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Docente:Fabio Camilli
http://www.dmmm.uniroma1.it/~fabio.camilli/
Indice
Capitolo 0. Concetti Fondamentali
Insiemi
Funzioni
Fattoriale e Coefficienti Binomiali
Formula del Binomio di Newton
Principio di Induzione
5
5
8
9
10
10
13
13
15
18
21
23
23
26
29
32
32
33
35
39
45
45
46
49
51
53
53
56
59
62
63
66
68
69
74
83
84
91
91
95
INDICE
Metodi di Integrazione
Integrazione di Funzioni Razionali
Calcolo di Aree Piane
Calcolo di Volumi di Corpi di Rotazione
Integrali Impropri
98
106
109
110
111
119
119
120
121
122
125
126
126
130
132
133
136
136
138
141
145
Note
150
Appendice A. Appendice
Tre Principali Modi di Dimostrazioni
Elenco di alcuni Limiti Notevoli
Definizione alternativa dei Limiti per Funzioni
151
151
152
153
154
CAPITOLO 0
Concetti Fondamentali
In questo capitolo introduttivo raccoglieremo alcuni concetti di matematica che servono
successivamente ed inoltre stabiliremo le principale notazioni.
Insiemi
Intuitivamente un insieme `e una raccolta di oggetti (chiamati elementi ) distinguibili tra
di loro che formano una totalit`
a. Per indicare uninsieme si usano generalmente lettere
maiuscole A, B, C,. . . , X, Y , Z, per gli elementi invece lettere minuscole a, b, c,. . . , x,
y, z.
Prima di fare esempi introduciamo alcune
Notazioni.
9 = esiste
0. CONCETTI FONDAMENTALI
=0 =1 =2 =3 =4 =5 =6
Propriet`
a dei Numeri Reali R.
(1) In R valgono per le operazioni somma + e prodotto tutte le regole dellalgebra,
per esempio 8 x, y, z 2 R vale
x + y = y + x,
x (y z) = (x y) z,
x (y + z) = x y + x z.
Pi`
u precisamente si dice che (R, +, ) `e un campo ! corso di Algebra e Geometria.
(2) In R esiste unordinamento totale <, cio`e per x, y 2 R vale una ed una sola delle
relazioni
x = y, x < y oppure y < x.
(3) R `e completo, cio`e la retta reale non ha buchi.
Prima di spiegare meglio la Propriet`a (3) di R facciamo alcune
Osservazioni.
anzich`e y < x scriviamo anche x > y, x y significa x < y oppure
x = y.
Usando lordinamento in R definiamo per a, b 2 R i seguenti insiemi detti intervalli :
[a, b] : = {x 2 R : a x b} = intervallo chiuso,
( 1, b] : = {x 2 R : x b} = intervallo chiuso,
( 1, +1) : = R.
INSIEMI
Esempi.
Se A = (0, 1], allora sup A = max A = 1.
Se A = (0, 1), allora sup A = 1 2
/ A e quindi max A non esiste.
Osservazione.
Non tutti gli insiemi hanno maggioranti, per esempio A = N non
ha maggiorante poiche non esiste s 2 R tale che n s per ogni n 2 N. In tal caso
si scrive sup A = +1.
Nellipotesi che ; =
6 A R abbia un maggiorante (e in tal caso ne ha infiniti), allora
si dice che A `e superiormente limitato. Per esempio A = (0, 1) `e superiormente
limitato poiche s = 2 `e un maggiorante di A.
Dopo questo intermezzo torniamo alla Propriet`a 3, cio`e alla completezza di R.
LAssioma della Completezza. R `e completo, cio`e ogni insieme ; =
6 A R superiormente limitato ammette estremo superiore.
In altre termini, se A ha maggioranti, allora esiste sempre il maggiorante pi`
u piccolo.
Esempi.
A := {x 2 R : x2 < 2} `e superiormente limitato. Per esempio, s = 1, 5 `e
un maggiorante poiche se x e tale che
x > 1, 5 ) x2 > (1, 5)2 = 2, 25
0. CONCETTI FONDAMENTALI
Osservazione.
Non tutti gli insiemi hanno minoranti, per esempio A = Z non ha
minoranti poiche non esiste r 2 R tale che r n per ogni n 2 Z. In tal caso si
scrive inf A = 1.
Nellipotesi che ; =
6 A R abbia un minorante (e in tal caso ne ha infiniti), allora
si dice che A `e inferiormente limitato. Per esempio A = (0, +1) `e inferiormente
limitato poiche s = 1 `e un minorante di A.
Se A `e superiormente e anche inferiormente limitato, allora si chiama limitato. Per
esempio A = (0, 1] [ [3, 5) `e limitato mentre N non lo `e.
Funzioni
Definizione 0.1. Se A, B 6= ; sono insiemi, allora una funzione da A a B `e una legge
(spesso in forma di una formula) che ad ogni a 2 A associa un unico b 2 B. In breve si
scrive
f : A ! B, f (a) = b.
Inoltre si chiama
A il dominio di f ,
B il codominio di f ,
f (A) := {f (a) : a 2 A} limmagine di f ,
G(f ) := a, f (a) : a 2 A A B il grafico di f .
Esempio. Il modulo: Per x 2 R definiamo il suo modulo (oppure valore assoluto) come
(
x se x 0,
|x| :=
x se x < 0.
|x|
3
2
1
3
00
x
1
|y| |x
y|.
4
2
4!
2!(4 2)!
24
22
= 6.
n
0
n
k
n
k
=
=
=
n
n = 1 per ogni
n 1
n 1
k 1 +
k .
n
.
n k
n 2 N.
Le prime due regole si possono utilizzare per calcolare coefficienti binomiali con il triangolo di Tartaglia. La terza regola stabilisce la simmetria di questo triangolo.
10
0. CONCETTI FONDAMENTALI
n
k
k=0 =1 =2 =3 =4
1
1
1
1
2 + 1
per esempio
n=0
=1
=2
=3
=4
1
1
3
4
3
6
1
4
2
1
2
2
3
2
Per esempio
n
X
ak := am + am+1 + . . . + an .
k=m
Pn
k=1 k
= 1 + 2 + 3 + . . . + n.
ak =
ai = . . .
al .
k=m
n
X
ak =
k=m
n
X
k=m
n
X
k=m
l=m
ak
k=m+1
n
X
ak =
k=m
n
X
i=m
n+1
X
ak =
ak +
k=m
l
X
k=m
n
X
k=m
1.
r ak per ogni r 2 R.
ak +
bk =
n
X
k=l+1
n
X
(ak + bk ).
k=m
Per esempio per n = 4 troviamo i coefficienti binomiali necessari nella 4. riga del triangolo
di Tartaglia e quindi risulta:
(a + b)4 = 1 a0 b4 + 4 a1 b3 + 6 a2 b2 + 4 a3 b1 + 1 a4 b0
= b4 + 4 ab3 + 6 a2 b2 + 4 a3 b + a4 .
Principio di Induzione
Passiamo a un principio che `e collegato ai numeri naturali. Dato un numero fisso n0 2 N
supponiamo che per ogni n 2 N con n n0 sia data unaermazione A(n).
Problema. Verificare che A(n) sia vera per ogni n
infinito di aermazioni.
Esempio. Per n
n (n + 1)
.
2
PRINCIPIO DI INDUZIONE
11
ipotesi dellinduzione
n0 .
1(1+1)
2
n(n+1)
2
per ogni n
1.
che `e vero.
Sotto lipotesi che A(n) sia vera per un certo n n0 (non per tutti, quello infatti `e da
verificare!) dobbiamo verificare che anche A(n + 1) vale. Allora per ipotesi vale
1 + 2 + 3 + ... + n =
n (n + 1)
2
quindi risulta
n (n + 1)
+ (n + 1)
2
(n + 1) (n + 2)
=
2
che `e esattamente A(n + 1), cio`e la formula che si ottiene sostituendo in A(n) il numero
n con (n + 1).
(1 + 2 + 3 + . . . + n) + (n + 1) =
1+nx
1, allora
per ogni n 2 N.
(1 + x)n
1+nx
per ogni n 2 N.
(1 + x) (1 + n x)
= 1 + (n + 1) x + n
x}2
| {z
0
1 + (n + 1) x
12
0. CONCETTI FONDAMENTALI
0
X
q 0+1
che `e vera.
1 q
k=0
Passo induttivo: Supponiamo che per un certo n 2 N vale
n
X
1 q n+1
(#)
qk =
.
1 q
Base: Per n = 0 laermazione diventa
qk = q0 =
k=0
Sotto questo ipotesi dobbiamo verificare la formula che si ottiene sostituendo n con
n + 1. Perci`
o sommiamo su entrabi i lati di (#) la quantit`a q n+1
n+1
X
qk =
k=0
n
X
q k + q n+1 =
k=0
q n+1
+ q n+1
1 q
q n+1 + q n+1
1 q
n+2
1 q
=
1 q
=
q n+2
CAPITOLO 1
Successioni Numeriche
Lo scopo di questo capitolo `e di studiare il comportamento di unespressione dipendente
da un parametro naturale n per n sempre pi`
u grande, cioe per n tendente a +1.
Iniziamo con la definizione rigorosa di una successione.
Definizione 1.1. Una successione numerica `e una funzione a : N ! R, cio`e una regola
che fa corrispondere ad ogni n 2 N ununico a(n) 2 R.
Generalmente si usa la notazione an := a(n). Inoltre si rappresenta una successione
elencando tutti i valori assunti in ordine crescente oppure attraverso una formula che
definisce gli elementi an .
Esempio. a : N ! R, a(n) :=
come
(an )n2N
1
n+1
1
1 1 1
= 1, 2 , 3 , 4 , . . .
oppure
(an )n2N =
n + 1 n2N
Pu`o accadere che una formula che definisce gli elementi an di una successione non ha
senso per alcuni valori di n, cio`e il dominio di a non `e tutto N = {0, 1, 2, 3, 4, . . .} ma
soltanto un sottoinsieme della forma {n0 , n0 + 1, n0 + 2, n0 + 3, . . .}. Comunque anche
in questo caso si parla di successioni.
Esempio. La formula an := n(n1 3) definisce una successione a : {4, 5, 6, 7, . . .} ! R (il
problema `e che qui il denominatore si annulla per n = 0 e n = 3 e quindi non sono
definiti gli elementi a0 e a3 ). In questo caso si scrive
1
(an )n 4 =
n (n 3) n 4
Altri esempi di successioni sono
(2, 3, 5, 7, 11, 13, . . .) (successione dei numeri primi),
n
1 + n1
,
n 1
n
0
(q )n2N = (q , q 1 , q 2 , q 3 , . . .) per un q 2 R fisso (successione geometrica).
Convergenza, Divergenza e Irregolarit`
a per Successioni
Come gi`
a accennato sopra vogliamo studiare il seguente
Problema. Studiare il comportamento degli elementi an di una successione (an )n2N
per n sempre pi`
u grande.
Consideriamo alcuni
Esempi.
Per la successione (an )n2N = n1 n 1 = 1, 12 , 13 , 14 , 15 , . . . n 1 gli elementi
tendono a l = 0 se n diventa sempre pi`
u grande.
Per la successione (an )n2N = (n)n2N = (0, 1, 2, 3, 4, 5, . . .)n2N gli elementi superano
qualsiasi valore fissato se n diventa sempre pi`
u grande.
Per la successione (an )n2N = (( 1)n )n2N = (+1, 1, +1, 1, +1, 1, . . .)n2N gli
elementi oscillano tra i valori 1 e 1.
Nelle seguenti definizioni formalizziamo questi tre tipi di comportamenti per le successioni.
13
14
1. SUCCESSIONI NUMERICHE
Definizione 1.2 (Successione convergente). (i) Si dice che la successione (an )n2N `e
convergente al limite l 2 R se per ogni " > 0 esiste n0 2 N tale che
|l
lim an = l
an ! l per n ! +1
oppure
n!+1
n0 .
= 0.
cio`e lim
1
n
1
n0 ,
n < " per ogni n
1
e infinitesima.
n n 1 `
= 0, in altre parole
1
n
e lim an = l2
n!+1
an | < "
per ogni n
|l1 l2 |
4
n1
n!+1
an | < "
per ogni n
l2 | = |(l1
aN ) + (aN
1
2
l2 )| |l1
|l1 l2 |
2 .
aN | + |aN
n2
l2 |
= 12 .
n!+1
oppure
an ! +1 per n ! +1;
diverge a 1, se per ogni M < 0 esiste n0 2 N tale che an < M per ogni n
e in questo caso si scrive
lim an =
n!+1
oppure
n0
an !
n0
1 per n ! +1.
1.
Per esempio lim n = +1. Se (an )n2N ammette limite finito (cio`e se converge) oppure
n!+1
infinito (cio`e se diverge), allora si dice regolare. Rimane quindi la classe delle successioni
che non ammettono limite.
1Per i tre principali modi di dimostrazioni cfr. pagina 151.
15
1)
1 + n (q
1 + n (q
1)
1 + n0 (q
M 1
q 1 .
1) > 1 +
M
q
1)
1 > 0. Per la
per ogni n 2 N.
1) = M
per ogni n
n0 .
cio`e l
m := min{l
1, a0 , a1 , . . . , an0
n0 . Quindi per
1}
M := max{l + 1, a0 , a1 , . . . , an0
an | < 1 ,
1}
Il contrario della proposizione precedente non vale, cio`e una successione limitata non
deve essere convergente, basta considerare la successione (( 1)n )n2N che `e limitata ma
non converge.
Cerchiamo ora modi per semplificare lo studio della convergenza di una successione senza
dover verificare direttamente la definizione.
Regole per il Calcolo dei Limiti
Problema. Data una successione complicata (an )n2N , studiare la sua convergenza.
Una soluzione parziale per questo problema fornisce il seguente risultato
Proposizione 1.7 (Regole per il calcolo dei limiti ). Siano (an )n2N , (bn )n2N due successioni convergenti con an ! l1 e bn ! l2 per n ! +1. Allora per n ! +1
(i) an bn ! l1 l2 ;
(ii) an bn ! l1 l2 ;
16
1. SUCCESSIONI NUMERICHE
=0
}|
{
an bn | = (l1 l2 an l2 ) + (an l2 an bn )
| l1 l2
= |l1
a n l2 | + | a n l2
a n bn |
bn |
"/2
"/2
|l2 | + M
M + |l2 |
M + |l2 |
|l2 |
M
= "/2
+ "/2
M + |l |
M + |l |
| {z 2}
| {z 2}
8n
n0 ,
7n2 2n + 3
.
n!+1 3n2 + n
1
Lespressione rappresenta il rapporto da due successioni ma scritto cos` non si
pu`o ancora utilizzare la regola per abnn poiche sia il numeratore sia il denumeratore
divergono. Comunque basta mettere in evidenza nel numeratore e nel denumeratore
la quantit`
a che cresce pi`
u rapidamente, in questo caso n2 . Utilizzando le regole per
somma, dierenza, prodotto e rapporto otteniamo
lim
!7 20+302 =7
}|
2
(7
+
7n2 2n + 3
n
=
1
3n2 + n 1
n2 ( 3 +
n
|
{z
n2
{
3
)
n2 !
1
)
n2 }
7
3
! 3+0 02 = 3
lim
n!+1
n+3
n.
Non si pu`
o applicare direttamente la regola per le dierenze poiche i due termini
divergono entrambi. Per procedere si sfrutta la formula (a b) (a + b) = a2 b2 :
p
p
p
p
p
p
n+3+ n
n+3
n=
n+3
n p
p
n+3+ n
n+3 n
3
3
=p
=0
p =p
p !
+1
n+3+ n
n+3+ n
Qui lultimo passaggio viene giustificato dalla seguente
17
Osservazione. Le regole per il calcolo dei limiti si possono estendere alle successioni
divergenti se al limite si ottiene una delle seguenti forme determinate: Per ogni a 2 R
definiamo
(
1 se a > 0
a
1 + a := 1
1 a :=
:= 0
1
1 se a < 0
(1) + (1) := 1
(
+1 se q > 1
q +1 :=
0
se 0 < q < 1
Per esempio, se an !
an
3
bn ! +1 = 0.
(1) (1) := +1
(
0
se q > 1
q 1 :=
+1 se 0 < q < 1
3 e bn ! +1 allora an bn !
(1) (1) :=
q 0 := 1 se q > 0
3 (+1) =
1 oppure
a
Osservazione. La forma determinata 1
= 0 si pu`o generalizzare: Sia (an )n2N limitata, cio`e esistono m, M 2 R tale che m an M per ogni n 2 N. Allora abnn ! 0
per ogni successione divergente (bn )n2N e an cn ! 0 per ogni successione infinitesima
(cn )n2N . Quindi possiamo definire altre 2 forme determinate
limitata
=0
1
limitata 0 = 0.
in quanto
!0
cos(n2 )
1 n
3
! 0.
n ! +1 e
1 n
3
! 0 per n ! +1.
(1)
0 (1)
a
per ogni a 2 R
0
00
0
0
11
Quindi se per la composizione di due successioni (an )n2N e (bn )n2N al limite otteniamo una forma indeterminata, allora non si pu`o dire nulla sul comportamento della
composizione avendo soltanto informazioni sulla convergenza o divergenza di (an )n2N e
(bn )n2N .
Esempio. Verifichiamo che (+1) (+1) `e indeterminata, cio`e sapendo soltanto che
an ! +1 e bn ! +1 non si pu`
o dire nulla sul comportamento di an bn per n ! +1.
Basta considerare bn := n e
an := n ) an bn = 0 ! 0, cio`e la dierenza converge;
an := n2 ) an bn = n2 n = n2 (1 n1 ) ! +1 1 = +1, cio`e la dierenza
diverge;
an := n + ( 1)n ) an bn = ( 1)n , cio`e la dierenza `e irregolare.
Le regole per il calcolo dei limiti manifestano che il concetto di limite `e compatibile con
le operazioni algebriche.
18
1. SUCCESSIONI NUMERICHE
n!+1
(Risultato l =
5
5 ).
q
5
2
n
n
1
cn :=
.
3 + cos(n2 )
Esempi.
Allora,
)
1 cos(n2 ) 1 ) 2 = 3
1 3 + cos(n2 ) 3 + 1 = 4
n
n n
1
1
1
4
3 + cos(n2 )
2
| {z }
| {z }
=:an !0
per n ! +1
=:bn !0
e di conseguenza lim cn = 0.
n!+1
Verifichiamo che
lim
p
n
(1 + dn )n
| {z }
1 + n dn
a=1
=a
p
n
n }
| {z
!0
dn
0
|{z}
!0
per n ! +1.
Osservazione. Il concetto di limite per una successione (an )n2N `e collegato al comportamento degli elementi an per n sempre pi`
u grande. Quindi i primi elementi non influiscono sulla esistenza oppure sul valore del limite. Nel seguito diremo che una propriet`a
per una successione vale definitivamente, se esiste un n0 tale che tale propriet`a vale per
n > n0 . Per esempio la successione (an )n2N = (n 1000)n2N `e positiva definitivamente
poiche an > 0 per ogni n > 1000 =: n0 .
Osservazioni.
Dal teorema del confronto segue che per una successione (an )n2N
convergente al limite l e con an 2 [, ] definitivamente vale l 2 [, ]. In particolare
segue il Teorema della permanenza del segno: Se (an )n2N `e positiva definitivamente
e lim an = l allora l 0.
n!+1
LIMITI E ORDINAMENTO
19
Non vale losservazione precedente per intervalli aperti oppure disuguaglianze strette. Per esempio, se an > 0 per ogni n 2 N e lim an = l allora NON segue l > 0!!
n!+1
6>0
per n ! +1.
Il problema posto nellultima osservazione si pu`o risolvere parzialmente introducendoinfinitesimi con segno.
Definizione 1.8. Sia (an )n2N una successione infinitesima, cio`e an ! 0 per n ! +1.
Se
an 0 definitivamente, allora scriviamo an ! 0+ (oppure lim an = 0+ ),
n!+1
0
0
Inoltre abbiamo
a
a
: = 0 se a > 0,
: = 0 se a < 0.
1
1
Con queste definizioni le regole per il calcolo dei limiti restano validi. Per esempio
an ! 2, bn ! 0 ) abnn ! 02 = 1,
1
an ! 1, bn ! +1 ) abnn ! +1
=0 .
Problema. Per studiare la convergenza di una successione abbiamo finora avuto bisogno di avere almeno un candidato per il suo limite.
Per esempio, come vedremo tra poco la successione (an )n2N = (1 + n1 )n n2N converge
ma ci`o non si pu`
o dimostrare usando la definizione oppure le regole per il calcolo dei
limiti.
Per risolvere questo problema cerchiamo quindi criteri che implicano la convergenza
senza fare riferimento al limite. Prima ci serve una
Definizione 1.9. Una successione (an )n2N si dice
crescente, se an+1 an per ogni n 2 N,
decrescente, se an+1 an per ogni n 2 N,
monotona, se `e crescente oppure decrescente.
Il seguente risultato `e molto importante.
Teorema 1.10 (Convergenza delle successione monotone). Se (an )n2N `e monotona, allora ammette limite. Questo limite `e finito, cio`e (an )n2N converge, se (an )n2N `e limitata.
Inoltre vale
(
sup{an : n 2 N} se (an )n2N `e crescente,
lim an =
n!+1
inf{an : n 2 N}
se (an )n2N `e decrescente.
20
1. SUCCESSIONI NUMERICHE
Dimostrazione. Verifichiamo soltanto che una successione crescente e limitata converge. Per la completezza di R esiste l := sup{an : n 2 N} 2 R. Sia " > 0. Allora usando la
caratterizzazione dellestremo superiore segue che
an l () 0 l an 8 n 2 N
9 an0 tale che l " < an0 () l
e
an0 < ".
0l
an l
per ogni n
n0
n0 , cio`e lim an = l.
n!+1
x0 : = 1
1
a
xn+1 : = (k 1)xn + k 1
k
xn
In questo caso non `e data una formula per calcolare direttamente xn per un valore n 2 N,
ma una regola per calcolare il termine successivo xn+1 della successione conoscendo
quello precedente xn . Questo modo di definire una successione si dice per ricorrenza ed
`e legata al principio di induzione. Nel seguente grafico `e riportato come viene costruito
xn+1 da xn :
xk-- a
xn+1
xn
--a
n!+1
converge. Per calcolare r notiamo che anche lim xn+1 = r e poi usiamo le regole per
n!+1
quindi
r=
1
(k
k
1)r +
rk
1)r +
rk = a
rk
p
k
21
= radice k-esima di a.
