L’Iliade, nome che deriva da “Ilio” ovvero Troia, è il più antico dei poemi omerici, diviso in ventiquattro canti
e racconta la storia degli ultimi cinquantuno giorni della guerra tra Greci e Troiani, durata dieci anni che,
secondo la tradizione, iniziò nel 1194 a.C e si concluse con la vittoria degli Achei. La ragione del conflitto era
riportare in patria Elena, considerata la più bella di tutte le donne, moglie del re di Sparta Menelao, fuggita
a Troia con Paride Alessandro, figlio di Priamo, re di Troia. Il rapimento di Elena era stato in realtà
incoraggiato dalla dea dell’amore, Afrodite.
Uno degli aspetti più interessanti di questo poema è la descrizione del carattere e del comportamento dei
combattenti. Grazie a essa, infatti, il lettore viene a conoscenza delle qualità che un vero uomo doveva
possedere, e quali erano i comportamenti che facevano di un guerriero un eroe. La Grecia omerica era una
società altamente competitiva, in cui le qualità premiate erano quelle che servivano a imporsi sugli altri,
ovvero la forza fisica e il coraggio.
Il poema si apre con un evento accaduto nell’ultimo anno di guerra ovvero l’Ira di Achille. Tutto nacque
quando, durante la spedizione dell’esercito acheo contro una delle piccole città vicinea Troia, Tebe,
Agamennone aveva preso come sua schiava Criseide, figlia di Crise, sacerdote di Apollo. Con scarsi risultati
Crise chiese ad Agamennone la liberazione di sua figlia. Per vendicarsi dell’offesa recata al suo sacerdote,
Apollo decide allora di mandare una pestilenza nel campo greco. Quando l’indovino Calcante rivela le cause
della peste, Achille, il più forte tra I guerrieri achei, chiede ad Agamennone di restituire Criseide al padre.
Tra i due si scatena allora una lite furibonda, a seguito della quale Agamennone promette di acconsentire
alla richiesta, ma solo a patto di ottenere, in cambio di Criseide, la schiava preferita di Achille, ovvero
Briseide. Achille offeso e pieno d’ira contro Agamennone, decide di ritirarsi dalla battaglia, e supplica la
propria madre, la dea Teti,di aiutarlo a vendicarsi. La madre si reca dunque da Zeus, sull’Olimpo, per
chiedergli di appoggiare i Troiani e di procurare sconfitte all’esercito acheo.
Grazie al favore divino, dunque, i Troiani guidati da Ettore (figlio di Priamo) ottengono numerose vittorie
contro i nemici. Agamennone comprende che senza l’aiuto di Achille la guerra non può essere vinta e,
riconoscendo la propria colpa, manda delle scuse all’eroe, chiedendogli di accettare i propri doni riparatori
e di fare ritorno al campo di battaglia, però Achille rifiuta. Preoccupato per le difficoltà in cui l’esercito
acheo versa, Patroclo, il migliore amico di Achille, ottiene il permesso di combattere al suo posto, vestendo
le sue armi. In questo modo egli intende soltanto spaventare i nemici e bloccare la loro avanzata. In
battaglia, alla vista dell’eroe, che tutti credono Achille, i Troiani indietreggiano. Anziché far ritorno al
proprio accampamento, tuttavia, Patroclo insegue l’esercito nemico fino alle mura di Troia: ma qui viene
ferito e poi ucciso da Ettore, che riesce anche a privare il suo cadavere delle preziosissime armi di Achille.
Alla notizia della morte dell’amico, Achille si dispera: la madre Teti accorre per consolarlo e gli promette
armi nuove, forgiate dal fabbro divino Efesto. L’eroe decide di tornare a combattere per vendicarsi. I
Troiani, vedendolo abbattersi su di loro come una furia, si ritirano dentro le mura della loro città. Rimane
soltanto Ettore a fronteggiarlo: nel celebre duello che pone uno contro l’altro i due più forti guerrieri
nemici. Achille ha la meglio ma accecato dall’odio, non si limita soltanto a uccidere l’assassino di Patroclo,
ma infierisce sul suo cadavere, legandolo al proprio carro, trascinandolo per la pianura troiana, e portando
infine il suo corpo nella propria tenda. Dopo aver celebrato i riti funebri per onorare la morte di Patroclo,
Achille riceve la visita di Priamo, padre di Ettore e re di Troia, che con umiltà lo implora di restituirgli il
corpo del figlio. Achille, preso dalla compassione, acconsente e gli garantisce anche una tregua.
Achille: Figlio della dea Teti e del mortale Peleo, reso quasi totalmente invulnerabile dalla madre,
poiché immerso da bambino nel fiume Stige. Verrà poi ucciso da Paride figlio di Priamo e rapitore di
Elena.
Agamennone: Capo dell’esercito acheo.
Elena: La più bella tra le donne mortali, figlia di Zeus
Menelao: Figlio di Atreo e fratello di Agamennone, è marito di Elena.
Odisseo: Re di Itaca e marito di Penelope, inventore del cavallo di Troia.
Patroclo: Amico inseparabile di Achille, morto per essersi finto l’eroe acheo in battaglia.