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FLAVIO GENTILINI

III E
AS 2020/2021

IL VENTO
IL VENTO
He elegido el tema del viento porque es algo que percibimos todos los días, aunque a
veces no nos damos cuenta ni de que lo sentimos en la piel. El viento que mueve los árboles

representa pura energía limpia. Es extraordinario. En la ciencia el viento es un factor

esencial: en la antigüedad ha revolucionado el conocimiento científico del hombre,

ayudándolo en el trabajo: por ejemplo en los mulinos de viento, utilizados para moler la

harina. Hoy en día es la fuerza que alimenta una de las energías renovables: la energía

eólica.

L’energia eolica è una delle principali energie rinnovabili. È prodotta grazie agli

aerogeneratori, che sono degli elementi costituiti da una torre di sostegno (alta dai 60 ai

100 metri) cui è fissato il rotore, delle pale lunghe ognuna dai 20 ai 60 metri, tenute

insieme da un perno centrale. Le pale eoliche sfruttano l’energia cinetica del vento e la

convertono in energia elettrica. Il rotore viene messo in movimento dal vento e inizia a

girare. Questo movimento si trasmette dal perno, il fulcro delle pale, ad una dinamo, un

generatore elettrico. La dinamo trasforma l’energia cinetica, generata dal vento, in pura

energia elettrica.

Le pale eoliche si mettono in moto solo quando la velocità del

vento supera i 10 kmh; la potenza media degli aerogeneratori è di

circa 60 KW (kilowatt) ma può arrivare fino a 4 Megawatt nei casi

degli aerogeneratori più grandi. Gli impianti singoli vanno tenuti

ad una adeguata distanza fra loro, pari a 5/10 volte il loro

diametro, e devono essere lontani dalle abitazioni o centri urbani,

poiché possono causare tele-interferenze e sono anche fonte di

inquinamento acustico.
Vari aerogeneratori vicini fra loro formano una Wind Farm. Tali impianti possono essere

installati sia sulla terra ferma, detti On-Shore, sia sul mare, chiamati Off-Shore. Questi

ultimi sono i più potenti, poiché in mare il vento soffia più forte e costantemente. Esistono

anche impianti Near-Shore, ovvero situati sulla costa entro 10 km dal mare. La pala eolica

più potente mai costruita al momento è la “E-126”, messa in funzione nel 2009. Essa è

situata a sud della Francia nei pressi di Reims, e raggiunge un’altezza di 198 metri e può

generare fino a 7MW. È stato annunciato il lancio della nuova pala eolica “V236”, questa

Off-Shore e ancora più grande: infatti, il diametro del rotore è di 236 metri, e può generare

fino a 15 MW!

L’uso dell’energia eolica presenta alcuni vantaggi: l’impatto ambientale è limitato, in

quanto questo tipo di produzione energetica non inquina l’aria e non produce scorie ed è

inesauribile, quindi rinnovabile. L’installazione degli aerogeneratori è quasi totalmente

reversibile, con il completo recupero del terreno. Possono generare energia per ben 25 anni

prima di guastarsi. Tuttavia, presenta numerosi svantaggi. Il vento non è mai continuo, e

questo comporta la discontinuità del flusso elettrico. Gli impianti, infatti, non possono

essere installati ovunque, poiché in alcune zone ci sarebbe troppo poco vento. Inoltre, sono

molto costosi e necessitano di grandi spazi per essere montati, mentre l’energia prodotta

rappresenta solo il 2% di quella mondiale. Infine, questi impianti sono responsabili di

inquinamento visivo e acustico.

Il moto è la capacità di un corpo di spostarsi da un punto ad un altro. Esso comporta

sempre un movimento che avviene nello spazio in un certo intervallo di tempo, più o meno

rapidamente, cioè impiegando tempi diversi. La grandezza che esprime quanto

rapidamente avvenga un moto è la velocità, data dal rapporto tra lo spazio che un corpo

percorre e il tempo che impiega a percorrerlo. La formula che si esprime è quindi: V= S/T.
Per misurare la velocità di un corpo in movimento si utilizzano le unità di misura che si

usano per lo spazio e il tempo, ovvero il metro (m) e il secondo (s). Da queste, si ottiene

l’unità di misura della velocità, il metro al secondo. Per comodità, la velocità è espressa nei

multipli dei metri e dei secondi, i chilometri all’ora (km/h). In molti casi, tuttavia, un corpo

in movimento non mantiene sempre la velocità costante. Ad esempio, se si fa rotolare una

pallina, sarà destinata a fermarsi poiché sarà soggetta a gravità e attrito.