1 n
an := 1 +
,
n
se linteresse viene pagato ogni n-esimo dellanno. Quindi ci si pu`o chiedere che cosa
succede se gli interessi vengono pagati dopo periodi sempre pi`
u brevi: per esempio dopo
ogni mese: n = 12 ) a12 = 2, 61303529 . . .,
ogni giorno: n = 365 ) a365 = 2, 71456748 . . .,
orni ora: n = 8760 ) a8760 = 2, 71812669 . . .,
ogni secondo: n = 31536000 ) a31536000 = 2, 71828178 . . .
etc. Visto che per n crescente si accumulano sempre pi`
u interessi composti, la successione
(an )n2N = (1 + n1 )n n2N `e crescente. Quindi (an )n2N `e
crescente, e
limitata in quanto an 2 [2, 3] per ogni n 2 N (usare la formula del binomio di
Newton).
Quindi per il teorema precedente sulla convergenza delle successioni monotone (an )n2N
converge e si pone
1 n
e := lim 1 +
= Numero di Nepero.
n!+1
n
Per il teorema del confronto vale e 2 [2, 3]. Si pu`o verificare che e 2
/Qe
e = 2, 718281828459045 . . .
n!+1
(an )n2N diverge () (bn )n2N diverge e in tal caso lim an = lim bn ;
n!+1
n!+1
an
bn
a0n
b0n
per n ! +1.
Quindi in prodotti e rapporti si possono sostituire successioni con altre successioni asintotiche senza cambiare il comportamento asintotico, in particolare senza cambiare il
limite se esiste.
22
1. SUCCESSIONI NUMERICHE
Esempi.
2n3
2n3
5n2
5n2 3n + 11
5
3
11
=1
+ 3 !1 0 0+0=1
per n ! +1.
3
2
2n
2n 2n
2n
n + 5 n poiche n+5
= 1 + n5 ! 1 per n ! +1. Quindi per il principio di
n
sostituzione segue (n + 5)3 n3 e
2n3
5n2 3n + 11
2n3
2n3
=
2
!
2
=
lim
n!+1
(n + 5)3
n3
5n2 3n + 11
.
(n + 5)3
Controesempi.
(per la somma) an := n + 1 n =: a0n e bn := n n =: b0n
ma an + bn = (n + 1) n = 1 e a0n + b0n = n n = 0 non sono asintotiche in quanto
ammettono limiti diversi.
(per la potenza) an := 1 + n1 1 =: a0n e bn := n n =: b0n ma (an )bn = (1 + n1 )n
0
e (a0n )bn = 1n = 1 non sono asintotiche sempre poiche ammettono limiti diversi.
Concludiamo questo capitolo con un criterio che `e utile per studiare limiti che coinvolgono radici n-esime.
Proposizione 1.13. Se (an )n2N `e una successione tale che an > 0 definitivamente e
lim an+1 =: q esiste, allora segue che anche
n!+1 an
p
lim n an = q.
n!+1
an+1
an
n+1
n
= 1 + n1 ! 1 e quindi
p
lim n n = 1.
n!+1
p
n
lim nn! .
n!+1
(Suggerimento: n =
p
n
nn )
CAPITOLO 2
Serie numeriche
Consideriamo il seguente
Problema. Sommare tutti gli elementi di una successione (an )n2N , cio`e dare senso alla
somma infinita
+1
X
a0 + a1 + a2 + a3 + . . . =
ak .
k=0
Lidea per risolvere questo problema `e di considerare prima le somme parziali (oppure
ridotte) n-esime
sn := a0 + a1 + a2 + . . . + an =
n
X
ak ,
k=0
n2N
+1
P
ak
k=0
+1
P
+1
P
k=0
+1
P
ak = s;
k=0
ak = 1;
k=0
(sn )n2N .
Esempi.
8
1
>
<1 q
q k = 1 + q + q 2 + q 3 + q 4 + . . . = +1
>
:
k=0
`e irregolare
se |q| < 1,
se q 1,
se q 1.
+1
X
q n+1
1
=
1 q
1 q
q
1
qn.
La tesi ora segue dal comportamento della successione geometrica, cfr. pagina 15
23
24
2. SERIE NUMERICHE
Serie armonica.
+1
X
1
1 1 1 1
= 1 + + + + + . . . = +1.
k
2 3 4 5
k=1
+1
X
1
1
1 1
1 1 1 1
1
1
1
=1+ +
+
+
+ + +
+
+
+ ... +
+...
k
2
3 4
5 6 7 8
9 10
16
k=1
| {z } |
{z
} |
{z
}
2 14 = 12
1+
4 18 = 12
1
8 16
= 12
1 1 1 1
+ + + + . . . = +1.
2 2 2 2
s
= baricentro
1--x x
spigolo 3 gradino
1--x x
x) = 1 x
x = 12 .
`
CONVERGENZA E PRIME PROPRIETA
25
1--x x
spigolo (n+1) gradino
x) = (n
1) x
x = n1 .
1 gradino
2 gradino
1
3 gradino 1/2
4 gradino 1/3
5 gradino 1/4
6 gradino 1/5
(n-1) grad.
n gradino 1/(n-1)
(n+1) grad. 1/n
sn
+1
X
1
1
1
1
1
+
+
+
... =
= 1.
12 23 34 45
k (k + 1)
k=1
z
}|
{
X
n
n
n
X
X
(k + 1) k
1
1
1
sn =
=
=
k (k + 1)
k
k+1
k
k=1
k=1
k=1
|
{z
}
=somma telescopica
n+1
X
k=2
1
=1
k
1
n+1
26
2. SERIE NUMERICHE
Solo in casi rari `e possibile trovare una formula esplicita semplice per le somme parziali
di una serie. Di conseguenza si pone il seguente
+1
P
Problema. Come si pu`
o studiare la convergenza di una serie
ak senza conoscere
k=0
una formula semplice per le somme parziali sn ?
Evidenziamo che cos` non chiediamo pi`
u di calcolare la somma della serie ma soltanto
di verificare che la somma esiste e sia finita. Iniziamo con la seguente
Proposizione 2.2 (Condizione necessaria). Se
+1
P
k=0
Dimostrazione. Sia s :=
+1
P
ak , cio`e s =
k=0
sn
n!+1
sn
sn
1)
=s
n!+1
lim sn
n!+1
= s e
s = 0. Cos` risulta
= (a0 + a1 + a2 + . . . + an
= an ! 0 per n ! +1.
+ an )
(a0 + a1 + a2 + . . . + an
1)
Evidentemente questa condizione `e soltanto necessaria ma non sufficiente per la convergenza come si vede dalla serie armonica. Come vedremo nel seguente paragrafo lordine
in R ci aiuta a risolvere il problema posto sopra.
Serie a Termini Positivi
Se ak
0 per ogni k 2 N, allora sn+1 = sn + an+1
sn e quindi (sn )n2N `e crescente.
Quindi possiamo usare il teorema sulla convergenza delle successioni monotone (cfr.
+1
P
pagina 19) per studiare il comportamento della serie
ak . In questa maniera otteniamo
k=0
Teorema 2.3. Se ak
la serie
Quindi per una serie a termini positivi basta verificare la limitatezza della successione
delle somme parziali per ottenere convergenza. Inoltre risulta che una serie a termini
positivi non pu`
o essere irregolare.
Esempio. Consideriamo la serie a termini positivi
+1
X
1
k!
= serie esponenziale
k=0
2k
2 vale
1
k!
1
2k
=2
1 k
2
n
X
k=0
1
k!
n
X
k=0
1 k
2
+1
X
1 k
2
k=0
2
1
2
+1
P
k=0
1
k!
=4
per ogni n 2 N.
27
bk
converge
|k=0
{z }
Maggiorante
oppure
+1
X
ak
+1
X
ak
converge
|k=0
{z }
Minorante
k=0
| {z }
Minorante
bk
diverge
k=0
| {z }
Maggiorante
+1
X
k=1
+1
X
diverge
+1
X
1
k
p1 .
k
Visto che
p1
k
la divergenza di
k=1
1
k
+1
X
k=1
per ogni k
1 segue dalla
p1 .
k
0 e bk > 0
bk
=: l 2 R.
k!+1 ak
lim
Allora
+1
X
bk converge
k=0
oppure
+1
X
ak diverge
k=0
+1
X
ak converge
+1
X
bk diverge
k=0
k=0
ak converge
k=0
oppure
+1
X
k=0
ak diverge
()
+1
X
bk converge
()
+1
X
bk diverge
k=0
k=0
28
2. SERIE NUMERICHE
+1
X
1
.
k2
k=1
la serie di Mengoli
+1
X
1
k(k+1) .
Allora
1
k2
1
k(k+1)
k=1
k (k + 1)
1
= 1 + ! 1 = l 6= 0.
2
k
k
+1
X
1
.
k2
k=1
Problema. Data una serie, trovare una serie minorante divergente oppure una serie
maggiorante convergente per applicare il Criterio del Confronto.
Una possibilit`
a per arontare questo problema `e di usare come seconda serie la serie
+1
P k
geometrica
q per q > 0. Sfruttando questa idea si possono dimostrare i seguenti due
criteri.
k=0
0 definitivamente. Se esiste q :=
k=0
converge se q < 1,
diverge se q > 1,
non si pu`
o concludere nulla sul comportamento della serie se q = 1.
Esempio. Sia ak :=
e quindi la serie
+1
P
ak
kk
ak converge.
k=0
k=0
converge se q < 1,
diverge se q > 1,
non si pu`
o concludere nulla sul comportamento della serie se q = 1.
ak+1
(k+1)!
ak
k!
ak
k!
ak+1 k!
a
=
!0=q<1
k
k+1
(k + 1)! a
| {z }
=k!(k+1)
e quindi la serie
+1
P
k=0
ak
k!
converge.
1
k
29
k=0
1
k
1
k2
1
k
cio`e
1
k
cio`e
+1
X
k=1
+1
X
1
k
`e un minorante divergente,
1
k2
`e un maggiorante convergente
k=1
()
converge
k=1
>1
1
k
in avanti si
1
+ 12
+ 13
+ 41
+ 15
+ 16
! +1
0
( 1)k
1
=
k
1+
1
2
1 1
+
3 4
1
...
5
30
2. SERIE NUMERICHE
+ 21
+ 41
-1+ 21
:::
-1
- 31
-1
|s
per ogni n 2 N.
sn | an+1
Osservazione. Si pu`
o verificare che
+1
X
k=1
Esempio. Sia ak :=
1
k
( 1)k
1
=
k
ln(2)
+1
X
( 1)k
k=1
1
k
ak converge
|k=0 {z
}
convergenza (semplice)
|ak | =
Proposizione 2.10. Se
+1
P
k=0
+1
P
+1
X
6)
|ak | converge
|k=0
{z
}
convergenza assoluta
ak converge mentre
k=1
+1
X
k=1
+1
X
1
( 1)
=
k
k
k1
diverge.
k=1
+1
P
k=0
+1
P
ak , cio`e la conver-
k=0
quindi pu`
o essere studiata con i criteri per tale serie. Per esempio, applicando il criterio
+1
P
del rapporto e della radice a
|ak | otteniamo la seguente
k=0
Proposizione 2.11. Se
q := lim
k!+1
allora
+1
P
k=0
ak+1
<1
ak
oppure
q := lim
k!+1
p
k
|ak | < 1
+1
P
|a|k+1
(k+1)!
|a|k
k!
ak
k!
31
ak converge.
k=0
Osservazione. Pi`
u tardi (vedi pagina 84) dimostreremo che
+1 k
X
a
k=0
k!
= ea
per ogni a 2 R.
( 1)k k1 k 1 , che converge esattamente alla somma s. In altre parole, sommando gli
elementi ( 1)k k1 , k = 1, 2, 3, 4, . . . nellordine giusto si pu`o avere qualsiasi somma. In
questo senso una somma infinita non `e pi`
u commutativa, cio`e indipendente dallordine
degli addendi.
Questo fenomeno, per`
o, si verifica solo per le serie che convergono ma non convergono assolutamente come per esempio la serie di Leibniz. Per una serie che converge
assolutamente invece ogni riordinamento converge alla stessa somma.
CAPITOLO 3
A(r)
25
20
15
10
5
0
0.5
1.5
2.5
la
la
la
la
Un altro modo per costruire una nuova funzione da due funzioni date `e la
(g f )(x) := g f (x) , x 2 X
` DI FUNZIONI REALI
PROPRIETA
33
Propriet`
a di Funzioni Reali
Elenchiamo in seguito alcune propriet`a importanti di funzioni reali.
Funzioni Invertibili.
Definizione 3.2. Una funzione f : X ! Y si dice
iniettiva, se per ogni x1 , x2 2 X, x1 6= x2 si ha f (x1 ) 6= f (x2 ), cio`e se per ogni
y 2 Y esiste al pi`
u un x 2 X con f (x) = y;
suriettiva se per ogni y 2 Y esiste almeno un x 2 X con f (x) = y;
biettiva se f `e iniettiva e suriettiva, cio`e se per ogni y 2 Y esiste un unico x 2 X
con f (x) = y.
Esempio. Consideriamo la funzione fk : Xk ! Yk , fk (x) := x2 per diverse scelte di
Xk , Yk R (k = 1, 2):
(a) X1 = R, Y1 = R. In questo caso
p
p
per 0 < y 2 Y1 esistono due x1 , x2 2 X1 , x1 =
y 6= x2 = + y con
(x1 )2 = (x2 )2 = y e quindi f1 non `e iniettiva;
per y < 0 non esiste x 2 X1 tale che f1 (x) = x2 = y e quindi f1 non `e suriettiva.
Riassumendo f1 non `e ne iniettiva ne suriettiva.
(b) X2 = R, Y2 = [0, +1). In questo caso
p
p
per 0 < y 2 Y2 esistono due x1 , x2 2 X2 , x1 =
y 6= x2 = + y con
(x1 )2 = (x2 )2 e quindi f2 non `e iniettiva;
p
per y 2 Y2 definiamo x := + y 2 X2 che implica f2 (x) = x2 = y e quindi f1 `e
suriettiva.
Riassumendo f2 non `e iniettiva ma `e suriettiva.
p
(c) X3 = [0, +1), Y3 = R. In questo caso per 0 y 2 Y3 x := + y `e lunico x 2 X3
con x2 = y mentre per 0 > y 2 Y3 non esiste x 2 X3 tale che f3 (x) = x2 = y. Quindi
f3 `e iniettiva;
f3 non `e suriettiva.
Riassumendo f3 `e iniettiva ma non `e suriettiva.
p
(d) X4 = [0, +1), Y4 = [0, +1). In questo caso per ogni y 2 Y4 x := + y `e lunico
x 2 X4 con x2 = y. Quindi
f4 `e iniettiva;
f4 `e suriettiva.
Riassumendo f4 `e biettiva.
Osservazioni.
Al livello del grafico G(f ) per una funzione reale f : X ! Y vale:
f `e iniettiva () ogni retta orizzontale attraverso un punto y 2 Y interseca
G(f ) al pi`
u una volta;
f `e suriettiva () ogni retta orizzontale attraverso un punto y 2 Y interseca
G(f ) almeno una volta;
f `e biettiva () ogni retta orizzontale attraverso un punto y 2 Y interseca
G(f ) ununica volta;
cfr. Figura 10
Una funzione f : X ! Y `e biettiva se e solo se esiste una funzione g : Y ! X tale
che
(g f )(x) = g f (x) = x per ogni x 2 X, e
(f g)(y) = f g(y) = y per ogni y 2 Y .
In questo caso g `e unica, si chiama funzione inversa di f e si scrive f 1 := g.
Dal fatto che f (x) = y () x = f 1 (y) segue che i grafici G(f ) di f e G(f 1 ) di
f 1 sono simmetrici rispetto alla bisettrice y = x, cfr. Figura 11.
Esempio. Abbiamo visto nellesempio precedente che la funzione f : [0, +1) ! [0, +1),
f (x) := x2 `e invertibile.
In questo caso la funzione inversa f 1 : [0, +1) ! [0, +1) `e
p
1
1
data da f (x) = x. In particolare, f 1 (x) 6= f (x)
= x12 !!!
34
(a)
(c)
(b)
f1(x)
x1
f3(x)
f2(x)
y>0
f4(x)
y>0
y>0
x2
(d)
x2
x1
x2
y<0
y>0
y<0
Figura 10. Funzione (a) non iniettiva, non suriettiva; (b) non iniettiva
ma suriettiva; (c) iniettiva ma non suriettiva; (d) iniettiva e suriettiva
cio`e biettiva.
f (x) = x2
1 (x)
1
1
Figura 11. Grafico di f (x) = x2 e f
x
1 (x)
x.
x2
Osservazioni.
f `e pari () il grafico di f `e simmetrico rispetto allasse y;
f `e dispari () il grafico di f `e simmetrico rispetto allorigine, cfr. Figura 12
Se f `e dispari e 0 2 X (= dominio di f ) allora f (0) = 0.
Valgono le seguente regole per prodotto e rapporto tra funzioni pari (=p) e dispari
(=d):
f1 f2 opp.
f2 =p
=d
f1
f2
f1 =p
p
d
=d
d
p
Esempi.
f (x) = x2 , x 2 R `e pari, f (x) = x3 , x 2 R `e dispari.
FUNZIONI ELEMENTARI
35
f dispari
f pari
1x
n 1
+ . . . + a1 x + a0
con x 2 R
5x2
6x + 1 `e un polinomio di grado n = 3.
5 =
3 e con
36
Potenze ed Esponenziali.
Problema. Come si pu`
o definire ar per a > 0 e r 2 R, per esempio quanto vale
2 = ?
Per risolvere questo problema, cio`e per dare una definizione rigorosa di ar , useremo
alcuni risultati del Capitolo 1 procedendo in 2 passi:
1 Caso: r = pq 2 Q. Se p 2 Z e 0 6= q 2 N, allora usando le radici (introdotte con il
metodo di Erone a pagina 20) definiamo
p
p
1
p p
ar = a q := (ap ) q = q ap = q a
Per esempio
a
3
4
:=
p
4
1
p
4a
23,141 :=
1000
23141 .
p
Si osservi che per definire q a, per q pari, deve essere a > 0.
2 Caso: r 2 R. Per semplificare la presentazione consideriamo solo il caso a > 1 e
r > 0, gli altri casi si possono trattare similmente.
Se r 2 R ha la rappresentazione r = p, 0 1 2 3 4 . . . n n+1 . . . allora definiamo
p0 1 2 3 4 . . . n
rn := p, 0 1 2 3 4 . . . n 000 . . . =
2 Q.
10n+1
Per esempio per r = vale r2 = 3, 141 = 3141
abbiamo definito una
1000 . Cos`
successione (rn )n2N con le propriet`a
rn 2 Q per ogni n 2 N,
rn 2 [p, p + 1] per ogni n 2 N,
lim rn = r poiche 0 r rn = 0, 0 . . . 0n+1 n+2 . . . 10 n ! 0 per
n!+1
n ! +1,
(rn )n2N `e crescente.
Visto che rn 2 Q possiamo definire
an := arn
come nel primo passo. Siccome la funzione ax con x 2 Q per a > 1 `e crescente, la
successione (an )n2N `e
crescente poiche (rn )n2N `e crescente, e
limitata poiche an 2 [ap , ap+1 ].
Quindi per il teorema sulle successioni monotone limitate (cfr. pagina 19) il limite
ar := lim an = lim arn
converge e definisce la
n!+1
n!+1
r
potenza a di base a ed esponente
r.
FUNZIONI ELEMENTARI
xr
r>1
37
r=1
0<r<1
1
r=0
r<0
1
0<a<1
ex
a>1
4
3
2
a=1
x
1,5
0,5
0,5
1,5
10
cosh(x)
5
tanh(x)
0.5
sinh(x)
0.5
10
38
Q
x
#
1
tan(x)
sin(x)
x
1
cos(x)
sin(x)
1
0
---
3
----
39
3
---2
--2
tan(x)
--2
3
---2
cos(x)
3
----
1
0
--2
--2
3
---2
3
---2
--2
I primi 2 punti si possono brevemente scrivere come (xn )n2N X \ {c}. Quindi c `e un
punto di accumulazione di X se in X \ {c} si pu`o avvicinare al punto c.
Esempi.
c = 3 non `e un punto di accumulazione di N in quanto non esiste una
successione (xn )n2N N \ {3} con lim xn = 3.
n!+1
Ora siamo in grado di generalizzare il concetto di limite dalle successioni alle funzioni
reali arbitrarie.
Definizione 3.6 (Limiti per le Funzioni ). Sia f : X R ! R una funzione reale e sia
c 2 R un punto di accumulazione di X. Allora diremo che
f tende a l 2 R per x tendente a c
se per ogni successione (xn )n2N X \ {c} con lim xn = c segue che lim f (xn ) = l.
n!+1
lim f (x) = l
x!c
Osservazioni.
oppure
f (x) ! l per x ! c .
n!+1
40
Se nel seguito scriviamo lim f (x) supponiamo sempre che c sia un punto di
x!c
p
accumulazione del dominio X di f . Per esempio lim x non `e ammesso poiche
x! 1
lim sin(x) = 0. Dal grafico su pagina 38 si vede che 0 | sin(x)| |x| per
x!0
per n ! +1
!0
e per il teorema dei Carabinieri segue sin(xn ) ! 0 per n ! +1. Allora lim sin(x) =
0 per definizione.
lim cos(x) = 1. Per la formula di prostaferesi (cfr. pagina 38) segue
x!0
x!0
cos(x) = cos(0)
cos(x) = 2 sin2
x
2
Allora per ogni successione (xn )n2N R \ {0} con lim xn = 0 risulta
n!+1
1
Quindi lim 1
lim |x|
x!0 x
x!0
cos(xn ) =
2 sin2 x2n
! 2 02 .
|x|
x
per x 6= 0. Allora
f (x)
f (x) =
1
1
1
se x > 0,
se x < 0.
x
1
Figura 20. Funzione segno.
Quindi per xn := ( n1) ! 0 per n ! +1 segue f (xn ) = ( 1)n che non ammette
limite per n ! +1. Ci`
o dimostra che lim f (x) non esiste.
x!0
41
f (x) ! l 2 R per x tendente a c da destra, se per ogni successione (xn )n2N X \{c}
con xn ! c+ segue f (xn ) = l per n ! +1. In questo caso usiamo la notazione:
f (x) ! l per x ! c+ oppure lim f (x) = l.
x!c+
lim f (x) = l e lim f (x) = l si dicono limite destro e limite sinistro rispettivamente.
x!c+
x!c
Esempi.
lim
x!0+
1
x
lim
x!0+
Osservazioni.
1
0+
|x|
x
|x|
x =
x!0
1
lim x = 01 =
x!0
= +1, lim
= +1,
1.
1.
x!c+
x!c
Il concetto di limite destro e sinistro si possono definire anche senza lutilizzo delle
successioni. Per`
o facendo cos` si devono considerare vari casi secondo le possibilit`a
c, l 2 R, c, l = 1, cfr. pagina 153 nellAppendice.
Limiti ed Asintoti.
Se lim f (x) = 1 con c 2 R, allora si dice che f ha unasintoto verticale x = c.
x!c()
Esempi.
La funzione tan(x) ha asintoti verticali nei punti xk = 2k+1
2 per k 2 Z,
cfr. il grafico a pagina 39.
