
99

riodo 2TI; la funzione tg x è periodica di periodo TI.


ciò significa che:
'

i sen
cos
tg
(x+2kTI)
(x+2kTI)
(x+kTI)
= sen x
= cos x
tg x
Per comodità del lettore riportiamo la seguente~
vola di valori.
.
X I
radianti
o TI/6 TI/4 TI/3 TI/2 TI (3/2)TI 2TI

X
oo 30° 45° 60° 90° 180° 270° 360°
gradi

sen X o 1/2 /2/2 ✓3/2 1 o -1 o


cos X 1 /3/2 12/2 1/2 o -1 o 1
non non
tg X o ✓3/3 1 ✓3
defi-
o defini-
o
nita ta

Prendiamo in considerazione disequazioni trigono-


metriche del tipo senx > a, cos x > a, tg x > a, es-
sendo a un numero reale assegnato. Cominciamo con la
disequazione relativa alla funzione sen x e facciamo
riferimento alla figura 3.5, dove è tracciato il gra-
Y

figura 3. 5
100

fico della funzione sen x e, nello stesso sistema di


riferimento, anche il grafico della funzione costan-
te y = a, per diversi valori del parametro reale a.
Tenendo presente che i valori della funzione sen x
sono compresi tra -1 e 1, abbiamo il seguente sche
ma di risoluzione:
sen x > a
<=> nessuna soluzione;
a > 1

sen x >
<=> VxeR
a < -

sen x > a scelto x 0 tale che sen x 0 ~a


<=> con -n/2 ~ x 0 < TI/2, le so-
-1 < a < 1 luzioni sono:
x 0 +Zkn<x<TI-x 0 +2kTI, VkeZ.
In modo analogo otteniamo uno schema di risolu -
zione per la disequazione sen x < a:
sen X < a
<=> VxeR;
a > 1

sen X < a
<=> nessuna soluzione;
a < -1

sen X < scelto x 0 tale che sen x 0 =a

-1 <a<
ali <=> con -n/2 < x 0 ~ TI/2, le solu
zioni sono:
-TI-xo+2kTI<x<xo,+2kTI, Vke Z.

3.66 Risolvere le disequazioni trigonometriche


(a) sen x > /2/2 (b) sen x < 1/2
101

[ (a) 1T/4+2k 1T <· x < (3/4) TI+2kTI, Vk EZ;


(b) -(7 /6)TI +21< TI< x < TI /6 + ZkTI , VkE z]

3.67 Risolvere le disequazioni trigonometriche


(a) sen x > - 1 (b) sen x < - 1/2
[ (a) -TI/2+2k 1T < x < (3/2) 1T+2k 1T, Vk EZ, cioè: x # - 1T/2 +2k1T
Vk EZ; (b) -(7/6) TI + 2k1T < x < - TI/6 + 2k1T, Vk E z],

3.68 Risolvere le disequazioni trigonometriche


(a) 2 sen 2 x-5senx + 2 < O (b) sen 2 x< sen x
[ (a) Ponendo t = sen x, si ottiene la diseguazione di secondo grado
2t 2 - St + 2 <Oche ha per soluzioni J../2 < t < 2. La disequazione
sen x < 2 è soddisfatta da ogni x E R, mentre la disequazione 1/2 <
< sen x è soddisfatta da 1T/6 + 2k1T < x < (5/6) 1T + 2k 1T, V k E Z,
che costituisce quindi l'insieme delle soluzioni della disequazione
data; (b) ponendo t = sen x, si determinano le soluzioni: 2k1T <x <
< (2k+l) TI, x I 1T /2 + 2k1T , Vk EZ]

3.69 Determinare i numeri reali x dell'intervallo


[0,211] che soddisfano le disequazioni
(a) sen x < /3/2 (b) 2 sen 2 x > 1
[ (a) 0 i X< 1T/3, (2/3) 1T < X 5_ 2 1T ;(b) 1T/4 <X< (3/4) 1T,
(5/4) 1T (X< (7/4)1T]

Studiamo la disequazione cos x > a facendo rife-


rimento alla figura 3.6.
y

y.a

figura 3. 6
102

Si ottiene il seguente schema di risoluzione:


COS X) a
<=> nessuna soluzione;
a > 1

cos X > a
<=> VxeR;
a < - 1

cos X > a scelto x 0 tale che cos x 0 =


<=> =a, con O<x 0 ~TT, le solu-
-1 < a < 1 zioni sono: -x 0 +Zkn<x<x 0 +
+2kTI, Vke Z.
Analogamente si ottiene uno schema di risoluzio-
ne per la disequazione cos x < a:
cos X < a
<=> yxeR;
a > 1

cos

a < - 1
X <
.I <=> nessuna soluzione;

cos X < a scelto x 0 tale che cos x 0 =


<=> =a, con O~ x 0 < TT, le so
-1 < a < 1 luzioni sono:
x 0 +ZkT1<x<ZT1-x0 +2kTT, VkeZ.

3.70 Risolvere le disequazioni trigonometriche


(a) COS X ) ./3/2 (b) 2 cos x < 1
[(a) - 1T/6+2kTT<
x < TI/6+2kTT,Vk EZ; (b) Tl/3+2kTI< x < 2(k+l) TI-
- TI/ 3, Vk E Z]

3.71 Risolvere le disequazioni trigonometriche


(a) COS X ) 1 (b) cos x < O
103

[ (a) nessuna soluzione, (b) TI /2+2k TI< x < (3/2) TI + 2kTI, VkE z]

3.72 Risolvere le disequazioni trigonometriche


(a) cos 2 x - 2c-0s x - 3 < O
(b) I cos x - 1 I < cos x
[ (a) Ponendo t; cos x, si ottiene la disequazione t 2 -2t-3<0 che ha
per soluzioni -1 < t < 3. Le corrispondenti disequazioni -1< cos x<3
sono soddisfatte da ogni x f TI + 2kTT, Vk E Z; (b) dato che cosx -
- 1 ~ O per ogni xE R, risulta lcos x - 1j; 1- cos x; perciò la
disequazione data è equivalente a 1-cos x < cos x, cioè cos x > 1/2,
che ha per soluzioni -1T / 3 + 2kTT < x < TT/ 3 + 2k1T , Vk E Z]

3.73 Determinare i numeri reali x dell' intervallo


[0,2TT] che soddisfano le disequazioni
(a) 1+2 COS X) 0 (b) 3-4 cos 2 x > O
[ (a) 0 ~X< (2/3) 1T, (4/3) TT<X~ 2 TT; (b) 1T/6 < x < (5/6) TI,
(7/6) 1T< X < (ll/6)1T ]

Studiamo le disequazioni tg x > a, tg x < a, fa-


cendo riferimento alla figura 3.7.

y:a

figura 3. 7
104

Tenendo presente che la funzione y=tgx è periodi-


ca di periodo 11, abbiamo il seguente schema di risolu
zione:
scelto x 0 tale che tg x 0 =a,
tg X> a <=> con - n/2 < x 0 <TI/2, le sol~
zioni sono:
x 0 +k11< X< TI/2+kTI, VkeZ;

scelto x 0 tale che tg x 0 =a,


tg X ( a <=> con -n/2 < x 0 < n/2, le so
luzioni sono:
-11/Z+kn < x < x +k110 VkeZ.

3.74 Risolvere le disequazioni trigonometriche


(a) tg X> 0 (b) tg X< - 1

[ (a) k TI< x < 1T/2+kTI, Yk EZ; (b) ·_ 11/2+kTI<x <-11/4+k11,Y k E z]

3.75 Risolvere le disequazioni trigonometriche


(a) /3 + tg X > 0 (b) 1 - ✓3 tg x > o
[(a) - 1!/3 + kTT< x < 11/2+k1T,Yk EZ; (b) -TI/2+kTI<x< 11/6 + kll,
Vk t z]

3.76 Risolvere nell'intervallo [0,11] le disequazioni:


(a) sen x < cos x
[(a) la disequazione data è equivalente ai due sistemi

{
cos x > O

tg X < l
! COS

tg X
X (

)
0

Osserviamo che l'equivalenza dipende anche dal fatto che, nell'inter -


vallo [ o, 11] , la funzione cos x si annulla per x=ll /2, ma in tal ca-
so, essendo sen ( 11/2) = 1, la disequazione sen x < cos x non è veri-
ficata. Le soluzioni finali sono: O .$_x < TI/4; (b) O .$_x < 11/ 4 ,
( 3/ 4) 11 ( X ~ 11 ]

3.77 Risolvere nell'intervallo (-11/2, 11/2) le disequ~


105

zioni:
(a) 3-tg 2 x < O (b) (3tg 2 x-2) tg 2 x < 1
[ (a) -TI/2 < X S - 1T/3, TI/3 S X< 1T/2; (b)-TI /4< X ( TI/4 ]

3.78 Risolvere la disequazione sen x < cos 2 x.


[ Ricordando la formula di duplicazione cos 2x =l -2sm 2 x,possiamo seri
vere la disequazione equivalente 2 sen 2 x + sen x - 1 < O. Ponendo
t = sen x, si trova -1 < t < 1/2. Le soluzioni finali sono:-(7/6)TI+
+ 2kTI < x < TI /6 + 2kTI , x f - TI/2 + 2k TI, V k €Z ]

3.79 Risolvere nell'intervallo [-TI,TI] la disequazio-


ne
4 sen x cos x + 1 < O .
[Utilizzandola formula di duplicazione 2sen x cos x = sen 2x, si ot-
tiene la disequazione equivalente 2sen2x + 1 < O, cioè sen2x < -112.
Ponendo 2x = t, occorre risolvere la disequazione sen t < - 1/2 per
tE [-2TI, 21T ] • Si ottiene -(5/6)TI <t< - TI /6,(7/6)TI <t<(ll/6)TI.
Le soluzioni della disequazione data sono perciò -(5/12) TI< x <-TI/12,
(7/12) TI< x < (ll/12)TI]

3.80 Risolvere la disequazione trigonometrica


2 cos 2 x + 3 sen x - 3 > O
[ Con la sostituzione cos 2 x=l-sen 2x si ottiene la disequazione equi-
valente 2 sen 2 x - 3se.n x + 1 < O, che a sua volta equivale a 1/2 <
< sen x < 1. La soluzione finale è: TI /6 + 2kTI < x < (5/6)TI + 2k 1T,
x I TI /2 + 2k1T , V k E Z ]

3.81 Risolvere le disequazioni

(a) ✓ 1-2 sen 2x > ✓z senx + 1

(b) ~7-8 cos 3x > 1 - 2 cos x


[ (a} (2k+l)TI .$. x S (5/4) TI+ 2kTI, {7/4)TI S x S 2(k+l) TI, Vk E Z

(b) -(5/6)TI + 2kTI .$. x .$. (5/6) TI+ 2kTI , VkE z]


106

3.82 Risolvere la disequazione


3-----------
> Vtg e--,-
cos x
X
1
2
6)

[ Utilizzare la sostituzione 1/ cos 2 x = ( sen 2 x + cos 2 x) / cos 2x

Il risultato è: -TI /2 + k TI< x < TI /4 + kTI, Vk E z]


'2'.('Capitolo 4 2S
NUMERI COMPLESSI

4A. Farnia. a.1geb::ric.a. e, t:rigon.o:rnet::ric.a.

Un numero complesso si può rappresentare sotto h


forma
a + i b
con a,b numeri reali. In tal caso si dice che il nu-
mero complesso è rappresentato in forma algebrica. I1
simbolo i prende il nome di unità immaginaria ed ha la
proprietà che i·i=i 2 = - 1. Il numero reale a sic~
ma parte reale del numero complesso, mentre b è detto
coefficiente della parte immaginaria. Se il coefficiente
della parte immaginaria è nullo il numero è reale;se
la parte reale è nulla si dice che il numero è imma-
ginario puro.
Le operazioni di somma, differenza, prodotto tra
numeri complessi si svolgono senza difficoltà,pur di
ricordare che i 2 = - 1. Per il quoziente conviene
moltiplicare sia il dividendo a+ ib, che il diviso-
re c + id, per il numero complesso coniugato c - id:

a+ ib (a+ ib)·(c - id)


c + id (c + id)· (c - id)
Il vantaggio di tale operazione è nel fatto che
108

il prodotto (c+id)(c-id) a denominatore è un numero


reale; infatti:
(c+id)(c-id) = c 2 - (id) 2 = c2 - i 2d2 = c 2 +d 2 •

La divisione è quindi possibile se c 2 +d 2 f0, cioè


quando il numero complesso divisore c + id è diverso
da ze·ro.

4.1 Eseguire le seguenti operazioni tra numeri com -


plessi
(a) (l+i)+(l-2i) (b) (1-i)-(l+i)
(c) (l+i) · (1-2i) (d) (l+i) · (l+i)
[ (a) 2-i; (b) -2i; (c) l-2i + i - 2i 2 = 3-i; (d) 1+2i + i 2 = 2i]

4.2 Scrivere in forma algebrica i seguenti numeri com


plessi
(a) i/(1-i) (b} 1/i
(c) (1-i)/(l+i) (d) 13· (1+i)/(2-3i)
[ (a) Moltiplicando numeratore e denominatore per l+i otteniamo

i i(l+i) i-1 1 1
=--+-i
1-i (1-i)(l+i) 2 2 2

Perciò la parte reale ed il coefficiente della parte :immaginaria del


numero complesso quozie11te sono rispettivamente -1/2 e 1/2;

(b) - i; (c) - i ; (d) - 1 + Si ]

In figura 4 .1 è disegnata la rappresentazione geom~


trica del numero complesso z = a + ib.

b z
\

a
figura 4 .1
109

Nella stessa figura 4.1 è anche rappresentato il


modulo p e l' argomento ~ del numero complesso z.. L' ar-
gomento è determinato a meno di multipli di 2n; il
valore di -S compreso nell'intervallo (-TI,TI] si chia-
ma argomento principale. Valgono le relazioni:

a= p cos -s
b = p sen -S

Quindi z =a+ ib = p cos -S + ip sen-S.Perciò po~


siamo rappresentare il numero complesso z in forma tri
gonometrica

z = p (cos -S + j sen -S).

Dato un numero complesso z in forma algebrica:z=


=a+ ib, per ottenere la corrispondente forma trigQ
nometrica si calcola prima il modulo p=/a 2 +b 2 poi
si scrivono le relazioni
b
sen -S = - cos -\,= ~
p'
( => tg -S= -b se a ,f O),
p a

le quali permettono di determinare l'argomento -S a


meno di multipli di 2TI.

4.//calcolare il modulo e l'argomsnto dei numeri com


/ plessi
(a) 1 + i (b) 2 -2 i
(c) ✓"I+ i (d) -1 + i ✓3

[ (a) p = ./z, -\,=TI /4 + 2kTI ; (b) p =2 /2, -\,=-TI /4+2k TI ; (e) p =2,
I -\, = TI /6 + 2kTI ; (d) p =2, -\, =(2/3) TI+ 2kTI ]

f-4 Scrivere in forma algebrica i numeri complessi


1 che hanno come modulo e come argomento principa-
le le coppie di numeri indicati di seguito
(b) p = 3, -S=-n/2
110

(c) p=4, .\t=TI/3 (d) p=/2, B =-1r/4


[ (a) i; (b) -3i; (e) 2 /3 + 2i; (d) 1-i]

4B. Potenze e radici

Mediante le formule di addizione per il seno e il


coseno (richiamate nel paragrafo 2D) è possibile e-
sprimere in forma trigonometrica il prodotto di due
numeri complessi z, z':
z·z'=p(cos.\t+i sen~)·p'(cos~'+i sen~•)
=pp' [ (cos~ cos~'-sen~ sen~')+i(sen-\} cos~'+senB' cos~)]
=pp'[cos(~+~') + i seu (~+~')]
Quindi il modulo del prodotto è il prodotto dei
moduli, mentre l'argomento·del prodotto è la somma de
gli argomenti dei singoli fattori.
Ponendo~• = ~, si ottiene la formula per il qua-
drato di un numero complesso z:
z 2 = p 2 (cos 2~ + i sen 2~);
più generalmente si verifica (il lettore esegua la v~
rifica per induzione su n) che vale la formula di De
Moivre per la potenza n-sima, con n numero naturale:
zn = pn (cos n~ + i sen n~) .

4~ Verificare che la potenza sesta del numero compl~


\ so z = (/3 + i)/2 vale -1.
[ Ilnumerocomplessodato ha modulop = 1 e argomento ~ =TI/6 + 2k1T •
Quindi in formatrigonometrica si scrive z = cos ( TI/6) + i sen (TI/6).
Dalla formuladi De Moivresi ottiene quindi z 6 = cos 1T+ i sen1T =-1 J

4.6 ~(i:erminare la forma algebrica dei numeri comple~

cbl (1-i) 6 (b) (l+i) 8 (c) (1-i) 12

[ (a) Si; (b) 16; (c) -64 ]


111

4.F'D~terminare la forma algebrica dei numeri com-


(,/ plessi

(a) (/3 + i) 6 (c)


7

/
Una radice n-sima di un numero compl_essp_z è un
numero complesso w tale ch_e wn_ = z. s._~_i modul~-gli
argomenti di z, w sono rispettivamente (p, .\ij, (i:i,-~ 7 )
dato che wn = z, per le formule di De Moivre risulta
p

1/n
perciò p' = n/p p ~' = (~+2kTT)/n.
In forma trigonometrica le radici n-sime di un nu
mero complesso z = p (cos~ + i sen~) si rappresenta-
no nella forma

1.ln [ ~+Zlrn . ~+n2kTI]


wk = p~ cos --n-- + 1 sen

e si verifica che si ottengono n radici distinte (se


p f O), corrispondenti ai valori k=0,1,~, ... ,n-1.

;/'Determinare le tre radici cubi~~e del numero z=l


[ Il numero complesso z = 1 ha modulo p =1 e argomento principale ~=O.
Pertanto le radici cubiche sono rappresentate da

2k1T 2k 1T
wk = cos - + i sen -- , k = 0,1,2.
3 3

Cioè w0 = cos O+ i sen O= 1, w 1 = cos (2/3)TT + i sen (2/3)1T =-1/2+

+ i /3/2, w 2 = cos (4/3) TI + i sen (4/3) 1T=- 1/2 - i /3/2. In fi-

gura 4.2 sono rappresentati geometricamente w0 , w1 , w2 nel piano

complesso ]
112

V3
2

2n
-3-
1

i/3
2 .

figura 4.2

4.1Determinare le radici quadrate dei numeri com -


plessi
(a) 1 (b) -1 (c) i (d)-i

[ (a) ± 1 ; (b) ± i; (e) ± Fi/2 (l+i); (d) ± /212 (1-i)]

4/10 D~terminare le radici terze dei numeri comples-


si
• (a) 8 (b) - 8
. [(a) 2, -1 ± i /3; (b) ~2, 1 ± i /3]

4\ D~terminare le radici quarte dei numeri comple~


Sl

(a) 1 • (b) - 4
[(a) ± 1, ± i ; (b) ± (l+i), ± (1-i) ]

4.12 Determinare le radici cubiche di -i.


113

[i, ± /3/2 - i/2 J

4.13 Verificare che le radici quadrate di un numero


complesso (non nullo) sono una opposta dell'al-
tra.
[ Sia z = p(cos -\l + i sen -\l ). Allora w0 = /p [ cos(-& /2) +
+ i sen ( -\l /2 )] è una delle due radici, mentre l'altra è

✓- -& -& ✓- -& -&


w1 = p [ cos( - t 'lT )+i sen ( - + 'lT) ] =- p [ cos - + i sen - ]
2 2 2 2
Perciò w 1 = - w0 ]

4.14 Verificare che le radici quadrate di un numero


reale negativo -a (a> O) sono date da± i ✓a.
( Il numero complesso -a (a > O) ha modulo p=a ed argomento principale
-&= 'lT• Le sue radici quadrate sono quindi
✓- 'lT 'lT 1- - 3'!T 3'!T
a (cos - + i sen - ) = i va, la (cos - + i sen - )=-i /;- ]
2 2 2 2

4C. Ra.dici complesse di eq1..1azio~i =lgeb=i


che

Un' equazione algebrica di grado neN nel campo com -


plesio è un'espressione del tipo
an zn + an-1 zn-1 +
n è il grado dell'equazione; z è la variabile (o inco -
gni ta) complessa; a k per k=O, 1, ... , n sono i coefficien-
ti complessi, con an f O.
Un'equazione algebrica di primo grado è del tipo
az + b = O
e, se a f O, ha per soluzione il numero complesso ~ =
= - b/a.

4. '15 Risolvere le equazioni algebriche di primo grado


(c1.) iz + 1 = O (b) (Z+i) z-4+3i = O
114

[(a) z = - 1/i=i; (b) z = l-2i]

4.16 Risolvere le equazioni di primo grado


(a) (l-i)z-2=0 (b) iz+l-i = O
[(a) l+i ; (b) l+i]

Un'equazione a'.lgebrica di secondo grado è del tipo


az 2 + bz + c = O
con a f O. Ha due soluzioni complesse (distinte se
b = b 2 - 4ac f O) che sono espresse da

-b+ /b L 4ac'
z l
2a

Naturalmente la radice quadrata va intesa nel cam


po complesso, come indicato nel paragrafo precedente.
Si noti che, nel campo complesso, le radici quadrate
(di 6=b 2 -4ac) sono due (coincidenti solo se ò=O)e SQ
no una opposta dell'altra (si veda l'esercizio 4.13).
)<'-"'.) 0 -tL'><'::)L -,-J<.l--Ìj+1cco
4.17 Risolvere l'equazione di secondo grado z 2 +z+l=O.
[Utilizzando la formula risolutiva si trovano due soluzioni z = (-1 ±

± /~ )/2. Con la regola di calcolo delle radici di numeri comple~

si, o più semplicemente (si veda l'esercizio 4.14) osservando che

si trova poi z = (-1 ± i /3 )/2 ]

4.18 Risolvere nel campo complesso le equazioni di


secondo grado
(a) z2 + 4 = O (b) z2 - 4 o
[(a) ± Zi; (b) ±2 ]

4.19 Risolvere nel campo complesso le equazioni


115

(a) 5z 2 - 4z+l = O (b) z 2 +4z+5 o


[ (a) (2 ± i)/5 ; (b) -2 ± i ]

4.20 Risolvere l'equazione z 2 -6z+5-4i = O.


[La formula risolutiva fornisce z = 3 ± 2 ri..:2i .' Per calcolare la
radice quadrata scriviamo 1 + 2i in fo.,na trigonometrica:

21T 2 1T
1+2i = ✓s (cos -
3
+ i sen - ) ,
3
4
da cui /1+2i = ± /s (/"3/2 + i/2). Perciò le soluzioni deli'e -

quazione data sono z = 3 ± "/s ( /3 + i) ]

4.21 Risolvere le equazioni di secondo grado a coef-


ficienti complessi
(a) iz2-2z+3i = o (b) iz 2 +2z-2 o
[(a) i, -3i; (b) ± 4/5/2+i (1 ± '✓
s- -✓
3/2) J

4.22 Risolvere l'equazione biquadratica


z4 - (l+i)z 2 +i= O .
[ Ponendo z 2 = w si ottiene l'equazione di secondo grado in w: w2 -

-(l+i) w +i= O, che ha. per soluzioni w = (l+i ± /-2i )/2.Cal-


colando la radice quadrata si ottiene w 1 = 1, w 2 = ·i. In corrispon -
denza abbiamo z 2 = 1, z 2 = i, che risolte danno z= ± 1, z= ± (l+i)/ /2]

4.23 Risolvere le equazioni biquadratiche


(a)
[(a) ± (l+i)/ /2, ± {l-i)//2; (b) ± i, ± (l+i) ]

Un altro metodo per risolvere un'equazione consi


ste nel sostituire all'incognita complessa z l'espre~
sione algebrica x + iy, con x,y incognite reali,come
negli esempi che seguono.

4.24 Si risolva con la sostituzione z=x+iy l'equaziQ


ne già considerata nell'esercizio 4.2l(a):
116

iz 2 2z + 3i o.
[Ponendo z = x + iy si ottiene

O i {x+iy) 2 - 2(x+iy) + 3i
i (x 2 + 2ixy-y 2 )-2 (x+iy) + 3i
ix 2 - 2xy-iy 2 - 2x - 2iy + 3i
=-2(xy+x}+i(x 2 -y 2 -2y+3)

Il numero complesso trovato è zero se e solo se sia la parte reale


che il coefficiente della parte immaginaria sono nulli. In tal modo
si ottiene il sistema in due equazioni e due incognite reali

rxy+x=O

l x2 - y 2 - 2y + 3 = o •
La prima equazione si scinde in x = O oppure y + 1 =O.Sostituendo
il valore x = O nella seconda equazione,si ottiene y 2 + 2y - 3 = o,
cioè y = - 3 oppure y = 1. Le coppie (x,y) = {0,-3), (x,y) = (O, 1)
sono soluzioni del sistema. In corrispondenza i numeri complessi z=
=-3i, z = i sono soluzioni dell'equazione data.
Infine sostituendo y = - 1 nella seconda equazione del sistema si
trova x 2 + 4 = o, che non ha soluzioni reali. Perciò l'equazione d~
ta non ha altre soluzioni oltre quelle già indicate]

4.25 Risolvere, con la sostituzione z=x+iy, le equa-


zioni algebriche già proposte negli esercizi da
4.17 a 4.21.

4.26 Indicato con z x - iy il numero complesso co-


niugato di z x + iy, si risolva l'equazione
z2 + zz - 2 +i= O
[con la sostituzione z=x+iy si ottiene il sistema

(x 2 -l O
l 2xy + 1 o

che ha per soluzioni x ± 1, y = + 1/2. Le soluzioni dell'equaziQ


ne data sono quindi z = ± (l-i/2) ]
Capitolo 5
MATRICI E SISTEMI LINEARI

SA. Dete:rmina.n.ti

Ricordiamo alcune proprietà delle matrici n. x n


e dei loro determinanti:
1) Scambiando fra loro due righe o due colonne, il
determinante cambia di segno.
2) Moltiplicando tutti gli elementi di una riga (o
di una colonna) per una costante,il determinante ri-
sulta moltiplicato per la stessa costante.
~) Se due righe (o due colonne) sono uguali, il de-
terminante è nullo.
Diremo che una riga (o una colonna) si moltiplica per
un fattore se tutti gli elementi di quella riga(o co-
lonna) si moltiplicano per quello stesso fattore.
Diremo inoltre che una riga (risp. una colonna)
di una matrice è combinazione lineare di altre righe
(risp. colonne) se i suoi elementi si ottengono som-
mando i corrispondenti elementi di tali righe (risp.
colonne) dopo aver moltiplicato ciascuna di queste
per un •fattore.
Si dimostrano allora le seguenti ulteriori pro-
proprietà:
4) Se una riga (risp. una colonna) di una matrice A
è combinazione lineare di altre righe (risp.colonne)
118

di A, allora det A= O.
5) Se ad una riga (risp. ad una colonna) si aggiunge
una combinazione lineare di altre righe (risp. colon
ne), allora il determinante non cambia.
Infine sussiste la seguente ~roprietà:
6) La somma dei prodotti degli elementi di una riga
(o colonna) per i complementi algebrici degli elemeQ
ti analoghi di un'altra riga (o colonna) è uguale a
zero.

5.1 Calcolare il determinante delle seguenti matrici

1 0.1 0.3
0.5 )
(
B= 0.7 0.1 0.1
0.2 0.4 0.6

,-r -q:
o
o
1

1
D=

n
2
5
7
5
5
7
3
7
-:)
-1

[ det A = - 16; det B = 0.012; det e= 20; det D = O]

5.2 Data la matrice

sia tA la matrice trasposta di A, cioè la matrice che


ha per righe le colonne di A:

t A= ( : : : : : : : : : )

al3 a23 a33

Verificare che sussiste l'uguaglianza det tA=det A.


119

5. 3 Sia A una matrice triangolare superiore, cioè tale


che gli elementi al di sotto della diagonale pri.!!_
cipale sono tutti nulli:

a 1 1 a 1 2 a 1 3 am)
(
A .. ::::.~~
~----~-~~--~-~~
\ o o o .... ¾Il
Verificare che vale l'uguaglianza:
de t A = a 1 1 a 2 2 a 3 3 • • • a nn
[ Sviluppando il determinante di A secondo la prima colonna si ha:

a 2 2 a 2 3 a2n

o a 3 3
det A = a 11 •

o o

Sviluppando il determinante a secondo membro secondo la sua prima co-


lonna si ha

a 3 3 a 3 4 a3n

O a 4 4 a4n
det A=a 1 1a 2 2

o o

e così via]

5.4 Sviluppare il determinante

1 o -1 2
2 1 3 -2
A=
-1 2 -3 4
-2 5 1 3

~econdo gli elementi della prima riga. Verificare


120

poi che la somma dei prodotti degli elementi del


la seconda riga per i complementi algebrici dei
corrispondenti elementi della prima riga è ugu~
le a zero.
[si ha

1 3 -2 2 3 -2 2 1 -2
A =l 2 -3 4 - O -1 -3 4 +(-1) -1 2 4
5 1 3 -2 1 3 -2 5 3

2 1 3
- 2 -1 2 -3 = -5 + O + 31 - 76 = -so ]
-2 5 1

5.5 Per quali valori del parametro À il determinante

2À- 1 2-2À 2À - 2
D ( À) 2 À- 2 3-2À 2À - 2
À - 1 1 -À À

è uguale a zero?
[ Sottraendo e sommando l'ultima colonna rispettivamente dalla prima ed
alla seconda colonna, si ottiene

1 O 2À - 2
D ( À)= O 1 2À - 2 À
-1 O À

che è zero se e solo se À = O ]

5.6 Sviluppare il determinante della matrice

A=
sen x ·
( sen 2 x
sen 3 x
sen 2 x
sen 3 x
sen 4 x
sen 3 x
sen 4 x
sen 5 x
l•
121

[Addizionando la terza riga alla prima, trasformando le sonune in pro-


dotti mediante le forurule di prostaferesi (ved. cap. secondo) e met-
tendo in evidenza un fattore nella prima riga, si ottiene

sen 2x sen 3x sen 4x


det A 2cosx sen 2~ sen 3x sen 4x o]
sen 3x sen 4x sen Sx

5.7 Verificare che il determinante della matrice

3 .i.
5 6
7 8
9 10

è nullo, senza svilupparlo.


[ Sottraendo dalla seconda riga la prima e dalla quarta riga la terza,
si ottiene una matrice con due righe uguali]

5.8 Verificare che il determinante della matrice

A=

è uguale a zero.
[ Sottraendo la seconda colonna dilla prima si ottiene la terza coloQ.
na J
5.9 Verificare che il determinante della matrice

4 -2 6

A=
(
2
6
l
3
1
4
1
7
7
_n
è uguale a zero.
122

[ La terza riga è la somma delle prime due ]

5.10 Sviluppare il determinante della matrice nxn:

:_J/
1
....
:) 1 1 •.. -1

[Sottraendo la prima riga da ognuna delle successive e poi sviluppando


secondo gli elementi della prima colonna, si ha

1 l l l
o -2 o o
n-1 n-1
det A = o o -2 o =(-1) 2
...............
o o o ... -2

5. 11 Si chiama determinante di Vandermonde di n numeri


a1, a2, ... , an, il determinante di ordine n

l 1 l l

al a2 a3 an

V(a1,a2, ••• ,an)= a2 a2 a2 a2


l 2 3 n
.....................
n- l n- l n- l n-1
al a2 a3 •.• an

Verificare che lo
sviluppo del determinante di
Vandermonde è uguale al prodotto di tutte le
n!/2!(n-2)! possibili differenze a k - ¾ con.
k > h.
[ Sottraendo da ogni riga la precedente moltiplicata per a 1 e poi svi

luppando-secondo gli elementi della prima colonna, si è ricondotti ad


un determinante di ordine n-1 in ogni colonna del quale si può mette-
re in evidenza una differenza del t_ipo ak - a 1 •

Si ha infatti:
123

1 1 1 1

a2 a3 a4 ... a
n
a2 a2 a2 a2
2 3 4 n
..........................
n-2 n:.2 n-2 n-2
a2 a3 a4 ..• an

Il detenninante che figura a secondo membro è il detenninante di Van-


dermonde degli n-1 numeri a 2 , a 3 , ••• ,an e perciò vale la fornrula di
ricorrenza

Applicando ripetutamente tale fonnula, si ottengono le relazioni

V(an- 2 ' an- 1'an)=(an- 1 -an- 2 )(an - an-2 ) V(an- 1 ,an)

V(an- l ' an) = I


an-1
1 1
an
I an - an-1

Moltiplicando membro a membro le precedenti relazioni si ottiene poi


facilmente la fornrula

( a 2 -a l) ( a 3 - al ) ••• ( an - al ) •

·(a 3 - az ) ••• (an -a 2 ).

5.12 Utilizzando l'esercizio precedente,verifi


care che:
124

o o o
1 2 n

11 2l nl
n-1 n-2 n-3
1 ·2 ·3 · ..• ·(n-2) 2 ·(n-1)
12 22 ... n2

n-1 n-1 n-1


1 2 ... n

SB. Caratteristica di ~~a matrice

Oltre alle matrici (quadrate) n x n, si possono


considerare più i~ generale le matrici rettangolari,
mx n, cioè le matrici del tipo

con m righe ed n colonne. E' ben noto che, se m f n,


non si definisce il determinante di una siffatta ma-
trice, ma che da essa si possono estrarre delle ma-
trici quadrate i cui determinanti si dicono minori
estratti dalla matrice rettangolare. Il numero di ri
ghe (o di colonne) della matrice estratta si chiama
ordine del minore.
Si chiama caratteristica di A l'ordine massimo dei
minori non tutti nulli che si possono estrarre dalla
matrice A. Perciò l'intero positivo k è la caratteri
stica della matrice A se
i) dalla matrice A si può estrarre almeno un mi-
nore non nullo di ordine k
ii) tutti i minori di ordine maggiore di k, che
si possono estrarre dalla matrice A, sono nul
li.

5.13 Determinare la caratteristica della seguente ma


trice
125

[ 2 J
5.14 Determinare la caratteristica di ciascuna delle
seguenti matrici:

A = (-::) B = (:
8

12
2

3 :)

:l
-3 3 3
e =
(: 4
4
D • (:
-1
6
-3
9
3 :)
[ A: 2 ; B : 2 ; C : 2 ; D : 2 ]

5.15 Determinare la caratteristica della matrice

[ 2]

5.16 Determinare la caratteristica.della matrice

A= (: .
3
-~ -~
2 4
-~)
-2
6 2 8 -4

5.17 Determinare, in funzione del parametro À, la ca


ratteristica della matrice
126

[ La caratteristica di A( À ) è uguale a 3 per À I 1 e M- 2; è ugua-


le a 2 per À =-2; è uguale a 1 per À =l ]

:n.
5C. Lo spazio ~ettoria1e:JR

Sia n un intero positivo ed indichiamo con Rn lo


insieme delle n-ple ordinate.!,= (x 1 ,x 2 , ••. ,xn) di
numeri reali.
Se.!.= (x 1 , ••. ,xn) e y =(y 1 , ... ,yn) sono due ele
menti di R n, si chiama somma di .!. e y e si indica
con x + y l'n-pla

R
X +
. y = (Xl + yl l ...

Rn
' xn + Y n).
Se À E .!. = (xl' ... , xn) E si eh i ama prodot-
to di À per .!. e si indie.a con ÀX l'n-pla
ÀX = ("Axi,···, "Axn).
L'insieme Rn munito dell'addizione e della mol
tiplicazione sopra definì te è uno spazio vettoriale, e
i suoi elementi si chiamano anche vettori. Il vetto-
re O (O, ... ,O) si chiama vettore nullo.
Sia (.!, 1 , .!, 2 , •.• , .!,k) una k-pla di vettori diRn.
Si chiama combinazione lineare di .!.i , .!, 2 , ••• ~k ogni vet
tore della forma

À1.!.1 + À2 .f.2 + ··· + Àk.!.k

ove "A1 , "A2 , .•• ,"Ak sono numeri reali.


Si dimostra che l'insieme E di tutte le possibi-
li combinazioni lineari di E 1 , .!, 2 , •.• , .!.K è un sotto
spazio vettoriale di Rn , cioè gode delle seguenti pr2.,
prietà:
~.y E E=> .!. + ye E
À E R, .!_E E=> ÀXE E,
127

e prende il nome di sottospazio vettoriale generato da


.25.1, .25.2 1 • • ·' .25.k
Una k-pla (.25.1, .25.
2, ... ,~k) di vettori di R n si clria
ma famiglia generatrice di Rn, se il sottospazio vett.2_
riale generato da .25.l'.25.
2, ... ,.25.k coincide con Rn;cioè se
n
V:!_ e R , :I À 1 , À2 , .•. , Àk e R tal i che x

= À1~1 + À2 ~ 2 + . · · + À k~ k •

I vettori .25.
1 , .25.
2 , ... , ~k si dicono linearmente indipenden-

ti se, per À1 , À2 , ••• , Àk e R si ha

altrimenti si dice che essi sono linearmente dipendenti.


Si verifica che se i vettori !.1'!.2, ... ,Ek-1 sono
linearmente indipendenti e se ~k non è combinazione
lineare di .25.
1,.25.
2 , ••• ,.25.k_
1 ,allora anche i vettori ~ 1 ,.25.
2,
. ,.25.k-l' ~k sono linearmente indipendenti.
Inoltre i vettori .25.1'~2 , ••• ek sono linearmente
dipendenti se e solo se uno almeno di essi è combin~
zione lineare dei rimanenti.
Si chiama base di R n una famiglia generatrice
di Rn ·costituita da vettori linearmente indipenden-
ti.
Posto ~ 1 = (1,0, ... ,O); ~ 2 = (0,1,0, ... ,O), .... ,
~ = (0,0, ... ,1), la famiglia (~ 1 , ... ,~n).è una pa1:_
ticolare base di Rn, detta base canonica di Rn.

Siano !!1 = Ca11,a21,·· .,ani), :\!2=Ca12,a22•····,


an 2 ), ••• , !!k = (a 1 k, a 2 k>···ank) dei vettori diRn.
Si chiama matrice nella base canonica di Rn dei vet-
tori (!! 1, ... , }!k) la matrice
128

Si dimostra che i vettori .!:!_


1 , ..• , .!:!_
k sono li -
nearmente indipendenti se e solo se tale matrice ha
caratteristica k.
Per stabilire se i vettori.!:!_ 1 , ••• , !! k sono li -
nearmente indipendenti, ovvero se essi costituiscono
una famiglia generatrice, si può applicare il metodo
di Gauss:
indichiamo con 1 1 , L 2 , ••• , Ln le righe della matrice A;

- se all f o, sosti tu i amo L2 con Lz - a21 Ll' 13 ccn


al l
aa1 anl
L3 - Ll , .. ' Ln con Ln - al l
L l.
al l

In tal modo otteniamo una matrice del tipo

che è la matrice di una famiglia di vettori aven-


ti le stesse c~ratteristiche di quella iniziale.
- se a 11 = O : se tutti gli elementi della prima co-
lonna sono nulli, allora u 1 è il vettore nullo e
i vettori sono linearmente dipendenti. Per stabili
re se la famiglia (.!!.i, :!,!2, ... ,!!k) è generatrice b~
sta verificare che la famiglia (!! 2 ,,!!. 3 , ... ,!!k) lo è,
cioè si tratta di applicare il metodo alla matrice
129

privata della sua prima colonna.


Se uno degli ai 1 non è nullo, basta scambiare tra
loro le righe 1 1 e Li, riconducendosi al caso in
cui a 11 non è nullo.
Si compiono poi le stesse operazioni sulle righe
12 , ••• ,Ln e così via. Alla fine si ottiene una ma-
trice di uno dei seguenti tipi:
- se n > k

o o

o o o

I vettori sono linearmente indipendenti se ness~


no dei numeri c 1 i, c 22 , ••• ,ckk è nullo; inoltre la
famiglia (~ 1 , ... ,~k) non è generatrice.
- se n = k:

La famiglia ( !!_1, ••• , ~ k) è una base se nessuno


dei numeri c 11 , c 22 , ••• , c 1111 è nullo.
- se n < k:
130

I vettori sono linearmente dipendenti. Inoltre la


famiglia (:!:!_
1, ••• , :!:!.k ) è generé!-trice se e solo se nes
suno dei numeri c 11 , c 22 , ••. ,cnn è nullo.

5.18 Siano ~ 1 ,~ 2 , 2S_3 vettori di R3 • Se le coppie (2S_1 ,

2S.2 ), ~ 1 ,2S.3 ) e (~ 2 ,~ 3 ) sono costituite da vetto-


ri linearmente indipendenti, si può concludere
che i vettori !.ir2S. 2 , 2S_3 sono linearmente indi-
pendenti?
[No. Ad esempio i vettori lii = (l,O,O), .¼2 = (O,l,O) e x 3 =(1,1,0 )

verificano le nostre ipotesi ma, essendo~- 3 = li 1 + X· 2 , i vettori

dati sono linearmente dipendenti]

5 . 19 Siano li 1 ,lf. 2 , ,i 3 vettori di R3 • Se i vettori x 1 ,

li 2 e li 3 sono linearmente indipendenti, si può


concludere che i vettori li 1 ,x 2 sono anch 'essi
linearmente indipendenti?
[ Si. Siano À1 e À 2 numeri reali tali che À 1 li. 1 + À 2 X 2 = Q :

1!. 1 , x2 , x 3 linearmente indipendenti, deve essere À1= À2 = O. Da

cui 1 'asserto ]

5.20 Sia E l'insieme dei vettori (x,y,z) di R 3 tali


che x - Zy - z =O.Verificare che E è il sotto
spazio vettoriale di R 3 generato dai_ vettori
u. = (1,1,-1) e y_ = (1,0,1).

[Sia ~ = (x,y,z) un elemento di R 3 .Allora w è una combinazione li


neare di !! e y se e solo se esistono due numeri reali À e µ ta-
li che .!!f. À~ + µ.!, cioè tali che

X= À + l.l
{ y = À
z = µ. - a
131

Dalle prime due equazioni di tale sistema si ricava

À = y e µ=x-y.

Tali valori di A ~ µ verificano l'ultima equazione se e solo se


z = x - 2y cioè S3 e solo se~ appartiene ad E]

5.21 Sia ae Re ccnsideriamo i vettori di R3


(1.,a,a), :!! 2 (a,1,a), ~ 3 (a,a, 1)
Per quali valori di a i tre vettori sono linear-
mente indipendenti?
[ Utilizziamo il metodo di Gauss. Moltiplichiamo la prima riga della matri
ce

a
1
a

per a e sottraiamo la riga risultante dalle altre due. Otteniamo la ma-


trice

I 1 a a
\

·-•')
I

Se a - 1, allora
A=

~: 1-à

a-a
2

2 l-a 2

Scambiando fra loro le ultime due righe si ricava subito che i vettori
!!p !! 2 , !! 3 sono linearmente indipendenti.