Nell’atmosfera, l’aria è soggetta ad un continuo movimento per mantenere l’equilibrio fra

zone dell’atmosfera che hanno temperature diverse: i venti sono proprio questi movimenti

di masse d’aria, da zone di alta pressione a zone di bassa pressione. L’aria più calda è più

leggera e tende a salire, diventando sempre più rarefatta, la pressione atmosferica allora

diminuisce. Il posto dell’aria che sale viene preso dall’aria più fredda e densa, la pressione

atmosferica aumenta.

La velocità del vento, o meglio la sua intensità, viene misurata a dieci metri di altezza,

(calcolando la media su dieci minuti di misurazione) grazie allo strumento di misurazione,

l’anemometro: nella sua forma più semplice, esso è costituito da tre coppe a forma di

semisfere vuote, collegate a un asse che ruota su sé stesso. Si chiama raffica un breve

impulso di vento ad alta velocità: per essere tale, deve eccedere di 10 nodi la velocità del

vento misurata in dieci minuti.

L’Italia è una zona soggetta a molte correnti, infatti la velocità media italiana del vento è di

40kmh. In Italia l’impulso di vento più forte mai registrato è di 200kmh! Ma non è nulla in

confronto all’impulso più forte della storia, avvenuto nel 2010 in una isola australiana

(fortunatamente in quel momento disabitata), pari a ben 408kmh, registrato dopo il

passaggio del ciclone Olivia.


Le correnti di tutto il mondo soffiano nella troposfera. Nel globo esistono numerosi venti,

che si distinguono in venti periodici e venti costanti. Su scala globale i venti costanti più

importanti sono gli Alisei, mentre i venti periodici più significativi sono i Monsoni. Questi

ultimi sono venti ciclici causati dalla variazione del clima, della temperatura e della

pressione dell’aria, sul mare e sulla terra ferma. Nello specifico si presentano ogni sei mesi.

I Monsoni estivi, nella prima metà dell’anno, soffiano dalla terraferma al mare, invece

quelli invernali, nella seconda metà dell’anno, soffiano dal mare alla terra ferma. Il clima

monsonico determina l’esistenza di due sole stagioni, una secca e l’altra umida, con

precipitazioni concentrate tutte nei mesi della stagione piovosa, da giugno a settembre.

Tali venti interessano la parte del subcontinente indiano e del sud-est asiatico. A causa

della loro intensità, essi causano sfollamento, morti e carestie. Il paese più colpito infatti è

il Bangladesh, sia per la sua collocazione geografica sia perché è il paese con più alta

densità mondiale, ovvero 1265 abitanti per chilometro quadrato! Le piogge incessanti

hanno portato a inondazioni diffuse in tutto il paese che hanno colpito circa 5 milioni di

persone, tra cui 1,9 milioni di bambini,

secondo una stima delle Nazioni Unite. A

causa delle inondazioni, nell’agosto del 2020

si contavano, già a metà della stagione, circa

un milione di case inondate e distrutte e

decine di morti.

Il Bangladesh sta subendo le inondazioni più persistenti da oltre due decenni con un

enorme impatto sulla salute e il benessere dei bambini e famiglie nelle zone a sud del

paese. Solo lo scorso anno, l’Asia meridionale ha subito due gravi tempeste cicloniche in

poche settimane e la regione è stata distrutta da uno delle stagioni monsoniche più

devastanti degli ultimi anni. In generale i monsoni hanno una notevole rilevanza per
l’agricoltura, poiché le piogge che portano sono lungamente attese nella stagione arida, ma

possono avere conseguenze devastanti a causa della loro abbondanza

Leopardi scrive l’infinito come gli altri idilli tra il 1819 e il 1822 a Recanati. L’infinito è

composto da una sola strofa di quindici endecasillabi.

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,

e questa siepe, che da tanta parte

dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando, interminati

spazi di là da quella, e sovrumani

silenzi, e profondissima quiete

io nel pensier mi fingo, ove per poco

il cor non si spaura. E come il vento

odo stormir tra queste piante, io quello

infinito silenzio a questa voce

vo comparando: e mi sovvien l'eterno,

e le morte stagioni, e la presente

e viva, e il suon di lei. Così tra questa

immensità s'annega il pensier mio:

e il naufragar m'è dolce in questo mare.