La funzione tanh(x) ha asintoti orizzontali nei punti y = 1, +1, cfr. il grafico su
pagina 37.
Come nel caso delle successioni esistono anche per i limiti delle funzioni.
Regole per il Calcolo dei Limiti. Se lim f (x) = l1 e lim g(x) = l2 con c 2 R e
x!c
x!c
l1 , l2 2 R, allora
lim f (x) g(x) = l1 l2 ;
x!c
f (x)
l1
=
se l2 6= 0;
x!c g(x)
l2
g(x)
lim f (x)
= (l1 )l2 se l1 > 0;
lim
x!c
Queste regole seguono direttamente dalle regole corrispondenti per le successioni. Inoltre
valgono anche per il limite destro e sinistro e anche per l1 , l2 2 R se al limite si ottiene
una forma determinata.
In sostanza il risultato precedente manifesta il fatto che le operazioni algebriche sono
compatibili con il concetto di limite. Cio`e non ha importanza se si fa prima loperazione
e poi il limite oppure viceversa, se tutte le forme ottenute sono determinate.
Anche i risultati riguardanti limiti e ordinamento per le successioni si generalizzano
facilmente alle funzioni.
Limiti e Ordinamento. Se f, g : X R ! R tale che f (x) g(x) per ogni x 2 X e
f (x) ! l1 , g(x) ! l2 per x ! c, allora
l1 l2 (Teorema del Confronto);
se inoltre per h : X ! R vale f (x) h(x) g(x) per x 2 X e l1 = l2 , allora anche
h(x) ! l1 per x ! c (Teorema dei Carabinieri).
42
Come gi`
a per le successioni anche per calcolare limiti di funzioni il Teorema dei Carabinieri `e spesso molto utile. Lidea per la sua applicazione `e di incastrare lespressione
che si vuole studiare (= h(x)) tra due carabinieri (= f (x) e g(x)) che sono pi
u semplici
da studiare e ammettono lo stesso limite. Consideriamo alcuni esempi.
Tre Limiti Notevoli.
sin(x)
=1
x!0
x
(1) lim
sin(x) x tan(x)
sin(x)
cos(x)
1
Figura 21. Relazione tra x, sin(x) e tan(x).
dividendo per sin(x) > 0 segue
1
x
1
sin(x)
cos(x)
Inoltre
sin(x)
x
sin(x)
x
cos(x)
| {z }
per x ! 0+ .
!1
x!0
1.
(2) lim
sin(x)
x
cos(x)
1
=
2
x
2
x!0
z
}|
{
2
cos(x)
1 cos(x) 1 + cos(x)
1 cos (x)
=
= 2
x2
x2
1 + cos(x)
x 1 + cos(x)
sin(x) 2
1
1
1
=
!1 =
x }
1 + cos(x)
2
2
| {z
| {z }
!1
| {z } | {z!1 }
!12 =1
per x ! 0.
(3) lim
x!0
ex
1
x
=1
1
! 1+1
= 12
43
n!+1
x n
n
(1 + nx )n
1+n
x
n
=1+x
se
x
n
1 cio`e n
n!+1
1+
x n
n
= ex
per ogni x 2 R.
1+x
x otteniamo inoltre
1
ex
1| {z x}
1
se x < 1.
1 x
Riassumendo abbiamo verificato che per ogni x < 1 vale
1
1 + x ex
(sottraendo 1) )
1 x
1
x
x ex 1
1=
(dividendo per x 6= 0) )
1 x
1 x
ex 1
1
se 1 > x > 0: |{z}
1
x
|1 {z x}
ex
!1 per x!0
se x < 0:
1
|{z}
ex
!1 per x!0
!1 per x!0
|1 {z x}
!1 per x!0
Anche il teorema sulla convergenza delle successioni monotone (cfr. pagina 19) si generalizza facilmente alle funzioni.
Teorema 3.8. Se f : X R ! R `e monotona allora
lim f (x) =: l 2 R
x!c
lim f (x) =: l+ 2 R
x!c+
se f `e crescente,
se f `e decrescente.
Passiamo ora ai
Limiti per le Funzioni Composte. Se per f : X R ! Y R e g : Y ! R e
c, l, y0 2 R vale
lim f (x) = y0 ,
x!c
lim g(y) = l,
y!y0
esiste
allora
c| <
lim g f (x) = l.
x!c
Questo risultato non vale senza la terza condizione che riflette il fatto che per lesistenza
e il valore del limite il valore della funzione nel punto limite `e indierente.
Esempio. Sappiamo che
lim sin(x) = 0 (qui f = sin, c = 0 e y0 = 0),
x!0
44
sin(x) 6= 0 per ogni x 2 R con 0 < |x| < (quindi possiamo scegliere
Con il risultato precedente risulta che
lim cos sin(x) = 1
x!0
:= )
CAPITOLO 4
Osservazioni.
La continuit`
a si pu`o anche definire senza fare riferimento alle successioni: f `e continua in x0 ()
per ogni " > 0 esiste > 0 tale che |f (x) f (x0 )| " per ogni x 2 X con
|x x0 | < .
Se x0 2 X `e un punto di accumulazione di X, allora f `e continua in x0 ()
limx!x0 f (x) = f (x0 ).
Se x0 2 X non `e un punto di accumulazione di X (in questo caso si dice anche che
x0 `e un punto isolato), allora f `e sempre continua in x0 .
Dalla definizione di continuit`
a e dalle regole per il calcolo dei limiti segue facilmente la
seguente
Proposizione 4.2. Se f, g : X R ! R sono continue (in x0 2 X), allora anche
f g : X ! R sono continue,
f g : X ! R `e continua,
fg : X0 ! R `e continua, dove X0 := {x 2 X : g(x) 6= 0},
|f | : X ! R `e continua.
Quindi somme, dierenze, prodotti, rapporti e moduli di funzioni continue sono anche
continue.
Da questo risultato segue che per ogni X R linsieme
C(X) := {f : X ! R : f `e continua},
46
4. FUNZIONI CONTINUE
Funzioni razionali: Ogni funzione razionale `e continua (nel suo dominio!), essendo
il rapporto di due polinomi che sono continui.
Modulo: f (x) = |x| per x 2 R `e continuo.
Funzioni circolari : Per la formula di prostaferesi vale per ogni x, x0 2 R
!0
sin(x)
z }| {
0
sin(x0 ) = 2 sin x 2 x0 cos x+x
!0
|
{z
} | {z2 }
!0
per x ! x0 ,
limitata
quindi sin `e continua. Similmente segue che anche cos `e continua e quindi anche
sin
tan = cos
`e continua.
Funzione esponenziale: Per ogni x, x0 2 R, x 6= x0 e h := x x0 vale x ! x0 ()
h ! 0. Quindi
ex
ex0 = (x
x 0 ) e x0
e x x0 1
x x0
eh
1
! 0 ex0 1 = 0
per h ! 0.
h
per x ! x0 e di conseguenza la funzione esponenziale `e
= h e x0
ex +e
2
47
f(x)
a1+ b1
b3
= b2
a0+b0
a=a0
=a1 = a2 = a3
b=b0 = b1
da cui (an )n2N e (bn )n2N sono monotone e limitate e quindi convergenti. Sia
lim an =: c1
n!+1
lim bn =: c2 .
n!+1
Da (ii) segue
bn = a n +
|{z}
|{z}
!c2
!c1
per n ! +1
2n
| {z }
! b+1a =0
f 2 (c)
!f (c)
!f (c)
Osservazione. Il teorema degli zeri non soltanto stabilisce lesistenza di uno zero c per
f ma la dimostrazione d`
a anche un modo per trovare un valore approssimativo di c. In
casi come questo si dice anche che la dimostrazione `e costruttiva.
Dal Teorema degli zeri segue facilmente la seguente generalizzazione.
Teorema 4.5 (Teorema dei Valori intermedi ). Sia I R un intervallo qualsiasi (non
necessariamente chiuso), f : I ! R continua e siano
m := inf f := inf f (x) : x 2 I ,
Allora per ogni y 2 (m, M ) esiste x 2 I tale che f (x) = y. In altre parole, f assume
tutti i valori tra m = inf f e M = sup f .
La dimostrazione si fa applicando il Teorema degli Zeri alla funzione f(x) := f (x) y.
Questo teorema ha delle applicazioni molto importanti. Come esempio dimostreremo
lesistenza dei
48
4. FUNZIONI CONTINUE
Logaritmi. Sia 0 < a 6= 1. Allora per ogni y > 0 esiste un unico x 2 R tale che ax = y.
Questo valore x si chiama logaritmo di y in base a e si scrive
x =: loga (y).
Per la base a = e useremo la notazione ln(y) := loge (y).
Dimostrazione. Procediamo in 2 passi:
1 Caso: a = e. Abbiamo visto (cfr. pagina 43) che ex
sup{ex : x 2 R}
sup{1 + x : x 2 R} = +1
M := sup{ex : x 2 R} = +1.
Inoltre,
0 < ex =
1
x
e
|{z}
1
=0
+1
per x !
m := inf{ex : x 2 R} = 0.
!+1
x = loga (y) =
ln(y)
.
ln(a)
a>1
loga(x)
ax
ax
ln(x)
loga(x)
1
1
x
0
-1
1
-2
x
-3
-4
49
Teorema 4.6. Sia I R un intervallo e sia f 2 C(I). Allora anche J := f (I) = {f (x) :
x 2 I} `e unintervallo e
f : I ! J `e invertibile () f `e strettamente crescente oppure strettamente
decrescente;
se f `e invertibile, f 1 : J ! I `e continua.
Il teorema precedente non vale se il dominio di f non `e unintervallo.
Esempio. Consideriamo f : [ 1, 0] [ (1, 2] ! [0, 2], f (x) = |x|. Allora f `e continua e
invertibile ma non `e strettamente monotona e f 1 : [0, 2] ! [ 1, 0] [ (1, 2] `e discontinua
in x = 1.
2
f(x)
2
f -1(x)
1
1
x
1
ex
ex
(n dispari)
(n pari)
50
4. FUNZIONI CONTINUE
xr = eln(x)
= erln(x) ,
x>0
2, 2]
! [ 1, 1]
2, 2)
!R
: [ 1, 1] ! [
arccos := cos
arctan := tan
2 , 2 ],
: [ 1, 1] ! [0, ],
:R!(
2, 2)
Inverse delle Funzioni Iperboliche. Ragionando come prima si vede che le funzioni
iperboliche sinh : R ! R, cosh : [0, +1) ! [1, +1) e tanh : R ! ( 1, 1) sono invertibili
e le loro inverse arcosenoiperbolico, arcocosenoiperbolico e arcotangenteiperbolico
arcsinh := sinh
: R ! R,
arccosh := cosh
arctanh := tanh
p
arcsinh(y) = ln y + y 2 + 1 , per ogni y 2 R.
Similmente segue
p
arccosh(y) = ln y + y 2 1 , per ogni y 1,
1 + x
arctanh(y) = ln
, per ogni y 2 ( 1, 1).
1 x
arcsin(x)
--1.5
2
51
arccos(x)
sin(x)
2
0.5
1.5
0.5
0.5
1.5
0.5
1
1.5 --2
cos(x)
tan(x)
4
2
--2
4
arctan(x)
--2
sinh(x)
arcsinh(x)
2
cosh(x)
arccosh(x)
arctanh(x)
tanh(x)
52
4. FUNZIONI CONTINUE
CAPITOLO 5
per h 6= 0.
Ph := x0 + h, f (x0 + h)
t
sh
'
f (x0 +h)
Ph
f (x0 )
P0
x0
x0 +h
f (x0 )
=
|{z}
x=x0 +h
lim
x!x0
f (x)
x
f (x0 )
=: f 0 (x0 ) 2 R
x0
54
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
x0 ).
f (x0 )
n
0
(x0 + h)n
h
n
1
x 0 0 hn +
x 0 1 hn
x0
+ ... +
n
n 2
x0 n
n
0
2 h2
h
n
0
x0
0 hn 1
x 0 0 hn
! n x0 n
n
1
+
n
1
x0
1 hn 2
x 0 1 hn
= f 0 (x0 )
+ ... +
h
+ ... +
n
n 2
n
n 2
x0
n 2 h1
x0 n
per h ! 0.
=nx0 n
n
n 1
}|
x0 n
+ n x0
2 1
h + n x0 n
=xn
0
1 h
{ z }| {
1 1
h + nn x0 n h0
n 1
xn0
1, n 2 N con
1
f (x0 )
ex
eh 1
ex0 +h ex0
= e x0
! e x0
h
h
| {z }
per h ! 0.
!1
`e derivabile con
(ex )0 = ex
cio`e f = f 0 che e una propriet`a molto particolare e che (a meno di una costante
moltiplicativa) caratterizza la funzione esponenziale.
Sia f (x) = sin(x), x 2 R. Allora usando la formula di prostaferesi, il limite notevole
lim sin(x)
= 1 e la continuit`
a della funzione cos risulta
x
x!0
f (x0 + h)
h
f (x0 )
2 sin h2 cos x0 + h2
sin(x0 + h) sin(x0 )
=
h
h
sin h2
h
=
cos x0 +
! cos(x0 ) = f 0 (x0 )
per h ! 0.
h
2
|
{z
}
2
| {z }
=
!1
!cos(x0 )
`
DERIVATA: DEFINIZIONE E PRIME PROPRIETA
55
sin(x)
Osservazione. Ricordiamo che sin `e una funzione dispari (come anche sin)
mentre cos `e pari. Nellesempio precedente abbiamo visto che sin0 = cos e cos0 =
sin e quindi la derivata ha trasformata una funzione dispari in un una pari e
viceversa. Ci`
o vale sempre, cioe se f `e derivabile e
f dispari ) f 0 pari,
f pari ) f 0 dispari.
Sia f (x) := |x|. Allora f non `e derivabile in x0 = 0, infatti abbiamo
(
+1 se h > 0,
f (h) f (0)
|h|
=
=
h
h
1 se h < 0
e quindi non esiste il limite del rapporto incrementale in x0 = 0 per h ! 0.
Comunque in questo esempio esistono limite destro e limite sinistro del rapporto
incrementale. Questa osservazione d`a luogo alla seguente
Definizione 5.2. Se per f : (a, b) ! R e x0 2 (a, b) converge
lim
f (x0 + h)
h
f (x0 )
lim
f (x0 + h)
h
f (x0 )
h!0+
= lim
f (x)
x
f (x0 )
=: f+0 (x0 ) = derivata destra
x0
= lim
f (x)
x
f (x0 )
=: f 0 (x0 ) = derivata sinistra
x0
x!x+
0
oppure
h!0
x!x0
f (x0 ) =
f (x) f (x0 )
(x x0 ) ! f 0 (x0 ) 0 = 0
| {z }
x x0
|
{z
}
!0
!f 0 (x0 )
per x ! x0 .
Osservazione. Non vale il contrario cio`e f continua 6) f derivabile, per esempio f (x) =
|x| `e continua ma non derivabile in x0 = 0.
Esercizio. (Metodo di Erone, cfr. pagina 20) Sia f (x) := xk a per a > 0 e k 2 N,
k 2.
Calcolare lequazione della retta tangente t al grafico di f nel punto x0 > 0.
56
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
( f +
g 0 (x0 )
f
g
`e derivabile in x0 con
f 0
g (x0 )
In particolare
1 0
g (x0 )
g 0 (x0 )
g 2 (x0 )
!f 0 (x0 )
!g 0 (x0 )
per x ! x0 .
f `e derivabile e
1
C (a, b) := f : (a, b) ! R 0
f `e continua
`e uno spazio vettoriale. Se f 2 C1 (a, b) si dice anche che f `e derivabile con continuit`
a
(qui la continuit`
a si riferisce a f 0 non a f che essendo derivabile `e anche continua).
Con queste regole diventa semplice verificare la derivabilit`a di varie funzioni elementari.
Esempi.
Visto che ogni monomio xk per k = 1, 2, 3, . . . `e derivabile, per le prime
due regole ogni polinomio `e derivabile con
p0 (x) = (an xn +an
1x
n 1
(3x4
7x3
11)0
2x2
12x3
+(n 1)an
1x
n 2
21x2
+. . .+2a2 x+a1 .
Per esempio,
+
=
+ 4x.
Per lesempio precedente e la terza regola, ogni funzione razionale `e derivabile. Per
esempio per ogni n = 1, 2, 3, . . . vale
x
n 0
1 0
xn
nxn 1
x2n
(xn )0 = n xn
n
xn+1
nx
n 1
57
Infatti questa regola abbiamo visto precedentemente per n = 1, 2, 3, . . . (cfr. pagina 54), per n = 0 vale poiche la derivata di una funzione costante = 0, mentre per
n = 1, 2, 3, . . . `e stata appena dimostrata.
sin
Visto che sin e cos sono derivabili anche la funzione tan = cos
`e derivabile con
tan0 (x) =
=
1 + tan2 (x)
Esempi.
Se g : R ! R `e derivabile, allora anche h(x) := g( x) `e derivabile poiche
0
h(x) = (g f )(x) per f (x) = x. Inoltre h0 (x) = g( x) = g 0 ( x) ( x)0 =
g 0 ( x).
x
x
Dal esempio precedente segue che le funzioni iperboliche sinh(x) = e 2e e cosh(x) =
ex +e
2
x 0
x 0
tanh (x) =
1
cosh2 (x)
tanh2 (x)
= ln(a) ax
0
2
2
0
ecos(3x 2x+1) = ecos(3x 2x+1) cos(3x2 2x + 1)
=
ecos(3x
2x+1)
sin(3x2
2x + 1) (6x
2).
1 0 (y
0)
1
f 0 (x0 )
58
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
in y0 = f (x0 )
r
f
f 0 (x0 )
1
f
1 (y
0)
f 0 (x0 )
f (x0 )
y0
pendenza di t =
f 0 (x0 )
1
= f 0 (x0 )
pendenza di r =
1
f 0 (x0 )
= (f
1 )0 (y
0)
x0
1 0
= f
1 0
f (x) f 0 (x)
(y) f 0 (x)
1 0
(y) =
1
f 0 (x)
Esempi.
Sia f (x) = ax , x 2 R per 0 < a 6= 1 che `e derivabile con f 0 (x) = ln(a)ax 6=
0 per ogni x 2 R. Inoltre abbiamo visto (cfr. pagina 48) che f `e invertibile con
f 1 (y) = loga (y), y > 0. Quindi loga `e derivabile e per y := f (x) = ax vale
loga 0 (y) =
1
1
1
x =
0 =
x
ln(a) |{z}
a
ln(a) y
(a )
=y
1
ln(a)x
in particolare per a = e
ln0 (x) =
1
x
0
r
r 1
(xr )0 = erln(x) = e|rln(x)
{z } x = r x .
r
=x
n
x per
59
Se f e g sono due funzioni con lo stesso dominio e f (x) > 0 per ogni x allora
possiamo definire
g(x)
h(x) := f (x)g(x) = eln f (x)
= eg(x)ln f (x) .
Quindi, se f e g sono derivabili anche h `e derivabile con
f 0 (x)
h0 (x) = f (x)g(x) = eg(x)ln f (x) g 0 (x) ln f (x) + g(x)
f (x)
0 (x)
f
= f (x)g(x) g 0 (x) ln f (x) + g(x)
f (x)
1
1
=
.
sin0 (x)
cos(x)
Per ottenere una rappresentazione di arcsin0 (y) nella variabile y dobbiamo esprimere ora cos(x) in funzione dipy = sin(x). Perci`o utilizziamo la relazione sin2 (x) +
p
cos2 (x) = 1, cio`e cos(x) = 1 sin2 x = 1 y 2 . Per decidere il segno +
oppure basta osservare che x 2 ( 2 , 2 ) e quindi cos(x) > 0. Quindi dobbiamo
scegliere il segno + e sostituendo y con x otteniamo finalmente
arcsin0 (x) =
p 1
1 x2
8 x 2 ( 1, 1)
p 1
1 x2
arctan0 (x) =
1
1+x2
8 x 2 ( 1, 1)
8x2R
arcsinh0 (x) =
p 1
1+x2
8x2R
arccosh0 (x) =
p 1
x2 1
8x>1
arctanh0 (x) =
1
1 x2
8 x 2 ( 1, 1)
60
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
f
M
x1
x0
x2
x3
x4
f 0 (x0 ) =
z
}|
{
8 0
f (x0 + h) f (x0 )
f+ (x0 ) = lim
>
>
>
h
h!0+
>
|{z}
>
>
>
>0
>
<
>
>
0
>
>
z
}|
{
>
>
>
f
(x
+
h)
f
(x
>
0
0)
:f 0 (x0 ) = lim
0
h
h!0
|{z}
<0
Quindi 0
f 0 (x
0)
0 che implica
f 0 (x
0)
= 0.
61
x1
x0
x2
x3
x4
1
xx
se x = 0,
se x 2 (0, 1].
= exln(x)
x!0+
x!0+
Usando la sostituzione
e visto che et = 1 + t +
t2
2
ln(x) = t ! +1 per x ! 0+
t3
3!
+ ...
t
t
t!+1 e
t2
2
t
2
t!+1 t
lim
=0
lim x ln(x) = 0.
x!0+
62
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
x!0+
= x
1
x
()
x = 1e ,
1
e
xx
1
0.8
0.6
0.4
0.2
0.2
1/e0.4
0.6
0.8
f(x)
f(a)=f(b)
c1
c2
c3
63
f (b) f (a)
| b {z a }
t1
f(x)
s
t2
x
a
c1
c2
f (b)
b
f (a)
(x
a
a).
Per ottenere questa versione del teorema basta sostituire a, b con x1 , x2 e poi risolvere
lequazione per f (x2 ).
Test di Monotonia. Se f 2 C[a, b] `e derivabile in (a, b) allora
f `e crescente () f 0 (x) 0 per ogni x 2 (a, b);
f `e decrescente () f 0 (x) 0 per ogni x 2 (a, b);
f 0 (x) > 0 per ogni x 2 (a, b) ) f `e strettamente crescente;
f 0 (x) < 0 per ogni x 2 (a, b) ) f `e strettamente decrescente.
64
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
Prima di dimostrare il test osserviamo che nel punto 3 e 4 non vale lequivalenza, basta
considerare f (x) = x3 per x 2 R che `e strettamente crescente nonostante che f 0 (x) = 3x2
si annulla per x = 0.
Dimostrazione. Dimostreremo soltanto il primo punto. ): Se f `e crescente, allora
f (x)
z }| {
f (x + h) f (x)
0
0
f (x) = f+ (x) = lim
+
h
h!0
|{z}
0.
>0
f 0 (x)
(: Sia
0 per ogni x 2 (a, b). Allora per x1 , x2 2 [a, b] con x1 < x2 esiste
c 2 (a, b) tale che
f (x2 ) = f (x1 ) + f 0 (c) (x2 x1 ) f (x1 ),
| {z } | {z }
0
>0
cio`e f `e crescente.