Se è a Il, moltiplichiamo la seconda riga della matrice A per a/(a+l) e


sottraialllO la riga risultante dall'ultima riga. Otteniamo così la matri-
ce B

a a

l-a 2 a-a 2

_ a(a-a '))
o l-a 2
l+a
132

Essendo

-2a 2 +a+l
1 - a 2
l+a Ha

ed essendo 1 e -1/2 le radici del trinomio x ➔ -2x 2 + x + 1, possiamo


concludere che se a ER - {1,-1/2}, allora i vettori !! 1 , !! 2 , !! 3 ,

sono linearmente indipendenti ]

5.22 Siano a,b,c numeri reali. Consideriamo i vettori


di R 3
X (l,a,a 2 ); y= (l,b,b 2 );

Verificare che essi costituiscono una base di R3


se e solo se il prodotto (a-b)(a-c)(b-c) non è
nullo, cioè se e solo se i numeri a,b,c sono a
due a due distinti fra- loro.
[Se due dei tre numeri a,b,c sono uguali fra loro, due dei tre vettori
K,Y,~ saranno uguali fra loro e perciò ! ,Y,~ saranno linearmente
dipendenti.
Se a,b,c sono a due a due distinti, la matrice associata è

Verifichiamo col metodo di Gauss che il suo determinante è diverso da


zero; si veda anche l'esercizio 5.11).
Sottraiamo la prima riga moltiplicata per a dalla seconda riga e sot-
traiamo la prima riga moltiplicata per a 2 dall'ultima riga. Si ottie-
ne la matrice

Sottraiamo ora la seconda riga moltiplicata per b+a dall'ultima riga


Si ottiene la matrice
133

Essendo b-a i O ed essendo c 2 - a 2 -(c-a)(b+a)=(c-a)(c-b) i o, il de-


terminante è diverso da zero]

5D. Sistemi 1i:nea.:ri di :n eq-ua.zio:ni in. :n


i:nc.og:nit.e

Sia dato il sistema di n equazioni in n incogni-


te x 1 , x 2 , ... ,xn

i cui coefficienti a ij E R costituiscono la matrice


n x n

e i cui termini noti bi E R costituiscono il vettore


b (b l, bz' ... , b n).
Per risolvere tale sistema si può ricorrere alla
seguente
REGOLA DI CRAMER. se det A t O allora il sistema (*) ammet
te un'unica soluzione Cxl' Xz' ... ,xn).
Precisamente, indicata con Bj la matrice che si ottiene

da A sostituendo la sua j-sima colonna con il vettore Q,si ha:


134

Invece, se risulta det A= O, allora occorre invoca-


re il teorema di Rouchè-Capelli esposto nel paragra-
fo seguente.
Il metodo di Cramer si rivela però poco efficien
te nella pratica, specialmente nel caso di sistemi
di n equazioni in .n incognite con n abbastanza gran-
de.
Ad esempio un sistema di 25 equazioni in 25 in-
cognite richiede più di 26! moltiplicazioni. Questo
numero è dell'ordine di 10 26 e così un computer che
sappia eseguire 3
10 moltiplicazioni al secondo, im-
piegherebbe 10 16 anni per completarle.
Un altro metodo risolutivo di uso frequente è il
metodo di eliminazione di Gauss ·che consiste nel trasfor-
mare il dato sistema lineare in un altro di foma trian
golare, ad esso equivalente, cioè avente le sue stes-
se soluzioni.
Poichè tale metodo è sostanzialmente equivalente
a quello descritto nel paragrafo SC, ci limiteremo~
desso a descriverlo nel caso particolare di un siste
ma di 3 equazioni in 3 incognite:

r"
Xl + a 1 2 X2 + al 3 X 3 = b l

a 2 l Xl + a 2 2 X2 + a2 3 X3 = t, 2
-
a31 X l + a 3 2 X2 + a3 3 X 3 = b 3
Se è all r o' moltiplichiamo la prima riga per
a 21 /a 11 e sottraiamo dalla seconda riga la riga ri-
sultante. Poi moltiplichiamo la prima riga per a 31 /a 11

e sottraiamo da la terza riga la riga risultante.


In tal modr 0tteniamo il sistema equivalente:
a 11 xl+al2X2 + al 3 X3 = bl

l a'2 2 Xz + a~ 3 X3 = b~
a\ 2 X 2 + a~ 3 X3 = b~
135

Se è a~ 2 f O, moltiplichiamo la seconda riga per


a; 2 /a~ 2 e sottraiamo dalla terza riga la riga risul -
tante.
In tal modo otteniamo il sistema in forma triangola-
re

f all
Xl + a1 2

a2 2
X2

X 2
+

+
al

a'2
3

3
X3

X 3
=b
= b'2
1

l
l a" 3 3 X 3 = b'~

che è equivalente a quello originario.


Il procedimento risolutivo continua riscrivendo ]e
equazioni "all'indietro" nel modo seguente
(se a Il f O)
3 3

Notiamo che nel trasformare un sistema in forma


triangolare si eseguono le seguenti operazioni:
1)moltiplicazione di un'equazione per una costan
te;
2) addizione di equazioni;
3) scambio di due equazioni.
Si dimostra che, eseguendo tali operazioni su un
dato sistema, si perviene ad un sistema equivalente.

5.23 Risolvere con la regola di Cramer il seguente si


sterna lineare:

Jl 2x + 6y + 4z
x + 3y - z = 2
= 1

-x + y + 2z = 1

[ La matrice del sistema è


136

ed il suo determinante è det A = 24. Inoltre si ha det B 1 = - 27

det B 2 = 21, det B3 = - 12, ove con Bi abbiamo indicato la matrice

ottenuta da A sostituendo la colonna i-si.ma col vettore (1,2,1). Al-


lora, per la regola di Cramer è

X = det B 1 9 det B2 7 z = det B3 = 1


det A 8
y=--=-
det A 8 det A 2
J

Risolvere con la regola di Cramer i seguenti si


sterni

5.24
ry-.lineari

2.x- y· +3z
3x+ y +2z
2
1
o
[ X
13
5
z= --
12
5
J

,.x+y=l
5.25 {2x+y-z=2 [ X y z = oJ
X + y - 2z '= 1

{ x - 2y """ O
5.26 4x + 2y - 2z = O
X+ 3y + Z = o

5.27
{"':·¾
3
2x t y - z = 2 [ X = ..!!._ y =-
1
5 z = - 1 J
15
X+ y - Z 4/3

-x + y + 2z 2
5.28 { 3x-y+z=6 [ X y =-1; z = 2 ]

-x + 3y+4z = 4
137

r 2x 1 + x 2 + 2x 3 + x

6x 1 - 6x 2+ 6x 3 + 12x 4 = 36
4 = 6

l
5.29
4x 1 + 3x 2 + 3x 3 - 3x 4 = - 1

2x 1 + 2x 2 - x 3 + X 4 = 10

3x 1 + x 2 +2x 3 +x 4 7

Xl+ Sx 2 + x 3 + x 4 8
5.30
X 1 - X2 + 4x 3 + x 4 = 5

2X l + x2 + x 3 + 5x 4 = 9

2x l + x2 +x3+X4 10

X l +3x 2 + X3 + X 4 12
5.31 [ X l = X 2 = X 3 = X 4 =2 ]
X 1 + X2 +Sx 3 + X 4 16

X 1 + X2 +x 3 +2x 4 = 10

5.32 Risolvere con il metodo di Gauss il seguente si


stema lineare
+ 2y + 3z = 4
+ lly + 19z 7
+ 19y + 47z 10.

[ Per eliminare l'incognita x dalle ultime due equazioni, moltipli-


chiamo la prima equazione per 5 e sottraiamo dalla seconda equa -
zione l'equazione risultante; poi moltiplichiamo la prima equaziQ
ne per 6 e sottraiamo dalla terza equazione l'equazione risultan-
te. Otteniamo così il sistema equivalente

X + 2y + 3z = 4
{ y + 4z =- l3
7y + 29z =- 14

Per ·eliminare l'incognita y dalla terza equazione, moltiplichiamo


la seconda equazione per 7 e sottraiamo dalla terza equazione l'~
138

quazione risultante. In tal modo otteniamo il sistema equivalente

+ 2y + 3z 4

y + 4z - 13
z = 77

Sostituendo nella seconda equazione il valore di z = 77 dato dalla tei::.


za,si ricava y = - 321. Sostituendo tali valori di z e y nella prima
equazione si ottiene il valore dix 415.
Dunque la soluzione del sistema dato è (415, -321, 77)]

Risolvere con il metodo di Gauss i seguenti si-


stemi lineari con l'accorgimento di« riordinare:»le
equazioni di un sistema, nel caso che la sua prima~
quazione manchi dell'incognita x.

3x - y +z - 2
5.33 { x +Sy +2z 6 [x = - 2; y o; z 4]
2x +3y + z O

y + 3z = 9
2x + 2y - z = 8 [x 2· y 3; z 2]
-x + Sz = 8
'

y + z = 1
r -x
5.35
l + 2y + z = 2
-2x+ y + z = 1
[ X O; y = l; z = O]

1 1
x+2y+3z 1

1 1 1
5.36 -x+-y+-z O [ X = 9 j y =-36 j Z 30]
2 3 4 \

5.37 Risolvere con il metodo di Gauss il seguente si


sterna
139

2x l + X2 + 2x 3 + X4 6

Xl - Xz + X 3 +2x 4 6

4x l + 3x 2 + 3x 3 -3x 4 =-1

2x l + 2x 2- X3 + X4 = 10

[ Sottraiamoopportuni multi'pli della prima equazione dalle altre tre


'
in modo da eliIDinare x 1 in ciascuna di queste.
Otteniamo così il sistema equivalente
r
2x l + X2 + 2x 3 +x 4 = 6

- Xz + X4 = 2

X2 - X 3 -Sx 4 - 13

X z- 3X 3 = 4

Sottraiamo ora opportuni multipli della seconda equazione dalla terza


e dalla quarta, in modo da eliminare da queste la variabile x2 •

Si ha così il sistema equivalente

r••,• - X 2
2x 3 + X

-x
X4 =2
..= 6

l
3 - 4x 4 =-11

-3x 3 + X 4 = 6

Sottraendo dalla quarta equazione il triplo della terza, otteniamo


il sistema triangolare

2x 1 + x 2 + 2x 3 + x '+ 6

13x,. =39

Con una sostituzione "all'indietro" otteniamo x 4 =3; x 3 =-1; x2


140

5.38 Discutere rispetto al parametro A il sistema

x+2y 2z + = 1
{x Ay+ z = 2
+ y + Az =- 1.

[Il determinante del sistema è

1 2 2
o A 1 (A - 1) 2
1 1 A

per cui, per A ,;, 1 il sistema annnette lll1a sola soluzione, che si otti~
ne con la regola di Cramer. Se invece À = 1, con verifica diretta si
trovano infinite soluzioni del tipo (-3,y,2-y)]
'

SE. Sistemi 1-i:n.ea.ri _ di m equa.zio:n.i in. n


incognite.

Dato il sistema lineare di m equazioni in n inco


gnite

(*)

le due matrici

a 1n bl

a 2n b2

si chiamano mat.rice incompleta e matrice completa del si


sterna(*)
Ricordiamo il seguente notevole
141

TEOREMA DI ROUCHE' -CAPELLI. - condizione necessaria e suf-


ficiente affinchè il sistema{*) abbia soluzioni è che le matri
ci completa ed incompleta del sistema abbiano la stessa caratt~
ristica.
Inoltre, se il sistema ha soluzioni, detta k la cara!
teristica delle due matrici del sistema, per risolve-
re il sistema stesso si procede nel modo seguente:
1) si scelgono k delle m equazioni, in modo tale che
la matrice dei coefficienti di queste abbia carat-
teristica uguale a k
2) nel nuovo sistema ottenuto, avente k equazioni in
n incognite, si scelgono k incognite, in modo tale
che il determinante dei loro coefficienti sia non
nullo ed alle rimanenti n-k incognite si attribui-
scono valori arbitrari
3) si risolve questo sistema di k equazioni in k in-
cognite, con determinante non nullo, mediante le
regole note
4) gli n numeri così trovati, costituiscono una solu
zione del sistema(*).
Nel caso k < n, si suol dire che il sistema amrnet
te 00 n-k soluzioni. Nel caso k = n, il sistema ha evi-
dentemente una sola soluzione.

5.39 Risolvere il sistema di due equazioni in tre in-


cognite
x-yt- z ; 1
{
2x - y - z ; 3

[ Poichè le due matrici

(1-1 1)
2 -1 -1

hanno entrambe caratteristica 2, grazie al teorema di Rouchè-Capelli_.-,


il sistema ammette 00 3 -z cioè 001 soluzioni. Per trovare le soluzioni,
osserviamo che il determinante della matrice formata con i coefficien-
ti delle incognite x e y è
142

A 1 -1 I 1
12 -1

'possiamo attribuire a z un valore arbitrario e risolvere il sistema

-y=l-z
-y=z+3

con la regola di Cramer. Essendo:

, 1-z -1 1 1-z
B1 = 2(z+l); B2 3z + 1
z+3 -1 2 z+3

si ottiene x = 2(z+l); y = 3z + 1. Le soluzioni del sistema dato sono


pertanto: x = 2(z+l); y = 3z+l; z = z, con z arbitrario]

5.40 Risolvere il sistema di tre equazioni in due in


cognite
+ 2y = 2
+y = 3
+5y = 7

[La matrice incompleta

(;:)
1 2
ha caratteristica 2, essendo 12 1
- 3 I O; la matrice completa

2
1
5

ha anch'essa caratteristica 2, perchè il suo detenninante è zero. Per


il teorema di Rouchè - Capelli, il sistema ha un 'unica soluzione, es-
sendo k = n = 2. Per determinare tale soluzione, consideriamo il si-
stema delle prime due equazioni del sistema dato:

X + 2y = 2
{
2x+y=3
143

nel quale il determinante dei coefficienti è

Dalla regola di Crarner si trova la soluzione

2 2 1 2
3 1 4
2 3
1
X =
3
y
3
J
1 2 1 2
2 1 2 1

5.41 Risolvere il sistema di tre equazioni in tre in


cognite
( X + y + 3z: 3
J 2x + y + 2z: 1

l X
- z: =-2

[Essendo

1 1 3
D 2 1 2 o
1 O -1

il sistema non si può risolvere con la regola di Cramer. Vediamo se


è possibile utilizzare il teorema di Rouchè-Capelli. La caratteristi-
ca della matrice incompleta è 2, in quanto, ad esempio

I 2
1
1
0 I = - 1 I o.

Anche la matrice completa ha caratteristica 2, giacchè si verifica


facilmente che tutti i suoi minori del terzo ordine sono nulli. Dun-
que, per il teorema di Rouchè~Capelli il sistema ammette 00 n-k, cioè
001 soluzioni. Per determinare tali soluzioni basta risolvere il si-
stana

2x +y = l-2z
{
X = Z - 2

Si trova x z - 2; y = 5 -4z; z = ·z con z arbitrario]


144

5.42 Risolvere il sistema di tre equazioni in tre in


cognite
X + 2y + 3z = 1
2x + y + 4z = 7
{
x- y+z =2

[ La matrice incompleta ha caratteristica 2, mentre quella completa


ha caratteristica 3. Per il teorema di Rouchè-Capelli il sistema non
ammette alcuna soluzione]

5.43 Studiare al variare del parametro À il sistema


lineare
X + y + 3z = 3
{
2x + 2y + Àz = 6

x+ z = 3

[ Il determinante della matrice incompleta è uguale a À-6. ,_. Pertanto


.per À ; 6 il sistema amnette un'unica soluzione e precisamente x=3;
y=z=O. Per À =6 il sistema anunette 001 soluzioni ]

5.44 Risolvere il sistema di tre equazioni in quat -


tro incognite

[ Consideriamo
u
le matrici
- y + 2z
+ y + 3z + t
-4y + 3z - t

incompleta
2
1
5

e completa del sistema:

(:
-1
1
-4
2
3
3
~;) (i
-1

-4
1
2
3
3 -1
o
1
:)
poit:hè la terza riga si ottiene sottraendo dagli elementi della primà
riga, moltiplicati per 3, i corrispondenti elementi della ·seconda, tu!,
ti i minori del terzo ordine di tali matrici sono nulli. Essendo poi

2 1' O ,

le due matrici hanno caratteristica 2, e perciò il sistema ammette


145

002 soluzioni, che si ottengono risolvendo il sistema

X - y = 2 - 2z
{
X+ y = 1 - 3z - t

3 5 1 1 1 1
Si trova x = -
2
- -
2
z - - t·
2 '
y = - 2 - 2 z - 2 t; z=z; t=t]

SF-Applicazioni lineari

Siano li..,_E due spazi vettoriali su..]_e sia (j):E ➔F


u_n'__applicazione __lineax~ di !L in F, cioè una funzione
da __Everso E_ tale che

V e~+ ~) = À1<t>c~J+~iP ,~
per ogni ~ 1 ,~ 2 E E e per ogni À 1 , À 2 E R._
Sichiama nucleo di qi l'insieme ke_i) cp dei vetto~
ri ~ E E la
cui immagine mediante - cp è :il vettore nu.1_
lo di F.
Si chiama immagine di cp 1 'insieme Im cp dei v'etto-
ri y_ E F del tipo ~ = qi(~_) con ~ E E.

Sia (j) : Rn ➔ Rm un'applicazione lineare e si~


l.~1 ,~ 2 , ••• ,~n) la base canonica di Rn. L'applicazione
qi è univocamente determinata da (<1>(~1 ),(j)(~) ,

(j)(~)). Si chiama matrice di <t> la matrice della fami-


glia ((j)( ~ 1 ), ... ·, <f>(~n) ) nella base canonica di R m.
Sia (j) :Rn ➔ Rm un'applicazione lineare. Si ~i-
mostra che la- funzione (j) è iniettiva se e solo se_ è
verificata una delle séguenti condizioni fra lorq e-
quivalenti
i) ker (j) = {_QJ_

j) i vettori <1>(~
1 ), <1>(~2 .), ••• ,(j)(~n) sono linearme_g
te indipendenti.
L'immagine di <I>, Ime/i è il sottospazio vettoriale
146

di Rm generato dalla famiglia (q,(~ 1 ), q,(~ 2 ), ••• ,

<P( ~ n)). Pertanto ~ è suriettiva se e solo se tale fa


miglia è generatrice.
Alla luce di tali nozioni e risultati possiamo~
terpretare in modo diverso la questione della risolu
zione di un sistema di rn equazioni in n incognite.
Precisamente, considerato il sistema

I a l l Xl

a 2 1 x 1
+

+
al

a 2 2x 2
2X 2 + •" "+

+· · · +
a 1n

a 2n xn
xn :

- b 2
b l

~ ..................................... .

l am l. xl + am 2_x 2 + •.• + amn x n = b m '

sia q, R n ➔ R m l'applicazione lineare di matrice

Posto u = (xi, x 2 , ••• ,xn) e .12_ = (bi, b2 , ••• ,bm),s:i-,~


mo così ricondotti a risolvere in R n l'equazione nel
l'incognita u
(*)

Se~ è iniettiva e suriettiva, il sistema ammette uia


unica soluzione.
Altrimenti, se ~ è una soluzione di (*), allorp.
l'insieme delle soluzioni di (*) è costituito dai vet
tor i y + ~ , ove y E Ker(j,.

5. 45 Sia q, : R2 ➔ R 3 l'applicazione lineare la cui


matrice è
147

e sia 1jJ R3 ➔ R2 l'applicazioDe lineare la cui ma-


trice è
4
2

Determinare la matrice dell'applicazione linea-


re 1jJ o $ : R2 •➔ R2
[Per determinare la matrice di 1jJo$ , basta determinare l'immagine mg
diante 1jJo et, di ciascuno dei vettori ~ 1 = (1,0) ed~ 2 = (O,l)del
la base canonica di R2 •

Essendo $ (~ 1) = $(1,0) = (1,0,2), si ha

1jJo et, (_g 1 ) = 1jJ(1,0,2) = 1/J(1,0,0)+2 1jJ(0,0,1)=(1,-1)+2(0,l)=(l,l)


'
Analogamente, essendo $(~ 2) = $(0,1) = (1,2,-1), si ha

1jJO $(g 2 )=1jJ (1,2,-1)= $(1,o,0)+21jJ (o,1,0)-1/J(o,o,1)=(1,-1)+2(4,2)-


-(o,1) = (9,2)

Pertanto, la matrice di 1jJo IP è

5.46 Sia$ l'applicazione lineare di R 4 in R 3 lacui


matrice è
1 -1
1 O
O 1

Determinare Im$ e Ker$


[Per ogni elemento!!= (x,y,z,t) ER 4 si ha $(y)=(x+y-z+2t, x+y+3t,
-x+z). Il vettore !! appartiene perciò a ker $ se e solo se

r ·X+ y - Z + 2t. = 0

l -x
X + y
+z
+ 3t = 0
=o
148

Per risolvere questo sistP..ma sottraiamo la prima equazione dalla se-


conda, addizioniamo alla prima la terza equazione e lasciamo inalter~
ta la terza equazione.
Si ottiene così il sistema equivalente

da cui

X= - t
{
y = - Zt
z =- t

Pertanto ker it, è la retta di .R4 generata dal vettore (-1,-2,-1,1).


Detenuiniamo ora Im<I>• Questo è il sottospazio vettoriale di _R3 ge-
nerato dalle inunagini mediante_ <I>dei vettori della •base canonica di
R 4 , cioè dai vettori (l,l,-1), (1,1,0), (-1,0,l), (2,3,0).
Verifichiamo che i vettori g,1 = (1,1,-1), g, 2 = (1,1,0) e~ 3 =(-1, O,
1) costituiscono una base di ~ 3 , cioè che es~i sono linearmente in-
dipendenti.
Per ogni (x,y,z) E R 3 , il vettore x~ 1 + y~ 2 + z~ 3 è nullo se e
solo se

' X+y - Z = 0
{ X+ y = 0
-x + z = o
Utilizzando le stesse combinazioni lineari di equazioni che nel si -
stema precedentemente studiato,si ottiene come unica soluzione il vet
tare (o,o,o). Allora ~ 1 , ~ 2 , ~ 3 sono linearmente indipendenti e
Im (j) = R3 ]

Sia A= (aU) una matrice n x n ad elementi rea-


li. Si chiama autovalore di A ogni soluzione À dell' e
quazione
(*) det (A - H) o
149

ove con I abbiamo indicato la matrice identica I


= ( o ij) ove èiij è il simbolo di Kronecker, cioè èiij

=1 se i=j; 6 1J
.. =O se ifj. Perciò l'equazione (*) può
essere riscritta esplicitamente come

a11-À a12 arn

a 2 2 - À .•.• aw
o

a nn-À

Evidentemente, il determinante a primo membro della


(**) genera un polinomio di grado n in À, per cui(**)
è un'equazione algebrica di grado n in À. Pertanto,a
norma del teorema fondamentale dell'algebra,essa am-
mette n soluzioni nel campo complesso. Se inoltre la
matrice A è simmetrica, si dimostra che tali soluzio
ni sono tutte reali.
Dunque, una matrice simmetrica han autovalori reali
contati con la dovuta molteplicità.
Il polinomio a primo membro della (**) si chiama
polinomio caratteristico della matrice A e si verifica
che esso ha la forma

Àn-(a 11 +a 22 + ... +ann)Àn-l + ... + (-l)n det A O.

Consideriamo ora il sistema lineare

ove À è un autovalore di A. Essendo soddisfatta la


(**), tale sistema ammette almeno una soluzione non
banale, cioè diversa dal vettore nullo di Rn. Una
tale soluzione si chiama autovettore di A corrispon -
150

dente all'autovalore À.
Se~= (x 1 , x 2 , ••• ,xn) è un autovettore di A, e-
videntemente tale è anche kx per k i O e corrisponde
allo stesso autovalore.

5.47 Determinare gli autovalori e gli autovettori del


la matrice

[ L'equazione caratteristica è

5 - À 4
det (A-ÀI)= À2 - 7À + 6 = O
1 2 - À

ed aomette le soluzioni À 1 .,;, 6, À 2 = 1.

Separatamente, per ciascun autovalore, determiniamo il corrispondente


autovettore: per À1 = 6 dobbiamo risolvere il sistema

-x 1 + 4x 2 = O
{
X l - 4X 2 = 0

posto x2 = k, si ha x 1 = 4k e perciò 1' autovettore corrispondente a

À1 =6èdeltipo(4k,k)conkÈ:R- {o}.

Analogamente si vede che l'autovettore corrispondente a À2 = 1 è

del tipo (k,-k) con k e :R - {O}]

5.48 Determinare gli autovalori e gli autovettori


della matrice simmetrica

[ Il polinomio caratteristico è
151

6-À -2 2
-2 5-À O À 3 -18 À 2 + 99 À - 162
2 O 7-À

perciò l'equazione caratteristica è

À3 - 18 À 2 + 99À - 162 = (À-3)(À-6) (À-9) O

e gli autovalori sono À 1 = 3, À 2 =6, À 3 = 9.

Separatamente, per ciascun autovalore cerchiamo il corrispondente au-


tovettore: per À 1 = 3, dobbiamo risolvere il sistema

{ ,. --2x:
2x 2 + 2x 3

+ 2x 2
=o
o
2xl -1- 4:x3 =o
posto x 3 = - k, si ha x 1 = :x2 = 2k, con kE R - {o };per À 2 =6,do.!?_

biamo risolvere il sistema

-1- 2:x3 = O

posto X l =-k, si ha X2 = X 3 2k, con k e R - { O } ; per À 3 = 9, dob-

biamo risolvere il sistema

posto x 2 =-k, si ha x 1 = x 3 = 2k, con kE R - {O}. Dunque l 'autove!_

tore corrispondente a À1 è del tipo (2k, 2k,-k); quello corrispon -

dente a À 2 è del tipo (-k, 2k, 2k); quello corrispondente a À3 è

del tipo (2k,-k,2k) con k E R - {O}]


15 2

5 . 4 9 Detenninare autovalori ed autovettori della matrice

[ Gli autovalori sono À1 =5 e À2 = À3 =- 3; corrispondenti auto-

vettori sono (1,2,-1); (-2,1,0); (3,0,1)]

5. 5 O Determinare gli autovalori'(complessi) della ma-


trice

con a e R, b E R -{O}.
[Si ha À 1 = a+ib e À 2 = a-ib]

5.51 Determinare autovalori ed autovettori della ma-


trice

a 1 2

A a 2 2

[ Si ha À 1 = a 1 1 , À2 = a 2 2 , À 3 = a 3 3 ; corrispondenti autovet

tori sono (l,0,0); (0,1,0); (O,O,l) ]


Capitolo 6
GEOMETRIA ANALITICA

6A. Coordina.te e.art-sian.e nel pian.o

Fissato nel piano un sistema di assi cartesiani


ortogonali, la distanza P 0 P 1 di due punti P0 , P1 di
coordinate (x 0 ,y 0 ) e (x 1 ,y 1) si esprime mediante la
formula
pop 1 = 1/(X l - X o) 2 + ( Y 1 -y o ) 2 •

In particolare, la distanza del punto P _ (x, y)


dall'origine O è data da
PO= /x 2 +y 2
Le coordinate (x,y) del punto medio P del segmeQ
to P 0 P 1 di estremi P0 (x 0 ,y 0 ) e P 1= (xi,y 1 ) sono =
date da x=(x 0 +x 1 )/2 e y=(y 0 +y 1 )/2.
Ricordiamo che il problema del cambiamento di coor-
dinate cartesiane consiste nell'esprimere le coordina-
te di un punto P rispetto ad un sistema Oxy ;mediante le
coordinate dello stes.so punto in un nuovo sistema O' x' y'
1 ° caso: traslazione degli assi. Gli assi dei due
sistemi di riferimento sono paralleli ed equiversi
e siano (a,b) le coordinate di O' nel sistema di ri-
154

ferimento Oxy (fig. 6.1).

y Y'

x'

o X o

figura 6.1 figura 6.2

Dette (x,y) le coordina-te del punto P nel siste-


ma di riferimento 0xy e (x',y') le coordinate dello
stesso punto nel nuovo sistema di riferimento, le e-
quazioni del cambiamento di coordinate sono

{
X 1 = X - a
y' = y - b.
2° c,aso: rotazione degli assi .I due sistemi di ri -
ferimento hanno la stessa origine O ma il nuovo si-
stema di assi si ottiene dal primo mediante la rota-
zione di un angolo 6 (fig. 6.2).
Dette (x,y) le coordinate del punto P nel siste-
ma 0xy e (x' ,y') quelle dello stesso punto P nel nuo
vo sistema 0x'y', le equazioni del cambiamento di
coordinate sono
x' = x cos 6 + y sen 6
{
y' x sen 6 + y cos 6
o, equivalentemente,
x = x'cos 6 - y' sen 6
{
y = x' sen 6 + y' cos 8

3° caso cambiamento generale di coordinate. I due si


155

stemi sono arbitrari con origine O e O' rispettiva -


mente; sia B l'angolo xx' e siano (a,b) le coordina-
te di O' nel sistema Oxy (fig. 6.3).
Allora le equazioni del cambiamento di coordina-
te sono
x'=(x-a)cos B + (y-b) sen B
{
y'=-(x-a)sen B+ (y-b) cos B
o, equivalentemente,
!x x' cos B-y' sen B + a
)y x' sen B+y' cos B + b
l

y' x'

/
/
b /
/ e
O a

figura 6.3

6.1 Dati i numeri reali positivi x > O e y > O, dire


a quale quadrante appartiene ciascuno dei segue~
ti punti del piano cartesiano
(x,y); (-x,-y); (x,-y); (-x,y).

6.2 Determinare le coordinate del punto medio del seg


mento di estremi A,B.
(a) A=(l,2); (b) A=(l,2); B=(3,3)
(e) A=(0,-1); B=(-1,-2) (d) A=(0,/3 ); B=(l,/2)
156

[(a) (3/2, 3/2); (b) (2, 5/2); (e) (-1/2, -3/2);

(d) (1/2, ( /3 + /2)/2)]

6.3 Calcolare la distanza delle seguenti coppie di


punti A, B del piano cartesiano.
(a) A=(O,O); B= (1, 1) (b)A=(O,O); B::(0,1)
(c) A= (2/3, 1); B=(l,2/3)
(d) A= (1 +/3, 2); B= (/3, 2 + /2 )
[ (a) /2; (b) l; (e) /2/3; (d) /3 ]

6.4 Determinare il perimetro del triangolo i cui ver


tici hanno le seguenti coordinate nel piano car-
tesiano: A=(2,-1), B::(2,4), C::(4,0).
[s+/20+ ✓s J
6. 5 Verificare che il triangolo di vertici A= (O, O),
B = (2,2), C = (1- ✓3, 1+ /3) è equilatero.

6.6 Determinare il numero positivo x tale che il


triangolo di vertici A= (0,0), B = (1,0), e =
= (1/2, x) sia equilatero.
[X= ✓-3/2 ]

6.7 Determinare le coordinate del punto equidistante


dai tre punti A= (O,O), B = (-1,1), C::(0,2).
[ (0,1) ]

6.8 Quali sono le nuove coordinate dei punti (-1,4},


(3,1), (3,-2) se l'origine si sposta nel punto
(2, 1) ed i nuovi. assi sono paralleli ed equi ver-
si ai primi?
[ (-3,3); (1,0); (1,-3) ]

6.9 Quali sono le nuove coordinate del punto (1,1)


15 7

quando si fanno ruotare gli assi attorno all'ori


gine di un angolo di 60°?
[ (l+ /3 )/2, (1- /3)/2

6B. Equazio~i della rett-

Ricordiamo che ad ogni retta r di un piano, nel


quale si sia fissato un sistema di assi cartesiani or
togonali, si può associare un'equazione di primo gr~
do in due variabili
(1) ax +by+ c = O
nel senso che le coordinate di tutti (e solo) i pun-
ti della retta soddisfano tale equazione. L'equazio-
ne (1) prende il nome di equazione cartesiana della re_!
ta r.
Nel caso particolare che r sia parallela all'as-
se delle y, l'equazione (1) assume la forma x - c=O
mentre se r è parallela all'asse delle x, la (1) as-
sume la forma y-c = O.
Viceversa, ad ogni equazione del tipo (1), con a
e b non entrambi nulli, si può associare una retta r
di cui essa è l'equazione cartesiana.
Se nell'equazione (1) risulta a=O, brO,allora la
equazione diviene by+c=O, ovvero
y = - c/b
e rappresenta la retta parallela all'asse delle x,
passante per il punto dell'asse delle y di ordinata
-c/b.
Se invece è a f O, b=O, allora l'equazione divie
ne ax+c=O, ovvero
x = - c/a

e rappresenta la retta parallela all'asse delle y,


passante per il punto dell'asse delle x di ascissa
-c/a.
15 8

Se infine è e= O, l'equazione rappresenta una


retta passante per l'origine.
A seconda del tipo di problema che si vuol stu -
diare l'equazione della retta assume forme particol~
ri:
- L 1 equazione esplicita di una retta r (non parallela
all'asse delle y) è
y =mx+ q
ove m è il coefficiente angolare dir, cioè lata~
gente trigonometrica dell'angolo~ che l'asse del-
le x forma con re q è l'ordinata all'origine dir,
cioè l'ordinata del punto in cui la retta incontra
l'asse delle y (fig. 6.4)

figura 6.1<

- L I equazione della retta passante per i punti =


P O (x O , y O ) e
P 1 =(x 1 ,y 1 ), (non parallela ad alcun asse coordina~
to) è
Y -yo

- L'equazione segmentari.a di una retta (non passante per


l'origine, nè parallela ad alcun asse) è

/
159

ove p è l'ascissa del punto A di intersezione del-


la retta con l'asse delle x e q è l'ordinata del
punto B di intersezione della retta con l'asse del
le y (fig. 6.5)

'/

8(0,q)

figura 6.5

Le equazioni parametriche di una retta sono del tipo


X = X 0 + Àt
[
Y = Ya + µt tE R

ove (x 0 ,y 0 ) sono le coordinate di un punto della


retta e À,µ sono due numeri non entrambi nulli,de!
ti numeri direttori della retta.

6.10 Qual'è l'equazione della retta i cui punti han-


no ascissa uguale ad?
[ x =d ]

6.11 Qual'è l'equazione _della retta i cui punti hanno


ordinata uguale a c?
[ y = e]

6.12 Scrivere le equazioni delle rette passanti per


le seguenti coppie A,B di punti del piano carte
siano
160

(a) A=(O, O); B=(3,3) (b) A= (O, 1) ; B::(3,4)


(c) A= (2, 5); B:::(6,3) (d) A=(0,-1); B=(l/3,0)
(e) A=(l/5, 3) ; B=(l,2/3) (f) A=(S,1/3); B=(l ,3/2).
[(a) y = x; (b) y=x+l; (e) y=-x/2+6; (d) y=3lt-l; (e) 35x+12y-43=0;
(f) 7x+24y-43=0]

6.13 Determinare il coefficiente angolare della ret-


ta passante per i punti A,B indicati
(a) A::(0,0); B=(l,3) (b) A=(l,3); B=(-2,4)
(e) A=(O,O); B=(l,O) (d) A:::(0,0); B=(0,1).
[ (a) 3; (b) - 1/3; (e) O; (d) non è definito ]

6.14 Scrivere l'equazione segmentaria di ciascuna del


le rette di cui è nata l'equazione cartesiana
(a) 3x+y-3 = o (b) X + 3y - 3 = o
(e) ✓I X + ,ry-,r/2=0 (d) ✓Ix+ ✓3 y- /6 =O.
[ (a) X + r3 = 1; X
(b) - + y = l; (e) -
X
+ Y_ = 1; (d) x_ + Y_ =l]
3 1T h h h
6.15 Scrivere l'equazione segmentaria della retta dJe
interseca gli assi nei punti A= (/2, O) e B=(0,/3).
[~+ y =1]
./'i 5

6.16 Scrivere le equazioni parametriche della retta


r che congiunge l'origine O delle coordinate con
il punto A= (2,3).
[ x = 2t; y = 3t per t E R]

6C. Prob1em:i s:"Li11e :rette

Siano re r' due rette di equazioni


161

ax +by+ c = O
(*)
a'x+ b'y+ c'= O
con a 1 O, b 1 O, a' 1 O, b' 1 O. Se le due rette si
incontrano in un punto P, le coordinate di questo pu.!!_
to costituiscono una soluzione di entrambe le equa -
zioni e perciò del sistema da esse formato.
Viceversa, se il sistema (*) ·ammette una soluzi.2_
ne (x,y), allora x,y sono le coordinate di un punto
comune alle due rette.
Pertanto, per stabilire se le rette re r' sono
fra loro incidenti o parallele o coincidenti basta
risolvere il sistema(*). Se tale sistema ha una so-
la soluzione, allora le rette r,r' sono incidenti. Se
il sistema non ha soluzioni, le rette r,r' sono pa -
rallele. Se il sistema ha infinite soluzioni, le ret-
te sono coincidenti.
Supponiamo ora che il determinante ab' - a'b del
la matrice incompleta del sistema (*) sia diverso da
zero, cioè supponiamo che sia
a/a' 1 b/b'
allora il sistema(*) ammette l'unica soluzione
be' -b 'e ca'-c'a
X = ab'-a'b y = ab'-a'b

e tali sono le coordinate dell'unico punto di inter-


sezione delle due rette r,r'.
Se invece il determinante ab'-a'b è nullo, cioè,
se è
a/a' = b/b' ,
allora, detto k il valore CQmune dei rapporti a/a',
b/b' si ha a= ka', b=kb' e il sistema (~)assume la
forma
a'x + b'y E.
{ k
a'x + b'y e'
162

da cui si vede che, se è c/k f c' il sistema non ha


soluzioni e le rette sono parallele; se invece è c/k
c' allora le due equazioni del sistema coincidono
e perciò r = r'.
Dalle considerazioni precedenti segue, in parti-
colare, che due rette r ed r' di equazioni
ax + by + c O
a'x+ b'y+ c'= O
sono parallele se e solo se esiste k tale che a=ka',
b=kb'.
Ricordiamo, invece, che tali rette sono perpendi-
colari fra loro se e solo se è aa'+bb'=O.
Inoltre, l'equazione della retta passante per il
punto P 0 = (x 0 ,y 0 ), parallela (risp.perpendicolare)al
la retta di equazione ax+by+c=O è a(x-x 0 )+b(y-y 0 )= O
(risp. b(x-x 0 )-a(y-y 0 ) =·o).
Se le rette re r' sono espresse mediante la lo-
ro equazione esplicita
y =mx+ q
y m'x+ q',
allora esse sono parallele se m=m', sono perpendico-
lari tra loTo se mm' = - 1;
Ricord amo infine che la distanza d del punto
P=(x 0 ,y 0 ) ,alla retta di equazione ax+by+c = O è da-
ta da d O laxo+byo+cl/ ✓ a 2 +b 2

6.17 Determinare le coordinate del punto p di inter-


sezione di ciascuna delle seguenti coppie di ret
te del piano
(a1 3x+y - 9 O· 2x + Sy 19 o
'
(b) 2x+3y - S O· 4x + 9y - 12 o
'
(cJ 2x+3y - 1 O·, X y + 2 = o.
[(a) P =(2,3); (b) P =( 3/2, 2/3); (e) P = (-1,1)]
163

6.18 Verificare che,condizione necessaria e suffi -


ciente affinchè i tre punti A= (x 0 ,y 0 ), B =
= (x 1 ,y 1 ), C =(x 2 ,y 2 ) siano allineati su di una
medesima retta è che sia

o.

[ Tale è infatti la_condizione di compatibilità del sistema nelle incQ


gnite a,b,c

~o+ by 0 + C: O

{ ax 1 +by 1 +c:0

ax 2 +by 2 +c:O J

6.19 Stabilire se i tre punti A,B,C, di cui sono sp~


cificate le coordinate, sono o non sono allinea
ti
(a) (0,1); (2,-1); (3,-2) (b) (1,1); (5,5); (13,11)
(c) (1/2, 7/4); (0.2,2.2); (1,1) (d) (1,S/3);(1/2,2);(3,1/3)
[ (a) si; (b) no; (e) si; (d) si ]

6.20 Scrivere l'equazione della retta parallela alla


retta data e passante per il punto indicato
(a) 2x+3y-1=0; P = (1,1) (b) Zx+y-3=0; P=(Z,1)
(c) x+y-1=0; P=(l,1) (d) x+By-3=0; P=(3,S)
(e) y = mx+q; P=(x 1 ,y 1 ).

[ (a) 2x+3y-5:0;° (b) 2x+y-5:0; (e) x+y-2:0; (d) x-tay-43-0;


(e) y : m(x-x 1 )+y 1 ]

6.21 Scrivere l'equazione della retta perpe1."icolare


alla retta data e passante per il punt( indica-
to
164

(a) Y 3x+l; P=(O,O) (b) y=2x+7; P=(l,3);


(c) Y x+9; P=(3,3)
(d) y mx+ q (con m f O); P=(x 1 ,y 1 ).

[ (a) y=-(l/3)x; (b) y=-x/2+7/2; (e) y=-x+6; (d) y=-(x-x 1 )/m+y 1 ]

6.22 Determinare la distanza del punto P=(2,2) dalla


retta di equazione Zx+y-5=0.
e 11 ✓s J
6.23 Determinare la distanza del punto P=(l,1/3)dal-
la retta di equazione x-y-2=0.
[4/3 ✓-i" ]

6.24 I lati di un triangolo ABC hanno equazioni x=O;


y=O; x+y a. Determinare le coordinate dei ver
tic i A, B e C.
[(O,O); (a,O); (O,a)]

6.25 Determinare le coordinate dei vertici del trian


golo i cui lati hanno equazioni y=O;
~ + y = 1· E+ y = 1
a b ' b a ·
[(a,O); (b,O); (ab/(a+b), ab/(a+b))]

6.26 Scriver~ le equazioni delle mediane del triangQ


lo di vertici A=(2,3); B=(-2,-3); C=(4,-1).
[x+4y=O; Sx-y-7=0; 4x-5y-7=0]

6.27 Determinare il parametro À in modo tale che la


retta r .\ di equazione
(À+l)x + (À-l)y + 2À - 1 = O
soddisfi ad una delle seguenti condizioni
(a) passi per il punto (1,2)
165

(b) sia parallela all'asse delle y


(c) sia perpendicolare alla retta di equazione:
2x - y + 1 = O.
[ (a) Affinchè la retta rÀ passi per il punto (1,2) occorre che la
coppia (1,2) soddisfi l'equazione di rÀ. Deve essere perciò À +1 +
+ 2( À-1) + 2À - 1 = O e cioè À =2/5. (b) Affinchè la retta rÀ ri
sulti parallela all'asse delle y occorre che nella sua equazione llla!!
chi il termine contenente la y; dev'essere perciò À=l. (c) Affinchè
la retta rÀ sia perpendicolare alla retta 2x-y+l=O, occorre che il
coefficiente angolare di rÀ sia uguale all'opposto del reciproco del
coefficiente angolare della retta 2x-y+l=O. Si ricava À= - 3 ]

6D. Eq~azioni della ci~conferenza

L'equazione cartesiana della circonferenza di cen


tro (x 0 ,y 0 ) e raggio r > O è

(x-xo)2 + (y-yo)2 = r2
Sviluppando i calcoli si perviene ad un'equazio-
ne del tipo
(*) i x2+y2+~~+~x+y = O
con a=-2x 0 ,

Viceversa, un'equazione del tipo (*) è l'equazi,2_


ne di una circonferenza, se e solo se è a 2 /4 + P2 /4-·
- y > O; in tal caso le coordinate del centro sono :
- a/2, -P/2 ed il raggio è dato dar= /a 2 /4+~ 2 /4-y.

6.28 Scrivere le equazioni delle circonferenze di ceg


tro e e raggio r, con e ed r indicati
(a) c:::(o,o); r 2 (b) e - (1,2); r = 3
(c) c:::(-3,3);r 4 (d) e - (1, o); r 1/5.
[(a) x2 + y 2 -4=0; (b) x 2 + y 2 - 2x - 4y - 4 = O;
(c) x 2 + y 2 +2x-6y-6=0; (d) x 2 +y 2 -2x+24/25 = o]
166

6.29 Stabilire se le seguenti equazioni rappresenta-


no o meno una circonferenza e, in caso afferma-
tivo, determinare le coordinate del centro C ed
il raggio r
(a) x 2 +y 2 -2x+2y+l=O; (b) x 2 +y 2 -4x+2y+l=O
(c) x 2 +y 2 +x+y+l = O; (d) 9x 2 +9y 2 -6y-26=0.
[ (a) C = (1,-1); r=l; (b) C = (2,-1); r=2; (e) no; (d) e = ( 0,1/3);
r = /3 J

6.30 Sia C la circonferenza di equazione x 2 +y 2 =r 2 e


consideriamo la retta di ~quazione y=mx+q. Veri
ficare che tale retta è tangente alla circonfe-
renza C se e solo se l'equazione di secondo gr~
do
(l+m 2 )x 2 +2mqx + q 2 -r 2 O
ha due radici coincidenti.
[Basta impo=e che il sistema nelle incognite x,y:

X 2 + y 2 = r2
{
y=mx+q

abbia una sola soluzione]

6.31 Verificare che la retta di equazione y=2 è tan-


gente alla circonferenza di equazione x 2 +y 2 =4.

