L’argomento verrà introdotto tenendo presente che i bambini
riconoscono, denominano e descrivono le figure geometriche e sanno disegnarle; essi dovranno utilizzare diverse conoscenze acquisite in altri percorsi didattici dedicati alla geometria. Inoltre si offrono importanti occasioni di recupero e di approfondimento dello studio delle figure geometriche e della loro costruzione. Mi atterrò a quello che è l’obiettivo espresso nelle Indicazioni Nazionali secondo cui al termine della classe quinta gli alunni devono essere in grado di “determinare l’area di rettangoli e triangoli e di altre figure per scomposizione o utilizzando le più comuni formule”. Per introdurre il concetto di area come misura dell’’stensione di una figura, ci sarà una prima fase in cui si ricorrerà a tassellature e una seconda fase in cui si utilizzeranno unità di misura convenzionali. Ciò che mi preme sottolineare di questo percorso non è tanto l’aspetto dei contenuti quanto il fatto che, seguendo le tappe da far sperimentare, i bambini possano contribuire alla costruzione dei concetti fondamentali che si incontrano, e provare il piacere della scoperta di quelle proprietà che le usuali proposte didattiche forniscono già preconfezionate. Dunque, cercherò di raggiungere uno degli obiettivi delle Indicazioni Nazionali che recita: “il bambino sviluppa un atteggiamento positivo rispetto alla matematica, attraverso esperienze significative, che gli hanno fatto intuire come gli strumenti matematici che ha imparato a utilizzare siano utili a operare nella realtà”. Prima fase: Per introdurre il concetto di estensione decido di dividere i bambini in 4 gruppi di 4 ciascuno e fornisco loro alcune forme geometriche realizzate in cartoncino (quadrati, rettangoli, triangoli, rombi, pentagoni, esagoni e cerchi). La consegna è ricoprire, senza lasciare spazi vuoti e senza sovrapporre le figure, due banchi che verranno attaccati insieme. I bambini entusiasti subito si mettono all’opera. Un gruppo sceglie il cerchio e dopo vari tentativi giunge alla conclusione che non è la figura adatta, poi provano con il quadrato e riescono nel compito. Gli Altri 3 gruppi scelgono rispettivamente il triangolo, il rettangolo e l’esagono e tutti riescono a riempire i banchi senza lasciare spazi vuoti. Dopo questi esperimenti i bambini arrivano alla conclusione che il piano può essere riempito e quindi tassellato senza lasciare spazi vuoti, solo con il quadrato, il rettangolo, il triangolo e l’esagono. A questo punto spiego che attraverso queste figure, che sono poligoni regolari, si realizzano le tassellature regolari, cioè quelle realizzate con la ripetizione di un solo poligono. I bambini hanno così scoperto che il piano può contenere qualcosa, ha quindi un’estensione che in geometria si chiama AREA. Poi invito i bambini a elaborare una scheda di sintesi del lavoro svolto per fissare le scoperte fatte in questa fase del percorso. Ora è necessario spiegare ai bambini come si fa a stabilire l’estensione di una superficie e fargli capire che questa estensione ha una misura ben precisa nelle figure, cioè un’area. Seconda fase Per suscitare in loro questa consapevolezza li metto di fronte a un’altra situazione problematica. ponendogli la seguente domanda: “Sarà più estesa la superficie della lavagna o il piano della cattedra?”. Alcuni alunni propongono di sovrapporre la lavagna alla cattedra, altri di riportare sulla carta una delle due superfici e confrontarla con l'altra per sovrapposizione, altri ancora propongono l'uso di un campione di misura arbitrario (quaderni, fogli, scatole, figurine) e vedere quante volte “ci sta”. La discussione collettiva ha condotto i bambini a considerare l’unità di misura la soluzione più adatta in quanto permette di quantificare la misura delle superfici. Ma non tutte le unità di misura scelte dai bambini sono ugualmente efficaci, infatti le scatole non sono adatte per la difficolta di trovarne tante tutte uguali, non lo sono i quaderni perché è difficile attaccarli alla lavagna. Dopo vari tentativi i bambini si sono resi conto che per risolvere il compito è meglio orientarsi verso quadrati o rettangoli di carta adeguatamente costruiti. A questo punto decido di introdurre le unità di misura convenzionali e faccio costruire ai bambini i dm2 di cartoncino per poi procedere a ricoprire le due superfici. Nel misurare la superficie del piano della cattedra Alice e Luca hanno evitato di contare i dm2 uno ad uno, ma hanno contato il numero di dm2 disposti sulla riga e sulla colonna e poi li hanno moltiplicati, dando prova di aver riconosciuto sul piano della porta e della cattedra uno schieramento, ossia la rappresentazione grafica della moltiplicazione. Si è rilevato molto importante socializzare questo riferimento proposto dai due alunni, in quanto ha permesso a tutti di recuperare, in questo contesto, quello schema di rappresentazione. I bambini così sono giunti inconsapevolmente alla formula per calcolare l’area del rettangolo. Gli alunni nel misurare la lavagna invece hanno verificato che rimane una parte di superficie residua per misurare la quale il dm2 è troppo grande. Il verificarsi di questa situazione è risultata particolarmente efficace dal punto di vista didattico perché ha permesso ai bambini di confrontarsi con la necessità costruire i sottomultipli del dm2, fino a ipotizzare la suddivisione del dm2 in 100 parti uguali, cioè in 100 piccoli quadrati di 1 cm di lato e quindi alla scoperta del cm2 Una volta costruiti i nostri cm2, i bambini sono stati in grado di esprimere la misura delle due superfici in dm2 e in cm2 e di individuare quale delle due era più estesa e di quantificare di quanto lo era. A questo punto ho spiegato che la misura di una superficie si chiama AREA e che essa è il numero che esprime l’estensione di una superficie, Poi ho fatto elaborare agli alunni una scheda di sintesi per fare il punto della situazione e fissare le scoperte che si sono fatte. Nei giorni successivi ho proposto ai bambini di calcolare l’area di figure geometriche rettangolari costruiti in modo da dover far prevalentemente uso del cm2. Mano a mano che il lavoro procede i bambini hanno cominciato ad acquisire la consapevolezza che per calcolare l’area del rettangolo non è necessario contare tutti i cm2 disposti lungo le sue due dimensioni ma basta moltiplicare fra loro il numero dei cm2 sul lato lungo e il numero di cm2 sul lato corto. Qualche giorno dopo propongo di misurare una superficie più grande, la palestra della scuola e chiedo ai bambini quale unità di misura userebbero. Alice: “Ho un’idea! Usiamo il metro”. Accetto l’idea di Alice e dividendo i bambini in due gruppi, gli faccio ritagliare un quadrato di cartoncino spesso con il lato di un metro, che ha superficie di un m2. I bambini procedono a vedere quante volte il m2 è contenuto nella palestra: un gruppo vedrà quante volte sta nel lato minore e l’altro gruppo quante nel lato maggiore, moltiplicheranno i due lati e troveranno l’area della palestra. Infine sarà necessario far sistemare ai bambini le unità di misura trovate dalla più grande alla più piccola, spiegando che il rapporto tra due unità consecutive è di 1 a 100, ossia ogni misura è la centesima parte di quella che la precede o il suo multiplo per 100 rispetto alla successiva. Per coinvolgere maggiormente i bambini e per rinforzare i concetti introdotti, propongo loro di calcolare l’area di luoghi da loro frequentati o oggetti a loro piacere.