6x + 6 = 3(x2
2x + 1) + 3 = 3(x
3x2 + 6x
1)2 + 3 > 0
3. Allora
per ogni x 2 R
1 0
) ( 3) =
1
1
= .
f 0 (0)
6
g(a)
f 0 (x)
Dimostrazione. Definiamo h := f
`e crescente con h(a) = f (a) g(a)
f (x) g(x) per ogni x 2 [a, b].
g 0 (x)
Criterio per Estremi Locali. Sia f : (a, b) ! R derivabile e sia x0 2 (a, b) un punto
critico di f (cio`e f 0 (x0 ) = 0). Allora x0 `e un punto di
massimo locale, se f 0 (x) cambia in x0 segno da + a ;
minimo locale, se f 0 (x) cambia in x0 segno da a +;
max locale
min locale
f 0(x)>0 )
f 0(x)<0 )
f 0(x)<0 )
f 0(x)>0 )
--
--
f crescente
f decrescente
f crescente
f decrescente
x0
x0
65
Dimostrazione. Laermazione segue dal test di monotonia: se vale la prima condizione, allora f poco prima di x0 `e crescente mentre poco dopo `e decrescente e quindi
x0 `e un punto di massimo locale. Similmente segue la seconda aermazione, cfr. anche
i grafici.
1
x
1 ln(x)
1 ln(x)
=
.
2
x
x2
Quindi f 0 (x) = 0 () ln(x) = 1 () x = e, cio`e x0 = e `e lunico punto critico di f .
Inoltre,
ln(x) < 1 per x 2 (0, e) ) f 0 (x) `e positiva prima di x0 = e,
ln(x) > 1 per x 2 (e, +1) ) f 0 (x) `e negativa dopo x0 = e
cio`e f 0 (x) cambia in x0 = e segno da + a ) x0 = e `e un punto di massimo locale.
f 0 (x) =
ln(x)
x .
ln(x)/x
ln(x)
x .
Dimostrazione. ) Questa implicazione `e banale visto che per f `e costante il rapporto incrementale `e 0 e quindi anche ammette limite 0. ( Usando il test di monotonia
dallipotesi
(
) f 0 (x) 0 per ogni x 2 (a, b) ) f `e crescente, inoltre
0
f (x) = 0 per ogni x 2 (a, b)
) f 0 (x) 0 per ogni x 2 (a, b) ) f `e decrescente.
Questa caratterizzazione sembra banale ma tuttavia `e utile per dimostrare risultati che
non sono cos` ovvi.
Esempio. Definiamo f : R \ {0} ! R,
f (x) := arctan(x) + arctan
Allora f `e derivabile con
1
1
f 0 (x) =
+
2
1+x
1+ 1
1
x2
1
1 + x2
1
x
x2
x 6= 0.
1
=0
+1
per ogni x 6= 0.
66
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
intervalli e quindi f `e costante sia sul intervallo ( 1, 0) che su (0, +1). Quindi esistono
c1 , c2 2 R tale che
f (x) = c1 per ogni x > 0
Per calcolare le costanti c1 , c2 (che, come vedremo sono diversi) basta scegliere un valore
opportuno x1 > 0 e x2 < 0 poiche in ogni caso f (x1 ) = c1 e f (x2 ) = c2 . Per la funzione
f possiamo per esempio scegliere x = 1 e x2 = 1 e cos` risulta
arctan(x) + arctan x1 = f (x) =
(
f (1) = arctan(1) + arctan(1) = 2 4 = 2
=
f ( 1) = arctan( 1) + arctan( 1) = 2 4 =
f (x1 ) L |x2
x1 |
0 (della costante di
per ogni x1 , x2 2 X
Le Regole di de lHospital
Partiamo con il seguente importante
Problema. Calcolare il limite
f (x)
x!x0 g(x)
che al limite rappresenta una forma indeterminata del tipo
lim
0
0
oppure
1
1 .
Per esempio
sin(x)
0
ln(x)
+1
=
oppure
lim
=
.
x!+1
x
0
x
+1
Nonostante i due limiti precedenti si possano calcolare anche direttamente, le seguenti regole ne semplificano molto lo svolgimento. Non presentiamo la dimostrazione che
comunque si basa sempre sul Teorema di Lagrange.
lim
x!0
1 a < b +1 e f, g : (a, b) ! R
LE REGOLE DI DE LHOSPITAL
67
x!a+
Allora anche
f (x)
= l.
g(x)
La stessa conclusione vale anche per limiti del tipo lim e lim per x0 2 (a, b).
lim
x!a+
x!b
x!x0
Se lim
x!a+
f 0 (x)
g 0 (x)
x!a+
f (x)
g(x)
non esiste. Cio`e lHospital ore soltanto una condizione sufficiente ma non necessaria per lesistenza di un limite. Per verificare ci`o consideriamo
limitato
z }| {
x + sin(x)
sin(x)
lim
= lim 1 +
=1
x!+1
x!+1
x
x
|{z}
!+1
x!+1
x + sin(x)
(x)0
= lim
x!+1
1 + cos(x)
1
non esiste.
LHospital non si deve applicare a forme determinate. Per esempio
1+x
1
(1 + x)0
1
= 6= lim
= lim = 1.
0
x!0 2 + x
x!0 1
2 x!0 (2 + x)
lim
Consideriamo ora alcuni esempi in cui il simbolo = significa che abbiamo applicato
lHospital, cio`e derivato numeratore e denumeratore.
Sia > 0. Allora
1
ln(x) +1 H
1
x
lim
=
=
lim
= lim
= 0.
+1
x!+1 x
x!+1 x
x!+1 x 1
Usando piccoli trucchi si possono anche studiare limiti che allinizio non sono della
forma indeterminata 00 oppure 1
1 . Per esempio, per > 0 vale
1
ln(x)
x
1 H
x
lim x ln(x) = 0 ( 1) = lim
=
=
lim
= lim
= 0.
+1
1
x
x!0+
x!0+ x
x!0+
x!0+
Puo succedere anche che dopo unapplicazione di lHospital si ottiene nuovamente una forma indeterminata ammessa. In questi casi si pu`o provare ad applicare
lHospital pi`
u volte. Per esempio
x sin(x)
1 cos(x) 0 H
sin(x) 0 H
cos(x)
1
0 H
lim
=
=
lim
=
=
lim
= 0 = lim
= .
0
0
x!0
x!0
x!0 6x
x!0
x3
3x2
6
6
Qui la seconda e terza applicazione di lHospital si potrebbe evitare ricordando i
limiti notevoli (1) e (2) a pagina 42. Per`o confrontando i procedimenti si vede che
le regole di lHospital hanno semplificato notevolmente il calcolo di questi limiti.
Per calcolare limiti del tipo lim f (x)g(x) si procede come segue:
Esempi.
x!x0
lim f (x)
x!x0
g(x)
= lim eg(x)ln
x!x0
f (x)
= ex!x0
68
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
1
sin(x)
x!0
=e
H
=e
ln x+ex
lim
sin(x)
x!0
1 (1+ex )
x+ex
cos(x)
lim
x!0
=e
ln(0+e0 )
0
=e
ln(1)
0
= e0
= e2 .
Approssimazione Lineare di Funzioni
Torniamo ora al problema iniziale posto a pagina 53: Data f : (a, b) ! R e un punto
x0 2 (a, b), trovare
(i) la retta tangente t al grafico di f nel punto P0 = (x0 , f (x0 )), e
(ii) unapprossimazione lineare g(x) = x + (cio`e g `e un polinomio di grado 1)
per f (x) per x vicino a x0 .
Abbiamo risolto (i): Se f `e derivabile, allora la retta tangente t `e data dallequazione
t(x) = f (x0 ) + f 0 (x0 ) (x
x0 ).
x0 )
}
approssimazione lineare
t(x).
t
t(x)
f
f(x)
r(x)
|{z}
resto (o errore)
= r(x)
f(x0 )
x0
f (x)
=0
g(x)
allora si dice che f `e o-piccolo di g per x ! x0 e in questo caso si scrive f (x) = o(g(x))
per x ! x0 o pi`
u brevemente f = o(g) per x ! x0 .
lim
x!x0
LA FORMULA DI TAYLOR
69
Osservazioni.
o() si chiama simbolo di Landau.
f = o(g) per x ! x0 significa per
infinitesimi che f (x) ! 0 pi`
u rapidamente che g(x) ! 0 per x ! x0 ;
infiniti che f (x) ! 1 pi`
u lentamente che g(x) ! 1 per x ! x0 .
Esempi.
ln(x) = o(x) per x ! +1 poiche
1 cos(x) = o(x) per x ! 0 poiche
1
cos(x)
1
=
x
|
cos(x)
|{z}
x !
2
x
{z }
! 12
!0
ln(x)
x
1
2
! 0 per x ! +1.
0=0
per x ! 0.
Proposizione 5.13. Per una funzione f : (a, b) ! R e x0 2 (a, b) le seguenti aermazioni sono equivalenti.
(a) f `e derivabile in x0 .
(b) Esiste A 2 R tale che f (x) = f (x0 ) + A (x x0 ) + o(x x0 ).
In questo caso A = f 0 (x0 ).
Quindi questa proposizione stabilisce che lapprossimazione lineare t(x) data dalla retta
tangente t `e lunica che lascia un resto r(x) che per x ! x0 tende a 0 pi`
u rapidamente
che la distanza x x0 tra x e x0 . Cio`e per ogni altra scelta di approssimazione con un
polinomio di grado 1 il resto tende a zero pi`
u lentamente. In questo senso t(x) `e la
migliore approssimazione lineare possibile di f (x) per x vicino a x0 .
Consideriamo alcuni
Esempi.
Se f (x) = ex e x0 = 0, allora la derivabilit`a di f implica
x
e = f (0) + f 0 (0) x + o(x) = e0 + e0 x + o(x), cio`e
ex = 1 + x + o(x) per x ! 0.
70
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
Derivate Successive.
Definizione 5.14. Se f `e derivabile e tale che f 0 `e nuovamente derivabile, allora
possiamo definire
f0
=: f 00 = derivata seconda =: D2 f =:
d2 f
.
dx2
dn f
.
dxn
f `e derivabile n-volte
C (I) := f : I ! R
e f (n) `e continua
n
LA FORMULA DI TAYLOR
71
n
X
f (k) (x0 )
k!
k=0
x0 ) +
f 00 (x0 )
(x
2!
x0 ) 2 + . . . +
f (n) (x0 )
(x
n!
x0 ) n
x0 ) k .
(x
f 00 (x0 )
(x
2
000
x0 ) + f 2(x0 ) (x
x0 ) +
x0 ) 2 +
f 000 (x0 )
3!
x0 ) 2
x0 ) 3
(x
) T3 (x0 ) = f (x0 ),
x0 )
Esempio. Sia f (x) = ex . Allora f 2 Cn (R) per ogni n 2 N con f (k) (x) = f (x) = ex per
ogni 0 k n. Quindi risulta per x0 = 0 che f (k) (x0 ) = e0 = 1 per ogni 0 k n e di
conseguenza
n
X
x2
x3
xn
xk
Tn (x) = 1 + x + 2 + 3! + . . . + n! =
k! .
k=0
ex
20
T4(x)
15
T3(x)
10
T2(x)
5
T1(x)
T0(x)
-3
-2
-1
T0 (x) = f (x)
f (x0 ) = f 0 (c) (x
x0 )
= o(1) = o (x
x0 ) 0 .
n = 1: Visto che T1 (x) = t(x) = approssimazione lineare (cfr. pagina 68) segue
R1 (x) = r(x) = o (x
x0 ) 1 .
72
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
Rn (x) = o (x x0 )n
per x ! x0
(Resto di Peano)
esiste c tra x e x0 tale che
Rn (x) =
f (n+1) (c)
(x
(n + 1)!
x0 )n+1
(Resto di Lagrange)
Osservazioni.
Per la formula di Taylor con il resto di Peano basta che f 2
Cn (a, b).
La Formula di Taylor con il
Resto di Peano `e un aermazione qualitativa, cio`e aerma soltanto con che
velocit`
a il resto Rn (x) tende a 0 per x ! x0 ;
Resto di Lagrange `e un aermazione quantitativa, che permette anche valutare
la grandezza del resto (si noti tuttavia che c non `e noto).
Se per un polinomio p(x) di grado n vale
f (x)
p(x) = o (x
x0 ) n
per x ! x0 ,
allora p(x) = Tn (x). In altre parole Tn (x) `e lunico polinomio di grado n che
lascia un resto che tende pi`
u rapidamente a 0 per x ! x0 che (x x0 )n . In questo
senso la scelta di Tn (x) come approssimazione di f (x) per x vicino a x0 `e ottima.
Questa osservazione ci permetter`a in seguito di calcolare Tn (x) senza calcolare
alcuna derivata.
Una rappresentazione esplicita del tipo f (x) = Tn (x) + o((x x0 )n ) si chiama
sviluppo di Taylor di f di ordine n e centro x0 .
Calcoliamo appunto alcuni sviluppi di Taylor.
Esempi.
x2
2
x3
3!
+ ... +
xn
n!
+ o(xn ) =
n
X
xk
k!
+ o(xn )
k=0
per x ! 0.
Ci`o implica
n
X
x3 x5
x2n+1
x2k+1
+
. . . + ( 1)n
=
( 1)k
3!
5!
(2n + 1)!
(2k + 1)!
T2n+1 (x) = x
k=0
e quindi
sin(x) = x
=
n
X
k=0
x3 x5
x2n+1
+
. . . + ( 1)n
+ o(x2n+1 )
3!
5!
(2n + 1)!
( 1)k
x2k+1
+ o(x2n+1 )
(2k + 1)!
per x ! 0.
LA FORMULA DI TAYLOR
73
Osservazione. Siccome per ogni n 2 N vale f (2n+2) (0) = 0 segue T2n+2 (x) =
T2n+1 (x) e di conseguenza
f (x) = T2n+2 (x) +o(x2n+2 ) = T2n+1 (x) + o(x2n+2 ).
| {z }
=T2n+1 (x)
n
X
k=0
( 1)k
x2k+1
+ o(x2n+2 )
(2k + 1)!
per x ! 0.
T4 (x) = x
z }| {
x3 f (4) (0) 4
+
x = T3 (x)
3!
4!
e quindi
x3
+ o(x4 ) per x ! 0.
6
3
Lo sviluppo precedente `e migliore dello sviluppo sin(x) = x x6 + o(x3 ) in quanto
per x ! 0 lespressione x4 tende pi`
u rapidamente a zero che x3 .
Questo guadagno di un grado nel o() si ottiene anche per altri sviluppi di McLaurin
(cio`e per x0 = 0) di funzioni pari oppure dispari in quanto
tutte le derivate di ordine pari di una funzione dispari in x0 = 0 si annullano
(come sopra per il sin),
tutte le derivate di ordine dispari di una funzione pari in x0 = 0 si annullano
(per esempio per il cos).
Di conseguenza in uno sviluppo di McLaurin di una
funzione pari compariranno soltanto termini xk con k pari, mentre per
funzione dispari compariranno soltanto termini xk con k dispari.
sin(x) = x
n
X
k=0
( 1)k
x2k
+ o(x2n+1 )
(2k)!
per x ! 0.
n
X
x2k+1
+ o(x2n+2 )
(2k + 1)!
k=0
cosh(x) =
n
X
x2k
+ o(x2n+1 )
(2k)!
k=0
per x ! 0,
per x ! 0.
n
X
k=0
( 1)k
x2k+1
+ o(x2n+2 )
2k + 1
per x ! 0.
74
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
3
n
X
k=1
( 1)k+1
xk
+ o(xn )
k
per x ! 0.
:= ( 1) ( 2) . . . ( k + 1)
:
k
altrimenti.
1 2
3 ... k
1
( 1 1)
1
8.
2
Per esempio 22 = 2 12
=
per 2 R e x0 = 0 si ottiene
(1 + x) =
n
X
k=0
per x ! 0
che `e una generalizzazione della formula del binomio di Newton (cfr. pagina 10)
per esponenti 2 R. Per esempio, scegliendo = 12 e n = 2 otteniamo
p
1
1
1
1
1 + x = (1 + x) 2 = 02 x0 + 12 x1 + 22 x2 + o(x2 )
x x2
+ o(x2 ) per x ! 0.
2
8
La Formula di Taylor `e molto importante come si vede anche dalle seguenti
=1+
1)
(x0 )
f (n) (x0 ) 6= 0.
Cenno della Dimostrazione. Per La Formula di Taylor con Resto di Peano vale
z
f (x) = f (x0 ) + f 0 (x0 ) (x
+
=0
}|
(n 1) (x )
0
x0 ) + . . . + f (n 1)!
(x
o (x x0 )n
|
{z
}
x0 ) n
{
1
+f
(n) (x
n!
0)
(x
x0 ) n
f (x0 ) + c (x
f (n) (x
x0 ) n
per x vicino a x0
0)
e con c =
. Quindi anziche studiare se x0 `e un punto di estremo locale di f (x)
n!
basta considerare la stessa questione per il polinomio p(x) = f (x0 ) + c (x x0 )n . A
questo punto ci sono tre casi, cfr. il seguente grafico.
(1) n pari e c > 0 ( () f n (x0 ) > 0): Allora x0 `e un punto di minimo locale;
(2) n pari e c < 0 ( () f n (x0 ) < 0): Allora x0 `e un punto di massimo locale;
(3) n dispari: Allora x0 non `e un punto di estremo locale.
75
p(x)
p(x)
p(x)
c>0
f (x0 )
f (x0 )
f (x0 )
c<0
x
x0
x0
x0
(3) n dispari
Esempi.
Consideriamo f (x) = x2 . Allora f 0 (x) = 2x e f 00 (x) = 2 ) f 0 (0) = 0 e
00
f (0) > 0 (cio`e n = 2 = pari) ) x0 = 0 `e un punto di minimo di f .
Consideriamo f (x) = x3 . Allora f 0 (x) = 3x2 , f 00 (x) = 6x e f 000 (x) = 6 ) f 0 (0) =
0 = f 00 (0) e f 000 (0) 6= 0 (cio`e n = 3 = dispari) ) x0 = 0 non `e un punto di estremo
di f .
Sia f (x) = xsin(x) cos(2x), x 2 R. Allora f 0 (x) = xcos(x)+1sin(x)+sin(2x)2
e quindi f 0 (0) = 0, cio`e x0 = 0 `e un punto critico di f . Per decidere la sua natura
calcoliamo anche le derivate successive in x0 = 0:
f 00 (x) = x ( sin(x)) + 1 cos(x) + cos(x) + 2 cos(2x) 2 ) f 00 (0) = 0 + 1 + 1 + 2 2 =
6 > 0 ) x0 = 0 `e un punto di minimo locale di f .
Calcolo dei Limiti. Generalizziamo prima il concetto di asintoticit`a dalle successioni
alle funzioni.
f (x)
Definizione 5.17. Se lim
= 1, allora si dice che f (x) e g(x) sono asintotiche e
x!x0 g(x)
si scrive f (x) g(x) (o anche solo f g) per x ! x0 .
Osservazione. Se f g per x ! x0 , allora f (x) e g(x) hanno lo stesso comportamento
asintotico, cio`e f (x) ! l per x ! x0 () g(x) ! l per x ! x0 .
Come per le successioni anche per le funzioni vale il
Teorema 5.18 (Principio di Sostituzione). Se f1 f2 e g1 g2 per x ! x0 , allora
f1 g 1 f2 g 2
f1
f2
g1
g2
per x ! x0 , in particolare
per x ! x0 ,
x!x0
x!x0
f1 (x)
f2 (x)
lim
= l () lim
=l
x!x0 g1 (x)
x!x0 g2 (x)
in particolare
Quindi in prodotti e rapporti si possono sostituire espressioni con altre espressioni asintotiche senza cambiare il comportamento asintotico, in particolare senza cambiare il limite
se esiste.
Esempi.
sin(x)
= 1.
x!0
x
lim
cos(x)
x2
2
poiche
lim
x!0
cos(x)
x2
2
1
1
2
lim
x!0
cos(x)
1
= 2 = 1.
2
x
2
Come gi`
a per le successioni, il principio di sostituzione !!! NON !!! vale per somme,
dierenze o potenze, cio`e se f1 f2 e g1 g2 per x ! x0 allora
6) f1 (x) g1 (x) f2 (x) g2 (x) per x ! x0 ,
g (x)
g (x)
6) f1 (x) 1 f2 (x) 2 per x ! x0 .
76
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
(x x0 )n m
:
g1 (x)
bm
Quindi nel caso del rapporto segue
lim
x!x0
f1 (x)
an
= lim
(x x0 )n
x!x
g1 (x)
0 bm
8
>
se n > m,
<0
an
= bn
se n = m,
>
:
1 se n < m.
f (x)
g(x)
Si cerca lo sviluppo del denominatore del tipo g(x) = b(x x0 )m +o((x x0 )m ) con
b 6= 0, cio`e b (x x0 )m `e il primo polinomio di Taylor di g che non `e identicamente
= 0.
Si sviluppa il numeratore f fino allo stesso ordine m. Non `e necessario superare
oltre allordine m per ottenere un polinomio di Taylor del numeratore 6= 0 poiche
se f (x) = 0 + o((x x0 )m ) il limite del rapporto `e in ogni caso = 0.
Consideriamo alcuni
Esempi.
Studiamo
sin(x) x
.
x2 sin(x)
Come dalla regola generale iniziamo sempre con il denominatore. Qui non `e necessario svilupparlo con Taylor, `e invece pi`
u semplice semplificarlo usando il principio
di sostituzione: sin(x) x per x ! 0 e quindi
lim
x!0
sin(x) x
sin(x)
2
x sin(x)
x3
x3
6
+ o(x3 )
sin(x)
Cos` risulta
sin(x)
x3
x=
x3
6
x3
x3
6
+ o(x3 )
1
6
x3
6
per x ! 0.
77
e quindi
lim
x!0
Studiamo
sin(x) x
=
x2 sin(x)
1
.
6
sin(2x) ln (1 + x)2
.
x!0
cos x2
1
lim
( x2
2
2
2
cos(t) = 1
=)
1=
+o x2
= x8 +o(x2 ) x8 (x = 2t ! 0)
2
Visto che il denominatore `e di 2 ordine dobbiamo ora sviluppare anche il numeratore al 2 ordine. Perci`
o notiamo prima che ln((1 + x)2 ) = 2 ln(1 + x), quindi
9
(t=2x)
2
2
2 =
sin(t) = t + o(t ) (t ! 0)
=)
sin(2x) = 2x + o (2x) = 2x + o(x )
)
2
;
2
2 ln(1 + x) = 2 x x + o(x ) = 2x x2 + o(x2 )
(t= x2 )
2
t2
2 +o(t )
cos( x2
sin(2x)
ln (1 + x)
= 2x + o(x )
Cos` risulta
2x
x + o(x ) = x2 + o(x2 ) x2
sin(2x) ln (1 + x)2
x2
=
x2
cos x2
1
8
(x ! 0)
e quindi
sin(2x) ln (1 + x)2
=
x!0
cos x2
1
lim
8.