6. 32 Scrivere l'equazione della circonferenza con CE!!_


tro in (1,1) e tangente all'asse delle y.
[ X 2 + y 2 - 2X - 2y, + 1 = 0]

6.33 Determinare l'equazione della tangente alla cir


conferenza di equazione x 2 +y 2 -4x-6y-12=0 nel
suo punto P = (5,7).
[ 3x + 4y - 43 = O ]
167

6.34 Per quali valori del paramentro keR l'equazione


x 2 + y 2 - 2x + ky + k = O rappresenta una cir-
conferenza?

6.35 Determinare i punti di intersezione della cir-


conferenza di equazione x 2 +y 2 -3x-Sy+8=0 con la
retta di equazione y=2x.

[ (1,2) e (8/5, 16/5)]

6.36 Determinare i punti di intersezione della cir-


conferenza di equazione x 2 +y 2 -2x+4y+4=0 con la
retta di equazione x-y-2=0.

[ (0,-2) e (1,-1) ]

6.37 Determinare l'equazione della circonferenza di


centro nell'origine degli assi e passante per
il punto (~,4).

[ X2 + y 2 : 25 ]

6.38 Scrivere l'equazione di una generica circonfe-


renza con centro sull'asse x.
'
[ x 2 + y 2 + ax + y ; o con y < a 2 /4 ]

6.39 Scrivere l'equazione di una generica circonfe -


renza con centro sull'asse y.
[ x2 + y 2 + f3y + y : O, con Y < 132 /4 ]

6.40 Scrivere 1 ' equazione di una generica cir-


conferenza passante per 1 ' origine degli as
si.
168

[ x 2 --t- Y 2 + ax + fly = o ' a 2 + fl 2 -/- o J

6.41 Scrivere l'equazione della circonferenza avente


il centro di coordinate (1,1) e passante per la
origine degli assi.
[ X 2 + y 2 - 2X - 2y = 0 ]

6.42 Determinare l'equazione della circonferenza pa~


sante per i tre punti non allineati di coordina
te (0,0), (1,0), (0,1).
[x 2 +y 2 -x-y=O]

6.43 Determinare l'equazione della circonferenza pa~


sante per i tre punti non allineati di coordin~
te (4,7), (5,0), (-3.,6).
[ X 2 + y 2 - 2x - 6y - 15 = 0 ]

6.44 Determinare, al variare del parametro k,le cooL


dinate dei punti di intersezione della circonf~
renza di equazione x 2 + y 2 - 2x - 2y = O con la
retta di equazione y = kx.
[(o,o) e (2(k+l)/(k 2 + 1), 2k(k+l)/(k 2 + 1))]

6E. L1..1oghi geometrici. E11isse, ipe:rbo1e,


pa.ra.bo1a.

Si chiama luogo geometrico (piano) l'insieme dei


punti del piano verificante una certa proprietà.
Oltre alle rette ed alle circonferenze, che co-
stituiscono gli esempi più semplici di luoghi geome-
trici, è interessante studiare le ellissi, le iperbQ
le e le parabole.
L'ellisse è il luogo dei punti del piano per cui
è costante la somma delle distanze da due punti fis-
si F 1 e F 2 , _detti fuochi.

Considerando un sistema di assi cartesiani orto-


169

gonali, tali che F 1 e F 2 si trovino sull'asse delle


x, con coordinate (-c,0), (c,O); detta a una costan-
te positiva, l'ellisse costituita dai punti P tali
che PF 1 + PF 2 = 2a, con a> c, ha equazione
x2
-a2 r_
+ b2 = ,1

con b /a2-c2 ·(fig. 6. 6).


y
b

.,/

-a o a X

-b
figura 6.6

I due numeri a e b si chiamano semiassi dell' el-


lisse; se risulta a= b, allora l'ellisse si riduce
alla circonferenza di centro (0,0) e raggio a.
Il rapporto e= e/a compreso fra O e 1 (O per la
circonferenza) si chiama eccentricità dell'ellisse e
misura di quanto l'ellisse, per la sua forma più o
meno allungata, differisce dalla circonferenza.
Ricordiamo, infine, che i quattro punti di inte.r_
sezione dell'ellisse con gli assi coordinati si chi~
mano vertici dell'ellisse.
L' iperbole è il luogo dei punti del piano per
cui é costante la differenza in valore assoluto del-
le distanze da due punti f.issi F 1 e F 2 ; detti fuochi.
Considerando un sistema di assi cartesiani orto-
gonali, tali che F 1 e F 2 si trovino sull'asse delle
x con coordinate (-c,O), (c,0); detta a una costante
positiva, l'iperbole costituita dai punti P tali che
IPF1 - PF 2 I = 2a, con a< c, ha equazione
170

x2
a2 1

con b /c2-a 2 (fig. 6. 7).

figura 6. 7

I due numeri a e b si chiamano semiassi dell'iper.


bol~; gli assi delle x e delle y assi dell'iperbole,
le rette bx - ay = O e bx + ay = O asintoti dell' iper.
bole. Se risulta a = b l'iperbole si dice equilatera.
Ricordiamo infine che i due punti di intersezio-
ne dell'iperbole con l'asse delle x si chiamano ver-
tici dell'iperbole.
La parabola è il luogo dei punti del piano che
sono equidistanti da un punto F (detto fuoco) e da
una retta d (detta direttrice).
Considerando un sistema di assi cartesiani orto-
gonali tali che F si trovi sul semiasse positivo del
le x con coordinate (c/2,0) e la retta d sia parall~
la all'asse delle y con equazione x=-c/2, si vede fa
cilmente che l'equazione della parabola è
y 2 = 2cx.
Il numero c si chiama diametro della parabola, lo
171

asse delle x si chiama asse della parabola, il punto


di intersezione della parabola col suo asse (in que-
sto caso l'origine) si chiama vertice della parabola
(fig. 6.8).

F
X
(c/2 ,O J

y2= 2cx
X=-~
2

figura 6.8

Se il fuoco e la direttrice di una parabola sono


orientati diversamente rispetto agli assi coordinati
si ottengono equazioni diverse per la parabola. stes-
sa, pur continuando a supporre che il vertice coinci
da con l'origine degli assi e che il fuoco giaccia su
uno degli assi.
Si hanno così altri tre tipi di equazioni, nelle
quali il numero c rappresenta sempre la distanza tra
il fuoco e la direttrice (fig. 6.9).

y y y

(0,0) X
----y=-~

y 2 ;- 2c X X 2 ; 2c y X 2 ;- 2c y

figura 6.9
172

L'ellisse, l'iperbole e la parabola hanno dunque


in comune la proprietà di esser rappresentate da e-
quazioni algebriche di secondo grado.
Le loro equazioni sono casi particolari della più
generale equazione di secondo grado in x e y
(*) a11x2+za12xy+a22Y2+za13x+Za23Y+a33 O
E' perciò interessante studiare in generale le
curve piane rappresentate da un'equazione di tale ti
po. Tali curve si dicono coniche perchè si dimostra
che si possono ottenere come sezioni di un piano con
un cono circolare retto.
Per lo studio della conica di equazione (*) si
devono esaminare i determinanti

al l al 2 al 3
A all al 2
al 2 a22 a2 3
A33
al 2 a2 2
al 3 a23 a3 3

Si dimostra infatti che se è A i O, la conica di


equazione (*) è un'ellisse, un 'iperbole o una parabQ
la, a seconda che sia A 33 > O e A·a 11 ~ O , oppure
A 33 < O, oppure A 33 = O. Ciò va inteso nel senso che
è allora possibile determinare un sistema cartesiano
rispetto al quale l' equazion.e della curva assuma, a
seconda del segno di A 33 , una delle forme canoniche
precedentemente indicate.

6.45 Calcolare i semiassi e le coordinate dei fuochi


delle seguenti ellissi
~ca) x 2 /25 + y 2 /4=1 (b) 4x 2 + 9y 2 = 27
(e) 4x 2 + 6y 2 = 36 (d) x 2 /9 + y 2 /S = 1.
[(a) s,2, ( ± ✓n,o); (b) 3 /3/2, /3, ( ± /15/2,0);

(e) 6,2 /6, ( ± ✓3,0); (d) 3, /s, (± 2,0) ]


173

6.46 Scrivere l'equazione dell'eDisse passante per i punti


P=(2,2 ✓5/S)e Q=(-1,4/5/S)e con i fuochi sull'asse x.
[ X2 /5 + y 2 /4 = 1 ]

6.47 Scrivere l'equazione dell'ellisse i cui fuochi


hanno coordinate(± ✓T,O) e il cui semiasse mag
giore è 3.
[ X2 /9 + y 2 /7 = 1 ]

6.48 Determinare l'equazione dell'ellisse il cui se-


miasse minore è b ✓6, la cui eccentricità è
e= 1/17 e avente i fuochi sull'asse x.
[ X 2 /7 + y 2 /6 = 1 ]

6.49 Determinare l'equazione dell'ellisse che ha due


vertici coincidenti con i punti (±3,0) e fuochi
nei punti (±2,0).
[ X2 /9 + y 2 /5 = 1 ]

6.50 Determinare l'equazione dell'ellisse che ha due


vertici nei punti (±n, O) e fuochi nei punti
(±(n-1),0) con n intero positivo.
[ x 2 /n 2 + y 2 /(2n-1) = 1]

6.51 Scrivere l'equazione dell'ellisse 1~ cui eccen-


tricità è uguale a 1/2 e i cui fuochi sono i
punti (±2,0).
[ X 2 / 16 + y 2 / 12 = 1]

6. 52 Dimostrare che per ogni- mE R esistono due tange!!_


ti all'ellisse di equazione x /a
2 2 + y 2 /b 2 =1 a-
venti coefficiente angolare uguale a m. Determi
nare le equazioni delle tangenti.
[ I punti di intersezione dell'ellisse con la retta y =mx+ q si ot-
tengono risolvendo il sistema
174

rax2+-2=l
2 y 2
b

1y=mx+q

Eliminando la y tra le due equazioni, otteniamo l'equazione di se-


condo grado in x

Imponendo che tale equazione abbia due soluzioni coincidenti, ossia


che il suo discriminante sia nullo, otteniamo la condizione a 2 m2 +
+ b2 - q2 = O, da cui si ricava q = ± / a 2 m2 + b 2 • Dunque le
rette y = mx ± / a 2m2 + b2 sono le due tangenti all 1 ellisse aven-
ti coefficiente angolare uguale a m]

6.53 Scrivere le equazioni delle rette, di coeffi -


ciente angolare m = 4~ tangenti all'ellisse
x 2 /4 + y 2 /3 1.
[ y = 4x ± ✓---5 ]

6. 54 Scrivere l'equazione dell ' iperbole che ha i


vertici in(±3,0) e distanza focale (cioè distan
za tra i fuochi) uguale a 8.
[ X 2 /9-y 2 /7 = 1 ]

6.55 Scrivere l'equazione dell'iperbole di vertici


(±3,0) e fuochi (± ✓TI,0).
[ X 2 /9 - y 2 / 4 = 1 ]

6.56 Scrivere l'equazione dell'iperbole di vertici


(±4,0) e passante per il punto di coordinate
(8,2).
[ X 2 /16 - 3y 2 /4 = 1 ]

6.57 Scrivere l'equazione dell'iperbole che ha per


asintoti le rette y = ± (1/3)x e passa per il
punto (3,0).
175

[x 2 -9y 2 =9]

6.58 Scrivere l'equazione dell'iperbole passante per


(5,3/2) ,con l'asintoto di equazione y=x/2 e fuochi sull'asse x.
[ X2 /16 - y 2 /4 = l ]

6.59 Data l'iperbole di equazione x 2 /a 2 -y 2 /b 2 = 1, v~


rificare che, per ogni numero reale m tale che
Imi > b/a, esistono due tangenti all ' iperbole
aventi coefficiente angolare-uguale a m.
Determinare le equazioni·delle tangenti.
[ Si procede in modo analogo a come nel caso dell'esercizio 6.52.Si tro-
va y =mx± la 2 m2 -b 2 ]

6.60 Scrivere le equazioni delle rette, di coefficie~


te angolare m = 1, t~ngenti all'iperbole di equ~
zione x 2 /9 y 2 /4 = 1.
[ y = X ± /5 ]

6.61 Sia data


l'iperbole equilatera di equazione x2 -
- y = a 2 Supponendo 2 •di far ruotare di 45° il si
stema di assi, quale sarà la nuova equazione del
l'iperbole riferita al nuovo sistema di assi
0x'y'?
[ Applicando le formule di cambiamento di coordinate per rotazione di un
angolo .S = i.5° (ved par. 6A) si ha

x = x' cos 45° - y' sen 45° ✓-i. (x'-y' )/2


{
y = x' sen 45° + y' cos 45° /~ (x '+y' )/2

da cui, con facili passaggi, si perviene.all'equazione x'y'=-a 2 /2]

6.62 Scrivere l'equazione della parabola il cui fuoco


è in (2,0) e la cui direttrice ha equazione x=-2
[ y2 = 8x ]
176

6.63 Determinare le coordinate del fuoco e l'equaziQ


ne della direttrice della parabola y 2 =12x.
[(3,0);x=-3]

6.64 Scrivere l'equazione della parabola il cui fuo-


co è in (1/3,0) e la cui direttrice ha equazio-
ne x =- 1/3.
[y 2 = (4/3)x]

6.65 Verificare che la retta di equazione y=x+l è tan


gente alla parabola di equazione y 2 = 4x.

6.66 Verificare che la retta di equazione y=mx+p/Zm


è tangente alla parabola di equazione y 2 =2px.

6.67 Determinare l'equazione della tangente alla pa-


rabola y 2 =3x nel punto P = (3,3).
[La retta per P di equazione y-3=m(x-3) è tangente alla parabola se
e solo se l'equazione my 2 - 3y + 9 (1-m)=O nell'incognita y ha due
radici coincidenti, ossia se il suo discriminante è nullo. Si ottie-
ne così la condizione (Zm-1) 2 =0, cioè m=l/2. Dunque la tangerte ce~
cata ha equazione y-3-= (1/2)(x-3)]

6.68 Scrivere l'equazione della parabola con vertice


nell'origine e fuoco in (-3,0).
[y 2 =- 12x ]

6.69 Scrivere l'equazione della parabola con fuoco


in (0,1/4) e direttrice y =- 1/4.
[x 2 = y J
6.70 Determinare le coordinate del fuoco e l'equaziQ
ne della direttrice della parabola y=-x 2 /12.
[ (0,-3); y=3 ]
177

6.71 Verificare che la conica di equazione


y = ax 2 + bx + c (a> O)
è una parabola, facendo vedere che, assumendo
du~ nuovi assi x' ,y' ottenuti da x,y con una ro
tazione di angolo B = TI/2 e con l'origine nel
punto O' = (-b/2a, c-b 2 /4a), la conica ha equa -
zione y' 2 = (1/a)x'.
[ Le formule di cambiamento di coordinate (ved il par. 6A, 3° caso) si
scrivono:

r =-
x b/2a·- y'

LY= e - b 2 /4.a + x'

sostituendo tali valori nell'equazione y=ax 2 +bx+c si ottiene l'eq~


zione della conica rispetto ai nuovi assi: y' 2 = (1/a)x'. Ciò con-
ferma quanto affennato nel presente paragrafo perchè la l'.IOstra coni-
ca può esser scritta sotto la forma (1<) con A=a/4 f O e A3 3 =O ]

6. 72 Verificare che anche nel caso a < O la conica di


equazione y = ax 2 + bK + c è una parabola.
[ Come nell'esercizio precedente, in cui però si scelga B =- TI/4 ]

6.73 Verificare che la conica di equazione


x 2 /a 2 + y 2 /b 2 - 2x/a = O
è un'ellisse.
[ Si ha A = - 1/a 2 b 2 , A 3 3 = 1 /a 2 b 2 , a = 1/a 2 e in particoli!
1 1

re A e a 1 1 hanno segni opposti • Per disegnare 1 1 ellisse basta ese -

guire la traslazione x =a+ x', y = y' e osservare che è x' 2 /a 2 +


Ricordiamo la definizione di limite (finito o in
finito) di una successione. Cominciamo con il caso
del limite· finito.
Diremo che una successione a tende ad un numero
----- -- n
reale a (an converge ad a), e scriveremo
---=.:_- ------------ ~ -

lim an = a , oppure

se, per ogni numero reale E > Ò, ~siste un numero V tale


che Ia
- n
.: a I, < E'
per ogni n > -iJ. · ------------

"l:5Treriio che" una succes-si◊-ne·-a~--- tende a + CO (a n di-


vergé a + co) , e scriveremo

lim an= + CO
, oppure CD

n, ➔ +co '
.--------·------------ -------- -----
se, per ogni numero reale M > O, esiste un numero \! tale che
-a n > M, per ogni n > v.
Diremo che una successione an tende a -co (an diver
ge a -do), e scriveremo
179

lim an = -co oppure an ➔ - CO


,
n ➔+co '
se, per ogni numero reale M > O, esiste un numero \! tale
che an < - M , per ogni n > \J •
Gli esercizi proposti in questo paragrafo hanno
lo scopo di far familiarizzare il lettore con la de-'
finizione di limite di una successione.

~ Utilizzando la definiziOne di limite, verificare


-- che

Il 1
lim
n ➔ +co
2n+S 2

[Discutiamo la disuguaglianza

I an - ~2 I< E , cioè 1-n


2n+5

Semplifichiamo il primo membro :

2.n - (2n+5) I
1 2(2n+S) =
I :- 5
2(2n+5)
l
4n+10
5

Perciò la disuguaglianza iniziale equivale a 5/(4n+l0) < i. Inter-


pretiamo tale disuguaglianza come una disequazione nell'incognita n,
che è facilmente ricavabile:

5. 5 5 5
4n+l0>- , 4n > E - 10, n >
E 4E 2

Ponendo \! = 5/(4E ) - 5/2 ?.9-blamo


verifica~_çhe_JloleY~
.che, per ogni fi: > O esiste \/ per cui Ia 0 - l~gni

~-Jj
E' noto che, se il limite di una successione esi
ste, esso è unico. Perciò è chiaro che la successio-
ne considerata nell'esercizio precedente no_n può co!!_
vergere ad un numero reale diverso da 1/2; per esem-
180

pio, non può convergere ad 1. Verifichiamo ciò diret


tamente con la definizione.

~ Utilizzando la definizione di limite verificare


'-------·
che
n
lim 2n+S f l .
n --++oo

[ Occorre discutere la disequazione I n/ ( 2n+5 )-1 I < E .


Semplifichiamo:

I -- n
2n+5
- 1 I -n-5
2n+5
n+5
2n+5
< E •

Ricaviamo n:

n+5<2En+5E, (l-2E)n < 5( E - 1)

Se E è abbastanza grande, ad esempio se E > 1, la d,isequazione è


verificata da ogni n E N, perchè il primo !Ilelllbro (1-2 E) n è negativo,
mentre il secondo membro 5( E -1) è positivo. Però, se scegliamo E
più piccolo, ad esempio ~ = 1/4, si trova la disequazione

(1-l/2)n < 5(-3/4), cioè n/2 < - 15/4,

che non è verificata da nessWl intero positivor


Ricordando che la definizione di limite richiede la verifica di disu-
guaglianze utilizzando Wl parametro E > O arbitrario, possia-
mo concludere che il limite dato non vale 1 ]

~ Utilizzando la definizione di limite verificare


che
n+4 n-4 1
(a) lim 1 (b) lim
n ➔ +co n n ➔ +oo 3n+l 3

[ (a) \) = 4/ E; (b) \) = (13/ E-3)/9 ]

~ Verificare
a zero:
che la seguente successione converge

an
1.:.1.L.
·n
181

[Risulta I an-ol = I (-lt/n_l =1/n. Ponendo \!= 1/ E, si trova che

I an-ol <E per ogni n > \! ]

Gwutilizzando la definizione di limite verificare


ey' che
1
lim o o
n ➔ + CO ✓n +1

[ (a) Per n > \! = 1/ E 2 - 1 risulta 1/ ~ < E


(b) Semplifichiamo Ja relazione:

3n
<=>
n 2 -10

Per n > 3, ne N, risulta n 2 - 10 > O • Possiamo quindi moltiplicare


per tale valore entrambi i membri dell'ultima disuguaglianza, ottenendo
3n < E 2 (n 2 -10), cioè E 2 n 2· - 3n -_ 10E 2 > O.
Si tratta di una ·disequazione di secondo grado in n, che è verificata
se n è esterno all'intervallo di estremi (3 ± /9+40 E 4 )/2 E 2 • Quindi
se

n > \! = max { 3; (3+ / 9+40E") /21:: 2 } ,

allora vale la disuguaglianza di limite da cui siamo partiti]

~Mediante la definizione verificare che

lim l~ = 2
n ➔+co V'+ T n

[Fissato E > O, occorre risolvere la disequazione nell'incognita n:

/ 4+1/n - 2 I < E •

Dato che 4+1/n > 4; risulta anche / 4+1/n > /4 = 2. Perciò l'argome11
to del valore assoluto è positivo e basta risolvere

(*) / 4+1/n - 2 < E •

Portando il 2 a secondo membro ed elevando al quadrato si trova


\! = [ (2+ E ) 2 - 4 = 1/(4 E+ E 2 ) •rl
182

Proponiamo W1 altro metodo: si possono moltiplicare entrambi i membri


della (*) per la quantità / 4+1/n + 2, che è positiva ed anzi /HJ}n+
+ 2 > /4 + 2 = 4. La disuguaglianza che si ottiene

(4+1/n) - 4 < E ( / 4+1/n + 2),

segue quindi dalla disuguaglianza seguente, che è più semplice dari -


solvere:

(4+1/n)-4 < 4E .

Semplificando à primo membro si ottiene n > \J = l/(4E ).


Naturalmente la stima trovata con il secondo metodo (n > 1/(4 E)) è
peggiore della stima precedente ]

§)utilizzando la definizione di limite verificare


che
lim
n ➔+a>

[La relazione n 2 - 1 >M equivale a n 2 > M+l. Essendo n > O, ciò equi
vale ancora a n > IM+l. Perciò, se n > \J = IM+l, risulta n 2-D
>M ]

'Ò(8 Mediante la definizione verificare che le segueQ


ti successioni divergono a + 00
n2 - 2n - 3 n2 - 6n + 1
[ (a) Per n > \J = 1 + /4+M risulta n2 - 2n - 3 > M;
(b) \J = 3 + / 8+M ]

~Utilizzandola definizione di limite, verificare


che
n 2 +2n n 2 -8n+4
(a) ➔ + a, (b)
n+l n-4
[ (a) \J = (M-2+ / 4+M 2 )/2;

(b) \J = max { 4; (8 + M + / 48 + M 2 ) /2 } ]
183

•7.~ Mediante la definizione verificare che

lim (5-n 2 ) = - oo
n ➔+oo

. [ La relazione 5-n 2 < - M equivale a n2 > M+5. Perciò , per n > \l =

= IM+5 risulta 5-n 2 < - M ]

•7.~ Utilizzando la definizione di limite verificare


che le seguenti successioni divergono a~ 00 •
(a) an = i-4n-n 2

[ (a) Se n > V =-2 + ls-tM risulta an < - M;

(b} Per n > \l = 2 + IM risulta -(n-2) 2 = an <- M]

Ope:ra.:.;:;ioni s-u.i limiti. Fo:rrne


mina.t"t;.

Siano an, bn due successioni convergenti e a,bER


i rispettivi limiti.
Valgono le seguenti proprietà, dette operazioni sui
limiti:

?f7an - b n ➔ a - b;

~ a n ·b n
?l
a
b , se b t- O.

Valgono inoltre analoghe proprietà per sue-


cessioni divergenti nei casi specificati di se-
guito . Indichiamo con a un numero reale.
184

an ➔ a bn ➔ +ro => an + bn ➔ + 00

an ➔ a bn ➔ -<X> => an + bn ➔ - 00

an ➔ + 00
bn ➔ +ro => an + bn ➔ + <Xl

an ➔- 00
bn ➔ -<X> => an + bn ➔ - <Xl

an ➔ a>O bn ➔ +oo => an ·bn ➔ +o:,

an ➔ a<O bn ➔ +ro => a-n ·bn ➔ - <Xl

--
an

an
➔ +

➔ +
00

00
bn

bn


+oo

-oo
=>

=>
an ·bn

a n ·b n


+oo

-a:,

an ➔ - 00
bn ➔ - 00 => an ·bn ➔ +oo

an ➔ a bn ➔ ± (X) => an /bn ➔ o

an ➔ a>O bn ➔ + 00 => bn/an ➔ +oo

an ➔ a<O bn ➔ + 00 => bn /an ➔ -co

an ➔ aro bn ➔ o => I an /bn I ➔ +co

an ➔ ± 00
bn ➔ o => I <\i /bn I ➔ +oo

Non rientrano nella tabella sopra proposta le s~


guenti situazioni, che vengono dette forme indetermina
te:

00-00: =>
185

o
o..a\: J an

> a n ·b n
➔ ?
l bn ➔ ±00

a, ran ➔ ±c:o

=>
a,
1' b n ➔ ±oo

o fan
➔ o
=>
o
lbn ➔ o

Altre forme indeterminate, legate alla elevazione


ad esponente reale, sono espresse da:

1 :
(X) ran ➔ 1
=>
1bn ➔ ±co

➔ +oo
fan
00 o : => ➔ ?
lbn ➔ o

oo: rbn

Affermare


o+
o
=>

che un dato limite è una forma indeteL


minata non significa dire che il limite non esiste,
ma significa che esso non è immediatamente calcolabi
le con una delle regole della tabella precedentemen-
te proposta. Vuol dire inoltre che è necessario sem-
plificare o, comunque, trasformare l'espressione da-
ta in modo da togliere, se possibile, l'indetermina-
zione.
186

Si vedano gli esempi seguenti.

74 Calcolare il limite:
n
lim
➔+co
3n-1
n+3

[ Il limite si presenta sotto la forma indeterminata a, / 00 • Dividendo


numeratore e denominatore per n si ottiene
3- lim 1/n
lirn 3.
n➔ + co n+3 1+ lim 3/n
n ➔ +oo

Sono state utilizzate le proprietà che il limite del quoziente, della


differenza, della sonuna è uguale rispettiYamente al quoziente,alla dif
ferenza, alla somma dei limiti]

7~ Calcolare i limiti per n➔+co delle successioni


n+l n~+s
~ n 2 +1 - (b)
n 5 +7n-1
n 3 +1 1-n 2
(c)
Zn-1
<fl) (n+Z) 2•

divida sia il numeratore che il denominatore per n, oppure per n 2 ,

(b) O; (e)-+ t; fd) -1 ]

1-n
Calcolare il limite lim
n ➔+w
/_n+l
[ Dividendo il numeratore ed il denominatore per /~ si verifica che
la successione tende a - 00 ]

n+(-l)n
7~5 Calcolare il limite lim
n ➔ +co
n-(-l)n

[ 1 J

7_JQl_
Calcolare lim (✓ n+2 - /n-1 )
n ➔+ CD

[ Si tratta di una forma indeterminata + co-w. Moltiplichiamo e dividia-


mo per la sollDDadelle radici: 1 .I
187

/ n+2 - /n-1 = (n+Z) - (n-1) 3


-=--~~ ➔ o
/ n+Z + / n-1 /n+2 + / n-1

Y, Calcolare lim (/n 2 +1 - /~)-


0 n ➔+co
➔ + 00 J

~ Calcolare i limiti di successione


(a) lim
n ➔ +co
/n+l - n (b)
n
lim
➔ +co
n V --
n+l
1

[ (a) - CO • (b) + °' ]


'
~9 Verificare che se una successione an è convergente,
allora lim
n ➔ + CO

[Basta scrivere il limite della differenza come differenza di limiti]

7.20 L'enunciato dell'esercizio precedente non è in-


vertibile. ~erificare che, ad esempio, la suc-
cessione an logn ha la proprietà che an+l -an ➔
➔ O per n ➔ + 00 , ma an non è convergente.
1
[an+l - an = log(n+l)-log n = log(l+ - ) ➔ log l =O]
n

7.21 Verificare che se una successione an converge


ad un numero reale non nullo, allora

lim 1 .
n ➔+co an
[ Ba~ta calcolare il limite del rapporto come rapporto di limiti]

7.22 L'enunciato dell'esercizio precedente non è in-


vertibile. Cioè, se il rapporto· an+/ an converge
188

ad 1 per n➔ + 00 , allora:
(a) non necessariamente an converge;
(b) se an converge, non necessariamente conver-
ge ad un numero reale non nullo.
Trovare degli esempi.
[ (a) an = n, oppure ~ 1 = n2 , oppure

{b) an = 1/n , oppure... J

7C. S-u.c.cessiorii e valore a.ssolu.to

7.23 Verificare che an converge a zero se e solo se


jacl converge a ze;µ.
[ Basta applicare la definizione di limite alla successione bn=I an

bn ➔ O se, per ogni E > O, esiste un numero \! per cui

< E per ogni n > \!. Dato che I bn I = I an I , l'asserto è provato]

7.24 L'enunciato dell'esercizio precedente non vale


se si sostituisce il valore zero con un valore
differente da zero. Trovare un e~empio
n
[Ad esempio an = (-1) non ha limite, mentre bn = lan è la succes-

sione costante, uguale ad 1, che quindi converge ad 1

7.25 Dimostrare che:


lim lim an O, lim bn=O.
n➔+ oo n ➔+ oo n ➔ +oo

[ Per ipotesi, per ogni E > ·o, esiste un indice \! per cui

Vn > v.

Dato che I an I .::_ I an I + I bn j, risulta anche I an < E per

ogni n > \/ . Percio a 11 converge a zero. Analogamente per bn ]


189

7.26 L'enunciato dell'esercizio precedente non vale


se, nell'ipotesi, si abolisce il va~assolu~
to. Esibire un esempio.
[basta porre bn = - an, con an conrunque scelta. In tal caso evidente -

mente an +bn ➔ O]

7.27 Siano an, bn due successioni tali che an > O


bn ~ O, per ogni n. Dimostrare che:
lim ) lim lim b n =O
n ➔ +ro n ➔ +co n➔ +oo

[ Come nell'esercizio 7.25; anzi, si tratta di un caso particolare,pe~


chè nelle ipotesi attuali risulta I an I = an, lbn I = bn J

7.28 Dimostrare che:


lim => lim
n ➔ +oo n ➔+ CO

Dimostrare inoltre, con un esempio, che non va-


le l'implicazione opposta; cioè che, se il pro-
dotto converge a zero, la somma non necessaria-
mente converge a zero.
[ Segue dagli esercizi 7.25 e 7.23. Circa il controesempio, basta con-
siderare la successione bn costante uguale a zero ed an comunque scel
ta J
7.29 Dimostrare che, se an converge ad a, allora bn=
= lan I converge a lai (notare che questo enun -
ciato non contrasta con quanto affermato nell'e
sercizio 7.24: se lanl ➔ lal 1 O, non è detto
che an ➔ a).
[ Si utilizzi la definizione di limite e la disuguaglianza

I x I -I Y 112. Ix-y I , V x,y ER.

Questo esercizio è riproposto, con il linguaggio delle funzioni con-


tinue, nel capitolo 9(si vedano gli esercizi 9.6 e 9.7) ]
190

7.30 Verificare che an è convergente se e solo se so


no convergenti le due successioni bn, c n defini-
te da:

c n =an - Ia n I .
[ Se an ➔ a allora ( esercizio precedente•) ian I ➔ Ia I . Perciò bn,cn

convergono rispcttiitameRte ai valori a ± Ia I- Viceversa, pex som


ma si ha

Perciò, se bn e cn convergono, anche an converge]

7.31 Verificare con un esempio che la convergenza


della successione bn = an + !ani non implica la
convergenza della successione an.
n
[ Ad esempio an =-l+(-1) è una successione che non ammette limite

per n ➔ + 00 , mentre bn =O per ogni n. Più in generale, basta sce-

gliere per an una qualsiasi successione non convergente, con ani O

per ogni n ]

7D. Ele.n.c.o de.i prin.c.ipa.1i limiti n.ote.-vo-


1i

Riportiamo un elenco di limiti notevoliche sono é!!_


la base del calcolo di altri limiti di
successione.
Cominciamo con i lim1ti dell'esponenziale an e del
la potenza nb

se a > 1
(1) •lim
n ➔+oo
a n= {i
non
00

esiste
se
se
a
-1< a< 1
a < - 1
1

se
191

se b > o
(2) • lim l se b O
n ➔ +co
se b < O

Altri limiti notevoli di tipo esponenziale (cioè


dove l'esponente dipende dalla variabile n) sono i
seguenti:
/
In
,ès~.,hm 0✓ a I 1rn a
l
1 V a > O .
n ➔ +c:o

(4) • lim 1/rio lim Vb E R


n➔ +~ n ➔+co

n
La successione esponenziale a ' con a> 1, e la
successione potenza nb, con b > O, divergonc a+ 00 .S~
so tali successioni vengono confrontate con ~n e
con n! (n fattoriale, definito da n! = 1·2·3· ... ·(n-1}
·n) che pure divergono~a t 00 Consideriamole nell'or
dine:
b n
log n; n; a; n!
Nel modo indicato sono infiniti di ordine crescente,
nel senso che valgono i seguenti limiti notevoli
b \..
(5) lim (log n) /n o '>, (b > O) ;
n➔

(6) lim n b/an o (a>l, b>O);


n_:t.t oo

(7) lim a 0 /n! o (a > 1) .


!l-+«>

Molto importante è il limite alla base della de-


finizione del numero di Nepero e:

(8) ., lim Cl + ln )n = e .
n ➔ +oo '
192

più generalmente, per ogni numero reale x:


X n X
(9) lirn (1 + -) = e ·
n _...,._..-·--·'
-➔ ----~
n +ro _______________

X
=> ➔ e

Il seguente limfte è fondamentale per trattare


successioni trigonometriche

se_n an
(11) ➔ 1.
an

Infine ricordiamo le proprietà seguenti, che di-


scendono dai teoremi sulle medie aritmetiche e geom~
triche di una successioné:
an
(12) lim lim (an+l - an)
n ➔ +cc n n ➔+ o:, '
n✓-
a n+l
(13) lim an lim
n ➔ to:, n ➔ +o:, an

purchè, in _entrambi i c..as..i, esista il l iroite. __.a___.secondo


lllelllk_o. Inoltre iri (13) si assume che an > O per ogni
n.

7E. Uso de:i. 1:i.m:i.t:.:i. n.ot:.ev-ol..i

Proponiamo una serie di esercizi che si risolvo-


no con i limiti notevoli elencati nel paragrafo pre-
cedente. Di seguito facciamo riferimento ai numeri
(1), (2), ... , (13) di tale paragrafo.

•7.32 Calcolare i limiti


n
(a) lim e (b) lim
n➔+ oo n ➔ +o:,
193

[ Si utilizzi il limite notevole (1) del paragrafo 7D.


(a) + 00 , dato che la base e è maggiore di l;
(b) O ]

•7. 33 Calcolare i limiti

(a) lim (en-Zn) (b) lim (3n + 4n - 5 n)


n ➔ +oo n ➔ +oo

R R n R
[ (a) e - 2 = e [ 1-(2/e) -++<X> (b) - oo

7,~ Calcolare i limiti


2 _ 4 n-l
n+l 2 n+l + 1
(a) lim (t) lim
n➔ +oo 3n n ➔+ e,;, 3n + 1
n+l n-1
2 - 4 2n 1 4 n
[ (a)
3n
= 2 '-) - (-)
'3
-4 3
➔ - <X>•
'
(b) O J
7Xs Calcolare i limiti di successione
✓z -e
(a) lim n (b) lim n
n➔ +oo n ➔ +oo

[ I risultati seguono direttamente dal limite notevole (2): (a)+ 00 ;

(b) O]

•7.36 Calcolare i limiti


n
1
(a) lim ✓n (b) lim
n ➔+m

[ Dal limite notevole (3) si ottiene, in entrambi i casi, il valore


limite l ]

7.37 Calcolare i limiti di successione


n_ n -
(a) lim ln 2 (b) lim /zn
n ➔ +oo

[ Si utilizzi il limite notevole (4): (a) l; (b), n/-i;;- ./ /z


,
·n;-;; ➔ l]
194

7.38 Calcolare lim (n-log n).


n ➔+ oo

( n - log n ;n [1-(log n)/n]diverge a + 00 , utilizzando il limite notev.9.


le (5) con b;l]

7.39 Calcolare lim (2 n - n 2 ).


n➔ +oo

[ Utilizzando il limite (6) si ottiene:

2n - n 2 ; 2n (1-n 2 tt) ➔ + 00 ]

7.40 Calcolare lim (Zn - n!).


n ➔+ oo

[ Il limite vale - 00 • Infatti, in base alla (7): 2n-n! ; n! (2n/n!-l) ➔


➔ - CX) J

7.41 Calcolare, per n ➔ + 00 , i limiti delle success-


sioni

(a) l ✓n
og n
(b)
·
3:
n /( I
1 (c) ~~
e-·
(d) !!..:_ "io
n!
'.:, ________ ,'

[ (a') Il limite vale + 00 ';-ìfer fa (5) con b 1/2; (b) + 00 ; (e) O;


(d) Per le (6), (7), il limite vale o]

7.42 Calcolare, per n➔ + 00 , i limiti delle successioni


n+l
(n+3 + n 5 + 1) ·n!
(b)
-(3n+zn)-+-(n+l) !

[ (a) Dividendo nwneratore e denominatore per n?, si verifica che la


successione converge a zero; (b) Si noti che n!/(n+l)!;l/(n+l). Divi-
dendo numeratore e denominatore per 3n, si verifica che la succ~i.si-:-
ne converge a 3 J

7.43 Calcolare i limiti


lo.&.:!!_ n
(a) lim (b) lim
n ➔+ oo n n ➔+ oo
195

[ (a) --log 2n ( log n) -t


= ---=-- ➔ o ; (b)+oo]
n In

7.44 Calcolare i limiti


(n 2 +1) log n
(a) lim (b) lim
n ➔ +ro n ➔+ oo
n3

[ (3) + 00 ; (b) O]

7.45 Calcolare i limiti, per n ➔ + 00 , delle successio-


ni
n! + 2 n n ! · - (n+l) !
(a) (b)
(n+l) ! n2 en

(b) n!-(n+l)!
n2 en

7.46 Calcolare, per n➔ + 00 , i limiti delle successioni


n-2 ln 2 -l
(a) (b) 2 · - 2

n+l In 2 -1 n+l { / n 2 -i - (n+l) }


[ (a) 3 - 3 = 3 1-3 .

Calcoliamo separatamente:

I n2 -1 - (n+l) = i!!.:_--=..:.)-(n+l)2 -2n - 2 ➔ - 1.


ln 2 -l + (n+l) I n 2 -1 + (n+l)
Perciò la quantità in parentesi graffa converge a 1-3-l·= 1-1/3=2/3
Ne segue che la successione data diverge a + 00 ; (b) - 00 ]

n+l.zn
( -J
ì.47 Calcolare il limite lim
n ➔+ = n

[ Si utilizza il limite notevole (8):

n+l 2n 1 n
( - ) [· (l+ _ ) J2 ➔ e 2 · J
n n
196

7.48 Calcolare limiti

(a) lim (1 + (b) lim


n ➔ -t oo n➔+ oo

[ Si può utilizzare il li.mite notevole (9), prima con x = 1/2, poi con
x = - 1. (a) /-;; (b) 1/e]

7.49 Calcolare i limiti di successione

(a) lim (b) lim (_.!!._) n+l •


n -# CO n ➔ +oo n-1

[ Si utilizzi il limite notevole (10). (a) e 2 ; (b) ( -n-1n )


n+l

n 2 n n-1 n 2 1 n-1
.·-) ·(-) = (-) (1 + -) ➔ e ]
n-1 n-1 n-1 n-1

7.5 n ➔ + 00 , i limiti delle successioni

I
,{a) (b) ( n2+n )n 2

n 2 +n+l
_J/
[ (a) Allo scopo di applicare il limite notevole (10), ricerchiamo xn
per cui:

n2 +n
n 2 -n+2

Risulta evidentemente

Invertendo la frazione si vede che xn ➔ + 00 • Inoltre

( nn-n+2+ n)n
2
2

La successione in parentesi quadra conver e al numero e, in base al li


mite notevole (10). Inoltre il rappo xn converge a 2, per n➔ +00 •
/
Perciò la successione data converge ,,a·e
197

(b) con lo stesso metodo proposto nel caso precedente si trova il valo-
re limite 1/e]

r
7~-~1 Ca colare, per n➔ +oo i limi ti delle successioni
' ', '
2
)ca) ( n 2 +n (b) (n2- n (
n 2 -n+l Il 2 -n+3
•'e(a) + 00 ; (b) 1 J
7.52 Calcolare i limiti
1 3
(a) lim n sen (b) lim p sen
n ➔ +oo n n ➔+oo n

(c)
1
(d)
sen (1/n)
lim Il tg lim
n➔ +oo n n ➔ +oo sen (3/n)

[ Si utilizzi il limite notevole ( 11), con a 0 = 1/n, oppure con a 0 =3/n.

(a) 1; (b) 3; (e) 1; (d) 1/3 ]

7.53 Calcolare, per n➔ + 00 , i limiti delle successioni


1 2
(a) n 2 (1-cos -) (b) n 2 (1-cos -)
n Il
1 1-cos 2 ( 1/n) n2 sen 2 (1/n)
[ (a) n2 ( 1-cos - ) = n2
n l+cos (1 /n) l+ cos (1/n)

Dal limite notevole (11) otteniamo n 2 sen 2 (1/n) ➔ 1. Dato che


cos (1/n) ➔ 1 per n ➔ + 00 , la successione data converge a 1/2; (b)
osservando che n 2 sen 2 (2/n) ➔ 4, la successione data converge
2 J
Calcolare, per n➔ + 00 , i limiti'delle successioni

tg 2 (1/n) 1-cos(3/n)
(a) (b)
1-cos (1/n) sen (3/n 2 )

[ (a) 2; (b) 3/2]


198

7.55 Utilizzando la successione an = (-l)n, verific~


re che la formula (12) del paragrafo precedente
non vale se non esiste il limite a secondo mem-
bro.

l an+l - an = 2 ( -1 t+l non ha ..li.mi


te, mentG "!llJxergea zero]

7.56 Con l'aiuto della proprietà (13) 4el paragrafo


precedente, calcolare i limiti

(a) lim n✓ n(n-1) (b)


n -H- oo

[ (a) Posto an = n(n-1), risulta an+l/an ➔ 1. Per la proprietà (13),la

successione data converge ad l; (b) 2]

7.57 Calcolare il limite della successione ~nT.


[+ CX) J

7.58 Calcolare il limite della successione n,-n


vn!
n -
[ Possiamo scrivere la successione data nel modo seguente / an , con
n
an = n /n!. Applichiamo il criterio (13) del paragrafo precedente; ot-

teniamo

n+l n
(n+l) n! (n+l) 1 n
(n+l)!
.7 = --;;n- (1 +- )
n
➔ e•

Perciò la successione data converge ad e]

7.59 Allo scopo di mostrare che la formula (13) del


paragrafo precedente non vale nel caso in cui
non esiste il limite a secondo membro, si consi
deri l'esempio seguente: Siano A;B due numeri
positivi distinti e sia an la successione tale
che an A, se n è pari, an = B se n è dispari.
199

Verificare che

non ammette limite.

