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All’epoca del poema omerico, le armature avevano una doppia funzione: servivano sia per proteggersi

durante la battaglia, sia per essere riconosciuti tra tutti i guerrieri mentre si combatteva, in modo da
mostrare la propria identità senza essere “allo scoperto”.

Addirittura, uno tra i più importanti personaggi dell’Iliade, Achille, ne ha avute due ed entrambe sono state
fondamentali per lo sviluppo della storia.

La prima armatura era di bronzo ed è stata regalata a Peleo dagli Dei, in occasione del suo matrimonio con
Teti e poi lui l’ha regalata a suo figlio Achille proprio all’inizio della guerra di Troia.

Poi quest’ultimo, dopo avere litigato con Agamennone, orgoglioso com’era, decise di non combattere più e
il suo grande amico Patroclo gli chiese di poter indossare lui l’armatura, con il fine di convincere i Troiani a
ritirarsi, perché convinti che stessero combattendo contro il più grande guerriero acheo.

Purtroppo però Patroclo non era così abile in battaglia, infatti venne ucciso dal troiano Ettore, che
ovviamente, per la doppia funzione dell’armatura, credeva di aver sconfitto Achille.

In quel momento ci fu un ulteriore cambiamento, perché Ettore, invece di spogliare il cadavere Acheo e
tenere le armi nel bottino troiano, fece un atto di ybris, cioè le indossò.

È proprio questo grave gesto che spinse la rabbia di Achille alle stelle, infatti decise di vendicarsi.

Si fece fabbricare una nuova armatura e lottò contro Ettore, il quale indossava proprio l’armatura che
Patroclo aveva sottratto ad Achille, quindi l’acheo sapeva perfettamente quale fosse il suo punto debole: la
clavicola.

In questo modo ottenne un enorme vantaggio nello scontro; in quella parte del corpo colpì il Troiano con la
lancia ed egli morì.

La sua nuova armatura era fatta d’oro poiché, prima della vicenda con Ettore, era stata fabbricata
direttamente da un Dio, Efesto, su commissione di Teti, la madre di Achille, quindi era tanto perfetta per la
battaglia, quanto bellissima.

Venne utilizzata da Achille fino alla sua morte ed era destinata ad essere donata ad Aiace Telamonio sotto
ordine di Teti, ma anche Odisseo la voleva, perciò la scelta doveva essere di Agamennone.

Egli, si dice per consiglio della dea Atena, scelse di darla a Odisseo e Aiace divenne pazzo: durante una notte
uccise masse e masse di animali, pensando fossero suoi nemici e il giorno seguente si suicidò buttandosi
sulla propria spada.

Quando Odisseo era di ritorno verso Itaca, la sua madre patria, si scontrò contro un’orribile tempesta e
l’armatura andò persa nel mare; la leggenda narra che ritornò a riva e raggiunse la tomba di Aiace.

Entrambe le storie che appartengono alle due armature fanno capire l’importanza che hanno avuto
nell’intero poema omerico, poiché hanno determinato le conseguenze di numerose vicende, nelle quali
sono state “partecipi”.

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