Abbiamo gi`
a visto in questi esempi semplici che per procedere servono delle regole per
il calcolo con gli o() come per esempio o(x2 ) + o(x2 ) = o(x2 ) oppure o(4x2 ) = o(x2 ).
Per calcolare limiti pi`
u complicati servono ulteriori
Regole per il Calcolo con gli o(). Per x ! x0 con x0 2 R
Calcolare, se esiste,
lim
x!0
e2
p
1 + sin(x)
.
ln cos(x)
78
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
Soluzione. Tutti gli sviluppi si intendono per x ! 0. Iniziamo con il denominatore. Visto che si tratta di ununica espressione `e pi`
u semplice usare lultima regola
e il principio di sostituzione anziche svilupparlo con Taylor (che comunque faremo
nel prossimo esercizio). Allora, prima serve un piccolo trucco
=:t!0
}|
ln cos(x) = ln 1 + cos(x)
t = cos(x)
x2
.
2
Abbiamo verificato lultima equazione (con segno opposto) gi`a a pagina 75. Si
potrebbe, per`
o, anche ragionare usando lo sviluppo
cos(x) = 1
x2
2
+ o(x2 )
cos(x)
x2
2
1=
+ o(x2 )
x2
2 .
e =1+t+
t2
2
x 2
2
x
+ o(t ) = 1 + +
2
2
+o
x 2
2
=1+
x
2
x2
8
+ o(x2 ) = e 2 .
sin(x)
2
1 + t cfr.
x2
z }| {
p
+ o(sin2 (x)) = 1 + sin(x).
sin2 (x)
8
Per la penultima regola o(sin2 (x)) = o(x2 ) e usando lo sviluppo sin(x) = x + o(x2 )
segue
p
1 + sin(x) = 1 +
=1+
x+o(x2 )
2
+ o(x2 )
=o(x2 )
x+o(x2 )
2
Quindi
e2
x+o(x2 )
8
=o(x4 )=o(x2 )
z }| {
z }| {
2
2 2
x2 +2x o(x ) + o(x )
+ o(x2 ) = 1 +
p
1 + sin(x) = 1 +
=2
x
2
x2
8
x2
8
+ o(x2 )
+ o(x2 ) =
x2
4
1+
x
2
+ o(x2 )
x2
8
x2
4 .
x
2
+ o(x2 )
x2
8
+ o(x2 ).
Qui `e importante osservare che soltanto dopo aver sviluppato tutto il numeratore si
usa lasintoticit`
a, farlo prima significherebbe usare il principio di sostituzione per
una dierenza (che `e gravemente sbagliato!!). Quindi per il principio di sostituzione
per rapporti risulta
p
x
x2
e2
1 + sin(x)
1
42 =
x
2
ln cos(x)
2
da cui
lim
e2
x!0
Calcolare, se esiste,
lim
x!0
p
1 + sin(x)
=
ln cos(x)
1
.
2
cos(x) + ln cos(x)
.
x4 + x5
79
Soluzione. Tutti gli sviluppi si intendono per x ! 0. Iniziamo come sempre con
il denominatore: Visto che x5 = o(x4 ) risulta
x4 + x5 = x4 + o(x4 ) x4 .
Quindi il numeratore `e da sviluppare fino al 4 ordine.
cos(x) = 1
x2 x4
+
+ o(x4 )
2
24
cos(x) =
x2
2
x4
+ o(x4 ).
24
2
=:t!0
}|
ln cos(x) = ln 1 + cos(x)
con
t2
+ o(t2 )
2
ln(1 + t) = t
e
x2 x4
x2
+
+ o(x4 ) =
+ o(x2 ).
2
24
2
Non `e necessario sviluppare ln(1 + t) fino a t4 poiche t = cos(x) 1 `e di ordine
2 e di conseguenza t2 espresso in x diventa di 4 ordine. Inoltre, nello sviluppo di
ln(1+t) dobbiamo sostituire t con cos(x) 1 sviluppato fino al 4 ordine mentre nel
2
espressione t2 basta come vedremo lo sviluppo fino al 2 ordine. Non e sbagliato
usare anche l` lo sviluppo fino al 4 ordine, soltanto i conti si complicheranno
leggermente. La cosa importante e che alla fine non ci saranno resti o(xk ) con
k < 4. Quindi
cos(x)
1=
ln cos(x) = cos(x)
cos(x)
2
x2 x4
+
+ o(x4 )
2
24
x2
2
+o
|
x2
2
}|
cos(x)
{z
= x4
{
2
=o(x4 )
+ o(x2 )
2
=o(x4 )
+ o(x4 )
}|
{
2
2
2 2
x2 2
x
o(x
)
+
o(x
)
x2 x4
2
=
+
+ o(x4 )
2
24
2
x2 x4 x4
=
+
+ o(x4 )
2
24
8
x2 x4
=
+ o(x4 ).
2
12
Cos` per il numeratore segue
2
2
x
x4
x
x4
4
4
1 cos(x) + ln cos(x) =
+ o(x ) +
+ o(x )
2
24
2
12
x4 x4
=
+ o(x4 )
24 12
1 4
1 4
=
x + o(x4 )
x .
8
8
80
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
1
8
x4
=
x4
cos(x) + ln cos(x)
x4 + x5
1
8
e quindi
lim
x!0
Calcolare, se esiste,
cos(x) + ln cos(x)
=
x4 + x5
esin(x) sin(x)
x
x!0
tan2 (3x)
lim
1
.
8
sin(t)
t
=t
cos(t)
1
(t=3x)
=)
esin(x) = 1 + sin(x) +
Inoltre
sin(x) = x
x3
+ o(x3 )
6
quindi
=o
1 3
x
x
=o(x2 )
z }| {
1
o(x3 )
x
x3
+
6x
x2
=1
+ o(x2 ).
6
Notiamo che qui era necessario sviluppare sin(x) fino al 3 ordine poiche la divisione
per x abbassa lordine per 1. Cos` risulta
sin(x)
x2
x2
sin(x)
e
x=1+x+
1
x + o(x2 )
x
2
6
2
2
= x2 + o(x2 ) x2
3
3
e quindi
2
2
esin(x) sin(x)
x
2
x
3 x
=
2
2
9x
27
tan (3x)
sin(x)
=1
x
81
che implica
esin(x) sin(x)
x
x!0
tan2 (3x)
lim
2
.
27
Mentre le prime due applicazioni della Formula di Taylor usavano il resto di Peano, la
terza fa uso del resto di Lagrange.
Calcolo Numerico.
Problema. Data una funzione (possibilmente complicata) f : (a, b) ! R e x 2 (a, b),
trovare un valore approssimato per f (x), per esempio calcolare cos( 12 ) con un errore
< 10 3 .
Lidea per risolvere questo problema `e di usare la Formula di Taylor con resto di
Lagrange: Esiste c tra x e x0 tale che
f (x) =
n
X
f (k) (x0 )
k!
|k=0
{z
(x
=Tn (x)
x0 ) k +
}
f (n+1) (c)
(x
(n + 1)!
|
{z
=Rn (x)
x0 )n+1
}
f (n+1) (c)
|x
(n + 1)!
x0 |n+1
M
|x
(n + 1)!
x0 |n+1
e cos` si pu`
o valutare la precisione dellapprossimazione. Rimane la scelta del centro
x0 2 (a, b) che deve rispettare i seguenti principi:
(i) in x0 si devono conoscere valore e tutte le derivate di f fino al n-esimo ordine, cio`e
f (k) (x0 ) per k = 0, 1, . . . , n, altrimenti non si pu`o calcolare Tn esplicitamente;
(ii) tra tutti i punti in (i) si sceglie quello che sta pi`
u vicino a x in maniera che il fattore
|x x0 |n+1 = (distanza tra x e x0 )n+1 sia pi`
u piccolo possibile.
Se, fortunatamente, |x x0 | < 1, allora le potenze |x x0 |n+1 ! 0 per n ! +1 e quindi
contribuisce, insieme al fattoriale (n + 1)! nel denominatore, a diminuire lerrore |Rn (x)|
fatto.
Consideriamo alcuni esempi concreti:
Esempi.
Calcolare cos
1
2
3.
82
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
(n + 1)!
1
2
n+1
!
1
< 10
n+1
(n + 1)! 2
(n + 1)! 2n+1
24=8
6 8 = 48
24 16 = 384
120 32 = 3840 > 1000 X
1
2
T4
1
2
1
< 10
3840
Infine T4 `e dato da
x2 x4
+
)
2
24
Riassumendo abbiamo verificato che
T4 (x) = 1
cos
T4
1
2
=1
337
1
< 10
384
3840
1
2
1 2
2
2
3
1 4
2
24
337
.
384
337
384 .
cio`e la soluzione `e
Usare
uno sviluppo di secondo ordine per calcolare un valore approssimativo di
p
2
30 valutando anche lerrore fatto.
Soluzione. Il numero quadrato pi`
upvicino a x = 30 `e 25p= 52 e quindi scegliamo
come centro x0 = 25 (le derivate di 2 x contengono ancora 2 x, pertanto questa scelta
semplificher`
a i calcoli). Per la Formula di Taylor con il resto di Lagrange esiste poi un
c 2 [x0 , x] = [25, 30] tale che
f (x) =
dove
x = f (25) + f 0 (25) (x
|
1
f (x) = x 2
1
1
f 0 (x) = x 2
2
1
f 00 (x) =
x
4
5
3
f 000 (x) = x 2
8
!
3qui il simbolo <
10
25) +
{z
T2 (x)
)
)
3
2
)
)
f 00 (25)
(x
2!
f 000 (c)
25)2 +
(x
} | 3!
{z
R2 (x)
f (25) = 5,
1
1
f 0 (25) =
= ,
25
10
f 00 (25)
1
1
=
=
,
3
2!
45 2
1000
5
5
f 000 (c)
3
1
=
c 2 =
c 2
3!
86
16
25)3 ,
}
SERIE DI TAYLOR
83
1
1
c 2 3
30 = 5 +
5
52 +
5
10
1000
16
5
219
c 2 3
=
+
5
40
|{z}
|16{z }
=valore approssimativo
con c 2 [25, 30]. Per stimare lerrore osserviamo che la funzione c 2 `e decrescente in c e
quindi segue
5
25 2 3
1
R2 (30)
5 =
.
16
400
p
Riassumendo, lo sviluppo di secondo ordine d`a come approssimazione di 30 il valore
219
1
0 tale che
f (k) (x) M k
f (n+1) (c)
|x
(n + 1)!
x0 |n+1
Tn (x) come
M n+1
|x
(n + 1)!
|
{z
=:rn
x0 |n+1 ! 0
}
per n ! +1.
rn+1
M n+2 |x
=
rn
(n + 2)! |x
x0 |n+2 (n + 1)!
M |x x0 |
=
! 0 =: q < 1.
n+1
n+1
x0 |
M
n+2
P
Ci`o implica che per il criterio del rapporto la serie +1
n=0 rn converge e quindi il criterio
necessario per la convergenza di una serie implica rn = Rn (x) ! 0 per n ! +1.
Di conseguenza
!0
f (x) = lim
n!+1
z }| {
Tn (x) + Rn (x) = lim Tn (x)
n!+1
n!+1
n
X
f (k) (x0 )
|k=0
k!
{z
(x
x0 ) k =
}
+1 (k)
X
f (x0 )
|k=0
k!
{z
=: Serie di Taylor
x0 ) k
}
84
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
+1 (k)
X
f (x0 )
k!
k=0
(x
x0 ) k
Esempi.
sin 2 C1 (R) con | sin(k) (x)| 1 =: M = M k per ogni x 2 R ed ogni
k 2 N e quindi dallo sviluppo a pagina 73 segue (con x0 = 0)
sin(x) =
+1
X
k=0
( 1)k
x2k+1
(2k + 1)!
per ogni x 2 R
ex =
1
X
+1
X
k=0
( 1)k
xk
k!
+1
X
x2k+1
(2k + 1)!
k=0
+1
X
x2k
cosh(x) =
(2k)!
k=0
ln(1 + x) =
(1 + x) =
per ogni x 2 R
per ogni x 2 R
k=0
sinh(x) =
x2k
(2k)!
+1
X
k=1
+1
X
k=0
per ogni x 2 R
( 1)k+1
per ogni x 2 R
xk
xk
k
per ogni x 2 ( 1, 1)
per ogni 2 R e x 2 ( 1, 1)
STUDIO DI FUNZIONE
sin(x2 )
.
2 ln(x2 2)
85
2>0
ln(x2
2) > 0
()
()
()
()
x!+1
f (x)
[m x + q] = 0
e/o
lim
x! 1
f (x)
[m x + q] = 0
x!1
f (x)
mx =: q
mentre
x! 1
lim f (x) = +1
x!+1
ln e3x+2 + 5 H
f (x)
m = lim
= lim
= lim
x!+1 x
x!+1
x!+1
x
3e3x+2
e3x+2 +5 H
9 e3x+2
=3
x!+1 3 e3x+2
= lim
= lim ln
x!+1
e3x+2 + 5
x!+1
e3x+2 + 5 H
3 e3x+2
= ln lim
=
ln
lim
x!+1
x!+1 3 e3x
e3x
e3x
3 e3x e2
= ln lim
= ln e2 = 2.
x!+1 3 e3x
Pertanto la retta di equazione
x!+1
y = 3x + 2
`e asintoto obliquo per x ! +1 della funzione data, cfr. il grafico.
ln e3x
86
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
14
ln(e3x+2+5)
12
10
8
6
4
y=ln(5)
y=3x+2
f convessa
() f 00 (x)
00
x!x0
f (x)
x
f (x0 )
2 R.
x0
STUDIO DI FUNZIONE
87
la concavit`
a di f `e opposta dalle due parti di x0 .
Si nota che per f 2 C2 (a, b) in un punto di flesso x0 2 (a, b) vale necessariamente
f 00 (x0 ) = 0 per il teorema degli zeri.
Esempi.
Sia f (x) = x3 . Allora f 0 (x) = 3x2 e f 00 (x) = 6x. Visto che f 00 (x) < 0 per
x < 0 e f 00 (x)
p > 0 per x > 0, lorigine `e un punto di flesso di f .
Sia f (x) = 3 x. Allora f ammette una retta tangente verticale in x0 = 0. Inoltre
2
h!0
f (h)
f (0)
h
= lim
h!0
|h|
|h| + h3
= lim
+ h2 = 1.
h
h!0 h
p
3
x3
jxj+x3
x
flesso
flesso
x
non flesso
Seguendo questo schema `e utile tracciare il grafico gradualmente, inserendo le informazioni via via raccolte anziche raccogliere tutto e poi fare il grafico: i processi graduali
aiutano a controllare la coerenza del procedimento e a capire quali informazioni `e ancora
utile raccogliere.
Consideriamo ora un esempio completo.
Esempio. Studiare la funzione f (x) = e x
tivo.
1
3
88
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
(v) Limiti alla frontiera del dominio: I punti di frontiera di X sono: 1, 3, +1.
Studiamo perci`
o i limiti (da destra/sinistra dove indicato) in quei punti:
!0
z }| {
!+1
1
z }| {
lim f (x) = lim e x 3 |x + 3| = e0 (+1) = +1,
x!1
x!1
= 1
z0}| {
!6
1
z }| {
lim f (x) = lim e x 3 |x + 3| = e
x!3
x!3
6 = 0,
1 =+1
+
z0}| {
!6
1
z }| {
lim f (x) = lim e x 3 |x + 3| = e+1 6 = +1.
x!3+
x!3+
z}|{
1
f (x)
e x 3 |x + 3|
|x + 3|
m : = lim
= lim
= lim
= 1,
x!1 x
x!1
x!1
x
x
e
1
8
1
1
1
>
lim e x 3 (x + 3) x = lim
ex 3 1 x + ex 3 3
<x!+1
x!+1
1
1
1
=
x 3 ( x
x 3
x 3 3
lim
e
3)
+
x
=
lim
1
e
x
e
>
| {z }
:x! 1
x! 1
nel caso +,
nel caso .
!e0 3=3
lim
x!1
ex
1
3
1 x = lim
ex
x!1
x 3
1
x 3
x
x
= lim
t!0
et
1
t
lim
x!1
x
x
= 1 1 = 1,
q = 1 3 = 4
e quindi y = x + 4 e y = x 4 sono asintoti obliqui per x ! +1 e x ! 1,
rispettivamente.
(vii) Studio di f 0 (x): Visto che |x + 3| `e derivabile per ogni x 6= 3, la funzione `e
derivabile per ogni x 2 X con x =
6
3. Inoltre per il rapporto incrementale nel
punto x0 = 3 vale
f0 (
f (x) f ( 3)
ex
3) = lim
= lim
x ( 3)
x! 3
x! 3
=e
1
6
(1) = e
1
6
1
3
|x + 3|
x+3
lim e x
x!
1
3
|x + 3|
x+3
STUDIO DI FUNZIONE
89
3.
f 0 (x) = e x
= ex
1
3
1
3
|x + 3| = e x
1
3
x2
(x
x2
(x
7x+6
3)2
7x+6
3)2
1
1
x 3 1
(x
+
3)
+
e
(x 3)2
2
x
7x + 6
.
(x 3)2
(x + 3) = e x
|x + 3| = e x
e quindi
8
< e x1 3
0
f (x) =
1
: ex 3
1
3)2 (x + 3)
= ex 3
2
(x 3)
(x
1
3
( x
se x >
se x <
3) =
ex
1
3
x2 7x + 6
(x 3)2
3, x 6= 3,
3.
Calcoliamo ora i punti critici di f : Visto che la funzione esponenziale non ammette
zeri, segue che
p
7 72 4 6
75
0
2
f (x) = 0
()
x
7x + 6 = 0
()
x = x1,2 =
=
2
2
()
x = x1 = 6 opp. x = x2 = 1.
Studiamo ora la monotonia di f attraverso il segno di f 0 (x): Visto che
1
ex 3
> 0 8 x 6= 3
(x 3)2
x2
segue che
f (x) =
8
>
>
>
>
>
>
>
<
>
>
>
>
>
>
>
:
7x + 6 = (x
6) (x
1)
ex 3
(x 3)2
(x
6) (x
1) < 0
per x <
ex 3
(x 3)2
(x
6) (x
1) > 0
per
(x 3)2
(x
6) (x
1) < 0
ex 3
(x 3)2
(x
6) (x
1) > 0
per 6 < x.
1
ex 3
1
3,
3 < x < 1,
Di conseguenza
+
e
2
(x 3)2
(x 3)2
(x 3)2
1
ex 3
=
(x
(x 3)4
3)2 (2x
ex 3
=
13x
(x 3)4
33 .
7)
2(x
3) (x2
7x + 6)
(x2
7x + 6)
7x + 6)
90
5. CALCOLO DIFFERENZIALE
x2 7x + 6 0
ex 3
f (x) =
e
=
(13x 33).
(x 3)2
(x 3)4
Quindi risulta
8
1
< e x 3 (13x 33) se x > 3, x 6= 3,
(x 3)4
00
f (x) =
1
: e x 3 (13x 33) se x < 3.
(x 3)4
00
3 si ottiene
1
1
x 3
Visto che
ex 3
(x 3)4
33 > 0
1
3
f 00 (x) = 0
13x
33 = 0
()
x0 := x =
33
.
13
33
,
cio`e f `e convessa in
13
33
f 00 (x) 0
()
x ,
cio`e f `e concava in
13
e quindi risulta che x0 = 33
e un punto di flesso.
13 `
f 00 (x)
()
33
13 , 3
e (3, +1)
1, 3) e ( 3, 33
13
y=x+4
4
y= -x-4
x
-3
1
-4
33
13
x=3
1
3
|x + 3|.
CAPITOLO 6
a) A M (b
a),
che per`o d`
a una approssimazione troppo scarsa. Per migliorarla dividiamo lintervallo
[a, b] in tanti sottointervalli e procediamo in ogni sottointervallo come prima.
Per precisare questa idea ci serve una
Definizione 6.1.
se
1 , xi ]
s(f, P ) :=
S(f, P ) :=
n
X
i=1
n
X
i=1
xi
1 (=
1 , xi ]
,
,
mi
xi =: somma inferiore
Mi
xi =: somma superiore
1 ])
cio`e le somme inferiori sono sempre approssimazioni di A per difetto mentre le somme
superiori danno sempre approssimazioni per eccesso. Perci`o
pi`
u grande `e s(P, f ) meglio `e,
pi`
u piccolo `e S(P, f ) meglio `e.
91
92
6. CALCOLO INTEGRALE
f (x)
f (x)
S(f, P )
s(f, P )
m
m
a = x0 x1
x2
x3
x4
x5 = b
a = x0 x1
x2
x3
x4
x5 = b
f `e integrabile () per ogni " > 0 esiste una partizione P = P" tale che
S(P" , f )
f (x)
<"
a=x0 x1
x2
x3
x4
x5 =b
Rb
a
xi !0
1 per ogni
i=1
Consideriamo alcuni
1Ci sono altri modi per arontare questo problema che portano a definizioni diverse, per esempio quella
di Lebesgue.
`
INTEGRALE: DEFINIZIONE E PRIME PROPRIETA
93
Esempi.
Se f `e costante, cio`e f (x) = c per ogni x 2 [a, b] allora s(P, f ) = S(P, f ) =
Rb
c (b a) per P = {a, b} e quindi f `e integrabile con a f (x) dx = c (b a).
La funzione di Dirichlet (cfr. pagina 46)
(
1 se x 2 [a, b] \ Q
f (x) :=
0 se x 2 [a, b] \ Q
non `e integrabile. Infatti visto che per ogni partizione P ogni intervallo [xi 1 , xi ]
contiene sia punti razionali (in cui f ammette il valore 1) si punti irrazionali (in
cui f ammette il valore 0) segue mi = 0 e Mi = 1 per ogni i = 1, 2, . . . , n. Cos`
risulta per ogni partizione
s(P, f ) = 0 6= b
a = S(P, f )
Propriet`
a dellIntegrale. Siano f, g : [a, b] ! R integrabili. Allora
f + g `e integrabile per ogni , 2 R (cio`e linsieme delle funzioni integrabili
con dominio [a, b] `e uno spazio vettoriale) e
Z b
Z b
Z b
f (x) + g(x) dx =
f (x) dx +
g(x) dx
a
(disuguaglianza triangolare).
per ogni , , 2 [a, b] si ha
Z
Z
f (x) dx +
f (x) dx =
f (x) dx
(additivit`
a dellintegrale rispetto agli estremi di integrazione)
f (x)
f (x) dx :=
f (x) dx
se > .
R0
R1
(per esempio 1 f (x) dx :=
0 f (x) dx).
Se la funzione integranda e il dominio di integrazione hanno qualche simmetria, allora
lintegrale si semplifica nella seguente maniera.