7.60 Scegliendo opportunamente la uccessione an, ve-


rificare che le formule ), (4) del paragrafo
precedente discendon dalla (13).
[In particolare,per la (4), ponendoan = n\ risulta an+l/an = (1+1/n/ ➔
➔ 1]

7.61 Dimo~trare che, se an è una successione conver -


n
gente ad un numero positivo, allora ✓ an conver-
ge ad 1.
[Utilizzare la formula(13) ]

7.62 Se A,B sono due numeri reali positivi, verifica-


re che

lim n IN'+ Bn max {A;B}


n ➔ +co

[Utilizzare il limite notevole (13) ]

7F. Uso dei teoreJDi di co=fronto

Riportiamo di seguito alcuni teoremi di confronto per


successioni che risultano particolarmente utili nel cal
colo di limiti.
(I) Se esiste un numero \J per cui an ~ b n per ogni

n > \J, e se an diverge a +oc, allora anche b n di-


verge a + oc

(II) Se esiste un numero \J per cui an < bn per ogni

n > v, e se diverge a -oc allora anche a n "di-


\ '
verge a - a,
200

(I I I) Se esiste \! per cui a n _::;_cn _::;_


b n per ogni n>v
e se le due successioni an , bn convergono ad. uno

stesso limi te a, allora anche la successione c n

converge al valore a.
Come mostrato nell'esercizio che segue, da (III)
si deduce il seguente teorema di confronto.
( IV) Se a n converge a zero e se b n è limitata,allora il

prodotto anbn converge a zero (ricordiamo che


una successione b n si dice limitata se esi
ste una costante M per cui lbn I.::.M per ogni
n eN).

7.63 Dimostrare l'enunciato (IV).


[ Per ipotesi esiste un numeroMper cui I bn 15.M per ogni n. Quindi
I anbnI ~ I ¾i I · Ibn I .$.M j an I , cioè (si ricordi la proprietà
del valore assoluto dell'esercizio 3.28):

Vn EN.

Se~ ➔ o, anche janl ➔ O (si veda l'esercizio 7.23). Per il teo-


rema (Ili) la successione anbnconvergea zero]
Proponiamo alcuni esercizi che si risolvono uti-
lizzando i teoremi di confronto ( I) , (II), (I I I) , 0V} .,

7.64 Calcolare il limite lim (n-sen n)


n ➔ +oo

che -1 5, sen x 5, 1 per ogni xE R, in particolare sen n 5, 1, cioè


[ Dato
-1 5, - sen n, per ogni n E N. Perciò n-1 5, n - sen n. In base al teo-
rema (I) di confronto, il limite vale + 00 ]

7.65 Calcolare, per n➔ + 00 , il limite delle successio-


201

ni
(a) [cos(n+1)] 2 -(n+1) 2 (b) n[2-sen(n 2 +1)]
[ (a) [ cos(n+l)] 2 -(n+l) 2 i 1-(n+1) 2➔ - 00 ; (b) n [2-sen(n 2 +1)] L
Ln [2-1] =n ➔ +oo]

3+sen n
7.66 Calcolare lim
Il

[ Risulta 2/n i (3+sen n)/n i 4/n. In base al teorema (III) di confronto,


il limite dato Yale zero ]

, 7.67 Calcolare i limiti, per n ➔ +00 , delle successio


ni
2 + COS Il 2n + sen n log n
(a) (b)
sen 2 (1/n) Il

[ (a)+oo; (b) 2 ]

7.68 Calcolare: lim cos n[log( ✓n-1)-log /n-1 ].


n ➔ +oo

[ bn = cos n è una successione limitata, mentre

r-: ✓~-1
an = log ( h - 1) - log v n-1 = log --
' /n-1

converge a zero. In base al teorema (IV) il limite dato vale zero]

1
7.69 Calcolare:
n ➔ +oo
lim [log n - 2 log(n 2 +1)]sen n.

[o]

,7. 70 Calcolare: lim (nn - 2n).


n➔ +co

n n n n
[ n - 2 = n (1-(2/n) ). Tenendo presente che 2/nS,2/3 se n L 3,risulta

n n n n
n -2 Ln [1-(2/3) ] Vn L 3.
In base al teorema (I) il limite dato vale·+ 00 ]
202

7.71 Calcolare il limite: 1i m [ 3n - (/n_ ) n ].


n ➔+ oo

[ Il risultato è - 00 e si ottiene dalla disuguaglianza

che vale per ogni n ~ 16]

7.72 Dopo aver dimostrato per induzione la validità


della disuguaglianza

1
2n-l V nEN,

n!
verificare che la successione an nn converge
a zero.
[ Per n=l la disuguaglianza è un'identità. Procediamo per induzione con-
siderando:

(n+l) ! n! (n+l) n! n!
(n+lt+l (n+1t(n+l) n n+l n
n (-)
n
n
Ricordiamo che la successione (1+1/n) è strettamente
crescente e che
quindi tutti i suoi termini sono maggiori del primo, che vale 2; pèr-
n n n-1
ciò (1+1/n) ~ 2. Dall'ipotesi di induzione n!/n i 2 otteniamo

(n+l)!/(n+l)n+li 2-n . A questo punto, dal teorema (III) e dalle disu-

guaglianze

V n E N,

deduciamo che n!/nn converge a zero]

7G. Su.cces:s:ion.i :n.o:n. rego1a.ri

Abbiamo detto che una successione si dice conver


gente se, per n➔ + , ammette limite
00 finito; si dice
203

divergente se ammette limite -i-00 , oppure - 00 • Se una


'-UCcessione è convergente o divergente si dice rego-
lare.
Se una successione non ammette limite si dice non
regolare.
Proponiamo ora alcuni esempi di successioni non
regolari; altri esempi verranno forniti nel paragra-
fo successivo.

~7.73 Verificare che la successione a=n (-l)n non è


regolare.
[ La successione an ammette soltanto i valori ±1; è pertanto limitata e

non può divergere a + 00 , oppure a - 00 • Mostriamo che an non può con

vergere ad un li.mite a 2 O; infatti, se a LO e se n è dispari, dato

che an = - 1, risulta

e pertanto non è minore di E , se scegliamo E < 1. Analogamente, an


non può convergere ad un limite a< o, e lo si vede prendendo in con-
siderazione gli indici n pari]

La successione
an = sen nx ,
con x numero reale fissato, costituisce un interes -
sante esempio di successione non regolare. C'è però
qualche eccezione, perchè, in corrispondenza a parti
colari valori dix, sen nx risulta convergente.
Studieremo in dettaglio, nel capitolo 12, la sue
cessione sen nx, per ogni valore reale dix. Qui con
sideriamo i due semplici casi x = TI/2, x = TI, ed an-
che il caso x = 1. Prendiamo in considerazione il e~
so x = 1 anche negli esercizi 7.92, 7.93, nel deter-
minare sottosuccessioni regolari dian= sen n.

7.74 Studiare la convergenza delle successioni


204

n TI
(a) sen (b) sen n11
2
[(a) la successione an = sen (n'TT/2) arranette, per infiniti indici, i
valori o, +1, -1. Come nell'esercizio 7.73 si verifica che non ha
limite; (b) si tratta della successione costante an=0, che ovviamen-
te converge a zero]

7.75 Si consideri la successione an sen n.


(a) Verificare che i termini an della succes -
sione sono a due a due distinti.
(b) Con l'aiuto del disegno in figura 7.1 veri-
ficare che an non è regolare.

n+3 n+4 n+5


n n+1 n+2 / n

figura 7.1

[(a) Occorre verificare che senni sen m, se n, m sono numeri natur~


li distinti. A tale scopo utilizziamo la formula di prostaferesi

n-m n+m
sen n - sen m = 2 sen cos
2 2

Ricordando le semplici proprietà dell'esercizio 2.6, si deduce che


sen n = sen m se e solo se

n-m n+m 11
k 1T oppure + k11
2 2 2
205

per qualche kE Z; cioè, se e solo se

n - m = ZkTI oppure n+m = (2k+l)TI

Nella prima delle due relazioni deve essere k; O, dato che n # m.Per-
ciò, in entrambe le relazioni scritte, a primo membro c'è Wl numero irr
tera, mentre a secondo membro c'è wi numero irrazionale (dato che TI
è irrazionale). Ciò prova che tali relazioni non sono verificate per
alcun valore di k, cioè che senni sen m, se n 1 m.
(b) Si consideri la figura 7. 1·, dove sono rappresentati valori di an
= sen n per alcwii valori consecutivi dell'indice n. In figura 7.1 n è
scelto in dipendenza da k E N in modo che

[ (n-1)/2 TI] <k = [ n/211]

Dato che TI ;;;. 3.14, in cgni. intervallo lwigo TI /2 cade almeno un numg
ro inte,o (ed al più due). In particolare, c'è almeno Wl intero nk (in
figura nk = n+l) nell'intervallo [ 2k TI + TI / 4, 2k TI+( 3 / 4) TI] , per
cui

Inoltre, c'è almeno un intero~ (in figura 7.1 può essere Il'k = n+4,o~
pure mk = n+S) nell'intervallo [ 2k 11+(5/4)11, ZkTI+(7/4) 11], per cui
risulta

Abbiamo quindi verificato che, per ogni k EN, esistono duè interi nk,

~ , entrambi maggiori di 2k TI , per cui ¾k ~ Fi/2, ~ i - /212.


Se ne conclude che la successione¾ non ammette limite; infatti, se

¾ tendesse ad a per n ➔ + 00 , allora anche ogni successione estratta

da an dovrebbe tendere allo stesso ·limite a. Ciò contrasta con il fat-

to che le due successioni estratte ¾k' ~ non possono tendere allo

stesso li.mite.
Nel capitolo 12 è proposta una-diversa dimostrazione del fatto che
sen nx, anche per x 1, non am111ette limite quando n➔ +00 ]
,H. S-u.c.c.ess:i.=:n.i est.r.a.t.te

In conformità con il fatto che n è uno dei simbo


li più usati per indicare un numero naturale, si suo
le indicare una generica successione di numeri natu-
rali con il simbolo nk. Cioè, nk è un 'applicazione
dall'insieme N = {k=l,2,3, ... } in se stesso.
Sia a n una successione reale. Se p.-k è una succes-·
___
sione strett.amem::e cr.e.scente di ..,nnme.ri natuza.Li, allora la
composizione ank si dice successione estratta (o sotto -
successione) della successione an data.
Ad esempio, se nk è la successione dei numeri na
turali pari

n/=6, ... ,nk = Zk, . .,


allora, per composizione con an, si ottiene la sotto

successione dei termini di posto pari a nk = a 2k

Se nk è la successione dei numeri naturali di -


spari

allora, per composizione con an, si ottiene la sue -

cessione estratta dei termini di posto dispari a nk = a 2k-l:

as,···, a2k-1•··

Se una successione ammette limite,anche ogni sue


cessione da essa estratta ammette lo stesso limite .·
Viceversa, esistono successioni che non ammettono li
mite (non regolari), ma tali che opportune sottosuc-
cessioni hanno limite. Ad esempio, an=(-l)n non ha :ii.
mite per n➔+ 00 ; mentre a 2 k = (-1) 2k = 1 è la succes -
sione costantP (uguale ad 1) e quindi converge ad 1;
207

2k-l
analogamente a 2k-l =(-1) =·l converge a -1.

,7. 76 Verificare che una successione an converge ad un


numero a se e solo se entrambe le successioni e
stratte a 2k , a Zk-l convergono allo stesso numero
a.
[ Se I an -a I < E per e~i e > \l , ;F;isulta :ancl:111

(1)

pur di scegliere 2k > \), cioè k > \) / 2. Analogamente

(2)

per ogni k > ( \J+l)/2.


Viceversa, se vale la (1) per k > \/ 1 e se vale la (2) per k > v 2 ,al

lora risulta I an-a I < E per ogni n > max { 2\J 1 ; 2\J 2 -1 } ]

7. 77 "rnponi_amo che an sia una successione crescente


cioè an ~ an+ 1 per ogni n. Dimostrare che

lim a Zk = 1 => lim 1.


k➔ +oo n ➔ +oo

[ Dato che an è monotòna, essa amnette limite. Sia a e·R U { ± 00 } tale va-

lore li.mite. Ogni successione estratta da an tende ad a. In particola-

re a 2k ➔ a. Per l'unicità del limite a = 1]

7.78 Supponendo che ansia una successione decrescen


te, dimostrare che

lim a 2k-l =-"' => lim an =-à>


.
k ➔+oo n ➔+oo

[ Come nell'esercizio precedente]

7.79 Dimostrare che due successioni estratte da una


208

stessa successione monotòna ammettono lo stesso


limi te.
[ Basta osservare che la successione dat~ aimnette limite, e quindi ogni
estratta ammette lo stesso limite ]

7. 80 Supponiamo che le successioni a 2k , a 2k-l' dei ter


mini di posto pari e dispari, estratte da una
successione an, siano entrambe monotòne. Dimo -
strare che, se
(3) lim o'
k ➔ +co

allora an ammette limite.


[ Le successioni a 2 k, a 2k-l' essendo monotone, ammettono limite. Siano

a,b E RU{±co} i rispettivi limiti. Per l'ipotesi (3), a=b. In base


all'esercizio 7.76 (che vale anche per successioni divergenti) anche
an è regolare]

7.81 Verificare con un esempio che l'enunciato dello


esercizio precedente non è invertibile. Cioè,~
sistono successioni regolari an, tali che a 2k,
a 2k-l sono monotòne, ma
lim (a2k - a2k-l) t- O
k ➔+ CO

[Ad esempio la successione an = n verifica tutte le ipotesi, mentre a 2 k -

- a2k-l = l ]

7.82 Verificare che, se ·la successione an ammette li


mite e se lim (a2k - a2k-l) t- o ' allora an è di
k➔ +oo

vergente.
[ Se an convergesse ad un numero reale a, allora anche aZk' azk-l sareb-

bero convergenti ad a; quindi •.• ]


209

•7.83 Supponiamo che an f O per ogni nEN. Supponiamo


inoltre che le sot tosuccessioni a 2k , a Zk-l siano
entrambe monotòne. Dimostrare che, se
azk
(4) lim = 1,

allora an ammette limite.


[ Le successioni ¾k• a2k-l' essendomonotòne,ammettono
entrambelimite
Siano a,b ERU{±a,} ì rispettivi limiti. Per l'ipotesi (4) risulta
a=b (ciò vale anchese a,b=O,oppure se a,b= ±a,). Perciò tutta la suç_
cessione an convergead a]

~7.84 Esibire un esempio di successione anconvergente


con an f O per ogni n, tale che a 2k , a Zk-l siano
monotòne, ma lim a Zk/ a Zk-l 'f 1.
k➔+ a,
n
[ Adesempioan = (-1) /n. Risulta a2k = l/2k, che è decrescente, mentre
a2k-l = - 1/(2k-1) è crescente. Inoltre a2k/a2k-l =- (2k-1)/(2k) ➔ -l]

Un risultato fondamentale sulle successioni è il


teorema di Bolzano - Weierstrass, di cui ricordiamo 1' e -
n un ci a t o : Da ogni success ioM __ljJ1li t~_:t~i_ è _poss..ibil.e._ ~~_tp~_.r.:re
YJJ~!2"1:=tosuccessione conve~!J.filJt.e- (Ricordiamo che una SUE_
cessione an è limitata se è contenuta in un interval-
lo; cioè, se esistono due numeri reali A,B per cui
A< an ~ B, per ogni nEN; equivalentemente, se esi -
ste una costante M per cui !ani ~ M, per ogni neN).
Nei due esercizi che seguono proponiamo prima u-
na generalizzazione, poi un raffinamento del teorema
di Bolzano - Weierstrass.

7.85 Provare che da ogni successione è possibile e-


strarre una sottosuccessione regolare.
210

[se la successi~ne è limitata si può applicare il teorema di Bolzano-


-Weierstrass. Nel caso che an non sia limitata, supponiamo, per fis-
sare le idee, che an non sia limitata superiormente. Ci~ significa
che, qualunque sia il numero reale M, esiste un indice n pdr cui
afi > M. Poniamo M = k con kE N; per ogni k, esiste un indice nk tale

che~> k. Pur di cambiare nk (per k = 2,3, ... ) con '\=max


{°k-l +

+1, nk} , possiamo supporre nk strettamente crescente. La succes -

sione estratta ¾k così costruita diverge a +00 ]

7.86 Provare che da ogni successione è possibile e-


strarre una sottosuccessione monotòna (stretta-
mente monotòna, se la successione assume infini
ti valori).
[ In base al teorema di Bolzano-Weierstrass e all'enunciato dell'esercì
zio precedente, esiste una successione ¾k, estratta da an, che annnet

te limite. Sia aERU{± 00 } il limite, per k ➔+ 00 , di ¾k· Supponiamo

preliminarmente che a E R. In base alla definizione di limite, almeno

uno dei due intervalli

(a-1,a ] , [ a,a+l)

contiene infiniti termini della sottosuccessione ~- Per fissare le

idee, sia [ a,a+l) 1 1 intervallo con la proprietà anzidetta. Allora


esiste un primo indice k 1 per cui ¾k E [ a,a+l). Consideriamo poi
l
1' intervallo [ a,~ ) (occorre considerare l'intervallo chiuso
l
[ a,~ ] { a} nel caso a = ¾k ) ; esiste un primo indice
l l
per cui ¾k E [a, ~ ) . Evidentemente ~
2 1 2
terando il procedimento otteniamo una successione ¾kti strettamènte

decrescente, che converge ad a.

Se a; - 00 si inizia il procedimento, ad esempio, dall'interval


lo (- 00 ,0). Esiste un primo indice k 1 per cui ¾k < O; esiste poi
l
211

¾k < ¾ , con k 2 > k 1 , eccetera. Il caso a=+00 è analogo


2 l

7.87 Verificare che una successione non è regolareSt


e soltanto se esistono almeno due successioni ~
stratte che tendono a limiti distinti.
[In base all'esercizio 7.85, esiste W1a successione ¾k' estratta aa a~

che tende ad a E :R U { ±=t-:--Dato che an non è regolare, esistono ur

intorno I di a ed infiniti termini dian che non cadono in I. Da tal•

insieme di infiniti termini è possibile estrarre una successione '

regolare; dato che, fe I per ogni k, il li.JDite di ¾iicnon è a.

Viceversa, se esistono due sottosuccessioni che tendono a limiti di-


stinti, allora an non è regolare, perchè, se lo fosse, tutte le sue

cessioni estratte dovrebbero tendere allo stesso li.JDite dian]

7I. Ricerca di s~ccessioni estratte rego-


lari

Il teorema di Bolzano-Weierstrass non è costrutti


vo, infatti afferma l'esistenza di una sottosuccessio
ne convergente, ma non precisa il método per determi-
narla; inoltre non precisa quale sia il valore limite.
Negli esercizi che seguono proponiamo la ricerca
esplicita di sottosuccessioni convergenti e dei loro
limiti. Gli esercizi sono presentati in ordine di dif
ficoltà crescente.

7.88 Estrarre dalla successione


3n+l
n
due sottosuccessioni convergenti a limiti distin
ti.
[a2k converge a 3, mentre aZk-l converge a -3 ]
212
n
7.89 Estrarre dalla successione an 2 n(-l) due sot-

tosuccessioni aventi limiti distinti.


[a 2 k diverge a +00 , a 2k-l converge a O]_

7.90 Estrarre una sottosuccessione convergente da


nTT
an = sen 4
[ Risulta convergente ad esempio a 4k = sen kTT = O]

7.91 Consideriamo l'insieme di numeri razionali


1 1
{- + - : n,meN} .
n m
Ordiniamo in successione gli elementi di tale
insieme, utilizzando il procedimento diagonale il-
lustrato nello schema seguente:

m 1 m 2 m 3 m 4
1 1 1 1 1 1 1 1
n=l + + ------ +
1 1 1 2 1 3 1 + --
4

1 1
t / 1 1
/
1 1
/
1 1
/
n=Z + + + +
2 1 2 2 2 3 2 4
/ / /
1 1 1 1 1 1 1 1
n=3 + + + +
3 1 3 2 3 3 3 4

1
t
1 /1 1
/
n=4 + +
4 1 4 2

Così ad esempio
3 3 4
a2 = 2' 2' 3'
213

(a) Determinare una sottosuccessione che conve~


ge a zero.
(b) Verificare che è possibile estrarre infi~i-
te sottosuccessioni che convergono a limiti ira
loro distinti.
[(a) La successione estratta che si ottiene considerando la diagonale
principale (m = n) della tabella sopraindicata è data da:

1 1 1 1 T-r 1 1
-+- -+- -+- ... , - + - .I ....
1 1 ' 2 2 ' 3 3 ' n n

Si tratta quindi della successione 2/n, che converge a zero per n ➔+ 00 •

(b) Tutte le sottosuccessioni ottenute considerando una riga, od una


colonna, risultano convergenti. Aà esempio, la successione estrat1adal
la prima riga converge ad l; quella estratta dalla seconda riga conve1::
ge ad 1/2; quella estratta dalla n-sima riga converge ad 1/n]

Allo scopo di studiare la successione

an = sen n, n E N,
e di determinarne alcune sot to·successioni convergen-
ti, premettiamo il lemma seguente.

LEMMA. - Sia A un numero reale positivo. Esistono due


successioni di numeri naturali n k, m k, con n k strettamente
crescente, per cui

lim
k ➔ + oo

Dimostrazione: Supponiamo preliminarmente A > 1.


Consideriamo la successione di numeri naturali ak
[Ak], cioè ak è la parte intera di Ak. Dato che Ak-
- 1 < ak ~ Ak, risulta anche
ak+l- ¾> A(k+l) - 1 - Ak = A-1.
Iterando la disuguaglianza precedente, per ogni cop-
pia di numeri naturali k', k", con k' < k", abbiamo
:14

i., ~K" - ak, > (k" - k') (A-1)


Def1.nJ.d.JllO xk = Ak - ak = Ak - [Ak] (xk s1. chiama la
parte decimale di Ak). Chiaramente risulta O ~ xk < 1.
Per k > 2 consideriamo l'insieme

{xk, Xzk ' x3k ' .. "' x(k-l)k' xk 2 } "

Si tratta di un insieme composto da k numeri reali


appartenenti all'intervallo [0,1).
Dato che l'intervallo è lungo 1 ed i riumeri sono
k, ne esistono certamente almeno due che distano fra
loro non più di 1/ (k-1). Indichiamo i corrispondenti
indici con k', k"; abbiamo
1
Ixk, - x k" I ~ k- 1

Dato che k" - k' ~ k, dalla (1) otteniamo


·(2) ak.,- ak, >k (A-1).
Definiamo le successioni nk, mk nel modo seguente:

Dalla (2) si deduce che nk diverge a +ro (ed anche mk


perchè k" - k' ~ k). Pur di passare ad una successi.2_
ne estratta, possiamo supporre nk strettamente cre-
scente, in base al risultato dell'esercizio 7.86. I-
noltre, ricordando la definizione di xk, abbiamo:

Perciò lnk- Amkl lxk, - xk" I ~ 1/(k-1) ,da cui ia te


si.
Se o·< A~ 1, indichiamo con À un numero natura-
le per cui ÀA > 1 (abbiamo utilizzato la cosiddetta
"proprietà di Archimede"). In base alla dimostrazio-
ne sopra proposta, esistono due successioni di inte-
'. l .)

ri nk, mk tali che

lim (nk - ÀAmk) = o.


k ➔ +oo

Definiamo mk = Àmk. La coppia di successioni (nk,mk)


verifica la tesi del lemma.

7.92 Facendo uso del lemma precedente con A=2TI, dimQ


strare che la successione an = sen n ammette u-
na successione estratta che converge a zero.
[Siano nk' II\ le successioni di nun;eri naturali del lemma precedente,psr
cui risulta

Risulta anche

sen xk = sen (nk - 2 TIIDi<:)


= sen ~ .

Facendo uso della disuguaglianza sen x I ~ lx I, abbiamo infine

I sen nk I
7.93 Facendo uso del lemma precedente,verificare che:
(a) Esiste una successione strettamente cresceg
te di interi nk per cui valgono contemporanea -
mente le relazioni di limite
lim sen nk = O lim cos nk = 1
k➔+ oo k ➔ +oo

(b) Qualunque sia k 0 eN, esiste una successione


estratta da an = sen n, che converge a sen k 0
(c) Qualunque sia k 0 ~N, esiste una successione
estratta da bn = cos n, che converge a cos k 0
(d) Tenendo presente che TI è un numero irrazio-
nale, verificare che le successioni sen n, cos n
ammettono infinite sottosuccessioni convergenti
a limiti fra loro distinti.
216

[(a) Si può procedere come nella dimostrazione dell'esercizio prece-


dente, tenendo anche conto che cos xk = I 1-sen xk , se Ixk I S.

.s. 1T /2.
(b) Si consideri la successione estratta ¾k' con nk k + nk,
0 ed

nk come in (a). Dalle fonnule di addizione deduciamo

Per la parte (a), sen nk ➔ sen k 0 per k ➔ + 00 •

(c) Analogo a (b).


(d) Limitiamoci alla successione sen n. Abbiamo già verificato in
(b) che, per ogni k 0 E N, esiste una successione estratta che conveK
ge a sen k 0 • Per provare l'asserto basta verificare che sen k 0 ;fSEnk1

se k 0 e k 1 sono numeri naturali distinti. Ciò si verifica come nel-

la parte (a) dell'esercizio 7. 75 ]


Capitolo 8
LIMITI DI FUNZIONI

~. Definizioni

Consideriamo una funzione f(x) definita in un ig


sieme X di numeri reali e sia x 0 un punto di accumula -
zione per X, cioè un punto tale che in ogni suo in -
torno cadono punti di X distinti da x 0 • Se il letto-
re non ha familiarità con i punti di accumulazione ,
può limitarsi a considerare il caso semplice in cui
X è l'intervallo chiuso [a,b], oppure l'intervallo~
perto (a,b), e x 0 e[a,b].
Ricordiamo le definizioni di limite di funzione.
Cominciamo con il caso in cui x tende ad x 0 ed il li
mite è finito.
Diremo che f(x) tende (o converge) ad l per xche
tende ad x 0 , e scriveremo

lim f(x) = l,
x ➔x
o

se, per ogni E> Q, esiste un numero o>O tale che jf(x)-
- R, I < E , per ogni X e X, con O < IX - X I < o .
O

Schematizziamo la definizione precedente:


VE> o, :lo>O: jf(x)-R-1< E,
lim
{
X ➔ x
f(x)=l <=> Vx E X: o< lx-xol< o_.
o
218

Analogamente si definiscono i limiti ± 00 di f(x)


per x che tende ad x 0 ricordiamo
; le definizioni in
simboli:

VM > o, 36>0: f(x) > M,


lim f(x) =+ CO <=>
x➔x
o V xeX: o <lx-x 0 I< 6.

V M>O, 36>0: f(x)<-M,


lim f(x)=- 00 <=>
x➔ X
o V xeX: O<lx-xol<6.

Nelle definizioni precedenti la limitazione M>O


non è necessaria; così pure, se M è un numero reale
di segno arbitrario, è equivalente scrivere M ?PPUre
-M.
Si definiscono anche il limite destro (x-+x!) ed
il limite sinistro (x-+x;):

lim f(x)
x ➔ x+
o
R, <=>
\wo,
VxeX:
3:6>0: lfCx)-tl<

O<x-x 0 <6.
E '

VE>O' 3:6>0: lf(x)-tl<E,


lim f(x) R, <=>
x ➔ x-
o \lx eX: -o< x-x 0 < o.

VM>O, 36>0: f(x)>M,


lim f(x)=+ 00 <=>
x ➔x+
o \fxeX: O< x-x 0 < 6.
219

lim f(x)=+
X ➔x
o
-
00 <=> lY M>O, :!6>0:

\fxeX:
f(x)>M,

lim f(x)=-oo
x ➔x
o
+
<=> I\fM>O :!6>0:

\fxeX:
f(x)<-M,

lim f(x)=-oo
X ➔x
o
-
<=> I\fM>O, :! 6>0: f(x)

\fxeX:
<-M,

Supponiamo ora che l'insieme X, di definizione


della funzione f(x), sia illimitato superiormente, cioè,
per ogni k > O, esiste almeno un numero xeX più gra~
de di k. In tal caso si danno le definizioni di limi
te per x che tende a + 00 :

VE >O, 3:k>O: lfCx)-tl<E,


lim f(x)
X ➔+oo
VxeX: x > k.

lim f(x) =+ 00 <=>


/"M>O,
:! k>O: f(x)>M,
oo
X ➔+
VxeX: X > k.

VM>O, :! k>O: f(x)<-M,


lim f(x) =- 00 <=>
X ➔+oo
VxeX: x>k.

S~ l'insieme X, di definizione della funzione


f(x), è illimitato inferiormente (per ogni k>O esiste
almeno un numero xeX minore di -k), si danno le defi
nizioni di limite per x che tende a - 00 :
220

VE>O, 3: k>O: If(x)-1 I<E,


lim f(x) i <=>
x ➔ -oo
VxeX: x<-k

lim f(x) =+oo <-:->


IVM>O' 3: k>O: f(x)>M,
x➔ _a,
VxeX: x<-k.

VM>O, 3:k>O: f(x)<-M,


lim f(x)=-oo <=>
X ➔- oo
VxeX: x<-k.

Tutte le definizioni di limite date sopra rien -


trano in uno schema generale. Ricordiamo preliminar-
mente che un intorno di un punto x 0 eR è un insieme
del tipo {xeR: I x-x 0 I< o }, con o > O; mentre intor-
ni di ±00 sono rispettivamente insiemi del tipo {xeR:
x>M}, {xeR: x<-M}, con M>O.
Sia x 0 eRU{±00 }. Se x 0 eR supporremo che x 0 è un
punto di accumulazione per l'insieme X di definizione
della funzione f(x); mentre, se x 0 =±00 , supporremo che
X è illimitato, superiormente se x 0 =+00 , inferiormente
se x =- 00 .Infine
0 sia 1eRU{±00 }.
Si dice che f(x) tende ad i per x➔ x 0 se per ogni in
torno U di 1 , esiste un intorno V di X0 tale che

=> f(x)eU.
Il lettore controlli che le definizioni di limi-
te date in precedenza con i simboli E,é,M,k, sono e-
semplificazioni della definizione con gli intorni U,
V.

-àçl Utilizzando la definizione di limite, verificare


' che

1 1
lim
x ➔ 3
2x-1 5
221

[ Abbiamo I 1
2x-l
1
5 I I I 2
5
3-x
2x-l
. Limitatamente ai nwneri

reali x per cui 2 < x < 4 risulta 3 < 2x - 1 < 7. Abbiamo quindi

I 1
2x-l
1
5 I <~-15 lx-31
, '

se 2<x<4, cioè se I x-3 I < L Perciò, ponendo 6 = min {1;(15/2)E}

se I x-3 I < 6 risulta anche I 1/ (2x-l)-1/S I <E]


Utilizzando la definizione di limite, verifica-
re che

lim cos x l,
x ➔O

[Utilizziamola formula di prostaferesi:

cos x - 1 = cos x - cos O =- 2 sen 2 ~


2
e la disuguaglianza I sen t I _.::: I t I , con t = x/2:

X X x2
I cos x-1! = 2 sen 2 -
2
<
-
2(-)
2
2 =-
2

Fissato E> O, risulta x 2 /2< E se Ix I< /u. Ponendo 6 = /u


si verifica la definizione di l:iJllite,cioè: lx I< o· implica I cosx-
-1 I <E J
·~3 Utilizzando 1a definizione di limite, verificare.
che
1
lim +
x ➔O
xz CX) •

[ Risulta 1/x 2 > M se IxI< 1/ /M. La definizione di limite è soddi


sfatta scegliendo 6 = 1//M ]

0'-Utilizzando la definizione di limite, verificare


- che.

(a) 2
222

[ Limitiamoci al caso (a): Per x > O risulta I xl = x; perciò la fun -


zione data vale (x 2 +2x)/x=x+2. Si verifica facilmente che la definì -
zione di limite è soddisfatta scegliendo cS = E ]

8.5 Utilizzando la definizione di limite, verificare


che

lim (x-2 ✓i ) +co


x ➔ +oo

[ Fissato M>O, risolviamo la disequazione x-2/~ > M; con la sostituzio-


ne t= ;-;_ otteniamo la disequazione di secondo grado t 2 -2t-M > O, che

ha per soluzioni t < 1- / l+M e t > l+ / l+M • Il caso t <1-/ l+M è


da scartare, essendo t negativo. Quindi, se

x = t 2 > k = (1+ / l+M ) 2 ,

risulta x - 2/~ > M, che è quanto si voleva verificare]

8.6 Utilizzando la definizione di limite, verificare


che

(a) lim log x =+ 00 ( b) 1 im 1 o g x = - 00


X ➔+ oo X ➔Q+

M
[ (a) Per ogni M > o, se x > k = e , risulta log x>M; (b) Fissato M> O
la disequazione log x <-M è soddisfatta da O< x < e-M_ Perciò, posto
6 =e -M, se O < x < cS, risulta log x < - M]

8B. Lega.JDe tra. 1:i.m:i. ti di fu.n.z:i_on.i e i•im:i.


ti di su.ccess:i.on.i

I limiti di funzioni sono strettamente collegati


ai limiti di successioni. Ad esempio, relativamente
al limite finito di f(x) per x ➔ x 0 , vale il seguente
teorema:
Sia f (x) una funzione definita nell'insieme X e sia X 0

un punto di accumulazione per X. Allora

lim f(x) i
x-+x o
223

se e sol tanto se, per ogni successione Xn convergente ad XO ,

con Xn eX- { x 0 } per ogni n, risulta

lim f(xn) = L
n ➔ +ro

Il teorema precedente in simboli si scrive


t-
Ùm f(x) J1, <=> j V{xn}cX, Xn X0 Vn,

x ➔x
o :xn ➔ X o = > f ( Xn ) ➔ J1,•

Analogamente valgono le seguenti caratterizzaziQ


ni

lim f(x)
x ➔x
o

lim f(x) = l <=>


x➔ x ±
o

lim f(x) ±<X> <=>


X ➔x +
o

lim f(x)= ±""


X ➔x­
o

lim f (x) J1, <=>


x ➔ ±ro

lim f(x) = ± 00 <=>


X ➔+ a,
224

lim f(x)= ±oo < >


x ➔ -o:i

~8.7 Utilizzare la proprietà (11) del paragrafo 7D


per dedurre che

sen x
lim 1
x➔ O X

~ 8. 8 Utilizzare la proprietà (10) del paragrafo 7D per


dedurre che

= e = e

,8.9 Verificare che vale l'implicazione

lim f(x) = 1 => lim


x ➔ O n ➔ +oo

[Basta osservare che la successione xn=l/n converge a zero]

8.10 Verificare che non vale il viceversa dell'impli


cazione precedente; cioè, trovare una funzione
f(x) per cui f(l/n) converge per n➔ t 00 , ma f(x)
non ammette limite per x ➔ O.
[ Ad esempio f(x) = sen (2 1T/x); si veda l'esercizio 8.13]

8.11 Verificare che vale l'implicazione


"
lim f(x) = 1 => lim f(n) = i
x ➔+oo n ➔+ oo

[ Basta considerare xn = n, con nE N, che è una successione cne diverge a


+oo]
225

Nell'esercizio 8.58 proporremo un ' applicazione


dell'implicazione precedente al calcolo di limiti di
successioni.
Le caratterizzazioni presentate all'inizio di
questo paragrafo possono essere utilizzate anche per
dimostrare che un dato limite di funzione non esiste.
Infatti, se è possibile determinare due successioni
xn, Yn, entrambe convergenti ad x 0 , con xnfx 0 , Ynfx 0
per ogni n, e tali che f(xn), f(yn) convergono a li-
miti distinti, allora si può affermare che non esi -
ste il limite di f(x) per x ➔ x 0 •

8.12 Verificare che non esiste il limite, per x ➔ O,~


la funzione f(x) = x/lxl.

8.13 Verificare che non esiste il limit~


2n
sen
X

[Posto xn = 1/n risulta sen (2~ /xn) = sen (2nTI )=O. Determiniamo poi u-

na successiqne Yn tale che, ad esempio, sen(2TI /yn)=l. Possiamo porre

2TI /yn = TI /2+2nTI, cioè Yn = 4/(4n+l). Dato che Yn converge a zero,va-

le lo schema:

Yn > O, yn ➔ o, f(yn) ➔ 1;

dove f(x) = sen (21T/x). In· base alla caratterizzazione del limite di. fug
zioni mediante il limite di successioni, possiamo affermare che il limi
te dato non esiste]

8.14 Verificare che il seguente limite non esiste

lim sen x
x➔ +oo
226

[ Considerare xn = a+2n1T , essendo a un numero reale fissato ]

8C. Limiti n.ote-vo1i

Diamo un elenco di limiti notevoli, che sono alla


base del calcolo di altri limiti di funzione.

: (1) lim
x ➔ +c:o
a
X

I:· se

se
a > 1

o< a < 1.'

I
X
o se a > 1
(2) lim a
X ➔- oo
+co se o< a < 1
'

b
+co se· b > o
(3) lim X 'J :
+oo
x➔
o se b < o
e4) lim log X + o:,

x➔ +oo

es) lim log X - o:,

x ➔ o+

b
06) li~ X log X o (b>O);
x➔O

log X
( 7) lim
Xb
', o (b>O);
x ➔'\-CD

. b -t"°..a
(8) lim ~~o (a>l,b>O);

(9)
x ➔+

lim
a, aX

(1 + l)
v
X

x ➔+ro
X '

(10) lim (1 + l) X

x ➔ -oo
X '
·22 7
·--;
~ sen X
;

'(11) limi i= 1
x ➔O
: X i
' )
------·

Inoltre possono essere considerati limiti notevQ


li anche i seguenti, che sono proposti nuovamente a~
che più avanti, nel capitolo 9 sulle funzioni continue

X
(12) lim a a Xo (a > o) ;
x➔x
o

b
(13) lim Xb Xo Cxo> o) ;
x➔x
o

(14) lim log x = log Xo Cx:o> O);


X ➔ x
o

(15) lim sen x sen x 0


x ➔x
o

(16) lim cos X cos Xo


X ➔ x
o

Dai limiti notevoli fin qui elencati si deducono


i limiti che seguono, che sono non meno importanti
dei precedenti.
log x
8.15 Verificare che lim o (a > 1)
x ➔+co aX
[segue da (7), (8)]

i8. 16_ Verificare che, qualunque sia il numero reale b


si ha

(1 + Q) x_ = e
b_
lim
x ➔+co ~-
[. Il risultato è imnediato se b=O. Altrimenti, con la sostituzione y=
= x/b, otteniamo
b x lby 1yli
(1 + - ) {1 + - ') = [ (1+ - ) ]
X y y
228

Se b > O, y tende a +00 quando x ➔ +00 ; perciò il risultato segue dai


limiti (9) e (13). Se b < O, y tende a - 00 per x➔ +00 ; in questo caso
il risultato segue da (10), (13) ]

8.17 Verificare che, per ogni numero reale b, risul-


ta
b X b
lim (1 + - ) e
x ➔ -CO X

[come nell'esercizio precedente]

~.18 Verificare che valgono le relazioni di limite


1 1
lim x log (1 + ) = lim x log (1 + - ) = 1
x ➔ +oo X x ➔- oo X

[Per le proprietà dei logaritmi risulta

l 1 X
x log (l+ - )= log (l+ - ) ➔ log e= l;
X X

abbiamo utilizzato i lillliti notevoli (9), (10), (14)]

Verificare la relazione di limite


log (l+x)
lim 1
l< ➔ O
X

[ Con la sostituzione y=l/x, ci si riconduce ai casi considerati nell'~


esercizio precedente ]

Verificare la validità della relazione


ex· -1 \
\ lim -- = 1.
x ➔o X
1(
[con la sostituzione y = e - 1 otteniamo

X
e - 1 y
x log (l+y)
229

Se x➔ o, per (12) anche y-+ O. Perciò il risultato segue dall'esercizio


precedente ]

/.21 Generalizzando i risultati dei due esercizi pr~


cedenti, verificare che, per ogni numero reale
a positivo e diverso da 1, valgono le relazioni

1 ax -1
lim = log a.
_l_Q_g__a ;x➔ O X

I
~22 Verificare che valgono le relazioni di limite
1-cos 1-cos X 1 ~
(a lim X • o (b . lim
x2
X ➔ O X x ➔O 2
[ Moltiplicare numeratore e denominatore per l+cos x ed utilizzare i li-
miti notevoli (11) e (16) ]

Ulteriori limiti notevoli sono i seguenti


(17) lim tgx ·-=-oo • 1 irn tgx =+a>
X ➔ - !.+ ' x ➔ 'IT. -
2· 2

( 18) lim arctg X


!. lim arctg X
!.
x ➔ -co
2 X-➔+ oo 2

(19) lim cotg X =+a> lim cotg X = -CD


x ➔ o+ x ➔ n-

(20) lim arccotg x=1r lim arccotg x=O


X ➔ - CO x ➔+oo

che si utilizzano assai spesso nella pratica.

&h.._.
Limiti di fu.n.zion:i.. composte

In questo paragrafo proponiamo il calcolo di li-


mi ti utilizzando il seguente teorema sul limite di fun
zioni composte:
Siano g:X ➔ Y e f: Y ➔ R due funzioni tali che:
230

(1) lim g(x) = Y 0 (2) lim f(y) =x,, ed esista


x➔x
o y ➔ Yo
o>O tale che o ( lx-xo I< o => g(xj f Yo· Allora è anche:

(3) lim f(g(x)) = i.


x ➔x
o

Una semplice dimostrazione di tale teorema si ot


tiene invocando il teorema del paragrafo 8B. ( Sia
x n ➔ x 0 tale che xn f x 0 , V nEN; allora 3: v tale che
O< !xn-x 0 i< o, Vn > v e perciò, per la (1), si ha
g(xn) ➔ Yo con g(xn) f y Vn > v. Dalla
0 (2) segue al-
lora f(g(xn)) ➔ x, e perciò vale la (3)).
Dal' teorema précedente segue in particolare la
formula
(*) lim f(g(x)) .= lim f(y)
y➔ y<,

e perciò, quando si calcola il limite a primo membro


della (*) mediante tale teorema, si suol dire che es
so si calcola ponendo g(x)=y (o, mediante la sostituzio
ne g (x) = y).
Osserviamo
che la condizione: 3:o>O tale che O<
!x-x 0 I< o=> g(x) f y 0 , è essenziale per la validi-
tà del teorema. Infatti se g(x) e f(y) sono definite
da

1 se y r Yo
f(y) =
O se Y Yo
allora f(g(x))=f(y 0 )=0 Vx, e perciò risulta
lim f(g(x]=0, mentre s{ ha lim f(y) =1.
x ➔x
o

Osserviamo inoltre che già in qualcun·o degli e-


sercizi precedenti abbiamo calcolato dei limiti ese-
guendo semplici sostituzioni.
Si vede subito che se, più in generale, abbiamo
231

due funzioni g: X ➔ R, f: Y➔R, allora il teorema prec~


dente continua a sussistere purchè abbia significato
la funzione f 0 g e x 0 sia di accumulazione per il suo
dominio.

~3 Calcolare il limite di funzione composta

lim
X ➔ l
( ~~~ ) 2

[Posto g\_x) lx+1! i x-1 I I,


f\_y)=y 2 il l:iJnite dato coincide con
ìim f(g(x)J e si può calcolare ponendo x+l x-1 y=I
Poichè, i/ I I
x➔l

per x ➔ 1 si ha y= i x+l i / i x-1 I ➔+ co e per y ➔ + co si ha y 2 ➔ +oo,


allora risulta

2
lim(x+1) lim y 2 + a,
x➔ 1 x-1 y ➔ +oo

Si osservi che la condizione g(x) j y 0 = + 00 per O< i x-1 I< 6 è


certamente verificata]

8:J4 Calcolare il limite di funzione composta

llm (log x) 2
X ➔ 0+

[ Posto y = log x, per x ➔O+ si ha y = log x ➔ - 00 e per y ➔-. 00 si ha


y2 ➔ +00 • Pertanto lim ( log x) 2 = lim y2 =+ co ]
X ➔Q+ y➔ -CO

Il teorema sul limite di funzioni composte si µil


applicare anche nel caso di funzioni composte mediag
te più di due funzioni, come si vede nel seguente e-
sercizio.