La citazione del vento nell’Infinito è molto importante per il poeta. Il suono della

vegetazione mossa dal vento è una percezione acustica inattesa e improvvisa. Quando egli

ode il rumore del vento frusciare tra le fronde delle piante e degli alberi, confronta

quell’infinto silenzio alla voce del vento. Gli vengono in mente l’eternità il tempo passato e

la stagione presente e la sua voce: questo mette in moto un processo interiore da cui trae
l’intuizione di un infinito diverso, intimo. Il

poeta racconta come gli sia sempre stato caro

quel colle solitario e così la siepe, che gli

impedisce la vista di una larga parte della

linea dell’orizzonte, e immagina vastissimi

spazi sconfinati e silenzi sconosciuti

all’umanità e una immensa quiete. Il poeta si

abbandona in questa nuova dimensione costruita dal pensiero e la fantasia, dove “è dolce

smarrirsi”, e per un attimo trova conforto dai mali. Così riflettendo, il pensiero si perde in

tale intensità, e in essa sprofonda. Questo abbandono provoca nel poeta una sensazione di

dolcezza e pace interiore.

Dunque, l’infinito descrive un processo spirituale: ovvero come il poeta giunge a

immaginare qualcosa che non ha limiti di spazio e di tempo, fino al punto di abbandonare

la sua coscienza e sprofondare.

Il suo pensiero sul ruolo dell’immaginazione viene ripreso anche nella raccolta successiva,

Lo Zibaldone (1820): “L’anima si immagina quello che non vede, che quell’albero, quella

siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose

che non potrebbe, se la sua vista s’estendesse per tutto, perché il reale escluderebbe

l’immaginario”.

Leopardi, da vero poeta romantico, considera il sentimento e le emozioni come qualcosa

che può portare alla conoscenza e a risolvere i problemi esistenziali dell’uomo, e rivolge

tutta la propria attenzione all’interiorità e all’espressione della spiritualità.


Antonio Vivaldi compone le Quattro Stagioni tra il 1678 e il 1741. Sono una composizione

che rientra nel genere di musica a programma (cioè che si ispira ad un fatto

extramusicale) nel quale la descrizione di ciò che avviene è fondamentale.

Le Stagioni sono quattro Concerti, una forma musicale tripartita, ossia strutturata in tre

parti - Allegro, Adagio, Allegro - e scritta

per strumento solista ed orchestra.

Ciascuno si ispira ad una stagione e per

ognuno Vivaldi scrive un sonetto, che ha

la funzione di illustrare la composizione

come un programma musicale.

Il vento è un elemento che compare più

volte nell’opera. Ne La primavera, Vivaldi parla di “spirar de’ Zeffiretti”, che muove

dolcemente le fonti d’acqua: sono i violini e le viole ad imitarne il mormorio.

Ne L’Estate, l’autore accenna prima al dolce zefiro, successivamente all’impetuosa “Borea”,

quando si scatena una tempesta strumentale, prodotta da tutti gli archi, che imita

l’esplodere del vento in tutta la sua violenza: è scoppiato un temporale estivo.

Ne L’ Inverno, dopo un inizio pacato, il violino solista scuote la scena rappresentando

folate di vento, “Orrido e severo”. Infine, nell’ultimo Allegro, i venti colpiscono il paesaggio

ghiacciato in un dialogo impetuoso tra il violino solista e l’orchestra che gli fa da

contrappunto, per imitare “Scirocco, Borea e tutti i Venti in guerra”.

The Starry Night by Van Gogh was painted in 1889 and it’s Van Gogh’s most popular

painting. The technique is oil on canvas and the size is 72x92 cm. In the background

there’s a glowing sky. Colours are very bright, and the dominating colour is blue. The brush
strokes are thick and waving

and look like an airflow.

There are also huge bright

stars, and they look like

wheels of fire. In the lower

part we can see a town, with

its houses and a church. In

the far distance, behind the

town, there are some dark

hills. But the main things are

the blue sky and the stars. Colours are very bright, and the dominating color is blue. In the

foreground there is a tree: a cypress.

Il cipresso è un albero con le radici a fittone, questo consente al suo fusto una grande

mobilità. In quest’immagine, Van Gogh rappresenta il movimento delle chiome dell’albero

causato dal vento, che oscillano dolcemente nella notte.

Anche l’albero è ritratto con le sue tipiche pennellate, ovvero dei tratti interrotti, brevi,

veloci e ondulati.

Flavio Gentilini

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