94
6. CALCOLO INTEGRALE
f (x) dx = 0, se f `e dispari,
a
a
a
f (x) dx = 2
f(x) pari
=0
=2
+
-a
a
-a
Per i nostri scopi il seguente risultato d`a una risposta sufficiente al primo problema.
Teorema 6.4. Se f : [a, b] ! R `e limitata e
ha un numero finito di discontinuit`
a, oppure
`e monotona
allora f `e integrabile. In particolare ogni f 2 C[a, b] `e integrabile.
Qui lultima aermazione segue dal primo punto visto che una funzione continua su [a, b]
ha zero punti di discontinuit`
a ed `e limitata per Weierstra.
Esempi. Le funzioni f : [0, 1] ! R e g : [0, 3] ! R definite come
8
h
x
(
>
<e
1 n+1
1 n
1 n+1
1
se
x
2
1
,
1
,
2
2
2
f (x) :=
g(x) := x2 2
>
1
se x = 1
:
sin(2x)
se x 2 [0, 1),
se x 2 [1, 2),
se x 2 [2, 3],
f(x)
g(x)
1.5
0.5
0.5
0.5
1.5
2.5
0.5
0.2
0.4
0.6
0.8
95
f(x)
=
b
a
f (x) dx = f (c) (b
a)
f(c)
M := max f.
a)
min f = m
b
a
f (x) dx M (b
1
b
|
a)
f (x) dx
{z
}
M = max f.
Quindi per il teorema dei valori intermedi (cfr. pagina 47) esiste c 2 [a, b] tale che
Z b
f (x) dx = f (c) (b a).
a
`e derivabile con
F 0 (x) = f (x)
96
6. CALCOLO INTEGRALE
f (s)
F (x)
F (x)
= f (cx,h ) ! f (x)
per h ! 0,
Osservazioni.
Se G `e una funzione derivabile tale che G0 = f , allora G si dice
primitiva di f . Linsieme
Z
f (x) dx =: {G : G e una primitiva di f }
G)0 = F 0
G0 = f
f =0
e per la caratterizzazione delle funzioni costanti (cfr. pagina 65) esiste c 2 R tale
che
F (x) = G(x) + c per ogni x 2 [a, b].
Per questo motivo se F `e una primitiva qualsiasi di f si scrive spesso
Z
f (x) dx = F (x) + c
dove c 2 R indica una costante arbitraria di integrazione.
b
b
f (x) dx = G(b) G(a) =: G(x) a =: G(x) a .
a
97
f (x) dx =
a
zZ
=F (b)
}|
zZ
f (x) dx
a
=0=F (a)
a
}|
f (x) dx
a
= F (b)
F (a) = G(b) + c
= G(b)
G(a).
G(a) + c
Rb
a
Abbiamo scritto basta tra virgolette poiche come vedremo trovare una primitiva di
una funzione f (si dice anche integrare f ) generalmente non `e un compito semplice.
Tuttavia possiamo ora calcolare i primi integrali non banali.
Esempi.
Visto che
x3 0
3
Z 2
= x2 segue
x2 dx =
x3
3
=
1
1
23
3
7
13 = .
3
y=x2
7
_
1
dx = ln |x| + c
x
Osservazione. Questo fatto ci permette di dare una nuova rappresentazione per
il logaritmo: Per x > 0 vale
Z x
1
x
ds = ln(s) 1 = ln(x) ln(1) = ln(x).
s
1
Visto che per ogni r 6=
Z
1 vale
xr+1 0
r+1
8
<ln |x| + c
r
x dx = xr+1
:
+c
r+1
se r =
se r 6=
98
6. CALCOLO INTEGRALE
1
s
ln(x)
x
ex dx = ex + c
Z
Z
sin(x) dx =
cos(x) + c
sinh(x) dx = cosh(x) + c
1
1+x2
e quindi
cos(x) dx = sin(x) + c
cosh(x) dx = sinh(x) + c
In questi esempi era semplice di indovinare la primitiva di una funzione integranda data
(per esempio per xr con r 6= 1) oppure siamo partiti con una funzione derivabile G
che poi per definizione diventa la primitiva della sua derivata f = G0 . Nelle applicazioni
invece `e in generale data una funzione integranda f per la quale non `e immediato
indovinare una primitiva.
Quindi ci poniamo il seguente
Problema. Come si pu`
o trovare una primitiva di una funzione pi`
u complicata?
Per esempio, il logaritmo ln `e continuo e quindi integrabile ma come si pu`o calcolare
Z
ln(x) dx =?
Per risolvere questo problema studiamo ora
Metodi di Integrazione
Lidea per risolvere il problema di trovare una primitiva di una funzione `e che, grazie al Teorema fondamentale del calcolo integrale, la derivazione e lintegrazione sono
operazioni inverse, cio`e: Se h `e derivabile con continuit`a (brevemente si dice h 2 C1 ),
allora
Z
()
h0 (x) dx = h(x) + c.
Cos` una regola di derivazione implica una regola associata di integrazione.
Quindi da () segue
Z
Z
Z
0
0
f (x) g(x) dx + f (x) g (x) dx =
Cos` risultano le formule
=h(x)
METODI DI INTEGRAZIONE
b
a
Z
Z
99
f (x) g 0 (x) dx
b
a
f (x) g 0 (x) dx
per r 6= 1. A questo punto dobbiamo decidere quale dei fattori `e f 0 (x) e quale
g(x). Ma visto che con la scelta f 0 (x) = ln(x) non si pu`o continuare non conoscendo
la primitiva del logaritmo, lunica possibilit`a `e xr = f 0 (x) e ln(x) = g(x) e quindi
r+1
(siccome r 6= 1) f (x) = xr+1 e g 0 (x) = x1 . Cos` risulta
Z
Z r+1
xr+1
x
1
r
x ln(x) dx =
ln(x)
dx
r+1
r+1 x
Z
xr+1
1
=
ln(x)
xr dx
r+1
r+1
xr+1
1
xr+1
=
ln(x)
+c
r+1
r+1 r+1
xr+1
1
=
ln(x)
xr+1 + c
r+1
(r + 1)2
xr+1
1
=
ln(x)
+ c.
r+1
r+1
In questo esempio il metodo integrazione per parti funziona poiche il logaritmo
g(x) = ln(x) `e una funzione complicata con derivata g 0 (x) = x1 semplice.
Quindi passando la derivata da f (x) a g(x) lintegrale si semplifica. Inoltre possiamo
dire che per r = 0 otteniamo g(x) = x0 = 1 per ogni x e quindi abbiamo anche
calcolato
Z
ln(x) dx = x ln(x) 1 + c.
Se si vuole calcolare questo integrale direttamente (cio`e senza il fattore xr ) si deve
procedere con un piccolo trucco:
Z
ln(x) dx =
1 ln(x) dx = |{z}
x ln(x)
|{z}
| {z }
| {z }
f 0 (x)
= x ln(x)
Anche lintegrale
g(x)
f (x)
x + c.
g(x)
Z z
=1
{
1
x
dx
|{z}
x
|{z}
f (x)
}|
g 0 (x)
ex cos(x) dx
si pu`
o calcolare usando integrazione per parti. Perci`o scegliamo f 0 (x) = ex e g(x) =
cos(x) (ma funzionerebbe anche viceversa). Allora f (x) = ex e g 0 (x) = sin(x) e
100
6. CALCOLO INTEGRALE
quindi
Z
e cos(x) dx = |{z}
e cos(x)
|{z}
| {z }
| {z }
f 0 (x)
f (x)
g(x)
g(x)
ex
sin(x) dx.
|{z}
| {z }
f (x)
g 0 (x)
Sembra che non `e cambiato molto, invece il trucco `e di integrare unaltra volta per
parti, dove usiamo u, v invece di f, g per non confonderci
Z
Z
x
x
e cos(x) dx = e cos(x) + |{z}
ex sin(x) dx
| {z }
u0 (x)
v(x)
= e cos(x) + |{z}
e sin(x)
| {z }
u(x)
v(x)
ex cos(x) dx.
|{z}
| {z }
u(x)
v 0 (x)
Cos` siamo tornati allintegrale iniziale e a prima vista il procedimento risulta essere
inutile. Invece abbiamo trovato unequazione del tipo
I =E+I
per lintegrale I in questione con unespressione E nota e, molto importante,
=
1 6= 1.
Nel caso = 1 lintegrale si semplifica e quindi tutto era infatti inutile. Per 6= 1
invece lequazione si risolve facilmente come I = 1 E cio`e (visto che qui 1 = 2)
Z
ex cos(x) dx =
Consideriamo
ex sin(x) + cos(x)
+ c.
2
g(x)
f (x)
g(x)
f (x)
sin(x) e
g 0 (x)
= sin(x) cos(x) + x
1 cos2 (x)
1 dx
Z
cos2 (x) dx
cos2 (x) dx
METODI DI INTEGRAZIONE
101
Integrazione per Sostituzione. Abbiamo visto come il metodo integrazione per parti
segue dalla regola per la derivazione di un prodotto. Ora invece partiamo con la regola
della catena (per derivare le funzioni composte) e cerchiamo la regola corrispondente
per lintegrazione.
Sia f 2 C[a, b] con una primitiva F . Sia, inoltre ' : [, ] ! [a, b] derivabile con
continuit`
a e '0 6= 0. Allora la funzione composta2
h : [, ] ! R,
h(t) := F '(t)
`e derivabile con
h0 (t) = F 0 '(t) '0 (t) = f '(t) '0 (t).
= F '( )
F '()
x='( )
x='()
= F (x)
Z '( )
=
f (x) dx.
'()
'()
Z z }| {
sin(t)
dt
cos(t)
| {z }
'(t)
ln cos(t) + c.
102
6. CALCOLO INTEGRALE
'(t)
=dx
F0
dove
= f . Per ottenere la versione definitiva basta osservare che
t = ) x = '(t) = '(), e
t=
) x = '(t) = '( )
cio`e t 2 ['(), '( )]3 () x 2 [a, b] e quindi
Z
Z '( )
0
f '(t) ' (t) dt =
f (x) dx.
'()
Calcoliamo
1 dt.
p
In questo caso lidea `e far sparire la radice ponendo x := t 1 (= '(t)). Visto che
anche il fattore t p
nellintegrale deve essere espresso nella nuova variabile risolviamo
lequazione x := t 1 per t:
x2 = t
t = x2 + 1.
1 0
1
dx
1
= (t 1) 2 = 12 (t 1) 2 1 = 12 p
= 12 x1 ) dt = 2x dx.
dt
t 1
oppure
consideriamo t = x2 + 1 come funzione in x e deriviamo rispetto a x, cio`e
dt
= 2x ) dt = 2x dx
dx
3se '() < '( ), altrimenti t 2 ['( ), '()]
METODI DI INTEGRAZIONE
103
2xdx
=2
(x4 + x2 ) dx
0
h 5
3 1
= 2 x5 + x3 0
h 5
16
3
= 2 15 + 13
0 =
.
15
4 p
dt.
p
Allora, per fare sparire la radice procediamo come prima e poniamo x := t cio`e
dt
t = x2 . Ci`
o implica dx
= 2x e quindi dt = 2x dx. Ora non calcoliamo gli estremi in
x ma li sostituiamo con . . . intendendo che non ci interessano in questo momento.
Cos` risulta
Z 4 p
Z ...
t
e dt =
ex 2x dx.
1
...
Questo `e un tipico integrale che si risolve per parti e quindi dobbiamo individuare
chi `e f 0 e chi g. Qui la scelta giusta `e f 0 (x) = ex e g(x)
x poiche se facciamo
R =
2
x
viceversa lintegrale non si semplifica ma diventa tipo x e dx che `e ancora pi`
u
difficile. Allora
Z ...
Z ...
x
x ...
x
2
x |{z}
e dx = 2 x e ...
1 e dx
|{z}
...
g(x)
(x =
f 0 (x)
t)
...
= 2 x ex
...
ex
...
h p p
i4
=2 e t t 1
1
2
= 2 e (2 1) e1 (1
1) = 2 e2 .
In questo esempio abbiamo visto che pu`o capitare che si devono usare entrambi i
metodi, cio`e integrazione per sostituzione e anche integrazione per parti.
Consideriamo ora lintegrale indefinito
Z
cos ln(t) dt.
In questo esempio facciamo sparire il logaritmo ponendo x := ln(t) cio`e t = ex . Ci`
o
implica
dt
= ex ) dt = ex dx.
dx
104
6. CALCOLO INTEGRALE
Quindi otteniamo
Z
Z
cos ln(t) |{z}
dt = cos(x) ex dx
|{z} x
x
e dx
Ripetiamo che in questo esempio, come per tutti gli integrali indefiniti, dopo la
sostituzione `e necessario tornare alla variabile iniziale, in questo caso t.
Mentre negli esempi passati era abbastanza semplice indovinare la sostituzione (cio`e trovare il '(t) che poi viene chiamato x) ci sono integrali dove la sostituzione `e abbastanza
difficile da trovare.
Calcoliamo larea A di un cerchio di raggio 1 data dallequazione
x2 + y 2 = 1.
1p
x2 e per simmetria
x2 dx
1p
x2 dx =
=
Z
Z
=cos(t)
zq }|
{
1 sin2 (t) cos(t) dt
cos2 (t) dt.
Z
2
sin(t) cos(t) + t 2
2
cos (t) dt =
= .
2
4
0
0
Quindi risulta
= .
4
Nella stessa maniera si pu`
o verificare che larea A(r) di un cerchio di raggio r
`e data da
A(r) = r2 .
A=4
METODI DI INTEGRAZIONE
Calcoliamo
105
arctan(x) dx
Allora visto che arctan(x) (come anche ln(x)) `e una funzione complicata con
1
una derivata 1+x
u semplice, lidea per risolvere questo integrale e usare
2 molto pi`
integrazione per parti. Perci`
o useremo il trucco di inserire il fattore 1 che abbiamo
gi`a usato per integrare il logaritmo ln(x) (cfr. pagina 99):
Z
Z
arctan(x) dx = |{z}
1 arctan(x) dx
| {z }
f 0 (x)
g(x)
= |{z}
x arctan(x)
| {z }
f (x)
g(x)
= x arctan(x)
1
2
1
x
dx
|{z}
2
1
+
x
f (x) | {z }
g 0 (x)
'0 (x)
z}|{
2x
2 dx
1| +
x
{z }
'(x)
= x arctan(x)
ln(1 + x2 )
+ c,
2
dove per lultimo integrale abbiamo usato la formula a pagina 101. Altrimenti si
potrebbe anche utilizzare la sostituzione t := 1 + x2 e procedere come negli altri
esempi.
Osservazione. Gli esempi che abbiamo visto dimostrano chiaramente che integrare una
funzione pu`
o essere difficile ed impegnativo mentre in confronto derivare `e una semplice
procedura che si pu`
o fare abbastanza meccanicamente. In eetti ci sono funzioni continue
(che quindi, per il teorema fondamentale, possiedono una primitiva) composizione di
funzioni elementari tali che le primitive non possono essere espresse usando solo funzioni
elementari. Per esempio
f : R ! R,
f (x) = ex
x!0
Rx
0
1 es ds
=: l.
sin(x3 )
Soluzione. Come indicato sopra non possiamo calcolare lintegrale. Per`o, grazie alle
Regole di lHospital e il Teorema Fondamentale del calcolo integrale ci`o non `e neanche
necessario! Prima di derivare sostituiamo sin(x3 ) con lespressione x3 che `e asintotica
per x ! 0 e possiede derivate molto pi`
u semplici. Quindi, per il principio di sostituzione,
106
6. CALCOLO INTEGRALE
vale
l = lim
x!0
= lim
x!0
Rx
0
es
x3
2
ex
=
3x2
ds
0
0
1
ex
1
lim
2
3 x!0 x
1
.
3
A questo problema c`e sempre una soluzione che inoltre coinvolge soltanto i tre integrali
1
notevoli per xr con r 6= 1, x 1 e 1+x
e scomporre la funzione integranda
2 . Il problema `
in maniera tale si possono utilizzare tali integrali. Si procede in 3 passi:
1 passo: Se grado(p)
grado(q), allora dividiamo p per q con resto ottenendo
polinomi s e r con
p = s q + r,
grado(r) < grado(q),
cio`e
p(x)
r(x)
= s(x) +
.
q(x)
q(x)
Per esempio per p(x) = x4 2x2 + 10 e q(x) = x2 3x + 2 otteniamo
9x
x4
2x2
+ 10 : x2 3x + 2 = x2 + 3x + 5 + 2
x
3x + 2
x4 + 3x3 2x2
3x3 4x2
3x3 + 9x2
6x
2
5x
6x + 10
2
5x + 15x 10
9x
2 passo: Usando la linearit`
a dellintegrale si ottiene
Z
Z
Z
p(x)
r(x)
dx =
s(x) dx
+
dx
q(x)
q(x)
| {z }
semplice da calcolare
Per esempio
Z 4
Z
Z
x
2x2 + 10
9x
2
dx = x + 3x + 5 dx +
dx
2
2
x
3x + 2
x
3x + 2
Z
x3 3x2
9x
=
+
+ 5x +
dx.
2
3
2
x
3x + 2
3 passo: Si calcola
Z
r(x)
dx.
q(x)
Consideriamo soltanto il caso grado(q) = 2 cio`e q(x) = ax2 + bx + c, r(x) = dx + e.
Ci sono 3 casi secondo il segno del discriminante di q(x):
(i) b2 4ac > 0, cio`e q(x) ha due zeri reali distinti x1 , x2 .
(ii) b2
(iii) b2
107
x2 | + c.
A+B =9
A= 9
()
2A + B = 0
B = 18
x2
x2
e quindi otteniamo
9x
9
18
=
+
)
3x + 2
x 1 x 2
Cos` risulta
Z 4
x
2x2 + 10
x3
dx
=
+
x2 3x + 2
3
Caso (ii): Lunico zero di q(x)
x2
9x
dx =
3x + 2
3x2
+ 5x
2
`e dato da
9 ln |x
2| + c.
b
2a
Allora si possono trovare due costanti A, B 2 R (uniche) tali che
Z
r(x)
A
B
r(x)
B
=
+
)
dx = A ln |x x0 |
+ c.
2
q(x)
x x0 (x x0 )
q(x)
x x0
Come esempio concreto consideriamo lintegrale
Z
3x
dx.
x2 2x + 1
Allora il denominatore si annulla se e solo se
p
2 22 4
x=
= 1 = x0 .
2
Quindi cerchiamo A, B 2 R tale che
3x+0 ! A
B
A x + (B A)
=
+
=
2
2
x
2x + 1
x 1 (x 1)
(x 1)2
Confrontando i coefficienti ci`
o vale se e solo se
A=3
A=3
()
B A=0
B=3
x0 =
x2
e quindi otteniamo
3x
3
3
=
+
2x + 1
x 1 (x 1)2
x2
3x
dx = 3 ln |x
2x + 1
1|
3
x
+ c.
108
6. CALCOLO INTEGRALE
Caso (iii): In questo caso q(x) non ha zeri reali. Allora si possono trovare due
costanti A, B 2 R (uniche) tali che
Z
Z
r(x)
A q 0 (x)
B
r(x)
1
=
+
)
dx = A ln |q(x)| + B
dx,
q(x)
q(x)
q(x)
q(x)
q(x)
R 0 (x)
dove abbiamo usato la formula qq(x)
dx = ln |q(x)| (cfr. pagina 101). Rimane da
calcolare lintegrale
Z
Z
dx
1
=
dx.
2
q(x)
ax + bx + c
2 R tale che
q(x) = ax2 + bx + c = 1 + x+
Usando la sostituzione
x+
t :=
risulta
dx
=
q(x)
=
=
)
Z
dt
1
=
dx
dx =
dt
dx
2
1 + x+
Z
dt
= arctan(t) + c
1 + t2
x +
arctan
+ c.
r(x)
A q 0 (x) + B
=
e
q(x) =
q(x)
q(x)
Come esempio concreto consideriamo lintegrale
Z
4x
dx.
2
x
4x + 13
1+
x+ 2
=2x 4
z
}|
{
2
0
4x+0
A
(x
4x
+
13)
+B
2A x + ( 4A + B)
!
=
=
.
2
2
x
4x + 13
x
4x + 13
x2 4x + 13
Confrontando i coefficienti ci`
o vale se e solo se
2A = 4
A=2
()
4A + B = 0
B=8
e quindi
Z
x2
4x
dx = 2 ln x2
4x + 13
Inoltre vale
x2
4x + 13 = (x
4x + 13 + 8
2)2 + 9 = 9 1 +
x2
1
dx.
4x + 13
x 2 2
3
cio`e = 2,
=3e
x2
109
x 2
3
+ c.
dove, per`
o, larea sotto lasse x `e negativa. Quindi per calcolare larea A di una funzione
che assume sia valori positivi sia negativi si deve dividere il dominio in sottointervalli in
cui f (x) non cambia segno:
f (x)
f (x)
A=
=A1
A2 +A3
f (x) dx
a
f (x) dx +
c
mentre
f (x) dx
d
Pi`
u in generale, se vogliamo determinare larea A compresa tra i grafici di due funzioni
f, g : [a, b] ! R integrabili, allora
Z b
A=
f (x) g(x) dx,
a
se f (x)
Esempio. Calcolare
larea A compresa tra i grafici di x2 e
p
2
visto che x x per x 2 [0, 1] abbiamo
Z 1
h 3
i
p
3 1
A=
( x x2 ) dx = 23 x 2 x3
= 23
0
1
3
= 13 .
Se invece i grafici si intersecano, allora bisogna calcolare le ascisse dei punti di intersezione e poi spezzare il dominio di integrazione come sopra.
110
6. CALCOLO INTEGRALE
f(x)
A
b
g(x)
x
x2
A = 1/3
2x e g(x) := x2 .
2x = x2
()
0 = x3
x2
2x = x (x2
()
1)
x=
1, 0, 2.
Inoltre vale
f (x) = x3
g(x) = x2
2x
()
x 2 [ 1, 0] [ [2, +1)
e quindi
A=
(x
2x)
x dx =
(x
1
h x4
2x)
x2
4
= 0 ( 14
37
= .
12
dx +
h x3
x 3 i0
+
3 1
3
1
23
1 + 3) + 3
x2
(x3
2x) dx
i2
x4
+ x2
4
0
2
24
4 +2
INTEGRALI IMPROPRI
111
f(x)
g(x)
-1
A=
0
= 37/12
f 2 (x) dx
y=f(x)
dV
dx
z
Figura 58. Corpo di rotazione.
Esempi.
Calcoliamo il Volume di un cono di altezza h e raggio r della base.
Allora f (x) = hr x per x 2 [0, h] e quindi
Z h
r 2
r 2 x3 h r 2 h
V =
x dx = 2
=
.
h
h
3 0
3
0
Calcoliamo il Volume
di una sfera di raggio r.
p
2
Allora f (x) = r
x2 e quindi
Z r
x3 r
r3 4
V =
(r2 x2 ) dx = 2 r2 x
= 2 r2
= r3 .