8~ Calcolare il limite
1
lim arctg 4

x ➔O
X

[Il limite per x➔ O di 1/x non esiste e tuttavia esistono i limiti de-
232

stro e sinistro. Pertanto possiamo applicare il teorema sul limite


delle funzioni composte, calcolando i limiti destro e sinistro in O per
la funzione data.
+
Per x ➔ O si ha y=l/x ➔+ co; per y ➔+ 00 si ha t=arctg y ➔ TI /2 ( in
base alla (18) de1 paragrafo precedente); per t ➔ 'IT /2 si ha t~ ➔ (TI/2)~
,. 1 ,.
Perciò lim arctg ' - = ( 'IT /2) ' . Analogamente si vede che
x➔ o+ X

4 1
Hm arctg (-'IT /2) 4 e perciò il liJDite proposto è uguale a
X ➔ Q- X

( 1T /2) 4 J
\
8.~6 Caicoiare ii ìirnite
1/x
lirn X:
x➔+ CO

r lix (log x)/x


L Essendo x = e , eseguendo la sostituzione y=(log x)/x ed ag
plicando le (7), (12) del paragrafo precedente si trova che il limite
dato è uguale a 1 ]

8 .'2!/ Verificare i 'uguagìianza


/
lim arctg ìog 3 x: !.
x ➔ +co
2

~- Ca.1co1o di 1imiti

In questo paragrafo proponiamo il caicoio di ii-


mite di funzione utilizzando i teoremi fondamentali ,
quaii i teoremi di confronto ed i teoremi relativia1.
le operazioni di somma, prodotto e quoziente di limi
ti. Faremo uso anche dei limiti notevoli elencatinel
para~rafo 8C.

}~zs Calcolare i limiti di funzione


(a) lim 2x- x 2 (b) lirn ìog X - ✓x
x ➔ +oo x ➔ +oo
233

[ (a) Si tratta di una forma indeterminata 00 - co Con la rappresentazio-


ne
2
X 2 X X
2 -x = 2 (1- -; ) ,
2
si ottiene una forma del tipo +00 • 1 ( in base al limite notevole ( 8)
del paragrafo 8C); quindi il limite dato vale + 00 ; (b) con la fattori~
zazione
✓- ,- log x
log X - X = vX ( -,- - 1) •
v X

si vede che la fW1Zione data tende a - 00 • per x -++ 00 • in base al li.mi-


te (7) del paragrafo BC,con b = 1/2 ]

CaicolaTe i limiti di funzione


(a) i im -~o..._ /x+l
io ____ 0
_ (b) iim
iog(x 3 +l)
X X -++ o:> X
I

[ Si utilizzi in entrambi i casi il limite notevole (7) del paragrafo SC

log / x+l __! log (x+l) x+'l


(a) ➔ O;
2 x+l X.

3 ---
log (x 3 +l) log / x 3 +l
(b) 3----- ➔ o J
X X

B. 30 ~_ì_.J,...imiti d-i--f"..unz.i.Qn~ _ ___,,__::


________ _
;--
(a) lim log ~x+T ,,-·_ (b)
-lim log ~x3+1)
x➔O x-+o

[ Si utilizzi il limite dell'esercizio 8.19: (a) 1/2; (b) O J


-------------- ------ -··· ... ----···· -- ...
g •. :n CalcoiaTe i· -iimiti à.i. f:tmzione
f
i . log(x 2 +1) X
i (a) lim (b) lim
2x x➔ +co l-e2x
x ➔ +oo

[ Si utilizzino i limiti notevoli (7),(8). Il risultato in entrambi i c~


' ,,____
si _J
O è
234

8.32 Calcolare i limiti di funzione

vlim
Y\ ~➔ o
log (x 2 +1)
zx
M um
~x ➔O 1-e
X
2x

[ (a) E' un limite immediato, uguale a O; (b) Utilizzando il limite del


l'esercizio 8.20, si trova

X 1 2x 1
1-ezx 2 l-e2x 2
J

8.33 Calcolare i limiti di funzione

'>..../
lim (1- ..!.)Zx • ~ lim ,2x+3
~-- ) 1-x
~ -H- oo X X ➔- 00
2x

[ (a) Utilizzando il limite dell'esercizio 8.16, con b=-1, si determina


il valore limite e- 2 ; (b) e- 3·/Z ]

8.34 Calcolare i limiti di funzione


2

t~CJ.";.
x-1
lim lim X
➔+ 00 x ➔ l

[ (a) Il risultato segue dal limite notevole (9), con la scomposizione:

x+2
x+l)
X
_1_ )x+l ] x!l [
e;
\l+ ➔
xtl
(b) con la sostituzione 2/(x-l)=y ed utilizzando i limiti degli e.ser_
cizi 8.16, 8.17, si trova il risultato e' ]

8.35 Calcolare i limiti di


X log x
X
i
[ Si utilizzi ~a relazione (che è immediata conseguenza della definizi2
ne del logaritmo):

g(x)
g(x) log f(x) g(x)log f(x)
f(x) =e e

X X log X o
(a) X = e ➔ e = 1, per i limiti notevoli (6), (12);
2.35

log x (log x) 2
(b) X e ➔ .+ CO J

~- Calcolare il limi te lim


x++oo

[Analogamente all'esercizio 8.18, si trova il valore limite -1 J


8~ Calcolare il limite di funzione

lim x 2 [log(x 2 +2)-2 log xJ


x ➔+ oo

[Utilizzando il limite dell'esercizio 8.18, si ottiene

, o X 2+2 r X 2 2
x 2 [ log(x 2 +2)-2 log x J =x • log x 2 =2 L 2 log(l+ x 2 ]➔2

8.38 ài funzione
t\
0 (.b) lim
x ➔ +co

[Si veda l'esercizio 8.21. (a) 3 log 2; (b) 2 log 10 e]

8.39 Calcolare i limiti ài funzione

~"\
E)
t.
r
-J.....~
~ llm

X ➔}
~_
X-1
~irn
l.~➔ l+
log (1 +/x=T )

L(a) Il risultato è l; si ottiene effettuando la sostituzione y=x-1 e~


tilizzandò il limite dell'esercizio 8.19; (b) E' utile la scomposizio-
ne del denominatore: .,/~ = /x-1 · / x+l . Il risultato è 1/ /2]

~ Calcolare il limite
log(l+x)+ log(l-x)
lim xz

[Dato che la solllllladi logaritmi è uguale a ... il risultato è -1 J


8.41 Calcolare i limiti di funzioni trigonometriche
236

sen 3x sen 4x
lim lim
sen Zx tg X
X ➔O

[ Si utilizzi il limite notevole (11).

sen 3x 3 sen 3x 2x 3
(a)
sen 2x 2 I
--,3x sen 2x
➔ -2 ;

sen 4x ~eu 4-JI.


(b)
tg X
COS X --
senx
➔ 4 J

8.42 Calcolare i limiti ài funzione


1 1
(~lim
x ➔ +co
X sen
X • (b) ìim
x ➔ -co
(2-x)sen
X

1 sen (lix)
[ (a) x sen - ➔ 1; (b) - 1 ]
X 1/x

8.43 Calcolare i limiti ài funzioni trigonometriche

rj ~
"mo 1-cos
1

sen 2 x
x (ì
O (b) lim
x ➔O
tgzx
1-cos x

[ Si moltiplichi e divida per 1 + cos x. (a) 1/2; (b) 2

, 8. 44 C~l lare i limiti


1~(

_.
.11m
log
_
Zx ,
lim
log (x+x 2 )
x ➔ o+ 10g 3x x ➔o+ log x

log 2x log 2+1og x l+log 2/log x


[ (a)
.Log 3x log 3+log x l+log 3/log x

log(x+x 2 ) log x+log(x+l) log(x+l)


(b) = . = l+ -~- ➔ 1
log x log X log X

Si ricordi che la forma O/ 00 non è indeterminata, ma vale O]

8.45 Calcolare i limiti


log (l-x+x
X
2 )
«)
~~~➔O
r6- lim log cos
x2
x
237

[ Si utilizzi il limite notevole dell'esercizio 8.19.

log( 1-x+x 2 )
---....;~
•-.1.. 2
(a)----- ---'---,,--- ( x-1) ➔ - 1 ;
X

log cos x log[ l+(cos x-1) J c'oi; x-1 1


(b)
X 2 COS X -1 x.2

2
J

Calcolare, limiti

.._/ lim ( 1 + Isenx I)½


~ x ➔ o+
[Rappresentare la funzione data nel modo seguente:
1 ~1.
(1+ I sen x I )
x
]~-
(a) e; (b) 1/e J

8.47 Caìcolare i limiti

(l+sen x) -N
1
~
(b) lim (l+sen2x)
-+,
I
x ➔O

[ Rappresentare la funzione data in modo analogo a quanto indicato nello•


esercizio precedente (a) e-li (b) e' ]
8~ Calcolare i limiti

b (a) lim (i+ 1 )K


~ x ➔ +oo log X

[Moltiplicare e dividere l'esponente per la fW12.ione••. (a)+, 00 ;tb)O]

8.49 Calcolare i limiti di funzioni_ esponenziali

"
i (a) Jim
X ➔ - a:>
(l+ex)x 'y,b)
/'1\: X
lim
4-1- a,
(l+ex) - x

[(a) l; (b) Si tratta di un limite illllllediato, uguale a O}


238

8.50 Calcolare i limiti

-1.. 1
lim (cos x)xL lim (cos 2x)sen 2 x
x ➔O x ➔O

[ (a) Ricordando il limite dell'esercizio 8.45 (b), si ottiene

'
(cos x)x""

(b) e
-2

8.51 ·calcolare i limiti

(-1- + logx)1 (b)


sen x

[ (a) _l_
sen x
+ log x = -x1 (
sen x
X
+ x logx) ➔ + oo .

Abbiamo utilizzato i limiti notevoli (11) e (6); (b) +00 J

Calcolare il limite: lim


x ➔+ oo

[ Utilizziamo la scomposizione

. ./x 2 +x v'x 2 -1 / X 2 +x / x 2-l


e - e- e ( 1-e
e consideriamo separatamente l'esponente:
- 1 - X -1/x -1

Per x ➔+ 00 , 1 'esponente converge a ;.__lf


2. Pere iò 1' espressione in pa -
rentesi converge a (l-e- 112 ) = (1-1/ che è Wl numero reale posi vr;;),
tivo. Ne segue che il limite richiesto vale + ::.,~----

. . . . . . /; /x 2 -l
8 Ca.Lco1are
'
11 l1m1te: l1m (e, - e )
X ➔ + a,

[ Con il metodo proposto nell'esercizio precedente si trova che il limi-


te vale - 00 ]
239

r ..
8. 54 Utiìizzando i ~zc:::i dj confronqb per i ìimi ti òi.
di funzione, calcoìare:

.Llm
sen x V
jb~ìim
x + 2 cos
-------
x
x ➔+oo .X x ➔+oo 3x

[(a) Dato che, per ogni xE R, valgono le disuguaglianze -1 S. sen x S. 1,


ailora, per x > O, r:1:sult.a andn,

1 sen x 1
- -s.
X
--·- s.-. X X

Per x ➔ +00 , il primo e l' ul ti.mo membro convergono a ~ro; percio il


limite dato ya)e p· (b) Dato che(cos·x)/x➔O per x ➔+ 00 , il risultato è
I,. ,
1/3 J

8~ F~cendo uso dei teoremi di confronto per i limi


~.ti di funzione, calcoìare:

lim sen x[log(/x + 1)-log vx+l ]


x ➔+ a,

[ Calcoliamo preliminarmente il li.m'ite, per x ➔+ 00 , della funzione in


parentesi quadra:

log( ;--; + 1)-log /-;.i log ---


rx+ 1
➔ log 1 = O.
l·x+l
Essendo - 1 S. sen x S. 1 per ogni x E R,.,.,il lillli te dato vale O Jl
~oO
lim ìog( ✓x-1)-[log(x-l)]jZ
Calcolare:
X ➔+oo
5-2 COS X

[Osservando che 3 S. 5-2 cos x S. 7, si verifica che il li.mite dato vale


o]

8.57 Utilizzando i teoremi di confronto per i limiti

✓::ion::nc:lcolare~ lim senx _x


~ x ➔+oo ✓x+cos X {~➔ +oo cos x+ ✓ l+x 2
240

[ (a) Utilizzando le disuguaglianze sen x i.::_ 1 e cos x L - 1, ottenil!_


mo

sen x 1
../ x+cos x
i,=
vx-ì

Il secondo membro converge a zero per x ➔ +00 ; perciò il limite dato


vale O: Cb) Dividendo numeratore e denominatore nerx~~sLtrova che
il limite vale -1]

8.58 Calcolare i seguenti limiti ai successione fa-


cendo uso della proprietà dell'eserci~io 8.11
in cui 11 calcolo di limiti di successìone è ri
condotto al calcolo di corrispondenti limiti di
funzione.

.'¾_lim ( l+sen .f_)n · ~ ~ lim ( l+sen 1 ) n


n ➔+oo
n • n ➔+ oo
/n

Mlim
~ ➔+ 00
,
(1-sen .!_) n
n

[ Alla variabile discreta n si sostituisca la variabile reale x. (a)


(b) + oo; (e) 1/e; (d) 1]

8F. -In.fin.i te.s iJDi

Sia f(x) una funzione definita in un insieme X e


sia Xc un punto di accumulazione per X. Si dice che
la funzione f(x) è infinitesima in Xc (o per x➔ x 0 ) se

lim f(x) = O.
x ➔ xo

Siano f(x), g(x) due funzioni infinitesime per


x ➔x 0 • Supporremo d'ora in avanti che f(xj e g(x) non
si annullano quanèo x è in un opportuno intorno di
x0 , con x -I- x 0 •
Si dice che f(x) è un infinitesimo di ordine superio-
241

re a g (x) se

lim i.lli o
g (x)

In tal caso si dice anche che f(x) è un " o piccS2


lo" di g(x), e si scriv~

f(x) o(g(x))

8. 59 Verificare che per 11 s1moolo " o piccolo " valg.2_


no le relazioni seguenti:
(a) o(g(x))+o(g(x))=o(g(x))
(b) o(.g(x))·o(g(x)) = o(g 2 (x))
[ (a) Siano f 1 (x)=o (g(x)), f 2 (x) = o (g(x)), due funzioni infinitesime
di ordine superiore rispetto a g(x) (per x ➔ x0 ), cioè

f i(x) f 2 (x)
(*) lim
-- = lim -- =O
x ➔ x g(x) x➔x g(x)
o e

Allora [ f 1 (x)+f 2 (x)] /g(x) ➔O per x ->-x 0


, cioè f 1 (x)+f 2 (x) è un in-

finitesimo di ordine superiore a g(x), cioè ancora f 1(x)+f 2(x)=o (g(x ));
(b) Come in precedenza, se vale (*), allora

= o'

cioè f 1 (x)•f 2 (x) = o(g 2 (x)) J


8.60 Verificare che, per il simbolo "o piccolo" vale
la proprietà seguente: Se g 1 (x) > O, g 2 (x) > O,
per ogni x f x alloTa 0 ,

[ Poniamo f 1 (x)=o(g 1 (x)), f 2 (x)=o(g 2 (x)). Risulta quindi:


Tenendo presente che g 1 e g2 sono funzioni positive, per x ➔ x0 o,t

teniamo

f 1 (x)+f 2 (x) f 1 (x)+f 2(x) i-


<
g 1 (x)+g 2(X) g l (x)+g 2 (x)

If 1 (x) I
+ ➔ o

Perciò f 1 (x)+f 2 (x) ; o (g 1 (x)+g 2 (x)) ]

8.61 Confrontando la formula (a) dell'esercizio 8.59


e la formula dell'esercizio 8.60, si ottiene

o (g(x)) o (2g(x)).
Tale formula non_è contraddittoria. Verificar-
lo con degli esempi.
[ Ad esempio la fwizione x 2 è allo stesso tempo o(x) e o(2x) ]

Si dice che f(x) e g(x) sono infinitesimi dello stes-


so ordine se

lim
x ➔x
o

essendo t un numero reale diverso da zero. Se ì=l si


dice anch~ che f (x) e g (x) "sono infinitesimi equivalen-
ti.
Si dice infine che f (x) è un infinitesimo di ordine
inferiore a g (x) se

&.iù -
f (x) - O

Si danno analoghe definizioni per oppure


per x ➔ ±oo .
243

✓Verificare
~ simo di
che, per
ordine superiore
x➔Ot-, f(x)=x
rispetto
è un -infinite-
a g(x)=l/logx
[ lim x log x = O j
➔ o+

·erificare che, per x➔~, f(x) =1-cos x a un in-


finitesimo di orctin,: superiore rispetto a g(x)=
, - sen x.
• f(x) 1-cos x 1-cos x 2 sen x
L --
g(x)
---=------
sen x sen x(l+cos x) l+cos x
➔ o

8x\'-,-~ificare che, per x➔O, f(x)=l-cos x e g(x)=x 2

sono infinitesimi
[ lim (1-cos x)/x 2 = 1/2
dello
]
stesso ordine. ----
---
Spesso si confronta una data funzione f(x), infi
nitesima per x➔ x 0 , con l'infinitesimo g(x)=x-x 0 , op-
pure con una potenza d i. x-x 0 • -
Molto utilizzata è l'espressione
f(x)=g(x)+o(x-xc)
secondo la definizione data, con la relazione prece-
dente si intende che la differenza f(x)-g(x) è un in
finitesimo di ordine superiore a x-x 0 , cioè

f(x) -g (x)
o .

8.65 Utilizzando i limiti notevoli del paragrafo 8C,

~:::::::
r:
verificare la validità delle formule seguenti:

o(x')
ilog (l+x)= x + o(x) l
Jl.. --1.-"
~ O
~ ex = l + x + o (x) ~ -:___.:.-:---
,.,.,JriJ" -,(.
' Si dice che f(x) è una funzione infinitesima di or-
244

dine a inxc se jf(x)I e lx-xcla sono infinitesimi


dello stesso ordine per x➔x 0 • f
8.66 Determinare l'ordine di infinitesimo, per x ➔ O,
delle seguenti funzionv

M sen 2x 1\. 1 - cos x


[ (a) l; (b) 2]

8.67 Determinare l'ordine di infinitesimo, per x ➔ O+,


delìe seguenti funzioni:
•Ca) sen x - tg x , (b) tg x v<sen x
[ (a) E' un infinitesimo del terzo ordine, come si riconosce facilmente
dall'identità ~~
sen x (cos x - 1)
sen x - tg x =
COS X
(b) E' un infinitesimo di ordine 3/2 ]

8.68 Determinare l'ordine di infinitesimo, per x➔ O,


delle seguenti funzioni:
I (a) /l+x 5 - /l-x 5 • (b) ìog (l+x)x

[ (a) 5; ( b) 2 ]

8. 69 Verificare che, per il simbolo " o piccolo " va-


le la proprietà per x ➔ o+ (a, p > O):

o(xa)+o(xp)=o(xY), dove y=min {a,p}.


r
L Siano f (x)=o(x
(l
), f (x)= o (x
13) ; ciò significa che
1 2

f ,(x)
lim + ~
x ➔O x

Se, ad esempio a =Y = min { a; P} , cioè se a ~ P, abbiamo

f 1 (x)+f 2 (x)
245

Utilesi rivela 11 principio di sostituzione degli i!:l_


finitesimi, che si può enunciare nel modo seguente:
Consideriamo funzioni f 1 (x), f 2 (x), g 1 (x), g 2 (x), i~
finitesime per x➔xc. Se g 1 (x) è infinitesima di ordi
ne superiore rispetto a .f 1 (x) e

sima di ordine superiore rispetto a f 2 (x), aìlora i


limi ti seguenti sono uguali ,purchè uno di essi esista:

f 1 (x)+g 1 (x) f 1 (X)


lim = ìim ---
x➔x
f 2 (x)+g 2 (x) x➔x f 2 (x)
o o

Con il simbolo "o piccolo" tale relazione si scrive:

f 1 (x)+ o(f 1 (x)) f l (XJ


lim lim
x ➔xo
f 2 (x)+ o(f 2 (x)) x ➔xo
f 2 (x)

La dimostrazione è immediata e segue dall'identità:

f 1 (x) +g 1 (x) f l (X) l+g 1 (x)/f 1 (x)


---
f 2 (x)+g 2 (x) f:z(x) 1 +g 2 (x) /f 2 (x)
Il principio di sostituzione degli infinitesimi
sarà ampiamente utilizzato nel capitolo 11, nel cal-
colo di limiti di funzioni con l'ausilio della formu

:~iu::::::~ndo
le formule
(a), (e)dell'eserci,io
~ 8.65 ed il principio di sostituzione degli in-
finitesimi, calcolare il limite

lim
_.;;.s...c.e=n~x_= x.-e(x)
log (1 +x)
2 46

~it!zzando il principio di sostituzione degli


~nfinitesimi, calcolare il limite
3
sen x _ /
lim e - 1
x➔ o log(l-x 3 )

[ In base alle fornrule (c), (d) dell'esercizio 8.65, abbiamo


___ 3 ••
1:------
e =l+t+o(t) => e ~c .. = = l+sen 3x + o( sen l;);

log(l+t) = t + o(t) => log{l-x 3 )=-x 3 +o(-x 3 ).

Dal principio di sostituzione degli infinitesimi otteniamo


sen 3x
e -1 sen 3 x
lim = lim - 1
x ➔O log(l-x 3) x ➔O -x 3

8 \9(Facendo uso del principio di sostituzione de-


~gli infinitesimi, calcolare il limite

1-cos 2x
lim
x➔ O
log(l-x)+log(l+x)

[Si utilizzino le fornrule (b), (c) dell'esercizio 8.65 e la proprietà


dei logaritmi

log(l-x) + log (l+x) log (1-x 2 ).

Il limite vale -2 ]

~ Irtfin_iti

Considerazioni analoghe a quelle fatte nel para-


grafo precedente valgono per limiti infiniti.
Precisamente, f(x) si dice infinita in x 0 (o per
x➔x 0 ) se

lim i f(x) i + CX) •


247

Siano f(x), g(x) due funzioni infinite per x➔ x 0 •

Si dice che f (x) è un infinito di ordine superiore a g(x)


se

lim .&hl o
x ➔xo
f(x)

Si dice che f(x), g(x) sono infiniti dello stesso


ordine se
f(x)
ìim
X ➔;,co
g (x)

con i numero reale diverso da zero. Se i=l si dice


che f (x) e g (x) sono infiniti equivalenti.
Si dice che f (x) è un infinito di ordine inferiore a
g(x) se

lim f(x) = O
X~ g(XJ .
o

Si danno analoghe definizioni per x➔x 0 ±, oppure


per x ➔ ±a>.

8.~ Verificare che, per x ➔ +a>, logx è un infinito di


O ordine inferiore alla potenza xb, qualunque sia
b > O.
[Si ricordi il limite notevole (7) del paragrafo ac ]

Verificare che, per x ➔ O+, log x è un infinito di


ordine inferiore alla potenza xb, qualunque sia
b < O.
[Si ricordi il limite notevole (6) del paragrafo 8C]

8.~S Verificare che, per x➔+~, la potenza xb (b>O) è


un infinito di ordine inferiore rispetto all'e-
sponenziale ax (a> 1).
[Si ricordi il limite notevole (8) del paragrafo 8C ]
248

Analogamente agli infinitesimi, vale iì principio


di. sostituzione degli int'initi. : Consideriamo funzioni
f 1 (x), f 2 (x), g 1 (x), g 2 (x), infinite per x➔x 0 • Se
f 1 (x) è infinito di ordine superiore rispetto a ~(x)
e se f 2 (x) è infinito di ordine superiore rispetto a
g 2 (x), allora i limiti seguenti sono uguali
-~+,6---~
lim
x ➔ xo
f 2 (x)

La dimostrazione si ottiene come neì caso degli


in~in · tesimi.

8 Utilizzando il principio di sostituzione degli


infiniti, calcolare il limite
x 5 + x 4 (2+sen x) + log x
lim
1+3x 3 +6x 6

[ f (x) = x 6 è un infinito di ordine superiore a g 1 (x)=x 4 (2+senx) +


1

+log x; inoltre f (x) = 6x 6 è un infinito di ordine superiore rispet


2

to a g (x)=l+3x 3 • In base al principio di sostituzione degli infini-


2

ti il limite vale 1/6 ]

8 Utilizzando il principio di sostituzione degli


infiniti, calcolare il limite
Zx log x - x 2 log 2x + cos x
lim

[ Il numeratore è un infinito equivalente a -x 2 log 2 x, mentre il deno-


minatore è un infinito equivalente a x 2 log 2x. In base al principio
di sostituzione degli infiniti il limite vale -1 J
Capitolo 9
FUNZIONI CONTINUE

Sia f(x) una funzione definita nell'intervallo I


di R e sia x El. 0

Si dice che f(x) è continua in x se 0

lim f(x) = f(x 0 )


x ➔xo

o, ciò che è lo stesso, se, per ogni successione xn ➔

➔ Xa, si ha f(xn) ➔ f(xc).


Si dice che f(xJ è continua da sini.$tra (risp. da de
stra ) in xò se

lim f(x) (risp. lim f(x)=f(x 0 )).


x ➔x +
o

Evidentemente, se I= [a,b_] con a,beR, la continu1ta


di fin x 0 = a (risp. in x 0 =b) va intesa come conti -
nuità da destra (risp. da sinistra).
Si dice che f (x) è continua in I se essa è conti-
nua in ogni punto di I. In particolare f(x) è conti-
nua in [a,b] se e solo se f(x) è continua in (a,b)ed
è continua da destra in a e da sinistra in b.
Se f(x) è una funzione definita nell' intervallo
250

I di R ed essa non è continua nel punto xc di I, si


dice che x è un punto di discontinuità
0 per f.
Vi sono tre tipi di discontinuità per una funz io
ne in un punto:
$:;.)Xc è un punto di discontinuità eliminabile se esiste
i ì ìlmi t~ - di f -iìi -x;-;;-·-rìsiilla ..M
~-,,. ,f.O
+-im 1'o
----- 1 f(x) f
x ➔xo

In questo caso, posto i lim f(x), la funzione f(x)


x ➔xo

definita da

f(x) = f- (x)
Ix.-
se

se
è evidentemente continua in x 0 • Per tale ragione si
parla di discontinuità eliminabile.
)l{) Xc è un punto di ~.ntin]J_Jtà di prima specie se esi
stono finiti i limi ti destro e sinistro dT-{(x) in
Xc, e si ha
I

/lim _ f (x) f (x) ; .


Lx➔ xo I
)
~ x è un punto di discontinuità
0 di seconda specie se u-
no almeno dei due limi.ti ---- -- --

lim f (x)
x➔ x0 +

non esiste oppure è infiu.,tto.


Ri~;;i:a.Tamò"
cheu-na"funzione -~nòtòna può ammettere al più
discontinuità di prima specie.
Sia XcEI e sia f(x) una funzione definita nell':in
sieme I-(xc}. Se esiste iì limite
i= lim f(x),
x ➔x
o
251

allora, la funzione f(x) definita in I da

f(x) per X f Xc
f(x)=
i per X Xc

si chiama prolungamento per continuità di f (x) in Xc ed è


una funzione continua in xc. In particolare, se f(x)
era già continua in I-{xc}, si dice che f(x) è il pr.2_
lungamento per continuità di f su I.
Ricordiamo che una funzione composta mediante funzioni
~ontinue è anch'essa continua.

l
9.1 Dire se la funzione f:xER-{2} ➔ è continua in
x-2

[ No, perchè non è definita in x 0 =2


I
Sia f(x) la funzio11e definita in (0,2) da
~-2

f(x)
X

1
se

se
o <

1 <
X

X
-
<
<
l

2
Determinare l'insieme X dei punti di discontinui-
tà di f(x).
[ X = 0 ]

9.3 Sia f(x) la funzione definita in (0,2) da


~ X se o < X < 1
~ f(x)
'2 se 1< X < 2
Determinare l'insieme X dei punti di discontinui-
tà di f(x).
[X={l}]
,·r
9.4 Sia x 0 un numero reale e sia f(x) la funzione de-
252

se

se

Sotto quali condizioni su a,b e c la funzione


f(x) è continua?
[Dev'essere ax 0 +b = c]

y;da
9.5 Studiare la continuità della funzione

1
definita:in

f(x) = j arctg ; se X 0

o se X o
[ E' continua in R- { O} • Nel punto O élJllllette una discontinuità di prima
11 1T
specie, essendo lim
x➔ O-
f(x) =
2
e lim
x ➔ o+
f(x)
2
J

v€Dedurre dalla disuguaglianza triangolare del va-


l\ lore assolut,o: ja+bl s_ ial+lbl per ogni a,beR ,
~la seguente disuguaglianza:
llxl-lxcll .:s.lx-xol

[Dimostriamo dapprima che Ix I- Ix 0 I ,$. Ix-x I• A tale


0 scopo basta os-
servare che, per la disuguaglianza triangolare, si ha Ix I = I (x-x 0 ) +
+ x0 I .$. I x-x I +I x
0 0 I. Analogamente si ottiene l'altra disuguaglianza

i x I- lx I ~ I x -xl
0 0 = I x-x 0 I. Ne segue l'asserto, in quanto il

valore assoluto di I X I - I xo I è uguale a I X i - I xo I oppure a lxo r


- I IJ
X

Tenendo presente l'esercizio precedente,dimostr~


re che la funzione f(x) = lx! è continua in R.
253

i8 Verificare che ìa funzione f(x) definita in R da

o se XEQ
f(x)=
1 se xeR-Q
non è continua in alcun punto. Che tipo di di-
scontinuità ammette tale funzione?
[ Dl sec.:on<laspeciB. Infatti, -verifichiamo che, V x 0 -E R non esiste
lim f(x). Se, per assurdo, fosse i = limj(x), con i ~ O, per fissa-
x+<
re le idee, numero reale, esisterebbe tm
X ➔x
o
numero 6 > O tale che
1
i f(x>- t i< - •
2
1
Scegliendo in ('') xE Q,la disuguaglianza a destra implica i < - ; sce-
2
gliendo invece xE R-Q,si trova I 1- i I < .:2 • Poichè queste due disugua-

glianze su i non possono coesistere, abbiamo ottenuto un assurdo J


9.9 Verificare che la funzione definita da
X se XEQ
f(x) =
o se xeR-Q
è continua solo in x 0 = O.
9.10 Sia f: R ➔ R definita da

x2 se XEQ
f(x)=
-x2 se xeR-Q.
Verificare chef è continua SOÌO in xo=O.
[Dato che per ogni x ER risulta -x 2 i f(x) i x2 , dal teorema dei car~
binierì si deduce che lim f(x) =O= f(O). Per verificare chef non
x➔ O

è continua in alcun punto x 0 ; o, procedere come nell'esercizio 9.8]

9.11 Tenendo conto dell'esercizio precedente, verifi


care che il seguente enunciato è falso: "Se f(x)
254

è continua in xc, allora essa è continua anche


in un intorno di xc"· Proponiamo di seguito una
dimostrazione sbagliata. Trovare l'errore.
Per ipotesi f(x) è continua in xc. Quindi, per
ogni E~> O, esiste un 6 > O tale che
("") ix-x i< 0 6 => if(x)-f(xc)i<s.
Se indichiamo con I= {XE R: ix-xci<iS} 1·intor
no di x 0 di raggio 6, allora f e continua fn--.i.
Infatti, per ogni x 1 EI risulta
jf(x)-f(x) i=if(x)-f(xc)+f(x 0 )-f(x 1) I <
S.. if(x)-f(xc)i+if(x 1 )-f(x 0 )i < ZE •
L'ultimo passaggio segue dall'ipotesi (*), dato
che sia x che x 1 distano da x per meno di 6.La 0

disuguaglianza sopra scritta prova che f(x) è


continua per x = x 1 , che è un generico punto del
l'intorno I.
[ L'intorno I non è stato ben definito, essendo dipendente da E. Avrem
mo avuto una buona definizione di I, utilizzando un raggio diverso, ad
esempio E 0 con E O numero positivo fissato. Così facendo, però, natu-
ralmente, non si riesce a provare la disuguaglianza di continuità per
ogni. E]

l
Sia f(x) la funzione definita in R da

= x sen (1/x) se X 1 0
f(x) - 1
se X 0.
Che tipo di discontinuità ammette tale funzione?
[ Una discontinuità eliminabile in x 0 = O ]

9.13 Sia f(x) = x sen (1/x) per xeR-{O}. Dimostrare


1 che f(x) ammette un (unico) prolungamento per
() continuità su R.
255

64Dire se la funzione
=x/lxlpuò essere
definita
prolungata per
in R-ìOìda
continuità
f(x)
su R.
[No ]

Dire se le seguenti funzioni fi, continue in o-


gni punto di R-{O}, possono essere prolungate per
continuità su Re, in caso affermativo, àetermi-
na1·e il p--r-oiun-gam-ento f i
-l/x2
e f 2 (x)=(sen x)/x

f 4 (x)= (ex-1)/x
-1/x 2
[Essendo lim e = O, basta porre f 1 (O)= O.
x ➔ O

Essendo lim (sen x)/x= 1, basta porre f 2 (O)= 1.


x➔ o

Essendo lim [ log(l+x) ] /x = 1, basta porre f3 (O) = 1.


X ➔o

[La funzione è continua in R - { O } • Essendo

1/x 2Y
lim sen x-2
1/x
lim ~ • -2 - = lim ~ • lim - =+ 00

x➔O+ x➔ o+ x 1/x x ➔ O+ x y➔ +oo Y

lo zero è un punto di discontinuità di seconda specie per f(x) J.,

Determinare a e b in modo che la funzione f(x)


definita in R da
256

sen x se X < - 1!.

!
2
'IT
f(x) a sen X + b se --:- <x < 1!.
L 2
COS X se X > 1!.
2

sia continua in R.
[ Essendo f(- - )= - 1, f(...'.'....)= O, deve risultare b-a=-1 e a+b=O. Da
2 2
1
cui a= e b=- ..!... ]
2 2

9.18 Dimostrare che la funzione f(x) definita da


I\
[log (l+x)J/x se xe (-1,0)
f(x)=
se xe (0,1)

è continua in (-1,1) - {O}, ammette prolungamen-


to continuo su (-1,1), ma non su [-1,1]. 7111]
[ Basta osservare che lim f(x) =+ <D]
x ➔ -1+

9 19 Determinare a e~ in modo che la funzione f(x)


~ · definita in (-1,1) da
• se O<x<l
o se x =O
lxl~cos 2 (l/x) se -l<x<O
sia continua.
[ Dovendo essere lim f(x)=O, deve risultare a> -2 • Dovendo essere
X~+
lim f(x)=O, deve risultare j3 > O ]
x➔ o-

9.20 Sia f:xe R ➔ [x], ove [x] rappresenta il più


grande intero minore o uguale a x. Verificare àl=
257

f è discontinua in ogni neZ, con discontinuità


di prima specie.
_[Risulta li.m [x] =n-1; lim [x]=[n]=n]
x➔ n- X ➔n+

9B. Furizioni continue in un inte:rv=llo

Per le funzioni continue in un intervallo valgo-


no i seguenti fondamentali teoremi:

TEOREMA DEI VALORI INTERMEDI . Sia f : I ➔ R una fonzio


ne continua nell'intervallo I di R. Allora f assume un qualun-
qu_e valore compreso fra il suo est:remo inferiore ed 1.l suo e-
stremo superiore su I.

COROLLARIO (TEOREMA DEGLI ZERI) . Sia f: [a, b] ➔R una


funzione continua tale che f(aj•f(b)<O. Allora esiste){,,€ (a,b)
tale che f(x 0 ) = O.

TEOREMA DI WEIERSTRASS ,Sia f:[a,b] ➔ R una funzione con


tinua nell'intervallo chiuso [a, b] . Allora esistono X 1 , X 2 E

E [a, b] tali che

f(x 1) = rnin f(x) f(x 2 )= max f(x).


x E[a,b] x È [a,b]
Ricordiamo inoltre che una funzione f: [a,b] ➔R è con-
tinua se e solo se per ogni x 0 e[a,b] e per ogni suc-
cessione (xn) con xne[a,b], si ha
x0 => lim f(xn)=f(x 0 ).
n

i l ia
reali,
P(x)
avente
I
k=O
n
ak xk un polinomio
grado dispari.
so ammette almeno una radice
Hx 0 eR tale che P(x 0 ) = O.
a coefficienti
Verificare
reale,ossia
che es-
che

[Essendo
258

n an-1 a
P(x) X (a
n
+ --
X
+ ... +_'.'..
xn

si ha:

- 00 se an > O
lim P(x)=
X ➔ -CO
+ 00 se an < O

+ 00 se an > o
lim P(x)=
>:: ➔ +oo
- 00 se an < O

Dunque:

inf P(x) =-00 sup P(x) =+ CO

X Ek xER

Poiché P(x) é una funzione continua in R, essa assume un qualsiasi va-


lore compreso fra il suo estremo inferiore ed il suo estremo superiore.
Pertanto esiste almeno un x 0 E R tale che P(x 0 )=O ]
n
ia P(x) = l ak xk un polinomio a coefficien-
k=O
ti reali, avente grado pari. Se a0 < O, an > O,
P(x) ammette almeno una radice positiva ed una

P(x)=+ 00 , P(O) = a 0 < O, lim P(x)=+ 00 , la funzione


x➔ - 00 x➔ +co

continua P(x) si annulla almeno una volta nell'intervallo (- 00 ,o ] ed


almeno una volta nell'intervallo [ O,+ 00 ) J

Sia f: [a,b] ➔ [a,b] una funzione continua. ve~


rificare che esiste almeno un punto unito, cioè
un punto x 0 e(a,b] tale che f(x 0 )=x 0 •
[ Considerata la funzione g(x) = f(x)-x, essa è continua in [ a,b ] ed
inoltre risulta g(a)=f(a)-a ~ O, g(b)=f(b}-b i O. Se g(a)=O t oppure
g(b)=O, abbiamo trovato un punto unito per f. Altrimenti, se g(a)>O e
259

g(b) < O, a nonna del teorema degli zeri, esiste almeno un x 0


E(a.,b)te_
le che g(x 0 ) = o, cioè tale che f(x 0 ) =x 0 ]

gx~ Mostrare con esempi che esistono funzioni conti


nue in intervalli non chiusi oppure non limita-
ti prive ài massimo o ài minimo
L ia f(x) =x p0r x E(O,J) oppure per xE [o,+ 00 ) ••• J

9.lL Calcolare gli estremi inferiore e superiore àel


- la funzione àefinita in R àa f(x)=l/(1+4x 2 ).Ve-

, rificare che f(x) è dotata ài massimo, ma è pri


va ài minimo in R.
[ La funzione è limitata, in quanto è O < f(x) s 1 per ogni x E R. Es -
sendo f(O)=l si ha f(O) = max f(x). Per verificare che è O= inf f(x),
xER xER
basta osservare che per O< E < 1 la disuguaglianza 1/(1+4x 2 )< E è

verificata dagli x tali che > l(l-E)/4 E ]

alcolare gli estremi inferiore e superiore àel


-
1a f unzione
. . f 1nita
ae . . .
in R à a f ( xJ=
' ex - l_
-x .
e +1
X
, e -1
LEssendo -1 < -x- < 1 per ogni xE R, la funzione f(x) è limitata. Lo
e +l
estremo superiore è 1, in quanto per ci < E < 2 la t disuguaglianza

(ex-1)/(ex+l) > 1-E è certamente verificata per x > log [(2- E)/ E].

Analogamente si verifica che l'estremo inferiore è -1. Evidentemente


non esistono nè il minimo nè il massimo di f su R]

9.27 Sia I un intervallo di R non necessariamente


chiuso nè limitato. Sia f(x) continua in I. Se
f(x) tenàe a +00 per x tendente agli estremi del-
I l'intervallo I, allora esiste il minimo di f(x)

\ [Per
su I.

lim
ira+
fissare
f(x)
le idee
lim f(x)
x ➔b -
sia I=(a,b)
=+00 esiste
con a,b E R. Sia M
6 = 6 (MJ tale
> f((a+b)/2).
che:
Essendo
260

x E (a,a+ò)i.J (b-ò ,b) ~ f(x) > M.


r ,
\/ Per -~l te~re~ :i Weierstrass '.3:x0 E [a+ 6 ,b- 6 J tale che f(x 0 ).$_f(x),

/\ vx EL a+ ù,b-ù J. In particolare è f(x 0 ) .$_ f((a+b)/2), e perciò si ha

\\ f(x 0
) .$_f((a+b)/2) < M < f(x) V x E( a,a+6) i.J( b-6 ,b ),

cioè f(x 0 ) s_ f(x) Vx E I J


9.28 -B-fl-fr-fun-z±-e-ne f: (a,b}~Pc~ci dice comes>oa~-s~ p-eY
x,yE(a,b) e per ÀE(O,i) si ha
f(Àx+(l-À)y) ~ À f(x)+(l-À)f(y).
Verificare che una funzione convessa in (a,b) è
ivi continua
[ Siano x 0 E(a,b) e 6>o tali chex 0 -0E(a,b) e x 0 +òE(a,b). Per ogni

sità di f:

D'altra parte. è x 0 +~6 = ~ (x 0 +6 )+(1- ~)x 0


e, per la convessità di f:

(2)

Da (1) e (2) si ha, in definitiva, V~E(O,l)

e allora è lim
+f(x o
+~ò)=f(x
o
), cioè f è continua da destra in x
o
~➔ O
Analogamente si vede chef è continua da sinistra in x 0 ]

9C. F'u.n.z:i..on.:i.. Lt.n.:i..forinemen.t.e con.t.:i..n.Lie

Sia f: I ➔R una funzione continua nell'intervallo


I di R. Si dice che f è uniformemente continua se VE:>0
36>0 tale che risulti lf(x)-f(y)l<E per ogni coppia
x,y di punti di I tali che lx-~I< 6.
Notevole è il seguente
261

TEOREMA DI CANTOR. se f è continua nell'intervallo chiuso


e limitato [a,b], allora essa è uniformemente continua.

9.29 Verificare che la funzione f:xe[l,+oo) ➔ /~è u-

X[Po. o::·Y~[,,,~ ~-:':·


niformemente continua.

ogni i

l \ I• A • ;y = -~--
/i+ v'y -< -
2

Allora, per ogni E > o, posto 6


E
per ogni coppia di punti x,ye [1,+co j, lali che I x-y I < oE J
9. 30 :sia beR. Verificare che la funzione f:xe(- 00 ,b] ➔ ex
è uniformem~nte continua.
[ Essendo · lim = 1, esiste 17 > O tale che It i< 11 =>
t➔ o t

=> let-1 I < ~ jt I- Allora, per x,y E(- 00 ,b] tali che
2
I x-y I < 17, si ha
3
I ex - eY I = eY j ex-y_l < -
2
eb Ix-yl
Pertanto, fisi;ato E > o, posto

2 E
é min {17, ~ }
si ha I x-y i < é => I ex - eY I < E J
9.31 Sia f:I ➔ Runa funzione continua nell'interval
lo I di R. Verificare chef è uniformemente co~
tinua se e solo se per ogni coppia (xn), (yn)di
successioni di -punti di I tali che lim Ixn -y ni =
n
= O, si ha lirn jf(xn) - f(yn) I = O.
n
[ Sia f uniformemente continua e siano (xn), (yn) due successioni di PU!!
ti di I tali che lim I xn-yn I = O. Fissato E > O sia é > O tale
n
che I x-y I < é => I f(x)-f(y) I-<E. Per ipotesi esiste \! E N
2 62

tale che, Vn L \!, I xn -yn I < 6 ; allora, per l'implicazione precede!!

te è If(xn)-f(yn) I< E, Vn ~ \/ cioè lim if(xn) -f(yn) = O. I


n
Viceversa, se è verificata la condizione indicata, la f è necessaria -
mente uniformemente continua. Supponiamo per assurdo che at: >O e
3:(xn), (yn) tali che i xn -yn I < k e i f(xn)-f(yn) I :::_
E. Allora

è lim xn -y n i: O mentre non può essere lim i f(xn)-f(yn) = o ]


n n

9.32 Tenendo presente l'esercizio precedente mo-

,~I
strare che la funzione f: xe(0,+ 00 ) ➔ ~non è u-
x
niformementè continua.
1 2 1
[ Posto :l\i: - ,
n Yn n
si ha lim
n
I 9'n-xn I lim
n
- n
=1 o,
2 1 n
mentre si ha lim If(yn)-f(xn) I lim f(-)
n
- f(-)
n
I: lim - =+ 00 J
n n n 2

9.33 Sia a> O e sia f: xe[0,+ 00 )

care chef è uniformemente continua se e solo


se è O< a< 1.
[ Poichè, a norma del teorema di Cantor, f è uniformemente continua nel-
l'intervallo ~hiuso e limitato [ 0,1 ] , basta verificare la tesi nel-
l'intervallo [ 1,+ cc ) •

Se è a .s_1, per y L x L 1 si ha ! L
X
1 e quindi (!) a
X
.s_ r . Allora:
X

a a
y - X

cioè, risulta

a a
y -x .s_X (y-x).
a-1
Essendo a ~ 1, x L 1, allora è anche x .s_1 e. perciò

a a
y -x .s_y-x.

Da ciò segue facilmente chef è uniformemente continua.


263

.
Se invece e- a > 1, y _> x _> 1, allora si ha (-)y a 2_ -y e qu1n
. d"1
X X

a a a, y a , a,y ,
y -x = x L (-) -1 J 2_ x L- - 1 J
X X

cioè, risulta ' per y 2_ x 2_ 1

a a a-1
y - X > X (y-x).
a-1
Allora, posto xn = n, Yn = n + 1/n , si ha

a a a -1 a -1 a -1
Yn - xn 2- xn (yn-xn) = n /n = 1

e dunque, pur essendo lim


,I Yn - xn
,I = O,non si ha lim
IYna -xna, I =O.
n n
Ciò a norma dell'esercizio 9.31, implica che f(x)=xa per a > 1 non
è uniformemente continua]

9.34 Una funzione f: I ➔ R definita nell'intervallo I


01 R si dice lipschitziana se esiste una costan-
te L > O tale che
lf(x)-f(y) I < L lx-yl Vx,yEI.
Verificare che una funzione li~schitziana è an-
che uniformemente continua.
[ Fissato E > O, sia
.
ò-
E
= -E ; allora
L
risulta I f{x)-f(y) I <E per

ogni coppia x,y di punti di I tali che I x-y I < 6 ]


E

9.35 Tenendo presente l'esercizio precedente, dimo-


strare che le funzioni senx e cosx sono unifor-
memente continue in R.
\J [Tenendo presente le fonnule di prostaferesi, si ha:
\Z-
6 Isen x-sen y I =2 Isen -x-y- I I cos x-ty I ~ 2· Isen x-y
I~ I
2 2 - 2- lx-y

in quanto Isen t I ~ I t I , V t e R. Analogamente si prova che I cosx-


-cos y I 2 I x-y . Da cui, grazie all'esercizio precedente, segue
l'asserto]
264

9.36 Sia f: (a,b) ➔ R una funzione continua nell'inter-


vallo limitato (a,b) e supponiamo che esistano
finiti i limiti di fin a ed in b. Verificare
chef è uniformemente continua.
[ Posto X. ' = lim f(x), X." = li.m f(x), la funzione
x ➔ a+ X ➔b-

X.' se x=a

f(x) f(x) se xE (a,b)

X." se x=b

è continua nell'intervallo chiuso [ a,b ] ed allora. è uniformemente


continua, a norma del teorema di Cantar. Di conseguenza, anche f è uni
formemente continua]

9.37 Verificare che la funzione f(x)=x 2 è lipschitzi~


na nell'intervallo (-1,1].
[ Per ogni coppia x,y di numeri reali si ha I f(x)-f(y) i = I x 2 -y 2 i=
= I (x+y)(x-y) I= ·I x+y 11x-y I . Inoltre x,ye [-1,1 ] => -1,S_x.s_1
e -1 ,S_y ,S_ 1 => - 2 .s_x+y ,S_ 2 => i x+y I ,S_ 2. Abbiamo così dimo-
strato che per x,y E [ -1,1 ] , I f(x)-f(y) I .S.i I x-y i ]
9.38 Verificaie che la funzione f(x) = x 2 non è lip-.
schitziana in R.
[ Se f fosse li.pschitziana, esisterebbe k > O tale che, per ogni x,y E R

I x 2 -y 2 1 .::_k I x-y I . In si avrebbe

-
particolare, per y=O,

I~1 i_ k ix I per ogni x ER


2 e dunque x2 < kx,Vx >o.Da
-
seguirebbe x .S.k per ogni x ) O, il che è assurdo]

9. 39 Verificare che la funzione f(x) = /i non è lip-


schi tziana nell'intervallo (0,1].
[ Se f(x) fosse lipschitziana, esisterebbe L > O tale che I;-; - /y j::;_

.S. L I x-y I per ogni coppia x,y di punti di [ O,1 ] . In partic.Q.


2 65

lare, scegliendo y = O,si avrebbe ;;: .'.::_L x,·vx e [ 0,1] e cioè

1/ h < L per ogni x E(O,l]. Ciò è assurdo, in quanto lim ~/1 =


- x➔o+ x
CD J

9.40 Sia f(x) una funzione continua su Re periodica


di periodo T(>O), cioè tale che f(x+T)=f(x) per
ogni xéR. Verificare che f(x) è uniformemente
continua su R.
[In base al teorema di Cantor, f(x) è uniformemente continua nell'in-
tervallo chiuso e limitato [ 0,2T]. Quindi, per ogni E: > o, esi -
ste 6 > O tale che

x,y E [0,2T], I x-y I < 6 => I f(x)-f(y) I <s.


Pur di cambiare 6 con 6 '= min { 6 ;T } , p0ssiamo supporre che sia
o S. T.
Consideriamo ora due numeri reali x' ,y' tali che Ix'-y' I <O •
Se, ad esempio, è x' S. y', allora risulta x' .$ y' < x' + 6 .Indich~
mo con k( = [ x' /T ] ) la ,iarte intera di x' /T, cioè l'intero tale che

<k + 1

Risulta kT S. x' < (k+l)T. Essendo 6 S. T, risulta anche

kT .$ x' .$ y' < x' +O< (k+l)T + T (k+2)T.

Posto x=x'-kT, y=y'-kT, si ha

O S. x < T; O.$ y < 2T; Ix-y I = I x' -y' I< 6 ·

Dato che f(x)=f(x+kT)=f(x'), f(y)=f(y+kT)=f(y'), la tesi segue dal-


la uniforme continuità di f(x) nell'intervallo [ 0,2T]

I f(x' )-f(y') I= I f(x)-f(y) I < E ]


Capitolo 10
DERIVATE

lOA. De:ri-va.t.e delle f-uI1zion.i element.a.:ri

Sia f: XcR ➔ Re sia·xeX un punto di accumula -


zione per X. Ricoràiamo che f si dice derivabile in x
se esiste eà è finito il limite

(*) . f(x+h)-f(x)
lim
h ➔O
h

Tale limite si indica con f'(x) o con Df(x) e pren-


de il nome di derivata di f in x.
Se nella(*) si considera, in luogo del limite
per h➔ O, soltanto il limite destro per h➔ O+ oppure
il limite sinistro per h➔ O- si parla di derivabilità
(o di derivata) destra oppure sinistra in x.
Assai utile è la seguente tabella delle derivate di
funzioni elementari

1 X X
Dlog x = Da =a lo_ga;
a xloga

Dsenx=cosx; Dcosx=-senx;
1 1
Dtgx= ; Dcotgx =-
cos 2x sen2x
267

1 1
Darcsenx Darccosx

Darctgx
l+ x 2

In (art~colare:
,
_n,- 1 1 X
lJvX = n~ Dlog x = e
n✓ x n-1 X

Ricordiamo inoltre le regole' di derivazione della somma


del prodotto e del quoziente
(1) D(f+g)(x) Df(x) + Dg(x)
(2) D(f·g)(x) Df(x)·g(x)+f(x) ·Dg(x)

(3) D f (x) = Df(x) ·g(x)-f(x) Dg(x) .


g (g(x))2

10.1 Applicando le regole di derivazione, dimostrare


che
,.~}
~ (Tx+ x) = 1/4 'ì?" + 1 « i
I ·;:.
)li) (3x 2 +5x+4) = 6x+S ,.
~ (x 3 ..:2x+cos x) = 3x 2 - 2 - sen X ·-
• .llfl (x cos x + sen x)=2 cos x - x sen x
_,
• A) (x sen x+cos x) = X cos X

• ~ (sen
x 2 -- 1
X cos
4x
X + x)=2 cos 2x
L_
i 3x 2 -2x 3
•'/o x 2 +1 (x2+1) 2
D
1-x = (1-x) 2
·-:.,,;.
,•

.. ~D sen 2 x = sen2x ; Dtg 2x = 2tgx/cos 2 x


i)
• .XD(tgx + 1/cosx)=(l+sen x)/cos 2x

(

' }(' D (x],.,qg-x - x) = log ·x?.... D(1/x 2 )=-2/x 3

. ·- -·-----
Z 68

io (x 2 •

':ii'D(Zxlog x)
z x) xzx (Z+xìog
2 x(lo·g Z log
2)·» x+l/~log 2) 1
2 _ ' 2, 2 \
• Ai(l/sen x) - cosx/sen x I
• }(D( 1/log
2
x) - 1/ Cx:log2 lo~ 2 x )
2
?Il
• )(o[ (a-x) / (a+x) J - 2a/ (a+xP ? -
)G:t--f
(ax+b) / (cx7d) J-(ad be)/ (cx-+-d) 2

XD[(x+ ✓x )/lx J = 1/(Z ✓x)


• )<'D[ (1 + :,i_Y
)/ (l - ~,x_+) ] =3 / [ 2 ~'x (l - 'ìi.Y)2 ]__

_..)(D[cos x-(tgx - l)J = sen x + cos x


.~D[(log x)/xn] = (l-n
~- ( n.
-w~D X ~ogx) , = X
n-1 (
Il ~og X+ 1)
V , X , 2J X , _) / 3
~ ·~Dle /X = e lX-t x
• 'XO(ex/senx);ex(senx-cosx)/sen 2 x
,L " , - x, / ( 1 -e X) ~ X ' , X' 2
/IULU+e J = 2e /ll-e

i
J J
~[logx/(l+x 2 )]=[1+x 2 !1-2log x~J/x(l+x 2) 2

.. D(x arcsen x + ✓ l-x 2 ) = arcsen x -


'C:l[extg(x/2)] = (l+sen x)ex/(l+cosx)-
.(x-sen X COS X)/2 sen 2 x
~(x+sen x cos x)/2
X(De X , /X( ,
cos XJ = e cos x-sen XJ
, XD(éos x/ex)=-(sen_x+cos x)/ex
:'('D[ ( 1 - ex ) / (1 +ex ) ] = - 2e x/ ( 1+e x) 2
• )V(ex/sen x)= ex(senx-cosx)/sen 2 x
)(D[(l-tg x)/(l+tg x)J =-2/(sen'x+cos x) 2

• )Q)(x cos x log x)=log x(cos x-x sen x)+cos x


» n>co+ ✓x )/O- ✓x )J =1/[ ✓xC1- ✓:i) 2 J
269

)<tl[(l+cos x)/cos xJ senx/cos 2 x

10.2 Calcolare, in base alla definizione, la deriva-


ta D (1/x).
1 1
x+h x x - (x+h) -h
[si ha D(l/x) = lim lim ----= lim.
h➔ O h h ➔ o hx (x+h) h➔ o hx(x+h)

l
lim - l/x 2 ]
h➔ O x(x+h)

10.3 Calcolare, in base alla definizione,la derivata


@ (/x+h - ✓:)
[si ha D ✓
x = l:im
h

= lim
(/ x+h - ✓: )(/x+h + 1:r
h➔ O h (/x+h + v'x )

(x + h) - x h
= lim = lim
h ➔O h(~+ /x) h➔O h(/x+h+ /x)

= l:im
1
h ➔O / x+h +

10.4 Calcolare, in base alla definizione, la deriva-


ta Dr,gx.
tgx+tgh
_c...___c'--- - tgx
. tg(x+h)-tg(x)
[ Dtgx = hm . 1-tgxtgh
. = llm
h ➔O h h ➔O h

l:im tgh 1
=(l+tg 2 x) · lim ---- = 1 + tg 2 x = 1/cos 2 x per
h➔ O h h ➔ O 1-tg,;x tgh

~~h senh 1
x ; (2k+l) 1T/2, infatti lim k = lim 1 ]
h➔O h h➔O h cosh
270

.iQo.s Calcolare, in base alla àefinizione, la àeriva-


ta Dxn, con n intero positivo.
n n
(x+h) - x
lir.:
h ➔ O: h
nn-1 n-2 2 n-1 n n
x +nx h+n(n-l~x h /2+... +nxh +h -x
lim
h➔ O h

r n-1 n-2 n-2 n-1 n-1


.im Lnx + n(n-l)x ht2 +... + nxh +h J = nx ]
h➔ U

Ricordiamo che le funzioni iperboliche sono defini


te per xeR àa
senhx=(ex-e-x )/2; coshx=(ex+e-x )/2;
tgh:x = (ex - e -x) / (ex +e -x ) .

Determiniamo le loro inverse. Ad esempio, neì caso


della funzione seno iperbolico, se è y = sen h x=
X -X X
= (e -e )/2, posto e = a, si trova a 2 -2ya-1=0 e
quindi, essendo a> O, si ha

x=log (y+✓ l+y 2 ) .

Perciò la funzione inversa del seno iperbolico, che


prende il nome di settore seno iperbolico, è definita
per yeR da settsenhy = log (y+ ✓ l+y 2 ).
Analogamente, da
y=coshx=(ex+e -x)/2, y=tgh:x=(ex-e -x)/(ex+e-x)

si ricava rispettivamente

x=log (y± ✓ r -1 ) , x=[log(l+y)/(l-y)]/2


per cui le funzioni inverse di y=coshx e y=tghx sono
definite, rispettivamente per y ~ l e .per Iy I < 1 da
settcoshy=log (y+/y2- 1 ) , setttghy= [ log (1 +y)/(l-y)]/2
stabilendo di assumere il segno+ dinanzi al radica-
2 71

le che figura nell'espressione ài settcoshy.

10.6 Verificare che


Dsenhx cos hx; D settsenhy=l//l+y 2

Dcoshx sen hx D set.tcoshy =l//y 2 -1


(per y f 1)

Dtghx = l/cosh 2 x; Dsett. t.ghy=l/(l-y 2 )

D[(l-setttghx)/(l+setttghx)] -
= 2/(x 2 -1)(1+setttghx) 2

1~. Deri~ate delle f~=zioni composte e


delle funzioni i~~erse

Ricordiamo le regole di derivazione delle funzioni


compost.e e àelle funzioni inverse:
··,
(4) D f(g(x)) = f'(g(x))g' (x)
(5) Df-1 (y) = 1/f'(f-l (y))
Dalla (4), tenendo presente le derivate àelle fun
zioni elementari, si ricava l'ulteriore tabella di de-
rivate

D[g(x)Ja = a[g(x)Ja-l Dg(x)


D /gTxJ = Dg(x)/2 /g(xJ; D[l/g(x)]=-Dg(x)/g 2 (x);

D log g(x) Q&hl D e g(x) = é(x) Dg (x) ·;


g (x)

D log g(x) = Dg(x) · D ag(x)=ag(x)log a·Dg(x) ·


a g (x) l0g a ' '
D sen g(x)=cos g(x) ·Dg(x); Dcos g(x)=-sen g(x) ·Dg(x);
,_ Dg(x) _ Dg (x)
D t.g g (xJ - cos'g" ( x ) Dcotg g (x) - - sen'g" ( x )
· _ Dg(x)I · __ Dg(x)
D arcsen g(x) - ✓ l-g 2 (x) , Darccosg(x)- ✓ l-g 2 (x)
272

Dg(x)
D arctg g(x)
l+g 2 (x)

Ricordiamo che le funzioni elementari sono deri-


vabili in ogni punto deì loro dominio, ad eccezione
della funzione y=xa (O< a< 1) ~he non è derivabile
E!;_r x = O, delle funzioni y=arcsenx, y=arccos x che
non sonc derivàbili per x i e per xl e della fan
zione y=settcoshx che no~ è derivabile per x=l.
Pertanto, se f è una di tali funzioni, detto X
l'insieme di definizione della funzione h(x)=f(g(x))
non è detto che tale funzione sia derivabile in ogni
punto di X.
Ad esempio, nel caso della funzione h(x) =arcseng (x),
il teorema di derivazione delle funzioni compo-
ste non si potrà applicare nei punti X 0 éX ta11 che
g(x 0 )=±l. Per stabilire l'eventuale derivabilità del
la funzione h(x)=arcsen g(x) in tali punti, si potrà
studiare direttamente il limite del rapporto incre -
mentale, oppure, se esiste il limite

lim h'(x) = i,
x➔ X

eserc;l.io
o

si potrà utilizzare un teorema (ved. 10 .36)


in base al quale, se ieR, allora h è deriva bile in Xc
e risulta h' (x 0 )=i; se i=± 00 allora h non è derivabi-
le in x 0 •

10. 7 Verificare che la funzione h(x)=arcsen /1-x·,d~


finita in (-1,l], è dertvabile in (-1,0)u(0,1),
ma non è derivabile in -~,O e 1.
[Essendo vxe (-1,0) U(O,l) h'(x) =-x/( lx ll1-x 2 ),ne sP.rue
lim +h'(x) =+<X>, lim h'(x)=l, lim +h'(xì~-1, l:un_ n'(x)=-"'J
x ➔ -1 x ➔ o- x➔ o x➔ 1

10.8 Verificare, mediante le regole di derivazione,


che le seguenti funzioni sono derivabili in un
sottoinsieme proprio X' del loro dominio X. Ve-
273

rificare poi che, per ciascuna di esse, il limi


te del rapporto incrementale relativo ad xceX~'
Cxc di accumulazione per X) è +00

(a) f(x)= /; (b) f(x) /sen x

(c) f(x)=log arcsenx (d) f(x)= /log x

10.9 Utilizzando la regola~) di derivazione delle


funzioni composte, verificare che
seno.x=a.cosa.x; Dcosa( ~a senax
log log X = 1/x log x\J
~ log log log X = 1/[x log X log log x]
Xb COS X

12./x
)(D cos 3x =.- sen 3 x 3x log 3
XD log cos -x =- tg x
(xtgx+log cos x-x 2 /2)= xtg 2 x
✓ x 2 +x+l = (2x+l)/2/x 2 +x+l
arcsen 5 x (5 arcsen 4 x)/ ✓ l-x 2

)G (log
""'"' _x +x+13
2 x) 3 = 3(log
_ x 3 +x+1 l
2 x)2 / (x log
_ (_ , ,
2\
NP'~ = ~ og ~ ~x'+ 1 J
- ©og (/l+x I 11-x ) = i/ (1-x 2 )

\n . arcsen x ( 4 arcsen x. log . ) / ,-1 ,


·~ 4 .= 4 v -x'

XD 7 arctg x ( _ arctg
I
x.
.tog 7)/(i+x 2 )

XD3 tgx = ( 3 tg X
log3)/ cos 2 x
)(D log senx = cos x/sen X

:XDsen log X = (cos log x)/x


274

XD sen 3x = (cos 3x)3x Jog 3


XD sen(arctgx)=[cos(arctgx)J/(l+x 2)
= 1/L(1tx /l+tg (arctgx)
2 ) 2 ]=1/[ (l+x 2 )/l+x~ ]
1':XDel/logx =- e 1/logx /x log2x
XD 2x/logx = 2x/log x log 2 (log x-1) /log 2 x
o)(p log [ex/(ex+l)ì= 1/(l+ex_)~------
~ (xn e sen x) = X n-1 e sen x (n+x cos x)

l+sen x 1
D log
1-sen x COS X

D arcsen [(x 2 -l)/x 2 ] =2/(x ✓ 2x 2 -l )


D arcsen (x//l+x 2 ) = l/(l+x 2)

D[arctg(log x)+log(aictgx)]=l/[x(l+log 2x)] +


+1/[(l+x 2 )arctgx]
e D arctg (1/x) = - 1/(1+x 2 )

D cos cos cosx=- (sen cos cos x)(sen cos x)(sen x)


@1/x+/x = (l+Z ✓i)/[6/x /(x+/x)2 ]
D log cos [(x-1)/x] = (-1/x 2 )tg [(x-1)/x]
~ M) arctg [(log x+l)/(logx-1)]=-1/[x(log 2x+l)] f\
~

10.10 Verificare che Dlx! = x/lxl per x f O.


[Basta verificare che D ix i = 1 per x > O e DIx I =-1 per x<O ]

10.11 Verificare che D log lxi = 1/x per x f O.


[EssendoD lx I = x/ lx I per x; O, allora, per il teoremadi deri-
vazionedelle funzioni composte,è Dlog Ix 'I= -r;-1
1 '
·N X 1
= -;- J

10.12 Sia f(x) una funzione derivabile nell'interval


lo I di R. Dimostrare che per ogni xel tale che
275

f(x) f O:

D log if(x)i = f' (x)/f(x)


[se è f(x) > O, allora f è positiva in wi intorno dix e dW1que:

D log i f(x) j = D log f(x) = f'(x)/f(x)~.