3 0
3
3
r
Integrali Impropri
112
6. CALCOLO INTEGRALE
oppure
Z
+1
1
1
dx
x2
esiste nel senso improprio oppure che converge 4. Una definizione analoga si ha per f :
(a, b] ! R, con a 2 R [ { 1}, b 2 R:
Z b
Z b
f (x) dx := lim
f (x) dx.
c!a+
Esempi.
cio`e lintegrale
diverge.
r 6= 1: Allora
c
1
xr+1
x dx =
r+1
cr+1
=
r+1
+1
1
1
r+1
1
dx = +1
x
(c!+1)
1
r+1
+1
se r + 1 < 0 () r <
se r + 1 > 0 () r >
1,
1.
Quindi risulta
Z
+1
x dx =
1
1
r+1
+1
se r <
se r
1,
1.
etc.
INTEGRALI IMPROPRI
1
x
1
x2
2
+1
113
1
x
( 1) = +1 per c ! 0+ ,
cio`e lintegrale
1
c
diverge.
r 6= 1: Allora
xr+1
x dx =
r+1
1
0
1
dx = +1
x
cr+1
r+1
1
=
r+1
(c!0+ )
1
r+1
+1
Quindi risulta
Z
xr dx =
0
1
2
1
>
1
r+1
se r >
+1 se r
se r + 1 > 0 () r >
se r + 1 < 0 () r <
1,
1.
1,
1.
1 otteniamo
1
p dx =
x
1
2
1
= 2.
+1
Mentre per xr nei due esempi precedenti era abbastanza semplice trovare una primitiva
abbiamo visto che pu`
o essere difficile e addirittura impossibile integrare una funzione.
Perci`o si pone il seguente6
Problema. Come si pu`
o studiare la convergenza di unintegrale improprio senza conoscere una primitiva della funzione integranda?
Evidenziamo che cos` non chiediamo pi`
u di calcolare il valore dellintegrale ma soltanto
di verificare che esiste e sia finito.
Teorema 6.9 (del Confronto per gli Integrali Impropri ). Siano f, g : [a, b) ! R con
a 2 R, b 2 R [ {+1} e tale che per ogni a < c < b, f, g siano integrabili su [a, c]. Se
|f (x)| g(x) per ogni x 2 [a, b) (cio`e g `e un maggiorante di |f |) e
5qui il limite `
e solo necessario se r < 0.
6Questo problema `
e molto simile a quello che abbiamo incontrato nel capitolo sulle serie: come si
pu`
o studiare la convergenza di una serie senza avere una formula esplicita per le somme parziali, cfr.
pagina 26.
114
6. CALCOLO INTEGRALE
1
x
1
ex
3
+1
1
x
Rb
g(x) dx converge,
Rb
allora converge anche a f (x) dx. Un risultato simile vale anche per f, g : (a, b] ! R con
a 2 R [ { 1}, b 2 R.
a
Esempi.
In questo caso non soltanto uno degli estremi `e critico (nel senso che `e infinito
1
x2
x2
INTEGRALI IMPROPRI
115
+1
x2
dx =
x2
dx +
+1
x2
dx,
dove il primo integrale `e unintegrale definito e quindi esiste finito, basta che tale
funzione sia maggiorante soltanto per x 1. Allora, per x 1 vale
x2
|f (x)| = e
x2
2x e
=: g(x)
e
Z
c
1
2x e
x2
dx =
=
2x e
dx
x2
=e
x2
c2
!e
per c ! +1.
R +1
R +1
Quindi 1 g(x) dx converge e per il criterio del confronto converge anche 1 f (x) dx
R +1
e di conseguenza anche 1 f (x) dx.
Osservazione. In seguito (cfr. pagina 144) dimostreremo che
Z
Verifichiamo che
x2
dx =
+1
+1
0
sin(x)
x
sin(x)
dx
x
sin(x)
x
0.5
10
20
30
116
6. CALCOLO INTEGRALE
parti risulta
Z c
1
1
sin(x) dx =
cos(x)
x | {z }
x | {z }
1 |{z}
|{z}
f
g0
c
1
g(x)
f (x)
= cos(1)
|
{z
cos(c)
c }
c
1
c
1
cos(x) dx
|{z} | {z }
x2
f0
cos(x)
dx
x2
e
dx converge
2
2
x
x
x2
1
k=1
+1
X
k = 1, 2, 3, 4, . . .
Quindi si pu`
o chiedere che legame c`e tra
+1
X
ak
k=1
+1
f (x) dx.
1
f
f(1)=a1
f(2)=a2
f(3)=a3
f(4)=a4
f(5)=a5
...
1
x =k
INTEGRALI IMPROPRI
117
Teorema 6.10 (Criterio Integrale per le Serie). Se f : [1, +1) ! [0, +1) `e decrescente
e ak := f (k), allora
+1
X
ak
()
converge
k=1
Dimostrazione. ): Se la serie
+1
X
+1
f (x) dx
converge.
k=1
...
1
2
a1
a2
a3
a4
x =k
6
a5
F (c) :=
f (s) ds
+1
X
ak
per ogni c
1.
k=1
R +1
1
f
a1
...
1
2
a
4
a
x =k
6
a
sn :=
n
X
k=1
Inoltre la serie
+1
X
k=1
ak a1 +
+1
f (x) dx
per ogni n = 1, 2, 3 . . .
118
6. CALCOLO INTEGRALE
+1
X
1
Esempio. Per 2 R consideriamo la serie armonica generalizzata
, cfr. pagina 29.
k
k=1
<0
per ogni x
1.
x!+1
converge
()
+1
1
1
dx
x
converge
()
> 1.
.
(s) :=
+1
X
1
ks
k=1
che si chiama la funzione zeta di Riemann ed `e legato alla congettura di Riemann, uno
dei problemi aperti pi`
u importanti della matematica.
CAPITOLO 7
Dal nostro punto di vista identificheremo il vettore (x1 , . . . , xN ) con il punto dello spazio
Euclideo N -dimensionale con le corrispondenti coordinate.
Introduciamo su RN una norma, cio`e un modo di misurare la lunghezza dei vettori,
definendo
v
uN
uX
(x , . . . , x ) := t
x2
1
i=1
` VARIABILI
7. FUNZIONI REALI DI PIU
120
z=x2+y 2
x
1
y
x
1
y 2 per (x, y) 2
:= {x 2 X : f (x) = c} RN .
Esempi concreti sono le isobare in una mappa meteorologica oppure le curve di livello in
una mappa topografica. Si nota che per alcuni valori di c le curve di livello corrispondenti
possono essere linsieme vuoto.
Esempi (di curve di livello in R2 ).
y
0.5
0.5
0.5
0.5
0.5
0.5
0.5
0.5
` VARIABILI REALI
LIMITI DI FUNZIONI REALI DI PIU
121
Un vantaggio delle curve di livello rispetto ai grafici cartesiani `e che, essendo definite
nello stesso spazio RN dove `e definita la funzione, consentono di guadagnare una
dimensione. Infatti, mentre non possiamo visualizzare il grafico di una funzione f :
R3 ! R, ne possiamo visualizzare le sue curve (o, meglio, superfici) di livello essendo
sottoinsiemi di R3 .
Esempio.
z=
(1-x2)(1-y2)
3
2
2
1
1
2
1
2
2
p
Figura 68. Grafico di f (x, y) = (1 x2 )(1 y 2 ) e le linee di livello
c per (x, y) 2 [ 2, 2] [ 2, 2] e c =0, 0.2, 0.4,. . ., 2.6 , 2.8, 3.
` VARIABILI
7. FUNZIONI REALI DI PIU
122
Definizione 7.2 (Limiti per i Vettori ). Data una successione di vettori (xn )n2N RN ,
N
ove xn = (x1n , . . . , xN
n ) 2 R per ogni n 2 N, diremo che (xn )n2N converge ad un vettore
x0 2 RN (e scriveremo lim xn = x0 ) se kxn x0 k ! 0 per n ! 1.
n!+1
lim kxn
n!+1
x0 k = 0 ,
n!+1
cio`e se la successione (xn )n2N converge componente per componente al vettore x0 . Con
la definizione precedente di convergenza per una successione di punti (vettori) di RN ,
possiamo estendere facilmente le definizioni date in R.
Definizione 7.3. c 2 RN si dice punto di accumulazione dellinsieme X RN se esiste
una successione (xn )n2N con
xn 2 X per ogni n 2 N,
xn 6= c per ogni n 2 N,
lim xn = c.
n!+1
n!+1
lim f (x) = l
x!c
oppure
f (x) ! l per x ! c .
Osservazioni.
Si osservi che la definizione di limite per funzioni di pi`
u variabili
pu`o essere data solo per c 2 RN , cio`e al finito, poiche, a dierenza di R, non essendoci un ordinamento naturale in RN non si pu`o definire una direzione privilegiata
secondo cui raggiungere 1 in RN
Il concetto di limite per le funzioni come definito sopra si basa su quello del limite
per le successioni. Come nel caso di R esiste anche unaltra possibili`a di introdurre
limiti per le funzioni che non fa riferimento alle successioni.
La definizione di limite in RN conserva molte delle propriet`a di quella in R. In
particolare valgono i seguenti risultati
(i) unicit`
a del limite;
(ii) le Regole per il calcolo dei limiti di una somma, dierenza, prodotto, quoziente
di funzioni (cfr. pagina 41).
Calcolo dei Limiti in RN
Mentre come abbiamo visto la definizione di limite in RN non presenta particolari difficolt`a aggiuntive rispetto al caso di R, il calcolo dei limiti presenta in questo caso delle
difficolt`a aggiuntive. Ci`
o `e dovuto al fatto che, rispetto al caso di R, possiamo avvicinarci
al punto in cui vogliamo calcolare il limite da molte direzioni e modi diversi. Per semplicit`a ci restringeremo al caso di R2 e sempre considereremo come punto di accumulazione
(0, 0).
Una Condizione per la non Esistenza del Limite. Consideriamo il limite
xy
lim
2
x
+ y2
(x,y)!(0,0)
Si osservi che (0, 0) `e di accumulazione per R2 \{(0, 0)}, dominio della funzione f (x, y) =
xy
. Dato linsieme delle rette che passano per lorigine, quindi y = mx al variare di
x2 +y 2
m 2 R, si consideri la restrizione di f ad una di queste rette, cio`e f (x, mx), e se ne
calcoli il limite per x ! 0
mx2
m
=
.
2
2
2
x!0 x + m x
1 + m2
x!0
123
Risulta quindi dal precedente calcolo che il limite di f per (x, y) ! (0, 0) dipende dalla
direzione scelta per avvicinarci allorigine, cio`e dal parametro m, e quindi il limite non
esiste. In altre parole, se scegliamo successioni tendenti al punto di accumulazione da
direzioni diverse, i corrispondenti valori limite saranno diversi in contraddizione con la
definizione di limite.
Proposizione 7.5 (Condizione necessaria). affinche il limite lim(x,y)!(0,0) f (x, y) esista
`e che esistano e siano uguali i limiti lim f (x, mx) al variare di m 2 R.
x!0
lim
(x,y)!(0,0)
Infatti se tale limite esiste, esso deve coincidere con il limite lungo le rette.
Il seguente esempio mostra come la condizione precedente sia solo necessaria, ma non
sufficiente a garantire lesistenza del limite. Consideriamo
x2 y
.
(x,y)!(0,0) x4 + y 2
lim
Si ha che
mx3
=0
per ogni 0 6= m 2 R
x!0
x!0 x4 + m2 x2
quindi tutti i limiti al variare di m 2 R esistano e sono uguali. Pertanto se il limite di f
esiste, deve essere uguale a 0.
Consideriamo ora la curva y = x2 . Tale curva passa per il punto di accumulazione (0, 0),
quindi fornisce un altro modo per avvicinarsi ad esso. Consideriamo la restrizione di
f a tale curva e calcoliamone il limite per x ! 0, cio`e muovendoci verso il punto di
accumulazione. Si ha
x4
1
lim f (x, x2 ) = lim 4
= 6= 0 !!
x!0
x!0 x + x4
2
Quindi abbiamo trovato una curva passante per il punto di accumulazione, muovendoci
lungo la quale troviamo un diverso valore del limite. Possiamo pertanto concludere che
2
il lim(x,y)!(0,0) x4x+yy 2 non esiste.
lim f (x, mx) = lim
x = cos(#)
= x2 + y 2
y = sin(#)
tan # = xy
Si noti che la relazione tan # = xy non pu`o essere esplicitata in quanto la funzione tan
non `e invertibile in [0, 2). Consideriamo un esempio
2x2 y
.
(x,y)!(0,0) x2 + y 2
lim
f (x, y).
` VARIABILI
7. FUNZIONI REALI DI PIU
124
P =(x,y)
P =(,#)
in coordinate cartesiane
in coordinate polari
#
x
l| =
per ! 0.
Si noti che ! 0 equivale a dire k(x, y) (0, 0)k ! 0. Quindi abbiamo maggiorato
|f (, #) l| con una quantit`
a che dipende solo dalla distanza dallorigine (cio`e ) e non
dalla direzione di avvicinamento (cio`e #) allorigine. La propriet`a precedente consente
di concludere che il limite esiste e vale l. Riassumendo Per dimostrare che
lim
(x,y)!(0,0)
f (x, y) = l
`e sufficiente, avendo espresso la funzione in coordinate polari, ottenere una disuguaglianza del tipo
l g()
f cos(#), sin(#)
ove la funzione g() tende a 0 per ! 0.
Esempio. Si consideri
sin(x2 y) + x2 + y 2
.
x2 + y 2
(x,y)!(0,0)
lim
` facile verificare che limx!0 f (x, mx) = 1 per ogni m 2 R, quindi se il limite l esiste
E
3
sin(#))+2
deve essere 1. Si ha f (, #) = sin( cos(#)
e quindi
2
|f (, #)
l| =
f (, #)
z
}|
{
sin(3 cos(#) sin(#))
1
l =
2 6! 0
2
per ! 0
e quindi non possiamo concludere lesistenza del limite. Tuttavia possiamo ricordare che
| sin(t)| |t| per t 2 R, quindi per t = 3 cos(#) sin(#),
f (, #)
|3 cos(#) sin(#)|
2
}|
3 | cos(#) sin(#)|
2
!0
per ! 0.
`
CONTINUITA
125
Continuit`
a
Come conseguenza della definizione di limite si pu`o dare la definizione di continuit`a
Definizione 7.6 (Continuit`
a). f : X RN ! R si chiama
continua in x0 2 X se per ogni successione (xn )n2N X con xn ! x0 segue
f (xn ) ! f (x0 ) per n ! +1.
continua, se `e continua in ogni x 2 X. Denotiamo con C(X) := {f : X ! R :
f `e continua} linsieme delle funzioni continue su X.
Valgono molte delle osservazioni fatte nel caso di R.
Osservazioni.
La continuit`
a si pu`o anche definire senza fare riferimento alle successioni: f `e continua in x0 () per ogni " > 0 esiste > 0 tale che |f (x) f (x0 )|
" per ogni x 2 X con kx x0 k < .
Se x0 2 X `e un punto di accumulazione di X, allora f `e continua in x0 ()
limx!x0 f (x) = f (x0 ).
Se x0 2 X non `e un punto di accumulazione di X (in questo caso si dice anche che
x0 `e un punto isolato di X), allora f `e sempre continua in x0 .
Somme, dierenze, prodotti, rapporti e composizione di funzioni continue sono
continue.
Esempio. Si consideri la funzione f : R2 ! R definita da f (x, y) = sin(xy + x2 ).
Essa risulta continua in quanto composizione delle funzioni continue p(x, y) = xy + x2
(polinomio in due variabili) e g(t) = sin(t) (funzione continua su R).
CAPITOLO 8
=:
@f
(x0 ) 2 R
@xi
@f
@xi (x0 ).
` IN RN
I CONCETTI DI DERIVABILITA
127
z=f(x,y)
y0
x0
y
P =(x0,y0)
x=x
0
y0
y=
h(y)=f(x0,y)
g(x)=f(x,y0)
x
x0
y0
fy(x0,y0)=h0(y0)=tan()
fx (x0,y0)=g 0(x0)=tan()
sin(xyz)xz,
sin(xyz)xy
Se pero le funzioni che intervengono non sono derivabili, bisogna passare attraverso la
definizione di d.p.. Sia f (x, y) = y|x|, allora in un punto del tipo (0, y), non possiamo
derivare direttamente rispetto x, ma dobbiamo passare attraverso la definizione
f (h, y) f (0, y)
y|h|
6 9, se y 6= 0;
fx (0, y) = lim
= lim
=
0, se y = 0.
h!0
h!0 h
h
Definizione 8.3. Sia f : X RN ! R e x0 2 X, interno. Se f `e derivabile parzialmente
rispetto xi in x0 per ogni i 2 {1, . . . , N }, allora f si dice derivabile in x0 . In tal caso si
pu`o definire il vettore delle d.p.
@f
@f
Df (x0 ) =
(x0 ), . . . ,
(x0 ) 2 RN .
@x1
@xN
128
8. CALCOLO DIFFERENZIALE
2y + 3x).
@f
@y (0, 0)
= 0.
allora f si dice dierenziabile in x0 ( denota in questo caso il prodotto scalare tra vettori
in RN ).
Osservazioni.
si ha
x0 ) + o(kx
x0 k)
per x ! x0 .
In particolare si ha che la
dierenziabilit`
a ) derivabilit`
a.
dierenziabilit`
a ) continuit`
a
Quindi derivabilit`
a e continuit`a sono condizioni necessarie ma non sufficienti per
la dierenziabilit`
a (si veda losservazione sulla pagina 128)
Ricordando la definizione di o() la condizione f (x) = f (x0 ) + Df (x0 ) (x x0 ) +
o(kx x0 k) per x ! x0 si pu`
o riscrivere come
lim
x!x0
f (x)
f (x0 ) + Df (x0 ) (x
kx x0 k
x0 )
=0
(limite in R!)
` IN RN
I CONCETTI DI DERIVABILITA
129
x0 , y
y0 )
x0 ) + fy (x0 , y0 ) (y
y0 ).
p(x,y)
f(x,y)
x0
y0
(x0,y0)
130
8. CALCOLO DIFFERENZIALE
F(t)=f(P0 +tv)
z=f(x,y)
Dv f(x0,y0)=F (0)=tan(')
'
y0
x0
x
y
)
v=(v 0,v 1
P0=(x0,y0)
Esempio. Sia f (x, y) = 2x3 y y 2 + 3xy, v = p12 , p12 e (x, y) = (1, 1). Allora
@f
(1, 1) = (9, 3) p12 , p12 =
@v
p9
2
p3
2
12
=p
2
Osservazione. Diamo ora due significative propriet`a geometriche del gradiente. Dal
teorema del gradiente si ha che
max
v: kvk=1
@f
Df (x0 )
(x0 ) = max Df (x0 ) v = Df (x0 )
@v
kDf (x0 )k
v: kvk=1
(il prodotto scalare tra due vettori `e massimo se i due vettori sono paralleli e concordi). Quindi la derivata direzionale `e massima nella direzione del gradiente. Ricordando
linterpretazione della derivata direzionale come misura del tasso di crescita di f in una
data direzione, possiamo concludere che il gradiente punta nella direzione di massima
crescit`
a di f .
Consideriamo ora la curva di livello di f per il punto x0 , cio`e
f (x0 )
Supponendo che f (x0 ) sia una curva regolare (potrebbe non essere vero), sia il versore
tangente a f (x0 ) in x0 . Poiche f `e costante su f (x0 ) e muoversi lungo la direzione
corrisponde, a meno di termini di ordine superiore, a muoversi lungo la curva f (x0 ) , si
ha euristicamente
@f
(x0 ) = 0
@
e quindi dal Teorema del Gradiente Df (x0 ) = 0. Ricordando che il prodotto scalare
tra due vettori `e nullo solo se i due vettori sono perpendicolari, concludiamo che Df (x0 )
`e ortogonale alla curva di livello di f per x0 .
Derivate di Ordine Superiore
@f
Definizione 8.8. Se f `e derivabile parzialmente rispetto xi ed `e tale che @x
`e nuovai
mente derivabile parzialmente rispetto la variabile xj , allora possiamo definire
@
@f
@2f
=:
= derivata seconda di f rispetto xi e xj =: Dx2i ,xj f =: fxi ,xj
@xj @xi
@xi @xj
131
`
Osserviamo che le derivate parziali fxy e fyx coincidono nellesempio precedente. E
@2f
@2f
naturale chiedersi se conta lordine rispetto cui deriviamo, cio`e se @xi @xj = @xj @xi . Il
seguente teorema garantisce che sotto opportune condizioni lordine non `e importante.
Teorema 8.9 (Teorema di Schwarz ). Sia f : X RN ! R, x0 2 X, interno. Se in
2f
2f
x0 esistono e sono continue entrambe le derivate parziali @x@i @x
(x0 ) e @x@j @x
(x0 ), allora
j
i
esse coincidono, cio`e
@2f
@2f
(x0 ) =
(x0 ).
@xi @xj
@xj @xi
Supponiamo che la funzione f ammetta in x0 tutte
la matrice N N definita nel seguente modo
0 @2f
@2f
@x1 @x1 (x0 )
@x1 @x2 (x0 )
2f
B @2f
B @x2 @x1 (x0 ) @x@2 @x
(x0 )
2
B
Hf (x0 ) = B
..
..
@
.
.
@2f
@2f
@xN @x1 (x0 ) @xN @x2 (x0 )
@2f
@x1 @xN (x0 )
@2f
@x2 @xN (x0 )
..
.
@2f
@xN @xN (x0 )
1
C
C
C
C
A
Quindi nelli-esima riga abbiamo le derivate seconde fatte prima rispetto alla variabile
xi e poi rispetto alle altre variabili (in ordine crescente). La matrice Hf (x0 ) `e detta
matrice Hessiana di f in x0 .
Dal teorema di Schwarz segue che la matrice Hessiana `e simmetrica. Si vedr`a nel corso
di Analisi Matematica 2 che questo fatto ha importanti conseguenze nella ricerca degli
estremi locali di funzioni di pi`
u variabili.
Esempio. Sia f (x, y) = 2x3 y
y 2 + 3xy, allora
12xy
6x2 + 3
Hf (x, y) =
.
6x2 + 3
2
CAPITOLO 9
x0 ) + o(kx
132
x0 k)
per x ! x0 8 i = 1, . . . , M.
133
Osservazione. Introduciamo una notazione matriciale, che risulter`a utile anche in seguito, per riscrivere la precedente definizione di dierenziabilit`a. Definiamo i vettori
colonna
0
1
0 0 1
0
1
f1 (x)
x1
x1 x01
B
C
B
C
B
C
..
..
f (x) = @
x0 = @ ... A ,
x x0 = @
A,
A
.
.
fM (x)
x0N
xN x0N
e la matrice M N , detta matrice Jacobiana di f in x0
0 @f1
1
@f1
@x1 (x0 ) . . .