Se è f(x) < O, allora f è negativa in un intorno dix e perciò:

D log I f(x) I= D log [-f(x))=(-1/f(x))·D(-f(x)) =

=(-1/f(x))i-f'(x))=f'(x)/f(x) J
10.13 Utilìzzando l'esercizio precedente, verificare
che
~ D log jcos xl =-tg x
D log iloglxl i= li(x log lxi )
D log 2 jsen xl = cotg x/log 2

D log jtg(x/2)1 1/ sen x


D (x - 2log jx+li) = (x-1)/(x+l)
D log i tg x I = 1/ (sen x cos x)
'
D log jcotgxi = - 2/sen 2x

1Òx'1_,
4 Siano f e g due funzioni derivabili nell'inte~
l'5.. vallo [a,b] e sia f(x) > O, Vxe[a,bJ.
Calcolare la derivata

D [f(x)]g(x)

r g(x) g(x)log f(x)


[Essendo L f(x)] = e , per la regola di derivazione
delle funzioni composte, si ha:

D [ f(x) ~g(x)
J = De
g(x)log f{x)
= e
g(x)log f{x)
·D(g(x)log f(x))

g(x) r f' (x)


= [ f{x)] · L g' (x)logf(x)+g(x) -- J ]
f(x)
276

10.15 Utilizzando l'esercizio precedente, provare


che:
XDxx = xx(l+ìog x)f

(\ D (/x) /2" = (/x ) ;-; [ (ìogx)) 4/x + 1/Z/x


Dxlix = x(l/x)-2 e1 - log x)
Hxarccosx ~~ arccos x r ; -= _ _ ~- "\ , ,1--::;---;;-.
!" , , .,
-- X ·- L\.-.1.U~ XJ/Yl X TcarccoSAJ/.XJ
X X X 2
Dxx = xx · x (log x + logx + 1/x)
D (senx)x = (sen x)x (log sen x + x/tg x)
D ( sen , COS X .,, " COS X ( 2 ,
XJ = lSen XJ cos x/senx-
-sen x log sen x)
D(cos x)sen x =(cosx) senx(cos x log cosx-senxtgx)
D X log x Z logx-1 l ·
X · og X

D (logx)x = (log x)x (1/logx + log log x)


X · X X
D ex = ex ( 1 + log x) x
/ log x ) , logx / log x
D sen lX =Z(log xJx coslx )/ x
D ( COSX) 1/x =- ( COS XJ
, 1/x [ /.
llOg COS
, ,
X)/X +tg XJ/X
, ,

10.16 Dire se la funzione f(x)= xlx-Zi è derivabile


nel punto x = 2.
f(x)-f(2) x(x·2) f(x)-f(2)
[ Essendo lim = lirn --
X ➔ 2+ x-2 x ➔ 2+ x-2 x·2
= lim x(2-x) = • 2, la funzione non è derivabile nel punto x=2]
x-2

lOt~Data la funzione
x2 se x < e
f(x) = a,b,ceR
ax+b se x > c
determinare a e b in funzione di c, in modo che
277

esista f'(c).
[Deve risultare c 2 = ac + b e 2c = a. Da cui a=2c, b=-c 2 ]

10.18 Scrivere l'equazione della tangente al grafico


della funzione y=xn , n intero positivo, nel
punto (1, 1).

[Ricordando che se f è derivabile in x 0


la retta tangente al grafico
dÌ~nel punto (x 0 ,f(x 0 )) ha equazione

la tang~nte cercata ha equazione y=nx+l-n ]

10.19 Scrivere l'equazione della retta perpendicola-


re al grafico della funzione y=log x nel punto
di ascissa 1.
[se f è derivabile in x 0 , la retta perpendicolare al grafico di f nel
punto (x 0 ,f(x 0 )) èla retta passante per il punto e perpendicolare
alla tangente. Perciò, se è f'(x f O la perpendicolare
0 ) ha equazio-
ne
1
y = f(x) - -- (x-x ) .
f'(xo) o
Nel nostro caso, allora, la perpendicolare ha equazione y=l-x]

lOC. De:rì-va.te dì o:rdìn.e su.pe:rìo:re

Sia y=f(x) una funzione derivabile nell'interval


lo (a,b), cioè derivabile in ogni punto di (a,b). Se
la funzione xe(a,b) ➔ f' (x) è derivabile in un punto
x, allora la sua derivata in x si chiama derivata se-
conda di f in x e si indica con f" (x). Analogamente
si definisce la derivata terza f"'(x), ... ,la deriva-
ta n-sima f (n) (x) di f in x.
Spesso la ~erivata n-sima di fin x si indica o:n
il simbolo on f(x).
Ricordiamo la formula di Leibnitz per il calcolo
della derivata n-sima di un prodotto f·g :
278

ove· -- -- --------
n!
k!(n-k)!

10'/o Calcolare la derivat:a seconda d~lla funzione

y
ax 2 +bx+c 9>U~~.
a'x 2 +b'x+c'
[Si ha y•=[ (ab'-a'b)x 2 +2(ac'-a'c)x+(bc'-b'c) ] /(a'x 2 +b'x+c' )2 •

Inoìtre è y"= [-2(Ax 3 + Bx 2 +-Cx+D)] /(a'x 2 +b 1 x+c') 3 con

A= a'(ab'-a'b); B= 3a' (ac'-a'c); C = 3a'(bc'-b'c); D=b'(bc'-b'c)+

+ c'(a'c-ac')]

10.21 Posto, per x > O ,f(x)= 1/x, verificare, per in


duzione, che per ogni neN e per x >Osi ha
(*') ~ 1 ,n
f(n)( X ) = L- . -(n+l)
'- ) Il! X

[La ("') è evidente per n=l. Supponiamola vera per n=m e dimostriamola
per n=m+l; in tal modo, per il principio di induzione, la(*) sarà
vera per ogni n. Sia dunque f(m)(x) = (-l)m m! x-(ml-l) per x >O.Dg
rivando si ha f(m+l)(x) = f(m)' (x)=(-l)m.n! [ -(m+l) ] x-(m+l)-l =
m+l -(m+2)
= (-1) (m+l) ! x . Da cui l'asserto ]

10.22 Verificare che, per aeR, si ha:


Dn xa = a(a-1) · ... · (a-n+l)xa-n V X > 0.

n
10.23 Sia p(x) il polinomio p(x) = a x + ... +a 1 x+a 0 ;
n
verificare che è
Dnp(x) = n! an, per k > n.

10. 24 Calcolare le derivate n-sime delle seguenti ft!!_


zioni
279

X
(a) y = e (b) y (c) y- ~-x

(d) y = log x
r x x n n -x n-1 (n-1) !
L (a) e , (b) 3 (log 3) , (e) (-1) e , (d) (-1) --·-
xn

10.25 Verificare che


Dn sen x = sen (x+nTI/2); Dncos y=~0s (x+nTI/2).

10.26 Calcolare la derivata

0n ax + b
(aà-bc#O).
cx+ d
r n-1 n-1 n+l "
L (-1) c n!(ad-bc)/(cx+d) J

10.27 Calcolare la derivata Dn(x 2 log x)


r n o
L Per la formula di Leibnitz si ha D (x' logx) =
2~ ( n)(Dxk 2 )(D
n-k
log x)=(-1) n-1 (n-l)!/(n-2) +
k=O k
n-2 n-2 n-3 n-2 n-3 n-2
+ (-1) 2n(n-2)!/x +(-1) n(n-l)(n-3)!/x =(-1) 2(n-3)!/x ]

10.28 Calcolare la derivata

Dn arctg x
per x=O.
[ Posto f(x)=arctgx, si ha f'(x)=l/(l+x 2 ), f"(x)=-2x/(l+x 2)2 , .. . .
Per ottenere una formula relativa alla derivata n-sima si proceE·nel
modo seguente: derivando n-1 volte ambo i membri dell 'uguagli~za
(l+x 2 )f'(x) = 1, con la formula di Leibnitz, si ha:

(l+x 2 )f(n)(x)+2(n-l)xf(n-l)(x)+(n-l)(n-2)f(n-Z)(x) = O
(n) (n-1) (n-2)
da cui f (x)=-(n-1)[2xf (x)+(n-2)f (x) ]/(l+x 2 ). Per x=O
(n) (n-2) (O) ·
si ha f (O)=-(n-l)(n-2)f (O). Essendo f (O)=f(O)=O ne segue
(2n) (2nH) n
f (O) = O. Essendo f'(O)=l, ne segue f (0)=(-1) (2n)!]
280

Ricordiamo alcune conseguenze del teorema di La-


grange:
- ~e f(x) è contimu:\. in [a,b] e derivabile in (a; b)
aiiora f è crescente in [a,b] se e solo se risulta
f' (x) ~ o per ogni XE(a,b).
- -~_(_x] __è __continua _in _[a,b] ed è f' (x) > O (risp.
f' (x) ( O) per og1L!,_-&~fa,ll), allora f è strettame!!_
te crescente-(-ri~p. decrescent-e) _in [a, b].
------
Ricordiamo le definizioni di punto di massimo o di
minimo relativo per una funzione f, definita nell'i!!_
sieme XcR.
Si dice che x EX è di massimo (risp.
0 minimo) re-
lativo per f se esiste un intorno I di x tale che
0

f(x 0 ) ~ f(x) (risp. f(x 0 ) -i f(x)) per ogni xElnX.


Notevole, per la ricerca dei punti di massimo o
minimo relativo per una funzione derivabile è il se-
guente
TEOREMA DI FERMAT. Sia x 0 e(a,b) e sia f derivabile in x 0 •
Allora, se x 0 è massimo o minimo relativo per f, si ha f'(x 0 )=
=O.
Osserviamo che l'annullarsi della derivata prima
f'(x 0 ) in un punto x 0 interno all'intervallo [a,b] è
:::;ondizione necessaria, ma non sufficiente, affinchè x 0

sia di massimo o di minimo relativo.


Ad esempio, sia f(x)=x 3 per XE[-1,1]. Allora è
f'(O) = O, ma O non è nè punto di minimo nè di massi
no"'relativo per f.
Una condizione sufficiente è fornita dal seguen-
te teorema:
Sia X 0 È(a,b) con f'(x 0 )=0. Sia f derivabile due
~olte in (a,b). Allora
b~ 0 ) > O => X 0 _ minimo ~Ùv-o_-; / I
/f''(;:r--<--6-~->-~~- m;s-;i;~--~ei~ùvo:) ~
I
281

~10.29 Determinare gli insiemi jn cui le seguenti fun


zioni sono crescenti o decrescenti:
(b) f 2 (x)=x 3 -3x-4
(c) (d) f 4 (x)=x+l/x JEI' x>O
(e)

_C(a) decrescente in (- 00 , 3/2], (b) decrescente in [ -1,1] (c) cre-


scente in R, (d) decrescente in (0,-1-], (e) decrescente in
-[2/j,+oo)]

10.30 Per ciascuna delle seguenti funzioni, determi


nare i punti di massimo o minimo relativo:
(a) f 1 (X) x3 - 3x 2 + 3x-4 per XE[0,2J
(b) f 2 (x) 3x+l/x per xE(0,3]
(c) f 3 (x) X 213 (x-5) per XE[0,4]
(d) f 4 (x) x 2 / ✓ x 2 +1 per xe[-4,3]
(e) f 5 (x) x2//x2+a2 per xeR (afO)
[(a) x=O mini.mo relativo, x=2 massimo relativo; (b) x=l/ /3 min.rel,
x=3 mass:'rel.; (c) x=O e x=4 mass.rel., x=7/2 min.rel.; (d) x=-4 e
x=3 mass.rel., x;O min.rel.; (e) x=O min.rel.]

10.31 Determinare i punti di minimo o massimo rela-


tivo in [0,1] per la funzione ivi definita da
f(x) = x2- x 4 •
[Poichè O=f(O)=f(l) i f(x) per ogni xe [0,1] , i punti Oe 1 sono di
minimo assoluto e perciò anche di minimo relativo per f. D'altra P<l!:
te l'unico punto x di [0,1] in cui f'(x)=O è x=l//2. Tale punto.,
grazie al teorema di Weierstrass, è di massimo assoluto per f e per
ciò anche di massimo relativo. Non vi sono altri punti di massi.mo o
minimo relativo per f]

10.32 Determinare due numeri positivi aventi somma


assegnata uguale a se tali che il loro pro-
dotto sia massimo.
282

[Detto x uno dei due numeri ed s-x l'altro, dobbiamo trovare il massi-
mo della funzione f:xE [o,s] ➔ x(s-x). Poichè f(O)=f(s)=O ed f(x) > O
'lx E (O,s), la funzione f ha un massimo positivo assunto in un punto
di (O,s). Essendo f'(x) = s-2x, si ha f'(x)=O se e solo se x=s/2. Es-
sendo inoltre f"(x)=-2<0, il punto x=s/2 è di massimo per f ]

10.33 Dimostrare la seguente versione del teorema di


Rolle: Sia f(x) continua in [a,+ 00 ) e derivabi-
~~in Ta~+co); se lim f(x)=f(a), allora esi-
x ➔+ oo

ste E;,E(a,+co) tale chef' (E;,)=O.

[Se f(x) è cost.a..is.te il risultato è ovvio. Altrimer,ti, esiste b >a con


f(b) 1 f(a). Supponiamo che f(b) > f(a); allora esiste k=k(b)tale che
x > k => f(x) < f(b); pertanto, in [a,k] , f(x) ha un massimo
assoluto E;, diverso da a e da k. Ne segue f' ( E;,) = O J

1'!fJJ'Sia f(x) continua i~ [a,b] e derivabile due~


~- ~e in (a,b) ed esista cE(a,b) tale che f(a) =
=f(b) = f(c). Dimostrare che esiste E;,E(a,b) ta
le che f"(O = O.
[PerilteoremadiRolle,esistono E;,1 E(a,c), E;,2 E(c,b) tali che
f'(s1l = f'( S2) = o. Poichè f' verifica le ipotesi del teorema di
Rolle nell'intervallo [ i; 1 , E;,2 ], esiste E;,E ( E;,1 ,E;,2 ) ,tale che
f"( E;,) = o J

10.35 Sia f(x) una funzione derivabile nell'interval


lo I di R. Verificare che, se il prodotto f(x)
·f'(x) ha segno costante, allora sia f(x) che
f'(x) hanno segno costante in I.

[ Per la formula di derivazione delle funzioni composte si ha D [f 2 (x)}=


= 2f(x)f'(x). Poichè per ipotesi tale derivata ha segno costante, al-
lora la funzione g(x)=f 2 (x) è monotòna in I. Da ciò segue che f(x)
non cambia di segno in I. Infatti, se per assurdo esistessero xvx 2 E
E I con x 1 < x 2 , tali che f(x 1 )•f(x 2 ) < o, a norma del teorema de-
gli zeri esisterebbe x0 E ( x 1 ,x 2 ) tale che f(x 0 )=0. Si avrebbe
quindi x 1 < x 0 < x 2 e g(x 1 ) > O, g(x 0 )=0, g(x 2 ) > O;perciò g(x) =
=f 2 (x) non sarebbe monotòna.
283

Da quanto appena dimostrato e dall'ipotesi che f(x)·f'(x) ha segno


costante segue che anche f' (x) ha segno costante ]

10. 36 Sia f una funzione continua nell'intervallo I di


Re derivabile in I-{x 0 }. Verificare che,se e-
siste finito il limite lim f'(x)=i, allora e-
x ➔x
o
siste anche f' (x 0 ) e si ha f' (x 0 )=L
[ Sia h I O tale che x 0 +h EI. Per il teorema di Lagrange esiste ~ nel
l'intervallo di estremi x0 , x 0 +h tale che [ f (x 0 +h)-f(x 0 )] /h=f'(~).

Per ogni E > O esiste 6 > O tale che, se O< I x-x I <
0 6, x EI =>
=> I f'(x)- JI, I< E. Per ogni h tale che O< h < 6, x 0 +hE I,si ha,

essendo O < I~-x I < 0 6, I [ f(x 0 +h)-f(x'\)] /h- JI, I=If' (~ )-JI, I<s
Da cui 1' asserto ]

10.37 Applicando il teorema di Lagrange alla funzio-


3
ne f(x) = lx per XE[l,2], dedurre la stima
3
13/12 < ✓2 < 4/3.
3 2/3
[ Per il teorema di Lagrange esiste c E (1,2) tale che /2 - l=l/3c .
1/3 2/3
Poichè 1 <c < 2 => 1 < e < 2 ne segue 1/12 < l/3c < 1/3, da

cui segue subito 1 'asserto ]

10.38 Sia f(x) una funzione derivabile nell'interval


lo I di R ed esista k > O tale che lf'(x) I~ k
per ogni XEI. Dimostrare chef è lipschitziana
di costante k e per.ciò uniformemente continua
in I.
[ Siano a,bÉ I con a < b. Per il teorema di Lagrange esiste c E(a,b>tè
·1e che f(b)-f(a)=f'(c)(b-a). Ne segue lf(b)-f(a) I =I f'(c)(b-a) I S
~k I b-a I ]
10.39 Sia f(x) una funzione continua con la sua deri
vata prima nell'intervallo [a,+ 00 ). Se esiste
284

ed è finito il limite lim f'(x)=i, allora f


X ➔ + o,

è uniformemente continua.
[Sia 6 > a tale che I f'(x)- t I< 1 per x > 6. Allora è I f'(x) I<
<l+ lii perx> 6 . Posto k = max { sup I f' I , 1+ I i I } , ri -
[a, 6]
sulta I f'(x) I ~ k per ogni x È [ a,+ 00 ). Dall'esercizio precedente

segue l'asserto]

10.40 Dimostrare la disuguaglianza

log x < x-1 V x > O.


Dedurre da questa l'altra disuguaglianza (per
n intero positivo):
log X < n (xl/n - .1) V X ) O.
[Posto f(x) = logx - x+l, si ha f' (x) 1/x - 1 e dunque il punto x=l,
è di massimo per f. Ne segue f(x) ~ f(l) = O, Vx > O. Per ottenere la
seconda disuguaglianza basta porre xl/n al posto di x ·nella prima ]

10.41 Sia p > 1. Dimostrare che per x > O, y > O ri


sulta
xP + yp s_ (x+y) P ~ 2p-l (x P + yP ) .

[se y=O, le disuguaglianze sono ovviamente verificate. Se y > o, di -


videndo i tre termini per yP otteniamo le disuguaglianze equivalenti
a quelle date

(x/y/ + 1 ~ (x/y + 1/ ~ l-l [ (x/y/ + 1] .

Posto t = x/y, le disuguaglianze da dimostrare diventano

(*) Vt ~ O.

Consideriamo la funzione g(t)=(t+l)p-tp-1 e di.mostriamo che g(t) ~ o,


p-1 p-1
Vt e [o,+""). Essendo g' (t) = p [ (t+l) - t ] > o, la funzione
g è crescente; essendo g(O)=O, ne segue la prima disuguaglianza (~').

Consideriamo la funzione f(t) = 2p-l (tp+l)-(t+l)p e dimostriamo che


2 85

f(t) 2. O, VtE [o,+ 00 ).Essendo f' (t)=p [ (ztl- 1-(t+ll- 1 ] , si ha


f' (t)=O per t=l; f' (t) > O per t > l; f' (t) < O per O .$_ t < 1. Allora
il punto t=l è di minimo per f ed essendo f(l) = O, ne segue la se-
conda disuguaglianza (>'<) ]

10.42 Se una funzione ha derivata nulla in un inter-


vallo, allora è ivi costant~ Utilizzare tale
__proprietà per provare le i_dentità;
1 1T
(a) arctg x+arctg Vx > o
X 2 ' "Ì
~
1 1T M "-1
1
(b) arctg x+àrctg Vx <o
X 2 '
l+x .'.1!.+
(e) arctg
1-x
=
4
arctg X, Vx < 1

X
(d) arctg x=arcsen Vx E R
✓ l+x 2 '
X
(e) arcsen x=arctg VxE(-1,1)
✓ 1-x 2 '
1T X
(f) arccos x -arctg VxE(-1,1)
2 ✓ 1-x 2

[ Verifichiamo, ad esempio, le identità (a) e (b).Posto f(x)=arctg x+


+ arctg (1/x), risulta f'(x)=O per ogni x I O. Perciò f(x) è costan-
te in (O,+a,) ed è anche costante (eventualmente un diverso valore
della costante) in (- a, ,O). Le costanti si determinano calcolando
f(x) ad esempio per x = ±1, oppure calcolando il limite di f(x) per
x➔ ± 00 o per x ➔ o± ; in particolare per x > O risulta

f(x)=f(l)= lim f(x) = lirn f(x) = 1T/2.


x ➔ +o:, x ➔o+

Notiamo che le identità (e), (f) sono utili programmando con il com
puter,per calcolare rispettivamente le funzioni arcoseno ed arcocoseno
in termini dell'arcotangente, che in genere è una funzione di libre-
ria già predefinita nel linguaggio di progrannnazione]
Capitolo 11
CALCOLO DI LIMITI CON
L • USO DELLE DERIVATE

11A. Il t.eo:re:rna. di L 'Hop i t.a.1

Consideriamo un limite della forma


f(x)
lim
x ➔x
g (x)
o

essendo f(x), g(x) funzioni ipfinjte5jme per x➔x 0 .Si


dice che il limite dato si presenta sotto la forma :in
determinata Ò/0. Se invece f(x),g(x) sono infinit;
per x ➔ x 0 , allora il limite si presenta sotto la for
ma indeterminata 00 / 00 •

Abbiamo già visto nei capitoli 7 e 8 che, se un


limite si presenta sotto forma indeterminata, è ne-
cessario operare su di esso fino a trasformarlo, se
possibile, in un limite calcolabile elementarmente
Il teorema di L'H6pital è un ausilio a tale scopo.
TEOREMADI L'HOPITAL. - Sia I un intorno di X O e siano
f( x), g (x) funzioni derivabili in I - {X O } • Supponiamo che
(I) lim f (x) lim g(x) = O, oppure =+oo·-
- '
x ➔x x ➔x
o o

(II) g' (x) t- O per ogni xel-{xq};


287

(III) esista ( finito o infinito) il limite

lim f' (x)/g'(x).


x ➔xò

Allora anche il rapporto f (:;e)/ g (x) ammette limite per X➔


➔ X0 e si ha

f(x) f' (x)


lim lim
x-+x g(x) g' (x)
o

Il teorema di L'Hopital vale anche per limiti de-


stri e sinistri (x➔x 0 ±) e per x ➔ ± 00 •
Prima di applicare il teorema di L'H6pital al caJ-
colo dì1Ifi limite, è opportuno accert~-~si che valgono
Tu ipoteS1{IJ--;-CTTJ~tt11-;-: Negli--e!fordii che seguo-
-~tiamo in luce-T' ifupurtanza di tale verifica.

11.1 La regola di L'Hopital ~uò non valere se applica-


ta ad un rapporto f(x)/g(x) della forma 1 1 /1 2 ,con
1 1 ,1 2 numeri reali non nulli. Verificare ciò po-
nendo f(x)=x, g(x)=x-1 ed x 0 generico in RU{± 00 }.

[ I seguenti limiti sono immediati:


X X X
lim - = ---IL. , se x 0 ; 1; Lim ± 00
x➔x x-1 x -1 x+l ± x-1
o o

Il rapporto delle derivate delle Eunzioni f(x)=x,g(x)=x-1 è f 1 (x)/g' (x)=l


per ogni x. Evidentemente, per x +x 0 , il- raworto delle derivate converge
ad 1, ed 1 è diverso dai limiti trovati, qualunque sia x 0 E R ( infatti
x 0 /(x 0 -l); 1 per ogni x 0 E R).

Infine f{x)/g(x)=x/(x-1) ➔ 1 per ,c➔ ±co. Quindi lsl, regola <ii L'Hòpital,-~
le per il rapporto_ d~~.funzionL.f.(4=~-=L~l QIISQ in .c1d x➔ + 00 •

Ciò no; ~raviglia perchè, per x ➔ ± 00 , il rapporto f(x)/g(x) è una forma


· indeterminata 00 / 00 ]

~1.2 Verificare che lim lim ~


X ➔Q:'; x ➔o+
g I (X)

nel ciso in cui f(x)=log x e g(x)=x. Spiegarne il


288

motivo.
[ Per x ➔o+ il rapporto f(x)/g(x) = logx/x tende a - 00 , mentre f' (x)/
/g'(x)=l/x tende a + 00 • Non sono verificate le ipotesi del teorema di
L'Hopital, perchè il rapporto f(x)/g(x)~ per x➔ O+, non è una forma
indeterminata, ma è del tipo - 00 /O+ = - 00 ]

L'ipotesi (I I) del teorema di L 'H6pi tal garanti


sce che il rapporto f'(x)/g'(x) sia ben defini-
to. Anche il rapporto f(x)/g(x) è ben definito,
dato che g(x) è diversa da zero in un intorno
di x 0 , escluso al più il punto x 0 • Verificare
ciò separando i due casi:
(a) lim g(x)=+oo (b) lim g(x) o
x ➔x x ➔x
o o

[ (a) Se g(x) diverge a_+ 00 per x➔ x 0 , allora esiste un numero 6 per


cui g(x) > 1 se O <I x-x I< 0 6; (b) Supponiamo per assurdo che esi-
sta un numero x 1 E I- { x0 } per cui g(x 1 )=O. Definiamo in I la fun-
zione g(x) nel modo seguente:

La funzione g(x) è continua in I; dato che coincide con g(x) se XfX 0 ,


risulta g(x 1 )=g(x 1) = O. Applichiamo il teorema di Rolle alla funzi.Q.
ne g(x) nell'intervallo [ x 0 ,x 1 ]. Le ipotesi del teorema di Rolle S.Q.
no soddisfatte perchè g(x) è continua nell'intervallo chiuso [ x 0 ,x 1 ]
ed è derivabile nell'intervallo aperto (x 0 ,x 1 ). Inoltre g(x 0 )=g(x 1 )=
=O. Perciò esiste un punto ç;è (x 0 ,x 1 ) per cui g' ( ç;)=O. Ciò contri!
sta con l'ipotesi che g'(x)=g'(x) 1' O per ogni x E I- {x 0 } ]

11.4 L'ipotesi (III) del teorema di L'H6pital è im-


portante perchè, anche se il limite del rappor-
to delle derivate non esiste, può esiste~e il
limite del rapporto delle funzioni. Verificare
ciò nei casi seguenti:
x+sen x x 2 sen(l/x)
(a) lim (b) lim
x ➔ +oo X x➔O sen x
289

[(a) Poniamo f(x) = x+sen x, g(x)=x. Si tratta di funzioni che divergo-


no a +co per x ➔ +co . Inoltre g' (x)=l;<O per ogni x. Dato che sen x / x
converge a O per x➔ +co, il rapporto f(x)/g(x)=l+senx/x converge ad 1
per x ➔ +co. Invece il limite del rapporto delle derivate f' (x)/g' (x)=
=l + cosx non anunette limite per x ➔ +co .
(b) Poniamo f(x) = x 2 sen (1/x), g(x)=senx. Per x ➔ O entrambe le ftl!l
zioni convergono a O. Inoltre g' (x)=cosx ; O per x E (- 1T/2, 1T /2). Il
rapporto f(x)/g(x) converge a O per x ➔ O, perchè

X
lim -- = 1, lim x sen ! = O.
x ➔O sen x x ➔O X

Al contrario, verifichiamo che il limite del rapporto delle derivate


non esiste:

f'(x) 2x sen (1/x) cos (1/x)


g'(x) COS X COS X

Per x ➔ O il primo addendo converge a O (il numeratore converge a zero


ed il denominatore converge ad 1), mentre il secondo addendo non auniet
te limite]

Supponiamo che le funzioni f(x), g(x) verifichi-


no le ipotesi del teorema di L'Héìpital per x ➔ x 0 • Al-
lora il limite del rapporto f(x)/g(x) è ricondotto al
limite del rapporto delle derivate f'(x)/g' (x) .Set~
le rapporto è ancora una forma indeterminata per x ➔
➔ x0 , si può iterare il procedimento e calcolare il
limi te del rapporto delle derivate seconde f" (x)/g"(x)
e così via. Ad esempio, si voglia calcolare
X
e
lim x3
x ➔ +co

Tale limite si presenta sotto la forma indeterminata


co/co. Si vede subito che anche il rapporto delle deri
vate è una forma indeterminata co/co. Applichiamo tre
volte la regola di L'Héìpital:
X X X
e (1) e (2) e (3)
lim lim lim lim + CD
x➔ +co x3 x ➔ +oo 3x 2 x ➔ +co 6x x ➔ +oo

L'uguaglianza (4) è -immediata, mentre le ugua-


290

glianze (1), (2), (3) vanno "interpretate". Infatti


tali uguaglianze valgono, in base al teorema di L'Ho
pital, solo se il limite a secondo membro esiste. E'
allora opportuno considerare preliminarmente la (3).
La (3) vale perchè il limite a secondo membro (della
funzione ex/6) esiste. Quindi, a ritroso, vale anche
la (2), perchè il limite a secondo membro (di ex/6x)
esiste, e, per lo stesso motivo, vale anche la (1).
----N.s-l·--&-e--g1...!itc
scttcintsnderemo -queste argcmento a
ritroso. Però ricordiamo ancora che, se non esiste il
limite finale ottenuto iterando la regola di L'Hopi-
tal, non è lecito dedurne che anche il limite inizi~
le non .esiste.
_Un consiglio imPQ.I.!ante: prima di applicare la
regola di L~ H6p_j_.!9:l___è --~pp_grt_i~~~:i_rnjl~_i_f i~ar~-;se-pos -
st~~l:__E:, --~-'_E:.?P.!"~_s ~i-9ne _çjj__cui si y~oJ~ _calc()lare
__ il
ti.mite. Consideyi~mo l'esempio s~gu~:g___te:

lim x-senx cosx 1-cos 2 x+sen 2x


x3 L 'H6pi tal lim
x ➔O
3x 2

Dopo aver applicato la regola di L'Hopital abbiamo et


tenuto una nuova forma indeterminata o/o. Invece di
applicare nuovamente la regola di L'H6pital, è p1u
semplice porre 1-cos 2 x= sen 2 x.Ricordando che senx/x ➔ l
per x ➔ O, si ottiene
x-senxcosx 2 sen 2 x 2
lim x3 lim
x ➔ O x ➔ O
3x 2 3

Terminiamo il paragrafo facendo notare un errore


concettuale in cui è possibile cadere applicando la
regola di L'Hopital in modo acritico come ad esem -
pio per studiare il limite
sen x
(*) lim 1.
x ➔ O X

E' vero che la regola di L'H6pital stabilisce che


il risultato è uguale al limite di cos x per x ➔ O, cioè
291

cos O= 1. Però, per affermare c10, è necessario sa-


pere a priori che la derivata della funzione sen x è
la funzione cos x. A tal proposito il lettore ricor-
derà (se non lo ricorda è bene che lo vada a control
lare) che il calcolo della derivata della funzione
sen x presuppone la conoscenza del limite notevole(*).
Questo è il motivo per cui si dimostra la formu-
la (*) normalmente per mezzo dei teoremi di confron-
to sui limiti, senza l'ausilio del teorema di L'Hopi_
tal.

llB. _Uso de1 teorema di L'Hopita.1

Per mezzo della formula di L'Hopital calcolare


i limiti (b > O, c:tER) : '
a
log x (b)
(l+x) -1
(a) lim Xb
lim
x➔ + oo X-+ 0 X

[ (a) O; (b) a]
/
-J.f,.6 Calcolare i limiti
'' v'x
lim e (log x) 3
(a) lim
X-++ CO X X-++ o:, X

[(a)+co; (b) Il limite vale O e si ottiene applicando tre volte la for--


mula di L'Hopital, oppure verificando che il limite per x-+ +00 della "
ri!
dice cubica della funzione data tende a zero:

logx 1/x 3
lim -- = lim 3 -- = lim - = O ]
X-li- a, 'l-; X -++00 X-z/ 3 x-++ 00 'lx

~7 Con il teorema di L'Hopital calcolare i limiti

(6" lim
X ➔ + a:,
log (2x+l}
log X
.:,:._.:.; (b)
~, '
lim
X-++ a,
log(l+ ✓x)
log X

log(2x+l) 2x
[(a) lim = lim = 1
x-++m 1-og X x-++"'
2x+l
292

~ J
X
(b) lirn lim
X ➔ +co log x x ➔ + 00 (1+ /-;)·2/;: 2

J~Calcolare i limiti
log(l+x 2 ) log(l+x 5 )
(a) lim (b) lirn
x➔ +oo
logx x ➔ + CO
log(2+x 3 )

[ (a), 2; (b) 5/3 j

(x+2) (x+3) J
~9
log[x(x+l)
1 Calcolare il limite: lim 1_og X
x ➔+co

[ Invece di applicare la formula di L 1H6pital al rapporto così come


;;.,' scrittò, è opportW10 utilizzare le proprietà dei logaritmi. Il numera-
~
tare si può scomporre nella somia:

log [ x(x+l)(x+2)(xt3)] =log x+log(x+l)+log(x+2)+log(x+3).

In base al teorema di L'H6pital, da tale espressione otteniamo il limi


te equivalente:

1 1 1 1
lim ( - + - + - +- ) x 4 ]
x➔ +00 x x+l x+2 x+3

11.10 Con il teorema di L'H6pital calcolare i limiti


log x log!senZxl
(b) lim
log sen x loglsen3xl
log x sen x 1
7
[(a) lim lim -- 1
x ➔o+ log sen x X x ➔ O+ cos x

(b) E' opportuno calcolare separatamente i limiti destro e sinistro,o~


pure, più rapidamente, utilizzare la formula di derivazione:

~ log I f(x) I = f' (x) ,..,


'·,
~)
Otteniamo il lilÌiite: lim 2 cos 2x . sen 3x
1 J
x➔ 0 sen 2x 3 cos 3x

11.11 Calcolare i limiti


7,93

(a)
x➔
lim
1T
-
2
1-sen
COS X
x ·)'i x ➔-
lim
11
2
1-sen
cos 2 x
x

[ Si giunge al risultato finale sia con la regola di L'P~pital,che mol


tiplicando numeratore e denominatore per l+senx. (a)(); (b) 1/2 J

11.12 Calcolare i limiti


sen x ::- \ sen x
(a) lim (b) lim
x ➔O cos 2x x ➔O
cos(x+ :il)
2

[ (a) Non si può applica1~ la regola di L 'HCpital ! Si tratta di 111 limi-


te irmnediato uguale a O; (b) Il limite vale -1 anche in base alla r~·
gola di L'Hopital ma, a maggior ragione, dato che cos(x+TT/2)=-senx]

.11 .13 Facendo uso del teorema di L'H6pital,calcolare


)_ limiti
;-;
log sen X log cos X
}f (aì :i.im (b) lim
1T cos X sen 2 x
x ➔ x ➔o
2
log sen x COS X 1
[ (a) lim = lim O· (b) ]
x--- :! COS X
x➔ ] -sen 2 x ' 2
2 2

11.14 Calcolare i limiti


X
~-- ~

1-e ✓I+xT
7\. (a) lim
1-cos lx (b) lim
log
1 -cos
X ➔Q+ x ➔O
X

[ (a) -2; (b) Prima di applicare la regola di L'Hopital è opportuno


semplificare il numeratore ponendo log /I+x2 = (l/2)log(l+x 2 ) •

'11.1_5
- Il risultato

Il limite
del limite

lim
x ➔+ro
xe
è 1

-x
J
si presenta sotto la forma

?' indeterminata 00 ·0. Calcolarlo con la regola di


L'Hopital, dopo averlo trasformato in una for-
ma oo/oo.
294

1~;:t:~::-::
•:::•;
x~::~•:ip:e:enta
forma
sotto
indeterminata
x➔ o+
O·(- 00 ). Calcolarlo con
la

la
regola di L'Hopital, dopo averlo trasformato m
una forma co/co.

i
1

;~\
xl~+

Il

nella
limit~---

forma
~~: X=/:+~+
X;; X= x1~+

indeterminata
lim
X ➔ +co
x (arctg
-~~:

x - :!!.
2 )
00
2= o

·0. Calcolarlo
si

con
presenta

' la regola di L'Hopital, dopo averlo trasforma-


to in una forma 0/0_.
[ lim arçtg x - TI/2 li.m l/(l+x 2
) = _ 1 J
x ➔+ o:, 1/x x➔ +oo -1/x 2

11.18 Calcolare il limite lim ( x+l 1 \


x ➔ O
7 - log (x+ 1) }

[Il limite si presenta nella fonna indetenoinata 00 - 00 Dopo aver ri -


dotto a denominatore connme abbiamo

(x+l)log(x+l)-x log (x+l)


lim ------- = lim
x ➔O x log(x+l) x➔O log(x+l)+x/(x+l)

Si può derivare ulteriormente, oppure è possibile dividere numeratore


e denominatore per log(x+l), ottenendo

f
lim
x➔ O
(1+ _xlog(x+l) . x+ll )-1= 21 )
avendo tenuto in conto che xl log ( x+l) ➔ 1 per x➔ O] '

11.19 Calcolare i limiti I

(a)
t-ilim clX - 1
) (b) lim (
1 _l_)
x➔O sen x x➔O sen x tgx
295

[(a)O;(b)O]

(-
1 + --)(-1 1 ---) 1
11.20 Calcolare il limite lim
X ➔Ù x s en x x sen x (
[ Si applichi due volte L 'Hopital e poi si divida nt.DOOratore.e deno
minatore per x 2 • Si trova -1/3]

11.21 Calcolare il limite lirn [log sen x2- log ( 1-


-cos :x:)J. ·" -4()

[ Per le proprietà dei logaritmi il limite dato si può esprimere nella


fonna
sen x 2
lirn '~~
•vb ---
x➔ O 1-ccs x

Calcolando separatamente il limite per x ➔ O della funzione senx 2 /

/(1-cos x) si trova il valore 2. Quindi il limite dato vale log2]

11.22 Proponiamo una generalizzazione dell'esercizio


precedente. Siano f(x), g(x) due funzioni deri
vabili in un intorno di x 0 e talL che
lim f(x)= lim g(x)=O; f(x),g(x)>O sex f x 0
X ➔x 0 X ➔x0

Se esiste lirn f'(x)/g' (x)=~E(0,+ 00 ) allora


X ➔ X0

lirn [log f(x)-log g(x)] log i .


x➔ X
o

[ In base alla regola di L'Hopital e alla continuità della funzione lo


garitrno abbiamo

f(x)
log f(x) - log g(x) ; log -- ➔ log i ]
g(x)

11.23 Calcolare i limiti seguenti, che si presentano


nella forma indeterminata 00 - 00 •

(a) lim (x-log x) .· (b) lim cl+ logx)


x ➔+ oo x ➔o+ X
296

[ (a) Dato che logx/x ➔O per x ➔+ 00 otteniamo

x-logx = x(l-logx/x) ➔ + co •

(b) Poniamo 1/x + log x = (l+x log x)/x. Dato che, in base alla regQ
la di L'Hopital, x log x ➔ O per x ➔ o+ (si veda l'esercizio 11.16)
il limite dato vale +00 ]

11.24 Calcolare i limiti


----------

c o s /x - COS X
(a)
2x
.Q
1 1
(x cos ✓x - x 2 sen
X
)

[(a) -1/4; (b) Il risultato è -1/2 e si ottiene così:

1 1 1
X COS -x 2 sen~=x 2 (- cos - - sen -
X X ;;: X

con la sostituzione y=l/x ci riconduciamo al calcolo del limite

y cos /y - sen y
lìm
y ➔o+ Y 2

In base al teorema di L'Hopital il limite è anche uguale a

cos/y - y sen /y/(2/y) - cos y


2y

cos /y - cosy 1 sen/y 1 l 1


- - lim
2y 4 y ➔O+ /y 4 4 2

Il risultato è stato ottenuto utilizzando il limite in (a)]

1
11.25 Verificare che lim ( 1 ) =O.
x ➔o+ arcsen x X

11.26 Calcolare i limiti


-1 -2
(sen(l/x)) (sen(l/x))
e e
(a) lim (b) lim
X ➔ +co
ex +co x2
x➔ e
297

[(a) La funzione data si scrive nella fonna equivalente

1
---- - X
sen(l/x)
e

Calcoliamo separatamente il limite dell'esponente con la sostituzi2


ne y=l/x:

1 1 1
x ➔+oo sen( 1/x) sen y y

L'ultimo risultato si ottiene, ad esempio, riducendo a comune deno-


minatore ed applicando la regola di L'Hopital. Perciò il limite da-
to vale e 0 =1; (b) e 113 ]

11.27 Calcolare i limiti


1/ ;; sen x
(a) lim X (b) X

g(x) g(x)logf(x)
[E' utilela relazione f(x) = e (f(x) > O).
1/ ;; logx/ ;-;;-
(a) x = e converge ad 1 per x➔ +00 , perchè logx/ /;-
senx sen x log x O
tende a zero; (b) x = e ➔ e = 1, dato che senxlogx
converge a zero per x➔ O+ ]

11.28 Calcolare i limiti


2
tg K
lim (sen x) lim (1+2cos 2 xfg·x
1T 1T
X ➔- x ➔-
2 2

[(a) l; (b) e 2 • Indichiamo il metodo nel caso (a):

log sen x
sen x
tg x tg x log sen x COS X
(sen x) = e = e

come nell'esercizio 11.13 (a) si verifica che(log senx)/cosx conve~


ge a zero per x➔ 1T /2. Perciò l'esponente converge a zero e quindi la
funzione data converge a e 0 = 1]
298

llC. La. fo:rm'--11.a. di T.a.y1o:r

La formula di Taylor con il resto di Peano è utile per


il calcolo di limiti di funzioni e di successioni;ri
cordiamola: Se f(x) è una funzione derivabile n volte
in un punto X 0 , risulta

n n
+ o((x-x 0 ) ) = ì:
k=O
. n
Come nel paragrafo 8F, "o piccolo" di (x-x 0 ) si-
gnifica che
o( (x-x 0 ) n)
lim (x-xo) n.
o .
x ➔ x
o

Si utilizza spesso la formula di Taylor con cen-


tro x =O (ed in tal caso si chiama anche formula
0 di
Mac Laur in ) :
,__ .EiQl 2 én)(O)
f(x)=f(O)+f' (O)x+ 2 x + ... + -~~ xn+o(xn).
n!
Esplicitiamo tale formula per alcune funzioni e-
lementari:
X X 2 .- . X 3 xn
(1) e =l+x+ 2 + 3! + .. 1 •. +,~ + o(xn)
a··, n
x2 n+l x 'i 3
n
(2) log(l+x)=x- ~ -:;i
3 • - ... +(-1)-2 - + o (x ) ;
, Il
1-0'.·;,. .
I
2n+l ' •

x3 x5 n x 2n+2
(3) senx=x- 3!. + ~ - ... +(-1) -(-2-n_+_l_)_!
+o Cx >;
. l I l ' 1 '
-----..J ( '-. \ ... :~ ;_\ " 2n
x2 •' x4 ' n x +o (x2n+l) .
(4) cosx=l- 2 + 4! - ... +(-1)
(Zn) ! '
X 3 XS
2n+l
(5) arctgx=x- - + - +(-l)n _x__ +o(x~~-)-
3 5 ... 2n+l '
299

2n+l
x3 xs X
( 6) senh X x+ + + ... + + o(x 2n+2 )
3! 5! (2n+l) !
2n
x2 x4 X
(7) cosh X 1 + -+ + .•. + --- + o cx2n+l) .
2 4! · (2n) !

Le formule precedenti sono sviluppi in formula di.


Taylor di ordine n (oppure 2n+l, 2n+2, a seconda dei
casi). ~esempio, gli svilupp.i. delle funzioni seme,
cosx, con centro x 0 =0, di ordine rispettivamente 2 e
3 sono dati da
x2
sen x = x+o(x 2); cos x:=1- -+ o(x 3 ).
2
Nell'elenco che segue ricordiamo gli sviluppi ai
primi ordini dj altre funzioni elementari.Cominciamo
con la potenza ad esponente reale a:

(8) (l+x) 0 =1+ax+ a(a-l) x 2 + o(x 2) ,


2
che, nei casi particolari a=-1, a=l/2, diventa
1
(9) -.- = 1 - X+ X2
l+x
1 1 x2
(10) /l+x = 1 + X - + o (x 2) .
2 8
Valgono inoltre:
1 x3
(11) tg X= X +
3
+ o(x4); 1

(12) arcsen x X +

1T 1
(13) arccos x = - - X - - X3
2 6

Per scrivere la formula di Taylor di somme, pro-


dotti, composizioni di funzioni elementari, sono ut_i
li le proprietà del simbolo "o piccolo" elencate nel
300

seguente esercizio.

11.29 Verificare che, per il simbolo "o piccolo",val


gono le proprietà (m,nEN):
(a) o(xn) + o(xn) = o(xn)
(b) a·o(xn)= o(axn)= o(xn), a=costante'f0
{,--ì o(x n) - o (x n) = o ç..,_n
j __
ID n rn-tn
(d) x ·o(x) = o(x )
(e) o (x ID) • o (x n) = o (x rn+n )
(f) o(o(xn)) = o(xn)
(g) o(xn+o(xn)) = o(xn)

[Per (a),(b),(c),(d),(e) si può procedere corne nell'esercizio 8.59. Di-


mostriamo (f): Posto g(x) = o(o(xn)), occorre provare che g(x)=o(xn) ,
cioè che g(x)/xn ➔ O per x ➔ O; infatti:

n n
g(x) o(o(x )) o(x)
o
7 o(xn) ➔

(g) si dimostra in modo analogo

11.30 Utilizzando le proprietà dell'esercizio prece-


dente e la formula di Taylor di centro x =0 dcl_ 0

le funzioni sen x, cos x, verificare che

(a) sen 2 x x2 ~ + O (X 5 )
3
x4
(b) cos 2x·== 1 - x2 + + O (X 5 )
3

[ (a) Utilizziamo la formula di Taylor al secondo ordine della funzio-


ne sen x :

3
sen 2 x = ( x_- x6 + o(x 4 )) 2
301

X 6 x4 x3
]2 + Zx o(x 4 )- - o(x 4 ) .

-
x2+- + [o(x4)
36 3
-

Valutiamo separatamente ogni singolo addendo. Si vede che, per x ➔ O,


----
3

sono infinitesimi' di ordine superiore a x 5 , cioè sono o(x 5 ), i seguen


ti addendi:

[o(x4)J2, 2x o(x 4 ) ,
36 .i

Perciò sen 2 x; x 2 - x 4 /3 + olx 5 ); (b) Si può procedere in modo ana-


logo (il lettore esegua i conti), oppure, più velocemente, si può uti-
lizzare la formula (a) ed il fatto che cos 2 x ; l - sen 2 x J

11.31 Verificare che cos2x = 1 - 2x 2 +(2/3)x 4 +o(x 5 )


sia direttamente dalla formula di Taylor, ci1e
per differenza dalle formule (b), (a) dell 'eser
cizio precedente.

11.~2 Utilizzando la (9) e gli sviluppi in formula di


Taylor delle funzioni senx, cosx, dimostrare
la formula (11) relativa alla tangente.

[ Cominciamo con lo seri vere lo sviluppo di l / cos x in base alla ( 9 J:

1 1
COS X 1-x 2 /2+o(x 3

Perciò otteniamo

1 x3 X 2
tg X sen x (x- - + o(x 4 ))·(1+ - + o(x 3 ))
COS X 6 2

X 3 X 3 x3
x+-
2
--+
6
o(x 4 ) X+-
3
+ o(x 4 ) J
11.33 Verificare che, per x➔ O, vale lo sviluppo

1 x + o(x2)
2 4
302

[ Si può procedere direttamente calcolando la funzione e la derivata


prima per x=O, oppure si possono utilizzare lo sviluppo di ex e la
fonnula (9):

X -1 X 2 -1 1 X X 2 -1
(l+e ) { l+l+x+ - + o(x 2 ) } {1+ - + - + o(x 2 )}
2 2 2 4

1
{ 1 - '.: + o(x 2 ) } ]
2 2

11.34 Verificare che, per x ➔ O, valgono gli sviluppi


1 1
(a) log (cos x)= - - x2 - - x 4 + o(x 4 )
2 12
sen x 1
(b) e 1 + X + x2 -
2

[ Verifichiamo (a) (la verifica di (b) è analoga).Partiamo da:

x2 x 4 y2
cos x = 1 - - + - + o(x 5 ) log(l+y)=y- - + o(y 2 )
2 24 2

Ponendo y=-x 2 /2 + x 4 /24 + o(x 5 ), otteniamo

x2 x4 5 1 x 2
log(cos x) = +- +o(x )--(- + •.. ) 2 +o(x 4 )]
2 24 2 2 i_

1 lD. Uso <le11a. formu.1a. di. Ta.y1or nel


ca1co1o di 1imiti

Gli esercizi che proponiamo di seguito si risol-


vono utilizzando la formula di Taylor con il resto
di Peano e le altre proprietà descritte nel paragra-
fo precedente. Avvertiamo il lettore che alcuni tra
gli esercizi proposti in questo paragrafo sono parti
colarmente complessi e che in genere non si risolvo-
303

no agevolmente senza gli sviluppi asintotici in for-


mula di Taylor.

~.35 Calcolare il limite


.
1 1-m 1-cos x + log cos x
4
x➔ O X
[ Utilizzando la formula di Taylor, di centro x 0 =O, deiia fw1;oivm,
cos x e della funzione log cos x (si veda l'esercizio ll.34(a)) ott~
niamo il limite equivalente
X2 i. 2 __ 4
1-(1- + ~ + o(x 5 ) )- ..::..___ - ~ + o(x 4 )
2 24 2 1-2 1
lim
x➔ O x4 8

(
11.36 Utilizzando la formula di Taylor, calcolare il
\ limite
1 _l_)
lim (
x ➔ O X tg X x2
,,-:

[ 1 1 COS X 1 x cos x - sen x


X tg X - ;z = X sen X
--;z x 2 sen x

x(l-x 2 /2 + o(x 3 )) (x-x 3 /6 + o(x 4 ))


-
➔ 1 J
x 2 (x+o(x")) :,

1-cos x5
11.37 Calcolare il limite lim
x ➔O X ) 2
( sen x-x cos 13

[Il risultato è 270 2 /2 e si ottiene con gli sviluppi:


1 1
1-cos x 5 = 1- (1 - 2 x 1 o.+ o(x 1 0 ))= 2 x 1 0 + o(x 1 0 );

X x 3 x 5 · 1 X 2
sen x - x cos /3 = x - 6 + 5! + o(x 6 )- x [1 - 2 ( 13 ) +

1 X 4 1 1 5 x5
+ - ( -=-) + o(x 5 )] = x 5 ( '- - - )+o(x )= - + o(x 5 ).
4! /3 5! 4!9 270

Perciò il limite del rapporto, per x➔ o, è 270 2 /2 36 \so]


304

11.38 Utilizzando la formula di Taylor, calcolare i


limiti

cosh 2x-l-x 2 3senh 2x-3x 2 -x 4


~ (a) lim (b) lim
x➔ O
x" x6

[ (a) 1/3, (b) 2/15 ]

11.39 Calcolare i limiti seguenti con la formula di


Taylor 1
(cosh x - cos x) 3 1 x 3 (ex -cos x)
(a) lim -------~ (b)lirn x2-sen2x
x➔ o (senh x - sen x) 2 x➔ O

[ (a) 9; (b) 3]

11.40 Verificare che


xs
lirn 15 .
x ➔O (3+x 2)senh x-3x cosh x

11. 41 Utiliz.zando la formula di Taylor, calcolare i


limiti

1 sen x _X_)
'rAlim
x➔ O
x2 ( X sen x

sen x2 - sen 2x
(b) lim x2
x➔ O sen x2 - tg x2

[ (a) - 1/3; (b) - 2/3 ]

11.42 Calcolare il limite di successione

lim n2 [ (l+el/n) -1 _ 2n-1 J


4n
305

[Il risultato è O e si ottiene con lo sviluppo in formula di Taylor prQ


posto nell'esercizio 11.33 :

lin -1 1 1 1 2n-l
( l+e ) =---+o(-)
2 4n n2 4n
+ o ( -1
n2
)

11.43 Calcolare i limiti di successione


n_ n
· · (a) 1 im /a 2 -1
(b) lim
✓Tin - 1
n_ n_
n ➔ +co log In log In

[ (a) Scriviamo la successione in forma esponenziale

2
n - log n
✓~- 1 en - 1

logn/; 1
- log n
n

Poniamo y = : log n ➔ O nello sviluppo / l+y+o(y). L'espres~ne


n
precedente risulta uguale a

y-1:-o(y)
2 ➔ 2 (b) - 1]
y/2 y

11.44 Calcolare i limiti· seguenti con la fòrmula di


Taylor

x-sen 2 ✓x - sen 2x
xz

~lim sen 2x + 3 (x-sen 2 /x)


)" x ➔O+ x2

[ (a) - 2/3; (b) 2 ]

11.45 Calcolare i limiti seguenti con la formula di


Taylor
306

~~ lim (~ - 1 ) (b) lim [ (-1-) z_ (cos x) z]


~ x ➔O X tg 2x x➔O sen x x

[ (a) Porre tg x=sen x/cos x e poi ridurre ad un unico denominatore.Il


risultato è 2/3; (b) 4/3

11.46

* -~
Utilizzando

_e__
x 2
la formula

-__ 1_-_l_o~g~(~l_+_x
✓ 1+2x 4
di Taylor,

__ a_r_c_t~g~x~)
1
calcolare i

x2
(e -cos x)
e - cosh 3x
(b) lim
x➔ O x(x - arcsen x)

[ (a) 4/3; (b) + oo]

11.47 Calcolare i limiti


s en x ( 5 x - 2 X)
(a) lim sen x + log (1-x)
x➔ O

X (x4 x - 2x + 1) 2
(b) lim
x➔ O
x - arctg x

[ (a) 2 l?g (2/5); (b) 3 (1-log2) 2 ]

11.48 Calcolare i limiti di successione

(a) lim (~n 3 +1 - n)


n➔ +co

4 _____ _

(b) lim (/n 4 +n 3 + 1 - n )


n ➔ +oo

[ (a) O; (b) 1/4. Indichiamo il metodo nel caso (a): Ricordando lo


sviluppo (8) della potenza con esponente Cl.=1/3, otteniamo
307

3~ 3 __ _
v1n +1 - n = n ( /1+1/n 3 - 1) =

1 1 1 1 1
=n(l+3~ +o(n3)-1)=3n2+o(n2) ➔ o]

11.49 Calcolare il limite seguente con la formula di


Taylor

l1m {2x x-1 J -x e 5 log eI+ sen 2n


X
x ➔ +a,

[Il risultato è -4/3. Si inizi con lo sviluppo:

y3
log (l+sen y) = log (l+y- - + o(y 3 )) =
. 6
y3 1 2 1 3
= y - - + o(y 3 )- - (y- ... ) + - (y- ... ) + o(y 3)
6 2 3

1 2 1 3 3
= y - - y + - y + o(y ).
2 6

Poniamo y=2/x, osservando che y ➔ O+ per x ➔ +a,:

2 2 2 4 1 1
log (1 + sen - ) = - - - + - - + o (-) •
x x x2 3 x3 x 3

Poi, con semplici passaggi, si ottiene il risultato finale]

11.50 Con il metodo dell'esercizio precedente, calco


lare i limiti di successione
3 9
(a) lim {n 3 log(l+sen - )-3n 2 + - n}
n ➔ +a,
n 2

(b) lim { n2 + Il + n 3 log ( 1-sen 1 )}


Il ➔ + CD 2 n
[ (a) 9/2; (b) -1/6]

11.51 Calcolare il limite


l X 2x·
[(1-x)- + e ] 2 - 4e ~ 2x 2
lim x3
30 8

-1
[ Utili uare lo sviluppo ( 1-x) l+x+x 2 + x 3 + o(x 3 ) . Eseguendo i
conti si trova

-1 X
[(1-x) +e ] 2 4+8x+l0x 2 + 32 ·x 3 + o(x 3 ).
3

Il risultato finale è 16/3]

11.52 Calcolare i limiti di funzioni esponenziali:


1

lim (l+x3t2sen 2x
x➔ O

1 1
2 2x 2
lim (cos x)sen x (d) lim (cos x)
x➔ O X ➔Q

[ (a) Il risultato è ;-; e si ottiene scrivendo la funzione data in


fonna esponenziale con base fissauguale ad e:
1 log (l+x 3 )
x 2 sen 2x x 2 sen 2x
(l+x 3 ) e

e calcolando separatamente il limite dell'esponente:

log(l+x 3_) x 3 +o(x 3 ) 1


➔ -
x 2 sen 2x x 2 (2x+o(x)) 2

(b) e 6 ,• (c)

11·~3 Utilizzando la formula di Taylor, calcolare i


limiti

( sen x ) 1/x 2 sen x ) 1/x


X X

-1/6
[ (a)

(
e

sen x
)
--
; (b) 1.

l/x 2
= e
Il metodo,

1
~ log
ad esempio
sen x
X ~
e
nel caso

1
log
(a),

x-x 3
è il

X
seguente:

/6 + o(x 3 )

X
309

1 -x 2 /6+o(x 2 ) 1
log(l-x 2 /6+o(x 2 ))

e
7 = e
X 2
➔ e
6

ll'i Calcolare il limite lim


X. ➔ +ro
sen x· ( x sen 1 )X
X

[Il risultato è O. Si utilizzino i teoremi dJ confronto per i lun1ti ~


le relazioni:

1
I sen ~ sen y )1/y
X
x (x sen - ) < (x sen (
X x y=l/x y

Il risultato si ottiene come nella parte (b) dell'esercizio preceden-


te ]

11.55 Calcolare i limiti seguenti con la formul~ di


Tay_lor

(a) (sen Zx) l/x 2


(b) lim (se~ 3x )l/x 2
lim
x➔O Zx x ➔ O .sx

[(a) e
-2/3 (b) e -3/2 J
1
1-x -x
X - e
11.56 Calcolare il limite lim
x➔ 1 x-1

[Si può eseguire la sostituzione y=l-x. Il risultato è 3/(Ze)]

11_'1.7 Calcolare il limite lim (cos x) log x


""(\ x ➔ o+
' ,
log x log x log(cos x)
[(cos x) = e Calcoliamo separatamente il limite,
per x ➔ o+, dell'esponente con la regola di L'Hòpital:

log x (log cos x) 2


lim COS X •
x➔o+ (log cos x)- 1 >< sen x

Mediante la formula di Taylor si verifica che


310

( log cos x) 2 (log(l-x 2 /2+o(x 2 ))) 2 x"/4+o(x 4 )


➔ o.
?> sen x x(x+o(x)) x 2 +o(x 2 )

Quindi il limite dato vale e O = 1 ]

1/x 2 1
1~ Dopo aver verificato che lim (cos x)
x➔O
le
calcolare
1/x 2

lim
(cos x) - 1//e
x2

[ Il risultato è -1/(12 ;-; ). Partiamo da

1/x 2 (log cos x)/x 2


( cos x) = e

Utilizzando lo sviluppo in formula di Taylor di centro x 0 = O della


funzione log cos x (si veda l'esercizio 11.34 (a)) otteniamo

log cos x 1 1 2
-x + o(x 2 )
x2 2 12
l/x 2 -1/2 -x 2 / 12+o(x 2 )
Risulta quindi (cos x) = e e
Infine si conclude:
1
1/x 2 -1/2 -x 2 /12+o(x 2 ) -1/2
(cos x) - e
= e
2 e -1 ➔ -
e
]
X 2 X 2 12

11. 59 Calcolare i limiti di successione

1 n2 1
(a) lim n2 [(cos ) - ]
n ➔ +oo
n ✓e

n2 .!.) n - 1
(b) lim [(1+ e(l- ) J
n 2n
n ➔ +oo

[ (a) E' lo stesso limite dell'esercizio precedente, quando si ponga


x = 1/n. Naturalmente il risultato è -l/(12/-;); (b) (ll/24)e ]
311

11.60 Calcolare i limiti seguenti con la formula di


Taylor
1/x
(l+x+x 2 /2) - e
(a) lim
x➔ O
X

(b) lim
X

[ (a) O; (b) - e ]
X .
x -1-x log x
11.61 Calcolare il limite
X 3/2

[Il risultato è O e si ottiene con lo sviluppo

X X log X l
x =e = l+x log x + - x 2 log 2 x + o(x 2 log 2 x) ]
2

11.62 Utilizzando la formula di Taylor, calcolare i


limiti

(a) lim
2 CO s (7x 3}- (1 + X 2 ) X - ( l+x 2 fx
x➔ O
x6

(l+x 3 )x+(l+x 3 }-x -2 cos (Sx")


(b) lirn XB
x➔ O

[ (a) -50; (b) 26 ]

11.63 Verificare che

X)_ log x
1-(cos
x log x
2

1~ Calcolare il limi te seguente con la formula di


Taylor
312

1
1 )-log x_ (l+x)sen x 1-cos x
log
log x sen x

[Il risultato è=2 Utilizziamo la rappresentazione esponenziale:

1 1 log( l+x)
1 ) -logx -logx log (l- logx ).
( 1- -- =e , (l+x)sen x =e sen x
logx

Valgono gli sviluppi:

1 -1 1 1
-logx log (1- -- )=-log x (-- - --- + o ( -- 2- ))
log ~ logx 2 log 2 x log X

1 1
1+---+o (-)
2 logx log x
1 _1_ + o (-1-) 1 1
-log x log(l-
e log x e-e 2logx logx =e(l+ ---..-o(--)).
2 logx log x

log( l+x)
sen x
x-x
X-+
2 /2

O X 2
+o(x 2) l-x/2
1
+ o(x)
+ o(x)
1 - _x + o(x) · l
2 ·~

log( l+x) X
senx - 2 + o(x) X
e e•e e (1 - - + o(x)).
2

Quindi·, dato che -x/2 + o(x) è un infinitesimo di ordine superiore a


1/log x, otteniamo
1
1 - logx e 1
(1 - ( l+x) senx =---+o( ) .
logx 2 logx log x

Il risultato finale è conseguenza del limite seguente, che calco 1iarno


con la regola

lim
log
di L'H6pital:

1-cosx
seiix""
lim
X
1 J
~lx
- ~~
~-i
SSli"'

x➔ o+ log X x ➔ o+ senx -1._.eoS""


_,;
Capitolo 12
SUCCESSIONI DEFINITE PER
RICORRENZA

~- Uso de1 principio di ind~zione

Consideriamo successioni an definite per ricorrenza,

o per induzione, nel modo seguente


a 1 assegnato ,

essendo f(x) una funzione continua.


Per studiare. il comportamento di una successione
definita per ricorrenza si esaminano i seguenti aspe~
ti:
Si calcolano i possibili valori del limite.Più pr~
cisamente, si suppoRe che la successione an sia regQ
lare, e sia aeRU{± 00 } il limite della successione.PeL
ciò an ➔ a e quindi anche an+l ➔ a. Essendo f(x) CO!!_

tinua, risulta a=f(a).


Si verifica preliminarmente se a=± 00 può soddisf~
re tale equazione. Poi si risolve a=f(a), supponendo
aeR. Si vengono così a determinare i-possibili valo-
ri del limite.
Si cerca di stabilire se la successione è regol~
re, cioè se essa ammette limite (finito o infinito).
Ciò accade, ad esempio, se an è una successione mono
314

tòna; in questa fase può essere utile il principio d


induzione.
Se il limite esiste, si cercano delle relazioni
atte a stabilire quale, tra i. possibili valori trov~
ti, è il limite effettivo. Anche in questa fase può
essere utile il principio di induzione.
Ad esempio, se i possibili limiti di una succes-
sione an sono a=O oppurP. a=+ 00 , e se si riconosce che
an è una successione crescente a termini positivi,al
lora necessariamente il limite è + 00 ; viceversa, se
an è decrescente, allora il limite è zero. Un esempio
in cui si verifica questa situazione è quello propo-
sto nell'esercizio seguente.

12 .·l Studiare la successùme definita per ricorrenza


da

a = a2n
n+l
[se an ➔ a ER U { ±00 }, anche an+l ➔ a; quindi, passando al limite per

n ➔+ 00 nella relazione an+l = an 2 , si ottiene a=a 2 • Il valore a=+ 00

è una possibile soluzione; invece - 00 non è un possibile limite, per-


chè la relazione - 00 =(- 00 ) 2 = +00 non è soddisfatta. Se a E R, l' eqU§.
zione di secondo grado a=a 2 ha per soluzioni a=O e a=l.
Dimostriamo che an è strettamente crescente, verificando per indu-
zione che

V n E N.

Osserviamo preliminarmente che tutti i termini sono positivi. Per n=l


la relazione è vera, infatti a 1 =2 <a 2 = 4. Supponiamo an < an+l; da_

O < an < an+l segue O < an 2 < an~l' cioè an+l < an+Z. Perciò an è str~

tamente crescente e quindi, come tutte le successioni monotòne, ammet-


te limite.
Abbiamo già visto che i possibili limiti sono O, l,+ 00 • Dato che tutti
i termini an sono maggiori del primo termine a 1 =2, il limite non può

essere nè O, n:è 1. Perciò an diverge a + 00 ]


315

12.2 Studiare le seguenti successioni definite per


ricorrenza

1/2 1
(a) (b)
a n+l
= a n2 a n+l = a 2n

[(a) Come nell'esercizio prece~e~te si verifica che i possibili limiti


sono O,l,+ 00 • Si verifica poi che la successione è strettamente decre-
scènte: Infatti a 1 =1/2 > a 2 = 1/4; dall'ipotesi di induzione O< an+f

<ansi deduce che O< a~+l <a~, cioè a <a


n+2 n+l
Dato che il primo termine della successione è 1/2, il limite non
può essere nè 1, nè +00 • Perciò il limite è zero.
(b) Si tratta della successione costante, uguale ad 1]

12~3 Studiare le seguenti successioni definite per~


correnza

(a) I a 1

a n+l
1
(b)
a
n+l
= ✓ 12+a
n
[(a) Per induzione si verifica che tutti i termini sono positivi,perciò
la successione è ben definita. Se an ➔ a ER U { ±00 } , anche a ➔ a
n+l
e quindi a= /6+a. Il valore a=+ 00 è un possibile limite; inoltre,se
a è reale, l'equazione di secondo grado a 2 - a - 6=0 ammette a=3 come
unica soluzione positiva.
Verifichiamo che a è una successione strettamente crescente; pro-
n
viamo cioè, per induzione, che an < a per ogni n: Per n=l risulta
n+l
a 1 = 1 <a 2 = /7 ; supponendo che a
n
<a
n+l
,

da cui j 6+a < /~ , cioè a < a •


n n+l n+l n+2
Dato che an ~ strettamente crescente, essa è regolare. I limiti

possibili sono a=3, e a=+ 00 , che, con gli elementi che abbiamo fino ad
ora, sono entrambi possibili.
Proviamo per induzione che an < 3 per ogni n: Risulta a1 = 1 < 3
316

se an < 3 allora 6+an < 9 e quindi a · = / 6+a <


n+l n
Riasswnendo, an è una successione a termini positivi e minori di 3

ed è strettamente crescente; perciò, _per n➔ +co, an converge a 3.

(b) La successione converge decrescendo a 4]

12.4 Studiare le seguenti successioni definite per


ricorrenza

( a,) (b)

[(a) Se a è il limite della successione, risulta a=2(a-l).Perciò a=±'°,


oppure a=2. Da verifica diretta risulta a 2 =4, a 3 =6, a 4 =10, ..• Si può
perciò congetturare che la successione diverge a+ co crescendo.
Proviamo per induzione che a < a per ogni n: Già sappiamo che
n n+l
a 1 <a 2 ; supponendo a <a , otteniamo an -1 < a - 1 da cui
n n+l n+l
2(a ·-1) < 2(a - 1), cioè a <a . Quindi la successione è stre_t
n n+l n+l n+2
tamente crescente. Il limite, che esiste, deve essere maggiore del pri
mo termine. Perciò il limite è + co .
(b) La successione è strettamente decrescente e diverge a-co]

12.S Studiare le seguenti successioni definite per


ricorrenza

o 6
(a) (b)
a 2 +4
.::_n_ ai +4
a a
n+l 5 n+l 5

[(a) La successione è strettamente crescente e converge ad 1; (b) la


successione è strettamente crescente e diverge a+ coJ

12.6 Studiare le seguenti successioni definite per


ricorrenza
317

o = 3
(a) (b)
4 8
a a
n+l . 4-a n
n+l 6-a n

[ (a) La successione è strettamente crescente e converge a 2; (b)la. su~


cessione è strettamente decrescente e converge a 2]

12.7 ~tudiare le seguenti successioni definite per


ricorrenza

(a)
5
a
n+l 6-a
n

[ (a) La successione è strettamente decrescente e converge ad 1, (b) la


successione è strettamente crescente e converge ad 1]

12.8 Studiare le successioni definite per ricorrenza

1
(a) (b)
a = ✓a a = 3/a
n+l n n+l n

[ (a) La successione è strettamente decrescente e converge ad l; (b)


è strettamente crescente e converge a 9 ]

12.9 Studiare le successioni definite per ricorrenza

1
(a) a~ +6
a
n+l 5
[ (a) La successione è strettamente crescente e converge a 2; (b) la suc-
cessione è strettamente crescente e diverge a + 00 ]

12.10 Studiare le seguenti successioni definite per


ricorrenza
318

1 1
(a) (b)
4-a n a n+l ✓~
n

[(a) La successione non ammette limite. ·Infatti, se an =- 1, allora

an+l = 4-an = 5 e quindi an+2 = 4-an+l = 4-5=-l. Perciò, per induzione,

risulta

- 1 se n è dispari
a
n
5 se n è pari.

(b) La successiore non ammette limite perchè risulta a


Zk-1

12.11 Studiare le seguenti successioni definite per


ricorrenza
(a) e'

(b)

(e) e,

[ (a) Si verifica per induzione che an è la successione costante,ugua-

le ad e; (b) an = 1/e per ogni n; (c) si verifica per induzione che

an = e se n è dispari, mentre an = 1/e se n è pari. Perciò la succe~

sione non ammette limite]

12.12 Studiare le successioni definite per ricorren-


za
_'.3-n 2
(a) al 4' an+l +
2 an
an 2
(b) al 1, an+l +
2 an
319

[(a) Si verifica per induzione che an > O per ogni n. Da un calcolo di

retto dei primi termini si può congetturare che la successione è stret


tamente decrescente, cioè che

V nEN.
2

Moltiplicando entrambi i membri per 2an (che è una quantità positiva~

si ottiene la disequazione di secondo grado in an:

a~-4>0.

Limitatamence ad an > O, tale disequazione è soddisfatta JUrchè risul

Proviamo per induzione che an > 2 per ogni n: Per n=l, a 1 = 4 > 2;

risulta poi
2
a > 2 <=> a2
n 4an + 4 > o.
n+l 2

Quindi an è strettamente decrescente e converge a 2.

(b) In(*) abbiamo verificato che an+l L 2 indipendentemente da an.

Perciò tutti i termini della successione, tranne il primo, sono mag -


giori di 2. Quindi la successione è definitivamente decrescente e corr
verge a 2]

12.13 Studiare la successione definita per ricorren-


za da
a __-1
_n
2,
an
[La successione an non amnette limite. Infatti, se an convergesse ad

un numero reale a, avremno a=(a-1)/a; a=O non è soluzione; se a I O,


otteniamo l'equazione di secondo grado a 2 -a+l=O, che non ha soluzio-
ni reali. Infine, se supponiamo a= ± 00 , passando al limite per n ➔+ 00
nella relazione
320

otteniamo a=l-1/a, cioè l'assurdo ± 00 =1-0]

12B. Su.c.c.ess :i.on.i def:i.n.i te t.ra..tn:i.t.e fu.n.zi.Q.


n.i mon.otòn.e

Sia f(x) una funzione definita in un intervallo


I e R in sè, cioè f: I ➔ I.
Un numero X 0 EI si dice punto unito, o punto fisso,
per la funzione f(x) se
X0 = f(x 0 )

Ricordiamo (si veda l'esercizio 9.23) che, se f(x) è


continua in I e se I è ~n intervallo chiuso e limita
to, allora f(x) ha almeno un punto unito in I.
Se f:I ➔ I,è ben definita la successione
a 1 EI, a~ 1 = f(an)
In questo paragrafo supponiamo f(x) rnonotòna in
I. Cominciamo col caso in cui f(x) è crescente in I.

TEOREMA. - Sia f: I➔I una funzione crescente. Al lor a la


successione a n definita da

è monotòna. In particolare, se a1 < a 2 allora an è crescen


te, mentre se a1 ~ a 2 allora an è decrescente ( quindi an è
costante se a1 = a2) •

Circa il limite dian (che esiste), se f(x) è ere

scente e continua in I ed I è un intervallo chiuso, vale il se


guente schema:
1) Se a1 < a2 allora a n converge ( crescendo) al pun-

to unito x0 più vicino ad a1 e maggiore di a 1 , se esiste


321

un tale punto unito. Altrimenti a0 diverge a + "'.


2) Se a 1 > a 2 allora a0 converge (decrescendo) al pu!2

to unito X 0 più vicino ad a 1 e minore di a 1 se esiste un ta

le punto unito. Altrimenti a 0 diverge a

DIMOSTRAZIONE: Supponiamo che a 1 < a 2 e proviamo i:er

induzione che a 11 < a 1141 per agui u-


Per n=l la relazione è vera per ipotesi.Se a <a
n- n+l
dato che f(x) è crescente in I, si ottiene f(a 11 ) ~

< f(a 11 +1), cioè a 11+1 ~ a 0 +2 .

Se a 1 ~ a 2 si procede in modo analogo utilizzando


la relazione: an+l?. a 11 > a 11+2 = f(a 11 +1) ~ f(a 11 )=a +1
11

Supponiamo ora chef: I+I sia una funzione cre-


scente e-continua e che a 1 < a 2 , come in figura 12.1.

Y= X

b 1-
--r
xof- y = f( X)
I
a3 = f(a 2 ) - -- 1--

figura 12.1
322

Ricordiamo che I è un intervallo chiuso. Perciò,


o I è illimitato superiormente, oppure esso ammette
un numero reale b come massimo. Proviamo preliminar-
mente che, se I è limitato superiormente, allora f~)
ammette almeno un punto unito nell'intervallo(a 1 ,b].
Infatti, la funzione g(x) = f(x)-x assume valori
di segno opposto agli estremi dell'intervallo [a 1 ,b]
perchè:
g(a 1 ) = f(a 1 )-a 1 = a2 - a1 > O;
g(b) = f(b) - b 2:, O, essendo f(b)d.
Per il teorema dell'esistenza degli zeri, esiste x 0 E

e(a 1 ,b] per cui g(x 0 ) = O, cioè x 0 =f(x 0 ).


Indichiamo con x 0 il più piccolo tra i punti uni
ti di f(x) nell'intervallo (a 1 ,b] (utilizzando la con
tinuità di f(x) il lettore verifichi che esiste il
minimo dei punti uniti) e verifichiamo per induzione
che an 2:, x 0 per ogni n:
La relazione è vera per n=l perchè x 0 e(a 1 ,b]; se
an ~ x0 , dato che f(x) è crescente, risulta anche
an+l = f(an) < f(x 0 ) = x0 •

Essendo an crescente e limitata superiormente da


x 0 ,essa converge ad un limite a< x0 • Passando al li
mite per n➔ + 00 nella relazione an+l = f(an) ed utiliz-
zando la continuità di f(x) si ~rova che a è un pun-
to unito per f(x) nell'intervallo (a 1 ,b].Ciò im-
plica che a=x 0 , perchè altrimenti xc non sarebbe il
più piccolo punto unito per f(x) in (a 1 ,b].
Se poi l'intervallo I è illimitato e f(x) non ha
punti fissi maggiori di a 1 , allora la successione an
diverge a + 00 perchè, se fosse una successione limita
ta, dovrebbe convergere ad un punto fisso maggiore
di a 1 che, come detto, non esiste.
323

Si procede in modo analogo se a 1 > a 2 •

12.14 Utilizzando il teorema precedente studiare la


seguente successione de~inita per ricorrenza
a1 = Tl/2,
[Scriviamola successione nel modo equivalente

a 1 = TI/2, an+l=f(an) con f(x) = sen x.

La funzione f(x) applica l'intervallo [O, TI/2 ] in sè, perchè o $_


$_sen x ,S 1 < TI /2 se x E [ O, TI /2 ] • Inoltre f(x) è continua e cre-
scente in [ O, TI/ 2 ] • Dato che a 2 = sen ( 11 / 2) = 1 < TI./ 2 = a 1 , in
base alla parte 2) del teorema precedente si può affermare che an
converge a x 0 =0, unico punto unito della funzione sen x]

12 .15 Studiare la seguente su-ccessione definì ta per


ricorrenza

[ La funzione f(x) = (1/2) log (l+x) è continua e crescente per x>-1 .


E' opportuno restringere l'insieme di definizione; scegliendo come
dominio l'intervallo I= [o,+ coJ, risulta f:I ➔ I.
Si verifica che l'equazione x=f(x) ammette, per x~O, solo la s2
luzione x0 =0: infatti, la funzione g(x) = x - f(x) è tale che

1 1+2x
g' (x) 1----= >O Vx ~ O;
2(1+x) 2(1+x)

perciò g(x) è strettamente crescente in I. Essendo g(O)=O, risulta


g(x) > O per ogni x > O; cioè x > f(x) per ogni x > O.
Essendo x > f(x) è anche a 1 > f(a 1 ) = a 2 • In base alla parte 2)
del teorema precedente la successione an converge a zero]

12.16 Studiare le seguenti successioni definite per


ricorrenza
(a) 2, log (l+an)/log2
(b) 1, 2log (l+an)/log 3
324

[ (a) Si proceda in modo analogo a quanto indicato nell'esercizio pre-


cedente, tenendo conto che la funzione f(x)=log(l+x)/log2 ha due Ptl!!
ti uniti, per x 0 =0 e per x0 =l. Si trova che la successione an conve~
ge decrescendo ad l; (b} la successione converge crescendo a x 0 = 2,
che è un punto unito per la funzione f(x) = 2 log (l+x)/log 3]

12.17 Studiare le seguenti successioni definite per


ricorrenza

1, an+l 1
¾
- 1' a n+l e 1
[ La funzione f~R ➔ R definita da f(x) = ex - 1 è continua e crescente
ed ha l'unico punto unito x 0 =0. Risulta anche f(x) > x sex i O (si
confronti f(x) con la sua retta tangente nel punto x 0 = O). Perciò
a 2 = f(a 1 ) > a 1 se a 1 I O. In base al teorema precedente si o:!;_
tengono i seguenti risultati: (a) la successione diverge a+ 00 ; (b)la
successione converge a O]

12.18 Studiare le successioni definite per ricorren-


za da

4
(a) (b)
a n+l

dove f(x) x+l-log x.


[ La funzione f(x) applica l'intervallo [1,+co) in sè. Più precisamen
te, f: [ l,+ 00 ) ➔ [2,+ 00 ), perchè f(l)=2 e perchè f(x-) è crescen~
te, essendo f'(x) = 1-1/x LO per ognix~ 1. Inoltre f(x) ha x 0 =e CQ
me unico punto unito. Si ottengono i risultati: (a) an- converge cre-
scendo ad e; (b) an converge ·decrescendo ad e ]

12.19 Studiare le successioni definite per ricorren-


za traini te la· funzione f (x) =3x+cosx-1
325

1T - 'Il
(a) (b)

[La funzione f(x) è definita su tutto l'asse reale ed è strettamente


crescente, dato che f'(x) =3-sen x L 2 per ogni x ER. In modo simile
si verifica che x0 =0 è l'unico punto unito di f(x) e che f(x)~ x se
x ~ O. In base al teorema precedente si ottengono i risultati: (a) an
diverge a + 00 ; (b) an diverge a - 00 J

12.20 Studiare la successione definita per ricorren-


za

con f(x)

al variare del primo termine a 1 E[0,+ 00 )

[La funzione f(x) è crescente per x L O ed anwnette in [ O,+ 00 ) i


punti uniti x=2 e x=4. Inoltre :

f(x) >x se x < 2 oppure x > 4;

f(x) <x se 2 < x < 4.

In base al teorema precedente si ottengono i ri.sultati:

O .$. a 1 .$. 2 => an converge crescendo a 2

2 < a 1 < 4 => an converge decrescendo a 2

=> an è costante = 4

=> an diverge a + 00 ]

Consideriamo ora il caso in cui f(x) è decrescen


te.

TEOREMA . - Sia f: I➔I una funzione decrescente. Al


lora la successione an definita da
326

ha le sottosuccessioni a 2k, a 2k-l rnonotòne. In particolare,

a Zk-l è crescente e a 2k è decrescente;

mentre, se a1 .:::_ a 3 allora a Zk-l è decrescente e a 2k è ere


scente.
Inoltre, se a1 :::_ a2 allora a Zk-l ~ a 2k per ogni k ; se
invece a1 .:::_ a 2 allora a Zk-l ~ a 2k p_er ogni k.
Infine, una condizione necessaria affinchè la successione
an abbia limi te è che a3 sia compreso tra a1 e a2 •

Dimostrazione: La funzione g(x) = f(f(x)) è crescen


te; infatti:

x1< x2 => f(x 1 ) > f(x) => f(f(x 1 )) < f(f(x 2 )).

Inoltre, dato che a 2k .= f(a 2k_1 ), risulta

a 2k+l = f (a2k ) =f (f(a 2k-l)) =g (a2k-l) '


Perciò la successione a 2~ 1 dei termini di posto
dispari è definita per ricorrenza tramite la funzio-
ne crescente g (x). In base al teorema precedente a1k-l
è una successione monotòna, crescente se a 1 :::_ a3 e
decrescente se a 1 .:::_ a3 .

Si procede in modo analogo per la successione aTh


dei termini di posto pari, dopo aver osservato che
a 2 ~ a 4 se a 1 S a 3 .
Supponendo a1 :::_ a2 , proviamo per induzione su k
che a 2k-l i a 2k : Per k = 1 la relazione è vera per i-
potesi; supponendo che a Zk-l i a Zk otteniamo

In figura 12.2 schematizziamo due diverse situa-


327

zioni a seconda che a 3 sia interno od esterno all'in


tervallo di estremi a1 e a 2 .

8 2K-1 8 2k

81 <83< 82 -
81 83 85 8s 84 82

8 2k-1 82k

83<81<82
85 83 81 82 84 8s

figura 12. 2

Se a 3 è esterno all'intervallo di estremi a1 , a2,


ad esempio se, come in figura 12.2, a3 ~ a1 < a2 , al
lora a 2k-l è decrescente e a Zk è crescente. Perciò, e~
sendo

il limite per k➔ + 00 di a 2k-l è diverso dal limite di


a 2k; quindi il limite per n ➔ + 00 dian non esiste.

12.21 Verificare che la seguente successione soddi -


sfa le ipotesi del teorema precedente (ed ov-
viamente anche la tesi) ma non è convergente:

[La funzione f(x)=l/x ~ un'applicazione decrescente dell'intervallo I=


=(O,+ 00 ) in sè e risulta a 2k_1=2, a 2k = 1/2 per ogni k EN]
328

12.22 Studiare la seguente successione definita per


ricorrenza

al 1'
[ La successione non a,mnette limite. Ciò segue dal teorema precedente.
Infatti la funzione f(x)=2/x 2 è un'applicazione dell ' intervallo
(0,+ 00 ) in sè ed è decrescente. Dato che a 1 =l, a 2 = 2, a 3 = 1/2,non
è verificata la condizione necessaria (a 3 compreso fra a 1 ed a 2
affinchè la successione abbia limite ]

12.23 Studiare la successione definita per ricorren-


za da
x+Z
o' con f(x)= 2x+l
[ La funzione f(x) è positiva e decrescente (dato che f'(x)< O) per
x ~ O. Perciò

O < f(x) $. f(O) = 2 V X ~ 0.

Quindi f: I ➔I, dove I è l'intervallo [0,2]. Risulta a 1 =O, a 2 = 2

a 3 =4/5. Perciò a 2k-l è crescente, a 2k è decrescente e a 2k-l $. a 2k

La condizione necessaria a 1 < a 3 < a 2 è verificata. In figura

12.3 sono rappresentati alcuni termini della successione.


y
Y=X

1
x+2
Y=
I
I
I
I
I 2'
1
a1 83 a4 a2 X

figura 12.3
329

Osservando la figura 12.3 si può congetturare che la successione an


converge ad 1. Per dimostrarlo è opportuno studiare separatamente le
successioni a 2k-l' ¾k· Per a 2k-l risulta a 1 = O e a 2k+l=g(a 2k_ 1 ),d~
ve

x+2
+ 2
Zx+l Sx +4
x+Z 4x + 5
2--+l
2x+l
La funzione g(x) è crescente nell'intervallo [ O,2 ] ed ha in tale
intervallo un unico punto unito, uguale ad 1. Perciò, per k -► +ro ,la
successione ¾k-l converge ad 1. Analogamente ¾k ➔ 1. Quindi tut-

ta la successione an converge ad 1 per n ➔+ co ]

12.24 Studiare la successione definita per ricorren-


za da
4
an+l 1 +
a n +2
[La funzione f(x)=1+4/(x+2) è un'applicazione decrescente dell'inter-
vallo [ l,+ 00 ) in sè. Con lo stesso metodo dell'esercizio preceden-
te si verifica che per n➔ +ro la successione an converge a 2, unico
punto unito di f(x) in tale intervallo ]

12C. Con:t.:ra.zion.i

Una f,unzione f(x) è lipschitziana in un insieme I


se esiste una costante L ( costante di Lipschitz ) tale
che

Se f(x) è un'applicaziope da I in sè ed è lip


schitziana con costante L-< 1 -allora si dice che es-
sa è una contrazione nell'insieme I.
Alcuni esercizi sulle funzioni lipschitziane so-
no proposti nel paragrafo 9C. Qui proponiamo il se-
guente:
330

12.25 Verificare che:


(a) f(x)=lxl è lipschitziana su R
(b) f(x)=jx-1 l/2 è una contrazione su R
[ Utilizzare la disuguaglianza proposta nell'esercizio 9.6]

TEOREMA DELLE CONTRAZIONI. - Sia I un intervallo


chiuso (non necessariamente limitato) e sia f : I➔I una con-
trazione con costante L < 1. Allora esiste in I un unico
punto unito X 0 per f (x), cioè tale che X 0 = f (x 0 ). Inol
tre, comunque si scelga a 1 El, la successione an, definita

per ricorrenza da a n+l f (an), è convergente ad X0 e va-

le la stima dell'errore:

e*) Vn > O.

Dimostrazione: Proviamo preliminarmente l' unicità


del punto unito: Se per assurdo supponiamo che x 1 e
x 2 siano due punti uniti distinti per f(x) in !,cioè
tali che x 1 =f(x 1 ) e x 2 =f(x 2 ), allora, dato che L<l,
otteniamo la contraddizione

Proviamo ora l'esistenza del punto unito. Osser-


viamo preliminarmente che ogni funzione lipschitzia-
na è continua (anzi uniformemente continua) in I.
Se I=[a,b] è un intervallo chiuso e limitato al-
lora il risultato segue, come nell'esercizio 9.23,dal
teorema dell'esistenza degli zeri applicato alla fug
zione g(x) ~ f(x) - x nell'intervallo [a,b] {infatti
g(a)=f(a)-a ~ O, g(b)=f(b)-b ~ O e quindi esiste X0 t
eI per cui g(x 0 )=f(x 0 )-x 0 = O).
Supponiamo ora che I sia un intervallo illimita-
to del tipo [a,+ 00 ) (i casi (- 00 ,b], oppure (- 00 ,+ 00 ) si
trattano in modo analogo).
Dato chef: I ➔ I,risulta f(a) ~ a. Inoltre, dalla
331

disuguaglianza lf(x)-f(a) I ~ L!x-a!=L(x-a)valida per


xe[a,+ 00 ), otteniamo f(x) ~ f(a) + L(x-a) e quindi
f(x)-x ~ f(a) - La+ x(L-1), 'JXE [a, +oo).
Dato che L < 1, il secondo membro tende a - 00 per
x ➔ + 00 • Perciò

lim f(x) - x - 00

x➔ + ro

Esiste quindi un numero b > a per cui f(b)-b < O.Per


il teorema dell'esistenza degli zeri, esiste x E[~~
0

per cui f(x 0 )-x 0 = O.


Proviamo ora per induzione che vale la stima del
l'errore (*): Tale relazione è vera (con il segno=)
per n=0. Assumendo che (*) sia vera per n, dato che
x 0 = f(x 0 ), risulta anche

Perciò la (*) è dimostrata. Da essa deduciamo


n
che, per n➔ + 00 , an converge ad x 0 , perchè L ➔ O, es-

sendo O< L < 1.

12.26 Mostrare con un esempio che il teorema prece -


dente non vale in generale se I è un interval-
lo aperto.
[ Ad esempio la funzione f(x)=x/2 è una contrazione nell'intervallo a-
perto (O, 1), ma non ammette alcun punto unito in tale intervallo. Evi_
dentemente x 0 =0 è un punto unito per la funzione x/2 nell'intervallo
chiuso [ O, l ] ]

Un criterio per verificare se una funzione è liQ


schitziana, o se è una contrazione, è il seguente
TEOREMA. - Sia f (x) una funzione derivabile in un in
332

tervallo I. f(x) è lipschitziana in I con •costante L se


e solo se

Jf' (x) I .:::._


L, 'ifxE!.

Dimostrazione: Dati x 1, X 2 EI, applichiamo il teore


ma di Lagrange alla funzione f(x) nell ' intervallo
[x 1 ,x 2 ]. Esiste un punto ~E(x 1 ,x 2) per cui f(x 1) -
- f(x 2) = f'(~)(x 1 -x 2 ). Essendo Jf'(x) 1.:::..L per ogni
XEI, in particolare Jf'(~)I .:::._
L; perciò
Jf(xl)-f(xz) l=lf' Cs) 1 · lxi -x2 I .:5..Llx,1-x2 I

Viceversa, se f(x) è lipschitiziana, allora se

Jf(x+h)-f(x)f .:::._
L Jhl
Dividendo per !hl (f O) e passando al limite per h➔ O
otteniamo la tesi.
3--
12.27 Verificare che la funzione f(x)=/x+S è un' ap-
plicazione dell'intervallo [1,3] in sè ed è u-
na contrazione in tale intervallo.
3_
[ La fwtzione f(x) è crescente su R. Dato che f(l) = J6 > 1 e
3,- .
f(3) = v 8 = 2, ris~lta

f: [ 1, 3 J ➔ [ 'l6 ,2 J e [ 1,3 ] .
-2/3
La derivata f'(x)=(l/3)(x+S) è decrescente nell'intervallo [1,3]
perciò

1 1
O i f'(x) i f'(l)= 3. 6213 < 1, VX E [ 1,3 ] •

Quindi f(x) è una contrazione in [ 1,3 J, con costante 3-l ·6- 213 ]

12~28 Verificare che la funzione f(x) = x+l-log x


(a) è lipschitziana nell'intervallo [1,+ 00 );
.333

(b) è un'applicazione dell'intervallo [1,b] in


sè, per ogni b ~ e;
(c) è una contrazione con costante 1-b- 1 nello
intervallo [1,b], per ogni b ~ e.
[ (a) La funzione f(x) è lipschitziana in [ l,+ 00 ) con costante di Lip-
schitz uguale ad 1, dato che O s.f' (x)=l-1/x s.1, Vx L l; (b) Essendo
f'(x) LO, la funzione è crescente per x L l; perciò se b > 1

2=f(l) S. f(x) S. f(b) = b + 1 - log b.

Dato che logb L 1 se b Le, risulta [ 2,b+l-logb] e [ l,b ] (c)D~


to che f'(x) è crescente, risulta O s.f'(x) s.f'(b}=l-1/b]
12.29 Studiare la successione definita per ricorren-
za da

[ Poniamo b = max { a 1 ,e } . In base al 1' esercizio precedente la fun -

zione f(x) = x+l-log x è una contrazione nell'intervallo [ l,b] .Pe~


ciò, per n ➔+ 00 , an converge all'unico punto unito di f(x), che è
x0 = e ]

12.30 Verificare che la funzione f(x) = (2x-x 2 +2)/3 è


un'applicazione dell'intervallo [0,2] in sè e
che è una contrazione in tale intervallo.
[Dal segno della derivata f'(x) si verifica che f(x) è crescente nel -
l'intervallo [0,1] ed è decrescente in [ 1,2 ] • Essendo f(O}=fCZ)=
= 2/3, f(l)=l, risulta 2/3 s.f(x) s.1 per ogni xE [0,2] . Perciò f(x)
applica l'intervallo [ 0,2] in [ 2/3,1] e [0,2]. Dato che la d~
rivata è decrescente, si ha

2 2-2x 2
- - = f'(2) < f'(x) < f I (O) = -
3 - 3 - 3

Perciò f(x) è una contrazione in [ 0,2 ] con costante 2/3 ]

12.31 Studiare la successione


a1 = 2, an+l = ( 2 an - a~ + 2) / 3
334

[ In base all'esercizio precedente la funzione f(x) = (2x-x 2 +2)/3 è


una contrazione nell'intervallo -[ 0,2 ] • Inoltre x =l è il punto
unito di f(x) in tale intervallo.Perciò,per n➔ + 00 , "n co~verge ad 1 ]

12.32 Studiare la successione: a 1 =-7, antt =


[ Si verifichi che la funzione f(x) = I x+l I /2 è una contrazione su
R. La successione an, per n ➔ +co , converge ad 1, punto unito di
f(x)]

12.33 Studiare la successione: a 1 =0, an+l = cos(l-an)


[ La funzione f(x) = cos (1-x) è un'applicazione dell'intervallo [0,1]
in sè ed in tale intervallo è una contrazione con costante L=sen 1.
La ru::cessicre an converge ad 1, punto fisso di f(x)]

12.34 Si studi la sucçessione definita per ricorren-


za da

x3 sen 1
se X f 0
X

o se X= 0.
[ La funzione f(x) applica l'intervallo [ -1/3, 1/3] in sè; infatti,
se Ix 1.$.1/3, risulta

I f(x) I i Ix 3 I .$. 1/27 < 1/3.

Inoltre f(x) è una contrazione in tale intervallo, perchè, se


Ix I<1/ 3, si ha f' (O) = O e se x I- O:

I f' (x) I = I 3x 2 sen (1/x)-x cos (1/x) I i

.$. Ix I ( 3 I x I • I sen ( 1 / x) I + I cos ( 1 / x) I )

.$_ lx I ( lsen(l/x) I +I cos(l/x) I).$_ 2 Ix I.$_ 2/3.

Il punto fisso di f(x) in [-1/3,1/3] è x 0 =0. Perciò an +o]


335

12D. Le s1..1ccessioni sen nx, cos nx

Con l'ausilio del metodo di induzione riprendia-


mo in questa sede le successioni sen nx, cos nx già
considerate nei paragrafi 7G e 71.
PROPOSIZIONE. - La successione an = sen nx è conver
gente se e solo se X k11, con ke Z. La successione bn =cos nx
è convergente se e solo se x=Zk11, con ke Z.
Dimostrazione: Le successioni an = sen nx per x=k1T
e bn = cos nx per x=2k11, sono costanti (rispettiv~
mente uguali a O ed 1); è quindi ovvio che sono con-
vergenti.
Studiamo la successione an sen nx con xfkTI. In
base alle formule di addizione abbiamo
sen [(n+l)x] sen (nx +x)
sen nx·cos x + cos nx·sen x
an cos x + bn sen x;
an-l - sen [ (n- l)x] = sen (nx - x)
sen nx·cos x-cos nx·sen x =
an cos x - bn sen x.
Sommando e sottraendo otteniamo
(1) 2an cos x
(2) 2b n sen x
Supponiamo ora, per assurdo, che an converga ad
un numero a. In tal caso dalla (2), dato che sen xfO
(essendo x 1 kTI), segue che bn ➔ O. Dalla (1) segue
poi che 2a=2acos x, cioè
2a(l-cos x) = O.
Essendo cos x 1 1, deve essere a O. Perciò, se
336

an è convergente, allora necessariamente an ➔ O e


bn ➔ O. Ciò contrasta con la relazione fondamentale
a~ + b ~ = 1.
Procediamo in modo analogo per la successione
bn = cos nx, con x f 2kn, VkeZ. Dalle formule di ad-
dizione si ottiene

b n+l bn cos X an sen X

b n-1 bn cos X + an sen X

Per somma e sottrazione otteniamo


(3) b n+l + bn-1 = 2b n cos X

(4) bn+l - bn-1 =-Zan sen X

Se, per assurdo, supponiamo che bn converga ad


un numero reale b, dalla -(3) otteniamo
2b (1-cos x)=O.
Dato che x f 2kTI, risulta cos x f 1 e quindi b=O.
Prima di procedere oltre è opportuno osservare
che, sex= kn con k dispari, allora si verifica di-
rettamente che bn = (-l)n. Perciò in tal caso la su~
cessione bn non è convergente. Nel seguito ci limi -
tiamo a considerare bn = cos nx con x f kn.
Sex f kTI risulta sen x f O e quindi dalla (4)
deduciamo che an ➔ O. Le relazioni di limite an ➔ O,
bn ➔ O contraddicono di nuovo il fatto che a~ +b~=l.

12E. Su.c.c.essic,:n.i dipen.de:n.t.i da. -u.:n. para.in~


t.ro- Comport.a.inen.to c.a..ot.ic.o

In questo paragrafo esaminiamo una successionede


337

finita per ricorrenza e dipendente da un parametro


reale À. Vedremo che il comportamento della succes -
sione è fortemente influenzato dalla scelta del par~
metro. Infatti, mentre per alcuni valori di À la su~
cessione risulta convergente, per altri valori di À
non è regolare e, in quest'ultimo caso, può essere
fortemente influenzata dalla scelta del dato inizia-
le a 1 , nel senso che dati iniziali fra loro vicini
possono dar luogo a successioni molto diverse fra lQ
ro. In presenza di tali instabilità si parla di caos
e di successioni caotiche-.
Esponiamo preliminarmente alcuni risultati teori
ci e chiudiamo il paragrafo con due elaborazioni nu-
meriche. Consigliamo il lettore che può far uso di
un computer di "verificare sperimentalmente" i risu_l
tai esposti in questo paragrafo.
La successione che prendiamo in considerazione è
definita per ricorrenza da

Come g1a detto À è un parametro reale. Possiamo ri


scrivere la legge di induzione nel modo seguente
con f(x) = Àx(l-x)
Con un rapido calcolo si verifica che f(x) è po-
sitiva in [0,1] se À ~ O, che il massimo di f(x) si
ottiene per x = 1/2 e che il valore di massimo è
f(l/2) = À/4. Perciò f(x) è un'applicazione dell'in-
tervallo [0,1] in sè se O< À < 4.
Discutiamo quindi il comportamento della succes-
sione an per Àe(0,4]. Cominciamo con l'osservare che
i criteri del paragrafo 1LB non sono applicabili glQ
balmente in [0,1] perchè.f(x) non è monotòna in tale
intervallo. Vedremo però fra poco _che saranno appli-
cabili ad un sottointervallo per alcuni valori del
parametro À.
338

12.35 Verificare che la successione an risulta con -


vergente (qualunque sia À) se per a 1 si sceglie
uno dei valori sottoindicati:
(a) 1
[ (a) an = O Vn EN; (b) an = O Vn L 2 ]

12.36 Determinare per À ~ O i punti uniti della fun-


zione f(x) = Àx(l-x) nell'intervallo [0,1].
[ Se O .$_À $_ 1, f ( x) annnette in [ O, 1 ] 1 'unico punto unito xO O .

Se invece À > 1, f(x) ha due punti uniti: x 0 =0 e x 0 =l-l/ À]

12.37 Supponendo che ansia convergente, determinare


i possibili valori del limite per \e[0,4].
[ Dato che O.$_ an $. 1 per ogni n, il limite dian, se esiste, è un Pll!!

to unito di f(x) nell'intervallo [ 0,1 ] . Perciò i possibili valo-


ri del limite sono: O se O s_ À s_ l; O oppure 1-1/ À se À >1]

12.38 Sia O< À < 1. Verificare che


(a) f(x) è una contrazione nell'intervallo[0,1]
(b) la successione an converge a zero qualun -
que sia il valore iniziale a 1 e[0,1].
[ (a) La derivata f'(x)=À (l-2x) è una funzione decrescente.Perciò il
suo massimo nell'intervallo [ 0,1 ] è assunto per x=O, e vale f'(O)=
=À., mentre il minimo si ottiene per x=l e vale f'(l)=-À.
Quindi I f'(x) I .$_À per ogni x E [ 0,1 ] • Dato che À< 1, f(x) è
una contrazione in [ 0,1·] con costante À; (b) f(x) è una contra -
zione in [ 0,1 ] • Perciò, in base all'analisi fatta nel paragrafc
12C, la successione an converge all'unico punto unito di f(x), che è
lo zero]

12.39 Sia 1 < À < 2. Verificare che


(a) f(x) è un'applicazione dell ' intervallo
339

[0,1/2] in sè;
(b)f(x) è crescente in [0,1/2];
(c) f(x) > x se XE(0,1-1/\);
f(x) < x se XE(l-1/À, 1/2);
(d) qualunque sia a 1 e(O,l), la successione an
è convergente ed il limite vale 1-1/À.
[ (a) Abbiamo già verificato che il massimo di f(x) è f(l/2)= À /4. Pez:
c_!9, se À i 2, risulta Oi f{x) .:s_2 per ogni xE [0,1] e quindi 1 a_
maggior ragione, per ogni xE [0,1/2 ] ; (b) f' (x)= À (l-2x) LO per
x E [ 0,1/2]; (c) l'enunciato si vede chiaramente rappresentando in
uno stesso sistema di assi cartesiani le funzioni y = f(x) e y = x.
Lasciamo al lettore la verifica analitica, che consiste nel risolvere
una disequazione di secondo grado; (d) consideriamo preliminarmente
a 1 E (0,1/2 ] . In base all'analisi fatta nel paragrafo 12B la succeli

sion~ an è monotòna e converge ( crescendo se a 1 < 1-1/ À , decrescendo

se a 1 > 1-1/À) ad 1-1/À. Se invece a 1 > 1/2, dato che f(x)~ l/2p:r

ogni xE [0,1] , risulta a 2 =f(a 1 ) < 1/2. Quindi a 2 E(0,1/2) se

a 1 E (1/2,1}. Si procede poi come in precedenza per la successione

12.40 Sia À > 2. Verificare che:


(a) an ~ ì,./4 ~er ogni n ~ 2;
(b) esiste un indice v per cui av > 1/2.
[ (a) Dato che f(x) .:s_ À /4 per ogni x, risulta anche an+l = f(an)i À/4

per ogni n L l; (b) supponiamo per assurdo che ani 1/2 per ogni n.D.1!_

to che f(x) è crescente in [ 0,1/2 ] , per l'analisi fatta l)el paragr.1!_


fo 12B, an sarebbe una successione monotòna, convergente ad 1-1/ À

Però 1-1/À > 1/2 perchè À > 2. Ciò contrasta con l'ipotesi ani 1/2

per ogni n]
340

12.41 Sia 2.::. À.::. 1 + /5 = 3.2 ... Verificare che f(x)


è un'applicazione dell'intervallo [1/2, À/4]in
sè.

[ Abbiamo provato in precedenza che f(x) .$_ À/4 per ogni x. Dato che
f(x) è decrescente nell'intervallo [1/2,1 ] , rimane da verificare
che f( À /4) L 1/2, cioè che

À À 1
À: - (1 - - ) >- <=> À 3 -4À 2 +a5.::i.
4 4 - 2

Dopo aver osservato che il polinomio di terzo grado in À si annulla


per À=2, possiamo scomporlo nel modo seguente:

E' facile verificare che tale disequazione è soddisfatta se 2.$. À <


.::. 1 + ✓sJ

12.42 Sia 2 < À < 1 + /3 = 2.7 ... Verificare che


(a) f(x) è una contrazione nell'intervallo
[1/2,)./4];
(b) qualunque sia il valore iniziale a 1 e(0,1),
la successione an converge a 1-1/À.
[ (a) In base all'esercizio precedente, f(x) è Wl'applicazione dell'in
tervallo [ 1/2, À/4 ] in sè. La derivata f' (x) = À (l-2x) è decr~
scente, perciò:

f'( À/i.) À (1- À /2) .$.f'(x) .$. f'(l/2) O.

Ne segue che f(x) è una contrazione se

À À
I e•(x) I < I À(l--)l=À
2 2
1) <1 ,

cioè se À2 - 2À - 2 < O, e ciò è verificato nel nostro caso; (b)


in base alla parte (b) dell'esercizio 12.40 esist~ un indice \J per
cui av > 1/2. Il risultato discende dal teorema delle contrazioni,
applicato alla successione an, con n L V ]

12.43 Sia 1 < À < 3. Verificare che esiste un intor-


341

no I del punto x 0 = 1-1/À con le proprietà:


(a) f(x) è un'applicazione di I in sè;
(b) f(x) è una contrazione su I;
(c) se a 1 el, allora an converge ad 1-1/À.
[Posto x0 = 1-1/À, risulta f'(x 0 ) = 2- À. Perciò, se 1 < À<3, risu1_

ta I f'(x 0 ) I < 1. Per il teorema della pennanenza del segno esiste

un intervallo I= [x 0 - cS, x + cS], 0 con cS > O, per cui if'(x)I< 1

per x E I. Dato che f(x 0 ) = x0 , per il teorema di Lagrange applicato

all'intervallo di estremi x0 , x El, otteniamo

Perciò x0 - cS .::_f(x) .$_ x 0 + cS, cioè f(x) E I. Ciò prova (a) e (b) .Ig

fine (c) è conseguenza del teorema delle contrazioni ]

Dall'analisi fatta fino ad ora si deduce che la


successione an è convergente se À < 3.
Più complicato è lo studio per À ~ 3. Ci limitia
mo pertanto ad elencare alcuni valori numerici trov~
ti per an in corrispondenza a due diversi valori del
parametro À.
Cominciamo col considerare À=7/2. Nella tabella
che segue riportiamo alcuni valori dian in corri-
spondenza a due diverse scelte del primo termine a1 •
342

À = 3.5
n an (a 1 = 0.5) an(a 1 = 0.3)

1 0.5 0.3
2 0.875 0.735
3 0.3828125 0.6817125
4 0.8269348 0.7594319
5 0.5008976 0.6394326
6 0.8749971 0.8069548
7 0.3828199 0.5452254
8 0.8269408 0.8678412
9 0.5008837 0.4014247
10 0.8749972 0.8409902
. .. ... ...
30 0.8749972 0.8269407
31 0.3828196 0.5008840
32 0.8269407 0.8749972
33 0.5008842 0.3828196
34 0.8749972 0.8269407
. .. ... . ..

Dalla tabella si può intuire che in nessuno dei


due casi la successione an è convergente. Però siamo
in presenza di un comportamento periodico : in entrambi
i casi si ripetono in sequenza i quattro valori (a~
prossimati) 0.87 ... , 0.38 ... , 0.82 ... , o.so ... ; in
questo caso si dice che la successione ha un ciclo di
periodo 4. Abbiamo schematizzato questo ciclo in fig:i:!_
ra 12.4.
Consideriamo ora il caso À = 3.98, partendo da
due valori iniziali vicini fra loro (a 1 = 0.3 oppure
a 1 = 0.301).
343

0.87
0.82

0.38 0.50 0.82 0.87 1 X

figura 12.4

À = 3.98
n an(a 1 =0.3) an(a 1 = 0.301)

1 0.3 0.301
2 0.8358 0.8373880
3 0.5462086 0.5419539
4 0.9865017 0.9879946
5 0.5299791 0.4720754
6 0.1997527 0.1790163
7 0.6362093 0.5849386
8 0.9211591 0.9662859
9 0.2890473 0.1296580
10 0.8178859 0.4491303
11 0.5928150 0.9847008
12 0.9607137 0.0599589
... ... ...
344

Come si vede la differenza iniziale su a 1 siam-


plifica ad ogni passo e dopo poche iterazioni genera
numeri molto distanti fra loro. In questo caso si
può forse intuire che la successione non è converge~
te; però è opportuno diffidare dei risultati numeri-
ci indicati in quest'ultima tabella perchè,se le pi~
cole differenze iniziali si amplificano, allo stesso
modo ad ogni iterazione si amplificano gli errori di
troncamento che ogni computer necessariamente fa.Qu~
sta viene normalmente chiamata situazione caotica.
I risultati indicati sopra sono stati ottenuti
con un computer che operava con 16 cifre decimali.Il
lettore non si meravigli se, facendo girare un pro -
prio programma su un diverso computer, ottiene per
À = 3.98 risultati anche molto diversi da quelli in-
dicati. Viceversa, per À ~ 3.5, dovrebbe ottenere SQ
stanzialmente i risultati indicati nella tabella pr~
cedente perchè, come è possibile dimostrare, in quel
caso l'algoritmo di ricorrenza è stabile.
La parte seconda del 1° volume

di esercizi contiene i seguenti capitoli:

- APPLICAZIONI DEL CALCOLODIFFERENZIALE


- GRAFICI DI FUNZIONI
- EQUAZIONIALGEBRICHEE TRASCENDENTI·
- INTEGRALI INDEFINITI
- INTEGRALI DEFINITI
- SERIE NUMERICHE

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