@xN (x0 )
B
C
..
..
..
Jf (x0 ) = @
A
.
.
.
@fM
@fM
@x1 (x0 ) . . .
@xN (x0 )
x0 ) + o(kx
x0 k)
per x ! x0 .
Derivata della Funzione Composta. Adesso diamo una regola per la Jacobiana della
funzione composta, che generalizza al caso delle funzioni a valori vettoriali la regola della
catena per la derivata della funzione composta.
Teorema 9.6. Sia f : RN ! RM dierenziabile in x0 e sia g : RM ! RK dierenziabile
in y0 := f (x0 ). Allora la funzione composta g f : RN ! RK `e dierenziabile in x0 con
Jg f (x0 ) = Jg f (x0 ) Jf (x0 )
Questa formula si chiama Regola della Catena.
Osservazione. Ovviamente per N = M = K = 1 ritroviamo la regola della catena per
le funzioni reali.
Esempio. Sia f : R ! R2 , g : R2 ! R, allora g f : R ! R, g f (s) = g(f1 (s), f2 (s)) e
0
f1 (s)
@g
@g
0
(g f ) (s) = @x (f1 (s), f2 (s)), @y (f1 (s), f2 (s))
=
f20 (s)
@g
@g
=
f1 (s), f2 (s) f10 (s) +
f1 (s), f2 (s) f20 (s)
@x
@y
Trasformazioni Regolari di Coordinate
Un caso particolarmente importante delle funzioni a valori vettoriali `e quello in cui spazio
di partenza ed arrivo coincidono, cio`e M = N .
Definizione 9.7. Una funzione f : X RN ! Y RN si dice una trasformazione di
coordinate .
Un esempio di trasformazione di coordinate `e lapplicazione lineare (cfr. Corso di Geometria) f : RN ! RN , f (x) = A x, ove A `e una matrice N N (vedremo pi`
u avanti
altri esempi significativi). Sappiamo che se det(A) 6= 0, la trasformazione f si pu`o invertire, cio`e si pu`
o definire una trasformazione f 1 : RN ! RN (nel caso in questione
1
1
f (y) = A y) tale che f 1 (f (x)) = x.
1.
134
Si osservi che se det(Jf (x0 )) 6= 0 allora Jf (x0 ) `e una matrice invertibile. Si ha il seguente
teorema di invertibili`
a locale
Teorema 9.9. f : X RN ! RN una trasformazione regolare di coordinate e x0 2 X
tale che det(Jf (x0 )) 6= 0. Allora esiste un intorno U (x0 ) di x0 e un intorno V (y0 ) di
y0 = f (x0 ) tale che f : U (x0 ) ! V (y0 ) `e invertibile. Inoltre f 1 : V (y0 ) ! U (x0 ) `e una
trasformazione regolare di coordinate e
Jf
ove Jf
(y) = Jf 1 (x)
(, #) ! ( cos(#), sin(#))
cio`e essa fa corrispondere alla coppia (, #) il punto del piano di coordinate (x, y) =
( cos(#), sin(#)). Si ha
cos(#)
sin(#)
Jf (, #) =
sin(#) cos(#)
quindi det Jf (, #) = cos2 (#) + sin2 (#) = . Quindi lorigine, che corrisponde a = 0
`e lunico punto singolare della trasformazione, quindi le coordinate polari sono una
trasformazione regolare di coordinate.
Esempio (Coordinate Cilindriche). Vediamo ora le coordinate cilindriche in R3 . Esse
sono data dalla terna (, #, t) 2 [0, 1) [0, 2) R, cfr. il seguente grafico.
Il Legame tra coordinate cilindriche e coordinate cartesiane `e dato dalle seguenti relazioni
8
< x = cos(#)
y = sin(#)
:
z=t
Come nel caso delle coordinate polari, possiamo vedere le coordinate cilindriche come
una trasformazione di coordinate in R3 definita nel seguente modo
f :[0, 1) [0, 2) R ! R3
Si ha
(, #, t) ! ( cos(#), sin(#), t)
0
cos(#)
Jf (, #, t) = @ sin(#)
0
1
sin(#) 0
cos(#) 0 A
0
1
quindi det Jf (, #, t) = e in questo caso linsieme dei punti singolari, che corrisponde
a = 0, `e lasse z della trasformazione.
135
z=t
P=(x,y,z)
P=(,#,')
P=(x,y,z)
P=(,#,t)
'
y
#
Coordinate cilindriche
Coordinate sferiche
1
sin(') sin(#)
sin(') cos(#) A
0
quindi det Jf (, #, t) = 2 sin(') ed anche in questo caso linsieme dei punti singolari,
che corrisponde a = 0, sin(') = 0, , `e lasse z.
CAPITOLO 10
1 , xi ]
[yj
1 , yj ]
i = 1, . . . , n, j = 1, . . . , m.
Se Pxy `e una partizione di [a, b] [c, d], allora definiamo per i = 1, . . . , n,, , j =
1, . . . , m
mij := inf f (x, y) : (x, y) 2 Rij ,
|Rij | := (xi
s(f, Pxy ) :=
xi
n X
m
X
i=1 j=1
S(f, Pxy ) :=
n X
m
X
i=1 j=1
1)
(yj
yj
1)
Se non c`e dierenza tra la migliore approssimazione da sotto (cio`e quella pi`
u grande)
e quella migliore da sopra (cio`e quella pi`
u piccola), allora il problema `e (teoricamente)
risolto e f si dice integrabile.
136
`
INTEGRALI DOPPI: DEFINIZIONE E PRIME PROPRIETA
137
a) (d
c) = S(Pxy , f )
Osservazione. Si pu`
o dimostrare che la definizione precedente `e indipendente dalla
scelta
del
rettangolo
R. Daltra parte si osservi che il contributo allintegrale di
RR
f
(x,
y)
dx
dy
dei
rettangoli
contenuti in R \ X `e nullo.
R
A partire dalla definizione precedente si pu`o dare una definizione di misura (area) di un
insieme di R2 , tenendo conto che integrando la funzione identicamente 1 sul dominio X
si trova che il volume V del cilindro `e dato da V = 1 area(X), cfr. il seguente grafico.
Ci`o giustifica la seguente
Definizione 10.3. Se X `e un insieme limitato tale che la sua funzione caratteristica
e integrabile, allora si dice che X `e misurabile e si pone
X `
ZZ
|X| =
1 dx dy (:= misura di X)
X
138
z
y
1
|X|
x
Figura 74. La misura di uninsieme.
Propriet`
a dellIntegrale. Siano f, g : X ! R integrabili. Allora
f + g `e integrabile per ogni , 2 R (cio`e linsieme delle funzioni integrabili
con dominio X `e uno spazio vettoriale) e
ZZ
ZZ
ZZ
f (x, y) + g(x, y) dx dy =
f (x, y) dx dy +
g(x, y) dx dy
X
(disuguaglianza triangolare).
Se |X| = 0, allora
ZZ
f (x, y) dx dy = 0
X
Se X = X1 [ X2 e |X1 \ X2 | = 0, allora
ZZ
ZZ
ZZ
f (x, y) dx dy =
f (x, y) dx dy +
X
X1
f (x, y) dx dy
X2
(additivit`
a dellintegrale rispetto alla misura di insiemi)
A questo punto, come nel caso di R, si pongono due
Problemi. (i) Quali funzioni sono integrabili?
RR
(ii) Se f `e integrabile, come si pu`o calcolare X f (x, y) dx dy ?
Si tenga conto che, per il fatto che la geometria di X pu`o essere molto complicata, la
risposta non sar`
a cos` semplice come nel caso di R.
Teorema di FubiniTonelli
Una prima risposta ai problemi precedenti si pu`o avere quando X ha due lati paralleli
agli assi cartesiani.
Definizione 10.4. Un insieme X R2 , limitato, si dice
(i) y-semplice se esistono due funzioni continue g1 , g2 : [a, b] ! R tali che
X = (x, y) 2 R2 : x 2 [a, b], g1 (x) y g2 (x)
TEOREMA DI FUBINITONELLI
139
x-semplice
g2(x)
h1(y)
h2(y)
X
a
g1(x)
c
x
(ii) Se X `e x-semplice
ZZ
f (x, y) dx dy =
d
c
g1 (x)
h2 (y)
f (x, y) dx dy
h1 (y)
2 2
ZZ
Z 1 Z 2
Z 1
y
2x2 y dx dy =
2x2 y dy dx =
2x2
dx
2 y=x+1
X
x=0
y=x+1
x=0
3
Z 1
1
3
x
x5
x4 x3
2
4
3
2
=
(4x
x
2x
x ) dx = 4
2
=
3
5
4
3 x=0 10
x=0
R2
Si osservi che nellintegrale x+1 2x2 ydy, poiche lintegrazione `e fatta rispetto alla variabile y, la variabile x si pu`
o considerare come una costante.
140
F(y)=f(x,y)
A(x)
dx
a
b
g1(x)
y
X
g2(x)
ZZ
Z 1 Z 1
3
3
sin(y ) dx dy =
sin(y )dy dx
p
X
sin(y 3 )
la funzione integranda
non `e integrabile elementarmente rispetto y. Osserviamo
che il dominio `e anche x-semplice, infatti X = {(x, y) 2 R2 : y 2 [0, 1], 0 x y 2 }.
Quindi
y-semplice
x-semplice
g2(x)=1
h1(y)=0
p
g1(x)= x
h2(y)=y2
ZZ
sin(y ) dx dy =
X
1
0
y2
sin(y )dx dy =
0
1
cos(y 3 )
3
1
0
1
= (1
3
1
0
2
[x]y0
cos(1))
sin(y )dy =
1
0
y 2 sin(y 3 )dy
141
'1
'2
, abbiamo
w1 := 'u du =
@'1
du
@u
@'2
@u
du
w2 := 'v dv =
@'1
@v
@'2
@v
dv
dv
'
(u,v+dv)
'(u,v+dv)
(u+du,v+dv)
'(u+du,v+dv)
dA=dudv
0
dA jdet(w1,w2)j
w2 'vdv
'(u,v)
w1'udu
(u,v)
'(u+du,v)
(u+du,v)
142
y
d#
dA0 dd#
d
d#
#
+d
1
/4
X0
X
-1
x2+y21
yx
-1
[0,1][0, 4 ]
1 4
=
4
RR
sin2 (#)
2
0
=
0
1
16
143
y/x=1
y/x=2
'
X0
X
xy=2
xy=1
x
0
u = xy
v = xy
ricavando prima x nella prima equazione e sostituendo nella seconda, si ottiene
'(u, v) = (x, y) =
u p
, uv .
v
Ci`o implica
J' (u, v) =
quindi det J' (u, v) =
ZZ
1
2v .
ZZ
u p
+ uv
v
1
u
2
v3
pu
1
2
v
1
du dv
2v
[1,2][1,2]
Z 2 r
3
Z 2
Z 2"
1
u p
2 u2
p +
=
+ uv du dv =
v
3 v
1 2v
1
1
Z 2
2 p
1
1
2 p
1
= ( 8 1)
+
dv
=
(
8
1)
2 1
3
1
3
3
1 v2
v2
v2
p
1
= ... =
4
2
3
(x + y) dx dy =
X
Da cui
p1
2 uv
pv
1
2
u
2 3p
u2 v
3
p
#2
dv
1
2
+2 v
1
Altri Esempi.
Calcolare la misura |X| del dominio X R2 che in coordinate
polari `e data da
X 0 = (, #) : # 2 [#0 , #1 ], 0 R(#)
per una funzione continua R : [#0 , #1 ] ! [0, +1), cfr. il seguente grafico.
144
'
X0
R(#)
=R(#)
X
#1
#0
x
#
#0
#1
X
#1 Z R(#)
#0
1
2
X0
d d# =
0
#1
R2 (#) d#.
#1 2
#0
=R(#)
d#
=0
#0
Per dare unesempio concreto calcoliamo larea della spirale di Archimede data in
coordinate polari da X 0 := (, #) : 2 [0, 2], 0 #) , cfr. il seguente
grafico.
y
Spirale di Archimede
'
/2
2
2
x
X0
3/2
1
2
Z
2
2
0
2
#2 d# =
1 #3
2 3
2
0
4 3
.
3
INTEGRALI TRIPLI
145
=
Osserviamo che
R
0
= 1
R2
d#
0
R!+1
( 1,+1)( 1,+1)
+1
e
1
x2
dx
+1
y2
dy =
x2
+1
x2
e
1
dx =
dx
che non `e possibile usando una primitiva di e x , cfr. losservazione a pagina 105.
Invece, passando alle coordinate polari, grazie al fattore = det(J' ), si passa da
2
2
e x a e che `e molto semplice da integrare.
Integrali Tripli
In questa sezione ci occupiamo del calcolo degli integrali tripli
ZZZ
f (x, y, z) dx dy dz
X
R3
146
g1 (x,y)
g1(x,y)
a
y
(x,y)
D
{(x,y)2R2 : x2 +y 2 1}
{(x,y)2R2 : x2 +y 2 1}
1
(1
2
p
x2 + y 2 )2 dxdy
Per risolvere lultimo lintegrale possiamo utilizzare il cambiamento di variabili in coordinate polari. In coordinate polari il cerchio {(x, y) 2 R2 : x2 + y 2 1} corrisponde al
quadrato {(, #) : 0 1, 0 # 2}. Quindi
Z
Z 1
Z 2
p
1
1
2
2
2
2
(1
x + y ) dxdy =
(1 ) d
d# =
{(x,y)2R2 : x2 +y 2 1} 2
0 2
0
Z 1
1
(3 22 + ) d =
12
0
Vediamo ora unaltra tecnica di riduzione per il calcolo degli integrali tripli. Assumiamo
che il nostro insieme X si possa rappresentare nella forma
X = {(x, y, z) 2 R3 : z 2 [a, b], (x, y) 2 Dz }
ove per ogni z fissato , Dz (strato) `e un insieme del piano su cui f (x, y, z) `e integrabile
rispetto (x, y). In altre parole X `e lunione degli strati Dz al variare di z 2 [a, b].
INTEGRALI TRIPLI
147
ZZZ
Z b Z
f (x, y, z) dx dy =
f (x, y, z) dx dy dz.
X
Dz
b
Db
z
Dz
X
y
a
Da
{(x,y): x2 +y 2 z 2 }
Lintegrale tra parentesi tonde si pu`o facilmente risolvere attraverso le coordinate polari.
Quindi
ZZZ
Z 1 Z 2
Z z
2
2
3
x + y dx dy dz =
d#
d dz =
0
2
0
z4
4
dz =
z5
10
=
0
10
Consideriamo unaltro esempio che risolveremo sia con integrazione per fili sia per strati.
Esempio. Calcolare la massa m di un tetraedro con i vertici (0, 0, 0), (1, 0, 0), (0, 1, 0) e
(0, 0, 1) e la densit`
a f (x, y, z) = 1 z nel punto (x, y, z).
Allora i punti appartenendo al tetraedro sono dati da
e quindi abbiamo
X = (x, y, z) 2 R3 : x, y, z
m=
ZZZ
(1
0, x + y + z 1
z) dx dy dz.
148
Soluzione con integrazione per fili . Come si vede dal grafico il dominio X `e z-semplice:
X = (x, y, z) 2 R3 : (x, y) 2 D, 0 z 1
2
con
y .
Quindi risulta
z
1
z=1-x-y
0
y
x=1-y
m=
=
=
=
Z Z Z
Z
Z
Z
1
=
6
1 x y
(1
D
0
1Z 1 y
0
1
1
(1
(1
z) dz
x
y)2
y)2
(1
dx dy =
(1
x
2
y)3
6
1
1
= .
24
8
y)2
x
2
(1
x
6
Z Z
y)3
dy =
z2
2
z=1 x y
z=0
dz
dx dy
dx dy
x=1 y
x=0
dy
y)3
(1
(1
y)4
24
y=1
y=0
Soluzione con integrazione per strati . Come si vede dal grafico il dominio X si pu`o
scomporre negli strati
Dz := (x, y, z) 2 R3 : y 2 [0, 1
Quindi risulta
z], 0 x 1
z ,
Dz
z
x=1-y-z
0
y
1-z
1
z 2 [0, 1].
INTEGRALI TRIPLI
m=
=
=
=
Z
Z
Z
1 Z Z
1Z
(1
z) dx dy
Dz
1 z
(1
z)
(1
0
z)4
(1
dz =
y z
z)|x=1
dydz
x=0
x (1
z)2
y
2
1Z 1 z
0
y=1 z
dz =
y=0
1Z
149
1 y z
(1
z) dx dy dz
0
1 z
(1
0
1
z)
(1
0
z) (1
(1
z)2
2
z) dy dz
dz
1
= .
8
Ricordiamo infine che anche in R3 vale la formula di cambiamento delle variabili per
integrali tripli
Teorema 10.10. Sia f : X R3 ! R integrabile e sia
' : X 0 R3 ! R3
d#
0
2 d
sin(')d' = 2
[ cos(')]0 = 4
R3
3
d#
0
r
0
dt
{(,#,t):2[0,r], #2[0,), t h
}
r
d =
r
0
3
h 2
h
d = 2
r
r 3
2
0
hr3
3
Note
Testi consigliati:
A. Marson, P. Baiti, F. Ancona, B. Rubino: Corso di Analisi
Matematica 1, Carocci editore;
C.D. Pagani, S. Salsa: Analisi Matematica 1, Zanichelli;
P. Marcellini, C. Sbordone: Esercitazioni di Matematica, Liguori Editore;
S. Salsa, A. Squellati: Esercizi di Matematica, Zanichelli.
150
APPENDICE A
Appendice
Tre Principali Modi di Dimostrazioni
Siano A e B due aermazioni e siano A e B le loro negazioni. Allora sono equivalenti
A ) B;
B ) A;
A e B ) E.
Quindi per dimostrare che A ) B ci sono i seguenti 3 modi:
dimostrazione diretta: A ) B;
dimostrazione indiretta: B ) A;
dimostrazione per assurdo: A con B ) E.
Esempio. Sia A laermazione piove e B laermazione la strada `e bagnata, allora
evidentemente vale A ) B. Invece non vale il contrario, cio`e B 6) A, in quanto non `e
detto che piove se la strada `e bagnata. Quindi in questo esempio
A ) B significa se piove, allora la strada si bagna che `e vero.
B ) A significa se la strada non `e bagnata, allora non piove che `e vero.
A e B ) E significa piove e la strada non `e bagnata che infatti `e una contraddizione.
151
152
A. APPENDICE
8
+1
>
>
>
<1
lim q n =
n!+1
>
0
>
>
:
69
8
>
<+1
lim n = 1
n!+1
>
:
0
p
n
lim
a=1
n!+1
p
lim n n = 1
se
se
se
se
q > 1,
q = 1,
|q| < 1,
q 1
se > 0,
se = 0,
se < 0
n!+1
ln(n)
=0
n!+1 n
n
lim n = 0
n!+1 q
qn
lim
=0
n!+1 n!
n!
lim n = 0
n!+1 n
n
lim 1 + n1
=e
n!+1
xn
lim 1 + xan
= ea
lim
n!+1
n!+1
pi`
u in generale
se |xn | ! +1 per n ! +1
se an ! a > 0 e bn ! b per n ! +1
Funzioni.
sin x
=1
x
1 cos(x)
1
lim
=
2
x!0
x
2
ex 1
lim
=1
x!0
x
ax 1
lim
= ln(a)
x!0
x
ln(1 + x)
lim
=1
x!0
x
loga (1 + x)
lim
= loga (e)
x!0
x
x
lim 1 + xt
= et
lim
x!0
x!1
(1 + x)r 1
=r
x!0
x
loga (x)
lim
=0
x!+1
x
lim x loga (x) = 0
lim
x!0+
lim xx = 1
x!0+
pi`
u in generale
per ogni a > 0
pi`
u in generale
per ogni 0 < a 6= 1
per ogni t 2 R
per ogni r 2 R
per ogni 0 < a 6= 1, > 0
per ogni 0 < a 6= 1, > 0
x!x0
()
l <"
se x0 2 R, l =
x0 | < .
x0 | < .
x0 | < .
f (x) < M
se x0 =
l <"
l <"
f (x) > M
se x0 = +1, l =
f (x) < M
se x0 =
se x0 =
1, l =
f (x) > M
f (x) < M
lim f (x) = l
x!x+
0
()
l <"
x0 < .
f (x) > M
lim f (x) = l
x!x0
l <"
x0 < .
()
x< .
x< .
153
Il metodo di Erone.
20
3
4
5
6
7
8
24
24
25
25
29
30
9
10
11
12
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18
19
20
21
Grafico di A(r).
Funzioni iniettive e suriettive
p
Grafico di f (x) = x2 e f 1 (x) = x.
Funzioni pari e dispari
La funzione potenza.
Funzione esponenziale di base a e funzione esponenziale.
Le funzioni iperboliche.
La catenaria.
Misura di angoli in radianti.
Definizione delle funzioni circolari.
Grafici di sin, cos e tan.
La funzione segno
Relazione tra x, sin(x) e tan(x).
32
34
34
35
37
37
37
37
38
38
39
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25
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27
Il metodo di bisezione.
I Logaritmi.
Funzione continua con inversa discontinua.
La radice n-esima.
Inverse delle funzioni circolari.
Inverse delle funzioni iperboliche.
47
48
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49
51
51
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61
62
63
64
65
Larea A.
Somma inferiore s(P, f ) e somma superiore S(P, f ).
Criterio per lintegrabilit`
a.
Additivit`
a rispetto agli estremi di integrazione.
Integrazione di funzioni simmetrici.
Esempi di funzioni integrabili non continue.
Teorema della media.
La funzione integrale.
Area sotto il grafico.
Il logaritmo.
Calcolo di aree.
Calcolo del area tra due grafici.
Esempio: Calcolo del area tra due grafici.
Esempio: Calcolo del area tra due grafici.
Corpo di rotazione.
Integrali impropri.
Integrali impropri.
Integrali improprio convergente.
Integrale improprio convergente.
Integrali impropri e serie: f (k) = ak .
La serie maggiora lintegrale.
Lintegrale maggiora la serie.
155
63
64
65
68
71
75
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86
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110
111
111
113
114
114
115
116
117
117
120
120
70 Derivate parziali.
71 Piano tangente.
72 Derivata direzionale.
127
129
130
73 Sistemi di riferimento in R3 .
135
74 La misura di uninsieme.
138
121
124
156
75
76
77
78
79
80
81
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83
84
85
86
87
Domini semplici.
Il teorema di FubiniTonelli per X y-semplice.
Dominio y- e x-semplice.
Cambiamento di variabili.
Cambiamento di variabili per coordinate polari.
Dominio in coordinate cartesiane e polari.
Dominio in coordinate cartesiane e (u, v).
Dominio in coordinate cartesiane e polari.
La spirale di Archimede.
Integrazione per fili.
Integrazione per strati.
Esempio integrazione per fili.
Esempio integrazione per strati.
139
140
140
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